The Missing Part

di Willow99
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 -Sei Carina- ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 -Liam- ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 - Sè vuoi - ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 -Come mai?- ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 -La parte mancante- ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 -Ti piace?- ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 -Te iubesc- ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 -E lui che ha detto?- ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 -Nathan- ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 -Mi piaci- ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 -Di far cosa?- ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 -Troppo tardi- ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13 -Ma anche no- ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14 -Cioè?- ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15 -Va bene- ***
Capitolo 17: *** Capitolo 16 -Ancora?- ***
Capitolo 18: *** Capitolo 17 -Lascialo in pace- ***
Capitolo 19: *** Capitolo 18 -Oops- ***
Capitolo 20: *** Capitolo 19 -Non mentire.- ***
Capitolo 21: *** Capitolo 20 -E' troppo presto- ***
Capitolo 22: *** Capitolo 21 -Oh wow- ***
Capitolo 23: *** Capitolo 22 -Non tornerò più- ***
Capitolo 24: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo

«Shiver muoviti!» Esclamò Nathan, mentre correva.
«Aspettami!» Urlai, mentre cercavo invano di restare al suo passo.
«Muovi quel tuo culo flaccido.» Urlò di rimando.
«CORNUTO!» Urlai più forte.

Nathan iniziò a ridere, ma questo non gli impedì di correre più veloce. Stavamo in spiaggia, e lui di punto in bianco aveva avuto la brillante idea di fare un gara di corsa. Cosa che per lui non era affatto difficile, perché aveva delle gambe chilometriche e praticava dello sport; ovvero palla a volo. 

Alla fine mi arresi all'idea di poter vincere, così mi gettai di schiena sulla sabbia tiepida, e respirare a pieni polmoni. Mannaggia a me che continuavo a dargli retta, dovevo imparare a dirgli ogni tanto un secco 'no'. 

Nathan era il mio migliore amico da sempre, eravamo praticamente cresciuti insieme. Avevamo frequentato le stesse scuole e passavamo interi pomeriggi nella compagnia dell'altro, eravamo inseparabili.

Nathan era un bellissimo ragazzo, davvero; era di una bellezza unica: rara oserei dire. Era altissimo, non era proprio magro-magro, aveva un pochino di pancia che io trovavo adorabile. Aveva i capelli corti castano scuro e gli occhi del medesimo colore.

Ora riderete di me, lo so già! Aveva delle piccole, paffute, morbide e tenere orecchie. Ve lo giuro, mi feci fare anche una foto, ahaha! Per non parlare del sopra-dente che aveva, era magnifico! Ed era la perfezione quando indossava gli occhiali da vista, devo anche dire che mi faceva impazzire quando aveva la barba in viso... in poche parole: era il TOP!

All'inizio gli volevo un mondo di bene, ma pian piano, mentre passavo gli anni; mentre crescevamo avevo capito che lo amavo follemente: nel modo più sincero al mondo. Lo amavo così tanto da non capirci nulla, in sua compagnia perdevo la cognizione del tempo. Mi perdevo spesso e volentieri nei suoi occhi e ogni scusa era buona per sfiorargli la pelle candida. 

«We, a chi stai pensando?» Mi chiese Nathan, sedendosi accanto a me... alla fine mi aveva raggiunta. 
«A nessuno.» Mentii
«Bugiarda!» Mi accusò.
«NON E' VERO!» Squittii.
«HA! Lo sapevo!» Esclamò.
«Cazzo.» Sbuffai.
«Tesò, ti conosco come le mie tasche.» Disse, con naturalezza.
«...» Mi imbarazzai quando mi chiamò 'tesò'. 
«Allora, me lo vuoi dire?» Mi chiese dolcemente.
«Stavo pensando a te.» Confessai.
«Daiiii... sii seria!» Esclamò.

“Sono seria!” Pensai.

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 -Sei Carina- ***


Capitolo 1                                                                                            Sei Carina

La sveglia suonò alle sei e mezza ed io mi svegliai di buon umore. Mi alzai dal letto e andai di corsa al bagno per fare la pipì. Decisi di lavarmi più tardi perché avevo un bel pò di pulizie da fare, e sicuramente avrei sudato parecchio. 

Partii dalla cucina, ovvero nel lavare i piatti, che erano parecchi... bè, in casa eravamo in cinque: mio padre, mia madre, io e le mie sue sorelle: Annabelle e Valery. Eravamo una bella famiglia, un pò troppo rumorosa ma vabbè. 

Indovinate? In casa c'ero solo io, perché i miei genitori erano in viaggio per le Nozze D'argento, Annabelle era con il suo ragazzo Max in vacanza a Ibiza, mentre Valery era in gita con la scuola; non ricordo dove di preciso.

Ora vi chiederete perché ci fossero tanti piatti nel lavello da lavare, ebbene, accanto alla mia porta abitava Nathan con i suoi fratelli. Ed avevano deciso di farmi compagnia nell'ora di pranzo e cene, solo che quando si trattava di pulire sparivano tutti. CORNUTI!

Finii di lavare i piatti ed iniziai a pulire il piano cottura, il tavolo e i mobili. In quel preciso momento suonò il campanello, andai ad aprire e mi trovai Nathan ancora in pigiama; rigorosamente della Juventus. Lo feci entrare e lui si mise sul divano a vedere la televisione.

«Buongiorno eh.» Dissi, dandogli le spalle.
«Buon-» Sbadigliò in modo pensante.
«Sesè... notte in bianco?» Chiesi.
«No... oggi non mi va di fare niente.» Rispose.
«Pigrone!» Esclamai.
«Questo non è affatto vero!» Urlò indignato.
«Tu dici?» Chiesi scettica.
«Dico dico.» Rispose convinto.
«Bè, ti sbagli.» Gli feci sapere.
«Lo so ahah.» Iniziò a ridere.
«Boh, chi ti capisce.» Alzai gli occhi al cielo. 

Lui iniziò a ridere più forte ed io lo guardai, il mio cuore prese a battere molto forte nel petto ed iniziai ad avere molto caldo. Mi sistemai gli occhiali e respirare un pò pesante, e decisi di distogliere lo sguardo e ripresi a fare le pulizie. 

Mentre riempivo il secchio mi accorsi di una cosa: ero vestita nel modo più imbarazzante possibile. Avevo addosso una maglietta lunga e scolorita ed un pantalone largo dai mille colori... mi chiedevo come facessi ad usarlo come pigiama. Era giunto il momento di buttarlo nella spazzatura. 

«Devo assolutamente buttarlo!» Esclamai ad alta voce.
«Che cosa?» Mi chiese Nathan.
«Oh, questa stato specie di pigiama.» Risposi. 
«Sei carina.» Disse semplicemente.

Thum-Thum Thum-Thum.

Lo guardai intensamente negli occhi e gli sorrisi in modo dolce. Non mi faceva quasi mai i complimenti, ma questo accadeva; ero a rischio di avere un arresto cardiaco. Non sto dicendo una cavolata, a volte in sua presenza, il mio cuore batteva così forte  che avevo paura che mi uscisse nel petto come un razzo spaziale.

«Però sì, dovresti buttarlo.» Constatò alla fine.

Ed eccolo che mi buttava sotto terra come se niente fosse. Lo so, non aveva detto nulla di che, però, prima mi diceva che ero carina con quel pigiama, e poi confermava che dovevo assolutamente buttarlo nella pattumiera. Non era molto coerente con quello che diceva. 
 
Delle volte davvero non riuscivo a capirlo, prima faceva una cosa e poi subito dopo cambiava idea e faceva tutt'altro. Era volubile come il tempo a Marzo, era indeciso su cosa fare ed era spesso molto ansioso e insicuro. 

«Stasera usciamo?» Mi chiese di punto in bianco.
«S-sì.» Risposi, balbettando.
«Ahah... sei diventata balbuziente?» Rise di me. 
«Ma perché non vai a farti fottere?» Quasi urlai.
«Presentami una tua amica.» Mi disse lui.
«Non ho amiche!» Gli ricordai.
«E neanche ti spari?» Chiese.
«Ma te ne vai? Sono ancora giovane per morire!» Gli feci sapere.
«Piccolina.» Mi canzonò.
«... sono grande.» Mormorai.

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 -Liam- ***


Capitolo 2                                                                                                                            Liam

L'uscita era prevista per le otto e mezza di quella stessa sera, ora erano appena le sette e quindi avevo tutto il tempo di farmi una bella doccia lunga, e così feci. Decisi di vestirmi come sempre: ovvero un leggins nero e una t-shirt con lo stemma della Juventus. 

Era una tifosa anch'io, ma una di quelle pazze scatenate. Ero una di quella che non si perdeva per nulla al mondo una partita, ero una di quelle che urlava quando segnava un goal, e una di quelle che imprecava pesantemente quando subiva un fallo ingiustamente.

Il mio calciatore preferito in assoluto era Paulo Dybala attaccante numero 10. Mi piaceva da impazzire nel modo in cui giocava a calcio, era molto bravo per avere solo 25 anni. Dico davvero, aveva delle doti incredibili, era nato per essere un calciatore. Per giunta, era anche un bellissimo ragazzo, amavo moltissimo i suoi occhi.

Comunque, ritornando a noi, non applicai molto trucco in viso, solo pò di matita e mascara. Era inutile che elaboravo un trucco spettacolare... avevo gli occhiali e nessuno lo avrebbe visto. Non indossavo neanche i tacchi, uno perché non mi piacevano molto, e due non li sapevo neanche portare... ahah!

«Shiver?» Nathan mi chiamò, da fuori la porta di casa mia.
«UN SECONDO NATHAN!» Urlai, presi la borsa e mi avviai.

                                      


                                The missing part




Io e Nathan dopo un quarto d'ora circa arrivammo alla pizzeria e lì già trovammo Eleonor ed un altro ragazzo di cui adesso non ricordavo neanche il nome. Pensavo che saremmo stati solo io e Nathan ma a quanto pare mi ero sbagliata di grosso.

Lui però neanche mi avvisata, me lo aveva detto all'ultimo secondo che ci sarebbe stata della compagnia... e che compagnia poi!

Eleonor era l'ex fidanzata di Nathan, erano stati insieme per due lunghi anni, ancora oggi non capivo di come Nathan si fosse innamorato di lei. Certo, Eleonor era una bella ragazza, era un pò più alta di me ed aveva i capelli biondi e gli occhi azzurri. 

Ma era l'opposto di Nathan in tutti i sensi.

Eleonor pensava solo ed esclusivamente a se stessa, non pensava mai al prossimo neanche se stesse lì per lì per morire. Si vestiva sempre in modo non consono e stava sempre fuori casa a bere un drink con gli amici. Aveva sempre quel cavolo di cellulare in mano a chattare con gli sconosciuti su Facebook. 

«Skipper.» Mi salutò Eleonor.

«... Shiver.» La corressi.

«Sì sì, ehi Nathan!» E andò ad abbracciare Nathan, che rabbia.

«Ciao, sono Liam.» Si presentò.

«Shiver.» E gli porsi la mano.

«...» Mi strinsi la mano, ma rimase leggermente perplesso.

«Ahah, poi ti racconterò l'origine del mio nome.» Risi.

«Scusa, non volevo metterti a disagio.» Si scusò Liam.

«Non ti preoccupare.» Lo rassicurai.

Si notava subito che Liam era totalmente diverso da Eleonor, lo vedevo dolce e sincero. Era carino, capelli castano scuro corti e gli occhi dello stesso colore. Ed aveva un sorriso molto bianco, invidiavo un pò questa cosa. 

Aveva un pò di barba in viso e una strana voglia marrone sul collo... forse era la voglia di caffè o magari di cioccolata. Di certo non potevo chiederglielo, non eravamo ancora in confidenza e non sapevo se si sarebbe offeso o meno. 

Comunque, ci sedemmo tutti e quattro al tavolino fuori alla pizzeria e leggemmo il volantino delle pizze e compagnia bella. Ora ero indecisa, non sapevo se prendere una normalissima Margherita o magari una bella Mimosa - panna, mais e prosciutto cotto -.

Di sicuro da bere avrei preso una Coca-Cola, la prendevo sempre, era la mia bevanda preferita! Poi mi decisi di ordinare la pizza Mimosa giusto per cambiare un pò. L'avevo già mangiata un paio di volte in passato, e mi era anche piaciuta molto.

«Tu che prendi?» Mi chiese Liam.

«La Mimosa.» Gli risposi semplicemente.

«E' buona?» Mi chiese ancora.

«Molto, te la consiglio!» Gli consigliai.

«Accetto il tuo consiglio... e da bere?» Mi guardò negli occhi.

«Una Coca-Cola, tu?» Chiesi, sistemandomi gli occhiali.

«Lo stesso.» Rispose sorridendo.


Ordinammo tutti anche se Eleonor si era lamentata perché la pizza conteneva l'olio e a detta sua la faceva ingrassare. Tanto l'avrebbe smaltita subito, perché saltava da un pisello a un altro come se la sua vita dipendesse da questo. 

«Questa è stata bella!» Mi sussurrò Liam nell'orecchio.

Oh no!

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 - Sè vuoi - ***


Capitolo 3                                                                                                                               Sè vuoi

Spalancai gli occhi in preda al panico, no, non poteva essere... non avevo parlato ad alta voce... non lo avevo fatto! Mi voltai molto lentamente verso Liam e lo guardai profondamente negli occhi.

«Ti prego, dimmi che non l'ho detto ad alta voce!» Esclamai.

«L'hai sussurrato.» Mi rispose.

«Grazie al cielo.» Dissi sollevata.

«Comunque sono d'accordo con te.» Mi fece sapere Liam.


Mi misi a ridere di gusto e Liam mi seguì a ruota. Nathan e Eleonor voltarono i loro sguardi verso di noi, ma restarono in silenzio. Nel mentre io e Liam continuammo a ridere per un altro pò  poi smettemmo con l'affanno ed il mal di pancia. 

Ci portarono poi le pizze e le bevande ed incominciammo a mangiare.

La cosa che mi dava sui nervi era che Nathan si fosse seduto accanto ad Eleonor. In passato lo aveva fatto soffrire molto perché lei lo aveva tradito diverse volte. Perché ora stavano parlando come se fossero in buoni rapporti?

D'accordo, non potevo dire a Nathan cosa fare o con chi parlare, la vita era sua e decideva lui; ma che cazzo però! Si meritava qualcuno che lo amasse per davvero, qualcuno che lo capisse, non meritava altro male... già aveva sofferto abbastanza. 

«Allora Shipper, come sta il tuo ragazzo?» Mi chiese Eleonor.

«E' Shiver, e comunque, non ho un ragazzo.» Le risposi.

«Lo so, ma mi piace ricordartelo.» E rise.

«Bè, del resto io mi chiamo Shiver, non Eleonor.» Le risposi a tono.

«Cosa vorresti dire con questo?» Mi chiese lei, squittendo.

«Io ragiono con il cuore, mentre tu usi solo la tua vagina.» Risposi con sincerità, e lei fece un urlo indignato. 

Da lì la discussione si concluse ed io ero soddisfatta di come le avevo risposto. Era giunto il momento che qualcuno la mettesse al suo posto, qualcuno che le faceva capire che al mondo non esistesse solo lei. E quel qualcuno ero stata io!

Di solito non rispondevo mai alle sue provocazioni, ma quando ciò accadeva, potevate dire addio alla Shiver buona. Sopratutto mi faceva salire l'omicidio a mille quando mi toccavano le cose o persone che amavo. Ero fatta così, punto... nessuno poteva cambiarmi.

                                                                                   The missing part

«Hai fatto bene nel risponderle così.» Mi disse Liam.

«Lo so.» Confermai.

«Mi dai il tuo numero? Sè vuoi!» Mi chiese Liam.

«Certo!» Esclamai, dandogli il numero telefonico.

«Grazie! Così potremmo parlare di Eleonor!» Esclamò.

«Di tante cose, proprio di lei?» Chiesi, iniziando a ridere.

«Bè, potremmo anche parlare del fatto che sei innamorata di Nathan.» Mi disse con tanta naturalezza.

Sentendo quelle parole mi si bloccò letteralmente il cuore, lo guardai con l'area spaesata perché non sapevo come rispondergli. Ma tanto era pressoché inutile, lo avrebbe sicuramente capito che stessi mentendo.

Distrattamente guardai Nathan, che era intento nel parlare con Eleonor più avanti di noi. Sorrisi tristemente e ripuntai lo sguardo su Liam e scrollai le spalle; come per dire che andasse tutto bene: anche se non era per niente vero. 

«Non ho nessuna possibilità con lui.» Dissi, amareggiata.

«Questo non è vero!» Disse Liam, sorridendo.

«Credi?» Chiesi, insicura.

«Certo... forse anche lui ti ama.» Mi rispose lui.

«Volesse il cielo!» Esclamai.

«Ahah... vedrai che qualcosa cambierà.» Affermò.

«Sei un cartomante per caso?» Chiesi ridendo.

«No, ma ho fiducia nel destino.» Mi rispose semplicemente. 

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 -Come mai?- ***


Capitolo 4                                                                                                                             Come mai?

Io e Liam quella sera avevamo parlato per ore al telefono, era un ottimo ascoltatore e un buon consigliere. Infatti mi aveva consigliato di dichiararmi a Nathan, ma avevo troppa paura di perderlo... senza di lui mi sentivo persa.

Allora Liam mi aveva detto di dichiararmi in un altra lingua, all'inizio ero un pò titubante sulla cosa, alla fine mi ero convinta nel farlo. Mi sarei dichiarata nella lingua albanese... non lo so... mi piaceva la parola!

Nathan quella mattina non c'era a casa, suo fratello maggiore Aiden mi aveva detto che era uscito presto perché doveva svolgere delle questioni urgenti. Speravo con tutto il mio cuore che le “questioni urgenti” non riguardassero Eleonor.

Nell'attesa che Nathan tornasse a casa mi misi a cucinare, anche se non avevo molto appetito. Nathan non tardò ad arrivare, me lo trovai fuori alla porta quando stavo per andare a buttare la spazzatura. 

«Aiden ha detto che mi stavi cercando.» Disse, ed entrò in casa mia.

«Sì... dov'eri?» Chiesi, leggermente curiosa.

«... da Eleonor.» Rispose dopo un pò.

«Ah... okay.» Dissi, infastidita.

«C'è l'ha con te, per quello che le hai detto ieri sera.» Continuò.

«Onestamente non mi interessa.» Ammisi.

«Dovresti chiederle scusa.» Affermò.

«Che dovrei fare?» Chiesi incredula.

«Hai sbagliato Shiver!» Esclamò.

«FOTTITI!» Urlai, e lo spensi fuori casa, sbattendogli anche la porta in faccia.

                                                                                   The missing part

Alla fine non avevo pranzato, si era chiuso lo stomaco e avevo deciso di andare a fare una passeggiata in piazza Comunale. Ero troppo nervosa o meglio: ero arrabbiata con Nathan, come poteva pensare di dar ragione a Eleonor?

Era stata lei a sbagliare nei miei confronti, non il contrario... avevo solo detto la verità.

Nathan non lo capiva che lo avevo fatto per lui, non riusciva a capire che Eleonor era falsa: una manipolatrice! Non era fatta per lui, Eleonor amava solo ed esclusivamente se stessa, era una narcisista e anche una grande mignotta! La sua essenza di vita erano i soldi, l'alcool e i piselli.

Io ero l'opposto di Eleonor, mi piaceva molto rendermi utile, amavo aiutare il prossimo ed ero sempre disponibile per dare una mano. Non mi arrendevo di fronte alle difficoltà, andavo avanti sempre con il sorriso sulle labbra.

«Ehi Shiver!» Mi sentii chiamare.

«Ciao Liam.» Lo salutai.

«Come va?» Chiese.

«... come vuoi che vada?!» Sorrise tristemente.

«Non ti sei dichiarata, vero?» Incrociò le braccia.

«... no ...» Risposi semplicemente.

«Come mai?» Chiese Liam, curioso.

«...» Abbassai lo sguardo.

«Vieni, parliamone di fronte ad una bella tazza di caffè.» Disse, mi prese per mano e mi portò al bar.

                                                                                   The missing part

Stavamo da dieci minuti al bar ed io ancora non avevo spiccicato parola. Liam mi osservava pazientemente e sorseggiava tranquillamente il suo caffè macchiato. Io osservavo un pò tutto e niente allo stesso tempo.

Guardavo in lontananza un vecchietto che giocava con i bambini, o dei adolescenti che giocavano a calcio in piazza. Guardavo la gente passare accanto a me, guardavo una giovane coppia di fidanzati mentre si abbracciavano su un panchina... osservavo, ma senza invidia.

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 -La parte mancante- ***


Capitolo 5                

                                                                                                             La parte mancante



Non so come ma ero scoppiata a piangere tra le braccia di Liam come se non ci fosse un domani. Lui all'iniziò era rimasto stupito dal mio gesto, ma poi mi aveva stretto forte a sè. Mi abbracciò nel modo più dolce che ci possa essere. 

Mi abbracciò come se fosse sua sorella minore, ed in quel momento mi sentivo davvero una sua sorella. Il suo abbraccio mi trasmetteva sicurezza, come se con lui non dovessi avere paura di nulla. Era un abbraccio fraterno.

Alcune persone ci guardarono, ma in quel momento non mi importava poi molto; devo essere onesta. Anch'io avevo bisogno ogni tanto di sfogarmi, di lasciarmi completamente andare; ed era quello il momento giusto... almeno per me!

«Cosa è successo?» Mi chiese Liam, quando mi fui calmata.

«Nathan ha preteso che chiedessi scusa a Eleonor.» Risposi.

«Cosa?!» Quasi urlò, incredulo.

«E' stata la mia stessa reazione.» Risi leggermente.

«E tu cosa hai intenzione di fare?» Mi chiese Liam.

«Non le chiederò scusa... ha sbagliato lei.» Affermai convinta.

«Speravo che mi rispondesti così!» Sorrise.

«Lieta di averti accontentato.» Ed iniziammo a ridere. 

                                                                                   The missing part

Liam mi portò a casa sua, abitava da solo da due anni ormai. Il suo appartamento era piccolo ma ordinato, odiava il disordine ed era allergico alla polvere. Abitava vicino al mare e questa cosa mi piacque un casino, la vista era mozza-fiato... del resto aveva i vetri delle finestre pulitissimi. 

Ci sedemmo comodamente sul divano e parlammo di cose a caso. Parlammo di Eleonor, che era una grandissima troia, ma questo non era una novità. Parlammo di lui (Liam si intende), che voleva diventare un pompiere ma non poteva... gli mancava un rene. 

«Cos'è per te Nathan?» Mi chiese Liam.

«E' la mia parte mancante.» Risposi, sorridendo.

«Oh... è seria la cosa allora!» Esclamò.

«Sì, lo è.» Confermai.

«Lo ami da molto?» Mi chiese, sorridendo.

«Sì, da quando avevo 17 anni, ed ora nè ho 20.» Risposi.

«Da tre anni quindi.» Disse, mordicchiandosi il labbro.


Annuii e presi in mano il mio cellulare perché mi era appena arrivato un messaggio. Era mia sorella Valery che mi avvisava che sarebbe arrivata quella stessa sera. Era finita la pacchia non sarei stata più sola a casa... che pizza!

«E' Nathan?» Chiese Liam.

«Magari... è mia sorella Valery.» Risposi, sbuffando.


«Non andate molto d'accordo vero?» Mi chiese, sul punto di ridere.

«No!» Esclamò e lui rise.

Ed era vero, io e Valery non andavamo per niente d'accordo. Era un pò viziata e pretendeva sempre tutto, e questo la portava ad essere antipatica. Invece Annabelle era diversa, era più socievole e le parlavo molto volentieri. 

Solo che era sempre con il suo fidanzato Max, a casa non c'era quasi mai, e un pò mi mancava.

«Non hai amici?» Chiese ancora.

«No.» Negai.

«Bè, ora hai me!» Esclamò contento.

«Già... chiacchierone che non sei altro.» Risi alla sua espressione.

«Ehi! Sono solo molto curioso.» Si difese.

«No, sei un giornalista!» Lo corressi e lui rise.

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 -Ti piace?- ***


Capitolo 6                                                                                                                             Ti piace?

Quando arrivai a casa qualche ora dopo, trovai Valery mentre guardava la televisione. Le chiesi se si fosse divertita in gita, ma lei mi rispose che non le andava di raccontare niente. Tipico suo... non le andava mai di fare niente.

Ed io sapevo per certa che nei giorni avvenire avremmo litigato di brutto.

Andai in camera e la ordinai un pò; avevo i vestiti sparsi un pò ovunque. Non ci misi molto, così mi misi al computer, andando nella Home di Facebook. Liam mi aveva fatto la richiesta d'amicizia che io accettai subito. E lui poco dopo mi inviò un messaggino, bè, aveva scritto solo -ciao!-.

Parlammo un pò, ma poi venne Valery in camera mia, dicendomi che Nathan e suo fratello Aiden erano arrivati e che si fossero impossessati della cucina. Salutai Liam, spensi il computer e mi diressi anch'io in cucina. 

«Buonasera maiali.» Salutai, evitando Nathan.

«We cosa brutta.» Mi salutò Aiden, ed io risi.

«Ciao Shiver.» Disse Nathan.

«Sono arrabbiata con te, quindi evita.» Lo misi al suo posto.

«Ahah, lo avevi detto che era arrabbiata con te.» Disse Aiden ridendo a suo fratello.

«Visto?!»Esclamò Nathan.

«Te l'ha detto?» Chiesi a Aiden.

«Sì, e sono d'accordo con te.» Mi rispose Aiden.

«Menomale!» Affermmai.

Aprii il frigo e vidi cosa ci fosse al suo interno... non c'era molto, devo essere onesta. E poi sinceramente non mi andava di cucinare qualcosa di raffinato. Così, feci delle normalissime patatine fritte e cotolette di pollo. 

Se poi loro volevano qualcosa di più elaborato, avevo a disposizione due scelte: uno, si sarebbero cucinati da soli, o due, sarebbero andati al ristorante. Perché a me non andava di passare ore davanti ai fornelli. 

Misi il cibo nei piatti e li portai a tavola, fortunatamente apprezzarono la mia scelta e potei stare tranquilla. Nathan si sedette accanto a me senza proferire neanche una parola. Ma spesso e volentieri mi osservava. 

Non per qualcosa, preferii ignorarlo, anche se ero molto difficile. 

«Shiver ma oggi con chi eri?» Mi chiese Aiden.

«Con Liam, un amico, l'ho conosciuto ieri.» Risposi.

«Ti piace?» Mi chiese Valery.

«Non nel modo che intendi.» Risposi.

«Cioè?» Chiese Nathan.

«E' un amico, punto.» Risposi, fissandolo.

«Okay.» Disse.

Continuammo a mangiare tranquillamente, tranne per il fatto che a mia sorella Valery continuassero ad arrivare una continuazione i messaggio sul suo cellulare. 

                                                                                                           The missing part

Più darti dopo aver mangiata, Aiden si era messo comodamente sdraiato sul divano a vedere la televisione, mentre Valery era rimasta tutto il tempo con il cellulare in mano. Nathan stava ancora seduto vicino al tavolo fissando il vuoto.

Io ero fuori al balcone a togliere il bucato asciutto, lo avevo chiesto a Valery, ma lei come sempre mi aveva dato la tipica risposta che avesse qualcosa d'urgente da fare. Certo, perché stare sempre al cellulare era di vitale importanza.

Nascondeva qualcosa, ne ero convintissima.

«Shiver?» Disse Nathan, avvicinandosi a me.

«Che vuoi?» Chiesi, acida.

«Sei ancora arrabbiata con me?» Sussurrò.

«Un pò.» Confessai.

«... mi dispiace ...» Disse, guardandomi negli occhi.

«Non fa niente.» Non riuscivo proprio ad odiarlo.

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 -Te iubesc- ***


Capitolo 7                   


                                                                                                                            Te iubesc



Quella mattina mi svegliai con un obbiettivo in testa: era giunto il momento di dichiararmi una volta per tutte. Ero convinta della decisione che avevo preso, non mi avrebbe fermato nessuno, neanche un uragano!

Mi sarei dichiarata nella lingua albanese, ve lo dissi già in precedente e non lo so, la parola in sè mi piaceva... solo che non sapevo la pronuncia esatta. Vebbé non fa niente, quello che contava era il pensiero... credo.

In passato avevo provato a dichiararmi nella mia lingua madre, ma era tutto vano; un completo fallimento bello e buono. Mi bloccai come se fossi paralizzata... credo che dipendesse dal fatto che avessi un pò paura.

Finii di pulire il bagno e mi diressi alla casa di Nathan, abitavamo proprio a porta a porta. Bussai e mi venne ad aprire Aiden, chiesi di Nathan e lui mi rispose che stava ancora dormendo... pigrone che no era altro! Erano le undici e mezza del mattino!

«Ti offendi se vado in camera sua?» Chiesi a Aiden.

«No figurati, basta che non scopate.» Mi rispose con naturalezza assoluta.

«Ma che cazzo Aidan!» Esclamai indignata.


Entrai in casa e subito mi fiondai in camera di Nathan, come aveva detto Aiden, il su detto Nathan stava effettivamente ancora dormendo... e anche molto pesantemente. Stava russando come un trattore dal motore fuso, stavo quasi per ridere ma riuscii a trattenermi.

Mi sedei dolcemente accanto a lui e iniziai ad accarezzargli i capelli in modo affettuoso. Era così tenero mentre dormiva, sembrava un piccolo angioletto.... un piccolo angioletto che russava pesantemente.

«Nathan, svegliati, ti devo parlare.» Lo chiamai dolcemente.

«... dopo ... dormire.» Biascicò.

«E' importante.» Dissi, sempre in modo dolce.

«... dopo ...» Sussurrò.

«Per favore!» Esclamai.

«...» iniziò a russare di nuovo.

«SVEGLIATI CORNUTO!» Urlai, iniziando a scuoterlo violentemente.

«Okay okay.» Disse, bloccandomi le mani.

Sbadigliò rumorosamente, si sedette sul letto e si grattò la testa ancora tutto assonnato. E fu lì che mi accorsi che ero a rischio infarto! Aveva la barba, le orecchie erano in bella vista ed in quel momento indossò gli occhiali. Distolsi lo guardo ed il mio viso prese letteralmente fuoco.

Resta calma, mi ripetevo, resta calma!

«Di cosa volevi parlarmi?» Mi chiese, sedendosi meglio.

«...» Non riuscii a parlare.

«Allora?» Chiese.

«Dammi un secondo!» Dissi velocemente.

Mi batteva forte il cuore ed iniziai ad avere seriamente paura. Avevo paura di perderlo, paura di non essere ricambiata. Le paure e le incertezze erano tante; ma ormai ero lì e non avevo un piano di riserva. 

Una volta nella mia vita volevo rischiare, così mi decisi e lo fissai.

«Senti, non conosco la pronuncia della parole che sto per dirti, ma te la dirò lo stesso, va bene?» Dissi un pò confusa e con il cuore che batteva a mille.

«Va bene.» Rispose, sorridendo.

«Te iubesc!» Esclamai e il mio cuore si fermò, ce l'avevo fatta!

«Ahah, albanese vero.» Disse ridendo.

“Oh cazzo!” Pensai.

“Sono fottuta!” Pensai ancora, nel panico. 

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 -E lui che ha detto?- ***


Capitolo 8                              

                                                                                                       - E lui che ha detto?-



Dopo essermi dichiarata, Nathan si era messo a ridere, devo essere onesta, ci rimasi molto male della sua reazione. Mi sarei aspettata di tutto, ma non di certo che si sarebbe messo a ridere. Avrei preferito mille volte ricevere un 'no'. 

Con il cuore distrutto mi ero alzata dal letto e corsi in casa mia. Ignorai Valery e mi chiusi a chiave in camera, gettandomi sul letto. Presi il cuscino, me lo misi in faccia e mi lasciai andare in pianto lungo e disperato.

Non piangevo mai, non mi facevo portare giù dalla disperazione. Riuscivo sempre a tenermi tutto il male dentro di me, ma in quel momento non ero stata in grado di badare alle mie emozioni, non ero stata abbastanza forte... avevo fallito.

Allora piansi, piansi per il dolore che avevo dentro, piansi per il mio fallimento. Piansi perché non avevo coraggio, piansi per sentirmi meglio. Piansi perché non trovavo una soluzione, piansi perché sentivo la necessità di farlo. 

                                                                                   The missing part

Mi svegliai con un gran mal di testa, come se avessi un elefante che camminasse nel mio cervello. Il cellulare squillò: era Liam che mi stava chiamando. Senza troppi giri di parole gli dissi di venire a casa mia e lui così fece. Ora eravamo in camera mia, sdraiati comodamente sul letto senza però profilare nessuna parola. 

«Mi sono dichiarata.» Iniziai.

«Davvero?» Chiese, stupito.

«Già.» Dissi soltanto.

«E...» Rimase la frase in sospeso.

«Conosce l'albanese, il francese, lo spagnolo, l'inglese e un pò di turco.» Gli feci sapere.

«E lui che ha detto?» Chiese, sorridendo.

«Si è messo a ridere.» Sussurrai, con l'amaro in bocca.

«Non è vero.» Disse stupito.

«Dopo mi sono messa a piangere, e ho capito di quanto sia codarda.» Continuai mentre lui mi guardava.

«Invece sei stata molto coraggiosa, hai fatto vedere a tutti il tuo dolore.» Mi consolò Liam.

«Non a tutti.» Specificai.

«Ma a chi conta per te.» Continuò, sicuro delle sue stesse parole.

                                                                                   The missing part

Io e Liam avevamo deciso di rimanere a casa mia, per la precisione in camera da letto. A nessuno dei due andava di uscire, allora avevamo acceso il televisore e decidemmo di vedere un film. Ovvero un bel film horror.

L'horror era il mio genere di film preferito in assoluto, e vedemmo The Conjouring, amavo alla follia quel film, bè, era il mio preferito!

«Non potevamo vedere Titanic?» Chiese Liam.

«Ma sei matto?!» Dissi, indignata.

«Vedo che ami molto quel film.» S'imbronciò.

«Ahah, tanto guarda.» Dissi sarcastica.

Nulla contro Titanic... ma non mi piaceva molto. Non era il mio genere di film, mi piacevano tre film a tema romantico e Titanic non era tra questi. Mi piacevano: i passi dell'amore, ghost e dream boy; quest'ultimo era a tematica omosessuale, ma lo amavo lo stesso.

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Capitolo 10
*** Capitolo 9 -Nathan- ***


Capitolo 9                 



                                                                                                               Nathan




Era passata una lunga, lenta e angosciante settimana, le cose si erano peggiorate di parecchio, e non miglioravano affatto; neanche di una virgola. Diventava difficile svegliarsi la mattina sapendo che non sarebbe cambiato niente... era dura!


Era dura perché Nathan mi stava letteralmente ignorando, e questo non era per niente bello. Quando andavo a casa sua, suo fratello Aiden mi diceva che era uscito con gli amici, o che era andato in Chiesa, o a trovare i bambini al Punto Cuore.


Mi mancava la sua risata, mi mancavano le sue facce buffe mentre parlava. Mi mancava quando faceva il professore, perché lui aveva studiato e noi eravamo degli asinelli. Mi mancavano le sue orecchie piccole... mi mancava lui. 


Mi mancava stare intere ore a casa con lui a vedere i cartoni animati, mi mancava sentire la sua voce mentre leggeva la Bibbia. Mi mancava parlare con lui di tutto e di niente, mi mancava passeggiare con lui sulla spiaggia fino a tardi.



Così quella sera mi diressi proprio lì in spiaggia, tenevo in mano le mie scarpe, mentre camminavo a piedi nudi sulla riva del mare.


Ogni tanto alzavo lo sguardo in alto e ammiravo il cielo costellato di stelle luminose e la luna che brillava come un diamante. L'acqua del mare mi bagnava i piedi, la cosa non mi dava per niente fastidio, anzi, in certo verso mi rilassava.


«Che fai? Ti lavi i piedi?» Quella voce...

«Nathan.» Sussurrai, voltandomi.

«Facciamo due passi?» Mi chiese.

«Certo.» Risposi.

Così, camminammo insieme sulla riva del mare senza dire neanche una parola. Però in me sentivo che lui mi volesse dire qualcosa, lo conoscevo bene, era fatto così: quando era insicuro o turbato non parlava.


«Perché mi stai evitando?»Chiesi alla fine.

«Non ti sto evitando... ho avuto da fare.» Rispose.

«Oh, e questo 'da fare' si chiama Eleonor?» Chiesi, acida.

«Assolutamente no, e poi parli proprio tu Shiver?!» Disse.

«Cosa vorresti dire con questo?» Chiesi arrabbiata.

«Lo sai bene!» Esclamò.

«Se lo avessi saputo non te lo avrei chiesto!» Quasi urlai.

«Tu dici tanto di amarmi, ma poi passi intere giornate con Liam!» Urlò a sua volta.


Un momento... fatemi capire bene la cosa. Mi stava davvero mettendo a confronto con Eleonor? Stava davvero mettendo in dubbio i miei sentimenti verso di lui? Stava davvero insinuando che avessi una relazione con Liam?


«Liam è solo un AMICO!» Urlai più forte la parola 'amico'.

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Capitolo 11
*** Capitolo 10 -Mi piaci- ***


Capitolo 10           


                                                                                                                   -Mi piaci.-



Lo guardai male per ciò che aveva detto, o meglio, per quello che aveva insinuato. Stava sbagliando di grosso quel coglione, ma non lo capiva; era così stupido certo volte, se non sempre!

Non capiva che avevo gli occhi soltanto per lui? Non capiva che lo amavo alla follia? Non capiva che avrei dato la mia stessa vita per salvare la sua? Avrei fatto di tutto per lui... per renderlo felice, per farlo sentire amato.


«Sei un idiota!» Esclamai.

«...» Restò in silenzio.

«Hai perso la lingua?» Chiesi, sull'orlo di una crisi di nervi.

«...» Restò ancora in silenzio.

«Vuoi dire qualcosa?» Urlai.

«...» Nessun cenno.

«Vaffanculo!» Gli dissi esausta.


Niente, continuava a fare scena muta, come se il gatto gli avesse mangiato la lingua. Non parlava e mi faceva salire i nervi a mille, era fastidioso quando non rispondeva. Non rispondeva neanche alle mie provocazioni, e questo era frustante.

Comunque, visto che non si decideva a parlar, alai gli occhi al cielo e presi la decisione di andarmene via da lì. Non aveva nessun ragione per restare in quel posto ed aspettare una sua risposta che non sarebbe mai arrivata.

Camminai nel lato opposto al suo e mi si spezzò il cuore, non pretendevo che mi amasse, ma che al meno mi concedesse una risposta; che mi dicesse la verità! Mi sarei accontentata di restare comunque una sua amica.

«S-shiver aspetta!» Disse, afferrandomi per il braccio.

«Ti sei deciso nel parlare?» Chiesi, nervosa.

«...» Di nuovo quel silenzio.

«Come non detto.» Dissi, ovvia.



Mi lasciò il braccio e potei di nuovo camminare per i fatti miei, ma questa volta con un passo più veloce. Volevo andarmene e restare da sola con il mio dolore da sola; anche solo per qualche minuto, anche solo per un pò.

«Mi piaci, okay?» Urlò Nathan.

«Cos'hai detto?» Chiesi, tremando un pochino. 

«Mi piaci Shiver.» Mi rispose lui, con calma.

«Specifica il 'mi piaci'.» Chiesi, insicura.

«... mi piaci più di un'amica.» Sussurrò lui.


Non c'erano bisogno di altre parole, quelle che aveva detto mi bastarono per sentirmi meglio con me stessa. Aveva almeno ammesso che provasse qualcosa per me... per ora mi sarei accontentata, per non stressarlo troppo.


Non sapevo se tra di noi sarebbe cambiato qualcosa. Non sapevo che ci saremmo messi in futuro insieme o se saremmo rimasti amici, ma ora non volevo pensarci. Speravo solo che non sarebbe cambiato, che non mi avrebbe abbandonata.

«Andiamo a casa?» Chiesi, sorridendo.

«Sì.» Rispose semplicemente e ci avviammo per andare a casa.

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Capitolo 12
*** Capitolo 11 -Di far cosa?- ***


Capitolo 11             

                                                                                                               Di far cosa?



Era passata esattamente una settimana... una lunghissima settimana! Una lunghissima settimana fatta di provocazioni da parte di Nathan, dico davvero, tentava alla mia pazienza facendomi impazzire come se niente fosse.


Un esempio: stavo parlando con Aiden, avevo guardando per due secondi Nathan e lui mi aveva fatto un occhiolino. Io giustamente mi ero leggermente emozionata ed avevo esclamato ad alta voce “Oh mio Dio!”, inutile dire che lui si era messo a ridere.



Un altro esempio? Stavamo cenando, avevo poggiato le mani sulle mie gambe, con naturalezza lo aveva fatto anche Nathan, solo che poi aveva avuto la brillante idea di afferrare la mia mano proprio nel momento in cui avevo deciso di prendere un pò d'acqua.



Mi ero letteralmente strozzata e lui aveva riso comunque.


«Non guardarmi troppo, mi consumi così.» Mi sussurrò Nathan.

«F-fot-tti-ti.» Balbettai.

«Uhh, quanto sei carina quando balbetti.» Disse, sorridendo.

«Sme-ttil-la.» Dissi, imbarazzata.

«Ripeto, sei carina.» Ripeté Nathan.

«Ti odio.» Mi imbronciai.

«Mi ami, è diverso.» Constatò.

«Stronzo!» Esclamai.

«Ahah.» Rise.

«Vorrei ricordarti che ti piaccio?!» Chiesi, incrociando le braccia.

«Tuché.» Disse, un punto per me!

                                                                                   The missing part




I miei genitori erano finalmente tornata dalla loro vacanza, e subito avevano impartito degli ordini; manco fossimo dei soldati nell'esercito... ahah!



Per esempio a me mi avevano spedita al supermercato a fare la spesa, e indovinate... Nathan si era auto invitato. Non mi dispiaceva la sua presenza, al contrario... solo che come vi ho detto mi provocava molto. 


Come in quel momento al supermercato, erano un paio di giorni che non si rasava ed aveva indossato gli occhiali. Lo sapeva che lo preferivo con la barba e con gli occhiali, lo sapeva benissimo, ma gli piaceva mettermi in imbarazzo. 

«Abbiamo preso lo zucchero?» Chiese, grattandosi il mento.

«Sì, e smettila.» Risposi, imbarazzata.

«Di far cosa?» Chiese, sistemandosi gli occhiali.

«Non fare il finto tonto!» Esclamai, dandogli uno schiaffetto sulla spalla.

«Sono innocente, lo giuro!» Disse, facendo una faccia strana.

«Awww... cioè mh!» Che figura...

«Ahah... scema ... ahah.» Mi disse ridendo.

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Capitolo 13
*** Capitolo 12 -Troppo tardi- ***


Capitolo 12              


                                                                                                                -Troppo tardi.-



Ero a casa di Nathan quel pomeriggio, per la precisione eravamo in camera sua. Stavamo entrambi sul suo letto, lui stava giocando alla Playstation, mentre io lo osservavo incantata... alla fine la barba se l'era tolta, ed aveva anche tagliato i capelli.


Sorrisi quando perse la partita e abbassai lo sguardo sulle sue mani, erano più grandi delle mie, come vuole il codice genetico ed aveva tutte le unghie mangiucchiate. Avevo anch'io lo suo stesso vizio, non riuscivo proprio a togliermelo.



«Dovremmo parlarne di questa cosa.» Disse, mentre gli accarezzavo i capelli.

«Scusa! Non credevo che ti desse fastidio il fatto che ti toccassi i capelli. Non lo faccio più!» Dissi, lasciando i suoi capelli.

«Ma che cazzo Shiver, che hai capito? Rimetti subito la tua piccola manina tra i miei capelli.» Disse, rimettendo da solo la mia 'piccola manina' tra i suoi capelli.

«E di cosa allora?» Chiesi, mentre gli grattavo dolcemente il cuoio capelluto.

«Aspetta... fammi godere un pò delle tue coccole.» Mi disse lui.


Sentendo quelle parole non potei fare a meno di ridere leggermente. Nathan spense la consolle, gettò da qualche parte il joystick e si adagiò per bene sul letto. Nel mentre continuavo ad accarezzargli dolcemente i capelli.


Nathan chiuse gli occhi e poggiò la mano sul mio fianco, il cuore batteva all'impazzata ma cercai di restare calma. Mi concentrai sulle carezze e lui parve apprezzare dato che si lasciò scappare un leggero gemito.


«Non ti arrapare eh.» Dissi a Nathan.

«Troppo tardi.» Rispose ed io mi imbarazzai.

«Oh mio Dio Nathan!» Esclamai imbarazzata.

«Ahah sto scherzando!» Disse ridendo.

«Giura!» Gli ordinai.

«Non posso ahah.» Rispose lui.

«... idiota.» Sussurrai.


                                                                                   The missing part



Più tardi, quel stesso giorno, avevo chiamata Liam per aggiornarlo sulle ultime novità. Gli avevo raccontato per filo e per segno ogni particolare della 'dichiarazione' di Nathan, gli avevo detto proprio tutto, senza tralasciare niente.


Lui era rimasto all'inizio senza parole poi aveva iniziato a riempirmi di domande che io rispondevo con il sorriso sulle labbra. Mi faceva piacere il fatto che era contento per me, anche se ci conoscevamo a mala pena.


Era bello avere qualcuno con cui parlare apertamente dei miei problemi, era bello sapere che potevo sempre contare su di lui, che mi avrebbe aiutata sempre e comunque, in qualsiasi momento. Era un ottimo amico ed ero stata molto fortunata nell'averlo incontrato. 

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Capitolo 14
*** Capitolo 13 -Ma anche no- ***


Capitolo 13                              


                                                                                                             -Ma anche no.-



Era una bellissima giornata di inizio Agosto, il sole regnava sovrano nel cielo e faceva molto caldo. Così, avevo proposto a Nathan di passare una giornata al mare, inutile dire che aveva accettato subito la mia proposta. 




Mi ero fatta una breve doccia e mi ero preparata la borsa, non mi portavo molto appresso, solo il telo da spiaggia, il cellulare, l'mp3, un libro e un elastico per capelli. Però in compenso portavo molto cibo, ma davvero tanto.


Portavo molto cibo perché Nathan era un mangione... mangiava anche parecchie schifezze il ragazzo. Amava sopratutto la cioccolata, moriva per essa, era un golosone, solo che dopo si lamentava perché gli veniva il mal di molare.



«Sei pronta?» Mi chiese Nathan.

«Sì.» Risposi semplicemente.

«Però prendiamo l'autobus... non ho voglia di camminare.» Mi informò lui.


«Pigrone.» Sussurrai.



                                                                                   The missing part


C'era molta gente quel giorno in spiaggia... bè, come ho detto, il tempo era ottimo. Comunque, io e Nathan ci mettemmo non troppo lontani dalla riva e mettemmo l'ombrello issato nella sabbia bollente.


Subito dopo, sistemammo i teli da mare, il mio era nero con lo stemma della Juventus mentre quello che di Nathan era semplicemente verde. Lui fissò il mio telo e spalancò la bocca.



«Perché non me lo regali?» Chiese Nathan.


«Ma anche no.» Risposi, ridendo.


«Daiii.» Piagnucolò.


«Magari per il tuo compleanno.» Gli dissi.

«Manca ancora un bel pò per Marzo.» Constatò.

«Lo so.» Dissi soltanto.



La conversazione si concluse lì ed incominciammo a spogliarci, avevo messo sopra al costume un vestito azzurro mentre Nathan un pantaloncino nero e maglietta bianca. Come costume avevo un due pezzi di colore viola scuro, mentre lui un costume normale dai colori azzurro e bianco.
 


Mettemmo i vestiti nella mia borsa ed iniziammo a correre per raggiungere il mare, arrivò per prima lui e poco dopo io. L'acqua del mare non era tanto fredda e questo fu un bene... almeno per me; perché Nathan ebbe un piccolo problema nel costume.


«Ahah, sfigato!» Risi di lui.

«... scema ...» Sussurrò imbarazzato.

«Non ci credo! Ti sei imbarazzato!» Quasi urlai.

«Non è divertente!» Esclamò.

«AWWW, SEI COSI' TENERO!» Urlai.

«Ahah.» fu lui ora a ridere di me.

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Capitolo 15
*** Capitolo 14 -Cioè?- ***


Capitolo 14              

                                                                                                               -Cioè?-

Alla fine Nathan si impossessato del mio telo da mare senza neanche chiedermi il permesso. Glielo avevo fatto notare e lui mi aveva semplicemente sorriso facendomi anche gli occhi dolci. Non resistevo quando mi faceva gli occhi dolci... era troppo carino.



Da come avrei sicuramente capito avevo ceduto e gli avevo prestato solo per quella giornata il mio telo. Comunque ci sdraiammo sui teli e prendemmo un pò di sole, era bello stare al mare a rilassarsi e dimenticare per un giorno i problemi. 


«Ho fame!» Esclamò dopo un pò Nathan.

«... anch'io ...» Risposi.

«Quindi mangiamo?» Chiese, speranzoso.


Non gli diedi una risposta, mi sollevai ed afferrai la borsa dove contenevo il cibo. Nathan mi seguì a ruota e si sistemò meglio sul telo da mare... il MIO telo!



Avevo portato dei panini con la Nutella ed altri con prosciutto e mortadella, se non sbaglio avevo portato anche delle Pringles; da bere acqua, Coca-Cola e succo d'arancia. Nathan si buttò sui panini alla Nutella mentre io presi uno con la mortadella.



Dopo mangiato ci sdraiammo di nuovo sui teli ma stavolta sotto l'ombrellone all'ombra. Nathan si sdraiò più vicino a me e presi ad accarezzargli l'orecchio, lui rise leggermente; amavo troppo le sue piccole orecchie! Erano così morbide e tenere.



«Dovremmo parlarne di questo.» Iniziò.

«Cioè?» Chiesi, confusa.

«Per ora non voglio che lo sappia nessuno.» Mi rispose.

«... perché ...» Sussurrai.

«Voglio esserne sicuro... se lo dicessimo ora che è presto inizieranno a fare filmini e progetti mentali. Se la cosa tra me e te non funzionasse dopo sarebbe solo più imbarazzante.» Concluse.

«Sono d'accordo.» Dissi, non tanto convinta.


                                                                                   The missing part



Nathan si era addormentato da un bel pò di tempo... e stava anche russando, ma in modo leggero. Gli avevo anche scattato diverse foto ed avevo anche fatto un video dove si sentiva il suo russare. Naturalmente non avrei pubblicato nulla, volevo tenerli come ricordo.



Posai il cellulare nella borsa e mi incantai nel guardare Nathan che dormiva beatamente. Volevo tanto dargli un bacio sulle sue labbra sottili, ma non volevo che fosse così, volevo che fosse cosciente quando sarebbe successo.


Sospirai e gli diedi un bacino sull'orecchio, da uno diventarono due, poi quattro, poi dieci e poi persi il conto. Erano così morbide e calde... e leggermente salate ma vabbé. Mi accontentavo di tutto, sopratutto quando si parlava delle sue orecchie. 


«Ti sei proprio innamorata delle mie orecchie eh?» Mi chiese Nathan svegliandosi, ed mi misi solo a ridere. 

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Capitolo 16
*** Capitolo 15 -Va bene- ***


Capitolo 15              


                                                                                                              -Va bene.-



Riuscimmo a prendere in tempo l'autobus per ritornare a casa, facemmo i biglietti e ci avviammo per sedersi e litigammo come al solito per chi si dovesse sedere vicino al finestrino. Giocammo a morra cinese e vinsi io... quindi mi accomodai vittoriosa.



Lui piagnucolò ma si sedette lo stesso accanto a me, prese il suo cellulare e ci mettemmo in posa per un selfie. Pubblicò la foto su Instagram e subito ricevette un cuore da parte Eleonor, e la cosa mi fece arrabbiare e non di poco.


«Non dirmi che sei gelosa?!» Rise.

«Ovviamente. Sì. Certo.» Dissi in più modi, incrociando le braccia.

«La devo bloccare?» Mi chiese dolcemente.

«... sì ...» Sussurrai.

«Va bene.» Disse e la bloccò davanti ai miei occhi.

«Tu cosa vuoi che io faccia?» Chiesi.

«Un bel pò di cose, uno: niente vestiti trasparenti, due: mi devi sempre dire dove vai, con chi e quando. Tre: se dico no è no... e per ora questo.» Rispose, facendomi la lista.


Bè, nel mio armadio non avevo indumenti trasparenti, non indossavo nemmeno le gonne! Sapeva poi benissimo che non uscivo quasi mai da sola e che non avevo nessuna amica. Sull'ultimo punto non saremo andati mai molto d'accordo, era testarda come un mulo!


«Okay...» Dissi soltanto.

                                                                                   


                          The missing part



Quando arrivai a casa la prima cosa che feci fu lavarmi e farmi un lunghissimo shampoo. Mi piaceva molto il mare, la sabbia no, la odiavo a morte! Era fastidiosa e causava molto, ma molto prurito; aggiungiamo anche il fatto che soffrivo di forfora.


Avevo provato molti prodotti per essa, ma niente! Era sempre lì, tra miei capelli a recarmi molto prurito e fastidio continuo!


Dopo essermi lavata e districata con cura i nodi, mi asciugai i capelli e fu che mi accorsi di un piccolo particolare: si erano fatti troppo lunghi, era giunto il momento di tagliarli un pochino. Magari li avrei anche tinti, mi sarebbe piaciuto un bel rosso rubino intenso e brillante.


Finii di asciugarmi i capelli e li legai in una bella coda di cavallo alta ed indossai il pigiama, erano quasi le otto e mezza di sera. Pulii gli occhiali e mi diressi a casa di Nathan e mi venne ad aprire sua madre; il padre era volato in cielo da un bel pò di tempo ormai.


«Mangi qua Shiver?» Mi chiese Aiden.

«Se a voi non dispiace.» Risposi, insicura.

«Ma sentitela!» Disse Nathan, prendendomi in giro.

«Neanche muori?!» Dissi indignata e lui si avvicinò a me.

«... e dopo tu come faresti senza di me?» Mi chiese, sussurrando.

«... stronzo ...» Abbassai lo sguardo.

«Colpita e affondata!» Sussurrò soddisfatto.

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Capitolo 17
*** Capitolo 16 -Ancora?- ***


Capitolo 16                         


                                                                                                    -Ancora?-



Mi sedei ancora imbarazzata accanto a Aiden, e vicino a me si sedette Nathan, come se niente fosse. Anche lui era in pigiama ed aveva indossato in quel momento gli occhiali. Era così carino anche perché era leggermente abbronzato in viso.



Alzò lo sguardo fissandomi intensamente negli occhi, sorrisi colpevole e gli indicai gli occhiali. Alzò gli occhi al cielo e fece per toglierseli, ma lo fermai scuotendo la testa a mò di 'no'... e lui fortunatamente mi accontentò.


«Ah Nathan, oggi è venuta Eleonor... ti cercava.» Gli disse suo fratello.

«E che voleva?» Chiese Nathan, per niente interessato.

«Non lo so... chiamala.» Rispose Aiden.

«Non voglio più saperne niente di lei.» Affermò Nathan.

«Tu per dire così vuol dire che stai conoscendo un'altra ragazza.» Si intromise sua madre.


Sorrisi leggermente ed abbassai lo sguardo fissando le mie pantofole. Quando avrei voluto dirle che avesse totalmente ragione, quanto avrei voluto dirle che la persona che stesse conoscendo suo figlio fossi io e io soltanto!


Però sto fatto di Eleonor non piacque affatto! Come si permetteva quella sgualdrina di venire a casa del mio quasi - magari - fidanzato? Chi le dava il diritto? Chi? Volevo il nome di questui! Doveva lasciar stare Nathan, il MIO Nathan!


«Non sto conoscendo nessuno.» Rispose Nathan.


Questo fece un pò male... lo so, avevo in un certo senso acconsentito di mantenere il segreto, però faceva male lo stesso. Era come se mi stesse negando, come se non valessi niente; come se non contassi nulla per lui.


«Sarà... comunque alza le chiappe e aiutami a servire in tavola.» Disse la madre di Nathan a quest'ultimo.


                                                                                   The missing part


Dopo cenato la madre di Nathan andò a riposarsi, dicendoci di non far troppo rumore sennò ci avrebbe picchiati a morte. Così io e Nathan ci mettemmo sul divano a vedere qualcosa alla televisione mentre Aiden si mise a giocare sul cellulare al tavolo. 


«Ti manca?» Chiesi a Nathan, sussurrando.

«Chi?» Chiese di rimando.

«... Eleonor ...» Risposi, guardandomi le mani.

«Assolutamente no.» Disse, sfiorando la mia mano.

«Sicuro?» Chiesi, insicura.

«Al cento per cento.» Affermò.

«Non è che poi cambi idea?» Chiesi con mille dubbi.

«Ancora? Ahah stai tranquilla.» Rispose e mi abbracciò.


Ricambiai l'abbraccio, stringendolo forte forte a me; quell'abbraccio mi trasmise molta sicurezza e questo mi bastò per stare un pò più tranquilla con me stessa.

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Capitolo 18
*** Capitolo 17 -Lascialo in pace- ***


Capitolo 17     


                                                                                                             -Lascialo in pace.-




Agosto stava per terminare, come l'estate e le giornate piene di sole. Stavano per terminare le lunghe passeggiate pomeridiane a piedi nudi al mare, stavano per terminare i momenti divertenti con gli amici in piazza Comunale.


Presto sarebbe arrivato l'autunno per poi a seguire l'inverno. Stavano per arrivare le piogge ad ogni ora del giorno e della notte, stava per arrivare un freddo glaciale. Stavano per arrivare i maglioni enormi, la cioccolata calda, le coperte calde, il Natale e l'influenza a non finire. 


Bè, sull'ultimo punto era un riferimento puramente casuale... no, non è vero! Ahaha! Era per Nathan, che tendeva ad ammalarsi molto spesso... povero sfigato. 


«Ehi Shipper!» Ed ecco il mio incubo peggiore.

«E' SHIVER!» Esclamai, voltandomi. 


Come al solito era vestita in un modo per niente consono! Aveva una maglietta corta e scollata che a mala pena le copriva il seno, poi indossava una gonna talmente corta che a tratti le riuscivo a vedere l'intimo che portava.


«Hai visto Nathan?» Mi chiese lei.

«Lascialo in pace!» Quasi urlai.

«E perché mai dovrei darti ascolto?» Chiese ancora.

«Perché lui merita di meglio e tu sei una troia.» Risposi convinta.

«Io sarò anche una troia, ma lui è un bastardo.» Controbatté.


Non ci vidi più, persi tutta la calma che avevo e mi feci sovrastare dalla rabbia. Mi buttai a capofitto su di lei, tirandola per i suoi capelli e lei iniziò ad urlare in modo isterico. Cademmo entrambe a terra e la cosa degenerò di molto; ed iniziò la lite. 


Volarono insulti, imprecazioni, urla e pugni da parte di mia, anch'io ricevetti qualche innocuo schiaffetto ma niente a confronto di quello che subì lei. Ero io ad avere il controllo, ero io colei che le aveva fatto uscire il sangue dal naso.


Ben gli/le sta!


Dopo un pò ci separarono e fu in grado di sollevarsi e di fare la sua solita scena da vittima. La voglia di continuare a farle il culo era tanta, però mi tenevano ferma due persone. 


                                                                                   The missing part


Non appena arrivai a casa mi fiondai subito al bagni a vedere che danno mi aveva provocato Eleonor. L'unica cosa che avevo era un sottile graffio sullo zigomo causato molto probabilmente dagli occhiali che Eleonor mi aveva gentilmente rotto. 


E questo era un problema non indifferente, perché non avevo una montatura di scorta e senza occhiali non vedevo un cazzo. Cioè, da lontano non vedevo niente, da vicino vedevo come se avessi un leggero velo sugli occhi... ero miope.


«Ho saputo che c'è stata una lite in piazza.» Disse Nathan, entrando in bagno.

«Già... non ti hanno insegnato a bussare?!» Lo rimproverai.

«Certo... con chi hai litigato?» Mi chiese lui, come se nulla fosse.

«Dai che lo sai perfettamente.» Sbuffai.

«Vero, ma volevo che me lo raccontassi tu.» Confessò.

«Poi te ne parlerò.» Dissi avvicinandomi a lui e lo abbracciai.

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Capitolo 19
*** Capitolo 18 -Oops- ***


Capitolo 18                          

                                                                                                     -Oops.-


Dicembre era alle porte e già sentivo nell'aria l'odore di feste Natalizie. Tra un pò sarebbero arrivate le serate in famiglia, l'allegria di essa, i regali sotto l'albero di Natale e sopratutto molto, ma molto cibo; perché in famiglia mangiavamo molto.



Avevo già acquistato il regalo perfetto per Nathan, anche se lui non festeggiava il Natale. Era Evangelico e gli Evangelici non festeggiare le feste Natalizie... almeno così mi disse lui. Ma questo non mi impediva di fargli un regalino... contava il pensiero infondo, no?!


Gli avevo comprato una nuova tuta della Juventus, era della marca Adidas era perfetta per lui. La tuta comprendeva solo la felpa e pantalone, la maglietta l'avevo comprata a parte. Già gliela vedevo addosso mentre usciva.


La tuta era di colore nero con delle strisce d'orate ai lati, la maglia era invece nera con il logo della Juventus in bianco. 


Comunque, tolsi lo scontrino e cartellini da tutti, la misi con cura in una busta d'orata olografica, davvero molto carina. Nascosi tutto nell'armadio, era un posto sicuro e pulito, nessuno sarebbe mai andato a curiosare; sopratutto Nathan: che era all'oscuro di tutto.


                                                                                   The missing part


Io e Nathan stavamo in camera mia a vedere un film, stavamo guardando It sul mio letto, avvolti da un piumone caldo. Ma poi dovetti andare al bagno a fare pipì e quando ritornai in camera trovai Nathan con il suo regalo in mano. 


«Nathan no!» Urlai in preda alla disperazione.

«Hai sbagliato taglia, è troppo grande per te.»
Disse, innocentemente.

«Perché hai aperto l'armadio?» Chiesi, arrabbiata.

«Volevo prendere un'altra coperta... perché ti arrabbi tanto?» Chiese, indossando la felpa.

«Perché è, o meglio, era il tuo regalo di Natale!» Esclamai.

«Oops...» Sussurrò stupido e colpevole.

«Già!» Esclamai, gettandomi sul letto. 


Nathan si mise accanto a me, e prese ad accarezzarmi i capelli come a chiedermi perdono. Lo guardai negli occhi e lui mi sorrise colpevole... era così tenero. Non riuscivo proprio a tenergli il muso e così ricambiai il sorriso.


«Mi piace.» Mi fece sapere, riferendosi alla tuta.

«Questo non cambia niente, impiccione che non sei altro.» Lo rimproverai.

«Mi dispiace tesò... facciamo così, ora la rimetto al suo posto e facciamo finta che non sia mai accaduto.» Disse, rimettendo a posto tutto.


«Come vuoi.» Dissi soltanto.


Poi dopo si rimise di nuovo accanto a me e riprese a guardarmi  intensamente negli occhi. Ero sicurissima che avessi il viso in fiamme... me lo sentivo! Lui pian piano si avvicinò al mio viso ed io persi molti battiti cardiaci... solo che poi mi baciò semplicemente sulla guancia.


«Che c'è?» Chiese, notando la mia espressione.

«Niente.» Risposi, nascondendo la mia delusione.

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Capitolo 20
*** Capitolo 19 -Non mentire.- ***


Capitolo 19     



                                                                                                                        -Non mentire.-



Ero a casa di Nathan e stavo aiutando il fratello di quest'ultimo a fare il ripristino del cellulare perché gli si bloccava sempre. Io gli avevo fatto una battuta al riguardo, dando tutta la colpa ai porno; lui però mi aveva risposto che i porno se li vedeva sul tablet, ed io mio scioccai letteralmente. 


Nathan si era svegliato da poco che erano le undici del mattino. Si era fatto una doccia veloce ed era venuto in cucina, tutto assonnato... non prendeva neanche il caffè, lo metteva solo nel latte. Comunque sia, si vedeva che era ancora stanco. 



«Nathan, e da qualche tempo che ti svegli tardi, devi dirci qualcosa?» Chiese sua madre, mentre fumava.

«... no ...» Rispose lui, sbadigliando.

«Non mentire.» Lo ammonì sua madre

«Cosa ti fa credere che io ti stia mentendo?» Chiese Nathan, puntando il suo sguardo su di lei.

«Perché sei strano in questo periodo.» Rispose sua madre.


In che senso lo trovava strano? Era strano in modo positivo o negativo? Era forse agitato, arrabbiato o triste per colpa mia? Ero io che lo rendevo strano? Era colpa mia per caso? Eppure non mi ero accorta di niente, avrei dovuto visto che passavamo più tempo insieme. 



«Questo non è vero.» Disse Nathan, guardandola.

«Sono d'accordo con mamma.» Controbatté Aiden.


«Visto? Se né accorto anche lui che è mezzo rimbambito.» Affermò la loro madre.


«Oh... grazie mà?!» Disse Aiden confuso.


Sia io che Nathan ci mettemmo a ridere di gusto per la conversazione appena avvenuta tra Aiden e sua madre. Era stata una scena epica, una di quelle scene che ti facevano ridere per ore e ore; capitava molto spesso ed era sempre molto divertente.


Questo però mi fece riflettere, anche Aiden trovava suo fratello strano, ma strano in che modo? Io davvero non riuscivo a comprendere, come Nathan era sempre lo stesso... solo più affettuoso.


«Shiver a te ha detto qualcosa?» Mi chiese la madre di Nathan.

«... n-no...» Balbettai.

«Ma come siete bugiardi! Cosa nascondete?» Ci chiese, fissandoci con l'aria sospetta.

«Niente!» Esclamammo io e Nathan all'unisono.

«Mhmm, scoprirò cosa nascondete, e quando lo farò vi picchierò entrambi.» Disse la mamma di Nathan, convinta.


Cercai di non mostrare nessuna emozione, cercai di far finta di nulla, cercai di restare tranquilla. Sperai di esserci riuscita al meglio, nel mentre finii di fare il ripristino del telefono di Aiden e lo consegnai a quest'ultimo. Lui mi ringraziò ed iniziò ad installare le App.


Poi alzai lo sguardo e notai con grande sorpresa che Nathan mi stava osservando, gli sorrisi debolmente e lui sospirò leggermente. Si alzò dalla sedia e andò in camera sua, volevo seguirlo ma non potevo, la madre di Nathan era intelligente, e avrebbe capito tutto. 

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Capitolo 21
*** Capitolo 20 -E' troppo presto- ***


Capitolo 20                                    


                                                                                        -E' troppo presto.-



Ero andata a prendere i miei nuovi occhiali e Nathan mi aveva fatto compagnia dall'Ottico. Alla fine gli aveva raccontato il perché io avessi pestata Eleonor, lui si era messo a ridere, dicendo che ero stata grande; ma che non dovevo farlo più perché era sbagliato.



Anche Liam mi aveva detto la stessa identica cosa, aggiungendo anche che non era corretto. Nell'ultimo periodo avevo sentito Liam solo quando non ero con Nathan, del resto anche lui era impegnato con la sua ragazza: Danielle, che era una ragazza dolcissima. 



«Lo sai che mia madre mi tiene il muso?» Mi fece sapere Nathan.

«Perché?» Chiesi, curiosa.

«Perché non le sto dicendo la verità.» Rispose, imitando la voce di sua madre.

«E se lo facessimo?» Chiesi, vaga.

«E' troppo presto.» Rispose lui.

«...» Non lo risposi nemmeno. 


Come poteva dire che era ancora presto? Erano passati quasi sei mesi da quando avevamo incominciato a frequentarci. Io non pretendevo di essere già la sua ragazza, ma che perlomeno dicessimo la verità alle nostre famiglie.



Non volevo continuare ad essere un segreto, ma lui aveva paura, o almeno così credevo. In quei sei mesi non ci eravamo neanche dato un misero bacetto sulle labbra. Avevo provato a darglielo ma lui si era spostato; come aveva fatto quando aveva indossato il suo regalo di Natale. 



«A cosa pensi?» Mi chiese Nathan.

«Che non vedo l'ora di tornare a casa.» Mentii.

«Allora alza i tacchi, che ho voglia di una bella tazza di latte caldo e fumante.» Disse, ed io lo presi in giro.


«Sei incinto?» Chiesi, ridendo.

«Scema!» Esclamò indignato.



                                                                                   The missing part



Solo quando arrivammo a casa mi accorsi che Nathan fosse più caldo del solito, lo costrinsi letteralmente a farsi misurare la temperatura corporea. Aveva la febbre a trentanove e lui non era affatto contento della cosa; non potei evitare di dirgli di quanto fosse sfigato.



«Sei così carino con la febbre addosso.» Dissi, sorridendo.

«Smettila.» Disse, con poca voce.

«Awww sei tenerissimo!» Esclamai abbracciandolo. 



Lui farfugliò qualcosa che non riuscii a comprendere, ma comunque mi misi a ridere lo stesso. Era così dolce quando era ammalato, era molto più pigro e i suoi occhietti diventavano più acquosi del solito... e poi mi piaceva prendermi cura di lui.



«Lo sai che ti starò attaccata come una cozza sullo scoglio?!» Gli feci sapere, sorridendo.

«Nooooo.» Sussurrò, alzando gli occhi al cielo.


«Dai che questa cosa ti piace.» Lo rimproverai, e lui si imbarazzò.

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Capitolo 22
*** Capitolo 21 -Oh wow- ***


Capitolo 21      



                                                                                                                       -Oh wow.-



Nathan era guarito troppo in fretta per i miei gusti, volevo stare più tempo con lui, e quando era malato era come se dipendesse da me. Gli facevo compagnia, lo aiutavo a mangiare il brodino e a prendere le medicine. 



Comunque, in casa regnava il caos, era il giorno della Virgilia di Natale ed eravamo tutti impegnati. Mio padre era andato al supermercato a prendere altre bevande, mia madre e mia sorella Annabelle si erano messe ai fornelli; mentre io e Valery ci mettemmo a fare le pulizie. 



A cena da noi sarebbero venuti anche Nathan, suo fratello Aiden e la loro madre, avevo invitato anche Liam, ma lui era stato già invitato a casa di Danielle; era anche giusto che passasse con lei le feste natalizie. 



«Sai, non vedo l'ora di aprire il mio regalo.» Mi sussurrò Nathan.

«Hai visto la metà del tuo regalo.» Gli feci sapere.

«In che senso?» Mi chiese, confuso.

«Hai visto solo la tuta.» Risposi.

«C'era qualcos'altro?» Chiese, spalancando gli occhi.


«Forse.» Vagai.


                                                                                   The missing part



Stavamo cenando come se non ci fosse un domani, o peggio, come se non vedessimo un piatto di pasta da settimane. Sembravamo un branco di maiali affamati, eravamo imbarazzanti ma almeno eravamo contenti e in ottima compagnia.



Poi arrivò il momento di scartare i regali e notai con piacere che anche Nathan mi aveva fatto un pensierino. Comunque, iniziò quest'ultimo e aprì subito il regalo che gli avevo fatto; trovando la tuta e la maglietta che non era riuscito a vedere la volta scorsa. 



«E' stupenda Shiver!» Esclamò Nathan, abbracciandomi.

«Sapevo che ti sarebbe piaciuta.» Dissi, ricambiando l'abbraccio.



Nathan scartò il resto dei suoi regali e poi fu il mio turno, feci come aveva fatto lui, iniziando ad aprire il suo regalo. Era un piccolo cofanetto nero con al suo interno una collana con il logo della Juventus e un braccialetto in placca con su scritto P.Dybala. 



«Oh wow.» Riuscii solo a dire.

«Ti piace?» Mi chiese Nathan.

«... wow ...» Sussurrai.

«Che vuol dire 'wow'?» Chiese Nathan, ansioso.
«Wow vuol dire wow. Che era wow, che è wow e che sarà sempre wow! Hai capito adesso wow... cioè Nathan.» Dissi, sbagliandomi.

«Quindi ti piace?» Chiese ancora.

«Io non ce l'ha faccio più con te... si la amo.» Risposi, esasperata.


La serata continuò nei migliori dei modi, ci scattammo molte foto, ridemmo e scherzammo parecchio. Bevemmo anche qualche bicchierino di spumante in più... ma non fa niente... era stata una Virgilia di Natale indimenticabile.

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Capitolo 23
*** Capitolo 22 -Non tornerò più- ***


Capitolo 22          

                                                                                                                   -Non tornerò più.-



Era iniziato da un paio di giorni un nuovo anno, ed in quel breve periodo erano successe un paio di cose. Una di queste era che la madre di Nathan si era trasferita dall'altra parte del mondo, ovvero a New York con il suo attuale compagno.



Poi mia sorella Annabelle si sarebbe sposata presto, finalmente Max si era deciso nel farle la proposta di matrimonio. Era anche giunto momento di farlo, stavano insieme da ben otto lunghi anni, ed era anche giusto che si facessero una vita tutta loro. 



Comunque, ritornando al discorso di prima, Nathan era stato male per la partenza di sua madre, gli mancava molto ed era anche normale questa cosa. Aveva quasi ventidue anni ed aveva solo lei come genitore, suo padre era deceduto quasi nove anni fa. 



Il padre di Nathan era persona fantastica, era divertente e gentilissimo. Era morto per un incidente stradale, non aveva guardato la strada e la macchina lo prese in pieno. Nathan era ancora un bambino quando successe, aveva solo tredici anni. 



Ma non parliamo adesso, perché era un ricordo un pò brutto. Come stavo dicendo, Nathan per la seconda volta stava soffrendo, non sapevo come consolarlo, piangeva ed era sempre più triste; come se non vedesse la luce infondo al tunnel. 



Restava sempre da solo in camera sua al buio, nel suo dolore, con la crepa nel cuore. Andavo lì e gli parlavo in modo dolce e consolatorio. Ma niente, peggiorò, non rideva più e parlava di rado con delle frasi sconnesse fra di loro. 



Era dimagrito molto, si era fatto pelle o ossa e mi faceva stare male dentro, mi sentivo invulnerabile. Non sapevo come fare, volevo tanto prendere il suo dolore e trasformarlo in felicità, ma non potevo; non ero una maga. 



«Guarda il lato positivo, almeno sta con la persona che ama.» Dissi a Nathan, dolcemente.

«Lo so.» Sussurrò, triste.

«Ed è felice.» Continua, accarezzandogli i capelli.

«Mi manca!» Ricominciò a piangere.

«Dai non piangere! Troveremo un modo.» Lo consolai.

«E come? New York non è qua vicino.» Mi fece notare, tra un singhiozzo e l'altro.


Aveva ragione, non potevo di certo torto, New York non si trovava mica dietro l'angolo. Noi stavamo in Italia, per la precisione a Napoli e non poteva di certo permettersi un viaggio a giorno: costavano troppo! Non poteva neanche chiedere a sua madre di ritornare, non era così cattivo. 



                                                                                   The missing part



Erano passati un paio di giorni e Nathan era leggermente migliorato e fui molto felice per lui. Solo che lo vedevo un pò strano, come se mi sfuggisse qualcosa... forse era solo la mia impressione che mi giocava dei brutti scherzi e cercai di non dargli troppo peso.



«Shiver?» Mi chiamò Nathan.

«Dimmi.» Dissi, voltandomi verso di lui.

«No, niente.» Sbuffò.

«Ehi, puoi dirmi di tutto, lo sai?» Sorrisi in modo comprensivo.

«Lo so, solo che è difficile.» Disse, ansioso.

«Dillo a parole tue, tranquillo.» Lo tranquillizzai.

«Andrò a vivere da mia madre.» Sussurrò.

«Oh, per quanto tempo?» Chiesi, dispiaciuta.


Lui non mi rispose, abbassò solo lo guardo e fu allora che capii che sarebbe andato via per sempre. Il tempo si fermò, tutto smise di avere un senso, tutto smise di vivere. Non c'era nessun rumore, sembrava che fossi sott'acqua senza nessuna capacità di muovermi. 



Non capivo più nulla, era diventato tutto confuso e mi girava un pò la testa. Mi sentivo come se fossi incatenata al muro, mi sentivo come se non potessi fare nulla. Avevo una strana sensazione nel petto che non riuscivo a decifrare, era tutto così complicato. 



«Ma almeno tornerai a trovarmi?» Riuscii a chiedere, mentre tremavo.


«Non tornerò più Shiver.» Mi rispose, triste.

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Capitolo 24
*** Epilogo ***


Epilogo            


                   
                                                                                       
Nathan aveva deciso di prendere l'areo all'aeroporto di Palermo, anche se a Napoli avevamo la stazione, la metropolitana, il porto e l'aereo porto. Ma lui aveva trovato un bello sconto del settantacinque per cento da Palermo a New York. 


Sarebbe partito quella stessa mattina alle undici alla stazione di Napoli, al binario cinque per la precisione. Ci eravamo informati al riguardo, o meglio, lo avevo fatto io perché Nathan era troppo nervoso e contento per farlo. 


In quei giorni avevo passato più tempo possibile con Nathan, eravamo anche usciti a mangiare la pizza quasi tutte le sere, e lui mi parlava sempre che non vedeva l'ora di riabbracciare sua madre; e che voleva visitare la città.



Lo avevo anche aiutato nel preparare le valigie, era stato molto atroce mettere i suoi vestiti puliti e ordinati nella valigia. Ma lo feci lo stesso, per lui, perché lo amavo più di me stessa e preferivo soffrire per vederlo felice. 



Ora stavamo controllando le ultime cose, perché lui aveva paura dimenticarsi di qualcosa, tra un pò saremmo dovuti dirigerci alla stazione e lui era troppo esaltato. Inutile dire che io non riuscivo a provare quello che provava lui, ma cercai di mettere da parte i miei sentimenti. 



«Shiver andiamo? Ho paura di perdere il treno!» Disse Nathan, agitato.


«Sì, andiamo.» Dissi, triste.

                                                                                   The missing part



Eravamo arrivati alla stazione alle nove e mezza, ed avevamo un ora e mezza per fare e colazione e per parlare un pò. Perché sarebbe stata l'ultima volta che l'avremmo fatto da vicino, e questa cosa era molto dura per me. 



Ci sedemmo su una panchina al binario cinque ed aspettammo, nel mentre mangiammo i cornetti e ci mettemmo ad osservare i treni. Treni che arrivavano, treni che partivano, trini merci, treni in transito. 



Non parlammo molto al dire la verità, però avevo bisogno di sapere se almeno lui mi amasse un pò. Era giunto il momento che io lo sapessi, una volta per tutte, dovevo saperlo per poter stare in una piccola parte bene, così, mi voltai e lo guardai profondamente negli occhi. 



«Nathan, quindi tra noi è finita?» Chiesi, nervosa.


«Non può finire qualcosa che non ha mai avuto inizio.» Mi rispose lui. 


«Che vuoi dire?» Chiesi, confusa.


«Non sarebbe mai funzionata questa cosa di noi due.» Rispose, guardandomi.


«...» Non riuscii a parlare.


«Mi dispiace Shiver.» Si scusò Nathan.


«...» Abbassai lo sguardo.


«Mi perdoni?» Mi chiese, torcendosi le mani.


«Magari un giorno lo farò.» Risposi, con la voce tremante e con un sorriso amareggiato.


«...» Sospirò e mi abbracciò. 



Ricambiai l'abbraccio e lo strinsi più forte a me, come se il mio gesto potesse cambiare qualcosa. Non era ancora partito ma già potevo sentire chiaramente la sua mancanza, ed era una brutta sensazione, davvero; era davvero brutta... e sentivo un vuoto dentro di me. 



Era angosciante perdere qualcuno nella vita, qualcuno che ami follemente e faresti di tutto per lui. Era brutta sapere che per lui non contavo nulla, che peggio, non aveva senso iniziare una relazione sentimentale. 



Allora perché mi aveva illuso così? Perché aveva continuato a farmi credere in qualcosa che non avrebbe mai avuto inizio? Perché non me lo aveva detto fin da subito, mi sentivo presa un pò in giro arrivato a questo punto. 



Non lo so, avevo i pensieri confusi in testa, non sapevo più a cosa pensare e a cosa credere onestamente. Volevo piangere, urlare e non lo so! Era tutto lento, ma allo stesso tempo veloce, quello era sicuramente uno dei miei giorni più brutti della mia vita. 



In quel momento annunciarono l'arrivo del treno diretto a Palermo e ci staccammo. Alle undici e cinque arrivò il treno in stazione, e quando si fermò, aprendo le porte; Nathan vi salì sopra portandosi appresso i bagagli. Lo bloccai giusto in tempo per il braccio, almeno per un ultima volta volevo dirglielo. 



«Sei la mia parte mancante, ti amo Nathan.» Mi dichiarai, con il cuore in mille pezzi.


«...» Lui mi sorrise solo. 



Tolse dolcemente il mio braccio dal suo e si andò a sedere vicino al finestrino, dopo aver sistemato i bagagli; per poi guardandomi negli occhi con un espressione abbastanza triste. Sospirò ancora una volta e lo feci anch'io.



Si chiusero le porte del treno e solo quando iniziò a partire capii che fosse davvero arrivata la fine di quella breve storia, perché per me era stata davvero una storia. Una storia che mi aveva fatta stare bene, anche solo per un pò. 



Nathan mi salutò con la mano dal finestrino, non ricambiai il saluto e solo quando il treno sparì dalla stazione che mi inginocchiai a terra senza forze iniziando a piangere disperatamente, mentre iniziava a piovere leggermente. 


 

Fine.

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