Eros

di FreeMara
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Eros ***
Capitolo 2: *** πρόλογος - L'inizio ***
Capitolo 3: *** πρώτο επεισόδιο - Primo episodio ***



Capitolo 1
*** Eros ***


Eros
Non un giovane tenero e bello
Dai dorati riccioli
Bensì un ragazzo duro e impolverato
Non figlio di Afrodite
Ma umile seguace
Incapace di raggiungere tale bellezza
Ma ammiratore per natura
Per le strade
E davanti alle porte
Invisibile a molti
Osserva e cerca una preda
Terribile cacciatore
Amatore di amore
E mai ricambiato
Per tutta la vita prosegue
Scalzo
Filosofando ed elemosinando
Figlio di ingegno e povertà
Designato da tutti come
Il più bello degli dei
Nient'altro che
Il più solo dei demoni.

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Capitolo 2
*** πρόλογος - L'inizio ***


Allora potremmo chiederci, chi mai ha potuto scambiare un demone per un dio? O fu questa una semplice beffa ai danni del giovane?
Non era turpe, badate bene. Non lasciatevi ingannare da tali concetti moderni.
Il suo capo non era adorno di riccioli dorati, la sua chioma ricordava più la steppa bruciata che il puro grano.
Non aveva certo gli occhi limpidi del cielo diurno, ma piuttosto di una cupa notte. E le ali di un angelo?  Mai qualcuno avrebbe potuto osservare delle leggiadre piume spuntare dalla sua schiena, dura e scheletrica.
“Divino” dunque non era adatto a descrivere Eros, che tuttavia differiva dalle creature infernali ed era ben superiore ai patetici mortali.
I mortali tra i quali era costretto a vivere. Presso cui era solito elemosinare un tozzo di pane. Vittime dei suoi intrighi.
Era potente, sappiate questo, degno di essere seguace di Afrodite primordiale, ma non raggiunse mai la vetta dell’Olimpo.

E dunque, chi mai lo scambiò per un dio?
Una mortale, ovviamente.

Vi avverto, cari lettori, che questa non sarà una storia d’amore.
L’amore non ama. E come potrebbe qualcuno amare l’amore?
Provate pure a dare una risposta a questa domanda e non troverete altro che frasi incomplete e pensieri ben più alti della semplice filosofia.
Provate pure. Ma non riuscirete a cambiare la storia: io non narro storie d’amore.
Non parlo di giovani amanti. Non scrivo poesie amorose.
Questa, cari lettori, è una storia triste e patetica, secondo il più antico dei suoi significati.
Una storia su un inganno crudele.
E senza alcun lieto fine.

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Capitolo 3
*** πρώτο επεισόδιο - Primo episodio ***


La storia che sto per raccontarvi, cari lettori, potrà sembrarvi incredibile. Falsa, addirittura.
So bene che non posso costringervi a credere ciò vi dirò.
Ma, appena avrò terminato il mio racconto, guardatevi intorno.
E pensate.
E chiedetevi se, dopotutto, non riusciate a vedere, nella realtà che vi circonda, l’autenticità delle mie parole.
 
Tutto ebbe inizio quando ancora poche lune erano passate su questa terra.
Se volete che io sia più preciso, potrei dirvi che quel preciso momento, quello in cui tutto cambiò per sempre, avvenne in un’anonima città dove la gente passeggiava sotto i caldi raggi del sole estivo.
Tutti, ovviamente, tranne lui.
Lui preferiva restare in un angolo, sotto ad un porticato, all’ombra e lontano dalla folla.
Nascondersi non gli era necessario, badate bene. Nessun umano era capace di notarlo se non fosse stato lui a decidere il contrario.
Ma era in questi momenti che si concentrava, scrutava la folla e aspettava.
Cosa?- vi starete chiedendo.
Ma è più che evidente: la prossima preda.
L’arco già pronto nella sua smunta mano, la faretra piena di infallibili frecce.
Spesso si chiedeva perché dovesse fare una cosa del genere. Perché proprio lui.
Benché si sforzasse, non riusciva a ricordare perché lo facesse, e specialmente chi glielo avesse ordinato.
Era sempre stato così, fin dal principio. Ma perché?
Che fosse una crudele punizione? O un modo subdolo per insegnargli qualcosa?
Cosa?
Cosa mai avrebbe potuto imparare? Di certo non ad amare gli umani, quello era impossibile.
Perfino gli dei disprezzavano gli umani: li definivano creature infide, avare, incapaci di amare qualcuno se non dopo essere stati colpiti da una freccia di Eros.
Ma tutto ciò non era senza scopo, non dimenticate, esisteva ovviamente un obiettivo finale: la procreazione, mantenere la razza in vita affinché potesse sostenere gli dei.
Senza di lui, tutti sarebbero morti: mortali e immortali.
Ma dopo, cosa sarebbe successo? Sarebbe stato finalmente libero da un compito così ingrato?
Una cosa sola gli era certa: “Gli umani non amano. Non ne sono capaci e mai lo saranno. Si odiano, litigano e si uccidono a vicenda. Allora perché dovrei aiutarli? Perché dov-“
Siamo giunti, miei cari lettori, al momento in cui tutto cambiò per sempre. Al preciso istante in cui, potremmo dire, la storia dell’umanità così come la conoscete ebbe inizio.
Non lamentatevi, ora, della brusca interruzione ma al contrario cercate di apprezzare la mia assoluta fedeltà alla storia così com’è realmente stata nel suo succedersi degli eventi.
Posso, dunque, riprendere il mio racconto senza ulteriori indugi.
 
“Gli umani non amano, non mostrano emozioni se non odio e disprezzo. Solo io sono capace di farli amare. Solo io decido chi devono amare.
Allora perché lei sta sorridendo? Perché mostra gentilezza per una persona qualunque? Nessuna delle mie frecce l’ha mai toccata.
Non è una dea né una ninfa o un demone. E’ umana e come tutti gli altri non dovrebbe sorridere. Non dovrebbe amare. Allora perché succede?
E’ completamente sbagliato! Solo io ho questo potere!

Tutti la odiano. E’ evidente.
Ma lei no.
Tutti la disprezzano. E’ naturale.
Ma lei no.
Lei è diversa.
Perché?
Dovrebbe odiare, disprezzare, insultare tutti, tranne la persona che io sceglierò debba amare.
Perché lei no?”

Una mortale che riusciva ad amare le persone senza essere stata colpita dalla freccia di Eros era inaudito.
Era inaccettabile.
Era semplicemente sbagliato. Contro natura.
Un tale orrore non doveva esistere ed era compito suo sbarazzarsene al più presto.
Ma in che modo, si chiedeva.  “Cosa potrei far-?“ 


-C’è qualcuno lì?
 


Nessun mortale, badate, era mai stato capace di rivolgergli parola.
Nessuno l’aveva mai notato.
Nessuno l’aveva mai toccato.
Contro il suo volere.
Ora una mortale gli aveva rivolto parola.
Una mortale l’aveva notato.
Una mortale l’aveva toccato, delicatamente sulla spalla.
Contro il suo volere.

Ma non l’aveva visto, poiché ciò le era impossibile.
Gli occhi scuri del demone si riflettevano in quelli vitrei della mortale.
 

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