A kind of Magic

di LuLuXion
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** VI THE LOVERS - Into the past ***
Capitolo 2: *** VI THE LOVERS - Secrets Between Pages ***
Capitolo 3: *** VI THE LOVERS - The Other Side ***
Capitolo 4: *** VII THE CHARIOT - Reunion ***
Capitolo 5: *** VII THE CHARIOT - Enter the cave ***
Capitolo 6: *** VII THE CHARIOT - Sanctuary ***
Capitolo 7: *** VIII THE STRENGHT - The Low Road ***
Capitolo 8: *** VIII THE STRENGHT - Away from it all ***
Capitolo 9: *** VIII THE STRENGHT - No Escape ***
Capitolo 10: *** IX THE HERMIT - Shelter from the Storm ***
Capitolo 11: *** IX THE HERMIT - The Hermit ***
Capitolo 12: *** IX THE HERMIT - The Magician ***
Capitolo 13: *** X WHEEL OF FORTUNE - Hungry Eyes ***



Capitolo 1
*** VI THE LOVERS - Into the past ***




Mi sveglio con la luce chiara del mattino, che penetra tra le fronde del salice sotto cui sono stesa, nei giardini del palazzo. I raggi di sole si posano sui miei occhi, rubandomi a quel riposo che mi sto concedendo dopo una nottata strana. Stamattina, a colazione, Portia mi ha informato che avrei avuto l’intera giornata libera. Qualcosa a proposito dei mal di testa della contes… ehm, di Nadia.
Già, Nadia. La contessa ormai mi ha presa in simpatia, o almeno così pare. Certo, ho dovuto provarle nel modo più assurdo possibile che le mie doti magiche non erano le fesserie di una ciarlatana, ma ora sembra che si fidi di me e di ciò che gli Arcani mi sussurrano.
Ho accettato di aiutare Nadia a scovare il dottor Julian Devorak, assassino del defunto conte Lucio, ma oggi mi è stato concesso un giorno libero e, dopo questi ultimi due giorni movimentati, ho tutta l’intenzione di concedermelo davvero.
E quindi eccomi qui, senza compiti da svolgere, seduta all’ombra del salice a godermi l’aria mattutina e riposare.
…Preoccupata.”
Uhm?
Giurerei di aver udito una voce. O quel che sembrava un’eco, almeno. Una vocina, un sussurro lontano.
“Preoccupata!”
La voce si fa più chiara ed ecco che una piccola presenza familiare si palesa ai miei occhi. Faust, il Famiglio di Asra. Il mio maestro l’ha mandata da me poco dopo la sua partenza. A detta sua, si sentiva più sicuro a saperla con me…
Faust se ne sta appesa a testa in giù, ciondolando come una liana spinta dalla brezza leggera. Ma è stata lei a parlarmi? O me lo sono immaginato? So che Faust ed Asra parlano spesso tra loro, ma… io non dovrei riuscire a udire la sua voce, o sbaglio?
“Faust? Sei… sei tu che hai parlato?”
“Preoccupata!!!”
Eh sì, è stata proprio lei a parlare! La sua vocina, ora più insistente, mi fa sgranare gli occhi, sorpresa. Sembra abbia capito che ora ho la sua totale attenzione e che la sto ascoltando.
Asra mi ha spiegato una volta del legame tra maghi e Famigli. Di come siano possibili delle comunicazioni, anche se limitate. Non avevo mai immaginato il modo in cui Asra e Faust parlassero, in effetti. Ho sempre pensato che fosse una sorta di sensazione e non un vero e proprio discorso. Insomma, mi è sempre sembrato che parlasse da solo, visto che prima d’ora, da parte di Faust ho sempre e solo udito sibili e silenzio. Ora invece mi rendo conto che lei è perfettamente in grado di comunicare delle semplici parole, chiare e concise.
Ed ora sta cercando di allertarmi su qualcosa.
Ma Faust non è il mio Famiglio! Solo Asra dovrebbe essere in grado di comunicare con lei… Eppure, eccomi qui!
La osservo, un po’ malinconica e ripenso alla nottata trascorsa. Tiro un profondo sospiro, piegando le ginocchia e portandomele al petto.
“Sono preoccupata anche io, Faust… Vorrei tanto che Asra fosse qui. Chissà dov’è ora…”
Già. Asra, il mio fugace maestro. Non è insolito vederlo partire, è capitato spesso che di punto in bianco prendesse le sue cose e si avventurasse per chissà quale viaggio. Non mi ha mai rivelato quali fossero le sue mete, nonostante io abbia insistito spesso in passato per saperle. Lui rimane sempre molto, molto vago. Devo ammettere che è una cosa che all’inizio mi infastidiva terribilmente, eppure ora la vedo come la normalità. Asra è fatto così, bisogna solo… imparare a capirlo.
Certo, questa volta ha scelto proprio il momento adatto per partire, con tutte le cose che sono successe in questi due giorni!
Ieri sera ho provato a comunicare con lui… e ci ero anche riuscita! Quasi non ci credevo, era la prima volta che sperimentavo una magia simile. E infatti ha richiesto quasi tutta la mia energia. Non ricordo nemmeno di averlo salutato, né cosa stava cercando di dirmi. Ricordo solo che abbiamo parlato del dottor Devorak e del fatto che Nadia mi ha chiesto di aiutarla a scovarlo, e poi… nulla. Mi sono addormentata senza accorgermene.
Mentre sono persa nei miei pensieri, Faust si lascia cadere dal ramo basso su cui era avvinghiata, atterrando delicatamente sulle mie gambe. Dunque, prende a strisciare, facendomi il solletico, fino ad arrotolarsi comodamente sull’erba di fronte a me. La guardo, sorridendo. La sua presenza mi rassicura e mi fa sentire meno sola in questo palazzo. Non è il mio ambiente. Non è il mio nido, il mio negozio. Il rifugio dove mi sento a casa. Dove c’è anche Asra a colorare le mie giornate. Perché sì, il legame che ho col mio maestro è qualcosa di forte, prezioso. Da quando tre anni fa mi ha trovata e presa con sé, non ho passato un solo giorno senza che lo considerassi come un’ancora di salvezza. Asra è famiglia, in qualche maniera. Lo è in un modo tutto suo, a volte criptico e condito dalla più pura delle magie, ma è pur sempre famiglia. Gli devo molto, tutto quello che posso considerare la mia vita, visto che di ciò che ero prima di questi tre anni non mi è rimasto più nulla. Qui nel palazzo invece mi sembra tutto così diverso. Ho addosso la sensazione che stia per accadere qualcosa, qualcosa a cui devo andare a fondo. E vorrei solo che Asra fosse qui a sostenermi come ha sempre fatto finora.
Faust mi osserva, curiosa. Io ricambio il suo sguardo e sento irradiarsi dalla piccola serpe albina una forte sensazione di fiducia nei miei confronti, qualcosa che mi scalda il cuore e pervade tutto il mio corpo, facendomi sentire subito meglio. Sorrido all’animaletto, allungando una mano per accarezzarle la testolina. Un tocco leggero, che le do solo con un dito.
“Sono felice che tu sia qui, Faust. Con te non mi sento sola.”
Le dico, con sincerità, convinta che possa comprendermi ormai. In qualche maniera, sento che lei si senta allo stesso modo con me. Dopotutto, anche a lei mancherà Asra…
La mia mente si libera da tutte le distrazioni che mi stavano tormentando ed all’improvviso i suoni vivaci del giardino riempiono le mie orecchie.
C’è pace in questo posto. Mi sembra quasi di poter vedere Asra steso sull’erba accanto a me, a sonnecchiare all’ombra. Decisamente una cosa da lui, sì.
Albero
Di nuovo Faust cerca di dirmi qualcosa. La vedo attorcigliarsi insistentemente davanti a me, prendendo a strisciare verso la parte retrostante del tronco del salice. Mi alzo, spolverandomi le vesti e sistemando un po’ la gonna, dunque prendo a seguire il serpentello. La trovo a fissare con insistenza un punto preciso sul tronco. Devo inginocchiarmi per dare un’occhiata, essendo un punto più in basso. Sembra esserci un’incisione.
Le mie dita la percorrono e, quando mi rendo conto di cosa c’è scritto, il mio cuore perde un battito e rimango a fissare quel nome inciso nel legno.
Quell’istante di confusione mi fa perdere l’equilibrio e mi ritrovo seduta sul prato.
Ma questo no. Non può essere. Non ha senso!
L’incisione sul tronco del salice, profonda tanto da essere ormai permanente, riporta un singolo nome.
Hanan.
Il… il mio nome.
Le mie dita tremano, mentre incredula continuo a percorrere le lettere intagliate, finché non sento i polpastrelli delle dita informicolati, come se fossero accarezzati da un qualche tipo di magia.
Magia che riconoscerei tra mille e che mi fa battere il cuore ancora più forte. Asra.
Ma quando il mio maestro ha avuto il tempo di venire fin qui, solo per incidere il mio nome su questo albero? La scritta sembra vecchia di anni, ma da quanto ne so io ed Asra non ci conosciamo da così tanto… o forse sì?
Una lieve testata di Faust mi riporta alla realtà, strappandomi da tutti quei pensieri.
Asra”
Faust mi si avvicina, strisciando sul mio braccio ed avvinghiandosi con la codina attorno alla mia mano, gentilmente. Col capo si sporge verso di me, per osservarmi negli occhi. Improvvisamente mi sento confusa, come se il mondo intorno a me stesse svanendo, finché…

***
Asra?!
Non capisco cosa stia succedendo. Perché Asra è qui di fronte a me? Provo ad aprir bocca, provo a chiamarlo ma è come se non avessi voce. Mi sento piccola, costretta come se il mio corpo fosse in un contenitore ben più piccolo. Vedo Asra chinarsi e sollevarmi da terra.
“Dove sei stata tutto il giorno, mh? Spero non a stritolare un certo dottore…?”
“Divertente!”
Aspetta un momento…
“Oh, Bene. Suppongo di non poterti biasimare per questo, Faust! Alla fine lui sembra portato per queste cose.”
Lo sguardo di Asra, da calmo e dolce come al solito, si oscura per un attimo.
“…Certo, non le facilita nemmeno.”
L’ombra apparsa sul suo viso svanisce, facendo risaltare di nuovo i suo luminosi occhi ametista.
“Comunque, non stare troppo a giocherellare con lui, va bene Faust? O finirà per credere che ti piace!”
Beh, sono confusa. Cos’è questo? Un ricordo?
Credo di sì. Mi sento come se stessi qui con Asra, ma allo stesso tempo è come se fossi distante. Come se stessi osservando tutto questo da spettatore, seduto sulla poltrona del teatro e non partecipe dei fatti.
Deve essere decisamente un ricordo e Faust me lo sta facendo vedere.
Asra riprende a parlare, verso di me, pur parlando in realtà col suo famiglio.
“Ilya sta iniziando a pensare che anche io provi qualcosa per lui. Ma tu ed io sappiamo bene che il mio cuore appartiene ad una sola persona. Una soltanto.”
Il mio cuore ha un sussulto.
“C’è solo lei nella mia mente ed il suo nome continua ad uscire dalle mie labbra, come se ne fossi incantato…”
Eccola di nuovo, quell’ombra sul suo viso. Vederlo così mi toglie il respiro, incapace di poterlo aiutare. Ma cerco di stare calma, dopotutto questo è solo un ricordo.
“… ed ogni giorno sprecato lontano da lei fa soltanto peggiorare la mia brama. Non ce la faccio più. Non sentire la sua voce chiamare il mio nome è…”
Sospira pesantemente, mordendosi le labbra e portandosi una mano al petto. Oh Asra…
Dopo un secondo, riprende fiato e la sua espressione riprende un accenno di sorriso, sebbene sia ancora amaro.
“Manca anche a te, vero Faust?”
Il sorriso di Asra si fa più dolce, mosso da qualche ricordo felice, presumo.
“O almeno, sono sicuro che ti manchino i suoi grattini sotto al mento, vero? Era esperta in quello…”
“Dov’è?”
Sento la voce di Faust come se fosse la mia stessa voce, come se fossi io a parlare ma allo stesso tempo continuo ad essere pura e semplice spettatrice degli avvenimenti.
Con un altro, pesante sospiro, Asra risponde al suo famiglio, rendendomi ancora più confusa di quanto non lo fossi prima.
“In un posto dove non posso raggiungerla. Non ancora. Ma non preoccuparti, Faust, ci stiamo avvicinando.”
Una nuova voce si aggiunge, forte e prepotente, tanto da scuotere persino Asra che si volta di scatto.
“Asra? Asra!”
“Ugh…”
Wow, non avevo mai visto il mio maestro con uno sguardo così… scocciato. Asra era la persona più paziente di questo mondo, questo lo so per certo. Perché dopo i tre anni passati ad insegnarmi di nuovo tutto, di nuovo a vivere, non vedo come non possa esserlo. Eppure ora sembra così seccato, stanco…
La voce assume un volto, ed una figura alta e allampanata ci saluta dalla finestra della libreria. Un ghigno impertinente piega le labbra di quell’uomo che ho già incontrato nei due giorni trascorsi.
“Che fai, sei di nuovo a dormire, eh? Beh, mentre tu sogni ad occhi aperti sotto il tuo adorato albero, io ho fatto qualche altro passo avanti nelle ricerche!”
Eccolo lì, il dottor Devorak. L’uomo che dovrei cercare per consegnarlo nelle mani di Nadia, accusato dell’omicidio del Conte Lucio. Certo, il Julian Devorak che sto osservando ora sembra essere più giovane, più solare oserei dire. Ha ancora entrambi gli occhi, tra l’altro. Nulla a che vedere con la cupa figura dal dramma facile che ha fatto irruzione nel mio negozio per ben due volte nei giorni passati. Anche se persino ora che è giovane e nel pieno della sua attività, sembra comportarsi in modo molto teatrale. Ascolto ciò che ha da dire ad Asra, curiosa.
“Se non ti sbrighi, curerò l’intera città senza di te, sappilo!”
“Ne dubito fortemente.”
Il commento di Asra mi diverte, ma finché sono costretta ad osservare tutta la scena dagli occhi di Faust, è come se non riuscissi ad esternare alcun tipo di reazione. Le provo, ma rimangono bloccate dentro di me.
Asra stringe a sé Faust, voltandosi di spalle rispetto alla finestra dalla quale Julian lo sta ancora osservando. Si avvia verso una zona più fitta del giardino.
“Andiamo, Faust.”
Le tenebre mi circondano di nuovo, l’immagine di Asra si fa sempre più sbiadita. Trattengo il respiro, perché non voglio che accada. Non voglio smettere di vederlo. Asra…


***
Di punto in bianco mi trovo stesa a terra. Batto le palpebre ed adatto la vista. Di fronte a me le fronde degli alberi, che si muovono lente per il venticello estivo che sta tirando in questa giornata di sole.
Per un momento, mi sento di nuovo confusa, come se mi fossi appena svegliata da un sonno profondo.
Cos’era quello che ho visto? Che fosse un ricordo ormai è una mia certezza, non poteva essere niente di diverso. Ma perché l’ho visto?
Rimango qualche istante stesa sull’erba, incantata dalle foglie in movimento sopra di me e dai loro giochi di luce. Continuo a pensare a ciò che ho appena visto e che ora mi sta tormentando sempre di più, finché i miei pensieri non diventano un vero e proprio grido nella mia mente, che mi ordina di andare alla libreria. Lo percepisco proprio come un bisogno, un richiamo, tanto forte da farmi alzare di scatto. Sembra quasi la sensazione di nostalgia e attrazione verso un bel sogno interrotto bruscamente, che in qualche modo vuole essere continuato. Ma è più forte e vivida. Non è solo un richiamo seducente destinato a svanire in poco tempo. Sembra più una voce calda e familiare che mi avvolge, amichevole. Un aiuto. Un indizio.
Solo dopo qualche istante, mi rendo conto che quello che sento, proviene da Faust.
Il Famiglio di Asra mi osserva, coi suoi occhietti vispi. Mi chino verso di lei, scostando una ciocca dei miei capelli castani da davanti al viso.
“Faust, c’è qualcosa in libreria che devo vedere, non è forse vero?”
“Aiuto”
Lo sapevo. Sorrido alla piccoletta e faccio per muovermi verso il palazzo, gettando però un’ultima occhiata alla fontana.
Ripenso ancora una volta ad Asra, che proprio nelle ultime due notti ero riuscita a vedere grazie all’acqua cristallina che sgorga dalla statua di Capricorno fino alla grande vasca tonda di marmo bianco.
Improvvisamente, blocco il mio passo, e sento una morsa nel petto. Mi porto una mano all’altezza del cuore, stringendo la stoffa della veste sopra i seni. Mi mordo le labbra e mi sento… indecisa.
Finora ha funzionato solo la notte, ma…
No, non posso andare alla libreria, non subito almeno. Non con tutte le domande che ancora tempestano la mia mente, urlando a gran voce senza perdere d’intensità.
Non che speri di riuscirci. So bene ormai che se Asra non vuole essere trovato, allora non lo troverò. Ma devo provarci.
La scorsa notte avevo uno smeraldo con me. Oggi non ho nulla di altrettanto prezioso da offrire per l’incantesimo, se non me stessa.
E così mi ritrovo coi piedi nudi nell’acqua gelida della fontana. Un brivido mi percorre la schiena e tengo strette le dita sull’orlo della mia gonna, sollevata fin sopra le ginocchia perché non si bagni. Lascio che la magia scorra nelle mie vene con naturalezza. La sento fluire attraverso il mio corpo fino all’acqua della fontana, scaldandomi e donandomi una sensazione di pace. I miei occhi si chiudono ed inspiro, profondamente. La mia mente viaggia, come se non fosse più all’interno del mio corpo fisico ma al di sopra di tutto, libera di viaggiare, esplorare, scorgere il nascondiglio del mio maestro. Lo cerco tra i campi intorno al palazzo, tra i vicoli della città, arrivo fino alle mura. Ma poi, mi fermo. Lo sento, so che Asra è vicino, ma è allo stesso tempo irraggiungibile. È come se percepissi metà di lui ai confini del mio essere. Mi protendo verso di lui, con tutta me stessa, cercando di afferrarlo…
Improvvisamente, la mia magia viene spinta all’indietro da una forza brusca ed improvvisa, tornando a fluire dentro di me fino a svanire.
Ero sicura che non volesse essere trovato. È sempre così, con Asra. Sbuffo, decisamente irritata da quell’interruzione così brusca, consapevole che è stato lui, in qualche modo. È al di là delle mie possibilità, ho teso troppo la corda per raggiungerlo e si è spezzata.
“Perché deve sempre andare dove non posso seguirlo?”
le parole escono involontariamente dalle mie labbra, seguite un sospiro che viene inghiottito dallo scrosciare dell’acqua della fontana. Mi metto l’anima in pace, uscendo dall’acqua. Mi siedo sull’orlo della fontana qualche secondo, pensierosa, mentre i miei piedi e le mie caviglie si asciugano con la brezza estiva.
“Se non posso raggiungere lui, seguirò l’unico indizio che mi ha lasciato, mh?” Osservo Faust quindi, che mi sbircia come se fosse in attesa.
Tiro indietro il capo, osservando per un secondo il cielo, espirando lentamente.
“Va bene, Asra, faremo a modo tuo.”
Mi rimetto le scarpe, mi alzo e sono pronta ad avviarmi. Prima di andare sollevo delicatamente Faust tra le mie braccia. La sento attorcigliarsi al mio braccio in una posizione sicura.
“Alla libreria, allora.”
Devo seguire quel richiamo, forse riuscirò a trovare le risposte a tutte le domande che mi martellano in testa. Risposte su Asra… E su cosa c’entro io in tutta questa faccenda.
Mi sento prosciugata dallo sforzo di aver provato a chiamare Asra. Sto letteralmente trascinando i piedi lungo il corridoio, avanzando lentamente verso la libreria. Finalmente raggiungo la porta. Osservo ancora una volta la sua lavorazione complessa e articolata, meravigliata come la prima volta in cui la contessa Satrinava mi ha portata qui, per indagare su Julian. Poso una mano sull’elaborata serratura, realizzando solo ora che io non ho le chiavi per poter entrare.
Ottimo.
“Che cosa dovrei fare ora?”
Mi gratto il capo, scostando poi il ciuffo di capelli mossi che continua a ricadermi davanti al viso, portandomelo dietro l’orecchio.
“Libreria.”
Ripete faust, dandomi una piccola testata sul braccio.
“Lo so, Faust, ma è chiusa…”
l serpentello mi guarda con aria confusa, tirando fuori la linguetta biforcuta un paio di volte.
“Non posso entrare, ho bisogno delle chiavi per farlo e non le ho.” Le dico, con tono tranquillo, spiegandole la situazione. So che Faust è una tipetta sveglia, ma è pur sempre un animale, e comunque non ho con lei lo stesso legame che ha Asra.
Lei abbassa la testolina ed io mi sento in qualche modo frustrata. Io ho bisogno di entrare qui dentro. Devo farlo, devo trovare le risposte che sto cercando. Poso la mano sulla serratura, col palmo ben aperto. L’urgenza di aprire la porta mi spinge a richiamare tutta la mia forza di volontà, cercando di smuovere magicamente la serratura.
Nulla.
“Oh, diamine… Come dovrei fare per entrare adesso?”
“Hanan! Curioso trovarti qui! Che fai?”
La voce squillante di Portia mi coglie impreparata, tanto da farmi sussultare sul posto. Mi volto di scatto verso di lei, rimanendo per qualche istante imbambolata a fissare la sua figuretta riccioluta.
Mi sento come un bambino colto sul fatto con le mani nel cesto dei dolciumi. La mia mano ancora pressata contro la serratura, col palmo aperto.
Faust per fortuna è abbastanza svelta da strisciare lungo la mia manica, andandosi ad attorcigliare attorno al mio busto sotto le mie vesti per non essere vista. Devo fare affidamento a tutta la mia forza di volontà per non ridere o scattare per via del solletico. E fortuna che le mie vesti sono ampie, così la piccoletta non si nota, qui sotto.
Passano interminabili secondi in cui cerco di vagliare ogni scusa migliore di ‘sto provando a scassinare magicamente la porta’, ma non mi viene in mente proprio nulla. Arrossisco, lasciando la presa sulla porta e facendo ricadere le mie mani lungo i fianchi ad afferrare la stoffa della gonna. Inizio a spiegazzare la stoffa nervosamente, mentre Portia mi osserva con le mani sui fianchi e un’aria curiosa, in attesa.
“Uhm, beh…”
Picchietto con la punta del piede a terra, nervosamente. Ho la certezza di aver fatto qualcosa di sbagliato, sarebbe così tipico di me… Alla fine decido di non scavarmi la fossa da sola, tanto non so mentire, e le dico la verità.
“Avrei bisogno di entrare nella libreria, ecco… Ma non ho la chiave.”
Portia mi sorride, iniziando a smanettare col mazzo di chiavi che porta attaccato alla cinta. Questo mi fa tirare un grosso sospiro di sollievo, forse più evidente di quello che avrei voluto.
“Tutto qui, Hanan? Non preoccuparti, ci penso io a coprirti!”
Devo ammettere che la compagnia di questa ragazza inizia a piacermi sempre di più, sembra contenta di appoggiarmi ogni volta che ho bisogno di ficcanasare… ed è una cosa che succede fin troppo spesso ultimamente.
La vedo tirar fuori dalla tasca del grembiule la grossa e vecchia chiave della libreria, sollevandola con aria trionfante. Vederla così fiera mi strappa un sorriso divertito.
“Eccola, la maledetta! Dammi un secondo che ti apro la porta, mh?”
Si mette ad armeggiare con la complessa serratura, mormorando in modo sommesso mentre è intenta a sbloccarla.
“Eeeeed ecco fatto!” Si asciuga la fronte, con fare teatrale. Mi ricorda qualcosa, in effetti…
“Phew! Ci credo che non entri mai nessuno qui, eh? Complicato com’è aprire questa porta!”
Portia si scansa di lato, permettendomi l’ingresso. La ringrazio con un sorrisone ed un lieve inchino del capo, ma mentre muovo i primi passi all’interno, la sento richiamarmi.
“Oh, Hanan aspetta! Prima che mi dimentichi…”
Sta di nuovo frugando nella grossa tasca del suo grembiule, fino a tirare fuori una fine catenina d’oro con appeso un ciondolo di smeraldo finemente lavorato…
Lo riconosco immediatamente, è il ciondolo che mi ha regalato Nadia! Lo stesso che avevo usato ieri notte per comunicare con Asra! Ma come diamine…?
Portia deve aver notato l’espressione confusa impressa sul mio viso. I miei occhi ametista fissi nei suoi azzurri come il mare. Lei mi rivolge un sorrisetto complice ed un occhiolino, come fossimo due bambine che nascondono le marachelle alla madre.
“Dev’esserti caduto ieri notte. Sai, mentre eri alla fontana…”
Ma come fa..!?
“Ma ci ho pensato io a ripescarlo per te, tranquilla! Non dirò a nessuno che l’hai fatto cadere!”
Mi porge il gioiello, ed io la osservo con la totale incredulità. Questa ragazza la sa lunga, davvero lunga!
Eppure, ad un certo punto esita e si ritrae, prima di rendermi lo smeraldo.
“Ma senti, a proposito di ieri…”
Oh, credo di aver capito dove vuole andare a parare.
“…Ti sarei davvero molto, molto grata se non menzionassi ciò che hai visto a milady, te ne prego.”
Come sospettavo. Portia si riferisce all’incontro con Julian. Giusto ieri mattina, nel mio negozio, poco prima dell’annuncio cittadino della Masquerade che si terrà tra pochi giorni.
Ho beccato Julian a fare intrusione nel mio negozio… di nuovo. Poi è stata Portia a beccare noi e… beh, è scoppiata in lacrime. Ha chiamato Julian “Ilya”, e mi è parso di capire che quei due si conoscano da molto tempo.
Non penso di essere troppo fuori strada ad azzardare un legame, che sia di amicizia o addirittura di parentela, tra loro! Ed ora che mi ci fa pensare, noto che hanno dei tratti simili…
Le sorrido, comunque, sincera. Dopotutto, io stessa sto tenendo segreti a Nadia i miei incontri con l’uomo che avrei dovuto scovare per lei. Non sono certo nella posizione di poter accusare Portia di complottare col Dottor Devorak! Non è mio desiderio metterla nei guai, piuttosto mi rendo sua complice, col rischio di inguaiarmi io stessa più del dovuto.
“Ma certo, figurati Portia.”
Percepisco un certo sollievo sul suo viso, che torna pienamente sorridente. Mi rende il gioiello e mi lascia anche la chiave della libreria.
“Oh, Ottimo! Sì, bene! Beh, goditi le tue ricerche! E mi raccomando, assicurati di chiudere quando te ne vai, intesi?”
La osservo mentre gira i tacchi e fila via rapida, lungo il corridoio, voltando presto l’angolo per tornare ai suoi doveri.
Sospiro sollevata anche io, stringendo la chiave e lo smeraldo nelle mani, prima di riporre entrambi nella tasca del mio abito. Faust fa capolino dalla mia manica e mi guarda, come se volesse mettermi fretta ed entrare, ora che siamo di nuovo sole. Non la faccio attendere oltre e mi addentro tra i vecchi scaffali polverosi. Un acre odore di muffa e inchiostro mi riempie le narici e devo riadattare la vista all’oscurità della libreria. Dopotutto il posto è pressoché inutilizzato, ormai, ma io mi addentro, curiosa riguardo ai segreti che ha da offrirmi.


---
Note dell'autore: Ed eccomi qui! Mi sono finalmente decisa a pubblicare qualcosa dopo secoli che non lo facevo! Cercherò di aggiornare in modo regolare. Beh, che altro dire... spero vi piaccia! Fatemi sapere! *modalità ansia da prestazione*

Piccola curiosità: Hanan significa "tenerezza" :3 

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Capitolo 2
*** VI THE LOVERS - Secrets Between Pages ***



 
Solo polvere e silenzio a darmi il benvenuto nella grande biblioteca in disuso. Nonostante l’avanzato stato di abbandono, questo posto riesce ancora a mozzare il fiato. Almeno, per chi sa cogliere la bellezza contenuta in una biblioteca. Piccoli luminosi granelli di polvere fluttuano lenti e senza meta, illuminati dalla luce del sole che filtra dalle grandi vetrate. Inspiro profondamente, quando un formicolio familiare mi carezza la pelle, facendomi provare un brivido piacevole lungo la schiena. Un brivido magico che mi invita a procedere oltre, addentrandomi ancor più tra gli scaffali polverosi.
Che strano, io sono stata già qui per indagare su Julian ma… Asra. Come ho fatto a non notare prima il suo tocco speciale nell’aria? Ero davvero così occupata a non deludere le aspettative di Nadia, nella mia investigazione, tanto da non cogliere questa sensazione?
“Trova.”
La vocina di Faust, che fa capolino dai miei abiti, mi costringe a riaprire gli occhi. Un po’ mi spiace, perché essere pervasa dalla magia di Asra mi dà la sensazione che sia qui, vicino a me…
“Pensi che ci sia qualcosa qui, Faust?”
“Trova!”
Mi ripete, sibilando con la linguetta e solleticandomi la pelle. Il suo sembra quasi un gesto di incoraggiamento. Mi guardo intorno, cercando di far mente locale e capire da dove iniziare la ricerca.
Un pensiero schiarisce i miei dubbi. Alcune delle vecchie lezioni del mio maestro mi balenano in mente come se fosse stato proprio lui a suggerirmele ora, in qualche maniera. Ma se c’è una cosa che ho imparato sulla magia finora… è quanto poco la conosco davvero. Nonostante ciò, me lo sento, c’è qualcosa nascosto fra queste vecchie pagine ingiallite dal tempo. Devo solo fidarmi del mio intuito e lasciarmi guidare.
Percepisco la magia di Asra, la sento tutto intorno a me, come una scia lasciata a posta per guidarmi tra gli scaffali. Mi sento inebriata da quella sensazione, capendo quanto davvero mi manchi avere quel maledetto e criptico mago intorno. Mi manca, mi manca e lo vorrei qui con me a guidarmi davvero… Ma per ora mi accontenterò di questo residuo del suo passaggio. La mia ricerca mi porta di fronte a due libri, separati da tutti gli altri. Qui la traccia di Asra si fa più intensa e riesco a percepire il suo tocco particolare, mentre col dito percorro il dorso dei due volumi.
Già, ma quale dei due dovrei prendere?
Sono due libri talmente diversi che quasi sembra strano abbiano attirato l’attenzione della stessa persona! Uno è un vecchio tomo, talmente rovinato da sembrare quasi a brandelli. Così a prima vista non riesco nemmeno a leggerne il titolo sul dorso, tanto è sbiadito dal tempo e l’usura.
L’altro è un volume sottile, elegantemente rivestito in violetto, ben più mantenuto del suo compagno di scaffale. Sembrerebbe essere una sorta di codice…
Chiudo gli occhi e riempio i polmoni, cercando in tutti i modi di capire quale sia la scelta giusta da fare.
“Avanti, Asra…” Bisbiglio il suo nome, perché il solo pronunciarlo mi dà la sensazione di poter risolvere qualsiasi problema. Lo pronuncio come se stessi evocando una guida. Sento il brivido indotto dalla magia del mago attirarmi verso il tomo elegante.
Lo tiro via dal suo spazio sullo scaffale, liberandolo dall’oppressione di due grossi trattati di Magie Arcane ed Aritmomanzia. Lo esamino un po’, sbirciando la ricca copertina e soppesandolo. Un volume leggero, ma piuttosto denso a vederlo meglio. Provo ad aprirlo e le pagine si separano, rivelando una singola foglia di felce nascosta tra due fogli.
“Amico.”
Sbircio Faust, che sembra reagire alla vista della foglia secca tra le pagine. La vedo agitarsi un po’ e capisco di aver trovato qualcosa. Forse proprio ciò che mi serviva.
La codina del serpente si attorciglia di nuovo attorno alla mia mano, come successo prima nel giardino. La lascio fare con più consapevolezza, stavolta, e chiudo gli occhi per assecondare il ricordo che vuole mostrarmi. Il mondo attorno a me si sfuma in una nube nera ancora una volta.

***

Vedo tutto intorno a me sfumare e svanire via come una nuvola di nebbia spazzata dal vento. La realtà è mutata, non sono più nella biblioteca ma sul porticato che affaccia sui giardini del palazzo. L’unica, forte sensazione rimasta uguale è la percezione che ho di Asra. Lui resta presente. Ma stavolta non posso vederlo come ho fatto finora, dagli occhi di Faust. Posso solo… sentirlo. Percepisco il ricordo come se fossi io stessa Asra. Come se lo stessi vivendo in prima persona.
“Asra, hai visto? Guarda lo stelo, con quale eleganza si arriccia su se stesso! Questa particolare varietà di felce è estremamente unica, sai?”
La contessa, avvolta nei suoi abiti eleganti ma mai eccessivi, che ne fanno risaltare la figura quasi fosse una specie di Dea agli occhi di tutti. Bella e forte, dallo sguardo acuto come quello di una civetta.
Dunque, anche lei conosceva Asra? Eppure, non mi è parso dal nostro primo incontro… Ha sempre parlato del mio maestro solo per la fama che lo precede. Ma ora è qui, davanti ai miei occhi! O meglio, gli occhi di Asra…  La vedo sorridere. Un sorriso dolce che le incurva appena gli angoli delle labbra carnose e tinte di rosso, mentre con un dito accarezza la particolare pianta che tiene tra le dita, seguendo la spirale che forma sulla sommità.
“E tu l’hai mangiata? Hmm…”
Asra, col suo solito sorriso enigmatico, quel sorriso che mi spacca in due. Da un lato mi irrita terribilmente, perché non è mai del tutto chiaro cosa gli stia passando per la mente, dall’altro mi attira e mi fa desiderare di rivederlo ancora ed ancora… Il fatto di poterlo solo percepire come se fosse sulla mia bocca, ora, un po’ mi turba.
Vedo le sue mani prendere lo stelo della felce, sollevandolo verso le mie, o meglio le proprie labbra. Prima che però possa fare altro, la contessa lo blocca con un tocco fermo ma gentile, liberando una risata cristallina e sinceramente divertita.
“Tu fallo, ed io sarò costretta ad organizzare il tuo funerale! Per mangiare questo tipo di pianta è richiesta una lunga e complessa preparazione.”
Sentire le parole Asra e Funerale nella stessa frase mi ha fatto perdere un battito. Forse anche due. Probabilmente è lui stesso ad aver provato qualcosa di simile.
Lo sento farsi preoccupato, per un momento, mentre osserva quella pianta che stava per mettersi in bocca.
“Ah… Quindi questa pianta è una di quel genere di cose che non ti rendono la vita facile.”
L’espressione muta ancora, tornando serena, macchiata forse da una vena di adulazione nello sguardo.
“Ho notato che è una qualità che ammiri, la tenacia.”
Quasi un sussurro il suo, verso Nadia che distoglie lo sguardo. La mano che si posa sul decolleté e giocherella con lo smeraldo che porta al collo.
“Beh, sì… Devo.”

***

Improvvisamente il ricordo si interrompe. Tutto ciò che mi rimane è solo l’insistente formicolio sulla pelle, provocato dalla magia del mio maestro.
“Oh Asra… Cos’altro hai in serbo per me?”
Il residuo mi spinge di nuovo verso lo scaffale, a sollevare l’altro volume che aveva attirato la mia attenzione. Lo prendo con attenzione dato il suo stato, ma non accade nulla.
C’è di nuovo silenzio, nella mia mente. La mia pelle sembra perdere quella sensazione di solletico dovuto all’energia rimasta in questa sala. Sono consapevole di essermi rattristata, nel non percepire più Asra qui con me. Faust mi guarda, piegando la testolina da un lato e dandomi un colpetto col muso sul braccio. La osservo, sollevando il capo e donandole un sorriso malinconico.
Non sono affatto soddisfatta di ciò che avevo trovato qui dentro. Non mi ha dato alcuna risposta, anzi forse ha solo generato nuove domande! Mi mordo le labbra, rimanendo in silenzio per un attimo e mi porto le mani in viso. Le mie dita che scostano i miei capelli lisci, ravvivandoli e tirandoli indietro. Mi do un contegno e mi volto, pronta ad uscire.
“Sarà tutto, Faust. Dovremmo...”
Ma d’improvviso, ecco di nuovo quel brivido. Non forte come lo era appena ho varcato la soglia della biblioteca, ma è ancora qui. Asra. Lo sento di nuovo pronto a guidarmi. Un sorriso appare spontaneo sulle mie labbra e mi dirigo verso un vecchio scaffale nell’angolo, che mi chiama a sé. Anche stavolta, su di esso, vi sono due libri in particolare che hanno impresso il tocco del mago in maniera più intensa. Attendono una mia decisione, come i precedenti.
Questi due tomi sono particolari. Uno è pacchiano, una specie di mostruosità dorata. L’altro è un volume ben più seducente. La rilegatura è fine ed elegante. Mi ritrovo ad accarezzarla senza quasi pensarci e, nel momento in cui faccio per sfilare il libro dalla sua posizione…

***

“Che ne dici di questo per te, allora?”
Ecco di nuovo Asra, intento a sollevare una maglia dalle sfumature cobalto e dall’ampia scollatura, guardandomi con un sopracciglio inarcato.
Sembra essere un costume, quello che mi sta porgendo. Ma quindi questa…
Sento tutti intorno rumori di festa, gente che chiacchiera allegramente, musiche provenire dalle altre dalle vie della città. Che sia... una delle Masquerade?  
Mi guardo intorno e capisco di trovarmi a casa, nel mio piccolo negozio, nel nido che condivido con Asra da almeno tre anni, per quanto posso ricordare. Una sensazione di pace mi pervade, ritrovandomi nel luogo che più di tutti mi fa sentire protetta, davanti alla mia ancora.
Ma aspetta, stavolta chi è la persona ad ospitarmi, rivelandomi questo ricordo? Non sono Faust, o di certo Asra non mi starebbe porgendo un abito. E sicuramente non sono lui, perché ce l’ho proprio davanti agli occhi!
Solo dopo qualche istante mi rendo conto che la persona con cui Asra sta parlando sono… sono proprio io!
Non ho più quella sensazione provata coi due precedenti ricordi, di trovarmi costretta in un corpo non mio. Stavolta mi sento completa, ma allo stesso tempo so di essere ancora una volta uno spettatore. Il cuore mi batte all’impazzata, perché questo è un mio ricordo. Mio, prima che finissero tutti quanti nell’oblio. Mio, di un momento vissuto con Asra che non sapevo nemmeno di aver mai avuto. Ma perché, se questa sono io, mi sento comunque così… diversa? Sono io, ma allo stesso tempo ho una forte sensazione di disagio che mi pervade. Che cosa sta succedendo?
Asra avvicina il capo blu al mio corpo, osservandomi con una dolcezza tale da farmi trattenere il respiro per un istante.
“Sì, è proprio il tuo colore.”
“Lo dici per ogni colore, Asra!”
Sono stata io a parlare, ma di nuovo sento come se questa persona non fossi davvero io. Come se fosse una Hanan passata, ormai perduta.
Un misto di emozioni contrastanti mi pervadono, tra confusione ed emozione. Mi sento spaesata, ma non voglio che questo momento finisca. Il cuore che batte forte, tanto da farmi temere possa uscire fuori dal mio petto. Vedere Asra rivolgermi quello sguardo mi riempie di gioia. Certo, in questi tre anni è sempre stato premuroso con me, ma quello sguardo… cela dell’altro.
Un sorrisetto malizioso e ruffiano incurva l’angolo destro della sua bocca.
“Non posso farci niente, Hanan. Sei radiosa, qualsiasi cosa tu stia indossando. Ma se non ti piace… che ne dici di quest’altro?”
Fruga per un attimo tra i costumi, tirandone fuori uno così sgargiante e prepotente da assalire letteralmente i miei occhi. Una tunica tinta con un motivo a…. ghepardo arcobaleno?
Sento la me stessa del passato ridere, e non posso fare a meno di essere divertita anche io.
“Asra, vuoi che accechi le persone o cosa?”
“Io sono già accecato dalla tua bellezza.”
Oh Asra. Penso che il mio cuore non possa andare più forte di come sta battendo ora. Perché… Perché io non ho memoria di tutto questo? Cosa eravamo io e te, Asra?
La vecchia Hanan sembra addolcita, sento distintamente il suo cuore palpitare. Lo sento come se non fosse il mio cuore, però. Ero così diversa prima di perdere ogni traccia della mia memoria?
“Asra…”

***

Tutto d’un tratto la sensazione svanisce, così come anche il ricordo. Mi ritrovo di nuovo sola con Faust, all’interno della libreria polverosa, e sto tremando. Io… io non ricordo nulla di tutto ciò. Ma a quanto pare Asra ed io siamo andati insieme ad una delle Masquerade date dal defunto conte Lucio. Questa è l’unica cosa di cui sono realmente certa ora. Ma io e lui non ci conoscevamo ancora, quando era abitudine per i cittadini celebrare le feste del conte… O forse si?
Sebbene ne sia uscita piuttosto confusa, il terzo ricordo è stato il più facile da raggiungere. Credo di cominciare ad abituarmi a questo tipo di magia, per quanto sia strana e sfiancante.
“Qui!”
Ecco di nuovo la vocina di Faust, che mi strappa dai miei pensieri. Deglutisco e sciolgo le braccia, sperando di far passare i tremori che ancora mi scuotono, dopo quello che ho visto. Mi tengo una mano sul petto, mentre seguo le indicazioni della piccola serpe albina. La vedo strisciare fino alla vecchia scrivania di Julian, quella che ho esaminato due giorni fa, e fermarsi in attesa che io la raggiunga.
Con il muso picchietta verso un nuovo libro, uno decisamente grosso e ricoperto di polvere sulla rilegatura che un tempo doveva essere di un bel rosso sgargiante. Mi avvicino, allungando le dita verso la copertina per rimuovere un po’ di polvere, così da poterne leggere il titolo.
La polvere si solleva, costringendomi a tossicchiare e scacciarla via con un rapido gesto della mano, ma sono riuscita nel mio intento. Il titolo, piuttosto austero, riporta “Compendio sulle Meraviglie dei tessuti e della forma umana”. Un testo medico. Sembra usurato, sebbene tenuto con cura. Ci sono diverse annotazioni scritte tra le sue pagine.
Io ho già esaminato questa scrivania, ma prima non ho percepito alcun tipo di magia provenire dagli oggetti accatastati. Ora invece questo libro sembra sussurrare il mio nome, richiamarmi come se desiderasse che io lo prenda, voglioso di rivelarmi i suoi segreti. Mi lascio guidare, altrettanto curiosa di sapere cosa questo posto abbia ancora da raccontarmi. Apro il tomo, che rilascia un’altra pesante nube di polvere. Sono costretta a chiudere gli occhi per il fastidio, ma intanto Faust si muove, avvinghiando ancora la sua coda sulla mia mano.

***

Quando riapro gli occhi, quello che mi trovo davanti è l’ennesimo ricordo.
Davanti a me stavolta c’è Julian Devorak, preso dal lavoro, chino sulla scrivania. I suoi occhi percorrono rapidi le pagine, mentre un’espressione frustrata si fa largo sul suo viso.
“Mhmmm… No. Non è questa la soluzione. Non può essere così, giusto? Deve esserci ancora qualche dettaglio che mi sfugge… Asra?”
Ed ecco anche il mio maestro, che sta pigramente svaccato su di una pila di cuscini. Vedo che la pigrizia è un vizio che si è sempre trascinato appresso, mh? Tutto quello che fa, al richiamo di Julian, è sollevare per un istante lo sguardo dal libro che ha tra le mani, per poi tornare alla sua lettura senza nemmeno rispondere al medico, se non con un mormorio annoiato.
“Mmhmm?”
“Senti qui. Che dici se provassi a mischiare il veleno con questa nuova soluzione, vale la pena tentare? No… No. Come non detto. Causerebbe la produzione di fumi velenosi. Dannazione! Devo provare qualcosa di diverso… qualcosa tipo…”
Julian sembra davvero concentrato, teso. Scrive in modo nervoso e rapido nuove annotazioni sul libro grande e rosso che occupa buona parte della sua scrivania. Poi d’improvviso si lascia cadere all’indietro fino a svaccarsi anche lui, contro lo schienale della sedia, tirando un profondo sospiro esasperato. Si massaggia le tempie prima di rivolgersi di nuovo ad Asra.
“Fooorse ho trovato qualcosa! Non è che verresti a dare un’occhiata? Sento di essere vicino ad una svolta, me lo sento nel profondo… ma apprezzerei un tuo parere.”
Vedo Asra sospirare ed alzarsi controvoglia. Si stiracchia col suo solito fare pigro e si scrocchia la schiena, prima di muoversi verso la scrivania, letteralmente strusciando i piedi. Parrebbe quasi che voglia far pesare a Julian il fatto di essersi dovuto alzare. Ma anche questo non mi è nuovo. Asra è davvero, davvero pigro a volte!
“Sì, sì va bene, eccomi…”
D’improvviso, da annoiato, il suo sguardo prende una nuova luce ed osserva le ricerche di Julian con rinnovato interesse.
“Oh, cosa abbiamo qui?”
Si china, osservando con attenzione l’illustrazione presente sul tomo del medico. Nel muoversi, il suo corpo struscia appena contro la spalla di Julian. Non so se quel tocco è stato casuale o voluto, ma ricordo che l’altra notte Asra mi ha fatto intendere che tra loro deve esserci stato qualcosa. Ed infatti, Julian è arrossito per quel contatto. Lo si vede chiaramente su quella pelle così pallida che si ritrova, in contrasto con quella dorata del mio maestro.
“Oh, Io uh… Ehm…”
Il medico sembra essersi imbambolato per un attimo, ma non dura più di un battito di ciglia. Si riscuote, indicando poi alcune figure sul libro, di nuovo serio. Tossicchia, prima di riprendere a parlare.
“Qui, guarda questi diagrammi. Secondo te può funzionare?”
“Ilya, se volevi mostrarmi le tue fantasie, non serve che le mascheri da ‘consigli medici’…”
Come scusa?
Julian stesso avvampa, diventando rosso tanto quanto la rilegatura del tomo.
“Ch-che cosa? Ma no! Ma che vai a… Questa è solo un’illustrazione medica!”
Asra sembra ignorare Julian, continuando a leggere gli appunti ed osservare i disegni.
“Mh… Beh sì, sembrerebbe di sì. Cos’è, una specie di rituale di sangue?”
Sul viso di Julian appare un ghigno, divertito ed esasperato al tempo stesso, per via del commento di Asra su ciò che è scritto sul libro.
“Uhm, no. O meglio, non esattamente… Non è nulla di simile ai tuoi trucchetti magici. È una semplice trasfusione di sangue. Vedi? Bisogna usare questo strumento illustrato qui e…”
Vedo il medico fare spallucce, passandosi una mano tra i capelli. Deve essere stanco.
“…non posso dare la certezza che funzioni, né che sia totalmente sicuro da fare. Non so nemmeno se sia effettivamente possibile da realizzare…”
Lo vedo battere una mano sul tavolo, in preda alla frustrazione più pura.
“Dannazione! No, sono sicuro che non potrà funzionare. Devo trovare altro… magari della bile?”
Julian sembra così tanto assorto nei suoi pensieri e ragionamenti medici che vedo Asra strisciare letteralmente all’indietro. Sorride ed annuisce, mentre si allontana dall’altro come se cercasse di fuggire da una situazione scomoda. La cosa, lo ammetto, mi strappa un sorriso divertito. Julian si accorge del movimento del mago e sembra essere accigliato, ma non sorpreso.
“Ehi! Dove credi di andare? Guarda che abbiamo del lavoro da fare, qui! Non riusciremo a trovare una cura se tu continui a farti i tuoi sonnellini pomeridiani!”
Asra si volta di nuovo verso Julian, senza però smettere di allontanarsi.
“Ed è qui che ti sbagli. Non sono solo sonnellini. Sono dei… sogni ad occhi aperti.”
Ed eccolo, il suo sorrisetto criptico, rivolto a Julian Devorak per un fugace istante.
“Sono stanco, Ilya. Ho davvero bisogno di tornare al mio negozio prima che sia buio. E comunque, non ti sarei molto d’aiuto, qui.”
Vedo Julian Alzarsi, con le mani sul viso e le dita intente a massaggiare le tempie. Stanco, esasperato.
“E va bene. Però ti accompagno a casa.”
Si alza, il medico, in tutta la sua altezza, affiancandosi ad Asra e sovrastandolo per via dello stacco tra i due. In effetti questo è un dettaglio a cui non avevo mai pensato, essendo io piuttosto minuta, ma Asra non è poi così alto come mi sembra quando sono accanto a lui. Vicino a Julian, sembra un ragazzino. La cosa mi fa sorridere.
“Ed interrompere i tuoi importantissimi studi? Non serve, Ilya, posso cavarmela anche da solo!”
L’espressione di Julian è cambiata. Ora è preoccupato, forse anche triste. Parla cercando lo sguardo di Asra con insistenza.
“Se continui a rallentare così le ricerche, Asra, io… Beh, non so per quanto potrò ancora coprirti…”
Vedo il dottore fare un passo avanti, tagliare completamente le distanze con Asra e stringergli un polso. Asra si irrigidisce, al tocco improvviso. E lo faccio anche io.
Julian fa un passo avanti ancora, afferrando entrambe le mani di Asra. Mi sento come se mi stessero mozzando il fiato. Non pensavo che vedere coi miei occhi ciò che avevo solo ipotizzato, mi avrebbe scosso così tanto.
Julian sospira, smuovendo un ciuffo dei morbidi capelli riccioluti e bianchi del mio maestro. Lo vedo indugiare con lo sguardo sulla sua figura e farsi serio. Dannatamente serio ed apprensivo. Credo… credo volesse davvero proteggere Asra, in quel momento.
“Il conte vuole la sua cura. Morirà se non la troviamo e sono sicuro che vorrà trascinarti con sé nella tomba se non gliela diamo.”
Il suo tono è greve, serio e carico di tensione, nonostante un nuovo rossore stia tingendo le sue guance, adesso.
“Io… non voglio che tu muoia, Asra. Non se c’è qualcosa, qualsiasi essa sia, che possiamo fare per impedirlo.”
Asra rimane in silenzio, senza ricambiare lo sguardo di Julian. Osserva le proprie mani strette in quelle del medico ma non un sorriso coglie le sue labbra. Vedere Asra così serio, così freddo… mi stringe il cuore in una morsa. Perché si comporta così?
“Buona notte, Ilya.”
Questo è tutto ciò che dice, chiudendo così quella conversazione ed allontanandosi dalla biblioteca.
L’ultima cosa che riesco ad udire, prima che il ricordo svanisca dalla mia mente, è il mormorio sommesso di Julian.
“E va bene. Se non vuole sentire ragioni da solo…. Gliele farò sentire io.”

***

Torno alla realtà ancor più scossa di prima. E così loro erano davvero… No, non è così semplice. Qual era esattamente la natura della loro relazione? C’era davvero qualcosa di più?
Sono venuta in questa biblioteca in cerca di risposte, ed invece ogni ricordo mi ha solo riempita di domande, sempre più insistenti, sempre più confuse. Non riesco ancora a far combaciare i pezzi, non riesco a capire cosa sia successo davvero né cosa io c’entri in tutto questo.
E in più, c’è anche il mio stesso ricordo…
La mia mente viene pervasa da sussurri. Mi dicono che posso avere delle risposte. Posso sapere cosa è successo tra Julian e Asra. Devo solo cercare, devo scoprirlo da sola… Devo solo chiedere.
“Mostratemelo. Voglio sapere. Voglio vederli insieme.”
Sento la mia stessa magia rispondere alla mia chiamata. Come quando ero nella fontana, si espande, raggiungendo i suoi limiti. Ma stavolta non è Faust a guidare la mia mano. Sono io, a volerlo. Mi lascio trasportare ancora una volta… ancora una…

***

Vedo la figura di Julian, esitante di fronte alla porta del mio negozio. Indossa la sua divisa di pelle scura, i guanti e perfino la maschera tipica dei medici durante il Morbo Rosso. Ho un brivido, ripensando al nostro incontro due giorni prima, quando ha fatto irruzione in piena notte… Ma questo è un ricordo, non devo temerlo. Devo solo apprendere.
Con un profondo sospiro, Julian si toglie la maschera, battendo le palpebre infastidito dalla luce della lanterna. Sembra turbato, sta parlando da solo e si tortura le dita.
“Dai, puoi farcela. Devi solo entrare e farlo ragionare. Non può essere così complicato, no?”
Con un’ultima occhiata all’insegna del negozio, si decide ad entrare, seguito dal movimento del suo ampio cappotto nero. Persino quando non vuole, Julian sa essere teatrale, devo ammetterlo.
Lo seguo all’interno. Sono uno spettatore ancora una volta, ma lo sono per mia volontà, libera di muovermi nella scena come una presenza invisibile.
“Asra! Dobbiamo parlare! Io… Oh?”
Nessuna risposta per ora, Julian si guarda intorno, e lo faccio anche io. Dov’è Asra?”
“Mh, non c’è.”
Vedo Julian incurvarsi appena, come se si sentisse sconfitto. Resta così una manciata di secondi prima di darsi un contegno ed iniziare a vagare per la mia bottega, dando un’occhiata più approfondita. L’idea di vederlo aggirarsi per gli scaffali mi turba e, pur sapendo di non poter fare nulla al riguardo, mi metto a seguirlo con attenzione. Questo è solo un ricordo, ma non riesco a farne a meno. Quel negozio è il mio rifugio e lui è un estraneo, lì. Almeno per me.
Mentre osservo Julian perlustrare la stanza, mi rendo conto che persino in un ricordo riesco a percepire distintamente la magia di Asra. La traccia che lascia mi pizzica la pelle con una sensazione piacevole, ancora una volta. Mi accorgo solo dopo qualche secondo che questa sensazione è ben più intensa di quanto dovrebbe. È densa e scivolosa. Sento la magia aggirarsi nel negozio come una sorta di bestia selvaggia. Julian sgrana gli occhi, chiaramente ha percepito anche lui questa sensazione. Lo vedo scrutare la tenda che conduce alla stanza sul retro, la stanza della lettura delle carte. L’espressione del medico è un misto di confusione e spavento. Seguo il suo sguardo, notando la scia di fumo viola e denso che penetra dalle tende che celano la stanzetta, e che pian piano si sta spargendo per tutta la bottega. Julian mormora, muovendosi in quella direzione.
“Che cosa sta combinando, adesso?”
Prima che possa raggiungere la porta, è Asra stesso a far capolino dalla tenda. Io continuo ad osservare la scena sentendo sempre più tensione nell’aria. Mi tengo le mani sul petto, non riuscendo a distogliere lo sguardo dal mio maestro.
“Ilya? Che ci fai qui? Ti avevo detto che sarei arrivato sano e salvo, e così è stato.”
“Asra, che stai…?”
D’improvviso Julian prende a tossire, si copre la bocca con le mani ma la tosse è talmente violenta da costringerlo ad inginocchiarsi, come se quel miasma viola lo stesse bloccando a terra. Mi irrigidisco ed alterno lo sguardo tra i due.
“Stai ancora giocando con i tuoi ‘Abracadabra’? Il conte vuole risultati, non trucchetti!”
La forza che tiene Julian oppresso lo spinge ancora di più. Vedo le sue mani tremare. Mi sento confusa… Non capisco. Cosa sta facendo Asra?
“Che… Che diamine succede? Cos’è questo?”
“Non lo sai?”
Asra sembra così calmo, impassibile, come se non stesse succedendo nulla di strano. Il suo sguardo è vivido, incuriosito. Giurerei si stia divertendo, addirittura, mentre guarda Julian. Asra inclina la testa da un lato, continuando semplicemente ad osservare. Poi si avvicina, passa una mano tra i capelli rossi e scompigliati del medico in ginocchio, tirandogli la testa all’indietro per guardarlo dritto negli occhi. Le mie mani istintivamente si serrano a pugni, stringendo la stoffa della mia gonna.
Il viso del dottore è di nuovo paonazzo.
“Come hai detto tu, Ilya, è solo un trucchetto magico.”
Mi rendo conto, dall’espressione di Julian, che sta provando… piacere? Sospira, rabbrividisce e socchiude gli occhi. Si morde le labbra, anche, ed un mormorio vibra in fondo alla sua gola. Prende parola, ma la sua voce esce spezzata, timida.
“Q-qualcosa da quei tuoi strani libri?
“Qualcosa da quei miei strani libri, sì. E se hai voglia di darmi una mano, sono certo che potrai trovarlo utile.”
La mano di Asra scivola lenta lungo il viso di Julian. Lascia i capelli ramati del medico per dedicarsi invece alla linea del mento, su cui si sofferma. Tiene il viso di Julian, lo volta delicatamente prima da un lato, poi dall’altro, come se lo stesse studiando. I suoi occhi viola sono ricchi di curiosità… O forse è qualcosa di diverso. Qualcosa che, ammetto, ora mi sta causando una morsa nel petto. Mi ritrovo a tenere una mano sul cuore, chiusa a pugno.
“Io… Funzionerà? Se faccio questa… cosa con te, cambierà qualcosa?”
Come Julian, anche io sto osservando Asra con attenzione, ora, pendendo dalle sue labbra. Che sia la volta buona che mi arrivi una risposta… Dopotutto sono io che sono voluta arrivare fino a qui. Ho desiderato io andare a fondo al loro rapporto, a quello che è stato.
Asra sembra valutare con attenzione come comportarsi. Dopo qualche secondo, si volta, per tornare alla stanza sul retro. C’è un’ombra, sul suo viso. Un’ombra che non riesco a decifrare.
“Lo spero.”
Nel momento in cui Asra sparisce dietro le tende, Julian riesce finalmente a rialzarsi. Si sistema gli abiti, per poi raggiungere il mago nella stanza sul retro.
“Va bene, arrivo…”
Seguo Julian sul retro. Ormai non posso esitare e voglio arrivare fino in fondo a questo ricordo, finché la mia magia me lo permetterà.
Non appena i miei occhi si posano sulla stanza, mi rendo conto che era diversa ai tempi di questo ricordo, rispetto a com’è adesso. Asra la sta chiaramente usando come suo personale laboratorio di ricerca. Ci sono erbe, oggetti bizzarri e strani apparati appesi qua e là lungo le pareti. In un angolo è presente uno strano teschio. Non riesco a capire a quale bizzarra creatura possa essere appartenuto, ma percepisco un’energia inquietante provenire da esso. Rabbrividisco tanto da dovermi stringere le spalle. Cosa diamine stava cercando di fare Asra? Tutto questa roba… non l’ho mai vista al negozio. Che fosse materiale per la ricerca sul Morbo Rosso?
Sul tavolino, Asra ha tracciato un cerchio magico. Con un gesto delicato della mano lo attiva. Il bagliore genera fa risaltare le piccole cicatrici presenti sulle dita del mio maestro. Per un secondo, i miei occhi indugiano su quei segni. Non gli ho mai chiesto come se li fosse procurati, in effetti, ma ogni volta che mi sono ritrovata a stringere le sue mani, in questi tre anni, ho sempre avuto l’istinto di accarezzarli.
Vedo Asra gesticolare verso Julian, un cenno per farlo avvicinare.
“Sangue, Ossa, Sudore e Lacrime. Sono tutti catalizzatori potenti per questo genere di incantesimo. E mi chiedo quanto tu sia disposto a donare, Ilya…”
Donare? Che cosa vuoi fare, Asra?
Julian è serio. Le braccia conserte e la postura dritta, rigida in tutta la sua altezza notevole. Nonostante l’austerità della sua figura, la voce esce incerta, balbettante.
“Io, umn… Beh, questo è, come dire…”
Il medico deglutisce, ancora appesantito dall’energia che riempie la stanza. Si morde le labbra ed osserva Asra. Nei suoi occhi vedo tutto il desiderio. Lo scruta avidamente. Ed io trattengo il fiato.
“…Se servirà allo scopo, posso donare anche tutto me stesso.”
Il medico ha distolto lo sguardo, mentre Asra si lascia scappare una lieve risata divertita.
“Tutto te stesso? Oh, Ilya… Per ora mi basta la tua mano!”
Il mio maestro tende una mano verso il medico, in attesa. Julian gli porge la propria senza esitazione, anzi lo fa con tale impeto che a momenti non fa cadere una bottiglia poggiata sul tavolo.
Lo sguardo di Asra è vuoto, assorto, mentre percorre con le dita la linea della vita sulla mano di Julian. Indugia alcuni istanti, poi afferra un pugnale cerimoniale ed inizia ad incidere il palmo del medico.
Io mi faccio attenta. Non avevo mai visto Asra compiere un rituale simile. A cosa gli è servito?
Il sangue che cola dalla mano di Julian va a macchiare il tavolo, proprio sopra al cerchio luminoso. La macchia rimane solo qualche secondo, prima di svanire nel nulla.
Julian non ha battuto ciglio. Si è solo morso le labbra mentre Asra lo tagliava con la lama. Sembra quasi deluso, in effetti.
“Tutto qui?”
Asra si accorge di quella delusione nello sguardo dell’altro, tanto da ridere, credo sinceramente divertito dalla sua espressione. La risata sfuma in un sorrisetto ben più malizioso. Uno sguardo furbo rivolto al medico dai capelli rossi.
“Perché, vuoi che ti faccia ancora più male? Mi bastava qualche goccia di sangue, Ilya.”
Julian ricambia il sorrisetto di Asra. Il suo è ferino, malizioso, ma non va oltre.
“Oh, bene, ma visto che hai usato il mio sangue, mi spieghi che razza di magia è mai questa? Che stai cercando di fare?”
Ecco, me lo sto chiedendo anche io, Asra. Finora questi ricordi hanno sollevato solo domande su domande e la situazione non ha ancora preso alcuna svolta.
“Mh… non ne sono sicuro. Lo saprò solo quando ci saranno dei risultati. Potrebbe anche non accadere nulla, per quanto ne so. Oppure…”
Julian si agita, evidentemente scocciato dalle risposte evasive di Asra. Ed in questo momento devo ammetterlo che lo sono anche io. Pur sapendo che questo è solo un ricordo, non riesco a fare a meno di preoccuparmi. Che cosa volevi fare davvero, Asra? Che cos’è tutto questo?
“Se ti stai mettendo nei guai giuro che…”
Asra interrompe Julian semplicemente passando le sue labbra sulla ferita che taglia di netto la mano del medico. La lingua che passa lenta a raccogliere il sangue ed assaporarlo. Julian trattiene il respiro e socchiude gli occhi, carico di piacere. I due si guardano negli occhi per un po’.
“Parli troppo, Ilya.”
La voce di Asra è calma, calda e suadente come sempre ed io torno a stropicciare la stoffa della mia gonna. Che io sia gelosa di Asra? Sì. Molto, molto probabile.
Pur sapendo che tutto questo appartiene al passato, pur consapevole che ora non c’è più nulla tra loro due, sono gelosa.
La voce di Julian è rotta dall’evidente voglia che sta provando.
“A-allora… dimmi tu cosa fare.”
Asra si sporge di più verso Julian, passando ancora una volta la lingua sul taglio della mano, lento, poi si lecca le labbra. Julian si morde ancora una volta il labbro inferiore, mormorando di piacere.
“So che ti piace, non è vero?”
Il mio maestro si sporge tanto da costringere Julian con le spalle al muro. Ormai gli sta praticamente a cavalcioni sulle gambe e continua a tenere stretto il polso del medico. Julian è totalmente sottomesso al volere di Asra in questo momento. Lo cerca, avvolgendo la mano libera attorno ai suoi fianchi.
“T-tu… Oh, cielo, sì! farò tutto ciò che vuoi, tutto ciò che vorrai… io…”
Ma all’improvviso, con mio incredibile sollievo, Asra si tira indietro. Lascia andare il polso di Julian e raddrizza la schiena.
“Sai che non posso darti quello che vuoi, Ilya.”
Stavolta è Julian a ribaltare la situazione. Si sporge in avanti verso Asra, affamato, voglioso. E lo stesso indovino adesso sembra colto alla sprovvista. I suoi occhi viola sono sgranati, mentre indugiano in quelli grigi del dottore.
“Allora mi prenderò quello che posso.”
Il momento di sorpresa di Asra sfocia in una risata divertita. Le sue dita che cercano i capelli di Julian. Il suo busto chinato in avanti ad accorciare le distanze. Sempre più vicini… sempre più…
Non ce la faccio.

***

Torno al presente, risvegliandomi come se fossi rimasta in apnea per troppo tempo. Faust mi guarda confusa. Mi domando se sappia cosa ho appena visto. Di sicuro devo sembrarle turbata. Non penso comunque che Asra avrebbe mai lasciato che Faust assistesse a… beh. Quello. Inspiro, cercando di darmi un contegno, ma è davvero difficile. So che quello era un ricordo, ma non pensavo avrei provato tutta questa gelosia nei confronti del mio maestro. Dopotutto, cosa siamo noi ora? Agli atti, siamo maestro ed allieva, niente di più. In realtà, siamo legati da un sentimento estremamente profondo, sebbene non definito. Asra per me è il mio intero mondo, è la mia famiglia, è la mia guida, il mio tutto. In questi tre anni si è sempre preso cura di me ed ha sempre vegliato su di me, giorno e notte. Abbiamo condiviso tutto. Eppure, sebbene sia dolce e premuroso con me, non ha mai alzato un dito per toccarmi, in questi tre anni. Non in quel modo, insomma… Sarei una bugiarda a negare di averlo desiderato, spesso. Di aver voluto sentire Asra totalmente mio. Di sentirmi io, totalmente sua. Non più come allieva e maestro. Non più come creatura da proteggere. Ma come donna, amata e desiderata. Ma Asra si è sempre… ritratto. Quando finalmente lo vedo aprirsi di più, improvvisamente sparisce. Va via per alcuni giorni, dice di avere dei viaggi da fare, senza mai rivelarmi la meta. Ed al suo ritorno è tutto come prima. Torna ad essere il dolce, gentile e premuroso indovino, che mi tratta come il più prezioso dei doni, ma non va oltre.
Mi trovo ad osservare la finestra, persa di nuovo nei miei mille pensieri e domande. Ormai il pomeriggio è inoltrato e la luce del sole si sta affievolendo. Il sole tramonta dietro le colline e la biblioteca si tinge di lunghe ombre e giochi di luce aranciati.
Tra poco sarà notte. Asra potrebbe essere già ad aspettarmi alla fontana. Ed ora più che mai, dopo quest’ondata di ricordi, ho bisogno di vederlo. Tengo Faust tra le mie braccia e mi dirigo verso la porta. Do un’ultima occhiata all’interno della libreria che tanto mi ha mostrato oggi. Dunque, serro la porta con la chiave donatami da Portia, prima di dirigermi verso la fontana, desiderosa di rivedere Asra riflesso nell’acqua.
 

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Capitolo 3
*** VI THE LOVERS - The Other Side ***




I grilli gracidano allegri nella nottata estiva. I rumori del giardino sono ancora vividi e man mano che mi avvicino alla fontana, lo scroscio dell’acqua mi fa battere forte il cuore, perché ora sono in trepidante attesa. La mia mente è ancora tempestata di domande. Dopo la giornata di oggi, mi rendo conto che più informazioni apprendo, meno capisco tutta la situazione. E dopo quel che ho visto, ho davvero, DAVVERO bisogno di parlare col mio maestro.
Mi siedo sul bordo della fontana, rendendomi conto che i miei arti stanno tremando, tanta l’adrenalina che sento scorrere in me in questo momento. Solo perché rivedrò ancora Asra, a breve. Ho necessità di parlare con l’Asra del presente. Quello dolce e premuroso, che mi fa sentire protetta. Che sarà sempre qui per me a risolvere tutto. Ho bisogno di tutto questo, ancora.
Osservo l’acqua, placida all’interno della vasca di marmo bianco, ed intanto la mia mano cerca lo smeraldo che Portia mi ha reso oggi e che ho conservato nella tasca. Lo sollevo sulla superficie, pronta a gettarlo ancora una volta, ancora tutte quelle che serviranno…
Ma stavolta vengo preceduta. Osservo l’acqua incresparsi ancor prima che il gioiello possa lasciare la mia mano e cadere sul fondo della vasca. I miei occhi sono spalancati, luminosi e pieni di gioia quando il viso di Asra sostituisce il mio riflesso.
“Maestro!”
Sento un profondo senso di sollievo, finalmente. Anche se non è fisicamente qui, poter sentire la sua voce mi dà pace.
“Mi cercavi, Hanan? Stavo pensando proprio a te, sai?”
Sento ancora una volta il cuore battere un po’ più forte. In quel preciso istante vedo Asra portarsi una mano al petto e sorridere, mentre con l’altra mano si tira indietro i capelli bagnati, ravvivandoli con un gesto rapido. Alcune gocce d’acqua prendono a rigargli il viso e io mi scopro incantata ad osservarle, quando si fermano sulle sue labbra. Sollevo lo sguardo verso i suoi occhi, quando mi parla ancora.
“Che hai combinato oggi? Faust ha tutta l’aria di essere stata messa a dura prova!”
Mi dice, con quel suo sorriso furbetto e gli occhi vispi. Difficilmente sono mai riuscita a nascondergli qualcosa, al contrario di come lui fa con me… Mi volto a dare un’occhiata al serpentello. Se ne sta tutta arrotolata sul bordo della fontana, con la testolina nascosta interamente dalle spire del proprio corpo.
Solo adesso, quel senso di pace che mi ha colta non appena Asra è apparso nella fontana è mutato di nuovo nel tormento e nella confusione della giornata di oggi. Le mie domande non hanno ancora avuto alcuna risposta. Mi faccio più seria, osservando ancora Faust e, solo sottecchi, anche Asra.
“Ah, riconosco quello sguardo, Hanan. Sono nei guai?”
Domanda, con la faccia da schiaffi più dolce e ruffiana della storia. Le labbra storte in un sorrisetto sghembo, gli occhi viola socchiusi ed in attesa.
Oh, quanto vorrei avere la forza e la determinazione necessarie a riversargli addosso tutto quello che ho provato oggi, nel vederlo disteso con Julian! Ma mi trattengo. In fondo, quello che ho visto oggi è solo un ricordo. Un ricordo di qualcosa che non c’è più e che, dopotutto, sono affari suoi. Qualcosa che ho sbirciato senza permesso.
“No, non sei nei guai ma… Ho delle domande.”
Mi limito a dire, prendendo a torturarmi una ciocca di capelli. Me la rigiro nervosamente tra le dita.
Sospiro e noto che lo sguardo di Asra si fa preoccupato. Si sporge un po’ più verso l’acqua, come se volesse avvicinarsi alla mia figura.
“Hmmm. Chiedimi pure, cosa c’è che non va?”
Mi guarda in attesa, curioso, apprensivo. Ma sono io a non sapere da dove cominciare. Mi mordo le labbra e mi tornano in mente tutte le cose scoperte oggi, l’incisione dietro l’albero, la biblioteca, lui e Nadia, lui e Julian. Lui e me…
Sento improvvisamente una morsa al petto, un vero e proprio dolore, venuto fuori dal nulla. Deglutisco e la mia mano si stringe sulla stoffa della veste, all’altezza del cuore. Vorrei distogliere lo sguardo, ma sono attratta, come una falena dalla fiamma, verso gli occhi di Asra. Lui si fa pensieroso.
“Wow, sembri piuttosto seria ora. Devono essere domande importanti.”
Mi rivolge un sorriso pacato, incoraggiante, che ricambio.
“Lo sono, Asra, ma non so da dove cominciare.”
“Perché non dall’inizio?”
L’inizio… l’inizio è un punto di partenza buono quanto tutti gli altri. Ma da qualche parte dovrò pur iniziare, no? Andiamo con ordine, a questo punto.
Sollevo lo sguardo, adocchiando momentaneamente il salice sotto cui tutto è iniziato, stamattina.
“C’è un albero… Quello che sta proprio qui accanto alla fontana. Il grande salice che si vede anche dalla libreria.”
Non serve che glielo descriva oltre, annuisce.
“Oh, ricordo bene quell’albero. Mi piaceva addormentarmi lì sotto per ore… sognavo…”
Ma si blocca, non termina la frase. Il suo sguardo si vela di malinconia e scuote la testa, per darsi un contegno. Dopo un sospiro, si sporge di nuovo per osservarmi meglio, ancora una volta.
“Perché lo chiedi?”
Lo sa benissimo, perché. Lo vedo dai suoi occhi che ha capito cosa ho trovato lì, impresso nel legno del tronco. Eppure, me lo chiede. Serio, quasi preoccupato che possa succedere qualcosa da un momento all’altro. Asra è criptico per certi versi, per altri ho imparato a conoscerlo bene. Soprattutto capisco dal suo sguardo quando qualcosa lo preoccupa.
“C’è… C’è il mio nome, inciso sul tronco.”
Con mia sorpresa, lo vedo sgranare gli occhi per un istante, come se fosse colto impreparato.
“Davvero? …Oh.  Sì, davvero. Avevo quasi dimenticato dell’incisione. Ero un po’… perso, in quei giorni.”
Ora non ci vuole un esperto per capire che Asra sia turbato. Mi guarda, gli occhi che cercano insistentemente i miei.
“…E l’ho dimenticata anche io?”
La mia domanda gli arriva come un colpo in pieno petto. Lo vedo trattenere il respiro e sgranare gli occhi, ancora una volta. Il viso ambrato che si impallidisce appena. Ho un sussulto al cuore, nel vedere la sua reazione alla mia domanda.
Non abbiamo mai parlato di questo. Della voragine oscura che dilania il mio passato. Non dell’amnesia in sé, ma della strana sensazione che mi ha sempre pervaso finora. Da che ho memoria, e non è molto, ho sempre saputo che qualcosa non tornava. I miei ricordi iniziano con Asra che mi tiene tra le sue braccia, ma prima di tutto questo, il nulla totale. Una fitta, densa nebbia oscura. Ed ogni volta che ho provato a ricordare qualcosa, venivo sopraffatta da un atroce dolore alla testa. Asra dovette insegnarmi un modo per placare il panico ed il dolore, così da ritrovare la calma. Ma allo stesso tempo, ha anche smesso di provare a farmi ricordare. Mi ha proprio chiesto di smettere di farlo, vedendo quanto la cosa mi facesse soffrire.
“Hanan…”
Anche ora teme che possa accadermi qualcosa. Lo vedo nei suoi occhi, si sta maledicendo per non essere qui accanto a me.
“Se te lo dicessi e ti causassi dolore, io…”
Credo di aver colto un lieve bagliore nei suoi occhi, il luccichio di una lacrima restia a cadere, trattenuta a forza tra le ciglia. Sono costretta a prendere profondi respiri, per calmare il battito del mio cuore nel vederlo così. Sento tutta la sua sofferenza, come se fosse anche mia.
“Se non riuscissi ad aiutarti, stavolta? Se andasse storto qualcosa?”
Asra si passa le mani sul viso, cercando di riprendere la calma. Io continuo ad osservarlo con gli occhi che si riempiono della sua figura ed una mano sul cuore.
“Questo sì che è un bel problema. Non credo di poter rispondere alle tue domande. Non così almeno…”
Ed ecco che torna ad essere criptico, come suo solito. Mi mordo il labbro inferiore, rassegnata.
“Asra?”
La sua voce si sovrappone alla mia.
“Penso... Penso tu sia pronta, ora.”
Ed all’improvviso lo vedo arrossire, distogliere lo sguardo e passarsi una mano tra i capelli, finendo per accarezzarsi la nuca. Gli rivolgo un piccolo sorriso, intenerita dal suo aspetto vagamente impacciato, tipico di quando si trova in imbarazzo.
“In realtà eri pronta già da un po’… credo fossi proprio io a non essere ancora pronto…”
Ripreso un certo tono, si volta di nuovo verso di me ed il suo sguardo è così penetrante che sembra quasi stia trafiggendo lo strato d’acqua che ci separa.
“Ma penso sia più facile parlarne di persona, non credi?”
E questo cosa dovrebbe significare? Devo aspettare fino a che Asra non torni al negozio? Faccio per protestare, perché non ho intenzione di passare chissà quanto tempo con questi dubbi intenti a martellare la mia mente. Ma prima che possa aprir bocca lo vedo tendere una mano verso di me, come se non fossimo lontani, separati dalla fontana e da chissà quanta altra distanza.
“Hanan, prendi la mia mano.”
Credo di essere il ritratto della confusione ora. Come sarebbe a dire che dovrei prendere la sua mano? Non pensavo nemmeno fosse una cosa possibile…
“Fidati di me, sei pronta. Ti prometto che andrà bene e ce la farai. Devi solo… tendere la mano e prendere la mia!”
Vedere Asra sorridente, speranzoso, con la mano tesa verso di me, mi riempie il cuore di gioia. La sua fiducia in me mi illumina e mi perdo un ultimo secondo ad osservare il sorrisetto che gli curva le labbra. Meraviglia, premura e fiducia nei suoi occhi, mi danno la spinta necessaria per allungare il braccio verso di lui, movimento che faccio quasi con urgenza. Le mie dita penetrano il pelo dell’acqua, finché il fresco viene sostituito da una calda stretta familiare. Mi sento tirata e chiudo gli occhi, finendo avvolta nell’oscurità.

La sensazione di vertigine che mi è presa viene annientata dalle braccia che mi avvolgono dopo che ho oltrepassato lo strato d’acqua. Perdo l’equilibrio, tipico di me, finendo in avanti contro il petto di Asra. Il mio cuore ha un altro tuffo. Ed anche il suo. Lo sento, da qui.
Mi abbraccia, avvolgendomi completamente e con urgenza, mentre il suo mento si posa sulla mia palla. Sento il suo respiro smuovere qualche ciocca dei miei capelli.
Rimaniamo così, immobili e congelati in quel momento che vorrei fosse eterno, ora… Ma dopo un po’ Asra allenta la presa, quanto basta per guardarmi in viso. Il suo è di nuovo tinto di rosso.
“Beh… è bello vederti! Mi sei mancata.”
Asra si schiarisce la voce, il che mi fa sorridere, perché finisce sempre per diventare impacciato quando deve esprimere i suoi sentimenti, anche i più semplici. Indietreggia di un passo, rimanendo comunque vicino. Mi permette così di guardarmi intorno, però, e davvero non posso credere ai miei occhi.
Tutto, qui, è meraviglioso. Il cielo è così carico di colori, piccole luci fluttuanti, simili a lucciole, danzano nella leggera nebbia che avvolge l’intera oasi. Le piante non sembrano mosse dal vento, ma è come se avessero vita propria, come se si stiracchiassero per poi tornare calme. La luce è tenue, calda, crea meravigliosi giochi di ombre tutt’intorno a noi. Sono senza fiato.
“Dove siamo?”
“In un Portale. Uno spazio tra una realtà e quella successiva. Questo posto non esiste davvero, eppure tu sei riuscita a raggiungermi fin qui in ogni caso.”
Lo dice come se avessi compiuto l’impossibile, con gli occhi carichi di meraviglia.
“Mi chiedo se ne sentissi il richiamo…”
Asra si sposta lentamente, verso la riva dell’oasi, voltandosi verso di me e cercando la mia mano ancora una volta.
Le sensazioni in questo posto sono diverse. Mi sento molto più impulsiva, più sicura. Soprattutto ora che sono con Asra. Sento i miei piedi muoversi quasi senza controllo, vogliosi di accorciare la distanza col mio maestro. La mia mano che si protende, per raggiungere la sua ed intrecciare le dita.
“Sai, ci sono tante cose che vorrei tu vedessi, qui. E tante altre che questo posto può mostrare ad entrambi… Mi chiedo cos’abbia in serbo per noi!”
Sembra tutto più leggero. Persino la paura che prima leggevo negli occhi del mio maestro sembra svanita ed ha lasciato il posto al solito, dolce, enigmatico Asra sorridente. Si fa più vicino, stringendo la presa sulla mia mano ed io faccio altrettanto con lui.
“Stammi vicino. Non voglio che tu ti perda qui…”
Un occhiolino. È tutto quello che mi rivolge prima di cominciare ad avanzare, muovendo un passo verso l’acqua dell’oasi. Con mia meraviglia, vedo l’acqua diventare calma e liscia fino a sembrare vetro. I passi di Asra sono sicuri e la superficie regge il suo peso come se fosse un pavimento solido. La mia espressione lo diverte, tanto che sghignazza e mi tira letteralmente a sé, così anche io mi ritrovo coi piedi sul pelo dell’acqua. Inizialmente ho un sussulto, mi aspettavo di cadere, e perdo l’equilibrio. Asra mi sostiene saldamente, dimostrando ancora una volta di essere l’ancora di cui ho bisogno per andare avanti. Riesco a rimettermi in piedi e ricambio il suo sorriso incoraggiante. Solo adesso mi rendo conto che, sotto di noi, quella che sembrava una piccola pozza d’acqua è diventata un vero e proprio abisso, tanto profondo da non riuscire a scorgerne il fondo. Piccole creature luminescenti nuotano placide sotto di noi, brillando di più ad ogni nostro passo. Con la coda dell’occhio mi accorgo di uno scintillio ai confini del cielo. Sollevo lo sguardo alle stelle e mi rendo conto che il loro brillare è discontinuo, quasi stiano imitando i bagliori delle creature degli abissi. Tutto in questo posto, mi attira e mi riempie di meraviglia. Mi sento come tre anni fa, quando tutto mi sembrava nuovo e mi sorprendevo anche per la più piccola sciocchezza, al pari di una bambina. Noto, tra l’altro, di essermi letteralmente avvinghiata ad Asra intanto che avanziamo sul lago. Lui mi sorride, donandomi una lieve carezza sulla spalla.
“Hmmm, Ho un’idea. Proviamo una cosa adesso, ma…”
Torna quel suo fare apprensivo, mentre mi carezza il viso.
“… Se senti di nuovo mal di testa, non nascondermelo. Dobbiamo essere prudenti, va bene?”
“Perché?”
Gli domando, forse ingenuamente. Conosco bene quei mal di testa che mi tornano ogni volta che provo a ricordare e conosco la sua solita preoccupazione al riguardo, ma stavolta mi sembra maggiore rispetto al solito.
“Perché se forzi i tuoi ricordi a tornare, ti farai del male. E temo che possa avvenire in modo irreparabile.”
Stringe la presa su di me, avvolgendomi di nuovo in un abbraccio. Il suo cuore batte velocemente, preda della preoccupazione. Mi tiene vicina a sé, tornando a prendermi la mano e guidandomi attraverso l’oasi.
Con l’angolo dell’occhio, mi è parso di vedere un’ombra aggirarsi tra le ricche fronde degli arbusti. Quel movimento mi fa sussultare e mi volto in quella direzione ma… Non c’è nulla. Asra stringe la presa sulla mia mano, richiamando la mia attenzione. Non sembra essersi accorto di quel che ho visto io. Ma forse è stato solo un gioco d’ombre e luci. Dopotutto qui mi sembra tutto così nuovo.
“Questo posto potrebbe avere le risposte alle tue domande, Hanan. Questo posto esiste, ma allo stesso tempo la realtà è diversa qui. Un luogo da cui si può apprendere molto…”
Si ferma. Si volta verso di me con un profondo sospiro. Lascia la presa della mia mano per carezzarmi le spalle. Le sue mani scendono lungo le mie braccia, fermandosi all’altezza dei gomiti, ed Asra mi tira a sé. Sento ancora una volta la paura pervaderlo. Tutto quello che mi viene di fare per rassicurarlo è donargli una lieve carezza sul viso. Lui arrossisce, deglutisce e si schiarisce la voce.
“Ricordati, è comunque un posto pericoloso, dobbiamo fare attenzione. Soprattutto ora che cercheremo di recuperare i tuoi ricordi…”
Il suo sguardo indugia ancora nel mio. I nostri occhi sono del medesimo colore. Una cosa che ho sempre trovato curiosa, visto che è una tinta inusuale e che lui mi ha solamente spiegato come legata alla magia. Rimarrei così ad osservare i suoi occhi luminosi per tanto, tanto tempo…
“Allora, lo vuoi fare?”
Mi chiede, abbozzando il suo solito sorrisetto volpino.
“Io… Beh sì, certo che sì. Solo, non pensavo di avere questa possibilità, prima.”
“Non l’avevi.”
Risponde lui, con calma, scostando la solita ciocca di capelli che, ribelle, mi finisce sul viso. La porta dietro il mio orecchio e si sofferma ad accarezzarmi lo zigomo col pollice, delicatamente.
“Ma la tua abilità di raggiungermi fin qui non è certo una coincidenza, Hanan. Non hai ancora realizzato quanto tu sia diventata capace, ormai.”
Il suo sorriso si fa radioso, fiero, mentre mi tiene il viso tra le mani. E le mie indugiano sulle sue, carezzandone il dorso.
“Ed io ho la fortuna di veder crescere questa tua scintilla ogni giorno. Ma da quando sono partito hai fatto davvero passi da gigante! Sei forte abbastanza, Hanan. Forse lo sei già da un po’, ma…”
Le sue guance si tingono di rosso ancora una volta e da così vicino lo noto ancora di più. Non ho mai realizzato quanto fosse tenero, quando arrossisce.
“…forse sono io, che non ho mai voluto rischiare. Sono stato egoista?”
Batto le palpebre, confusa dalla sua ultima domanda.
“Perché ritieni di esser stato egoista?”
Lo vedo sospirare. Una delle sue mani si allontana dal mio viso e raggiunge il suo petto.
“Perché se ti fosse accaduto qualcosa, provando a recuperare i tuoi ricordi, penso sarei impazzito.”
Nel dire queste parole, la mano che si è portato al cuore, si sposta verso il mio. Il palmo aperto a cercare il mio battito. Sento le guance avvampare improvvisamente e ho perso un battito, per questo suo gesto. Asra stesso, dopo qualche secondo, diventa paonazzo e ritrae la mano, portandosela dietro la nuca. Da un colpetto di tosse e toglie anche l’altra mano dal mio viso, lasciando che scenda a raggiungere il fianco.
“Per questo dobbiamo stare attenti, anche se ormai la tua magia è più potente. E a proposito, mi sono appena ricordato di una cosa…”
Asra si fa appena più serio, distanziandosi da me quanto basta per chinarsi verso un piccolo cespuglio traballante, proprio sulla riva. Senza guardarmi, continua a parlare.
“Riguardo il fatto che mi chiami ancora Maestro.”
Solo adesso si volta a cercare di nuovo il mio sguardo. C’è qualcosa di intenso e criptico nella sua espressione, qualcosa che, in qualche modo, mi incuriosisce. Muovo un passo verso di lui e lo vedo farsi davvero serio.
“Mettiamola in questi termini… Lo detesto. Vorrei che non lo usassi mai più.”
Ok, questo mi ha colta alla sprovvista. In questi tre anni è stato quasi normale chiamarlo Maestro. Non avevo mai minimamente sospettato che la cosa potesse turbarlo, eppure il suo sguardo parla chiaro. Lui detesta quella parola.
“Come mai? Tu sei il mio maestro. Mi hai insegnato tutto quello che so!”
Faccio per replicare e credo si sia accorto di aver usato un tono piuttosto brusco poco fa. La sua espressione sembra quasi mortificata. Osserva di nuovo il cespuglietto sul quale si è chinato, giocherellando con le sue foglie.
“Ahm… Beh, diciamo che…”
Mi regala un nuovo sorriso, che mi tranquillizza.
“Ti ho soltanto restituito ciò che già ti apparteneva. Chiamarmi Maestro ti sminuisce soltanto e non voglio.”
Mi avvicino a lui, chinandomi anche io vicino alla riva. Quello che ha appena detto mi ha riempita di gioia tanto da farmi sentire davvero leggera, sollevata.
Vedo Asra appoggiarsi alla mia spalla, cercando il mio sguardo per un momento lunghissimo. Io ne approfitto per carezzargli i capelli. I suoi capelli candidi sono la cosa più morbida che abbia mai toccato. Sembra di accarezzare una nuvola. Lo vedo sorridere. Il sorriso dolce che il più delle volte è stato rivolto solo a me. Un sorriso di cui, ammetto, sono gelosissima. Deglutisce, muovendo il capo come a voler assecondare il grattino che gli sto facendo. Sembra un animaletto docile e mi ruba un sorriso, uno felice. Felice di poter vivere quel momento con lui.
“Non so quanto tempo abbiamo ancora per stanotte, ma non voglio sprecare nemmeno un istante. C’è un mondo intero, qui, nostro da scoprire, se vorrai esplorarlo insieme a me…”
Oh, sì. Sì, Asra! Cento volte sì. Il mio sorriso radioso deve essergli bastato come risposta, visto che si risolleva con uno scatto che non gli ho mai visto fare prima d’ora, tanto è pigro di solito. Afferra entrambe le mie mani, col volto illuminato da una nuova luce, eccitato come un bambino a cui hanno appena fatto un dono. Percepisco in lui una sorta di sollievo, come se avesse aspettato questo momento da molto tempo.
“Allora, che ne dici, andiamo?”
Non mi aveva mai proposto prima d’ora di portarmi con sé, non posso certo farmi scappare questa occasione, me ne pentirei per tutta la vita!
Gli stringo le mani, saltellando come una bambina e finendo per farlo ridere, sinceramente divertito. Lo sono anche io, divertita e felice, come non lo ero da tanto.
“Sì! Esploriamo l’oasi!”
Oh, forse sono sembrata un po’ troppo esuberante all’idea, o sbaglio? Praticamente mi sono messa ad urlare. Ma la risata divertita di Asra mi fa passare qualsiasi imbarazzo.
“E allora che aspettiamo!” Fa eco al mio entusiasmo, porgendomi il braccio in maniera elegante.
“Non vedo l’ora di scoprire cosa possiamo trovare, ma prima vorrei portarti nel mio posto preferito!”
Nel vedere Asra attendermi in quel modo, scimmiotto quello che potrebbe sembrare l’inchino di una dama verso il proprio cavaliere e mi appoggio al suo braccio. Non appena ci giriamo, verso la sinistra del lago, davanti ai nostri occhi si apre una vasta giungla lussureggiante. Ma io giuro che prima non era lì, o me ne sarei accorta! Mi guardo intorno, stupefatta, rendendomi conto che tutto intorno a noi sta mutando, perfino le stelle. Asra adocchia la mia espressione meravigliata, e per un secondo incrocio di nuovo il suo sguardo. Non mi sfugge il sorriso che per un secondo ha piegato le sue labbra. Il più enigmatico che gli ho visto fare finora, nei miei confronti.
Ci incamminiamo attraverso la vegetazione, sempre più fitta e vivida. Superiamo alberi altissimi, foglie spropositatamente grandi e ci arrampichiamo tra le radici ondulate, man mano che ci addentriamo nel fitto. Asra è sempre lì a guidarmi, pronto ad offrirmi il suo aiuto. Non ha mai lasciato la mia mano, per tutto il tempo ed ogni volta che si voltava a cercare il mio sguardo, sembrava felice di trovarmi ancora lì insieme a lui. Il suo sorriso allegro mi contagia, illuminando anche il mio viso.
Presto, ci troviamo in una radura ampia, popolata di piccole creaturine, le stesse creature luminescenti, che fluttuavano al di sopra del lago nell’oasi. Gli esserini sembrano reagire alla presenza di Asra, lampeggiando come se volessero dimostrare una certa allegria nel rivederlo. Non vedo come possa essere il contrario, dopotutto. Nel notare anche la mia presenza, prendono a volteggiare con eccitazione attorno a noi. Una di loro si posa sulla punta del mio naso ed un lieve cinguettio raggiunge le mie orecchie. All’inizio incrocio un po’ gli occhi per poter osservare meglio quella piccola bestiola luminescente, che mi dà il suo saluto. Una risata chiara e limpida lascia le mie labbra, perché sentirmi accettata dai piccoli abitanti di questa radura mi ha riempito di gioia. Anche Asra sembra lieto della reazione di questi esserini.
“È chiaro che piaci loro!”
E come se gli stessero rispondendo, altre di quelle creaturine prendono a cinguettare, andando a posarsi tra i riccioli morbidi dei suoi capelli bianchi, accomodandosi letteralmente sulla sua testa.
Non posso trattenere una risata divertita, a quella visione così buffa e tenera.
“Credo che valga lo stesso per te.”
Faccio notare, indicando gli animaletti appollaiati tra i suoi capelli. Lui solleva gli occhi, pur consapevole di non poterli vedere da lì.
“Oh, non saprei… Credo siano solo abituati alla mia presenza. Tu invece sei una nuova, eccitante scoperta! Chi non sarebbe felice di conoscerti?”
Il mio cuore non reggerà ancora a lungo a tutti questi sussulti. Ma ogni battito accelerato che provo io, sembra provarlo anche Asra, con la medesima frequenza, tant’è che di nuovo, si porta una mano al petto. Lo vedo felice, come non lo avevo mai visto prima d’ora.
Lentamente lascia la presa sulla mia mano, che ancora era stretta nella sua quasi fossero inseparabili. Si mette a sedere comodamente sulla sabbia, sistemando dei cumuli a mo’ di cuscino per stare più comodo. Lo imito, buttandomi accanto a lui, scivolando contro il suo fianco in modo da far aderire i nostri corpi. Poggio la testa sul suo petto e sento il suo braccio cingermi le spalle, tirandomi ancora un po’ di più a sé.
Altre creaturine luminescenti ci raggiungono, uscendo allo scoperto dai cespugli e gli alberi tutti intorno alla radura. Il loro bagliore lampeggia, come volessero giocare con noi, contente della nostra presenza.
“Vengo spesso qui, per schiarirmi le idee. Stare qui a guardare quelle stelle, vederle cambiare… è quasi terapeutico.”
Mi sporgo per vedere il suo viso, mentre mi confessa finalmente qualcosa in più di tutte le volte che l’ho visto lasciare il negozio e andare via. Noto i suoi occhi pieni di meraviglia, intenti ad osservare quel cielo stellato e cangiante come fosse la prima volta, nonostante mi abbia appena rivelato che è qualcosa che fa spesso. Mi volto anche io, a godere dello spettacolo variopinto delle galassie e le costellazioni che mutano sotto ai nostri occhi. Ma mentre sono intenta ad osservare il cielo, percepisco lo sguardo di Asra su di me. Sguardo che non ha perso la meraviglia che lo illuminava mentre guardava il cielo.
“MI ricordano te.”
“Me?” Domando, mordendomi timidamente il labbro inferiore.
“Sì, te.” Ancora una volta mi accarezza i capelli.
“Ho guardato questo cielo innumerevoli volte, ed ogni volta mi domandavo se stessi bene. Cosa stessi facendo in quel momento, se fossi al sicuro… se fossi felice.” Indugia ancora con lo sguardo su di me ed io lo ricambio, col fiato sospeso per tutte le cose che mi sta rivelando stasera. Tutto questo non fa altro che scaldarmi il cuore, di più, sempre di più.
Asra torna ad osservare il cielo, indicandomelo. Lo imito, curiosa di sapere cos’altro vuole mostrarmi.
“Ho persino dato il tuo nome ad una costellazione!”
Devo ammettere, con questa sua confessione ho riso di gusto. Come fa ad aver dato il mio nome ad una costellazione, se il cielo sopra di noi non sta fermo un attimo e cambia di continuo? Ma decido di assecondarlo. Poggiandomi con le mani al suo petto mi sollevo un po’, quanto basta per poter tornare nel suo campo visivo. I miei capelli, decisamente lunghi, ricadono sulla mia spalla come un mantello, finendo sul petto seminudo di Asra che sghignazza, per il solletico,
“Ah sì? Quale sarebbe la mia costellazione?”
Lo punzecchio un po’, e lui solleva la mano indicandomene una, ma poco dopo un rombo improvviso ci scuote entrambi.
Sembra il rombo di un tuono. Asra sembra scosso, come se la cosa fosse insolita. L’aria si carica di elettricità e la giungla si profuma di pioggia.
“Era… un tuono?”
Lo sbigottimento di Asra si muta in un altro dei suoi sorrisi poco chiari a noi comuni mortali.
“Non era mai successo finora. Devi avere una tempesta dentro di te, Hanan!”
Mentre parla scruta avidamente il cielo nel punto dove le nubi si stanno radunando. Io invece mi sento di nuovo confusa. Quel tuono è stato a causa della mia presenza qui? Ho in qualche modo influito ai cambiamenti in questo posto?
Pigramente, Asra lascia il suo comodo giaciglio di sabbia, facendomi scostare delicatamente. Si rialza in piedi e tende una mano verso di me, per aiutarmi a fare lo stesso.
“Dai andiamo! Voglio vedere la tempesta coi miei occhi!”
Una volta in piedi, è Asra stesso ad aiutarmi a ripulirmi dalla sabbia, sgrullandola via dalle mie gambe. Sento le guance bollenti, a quel gesto. Non è la prima volta che usa certe premure con me, ma dopo tutto quello che è successo oggi e che sta ancora accadendo, tutto mi sembra amplificato.
Mi prende di nuovo la mano, per guidarmi attraverso la giungla. La percorriamo come due bambini intenti a giocare, entusiasti dell’aria elettrica e carica della tempesta che ci sta inebriando. I tuoni rimbombano tutti intorno a noi e, ad ogni mio sussulto, Asra stringe di più la mia mano.

Eppure, la nostra quiete viene turbata all’improvviso, quando nel mio orecchio risuona un ringhio sommesso. Un suono che mi fa tremare di angoscia e mi costringe a bloccarmi. Quando mi volto, vedo quello che sembrerebbe un passaggio, apertosi tra le fronde.
Ma quando faccio per chiedere ad Asra se anche lui ha sentito quel rumore, mi rendo conto di essere sola. La mia mano non sta più stringendo la sua e me ne sono accorta solo adesso.
Una profonda sensazione di solitudine e sconforto mi coglie all’improvviso. Il mio respiro accelera, così come il battito del mio cuore.
Dovrei restare ferma ed aspettare Asra? Si è sicuramente accorto che non lo sto più seguendo, dico bene?
Dalle fronde circostanti quel nuovo passaggio sento come un’eco. Un richiamo, diretto proprio a me. Sussurra il mio nome, mi attira a sé. Vedo di nuovo quell’ombra. Quella che avevo visto prima di inoltrarmi nella giungla con Asra, ed un brivido di terrore mi percorre la schiena tanto da farmi irrigidire. Stringo le mani a pugno, serrandole sulla mia gonna, incapace di muovermi, mentre quell’ombra sembra mi stia facendo cenno di avvicinarmi.
“Hanan…”
Lo sento di nuovo, il mio nome, stavolta il sussurro non è solo nella mia mente ma è vivido, proviene proprio da quell’ombra poco distante da me.
La fisso con orrore, incapace di distogliere lo sguardo ma allo stesso tempo totalmente spaventata dalla sua presenza. Sento il suo richiamo forte, mi fa vibrare le membra di tutto il corpo. Devo seguirlo? Lo sento, vuole solo che io compia il primo passo. Solo il primo passo…

“Hanan!”
All’improvviso le braccia di Asra mi avvolgono, strappandomi da qualsiasi tipo di controllo quella presenza stesse avendo su di me. Respiro affannosamente, come se fossi appena stata strappata ad un incubo terribile. Mi volto di nuovo verso il punto in cui si ergeva l’ombra, ma non vi è più traccia né del passaggio, né della presenza. Solo sabbia e cielo attorno a noi. Affondo il viso nel petto di Asra, che mi stringe forte a sé, percependo il mio disagio. Sento le sue dita intrecciarsi tra i miei capelli, carezzandoli dietro la nuca. Il suo tocco mi calma, pian piano, e riprendo a respirare normalmente.
“Giusto, prima regola di questo posto, Hanan… Non ti farà del male finché sei cauta. Se vedi di nuovo una via oscura, la prossima volta voltati e torna indietro.”
Asra mi tiene stretta a sé, lasciando che un suo braccio mi cinga le spalle anche mentre ci allontaniamo da quel posto, ma sono sicura di avergli visto lanciare un’occhiata attenta verso il punto dove poco prima ho visto l’ombra. Istintivamente, stringe la presa sulle mie spalle, portandomi via da lì ed insieme ci dirigiamo di nuovo verso la tempesta.
“Dai andiamo, prima che finisca!”
Stavolta non si limita a stringermi la mano, mi rimane accanto per tutto il tragitto, col suo braccio attorno alle mie spalle. Il calore del suo contatto mi rilassa, mi fa scordare tutta la paura che ho avuto un attimo prima. Ci lasciamo guidare dall’odore della pioggia e dal rombo dei tuoni, continuando ad addentrarci nella giungla. Ad un certo punto, Asra si ferma di colpo, col fiato mozzato e gli occhi spalancati.
“Woah. Tutto questo… solo perché tu sei qui?”
Il terreno di fronte a noi si interrompe bruscamente, lasciando spazio ad una ripida scogliera, inondata da una nebbia brillante. Nella profonda voragine sotto di noi, ecco la tempesta. Nuvole nere, gonfie e cariche di pioggia, screziate dai lampi azzurri e vividi. Le gocce di pioggia cadono dalle nuvole e volteggiano nell’aria fino ad infrangersi sulla scogliera rocciosa.
Asra osserva la tempesta con estremo stupore.
“Giuro, è la prima volta che vedo qualcosa del genere.”
Lo vedo allungare una mano, come a voler toccare le gocce d’acqua, ma nel momento in cui lo fa, tutto cambia di nuovo intorno a noi. Le nuvole ci circondano, portandoci nel vivo della tempesta. L’acqua inizia a bagnarci, mentre entrambi solleviamo il viso verso i lampi azzurri. Sento le gocce di pioggia scendere lungo la mia schiena, le mie braccia, le mie gambe. Sento i capelli aderire al collo e alcuni al mio viso. Gli abiti, leggeri, che ora segnano perfettamente le mie esili forme. E così anche per Asra. I suoi riccioli scompigliati incorniciano il volto ambrato e la sua camicia ormai copre ben poco della sua pelle. Lo vedo arrossire, quando riporta lo sguardo su di me.
“Hanan…”
Le sue mani mi carezzano di nuovo il viso, scendendo poi sulle mie spalle, lungo le braccia, fino a giungere ai miei fianchi. Così vicini, posso vedere le gocce di pioggia tempestargli le ciglia come fossero rugiada. Alcune gocce scendono lungo il suo viso, finendo per posarsi sulle sue labbra. Quelle labbra morbide, su cui ho già indugiato con lo sguardo. Non posso resistergli. Mi avvicino tanto da non lasciare quasi spazio tra noi. Le mie mani, strette sulla stoffa della sua camicia, lentamente scivolano attorno alla sua vita, a cingerlo in un abbraccio. Nessuno di noi due ha bisogno di parlare in questo momento. Rimango qualche istante a fissare i suoi meravigliosi occhi, carichi di speranza e prudenza allo stesso tempo. Sciolgo l’abbraccio soltanto per posare le mani di nuovo sul suo petto, quanto basta per spingerlo appena, seguendo anche io il movimento che gli impongo perché non ho alcuna intenzione di staccarmi da lui, ora. Lui non oppone alcuna resistenza e si ritrova con la schiena poggiata ad una delle palme. Le ampie foglie ci forniscono un minimo di riparo dalla pioggia, sembra quasi che abbiamo trovato un nostro piccolo rifugio nella tempesta.

E così l’ho baciato.

L’ho baciato come se il suo respiro fosse l’aria di cui ho bisogno per sopravvivere. L’intero mondo potrebbe anche svanire ora, fintanto che io e lui siamo insieme. Finché Asra è con me, nient’altro ha alcuna importanza.
Le braccia di Asra mi avvolgono, facendo aderire ancora di più i nostri corpi. Gli abiti bagnati non fanno che amplificare ancora di più la sensazione di piacere che il contatto con Asra mi provoca. Lo sento restituirmi il bacio, con una foga che sinceramente non mi aspettavo, ma che non fa altro che amplificare la gioia che quasi mi fa esplodere il petto. Mi bacia le labbra, mi bacia le guance, i baci percorrono famelici tutta la linea della mia mandibola fino a giungere al collo.
Ma… Asra sta tremando?
Ci fermiamo solo un secondo, contemporaneamente, per riprendere fiato. Non credo di aver mai visto le guance di Asra così rosse prima d’ora. Gli regalo un altro sorriso, per questo.
“Io…”
All’improvviso la tempesta si fa ben più violenta del previsto, tanto che entrambi veniamo scossi dall’improvviso rombo di un tuono molto vicino, troppo vicino. Il vento inizia ad essere forte, tanto che Asra mi stringe a sé per proteggermi senza che riesca a finire di parlare. Mi avvolge col suo abbraccio, Apprensivo, protettivo, affrettandosi a portarmi via da lì. Ci inoltriamo nuovamente nella giungla, che ora sembra un po’ più buia.
Lunghe ombre si ergono tutto intorno a noi, rendendo il paesaggio tetro. Sento di nuovo una forte sensazione di angoscia pervadermi, perché quelle ombre stanno chiamando a gran voce i nostri nomi. Perfino la tempesta sembra volerci richiamare a sé adesso.
“Credo che ora tu debba andare via da qui, Hanan… Questo posto cambia costantemente. Non è saggio rimanere troppo a lungo.”
No. Non voglio. Non voglio separarmi di nuovo da Asra.
Non ora.
No.
Lui deve aver percepito lo smarrimento che in questo momento mi sta assalendo, perché mi rivolge un sorriso rassicurante.
“Sono felice tu mi abbia raggiunto qui, Hanan. Questa è stata una delle esperienze più preziose della mia vita e ne farò tesoro, per sempre.”
Mi sussurra, calmo, mentre mi accarezza il viso per tranquillizzarmi.
“Ti rimando indietro ora, ma ci vedremo presto, te lo giuro.”
Con la voce incrinata, gli rispondo.
“Presto?”
Non ricevo risposta a quella domanda. Le mani di Asra si posano gentilmente sui miei occhi, tanto da oscurarmi la vista. Una sensazione che oggi ho provato fin troppo spesso mi pervade, mentre la realtà torna a rimescolarsi per prendere di nuovo una forma intorno a me.

Ed eccomi, di nuovo alla fontana. Mi tiro su con un sospiro, ancora una volta con la sensazione di essermi ripresa da un sogno. Il cuore mi batte ancora a mille per lo strano viaggio appena compiuto. Mi porto le mani al petto e modulo il mio respiro, cercando di calmarmi. Faust si riscuote dal suo sonno. Mi guarda con aria confusa e preoccupata, sporgendosi con la testolina verso di me.
“Asra?”
Mi domanda, speranzosa. Un profondo sospiro ed un forte senso di solitudine mi pervadono, sapendolo di nuovo lontano da me, dopo tutto quello che è successo.
“Non lo so, Faust…” Le rispondo, triste.
La piccola serpe sembra provare lo stesso. Asra deve mancare molto anche a lei.
“Asra…”
Faust si aggroviglia attorno al mio polso, sembra essere preoccupata. Le concedo qualche piccola carezza, cercando di infonderle sicurezza, anche se io stessa vorrei essere rassicurata, ora come ora.
Ma almeno siamo in due, non siamo sole, possiamo sostenerci a vicenda, io e lei.
La tengo tra le mie braccia, portandola con me verso la mia stanza al palazzo. L’immagine di Asra in mezzo alla tempesta crescente continua a tormentare la mia mente.
 

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Capitolo 4
*** VII THE CHARIOT - Reunion ***




 
Sento bussare alla porta della camera degli ospiti del palazzo, quella che al momento sto occupando per prestare servizio a Nadia. Mi scuoto, aprendo gli occhi di colpo, risvegliata da un sonno senza sogni.
“Mmh… Avanti…”
Mormoro, con la bocca ancora impastata da sonno. Mi passo le mani sul viso e mi stropiccio gli occhi viola con molta calma. Non oso immaginare come siano i miei capelli al momento, quindi per ora semplicemente li ignoro.
La porta si apre e Portia, già sveglia e pronta a compiere i suoi doveri, fa capolino con un sorriso.
Solitamente non sopporto la gente che mi parla di prima mattina, né chi è troppo attivo appena sveglio… e questo con Asra per fortuna non è un pericolo in cui rischio di incappare! Ma comunque, Portia non mi dà fastidio con la sua presenza. Anzi, mi strappa un sorriso.
“Buongiorno, Hanan! Spero tu abbia dormito bene, abbiamo molte cose da fare oggi!”
Il sorriso sfuma in una smorfia preoccupata. Io intanto scendo dal letto, sistemandomi la veste da notte perché non mi scopra troppo le gambe.
“La Contessa è terribilmente irritata per aver perso tempo nei preparativi della Masquerade. Lei odia le sue emicranie…”
Mentre Portia parla, noto un movimento sopra di lei, sulla porta. Un movimento che mi fa quasi prendere un colpo. Faust deve essere uscita dalla sacca nella quale l’avevo nascosta, ed ora se ne sta lì, bella tranquilla appoggiata sulla porta, con la linguetta che vibra attraverso la sua boccuccia come se nulla fosse. Deglutisco, costringendomi a non fissarla per non attirare l’attenzione di Portia. Ma a quanto pare non serve a niente, visto che la giovane dai capelli ramati e lo sguardo furbo, ora mi osserva interdetta.
“Cosa- Ho qualcosa sulla testa?”
Prima ancora che io possa fermarla, si volta e inevitabilmente nota Faust. Portia salta, terrorizzata e Faust, ovviamente, si spaventa e scappa via lungo il corridoio.
Con un profondo sospiro, mi porto le mani alle tempie e le massaggio. Ci mancava anche questa, ora. Portia sembra terrorizzata, ma chi non lo sarebbe ritrovandosi una serpe in casa?
“Hanan l’hai visto?? Hai visto quel serpente?? Dimmi che me lo sono solo immaginato!! Oh, che guaio!!! E se stesse andando al recinto dei roditori?”
“Portia non-“
Portia è corsa all’inseguimento di Faust con una rapidità che non avrei mai immaginato. Ancora in veste da notte e coi capelli scompigliati, le corro appresso. Per tenere il passo sto letteralmente faticando. Sto iniziando a sudare e ho il fiatone. Dannato Asra che mi ha attaccato la sua pigrizia!
Fortunatamente, Portia si ferma ad un bivio nei corridoi, e ho tempo di recuperare il fiato.
“Da che parte sarà andato? Hanan, tu hai visto da che parte andava??? Non sono brava coi serpenti, ma non lo lascer- AH! ECCOLO!”
“Portia, Aspet- ah…”
Di nuovo corsa all’inseguimento di Faust. Ho fatto in tempo a vedere solo la codina bianca del famiglio di Asra arricciarsi prima di svoltare l’angolo. Portia brontola, mentre le corro appresso col cuore in gola per la fatica. Non si direbbe, dal suo fisico morbido, ma ha una bella resistenza!
“Argh… Si sta dirigendo al giardino! Non la troveremo mai lì fuori… Oh no! Le gabbie degli uccelli! No, no, no, se succedesse loro qualcosa la Contessa andrebbe su tutte le furie!”
Il viso di Portia è più bianco del solito e imperlato di sudore freddo, mentre pensa a chissà quali rare specie di volatili presenti nel giardino. Riesco a riprendere fiato quanto basta per riuscire a biascicare un’unica frase. L’unica sensata che mi viene in mente al momento.
“Lei non mangia volatili…”
Portia sembra sbigottita dalla mia frase.
“Cosa? Che ne sai tu? E poi… Lei? Ma… ma è tuo quel serpente, Hanan?”
“In realtà è-“
Qualcuno mi dà uno spintone, interrompendo la mia frase e facendomi quasi cadere. Perfino Portia ha rischiato di venire travolta dalla fretta di quello che pare essere il ciambellano. Lo vediamo schizzare via rapido verso la veranda, urlandoci qualcosa senza nemmeno voltarsi, tanto va di fretta.
“Vi chiedo umilmente perdono, ma devo raggiungere la contessa!!!”
Perché in questo palazzo non può esserci una mattinata tranquilla in cui non succede niente di strano?
Io e Portia ci scambiamo un’occhiata preoccupata, dunque ci gettiamo all’inseguimento del ciambellano, per capire cosa diamine stia succedendo.

Ci precipitiamo tutti e tre in veranda, dove la contessa si erge in tutta la sua bellezza. Non ci guarda, la sua attenzione è rivolta al giardino sottostante, almeno finché non piombiamo letteralmente alle sue spalle, fermandoci di colpo con un sussulto comune.
Si volta, ci scruta con un momento di confusione, ma alla fine sorride, quasi divertita oserei dire.
“Ah, Hanan. Ti sei alzata presto oggi, vedo. Ma cielo, dove andate così di corsa?”
Beh, era impossibile che non lo notasse, anche perché io sono ancora in abiti da notte. Ed infatti sento le guance andare a fuoco, mentre mi osservo le vesti e i piedi scalzi.
“Portia, che succede? C’è qualcosa di cui dovrei essere messa al corrente?”
Portia e io ci guardiamo per un secondo, ma lei rivolge immediatamente le sue attenzioni a Nadia, per non farle attendere troppo la risposta.
“Noi… Uhm… No, milady. Ma come mai siete già vestita? Aspettate forse qualcuno?”
Nadia assottiglia lo sguardo, rivolgendo alla sua ancella favorita un sorriso cortese.
“Ho come la sensazione di sì, Portia. Ora però, tu e Hanan vogliate scusarmi, ma il ciambellano sembra voglia riferirmi qualcosa di urgente.”
Ed è proprio il ciambellano a farsi spazio tra me e Portia, di nuovo, fortunatamente con più grazia.
“Sì, ecco, Milady! Stavo per l’appunto per annunciarvi l’arrivo di-“
Il ciambellano viene interrotto dal rumore delle guardie che si muovono sulle scale, che dal giardino portano proprio qui, alla veranda. Seguono una figura incappucciata, il cui mantello segue con uno strascico che gli fa da coda. La figura misteriosa tira fuori da sotto la propria cappa due brocche d’argento, per poi riversare il contenuto, creando due archi di un liquido brillante, che si attorcigliano tra loro come le nuvole durante un temporale. Quella spirale cresce, estendendosi e mutando la sua forma fino a prendere le sembianze di una figura umana. Una figura che riconosco già, prima che il suo aspetto sia completo, e che mi fa battere forte il cuore.
In quel preciso istante, la figura incappucciata si sgretola, sotto gli occhi stupiti di tutti, soprattutto delle guardie che la seguivano, e di lei non rimane altro che un cumulo di sabbia dorata sui gradini della veranda.
Il ciambellano sembra decisamente scocciato dal comportamento delle guardie, tanto che le scruta tutte con un’occhiataccia.
“… Come dicevo, Milady, volevo annunciarvi l’arrivo dell’indovino, Asra.”
Dunque, si rivolge alle guardie con tono seccato.
“E lo avevo detto anche a loro! Perché mai vi siete messi ad inseguirlo?!”
Questo mi ricorda del mio arrivo al castello, la prima sera, quando le due guardie mi negarono l’accesso nonostante fu Nadia stessa ad invitarmi qui. Mi porto una mano sulla bocca, per nascondere il mio sorriso divertito.
“Lo fanno sempre. Buongiorno, Contessa.”
La voce di Asra, ora nel pieno della sua forma, cattura l’attenzione di tutti i presenti nella veranda. Lo vedo chinarsi in un gesto di riverenza verso Nadia. Un gesto elegante e decisamente ruffiano, ed anche questo mi fa sorridere. Vedo il suo sguardo spostarsi per un secondo verso di me, uno sguardo divertito e complice che ricambio. Asra si toglie il cappello, inginocchiato davanti alla contessa.
“Oh, Asra… Da quanto desideravo dare un volto a questo nome!”
Quindi, Nadia nemmeno ricorda? Ieri l’ho chiaramente vista parlare con lui, proprio qui in veranda. Un episodio successo anni fa, è vero, uno di quelli che mi hanno lasciata con più domande che risposte. Tengo d’occhio Asra, cercando di capire la sua reazione. Sebbene lui si comporti con totale tatto ed eleganza, non mi sfugge una nota di tristezza che ora gli oscura lo sguardo. Conosco bene i suoi occhi, so quando qualcosa lo tormenta.
“Il mio nome? E quale interesse può avere il nome di un umile indovino di città per voi, Contessa?”
“Curiosità… Sei molto più giovane di quanto avessi immaginato.”
Risponde Nadia. Mi sporgo appena, cercando di scrutare anche il suo viso, ma lei è impassibile e austera, come sempre. Non riesco ad evincere nulla dalla sua espressione.
“Lo sono, Contessa? Voi invece siete perfino più radiosa e magnifica di quanto ricordassi.”
Mi volto di scatto verso Asra, attenta alle sue parole e le sue espressioni. Ma non apro bocca. Non davanti alla contessa, sicuramente.
Nadia sembra perplessa, confermandomi che davvero non ha alcuna memoria del mio maestro. Si porta una mano sul decolleté e gli occhi si spalancano in un’espressione confusa.
“Come sarebbe ‘ricordassi’?”
“Ero un ragazzino, quando giungeste a Vesuvia. Un magnifico volto che si ergeva tra la folla esultante, molti anni fa.”
La spiegazione di Asra è costruita alla perfezione, nessuno potrebbe mai dubitare di quello che sta dicendo ora. Ma io ho visto. So che sta omettendo qualcosa. L’ho visto ed in più lo leggo nei suoi occhi, velati da una nota triste che solo chi sa capirlo può notare. Poi si rasserena, tornando sorridente, ed intanto Faust striscia fuori dai suoi abiti facendo capolino da sotto la camicia.
“Possiamo definire questo come il nostro vero primo incontro, Contessa. Spero di avervi fatto una bella impressione, migliore e più duratura di quella che potrebbe lasciare un bambinetto in mezzo alla folla.”
Si alza, lentamente e con un movimento sciolto. C’è sempre grazia, in ogni cosa che fa. Non lo stesso tipo di grazia che si potrebbe attribuire a Nadia, certo, ma Asra è capace di rendere tutto così ipnotico.
“A proposito, vogliate perdonare questa intrusione fuori programma, milady.”
E dunque, si avvicina a me. A me che in questo momento sembro l’unica cosa fuori posto. Con addosso una veste bianca da notte ed i piedi scalzi ed i capelli ancora arruffati dal sonno. Arrossisco talmente tanto da sentire le orecchie bollenti, perché Nadia ci guarda con un sopracciglio inarcato. Asra non si fa alcun problema invece. Senza curarsi degli sguardi fissi su di noi, mi avvolge in un caloroso abbraccio tenendomi una mano dietro le spalle ed una dietro la nuca, così da farmi aderire contro il suo petto. Sono così felice ed imbarazzata allo stesso tempo, che spero non mi lasci mai. Perché non voglio che lo faccia e perché non voglio vedere di nuovo gli sguardi di Nadia, Portia e del manipolo di guardie addosso.
Mi concentro sul battito del suo cuore, che in quel momento sembra impazzito di gioia. E così è il mio. Battono rapidi, come se fossero due metà dello stesso cuore, ricongiunte e felici. Le mie braccia vanno dietro la schiena di Asra senza che io me ne renda conto. Le mie mani che si avvinghiano alla sua camicia.
La voce di Nadia ci riporta entrambi alla realtà. Parla con un tono divertito, come se si stesse godendo la scenetta.
“Vedo che ti è mancata la tua allieva. Che teneri.” 
Dunque, mi sorride. Un sorriso che credo sia tra i più amichevoli e sinceri che le ho visto fare finora. Riesce anche a togliermi parte dell’imbarazzo.
“Devo dire che Hanan è stata un’ospite squisita, questi giorni.”
Asra storce le labbra in un sorrisetto carico d’orgoglio. Lo osservo intensamente mentre lui osserva Nadia.
“Non ne dubito, Contessa. Ovunque va Hanan, segue il caos. Non ci si annoia mai!”
Come prego?
Continuo a fissarlo, con il mio miglior broncio sul viso, anche se dura ben poco.
“Mi chiedevo se potessi portarla con me oggi.”
Sta arrossendo, e anche io. Lo sento stringere la presa sulle mie spalle, mentre continua a sostenere lo sguardo di Nadia nel farle questa richiesta. La Contessa sembra pensarci un po’ su ed ora sia io che Asra la stiamo fissando, in attesa.
“Hmm… Ieri abbiamo perso tempo, in realtà. Ma suppongo non sia stata colpa sua, ma mia. Però…”
Asra prende la parola, con garbo.
“Se mi è concesso, milady, tutto quello che voglio fare è accrescere le abilità di Hanan. Questo potrebbe giovare anche alla vostra ricerca. Vi chiedo solo di concederci un po’ di tempo.”
Nadia sembra convinta ed io sospiro di sollievo. Anche Asra lo fa. Lo sento da così vicino.
“E sia, godetevi la vostra lezione. Hanan. Asra.”
Ci guarda entrambi, pronta a congedarsi. Le rivolgiamo un inchino che viene bloccato proprio dalle sue parole.
“Ma prima… Stavo ammirando il serpente che porti appresso, Asra. Dove hai trovato un esemplare così bello?”
Faust si volta verso Nadia e posso percepire un certo orgoglio provenire da lei ed Asra, come se lo irradiassero in maniera combinata.
“Lei è un dono, Contessa.”
Nadia annuisce, rivolgendoci alcune ultime parole prima di congedarsi definitivamente.
“Un ottimo dono, certamente. Bene, vi lascio alla vostra lezione. Hanan, torna tutta intera, mi raccomando!”
“S-sì! Certo, milady!”
Le rivolgo un inchino profondo, tanto sono rossa in viso che voglio solo che nessuno mi veda ora. I capelli lunghi fortunatamente aiutano. Sento il tocco di Asra sulla schiena che mi richiama. Nadia si sta allontanando da noi, dirigendosi verso i giardini seguita da Portia. Il ciambellano e le guardie sono già andati via. Rimaniamo solo io ed Asra. Mi prende per mano e torniamo all’interno del palazzo.

Ammetto che è strano percorrere questi corridoi accanto a lui… Lo vedo così a suo agio, non sembra nemmeno sia qui realmente. E dopo tutti i ricordi che ho visto ieri, ho quasi paura che sia davvero un’illusione delle sue. Stringo più forte la sua mano e lui deve essersi accorto del mio disagio.
“Hey, Hanan… Calmati. Sono qui.”
Mi rassicura, scortandomi verso la stanza degli ospiti.
“Ora cambiati, così possiamo andare.”
Mi concede qualche attimo, mi intrufolo nella camera da letto, indossando il mio solito abito comodo. Un abito che non ha nulla di sfarzoso, è una semplice tunica blu, che mi sta anche più larga di quanto dovrebbe. Mi infilo rapidamente i sandali e faccio finta di spazzolarmi i capelli, legando le due ciocche  che partono dalle tempie dietro la nuca, così da non avere i capelli in viso. Raccolgo la mia sacca e raggiungo di nuovo Asra.
“Wow, da quanto ci metti così poco a prepararti?”
“Beh, non volevo farti aspettare troppo…”
Gli confesso, cercando nuovamente la sua mano. Ci dirigiamo insieme verso i cancelli, diretti verso la città.
Non appena li varchiamo, Asra si ferma, osservando la città e l’orizzonte ed un lungo fischio lascia le sue labbra. Un fischio che sembra l’esternazione del suo sollievo per essersi lasciato il palazzo alle spalle.
Lo osservo, decisamente incuriosita da quella sua reazione.
“Devono essere cambiate diverse cose a palazzo. Il ciambellano si ricorda sicuramente di me… le guardie un po’ meno!”
E Nadia? La domanda svanisce sulle mie labbra prima ancora che io possa pronunciarla, ma mi basta lo sguardo amareggiato di Asra per capire che è rimasto turbato dal suo vuoto di memoria. Gli stringo la mano e lui ricaccia la tristezza dentro di sé, concedendomi uno dei suoi meravigliosi sorrisetti enigmatici e ruffiani.
“Che ne dici se ci facessimo un giro al mercato, come prima cosa?”
Mi propone, sporgendosi verso di me con sguardo complice. E so dove vuole andare a parare. Oltre ad essere estremamente pigro, è anche un golosone. Non si direbbe, visto il suo fisico asciutto, ma io conosco diversi di questi suoi vizi.
“Visto che avremo tanto da fare, forse dovremmo mangiare qualcosa ed un po’ di pane alla zucca sarebbe l’ideale!”
Ecco, appunto.
Il suo sorrisetto si fa sempre più ruffiano, come se non sapesse già che tanto gli dirò di sì. Sorrido di rimando, sollevando un po’ lo sguardo, curiosa di vedere fino a quando continuerà ad usarmi come scusa per la sua golosità.
“E poi, se vogliamo testare i limiti della tua magia oggi, dobbiamo assolutamente mangiare qualcosa, prima!”
Non ha poi tutti i torti, pur essendo entrambi consapevoli che in questi giorni la mia magia ha avuto una crescita esponenziale che mi ha sorpresa tanto quanto ha sorpreso lui. E ora ha fatto venire fame anche a me…
“Allora? Andiamo? Dai, che non vedo l’ora di cominciare!”
Parla sinceramente eccitato all’idea di tutte le cose che faremo insieme oggi. Mi dona una carezza in viso, scendendo sul collo e posando la mano dietro la mia nuca. Il suo sguardo, intenso, si posa sulle mie labbra. Ma stavolta decido di non dargliela subito vinta e gioco un po’ con lui. La mia bocca si schiude in un sorriso divertito e gli afferro la mano, tirandolo verso il mercato.
“Andiamo!”

Camminiamo così per un po’, passeggiando per le vie della città facendoci i dispetti come se non fosse successo nulla in questi giorni, come se fosse tutto normale. Hanan e Asra, Allieva e Maestro, che si aggirano per le vie di Vesuvia come sempre. Come ormai tutti sanno.
Arriviamo al mercato verso la mezza, nel pieno della sua attività. La gente corre tra le bancarelle, affrettandosi a terminare gli acquisti per il pranzo. L’aria è ricca di odori, provenienti dalle cucine delle case circostanti e dai banchi di chi vende cibo. Il chiasso qui è forte, ma non sarebbe un vero mercato altrimenti. Io ed Asra non amiamo i luoghi affollati, in realtà, questa è una cosa che ci accomuna. Inoltre, spesso e volentieri l’ho perso tra la folla, quindi gli lancio un’occhiata preoccupata. Lui stesso mi si avvicina, guardandomi con la stessa preoccupazione con cui lo sto osservando io.
“Stammi vicina, non voglio perderti in mezzo alla gente…”
Lo fisso, perché non mi aspettavo questa frase. Di solito è lui che si perde, non io! Lo vedo ricambiare la mia occhiataccia con uno sguardo incuriosito. A volte i suoi modi di fare mi irritano, ma allo stesso tempo non potrei mai fare a meno del suo essere così particolare.
“E allora teniamoci per mano!”
Propongo, perché è la cosa più ragionevole che mi viene in mente al momento. Lo vedo arrossire vistosamente, ma il sorrisetto sghembo che tanto mi piace si fa di nuovo largo sulle sue labbra e sento la sua mano raggiungere la mia e le nostre dita si intrecciano.
“Dici… come facciamo di solito?”
Non capisco tutto questo suo imbarazzo. Ci siamo sempre tenuti per mano in pubblico, in questi tre anni. All’inizio era costretto a farlo, perché nelle mie condizioni sembravo una bambina, avevo necessità di essere guidata. Poi è semplicemente diventata abitudine.
Si sentirà così perché ieri l’ho baciato?
“Era un po’ che non andavamo in giro mano nella mano. Ora non ne hai più bisogno come prima, in effetti…”
Abbassa lo sguardo, visibilmente imbarazzato.
“…E io non sono più paranoico come prima sul perderti di vista!”
Bugia.
Lo guardo divertita, ma con un sopracciglio inarcato. Nonostante il suo imbarazzo, non mi nega quella stretta di mano, anche ora che siamo davanti a tutta Vesuvia, praticamente. E devo dire che mi mancava questa sensazione. Passeggiare mano nella mano con Asra…
Avanziamo per un po’ tra la folla. Alcuni ci guardano, bisbigliando i nostri nomi. Ed ogni volta che succede Asra stringe la presa.
“Oh, senti senti!”
Annusiamo entrambi l’aria, chiudendo gli occhi. Cardamomo, chiodi di garofano, noce moscata e zucca.
“Il pane, lo ha appena sfornato!”
Lo diciamo in coro, tanto da finire per guardarci in faccia e scoppiare a ridere come due bambini. Asra mi tira, frettoloso, verso la bottega del fornaio.
“Dai, veloci, prima che arrivi la folla!”
Ci mettiamo a correre letteralmente, tenendoci per mano e ridendo lungo la strada. Spensierati e felici come due ragazzini, la cui unica preoccupazione al momento è solo prendere il pane prima che finisca. Vorrei che fosse sempre così, ogni giorno. La folla si allarga, per evitare di essere travolta dalla nostra corsa rocambolesca verso la meta. Alcuni ci guardano, altri ci hanno anche urlato qualcosa contro, ma in generale la folla si apre sempre per Asra. Lo rispettano, perché lui comunque non ha mai negato aiuto a nessuno, al bisogno, ma al contempo lo temono. Lo temono perché mago, perché indovino. Non tutti riescono a vedere al di là della magia, il ragazzo premuroso che vedo io.
Riusciamo a raggiungere il fornaio in tempo, perché proprio ora sta sistemando il pane sul bancone. Ci guarda con un sorrisone a trentadue denti, adocchiando le nostre mani giunte con un barlume di speranza. Credo che in qualche maniera, lui abbia sempre sperato che diventassimo una coppia vera e propria…
Posiziona il pane, ripulendosi poi dalla farina rimasta sulle sue mani.
“Bene, bene! Ecco Asra e Hanan, di nuovo insieme! Tornato dal viaggio?”
Asra si è chinato sul bancone, sollevando lo sguardo per ricambiare il sorriso del fornaio.
“Proprio così! Come va con la bottega?”
“Ora che siete arrivati voi due, molto meglio! Siete tra i miei migliori acquirenti! Forza, sedetevi ragazzi…”
E ci accomodiamo al piccolo tavolo all’angolo della bottega, vicino ad una piccola scalinata che risale su uno dei vicoletti della città. Ci sediamo sempre qui. Il tavolo ha solo una sedia ed Asra lascia sempre a me il posto comodo. Lui invece si accomoda sui gradini. Il fornaio, intanto, ci serve due tazze fumanti di infuso. Ne annuso il profumo aromatico, socchiudendo gli occhi. Il fornaio continua a parlare con Asra, nel frattempo.
“Immagino ti tratterrai un po’! Non credo che tu abbia fatto tutta questa strada per tornare da… beh, da dovunque tu fossi, solo per il mio pane, o sbaglio?”
Sono certa che, con un cenno del capo, il fornaio mi abbia indicata.
“Non che il tuo pane non meriti!”
Risponde Asra, divertito. Io gli lancio un’occhiata esasperata.
“Ma stiamo per affrontare un altro viaggio…” Comunica, cercando i miei occhi con un sorriso rassicurante. Da un sorso alla sua tisana, poi.
“Porterai con te la tua apprendista stavolta?”
Perfino il fornaio sembra sorpreso dalla cosa, incredibile. Asra annuisce, intento a bere l’infuso, ed il fornaio mi rivolge un sorrisone che va da una parte all’altra del viso paffuto, estremamente entusiasta, prima di tornare nel retro, al forno.
Sia io che Asra ci godiamo quel momento di pace, bevendo in silenzio e scambiandoci solo qualche occhiata fugace. Ogni tanto mi fermo a fissare i raggi di sole che penetrano dalla porta-finestra e creano i loro giochi di luce sul tavolo. Mi sento davvero rilassata in questo momento. Respiro profondamente il profumo del pane e delle spezie che impregnano la tappezzeria del negozio. Questo profumo sembra risvegliare in me alcune sensazioni strane. Una sensazione conosciuta, ma lontana.
“Questo profumo… è così familiare.”
Asra si fa attento, sporgendosi verso di me. Si preoccupa sempre, quando si tratta dei miei ricordi, e dopo quello che è successo questi giorni non posso biasimarlo.
“Ti ricorda qualcosa?”
Parla a voce bassa, quasi un sussurro, come se non volesse disturbarmi.
“I profumi e gli odori sono un buon modo per risvegliare i ricordi, in effetti… Basta annusare un particolare odore e d’improvviso un ricordo che sembrava perduto torna a galla. E pensandoci, è una cosa piuttosto bella…”
Constata, osservandomi con occhio clinico. In quel momento torna il fornaio con due pagnotte fumanti e dal profumo intenso di zucca. Le posa sul tavolo di fronte a noi,
“Ed eccoci qua! Una per Hanan, una per Asra. Piano eh, che scottano!”
Si è addirittura preso la premura di infagottare il pane, così da permetterci di portarlo con noi nel nostro piccolo viaggio. Mentre lo fa, noto Asra osservare le mani del fornaio.
“Posso?”
Gli chiede, col suo tono affabile e gentile. Il fornaio gli porge le mani ed Asra le prende dai palmi, in modo da poter osservarne il dorso e le nocche. Ci sono dei segni, con ogni probabilità dev’essersi scottato. Asra, con delicatezza, passa le dita sulle bruciature, pronunciando alcune parole, sussurrate tanto da non essere comprensibili. In un attimo, i segni sono scomparsi e le mani del fornaio tornano come nuove.
Il fornaio osserva il mago, stupito, ma con un’immensa gratitudine che illumina i suoi occhi. Serra la stretta in modo amichevole.
“Sei incredibile, Asra, davvero! Per oggi offro tutto io, divertitevi voi due!”
Mi si scalda il cuore, nel vedere quanto Asra sia buono. Quasi mi sale la rabbia nel pensare che alcuni in questa città lo temono, superstiziosi ed ignoranti verso la magia.

Riprendiamo il nostro cammino, risalendo le scale che portano in un altro quartiere della città. Di nuovo mano nella mano, perché ormai non riesco quasi a farne a meno. Qui la zona è più tranquilla, anche se il vociare confuso del mercato si sente ancora forte e chiaro.
Passiamo davanti ad un piccolo banchetto. Lo conosciamo bene entrambi, è un altro indovino, che ha l’aspetto di un mendicante. Se ne sta sempre in questo vicoletto, seduto a terra su dei vecchi tappeti polverosi… Asra deve aver notato il modo in cui ho guardato quell’uomo, quasi volessi evitarlo. In effetti è così, perché già ho avuto un incontro con lui qualche giorno fa, quando tutta questa storia è iniziata e mi è bastato visto che mi ha fatta arrivare in ritardo dalla Contessa. Asra mi rivolge un sogghigno divertito, furbo.
“Beh? Questa è nuova… Stai evitando l’indovino?”
Sbuffa, pesantemente, osservando anche lui la figura seduta sui tappeti, a terra.
“Pensavo di avergli detto di smetterla di presentarsi così. Si rende ridicolo…”
E poi mi guarda di nuovo, sollevando il mento con una punta di orgoglio e vanità.
“Certo, non sarà bravo quanto noi, però quando si tratta di amore ci sa fare!”
Il suo sorrisetto si fa più malizioso. I suoi occhi fissi nei miei mentre solleva alcune ciocche dei miei capelli per rigirarsele tra le dita. Io lo osservo curiosa, voglio proprio vedere dove vuole andare a parare.
“Magari ho usato qualche trucchetto su di noi, che ne sai… Così non devi preoccuparti di ciò che le carte gli diranno.”
“Oh, Asra!”
Le mie mani poggiate sul suo petto. Con l’indice lo punzecchio, consapevole di quanto si diverte a provocare le persone. Ma vuole davvero che quell’indovino legga le carte per noi? Però, in effetti, non è che possiamo leggercele da soli in questo caso… Sorrido ad Asra, avvinghiando le dita sul bordo della sua camicia, sfiorando il suo petto scoperto.
“Sai… non me ne farei un grosso problema, se mi avessi cambiata con la tua magia.”
Lo provoco a mia volta, cercando di mettere su l’espressione più sbarazzina e provocante possibile. Non sono così credibile, sembro più una ragazzina che gioca a fare la donna. Ma Asra sembra stare al gioco e sembra anche piacergli.
Non sono proprio convintissima del farci leggere le carte da questo tizio, perché sicuramente riconoscerà Asra e ci dirà quello che vogliamo sentirci dire. Non è una cattiva persona, ma non è nemmeno uno dei migliori indovini della città… Sembra più uno dei ciarlatani che Nadia tanto disprezza.
Ma Asra sembra volerlo così tanto, che decido di assecondarlo. Non solo per vederlo felice, voglio di nuovo sentire la sua magia scorrere dentro di me. È una sensazione che mi pervade completamente, meglio di qualsiasi altra cosa si possa mai provare in tutta la vita.
“Va bene dai, facciamolo!”
Sogghigna, divertito.
“Questo è lo spirito giusto! Ma… è parecchio ormai che non facevo una cosa simile su di te… dovrò improvvisare!”
Non mi preoccupa, minimamente. Ho la più totale e cieca fiducia in lui. Anzi, spero quasi che prima o poi mi insegni a farlo io stessa! Per ora non ha mai voluto farlo, dicendo che quel che mi ha insegnato finora è tutto ciò di cui ho bisogno. Mi sono resa conto che celare la mia identità è qualcosa che gli causa dolore… Ma questo è stato tempo fa, quando mi ero appena risvegliata dalla mia amnesia.
Lo vedo pensare e fantasticare. Si sta davvero studiando qualcosa di elaborato o sbaglio? Poi si volta verso di me, fiero e soddisfatto.
“Ok, ci sono! Scegli, oro o argento?”
Osservo Faust uscire fuori da sotto la sua camicia, strisciare fino a rintanarsi tra le pieghe dello scialle di Asra. Lui sembra sempre così a suo agio, con l’animaletto che gli sta avvinghiato al corpo. Questi giorni che è stata con me ho sperimentato anche io questa sensazione, ma devo ammettere che non riuscirei mai a stare totalmente impassibile come fa lui… sarà che è il suo famiglio.
“Anzi no, senza che scegli! Usiamo entrambi!”
E prima che io possa rispondergli, mi tira letteralmente dietro un cumulo di tappeti nell’angolo del vicolo, nascosti agli occhi di tutti ed anche dai raggi di sole, che qui non arrivano. Batto le palpebre, per adattare la vista all’ombra improvvisa. Asra mi posiziona le mani sul viso, andando poi a coprirmi gli occhi coi pollici. Lo fa con estrema delicatezza, comunque. E mi fa sorridere. Il suo tocco è così caldo, rassicurante. Mi sento il cuore leggero, come se lui potesse portar via da me ogni tipo di preoccupazione.
Ed eccola, quella meravigliosa sensazione. Quel brivido piacevole che la sua magia mi infonde ogni volta. Con gli occhi chiusi e con la sua pelle a contatto con la mia, è ancora più forte. Sento il flusso lasciare le sue mani, percorrere il mio viso e scendere sul collo, le braccia… Lo sento sorridere, divertito.
“Ecco fatto. Sai, perfino così ti riconoscerei in un attimo…”
Le sue mani lasciano il mio viso, così che io possa riaprire gli occhi di nuovo. La sua risata leggera e divertita stuzzica la mia curiosità in maniera incredibile. Riesco a specchiarmi grazie ad una pozzanghera poco distante da noi. E sebbene io veda ancora Asra con la sua vera forma, e presumo che lui veda me per come sono davvero, riflessi nell’acqua ci sono due perfetti estranei. Lo sento ridere ancora.
“Beh, che ne dici? Siamo noi o no?”
Non riesco a credere ai miei occhi. Osservo la figura che dovrei essere io. Il taglio dei miei occhi è allungato, il colore è cambiato. La cosa a cui non so davvero come reagire è la folta barba, per metà dorata e per metà argentata, che cresce rigogliosa sul mio mento. È perfino adornata da qualche fiore e metà delle mie labbra sono tinte in verde smeraldo. Il mio corpo anche è mutato, e così i vestiti. Sembro un viaggiatore, appena giunto da chissà dove. Asra mi guarda con gli occhi luminosi e pieni di divertimento.
“Che te ne pare? Volevo rendere l’idea di due vecchi saggi che si godono la vita!”
Mi soffermo ora sulla figura di Asra, o almeno… quel che dovrebbe essere Asra.
I suoi occhi sono sempre i soliti, ma incastonati in un viso tondo e anziano, che sembra aver visto passare diversi decenni. Dei suoi bellissimi capelli morbidi non vi è traccia. L’anziano che ora vedo riflesso nell’acqua è calvo sulla testa e solo sulla nuca sono presenti dei lunghi capelli, anch’essi d’oro e d’argento, legati in una treccia che gli scende lungo la spalla fino a metà del braccio almeno.
Osservo quell’estraneo riflesso rivolgermi un sorriso. Ma è strano… Sebbene quello sia un viso sconosciuto, riconoscerei il sorriso di Asra anche se non sapessi che è lui, dietro quel trucchetto. Lo riconoscerei sempre, tra mille. Quel sorriso è la cosa a me più familiare.
Distolgo lo sguardo dai nostri riflessi e torno su di lui. Lo vedo di nuovo esattamente com’è nella realtà, sebbene un lieve bagliore lo circondi come un’aura, dovuta all’incanto che sta tenendo su entrambi.
“Allora, sei pronta?”
La sua voce è alterata, bassa graffiante, come se fosse invecchiata tutta d’un colpo. Ma più che la sua, è la mia di voce a farmi sussultare. Una voce maschile, possente e nasale. Mi blocco prima di riuscire a dire qualsiasi cosa e sento di nuovo il viso avvampare per la vergogna. Asra ride, non per schernirmi ma sinceramente divertito dal mio imbarazzo.
“Oh, avanti Hanan, non essere timida! Ma se proprio non vuoi parlare, fingi di essere il classico saggio silenzioso. Uno di quelli enigmatici… Tanto posso parlare io per entrambi, non preoccuparti!”
Sì, si sta proprio divertendo come un bambino che gioca ai ruoli degli adulti. Inarco un sopracciglio e lo guardo, esasperata. Ma in fondo la sua risata è contagiosa e finisce per divertire anche me.
Ci teniamo per i gomiti, come due anziani che si sostengono a vicenda durante le loro passeggiate, dirigendoci così dall’indovino.
“Benvenuti, benvenuti al mio banchetto! Su forza accomodatevi! Sedete pure sul tappeto!”
Ci accomodiamo, con calma. Asra è sicuramente quello che recita meglio tra i due… Quindi decido di ascoltare il suo precedente consiglio e giocarmi la parte del saggio silenzioso. Lui invece sembra piuttosto a suo agio nel fare il vecchietto arzillo! Devo trattenermi con tutte le mie forze, per non ridere.
“Oh, cielo, voi due avete proprio un’aura affascinante, non c’è che dire! Da dove venite, signori? Cosa vi porta nel mio piccolo covo misterioso?”
Inarco un sopracciglio, nel sentire l’indovino parlare con un fare così teatrale e ruffiano. Mi impongo di starmene buona ed osservo Asra, che invece si cala nella parte.
“Oh, soltanto una piccola cosa chiamata Amore… Nessun viaggio, nulla di ciò che facciamo avrebbe senso, se non fosse fatta per amore!”
E dunque, mi solleva una mano, portandosela alle labbra e donandomi un bacio delicato sul dorso, su ogni nocca. Sento il cuore battere forte, tanto da togliermi il respiro, per la sorpresa di quel gesto. Mi è piaciuto, da morire. Asra continua a parlare all’indovino.
“Quel che proviamo è nuovo, ma immensamente forte… Sento come se fossimo fatti per stare insieme! Capite cosa intendo?”
Lo sta dicendo sul serio, o recita soltanto? Nonostante la situazione, sento il mio cuore battere all’impazzata e non riesco a non sorridere, ma mi impongo di non fare molto altro e mantenere la parte.
“Sarebbe davvero terribile, no peggio, sarebbe insopportabile sapere che tutto questo non è vero! Che non siamo fatti l’uno per l’altra… Quindi perché perdere l’occasione di sentire la voce di un esperto?”
E ancora Asra parla, gesticola, con una teatralità che non mi sarei mai aspettata! Mi sorprende, mi diverte… e quello che dice mi scalda il cuore, perché pur sapendo che ora sta solo giocando, sento che in fondo è quello che pensa davvero, o non saremmo qui, seduti davanti all’indovino.
“Ma certo, ma certo! Dunque, amanti viaggiatori! Meraviglioso! Datemi una mano, su, tutti e due!”
L’indovino tende le mani verso di noi, arricciando le dita per richiamarci. Sia io che Asra assecondiamo la sua richiesta, stringendo le mani tra noi fino a formare un triangolo. L’uomo chiude gli occhi e sospira, producendo un lungo mormorio dal profondo della sua gola. Faccio appello a tutta la mia forza di volontà per non scoppiare a ridere e do un’occhiata ad Asra, che sembra essere nella mia stessa situazione.
“Hmmmmm... Ecco, ecco, sento qualcosa… si fa sempre più chiaro…”
Lascia le nostre mani, per muoverle con rapidi gesti sulla sfera di cristallo. Le sue lunghe unghie che battono sul vetro qualche secondo, prima di ritrovare il contatto con noi. Ci sta mettendo un po’ in effetti e Asra prende la parola.
“Difficile guardare così avanti nel futuro, dico bene?”
Lo vedo sbirciarmi, con quel sorrisetto volpino. Se la sta proprio godendo alla grande, lui. E io appresso.
L’indovino gesticola ancora sulla sfera di cristallo, più volte, tracciando dei cerchi nell’aria e continuando a mormorare… finché non riprende parola con un impeto tale da farci sussultare entrambi.
“OH! Ecco! Ora lo vedo! Voi due… vi state incamminando in un viaggio insieme, vero?”
Senza smettere di sorridere, Asra risponde.
“Siamo già in viaggio, in effetti… continuate pure.”
“Questo viaggio… non è il primo e sicuramente non sarà l’ultimo che compirete insieme…”
L’indovino ci scruta, parlando con la stessa teatralità con la quale ci ha accolti. Gesticola anche, mentre ci dice della sua visione.
“E per ogni viaggio che compite insieme, continuate ad innamorarvi, ancora ed ancora!”
Devo ammettere che quel che dice non è del tutto sbagliato. In più, le sue parole sono una piacevole conferma. Asra lo osserva con gli occhi pieni di stupore, e di nuovo mi chiedo quanto sia veritiera quell’espressione e quanto stia invece recitando…
“…Davvero?”
All’improvviso Asra scoppia a ridere, felice ed in qualche maniera… rasserenato? Mi prende le mani, di nuovo, stringendole forte come se temesse di non poterlo fare mai più. Ancora una volta, me le bacia ed il mio cuore batte così forte che temo quasi possa sentirlo anche l’indovino!
“Questo è meraviglioso! Voi sì che siete un esperto, amico! Spero che questi bastino per i vostri servigi!”
Asra inizia a frugare nelle sue tasche, tirando fuori un sacchetto di perle di fiume ed una zampa di lucertola essiccata. Sono oggetti piuttosto di valore, per chi se ne intende di magia.
“Oh, sì! Certamente! Sono più che sufficienti! Grazie a voi, signori! Che il vostro viaggio prosegua felice ed indisturbato!”
CI alziamo, distanziandoci dall’indovino ed Asra all’improvviso affonda il viso nell’incavo del mio collo, donandomi un bacio delicato. Posso sentire chiaramente le sue labbra curvarsi in un sorriso, contro la mia pelle, ed un brivido mi percorre la schiena.
Intanto che continuiamo a camminare, continuo a pensare a ciò che ha detto davanti all’indovino. Tutte quelle parole, che nel più profondo del mio cuore vorrei fossero state sincere. Non ho mai desiderato qualcosa così ardentemente.

L’incanto che ci ha mutati finora svanisce, nel momento in cui svoltiamo l’angolo, riportandoci al nostro comune aspetto. Asra mi prende di nuovo la mano, con un sorriso incoraggiante che non posso fare a meno di ricambiare e mi trascina fino ai confini della città ed oltre. Lo seguo, perché finché sono con lui, so di essere al sicuro, dovunque voglia portarmi.
Ci spingiamo oltre le mura di Vesuvia, in un boschetto adiacente. Il sole è ancora alto e la sua luce penetra tra le fronde illuminando quello che sembra essere un piccolo sentiero. Asra sospira, sollevato.
“Tempismo perfetto, questa è la luce migliore per proseguire!”
Riconosco quel piccolo tracciato nella foresta. È un sentiero che abbiamo percorso insieme tante volte in questi tre anni, per raccogliere erbe ed ingredienti per il negozio. Ci incamminiamo mano nella mano ed io mi scopro intenta a sbirciare il profilo di Asra, quasi istintivamente. Lo osservo, curiosa, cerco la sua espressione. Nonostante sia ancora emozionato per questa piccola gita insieme, lo vedo più calmo e silenzioso. Sono così presa dal guardare lui che non mi sono resa conto di dove ci troviamo ora. Svoltiamo tra gli alberi in una zona che non riconosco. Sono certa che questo non sia uno dei soliti posti dove raccogliamo le erbe.
“Asra? Dove stiamo andando?”
Lui non mi risponde subito, semplicemente mi sorride. Quel solito sorriso incoraggiante, che mi fa credere che qualsiasi cosa lui faccia, andrà tutto bene, sempre. Mi rendo conto però che ha uno scopo, glielo leggo negli occhi. Questa non è la solita passeggiata nel bosco.
 

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Capitolo 5
*** VII THE CHARIOT - Enter the cave ***



Camminiamo a lungo all’interno della foresta. Ci addentriamo in profondità e più avanziamo, meno riconosco il posto. Ma Asra sembra essere sicuro del sentiero che sta seguendo, quindi non mi preoccupo troppo. Per un lungo periodo camminiamo in silenzio, mano nella mano. Mi rendo conto che questo silenzio a lungo andare mi logora. Non perché ci sia imbarazzo tra noi, ma perché sento il bisogno di udire di nuovo il suono calmo e cristallino della sua voce, quel tono dolce e premuroso che mi rivolge quando cerca di rispondere alle mie infinite domande. Non saprei dire se mi mancano i vecchi tempi, quando ero come una bambina, incapace di qualsiasi cosa, tanto da dover essere guidata in tutto… Quando tutto quello che riuscivo a dire erano suoni sconnessi e versi, poco più di un neonato. No. Non mi manca quello. Però in un certo senso, ora che ho maggiore coscienza di me e del mondo, ho paura che le sue premure possano terminare prima o poi. Non voglio più dipendere totalmente da Asra, ma voglio intraprendere la mia vita insieme a lui, di questo ne sono certa. Non riesco nemmeno ad immaginare come possa essere vivere senza di lui, senza la sua voce, i suoi consigli. Senza il suo sostegno costante che mi da forza ogni giorno. Sono diventata più forte, è vero. Posso vivere senza una guida costante ormai, nonostante non abbia ancora recuperato tutti i miei ricordi… ma non voglio perdere Asra. Lui è troppo importante per me.
Camminare nel bosco insieme a lui, mano nella mano, è piacevole. Desidero di poter rimanere così, con lui, per sempre. La sua guida, la sua presenza, ora che sono tornata ad essere una vera persona, sono ancora più preziosi. Perché riesco a rendermi conto di ciò che lui ha fatto per me, di ciò che lui significa per me. Mi piace molto di più, così, rispetto ai vecchi tempi.
Devo aver assunto un’espressione pensierosa, perché vedo Asra adocchiarmi incuriosito. Stringe un po’ di più la presa sulla mia mano e mi domanda, con quella voce pacata che tanto bramavo pochi istanti fa
“A cosa pensi? Mi sembri preoccupata… Rilassati.”
Deglutisco, stringendo a mia volta la sua mano e lui si ferma, piazzandosi di fronte a me. Lo sguardo apprensivo. I suoi occhi, luminosi e splendidi, fissi nei miei.
“Ehi, Hanan. Respira. Va tutto bene… Stiamo andando in un posto che ti sembrerà nuovo, ma ci siamo già stati insieme.”
Seguo il suo consiglio e prendo un bel respiro. Lui stesso si mette a modulare i propri respiri, per far sì che io possa seguirli. Sento i suoi occhi attenti su di me, pronto a fare qualsiasi cosa pur di farmi star bene. Riprendo la calma ed Asra indugia ancora su di me con lo sguardo, ad accertarsi che vada tutto bene. Mi sorride, incoraggiante, muovendosi davanti a me. Lo vedo congiungere le mani dietro la propria schiena con un movimento fluido. Si volta, invitante, ad osservarmi. Incrociamo lo sguardo per un secondo, poi lui solleva il proprio.
“Guarda lì, vedi qualcosa?”
Mi affianco a lui, seguendo il suo sguardo luminoso alla ricerca di ciò che dovrei notare. Mi porto una mano sulla fronte, a riparare gli occhi dai raggi di sole che filtrano tra le chiome degli alberi. Un punto illuminato dal sole, rivela tre uccelli, incisi sul tronco di un albero. Tre maestosi corvi, dagli occhi penetranti, posti a formare un triangolo equilatero.
“La prima volta che ti ho portata qui, eri nuova alla magia…”
Mentre Asra parla, sento un fruscio sulla stoffa della mia veste. Sussulto appena, trattenendo il respiro mentre Faust scivola lungo il mio braccio ed arrotolandosi comodamente sulle mie spalle. Faust fa sempre questa cosa ogni volta che Asra inizia a parlare del passato. In qualche modo sa che il non ricordare nulla mi tormenta, mi sento frustrata ed ho bisogno di conforto. Non so se sia Asra a dirle di farlo o se lo faccia di sua volontà, ma mi rendo conto che mi è d’aiuto sentire il tocco della piccola serpe su di me. Irradia una sensazione di pace e benessere. Ed io di rimando, le trasmetto la mia gratitudine, a lei ed Asra che continuano a prendersi cura di me e proteggermi.
Asra sembra quasi aver percepito i miei pensieri, perché le sue mani prendono le mie immediatamente. I suoi gesti non sono mai bruschi, misura sempre ogni movimento. I pollici che carezzano il dorso delle mie mani con un tocco calmo e rilassante. Sembra ancora preoccupato, ma noto un lieve rossore sulle sue guance.
“Stiamo andando in una caverna.”
Mi rivela alla fine, senza perdere la pacatezza nel tono.
“Possiamo considerarlo un… luogo di potere. Lì la magia è più forte, non soltanto per via delle energie naturali. I maghi utilizzano quel posto da tempo immemore…”
Mi spiega, accennando alla fine ad un sorrisetto che, giurerei, sia vagamente malizioso. Ma è solo un breve istante, perché subito dopo torna ad essere il solito sorriso che conosco benissimo.
“Consideralo il posto migliore per aprire i tuoi occhi, vedere tutto da una nuova prospettiva… Ma è inutile che te lo dica io. Lo capirai tu stessa quando saremo lì.”
Annuisco, calma ora rispetto a prima, ed Asra mi sorride sollevato.
Lo vedo portarsi una mano dietro la nuca ed assumere un aspetto timido per un secondo. Con quello sguardo è quasi buffo, mi fa ridere. Soffio tra i denti una risata sincera e pacata.
“Quel posto è anche piuttosto bello, tra l’altro. Ed è da un po’ che ti ci volevo portare ma… Non so, ho sempre avuto paura fosse troppo pericoloso…”
Ci manca poco che balbetti per l’imbarazzo che lo pervade in questo momento. Istintivamente le mie mani cercano le sue braccia, fino a posarsi sulle sue spalle. Mi avvicino di un passo, così da cingergli il collo in un abbraccio. Faust approfitta di quel mio gesto per percorrere il mio braccio come fosse un ponte e scivolare di nuovo sulle spalle di Asra, tornando ad attorcigliarsi su di lui sotto le sue vesti. Rimaniamo così per un momento ancora.
“Non ho intenzione di frenarti ancora, ok? Ormai sei pronta e possiamo affrontare questa prova insieme… e andrà benissimo.”
Mi perdo nei suoi occhi, mentre parla. Riflettono tutto l’orgoglio e la fiducia che sta provando per me, ora. Appoggio istintivamente la fronte al suo petto. Piccoletta come sono, arrivo a malapena all’altezza delle sue spalle. Lui non mi ferma e mi dona una carezza sulla nuca.
“Andrà bene…”
Ripeto io, quasi a volerlo convincere che la fiducia che mi sta dimostrando è ben riposta. Sono pronta, davvero, a restituirgli la mia gratitudine per tutti gli sforzi che ha fatto per rendermi quella che sono. Gli dimostrerò che non è stata fatica sprecata.
Mi rendo conto però, tornando ad osservare il suo sorriso, che c’è qualcosa che lo incrina. Perché da fiducioso, torna ad avere note enigmatiche. Sono certa che ci sia qualcosa che mi sta nascondendo.
 
Riprendiamo il cammino e non dobbiamo fare ancora troppa strada per raggiungere l’ingresso della caverna. Un brivido mi percorre la schiena e mi accorgo di avere la pelle d’oca. Non mi ero resa conto di quanto il mio corpo fosse caldo in questa giornata estiva finché non siamo arrivati qui, dove le temperature sono calate a picco. Tremo e batto i denti, stringendomi le spalle.
“A-Ssra…”
Mentre lo richiamo a me, mi sposto nell’ultimo angolo di terra illuminato dal sole, cercando calore.
Lui si rende conto del mio disagio, ma cerca di infondermi coraggio. Dalle sue labbra fuoriesce uno sbuffo di vapore, perché fa davvero, davvero freddo.
“Coraggio, Hanan…”
Muovo allora qualche passo in avanti, cercando di coprirmi il più possibile, lasciando anche l’ultimo raggio di sole caldo alle spalle. La caverna è umida, le pareti sono rivestite di un muschio verde e brillante, quasi luminescente in alcuni punti e si sente un forte odore d’acqua. Faust si muove irrequieta addosso ad Asra, scivolando sotto il suo scialle. Lui intanto inspira profondamente l’odore umido della grotta e sembra contento. Motivato, anche.
“Ah… l’aria è umida, buon segno! Senti com’è carica di energia?”
In effetti, sì. Ora che ho mosso il primo passo all’interno della grotta, il freddo che sentivo poco prima sembra quasi svanito, sostituito da ondate di energia che mi scaldano e mi fanno formicolare la pelle. Sono piacevoli. Chiudo gli occhi e mi lascio inebriare dall’energia.
“Sì, la sento…”
“Proviene da una sorgente, più in profondità. Ti voglio portare proprio lì…” Accenna, avvicinandosi a me. Il sorriso lascia spazio allo sguardo apprensivo che ha ogni volta che devo fare qualcosa di nuovo che potrebbe mettermi nei guai.
“Le caverne sono labirintiche, ci sono almeno cento modi diversi di perdersi o farsi male, lì sotto…”
Prende un bel respiro, prima di decidersi ad arrivare al punto.
“Ma vorrei che guidassi tu, Hanan.”
I miei occhi si spalancano, increduli e sento una certa pressione ampliarsi nel mio petto, una sorta d’ansia.
“C-cosa? Io? Ma hai appena detto che…”
Asra mi si avvicina, i suoi occhi che di nuovo mi scrutano, attenti, prima di voltarsi a guardare l’accesso ai tunnel delle caverne.
“Non ti costringerò se non vuoi. Ma questo è un ottimo modo per testare la tua magia… E so che puoi farcela, Hanan. Io sarò sempre accanto a te per tutto il tempo. Allora, lo vuoi fare?”
Lo è davvero, una buona prova per la mia magia? Non so… devo ammettere che è una prova che in qualche modo mi spaventa. Ma Asra sembra così fiducioso. Ed io so che non mi metterebbe mai volontariamente in pericolo. Se c’è una cosa di cui sono certa, è che ci tenga alla mia incolumità. Lo fa in una maniera quasi morbosa a volte, che quasi non mi spiego, sebbene mi piaccia ricevere le sue premure. Lui pensa che io sia pronta per questo, ed in questi giorni ho dato prova del mio valore anche lontana da lui. Quindi prendo un bel respiro, mi calmo e lascio che la magia della grotta mi pervada di nuovo, pronta ad indicarmi il sentiero da prendere come lo ha fatto la scia di Asra nella biblioteca del palazzo.
“Lo farò.”
Asra mi stringe, per un momento, ed io so che mi prenderà un colpo prima o poi se il mio cuore deve reagire così ogni benedetta volta.
“So che ce la farai.”
Mi carezza di nuovo i capelli, spostandomi il solito ciuffetto ribelle scappato dalla semplice acconciatura che avevo fatto prima di partire stamattina. Il suo sguardo si assottiglia ed il suo sorriso si fa più voglioso.
“Oggi hai un’aura estremamente radiosa, Hanan! La trovo… Hmmm… Quasi eccitante.”
Non posso credere che l’abbia detto, e nemmeno lui, visto che è diventato paonazzo! Improvvisamente, scoppio a ridere, stringendo le mani sul colletto della sua camicia.
“Asra…”
“Cosa? È vero! Magari ti serviva solo una guida un po’ più severa di me per sbocciare… devo ricordarmi di ringraziare Nadia dopo!”
Finalmente ci decidiamo ad entrare. Prima però, Faust scivola via dal corpo di Asra, che la osserva curioso mentre lei si trova un posto comodo tra le rocce all’ingresso della grotta. A quanto pare il serpentello non ci seguirà nel nostro percorso. Asra si china su di lei, a donarle una piccola coccola, un grattino sotto al meno. Osservo intenerita quella scena, anch’essa così familiare ai miei occhi. Perché sì, anche Faust ormai è famiglia, per me.
“Mettiti comoda, Faust, staremo via per un po’.”
Le dice Asra, con estrema dolcezza e premura anche nei confronti del suo famiglio. Mi rendo conto ogni giorno sempre di più quanto Asra sia prezioso. Non trovo una parola più adatta a descriverlo. Torna da me, offrendomi la mano con un sorriso calmo.
“Pronta?”
Come se potessi effettivamente saperlo. Ma non ho certo intenzione di tirarmi indietro ora. Sento il battito del suo cuore, a tempo col mio, mentre mi tengo dal suo braccio, avvicinandomi a lui. Gli sorrido di rimando, fiduciosa di poter superare qualsiasi cosa perché lui crede in me.
“Pronta!”
E con estrema prudenza, ci incamminiamo verso l’abisso delle grotte.
 
Camminiamo per un bel po’, in quelle grotte umide e sempre più oscure. Un vero e proprio labirinto di tunnel prima stretti, poi larghi, poi di nuovo stretti. Asra ha evocato un piccolo globo di luce, per permetterci di vedere i nostri passi ed evitare di inciampare chissà dove. Buche, stalagmiti, stalattiti, radici profonde degli alberi più antichi della foresta. Tutto è un intricato labirinto di ostacoli. Solo i nostri respiri, ed un lontano scroscio d’acqua sono udibili qui sotto. Cerco comunque di capire dove mi sto muovendo, memorizzando i punti dove abbiamo svoltato o dove siamo scesi, tal volta saliti di nuovo addirittura. Un vero e proprio labirinto che io stessa sto tracciando, lasciandomi guidare solo dal richiamo della magia. Da quella scia che come un sussurro mi chiama a sé verso la mia meta. Lascio che sia il puro istinto a guidarmi, non avendo appigli al momento se non l’energia della grotta. Perfino Asra rimane in silenzio pur di non distogliermi dalla mia concentrazione. Parla solo se necessario, per allertarmi più che altro se sto per inciampare su qualcosa, e nulla più. La poca luce che Asra ha evocato qua sotto non ci consente una gran visuale, quindi tengo comunque una mano sempre a contatto con la parete della grotta, scoprendo i diversi tipi di rocce che la compongono. A volte sono lisci, umidi, come se dalla terra colasse dell’acqua. Altre volte la sento ruvida, tanto da costringermi ad ammorbidire il tocco per non grattare la pelle delle dita. Alcuni angoli della grotta sembrano quasi luminescenti, ma soltanto quando li guardo con la coda dell’occhio. Se il mio sguardo cerca direttamente il bagliore, questo svanisce quasi del tutto. Cerco di raggiungere quei bagliori con le mani, pur non vedendoli più, ma nel momento in cui le mie dita sfiorano la roccia, sento i polpastrelli pizzicare piacevolmente. Lo sento distintamente, il richiamo della magia che mi pervade come una brezza fresca. Il richiamo è sempre più forte, persistente. Mi chiama a sé e mi guida. Una voce familiare e rilassante, che mi fa vibrare fino nel profondo, finché non raggiungiamo un’ampia cavità naturale. Una caverna meravigliosa, impregnata di energia viva, pulsante, che mi fa sospirare di piacere come se mi avvolgesse con il suo abbraccio accogliente. Questo è il posto di cui parlava Asra, ne sono certa. Mi sta chiamando, è qui che dovevo giungere e ce l’ho fatta. Nella grotta c’è una tenue luce, riflessa da una pozza d’acqua cristallina a pochi passi da noi. Asra mi raggiunge con gli occhi luminosi e pieni d’orgoglio, so che è felice perché sono riuscita a condurci fin qui. Lo vedo poi osservare la grotta, con meraviglia e nostalgia.
“Woah… non venivo qui da anni! Pare che l’acqua sia tornata nella sorgente…”
“Tornata?”
Chiedo io, ma non mi risponde. Mi dona una carezza gentile e mi supera, avvicinandosi alla vasca naturale. Poggia un piede su una grossa foglia di ninfea, vicina alla riva. Pare che le stia tastando.
“Mh… Sembrano star bene. Ottimo, puoi camminarci sopra!”
Mi avvicino a lui, curiosa a quel punto, osservando per un po’ la sorgente. Meravigliosa, luminosa, l’acqua è cristallina e tempestata da grandi foglie di ninfee. Asra mi indica proprio quelle.
“Vedi? Formano una specie di percorso verso il fiore al centro. Quel fiore è proprio il motivo per cui siamo qui… vorrei che lo raggiungessi, ma devi farlo da sola.”
Lo guardo, curiosa. Poi guardo il fiore solitario al centro del lago. Un grande fiore di ninfea, bianco e luminoso, nel pieno della sua bellezza. Quindi, quel fiore è il motivo per cui siamo arrivati qui? Devo solo raggiungerlo?
“Tutto qui?” Gli domando, perplessa. Che arrivare qui fosse la parte più difficile della prova?
Asra si fa più serio, mi scruta con attenzione, poi si volta verso la ninfea. Lo vedo sorridere, inclina il capo da un lato per potermi sbirciare.
“Non rimuginarci troppo sopra, adesso. Tu fai attenzione, segui il percorso e raggiungilo, tutto qui.”
Lo sguardo serio di Asra di poco prima mi ha messo un po’ d’ansia addosso. Non può essere semplice come penso, o non sarebbe una vera prova. Ma non devo pensarci troppo, in fondo, no? E poi sono arrivata fin qui, e quel fiore mi attira come se mi conoscesse. Sembra che voglia che io arrivi da lui. Asra non mi dice altro, mi rivolge solo un’occhiata incoraggiante e con un cenno del capo mi invita a procedere. Devo solo camminare, in fin dei conti.
Un passo alla volta.

Poso il piede sulla prima ninfea, trovandola sorprendentemente morbida. Affonda appena sotto il mio peso, creando cerchi concentrici attorno a sé che si espandono nella sorgente. Trovo l’equilibrio, trattenendo il fiato, ma più vado avanti più mi rendo conto che quel percorso è facile da compiere. Le foglie di ninfea rimbalzano sotto i miei passi, rendendo il mio incedere simile ad una danza. Quel movimento, il silenzio che mi circonda, interrotto solo dalla musicalità dell’acqua, mi rapiscono completamente e mi sembra quasi di stare in un mondo tutto mio. Solo io e la magia che mi richiama a sé esistiamo in questo momento. Questo è un momento tutto mio da scoprire. Soltanto per un istante vengo colta da un moto di esitazione e cerco di nuovo Asra alle mie spalle. Mi sorprendo, di quanto effettivamente sia lontano rispetto a me! Eppure, la sorgente non sembrava poi così grande da riva! La sua espressione cambia, nel momento in cui i nostri occhi si incrociano. Si fa teso, preoccupato. Lo sguardo è carico d’apprensione più di quanto non lo sia mai stato prima d’ora e questo mi rende nervosa ed un brivido gelo mi scuote. Ma non devo mollare. Devo andare avanti, soltanto seguire il percorso e procedere. Non deluderò Asra.
Mi volto di nuovo verso il fiore, ristabilendo la connessione che avevo creato con esso. Non c’è altro, al momento, se non la grande ninfea candida che mi chiama a sé ed io devo raggiungerla a tutti i costi. Un passo dopo l’altro, guardando solo avanti. Non devo voltarmi più indietro. Non devo esitare.
E finalmente lo raggiungo, quel fiore magnifico. La magia che mi richiamava a sé qui è estremamente forte. Lo vedo letteralmente sbocciare davanti ai miei occhi, i suoi petali grandi e dalle geometrie perfette che si protendono come a voler raggiungere il mio tocco il prima possibile, solleticando la pelle delle mie caviglie con la loro superficie setosa. Sento le gambe tremare, tanto da chinarmi ed inevitabilmente vengo inebriata dal profumo intenso della ninfea. Inspiro profondamente ed una strana sensazione mi pervade. I miei occhi si chiudono ed il mondo intorno a me sfuma.
Questo profumo…
 

***
Il mio corpo, in parte immerso nell’acqua della sorgente, è stretto tra le braccia di Asra. Lo sento tremare, avvinghiarsi a me mentre sussurra il mio nome con voce spezzata. Il suo viso nascosto contro il mio petto nudo. I respiri affannati per il piacere, mentre le sue mani percorrono il mio corpo e lo scoprono in ogni suo più piccolo angolo. Le mie cercano la sua schiena bagnata. Una premuta contro la sua nuca, le dita avvinghiate ai suoi capelli tanto da farlo gemere. L’altra scende fino al bacino, come a voler guidare quei movimenti già perfetti così come sono, che i nostri corpi uniti compiono come se fossero uno solo. Sospiro, ansimo, chiamo il suo nome con la voce che a stento riesce a lasciare le mie labbra. Non è la sua magia, a donarmi questa sensazione così inebriante. È lui. È Asra col suo corpo, col suo tocco, il suo respiro. Lo sento dentro di me e mi rende completa, felice tanto da farmi scoppiare il cuore.
***

L’immagine sfuma, lasciandomi col cuore in gola avvolta ancora dall’oscurità. Solo l’eco di alcune parole lontane rimbomba nella mia mente.
Echi della voce di Asra, proveniente dal passato. 
“… Forse sarebbe stato meglio se non ti fossi voltata. Perdonami, non avrei dovuto portarti qui…”

“Dai, ascoltami… devo assolutamente insegnarti questa magia, ora…”

“Se ti ricorderai di usarla, questo non accadrà più, promesso… ora prendi un bel respiro…”
***
 

Il mio cuore batte così forte da farmi male, mentre ritorno al presente. Sono costretta a prendere profondi respiri, per calmarmi. Il fiore è tra le mie mani e lo osservo con gli occhi che bruciano, come se stessi per piangere da un momento all’altro.
La mia mente è ancora confusa, mentre ripenso a ciò che ho appena vissuto. Quel ricordo che prepotentemente reclama il suo posto nella mia mente e nel mio cuore, costringendomi a tremare. Ed insieme a quello… un incantesimo? Uno che riconosco, ora che è di nuovo dentro di me. L’ho imparato proprio qui, con Asra… Proprio quel giorno… Quel giorno in cui siamo stati insieme. INSIEME come non pensavo fossimo mai stati e come ora desidero rimanere per sempre.
La ninfea tra le mie mani, tutta d’un tratto, prende a tremare con forza.
È lei, l’incantesimo. L’ho realizzata io. No, non devo permettere che svanisca, non ora!
Respiri profondi, Hanan. Respira. Fa sì che duri.
Inspiro una grande quantità d’aria, caricandomi dell’odore umido della sorgente e della sua magia, che ora mi pervade completamente. In quel momento ho come la sensazione che la ninfea mi stia tirando con sé, ed all’improvviso mi ritrovo totalmente sommersa nell’acqua. Sento il mio corpo strano, come se fosse distante da me. Mi sento impotente, immobile. L’acqua mi ricopre completamente e sto andando giù, sempre più giù. Non riesco a capire nemmeno quanto sia profondo. Osservo la superficie dell’acqua farsi sempre più buia e distante, fino a quando non percepisco un’ombra muoversi sopra di me.
Asra.
Si protende verso di me, mi afferra e mi trascina attraverso l’acqua, stringendomi nel suo abbraccio. Mi perdo completamente, in quella stretta, mentre osservo il suo volto.
I suoi occhi, preoccupati, cercano i miei con urgenza e lentamente mi rendo conto che va tutto bene. Che non ho nemmeno bisogno di respirare, in questo momento, nonostante io sia completamente sommersa con lui. Sembra calmarsi, nel momento in cui mi rendo conto di star effettivamente bene. Il suo sguardo si addolcisce e le sue mani mi afferrano il viso con delicatezza. Lo guardo, come la cosa più bella che io abbia mai visto in vita mia. I suoi occhi luminosi e pieni d’orgoglio, il suo sorriso fiero e premuroso. Il viso delicato contornato dai capelli perlacei, che sott’acqua sembrano ancora più morbidi quasi fossero fatti di spuma. Nel vederlo così, mi rendo conto di avercela fatta.
 
Mi stringe a sé ed insieme raggiungiamo la superficie della pozza, finendo stesi su una roccia abbastanza grande e piatta da poterci ospitare entrambi. Mi tiro su, con un sospiro, cercando il fiore al centro del lago. Con mio grande sollievo, lo vedo ancora lì, esattamente com’era quando siamo giunti. Sento l’acqua carezzarmi i fianchi e sollevare appena la mia gonna. I miei respiri si fanno più tranquilli e mi lascio cadere all’indietro, stendendomi sulla superficie liscia della roccia. Asra è steso accanto a me ed il suo respiro è ancora affannato, ma è comunque intervallato da una risata allegra.
“Ce l’hai fatta, Hanan! Hai ricordato! Ero così preoccupato che… Adesso vorrei solo stringerti forte!”
Io rido, contagiata dalla sua risata. Lo sbircio mentre si china su di me e tutta la tensione sembra scivolare via dal mio corpo, tutta in una volta.
“Allora stringimi forte…”
“Uh?”
Ci guardiamo per un secondo, lui confuso, ma io no. Io so esattamente cosa voglio da lui ora, so di cosa ho bisogno, dopo averlo assaggiato. Non smetto mai di guardarlo, perché i miei occhi non ne hanno mai abbastanza del suo viso, dei suoi sguardi, del suo sorriso. Ogni suo dettaglio è prezioso e ne sono avida. La sua risata cristallina risuona nella caverna come musica, unita all’acqua che scorre intorno a noi. Non potrei mai desiderare nulla di meglio al mondo.
“Me lo concedi? Devo essere davvero fortunato.”
Dice lui, con quel sorrisetto ruffiano che mi fa letteralmente impazzire. Una risatina maliziosa segue le sue parole e non fa altro che far crescere il mio desiderio.
Lentamente, le sue braccia circondano il mio busto e con le mani mi spinge contro di sé. Mi sovrasta con la sua presenza, per nulla ingombrante. Anzi, mi fa sentire totalmente al sicuro e a casa. I nostri visi tanto vicini da percepire il suo respiro caldo sulle mie labbra. L’acqua ci bagna le gambe, come una carezza contro i miei fianchi e la sua schiena. I suoi occhi cercano i miei, avidi, ed un lieve rossore gli tinge il viso.
“Sei stata magnifica. Mi stavo preoccupando per nulla… Devo assolutamente smetterla di sottovalutarti, Hanan.”
Le mie braccia circondano le sue spalle, le mie mani si avvinghiano alla sua camicia e lui rinforza la stretta su di me, finché i nostri corpi non aderiscono perfettamente.
“Non sai quanto mi è mancato stringerti a me così. Mi sono sempre chiesto se avrei avuto mai un’altra occasione per farlo…”
I suoi occhi si abbassano sul mio petto, le sue lunghe ciglia bianche sono ancora bagnate e sembrano imperlate di rugiada. Non riesco a distogliere lo sguardo. Asra si sporge di più, allungandosi per donarmi un bacio sul collo, poi sulla guancia. Posa la sua fronte sulla mia e i suoi riccioli candidi dipingono rivoli d’acqua sulle mie tempie e sulle mie orecchie. Ma cos’è che lo trattiene?
Lo sento chiaramente, si sta fermando, non va oltre. Cosa lo spaventa? Ormai sappiamo entrambi ciò che è accaduto proprio qui. Il ricordo che ho vissuto ancora vivido nella mia mente, così forte da farmi battere il cuore all’impazzata. Ha paura che io lo respinga? Deglutisco e quasi trattengo il respiro, nel sentirlo stringermi più forte.
“Asra?”
Mi dona un bacio sulla guancia e poi si solleva, quanto basta per potermi osservare in viso. Sembra teso.
“Stai bene? Il tuo respiro… si è fatto flebile.” Chiede, apprensivo. Una mano che si poggia sul mio petto all’altezza del mio cuore.
Mi ruba un sorriso intenerito, nel vederlo così in imbarazzo.
“T-ti ho stretta troppo forte? Scusami io…”
Lo sento allentare appena la presa, mentre le sue dita percorrono le mie vertebre come se le stessero contando. Mi sento così leggera in questo momento che potrei volare. Lui si tranquillizza un po’, donandomi il suo sorriso sbarazzino da piccola volpe.
“Voglio che tu stia bene il più possibile. E poi così rischio di stritolarti letteralmente!”
Sorride, per poi rilasciare un sospiro profondo, scivolando un po’ di più nell’acqua. Le sue braccia avvolte intorno alla mia schiena si abbassano fino a cingere i miei fianchi. Si appoggia con una guancia fresca ed umida sul mio seno. Rimane per qualche secondo così, ad ascoltare il battito del mio cuore. Istintivamente porto una mano tra i suoi capelli, come se dovessi in qualche modo essere io a proteggerlo, in quel momento. Lo accarezzo, lasciando che stia così finché ne sentirà il bisogno.
“Non mi prendevo uno spavento del genere da tanto… E menomale che dovevo essere io quello che doveva mantenere la calma! Non ci ho dovuto nemmeno pensare sopra, mi sono solo tuffato e splash!”
Gli carezzo i capelli con fare materno, lui stringe di più la presa facendo aderire di più il viso al mio petto. Sospiro e lui sorride.
“…Ed ora ho bisogno di sentire il battito del tuo cuore per stare tranquillo.”
Il suo viso sprofonda tra i miei seni. Sento le sue labbra baciare la mia pelle, dove dovrebbe trovarsi il cuore. Il suo respiro caldo mi fa rabbrividire di piacere e un leggero gemito lascia le mie labbra.
“Mmm… Asra…”
Solleva lo sguardo nel sentirsi richiamato da me, i nostri occhi si incrociano per un istante e lui ancora una volta mi regala quel sorriso familiare e dolce che tanto amo. Bacia ancora una volta il mio petto, sussurrando contro la mia pelle. Sento il suo respiro caldo ancora una volta farmi venire la pelle d’oca.
“Tu non hai idea di cosa non farei per questo battito. È il suono che amo di più al mondo.”
Mi ritrovo ad ansimare, per la sua stretta che si fa davvero salda attorno alla mia vita. Le sue labbra che con insistenza cercano la pelle del mio petto come se volesse davvero raggiungere il mio cuore e baciarlo. Il battito è veloce e sento un forte calore irradiarsi dal mio cuore e pervadermi completamente. Mi sento leggera, felice. Lui stesso si accorge di come i palpiti sono aumentati e sorride, divertito.
“Heheh! Sta andando più veloce…”
Ancora un altro bacio intenso. Le sue dita che si avvinghiano sulla mia veste dietro la mia schiena. I miei abiti completamente bagnati aderiscono totalmente alle mie forme esili, non lasciando più nulla all’immaginazione. Ma non mi importa. Non mi importa finché siamo soli io ed Asra.
“Hanan… Hai idea di cosa ne sarebbe di me, se dovesse mai succederti qualcosa?”
Domanda con voce spezzata, sinceramente angosciato dall’idea che lui stesso sta proponendo. Mi sporgo, con l’urgenza di guardarlo negli occhi. Quegli occhi che non ho mai visto guardarmi così intensamente. Un senso d’ansia mi pervade, nel vederlo così scosso.
“Che vuoi dire? Che ne sarebbe di te?”
Reciprocamente, serriamo la presa come se non ci bastasse la vicinanza dei nostri corpi, in questo momento. Lo vedo nascondere il viso contro il mio seno mentre un profondo sospiro scuote il suo petto. Sta anche tremando, adesso, ed io cerco di tranquillizzarlo con le mie carezze ed i miei baci delicati tra i suoi capelli.
“Che cosa mi accadrebbe… vuoi davvero saperlo?”
Si discosta appena dall’abbraccio, quanto basta per potermi guardare negli occhi. Col suo movimento, una piccola onda d’acqua fresca mi scorre lungo i fianchi e la vita, facendomi rabbrividire.
“Perderei tutto. TUTTO. Perderei la mente, la ragione, qualsiasi cosa. Mi hai visto, sono saltato nell’acqua per raggiungerti senza nemmeno pensare prima di agire. E se fosse successo qualcosa di terribile? Se non avessi dovuto interferire?”
Deglutisce, ed io mi faccio pensierosa, turbata. Non credevo che i suoi sentimenti per me fossero forti fino a tal punto. Sento il bisogno di tranquillizzarlo, con tutta me stessa, ma per ora lo lascio parlare. Deve parlare, perché finalmente si sta aprendo un po’ con me.
“Questa sorgente è potente, sarebbe potuto succedere di tutto! Tipo, che so, avremmo potuto scambiarci i corpi per errore!”
E d’improvviso diventa rossissimo e tutta l’ansia che lo sta logorando si placa per un secondo. Io stessa, a quell’ultima frase, mi rendo conto di essermi messa a ridere.
“Addirittura?”
Gli chiedo, con leggerezza, sperando di riuscire così a tranquillizzarlo. Una mano che indugia sul suo viso in una carezza. Il mio pollice che sfiora il suo zigomo.
“Beh sì, in effetti… quello avrebbe potuto essere un risvolto curioso degli eventi!”
“Che scemo…”
Lo spingo appena, giocando un po’ con lui, e la sua risata dolce, simile a quella di un bambino, riempie di nuovo la caverna con mio enorme sollievo. Prendo il suo viso con entrambe le mani.
Non resisto oltre. Quelle labbra mi attirano a loro più di qualsiasi magia.
Non si aspettava questo mio bacio improvviso. Lo sento sussultare inizialmente, poi incalza, rendendomi il bacio e intensificandolo. La sua pelle scivola contro la mia come se fosse la cosa più naturale del mondo. Mi stendo sulla schiena e lui mi sovrasta di nuovo, senza sciogliere le nostre labbra nemmeno per un secondo. Le mie mani ferme sul suo viso come se avessi timore a lasciarlo andare, mentre le sue scivolano sotto le mie vesti, a cercare la mia schiena. Ci separiamo solo quando entrambi necessitiamo di riprendere fiato.
“Tu ti preoccupi troppo, Asra…”
Gli dico piazzandogli un piccolo bacio sulla punta del naso. Lui soffia una risatina, dal solletico che gli ho fatto con quel gesto.
“Lo so… Scusa se mi è preso il momento malinconico, prima… Ma mi farò perdonare intanto che torniamo indietro, promesso!”
Torniamo indietro? Oh, cielo. In effetti mi ero quasi dimenticata di quanto siamo scesi in profondità! Ho completamente perso la cognizione del tempo, per via dell’incantesimo e del ricordo e… beh, devo ammettere che stare così in intimità con Asra è talmente piacevole che non vorrei smettere mai. Ma la strada del ritorno è lunga, in effetti. Non ho per niente voglia di tornare in quei tunnel bui e umidi, sinceramente.
“Mmm… Vero, i tunnel…”
Mormoro, mordendomi le labbra e spostando lo sguardo verso l’ingresso della caverna, dove si trovano le gallerie.
“Ehi, calmati. Non preoccuparti.  Prima voglio mostrarti un’ultima cosa.”
Si tira su, sciogliendo il nostro abbraccio. Mi aiuta ad alzarmi e sistemarmi meglio la veste. Poi un suo braccio cinge le mie spalle, mentre con l’altro gesticola per mostrarmi le pareti della caverna.
“Allora, riesci a vederlo?”
 
Non riesco a credere ai miei occhi! La caverna è… è… Bellissima
Tutto intorno a noi è diverso, ed io ero così avvinghiata a lui, concentrata sui suoi occhi e sul suo viso che non me n’ero minimamente accorta poco fa! L’intera caverna è decorata da marchi luminescenti, disegni arcani lasciati da tutti i maghi che sono passati di qui. Riesco a riconoscere alcuni segni. Simboli mistici, sacri, alcuni fatti sicuramente per devozione, altri sembrano esperimenti… alcuni sono realizzati per puro divertimento a quanto pare. Il mio sguardo è totalmente rapito, mi sento ipnotizzata da tutta questa luce azzurra ed incantevole. Seguo le scie ed i segni che alla fine sembrano indicare… Oh! Quella è una via d’uscita! Una che prima, chiaramente, non era lì! Tiro un grande, profondo sospiro di sollievo ed Asra se ne accorge.
“L’hai vista eh? Se riesci a vedere tutto questo, sei riuscita ad aprire gli occhi… potrebbe non essere una cosa permanente, quindi non sprechiamo l’occasione, mh?”
Asra si sporge a darmi un bacio di volata sull’angolo delle mie labbra, quindi mi prende per mano, guidandomi perché non finisca di nuovo nella sorgente. Seguiamo la scia magica mano nella mano, lasciandoci guidare ciecamente da quei segni luminosi. Mi chiedo dove ci condurranno.
 
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Note dell'autore: stavolta ho pubblicato un po' prima perché i prossimi giorni saranno un po' il delirio causa esami... spero di riuscire a rimanere più o meno regolare! 

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Capitolo 6
*** VII THE CHARIOT - Sanctuary ***



 

Risaliamo attraverso l’apertura che si è mostrata a noi dalla caverna. Procediamo lentamente, per via delle pareti scivolose e umide. Asra mi tiene la mano per tutto il tragitto, guidando i miei passi con la sua solita premura, forse un po’ più accentuata del solito. Ma non mi dispiace. Mi lascio guidare totalmente da lui, ancora col cuore che batte forte per tutto ciò che ho ricordato oggi, che ho vissuto oggi.
Le caverne sono buie, mentre la fine del tunnel risplende come se fosse ancora pieno giorno. Sono costretta a socchiudere gli occhi, battendo più volte le palpebre per adattare la vista alla nuova luce.
Asra è costretto a fare lo stesso, e lo vedo scoppiare a ridere, di punto in bianco.
“Pfff…Hahahahah!”
Lo guardo, incuriosita, ed i miei occhi si posano sulla piccola fossetta che gli appare sulla guancia sinistra ogni volta che ride così di gusto. Mi porto una mano sulle labbra per trattenermi, ma anche io rido, felice nel vederlo così spensierato.
“Perché ridi?”
“Niente è solo che… è buffo! Per un attimo ho pensato che fosse già mattina e che avessimo passato l’intera notte lì sotto.”
Mi sorride, con quella sua smorfia complice e sbarazzina che mi fa girare la testa, per quanto la trovo bella. Mi stropiccio gli occhi col dorso della mano, ed in quel momento sento le mani di Asra sulle mie spalle.
“Ah-ah! Non chiudere gli occhi ora, guardati attorno!”
Lo faccio, notando con meraviglia che l’intera foresta intorno a noi si è accesa, proprio come la caverna della sorgente. Gli alberi sono adornati da scie luminescenti e colorate, che dalle radici si attorcigliano lungo il tronco fino a far brillare le chiome intensamente. Ogni fungo della foresta brilla di luce propria, un bagliore tenue ed azzurrino. Tutte queste luci risaltano ancora di più, quando Asra si avvicina a sfiorarle, radioso come se emanasse un’aura purissima. Un’aura luminosa e pulsante, da cui non riesco a distogliere lo sguardo.
Asra si guarda intorno, con la stessa meraviglia negli occhi che ho io ora, anche se per lui questo spettacolo non deve essere nuovo come per me, vista la mia amnesia… Le sue dita carezzano il tronco di un albero, percorrendo lentamente uno dei disegni intrecciati sul legno. Si volta, guardandomi con la coda dell’occhio, ed un sorriso fiero schiude le sue labbra morbide.
“Questo è anche merito tuo, Hanan. La tua magia scorre insieme all’acqua della sorgente, ora. Si sta insinuando ovunque trova modo di passare, fino ad illuminare così la foresta.”
Ascolto le sue parole che mi fanno sentire ancora una volta leggera come se potessi spiccare il volo da un momento all’altro. Questa meraviglia è anche merito mio? Sento la mia magia scorrere attraverso il mio corpo, fondersi con la foresta stessa come se in questo momento fossi un tutt’uno con essa. La mia pelle pizzica piacevolmente, sento l’energia come fosse una brezza frizzantina. Mi sento bene, felice ed in grado di fare qualsiasi cosa, in questo momento. E questo lo devo ad Asra, che ha creduto in me, portandomi qui ad affrontare questa prova.
Ed ora lo sto osservando, incapace di distogliere lo sguardo dalla sua aura radiosa. Incrocio il suo sguardo intenso e più i nostri occhi si cercano, più la luce che lo avvolge cresce ed il suo colore si intensifica.
Le mie labbra sono schiuse, vorrei dire qualcosa ma è come se non riuscissi a parlare, per paura di rovinare questo momento.
Ma è un rumore, ad interrompere tutto. Qualcosa che percepisco distante, tanto da sentirlo a malapena. Sembra un’eco, un sussurro che a stento riesce ad imporsi in tutto quel flusso di magie diverse ed intrecciate tra loro. Eppure, riesco a sentirlo forte e chiaro. Mi fa gelare il sangue.
 
”Eccoti qua…”

Asra deve averlo sentito. Mi rivolge uno sguardo che riflette la mia stessa paura. Deglutisco, mi sento incapace di muovermi, totalmente gelata dal terrore.
“Hai… hai sentito quella voce?”
“S-si…”
Vedo la preoccupazione negli occhi di Asra crescere e questo non fa altro che aumentare la mia paura.
“Asra…?”
Lui si passa una mano sul viso, rilasciando un sospiro agitato. L’altra mano mi afferra delicatamente per il gomito. Tira con delicatezza, portandomi al suo fianco. Il contatto con Asra riesce a farmi rinsavire un minimo. Le mie mani tremano, mentre l’eco della voce aumenta e rimbomba nella mia mente, sempre più forte. Cresce, cresce tanto da diventare un rumore incomprensibile.
“A-Asra…!”
Ho paura, questa voce nella mia testa mi sta perseguitando. Mi porto le mani tremanti alle orecchie, come se questo potesse in qualche modo far cessare questo bisbiglio continuo ed insistente, ma nulla. La voce continua.
Asra mi osserva spaventato, impotente. Le sue mani che si posano saldamente sulle mie spalle, e percepisco che anche lui sta tremando. O forse sono io che ora sono scossa in tutto il mio essere.
Il respiro ansioso di Asra mi mette agitazione, cerco i suoi occhi con insistenza e lui non mi nega il suo sguardo.
“Se riesci a sentirlo come lo sento io… sono certo che anche tu riesca a vederlo.”
Deglutisce, stringendomi a sé con le sue mani che cercano la mia schiena. Le sue carezze lente e gentili mi calmano almeno un po’, quanto basta per smettere di tremare come una foglia al vento.
“Ora calmati, calma. Respira…”
Affondo il viso nel suo petto e lui stringe un po’ la presa, mi avvolge e mi protegge.
“Lo sento anche io. Non credo sia lontano da qui, probabilmente è sulle colline dopo il bosco. Dovremmo riuscire a vederlo…”
Quindi anche Asra sente quello che sento io, con la stessa insistenza? Le mie mani si serrano ancora una volta sulle sue vesti.
Quella voce è terribile. Non ha nulla di umano, nulla di buono. È solo terrificante, distorta e alterata. La voce di qualcosa di dannato. E so per certo di averla già sentita, chiara e forte, tra le mura del palazzo.
“Credo… di averlo già incontrato.”
Rivelo in un sussurro incrinato dal mio tremore. Asra mi stringe di più, tanto da costringermi a trattenere il fiato per un momento.
“Immaginavo… Hai passato qualche giorno al palazzo, ero certo che l’avresti incontrato. Questo è uno dei motivi per cui ho mandato Faust da te. Sei riuscita anche a vederlo, oltre che sentirlo? Una creatura spettrale, non saprei come altro definirla…”
Annuisco, sollevo lo sguardo e cerco gli occhi di Asra, perché ho davvero bisogno di lui adesso, della mia ancora.
“L’ho visto. Mi ha parlato.”
Sento Asra irrigidirsi, il suo sguardo si assottiglia e si volta verso la foresta, in direzione delle colline. Il suo respiro si fa pesante, stizzito.
“Dannato…”
Impreca sottovoce e la sua mano raggiunge la mia nuca, carezzandomi dolcemente i capelli come a volermi tranquillizzare un po’ di più.
“Devo essere sincero. Quando mi hai detto che eri a palazzo, ho avuto la certezza che lo avresti incontrato… Quella creatura non esiste realmente, non in questo piano, almeno. Praticamente è quel che resta di… di lui. Di Lucio.”
Non avevo mai sentito tanto disprezzo nella voce di Asra. Il solo pronunciare il nome del defunto conte fa calare un velo di oscurità e rabbia sul suo viso. Non ho alcuna memoria del conte, ma la sua fama in città parla chiaro. Un uomo viscido, temuto e disprezzato da tutti. Giurerei che alcuni abitanti siano stati addirittura felici della sua dipartita. Inclino il capo, cercando ancora lo sguardo di Asra.
“Sei certo che sia lui? Lo hai visto?”
Scuote il capo, distogliendo lo sguardo dalle colline e trovando il mio.
“Non ho avuto modo di vederlo. Ho evocato diverse protezioni su di me, per i miei viaggi. Non può avvicinarsi a me…”
Le sue mani sfiorano il mio viso, sollevandolo. Mi muovo appena, ad assecondare il suo tocco gentile. Mi rilassa, facendo svanire parte di quel terrore che ancora mi pervade.
“…E comunque, è debole. Sono piuttosto sicuro che non possa farti del male, ma...”
Di nuovo triste, impotente. I pollici che mi carezzano gli zigomi. Una mano si scosta appena, a sfiorarmi la fronte e scostare i ciuffi più corti dei miei capelli.
“Ti ha spaventata tanto?”
È come se Asra si stesse in qualche modo colpevolizzando di qualcosa. I suoi occhi sono tristi, carichi di rancore e questo mi tormenta ancora di più dell’eco dello spettro stesso. Non sopporto di vederlo così tormentato a causa mia. Deglutisco e le mie mani raggiungono le sue, scivolano sui suoi polsi ed è lì che le fermo, stringendo appena la presa. Scuoto un po’ il capo, cercando di sorridergli in maniera rassicurante. So che per Asra sono come un libro aperto, ma non voglio vederlo colpevolizzarsi in questa maniera. Lui è la mia luce, con lui mi sento protetta davvero, perfino ora che percepisco l’eco di quella bestia dannata. Mi fido di lui ciecamente.
“Non così tanto, Asra… Non preoccuparti. Mi ha solo colta di sorpresa…”
Cerco di mantenere la voce il più calma possibile e di respirare in maniera controllata. E lui mi sta vagliando, chiaramente. Il suo sguardo penetrante è fisso nel mio, carico d’apprensione. Però ricambia il mio sorriso e questo mi rende tranquilla ancora un po’ di più.
“Heh, ne ero sicuro. Non conosco nessuno più coraggioso di te!”
Lo dice ridacchiando, col suo sorrisetto criptico. Non riesco a capire se voglia scherzare un po’ per allentare la tensione o se sia sincero. Però poi lo vedo arrossire, il suo sorriso si addolcisce ed il suo tocco sul mio viso si intensifica.
“Sono più che certo che tu gli abbia tenuto testa… Non ho alcun dubbio. Ma vorrei che tenessi a mente una cosa, se dovrai di nuovo imbatterti in lui, ok?”
Ecco di nuovo l’apprensione prendere totalmente il controllo del suo viso.
“Non devi ascoltarlo, mai. Non è facile resistergli, soprattutto se riesce a capire come raggiungerti...”
Sospiro, abbassando lo sguardo e poggiando la fronte sul petto di Asra.
“Non è facile per niente… lo sento in modo piuttosto nitido.”
“Oh Hanan… So che non sarà facile. Non sto dicendo di ignorare la sua voce completamente, perché mi rendo conto che è impossibile. Però non devi mai dar retta a ciò che ti dice. Perché lui ti dirà davvero, DAVVERO di tutto, pur di raggiungerti. Lui brama attenzioni, più di qualsiasi altra cosa al mondo. Vuole essere il centro di tutto, persino ora che è… in quello stato.”
“Ci proverò, Asra…”
Rimaniamo così un po’, in silenzio, mentre lui continua a stringermi a sé per tranquillizzarmi. All’improvviso sento il mio stomaco brontolare, e di conseguenza la mia faccia diventare bollente dall’imbarazzo. Asra scioglie la tensione con la sua risata cristallina.
“Scusa…”
Accenno io, imbarazzata tanto da coprirmi il viso con le mani, nonostante la sua reazione mi abbia strappato un sorriso.
“Beh, è normale che tu abbia fame, dopo tutto quello che hai fatto oggi. Ed abbiamo ancora il pane alla zucca! Cerchiamo un posto dove fermarci, dovrebbe essercene uno più avanti…. E comunque, ho fame anche io!”
Il terrore va pian piano scemando, sostituito dalla stanchezza e dalla fame. Mi porto una mano sullo stomaco e mi mordicchio le labbra, leggermente imbarazzata, ma Asra è sempre così dolce e sorridente da farmi sentire a mio agio sempre e comunque. Continuiamo a camminare nella foresta luminosa, calmati dal tenue bagliore dei simboli magici impressi sugli alberi.
 
Non ci mettiamo molto a raggiungere il luogo di cui aveva accennato. Una piccola radura circolare, dove la natura riprende il suo normale aspetto. Sembra comunque un posto sereno ed Asra vi si addentra, iniziando a raccogliere alcune pietre. Mi guardo intorno, seguendolo all’interno della radura e mi accorgo di alcuni ninnoli magici appesi sui rami circostanti lo spiazzo. Sono delle stelle a sette punte, finemente intrecciate con spessi fili d’erba. Riconosco chiaramente il tocco di Asra su di essi. Sono opera sua, ma devono essere qui da molto tempo, perché il loro aspetto è ben più grezzo di quelli che gli ho visto intrecciare al negozio. Ma riconoscerei il suo tocco e la sua magia ovunque. Mi avvicino ad uno di essi, lo esamino con attenzione e curiosità, per ora senza toccarlo. Con la coda dell’occhio sbircio Asra frugare nella sua borsa e tirare fuori alcune erbe di stagione. Ricambia la mia occhiata, sorprendendomi a curiosare tra i suoi vecchi amuleti.
“Ti piacciono?”
Mi chiede, con dolcezza, dando uno sguardo al suo lavoro ancora inesperto.
“Molto…” Gli rispondo, con un sorriso sincero, senza guardarlo in realtà, perché sto ancora ammirando la stella a sette punte che ciondola dal ramo di fronte a me.
“Rendono sicuro questo luogo, li ho realizzati parecchio tempo fa. Sai, quando le cose si mettono male in città non è una cattiva idea trovarsi un posticino nella foresta.”
I nostri occhi del medesimo colore si incontrano di nuovo, cercandosi con reciproca avidità. Tira fuori dalla sua sacca il pane alla zucca che abbiamo conservato grazie al fornaio e me lo porge.
“Finiscilo pure, io intanto accendo il fuoco.”
Asra inizia a posizionare le pietre in circolo, chino sull’erba. Io mi accuccio accanto a lui, osservando i suoi gesti mentre mi metto a sbocconcellare il pane. Ne stacco un pezzettino e lo porto davanti alle sue labbra.
“Tieni, lo so che ti piace.”
Lui in risposta sbuffa divertito, mi dona un bacio delicato sulle dita ed accetta il boccone di pane, prendendolo fra le proprie labbra. Mi lancia un’occhiata veloce, poi compie un gesto preciso e netto con la mano, al di sopra del cerchio di pietre. Un gesto che gli ho visto fare innumerevoli volte e che io stessa so riconoscere e compiere. Nel cerchio di pietre divampa una fiamma di un blu intenso, inizialmente in modo forse un po’ troppo impetuoso. Asra ritrae la mano con un sussulto.
“Woah!”
Ma la fiamma recede subito dopo, stabilizzandosi come un qualsiasi focolare.
Osservo Asra con una punta di apprensione, adocchiando la sua mano. So che non è successo nulla, ma per un attimo ho temuto si fosse bruciato. Lo sento accomodarsi accanto a me, mentre sto ancora mangiando quel che rimane della pagnotta e allungo la mano a cercare la sua, quella che poco prima aveva ritratto dalle fiamme, stringendola forte.
“Ehi, guarda che non mi sono fatto nulla…”
Mi legge letteralmente nel pensiero e cerca di rassicurarmi. Lo sbircio e mi ruba un sorriso sbarazzino.
“In quel caso ci avrei pensato io, a farti stare meglio.”
Ammicco, sporgendomi un po’ verso di lui per appoggiarmi contro la sua spalla. Lui mi accoglie con piacere, si sistema così da farmi stare comoda e mi cinge le spalle col suo braccio.
“Ah, peccato allora! Poteva essere interessante!”
Risponde con un sogghigno furbetto che mi fa inarcare un sopracciglio. Gli punzecchio il fianco con le dita, quanto basta per infastidirlo un po’, con l’unico risultato di farlo ridere divertito. Risultato che mi rende comunque estremamente soddisfatta.
Osserviamo entrambi il movimento vario della fiamma azzurra nel focolare, che brilla in modo estremamente vivido. Lo guardiamo con una certa meraviglia, perché le sue fiamme non erano mai state così intense prima d’ora.
“La mia magia sembra essere più forte del solito! Ed anche la tua, ora che ci penso.”
Quella faccia da volpe che si ritrova parla chiaro. Ha in mente qualcosa. Mi sorride, furbo e sbarazzino.
“Che dici, vuoi sperimentare?”
Accenna al focolare con il mento ed io annuisco. Non abbiamo provato spesso magie che comprendessero l’uso del fuoco, ma oggi mi sento estremamente fiduciosa e non ho certo voglia di sprecare l’energia che sento scorrere dentro di me da quando abbiamo messo piede nella grotta!
Con un altro gesto della mano, Asra smorza la sua fiamma, lasciando che le ceneri sottostanti si spengano naturalmente. Dunque, mi fa cenno di avvicinarmi ed io lo faccio, stendendo la mia mano al di sopra del cerchio di pietre. Mi concentro su di esso, richiamando la magia perché confluisca sul mio palmo aperto ed evoco l’incanto, con lo stesso movimento compiuto da Asra poco prima. L’impeto con cui la fiamma si ravviva sotto il mio comando mi coglie di sorpresa! Non ero mai riuscita al primo colpo e soprattutto non avevo mai prodotto una fiamma tanto intensa! Non vi è quasi differenza fra la mia e quella che aveva prodotto Asra. Sono senza parole ed osservo le mie mani come se non fossero mie! Per quanto percepisco che la mia magia sia cresciuta, non pensavo di aver compiuto progressi tanto grandi! Asra ride, compiaciuto ed orgoglioso, ed io mi ritrovo a fissarlo incredula e con la bocca spalancata.
“Oh! Come accidenti…!”
“Visto? Dire che sei migliorata è riduttivo! Ma ora non stancarti troppo, ok? Dopotutto non hai ancora mangiato a sufficienza…”
Si siede di nuovo vicino al falò e mi fa cenno di tornare comoda. Mi accuccio vicino a lui, ritrovando la posizione comoda contro il suo petto, tra le sue braccia. Osservo il fuoco di mia creazione con orgoglio. Le fiamme azzurre ed intense tremolano ipnotiche e non riesco a distogliere lo sguardo. Mi sento estremamente soddisfatta.

Sento poi il petto di Asra muoversi contro il mio viso, per via di un sospiro profondo.
“Oh, comunque… Riguardo quello che hai visto a palazzo.”
Cerca il mio sguardo e non glielo nego, anche perché ha catturato la mia totale attenzione.
“Meglio se ti tieni alla larga dall’ala che ospitava gli alloggi di Lucio…”
Distoglie lo sguardo e lo posa sulle fiamme. Io osservo ancora i suoi occhi viola brillanti, illuminati ora dalle fiamme azzurre che si riflettono nelle sue iridi creando delle sfumature meravigliose. Non posso fare a meno di rimanere incantata, da quegli occhi, ma la preoccupazione che vi leggo mi mantiene attenta alle sue parole.
“Anche se vorrei che bastasse questo a tenerti lontana da lui, non penso che sia sufficiente… Sai, ho un amico che vive proprio in mezzo alla foresta. Lui mi ha detto di aver visto quella creatura aggirarsi tra gli alberi… A detta sua, si aggira come un’ombra, tanto sfuggente da sembrare quasi di essere stati ingannati da qualche gioco di luci. Pare che abbia l’aspetto caprino, ma si muove su due zampe… Bianco, con gli occhi rossi…”
Rabbrividisco, perché ciò che Asra sta descrivendo è esattamente ciò che ho visto all’interno dell’ala di Lucio a palazzo. Mi spingo più vicina al suo petto e lui si accorge di quel mio movimento. Le sue mani prendono ad accarezzarmi la schiena.
“Sì, è esattamente così la creatura che ho visto… In più, gli mancava un braccio.”
Ancora una volta lo sguardo apprensivo di Asra cerca il mio. La sua mano percorre delicatamente la linea della mia mandibola fermandosi poi sul mento. Mi solleva un po’ il viso così da poterci guardare di nuovo negli occhi.
“Questa è solo un’ulteriore prova che quella cosa sia proprio Lucio… E visto che sembri aver attirato la sua attenzione, non ho intenzione di mandarti indietro a palazzo senza alcuna protezione.”
Poi la sua espressione si fa più triste, si morde il labbro inferiore e per un attimo sposta lo sguardo in direzione delle colline.
“Vorrei evitarti tutto questo, ma penso che dovremmo davvero vederlo. Così non avrà più modo di nascondersi da te ed agire nell’ombra.”
L’idea non mi entusiasma. Per niente. Ricordo ancora distintamente l’orrore che provai la mia prima sera a palazzo, quando quella creatura mi chiamò a sé con tanta insistenza, tramite i suoi segugi. La sua voce distorta e raccapricciante, il suo tocco gelido nonostante io non potessi vedere nulla attorno a me. Il solo ricordo mi fa rabbrividire, tanto forte da farmi gemere. Asra mi stringe forte a sé ancora una volta, percependo la mia paura, ma mi sorride incoraggiante e si alza dal suo posto.
“Fidati di me, Hanan…”
E detto questo mi tende la mano, per offrirmi appoggio mentre torno in piedi. Poi qualcosa attira la nostra attenzione. Una piccola figura pallida che striscia tra le rocce e l’erba, raggiungendoci con una certa urgenza. Faust sembra davvero spaventata, Asra lo percepisce chiaramente e la solleva tra le proprie braccia. Lei vi si avvinghia, come fa di solito, tornando nel suo rifugio sicuro sotto i suoi vestiti. Sento la vocina della piccola serpe bisbigliare da sotto lo scialle.
“LUI…”
Asra le porge una piccola carezza, a volerla tranquillizzare. Io mi avvicino quanto posso, perché in qualche modo voglio ricambiare ogni volta in cui è stata lei a calmare me. Allungo una mano verso la sua testolina e lei stessa si allunga a cercare il mio tocco. Vedo Asra sbirciarmi, con un sorriso pacato e carico di gratitudine, per quel mio semplice gesto. Poi risponde al suo famiglio con tono cupo.
“Lo so, Faust… Dove sta adesso?”
Non riesco a sentire la sua risposta, questa volta. La vedo solo agitarsi al di sotto degli abiti. Deve essere davvero turbata, perché non l’ho mai vista tremare in questo modo. Asra comunque riesce a comunicare in maniera molto più efficiente col suo famiglio di quanto possa fare io e capisce perfettamente ciò che lei vuole dirgli.
“I campi? Mh… Sì, immaginavo fosse lì.”
Le sue dita si intrecciano alle mie ed inizia a tirarmi con sé verso una sporgenza rialzata vicina alla radura.
“Vieni, saliamo lì… così saremo in grado di vederlo senza doverci avvicinare troppo.”
 
Raggiungiamo la roccia e lui intreccia le dita tra loro, creando un appoggio col quale aiutarmi a salire. Anche perché bassa come sono, non riuscirei mai ad arrampicarmi su questa sporgenza da sola. Mi fa cenno di andare ed io gli poso le mani sulle spalle, poso il piede destro sul piano creato dalle sue mani e faccio forza, aiutata dalla sua spinta. Il mio fisico esile è una fortuna in questo caso, perché Asra non fa fatica a sollevarmi. Mi arrampico sulla roccia e trovo una posizione stabile. Lui nel frattempo mi raggiunge senza troppe difficoltà. Quasi mi sorprende a volte la sua agilità, visto quanto è pigro il più delle volte! Ci sporgiamo insieme, attenti a dove mettiamo i piedi, sbirciando al di là delle cime degli alberi. Da qui le colline ricoperte dai campi coltivati che circondano Vesuvia si vedono benissimo, un panorama che in altre circostanze riterrei mozzafiato, soprattutto in compagnia di Asra. Scorgo il palazzo, stagliarsi maestoso al centro della città, illuminato dai raggi rossi ed intensi del tramonto. Sembra quasi però, che da esso si stia propagando una sorta di miasma vermiglio, come un’aura magica che dalle sue guglie si spande lungo le strade della città fino a raggiungere la campagna. Asra sta vagando con lo sguardo sul paesaggio sottostante, cercando qualcosa di ben preciso, qualcosa che non ho poi tutta questa fretta di vedere ma che al momento è necessario scovare.
“Lo vedi?”
Mi domanda, con la tensione che gli fa tremare la voce. Distolgo lo sguardo dal palazzo e dalla strana aura che lo circonda, cercando anche io il fantasma che dovrebbe aggirarsi per le colline. Non so bene cosa dovrei vedere. Se una sorta di bestia caprina, o un’ombra o una qualche sorta di nebbia. Cerco senza risultati per qualche istante, ma alla fine mi rendo conto di una scia innaturale, chiaramente magica e dello stesso rosso sanguigno dell’aura del palazzo. Assottiglio lo sguardo, cercando di seguire quella traccia che si insinua tra le coltivazioni di grano.
Ed alla fine lo vedo. Quella creatura immonda dall’aspetto di capra, dritta sulle due zampe posteriori. Pallido ed estremamente magro, come se fosse malato o distorto dalla sua natura dannata. Non sembra essere fisicamente lì. È incorporeo, riesco a vedere attraverso il suo corpo pallido.
E mi sta fissando.
Il respiro mi si strozza in gola quando vedo quegli occhi rossi ed innaturali trovare i miei. Deglutisco e sento il mio corpo irrigidirsi.
Quello sarebbe… ciò che resta di Lucio?
La sua voce. Quella voce distorta e raccapricciante raggiunge di nuovo la mia mente e mi costringe a coprirmi le orecchie d’istinto, forte e gracchiante tanto da farmi rabbrividire.
”Oohhh Sì… Sai chi sono, oraaaaa… Ed io so benissimo chi sei tu…. Hanan…”
Lo sento pronunciare il mio nome e la paura si impossessa di me, tanto forte da non farmi percepire nient’altro. Il mio nome, pronunciato da lui, è tutto quello che sento rimbombare nella mia mente tanto da farmi girare la testa e i miei occhi si riempiono di lacrime. Il mio cuore batte forte e mi sento improvvisamente in trappola. Voglio solo urlare. Ho paura… Non… non so cosa fare….
Poi qualcosa riesce a fare breccia nel guscio di terrore assoluto che mi sta opprimendo tanto da farmi male. Riconosco il tocco di Asra, le sue dita che afferrano rapidamente la mia mano ed all’improvviso tutto si ferma.
La paura mi lascia, come se un vento benefico l’avesse spazzata via da me. Il mio corpo trema, ancora scosso dall’ansia e dall’adrenalina che aveva iniziato a scorrere per via del panico. Asra mi stringe a sé, eliminando qualsiasi traccia di Lucio e della sua orribile voce dalla mia mente. Sento il battito del mio cuore tanto forte da sentirne quasi il rumore. Sono quasi certa che Asra stesso possa percepirlo. Tremo, tra le sue braccia confortevoli, e sollevo lo sguardo a cercare il suo. Ma lui sta guardando verso i campi, verso quello spettro che fino ad ora non era mai riuscito a scorgere. Non ho mai, mai visto quell’espressione sul viso di Asra. Non avrei mai pensato di poter leggere così tanto odio nei suoi occhi. Quell’espressione, sul suo viso, mi ha fatto gelare il sangue.
Di cosa è stato capace, Lucio, per far nascere uno sguardo del genere proprio su Asra?
Lo sento dire poche semplici parole, verso lo spettro. La sua voce, come il suo sguardo, è carica d’odio. Fredda e bassa, come non l’avevo mai sentita prima d’ora.
“Vattene via, Lucio.”
Lo sguardo della bestia si sposta da me su Asra in maniera agghiacciante. Sento il mio stesso respiro farsi di nuovo agitato, ma lo spettro non si muove. Le protezioni di Asra sembrano avere effetto e dopo un momento di tensione palpabile, Lucio sembra irritato. Si muove con uno scatto contorto e si volta, svanendo presto nel nulla.
Solo in quel momento sento di nuovo un senso di leggerezza nel petto, che mi permette di rilassarmi.
Lucio è andato via. Non sento più la sua presenza oppressiva addosso a me. Anche Asra sembra rilassarsi ed il suo sguardo recupera un po’ della sua solita luce. Mi stringe ancora una volta, lasciando la presa solo per prendermi le mani.
“Non avrei mai voluto farti spaventare a tal punto, perdonami…”
Mormora, avvicinandosi a me fino ad unire le fronti. Sento il suo sospiro caldo sulle mie labbra e percepisco la sua tensione ed apprensione. Prendo un profondo respiro anche io, posando una mano sul suo viso e lui la raggiunge, avvolgendola con la propria.
“Va tutto bene, Asra. Era necessario, ed ora se n’è andato.”
 
I nostri sguardi si intrecciano ancora una volta e rimaniamo così per un attimo, finché entrambi non siamo abbastanza calmi da decidere di muoverci. Asra scende dalla roccia per primo ed io scivolo tra le sue braccia, che mi sostengono senza fatica. Scendere è stato sicuramente più rapido e facile che arrampicarsi e devo dire che trovarmi ancora una volta fra le sue braccia è stato piacevole, soprattutto dopo la paura che ho provato qualche istante prima.
Una volta a terra, mentre mi sistemo di nuovo la veste, sento il tocco di Asra sui miei capelli. Una carezza leggera che arriva dietro la mia nuca e lì si ferma.
“Lo hai sentito di nuovo nella tua mente, vero? Stavolta è riuscito a raggiungere anche me… Cosa ti ha detto?”
Deglutisco, ripensando alla sensazione terribile che ho provato poco prima, quando tutto quello che riuscivo a sentire era solo la voce distorta di Lucio che ripeteva il mio nome.
“Mi… mi ha chiamata per nome.”
Asra sgrana gli occhi, incredulo e preoccupato per quella mia rivelazione. Le mie mani si serrano sulla mia gonna e le dita affondano nella stoffa. Non so perché, mi capita sempre di farlo quando sono sotto pressione.
“Lui sa il tuo nome? Oh… Beh sì, avrà avuto sicuramente modo di sentirlo a palazzo…”
Annuisco, ricordando la prima volta che Lucio pronunciò il mio nome nell’ala dei suoi alloggi, poco dopo aver udito Portia chiamarmi dal corridoio. Asra sospira e scuote il capo. Sembra stia cercando di infondermi sicurezza e coraggio con tutte le sue forze.
“Non farti intimorire da lui, Hanan. Lo so che è difficile ma non devi ascoltare nulla di ciò che ti dice… Lui è debole, tu no. Tu puoi contrastarlo, ok?”
Mi regala una delle sue carezze gentili ed un sorriso pacato. Poi torna serio, discosta lo sguardo verso i campi e soffia, come a voler scacciare un moto di rabbia improvviso.
“L’ho sentito nitidamente anche io, stavolta.”
Il fatto che nonostante le sue protezioni, Asra sia stato raggiunto ugualmente dallo spettro mi spaventa. Ho davvero paura che gli possa succedere qualcosa. Dallo sguardo che aveva prima, quello che mi ha quasi sconvolta tanto fosse inusuale sul suo viso, posso immaginare che ci sia qualcosa di irrisolto, tra lui e il conte. Qualcosa di terribile che lo ha ferito nel profondo.
“Che ti ha detto, Asra?”
Sposta di nuovo la sua attenzione su di me, deglutisce e mi risponde con voce talmente bassa da essere poco più di un mormorio.
“Beh, sai, lui ha sempre goduto nel far male alle persone. Ed anche sta volta non si è smentito… Ha iniziato a minacciarmi di farmi chissà quali atrocità e gli ho detto di provarci, se ne ha il coraggio!”
Un sorriso finalmente si fa largo sulle sue labbra. Dopo tutta la tensione accumulata avevo davvero bisogno dei suoi sorrisi.
“Ovviamente le sue erano solo parole al vento. Lui è sempre stato un tipo capace solo di parlare… tutto fumo e niente arrosto!”
Il suo tono si fa più chiaro, rilassato ed anche la sua espressione si illumina di nuovo, infondendomi tranquillità.
“Vedi? Per questo non devi dar troppo peso alle sue parole. Non è spaventoso come sembra, è solo un egocentrico in cerca di attenzioni…”
Prende il mio viso tra le mani, scrutando il mio sguardo con attenzione.
“Ti senti meglio ora, vero?”
“Ora sì… grazie, Asra.”
Il suo tocco gentile sicuramente aiuta a scacciare via l’ultimo residuo di paura rimasto nel mio cuore. Asra sorride soddisfatto della mia risposta.
“Ottimo! Ma sarò davvero tranquillo solo quando ti avrò protetta. Giusto qualche incanto semplice, va bene? Ho bisogno di saperti al sicuro… Vieni qui adesso…”
Mi prende letteralmente tra le sue braccia prima ancora di potergli rispondere. Mi solleva senza difficoltà tenendomi stretta al petto. Sussulto all’inizio, non aspettandomi quel gesto e mi ritrovo con le braccia intorno al suo collo, avvinghiata per non cadere. Ma non mi farà cadere. La sua presa è salda ed il suo abbraccio mi avvolge totalmente.
“Asra…”
Pronuncio il suo nome come un finto rimprovero, che non fa altro che far nascere sul suo viso quella solita espressione volpina da malandrino. Mi fa sorridere, finalmente rilassata. Mi porta così fino al cerchio di pietre dove è ancora presente il fuoco magico che avevo creato prima. Ci sediamo e mi sistemo comodamente sulle gambe di Asra, poggiata contro il suo petto. Le sue mani percorrono con delicatezza il mio corpo, irrorandolo con la sua magia fresca e frizzantina, che mi fa provare di nuovo quella meravigliosa sensazione sulla pelle. Sospiro e socchiudo gli occhi, fissando stancamente un punto imprecisato della foresta che nel frattempo ha ripreso a brillare di luce propria.

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Capitolo 7
*** VIII THE STRENGHT - The Low Road ***



 

Asra mi ha tenuta tra le sue braccia per tutta la notte. La sua magia mi ha pervasa di una sensazione di pace e mi sono addormentata senza accorgermene.
L’alba non è ancora giunta, ma la fresca brezza che anticipa la mattina mi fa aprire gli occhi, accarezzando la mia pelle. Asra è sveglio e si accorge del mio movimento contro il suo corpo. Si china a donarmi un leggero bacio sulla fronte che mi fa sorridere. Non è raro per me svegliarmi così, ma ora quel bacio ha una consapevolezza tutta nuova ed è molto, molto più dolce.
“Dormito bene?”
Mi domanda ed io sollevo lo sguardo a cercare il suo. Mi sento estremamente riposata e serena, e con ogni probabilità questo è merito suo. Annuisco e lentamente mi discosto, così da permettergli di alzarsi. Mi tiro su a mia volta e aggiusto la veste leggera che ho indosso, sistemando le pieghe della gonna con la mano.
Rimaniamo seduti uno accanto all’altra, raccogliendo quel che resta della seconda pagnotta di zucca per fare colazione. Ce la dividiamo ed iniziamo a mangiare. Le nostre spalle sono a contatto in questo momento e io mi sporgo un po’ così da appoggiarmi anche con la tempia. Ringrazio di essere così piccoletta, a volte! Tra un boccone e l’altro, Asra inizia a parlare. Faust sembra farsi attenta a sua volta, come se aspettasse la prossima mossa del mago.
“Dopo vorrei farti conoscere qualcuno.”
“Chi?”
“Lo vedrai presto! È qualcuno che può darci un passaggio… Vorrei che ci allontanassimo per un po’ dal palazzo…”
Lo guardo incuriosita, e sinceramente perplessa. Non aveva detto a Nadia che saremmo stati via solo per un giorno? Dovrei tornare a palazzo, non allontanarmi. Alzo gli occhi verso il suo viso e lui ricambia la mia occhiata.
“Asra ma… allontanarci? Non dovrei tornare dalla contessa?”
Lui mi sorride, con la sua solita calma innaturale e scuote il capo.
“Tu non preoccuparti, ci parlerò io con Nadia. Dopotutto le ho detto che ci saremmo allenati… basterà dirle che ci è servito più tempo del previsto!”
Prende una pausa, della durata di un sospiro e distoglie lo sguardo, posandolo su quel che rimane del fuoco magico che avevo evocato la sera.
“È solo che… beh non voglio che tu torni a palazzo. Non con Lucio che sembra essere interessato a te.”
L’idea di ritrovarmi ancora una volta davanti allo spettro di Lucio, ma da sola e tra le mura del palazzo, mi fa salire un brivido che mi fa chiudere gli occhi e sospirare. So di avere delle responsabilità verso Nadia, avendo accettato di aiutarla e non ho intenzione di tirarmi indietro ma…
“Asra, pensi sia davvero una buona idea allontanarci? E se Nadia si alterasse? Non è rischioso andar via?”
Asra prende a torturarsi le mani, la sua ansia è quasi palpabile e d’istinto gli poso una mano sulla spalla. È talmente concentrato a fissare le braci che sussulta, al mio tocco, voltandosi di scatto. Batte le palpebre ed il suo sguardo si addolcisce, mentre io continuo quella lieve carezza sulla sua schiena.
“Sinceramente, credo sia più rischioso rimanere. La forma che Lucio ha assunto… non so, non mi convince. Non è semplicemente il suo fantasma. È altro. Ma ancora non riesco a capire che cosa lo abbia portato a diventare… beh, così… Devo scoprire che cosa c’è sotto.”
Si morde le labbra, preoccupato, e cerca una mia mano stringendola tra le sue.
“Ma non posso perderti di vista nel frattempo. Non ora… Non lascerò che ti accada nulla, Hanan…”
Nonostante il suo sguardo sia serio ed apprensivo, riesco a scorgere un lieve rossore sui suoi zigomi anche con la luce ancora piuttosto tenue. Non sono ancora convintissima che sia una buona idea ignorare la contessa, ma tutto d’un tratto mi tornano in mente gli occhi penetranti dello spettro. Non capisco nemmeno se sia solo suggestione o se in qualche modo riesca ad influenzarmi a tal punto. E capisco che Asra ha ragione, è rischioso restare per ora.
Decido di dargli ascolto per adesso. Gli sorrido, cercando di mostrarmi serena e fiduciosa.
“Va bene, allora allontaniamoci per un po’. Penseremo dopo a Nadia.”
Il mio ok sembra lasciarlo piuttosto sorpreso, tanto da spalancare gli occhi e rimanere imbambolato un momento.
“V-va bene? Oh, ottimo! Beh, allora andiamo!”
Aver accettato la sua proposta ha sciolto la tensione che irrigidiva le sue spalle. Il suo respiro si fa spezzato, tremante, ora che l’adrenalina data dall’ansia se ne sta andando. Poso le mie mani sul suo petto, a cercare il battito del suo cuore, per accertarmi che sia effettivamente calmo ora e lui ne approfitta per stringermi in un altro abbraccio avvolgente e caldo. Avvicina le labbra al mio orecchio, mi dona un bacio sulla tempia e mi sussurra.
“Grazie… Davvero, grazie.”
Una volta sciolto l’abbraccio, ci accorgiamo di Faust che ancora ci osserva curiosa, come se stesse davvero aspettando un ordine da parte di Asra. Lui si china su di lei e l’accarezza, con la stessa delicatezza che rivolge a me. Mi intenerisco, nell’osservarli.
“Faust, pensi di riuscire a tenere d’occhio Nadia, mentre siamo via?”
“Occhio?”
Risponde il serpentello, inclinando la testa da un lato e sibilando con la linguetta biforcuta. Asra annuisce e le sue labbra si piegano in una smorfia.
“Sì, per favore. Se pensi che possa essere in pericolo devi avvisarmi e noi torneremo.”
Il braccio di Asra si tende, così che Faust possa attorcigliarcisi contro come se lo stesse abbracciando a modo suo. Lui se la porta al petto e la tiene così per un momento.
“Fa attenzione, ok?”
“Attenzione!”
Risponde lei, incoraggiante. Asra la lascia di nuovo. Lei inizia a strisciare sull’erba lentamente, fermandosi prima davanti a me. Mi chino, per salutarla anche io, con uno dei grattini che tanto le piacciono. Sembra gradire la mia coccola, e come saluto mi da una piccola testata affettuosa contro il palmo della mano. La osserviamo farsi strada tra gli alberi in direzione del palazzo. Asra la tiene d’occhio finché è in grado di vederla.
Ora tocca a noi metterci in viaggio.
Raccogliamo le nostre sacche e ci incamminiamo mano nella mano, verso i campi di grano sulle colline.
 
Camminiamo per un bel po’, con Asra che mi racconta qualche aneddoto sui suoi viaggi. Posti che ha visto, gente che ha conosciuto, creature magiche con cui è entrato in contatto… Ed io ascolto completamente rapita. Ho sempre desiderato sentire questi racconti, ma prima d’ora non si era mai scucito più di tanto. Ora però è diverso, si sta aprendo con me. Si sta aprendo dal nostro piccolo viaggio nella sua oasi, dal bacio che gli ho rubato sotto la tempesta… Dopo ciò che ho ricordato nella grotta.
Ormai l’alba sta rischiarando il cielo, ma ancora riesco a scorgere le stelle. Più ci allontaniamo dalla città, più sono luminose, come fossero una distesa di diamanti a tempestare il cielo. Cammino col naso all’insù a godermi quel panorama, con gli occhi pieni di meraviglia e la mente sgombra da ogni pensiero. Non c’è niente che mi può raggiungere ora e farmi del male. Ci siamo solo io ed Asra, mano nella mano attraverso i campi di grano, sotto un cielo stellato. Sento le spighe solleticarmi e pizzicarmi le gambe, spinte dalla brezza mattutina. Asra si volta verso i raggi di sole che rischiarano il cielo al di là delle colline.
“Tempismo perfetto! Ci siamo quasi, ho in mente un posto sicuro dove portarti per ora…”
Lo vedo voltarsi verso di me rivolgendomi il suo famoso sorrisetto enigmatico.
“Sono successe molte cose in questi giorni e secondo le Carte siamo solo all’inizio. Quindi… pensavo di lavorare davvero sulla tua magia ed incrementarla. Non so quanto tempo abbiamo effettivamente. Mi spiace solo doverti mettere tutta questa pressione addosso…”
Asra sembra rattristarsi di nuovo. Io gli stringo la mano, voglio spazzare via quell’ombra dai suoi occhi meravigliosi.
“Asra, va bene così.”
Parlo con tutta la tranquillità di questo mondo e lui scuote il capo, tornando calmo poco dopo. Anzi, lo vedo farsi propositivo, sembra quasi che una punta di malizia si stia facendo largo in quello sguardo luminoso ed io sento le mie labbra piegarsi in un sorriso come se lo facessero di loro spontanea volontà.
“Allora, visto che stiamo facendo una specie di fuga… Che ne dici se ti portassi in un posto un po’ più tranquillo rispetto a Vesuvia? Oppure vuoi vedere una città ancora più grande? Scegli tu!”
So bene che Asra non è tipo da grandi città affollate. Già il dover girare per le strade di Vesuvia lo mette a disagio e cerca sempre di evitare il più possibile le piazze e le vie principali. Ma in fondo nemmeno io amo trovarmi in mezzo alla folla, quindi la mia scelta al riguardo è piuttosto ovvia. In effetti, gli rivolgo un sorrisetto che sa tanto di ‘e lo chiedi pure?’
“Tranquillità, assolutamente!”
Asra sembra soddisfatto dalla mia risposta, dato che senza alcun preavviso mi solleva da terra facendomi volteggiare con lui per un momento. Io sussulto, non aspettandomi quel gesto così improvviso da lui, che nel frattempo sta ridendo come un bambino.
“Ecco perché ti adoro!”
Lo dice spontaneamente, sembra quasi non si sia reso conto delle sue parole ed io mi sento avvampare fino alla punta delle orecchie. Eppure, con tutto quello che è successo, non è così strano da sentire. Mi fa solo sentire bene, leggera e libera. Perché è così che mi sento, quando sono con Asra. Mi sono sempre sentita così, dal giorno in cui mi ha presa con sé, ed ora ho la consapevolezza che ciò che sento per lui è qualcosa che c’è da molto più a lungo, al di là di quanto io possa ricordare. Io appartengo a lui e lui a me. E per questo non posso fare a meno di ridere con lui, spensierata tra le sue braccia.
Torniamo entrambi più sereni e ci separiamo quel tanto che basta per poterci guardare negli occhi.
“Non potrei chiedere di meglio, stare da solo con te… Potrebbe sorprenderti quanto possiamo andare lontano senza vedere proprio nessuno! Ma se sono con te, mi sta bene anche rimanere solo noi due per sempre…”
Sbaglio o si sta facendo più sciolto? Il sorriso sicuro, sincero, con cui mi guarda mentre mi dice tutto questo mi fa impazzire e sono io ad essere diventata rossa come un pomodoro, tanto da non riuscire a rispondere a parole. Però con un abbraccio sì, ed un bacio rubato alle sue labbra.
 
Mi prende di nuovo per mano e continuiamo ad avanzare fino ad una specie di spiazzo. Qui il grano sembra essere stato tagliato e piegato, formando una spirale perfetta sotto di noi, che brilla in modo incantevole, illuminata dagli ultimi raggi della luna e dai primi raggi del sole. Vedo Asra farsi avanti, come se stesse ispezionando qualcosa.
“Mhh… Sta ancora dormendo? Va bene…”
Chi sta ancora dormendo? Mi guardo intorno senza vedere proprio nessuno, se non Asra che fruga nella sua sacca fino a tirare fuori una manciata di mandorle. Le agita un po’ come a voler attirare l’attenzione di qualcosa ed aspetta. Io rimango dietro di lui, con una mano appoggiata alla sua schiena.
Uno sbuffo mi fa sussultare, sembra il verso di un grosso animale e all’improvviso vediamo sbucare fuori un grosso muso tondo tra le spighe di grano. Mi blocco, sorpresa, nel vedere il grosso animale assonnato alzarsi in tutta la sua stazza, soffiando di nuovo dalle narici. Le mie dita stringono la presa sulla camicia di Asra, che si volta di poco per rivolgermi un sorriso rassicurante. Quindi, è quella creatura che voleva farmi conoscere?
L’animale si avvicina a noi placido ed io rimango immobile a fissarlo mentre si muove verso Asra e con la lingua prende a leccare via tutte le mandorle che lui teneva nella sua mano. La risata pacata di Asra fa sollevare il muso all’animale che lo guarda, affabile.
“Buongiorno, dormiglione!”
La grossa bestia sembra felice di rivederlo, e con mia ulteriore sorpresa, lo sento distintamente pronunciare il suo nome. Non è una vera e propria voce, è più un verso, ed infatti ci ho messo un po’ a capire che quel suono gutturale e profondo era proprio una parola. Ricorda un po’ il modo con cui comunica Faust, ma più grezzo. Sembra anche essere ben più anziano di lei, e l’energia che emana ricorda molto quella propria della natura. Deve essere una creatura antica…
”Asraaaaaa!”
L’animale è intento a leccare la mano di Asra, amichevole ed io mi tranquillizzo. Lui sembra avermi notata e il muso punta nella mia direzione. Decido di fidarmi di questa creatura, perché emana affetto, saggezza, e sembra essere legata ad Asra. Allungo una mano, così che possa annusarmi e prendere confidenza anche con me. Mi muovo lenta, perché non voglio risultare brusca o spaventare la creatura in qualche modo. Asra mi sbircia, con un sorrisetto divertito. Noto che la creatura ha gli occhi dello stesso colore di Asra… e dei miei.
Mi guarda con sguardo languido, sembra quasi aver riconosciuto il mio odore e lo sento pronunciare il mio nome. Mi fa letteralmente perdere un battito. Che io abbia conosciuto questa creatura prima della mia perdita di memoria?
”…Hanan? Hanan diversa… Hanan ha un nuovo profumo…”
Un nuovo profumo? Quindi mi ha davvero vista prima d’ora? Sono cambiata al punto da non avere più nemmeno lo stesso odore per questa creatura? Poi d’improvviso mi rendo conto di aver già visto questa bestia in compagnia di Asra. Non certo in un ricordo improvviso, ma in uno dei miei sogni fatti in questi giorni! Era la cavalcatura di Asra, quando ho sognato che era fermo ad un bivio, la notte in cui tutta questa storia è cominciata…
“Io… io ti ho visto, nei miei sogni!”
Dico, proprio verso la creatura, che sembra quasi rattristata dal fatto che non ricordi chi sia. Sbircia infatti Asra che le rivolge un sorriso amichevole.
“Purtroppo Hanan non ha più molti dei suoi ricordi… Sono cambiate diverse cose…”
I capelli bianchi e soffici ondoleggiano, perché Asra scuote il capo per scacciar via la tristezza che stava oscurando il suo viso. Con un nuovo sorriso domanda alla creatura.
“Ed io? Io anche ho un odore diverso?”
La mano che si tende di nuovo verso la bestia. Questa annusa intensamente per poi scuotere la grossa testa pelosa.
”Uguale. Speranza e Devozione. Profumo di Asra…”
Vedo Asra arrossire visibilmente, mentre mi lancia un’occhiata fugace che comunque riesco a cogliere. Istintivamente, mi porto una mano sul cuore.
“Oh beh…. Grazie. E parlando di speranza, non è che puoi darci una mano? Vorremmo allontanarci da Vesuvia per un po’ e ci farebbe comodo un passaggio.”
L’animale soffia dalle narici e lo vedo stiracchiarsi un po’, per poi piegare le zampe anteriori in modo da permetterci di salirgli in groppa. Osservo Asra con un sorriso speranzoso che lui ricambia.
”Dove vuoi andare?”
Asra osserva per un momento verso i campi, facendosi pensieroso. Mi posa una mano sulla spalla intanto. La luce del sole inizia ad illuminare il suo viso, i capelli sembrano fili d’argento sotto la luce.
“Mmm… Credo a Nopal. Non è lontanissima ma credo sia il posto più adatto.”
La bestia allora si stiracchia meglio, preparandosi alla lunga camminata.
”Non lontano. Riposato abbastanza. Salite.”
Vedo Asra ridere sollevato, donando un grattino dietro il grosso orecchio della creatura che sembra apprezzare, visto che muove la testa in modo da assecondare la coccola.
“Sei il migliore!”
Asra monta per primo, con un movimento piuttosto fluido. Sale in groppa alla bestia e si sistema in modo da stare comodo, con le gambe divaricate attorno alle spalle dell’animale. Poi si volta verso di me, tendendomi una mano.
“Vuoi stare davanti o dietro?”
Mi domanda ed io mi sento eccitata come una bambina all’idea di cavalcare questa creatura! Un sorrisone a trentadue denti mi illumina il viso e afferro la mano di Asra per montare anche io sulla bestia.
“Davanti! Voglio vedere il paesaggio!”
Con un sorrisetto sghembo Asra mi tira su, aiutandomi a sedermi di fronte a lui. Mi siedo tenendo comunque le gambe tutte e due dallo stesso lato, perché con la gonna che indosso mi sarebbe impossibile altrimenti. E già così le mie gambe sono più scoperte del dovuto, ma non me ne faccio troppo un problema. Asra mi afferra saldamente dalla vita ed io mi appoggio all’indietro, con la schiena contro il suo petto. Sento il mio cuore accelerare, felice di quel contatto e di quel calore che mi pervade. Percepisco il respiro di Asra sul collo, il soffio della sua risata che mi smuove i capelli. Mi fa venire la pelle d’oca e mi piace da impazzire.
“Comoda?”
Mi sussurra, per poi darmi un semplice bacio sulla guancia.
“Meravigliosamente comoda”
Gli sussurro di rimando, scivolando quanto basta per stare letteralmente accucciata contro di lui. Accenna una risata soddisfatta.
“Tieniti forte, andremo abbastanza veloci!”
E dopo un colpetto dato sul fianco della bestia, come segnale che siamo pronti a partire, l’animale si alza e si prepara a muoversi. Nel sentirmi sballottata, seguo immediatamente il consiglio di Asra e le mie mani trovano appiglio nella folta pelliccia dell’animale.
”Andiamo?”
”Andiamo!”
La bestia soffia dalle narici e prende a correre. La brezza ora è diventata vero e proprio vento, tanto stiamo andando veloci! Sento i miei capelli scompigliarsi e sento Asra ridacchiare per il solletico che gli fanno contro il petto. Stringe di più la presa su di me ed io osservo l’orizzonte meravigliata.
Da che ho memoria, non mi ero mai allontanata così tanto da Vesuvia! Guardo il sole che ormai è apparso al di là della collina ad illuminare i campi di grano come fossero una distesa d’oro. Le sfumature calde dell’alba scacciano via prepotentemente il buio della notte e tutto intorno sembra riprendere vita. Sento la bestia commentare il panorama.
”Bella alba!”
Ed io mi ritrovo a ridere, divertita e libera come non mi sono mai sentita col vento che spazza via ogni preoccupazione da dentro di me. Asra mi sta ancora tenendo, ma io mi sporgo appena e allargo le braccia. Chiudo gli occhi, perché voglio solo sentire il vento come se stessi volando e mi ritrovo ad urlare di gioia.
“Wohooooo!!”
Asra sembra totalmente sorpreso di questa mia reazione, ma lo sento serrare la presa su di me, come a volermi facilitare in quel momento e reggermi lui. Ride, divertito e sereno. Perfino la creatura sembra volermi assecondare e accelera un po’. Mi sento così leggera che potrei spiccare il volo da un momento all’altro!
 
Continuiamo il viaggio per un bel po’. Ormai il sole è alto e la mattina è inoltrata. Il mio momento di pura esaltazione è pian piano scemato fino a diventare semplice gioia e ho avuto modo di godermi il panorama. Il paesaggio è totalmente diverso qui, come anche la luce e gli odori. Gli occhi iniziano a pizzicarmi un po’ per via del vento e sono costretta a battere le palpebre più volte. Ormai sto totalmente appoggiata contro Asra che mi tiene stretta a sé e mi avvolge. Raggiungiamo una zona desertica, così insolita ai miei occhi rispetto ai rigogliosi campi e le colline verdi che circondano Vesuvia! Qui la terra è rossa e secca. Qua e là spuntano diverse piante grasse, di un verde intenso e così a contrasto con la sabbia calda. I fiori che sbocciano su queste piante sono buffi, dai petali cicciotti. La bestia rallenta gradualmente fino a fermarsi del tutto, accovacciandosi per permetterci di scivolare giù. Asra, ancora una volta, va giù per primo, aiutandomi poi a raggiungere terra. Non avrei mai pensato di essere così stanca dopo una cavalcata così lunga, eppure nel momento in cui i miei piedi toccano terra sento le gambe tremare e le ginocchia cedere ed Asra è costretto a sorreggermi di peso, per evitare che io finisca a terra.
“Ehi, piano… Tranquilla, siamo arrivati, ora potrai riposare.”
Mi dice, con tono dolce e pacato, mentre mi aiuta a tornare in piedi e mi sistema la veste. Io sto con le braccia strette attorno al suo collo fino a che non ritrovo la stabilità.
“Sì… scusami.”
Gli dico, un po’ imbarazzata, ma lui scuote la testa e mi rivolge una carezza.
L’animale nel frattempo si va ad accucciare in un angolo poco distante una piccola struttura, sembrerebbe una casetta anche se lo stile in cui è costruita è ben diverso da quelle a cui sono abituata in città. Eppure, sembra così accogliente. Asra si assicura che io riesca a tenermi in piedi e io annuisco, liberandolo dalla mia stretta. Lui si dirige verso quello che sembrerebbe un giardino antistante la casetta. Le piante sono ancora vive, ma sembrano avere una gran sete ed il loro colore tende al giallo. Asra si passa una mano sulla nuca, sospirando.
“Woah… credo di essere stato via più a lungo di quanto pensassi!”
Si toglie di dosso lo scialle ed il mantello, si sgranchisce la schiena con uno sbadiglio e si muove verso quella che sembra una fontanella. Io lo seguo lentamente, fermandomi prima a raccogliere la sua sacca e gli abiti che ha letteralmente abbandonato nella sabbia, con uno sbuffo. In alcune cose, devo ammettere che Asra va seguito peggio di un bambino!
Asra, intanto, armeggia un po’ con la leva della fontana che non sembra dare segni di vita all’inizio, ma dopo qualche secondo sentiamo entrambi un gorgoglio. Dalla bocca della fontanella esce un rivolo d’acqua misto a sabbia dorata, che va pian piano schiarendosi fino a diventare un flusso cristallino e pieno. Asra sospira sollevato, passandosi una mano sulla fronte. Poi si volta verso di me, indicandomi la casetta.
“Hanan, lo vedo che non ti reggi in piedi… Aspettami dentro e stenditi un po’ sul letto, mentre io sistemo un po’ le piante…”
Annuisco, rendendomi conto che sono davvero stanca ora. Mi dirigo verso l’ingresso della casetta e un piacevole pizzicore familiare mi solletica la pelle. Una barriera magica. Una delle protezioni di Asra… Mi fermo un secondo, sospirando per via della sensazione gratificante della sua magia che mi attraversa, dunque, metto piede all’interno della casa, trovandomi in una cameretta accogliente e piccola, illuminata dai raggi del sole che filtrano dalle tende. In questo luogo, mi sento estremamente serena ed al sicuro.

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Capitolo 8
*** VIII THE STRENGHT - Away from it all ***



 

I caldi raggi del sole filtrano dalla finestra, posandosi sul mio viso e risvegliandomi dal sonno in cui ero crollata. Dovevo essere davvero esausta… quanto ho dormito? Dalla luce si direbbe all’incirca la mezza. Mi stropiccio gli occhi e mi passo le mani tra i capelli, quando un leggero mormorio accanto a me cattura la mia attenzione. Asra sta ancora dormendo, accoccolato al cuscino e con la faccia nascosta dalle proprie braccia. Mi incanto ad osservare la sua figura, sembra molto più piccolo ed indifeso, quando dorme. Il suo ciondolo acquamarina è appeso accanto al letto ed i raggi del sole filtrano la pietra, creando diversi bagliori colorati sul suo corpo. È davvero splendido, mi chiedo cosa stia sognando… Io ho ancora addosso la sensazione del mio sogno, ormai svanito dalla mia mente ma che ricordo come importante. Credo avesse proprio a che vedere con Asra, ma perché pensare ai sogni, quando posso ammirarlo qui al mio fianco? Vedo un tremolio sulle sue lunghe ciglia bianche e le sue spalle vengono scosse da un profondo respiro. Si sta risvegliando. Lo sbircio sorridente, studiandomi quei movimenti pigri che compie mentre si gira sulla schiena, stiracchiandosi e passando una mano sul volto. Io mi sporgo un po’ verso di lui, che intanto ha aperto gli occhi. La prima cosa che fa è sorridermi, dolce.
“Mmm… ‘Giorno. Dormito bene?”
Domanda, con la voce ancora troppo assonnata. Le mie mani si muovono istintivamente verso il suo viso, per scostare alcune ciocche dei capelli soffici e candidi.
“Buongiorno… Direi di sì!”
Lui ricambia il mio gesto, passando delicatamente le dita sul mio viso e poi tra i miei capelli, che gli ricadono sul petto per come sono chinata verso di lui. Ridacchia divertito, cercando il mio sguardo.
“Quando sono rientrato già dormivi, e parlavi nel sonno… Ma non ho capito molto di quello che hai detto.”
Parlato nel sonno, io? Non credo sia mai successo prima d’ora. Lo guardo, stupita da quel che mi ha detto. Intanto Asra si mette seduto sul letto, a gambe incrociate di fronte a me. La testa tenuta tra le mani, pigramente. Mi sbircia sottecchi con un sorrisetto malizioso.
“Ho capito solo che stavi parlando di noi due…”
Aggiunge, facendomi arrossire all’improvviso, ma allo stesso tempo mi torna in mente il sogno tutto d’un tratto!
 
***
C’era una figura possente, nel mio sogno, che portava una spessa catena al collo. Ricordo le sue parole, dette senza una vera e propria intonazione.
”Voi due insieme… Sempre da soli… Sempre solo voi due… Quando è con te non gli interessa nient’altro. Ormai è solo questione di tempo prima che voi due svaniate nel vostro mondo perfetto insieme…”
***
 
Sono costretta a scuotere il capo per riprendermi, rendendomi conto di essermi imbambolata, e batto le palpebre velocemente.
“Oh… sì…”
Asra mi guarda con le sopracciglia inarcate e una certa confusione in viso. Inclina un po’ il capo da un lato e mi osserva con insistenza e con la sua solita premura.
“Uhm… tutto bene?”
Annuisco, con un sorriso e mi scosto una ciocca dei capelli scompigliati, spostandola dal viso fin dietro l’orecchio.
“Ho fatto un sogno curioso, in effetti.”
Rivelo, mordicchiandomi le labbra e sporgendomi un po’ verso di lui. Asra mi imita, poggiando le braccia sulle proprie gambe così da potersi muovere verso di me a sua volta. Il mio viso è ad un soffio dal suo. Mi scopro intenta ad osservare le sue labbra, piegate nel suo sorriso malizioso.
“Ah sì? E cosa succedeva?”
Mi passo la lingua sulle labbra ed a mia volta sorrido e sollevo un po’ il mento.
“Non che ricordi perfettamente, eh? Ma era qualcosa riguardo un nostro mondo perfetto, dove possiamo essere solo io e te…”
Asra si muove per cambiare posizione, finendo per avanzare ancora verso di me ed io assecondo quel suo gesto, tornando stesa sul letto. Lui mi sovrasta col suo corpo e sento la sua mano scivolare dietro la mia nuca.
“Oooh… Questo sì che sembra un bel sogno…”
Mi sussurra ad un soffio dall’orecchio ed un brivido di piacere percorre la mia schiena e vibra in tutto il mio corpo. La sua mano scivola di nuovo lungo la mia schiena, fino ad infilarsi sotto la mia veste così da entrare in contatto diretto con la mia pelle. Mi fa sospirare ed il mio corpo si muove, come se fosse attratto dal suo. Le sue labbra si posano sulle mie in un gesto quasi irruento, affamato. Un bacio che dura finché entrambi non abbiamo realmente bisogno di riprendere fiato. Dopo di che rimaniamo qualche secondo a guardarci negli occhi, entrambi sorridendo.
Asra si discosta da me, tornando steso sulla schiena per stiracchiarsi quasi fosse un gatto. Mormora mentre lo fa e mi fa ridere, perché è davvero buffo.
“Non mi prendere in giro!”
Dice, punzecchiandomi sul fianco e finendo per farmi ridere ancora di più, visto che soffro il solletico!
Si alza di nuovo, stavolta scivolando giù dal letto, non prima di avermi rubato un altro bacio rapido sulle labbra.
“Ora però mangiamo qualcosa, ti va? Vedo cosa posso preparare!”
Lo guardo mentre si sposta verso la cucina. Non che debba fare molta strada, la casa è composta da una sola stanza e l’unica cosa che divide l’ambiente è un separé di legno che copre il letto. Asra si mette a frugare nella dispensa ed io ne approfitto per darmi un’occhiata intorno. Appena entrata ero troppo stanca per mettermi a curiosare, quindi solo adesso noto che anche qui dentro, come il giardino fuori, è pieno di piante di ogni tipo. Alcune le riconosco facilmente, visto che le usiamo anche in negozio, altre le ho viste solo nei libri. Altre ancora mi sono totalmente nuove e mi fermo ad osservarne i dettagli con curiosità. Noto che tutti i vasi sono stati decorati con dei glifi magici ed anche in essi riconosco il tocco inconfondibile di Asra. Il suo essere prezioso si nota anche in queste piccole cose, nella cura che ci mette in ciò che ama, anche se si tratta di semplici piante. Ed è proprio verso una di queste che si sposta, mentre ricomincia a parlare.
“Allora, abbiamo diverse spezie dolci, qui c’è il cardamomo… Oh, sembra anche più buono di quello che abbiamo a casa! In dispensa c’è del riso, potrei fare un budino per colazione, ti va?”
Mi porto una mano sullo stomaco. Non ho mangiato molto da quando abbiamo lasciato il palazzo, se non il pane del fornaio ed in effetti ora un budino di riso dolce mi fa tremendamente gola.
“Approvato!”
Gli dico con un sorrisetto spensierato. Mi mancava svegliarmi così, tranquilla e senza grossi problemi a tormentarmi. Lui mi fa l’occhiolino e si attrezza per iniziare a preparare il riso e mi indica il cardamomo nel vaso.
“Lo macini tu intanto? C’è il mortaio lì sullo scaffale.”
Annuisco e mi alzo dal letto, legandomi velocemente i capelli nella stessa acconciatura che avevo il giorno prima, anche se frettolosa. Quanto basta perché non mi finiscano troppo sul viso, insomma! Mi piace macinare le erbe, è una cosa che faccio per abitudine al negozio e quindi non mi pesa. Mi avvicino allo scaffale, allungandomi per poter raggiungere mortaio e pestello. Questi sono quei momenti in cui essere ad altezza bambino o poco più è uno svantaggio. Ma alla fine ci riesco e prendo i due oggetti, esaminandoli una volta che sono tra le mie mani. Sono intagliati artigianalmente con delle forme di animali. I loro occhi sono estremamente espressivi ed i colori brillano come se fossero stati appena smaltati. Mi ricordano alcune statuette in legno che ho al negozio, raffiguranti un gufo, un serpente ed una volpe. Me le ha regalate proprio Asra, di ritorno da uno dei suoi viaggi…
Asra si sporge per sbirciarmi, ed intanto ha tutto il necessario per iniziare a cucinare. Mi rivolge ancora un sorriso e poi si volta verso la finestra.
“Il sole è forte… oggi farà caldissimo! Qui fa più caldo rispetto a Vesuvia…”
Mi informa e si mette a preparare il riso. Io intanto ho iniziato a macinare il cardamomo ed il profumo delle spezie inizia a diffondersi per tutta la stanza. Inspiro, è un odore a me familiare, sa di casa e mi sento in pace. Asra mi parla, senza smettere di prestare attenzione a quel che sta facendo.
“Mmm… devo inventarmi qualcosa per farti allenare con la magia, oggi! Comunque, qui ci vorrà ancora qualche minuto. Potresti andare fuori a prendere una boccata d’aria se vuoi…”
E mi osserva con la sua solita tranquillità contagiosa. Io metto da parte le bacche macinate e poso una mano sulla sua, tagliando ogni distanza tra noi. Non sono molto brava a fare la ragazza provocante, sono ben consapevole di essere troppo timida, impacciata ed il mio aspetto da bimbetta è poco credibile in generale, ma a lui sembra piacere lo sguardo che gli sto rivolgendo.
“…Oppure potrei rimanere qui con te a darti una mano!”
Sembra quasi essere sorpreso dalla mia proposta. Mi osserva con gli occhioni sgranati ed io devo mordermi le labbra per trattenere una risata e rovinare la posa che avevo messo su con tanto impegno.
“Davvero?”
“Beh, che c’è di strano? Ti ricordo chi è che cucina di solito a casa?”
Lo dico fingendomi offesa, cosa che mi riesce davvero molto male, tanto quanto fare la provocante. Ma ci posso fare ben poco, almeno l’ho fatto ridere!
“Oh beh, in effetti sono estremamente fortunato…”
Mi sfiora la punta del naso con il dito indice.
“E siccome sei stata tanto brava nella foresta ieri, ti va di accendere tu il fuoco? Consideralo parte dell’allenamento!”
Dice come se mi stesse sfidando ed io non ho intenzione di mostrarmi impreparata. Lo vedo farsi da parte e con un gesto teatrale mi indica il focolare spento ed io mi ci piazzo davanti, prendendo un profondo respiro per poter accrescere la mia concentrazione. In un attimo focalizzo la mia magia verso la mia mano e schiocco le dita, giusto perché anche io voglio essere teatrale stavolta e non essere da meno! Il fuoco si accende in un attimo, di un blu intenso, e mi volto con un sorrisetto soddisfatto ed il mento sollevato, fiera ed orgogliosa. Asra sembra altrettanto soddisfatto e mi si avvicina quanto basta per soffiarmi un bacio sulla guancia.
“Ormai lo fai meglio di me! Ma non avevo dubbi dopo quello che hai realizzato l’altra notte…”
Il tono di voce è caldo, pacato e non smetterei mai di starlo a sentire. È sincero nel complimentarsi con me e non lo nasconde, e questo mi rende ancora più orgogliosa dei progressi che ho fatto negli ultimi giorni.
 
Ora che il fuoco è acceso, riprende a cucinare. Si distanzia da me per pochi secondi, tempo di prendere una bottiglia di vetro con sopra incisa un’altra runa magica dalla sua sacca, contenente quello che sembra semplice latte. Torna da me ed inizia a preparare la colazione per entrambi. Io mi accosto a lui, col mio corpo pressato contro la sua schiena e le mie braccia strette attorno alla sua vita. Il mento appoggiato alla sua spalla. Sento i suoi riccioli morbidi solleticarmi le guance e stringo un po’ la presa su di lui, come se non mi bastasse mai la vicinanza dei nostri corpi. Ne voglio di più, sempre di più. Lui si volta appena a sbirciarmi con la coda dell’occhio, donandomi un sorrisetto premuroso. Solleva il cucchiaio dalla pentola, soffiando sul riso caldo e speziato. Il profumo è delizioso e devo ammettere che inizio ad avere davvero fame adesso.
“Assaggia, dimmi se va bene.”
Mi porta il cucchiaio alle labbra ed io mi sollevo sulle punte dei piedi per arrivarci decentemente da quella posizione, perché sono dannatamente bassa. Assaggio il budino di riso ancora caldo. Il gusto è delizioso, ma forse un po’ troppo dolce… forse ci starebbe bene qualche spezia in più. Decido di giocare un po’ con Asra e mormoro vicino al suo orecchio.
“Mmm… magari un po’ più piccante?”
E nel dirlo cerco di far più pressione col mio corpo contro il suo, strusciandomi appena. Lui sta al gioco e si volta di nuovo a strapparmi un bacio.
“Se poi sei tu a renderlo un po’ più piccante non ho nulla in contrario…”
Premo le mie labbra contro la sua spalla. Gli do un primo bacio, percorrendo la sua pelle scoperta dal collo slentato della camicia, fino a risalire fino al suo orecchio. Prendo il lobo tra le mie labbra e poi gli do un bacio più intenso sul collo. Le mie mani intanto allentano la stretta intorno alla sua vita per potersi muovere liberamente sul suo petto e sui suoi fianchi, al di sotto della camicia. Lo sento gemere appena e poi soffiare una risatina. Sbircio quello che sta preparando, intanto, e lo vedo aggiungere effettivamente qualche spezia in più al riso. Di nuovo ne prende un po’ col cucchiaio e soffia delicatamente, lo assaggia prima lui stavolta e lo vedo leccarsi le labbra soddisfatto.
“Ora dovrebbe piacerti… Prova!”
Fa per porgermi il cucchiaio ma il mio sguardo è attratto da un paio di chicchi di riso rimasti attaccati sotto il suo labbro inferiore e mi viene un’idea. Mi sporgo come se volessi dargli un bacio ed invece gli lecco le labbra, lentamente. Lo vedo diventare paonazzo e rimanere stupito dalla mia iniziativa. Eppure, con le labbra così pericolosamente vicine, non tarda a ricambiare e finiamo di nuovo a perderci in un bacio voglioso. Lascia andare qualsiasi oggetto si trovasse nelle sue mani in quel momento per avvinghiarle alla mia schiena, sollevandomi la veste e carezzandomi i fianchi. Mi tira a sé, facendo aderire i nostri corpi ancora una volta ed io assecondo ogni suo movimento. Le mie mani percorrono la sua schiena ed una si ferma tra i suoi capelli, con le dita che si intrecciano tra i ricci candidi e lo fanno gemere di piacere. Riesco quasi a percepire la stessa sensazione di benessere sulla pelle, come quando percepisco la sua magia, ma stavolta è una sensazione molto più intensa.
Ci stacchiamo per necessità, perché dobbiamo respirare prima o poi, anche se indugiamo a lungo prima di deciderci. Lo vedo leccarsi ancora le labbra e mi dona un bacino delicato sulla punta del naso.
“Beh, deduco che ti piaccia!”
Passo la mia lingua sulle labbra e annuisco, picchiettando anche con l’indice sul suo petto.
“Da impazzire…”
Gli sussurro e vedo i suoi occhi assottigliarsi in un’espressione da malandrino.
“Abbiamo qualche minuto prima che sia pronto…”
Mi trascina verso il tavolo ed io non oppongo resistenza. Si siede e mi tira su di sé, tenendomi sulle proprie cosce. Una mano rimane sui miei fianchi, l’altra sale fin dietro la mia nuca. Riprendiamo il bacio da dove l’avevamo interrotto, con la stessa intensità e la stessa fame l’uno dell’altra. Vorrei tanto che il tempo si fermi all’istante. Vorrei tanto poter vivere solo dei suoi baci e non avere alcun altro pensiero. Ma a quanto pare qualche minuto passa più in fretta del previsto quando stai bene e sentiamo la colazione bollire nella pentola. Ci stacchiamo di nuovo sbuffando entrambi. Mi scanso per permettergli di alzarsi. Lo fa controvoglia, mi bacia rapidamente ancora una volta e si passa una mano tra i capelli, mentre torna al focolare.
“E ti pareva…”
Lo sento brontolare e mi viene da ridere. Ultimamente sta uscendo fuori un lato di Asra molto più umano e meno misterioso. Un lato di lui che già conosco, in fondo, ma che si accentua ogni momento di più ora che si è aperto con me e che stiamo… beh… insieme. Ma proprio insieme e non più come maestro e allieva. Ma come una vera e propria famiglia. Lo eravamo già, dopo tutto, è stata solo una piacevole evoluzione di un affetto che ci legava profondamente da prima di quanto possa ricordare. Ed un po’ mi fa male non ricordare ogni momento nostro, appartenente ad un passato andato ormai perduto.  Mi concentrerò sul presente e non ho alcuna intenzione di perderlo.
 
Asra torna con due ciotole, ovviamente spaiate perché lui non è mai in grado di fare qualcosa di veramente ordinato, contenenti la nostra colazione ancora fumante. Decidiamo di sederci fuori per mangiare, per goderci il sole caldo ed estivo di quella splendida giornata. Ci accomodiamo sui gradini dell’ingresso, spalla contro spalla, osservando il panorama mentre consumiamo il budino dolce. Devo dire che me lo sto davvero gustando! Cucinare è una delle cose che ad Asra riesce molto bene… su altre invece cade dal pero. Ad esempio, per fare il tè, devo sempre pensarci io. Chissà perché poi…
Mentre mangiamo, lui inizia a parlare, osservando il panorama desertico ed assolato al di là del piccolo giardino.
“Sai Hanan, ci sono davvero tanti altri posti dove vorrei portarti…”
Lo sbircio, finendo di mangiare un altro boccone del budino.
“Posti dove sei stato nei tuoi viaggi?”
Domando, sinceramente incuriosita dall’argomento. Dopotutto ha iniziato a parlarmi realmente delle sue ‘fughe’ soltanto negli ultimi giorni. Annuisce.
“Posti dove vorrei che andassimo insieme, non ho più intenzione di andarmene da solo e lasciarti indietro.”
Sorrido, felice di sentirgli dire queste parole. Ho sempre desiderato poter andare con lui ma finora mi aveva sempre negato questa possibilità con mille scuse diverse. Mi appoggio alla sua spalla e lui segue il mio movimento, posando la testa contro la mia. Rimaniamo così in silenzio finché non terminiamo di mangiare.
Prendo la sua ciotola e faccio per dirigermi alla fontanella per sciacquarle, ma Asra mi afferra dalla veste per fermarmi. Lo vedo farsi pensieroso.
“Uhm… mi è venuta un’idea. Ti va di provare qualche magia nuova?”
Ha la mia attenzione, ovviamente, lo guardo in attesa della sua proposta senza rispondergli. Si alza e mi affianca, indicando proprio la fontana.
“Hai visto cosa ho fatto stamattina, no? Quando siamo arrivati, ho trasformato la sabbia in acqua.”
Mi spiega, ed effettivamente è una cosa che gli ho visto già fare altre volte anche a Vesuvia e che qualche volta ho tentato di fare anche io, senza però riuscirci. Con una smorfia poco convinta, guardo verso la fontana.
“L’ultima volta che mi hai fatto provare non è successo proprio nulla…”
Gli ricordo, tornando a guardare la fontana. Lui mi mette una mano sulla spalla e si sporge un po’ per entrare nel mio campo visivo.
“Lo so che non è da tutti riuscirci, ma stavolta ho un buon presentimento!”
In effetti ha senso che lui ci riesca. La sua magia ricorda molto l’acqua. È fresca, piacevole, ti scorre addosso come la corrente un ruscello di bosco in una giornata estiva. Una delle sensazioni che più amo al mondo è la sua magia che solletica la mia pelle. La mia energia invece ricorda più una nebbia, un fumo che muta e non riesce a trovare una vera forma. È cangiante e acerba ma… Perché no? Ho migliorato notevolmente le mie abilità, potrei quasi riuscirci stavolta.
“Ma sì, proviamo!”
Mi sorride, soddisfatto della mia intraprendenza e ci posizioniamo insieme attorno alla fontana. Tutto intorno vi è solo sabbia, sabbia ed ancora sabbia. Secca, granulosa e dai toni aranciati. Nulla che possa ricordare dell’acqua neanche lontanamente. Asra mi spiega come fare, col tono pacato che ha sempre quando assume il ruolo di insegnante.
“Allora, immagina tutta questa sabbia asciutta come se vi fosse piantato un seme. Il seme ha bisogno d’acqua per sbocciare.”
Mi posiziona lui le mani, con movimenti lenti, per illustrarmi la maniera giusta di evocare questo incantesimo. Io tengo le braccia sciolte, per facilitarlo, ed ascolto con estrema attenzione.
“Chiudi gli occhi ed immagina di circondare il seme con l’acqua…”
Le sue mani lasciano le mie ed io chiudo gli occhi, focalizzando l’energia sul palmo delle mie mani. Prendo respiri profondi e ben scanditi, immaginando dentro di me il profumo della terra bagnata dall’acqua, il rumore delle gocce che cadono in una pozzanghera, il seme che assorbe l’acqua ed è così pronto a sbocciare. L’energia fluisce attraverso il mio corpo e giunge sui miei palmi aperti rivolti verso il basso. Sento un gorgoglio provenire dalla terra sotto di me ma mi costringo a non aprire gli occhi e rimanere concentrata. Sento Asra soffiare quella che sembra una risata soddisfatta e percepisco il suo tocco sulla mia spalla. Non mi sta aiutando con la sua magia, non vuole interferire e nemmeno io voglio che lo faccia. Devo riuscirci da sola, ma il suo tocco è comunque incoraggiante. Posso farcela.
“Ci sei quasi! Pensa alla sensazione dell’acqua sulle tue mani…”
Mi sussurra, per non spezzare la mia concentrazione. Io ascolto il suo consiglio e cerco di immaginare di avere le mani immerse in una vasca d’acqua fresca e cristallina. Immagino il getto della fontana cadere sulla mia pelle e scivolare nella vasca al di sotto. Il fresco sui miei polsi che pervade tutto il mio corpo ristorandomi dal caldo.
“Oh!”
Sento Asra scuotersi appena e muoversi davanti a me. A quel punto dischiudo un occhio per sbirciare e noto che la sabbia ai miei piedi ha effettivamente assunto la forma dell’acqua! Ma quando vi passo una mano per accertarmene, mi rendo conto che quella che ho generato è solo un’illusione che al tatto si rivela per quello che in effetti è: sabbia asciutta.
Asra non sembra deluso, comunque, mentre sul mio viso si dipinge una smorfia per niente contenta. Lui mi sbircia sottecchi, mentre osservo la pozza illusoria che ho generato con poca convinzione. Una sua mano raggiunge il mio viso e mi solleva il mento con un gesto delicato.
“Ehi, guarda che è un ottimo inizio. Mi è venuta un’idea! Prima provo a farti percepire cosa dovresti provare, così forse avrai le idee più chiare! Chiudi gli occhi…”
Lo faccio, lasciando che le sue mani raggiungano le mie. Le tengo ancora coi palmi aperti rivolti verso il basso mentre quelle di Asra mi sfiorano sul dorso. Quella sensazione fresca e piacevole data dalla sua magia solletica di nuovo la mia pelle, come se percepissi un flusso d’acqua corrente che mi bagna le mani e mi rinfresca in tutto il corpo, rigenerandomi sotto quel sole cocente. Cerco di fare del tutto mia quella sensazione e visualizzo l’immagine di un ruscello con le mie mani sul pelo dell’acqua. È piacevole, intenso, ora che posso percepirlo nella sua interezza. Prima che possa rendermene conto sento una nuova sensazione mischiarsi a quella della magia di Asra.
È la mia stessa magia che inizia a fluire attraverso il mio corpo, tornando a concentrarsi sui palmi delle mani. Asra si sposta, pur non potendo vederlo ad occhi chiusi, percepisco la sua aura irradiarsi alle mie spalle ed avvolgermi come un abbraccio. I miei occhi sono chiusi ma non vedo oscurità davanti a me, bensì un’intensa luce violetta che si mischia ad una più cangiante, che racchiude diversi colori come un arcobaleno. All’improvviso però qualcosa interrompe il momento e spezza la mia concentrazione.
È la bestia che ci ha condotti fin qui, che sonnecchiava ancora placida sul retro della casupola. Ci raggiunge, per avvertirci di qualcosa.
”Qualcuno arriva”
 
Asra si sposta da dietro di me e mi si para di fronte, scrutando nella direzione indicata dalla creatura. Mi alzo in piedi e lo raggiungo, rimanendogli alle spalle e poggiandomi alla sua schiena con una mano.
“Qualcuno che viene qui? Questo è strano…”
Dice, visibilmente perplesso. Osservo anche io, incuriosita a questo punto e vedo una figura che sta chiaramente venendo verso la casa, non ci sono dubbi. Qualcuno che sembra essere in difficoltà e che, non appena ci vede, inizia a sbracciarsi per attirare la nostra attenzione. Io e Asra ci guardiamo, scambiandoci lo stesso sguardo preoccupato ed allo stesso tempo incuriosito. La figura ci raggiunge di fretta, capendo di essere stata notata, sembra essere qualcosa di urgente e vediamo quella persona affannarsi sotto al sole.
“Ma tu sei il mago, Asra! Sei tornato, grazie al cielo! Ti ricordi di me?”
Asra osserva l’uomo di fronte a noi come se fosse consapevole di averlo già visto, ma con la tipica espressione di chi non ricorda dove o come nemmeno lontanamente. Immagino sia passato diverso tempo dall’ultima volta in cui Asra è stato in questo posto… ma è anche vero che lui a volte si distrae con una facilità quasi allarmante e tende a dimenticarsi cose come volti o nomi.
“Uhm… Credo di sì. Mi ripeti il tuo nome?”
L’uomo non sembra troppo turbato dal fatto che Asra non si ricordi e gli risponde con calma, nonostante sembri ancora piuttosto turbato da qualcosa.
“Oh, non ricordi? Sono Saguaro! Ci siamo conosciuti alla Festa dell’Arcobaleno di margherite…”
Io in tutto ciò sto sbirciando Asra, e sono assolutamente certa che lui non si ricordi MINIMAMENTE di quest’uomo! Lo vedo prima imbambolarsi, un istante di totale vuoto, poi mette su il sorriso più affabile e criptico e finto della storia dei suoi sorrisi ed io devo impormi di non ridere con tutta la mia forza di volontà. Per ora resisto bene, anche perché comunque l’uomo di fronte a noi sembra essere qui per chiedere aiuto.
“Aaaah! Sì… sì certo! Saguaro! Beh è… uhm… un bel po’ che non ti vedevo, scusami! C’è qualcosa che non va?”
No, come non detto, non ce la faccio. Mi viene troppo da ridere per questa sua risposta e ci metterei la mano sul fuoco che persino Saguaro sia rassegnato al fatto che Asra non si ricordi affatto di lui. Mi devo mordere le labbra e sono costretta ad abbassare il capo, per non ridere.
L’uomo comunque lascia correre, perché vi sono questioni più urgenti a quanto pare.
“Non va molto bene. Sono… avvizzito. Un po’ come tutto, qui intorno ultimamente. Ormai vengo qui ogni santo giorno sperando di trovarti e finalmente eccoti qui!”
Asra torna più serio e così anche io, ci scambiamo un’occhiata preoccupata e lasciamo che Saguaro continui a spiegarsi.
“Asra, tu sei un mago, sei la nostra unica speranza… La sorgente da cui il villaggio prendeva l’acqua si è seccata all’improvviso e noi non resisteremo ancora a lungo di questo passo.”
L’uomo si fa triste oltre che preoccupato, ma ora ha la nostra totale attenzione. Asra si irrigidisce appena, visibilmente turbato da questa notizia. Saguaro continua il suo discorso.
“Purtroppo siamo messi male, molto male, e non abbiamo molto con cui ripagarti se vorrai aiutarci… Possiamo solo offrire un pasto caldo e una serata di musiche.”
Asra sorride, incoraggiante verso l’uomo e scuote il capo.
“Per me è più che sufficiente e sono disposto ad aiutare ma… Eravamo qui per uno scopo, quindi…”
Si volta verso di me, a cercare la mia approvazione.
“…quindi decidi tu, Hanan. Che ne dici, andiamo?”
Ora sia gli occhi di Asra che quelli speranzosi di Saguaro sono puntati su di me. L’uomo mi scruta con estremo interesse ed in attesa di una mia risposta. Risposta che ovviamente è positiva. Non lascerò un villaggio intero a morire di sete se possiamo fare qualcosa per evitarlo! Ed Asra sa creare acqua, quindi siamo davvero la loro unica speranza, in questo momento. Annuisco, convinta.
“Non c’è nemmeno da chiederlo! Certo che andiamo!”
Saguaro sembra davvero sollevato, tanto da portarsi una mano al petto e rilasciare un sospiro profondo. Mi dona uno sguardo carico di gratitudine. Asra mi rivolge un sorriso fiero, anche se da una parte sembra essere dispiaciuto per quell’interruzione dalla nostra fuga.
“Tu sì che sei sempre pronta a fare ciò che è più giusto…”
Forse mi sto sbagliando, ma c’è qualcosa nel suo tono che non mi convince. Come se questa sua frase nascondesse un significato più profondo e non si stia riferendo solo a questo momento. C’è qualcosa che incrina la sua voce. Ma forse è solo una mia sensazione, anche perché dura un battito di ciglia e il suo sorriso ben presto torna normale e si rivolge a Saguaro.
“Beh, oggi è il vostro giorno fortunato, avete ben due maghi ad aiutare il villaggio!”
Saguaro mi osserva ancor più lieto e quasi ha le lacrime agli occhi. Il problema dell’acqua starà andando avanti da troppo ormai, se è così disperato.
“Non sapete quanto questo mi renda felice! Temevo non avreste accettato e in quel caso non avrei più saputo cosa fare! Il villaggio sarebbe stato spacciato… Ma voi siete i maghi più gentili che abbia mai incontrato… Grazie di cuore!”
Sia io che Asra rientriamo rapidamente in casa il tempo necessario per prendere le nostre borse e ci ricongiungiamo con Saguaro, seguendolo lungo la strada polverosa attraverso il deserto.
 
Non dobbiamo fare troppa strada. Il villaggio è vicino, sull’altro lato della collina rocciosa rispetto al rifugio di Asra, per questo non potevamo vederlo da lì. Arriviamo nella piazzetta centrale nel pieno del calore pomeridiano. Il sole è alto e brucia tanto da spaccare il terreno, secco nella maniera più totale dalla mancanza di acqua. L’intera città sembra essere arsa dalla luce e dal calore. Non c’è nessuno in giro, se non un pastore, un paio di capre magrissime ed una mucca dall’aria malata, che cercano rifugio all’ombra di una casa di mattoni del medesimo rosso della sabbia. Qualche abitante si affaccia alla finestra, rimanendo al sicuro all’ombra della propria abitazione, ma ci sbirciano con curiosità mentre passiamo. Asra mi tiene la mano e percepisco tutto il suo disagio in quella stretta, nel ritrovarsi di fronte ad un panorama così desolato e morente. Io stessa sento una morsa al petto e la mia gola si secca tanto da bruciare quando deglutisco. Al centro della piazza vi è un pozzo che sembra quasi abbandonato, tanto è secco e polveroso. Accanto vi sono gli abbeveratoi per gli animali, che dal pozzo si estendono come fossero dei raggi attorno ad un sole, ma all’interno non vi è altro che sabbia.
“Qui è dove c’era la sorgente?”
Chiede Asra, allarmato da quanto sia grave la situazione.
“Già… Adesso non si direbbe, ma quel pozzo era pieno d’acqua fresca e cristallina fino a qualche tempo fa. Ora invece, nulla di nulla.”
Io ed Asra ci scambiamo un’altra occhiata e lo vedo mordersi le labbra, pensieroso. Poi prende ad incamminarsi verso il pozzo e si siede sul bordo, iniziando a scavalcarlo. Mi fa cenno di seguirlo con la mano. Io non sono molto convinta, ma decido di seguirlo comunque. Lui mi afferra e mi tiene forte, praticamente in braccio, ed io mi aggrappo a lui. Un attimo dopo saltiamo giù, ma comunque non è un’altezza eccessiva. Nell’atterraggio Asra piega le ginocchia e lo sento emettere un gemito, per l’impatto, mentre mi lascia scendere. Io lo guardo, allarmata da quel verso.
“Non ti sei fatto male, vero?”
Lui scuote il capo, con un sorriso rassicurante, e torna dritto. Tiro un sospiro di sollievo e finalmente ci guardiamo intorno. E se qui sotto una volta c’era dell’acqua, ora non ve n’è la minima traccia. Solo sabbia e polvere asciutte. Asra tasta il terreno prima con un piede, poi si china e tocca la sabbia con le mani, sollevandone una manciata e facendola scivolare tra le dita. Io nel frattempo tocco le pareti della sorgente. Non c’è alcun segno di acqua qui, nulla che me la faccia percepire. Sospiro, sconsolata, e guardo Asra.
“Che facciamo?”
Gli domando e lui mi guarda, pensieroso.
“Non lo so davvero. Qui è tutto asciutto fino all’osso ma… Non senti anche tu come se ci fosse del movimento qua sotto?”
Osservo incuriosita la sua mano aperta col palmo premuto contro la sabbia. Il suo sguardo parla chiaro, c’è qualcosa che non va lì sotto. Mi chino accanto a lui e poggio entrambi i palmi aperti sul terreno arido e chiudo gli occhi. Per un attimo ho sperato di percepire il flusso dell’acqua ma non c’è nulla di simile qui. Tutto ciò che riesco a percepire è… rosso. Qualcosa di rosso che si muove al di sotto della sabbia. Non riesco a capire bene cosa sia, so solo che è qualcosa di sbagliato. Qualcosa di terribile che non dovrebbe essere lì. Qualcosa che, tra l’altro, mi lascia addosso una sensazione orrenda di disagio.
Riapro gli occhi e vedo Asra guardare in alto verso l’ingresso del pozzo. Una serie di facce curiose si sporgono e guardano verso di noi. Qualcuno illuminato dalla speranza, altri sembrano rassegnati al fatto che ormai il pozzo sia secco e senza possibilità di trovare una soluzione.
“Oh, abbiamo il pubblico…”
Commenta Asra, guardandomi come se stesse cercando di sdrammatizzare. Gli rivolgo un sorrisetto come risposta al suo tentativo, poi entrambi torniamo seri.
“Hanan, ho un brutto, bruttissimo presentimento… Per stavolta lascia fare a me, ok?”
Sgrano gli occhi a quella sua richiesta. Deglutisco e scuoto il capo insistentemente.
“No, non ti lascerò metterti in pericolo da solo. Lasciati aiutare.”
Wow, devo essere risultata davvero categorica nel mio ‘no’, perché Asra mi guarda quasi sorpreso da tanta iniziativa da parte mia. Lo vedo, il suo sguardo apprensivo… non vorrebbe che io l’aiutassi ma lo sa che tanto lo farò comunque. Se davvero qui sotto c’è qualcosa di pericoloso, non gliela lascerò affrontare da solo. Asra sospira e annuisce, permettendomi così di dargli una mano. Mi fa cenno di avvicinarmi ad un punto preciso, dove ora è poggiata la sua mano. Mi sposto al suo fianco, posando la mano subito dopo la sua.
“Lo senti? È proprio qui sotto.”
Annuisco, senza parlare perché percepisco la sua magia iniziare a fluire, come se stesse cercando di guardare al di là della sabbia. Il suo sguardo è concentrato, sottile, teso. Lo è tutto il suo corpo e quella tensione è così palpabile che pervade anche me.
“Questo suono… non è acqua ma l’ho già sentito prima. Sembra…”
Prima che possa finire di parlare, il terreno inizia a vibrare violentemente sotto di noi senza preavviso. In quel momento, tutto quello che facciamo in tempo a fare è guardarci a vicenda, scossi, prima che una vera e propria eruzione di… qualcosa, dal colore rosso vivido come fosse sangue, prende a sgorgare dal terreno schizzando in alto fino all’esterno del pozzo e salendo sempre più su.
Chiudo gli occhi di colpo ed inizio ad urlare, spaventata, e tutto quello che sento sono le braccia di Asra che mi afferrano con urgenza. Finisco stretta tra le sue braccia, ma percepisco ancora quella roba… qualsiasi cosa sia… camminarmi addosso.
 

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Capitolo 9
*** VIII THE STRENGHT - No Escape ***



 
Per un istante, ho realmente temuto per le nostre vite, convintissima che qualsiasi cosa fosse fuoriuscito dal terreno, fosse lava o fuoco. Ho temuto che saremmo morti così, in modo atroce. Stretta tra le braccia di Asra, col volto coperto dal suo petto, mi rendo conto che non c’è alcun calore ad avvolgerci, ma solo un insopportabile scalpiccio addosso. Una sensazione da raccapriccio che mi costringe a scuotermi e questo porta Asra a serrare di più la presa. Mi avvolge letteralmente e mi fa scudo col suo stesso corpo. Sposto appena il viso in modo da sbirciare che cosa diamine ci ha colpiti in pieno e vedo una specie di sciame rosso intenso salire su verso il cielo oscurandoci dai raggi del sole.
Insetti. Disgustosi grossi insetti rossi. Ecco cos’era quel rumore da sottoterra. Erano i passi di queste creature. Un brivido di orrore e disgusto mi percorre la schiena, misto a quella sensazione angosciante che avevo provato proprio prima. Mi faccio minuscola, tra le braccia di Asra ed un mormorio terrorizzato lascia le mie labbra. Rimango a fissare quegli scarafaggi vermigli che se ne volano via dal buco nel terreno. Quando anche l’ultimo è finalmente volato via, Asra mi guarda con il mio stesso terrore riflesso nel suo viso. Batte le palpebre e torna a guardare il cielo, sembra quasi che stia cercando di capire se ce li siamo solo immaginati o meno. Poi d’improvviso lo vedo farsi bianco come un fantasma, pervaso da un’improvvisa paura che mi mette in allarme. Mi afferra dalle spalle e mi fissa, sento le sue mani tremare ed io cerco il suo sguardo, senza capire cosa gli stia prendendo. Mi osserva, come se temesse che mi fosse accaduto qualcosa.
“Asra cosa…”
“Oh, Hanan!”
Sembra essersi improvvisamente tranquillizzato, almeno un minimo. Lo sento tremare improvvisamente e d’istinto avvolgo le mie braccia attorno alla sua vita, facendogli sentire la mia vicinanza. Lui ricambia l’abbraccio avvolgendomi tanto da premermi completamente contro il proprio corpo. Sento il suo cuore battere all’impazzata e così anche il mio… Il suo respiro è spezzato dal tremore ed io gli carezzo la schiena, sussurrandogli poche parole per calmarlo, come una sorta di cantilena.
“Sono qui… Non mi è successo nulla… Calmati…”
Da sopra il pozzo, sento il vociare confuso della folla incredula. Senza lasciare Asra sollevo lo sguardo. Qualcuno ci osserva, altri ancora guardano verso il cielo. La voce di Saguaro spicca tra le altre, probabilmente perché è l’unica che conosco.
“Non posso crederci! Ce l’avete fatta! La sorgente!”
Asra si riscuote appena. Non ha ancora allentato la presa, ma lo sento parlare con un certo stupore nel tono.
“La… la sorgente…”
Una sensazione piacevole di fresco ci sfiora le gambe. Ci guardiamo per un momento e poi abbassiamo contemporaneamente lo sguardo. L’acqua! È tornata, fresca e limpida come avrebbe dovuto essere! Sgorga dalla voragine lasciata dagli insetti. Sale rapidamente, ci immerge completamente ed in un attimo ci riporta su in superficie. Asra si accerta che io venga presa dalla folla per prima, sento le loro mani afferrarmi e tirarmi fuori dal pozzo. Mi ritrovo di nuovo nella piazza e cerco lo sguardo di Asra. Anche lui viene aiutato ad uscire e mi affianca subito. Bagnati dalla testa ai piedi, mi stringe di nuovo in un abbraccio mentre veniamo circondati dagli abitanti che esultano per il ritorno dell’acqua nel villaggio. Ci ringraziano, qualcuno piange, altri ridono. Altri si sono già buttati intorno alla sorgente che ora sgorga rigogliosa e riempie sia il pozzo che gli abbeveratoi. Bambini e adulti bevono, si bagnano il viso, sembrano quasi tornare alla vita in un istante. Mi scalda il cuore, quella scena. Quella gente deve aver davvero temuto di morire. Saguaro ci raggiunge con gli occhi lucidi. Sia Asra che io gli rivolgiamo un sorriso gentile.
“Non sappiamo come ringraziarvi, davvero! Non lo dimenticheremo mai! Mai! Per favore, concedeteci di prepararvi un banchetto come ringraziamento!”
E senza preavviso ci abbraccia entrambi. La sua esuberanza mi rallegra e mi contagia, tanto che una risata cristallina lascia le mie labbra. Mi sento molto più leggera ora e l’ansia di poco prima si è dissolta. Sbircio Asra, curiosa di vedere la sua reazione a quel gesto inaspettato. Con mia immensa gioia lo vedo ridere. Ridere felice e leggero, spensierato e privo della paura improvvisa che lo aveva colto solo pochi attimi prima. Non ho ancora ben capito il perché di quel panico venuto fuori dal nulla, mi ha sinceramente spaventata quella sua reazione… ma vederlo così lieto ed intento a divertirsi mi fa battere forte il cuore tanto da poterlo sentire chiaramente. Seguiamo la folla, per goderci quell’attimo di festeggiamenti.
 
La gente è intenta a preparare il banchetto per il ritorno dell’acqua. Tutto sembra essere rinato e il villaggio si anima, mostrandosi completamente diverso dal paesaggio morente che ci ha accolti quando siamo arrivati. Un artigiano si offre di farci un dono, alcune statuette di terracotta. Ci mettiamo a guardarle come due bambini davanti a dei giocattoli. Non che siamo troppo lontani dall’esserlo, dopotutto… Ci mettiamo tantissimo tempo a scegliere! Mi guardo tutte quelle statuine una ad una incapace di decidere quale sia quella che mi piace di più! Questa passione per i modellini di animali me l’ha attaccata Asra, visto che me ne ha sempre portata una ad ogni suo ritorno dai viaggi. Per me sono estremamente preziose. Conservo ciascuna di esse con molta cura perché sono il simbolo del suo affetto per me, del fatto che nonostante fosse lontano, aveva avuto anche solo un momento per pensare a me.
Asra sembra essere altrettanto indeciso e sono quasi meravigliata del fatto che alla fine non abbia scelto un serpente! Credo lui si sia accorto del mio sguardo incuriosito, mentre lo osservo posare la statuina a forma di serpe.
“Non somiglia a Faust! Mi manca, spero stia bene lì a palazzo…”
Mi spiega, con un sorriso malinconico. Non commento a parole ma gli poggio la mano sulla spalla, cercando di rassicurarlo il più possibile. Il suo sorriso torna un po’ più sereno e torna a guardare le statuette.
“Questa forse mi somiglia di più!”
Commenta, prendendo una statuetta a forma di volpe, piuttosto dettagliata. È dipinta in diverse sfumature di lilla ed indaco, che si addicono perfettamente all’aura di Asra. La osservo anche io mentre se la rigira tra le mani.
“Sì, è vero. Ha il tuo stesso sguardo!”
Gli dico, dandogli una leggera gomitata che lo fa ridere. La ricambia pure, e dopo quel breve momento di gioco torno a guardare la bancarella. Vorrei anche io una statuetta in grado di rappresentarmi ma non riesco proprio a scegliere! Continuo a guardare ogni singolo animale e a riposarlo sul banco dell’artigiano, che mi osserva un po’ stranito da tutta la mia indecisione. Asra invece se la ride, divertito! Gli lancio un’occhiataccia e lui si ferma, con lo sguardo da malandrino che si ritrova. Ha scelto proprio bene, lui…
La voce di Saguaro ci richiama verso il centro della piazza, dove è stato allestito il banchetto.
“Maghi, venite! Il cibo è caldo, servitevi!”
Asra batte le mani fra loro e le sfrega, dando sfogo a tutta la sua golosità. Lo guardo con le braccia conserte ed un sopracciglio inarcato. Lui ricambia con un sorrisetto che potrebbe essere paragonabile ad una lettera C quasi perfetta.
Ci avviciniamo al falò che è stato allestito in piazza. La luce del giorno si fa sempre più tenue e dai toni caldi. Il cielo al tramonto si fonde quasi col colore rossastro della sabbia e devo ammettere che è incantevole da ammirare. Nel momento in cui ci avviciniamo la folla si apre letteralmente al nostro passaggio e ci accerchia. Asra sembra particolarmente in imbarazzo, so che lui non si trova a suo agio quando c’è troppa gente o quando è al centro dell’attenzione. Non piace nemmeno a me, ma riesco a gestire la folla meglio di lui, quindi gli stringo la mano per calmarlo. Lui ricambia la stretta ed intreccia le dita con le mie. Mi sussurra.
“Ok, ora ho davvero fame e c’è un profumo delizioso, ma che ne dici se ci mettiamo a mangiare sotto quell’albero di aloe laggiù?”
E me lo indica, un albero che è effettivamente vicino alla piazza, così da non allontanarci dai festeggiamenti, ma allo stesso tempo ci tiene ad una distanza di sicurezza dalla folla. Annuisco, capendo il suo disagio e non voglio che si senta costretto.
Si avvicina al banchetto e prende da mangiare per entrambi, alcune verdure e cactus grigliati e speziati dall’aspetto invitante. Non appena raggiungo Asra vicino al fuoco, vedo Saguaro allungarsi a riempirmi il piatto con altre pietanze e rivolgermi un sorriso grato e sincero, decisamente radioso rispetto al primo incontro. Svicoliamo tra gli abitanti con una certa abilità data dall’esperienza, a voler raggiungere il punto più privato che abbiamo pattuito, sotto l’aloe, ma proprio Saguaro richiama la mia attenzione, mentre Asra inizia ad avviarsi verso l’albero.
“Hanan, giusto? Dopo il banchetto la gente avrebbe piacere di sentire un po’ di musica! Era da tanto che non avevamo modo di festeggiare e danzare, qui!”
Dunque, adocchia Asra che accelera il passo, per poi tornare su di me e continua il discorso.
“Anche tu balli bene come il tuo compagno? L’ultima volta che è stato qui, l’ho visto ballare per tutta la notte!”
Penso di non aver mai avuto un’espressione più meravigliata di questa e penso che Asra non possa fisicamente diventare più rosso di così! Se n’è letteralmente fuggito sotto l’albero come se questo potesse salvarlo ora! Lui danza? E da quando? Non credevo nemmeno che ne fosse capace! Oh, questa non voglio proprio perdermela! Se è capace di danzare senza di me allora…
Mi piazzo davanti a lui, mettendo su il mio miglior sorriso da canaglia e lo sovrasto con la mia -ben poca- altezza, dato che lui è seduto.
“Questa mi è nuova! Saguaro mi ha detto che tu hai ballato tutta la notte!”
Lui mi guarda imbarazzato e non risponde, ma quantomeno non distoglie lo sguardo. Sorrido, cercando di risultare il più invitante possibile. Non accetterò un no come risposta e sono disposta a trascinarlo.
“…Ti va di ballare con me?”
Quasi si strozza col pezzo di cibo che stava smangiucchiando in quel momento. Io lo guardo, impaziente, in attesa della sua risposta. Tossisce, si batte due colpi al petto per mandare giù quel boccone andato di traverso e mi guarda con gli occhi sbarrati.
“…Non ho capito, scusa!”
Inarco un sopracciglio e mi posiziono a braccia conserte, ancora in attesa. Batto anche col piede a terra, quasi a volergli mettere fretta. Però sorrido, divertita dalla sua reazione. Lui è ancora paonazzo e stavolta distoglie lo sguardo.
“N-no, davvero… stavo… ehm… comunicando con Faust a palazzo e… Giuro, non sto mentendo! Mi ha appena detto che Nadia ha chiesto di noi ad una certa Portia…”
Oh, aspetta…
“Conosci una certa Portia?”
Mi chiede, e da lì capisco che in effetti non stava mentendo. Sbuffo, annuendo, ma non ho certo intenzione di perdere l’occasione di ballare con Asra! Possiamo continuare questo discorso anche dopo! Dopotutto, questa è la nostra piccola fuga e non voglio pensare a Vesuvia o al palazzo, adesso…
“Sì, la conosco, ma adesso rispondi alla mia domanda? Ti va di ballare con me?”
Il suo sguardo, misto tra il meravigliato e il terrorizzato, mi fa ridere di gusto.
“A-allora avevo capito bene… pensavo di essermelo immaginato!”
Alla fine però si alza, scuote il capo e mi si avvicina, con quel suo sorriso malizioso che mi fa girare la testa. Mette da parte il piatto e mi prende le mani. Si china anche a rubarmi un bacio sulle labbra, discreto e di sfuggita.
“Se è tuo desiderio ballare, allora è anche il mio…”
La sua voce calda mi fa correre un brivido di piacere lungo la schiena e le mie labbra si schiudono in un sorriso radioso. Ho anche perso un battito quando ha accettato, perché ho seriamente pensato che avrebbe rifiutato!
Non appena la musica inizia ci riavviciniamo alla folla, rimanendo comunque più appartati e non nel centro della mischia. I suoi occhi sembrano illuminarsi e mi porta una mano in vita, mentre l’altra stretta nella mia con le dita intrecciate. Iniziamo a ballare in modo spensierato e leggero ed è lui a guidare i miei movimenti. Io mi lascio trascinare col cuore che batte a mille, gli occhi persi nei suoi meravigliosi. Per me è estremamente facile seguire i suoi passi, sembra quasi che li adatti alle mie movenze. La sua mano fa pressione sul mio fianco e aderisco un po’ di più a lui. Non credevo fosse così bravo a danzare, questa è una piacevole scoperta! Ad un certo punto sento entrambe le sue mani afferrarmi dalla vita saldamente e mi ritrovo a volteggiare in aria tra le sue braccia. Sento un tuffo al cuore e sussulto, per la facilità con cui mi solleva da terra e d’istinto serro la presa con le sue spalle. Ho il viso e le orecchie bollenti, per quanto sono rossa ed il mio sguardo stupito fa ridere Asra in maniera totalmente spensierata e divertita. Sono davvero felice che abbia accettato di ballare con me, o non avrei potuto godere di questo momento con lui e so che me ne sarei pentita per sempre. Balliamo per ore, muovendoci come se fossimo un corpo solo, perfettamente in armonia. La gente intorno a noi inizia ad aprirsi in cerchio e ci siamo solo noi due al centro. Non c’è più imbarazzo né disagio. In quel momento per me non esiste altro che Asra e lo stesso sembra valere per lui.
 
Pian piano i festeggiamenti scemano, la musica continua nonostante ormai sia notte inoltrata ma la gente inizia ad essere stanca. Qualcuno si trascina ancora, altri si appartano, altri ancora smangiucchiano quel che avanza del banchetto. La serata ha una piega più calma adesso ed Asra ne approfitta per tirarmi con sé verso l’albero di Aloe, così da appartarci. Ci muoviamo ridendo insieme, divertiti ed inebriati dalla danza. Ci rubiamo qualche bacio a vicenda, come due ragazzini che si scoprono innamorati per la prima volta e non potrei essere più felice di così. Siamo però interrotti da Saguaro, che si ferma da noi per ringraziarci un’ultima volta.
“Vi ringrazio ancora, dal profondo del cuore. E grazie anche per aver danzato! Siamo stati deliziati, davvero!”
Asra gli risponde con tono sincero e calmo.
“Io sono stato deliziato dal vostro banchetto, quindi grazie a voi! E non preoccupatevi, siamo felici di aver potuto aiutare…”
Poi mi rivolge un’occhiata preoccupata, anche se è qualcosa che svanisce così com’è arrivata.
“Anche se devo ammettere che quegli insetti erano inaspettati…”
E per la prima volta da quando abbiamo risolto la situazione della sorgente, lo sguardo di Saguaro perde il sorriso grato, lasciando spazio ad un’espressione ben più preoccupata. Io stessa rabbrividisco, sentendomi di nuovo addosso la sensazione raccapricciante di quegli insetti disgustosi.
“Già, quegli scarafaggi… Speravo di poterne parlare con voi. Anni fa venne un uomo da Vesuvia. Rimase in città un paio di giorni e si offrì di proteggere il villaggio.”
Improvvisamente Asra si fa rigido, attento. Gli lancio un’occhiata preoccupata. Lasciamo che Saguaro finisca il suo racconto.
“…In cambio voleva ben un terzo della piantagione di cactus e, come potete immaginare, rifiutammo. Subito dopo la gente affermò di vedere un gigantesco scarafaggio rosso discendere dal cielo ed abbattersi sul villaggio. L’uomo di Vesuvia disse di essere in grado di liberarsi di quella bestia, ma in cambio chiedeva due terzi delle piantagioni… Quell’uomo era il vostro defunto conte, Lucio. Nel momento in cui trafisse il grosso insetto, questo si divise in milioni di altri piccoli scarafaggi rossi che si sono infilati nel terreno. Il conte la chiamò una vittoria…”
Asra ed io ci scambiamo un’altra occhiata, entrambi scossi nel sentire il nome di Lucio. Rivedo nei suoi occhi lo stesso odio che ho percepito quando abbiamo visto il fantasma sulle colline di Vesuvia. Mi accosto e stringo la sua mano. Percepisco la tensione sul suo corpo che quasi lo fa tremare.
“Ed è da allora che la sorgente vi da problemi? Da così tanto tempo?”
In effetti se è da allora, sono più di tre anni che questa povera gente si trova in questa situazione. Mi sento il cuore stretto in una morsa, pensando a quanto hanno sofferto.
Saguaro annuisce, ma ben presto il suo volto torna sorridente e quella pesantezza che avevo iniziato a percepire inizia a scemare, lasciando il mio petto.
“Già… ma grazie a voi l’acqua e tornata ed il conte è ormai storia vecchia! Sembra che le cose stiano finalmente prendendo la giusta piega!
Asra sorride, con la sua solita gentilezza. Ora sembra essersi calmato, almeno un po’.
“Heh, sì, credo di sì… Ora noi dovremmo andare. Grazie ancora Saguaro, davvero.”
Finalmente Saguaro ci lascia liberi di andare e noi ci guardiamo entrambi sollevati. Dopotutto, siamo venuti qui per fuggire e stare soli, no? Direi che ci siamo più che meritati la solitudine!
 
Mano nella mano, ci dirigiamo fuori dal villaggio e con mio stupore, la bestia di Asra ci ha raggiunti ed aspettati, pronta a riportarci al rifugio. Devo ammettere che sono lieta di non dover camminare, dopo tutta quella danza. Asra monta su per primo e poi mi tira su, facendomi sedere davanti come quando siamo arrivati. Mi stringe forte a sé nel breve tragitto fino alla casupola. Ed io mi abbandono totalmente al suo abbraccio, che sta volta è più apprensivo e quasi bisognoso.
Arriviamo alla casupola che la notte ormai è inoltrata e la luna è già alta in cielo. Sollevo lo sguardo per un momento ad ammirare le stelle. Da qui, si vedono magnificamente e mi fanno brillare gli occhi tanto sono meravigliose. Col naso all’insù e le braccia conserte, perché l’aria della sera inizia ad essere frizzantina e comincio ad accusare un po’ di freddo, anche per via del vento dovuto alla cavalcata. Asra scende e come aveva fatto questa mattina, mi prende tra le sue braccia aiutandomi a tornare a terra. Stavolta ci riesco più facilmente ma mi lascio cullare un po’ dalla sua stretta. Tremo un po’ per il freddo e lui mi avvolge ancora di più. Lo sento respirare profondamente, sollevato. Asra odia trovarsi al centro dell’attenzione, quindi capisco che essere finalmente appartati possa essere per lui un sollievo, come anche per me.
La bestia da una piccola spintarella ad Asra, per poi leccarsi il muso e pronunciare una singola parola detta con tono stanco.
”Sete”
Povera creatura, ci ha portati in giro da tutto il giorno… Mi sporgo a dargli una carezza sulla grossa testona tonda e quello soffia dalle narici assecondando il mio movimento. Asra risponde con voce un po’ più stanca del dovuto.
“Certo… anche tu hai sete, Hanan?”
Annuisco, passandomi appena la lingua tra le labbra e deglutendo. Effettivamente ho molta sete, ora. Vedo Asra dirigersi verso la fontanella ed io lo seguo, intenta a riprovare l’incantesimo che abbiamo lasciato incompiuto prima dell’arrivo di Saguaro nel pomeriggio. Dopotutto, ci stavo per riuscire! Me lo sento!
“Fammi riprovare, però!”
Asra mi sorride, decisamente soddisfatto. Credo che si aspettasse da me proprio questo e mi illumino nel vedere quella luce nei suoi occhi. Lo vedo farsi pensieroso, sta studiando sicuramente qualcosa per aiutarmi a realizzare l’incantesimo. Nel frattempo, osservo la vasca della fontanella, di nuovo totalmente secca dopo l’intera giornata passata al sole.
“Mmm… Forse così è un po’ diverso da quello che stavamo provando prima, ma ci stavo già pensando su…”
Lo guardo incuriosita e mi siedo di nuovo a terra accanto alla fontana, lui di fronte a me.
“Ti ho sempre dato delle parole su cui pensare, ma non ho pensato al fatto che gli incantesimi prendono forza dalle tue stesse parole, sei tu a decidere cosa farà scaturire la magia. Quindi stavolta, svuota la mente e trova tu stessa il modo migliore!”
Mi sorride come a volermi incoraggiare e non ho alcuna intenzione di deluderlo. Le mie mani sono di nuovo tese, palmi aperti sospesi sulla vaschetta sottostante la fontana, ora piena di sabbia arida. Chiudo gli occhi e lascio di nuovo che sia la magia a fluire. Cerco di svuotare la mente da ogni pensiero. Solo un profondo senso di pace mi pervade e pian piano persino gli altri sensi si affievoliscono. Inspiro profondamente l’aria notturna nel più totale vuoto, mi sento in pace e sento solo la mia magia scorrere nelle mie vene. L’unica cosa che cattura la mia attenzione è il dolce profumo dei capelli morbidi di Asra, come se fosse trasportato dalla brezza della sera. Un profumo così piacevole e familiare che mi scalda il cuore e lo fa battere forte, aumentando il profondo senso di benessere che sto provando in questo momento. Riesco a raggiungere un livello di rilassatezza tale da sentirmi completamente avvolta da una corrente fresca e benefica, come se il mio corpo fosse di nuovo immerso in un ruscello di bosco. Sento distintamente il fresco, il profumo umido, il suono dell’acqua corrente. Improvvisamente la mia magia prende a fluire in modo più guidato, come se in qualche modo seguisse il corso dell’acqua che mi sto figurando e sento le mani tremare appena, tipo un formicolio sotto i palmi. Riapro lentamente gli occhi e… l’acqua! Sono… sono riuscita a creare dell’acqua! Non ci ero mai riuscita prima d’ora! Però… C’è decisamente qualcosa che non va. Per qualche motivo, l’acqua che ho generato non è limpida e cristallina come quella di Asra. È rossa, quasi sanguigna, mi mette i brividi… Non voglio nemmeno toccarla, tanto mi fa senso, figuriamoci bere qualcosa del genere…
Asra sembra incredulo, non riesco a capire se sia turbato o comunque soddisfatto del primo liquido che sono riuscita a manifestare dal nulla.
“Hanan, ti ricordi a cosa stavi pensando?”
Mi domanda, curioso. In effetti, non è che stessi pensando a qualcosa di chissà quanto strano…
“Ero semplicemente circondata da acqua…”
Lo vedo farsi pensieroso ed io mi acciglio, perplessa. Sbircio di nuovo quel liquido vermiglio con una strana sensazione addosso.
“Uhm… circondata eh? Pensaci, oggi siamo stati letteralmente circondati da quegli insetti, che erano proprio di quel rosso lì.”
Lo guardo con una punta di raccapriccio che si fa largo nel mio cuore a ricordare quella sensazione terribile di panico. Se non ci fosse stato lui ad avvolgermi nel suo abbraccio non so che cosa avrei fatto… un gemito lascia le mie labbra, perché sono ancora turbata dal ricordo ed Asra mi poggia le mani sulle spalle.
“Ehi… Guarda che è andato bene l’incantesimo! Ma il ricordo di oggi ti ha scossa ed è ancora troppo vivido… è vivido anche nella mia mente, quindi non fartene un problema, ok?”
E con un gesto della mano, delicato e armonioso, rende cristallina l’acqua che io stessa ho generato prima, dandole un aspetto molto più sano e decisamente più appetibile. La creatura finalmente può bere e rifocillarsi, ed anche io rubo un sorso di quell’acqua fresca che abbiamo creato insieme.
 
Sto lì a fare qualche grattino alla bestia, che sembra gradire. Dopo tutto quello che ha fatto per noi, qualche piccola attenzione è il minimo che posso offrirle per ringraziarla. Mi volto per cercare lo sguardo di Asra, ma lo vedo già diretto verso la casupola senza dire una parola. Quasi non mi ero accorta si fosse allontanato da me e la cosa mi stranisce. Do un’ultima carezza alla creatura, dandole la buona notte e lo raggiungo all’interno.
“Asra?”
Entro all’interno del rifugio. L’aria è fredda qua dentro. La notte in questa zona desertica è drasticamente diversa dal giorno. Rabbrividisco e mi strofino le braccia per scaldarmi. La mia veste è leggera e non è di grande aiuto contro il fresco della sera. Mi guardo intorno e trovo Asra intento ad accendere una piccola lanterna ai piedi del letto. Si è già tolto lo scialle e gli stivali ed è rimasto solo con la camicia ed i pantaloni addosso. Lo vedo pensieroso, triste ed un forte senso di apprensione nei suoi confronti mi stringe lo stomaco.
“Asra, cosa c’è?”
Gli domando, preoccupata, mentre lo raggiungo. Mi guarda per un attimo e poi abbassa lo sguardo, cercando però il contatto tra le nostre mani, tocco che non gli nego ed anzi stringo la sua tra le mie.
“Lo so che ti ho detto di non preoccuparti ma… Quegli insetti di oggi sono un presagio. Non ne vedevo da anni e non mi aspettavo di vederli, prima…”
Ricordo il suo improvviso panico nitidamente. Non l’avevo mai visto così spaventato ed ho seriamente temuto che stesse avendo una qualche tipo di crisi, simile alle mie di quando ancora cercavo di forzare la mia memoria a tornare…
“è per questo che eri così spaventato, alla sorgente?”
Annuisce, avvicinandosi di un passo.
“Quelle creature sono state la rovina per Vesuvia… Non sono di questo mondo, ma possono spostarsi tra i piani e causare più danni di quanto tu possa immaginare… Dovremmo tornare in città.”
Lo dice pieno di sconforto, giurerei anche abbia gli occhi lucidi in questo momento, anche se la poca luce data dalla lanterna non è di aiuto. Le mie mani raggiungono il suo viso e sollevo il suo sguardo, così da incrociarlo col mio.
“Asra, va bene così… Se la città ha bisogno di te, allora domattina torneremo e risolveremo ogni problema… Io ti starò accanto, sempre.”
Riesco con gioia a strappargli un sorriso sereno. Ora anche lui porta le sue mani sulle mie guance e le accarezza con i pollici, proprio al di sotto dei miei occhi stanchi. Vedo una luce particolare nei suoi occhi ora, simile a quella che avevo scorto mentre eravamo nella grotta.
“Penso sia crudele che la nostra fuga sia stata così corta. Avrei voluto star via di più insieme a te... Magari un giorno avremo più tempo per allontanarci più a lungo.”
Gli sorrido con dolcezza ed un’idea inizia a prendere piede nella mia mente. Non ho intenzione di sprecare questi ultimi momenti di pace con lui. Questa fuga insieme, anche se breve, voglio che se la ricordi con piacere…
Asra mi prende le mani ed io mi sollevo sulle punte dei piedi per raggiungere le sue labbra, donandogli un bacio tenero ma voglioso. Sento la sua bocca piegarsi in un sorriso sotto il mio tocco ed il mio cuore accelera. Mi distacco a malapena, giusto per sussurrargli sulle labbra.
“Abbiamo comunque tempo, ora…”
Lo sento ridacchiare, e quello sguardo da volpe che tanto amo si fa largo sul suo viso. È una gioia ai miei occhi.
“Non sai quanto speravo che lo dicessi… E poi, mica possiamo ripartire subito no? Il nostro amico lì fuori merita un po’ di riposo… concediamogliene quanto ne vuole…”
Asra abbassa la fiamma della lanterna. Una fiamma magica del medesimo colore dei suoi occhi, che illumina debolmente la stanza. Asra mi prende per mano e mi tira con sé, facendomi accomodare sul letto. Mi siedo e lui prende a sfilarmi i sandali. Lo fa con delicatezza ed il suo tocco è piacevole, persino nei punti dove mi fa il solletico. Mi da un bacio per ogni gamba ed uno per ogni caviglia, appena sopra il collo del piede, poi si sporge verso di me, facendomi stendere sul letto e sovrastandomi con il suo corpo. Mi bacia ancora una volta e le mie mani d’istinto si infilano sotto la sua camicia. Allento anche gli ultimi bottoni e mi godo il calore del suo corpo, sul suo fisico asciutto e tonico. Gli viene la pelle d’oca quando passo con le dita lungo i suoi fianchi ed il suo bacio si intensifica, voglioso e affamato di me quanto io lo sono di lui. Un sospiro appena più tremante mi fa fremere il petto e lui si distacca per un momento dalle mie labbra e cerca i miei occhi. Una sua mano si posa sul mio decolleté a cercare il battito del mio cuore.
“Sei… sei sicura di volerlo? Insomma… non hai dormito molto oggi e…”
Gli premo un dito contro le labbra e sorrido. Sì, mi sento decisamente stanca, ma non ho alcuna intenzione di andare a dormire ora. Non quando abbiamo questa piccola opportunità di poter stare insieme e lontano da tutto e tutti. Solo io e lui. Mi perdo per un secondo ad osservare i suoi lineamenti perfetti, illuminati dalla luce della luna che filtra dalla finestra sopra il letto.
“Shhh… Sono sicura.”
Gli sussurro, cercando un altro bacio di sfuggita. 
“E comunque, ho un po’ freddo…”
Ed è vero, in effetti, ma glielo dico con un sorrisetto sbarazzino e mordendomi le labbra, nel frattempo. Sento una sua mano passare dal mio cuore, sulla mia spalla e poi scendere di nuovo dal fianco fino a fermarsi sul mio bacino, vicino all’orlo della mia veste scomposta. C’è premura, nel suo tocco, ed è questo che lo rende ancor più prezioso.
“Oh, e perché non l’hai detto subito? Ci penso io a te…”
Mi preme le labbra contro il collo, scendendo sulla scollatura per baciarmi all’altezza del cuore.
“Ti ho tenuta stretta per tutto il tragitto fin qui, ho tutto il calore di cui hai bisogno…”
Parla senza distaccarsi troppo dalla mia pelle, tanto che sento il suo respiro caldo farmi venire la pelle d’oca. Sento anche il sorriso che si fa di nuovo largo sulle sue labbra morbide.
 
Si sporge un po’ di più sopra di me, con le mani che scivolano sotto la mia veste, sollevandola per poter esplorare ogni angolo del mio corpo. Le nostre labbra sono unite e si dischiudono, in un bacio ben più persistente e carico di passione rispetto a quelli di prima. Le me braccia sono avvinghiate contro la sua vita e le mie mani percorrono la sua schiena, da sotto la camicia ormai totalmente sbottonata e calata tanto da coprire poco ormai del suo torso. Scendo sui suoi fianchi, liberandolo ben presto anche dell’intralcio dei pantaloni, che fa cadere giù dal letto con un piccolo calcio. Lui intanto slaccia il nastro che tiene legato il mio abito sul mio petto, e così ci troviamo entrambi nudi, pelle contro pelle.
Forse io sono un po’ più impacciata di lui, che invece si muove più sicuro. Quella sicurezza in qualche modo mi fa sentire protetta. Mi sento scaldata dalla sua presenza su di me, per nulla oppressa o schiacciata. Mi sento come se fossi completa, nel posto a cui appartengo, al fianco di Asra.
Le sue braccia scivolano sotto la mia schiena ed io la sollevo appena, per facilitarlo. Mi stringe per azzerare qualsiasi distanza tra noi. I miei seni contro il suo petto caldo, il mio viso nascosto contro il suo collo. Lui mi da un bacio sulla spalla, poi sale sulla guancia ed infine mi porta a voltarmi per cercare la sua bocca. Intreccio le dita ai suoi meravigliosi ricci perlacei, perché non voglio che si distanzi di nuovo. Voglio che quel bacio duri quanto più possibile. Voglio essere io l’aria necessaria a farlo respirare, perché è questo che lui è per me, è la mia aria. La mia vita. Tutto il mio mondo.
Le mie gambe si serrano attorno al suo bacino, a seguire i suoi movimenti. Sento il suo corpo, i suoi baci, i suoi gemiti e sospiri. Percepisco anche che sta cercando di ampliare le nostre sensazioni, perché sento anche la sua aura magica agire sulla mia pelle, fondendosi con la mia. Sono così felice che sento le lacrime scendere incontrollate dai miei occhi ed il mio respiro è spezzato dai gemiti che non riesco e non voglio trattenere. Quella piacevole ed inebriante sensazione non è mai stata così forte. Mi pervade in ogni angolo del corpo, ad ogni tocco di Asra e ad ogni bacio.
Lo sento dentro di me, sento i nostri corpi muoversi insieme come se fossero uno solo, proprio come durante la nostra danza. Ma stavolta ci siamo solo io e lui e niente potrebbe mai rovinare questo momento.
Ho come la sensazione che il cuore di Asra ed il mio battano all’unisono, come se fossero due metà dello stesso cuore. E soprattutto stanotte, in qualche modo, è proprio così.
Io e lui siamo una cosa sola. Pronuncio il suo nome e lo ripeto, lo ripeto come se stessi evocando un incantesimo. Ed ogni volta che il nome di Asra lascia le mie labbra, sento la nostra unione farsi più intensa e tutto quello che provo è puro e semplice piacere. Mi sento in pace.
Anche Asra pronuncia il mio nome. Lo dice come se fosse qualcosa di prezioso. Lo sussurra sulle mie stesse labbra e poi mi bacia. Mi bacia ancora, e nessuno di noi due ne ha mai abbastanza.
Nella mia mente, penso a quante notti in questi tre anni abbiamo condiviso il letto… a quante volte ho desiderato che quei piccoli e semplici gesti d’affetto diventassero qualcosa di più. Diventassero questo che stiamo vivendo ora.
In questo momento, ogni nostro problema è volato via, lontano. Penseremo domani al palazzo, allo spettro e a qualsiasi altra cosa possa presentarsi sulla nostra strada. Affronteremo tutto insieme.
Se solo il tempo potesse fermarsi, vorrei che questa notte stellata ed incantevole possa durare per sempre…
Restiamo stretti l’una nelle braccia dell’altro anche quando entrambi non cediamo al sonno e alla stanchezza.
 
***
Sto sognando?
Sono sulla cima di un picco roccioso, piuttosto scosceso, e guardo verso il basso.
Una voce, bassa e gutturale, mi rivolge poche parole dette quasi con gelosia.
”Voi due insieme… Sempre solo voi due… Ormai nel vostro mondo perfetto insieme…”
Eppure, pensavo di essere da sola…
“Chi c’è?”
Una figura possente, alle mie spalle, che porta una spessa catena al collo. Di nuovo mi parla ma evita il mio sguardo.
”Non gli importa più di nient’altro… è solo questione di tempo…”
La figura è china a terra, sta leggendo alcune rune. Incuriosita, mi avvicino e cerco di sbirciare cosa gli stiano dicendo. Voglio sentirlo io stessa.
La figura mi respinge, di nuovo rifiutando il mio sguardo.
“No. Non ora.”
Finalmente posso vedere quell’uomo in volto. Penetranti occhi verdi dall’aria triste mi scrutano e data la sua stazza mi sovrasta totalmente, facendomi sentire immensamente piccola e fragile. La sua voce si fa più dura, ma mantiene sempre una certa calma sia nei toni che nell’espressione.
“Non sparirete. Non ve lo permetterò.”
***
 
Per un istante mi risveglio, scossa dal sogno che già sta lentamente svanendo dalla mia mente. Asra si dev’essere accorto del mio movimento. Non si sveglia del tutto ma lo sento mormorare e stringere la presa sul mio corpo ancora nudo ed avvinghiato al suo, coperto solo dal lenzuolo. Lui sta dormendo appoggiato al mio seno ed io lo stringo forte a me, affondando il viso tra i suoi meravigliosi capelli. Mi calmo, riuscendo ad addormentarmi di nuovo, ed il resto della notte passa tranquilla e senza altri sogni.
 
Ci svegliamo alle prime luci dell’alba, non appena i raggi del sole prendono ad accarezzarci il viso. Mi sveglio prima di lui, che restio a volersi alzare, affonda di nuovo il viso contro il mio petto per coprirsi gli occhi. Sembra quasi un bimbo, messo così, e mi fa sorridere intenerita.
Gli dono una carezza gentile e lui lentamente inizia a risvegliarsi. Solleva lo sguardo e mi rivolge un sorrisetto dei suoi un po’ sghembi, tendenti verso sinistra.
“…’giorno...”
Mi dice, poco convinto ed io gli concedo una carezza sul viso che poi si sposta tra i suoi capelli.
Asra prende un profondo respiro e si tira su, lentamente. Nessuno di noi due si fa problemi riguardo al fatto che siamo ancora nudi, dopo la nottata insieme. Lui sembra farsi malinconico e si stropiccia il viso. Mi dà le spalle ora. Io mi tiro su e lo abbraccio da dietro, premendo il mio corpo contro la sua schiena e donandogli un bacio sulla spalla.
“Non ho alcuna voglia di riportarti a palazzo… Non ho voglia di metterti di nuovo in pericolo… Con che faccia posso metterti di nuovo in quella situazione?”
Oh, è di nuovo preoccupato… Lo stringo di più a me e lui inclina la testa all’indietro, poggiandosi sulla mia spalla.
“Asra, va tutto bene, davvero! E poi, stavolta saremo insieme. Andremo a fondo in questa faccenda insieme e supereremo ogni cosa… te lo prometto.”
D’un tratto lui si volta, con gli occhi lucidi e col respiro spezzato, quasi trattenuto. Sembra quasi che si stia trattenendo con tutte le sue forze dal non piangere. E per farlo mi prende tra le sue braccia con tanta foga da farmi sussultare. Rimaniamo così ancora qualche minuto, finché lui non si calma del tutto.
Ci rivestiamo, raccogliamo i nostri averi ed usciamo da quel piccolo rifugio, che per stanotte è stato come uno scrigno per il nostro amore. Ormai il sole inizia ad illuminare di nuovo il cielo e troviamo la bestia all’esterno, ancora intenta a sonnecchiare. Mi dirigo da lei ed intanto Asra evoca le stesse protezioni per la piccola casa che avevo trovato al nostro arrivo. Siamo pronti a partire e lasciarci il rifugio alle spalle, per ora…
Asra sembra mortificato, mentre richiama la creatura con dei grattini delicati.
“Ti prego, perdonami se ti chiedo di nuovo questo viaggio così presto…”
Ma la bestia sembra prenderla bene. Col muso da un colpetto sul braccio di Asra e poi guarda verso di me. Giurerei che i suoi occhi luminosi mi stiano sorridendo.
”Va bene… Voglia di correre!”
L’animale si piega in avanti per permetterci di risalire in groppa come ha fatto ieri. Asra monta su di nuovo per primo e mi tende la mano per aiutarmi ed anche se ormai ho capito come fare a salire anche da sola, accetto quella sua premura con affetto e mi lascio aiutare. L’aria mattutina qui è freddissima nonostante sia estate e quindi trovarmi di nuovo tra le braccia di Asra è ancora più piacevole, perché il suo corpo emana calore. Mi volto a sbirciare il suo viso, illuminato dai primi raggi di sole e dagli ultimi della luna. Mi toglie il fiato tanto è bello…
“Reggiti forte…”
Mi sussurra, con un ultimo bacio sulla mia guancia, prima di serrare la presa sulla mia vita. Io mi reggo alla pelliccia della bestia ed in un momento siamo di nuovo in piena corsa sulla strada del ritorno, verso Vesuvia.

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Capitolo 10
*** IX THE HERMIT - Shelter from the Storm ***



 

Sono costretta a strizzare gli occhi per quanto la luce del sole è forte, mentre percorriamo veloci i campi di grano che circondano Vesuvia. Sbircio in direzione della città e già è ben visibile il palazzo, che si staglia in tutta la sua magnificenza, percepibile anche da così lontano.
Devo ammettere che non mi sarebbe dispiaciuto dormire qualche ora in più. Mi porto una mano davanti la bocca e sbadiglio, mi stropiccio anche un po’ gli occhi e mi appoggio meglio contro il petto di Asra che mi stringe a sé. Siamo entrambi assonnati, ricoperti di pelo a forza di stare sulla groppa della bestia e decisamente accaldati per via del sole caldo estivo. Asra tira fuori una borraccia d’acqua dalla sua sacca. Ne beve alcuni lunghi sorsi e sento un rivolo fresco scendere tra la mia schiena ed il suo petto. Mi sporgo verso di lui e gli faccio segno di passarmi l’acqua. Finisco tutto ciò che resta nella borraccia rendendomi conto solo ora di quanto avessi la gola secca. Nel frattempo, sbircio il mago che sta scrutando verso il palazzo con gli occhi ridotti a due fessure.
“Guarda lì…”
Dice con tono cupo e mi volto anche io a guardare verso il palazzo. Sento un’improvvisa morsa allo stomaco rendendomi conto che è avvolto dalle stesse nubi rosse e cupe che avevo visto la stessa sera dello spettro, dalla foresta. Nonostante sia pieno giorno ed il sole brilli alto in cielo, il palazzo sembra avvolto dalle tenebre. L’aria è pesante, carica di energia come se stesse per scoppiare una tempesta… Asra si fa di nuovo teso, tanto che percepisco il suo corpo tremare appena. Poso una mano sulle sue, unite attorno alla mia vita.
“Sai, Hanan, non dobbiamo per forza andare SUBITO al palazzo. Possiamo… Beh, passare da casa e riposare un attimo…”
E nel dirlo si china appena, percepisco il suo respiro caldo sul collo, tra i capelli. Sospiro, perché ogni suo gesto affettuoso è un’ondata di piacere. Mi volto di poco, per incontrare il suo sguardo apprensivo.
“Asra, ho già dormito un po’ durante il viaggio…”
Lui mi bacia la guancia e scuote il capo.
“Non mi basta. Hai bisogno di dormire come si deve e comodamente a letto…”
Lo vedo occhieggiare di nuovo il palazzo e soprattutto le nuvole scure che lo circondano e che sembrano coprire quasi tutta Vesuvia. Qui però non sono ancora arrivate e la luce calda del sole continua a scaldarci. Asra torna a guardarmi ed io gli sorrido, sperando di scacciare un po’ di quella preoccupazione dai suoi occhi.
“Una volta che ti sarai riposata, ci presenteremo da Nadia. Non dobbiamo sottovalutarla, sta pianificando tutta questa storia da chissà quanto ormai.”
In effetti, non ha tutti i torti. Certo, forse andare direttamente da Nadia e scusarci per l’assenza sarebbe la cosa migliore da fare… ma io sono davvero, DAVVERO esausta. Ho bisogno di rinfrescarmi, mettermi delle vesti pulite e soprattutto dormire. E lo stesso si può dire di Asra. Difficilmente l’ho visto con gli occhi così stanchi. Dobbiamo tornare presentabili e soprattutto lucidi, prima di andare dalla contessa.
“Hai ragione, andiamo a casa.”
Sento lo sbuffo sollevato di Asra sulla mia spalla, seguito da un bacio delicato.
“Oh, menomale! Giuro che potrei stare a rotolarmi nel letto per una settimana, con te! Sarebbe irresistibile…”
Mi sussurra con una leggera risata che mi scalda il cuore. Mi mordo le labbra e mi premo ancora di più contro di lui.
“Oh sì, lo sarebbe eccome…”
Se dipendesse solo da me, tornerei al nostro negozio e lì rimarrei, senza più nobili, spettri, intrighi a cui dover pensare. Solo io ed Asra, a continuare la nostra vita insieme. Poso lo sguardo sulla città e sul palazzo, sempre più vicini.
“E poi, non ho tutta questa fretta di incontrare quella specie di capra evanescente, ora…”
Asra soffia, un misto tra una risata ed uno sbuffo irritato, e solleva anche lui lo sguardo verso il palazzo, serio. Vederlo così arrabbiato, carico di odio verso qualcosa mi mette davvero in agitazione. Deglutisco e gli poso una mano sul viso. Lo sento serrare la mandibola e irrigidirsi appena, freme, ma percepisco che si sta sforzando di calmarsi.
“Fidati, non ho tutta questa fretta di farti incontrare quella specie di capra nemmeno io…”
La bestia rallenta il suo passo, fino a fermarsi del tutto. Mi stropiccio un po’ gli occhi, riprendendomi dal vento che finora ci aveva sferzati durante la corsa. Scendiamo ed Asra dà un’altra manciata di mandorle all’animale. Entrambi lo accarezziamo ed Asra poggia la fronte su quella della creatura.
“Grazie di tutto, amico… riposati ora.”
La bestia soffia dalle narici, prendendo a muoversi placida verso i campi aperti, lasciando me ed Asra da soli di fronte alla foresta. L’aria qui è umida ed il sole non brilla più come prima. Pioverà da un momento all’altro. 
 
Iniziamo a camminare piuttosto velocemente per raggiungere la città il prima possibile. Asra mi tiene per mano e come sempre guida i miei passi, dato che, sbadata come sono, finirei per inciampare in continuazione su radici o sassi… All’improvviso, mentre sto guardando a terra per evitare di cadere, finisco letteralmente addosso ad Asra che si è fermato senza preavviso e ha sgranato gli occhi. Sussulto e apro bocca, per chiedergli il perché di quella pausa improvvisa ma prima che io possa anche solo emettere un singolo fiato, Faust ci si lancia letteralmente contro attraverso l’erba alta. Io rimango letteralmente sorpresa dal suo arrivo inaspettato, ma sembra che anche Asra si sia stupito! Lei sembra essere al settimo cielo, si attorciglia tutta, freneticamente e si sbriga ad arrampicarsi attorno al mago nella sua solita maniera, forse un po’ più impetuosa del solito. Asra sta ridendo, sollevato, divertito e visibilmente felice di essere riunito al suo famiglio. Mi si scalda totalmente il cuore.
”Trovato!”
“Hahaha! Faust ferma! Mi fai il solletico!”
Stavolta però il serpentello non si ferma sotto ai suoi abiti come al solito, gli si va ad appollaiare in cima alla testa, arrotolata in diverse spire. Vederli così mi fa ridere, sinceramente divertita ed intenerita da quanto Faust sentisse la mancanza di Asra… mi sento quasi in colpa a non averla portata con noi.
Lei si volta verso di me, con un sibilo della linguetta biforcuta e muove la testolina. Sento sprigionarsi dal suo piccolo corpo un’aura di serenità, rivolta verso di me. È il suo silenzioso modo di dirmi che le sono mancata anche io ed io ricambio con gioia.
Asra sbircia verso Faust sulla propria testa. Non la può certo vedere da quella posizione ma solleva comunque gli occhi e mi ruba un’altra risata divertita l’espressione buffa che si forma sul suo viso in quel momento.
“Bene, ora che ci siamo tutti, possiamo tornare al negozio. Tempo che arriviamo sarà notte e non vedo l’ora di andare a letto e… E dormire, sì! Dormire.”
Arrossisce appena ed io mi godo quella sua espressione, piazzandomi col mento sollevato e le braccia conserte.
D’improvviso il rombo di un tuono ci fa letteralmente saltare tutti e tre sul posto. È stato così forte da far vibrare le foglie sugli alberi e l’aria si carica di elettricità e odore di pioggia. La tempesta sta arrivando e d’improvviso percepisco il terreno sotto di me scuotersi appena, una vibrazione che viene dal profondo ed è generata da qualcosa. Sembra come se gli animali stiano tutti fuggendo in contemporanea per mettersi a riparo. Io ed Asra ci scambiamo un’occhiata sorpresa, cosa che mi fa capire che anche lui ha percepito quel movimento. Poi il suo sguardo si fa di nuovo sorridente, eccitato e volpino. I suoi capelli sono un po’ più voluminosi del solito per via dell’umidità crescente e così anche i miei. Faust si rintana sotto lo scialle del mago. Sento la mano di Asra afferrare la mia ed il mio cuore accelera. Ormai dovrei essere abituata al suo tocco ma ogni volta è come la prima, ogni volta mi scalda il petto. Mi tira un po’ a sé e prendiamo a muoverci, di nuovo come due bambini spensierati.
“C’è un posto dove possiamo rifugiarci, qui nel bosco! Ci vive un mio amico e non è lontano. Possiamo aspettare lì…”
La tempesta non si fa attendere, dopo un rombo di tuono le nuvole cariche cominciano a riversare su di noi una pioggia torrenziale che ci bagna da capo a piedi in pochi minuti. Fresca, rinvigorente e carica d’energia.
La mano di Asra stringe di più la mia ed insieme continuiamo la nostra fuga attraverso il bosco, in cerca di riparo. Lui sta di poco davanti a me ed io finisco per incantarmi ad osservare la sua schiena che traspare sotto la camicia bagnata… Mi sorprende quanto riesca a lasciarmi senza fiato, come se fosse la prima volta che vedo il suo corpo. Quasi benedico questa pioggia, per averci regalato questo momento insieme, visto che entrambi ce lo stiamo godendo senza nasconderlo. Vedo Asra voltarsi spesso a sbirciarmi con un sorriso divertito ed una luce negli occhi che risplende nonostante tutto intorno a noi sia cupo al momento. Siamo entrambi inebriati dall’aria frizzante ed ogni volta che passiamo da un albero all’altro ci rubiamo un bacio o una carezza più audace del dovuto. Continuiamo così, come due amanti durante una scappatella, fino a raggiungere una strana capanna nel bel mezzo del bosco. È un luogo totalmente isolato dal resto della città e a vederla non sembra molto accogliente. È costruita in pietre ed è completamente avvolta dalle radici di un grosso albero che le fa da tetto. Asra si ferma davanti all’uscio e mi guarda per un momento, mentre mi accuccio contro il suo fianco perché, nonostante il momento sia piacevole, la pioggia è davvero fredda. Lui mi stringe a sé, sento anche Faust sistemarsi meglio sotto la sciarpa, ed intanto Asra inizia a tracciare dei glifi sull’uscio della capanna. Dove passano le sue dita, segue una scia luminosa che imprime la porta come fosse una pittura luminescente. Un incantesimo di protezione, lo riconosco perché è simile a quello che usiamo per il negozio.
“Il tuo amico pratica la magia?”
Domando, sinceramente incuriosita dalla presenza di un mago di cui non ero a conoscenza in città… Asra annuisce.
“Già! E se la cava piuttosto bene con questo genere di protezioni e barriere e… Oh, ce ne stanno anche di nuove! Mmm…”
Asra si fa pensieroso ed intanto veniamo totalmente avvolti da una brezza magica piuttosto calda, che mi porta a rabbrividire visto che al momento il mio corpo è decisamente freddo e bagnato. Asra serra la presa attorno alle mie spalle, protettivo come sempre, ed intanto la porta si apre.
 
Ci intrufoliamo all’interno finendo in una stanza totalmente buia. Un forte odore di terra e umido mi colpisce e qui dentro fa anche più freddo che all’esterno. Il mio corpo trema senza che io possa controllarlo in nessun modo. Percepisco il respiro profondo di Asra, dato che non posso vederlo per via del buio improvviso, e poco dopo un piccolo globo di luce si manifesta davanti a noi. Riesco a scorgere le forme di una piccola stanza dall’arredamento essenziale e grezzo. Il tetto, come immaginavo dopo aver visto l’esterno, è composto da un intreccio complesso di radici, aiutate da qualche trave perché reggano la struttura della casa.
Il freddo sta diventando insopportabile ora. Sento le dita delle mani e dei piedi informicolate e sto battendo i denti. Mi premo di più contro Asra, perché il suo corpo è sempre piuttosto caldo, ed io ho davvero bisogno di calore adesso.
“Mmh… A-Asra…”
Vedo i suoi occhi spalancarsi e guardarmi con una certa preoccupazione.
“Ma tu stai gelando! Aspetta, accendo il fuoco…”
Tenendomi stretta a sé mi porta davanti al focolare. Mi rannicchio letteralmente a terra, su di un tappeto di pelliccia, portandomi le ginocchia in petto e chiudendomi a palletta. Cerco di concentrare così tutto il mio -ben poco- calore, con scarsi risultati. Osservo il camino in pietra grezza, in cui è presente un unico ceppo polveroso. Asra lo prende e lo sistema al centro del camino in modo da poterlo utilizzare, ma prima che possa accenderlo, lo fermo tirando un po’ la sua manica per richiamare la sua attenzione.
“F-faccio i-io…”
Gli dico balbettando per via del tremore, ma a quanto pare sono diventata persino più brava di lui col fuoco e le mie labbra si piegano in un sorrisetto fiero che lui ricambia come se mi stesse riflettendo. Lo vedo alzare le mani in segno di resa e sedersi accanto a me.
Per una volta nella vita mi permetto di tirarmela ed accendo il ceppo in un colpo solo, con uno schiocco di dita. Se Asra è maestro con l’acqua, io lo sono decisamente di più col fuoco. Il ceppo divampa in un istante ed un’ondata di calore ci avvolge, facendomi sospirare di sollievo. Il tremore ancora non è passato e sia io che Asra ci accucciamo il più vicino possibile alla fiamma. Lui mi stringe a sé e pian piano mi sento meglio. Le sue mani mi sfiorano, le strofina contro le mie spalle e la mia schiena e mi avvolge col suo corpo caldo. Pian piano smetto di battere i denti ed i miei arti si rilassano. Dopo qualche istante, lo sento parlare. Io intanto osservo il mio fuoco con occhi stanchi.
“Sei curiosa di sapere chi è questo mio amico di cui non hai mai sentito parlare?”
Oh, è vero… Sono stata talmente concentrata sul trovare riparo e scaldarmi che non mi sono più domandata nulla riguardo a questo amico. In tre anni non me ne ha mai parlato e di ciò che è stato prima, beh… boh! Lo guardo con aria curiosa ed annuisco.
“Beh, ecco è… complicato. Sappi solo che è sotto un incantesimo, un po’ come te... Solo che tu non riesci a ricordare, lui invece è quello che viene dimenticato. Quando la gente lo incontra, si dimentica di lui all’istante, come se non fosse mai esistito...”
Ascolto con un certo interesse ed a quel punto mi pongo una domanda.
“Aspetta, quindi potrei aver già visto questo tuo amico?”
Lui annuisce di nuovo, stringendomi un po’ più a sé.
“Lo hai visto sicuramente. Tra poco farai la sua conoscenza… di nuovo. E ci tengo tantissimo in realtà, perché è stato il mio primo amico in assoluto.”
Deglutisco e sento il cuore sussultare appena, per via di questa rivelazione. Come dovrei comportarmi conoscendo qualcuno che ho sicuramente già visto ma di cui non ricordo assolutamente nulla? Qualcuno di così importante per Asra, soprattutto! Stavolta è diverso rispetto alla mia semplice amnesia. Questa persona viene dimenticata ogni volta a detta di Asra, il che significa che se dovesse per qualche motivo uscire e rientrare, mi sembrerà che sia entrato per la prima volta? Ammetto di essere nervosa, ma vedo gli occhi di Asra brillare intensamente, emozionato, e questo mi fa sorridere felice.
“Se è così importante per te, sarò ben lieta di fare la sua conoscenza.”
Le labbra di Asra si schiudono in un sorrisone a trentadue denti contagiosissimo.
“Non sai quanto mi rendi felice! E spero che voi due diventiate amici il prima possibile! Ti avverto però, è MOLTO timido. Penso che dovremo addirittura farlo abituare all’idea che tu sia in questa stanza.”
Ah. Forse sarà più difficile del previsto fare amicizia con questa persona, allora… Ma mi voglio fidare di Asra. Non mi metterebbe mai in una situazione scomoda se non fosse in qualche modo necessario, e sembra tenere davvero tanto al fatto che io faccia amicizia con questo mago.
Probabilmente Asra ha percepito il mio momento di tensione e si piega un po’ verso di me ad avvolgermi ancora di più col suo abbraccio. Il suo fisico non è eccezionalmente grande o sviluppato, è magro e minuto, ma io sono talmente piccola che riesce a coprirmi completamente. Sento i suoi ricci umidi solleticarmi la pelle e una leggera risata lascia le mie labbra, seguita dalla sua.
“Sei riuscita a far aprire me completamente, Hanan. Se c’è qualcuno che può far aprire almeno un minimo lui, quella sei tu… Ah, a proposito, si chiama Muriel.”
“Muriel…”
Ripeto a me stessa, come a volerlo memorizzare e vedo Asra osservarmi curioso. Si muove dalla sua posizione, sedendosi ora di fronte a me, con le dita comunque intrecciate alle mie. Si porta le mie mani alle labbra e mi bacia le dita, per poi scaldarmele col calore del suo respiro dato che le ho completamente gelate. Mi scruta ancora ed io sono pensierosa, perché in qualche maniera il nome che mi ha appena rivelato continua a rimbombare nella mia mente come se non fosse nuovo.
“Ti ricorda qualcosa?”
Domanda, facendosi attento. Sembra quasi pronto a scattare ma è sempre così, quando si tratta di farmi ricordare qualcosa. Dopotutto, con le emicranie lancinanti che mi colgono in quei momenti, posso capire la sua apprensione. Ci penso ancora un po’ ed Asra si fa sempre più sull’attenti, ma poi annuisco.
“In effetti, sì…”
Sembra inizialmente confuso dalla mia risposta, ma poi sorride, quasi lieto di sentire quell’affermazione.
“Il suo incantesimo non ha poi così tanto effetto su di te, allora…”
Gli sorrido, ma ora che non sono più stretta a lui sento di nuovo improvvisamente freddo. Non tanto come al nostro ingresso qui, ma ho di nuovo i brividi ricomincio a battere i denti senza rendermene conto. Asra si muove rapido, aumentando la mia fiamma che ora avvolge completamente il ceppo con un rapido gesto della mano e torna immediatamente al mio fianco, avvolgendomi tra le sue braccia calde. Vedo Faust scivolare via dalla camicia del mago lungo il suo braccio e quindi giù dalla mia schiena, facendomi tremare un po’ di più per un momento. La piccola serpe si accuccia accanto al fuoco ed io riesco a trovare una posizione più adatta tra le braccia di Asra, senza più paura di dar fastidio al famiglio.
“Attenta eh, non avvicinarti troppo…”
Le dice, con la stessa apprensione e gentilezza che rivolge a me.
”Caldo.”
Risponde lei con una vocina soddisfatta che ci fa sorridere entrambi.
Sospiro ancora di sollievo. Sento la mano di Asra posarsi sulla mia fronte ed indugiarvi per un momento. Mi scosta i capelli ed ora sono le sue labbra a sentire la mia pelle. Da semplice contatto diventa ben presto un bacio delicato. Si scosta da quel tocco e cerca il mio sguardo.
“Te la senti di aspettarmi un attimo qui da sola? Quel ceppo non durerà ancora a lungo. Muriel tiene la legna poco distante da qui e posso andarla a prendere io tranquillamente, tanto non sento il freddo.”
Mi guarda in attesa e, sebbene non sia così felice di non sentire più il suo tocco caldo sulla pelle, annuisco. La smorfia che mi storce le labbra viene dissipata completamente dal bacio dolce che mi regala, prima di staccarsi da me e lasciarmi al freddo impietoso. Rabbrividisco di nuovo e mi chiudo a riccio, spostandomi leggermente più vicina a Faust e al focolare.
“Torno subito, voi due cercate di stare al caldo…”
Prima ancora che possa uscire però, lo vedo indugiare sulla mia figura. Sembra quasi essere ipnotizzato da me e mi rendo conto che in effetti la mia veste fradicia non lascia molto all’immaginazione. Arrossisco appena ma decido di giocare un po’ con lui, assumendo una posa che potrebbe quasi risultare sensuale… quasi. Insomma, le mie doti di seduttrice sono quelle che sono. Ma su Asra sembrano avere effetto e questo è l’importante. Vedo lo sguardo malizioso accendersi sul suo viso e si morde le labbra col suo sorrisetto volpino.
“Non mi tentare…”
Ah no? Vediamo chi vince allora. Metto su il più sbarazzino dei sorrisi e muovo le dita per richiamarlo a me.
“Dai, rimani ancora un po’ qui accanto a me… Solo un pochino…”
Non so se lui stia al gioco perché sono davvero efficace o solo perché il suo affetto è talmente radicato da non volermi far passare per scema, ma il suo sorriso sembra sincero e soddisfatto.
“E come potrei mai rifiutare un’offerta del genere?”
 
Lo vedo arrivare di nuovo al mio fianco in un attimo, rapido come una gazzella e questo mi ha fatto ridere, sinceramente divertita dal suo passo svelto, ed il mio cuore batte di nuovo all’impazzata. Ci togliamo le scarpe lasciandole accanto al fuoco e lui si toglie anche lo scialle ed il mantello. Mi stendo di schiena sul tappeto di pelliccia su cui sono seduta e lui sta su un fianco, sovrastandomi col proprio busto. Si china su di me e le sue braccia mi avvolgono. Inarco la schiena per permettergli di stringermi meglio ed io faccio lo stesso, unendo le mie braccia dietro le sue spalle. Stiamo fronte contro fronte, tutto quello che posso vedere ora è il suo sguardo illuminato dalla luce aranciata del fuoco.
Nonostante siamo accoccolati, il mio corpo è ancora totalmente gelato ed i brividi continuano a pervadermi, soprattutto ora che sono di nuovo a contrasto col suo corpo caldo, e non mi permettono di godermi a pieno quel momento. Anzi, non fanno altro che aumentare l’apprensione di Asra che cerca in ogni modo di scaldarmi. Lo sento sospirare, preoccupato.
“Sei ghiacciata…”
Gli sorrido e scuoto un po’ il capo, a volerlo rassicurare.
“Non preoccuparti, non è così fastidioso…”
Ma io per Asra sono un libro aperto e quella piccola menzogna non regge, soprattutto visto quanto sto tremando in questo momento. Mi guarda, inarcando un sopracciglio con quello sguardo che chiaramente mi vuole dire ‘ma chi vuoi prendere in giro?’
“Hanan, hai le dita completamente congelate…”
Gli sorrido e sul mio sguardo si dipinge una smorfia da bimba capricciosa e divertita. Mi avvinghio a lui e sollevo l’orlo dei suoi pantaloni, carezzandogli le caviglie con i miei piedi ghiacciati. Lo sento rabbrividire sotto di me ma in qualche maniera gli piace quel contatto. Insisto allora e stavolta mi attacco completamente a lui, avvolgendolo anche con le gambe intrecciate all’altezza della sua vita. Col piede lo sfioro sul fianco e lui si avvinghia a me, cercando immediatamente le mie labbra e dandomi un bacio profondo che mi toglie il fiato. Le sue labbra morbide percorrono la mia bocca, le mie guance ed il mio collo e mi viene la pelle d’oca per il calore del suo respiro. Poi si scosta appena ed io rilascio un gemito capriccioso. Ne voglio di più. Lui mi osserva, malizioso quanto basta, ed io ricambio.
“Questi vestiti fradici sono davvero fastidiosi… Perché non li togliamo e ci prendiamo una di quelle pellicce?”
Inarco un sopracciglio. Già stiamo approfittando più del dovuto dell’ospitalità involontaria di questo suo amico… Addirittura prendergli le pellicce?
“Sicuro? Non dovremmo…”
“Beh, la metà sono mie quindi non vedo perché no! Tanto stiamo qui sul tappeto, di certo non voglio approfittare del suo letto…”
Mi convinco a lasciarlo fare e lo vedo allungarsi ad afferrare una coperta di pelliccia, malamente piegata sul letto. Nel farlo sento il suo corpo strusciare contro il mio e sospiro. Lui deve essersene accorto, perché mi sbircia compiaciuto. Fortunatamente questa stanza è così piccola che non gli serve spostarsi troppo per poter raggiungere quello che sta cercando e dunque torna su di me. Inizia a slacciare il laccio che lega la mia veste ed io faccio lo stesso coi bottoni della sua camicia. Ben presto ci ritroviamo con i vestiti gettati tutti accanto al fuoco ad asciugare ed avvolti da una pesante coperta di pelliccia. Asra è chino su di me, col suo corpo perfettamente aderito al mio, ma per ora ci stiamo solo scambiando qualche coccola un po’ più audace. Questo perché io sto ancora tremando più di quanto dovrei, anche se l’essermi tolta i vestiti zuppi di pioggia e l’avere una pesante coperta addosso ha leggermente migliorato la situazione. Asra mi osserva, preoccupato e di nuovo mi passa una mano tra i capelli fermandosi sulla mia fronte. Lo guardo mortificata, perché il freddo che sento non mi concede di godermi quelle coccole con lui come vorrei, ma il suo sorriso gentile mi tranquillizza. Mi dona qualche altro bacio e mi preme contro il proprio petto, cercando di infondermi calore in tutti i modi.
“Scusami…”
Gli sussurro e lui soffia una risatina che sento contro il collo.
“Non devi… Prima di tutto voglio che tu stia bene, ok?”
Annuisco e nascondo il viso nell’incavo tra la sua spalla ed il collo. Mi coccola per un po’ ed inizia a parlarmi,
“Sai, quando ero piccolo abbiamo passato tantissime notti gelide a fissare il fuoco avvolti da questa coperta.”
Sollevo lo sguardo, incuriosita dal suo racconto.
“Tu e Muriel?”
Annuisce, ed intanto si tira su, trascinandomi con sé fintanto che sono stretta tra le sue braccia. Si siede e mi tiene sulle sue gambe contro il suo petto. Mi copre completamente con le sue braccia ed entrambi stiamo avvolti nella pelliccia.
“Già, Ma era tanto tempo fa, quando noi invece ci conoscevamo appena…”
Inarco un sopracciglio e lo sbircio di nuovo, con la curiosità che cresce sempre di più.
“… Tu ed io?”
“Sì… Quando ho iniziato a vivere qui, mi sono sempre chiesto se ti avrei rivista. E…”
Diventa rossissimo tanto da avere le guance bollenti e mi mette allegria vederlo così. Gli carezzo il viso, lasciandolo finire di parlare.
“E… beh, ecco… avrei fatto di tutto per essere qui con te, un po’ come siamo ora in effetti.”
Sento il suo cuore battere forte tanto quanto il mio e mi spingo un po’ di più contro di lui, a volergli far sentire tutta la mia vicinanza. Nel farlo la pelliccia scivola via dalla mia spalla lasciandola nuda, ma Asra mi ricopre subito, con gesti calmi e pieni di premura, per continuare a tenermi al caldo. Inclino la testa all’indietro, cercando il suo sguardo. Mi sento così bene tra le sue braccia e più mi stringe a sé più sento il suo corpo farsi caldo. Non appena i miei occhi incrociano i suoi, si china a baciarmi. Un bacio morbido, che mi dona un senso di totale calma e benessere. Mi sento meglio, leggera ed al sicuro e potrei rimanere così, tra le sue braccia all’infinito. Asra si discosta soltanto quando entrambi abbiamo bisogno di respirare e sento il suo sguardo divorarmi completamente, con gli occhi che brillano di una luce meravigliosa. Ed io lo guardo allo stesso modo, mai stanca di scrutare i suoi lineamenti. Le sue mani percorrono il mio corpo come se ne stesse disegnando la linea e ci scambiamo un sorrisetto malizioso.
“Ti piace quello che stai vedendo?”
Gli domando, diretta. Mi sorprendo perfino io della schiettezza di questa mia domanda. Una risata lascia le sue labbra e lo vedo sollevare un sopracciglio.
“C’è forse bisogno di chiederlo?”
Il suo tocco si fa più intenso, percorre la mia schiena e scende lungo i miei fianchi e le mie cosce fino alle ginocchia e mi bacia di nuovo. Sento le sue labbra dischiudersi con un sorriso divertito.
“Io amo quello che sto vedendo”
Mi sussurra direttamente sulle labbra e mi strappa un sorriso. Sento le mie guance diventare caldissime, in contrasto col freddo che sentivo poco prima. Il mio cuore ha perso un battito, per quello che mi ha appena detto e lui se n’è accorto. Siamo entrambi rossi come due pomodori al momento e lo vedo distaccarsi e farsi quasi timido e impacciato. Lo guardo divertita e meravigliata da quanto può essere bello anche in questo stato.
“Uhm… Ah! Ecco, quello che voglio dire è…”
Si morde le labbra e distoglie per un momento lo sguardo, spostandolo verso il fuoco. Nella mia mente al momento, risuona solo la parola ‘amo’ che ha pronunciato con tanta enfasi e sento il cuore a mille. Poi lui sussulta improvvisamente.
“Oh, il fuoco sta per finire!”
Mi volto anche io e, con dispiacere, mi rendo conto che è vero e stiamo per rimanere senza fuoco. Questo significa che è giunto il momento per Asra di andare a prendere la legna. Mi scosto, per farlo alzare. Me lo mangio letteralmente con gli occhi intanto che si riveste e poi si china un momento ad assicurarsi che io sia bene avvolta nella pelliccia. Si premura di darmi anche un altro bacio sulla fronte, per controllare la mia temperatura, mascherando quel gesto con un bacio. Lo lascio fare e mi accorgo con la coda dell’occhio di Faust che ci sbircia e, se non fosse che ha il muso da serpente e quindi è difficile decifrare le sue espressioni, giurerei che sta sorridendo!
“Vado a prendere altra legna, mi sbrigo, giuro!”
Prima di alzarsi, mi avvolge anche con una delle sue sciarpe e vengo pervasa di nuovo dal suo profumo, che definirei quasi speziato, così dolce da farmi girare la testa. Mi bacia ancora, sulla punta del naso stavolta e sorride. Si volta anche verso Faust che nel frattempo si è accucciata accanto a me con la testa posata sulle mie gambe.
“Arrivo subito, voi due continuate ad essere adorabili nel frattempo eh? E… beh, non aprite a nessuno.”
Lo osservo, incuriosita e forse un po’ preoccupata dal modo in cui ha detto quelle ultime parole.
“Nemmeno a te?”
Scuote il capo e mi osserva intensamente. Apprensivo, come suo solito, anche di più.
“Oh, specialmente nemmeno a me, perché io non ne avrò bisogno… quindi in quel caso, sarebbe qualcuno che vi sta ingannando. Ora corro…”
Asra si alza e scatta verso la porta, lasciandoci sole in un attimo. Io e Faust ci guardiamo negli occhi, e credo che anche lei sia rimasta scossa da quest’ultima rivelazione del mago. Sento un brivido lungo la schiena e stavolta non è dato dal freddo…
 
Faust si sposta totalmente sulle mie gambe, acciambellandosi in mezzo ad esse ed io la avvolgo un po’ con la pelliccia. Poso gli occhi sulle fiamme ormai quasi del tutto estinte e mi rendo conto che presto la stanza sarà di nuovo fredda e buia. Unisco le mie mani a formare una specie di coppa ed evoco una piccolissima fonte di luce che levita sopra di esse, quanto basta per illuminare debolmente me e Faust e farci rendere conto dell’ambiente circostante.
“Faust, reggiti a me, che mi alzo.”
Avviso il famiglio, che mi osserva e sibila con la linguetta biforcuta.
”Curiosiamo!”
Ha capito esattamente dove voglio andare a parare e si arrotola delicatamente attorno al mio braccio, avvolgendosi fino a posarsi con la testolina sulla mia spalla. Mi alzo e mi avvolgo nella sciarpa di Asra, che è così avvolgente da farmi praticamente da abito corto e copre il necessario. Mi porto comunque appresso la pelliccia perché se no congelerei di nuovo, ed inizio ad esplorare la piccola stanza. Non che debba fare chissà quale grosso sforzo, mi guardo soltanto intorno facendomi luce con la mia magia. A vederla, ora che sto prestando attenzione, non si direbbe nemmeno abitata. Ci sono ragnatele e polvere ovunque ed un forte odore di terra bagnata… che trovo stranamente familiare. L’ho già sentito da qualche parte e mi ricorda qualcuno.
D’improvviso sentiamo un forte ululato risuonare nella foresta e sia io che Faust ne veniamo scosse. Sento la codina del serpente avvinghiarsi contro il mio polso e farsi tremante ed io mi volto di scatto verso la porta, in direzione del suono. Un lupo?
Il mio primo pensiero va ad Asra, fuori a raccogliere la legna, ma mi calmo subito. Gli animali lo amano e perfino quelli più feroci sono restii a fargli del male. Non devo temere per lui. Mi tranquillizzo e continuo a guardarmi intorno.
Pian piano mi rendo conto che sto di nuovo tremando e che la stanza è ancora più buia, tanto che la mia piccola luce fa difficoltà ad illuminare tutto. Il fuoco si è spento del tutto. Mentre mi sposto all’interno della stanza mi accorgo che la mia magia si fa più intensa quando raggiungo un certo punto e la luce cresce nelle mie mani. Mi sento quasi attratta da quell’angolino e scopro una nicchia scavata nella pietra, con al centro una figura di legno intagliato raffigurante un orso. Riconosco quel tipo di figura ed anche il tipo di magia che la pervade. Mi è familiare ma non è quella di Asra… La sensazione che mi da è quasi dolorosa, pungente. Stendo le mani, vorrei afferrarla, ma vengo interrotta dalla porta che si apre con violenza e sbatte contro il muro. Mi volto di scatto, sussulto e vengo inondata dal freddo gelido della tempesta. L’esterno è totalmente oscurato da un’imponente figura che mi sovrasta e mi scruta con sguardo intenso. Mi sento immobile, quasi fossi pietrificata, tanto è penetrante lo sguardo di quell’uomo possente su di me. Accanto a lui c’è un lupo, così silenzioso e calmo che non l’ho notato subito, preoccupata più della persona che non sembra affatto gradire la mia presenza in quel posto. Ed in questo momento vorrei solo urlare il nome di Asra, ma sono talmente impaurita da riuscire solo a stare immobile.
Il lupo mi scruta, affianco a quello che deduco sia il suo padrone, con il muso sporco di sangue fresco ed il pelo irto.
Che sia lui… Muriel? Il suo sguardo intimidatorio si sposta da me alla statuetta, o meglio alle mie dita pericolosamente vicine ad essa. La sua voce profonda mi scuote, per il tono minaccioso con cui mi parla.
“Non provare a toccarla.”
Si avvicina a me con un solo passo, facendomi sentire insignificante come una pulce in confronto alla sua stazza notevole. Da così vicino, percepisco un forte odore di mirra provenire da lui. Non mi sta guardando direttamente, osserva la mia mano che riporto rapidamente lungo il fianco. Solo ora i nostri occhi si incrociano. I miei carichi di terrore, i suoi di… odio?  Perché mai dovrebbe provare odio?
“Non sei la benvenuta, qui.”
In quel momento, Faust fa capolino da sotto la pelliccia e sembra porsi a mia difesa. Non l’avevo mai vista così intimidatoria! Si sporge verso l’uomo e sembra quasi volerlo allontanare da me. Ed in quel preciso momento, con mio enorme sollievo, vedo Asra, con alcuni ceppi di legno caricati in spalla, rientrare dalla porta. Ho letteralmente il cuore in gola.
“Chi è che non sarebbe benvenuto qui?”

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Capitolo 11
*** IX THE HERMIT - The Hermit ***



 

Asra è fermo sulla porta, con la legna in spalla ed alterna lo sguardo da Muriel, a Faust, alla lupa, per poi tornare su Muriel. Io sono ancora totalmente impietrita e lo osservo con adorazione, per essere arrivato al momento giusto, come sempre. Lui mi guarda per un secondo e poi sorride al nostro ospite poco propenso ad accogliermi in casa sua.
“Muriel, Inanna, vi trovo bene… Ha cacciato qualcosa?”
Chiede, entrando indisturbato ed indicando il muso della lupa imbrattato di sangue. Muriel non sembra reagire male alla presenza di Asra come alla mia, infatti si calma un po’. Io, nel dubbio, rimango zitta ed immobile.
“No.”
Risponde semplicemente il ragazzo possente ad Asra, ed intanto si toglie il cappuccio, scoprendo un viso martoriato da cicatrici come il resto del corpo ed una zazzera di capelli neri di media lunghezza, scompigliati e tagliati grossolanamente. La lupa intanto si avvicina ad Asra con tranquillità, abituata alla sua presenza evidentemente. Con la zampa picchietta sul suo stivale come a volerlo richiamare e lui, senza farla attendere oltre, le gratta il capo dietro le orecchie. Muriel osserva la scena con un’espressione impassibile, ma quantomeno non arcigna come l’aveva rivolta a me. Mi da le spalle e sembra che io non faccia più parte della scena per lui, al momento. Rimango ad osservare e non mi azzardo a parlare perché mi ha messo davvero paura poco fa.
“È andato via. Sembri esausto.”
Parla con voce greve e roca, ma pare tranquillo fintanto che si rivolge ad Asra.
“Lo sono. Hanan e io siamo appena arrivati da Nopal. La creatura del deserto ci ha dato un passaggio.”
Spiega lui per entrambi, costretto a sollevare il capo per poter guardare l’altro negli occhi. Sia io che Asra siamo piuttosto minuti, in confronto a Muriel sembriamo due bambinetti.
Asra si avvicina alla lupa e pare farsi pensieroso. Io mi stringo un po’ più nella pelliccia e mi copro meglio, intanto, e Faust mi si attorciglia attorno alle spalle. Giurerei che stia cercando di tenere ferma la coperta ed evitare che scenda. Sto ancora qui con le spalle al muro ed osservo.
“Inanna, che cosa hai morso?”
Domanda Asra all’animale carezzandola sul capo. Lei ricambia il suo sguardo con intensità. Sembra una bestia piuttosto intelligente e sensibile, quasi fosse una persona e non un animale selvatico. La trovo davvero incantevole. Decido di staccarmi dal muro e muovo un passo, ma giusto uno, verso Asra. In quel momento Muriel riprende a parlare ed io mi blocco di nuovo. Sta diventando un po’ snervante stare qui come una statuetta, totalmente ignorata.
“Non l’ho visto. È corso via… Ma lei ha detto che faceva schifo.”
Ha detto? Quindi la lupa non è un animale da compagnia, ma il famiglio di Muriel? La osservo, soffia dalle narici come a voler confermare le parole del suo padrone, poi si volta verso di me e mi immobilizzo. Lei si muove, svelta e furtiva come se stesse di nuovo a caccia. Mi annusa per un momento, poi si sposta verso la pila di pellicce nell’angolo più buio della casa. In quel preciso istante Faust si attorciglia di più attorno a me, poi vedendo Inanna allontanarsi verso le coperte, sembra sollevata e ne approfitta per scivolare dalle mie spalle e raggiungere Asra. Almeno lei.
Sale fino ad attorcigliarsi sul suo braccio e sibila vicino al suo orecchio. Sembra quasi gli stia sussurrando qualcosa. Asra in quel momento mi guarda e sorride, facendomi cenno di avvicinarmi. Io mi sento un po’ come un cerbiatto in una radura, timorosa di fare qualsiasi passo per non essere attaccata dalle belve feroci. Ma la sua mano tesa e il suo sorriso sono così invitanti in questo momento, oltre al fatto che non ne posso più di starmene con le spalle al muro a far finta di non esistere per non dispiacere quella montagna di muscoli. Raggiungo Asra con uno scatto da gazzella, la cerbiatta torna nel suo nascondiglio. Tra le braccia di Asra, va meglio. Sento lo sguardo di Muriel addosso ma non riesco a decifrarlo, per ora.
“Beh, forse è ora che vi presenti come si deve… Hanan, questo è Muriel. Muriel, lei è Hanan.”
Asra sorride ad entrambi e mi fa un cenno verso il suo amico, incoraggiante. Io lo guardo ed accenno un sorriso, sperando che il risentimento che ho percepito prima da lui sia svanito. Sembra più calmo ora, Muriel, anche se non ricambia il sorriso e si limita a sospirare. Io rimango qualche secondo ad osservare la sua figura, perché ora che posso osservarla in maniera più lucida mi rendo conto di averlo già visto da qualche parte. Così come il nome mi riecheggiava nella mente senza però trovare un vero appiglio, così fa il suo aspetto. So di averlo già visto, ma è quasi come il ricordo di un sogno. Sfuggevole e per nulla nitido.
“Io… io ti conosco.”
Accenno, con lo sguardo che si assottiglia e il capo che si piega da un lato. Muriel sembra sorpreso, anche se cogliere quella sfumatura nella sua espressione è cosa ardua. Mi rivolge solo una specie di sbuffo per poi guardare Asra con aria interrogativa.
“…Non funziona su di lei?”
Chiede, e ricordo ciò che Asra mi aveva detto prima riguardo l’incanto che fa sì che Muriel venga dimenticato. Asra mi passa il braccio intorno alle spalle e mi porta più vicina a sé. Muriel mi adocchia di nuovo per un attimo. Io lo sbircio di rimando e più lo osservo, più mi convinco che l’ho già incontrato. Non una, ma molte volte… Possibile che io lo abbia anche sognato, di recente? Mi viene così facile immaginare la sua figura in città, davanti al negozio, come se in effetti lo avessi incontrato lì più volte. Anche io comunque guardo Asra in maniera interrogativa, attendendo una sua risposta. Lui fa spallucce verso Muriel, con una smorfia perplessa che silenziosamente dice ‘non lo so’. Poi guarda me.
“Essere dimenticato, come ti dicevo, è la sua maledizione…”
Ma l’altro lo corregge subito, distogliendo lo sguardo e puntandolo distrattamente verso la lupa.
“…Il mio dono. Mi permette di starmene da solo, dimenticato da tutti. Esattamente quello che voglio.”
Asra sospira e guarda il suo amico con aria apprensiva, come se quella detta da lui non sia poi tutta la verità. Che si voglia autoconvincere di stare bene da solo? Perché questo desiderio di isolarsi? Non oso chiedere, comunque, ma Asra deve aver capito parte del mio dubbio dal mio sguardo perplesso. Scuote appena il capo, prima di continuare a spiegarmi come funziona l’incanto.
“La gente può vederlo e parlare con lui normalmente, ma non appena lui se ne va, si dimenticano totalmente di lui.”
Questo incantesimo sembra strano. Ne conosco di simili, ma non durano certo per un tempo indefinito, anzi… Essere dimenticato ogni volta è davvero possibile? Che tipo di magia è? Continuo a chiedermi cosa lo porti a desiderare tutto questo.
Vedo Muriel guardarmi e poi distogliere lo sguardo infastidito. Credo di essermi messa a fissarlo senza accorgermene e non ha apprezzato. Asra lo osserva, tranquillo, poi guarda la lupa che se ne sta accucciata nell’angolo ancora imbrattata di sangue. Una smorfia si dipinge sulle labbra del mago.
“Muriel, scusaci se ti siamo piombati così in casa… Ma già che siamo qui, ti do una mano a ripulire Inanna, va bene? Scaldo un po’ d’acqua.”
 
E detto ciò, Asra lascia il mio fianco, donandomi una carezza rassicurante, e va a posizionare la legna all’interno del camino. Muriel annuisce senza dire nulla e si mette a frugare al di sotto di un mobile grezzo, tirando fuori un pentolone sferico così pesante da grattare le pietre mentre viene tirato fuori. Io decido di rendermi utile come posso e raggiungo Asra al focolare. Dopotutto ora è chiaro che sono brava col fuoco, no? Quindi quanto meno, lo accendo. Inspiro e con un leggero movimento delle mie mani, le fiamme iniziano ad avvolgere i ceppi e la stanza è di nuovo inondata da luce e calore. Mi volto e faccio per scansarmi, per lasciare spazio a Muriel e fargli mettere la pentola nel focolare. In quel momento i nostri sguardi si incrociano e un’ombra scura e rabbiosa si impossessa di nuovo del suo viso, facendomi rabbrividire. Quell’aura cupa mi agita e sento le spalle irrigidite dalla tensione. Che accidenti avrò mai fatto a questo ragazzo, per farmi odiare così? Mi sto scervellando per capirlo, ma l’unico punto in comune tra me e lui… è Asra. Che mi odi così tanto perché pensa che non gli permetterò più di vedere Asra? Lungi da me fare una cosa del genere! Anche se non mi azzardo a parlarne ora.
Muriel distoglie di nuovo lo sguardo e mi sorpassa, mettendo il calderone sul fuoco e ritirandosi poco dopo, in silenzio, nell’angolino dove Inanna se ne sta accucciata.
Asra mi sbircia. Il disagio sul mio viso è OVVIO in questo momento e io gli rivolgo un’occhiata poco convinta. Lui mi sorride, rassicurante e mi affianca davanti al calderone. Io tengo alto il fuoco, lui riempie la pentola d’acqua. Approfitto di quel momento in cui Muriel sta concentrato sulla sua lupa, per sussurrare ad Asra.
“Mi dici dov’è che l’ho già visto?”
Asra sorride, mi risponde a bassa voce ma non tanto da non essere udibile anche da Muriel, la cosa non sembra preoccuparlo comunque. Parla guardando verso il fuoco.
“Siamo amici da una vita. Tu probabilmente non puoi ricordarlo, non bene almeno, ma…”
Ora si volta e mi guarda, arrossendo un po’. La cosa mi incuriosisce e non dico nulla, attendo che sia lui a spiegare.
“… Beh, ecco, potrei avergli chiesto di tenerti d’occhio mentre ero via. Più volte. Diverse volte…”
Inarco un sopracciglio e lì per lì rimango perplessa. So che Asra è apprensivo, ma a volte mi sorprende che vette possa raggiungere!
“Diverse volte significa…?”
Si fa ancora più rosso ed io sono costretta a mordermi le labbra per mantenere un’apparenza severa e non ridere divertita dalla sua espressione. Ma prima ancora che lui possa rispondere, Muriel si infila nella conversazione con un tono talmente seccato e freddo da farmi saltare sul posto.
“Significa troppe.”
Sul viso di Asra si dipinge un’espressione totalmente mortificata che mi stringe il cuore. Alterno lo sguardo tra lui e Muriel che ora non è più così impassibile. Sembra quasi… ferito. Offeso.
“So che detesti stare in città. Io…”
Sospira, guardando verso il fuoco.
“Scusami…”
Vedere le emozioni farsi largo in maniera così forte sul volto di Asra, mi fa capire quanto sia forte il legame tra loro. Si conoscono sicuramente da prima del mio più lontano ricordo. Mi domando quali avventure abbiano mai vissuto insieme… Asra è giovane, e Muriel nonostante la sua stazza non sembra essere più vecchio di lui. Il loro legame così profondo deve essere nato durante la loro infanzia… Mi piacerebbe poter essere parte di questa amicizia, che al momento mi fa sentire quasi un peso. Mi sento di troppo in questa stanza e Muriel non sta facendo nulla per nasconderlo. Io sono l’ostacolo che gli toglierà il suo unico amico. Ecco come mi vede. Ecco perché mi odia… Ma vorrei in qualche modo fargli capire che non è così. Io non gli toglierò Asra. Non potrei mai… Ma non ho intenzione di perderlo nemmeno io. Osservo Muriel, nell’angolo accanto al suo lupo, che ora sta accarezzando con una cura ed una delicatezza che poco si sposano col suo aspetto rozzo e possente. Mi volto verso Asra, che sembra riprendersi un po’ dall’amarezza che lo aveva colto un momento prima. Mi sorride, poi guarda verso il suo amico. Si scambiano un’occhiata e ricomincia a parlare, raccontandomi almeno parte di quella storia che ora mi incuriosisce terribilmente.
“Entrambi vivevamo accanto ai moli, per lo più. C’erano tanti orfani in quella zona, in quel periodo…”
Cerca la mia mano, intanto che racconta. Muriel ci guarda, guarda le mani e guarda me, ma stavolta sembra lasciar correre. Ascolta semplicemente il racconto di Asra come faccio io. Evidentemente questo lo tranquillizza sulla solidità del loro legame…
“Non era così male, però… Non eravamo mai davvero soli e se ci pensi, dormire sulla spiaggia è divertente quando sei un bambino…”
Muriel si aggiunge con un brontolio che ricorda molto il verso di un orso.
“Sì che era male. I bambini sono capaci di cose crudeli.”
Asra soffia una risatina che nasconde più dolore di quanto sembra. Stringo la sua mano e lui ricambia il gesto.
“Non lo nego, soprattutto quando hanno fame. E a proposito di fame… Sbaglio o sei a corto di cibo?”
Asra guarda Muriel preoccupato, e questo annuisce mentre la sua espressione monotona assume una sfumatura mortificata. O almeno, questo mi pare di cogliere, ma non mi sbilancio troppo.
“Non ho cibo al momento.”
Asra si passa una mano sul viso e si fa apprensivo. Io mi ritrovo a sbirciare quell’espressione che gli ho visto fare tante volte, con me o con Faust… Vederla anche verso Muriel mi scalda il cuore. Asra è davvero, davvero prezioso e chiunque dica il contrario, non ha capito proprio nulla di lui.
“Ok, bene… cioè, no, non va bene, ma andiamo per gradi. Hai mangiato qualcosa oggi?”
Muriel fa solo un gesto con le spalle, chiaramente un ‘no’ alla domanda di Asra. Lui gli fa cenno di avvicinarsi e lo vedo mettersi a frugare nella propria borsa in cerca di cibo. Muriel al momento ci sovrasta in tutta la sua altezza che, a vederla da seduti, è ancor più vertiginosa.
Mentre sono impegnata a guardare Muriel, con la coda dell’occhio mi accorgo di Inanna. La lupa si sta muovendo verso di me. Il passo trotterellante e l’espressione tranquilla e curiosa. Si lecca il muso e i suoi occhi mi fissano insistentemente. Mi irrigidisco un po’ all’inizio, perché non capisco se stia cercando di dirmi di andarmene. Non riesco a decifrare il suo sguardo, se è semplice curiosità o se mi vuole intimidire. Nel caso sia la seconda opzione, le sta riuscendo piuttosto bene. Esattamente come Muriel, la sua aura è cupa e sembra essere costantemente in guardia. Eppure, man mano che ci osserviamo, riesco a percepire da lei più curiosità che astio. Mi sta studiando, perché dopotutto sono un’intrusa nel suo territorio e posso capirla per questo. Si avvicina di un altro passo e sporge un po’ il muso verso di me, annusa l’aria. Io mi concedo un profondo respiro e mi mordo le labbra. Prendo coraggio e con cautela allungo la mano verso di lei. La trovo tanto inquietante quanto bella e vorrei davvero avere la sua fiducia, in questo momento. I miei gesti sono lenti e misurati, mi muovo verso il suo capo. Lei dapprima abbassa le orecchie e si tira indietro. Io mi fermo e rimango in attesa. Non voglio fare mosse avventate perché, accidenti, è pur sempre una lupa.
Dopo un momento, la vedo allungarsi e raggiungere la mia mano. La annusa un po’ e poi finalmente si fa accarezzare. Lei stessa guida la mia mano, spostandola col muso fino a poggiarsela sulla fronte. La mia carezza è dapprima un tocco leggero, poi mi azzardo a spingermi oltre ed imito il grattino dietro l’orecchio che le ha riservato Asra prima. Sembra gradire. Socchiude gli occhi e asseconda il mio movimento. Si sporge anche per leccarmi all’altezza dei polsi, mentre le dono quella coccola. Mi strappa un sorriso, sono davvero felice di essere riuscita ad avvicinarla.
Proprio quando pensavo che fosse soddisfatta, la vedo gettarsi letteralmente a terra accanto a me. Mi guarda ed io ricambio lo sguardo, sorpresa. Si aspetta che io faccia qualcosa, lo so, ma non ho ben capito cosa voglia da me. Solleva una zampa e sembra quasi mi stia chiamando, una specie di incoraggiamento…?
Allungo di nuovo una mano ed inizio a farle i grattini sul dorso, poi sui fianchi. Lei sembra gradire e la cosa mi diverte. Mi inginocchio accanto ad Inanna che nel frattempo si è rotolata sul dorso, totalmente alla mercé delle mie coccole e mentre io l’accarezzo, lei si stiracchia vistosamente. Sono così presa da quel gioco che ho iniziato a ridere divertita senza quasi accorgermene e la voce di Asra alle mie spalle mi richiama alla realtà.
“Guarda un po’ chi è diventata amichevole all’improvviso!”
“Amichevole?”
La voce di Muriel sembra vagamente perplessa. Mi sta fissando, carico di apprensione e sull’attenti, adocchiando le mie mani sul pelo di Inanna. Decido di rivolgergli finalmente un sorriso, sincero stavolta, per rassicurarlo del fatto che non ho intenzione di nuocere alla sua lupa.
“È bellissima.”
Gli dico, ma lui ricambia solo con un’altra occhiata furente che mi gela il sangue e, sinceramente, mi fa rimanere male.
“E morde.”
Sentenzia, quasi si stesse augurando che accada. Inanna stessa è rimasta perplessa dallo sguardo rabbioso del suo padrone, me ne rendo conto dal mugolio curioso che gli ha rivolto e dal fatto che ha ritratto la testa come se avesse visto qualcosa di pericoloso.
Mi mordo le labbra e guardo verso il basso. Tutto quell’odio rivolto verso di me mi sta schiacciando e davvero non lo capisco. Mi mette a disagio e mi viene da piangere. Le mie mani lasciano la pelliccia della lupa che uggiola appena, per l’interruzione di quelle coccole.
Percepisco Asra accanto a me, un momento dopo. La sua vicinanza mi scalda il cuore e sento gli occhi farsi lucidi. Piego il capo talmente tanto verso il basso da venire celata dai miei stessi capelli, perché non voglio farmi vedere così spaventata e colpita dalla rabbia di qualcuno che, in fondo, non conosco. Ma è qualcuno che è importante per Asra…
“Vero, morde, ma le piacciono anche le coccole!”
Lo sento parlare, con la sua voce chiara e leggera in netto contrasto con quella di Muriel. Mi fa stare un po’ meglio. E sembra avere effetto anche sull’altro mago.
“Questo perché tu la vizi.”
Sollevo lo sguardo verso Asra che sta rivolgendo all’amico il suo solito sorriso volpino. Mi passo le mani sul viso e mi stropiccio un po’ gli occhi per riprendermi, ricacciando le lacrime.
“Ah, io la vizio, eh? E chi è invece che le lascia praticamente tutto il letto, dicendo di stare più comodo sul pavimento?”
Potrei giurare che Muriel sia arrossito, forse in imbarazzo per quel commento. E forse i miei occhi mi hanno ingannata ma ha sorriso, per un momento tanto breve da farmi dubitare di averlo visto davvero.
“Solo perché il pavimento le fa male alle giunture.”
Inanna intanto torna seduta, ma non sembra sazia di coccole e di nuovo col muso cerca la mia mano. Il suo petto si solleva e sbuffa dalle narici, mentre torno a farle qualche grattino nella zona del collo. Il suo pelo è così morbido e folto, è davvero un piacere da accarezzare. Le occhiate di Muriel mi portano a fermarmi di nuovo, ma è Inanna stessa a volere quelle attenzioni e quindi decido di ascoltare lei e non il suo padrone. Ancora una volta mi lecca i polsi e si spaparanza davanti a me ed io torno a sorridere, donandole tutte le coccole che vuole.
Sento Muriel sospirare, rassegnato. Prende un panno e lo bagna nell’acqua ormai calda. Si avvicina a me e mi getta un’ultima occhiata, stavolta meno dura, quindi si china a pulire il muso della lupa intanto che io la accarezzo. Lo osservo per un momento, poi mi volto verso Asra che sta fissando il fuoco. Sembra pensieroso…
“Tutto bene?”
Gli domando ed anche Muriel si volta a guardarlo con la mia stessa curiosità negli occhi.
“Mmm… Pensavo, la cosa che Inanna ha morso… Se fosse Lucio? Se ora la sua forma sia talmente corporea da poter essere morsa”
Un brivido mi percorre la schiena. Muriel accanto a me si fa teso ed anche la lupa si solleva, sull’attenti. Lo sguardo di Asra parla chiaro. Se è davvero così, non è una cosa buona.
“Prima della nostra partenza era poco più che un’ombra evanescente. Muriel, hai controllato le protezioni qui intorno?”
“Sì, è quel che stavo facendo. Ho percepito qualcosa di negativo nella foresta.”
E proprio su quelle parole, mi rivolge un’occhiata sospetta. Io lo ricambio, perplessa. Ci manca solo che sia io la presenza non voluta in tutta la foresta e non Lucio. Asra si fa preoccupato.
“Sicuro di averli controllati proprio tutti?”
“Sì.”
“Anche quello in cima all’albero?”
Muriel si blocca un momento, come se avesse realizzato solo ora.
“…No.”
Asra sorride e mi affianca. Io mi alzo, afferrando la mano che mi sta tendendo per aiutarmi.
“Non c’è problema, ci pensiamo noi! Hanan...”
Asra mi indica con un cenno i miei vestiti a terra e solo allora realizzo. È vero. Io sono ancora avvolta da pellicce e sciarpe. Non potrei essere più rossa ed in imbarazzo di così.
Muriel discosta lo sguardo e rispecchia il mio stesso imbarazzo. Asra invece sorride, divertito e mi porta accanto al letto, essendo quella la zona più scura della stanza al momento. Mi porge i miei vestiti ed io cerco di sbrigarmi ad indossarli di nuovo, facendo di tutto per coprirmi con la pelliccia nel mentre. Che Asra mi osservi nel frattempo non mi preoccupa, tengo gli occhi puntati su Muriel intanto che sto nascosta dietro al suo grosso letto. Fortunatamente, mi copre a sufficienza e lui non si muove da quella posizione. Torno presentabile e mi premuro anche di ripiegare la sua pelliccia, posandola sul letto da dove l’avevamo presa. Tossicchio e mi mordo le labbra, ancora un po’ in imbarazzo.
“S-scusate…”
Accenno soltanto, ricevendo un sorriso da Asra ed un mormorio seccato da Muriel.
“Se ti sei scaldata a sufficienza, andiamo noi a controllare la protezione sull’albero.”
Ed intanto che parla, Asra mi posa le mani sul viso, salendo con una sulla mia fronte a controllare la temperatura. Quei suoi gesti premurosi mi calmano e mi fanno battere forte il cuore. Muriel non ci guarda in quel momento, osserva il fuoco e ci dice con tono secco.
“Spegnetelo prima di andare, fa troppo caldo.”
E detto questo se ne va all’esterno prima di noi a fare non so cosa, stando ben attento a passare esattamente tra me ed Asra così da costringerci a dividerci. Io trattengo il respiro e chiudo gli occhi, non nascondendo di essere irritata da quel gesto. Asra pure, scioglie il contatto con la mia pelle controvoglia, ma sorride, rassegnato. Sono quasi tentata da lasciargli il fuoco acceso, davvero. Ma Asra mi fa cenno verso il camino ed io, con uno schiocco di dita che cerco di rendere il più sonoro possibile, smorzo le fiamme.
 
Seguiamo quindi il ragazzone muscoloso fuori dalla sua capanna. L’aria è ancora umida ma la tempesta si è placata, lasciando soltanto una pioggerella sottile. Inspiro l’odore fresco della foresta bagnata. Quando il tempo è così, soltanto poca luce riesce a penetrare le fronde degli alberi e questi sembrano quasi delle isole in un mare di nebbia. Ci prepariamo a seguire la nostra poco amichevole guida, fino alla protezione di cui parlavano.
Muriel cammina a due passi da noi, controlla diverse protezioni lungo quel sentiero nascosto e arzigogolato che stiamo percorrendo. Asra, ad ogni fermata, si mette a raccogliere pigramente cose da terra. Ingredienti, per lo più, e cibo probabilmente per Muriel: erbe, bacche, funghi, verdure selvatiche…
“Hai fatto questo percorso e non hai raccolto nulla? Perché? … Guarda, ci sono anche questi funghi qui che ti piacciono tanto…”
Asra è incredibilmente apprensivo tanto da sembrare una mamma che rimprovera il proprio figlio. Ogni sua sfumatura mi scalda il petto e mi fa rendere conto di quanto lui sia un dono per tutti noi. Muriel gli risponde senza voltarsi, in un modo che, almeno un minimo, mi intenerisce perché dimostra quanto anche lui tenga a quell’amicizia preziosa.
“Non so cucinarli bene come fai tu.”
Asra, poco dopo, accelera il passo e mi si affianca, in modo da riuscire a sussurrarmi qualcosa con tono così basso da essere udibile soltanto da me.
“Uhm, io… non ti ho mai parlato di tutto questo, vero? Della mia infanzia e di lui…”
Cerca il mio sguardo ed io glielo concedo. Sono curiosa di sapere qualcosa in più su di lui. Soprattutto dopo essermi sentita così tanto esclusa pochi minuti fa. In questi giorni abbiamo rafforzato un legame già ben saldo, trasformandolo in qualcosa di più, senza che abbia perso la sua purezza. Non voglio mai più sentirmi tagliata fuori da nulla. Annuisco e lo lascio parlare. Lui deve aver percepito che mi sono indispettita. Non volevo farglielo notare, perché stiamo parlando del suo migliore amico, ma io non so nascondere nulla ad Asra. Mi stringe la mano e continua il suo racconto.
“Non è stato facile. Alcune notti non avevamo un posto sicuro dove dormire ed eravamo costretti a tenerci svegli… La capanna è stata una svolta, ha letteralmente cambiato il nostro mondo.”
Il suo tono di voce è basso, ma calmo e sognante. Guarda di fronte a sé e il suo sguardo sbircia fantasmi invisibili nella nebbia. Mi incanto a guardare quella sua espressione. Rivedo in essa il solito, criptico Asra, il mago affascinante che tutti in città ammirano ed in qualche modo temono. Lo stesso Asra che al di là di quello sguardo, sa essere capace di dimostrare amore, affetto e devozione verso ciò che considera più caro. Lo stesso Asra che ho visto nei suoi momenti più umani e che è totalmente nel mio cuore. Mi chiedo se quest’aura mistica ed infallibile l’abbia avuta fin da allora. Sorrido, nell’ascoltare quel suo ricordo, e sbircio verso Muriel. Nonostante la sua… gelosia direi, è importante per Asra e questo lo rende importante anche per me.
“Per fortuna potevate sostenervi a vicenda.”
Commento, sincera, ed Asra torna a cercare il mio sguardo. L’aria criptica si dissolve di nuovo a favore di un’occhiata più sincera e luminosa di cui faccio tesoro.
“Già… è stato un bene. Fossimo stati totalmente soli sarebbe stato molto peggio.”
Mi stringe di più la mano e si avvicina tanto da far sfiorare le nostre spalle. Il mio cuore accelera, di nuovo.
“Nessuno può vivere completamente da solo, Hanan. Tutti abbiamo bisogno di avere qualcuno accanto.”
Ed il mio cuore batte così forte da farmi temere che possa uscire fuori dal petto, nel momento in cui Asra intreccia le sue dita in modo più intimo e dolce, con le mie. Lui guarda verso il basso ora ed è totalmente arrossito. Mi ruba un sorriso ed i miei occhi si illuminano tanto sono felice di quel suo gesto. Stringo la presa, attirando la sua attenzione e facendogli alzare lo sguardo.
“Hanan… Non voglio che tu pensi che non ti abbia parlato del mio passato perché non volevo. È solo che, beh… il tuo ti è ancora celato e… Non volevo che ti sentissi sola.”
Deglutisco e penso che ormai il battito del mio cuore possano sentirlo fino a palazzo!
“Asra, io…”
“Fermi. Siamo arrivati.”
 
Muriel, che novità, ci interrompe. Ma stavolta per una giusta causa almeno e non per puro capriccio. Oh sì, perché nessuno mi toglierà mai l’idea che il passarci in mezzo sia stato un capriccio! Ma non ho intenzione di rovinare la gioia che ho appena provato con del risentimento inutile. Ho deciso di assecondare Muriel, per amore di Asra.
Siamo alla base di un albero antico ed imponente. Muriel si toglie il mantello e lo lascia ad Asra, poi inizia ad avvolgersi le mani con delle strisce di pelle grezza ed afferra saldamente il tronco, pronto a scalarlo.
“Non guardare giù…”
Commenta Asra con la sua solita, dolcissima apprensione perenne e Muriel ricambia con un mormorio sommesso di cui non ho colto il senso. Ma sembrava un’affermazione, condita da una certa timidezza, perché è diventato rosso fino alla punta delle orecchie. Lo osserviamo entrambi, Asra con una certa tensione, mentre si arrampica sull’albero e più va su più io mi sento immensamente piccola nel notare quanto sia effettivamente ALTO quest’albero. Mi da le vertigini tanto che barcollo per un momento. Asra mi afferra dalle spalle e mi si piazza dietro di me, avvolgendo entrambi col mantello di Muriel per non rimanere di nuovo ad inzupparci fermi sotto la pioggia. Lui continua ad osservare il suo amico scalare l’albero e parla solo quando sembra certo che sia abbastanza in alto da non poterci sentire.
“In tutto ciò… io mi preoccupo ancora per lui.”
Per lui che al momento sta scalando un albero colossale con una facilità disarmante perfino per uno coi suoi muscoli. Mi fa sorridere la cosa, perché a vederli vicini sembra proprio Asra quello che ha bisogno di essere protetto… Ma le apparenze ingannano, no? Continuo ad ascoltare le sue parole senza commentare ma rivolgendogli solo un sorriso sincero. Mi piace quando mi parla, quando mi rende partecipe del suo mondo che per anni in parte mi ha nascosto.
“Non gli è mai piaciuto stare in mezzo alla gente nemmeno da bambini, ma non era odio quello che provava… fino all’arrivo di Lucio.”
La percepisco di nuovo, quella venatura d’astio nella voce di Asra che la rende ben più bassa di quanto non sia normalmente e che mi fa rabbrividire tanto quanto il nome di Lucio. Cosa c’entra ora il conte?
“Lucio?”
Gli chiedo, visibilmente perplessa, perché di certo non avrei mai pensato che perfino Muriel fosse coinvolto con quell’abominio, quando era in vita.
“Muriel è stato costretto a fare cose indicibili da lui… cose di cui non ero al corrente. Non me ne ha parlato, per proteggermi. Così come io non gli ho mai detto cosa facessi per il conte, per proteggerlo a sua volta.”
Più Asra mi parla di Lucio, più lo stesso odio che lui riversa in quell’uomo si impossessa del mio cuore. Quasi mi domando come una donna del livello di Nadia possa aver posato gli occhi su un essere così spregevole. Non ricordo nulla del periodo in cui Lucio era in vita né di cosa avvenne il giorno della sua morte… ma ormai mi sembra un’ingiustizia trattare Julian Devorak come un assassino e non come un salvatore!
Intanto che stiamo qui a parlare, la luce attorno a noi si fa più cupa. Le nuvole si caricano di nuovo, nere e minacciose e l’aria si fa di nuovo frizzantina e fredda. Sta per tornare la tempesta. Il vento soffia forte tra gli alberi e in lontananza si sentono rombi di tuoni, ma qualcos’altro attira la mia attenzione e quella di Asra. Un suono talmente flebile che a malapena siamo riusciti a notare ma che ha allarmato entrambi. Ci scambiamo un’occhiata preoccupata e ci voltiamo verso quel guaito sommesso che si confonde nel vento.
“Inanna?”
La lupa è dietro di noi, nascosta nell’ombra e sembra fissare un punto preciso della foresta. Tesa, spaventata, pronta a difendersi, il suo mugolio lascia ben presto spazio ad un ululato. Nello stesso momento un tuono rimbomba così forte da farmi gridare per lo spavento. Asra mi stringe a sé e sento Muriel discendere velocemente dall’albero ed atterrare con un tonfo. Cupo, irato ma non verso di me, verso qualcosa che aleggia nella foresta ed il cui solo pensiero mi fa tremare tanto da allarmare Asra.
“L’ho visto.”
Non capisco perché Lucio abbia tutta questa influenza negativa proprio su di me, ma ripensare alla sensazione agghiacciante che ho provato mi tormenta tanto da costringermi a coprirmi il viso e fare respiri profondi, per non piangere. Non voglio più sentire quella voce terribile nella mia mente. Il tocco di Asra mi acquieta un minimo. Sento le sue mani sui miei capelli e le sue labbra darmi un leggero bacio sul capo. Poi parla e da quella posizione sento le sue parole vibrare nel suo torace.
“Sei sicuro che fosse lui?”
“Sì. era lui.“

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Capitolo 12
*** IX THE HERMIT - The Magician ***



 
Ci affrettiamo, correndo attraverso la foresta col fiato corto e il cuore a mille. Sembra che i due vogliano raggiungere un punto più rialzato. Asra mi tiene forte la mano e mi tira un po’, perché piccola come sono faccio difficoltà a stare al passo. Sopra di noi il cielo tuona minaccioso e l’aria è pesante e carica di energia. Muriel ed Inanna sono più avanti di noi di qualche passo e scrutano il bosco, guardinghi. Asra sbircia l’amico, sembra incuriosito da qualcosa in particolare e dopo qualche attimo mi sussurra.
“Muriel si sta iniziando ad abituare a te, questo è uno dei posti dove legge le rune… Non ti avrebbe fatta avvicinare altrimenti.”
In effetti, rallentiamo il passo e vedo Muriel armeggiare con delle pietre, lo osservo curiosa ma senza sporgermi troppo, visto che la mia presenza sembra infastidirlo ancora. Sento la voce di Asra accanto a me, che parla in modo da poter essere udito solo dalle mie orecchie.
“Ti ho mai parlato delle Rune, prima d’ora? In fondo è simile alle nostre Carte… lui domanda qualcosa, lancia le pietre ed interpreta la risposta. Quando vuole risposte più concrete sale in cima a questa altura e… penso che ne approfitterò anche io per chiedere qualcosa.”
Lo osservo, incuriosita sia dalla spiegazione che, effettivamente, dall’ultima sua frase. Osservo la tasca dove so essere celato il suo prezioso mazzo di tarocchi. Ripenso a qualche giorno fa, quando me li ha affidati dimostrando la sua totale fiducia in me…
“Agli Arcani?”
Domando, comunque, visto che poco fa si stava parlando di Rune. Mi sorride, con un’aria furbetta e volpina di chi la sa lunga e questo non fa che aumentare ancor di più la mia curiosità.
“Sì, ma non nella solita maniera.”
Che cosa gli passa ora per la testa? Mentre parliamo raggiungiamo la cima ed io ho le gambe che tremano per lo sforzo. Sono stanca, ho mangiato e dormito pochissimo questi giorni ed ho usato spesso la mia magia sperimentando anche nuovi incantesimi. Asra si rende conto del mio stato e mi si affianca, sostenendomi un po’ col proprio corpo. Gli rivolgo un sorriso grato e poi alzo gli occhi al cielo. Cupo, minaccioso, più buio di quanto dovrebbe essere a quest’ora. C’è una fonte d’acqua, su questa altura e la raggiungiamo. Asra si china a berne un sorso e subito dopo tira fuori una fiaschetta dalla sua sacca che riempie, porgendomela. La accetto volentieri e bevo avidamente, ne ho davvero bisogno. Lo sbircio bere di nuovo, intanto, e poi si volta verso di me passando la lingua sulle proprie labbra con uno sguardo luminoso. Si alza e mi ancora, premuroso come sempre, in qualsiasi situazione. Muriel nel frattempo si è seduto sull’erba accanto ad Inanna.
“Ricordi il posto dove ti ho portato, al di là dell’acqua della fontana?”
Come potrei mai dimenticarmene. Un posto carico di energia e meraviglioso, un’esplosione di colori e luci, di stelle danzanti. Un posto totalmente imprevedibile. Lì ho avuto anche il coraggio di baciarlo per la prima volta… Annuisco, sorridendogli e accostandomi di più a lui, che mi prende entrambe le mani.
“Questa è una cosa che non ti ho ancora mai spiegato, ma direi che è giunto il momento. Noi maghi possiamo creare un ponte attraverso i più remoti piani della realtà, tutto grazie alla nostra mente. Il posto dove siamo stati era il mio personale ponte, ed infatti ancora non mi spiego come tu possa essere riuscita a raggiungermi fin lì ma…”
Lo vedo farsi pensieroso e portarsi una mano sul cuore. Lo osservo, interrogativa ma tutto quello che fa è scuotere il capo e tornare a sorridere.
“Beh, cercheremo di aprire anche il tuo ponte, ci vorrà tempo comunque.”
Wow, sento il cuore battere fortissimo dall’eccitazione. Posso davvero riuscire a creare un ponte attraverso le realtà? Posso, con la mia mente, dare vita ad un luogo mutevole e vasto, tutto da esplorare, come quello di Asra? Mi riesce difficile mantenere la calma in questo momento e sono su di giri all’idea di provare! Mi tranquillizzo un po’ sentendo la presa delle mani di Asra farsi più forte, mentre si china a darmi un bacio sulla fronte.
“Calma ora…”
Annuisco e chiudo gli occhi, prendo un profondo respiro e pian piano mi calmo. Sento i passi di Muriel alle nostre spalle e percepisco la sua presenza immobile accanto a noi, la sua energia ora è neutra, non pare più minaccioso come prima. La sua voce, comunque, mi fa sussultare.
“La stai portando lì?”
Apro di nuovo gli occhi e mi volto ad osservare Muriel, incuriosita dalla sua domanda, ma ancor più curiosa è la risposta di Asra…
“Sì, devo parlare col mio mentore e… credo sia ora che si conoscano.”
Il suo mentore? Non avevo mai sentito parlare di un mentore prima d’ora. Il mio sguardo interrogativo parla per me e Asra cerca il mio sguardo con insistenza. Mi tiene forte le mani e percepisco di nuovo il piacevole tocco della sua magia su di me. Intorno a lui risplende la sua aura, vivida e pulsante, meravigliosa come gli ultimi raggi di sole al crepuscolo. Mi toglie il fiato. Ma è teso.
“Asra, che succede?”
Gli domando, vedendo quel cenno di agitazione nei suoi occhi. Il suo sguardo si fa preoccupato, ma è come se cercasse di nasconderlo a favore di un sorriso rassicurante.
“Ti porto a conoscere il mio mentore, come dicevo… Tu cerca di rimanere calma e non avere paura, rimarrò accanto a te tutto il tempo.”
Rimanere calma? Questo mentore è intimidatorio a tal punto? Ammetto di essere agitata ora e sento come una morsa allo stomaco, che però è anche eccitazione. Asra ha davvero catturato la mia attenzione ora! Ci sediamo a terra, uno di fronte all’altra e ci prendiamo per mano formando un anello. Lui si volta per un attimo verso Muriel.
“Ci tieni d’occhio tu qui nel piano fisico, vero?”
Mi volto anche io verso l’altro, osservando il suo sguardo inespressivo. Non sembra sia un problema per lui e annuisce anche. Sento una mano di Asra carezzarmi il viso, così da riportare la mia attenzione sui suoi occhi. Ci guardiamo di nuovo, io curiosa e lui apprensivo, ma entrambi eccitati in qualche modo. Mi stringe di nuovo le mani e mi sorride.
“Tutto quello che devi fare ora è chiudere gli occhi…”
Lo faccio, stringendo la presa. Le nostre dita si intrecciano e sento il cuore battere all’unisono col suo.
“…Occhi chiusi, brava, respiri profondi. Devi svuotare la tua mente…”
Respiro, in modo cadenzato e regolare. Ben presto i miei respiri e quelli di Asra vanno in perfetta sincronia così come il palpito dei nostri cuori, come se fossimo un’unica entità. Tutto attorno a noi si fa ovattato, sempre più distante fino a scivolare via. Ogni sensazione, ogni preoccupazione, svanisce ed il mondo si sgretola in una nuvola di fumo. Tutto quello che resta è il calore delle mani di Asra strette nelle mie, ed un ticchettio ritmato, simile a sassolini che cadono. Ora vengono raccolti, ora cadono di nuovo. Un suono scandito che amplifica la mia concentrazione.
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D’improvviso sento il corpo completamente inondato da una sensazione di calore e di piacere, quel formicolio familiare che solo la magia di Asra riesce a darmi. Riapro gli occhi ed è come se fosse passato solo un battito di ciglia. Tutto intorno a me è meraviglioso esattamente come lo ricordavo. Qui la magia di Asra pervade totalmente l’aria ed è come trovarsi tra le sue braccia. Mi guardo intorno con la stessa meraviglia di quando arrivai qui la prima volta, per poi posare gli occhi sul mago che mi sta studiando, attento. Sembra cercare di capire se vada tutto bene ed io gli sorrido, per scacciare via quella preoccupazione che fatica a lasciare i suoi occhi. Mi tiene le mani saldamente e mi aiuta ad alzarmi.
“Tutto bene?”
Annuisco, tranquilla e lui mi rivolge un sorriso dei suoi, dolcissimi. Mi tira un po’ a sé e così ci avviamo verso l’acqua calma dell’oasi. Asra sembra essere comunque molto teso e continua a sbirciare verso di me. Mi sporgo un po’, a cercare il suo viso.
“Asra, cosa c’è che non va?”
La mia domanda sembra averlo preso un po’ alla sprovvista e lo vedo arrossire di colpo. Si porta la mano libera dietro la nuca ed inizia a stuzzicare i riccioli che si posano sul collo.
“No, nulla! È solo che… è strano vederti qui e… Mi ci devo abituare.”
Sorrido, stringendogli di più la mano e lui si calma un po’. Anche se ammetto che è divertente vederlo reagire così, timido ed un po’ impacciato.
“Ero abbastanza piccolo quando ho creato questo posto, forse è un po’ infantile…”
Lo vedo abbassare lo sguardo e scavare nella sabbia dorata con la punta dello stivale. Intreccio le dita alle sue e porto una mano sul suo viso. Gli regalo una carezza dolce e mi godo per un momento la pelle liscia del suo viso. Nella mia mente balena un pensiero: il fatto che Asra ormai ha venticinque anni, da quanto mi ha detto, e dovrebbe quindi avere almeno un accenno di barba ma… niente, il suo viso è naturalmente liscio. Soffio una risata leggera, scaturita dai miei pensieri e cerco lo sguardo di Asra, sollevandogli di nuovo il viso.
“Non è infantile, è tuo… ed è meraviglioso così come lo hai creato.”
Se prima era arrossito, ora è davvero avvampato e sento il calore della sua pelle sotto il palmo della mano. Rido di nuovo, divertita dalla sua espressione, e gli rubo un bacio sulle labbra.
“Sono curioso di sapere come sarà il tuo, quando lo creerai! Ma ora…”
Mi indica la sorgente d’acqua con un gesto della mano ed il suo sorriso si fa più eccitato, gli occhi si assottigliano.
“Beh, prego! Non essere timida!”
Mi anticipa, muovendo due passi all’interno dell’acqua che ora gli arriva alle ginocchia e si volta verso di me. Non mi ha mai lasciato la mano finora e continua a non farlo. Sta in attesa dei miei movimenti ed io osservo il filo dell’acqua che bagna la sabbia, i miei piedi ancora all’asciutto ed il mio braccio teso verso Asra. Sto per incontrare il suo mentore, dunque, eh? Meglio non farlo attendere allora.
Muovo il primo passo nell’acqua e la sento calda, quasi fosse effervescente, come acqua termale. Più avanzo e più il calore mi pervade. Ormai ho l’acqua ad altezza ventre e mi rendo conto che il piano è quello di andare… beh giù. Guardo Asra, interrogativa e forse un pelo perplessa, perché lui in risposta ride sinceramente divertito.
“Che faccia! Stai tranquilla, ricordi alla sorgente? Non serve respirare. Se però pensi di averne bisogno, fallo. L’acqua non sarà un impedimento.”
Mi tira a sé, in modo da farmi avanzare al suo fianco e non più dietro di lui. Continuiamo a camminare finché l’acqua non ci arriva ormai alle clavicole. Il calore è piacevole e quel pizzicorio stuzzica la nostra magia, tanto che la sorgente intorno a noi brilla dei colori delle nostre aure. È davvero bellissima.
“Pronta? Andiamo!”
Asra mi abbraccia e mi tira con sé, giù. Sento l’acqua avvolgermi completamente ed i capelli sollevarsi dalla mia schiena, iniziando a galleggiare liberamente. Le mie orecchie sentono solo suoni ovattati ed il mio primo istinto è stato quello di trattenere il respiro, pur sapendo che non sarebbe servito ma è stato più forte di me. Tutto quello che riesco a percepire è che siamo circondati da bolle, poi il nulla.
 
Mi sento trascinata, spinta dalla spuma fresca di un’onda del mare e mi ritrovo stesa su una spiaggia rosata. Riapro gli occhi, alzandoli per capire dove sono e tutto quello che riesco a vedere sono stelle e galassie che illuminano il cielo sopra di me in un’esplosione di colori, riflettendosi sulla spuma del mare che pare brillare di luce propria. Rimango senza fiato per un istante, poi sento un tuffo al cuore e per un momento di totale terrore, penso di essere qui totalmente sola. Mi volto di scatto e, con profondo sollievo, Asra è accanto a me. Vedo il suo profilo illuminato dalla luce azzurrina del cielo stellato ed i suoi capelli perlacei che sembrano tempestati di brillanti ora che sono bagnati. Mi accorgo poi che le nostre mani sono ancora giunte ma, con mia totale sorpresa, non me n’ero accorta. Sulla mia faccia si dipinge un’espressione angosciata. Perché il mio corpo non ha percepito subito il tocco con la mano di Asra? Perché lo sento così leggero, quando dovrebbe essere ben evidente? Il mio dubbio non passa inosservato e lui si sporge verso di me, con aria preoccupata.
“Hanan, che succede? Stai bene?”
Non lo so, non so se sto bene. Qui è tutto così… strano. Le sensazioni sono diverse e sfuggevoli. So che questa è solo una proiezione e che siamo qui senza i nostri corpi fisici, ma non ero preparata a questo e mi rendo conto di doverci fare l’abitudine, ma sento comunque un profondo senso di angoscia che mi assale, come se da un momento all’altro potessi vedere Asra semplicemente svanire. Cerco di sentire di più il suo tocco stringendo la presa sulla sua mano e lo sento ricambiare. Va un po’ meglio ora… Annuisco e mi impongo di rimanere calma.
“Sì, tranquillo… Siamo qui per fare delle domande?”
Chiedo, sinceramente curiosa soprattutto di conoscere chi sia questo mentore e lui annuisce, avvicinandosi un po’ a me. Si fa più serio.
“Già, al portavoce di tutto il sapere magico, il ponte tra umanità ed infinito… il Mago in persona. Mi chiedo con che forma deciderà di farsi vedere da te!”
Sentendo le sue parole mi ritrovo a sgranare gli occhi e battere ripetutamente le palpebre incredula. Potrei sbagliarmi, ma sta forse dicendo che il suo mentore è proprio… IL Mago?
Cioè, l’Arcano maggiore?  La Carta… o meglio la Voce che mi parla quando leggo le carte?
Asra solleva lo sguardo e si irrigidisce appena. Non è paura la sua, sembra più che altro agitazione, come se non sapesse bene come dover reagire a qualcosa. Indica con un cenno del mento un punto oltre la spiaggia ed io mi volto di scatto, col cuore in gola.
“Eccolo…”
Per un momento non riesco a vedere niente e questo mi fa perdere un altro battito. L’unico movimento che attira la mia attenzione viene da una palma, piegata su se stessa a mo’ di mezza luna che sembra scostata da qualcosa. Non c’è nulla però, che sembra scostarla. Nulla di visibile ai miei occhi, almeno. Asra prende a muoversi e così faccio anche io, dietro di lui. Mi accorgo che le nostre impronte sulla sabbia lasciano un lieve bagliore simile a quello che fa risaltare la spuma marina. Brillano, di una tenue luce indaco, tracciando il nostro percorso verso quella palma. Deglutisco e stringo la presa sull’orlo della mia gonna, tesa come un ramo secco. Una volta sotto le fronde rigogliose dell’albero, davanti a noi si palesa una figura che riconosco immediatamente. Una figura alta, dal corpo di uomo ma con le fattezze di una volpe. Gli occhi di un viola intenso che sembrano riflettere le galassie e le stelle che risplendono in cielo. Sono letteralmente senza fiato.
“Asra, già di ritorno?”
La sua voce è così familiare eppure così vivida e nuova adesso. Quante volte l’ho udita nella mia mente, a sussurrarmi cosa dire mentre leggo le carte. Ora sta parlando proprio davanti ad i miei occhi e non oso immaginare quanto io possa sembrare stupita e forse ridicola in questo momento. Il Mago si volta verso di me e mi scruta. Percepisco il suo interesse nei miei confronti e mi rivolge quel che sembra un sorriso su quel muso volpino.
“Hanan. Riconosci la mia voce?”
Sento la risposta venire direttamente dal mio cuore, Sì. La riconosco anche se finora è stato solo un sussurro nella mia mente, mentre adesso è proprio qui e non penso di aver mai provato un onore così grande prima d’ora. Non serve nemmeno che risponda effettivamente. Ho mosso il capo ad annuire con estrema difficoltà ma il Mago ha annuito, compiaciuto, prima di tornare su Asra. È lui a parlare ora ed a spiegare il perché della nostra visita.
“Abbiamo visto una… entità? Si è manifestata a palazzo ed avremmo delle domande.”
Il Mago risponde con un sorriso enigmatico, che in confronto quelli di Asra sono barzellette. Non fatico a credere che sia stato davvero il suo mentore, vedendo il risultato!
“Ah, ma se sono delle risposte che cercate, avete sbagliato posto. Se invece volete altre domande, seguitemi…”
E detto questo, sembra sollevare una tenda invisibile, muove un passo e svanisce davanti ai nostri occhi, mentre la realtà al di là del drappeggio evanescente viene distorta dalle pieghe. Guardo Asra con gli occhi sgranati e lui, in tutta risposta, fa spallucce. Deve essere abituato a tutto questo e decido arbitrariamente che non dovrò più sorprendermi di nulla in questo posto. La realtà qui è ben diversa e più andiamo avanti, più me ne rendo conto. Tutto quello che riesco a dire, ben in ritardo rispetto ai miei pensieri è.
“…Quello è IL MAGO davvero. Il Mago. La Carta del mazzo.”
Asra sembra divertito dalla mia reazione e mi sorride, con fare giocoso. Mi rivolge comunque una carezza sul capo e scende fino a posare la mano sulla mia schiena.
“Hey, cerca di non imbambolarti e rimani lucida. Lui ama intrattenersi con dei trucchetti. Specialmente su qualcuno di nuovo!”
Non rispondo, annuisco soltanto cercando di darmi un contegno. Sono abbastanza sicura di non essere una persona facile da ingannare, ma qui siamo su un altro livello di realtà, ben diverso dal piano fisico, quindi dovrò seguire con molta attenzione il consiglio di Asra. Ci scambiamo un’ultima occhiata e seguiamo il mago al di là della tenda evanescente.
 
Per un momento siamo avvolti dal buio, poi percepisco un’atmosfera che non potrebbe essere più familiare.
Le luci ed i colori di questa stanza… siamo nel negozio. Questa è la stanza sul retro! Ma quando… quando siamo… Come…! Ah. No un momento. Mantieni la calma Hanan. Questo deve essere uno dei modi che ha il Mago per intrattenersi coi suoi ospiti, perché questo potrà anche sembrare il negozio, ma non c’è il profumo familiare di fiori secchi, foglie di tè ed incenso. Asra mi fa passare avanti e vado a sedermi su uno degli sgabelli vellutati di rosso che abbiamo attorno al tavolino. Lui prende posto sullo sgabello speculare al mio ed il Mago è seduto su quello centrale, in modo da formare il vertice del triangolo. Nel mentre, sta mischiando un mazzo di carte. È quasi strano da immaginare, uno degli Arcani stessi a leggere le carte. Dopotutto lui è una delle carte…
“Allora, avete detto che c’è un’entità che si è manifestata a palazzo. Un po’ vaga come descrizione, no?”
Mi accorgo di non riuscire a distogliere lo sguardo dal Mago mentre parla. La sua voce, ora che posso sentirla distintamente nelle mie orecchie e non solo nei meandri della mia mente, è così calda e ammaliante. Si è fatto attento, almeno credo, perché assottiglia lo sguardo e gli si rizzano le orecchie. Con una mano si sfiora il mento, come se stesse ponderando.
“Avete già visto qualcosa di simile prima?”
Asra ed io ci scambiamo un’occhiata cupa e preoccupata, ma lascio che sia lui a parlare. Mi limito a fare attenzione, per ora.
“Sì beh… è Lucio.”
Perfino il Mago sembra sorpreso da quella rivelazione. Poggia le mani sul tavolo, giunte e si porta avanti col busto, ci scruta entrambi.
“Lucio? Lucio vi è apparso? Asra, tu non sei certo uno che crede così facilmente alle apparenze e prendere le sembianze di Lucio non è difficile…”
Asra arrossisce appena e la cosa mi incuriosisce. Abbassa lo sguardo solo un momento, pensieroso, poi torna a parlare.
“Non ha le sembianze di Lucio, ma io… Io so che è lui.”
Dunque, il mago porta il suo sguardo su di me, un’occhiata che quasi definirei dolce, nei miei confronti. Continua a mescolare il mazzo per un paio di volte, per poi stendere le carte sul tavolo di fronte a me. Sbircio Asra che mi guarda senza battere ciglio, quindi torno sul mago. Mi sorride ed inclina il capo volpino da un lato.
“Asra ha detto ’abbiamo’ o sbaglio? Hai visto anche tu l’entità, Hanan?”
Annuisco. Mi sto mordendo le labbra senza riuscire a smettere di farlo e ho le dita serrate sulla stoffa della mia gonna. Il Mago annuisce, più serio rispetto a prima.
“Molto bene. Se questa creatura non ha l’aspetto di Lucio, a cosa assomiglia?”
La risposta nasce di nuovo spontanea sulle mie labbra. Una cosa che al momento mi sembra così ovvia e palese, mentre finora non mi ci ero mai realmente soffermata. L’aspetto caprino di Lucio, quegli occhi rossi e maligni… Erano familiari per un motivo.
“Ha l’aspetto del Diavolo.”
Lo dico con una convinzione tale da sorprendere me stessa, Asra e credo anche il Mago stesso. L’Arcano assottiglia di nuovo lo sguardo verso di me e con un elegante gesto della mano mi invita a pescare una delle carte.
Inspiro profondamente e mi lascio guidare dall’istinto, prendendo la carta che più di tutte mi sta chiamando a sé in questo momento. Una strana sensazione, un leggero moto d’ansia, mi pervade nel farlo. Scelta la carta, la giro sul tavolo rivelando esattamente ciò che temevo. Guardo quella figura a lungo, mentre il Mago mi domanda
“Somiglia a questo Diavolo? Il diavolo dalla testa caprina è un archetipo piuttosto potente. Un animale dalla straordinaria tenacia che non teme i propri limiti e spesso si spinge oltre. Una creatura che non vuole rivali, nel bene o nel male li sorpasserà tutti.”
Solo ora sollevo lo sguardo sul Mago, che mi sta guardando con una certa intensità in quegli occhi che sembrano sempre di più un cielo al crepuscolo. Un brivido mi percorre la schiena e lui mi indica Asra.
“Questi sono i tratti che lui ha dato al Diavolo, quando ha creato questo mazzo. Sono anche i tratti che più identificano Lucio.”
Io ed Asra ci scambiamo un’occhiata. Sebbene stia cercando di mantenersi calmo, i suoi occhi celano una forte tensione ed apprensione. L’attenzione di entrambi torna ben presto sul Mago.
“Noi Arcani Maggiori siamo archetipi, è vero. Formati da energie antichissime e pure create dal subconscio umano. Tu non mi conosci bene come il tuo maestro, Hanan, ma abbiamo parlato molte volte, vero?”
Annuisco e lui di nuovo rizza le orecchie, con quel sorrisetto ambiguo che mi attira terribilmente, così simile a quello di Asra.
“Più comunichiamo, più prenderai confidenza col mio essere. Così saprai anche riconoscere me da un impostore, ad esempio. Qualcuno che ha preso la mia forma, visto che è di questo che stiamo parlando, no? Prendere una forma è facile, come Lucio ha assunto quella del Diavolo ora…”
E mentre parla, il mago sembra avvolto da un leggero fumo azzurrino che pian piano ne cela le fattezze e le modifica. Davanti ai miei occhi ben presto non c’è una creatura dalla testa di volpe ma…
“Allora, Hanan, quanto bene conosci il tuo maestro?”
Ci sono due Asra. Due Asra.
 
Certo, il mago si è appena trasformato davanti ai miei occhi, quindi riesco ancora a distinguerlo con facilità dal vero Asra e dalla sua espressione sbigottita. La stessa che devo avere io in questo momento! Ma devo ricordarmi dove mi trovo, devo stare attenta. Non mi farò imbrogliare facilmente, qualsiasi cosa abbia in mente il Mago. E non deluderò Asra.
Sollevo un po’ lo sguardo, cercando di darmi un contegno e scruto entrambi prima di rispondere.
“Piuttosto bene.”
Il vero Asra si morde le labbra, arrossendo mentre il Mago sembra farsi curioso, assumendo quell’espressione volpina che tanto mi piace vedere sul viso di Asra, e che ora è accentuata.
“Hmmm! Interessante… Di solito tiene ben stretti i suoi segreti. Devi essere molto importante per lui!”
Ed il Mago si volta verso Asra, occhieggiandolo con l’aria di chi la sa lunga. Asra non fa altro che arrossire ancora di più e distoglie lo sguardo, portandosi una mano sul collo. Il mago continua a stuzzicare anche lui, con le sue parole.
“Mi viene quasi da chiedermi quanto bene io ti conosca, Asra. Quanto Hanan? O forse meglio? In questo caso, potrei imitarti tanto bene da riuscire ad ingannarla senza problemi, non credi?”
Asra non apre bocca, in parte credo stia assecondando il Mago in questa prova cui vuole sottopormi, ma d’altro canto, ha uno sguardo strano, preoccupato…
Ma io non ho alcuna intenzione di fallire questa prova. Lo vedremo chi di noi due conosce meglio Asra.
“Che ne dici, Hanan? Distinguerai il tuo Asra dal mio?”
Annuisco, sostenendo lo sguardo del Mago con forse un po’ di arroganza da parte mia, che spero non mi si ritorca contro. Decido di prendere in mano la situazione e domando.
“Se devo capire chi di voi è il vero Asra… Lasciatevi toccare.”
 “Hanan…”
“Aha! Buona idea! Proviamo!”
Sono entrambi sorpresi, in qualche modo, dalla mia intraprendenza. Non sarà una prova facile, ma sorrido, soddisfatta di me stessa per quella reazione. Il Mago schiocca le dita ed il mio corpo si muove senza che io possa fare nulla per controllarlo, facendomi fare un paio di giri su me stessa. Trattengo il respiro e chiudo gli occhi, per le vertigini che quel movimento mi causa e nel momento in cui li riapro… non sono seduta dove ero prima. Ottimo, siamo in piedi al centro della stanza. Il vertice del triangolo sono io ed ho i due Asra di fronte. Li scruto, attenta e decido di muovermi verso quello di destra per primo
Nel farlo, percepisco lo sguardo di quello di sinistra su di me. Mi guarda con attenzione.
Lo sbircio con la coda dell’occhio, però mi concentro ora sull’Asra di destra. Le mie mani cercano le sue, osservo le sue dita che gentilmente si intrecciano alle mie. Socchiudo gli occhi e carezzo quelle mani, per un po’. Rimangono immobili, a farsi studiare.  Il mio tocco si sposta sul petto e il mio palmo aperto cerca il battito del suo cuore. Percepisco una sensazione curiosa, nascosta nel profondo del suo animo. Sembra quasi voler giocare con me, lo sento chiaramente come una sensazione fisica sulla pelle della mia mano. Le mie carezze non sono ricambiate. Questo Asra se ne sta immobile, silenzioso, sul suo sguardo un sorrisetto malizioso che mi invita a continuare ma senza la solita vitalità che lo contraddistingue. Che Asra stia cercando di stare al gioco del Mago per non rendermi la prova facile è sicuro, quindi non voglio sbilanciarmi subito.
Mi volto invece verso l’Asra di sinistra e gli riservo lo stesso trattamento. Stavolta, quando le nostre mani entrano in contatto, percepisco una forte brama, quasi dolorosa, che mi scuote e mi fa battere forte il cuore. Quello che sento sembra un bisogno, la necessità di scoprire qualcosa su di me che nemmeno io stessa conosco. Sollevo gli occhi ad incrociare quelli di questo Asra e di nuovo la mia mano si ferma col palmo aperto sul suo cuore. Mi fa quasi male, mi sta letteralmente mangiando con gli occhi, mi guarda senza nascondere il desiderio di scoprire ogni angolo del mio animo, mi scruta dentro. Mi sento sopraffatta e sciolgo quel contatto, ma sono ancora restia a rispondere. Li guardo entrambi, tenendo ora le mani entrambe sul mio, di cuore, che batte all’impazzata. Non deluderò Asra, non devo deluderlo.
Una voce, simile a quella di Asra, sussurra direttamente nella mia mente. Il Mago, che parla senza farsi vedere ai miei occhi. I due sono immobili di fronte a me.
”Allora… Sai rispondere?”
 
Prendo un profondo respiro, li guardo entrambi e decido che non è ancora il momento di dare la mia risposta, ma ho ancora un asso nella manica. Questa volta so per certo che non fallirà. Sollevo il mento e parlo cercando di mostrarmi sicura.
“Lasciatevi baciare.”
Non credevo che avrei avuto questa reazione da entrambi, devo dire, ma li vedo rossi e con gli occhi sgranati che mi guardano intensamente. Quello di destra commenta
“Oh, wow! Questa sì che è una buona idea!”
L’altro, in modo più timido, aggiunge.
“…Vai.”
Faccio per avvicinarmi, ma sento di nuovo la voce del mago all’interno della mia mente.
“Aspetta un momento. Perché non alziamo la posta? Copriti gli occhi…”
E senza preavviso un’ombra dai toni indaco cala su di me, oscurando la mia vista. Inspiro profondamente, perché ora dovrò fare affidamento solo sulla mia concentrazione ed i miei altri sensi, sperando che non mi tradiscano. Non mi servirà la vista. Prendo un altro profondo respiro e percepisco chiaramente il primo dei due Asra muoversi di fronte a me e posare le sue labbra sulle mie. Come pensavo, le sensazioni sono diverse qui. Non è una vera e propria sensazione fisica quel che provo ma è pura emozione, che mi pervade per intero e raggiunge dritta il mio cuore. Ricambio il bacio, lo approfondisco ed esploro quelle labbra. L’Asra che mi sta baciando è affascinato, eccitato, curioso. Sono deliziata dalla sensazione che rimane sulle mie labbra, perfino quando il bacio si interrompe.
Il secondo Asra non mi concede nemmeno un momento di tregua ed ecco che vengo baciata ancora una volta. L’emozione che questa volta mi pervade è tanto forte da annullare ogni mio pensiero. Esistono solo quelle labbra per me e le voglio, ne voglio di più. Percepisco da lui brama, voglia, desiderio. Percepisco… gelosia, come se dovesse scacciare via dalle mie labbra il tocco di quelle precedenti... Mi reclama e mi pretende. Mi sento leggera e completa. È un’ondata di piacere così forte che sono tentata dall’inseguire quella bocca nel momento in cui si distacca dalla mia.
Un istante ed i due Asra tornano visibili ai miei occhi, immobili di fronte a me come se questo bacio non fosse mai successo. Li guardo, cercando di elaborare tutto ciò che ho provato dentro di me, capendo come scindere l’inganno e le sensazioni amplificate dalla realtà. Osservo i due Asra in attesa e mi poso una mano sulle labbra.
”Allora, lo sai?”
Inspiro, mi mordo le labbra un momento e decido di lasciarmi di nuovo guidare dal mio istinto. Ormai sono certa di aver capito chi dei due è il vero Asra. La mia mano si posa sul mio cuore ed annuisco.
“Lo so.”
Uno dei due Asra deglutisce, mentre l’altro congiunge le proprie dita nervosamente, in attesa.
”E quale bacio è stato quello vero? Il primo o l’ultimo?”
“L’ultimo.”
Qui le sensazioni sono più forti, l’ho capito da quando abbiamo messo piede in questo reame. Non devo fare affidamento sul tocco, ma sul sentimento che mi causa. Ed il secondo bacio è stato puro, profondo. Quelle labbra le ho desiderate, non volevo che mi lasciassero ed è una sensazione che avevo già provato prima, con Asra, e che ora è diventata solo più forte, come se non avesse più dei limiti e fosse esplosa in modo totale. In più, ho percepito quel forte senso di gelosia. Solo Asra, dopo avermi vista baciare un altro, avrebbe potuto darmi quella sensazione.
Con un mormorio curioso, carico di interesse, il Mago riprende le sue sembianze ed annuisce, ridacchiando soddisfatto.
“Non sbagli, bambina.”
Un sorriso orgoglioso si fa largo sulle mie labbra e mi volto verso Asra che è arrossito in modo estremo e si sta mordendo le labbra. I nostri occhi si incontrano, complici, poi torno sul Mago che mi si avvicina divertito.
“Sono consapevole di averti fato una domanda difficile, ma hai trovato un modo interessante per arrivare alla conclusione, alla fine.”
Guardo Asra, ma lui ora sta osservando le mani del Mago, facendosi più serio. Sposto anche io il mio sguardo verso il mazzo di carte che tiene sotto il palmo e che fa letteralmente svanire con un tocco. L’Arcano continua a parlare.
“Quando due creature, qualsiasi sia la loro natura, diventano intime abbastanza, ogni divisione tra loro sembra svanire. Connettersi con uno di noi Arcani a livello personale può risvegliare poteri piuttosto sopiti. Se la connessione è troppo forte, però, il rischio è di perdere la propria individualità. Di diventare il proprio archetipo.”
Io ed Asra ci scambiamo un’altra occhiata, ma lasciamo terminare il Mago.
“Lucio ha provato a diventare egli stesso un Arcano ma ha fallito.”
Credo di aver perso un battito. È davvero possibile una cosa del genere? Cerco di nuovo lo sguardo di Asra, che sembra davvero, davvero spaventato all’idea. Mi affianco a lui, necessito la sua vicinanza in questo momento. Lui cerca la mia mano, intanto.
“Lucio ha… tentato di diventare il Diavolo? Come?”
Il Mago si porta una mano al mento e giocherella con un ciuffo di peluria che ricorda un accenno di barba sul suo muso.
“Beh, chiedetelo direttamente a lui!”
E con uno schiocco di dita, all’improvviso mi sento come se stessi precipitando e tutto intorno a me si fa sempre più nebbioso, fino a svanire. Una sensazione che ormai ho imparato a riconoscere.
---
 
Mi ritrovo nel mio corpo, batto le ciglia e mi sento come se mi fossi appena risvegliata da un sonno profondo. Sto cercando con tutte le mie forze di trattenere nella mia mente ciò che abbiamo appena visto, ciò che abbiamo appreso, che in questo momento sfugge via come un sogno appena svegli. Pian piano torno consapevole del mio corpo, della realtà. Sento la pioggia bagnarmi i capelli e le spalle e rabbrividisco.
Gli occhi si aprono di scatto e riprendo fiato, come se riemergessi dall’acqua solo ora. Asra è seduto di fronte a me e mi stringe le mani. Ma lui non è ancora tornato. I suoi occhi sono saldamente chiusi e le ciglia bianche tremolano. Non ho cuore di pronunciare il suo nome, per paura che succeda qualcosa… Perché io sono tornata e lui non ancora? Il Mago dovrà dirgli qualcosa che non posso udire?
Percepisco Muriel alle mie spalle, in piedi che mi sovrasta con la sua stazza notevole, immobile come una statua. Ci guardiamo, per un momento e poi entrambi guardiamo Asra in attesa. Non ci fa aspettare molto, per fortuna ed i suoi occhi si aprono di colpo.
“Asra!”
Stringo la presa sulle sue mani e lui per qualche secondo mi fissa imbambolato. Gli concedo quel momento per fare mente locale e poi riesco a tirare un sospiro di sollievo nel vedere il suo sorriso. Si volta verso Muriel e così faccio anche io.
“Hai avuto qualche risposta?”
L’amico si fa curioso. Rimane comunque impassibile come è stato per tutto il tempo dal suo arrivo.
“Tu?”
Rigira la domanda come se in qualche modo sapesse già che Asra sa qualcosa in più. Sento la presa sulle mie mani farsi più salda.
“Lucio voleva… diventare il Diavolo.”
Vedo una venatura d’odio nello sguardo di Muriel, nel sentir pronunciare quel nome. Le labbra che si arricciano per un secondo in un ringhio che viene sostituito da un mormorio -quasi- sarcastico.
“E ne sei sorpreso?”
“No, in effetti non suona così strano. Mi chiedo solo come…”
Muriel sta raccogliendo le sue rune, intanto.
“Non mi piace…”
Ricevo un’altra occhiataccia da lui, prima che si alzi sovrastandoci entrambi di nuovo. Asra anche torna in piedi e mi da una mano a fare altrettanto. Mi sento stranamente fresca e ristorata, carica di energie, tanto da alzarmi quasi di scatto e finisco contro il petto di Asra che mi afferra per impedirmi di cadere in avanti.
Arrossisco, perché devo sempre dar prova di quanto possa essere goffa e sbadata, ma Asra mi rivolge un sorriso dolce per rassicurarmi. Sorriso che svanisce subito, sostituito da quell’espressione apprensiva che ha avuto per tutto il tempo durante il nostro viaggio di ritorno. Sospira, pesantemente.
“Dovremmo approfittare del fatto che la pioggia è diminuita e forse riusciremo ad arrivare a palazzo, prima che le cose si mettano davvero male.”
Mi rivolge una carezza delicata sul viso e mi scosta qualche ciocca di capelli attaccata alla mia fronte dall’acqua piovana. Socchiudo gli occhi, beandomi di quel gesto ora che posso percepirlo nella sua pienezza, essendo di nuovo padrona del mio corpo.
“Pronta ad andare, Hanan?”
L’energia che mi scorre nelle vene e mi fa pizzicare la pelle sembra avermi rinvigorita anche nello spirito. Mi sento pronta ad affrontare qualsiasi cosa. Afferro la mano di Asra e lo tiro, superando perfino Muriel che mi guarda perplesso.
“Sono nata pronta!”
E quindi, con lo sguardo rivolto verso il palazzo avvolto dalle nubi tempestose, apro io la strada.

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Capitolo 13
*** X WHEEL OF FORTUNE - Hungry Eyes ***



 

Percorriamo i campi mano nella mano ed i primi raggi di sole fanno capolino al di là delle colline. Le torri dorate del palazzo brillano di una luce calda ed intensa ed ormai siamo a pochi passi dalle mura che celano il giardino.
Ci fermiamo in un punto che sembra un vicolo cieco, mi accosto ad Asra e lo osservo mentre sfiora con delicatezza l’edera che si arrampica lungo le pietre. Sembra stia cercando qualcosa ed io mi allungo un po’ per curiosare.
“Aha! Trovato!”
Lo guardo incuriosita, mentre afferra quello che sembra proprio essere il pomello di una porta. Ed ora che guardo meglio, ben nascosta dai rampicanti, c’è proprio una superficie lignea. A quanto pare sapeva bene dove cercare… Quando prova a girare la maniglia, la porta si apre senza alcuna difficolta e vedo Asra spalancare gli occhi, totalmente sorpreso.
“Cosa c’è?”
Domando, curiosa. Si volta e mi guarda senza perdere quello stupore negli occhi
“Beh, è strano che sia aperta! Di solito ho dovuto forzare la serratura con-“
Non lo faccio nemmeno finire di parlare e gli mollo uno schiaffo, leggero, sul braccio.
“Asra!!”
“AHIA! Ehi, è stato tempo fa! È che mi scoccia passare dal cancello principale! E poi, avevo il permesso di stare a palazzo, andare e venire a mio piacimento… più o meno. È solo che non avevo le chiavi!”
Lo guardo, cercando di sembrare severa ma dal suo sguardo poco convinto capisco di star fallendo miseramente e finisco per ridacchiare.
“Sei… incredibile!”
Lui sfodera il suo solito sorrisetto volpino, quello tanto impertinente da meritare degli schiaffi ma che mi fa venir voglia di mangiarlo di baci. Ma mi trattengo, per ora, e ammiro soltanto.
“Lo so! E comunque, questa è una porta di servizio dei servitori, non dovrebbe essere aperta… Dovrebbe esserci anche il cambio della guardia a quest’ora...”
Il suo sorriso si fa più accentuato e si sporge verso di me. Mi trovo il suo viso ad un palmo e le sue labbra curve in quella smorfietta si posano rapide sulle mie, a rubarmi un bacio a stampo che mi toglie un battito.
“Oggi siamo piuttosto fortunati, a quanto pare…”
Sussurra quell’ultima frase e quindi mi prende di nuovo per mano mentre entriamo nel giardino.
Percorriamo qualche passo tra gli alberi rigogliosi. Sotto le fronde è ancora piuttosto buio e pochi raggi di sole penetrano fino a sfiorare il prato. Asra avanza spedito ed io lo seguo a ruota, ma veniamo bloccati da un verso proveniente dai rami sopra le nostre teste. Alzo lo sguardo, costretta a strizzare gli occhi per un raggio di sole troppo diretto ma noto comunque la creatura che ci ha richiamati all’attenzione. Una civetta, maestosa e dal piumaggio opalescente, il cui viso tondo riflette perfettamente i raggi del sole. Contemplo quella creatura meravigliosa con ammirazione ed un certo timore, perché i suoi occhietti neri sembra ci stiano giudicando. È lontana, in alto, ma mi osserva con un’intensità tale da farmi sentire come se stesse ad un soffio da me. Muove il collo in modo inquietante, ritrovandosi con la testa inclinata ad angolo retto rispetto a com’era prima, ed anche se è una cosa naturale per i gufi, è pur sempre strano da vedere. Mi sento nuda, di fronte a quello sguardo nero come una notte senza luna né stelle. Arriva all’essenza più pura della mia mente e la legge senza difficoltà. Intanto sento Asra parlare.
“Chandra!”
La civetta, in quel momento, emette un altro verso e spalanca le ali, volando verso le torri del palazzo.
“…Chandra?”
Domando, incuriosita, spostando ora la mia attenzione verso Asra. Lui per un po’ segue il volo della civetta fintanto che è visibile tra le fronde, poi torna su di me.
“Una vecchia amica della contessa! Dirà a Nadia del nostro arrivo e probabilmente saremo ricevuti privatamente.”
Da sorpreso, il suo sguardo si addolcisce appena.
“Ed è un bene. Anche perché per spiegare tutto alla contessa dovremo essere… delicati, a dir poco. Forse sarebbe meglio iniziare con gli scarafaggi, quella è la cosa più diretta.”
Lo vedo accigliarsi, farsi più vicino ed abbassare drasticamente la voce quasi a renderla solo un sussurro tutto per me. Si morde le labbra e mi faccio più seria anche io. Le sue mani sono ferme sulle mie braccia ed io poso le mie sul suo petto intanto.
“Dobbiamo fare attenzione a cosa diciamo, a quando lo facciamo e soprattutto a come, quando parleremo di lui.”
Lo sguardo di Asra si fa scuro, si riaccende in lui quella scintilla d’odio e lo vedo soffermarsi su un punto oltre le mie spalle. Mi volto quasi con terrore, aspettandomi quasi di vedere lo spettro proprio di fronte a me, ma quel che noto è un arco di marmo. Da lì proviene una corrente gelida e pesante, che si aggroviglia a spirali, visibili come se vi fosse un velo mosso dal vento. Un portale. L’arco è sormontato da due teste caprine speculari, che sembrano fissarci attente. Asra mi richiama all’attenzione con una leggera carezza sulla mia spalla. Ritrovo il suo viso e con mio sollievo non vedo più quell’odio oscurargli gli occhi.
“Ci sono occhi ed orecchie ovunque in questo posto, quindi facciamo attenzione… ora andiamo.”
E detto questo, mi prende di nuovo per mano ed insieme ci spostiamo verso una parte del giardino che mi è più familiare.
 
I miei occhi si posano sul bellissimo salice che sovrasta la fontana centrale col capricorno in marmo bianco. Ormai quel posto è diventato quasi un rifugio, per me. Mi fa sentire a mio agio ed in pace. L’aria inizia a scaldarsi e la luce qui si fa più intensa. Gli animali del giardino si svegliano dal loro sonno ed inizia un concerto di cinguettii e di grilli che friniscono, insieme allo scroscio dell’acqua nella fontana. Inspiro l’odore umido della mattina e sbircio Asra che si distanzia da me e si guarda intorno. Sembra tranquillo ma il suo sorriso si è smorzato. Faust fa capolino dalla sua manica e lo osserva, in attesa.
“La contessa ha dormito male queste notti?”
La piccola serpe sibila con la linguetta.
”Tormentata.”
Asra sospira e mi sbircia per un momento. Decido di avvicinarmi a lui di nuovo notando l’improvvisa preoccupazione nei suoi occhi. Che sia successo qualcosa a Nadia? Lei stessa mi ha parlato dei suoi mal di testa e delle nottate insonni…
“Immaginavo. Chandra potrebbe avere problemi a svegliarla… Beh, Faust, che ne dici se rimani un po’ nel giardino? Sarebbe meglio che non entrassi a palazzo. Trova un posto comodo e riposati.”
Parla con una premura che mi fa sorridere. Si china, lasciando scivolare Faust nell’erba, che, obbediente, si va a rintanare in una sorta di tana sotto le radici del salice. Io intanto mi avvicino al tronco, iniziando a girarci intorno con calma. Poso le dita con delicatezza sulla corteccia e la sfioro, lentamente. In quel momento, Asra salta letteralmente e rabbrividisce. Ed è diventato rosso pomodoro.
“WOAH!”
Sussulto anche io e lo fisso, aspettando di capire cosa diamine sia successo adesso. Lui mi guarda, totalmente stupito, e guarda anche la mia mano sul tronco dell’albero.
“Ho… ho sentito come se mi stessi toccando!”
Batto le palpebre, momentaneamente stranita da quel che mi sta dicendo, poi realizzo che la corteccia su cui è posata la mia mano adesso, presenta un solco profondo, sottile e ben preciso che a contatto con la mia pelle mi solletica piacevolmente con una magia familiare.
Hanan. Il mio nome inciso sul tronco, irrorato della magia di Asra che fa risvegliare la mia. L’incisione, sotto il mio tocco, brilla di una tenue luce indaco. Osservo quella scritta con sguardo perso, sognante, ripensando al ricordo che ho avuto modo di vedere grazie a Faust. Mi incanto, ma percepisco comunque Asra che mi si affianca. La sua spalla viene in contatto con la mia e questo mi smuove dai miei pensieri. Alzo lo sguardo su di lui, che sta osservando la sua stessa opera con occhi carichi di malinconia. Giurerei quasi che stia soffrendo… Prende un profondo respiro e mi cerca. Si morde le labbra prima di iniziare a parlare ed io sento di nuovo il cuore accelerare e martellarmi in petto.
“Ormai hai scoperto che io e te stavamo… insieme, già da prima di quanto tu possa ricordare…”
Annuisco, senza dire nulla. Non voglio rischiare che smetta di parlare. Sebbene ormai siano giorni che si sta aprendo con me, ho ancora paura che smetta di nuovo, che torni ad essere totalmente criptico. Non voglio perdere una sola parola di quel che può rivelarmi del mio passato. Di ciò che ero… ed anche di noi due. Mi volto verso l’incisione e sento le sue mani sfiorare le mie e cercare la mia stretta. Non gliela nego, ma per ora non guardo lui, guardo il mio nome.
“Hanan, ascoltami. Lo so che ti ho nascosto tante cose in questi tre anni… Ma l’ho fatto solo per paura di farti del male. Ma ora stai scoprendo da sola le tante cose che avrei voluto dirti in tutto questo tempo.”
Le sue mani tremano, ma ancora non lo guardo. Ho il cuore che batte forte tanto da farmi quasi male. Non mi spiego perché faccia così, quando Asra è irrequieto… mantengo la calma però ed ascolto.
“Mi sembra quasi assurdo che ora siamo tutti e due qui, davanti a… a questo. E non ci credo che stessi per dimenticarmi di aver inciso il tuo nome sul tronco. Quando l’ho fatto ero… Beh ecco, non ero proprio in me. Mi mancavi immensamente. Così tanto che nelle giornate di pioggia, quando ero sicuro che la tempesta era abbastanza forte da coprire le mie urla, venivo qui a gridare il tuo nome. Lo urlavo, piangevo, lo ripetevo fino a riempirmene, fino a non riuscire più a pronunciarlo a mente lucida.”
Muove un passo verso il tronco. Lo sfiora, inspira profondamente e si poggia con la fronte contro la corteccia. Io non posso più non guardarlo ora, anche se i nostri sguardi non si incontrano. Trattengo il respiro ed ho il cuore in gola, nel sentire quelle parole.
Perché? Perché tutta quella sofferenza nel suo sguardo? Dove ero io, in quel momento? Che stavo facendo?
Vorrei chiederlo, ho le domande sulla punta della lingua, ma qualcosa mi blocca, una sorta di angoscia che mi impedisce di parlare. Rimango zitta e lascio spazio ad Asra. Gli do il tempo di assimilare quei brutti ricordi. Scruto le sue dita, tremanti, tempestate di quelle piccole cicatrici che si notano un po’ di più ora che sono colpite dai raggi caldi del sole e dal tenue bagliore indaco della sua stessa magia. Le passa sull’incisione e chiude gli occhi.
“Forse è ora di cancellarla…”
“No!”
Solo ora riesco a parlare. Quel ‘no’ esce così d’impeto che perfino Asra si volta di scatto, sorpreso. Mi avvicino e gli afferro il polso, delicatamente, tirando via la sua mano da quella scritta e prendendola piuttosto tra le mie.
“Perché no?”
Sembra sorpreso di quel mio gesto. Sento le sue dita intrecciarsi alle mie e percepisco che sta ancora tremando. Mi accosto un po’ di più, posando la mano libera sul suo cuore. Batte forte, tanto quanto il mio. Lo sento come se non fosse racchiuso nel suo corpo ma come se palpitasse proprio sul mio palmo, tanto è intenso. Finalmente trovo i suoi occhi, lucidi, che specchiano il turbinio di emozioni che sta provando in questo momento. Gli sorrido, cercando di risultare positiva ed incoraggiante. Voglio scacciare quel momento di tristezza dai suoi occhi. Qualsiasi sia il suo ricordo di me legato a quell’incisione, lo trasformerò in qualcosa di nuovo.
“Perché è un ricordo di ciò che eravamo prima che perdessi la memoria e non voglio che venga perduto… ci lega ancora di più.”
Arrossisce vistosamente e discosta lo sguardo. Con la mano libera si massaggia il collo sotto la nuca. È un gesto che fa praticamente ogni volta che si sente un po’ in imbarazzo e mi fa sorridere.
“Ah- ehm… Non- non l’avevo mai vista da questa prospettiva, in effetti.”
Sospira profondamente e lascia ricadere il braccio lungo il suo fianco, il suo sguardo torna sul mio.
“Ho sempre cercato di tenere il passato a distanza, per non cadere nella disperazione. Mi sono sempre chiesto se è davvero un bene per te ricordare. C’è ancora tanto che devi sapere e non so se sei davvero pronta…”
Il suo sguardo tormentato mi devasta. Il cuore potrebbe scoppiarmi da un momento all’altro e le sue parole, per qualche motivo, mi causano un brivido gelido lungo la schiena. Lui se ne rende conto e mi porta le mani sul viso, come se si stesse accertando che io stia bene. Sappiamo benissimo entrambi che quando si tratta dei miei ricordi, la mia testa decide di ribellarsi. Forse ha ragione. Forse non sono ancora pronta ad ascoltare tutta la storia. Me lo sento nel profondo, che non è qui, né ora, che devo scoprirlo. Ma non so il perché… forse è solo suggestione, o paura.
“…Hanan?”
Chiede, allarmato, ma gli sorrido. Sfioro il dorso delle sue mani ancora ferme sul mio viso.
“Sto bene, Asra…”
Tira un sospiro di sollievo e mi stringe a sé. Il mio viso nascosto nell’incavo tra la sua spalla ed il collo. Il suo cuore sta battendo ancor più forte ed il suo corpo trema. Mi chiedo cosa sia successo di così terribile da aver lasciato una cicatrice così profonda dentro di lui… una cicatrice che in me invece è stata celata.
Intensifico di più l’abbraccio, e gli sussurro poche parole, alle quali lui semplicemente annuisce, stringendo la presa tanto da premere il mio corpo contro il suo al limite delle possibilità.
“Va tutto bene, sono qui ora. Sono qui. Qualsiasi cosa sia successa tra noi in passato, ora sono qui…”
Rimaniamo così per un tempo che mi sembra un’eternità, finché finalmente Asra non si calma un po’ e con lui anche io.
Con un tempismo quasi impeccabile, sentiamo di nuovo il verso di Chandra ed Asra solleva lo sguardo verso la fontana. Scuote il capo, cerca di riprendersi e mi posa le mani sulle spalle.
“Ok, è qui! Ricorda bene, anche se siamo qui solo per spiegare ciò che abbiamo visto… non sai mai chi sta ascoltando.”
Mi mette in guardia, serio, ed io annuisco.
“Occhi ed orecchie.”
Mi ricorda ancora una volta e ci scambiamo uno sguardo complice, spostandoci di nuovo sul sentiero, verso la veranda dove Nadia e la sua civetta ci attendono.
 
“Oh, i miei stimati maghi di ritorno dal loro viaggio! Che piacere rivedervi. Confido che abbiate delle scoperte da condividere.”
Nadia, radiosa come sempre nonostante le nottate insonni, ci accoglie seduta al tavolo, intenta a sorseggiare del tè. Io ed Asra ci scambiamo un’occhiata preoccupata ed è lui a prendere parola per primo.
“Confidi bene, contessa. Se solo fossero buone notizie…”
Avanziamo di un passo e lei posa la tazza, sgranando gli occhi in un’espressione preoccupata e curiosa al tempo stesso. Ci indica delle sedie vuote al tavolo con un gesto aggraziato.
“Sono pronta a sentire qualsiasi notizia! Su, accomodatevi. Prendete pure una tazza di tè, se gradite. È della notte scorsa, ma è ancora bevibile…”
Dal suo sguardo ci fa intendere che deve aver passato gran parte della nottata in veranda, incapace di dormire. Noi ci avviciniamo al tavolo, Asra mi tiene la mano con una presa delicata, mi sfiora a malapena le dita ma cerca comunque un minimo contatto con la mia pelle. Percepisco la sua aura, mi solletica e mi trasmette calma, mi fa sospirare. Nadia anche sembra affetta dalla magia di Asra, perché il suo sguardo si fa più rilassato e si sistema in modo meno rigido, ma non meno elegante, sulla sedia. Giurerei di aver visto l’accenno di un sorriso sulle sue labbra, per un momento, quando i suoi occhi vermigli si sono posati sulle nostre mani giunte. Ci accomodiamo accanto a lei, che sorseggia un altro sorso di tè e si passa una mano sul viso. Perfino quando è stanca e si sta banalmente stropicciando gli occhi, sembra estremamente aggraziata. Non posso fare a meno di notare l’eleganza dei suoi gesti, mentre parla.
Un servitore, intanto che Nadia ci parla, inizia a versare del tè nella mia tazza. Io lo lascio fare tranquillamente mentre Asra, con mia sorpresa, rifiuta con un cenno del capo ed un sorriso.
“Perdonatemi se non sono in gran forma. Preparare una Masquerade è davvero sfiancante. Inoltre, la scorsa notte è stata… particolarmente disturbata. Ma ditemi, dunque, cosa avete scoperto? Auspico abbiate notizie sul dottore.”
Nonostante la stanchezza una scintilla speranzosa illumina gli occhi della contessa, mentre io ed Asra ci guardiamo di nuovo, consapevoli di ciò che stiamo per rivelare. Vedo lui allungare di nuovo una mano verso la mia, cerca le mie dita e le sfiora ed io non gli nego quel tocco. Intanto sorseggio il tè e sono costretta a trattenermi dal fare una smorfia nel sentirlo ormai freddo. Quantomeno, il sapore è buono. Tossisco e mi schiarisco la voce, scuoto il capo.
“Credo… con tutto il rispetto, che il dottore sia un problema minore. Abbiamo trovato di peggio.”
Lo sguardo di Nadia si assottiglia e mi fissa, è così intenso che a malapena riesco a sostenerlo, ma lo faccio. Le sue labbra tremolano appena e le sue parole escono fuori stanche, esasperate, quasi un sussurro.
“…di peggio?”
Asra interviene, Si poggia allo schienale della sedia ed intreccia le braccia al petto. Accavalla una gamba sull’altra e sospira profondamente prima di parlare.
“Potenzialmente. Ma per fortuna sembra che siamo arrivati prima dello sciame...”
Gli occhi della contessa si spalancano e si porta una mano sul cuore.
“prima di che cosa?”
“Abbiamo trovato uno sciame di scarafaggi rossi. Gli stessi che tutti credevano ormai svaniti…”
La voce di Asra si fa drasticamente più bassa e le sue parole escono come macigni. Sia io che Nadia ci portiamo una mano sul diaframma, io per via del ricordo ancora fresco di quelle creature disgustose con le loro zampette addosso a me. Ho un brivido che entrambi al tavolo notano. Mi guardano per un momento e Asra mi stringe di nuovo una mano, senza dire nulla. Percepisco soltanto la sua aura rassicurante e tanto basta a farmi stare un po’ meglio. Nadia deglutisce ed inizia a tormentare uno dei suoi gioielli, un ciondolo con smeraldo simile a quello che mi ha donato, che adorna la sua scollatura. Se lo rigira nervosamente tra le dita affusolate.
“Non ho parole… Scarafaggi rossi? Per quanto la loro fama li preceda, non ne ho mai visto uno coi miei occhi…”
Asra si sporge di nuovo verso di lei, poggiandosi ora coi gomiti al tavolo. Io lascio che sia lui a parlare per ora. Cerco piuttosto di scrollarmi di dosso quella sensazione di disagio che mi sta cogliendo, nel sentir parlare di quegli insetti. Tengo la tazza di tè con entrambe le mani e ne bevo qualche sorso ancora.
“Ne vedremo a migliaia presto. Ne abbiamo scovato un intero nido a nord-est da qui. Sono letteralmente schizzati fuori dal terreno finendoci in piena faccia…”
Un altro brivido che mi fa tremare le mani, sono costretta a posare la tazza per non farla cadere.
“…E penso siano diretti verso la città.”
Nadia si porta una mano alla bocca e scuote il capo.
“Oh, giusto cielo... Mille volte peggio di quanto mi aspettassi! Forse dovrei mettervi entrambi in quarantena. Proprio ora che stanno arrivando gli ospiti per la Masquerade… Che cosa possiamo fare per fermare un intero sciame di insetti?”
“Qualcuno ha forse detto sciame di insetti?”
Una voce irritante alle nostre spalle mi fa sussultare. Tutti e tre ci voltiamo verso le scale che dal giardino portano alla veranda e vediamo due figure dall’aspetto decisamente grottesco muoversi frettolosamente verso di noi. Ho già avuto il… piacere, di incontrarli. Vulgora e Volta, due membri dell’entourage del Conte.
Non so se siano più viscidi loro o gli insetti. La loro presenza mi turba al punto da accelerare il battito del mio cuore. Mi irrigidisco ed Asra se ne accorge. Ci scambiamo un’occhiata e lui sembra preoccupato da quel mio cambiamento, ma nessuno di noi due si esprime al riguardo, per ora.
Il Procuratore Volta si affianca a Nadia ed intanto ci scruta col suo unico occhio buono. C’è qualcosa in lei che la fa sembrare quasi un animaletto piuttosto che una donna, ma tra i due è il male minore.
Il Pontefice Vulgora ha stretto nel suo guanto d’arme proprio uno scarafaggio e lo schiaccia, con un suono disgustoso che fa sussultare me, Asra e soprattutto Nadia, che lancia un’occhiata severa all’uomo. Lui non ci fa minimamente caso ed invece sento i suoi occhietti gialli fissi su di me. Mi vedo costretta a distogliere lo sguardo, non ho la minima intenzione di rivolgergli la parola né di dargli attenzione, dopo che mi ha chiamata strega con disprezzo. Con quella sua voce a dir poco irritante, prende a parlare con foga.
“La mia casa è stata infestata da queste creature! Sono arrivate col vento dall’est!”
Rialzo lo sguardo, nel sentire Nadia estremamente turbata.
“Davvero!? Da quanto sono arrivate?”
“Da un’ora più o meno! Ed ecco perché sono arrivato al consiglio prima e furioso!!”
Il rumore metallico del guanto di Vulgora che stringe la mano a pugno mi fa digrignare i denti per il fastidio. Volta prende parola, con una vocina squillante che mi ricorda lo squittio di un ratto.
“Ed io, Contessa, sono arrivata presto ed affamata! Ma cosa vedo qui, i vostri maghi si stanno moltiplicando?”
“Voi siete… il Procuratore Volta? Mi… mi ricordo di voi! Avete un olfatto sottile! Potete fiutare il Morbo!”
Asra si raddrizza, osservando la donnina che nel frattempo si sta leccando le labbra, come se stesse assaporando qualcosa.
“Sì, il profumo di morte incombente mi fa venire l’acquolina in bocca!”
Sono estremamente turbata dal modo in cui questa donna risponde, ma lascio correre come tutti gli altri. Preferisco non entrare proprio nel discorso e tenermi fuori. Meno ho a che fare con questi due, meglio sto.
È Nadia a prendere parola, e nonostante lei stessa non abbia molto in simpatia i due consiglieri, è costretta ad annuire ed a riconoscere l’utilità del singolare dono di Volta.
“Il vostro lavoro è stato essenziale per separare i cibi contaminati da quelli sani, Volta. E Vulgora, il vostro… entusiasmo in campo di battaglia è altrettanto prezioso per tutti noi. Vi chiedo di sfruttare questa vostra dote anche con gli insetti, adesso.”
Un sorrisetto maligno si dipinge sul volto del Pontefice, rendendolo simile ad un fantoccio inquietante, di quelli che escono dalle scatole a molla. Mi fa rabbrividire.
“Ora che me lo dite, contessa, non so nemmeno perché sto perdendo tempo qui quando potrei essere a casa a disintegrare ogni singolo scarafaggio!”
“Ed io dovrei mangiar… oh, ehm, smaltirne i resti!”
Con sollievo sia mio che di Nadia, a quanto pare, i due fanno per avviarsi.
“Splendido, occupatevene immediatamente e tenetemi informata.”
Il mio cuore riprende finalmente a battere in modo normale quando quei due si voltano e prendono a camminare, ma Asra si alza, fermandoli. Mi volto a guardarlo, perplessa, e noto una forte ansia prendere il sopravvento nella sua espressione.
“Volta, aspettate! Prima di andare… Potete fiutare se ci sono tracce del Morbo su di me e Hanan? Vi prego…”
Lei si ferma, ci osserva entrambi con l’unico occhio vivido che brilla come se le stessimo offrendo del cioccolato. Zompetta verso di noi ed inclina il capo da un lato. Asra le offre una mano e lei la prende tra le sue, che sono così sottili da stonare sul suo corpo grassoccio. Ricordano le zampette di un topo. Si spalma letteralmente la mano di Asra in faccia ed annusa il suo palmo aperto. Non ci mette molto per sentenziare.
“Nessuna traccia del Morbo.”
E dunque si volta verso di me. Non ho molta voglia di sentire il viso di quella donna spalmato contro la mia mano, ma Asra mi guarda, cercando di risultare incoraggiante. Mi sento la gola secca, tanto da sentirla bruciare mentre deglutisco, e sono in ansia… ma decido di allungare la mano verso di lei.
Volta mi afferra la mano ed io rabbrividisco per quelle dita ossute che mi toccano. Annusa, sospira, soffia, annusa di nuovo. Il suo naso che sfiora il mio palmo, gli spazi tra le mie dita, la base del mio polso. Poi, dal nulla, starnutisce tanto forte da farmi sobbalzare.
“Sei sudaticcia!”
Rimango inebetita da quel suo commento e sento le guance avvampare per il rossore. Nadia sorride ed assottiglia lo sguardo, scrutando sia me che Asra. In effetti, non abbiamo avuto modo di cambiarci o ripulirci dal viaggio…
“In effetti è vero. Dovreste proprio fare un bagno quando avremo finito qui.”
Non mi sono mai vergognata così tanto in vita mia e perfino Asra è arrossito. Presentarci luridi di fronte alla contessa non era nella mia lista delle cose da fare…
Con un gesto, Nadia saluta e congeda i due consiglieri.
“Volta, Vulgora, vi ringrazio per la disponibilità, attendo aggiornamenti.”
 
Senza nemmeno inchinarsi, i due sgattaiolano via rapidi. Nessuno di noi prende parola fintanto che quei due sono ancora visibili. La contessa intanto ci osserva con il suo solito sguardo sottile, sorseggiando il suo tè. Solo quando i consiglieri si sono dileguati, lei prende la parola.
“Torniamo a noi. Uno sciame di insetti, dunque… Sinceramente, non mi aspettavo che uno dei miei incubi diventasse realtà.”
Io ed Asra torniamo seduti in modo più rilassato. Lui si fa apprensivo, perfino nei riguardi della contessa. Dopotutto, anche se lei non ricorda, so che erano amici una volta. E lui è sempre così, quando tiene a qualcuno. È una delle sue qualità che lo rende così prezioso.
“Hai detto che il tuo sonno era disturbato l’altra notte, Contessa. Per colpa degli incubi?”
Nadia sembra stanca, sconsolata… quasi rassegnata a quell’insonnia che la sta tormentando.
“Esattamente, forse sono causati dallo stress. La Masquerade è solo tra tre giorni, dopotutto. E più si avvicina, più il mio subconscio mi tormenta… Le immagini sono così vivide.”
Io ed Asra ci guardiamo e domandiamo quasi in contemporanea.
“Ricordi cosa accade, quando ti svegli?”
“Pensi di poterceli descrivere?”
La contessa ci osserva. Le sue mani si appoggiano sulle sue gambe e vedo la sua mandibola serrarsi. Deglutisce, prende un profondo respiro e solo allora ci parla. Si lascia anche andare un po’ alla stanchezza facendola trasparire nella sua voce, mentre prima cercava di mascherarla forzatamente.
“Sembra così sciocco a parole. Il posto che sogno non è sempre lo stesso, ma la creatura…”
Di nuovo in contemporanea, io ed Asra sussultiamo e domandiamo
“Creatura?”
Lo sguardo di Nadia si fa curioso alla nostra reazione combinata. Ci osserva per un momento, poi riprende il suo racconto.
“La capra. Bianca, occhi rossi… Deduco dalle vostre facce che vi suona familiare.”
Familiare è dir poco. Credo di essere totalmente sbiancata ed il mio respiro è uscito fuori spezzato. Asra mi osserva, preoccupato, poi torniamo tutti e due a guardare Nadia, che ora parla poco più che sottovoce.
“Nei miei sogni, vaga per il palazzo. Urla, si trascina, graffia le pareti… Era nelle cucine la scorsa notte. Piegato sui resti della cena. Le sue narici fumavano ed aveva la bava alla bocca… era così reale.”
La sicurezza che finora aveva caratterizzato Nadia si incrina e la vediamo rabbrividire per un momento. Si fa più pallida in viso ed anche io, nel ripensare allo spettro… Lei abbassa lo sguardo sulla tazza ormai vuota che riprende tra le mani, sembra confusa, in conflitto con la sua razionalità che tanto le è cara.
“Sciocco, come vi dicevo…”
Quelle sue ultime parole vengono dette col suo solito tono serio, come se lei stessa se ne stesse autoconvincendo. Ma c’è qualcosa di rotto in quel tono, che lo rende meno credibile del solito. Questo mi spinge a cercare un contatto con lei, mi sporgo in avanti allungando una mano verso le sue che ora sono sul tavolo. Non si ritrae e lascia che le mie dita le sfiorino il palmo. Asra sembra quasi sorpreso da quel mio gesto, ma con la coda dell’occhio noto l’ombra di un sorriso curvare le sue labbra.
“Fidati del tuo subconscio.”
Le dico, soltanto, sforzandomi di sembrare calma. Il mio sguardo incrocia il suo ed è come se un lampo le attraversasse la mente in quel momento. Spalanca gli occhi, consapevole e turbata.
“Non vorrai dire…”
“Quello che senti nei tuoi sogni è reale. Tormenta anche me.”
Asra si aggiunge alla nostra conversazione, rimanendo poggiato allo schienale della sedia. Gesticola, mentre parla.
“Quello che hai visto è apparso a tutti noi e credo che in parte sia dovuto alla Masquerade. Nonostante tutti siano eccitati all’idea di festeggiare, nessuno ha dimenticato il passato. I preparativi potrebbero aver risvegliato le energie sopite.”
Nadia si volta verso il portico che da all’interno del palazzo, osservando i corridoi con sguardo preoccupato.
“Ora che mi ci fai pensare, Asra, abbiamo di recente ristrutturato i vecchi alloggi del Conte. Anche questo potrebbe aver… agitato queste energie di cui parli?”
Io ed Asra ci guardiamo ed annuiamo in sincrono. La mia mano è ancora su quella di Nadia e, con mia sorpresa, la sento afferrarmela, come se cercasse in me una sorta di appiglio per via di tutte quelle notizie che vanno al di là della razionalità. Non le nego quella stretta. Asra si sporge un po’, poggiandosi di nuovo coi gomiti sul tavolo.
“Se per te va bene, possiamo purificare la camera. L’intera ala, se necessario, ho con me una mirra abbastanza potente.”
Il sorriso rassicurante di Asra ha effetto su di me quanto su Nadia. Poi, tutti e tre, ci voltiamo di nuovo, catturati da uno starnuto. Una serie di starnuti a dir la verità. Provengono dai cespugli al di sotto della veranda. La vocetta di Vulgora, bisbigliata ma irata come al solito, ci arriva chiara alle orecchie.
“Smettila, stupida!”
“Bleah! Oh, ma quella roba puzza terribilmente!”
Io ed Asra ci guardiamo, senza bisogno di parlare. Mi basta un’occhiata per capire cosa vuole dirmi.
Occhi ed orecchie.
Ricordo le parole che mi ha detto prima, nel giardino, ed ora hanno senso più che mai. Nadia intanto si alza, sporgendosi con sguardo sorpreso.
“Volta! Vulgora! Che c’è, vi siete forse persi nel labirinto?”
Domanda, nascondendo in modo eccellente l’urto nella sua voce con l’ironia ed un sorrisetto affilato.
“NO!”
“Si.”
Vulgora sibila seccato e prende a trascinare Volta su per le scale, senza perdere l’occasione per ringhiare contro i servitori di passaggio. Il povero malcapitato si blocca sul posto, trovandosi il dito del pontefice, coperto dal guanto d’arme, puntato contro.
“TU! Prepara i miei alloggi! Sarò di ritorno per la Masquerade!”
Una voce familiare alle nostre spalle mi fa voltare. Vedo la figuretta di Portia avanzare verso il servitore bersagliato e prendere le sue difese.
“Wow, quanto impeto. Me ne occupo io, ora lasciate stare questo poverino… Oh! Milady! Già in piedi a quest’ora? E vedo che i maghi sono di ritorno!”
Il Servitore si defila e Portia smette di dar corda ai due consiglieri, avvicinandosi invece al nostro tavolo. Ricambio il suo sorriso e la saluto con un cenno della mano.
“Portia, buon giorno. Abbiamo molto da preparare, in effetti.”
La contessa parla alla sua prediletta con una dolcezza incredibile. Fa per alzarsi ma Asra la precede.
“Contessa, aspetta!”
Lei si blocca, osservando Asra con estrema curiosità, ed anche io in effetti… lui le si avvicina, intanto.
“Dimmi, Asra.”
“Ci sono un paio di cose che andrebbero preparate per purificare gli alloggi.”
E detto questo, si avvicina all’orecchio di Nadia per sussurrarle qualcosa. Lei non si discosta e si abbassa anche un po’ per facilitarlo, perché Asra è decisamente bassino. Mentre lui parla, lei prima assottiglia lo sguardo, poi lo spalanca, poi, finito di ascoltare, gli rivolge un’occhiata confusa. Eppure, sembra divertita ed un sorrisetto complice le appare sulle labbra carnose.
“Molto interessante. Penso si possa fare.”
Ora sono estremamente curiosa e cerco lo sguardo di Asra. Per ora non mi dice nulla, mi rivolge solo il suo sorrisetto criptico da volpe. Ci alziamo dal tavolo e seguiamo Nadia e Portia oltre il portico, all’interno del palazzo.
 
Percorriamo il corridoio per qualche metro e sono costretta a battere le palpebre più volte per adattare gli occhi al cambio di luce, perché il sole è piuttosto forte all’esterno. Asra mi prende di nuovo la mano e seguiamo la contessa e la sua ancella finché non si fermano.
“Oh, Portia, vorresti gentilmente preparare un bagno per i nostri ospiti?”
Si volta verso di noi con un sorriso sincero.
“Il mio è il migliore di tutto il palazzo, siete liberi di utilizzarlo… entrambi.”
Dice assottigliando lo sguardo sulle nostre mani giunte ed un sorrisetto complice le compare in viso. Ho le guance bollenti per quanto sono rosse in questo momento. Abbasso lo sguardo e mi mordicchio le labbra. Sento Asra stringere di più la mia mano.
Portia sembra altrettanto divertita e si sfrega le mani.
“Quale onore, ragazzi! La vasca privata della contessa!”
E devo ammettere che l’idea di farmi un bel bagno caldo ora è davvero allettante. Sento i miei muscoli fremere all’idea ed anche quelli di Asra, che ora mi avvolge un braccio intorno alle spalle, stringendomi un po’ di più a sé. È a Portia che si rivolge però, col suo sorriso da malandrino che la rossa ricambia.
“Direi che è perfetto! Ne siamo lusingati…”
E quindi si volta verso di me, con Portia che ci guarda divertita e con un sorrisetto che sembra una perfetta C.
“…Che dici, andiamo insieme o vuoi fare da sola?”
La voce di Asra è così calda, invitante e provocatoria che mi fa sospirare e perdo un battito. Lui soffia una risatina ed anche Portia e la contessa se la ridono sotto i baffi.
Mi muovo, tra le sue braccia, per mettermi frontale rispetto a lui e poggio le mani sul suo petto. Afferro la sua sciarpa aggrappandomici con le dita e cerco il suo sguardo.
“Che domande…”
Gli dico, cercando di sembrare provocatoria quanto lui ma dubito di esserci riuscita.
Nadia, con un sorrisetto complice, si porta una mano all’altezza del cuore e commenta con voce più dolce rispetto al solito.
“Adorabili.”
Asra la sbircia e le sorride, con la stessa espressione divertita.
“Siamo assolutamente adorabili, contessa! E usciremo dalla vasca profumati ed impeccabili, promesso!”
Nel sentire il modo spavaldo con cu parla, mi sento di nuovo avvampare per il rossore fino alla punta delle orecchie e nascondo il viso contro lo scialle che lui indossa.
“Asra…”
Nadia accenna una risata pacata ma sinceramente divertita, che in qualche modo scaccia via parte del mio imbarazzo in quel momento.
“Non ho dubbi sul fatto che sarete impeccabili. Ora vi lascio, ci rivedremo dopo per il vostro rituale.”
Tutti e tre rivolgiamo un lieve inchino a Nadia, ma mentre lei va via noto Asra che la saluta anche sventolando la mano. Sia io che Portia lo osserviamo, incuriosite e divertite e finiamo per metterci a ridere come due ragazzine. Lui ci guarda, con aria dispettosa, ma altrettanto divertita.
“Venite, vi accompagno ai bagni della contessa!”
Percorriamo i corridoi in direzione opposta rispetto a quella presa da Nadia ma non dobbiamo fare molta strada per arrivare. Non è nemmeno troppo lontano dalla stanza che mi è stata data. Portia ci fa attendere qualche istante all’esterno, il tempo di preparare il bagno per noi e dunque ci lascia campo libero, congedandosi con poche parole.
“Prendetevi il tempo che vi serve, ragazzi! Lasciate pure i vestiti all’ingresso, ci penserà poi la servitù a prenderli e lavarli”
Ci invita dunque ad entrare e richiude la porta alle nostre spalle.
 
Siamo di nuovo soli, io ed Asra. In un bagno lussurioso e profumato che aspetta solo noi. Mi guardo intorno un momento. La luce calda del mattino fa brillare l’acqua bollente ed una cortina di vapore aleggia in tutta la stanza. Un forte profumo balsamico mi stuzzica ed inspiro profondamente, beandomi di quella fragranza invitante. I miei occhi vengono catturati dal grande specchio ed è lì che mi dirigo, intanto che Asra inizia a togliersi le varie sciarpe che è solito indossare. Mi guardo, osservando il mio aspetto e lo stato pietoso in cui si trovano la mia veste ed i miei capelli e non riesco a fare a meno di scoppiare a ridere. Asra mi raggiunge, con indosso solo un telo avvolto attorno alla vita. Sento le sue mani sulle mie spalle e la sua voce direttamente sulla mia pelle, mentre mi bisbiglia all’orecchio.
“Cosa c’è di così divertente, mh?”
Mi volto, piano, cercando il suo sguardo.
“C’è che ho il viso tutto sporco di fango e non me l’hai detto!”
Gli parlo come se volessi rimproverarlo ma il sorriso radioso che mi compare sulle labbra mi tradisce. Gli punto l’indice sul petto e picchietto la punta sul suo sterno. Lui arrossisce di colpo e questo non fa altro che farmi sorridere ancora di più. I miei occhi che cercano i suoi, perché non ne ho mai abbastanza. Mi fermo con entrambe le mani aperte sui suoi pettorali. Lui mi stringe a sé, intanto.
“Non faccio caso a certe cose, quando vedo il tuo viso!”
Si china un po’, siamo ad un soffio l’uno dall’altra e la punta del mio naso sfiora quella del suo.
“Oh, davvero? E cosa vedi allora?”
Lui si discosta un po’ da me e mi aggira, io mi lascio guidare e torno frontale allo specchio. Asra avvolge le sue mani attorno ai miei fianchi e appoggia il mento nell’incavo tra la mia spalla ed il collo. Ammira il nostro abbraccio riflesso nello specchio e mi regala un bacio sulla tempia.
“Allora… Cosa vedo? Vedo queste labbra, che mi ipnotizzano ogni volta. Sono rapito da ogni singola parola che pronunciano…”
E nel farlo, mi sfiora la bocca con le dita. Io le bacio, ogni volta che vi si posano. Intanto lo guardo attraverso lo specchio, stando al suo gioco. Stringe di più la presa sui miei fianchi e ricambia il mio sguardo attraverso il riflesso.
“… Ma ciò che davvero è irresistibile sono questi occhi. Quando li guardo il resto del mondo perde di significato e nient’altro ha importanza.”
Ed a quel punto mi aggira di nuovo, rapido, cerca le mie labbra e mi bacia con un impeto tale da lasciarmi senza respiro. Quel bacio è come una conferma di tutto ciò che mi ha appena detto e mi perdo sulle sue labbra, con un mormorio di piacere che riecheggia nella mia gola. Le sue mani mi sfiorano le braccia, risalgono sul mio collo ed una si posa dietro la mia nuca, con le dita intrecciate ai capelli. Fa pressione, per far sì che i nostri corpi aderiscano ancora di più. Io mi avvinghio letteralmente a lui, lo cerco, non voglio che quel bacio finisca. È la stessa, meravigliosa sensazione che ho provato nel reame del Mago. Quella sensazione inconfondibile che solo lui può darmi.
Ci separiamo solo quando entrambi abbiamo bisogno di respirare. I miei occhi persi nei suoi, ci cerchiamo a vicenda e sento le sue mani poggiarsi sulle mie guance. I pollici che sfiorano i miei zigomi e le nostre fronti che si toccano. Ride, soffiando dalle narici, ed io appresso a lui.
“Hai davvero la faccia sporca di fango!”
“Scemo…”
Lo spingo via scherzosamente e non faccio altro che farlo sghignazzare ancora di più. Le sue mani intanto prendono a slacciare i nastri che tengono su la mia veste. Lo lascio fare e ben presto il mio vestito è a terra ed i miei sandali sono lì di fianco. Totalmente nuda, di fronte a lui, non provo vergogna. I suoi occhi indugiano per un momento sulle mie forme esili ma non provo fastidio. Mi sento voluta ed amata. E dopotutto, anche io non riesco a non ammirare il suo corpo magro e scolpito ora che si è liberato anche del telo che lo avvolge. Sebbene non sia alto o muscoloso, il suo corpo è armonioso e tonico. La sua pelle così dorata lo rende meraviglioso ai miei occhi.
“Beh, entriamo?”

Mi precede, entrando nella vasca e aiutandomi ad entrare senza scivolare. Nel momento in cui l’acqua bollente e profumata tocca la mia pelle, un brivido piacevole mi percorre per intero e mi immergo subito chiudendo gli occhi e sospirando. Lo stesso fa anche lui, raggiungendomi immediatamente. Sento il movimento dell’acqua che spinge appena il mio corpo mentre Asra mi si accosta e riapro gli occhi, cercando i suoi. Mi sorride ed inspira il profumo dei Sali da bagno che Portia ha preparato per noi.
“Ahhh, ora sì che ragioniamo. Vieni qui, dai, che ti tolgo il fango dal viso…”
Mi prende per mano e mi trascina con sé verso il bordo della vasca, dove sono presenti delle sedute di marmo. Si accomoda e allarga le braccia in modo invitante con il suo sorriso malandrino e malizioso che fa capolino sulle sue labbra. Lo assecondo e mi accoccolo in braccio a lui, col capo poggiato alla sua spalla. Lui si bagna la mano ed inizia a carezzarmi il viso, lavando via lo sporco dalla mia pelle. Il suo tocco è squisitamente gentile, rilassante. Mi farei viziare così da lui tutto il giorno… Mi metto più comoda contro il suo corpo, che ormai comincio a conoscere in maniera più intima, anche quando ci stiamo scambiando solo una coccola, come ora. Socchiudo gli occhi e poso una mano sul suo petto all’altezza del cuore. Sento il suo braccio avvolgermi e sostenermi contro di lui, mentre l’altra mano ancora mi carezza il viso. Il calore dell’acqua che ci bagna la pelle poi è così piacevole che potrei addormentarmi così, ora. Mi sento protetta, amata ed in pace. Sotto la mia mano, il suo petto ha un sussulto, una risata leggera e sento le sue labbra posarsi sui miei capelli bagnati.
“Comoda, signorina?”
Mormoro e annuisco, mi faccio così piccola che potrebbe tranquillamente avvolgermi con un braccio solo. La sua mano sfiora ancora il mio viso ed al suo tocco segue un bacio. Mi bacia le labbra, la punta del naso, le guance… Mi bacia le palpebre chiuse e poi la fronte, su cui si sofferma. Io socchiudo gli occhi, godendomi quelle piccole attenzioni. Mi incanto intanto ad osservare i riflessi aranciati del sole mattutino che disegnano il contorno del profilo di Asra. Prezioso come un gioiello, ecco com’è lui ai miei occhi. Bello e puro, baciato dal Sole stesso. Sollevo lo sguardo e trovo il suo, che mi cerca, mi mangia con gli occhi.
“Grazie…”
Gli sussurro a fior di labbra e lui, ridacchiando mi risponde.
“A tua disposizione!”
E ancora sento il suo petto muoversi sotto il palmo della mia mano. Percepisco il battito forte del suo cuore.
Lentamente, scivolo via dal suo abbraccio immergendomi completamente nell’acqua per un momento. Risalgo in superficie e scosto i capelli. Mi sento davvero rinata, ora che sono pulita e ristorata, ma non ho alcuna intenzione di uscire adesso. Non prima di aver ricambiato qualche coccola almeno. Asra mi guarda, incuriosito, mentre frugo tra le boccette di vetro posate sul bordo della vasca.
Mi metto a curiosare, apro i tappi ed annuso, finché non trovo uno dei saponi che ha il profumo che più mi aggrada. Quello che penso si addica di più ad Asra, soprattutto.
Mi avvicino di nuovo e mi siedo sul bordo della vasca, col venticello estivo che entra dalle grandi finestre e mi solletica la pelle. Mi fa venire la pelle d’oca ma mi piace immensamente. Asra è ancora immerso fino alle spalle e mi guarda, in attesa. Io picchietto con la mano sulle mie cosce a volerlo invitare ad appoggiarsi.
“Vieni qui, ti lavo i capelli…”
Lo so bene quanto gli piacciano i grattini sul capo. Sembra quasi un micetto, quando gli carezzo i capelli.
I suoi occhi si illuminano ed un sorrisone da bambino appare sul suo viso!
“Ohhh! Va bene! Un momento!”
Prende un bel respiro e va giù, sparendo per un momento sott’acqua. Riemerge coi capelli gocciolanti ed i boccoli perlacei attaccati sul collo e sulla fronte. Si accomoda con la testa all’indietro poggiata sulle mie cosce ed io intanto intreccio le gambe sul suo petto. Se si alzasse adesso, mi prenderebbe facilmente in spalla, praticamente. Prendo a scostargli le ciocche chiare dal viso e lui chiude gli occhi, godendosi quella coccola. Verso parte del contenuto della boccetta sulla mia mano ed inizio a massaggiargli le tempie. Mi muovo lentamente, intreccio le mie dita ai suoi ricci e li districo con delicatezza. Lo sento sospirare e le sue labbra si piegano in un sorriso compiaciuto.
“Mmm… profuma tantissimo…”
Bisbiglia quasi si stesse addormentando mentre gli carezzo la nuca e la base del collo. Continuo per un bel po’ a donargli quelle attenzioni e quel massaggio leggero che lui sembra apprezzare parecchio. Lo sento mormorare come un gattino che fa le fusa ed intanto si sta creando una schiuma candida che in parte gli finisce sulla fronte. Mi bagno le mani e la lavo via, evitando così che gli vada negli occhi. Accarezzo le sue palpebre chiuse e le sue ciglia lunghe e bianchissime. Devo avergli fatto il solletico, perché vedo il suo naso arricciarsi e poi lui prende a ridere. Una risata limpida, genuina e da bambino, che mi fa battere forte il cuore. Le mie mani ora sono ferme sulle sue guance e mi sporgo verso di lui, così da vedere il suo viso. Attendo che sia lui ad aprire gli occhi, ora che non gli sto più facendo i grattini.
“Uffa, già finito?”
Mi piace da morire quando ha questo tono da bimbo, mi scioglie letteralmente. Gli soffio un bacio sulla punta del naso e annuisco.
“Non vorrei viziarti troppo, poi…”
Di nuovo quel sorrisetto dispettoso sul suo viso, prima di scivolare di nuovo nell’acqua e lavare via il resto della schiuma rimasta tra i suoi capelli. Intanto rientro anche io nella vasca, godendomi ancora per un po’ il tepore dell’acqua calda sulla pelle. Lui intanto riemerge, proprio di fronte a me mentre mi sto sciacquando le spalle ed i capelli e mi avvolge di colpo in un abbraccio. Mi preme contro il proprio petto e mi bacia le tempie, lasciandomi ancora una volta senza parole e senza respiro.
“Ti avviso, potrei decidere di farla diventare un’abitudine!”
Soffio una risata divertita ed inspiro il suo profumo, premendo la guancia contro il suo petto. Lui mi solleva letteralmente, avvolgendo le sue braccia attorno ai fianchi e mi porta di nuovo seduta sul bordo della vasca. Io sussulto, non aspettandomi tutto quell’impeto da parte sua. Mi ritrovo letteralmente stesa al bordo della vasca ed un’ondata d’acqua calda mi carezza la pelle quando lui si tira su e finisce per sovrastarmi col suo corpo. Lo guardo per un po’, probabilmente inebetita da quella sua intraprendenza. I suoi riccioli bianchi sono ancor più luminosi ora che sono bagnati e che i raggi del sole li colpiscono in pieno. Mi perdo a sbirciare il suo profilo lucido per via dell’acqua e alcune goccioline cadono dalle punte dei suoi capelli finendo su di me. Ho il cuore a mille ed il respiro veloce. Lui si china e mi ruba un bacio dapprima delicato, poi più insistente. Cerca le mie labbra, la mia lingua, è affamato e lo sono anche io…
Si distoglie solo un momento e mi osserva ancora, sembra compiaciuto da quello che vede e la cosa mi fa arrossire vistosamente.
“Risplendi come una goccia di rugiada, sai?”
Sono decisamente arrossita e lui si china su di me ancora una volta, però ora mi bacia il collo con insistenza. Il mio corpo freme ed inspiro il profumo meraviglioso che emana la sua pelle. Mi lascio sfuggire una risata divertita.
“Wow, profumiamo tantissimo!”
Cerca il mio sguardo di nuovo ed assottiglia il suo con quell’espressione maliziosa che si ritrova.
“Sì, in modo delizioso! Mi stai… facendo venire fame.”
Ricambio quella sua occhiata e con le dita mi metto a giocherellare coi suoi riccioli.
“Mmm… beh, più avanti c’è la mia stanza, sai? E c’è un letto enorme e pieno di cuscini morbidi… è l’ideale.”
“Non me lo faccio ripetere due volte!”
SI tira su con uno scatto che mai mi sarei aspettata da qualcuno pigro come lui! Mi aiuta a mettermi in piedi senza scivolare.
Tutto quello che ci viene in mente di fare in quel momento è avvolgerci nei teli per coprire il necessario. Lui stesso mi copre e nel farlo mi bacia ancora una volta sulla guancia.
 
Sgattaioliamo fuori dal bagno, mano nella mano ed ancora completamente grondanti d’acqua, come due bambini che se la ridono per una marachella. Ci lasciamo dietro anche una scia di impronte e gocce d’acqua fino alla mia camera. Fortuna che è abbastanza vicina, non dobbiamo percorrere molta strada e svoltiamo solo una volta nel corridoio. Ci fermiamo davanti alla porta e mi affretto ad aprirla, così da poterci intrufolare all’interno. Richiudo la porta e nel frattempo vedo Asra che si è letteralmente lanciato sul letto. Il telo che prima lo avvolgeva e lo copriva, è ora a terra e lui è nudo sui cuscini. Si tiene su puntellando i gomiti sul materasso ed osserva gli abiti che Nadia ci ha fatto preparare.
“Woah, non ha perso tempo… Meglio così!”
Commenta ed io li osservo mentre mi dirigo sul letto con lui. Sono degli abiti estivi, comodi, dai tessuti svolazzanti. Quello per Asra è trasparente su tutto il busto. Lo vedo arrossire.
“Non è esattamente quello che avevo pensato per il rituale, ma andrà bene lo stesso… Adesso però tu vieni qui!”
Mi dice tornando steso sui cuscini ed osservandomi, mentre faccio cadere anche io il telo a terra. Lo sento sospirare e mi volto a cercare la sua espressione. È adorante ed io arrossisco ancora una volta. Mi avvicino al letto e mi stendo accanto a lui.
“Sei così bella da mozzare il fiato…”
Mi sussurra, mentre inizia a sovrastarmi col suo corpo. Mi carezza il viso ed i capelli, ancora bagnati, e scende sulle mie spalle. Io avvolgo le mie braccia attorno al suo collo.
“E sono curioso di sapere se gli abiti che ha scelto Nadia per te riusciranno a renderti giustizia… Ma non ne dubito.”
Mi bacia il collo, intensamente. Mi prende la pelle tra le labbra e mi fa sospirare di piacere. Le sue mani che vagano sul mio corpo ancora umido e lo esplorano. E così fanno le mie, che percorrono la sua schiena e scendono, percorrendo le forme del suo corpo. Lo sento sospirare, ma noto un piccolo cenno di preoccupazione nel suo sguardo. Forse lui sta cercando di farlo passare inosservato ma non ci riesce. Gli stampo un bacio sulle labbra e gli chiedo, in un sussurro.
“Cosa c’è?”
Lui si solleva, quanto basta per potermi osservare completamente. Lo sento sospirare e gli carezzo il viso.
“No, nulla… è solo che, beh… Per un momento ho quasi temuto che lui potesse essere qui in questa stanza, a spiarci. Che la sua sia ben più che una presenza residua all’interno del palazzo.”
Rabbrividisco, al solo pensiero e Asra subito mi stringe di più, mentre continua a parlare.
“Ma non c’è nessuno qui. Tranquilla… Non in questa stanza almeno. Qui siamo soli. Dopo ho tutta l’intenzione di scovarlo. Perché lo so che si sta nascondendo tra queste mura… Come l’ho mostrato a te, sulle colline, anche Nadia deve vedere lo spettro. Ma ci penseremo dopo, durante il rituale… Ora siamo soli, io e te e non mi farò rovinare il momento da quella cosa!”
Mi bacia, percepisco le sue carezze di nuovo e sento sulla pelle la familiare sensazione di pizzicore data dalla sua magia che si lega alla mia. Mi infonde calma, pace, e la preoccupazione che per un momento mi aveva presa svanisce come se nulla fosse. In quel momento ci siamo solo io e lui nella stanza. Solo il suo corpo premuto contro il mio ed i nostri respiri che si legano in quel bacio voglioso.
Le mie gambe si uniscono attorno ai suoi fianchi e le mie dita si intrecciano ad i suoi capelli. Ho fame di lui, non voglio separarmene, lo cerco con insistenza e assaporo le sue labbra come se fossero l’unica cosa che mi serve per vivere, adesso.
Lo sento di nuovo dentro di me, ci muoviamo ancora una volta all’unisono, i nostri corpi ne formano uno solo. Pronuncio il suo nome sulle sue labbra e lui stringe la presa su di me, mi bacia con ancor più voglia se possibile e sento il suo corpo fremere contro il mio.
Poi, come se ci stessero gettando addosso una secchiata d’acqua fredda, sentiamo bussare alla porta. Quello è l’unico preavviso che ci viene dato, perché poco dopo sentiamo anche la maniglia abbassarsi e la porta aprirsi.
In meno di un secondo lui si è staccato da me, rosso in viso come non lo avevo mai visto prima ed io non penso di essere da meno. Mi affretto a coprirmi col lenzuolo, mentre Asra si piazza un grosso cuscino a coprire… beh il necessario.
Non abbiamo tempo di fare molto altro che Portia si mostra a noi con tutta la calma del mondo.
“Scusatemi, siete qui? Ho viso le impronte sul pavimento e… Oh oh!”
Si blocca sulla porta e ci fissa, con le mani giunte ed un sorriso estremamente divertito sulle labbra. Alterna lo sguardo tra me e Asra con grande interesse.
“Ho interrotto qualcosa, per caso? Volevo solo dirvi che gli alloggi del Conte sono stati sistemati con le vostre curiose specifiche e quindi… beh, quando volete! Non vi chiedo a cosa servirà tutto quel cibo, basta che non sprecate l’Oca Dorata, quel vino costa un occhio della testa!”
Portia continua a parlare come se non fossimo completamente nudi di fronte a lei ed anzi continua a lanciarci occhiatine interessate. Mi farebbe quasi ridere, la situazione, se non fossi nel più totale imbarazzo. Asra invece è un po’ più spigliato di me, questo è chiaro, e finisce col ridere davvero.
“Non lo sprecheremo, promesso!”
“Ottimo! Su, forza allora, vestitevi che c’è molto da fare! Potrete giocare dopo!”
“Portia!!!”
E detto questo, seguita dal nostro coro imbarazzato esce dalla stanza per lasciarci vestire in pace.
 

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