I come Impossibile

di shana8998
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Esame di inizio semestre ***
Capitolo 2: *** Proposta ***
Capitolo 3: *** Missione tutor ***
Capitolo 4: *** Giocatori di Hockey ***
Capitolo 5: *** Solo per il patto. ***
Capitolo 6: *** Cose che non devono esistere ***
Capitolo 7: *** Grave errore ***
Capitolo 8: *** Grave errore (continuo) ***
Capitolo 9: *** Rotta ***
Capitolo 10: *** Fiducia ***
Capitolo 11: *** Per caso ***
Capitolo 12: *** Il suo volto ***
Capitolo 13: *** In colpa ***
Capitolo 14: *** Inaccettabile ***
Capitolo 15: *** Condanna ***
Capitolo 16: *** Consapevolezze ***
Capitolo 17: *** La sua ragazza ***
Capitolo 18: *** Ringraziamento ***
Capitolo 19: *** Avevi promesso... ***
Capitolo 20: *** Decisioni ***
Capitolo 21: *** Dopo Hannah ***
Capitolo 22: *** Destino ***
Capitolo 23: *** Ho generato un mostro ***
Capitolo 24: *** Filo rosso ***
Capitolo 25: *** Perché? ***
Capitolo 26: *** Possibilità ***
Capitolo 27: *** Possibilità (2) ***
Capitolo 28: *** Come lui ***
Capitolo 29: *** In arresto ***
Capitolo 30: *** Determinata ***
Capitolo 31: *** Nove vite ***
Capitolo 32: *** Festa del diploma ***
Capitolo 33: *** Chiudere il cerchio ***



Capitolo 1
*** Esame di inizio semestre ***


                                  Hannah

Lui non sa che esisto.
Per la milionesima volta in tre quarti d'ora lancio un'occhiata verso Justin Kohl e lui è così meraviglioso che mi si strozza il fiato in gola.
Per quanto probabilmente dovrei trovare un'altro aggettivo : i miei migliori amici maschi insistono nel dire che agli uomini non piace essere definiti "meravigliosi".
Ma santo cielo , non c'è altro modo di descrivere i suoi tratti marcati e i suoi occhi miele tanto profondi.
Oggi indossa un berretto da baseball , ma so che sotto ci sono dei folti ricci castani , di quelli che al tatto sembrano di seta e ti fanno venire voglia di accarezzarglieli fra le dita.
Nei cinque anni trascorsi dallo stupro , il mio cuore ha battuto esclusivamente per due ragazzi.
Il primo mi ha scaricata.
Questo, semplicemente , mi ignora.

Dalla cattedra dell'aula , la Tolbert recita quello che ho finito per soprannominare un "discorso deluso".
E' il terzo in sei settimane.
Sorpresa , sorpresa...All'esame di inizio semestre il settanta per cento dei partecipanti ha preso C+ o un voto più basso. Io? Sono passata a pieni voti. E mentirei se dicessi che la grande A rossa sul bordo del mio compito non mi ha colto completamente di sorpresa.
Non ho fatto altro che riempire quel foglio di stronzate a mio dire. Stronzate che però hanno convinto la Tolbert a darmi una A.
Si diceva che etica filosofica fosse una passeggiata. Il prof che la insegnava prima dell'arrivo della Tolbert , si limitava a darci questionari a risposta multipla, manna , per noi studenti.
Ma due settimane prima della fine del semestre il professor Lane è morto di infarto.
Ed eccola li sbucare dal nulla Pamela Tolbert. E' nuova qui alla Briar , ed è il tipo di professoressa convinta di poterti far fare roba come associazioni che ti lascino coinvolgere dalla sua materia.
Se si trattasse di un film , lei sarebbe una di quelle insegnanti giovani ed ambiziose che si presenta in una scuola disagiata e ispira quegli sbandati , e all'improvviso  tutti mettono via i kalashnikov e prendono in mano le penne, nei titoli di coda si leggerebbe che tutti i ragazzi si sono diplomati e sono entrati ad Harvard o qualche porcheria del genere.
Ma questo non è un film, il che significa che l'unica cosa che la Tolbert ha inspirato nei suoi studenti è l'odio. E sembra in tutta onestà che non sia in grado di capire perché nessuno riesca ad eccellere nel suo corso.

-Sono disposta a concedere un esame di riparazione a tutti quelli che hanno fallito o che hanno preso C+  o un voto più basso.-. 
La Tolbert arriccia il naso come se non riuscisse a trovarne l'utilità.
La parola che ha usato "disposta".Ho sentito dire che svariati studenti si siano lamentati di lei al consiglio , per questo si è ritrovata costretta a dare una seconda possibilità a tutti, come del resto fa tutto il rimanente corpo insegnante lei a parte.

-Non riesco a credere che hai preso A-. Mi sussurra Nell.
Sembra così sconvolta che provo un senso di solidarietà.
-Non riesco a crederci nemmeno io, cioè leggi le mie risposte , sono farneticazioni senza senso.-.
-Davvero posso?-. Le brillano gli occhi. Credo che realmente non sappia cosa vada scritto in un test della Tolbert. -Voglio proprio vedere qual è il materiale che Tiranna Tolbert considera da A.-.
Le porgo il foglio ed intanto sbircio l'orologio sopra alla testa di Tiranna Tolbert. 

L'attimo in cui l'ultima campana suona , l'aula diventa una scatolina piena di cicale.
Si alza un brusio quasi fastidioso mentre i banchi sfregano il pavimento colpiti dagli zaini di tutti noi che non vediamo l'ora di scappare da quella prigione.
Justin Kohl si attarda ad uscire , credo stia aspettando qualche suo amico.
Il mio sguardo si fissa su di lui. Sapete quelle scene dei film , dove arriva il bonazzo di turno con tanto di canzoncina al seguito? Ecco succedeva ogni volta che i miei occhi entravano in rotta di collisione con la sua immagine.
Di solito non vado dietro agli sportivi , sono stupidi. Terribilmente stupidi. Ma lui ha quel qualcosa che ...Bo non so...
-Lo stai ancora fissando.-. 
La voce canzonatoria di Nell mi fa arrossire.
Ogni qualvolta resto imbambolata a guardare Justin , capita lei a sorprendermi. Sta diventando imbarazzante.
In ogni caso Nell è una delle poche persone a cui ho confidato la mia cotta per lui.
Il restante gruppo dei miei amici non sa nulla...Beh , loro sono come dire...Particolari?
Fanno parte del corso di musica o di teatro e sono...Emo. A partire dalla mia migliore amica Allie che nonostante ciò ,ha una relazione prendi e lascia con un tizio della confraternita sin dal primo anno.Ovviamente al nostro gruppo piace da morire , parlar male della confraternita e di tutto ciò che gira attorno ad essa , ma ad Allie pare non interessare che gli altri ne parlino male.
Io solitamente mi astengo , mi annoiano i pettegolezzi dei ragazzi popolari che frequentano la Briar , perché , ammettiamolo, sono tutti dei gran coglioni.
Un esempio emblematico è Garret Graham. Insieme a Justin , fa parte di quella cerchia ristrettissima di persone soprannominata "delle più chiacchierate".
E' un tipo che se ne va in giro come se questo posto fosse suo. Immagino che in un certo senso sia così. Gli basta schioccare le dita perché una ragazza compiacente gli si materializzi al fianco. O gli si sieda sulle ginocchia. O gli ficchi la lingua in gola.
Però oggi non ha l'aria del più figo del campus. Se ne sono andati tutti quanti , ma lui è ancora li a fissare quel foglio bianco. Il compito della Tolbert.
Deve aver preso un bel brutto voto , ma non provo compassione per quel ragazzo .
La Briar è famosa per due cose , l'hockey e il football. Solitamente gli atleti che giocano in una delle nostre squadre, finisce quasi sempre fra i professionisti e negli anni che trascorrono qui , tutto gli viene servito su un vassoio d'argento , voti compresi.
Quindi si, forse sembro una terribile stronza ma provo una sensazione di trionfo sapendo che la Tolbert ha dato un brutto voto al capitano della nostra squadra di Hockey.

Proprio mentre sto riordinando le mie cose lo vedo materializzarsi di fronte al mio banco.
-Tutto bene?-. Domanda con uno sguardo eloquente .
Inarco un sopracciglio. Non so cosa diamine voglia da me questo tizio.
-Si. Tutto Ok.-.
Resta li fermo , in silenzio. Credo che per uno come lui , parlare con una come me sia ..Come dire , mortificante?
Aspetto ancora un po', forse ha intenzione di dirmi qualcosa invece di restare come un ebete a fissarmi.
-O..Ok. Ci si vede.-. Dico fra lo spazientito e il sorpreso.
Prendo la mia borsa e mi dirigo verso la scalinata.
-Aspetta! Aspetta!-.  Sento i suoi passi dietro di me, e mi viene quella voglia irrefrenabile di non considerarlo.
-Posso leggere le risposte ?-.
Sono sbalordita?! In tre anni non mi ha mai nemmeno detto ciao , ed ora eccolo li , strisciare per due risposte! NO Garreth Graham , non avrai nessun foglio delle risposte da me.
Lo guardo del tutto sorpresa per la sua enorme faccia di bronzo, tanto sorpresa che le labbra mi si scollano ed ora sono io a restare come un ebete.
-Io cos'ho in cambio?-. La butto li disinteressata mentre torno a scendere la gradinata.
-In cambio? Nulla!-.
Oh beh, certo!
-Ho preso una C- E....insomma come ben sai non posso permettermi un voto del genere essendo capitano della squadra di Hockey.-. Fa una breve pausa.
-Insomma! Rischio di essere espulso dalla squadra.-. Sbotta .
Mi fermo di colpo e mi volto, lui mi viene quasi a sbattere.
-E la cosa dovrebbe riguardarmi Graham?-. 
Inarca un sopracciglio.
-Certo.-.
Dio...Non ho mai conosciuto un tizio più egocentrico e montato di lui.
-Emh...Non credo.-. Torno a scendere.
Mi sto quasi divertendo a vederlo implorare implicitamente.
-Dai ti scongiuro, solo un'occhiata.-.
Mi ha seguita fino al cortile? Impressionante.
Mi volto ed alzo gli occhi al cielo.
-Dai piccola , non ti ho chiesto mica di spogliarti.-.
Mi acciglio.
-Preferisci...Signorina? Signora forse? Userei il tuo nome ma non lo conosco.-.
-E certo che non lo conosci-. Sospiro quasi annoiata. -E' Hannah comunque.-.
Faccio una breve pausa.
-Se ti lascio guardare il mio compito, mi lasci in pace , Garrett Graham?-. Ho i pugni chiusi appoggiati ai fianchi e lo guardo leggermente irritata. Voglio tornare nella mia stanza.
Annuisce.
Afferro la mia borsa estraggo il compito e glielo porgo.
-A te.-. 
Lui lo guarda come se avesse di fronte Stephen Hawking in persona. Vedo i suoi occhi scuri scorrere lungo le righe di ciò che ho scritto e ad un tratto la sua espressione farsi del tutto confusa.
-Che c'è che non va?-. Dico arida.
Si sfrega un lato della fronte.
-Ecco...-.
Non ci capisce nulla. Scontato. E' stupido.
Me lo riporge sconsolato , come se anche l'unico bagliore di luce per salvarsi quel semestre è svanito nel nulla.
Riprendo il foglio e lo ripongo.
-Senti..-. Mi fa poi . -Tu...Mi...-. Sembra che stia per vomitarla quella domanda.
-Mi daresti ripetizioni?-. Capitola tutto d'un fiato. 
Mi stiro le labbra tentando di non ridere ma è veramente difficile.
Alza le spalle. -Insomma capisci...-.
Mi vede ancora in dubbio ed insiste. -Ti ho detto che verrai pagata.-. Mi sta dando un ordine? No, perché sembra anche scocciato quando qui l'unica disturbata dovrei essere io.
-Ovviamente mi aspetterei di essere pagata.-. 
I suoi occhi si illuminano.
Mi sorride sornione. Non attacca con me quel sorriso ammaliante.
-Il sorrisetto di un bambino sprovveduto ... Con loro attacca?-. Indico un gruppo di ragazze della confraternita. 
-Sempre.-. Risponde fiero.
Sono scioccata giuro.
-Quasi sempre.-. Ribatto.
-In ogni caso, io ho un lavoro che prende ben parte della mia giornata , poi devo studiare per me e ho le prove di chitarra quindi...-. Mi sfrego il mento. -Non so quando ho tempo.-. Sogghigno appena. 
La sua espressione si fa terribilmente delusa.
-Ma hai appena detto ...-.
-Che ti avrei aiutato? Quando scusa? Ho solo detto che mi sarei aspetta un pagamento.-. Rido.
La sua faccia si fa cinerea , se fosse stato un cartone animato del fumo sarebbe uscito dalle sue narici.
-Dimmi quando.-. Insiste quando riprendo a camminare.
Mi si incolla come un francobollo. Sono così pesanti i ragazzi popolari?
-Quando ho tempo.-. Rimbecco secca. 
-E quando sarebbe "quando hai tempo"? Ti ricordo che io ho gli allenamenti.-.
-Oh oh, e la cosa deve interessarmi.-. Mi blocco spingendogli un dito sullo sterno. -Anche io ho i miei impegni e la mia vita non gira attorno a quello che hai da fare tu.-.
E' contrariato nessuna gli dice di no o lo tratta "di merda" se si può definire così il modo in cui lo sto trattando adesso.
-Detto ciò , in bocca al lupo , Grarret Graham.-.
Lo lascio indietro, ma in cuor mio so che quella storia non sarebbe finita così.


 

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Capitolo 2
*** Proposta ***


                                Hannah

E' la pausa pranzo. Tutta la Briar è riversa nella sala mensa.
Ogni comitiva ha il suo tavolo e le sue persone. Sul mio ci siamo noi "anonimi" , Nell , Allie , Tom e Jason.
C'è una gran confusione a quest'ora ma per fortuna siamo riusciti ad entrare fra i primi accaparrandoci i pasti ancora fumanti.
Sono l'ultima a raggiungere l'ampio tavolo circolare ed oggi ci arrivo imbrattata di sugo al curry.
Samantha Sins , quella che credo sia la "gallinella" ai piedi di Arnold Cooper migliore amico di Garret , mi ha appena rovesciato "inavvertitamente" a sua detta, l'intero vassoio addosso , dandogli un sonoro coppino dal fondo verso la mia faccia , mentre mi passava affianco.

Poggio quel po' di pranzo che mi è rimasto nel vassoio sul tavolo e mi siedo.
-Oh , lo ha fatto ancora?-. Sbuffa Tom.
Diciamo che io sono la preda preferita di Samantha "serpe" Sins , dal primo anno.
La mia espressione è eloquente.
-Diavolo Hannah, dovresti dargli un cazzotto!-. Interviene Jason.
-Si per poi ritrovarmi tutte le Alpha , fuori dalla mia stanza , mentre mi imbrattano la porta con uova , fondotinta e ....Assorbenti ? No grazie.-.
Era già successo in passato a qualche "vecchia preda" , ed ogni malcapitata aveva mollato la Briar pochi mesi a seguire.
Io non volevo essere una di quelle ne fare la fine di una di quelle...
Sia Allie che Nell mi guardano in maniera apprensiva.
-Era da un po' che non ti faceva qualche dispetto...-. Constata Nell massaggiandosi il mento.
-Si è vero...Quella volta qual era la motivazione?-.
-Le ho rubato una spazzola in palestra , secondo lei ovviamente. Perché io delle sue spazzole piene di capelli biondi non me ne faccio nulla.-. Borbotto attorcigliando la forchetta a qualche spaghetto, distrattamente.
-Scommetto che è stata quella stronzetta a mettertela dentro la borsa per poi avere il pretesto per darti fastidio.-. Prosegue Allie.
Ne sono sempre stata convinta anch'io.
-Fatto sta che non ci posso fare niente. Se quella ce l'ha con me , non posso far altro che aspettare che si stufi.-.
-Secondo me , non si stuferà mai...Fai delle facce troppo buffe...-. Una terza voce si intromette nel discorso , apparendo di fianco a me ed occupando l'unica sedia libera.
GARRET GRAHAM.
Sbatto più volte le palpebre e non sono l'unica su quel tavolo che lo fa.
Che diavolo ci fa seduto in una tavolata di "sfigati"?!
-Non hai paura che ti vedano?-. Dico quando ormai tutta la mensa fissava Garret alle spalle.
Potevo sentire quell'onda di brusio rimbalzare su tutte e quattro le pareti e per un momento , giuro che ho temuto per lui.
Ma poi ovviamente mi ricordo che a me della sua popolarità non deve interessare una beata minchia.
Scuote la testa.
-Io mi siedo dove voglio.-. Dice sorridendo appena.
La forchetta dalle mani di Nell cade nel piatto. La guardo.
Credo che sverrà...Sono sicura che sverrà.
Mi schiarisco la voce. -Allora? A cosa dobbiamo la tua presenza?-. Mi volto appoggiando un gomito al braccio mentre mi reggo il mento con il palmo della mano.
Penso di essermi data un'aria abbastanza arrogante perché lui, decida di demordere subito da qualsivoglia intenzione.
Noto che il suo sguardo va li, a quell'enorme macchia di sugo sul mio magliocino celestino spento.
Mi mordo la pellicina di un labbro.
Sghignazza sotto i baffi. -E' una gran bella macchia quella.-. Fa. 
Sei divertito Garret?
Mi acciglio.
-Si lo è. Ma tu non sei qui per la mia "gran bella macchia", quindi giungi al punto. Cosa vuoi?-. Sono acida come un limone. Però! Caspita!
-Ho bisogno di te.-. La sua voce sprizza energia e speranza da tutti i pori.
Sospiro ed alzo gli occhi al cielo tornando nella mia posizione originaria.
-Che fai ? Mi ignori?-.
Me lo ritrovo ad un palmo dalla guancia che mi fissa insistentemente.
-Dio Garret! Sei petulante!-. Sbotto. 
Gli altri su quel tavolo non hanno il coraggio di ridere. Graham , fa paura a tutti.
Si stira il maglioncino rosso in petto. -Lo so.-. Esclama dandosi un tono fiero.
E' odioso.
-Senti, ho deciso di aiutarti . Basta che la smetti perché sei veramente irritante.-. Dico mandando giù l'ultimo boccone ed alzandomi dal tavolo solo quando ho ripreso possesso della mia borsa e del vassoio.
Non è imbarazzante per lui , dover girare con l'anonima Hannah macchiata di sugo al curry?
O forse la strizza di essere espulso dalla squadra gli farebbe anche scendere le mutande ?
Butto il contenuto del mio vassoio nell'apposito cestino e lo appoggio sopra.
Mentre attraverso la lingua di marmo libera che porta all'uscita non faccio altro che sentire commenti di ogni genere riguardo me e Graham.
Sono tutti scioccati che lui ed io , stiamo semplicemente camminando...Mio Dio!
-Ho pensato che l'idea di farmi pagare potrebbe aiutarmi ora che ho le prove di chitarra , così non devo spaccarmi in due fra lavoro e prove.-.
Dico scostando con il palmo la porta della mensa.
-Ottimo.-. 
E' sempre sprizzante di gioia Graham?
-Ma! Ad una condizione.-.
Le sue pupille si dilatano.
-Ecco...-. Mi gratto la nuca e distolgo lo sguardo da lui. Sono convinta che sbotterà a ridere e che già domani tutti sapranno della proposta che gli sto per fare, ma , Garret Graham non è l'unico disperato al momento.
-Tu fingerai di essere il mio ragazzo fino a che Justin non si accorga di me...In cambio ovviamente io sarò la tua tutor per tutto l'anno.-.
Serro leggermente le palpebre , sono pronta a sentirlo sbottare in una fragorosa risata beffeggiatoria.
-Ci sto.-.
Sbarro gli occhi.
-Come?-.
-Ci sto.-. Ripete convinto.
-No, c'è, aspetta ...Io ti ho appena chiesto di essere il mio "finto ragazzo" ...E tu ci stai?-. 
Garret Graham oltre ad essere un pallone gonfiato è anche un enorme cerebroleso.
Insomma chi accetterebbe una cosa del genere? E' come se si stesse prostituendo o qualcosa di molto simile.
-Hannah, ti chiami Hannah giusto? Io ho bisogno di alzare la mia media, più di quanto tu possa immaginare. Perciò se è questo che desideri , sarà fatto. E poi...-.
La curva sulle sue labbra si fa più maliziosa.
Lo spingo leggermente poggiando i palmi sul suo petto.
-Facciamo che ci limitiamo a far finta di essere fidanzati ok?-.
Sbuffa.
-Ok.Ok.-.
-Allora stasera da me?-.
Scuoto il capo.
-Come?-. Faccio irritandomi all'istante.
-Si, dico , le ripetizioni. Stasera da me?-.
-A...Ah...Si certo.-. Mi sfrego un dito. Stavo per fare l'ennesima figuraccia della giornata
-Perfetto! Sai dove alloggio si?-.
-Come potrei non saperlo...-. Proferisco ovvia.
-Allora a stasera.-. 
Si allontana velocemente mischiandosi alla folla di studenti che stanno tornando ad invadere le aule.
Darò ripetizione a Capra Graham...Che situazione merdavigliosa!

                                  Garret

Ad Hannah Wells piace un giocatore di Football. Non posso crederci. Ma stasera l'ho offesa già un paio di volte , devo andarci piano se non voglio che declini la sua offerta di aiutarmi...O meglio la mia supplica.
Siamo in auto, alla fine sono andato a prenderla io. Non posso aspettare che dalla Briar prenda un Taxy per raggiungere il mio dormitorio. Insomma non ho tutta la notte per darle retta. Anche perché lei..Non "me la da".
-Dunque da quand'è che ti vuoi scop...vuoi fare l'amore con Kohl?-.
Lei non mi risponde , mi fulmina con uno sguardo omicida che mi scava una guancia.
-Deve essere una cosa recente dato che si è trasferito qui ad inizio semestre.-. Increspo  le labbra -D'accordo facciamo conto che sia da una mesata o poco più.-.
Nessuna risposta.
Le lancio un'occhiata e noto che è ancora più astiosa. Però! Nonostante tutto anche quell'espressione minacciosa ha un aspetto sensuale.
Ha una delle facce più interessanti che io abbia mai visto: ha le guance rotonde , forse un po' troppo, la bocca troppo imbronciata e quel piccolo neo sotto l'occhio destro disegnato perfettamente sulla sua pelle poco meno che olivastra.
E quel corpo...Ragazzi , ora che la noto meglio non posso fare a meno di osservarlo.
Ma, Garret , non sei qui in auto con lei , verso il dormitorio con la speranza di scopartela bensì con la speranza di recuperare quella C e le prossime a venire.
-Mi sbagliavo sul tuo conto.-. Le dico con tono sincero.
-E questo starebbe a significare?-. 
-Significa che ti consideravo una persona schietta , una con le palle. Non una che non riesce ad ammettere di essere attratta , molto attratta, da un ragazzo.-.
Nascondo un sorriso vedendo che lei serra la mascella. Forse beffeggiarla un po' è l'unico modo per cui io mi scolli dal suo viso, dal suo corpo, da quella voglia che ho di prenderla e...
Garret NO!
-Bene hai vinto, forse si, me lo vorrei fare.-. Sbuffa arricciando il naso.
-Cavolo , era tanto difficile?-. Ora rido di cuore.
Premo sul freno , fermandomi allo stop.
-Allora perché non gli chiedi di uscire?-. Dico mentre fisso il semaforo sulle nostre teste.
-Perché avrei dovuto farlo?-.
-Perché ti piace.-.
-Ma non lo conosco nemmeno.-.
-Come altro pensi di poterlo conoscere se non chiedendogli di uscire , scusa?-.
Lei si muove appena , irrequieta, sul sedile sistemandosi la cinta al centro del suo seno.
La striscia di tessuto elastico , le rimbalza fra le "tette" ...Non posso non osservare ogni singolo movimento....
Quelle tette...
GARRET NO!
-Hai paura non è così?-. La stuzzico.
-Non è vero.-. Dice lei all'istante. -Lui mi mette in agitazione ok?-.
Non mi aspettavo che fosse così sincera.
-Quindi stai aspettando che sia lui a fare il primo passo...Ma non lo farà "Welsy"-.
-So che non lo farà..-.
Alzo leggermente le spalle. -Gli uomini sono tutti interessati alla ciccia , e tu gli rendi le cose troppo facili.-.
-Improbabile dato che non gli ho mai detto che mi interessa.-.
-Oh, ma lo sa..-. Questo la fa trasalire.
-No non lo sa.-.
-Un uomo sa sempre quando una donna lo desidera. Credimi non c'è bisogno che tu glielo dica direttamente.-. Sogghigno. 
-Quindi, Welsy, spera che uscendo con me , gli confonderai le idee.-.
La vedo pensierosa.
Poi di colpo scatta , come una molla. E' impressionante.
-Certo che gli confonderà le idee e vedi di fingere bene!-. Gracchia.
Rido. Hannah mi fa ridere.
Vedo il viale che porta al mio dormitorio.
-Eccoci...La reggia della Squadra di Hockey.-. Esordisco con fierezza.
Penso che seriamente a lei non interessi nulla dell'Hockey o dei giocatori di Hockey.
E certo gli piace quella mezza sega di Kohl!
Sospira pesantemente.
-Quando saremo in camera tua , vedi di ascoltare ciò che ti spiego. Non ho tutta la notte.-. Scende dalla vettura appena mi fermo.

E' un peccato che non ho tutta la notte per stare con lei.

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Capitolo 3
*** Missione tutor ***


                                Hannah

Di solito sono fiera di me per il fatto di avere la testa sulle spalle e di prendere decisioni ben ponderate, ma decidere di accettare la questione di impartire ripetizioni a Garret Graham ? Più stupido che stupido.
Mi sto ancora maledicendo per avergli proposto il mio aiuto ed avergli chiesto una mano con Justin.
Credo che per me sia ora di guardare in faccia la triste verità; quando si tratta di Justin Kohl non ho alcun buon senso.
Ho veramente architettato tutto questo per avere Justin!?
Questa è la seconda sera che vengo qui a casa di Graham. La prima volta è stato lui a portarmici. Credevo che sarebbe andata peggio. Ed invece Garret mi aveva ascoltata in silenzio mentre spiegavo la prima quindicina di pagine su Kant e la sua prima teoria.
Ora non so se sarà lo stesso. Quella era solo la prima sera, la casa era vuota , c'era modo di concentrarsi e l'ansia reciproca , ma poi era passata una settimana e il suo modo di darmi confidenza era si , sempre snervante, ma molto più accentuato. 
Penso che Graham si fidi di me.

Continuo a domandarmi cosa penserebbe la mia vecchia terapista di questo patto che ho stretto con Garret.
Direi che sarebbe contrariata. Ma Carole puntava tutto sul rafforzamento. Mi ha sempre incoraggiata a prendere il controllo della mia vita e a cogliere qualsiasi opportunità che mi permettesse di buttarmi alle spalle l'aggressione subita.
Quindi ecco come stanno le cose: da quando sono stata stuprata , sono uscita con due ragazzi soltanto.
Sono andata a letto con entrambi. Ma nessuno dei due mi ha fatta sentire tanto eccitata e vogliosa come riesce a fare con un solo sguardo Justin Kohl.
Carole a questo punto direbbe che è un'opportunità che andrebbe esplorata.

La casa di Garret è in città, e si sviluppa in due piani. Solitamente noi studiamo al piano di sopra in camera sua. Questo perché difficilmente i suoi compagni di squadra lo disturbano quando è li dentro.
Raggiungo la porta d'ingresso e suono il campanello. Dall'interno la musica rock tuona come tempesta. In cuor mio spero che nessuno abbia sentito il trillo , così che io possa fare retro front ed andare via.
Ad un tratto dei passi riecheggiano dietro la lastra di legno ed un ragazzo con i capelli a spazzola biondi come il grano e muscoli vistosi ,appare ai miei occhi.
-Ma buonasera.-. 
Dice strisciando le parole mentre mi squadra dall'alto in basso.
-E' il mio compleanno soltanto fra una settimana , ma se questo è il mio regalo in anticipo, non mi lamenterò di certo bambolina-. Dice ammiccante un attimo a seguire.
Ci avrei scommesso che anche gli amici di Garret sono odiosi come lui.
-Ehy Welsy-. La voce del giocatore di Hockey mi invade le orecchie. -Sei in ritardo-.
-Avevo detto le otto e quindici.-.  Osservo freddamente il biondo alla destra di Garret. -E comunque se volevi intendere che sono una prostituta , allora sappi che mi sento offesa.-.
-Hai pensato che fosse una prostituta?-. Garret fulmina mister muscolo con un' occhiataccia. -Lei è la mia tutor fratello. Mostra un po' di rispetto-.

Dai, sul serio stai prendendo le mie difese Graham?

-Non ho pensato che fosse una prostituta , ho pensato che fosse una spogliarellista.-. Tenta di giustificarsi lui. -Indossa anche quel costume, porca puttana!-. Mi indica muovendo l'indice sotto e sopra , lungo la mia immagine.
Non ha tutti i torti , la mia divisa da cameriera non è il genere di "abbigliamento sobrio" e da ripetizioni.
-Beh , sappi Graham che per il mio compleanno , voglio una spogliarellista!-. Fa biascicando leggermente le parole. Ha il singhiozzo.
Sono sempre ubriachi i giocatori di Hockey il venerdì sera?
-Certo fratello, farò le dovute chiamate.-. Garret gli da una pacca sulla spalla e mi fa cenno di entrare.
-Non avrà una spogliarellista.-. Dice mentre saliamo le scale che portano a camera sua.
-Abbiamo fatto una colletta per comprargli un Ipod nuovo dato che il suo è volato nel laghetto dietro la Briar.-.
Ridacchio. E quando lo faccio , Garret si avventa su di me come un leone.
-Cazzo! Quella era una risata?Non pensavo che avessi la capacità di mostrarti anche divertita. Potresti farlo di nuovo? Così posso filmarti.-.
-Rido di continuo.-. Faccio una breve pausa.-Specialmente di te ,ovviamente.-.
Lui si afferra il petto in una smorfia di finto dolore, come se gli avessi dato una coltellata.
-Sei tremenda per l'autostima di un ragazzo, lo sai?-.
Alzo gli occhi al cielo e mi chiudo la porta di camera sua alle spalle.
-Ti dispiace se ,mi cambio questa divisa?-.
Lui si lascia cadere su un bordo del letto tirandosi su con i gomiti: -Fai pure. Mi siederò qui e mi godrò lo spettacolo.-.
Serro i denti ed inarco entrambe le sopracciglia.
-Intendevo in bagno razza di idiota.-.
Sbuffa.-Così non è divertente..-.
-Niente di tutta questa storia è divertente.-. Borbotto venefica.
Alza gli occhi al cielo e si lascia cadere sulle spalle. Poi alza una mano ed indica una porta appena visibile nel muro , sotto la carta da parati azzurra. -E' li.-.
Il bagno è più pulito di quanto mi aspettassi. C'è un buon profumo di dopobarba ed è tutto in perfetto ordine. 
Mi muovo dentro quella piccola stanzetta guardando qua e la , poi scuoto la testa come a dirmi "finiamola in fretta".
Mi cambio . Indosso un leggins nero ed un maglione rosso. Mi sciolgo i capelli dalla coda e ripongo la divisa nella borsa dove solitamente porto il cambio uscita da lavoro.
Quando riemergo dal bagno, Garret è ancora sul letto e non mi da neanche un'occhiata quando scarico il mucchio di libri sul letto. E' tutto preso dal suo cellulare.
-Per citare una tua frase irritante: sei pronto per metterti a fare tutto questo?-.
La prima sera che sono piombata a casa sua , fu lui a guardarmi mentre cercavo di mantenere la testa bassa " su Kant" e a pormi quella domanda.
Ed io ero diventata rossa , senza motivo. E lui aveva riso, per chissà quale motivo.
Lui mi risponde distratto - Si , un attimo.-. Digita un messaggio alla velocità della luce e lancia il telefono sul materasso.
-Scusa, ora sono attento.-.
Non ho molta scelta su dove sedermi, anche questa sera. Seppure il bagno di Graham , sia perfettamente ordinato , camera sua è veramente un disastro. C'è una sedia accostata alla scrivania , ma entrambe sono sepolte dai vestiti, stessa cosa la poltrona all'angolo della finestra.
Per questo sono costretta a mettermi sul letto...Con lui.
Con riluttanza mi siedo a gambe incrociate. Lui è a capo, dove sono i cuscini esattamente di fronte a me.
-D'accordo , dunque, penso che innanzi tutto possiamo iniziare a ricapitolare tutte le teorie di Kant. Poi passeremo alla lista dei conflitti, ammesso e concesso che tu riesca a capire e memorizzare le precedenti...-. 
-Suona bene.-.
-Iniziamo con la sua etica. E' abbastanza semplice.-.
Garret si lascia scivolare fino alla testata del letto sospirando pesantemente , portando entrambe le braccia dietro la nuca.
Sospira pesantemente anche quando gli piazzo le letture di Kant in grembo.
-Leggi-. Gli ordino.
-Ad alta voce?-. 
-Si. Ed una volta che hai finito , voglio che tu faccia un riassunto di ciò che hai letto.-.
C'è una breve pausa , poi il suo labbro inferiore trema leggermente.
-Questo potrebbe essere il momento sbagliato per dirtelo , ma io...Non so leggere.-.
Resto a bocca aperta. Per la puttana! Non può dire sul serio.
Graham ride come un cane. -Rilassati, ti sto prendendo per il culo.-. Poi mi guarda ed aggrotta la fronte.
-Davvero hai pensato che non sapessi leggere? Gesù, Welsy!-.
Gli faccio un sorrisetto dolce: -Non mi avrebbe sorpresa minimamente Graham.-.

Garret incomincia a stupirmi. Prende il quaderno ad anelli ed inizia a leggere con una fluidità articolata impressionante riassumendo persino l'Imperativo categorico di Kant parola per parola.
-Hai memoria fotografica o qualcosa del genere?-.
-No.-. Si pompa . -Sono bravo con i fatti.-.
Alza le spalle. -Solo che mi resta difficile applicare le teorie alle situazioni morali.-.
Gli do un po' di tregua. - Se vuoi sapere come la penso io, è una stronzata totale. Come possiamo essere certi di ciò che penserebbero questi filosofi delle situazioni ipotetiche della Tolbert?Per quanto ne sappiamo le valuterebbero caso per caso. Giusto e sbagliato non significa necessariamente bianco e nero. E' più complesso di così.-.
Il telefono di Garret brilla. Mi irrita.
-Merda , un secondo.-.
Da un'occhiata allo schermo , Aggrotta le sopracciglia e manda l'ennesimo sms.
-Stavi dicendo?-. Riporta gli occhi a me.
I successivi venti minuti trascorrono così, fra un mio tentativo di spiegargli queste maledette teorie di Kant ed i suoi stramaledettissimi sms.
-Oh mio Dio!-. Esplodo. -Sarò costretta a rompertelo , quel coso!-.
-Scusa-. Dice per l'ennesima volta. -Lo metto in silenzioso, così nemmeno la vibrazione ti interrompe.-.
Che poi, non serve a niente se lo continua a lasciare sul raccoglitore .
Sospiro . 
Lui torna a parlare .-Quindi in sostanza la logica è l'ossatura dell'etica Kantiana.-. 
Lo interrompo di nuovo quando vedo i suoi occhi ballonzolare sul display del cellulare.
-Questo è ridicolo. Si può sapere chi ti sta mandando tutti questi sms?-.
Sono spazientita. 
-Nessuno.-.
Nessuno un cazzo. Afferro l'apparecchio e premo sull'icona messaggi.
Sembrano di una ragazza. Scorro velocemente. Ora a meno che non ci sia un ragazzo li fuori, che vuole leccare Garret ovunque, deduco che siano sicuramente di una "lei".
-Stai sessaggiando durante le ripetizioni?Cos'hai che non va?-.
Lui sospira. -Non sto sessaggiando. Lei sta sessaggiando con me.-.
-Oh si , certo diamo la colpa a lei.-.
-Leggi le mie risposte.-. Insiste. -Continuo a dirle che sono occupato, ma a quanto pare non ha capito l'antifona.-.
Scorro il testo. Scopro che Garret è stato sincero. Tutti i messaggi che ha inviato negli ultimi trenta minuti comprendono frasi come "sono occupato", "sto studiando" , "parliamo dopo".
Sospiro, apro la tastiera sullo schermo ed inizio a digitare.
Garret protesta e tenta di strapparmi il telefono di mano ma è troppo tardi. Ho già premuto invia.
-Ecco-. Annuncio. -E' tutto sistemato.-.
-Giuro su Dio Welsy , se tu...-. Abbassa la voce mentre legge ciò che ho scritto.
"Sono la tutor di Graham. Mi stai infastidendo. Fra mezz'ora avremo finito, penso che puoi tenerli abbottonati i pantaloni un altro po' ".
Garret mi guarda negli occhi e ride così forte che non riesco a trattenere un sorriso anche io.
-Questo penso che sia più efficace dei tuoi sterili "lasciami stare" , non trovi?-.
Ride ancora. -Non posso negarlo.-.
-Almeno questo zittirà la tua ragazza per un po'.-.
-Non è la mia ragazza.-. Inarca un sopracciglio come se gli avessi dato da mangiare un piatto che gli fa schifo. -E' solo quella tifosa trombamica che ho frequentato l'anno scorso e...-.
-Tifosa trombamica...-. Ripeto inorridita. -Sai che sei quasi da volta stomaco? Chiami veramente le donne così?-.
-Quando una è interessata solo a questo...-. Si indica le parti basse. -Solo per vantarsi con le amiche di essersi fatta un giocatore di Hockey...Si è così che la chiamo.-.
-Oltretutto sono io che , in questo caso, sono l'uomo oggetto.-. Dice mimando il gesto di asciugarsi una lacrima.
Aggrotto la fronte .-Se questo ti fa dormire meglio la notte...-.
Afferro il raccoglitore al anelli. -Che ne dici se riprendiamo?-.
Annuisce due volte.
Così per la restante mezz'ora mi accerto che abbia capito , per lo meno, una minima parte di ciò che abbiamo letto e ripetuto...E letto ...E ripetuto...
Quando ne sono convinta alzo gli occhi dal raccoglitore.
-Bene, domani parleremo del Postmodernismo.-.
Garret annuisce. -Io finisco gli allenamenti alle 19. Che ne dici se ci vediamo per le otto?-.
-Siamo d'accordo. Per le otto.-.
Infilo i miei libri nella borsa, mentre Garret intercetta il mio ipod e gli da una scorsa.
-Hai frugato nelle tasche esterne della mia borsa?-. Esclamo. -Sul serio?-.
-Il tuo ipod , sporgeva dalla tasca frontale.-. Protesta. -Ero curioso di vedere che musica ascolta secchiona Welsy.-.
Si ruota a pancia in sotto.
Incomincia ad elencare i nomi degli artisti presenti nella memoria.
Sembra essere quasi soddisfatto dalla musica che ascolto.
-Ehy! Ma lo sai che qui dentro ci sono anche gli one-direction?-.
Fa quasi sconvolto.
-NO, ma dai?-. Dico con grande sarcasmo. -Ancora la musica non si scarica da sola.-.
aggiungo acida.
-Credo di aver perso tutto il rispetto per te. Dovresti ascoltare DELLA MUSICA dato che suoni.-.
Gli strappo l'ipod dalle mani.
-Compongono delle belle melodie.-. Lo guardo dall'alto.
-Non sono d'accordo.-. Solleva il mento con decisione.
-Ti farò una play list. Si vede che devi imparare a distinguere la buona da musica dalla musica di merda , Welsy.-. Si solleva dal materasso e mi accarezza la testa come se provasse compassione.
-Ci vediamo domani.-. Dico a denti serrati.
-Che ne pensi del rock? O ti piacciono solo i gruppi musicali di ragazzi che vanno vestiti in coordinato?-. Dice mentre riesuma il suo iMac accendendo lo schermo e aprendo la sezione musica.
-Buonanotte Garret.-.
Sto quasi per strapparmi i capelli mentre esco dalla stanza. Non credo di aver detto di si a mesi di questo.
Che Dio mi aiuti.

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Capitolo 4
*** Giocatori di Hockey ***


                                                                Garret

I miei coinquilini sono totalmente ubriachi. Quando entro nel salotto il tavolino è stracolmo di lattine vuote , oltre alla bottiglia di Jack quasi finita che so appartenere a Logan, seguace della filosofia "la birra è da femminucce". Parole sue e non mie.
In un angolo della stanza ci sono appunto Logan e Tacker seduti difronte al tv LCD e si stanno sfidando ad Ice Pro. Quando Logan si accorge di me , si sposta leggermente e quella distrazione gli costa cara.
-Si cavolo!-. Esulta Tuck quando il suo difensore virtuale segna rete all'avversario.
-Porca puttana!-. Logan mette il gioco in pausa. -Che cavolo G, Tuck mi ha appena fregato per colpa tua!-.
Non rispondo perché ora sono io quello distratto, dalla coppia seminuda intenta a pomiciare nell'angolo opposto della stanza , li dove giacciono i due divani più piccoli .
Dean è scalzo e a petto nudo , stravaccato sulla poltrona mentre una bionda che indossa solo un reggiseno di pizzo del tutto trasparente ed un paio di pantaloncini inguinali, gli si sta strusciando vistosamente sul cazzo.
Degli occhi blu scuro sbirciano sopra la sua stessa testa , quando Dean piega il collo all'indietro sullo schienale del divano.
-Graham , dove sei stato amico?-. Biascica.
Mi chiedo per quale motivo a Dean piaccia spassarsela ovunque tranne che nella sua stanza. Sul serio. Ogni volta che mi giro per casa lo becco in qualche sua sconcezza. Ha battezzato ogni centimetro di questo dormitorio. Dal bancone della cucina al tavolo da pranzo senza dimenticare ognuno dei tre divani presenti nella sala ed ovviamente anche il bagno a pian terreno!
E' veramente una puttana totale quel ragazzo. Anche se , io non sono da meno sicuramente e tanto meglio Tuck ,Logan e Cooper. Inutile a dirsi che i giocatori di Hockey sono dei figli di puttana arrapati.
Quando non siamo in campo, potete trovarci ad amoreggiare con una o due tifose trambamiche. O tre se siete Tucker ed è la sera di capodanno dell'anno scorso.
-E' un'ora che ti mando sms amico!-. Mi informa Logan.
Lui , così tanto per accennarlo , è il nostro difensore. Un bestione di un metro ed ottantasette. Il migliore con cui abbia mai giocato e senza dubbio , anche uno dei miei migliori amici.
Sia lui che Tucker , fanno Jonathan di nome , per questo li chiamano tutti per cognome.
-Sul serio, dove sei stato?-. Si acciglia. 
-Gruppo di studio.-. Afferro una Bud dal tavolo e sollevo la linguetta metallica finché non fa rumore e capisco che è stappata.
Sfilo poi il cellulare dalla tasca per accertarmi che Logan non stia dicendo cavolate riguardo agli sms , solo per sapere se ero con Hannah. 
Non l'ha mai incrociata qui in casa , ma sa che studio con lei e non dico che mi darebbero fastidio i suoi commenti a riguardo , ma non lo nego nemmeno.
Scorro sul display poi alzo gli occhi .
-Quale sarebbe la sorpresa di cui mi parli in questi sms?-.
Appollaiato sul divano fa un sorriso così grande che mi meraviglio di come non gli si stia per rompere la mascella. 
-Sali di sopra e guarda tu stesso.-.
Aguzzo gli occhi .
-Perché? Chi c'è di sopra?-.
-Se te lo dicessi non sarebbe più una sorpresa, tu che dici?-.
-Perchè ogni volta , ho la brutta sensazione che tu abbia tramato qualcosa?-. Gli faccio quasi sorridendo.
-Caspita!-. Protesta. -Hai dei seri problemi di fiducia G.-.
-Disse lo stronzo che il primo giorno di inizio semestre ha lasciato un procione vivo in camera mia.-.
Tucker fra un grosso sorriso. - Oh, andiamo Bandit era adorabile. Era il tuo regalo di ben tornato-. 
Sollevo il dito medio. -Già be, è stato difficile sbarazzarsi di quel regalo di merda.-.
Ora sono accigliato perché non mi sono affatto dimenticato di aver dovuto far intervenire tre ragazzi della disinfestazione , per deprocionizzare la mia stanza.
-Porca puttana!-. Scatta Logan. -Sali di sopra e basta. Fidati di me, dopo mi ringrazierai-.
Lo sguardo d'intesa che si scambiano mi fa abbassare leggermente la guardia. Non l'abbasserò mai del tutto con questi due stronzi.
Uscendo dal salotto , afferro altre due lattine di birra. Solitamente non bevo quando so che devo giocare , ma il mister ci ha dato due settimane di pausa , perciò mi prendo la libertà di "rilassarmi" un po'.
Armato delle mie birre , attraverso la breve rampa di scale che separa il pian terreno dall'angolo notte e mi dirigo in camera mia.
Quando sono praticamente ad un metro da camera mia, noto la porta socchiusa e scatto nuovamente in modalità "diffidente".
Scruto la cornice dell'anta per assicurarmi che non ci sia un secchio pieno di chissà che schifezza e poi do una spinta leggera con il piede. Si apre ed io entro un centimetro alla volta , assolutamente convinto che sia un'imboscata.
Non mi sbagliavo.
Ma questa volta non è la solita trappola del cazzo poiché dannazione , la ragazza sdraiata sul mio letto sembra uscita da un catalogo di Victoria's Secret.
Ora, io sono un maschio e non conosco il nome della metà della roba che indossa. Vedo del pizzo bianco e dei fiocchi rosa, e molta pelle scoperta. E sono felice.
-Ci hai messo tanto.-. Kendall mi lancia un sorriso sensuale che dice "ti sta per toccare una bella fortuna ragazzone".
Ovviamente il mio cazzo reagisce prima di me balzando sull'attenti da sotto il tessuto del mio jeans nero.
-Ti avrei dato ancora cinque minuti prima di andarmene.-.
-Quindi ho fatto appena in tempo.-. Il mio sguardo scorre su e giù lungo quel corpo che farebbe sbavare chiunque., poi pronuncio :- Oh, piccola è tutto per me?-.
Poggio le mie birre. Ho voglia cazzo!
I suoi occhi castani si rabbuiano ma in maniera seducente. -Lo sai , stallone.-.
Sono ben consapevole che a sentirci sembriamo i personaggi di qualche porno melenso. Ma andiamo: quando un uomo entra in camera e si ritrova una donna come questa, non può far altro che assecondarla in ogni sua perversione. Anche se si tratta di ricostruire le scene scadenti di un porno di serie B.

Io e Kendall abbiamo scopato per la prima volta l'anno scorso durante le vacanze estive.
Quel periodo il caso volle che ci incontrassimo in un  bar. Una sera, due sere...Poi una cosa tira l'altra, e in men che non si dica mi ritrovo a farmi un' eccitante ragazza di confraternita.
Ma è finita prima che potesse iniziare la metà semestre di quest'anno, ed a parte qualche  sms sconcio ogni tanto, non ho più visto la bionda fino ad ora.
-Ho immaginato che potessi avere voglia di distrarti un po' , prima che rincomincino gli allenamenti.-.
Dice lei , mentre con le mani laccate di rosa si tocca un seno risalendo fino al collo.
-Hai immaginato bene.-.
Un sorriso le arriccia le labbra mentre si solleva mettendosi in ginocchio. 
Cazzo! Quelle tette sembrano strabordargli da quella roba di pizzo che indossa!
Piega un dito verso di me:- Vieni qui.-.
La raggiungo in una falcata. Sono un maschio non so cosa voglia dire "contegno".
-Credo che tu sia un po' troppo vestito.-.  Dice.
Sono fermo, in piedi difronte a lei mentre mi fa passare le dita sotto la striscia di cuoio della cinta. 
Abbassa leggermente il jeans.
Quando me lo avvolge con le dita ed inizia a muovere la mano, mi sfugge un gemito.
Oh si, Non c'è niente di meglio della sensazione della mano di una donna sul proprio cazzo.
No, ho sbagliato.
 Entra in gioco la lingua e santo cielo, è molto meglio della sua mano.
A breve sono sopra di lei e me la sto scopando.
Ci consumiamo come se non lo facessimo da secoli. So, che per entrambi non è così.
Solo dopo un'ora Kendall stanca si rannicchia al mio fianco ed appoggia la testa sul mio petto.
-Mi sei mancato , piccolo.-.
O-K.
Il mio primo pensiero è : "merda".
Il mio secondo pensiero è :"perché?".

Perché in tutto il tempo in cui ci siamo frequentati, lei non ha fatto il minimo sforzo per cercare di conoscermi. Oltre al sesso non ci sono argomenti, o meglio , si parla solo di lei.
Sul serio, credo che in tutto quel tempo lei non mi abbia mai posto una domanda personale su di me.
-Oh...-. Non mi escono le parole. Non riesco a trovare una frase che comprenda ANCHE,TU, MI, SEI ,MANCATA.
-Sono stato molto impegnato. Sai? Lo studio , gli allenamenti...-. La butto li.
-Anche io sono stata parecchio impegnata con la confraternita e lo studio...-. La sua voce poi si fa leggermente più acuta. -A te sono mancata?-.
Ecco. Lo sapevo. Sono fottuto. Cosa dovrei rispondere ad una domanda del genere?
Non voglio mentire perché la farebbe solo illudere. Ma non posso nemmeno dirle tutta la verità ,ovvero che non l'ho pensata mai una volta dall'ultima scopata. Tolto quando mi tempesta di sms. Ma non l'ho pensata perché mi mancava piuttosto perché mi stressa.
Il mio sguardo devia verso la finestra. Ebbene si, sono al secondo piano e in effetti sto valutando l'idea di saltare giù da quella maledetta finestra.
Comunque penso che il mio restare zitto abbia parlato al posto mio. Kendall schizza dal materasso .
-Oh mio dio non posso crederci!-. Grida. 
Si è incazzata vero?
-Aspetta piccola!.-. Cerco di non farla dare di matto. Odio le femmine che danno "di matto".
Ma proprio in quel momento la porta di camera mia si spalanca.
Se credevo di essere nella merda con Kendall, mi sbagliavo alla grande.
L'immagine di Hannah con la sua pila di libri in mano si fa padrona dell'ingresso della mia stanza.
Sbatte le palpebre più volte. E'  leggermente rossa in viso, sembra imbarazzata. 
Ma io , lo so che è incazzata a bestia.
-Garret.-. Ringhia. Ho un brivido , ma non è affatto piacevole. 
-Ti avevo detto ALLE OTTO.-. Tuona ed io mi sento un cagnolino indifeso. 
Hannah è furiosa e mi fa paura ok?
E poi c'è Kendall, non ho il coraggio di guardare nemmeno lei in faccia ...
Oddio che faccio?!
Mi porto una mano alla fronte asciugandomela da un presunto sudore freddo.
-E questa adesso chi è?!-. Gracchia Kendall. 
Non mi da nemmeno il tempo di rispondere , ma vedo che le due si trucidano con un'occhiataccia.
-Questo è troppo!.-. La bionda afferra le sue cose buttate qua e la, sul pavimento, ed esce dalla stanza, in quella che Hannah chiamerebbe "la sfilata della vergogna".
Guardo Hannah come se non capisco che sta succedendo e mi esce spontaneo fare spallucce.
Mi manda al diavolo uscendo dalla stanza ed io la seguo perché cazzo sono un fottuto idiota che non guarda gli orologi!
-Aspetta !-. Le afferro un braccio e lei si volta.
Penso che voglia gridarmi qualcosa ma i suoi occhi scivolano lungo il mio corpo fino a dove so esserci il mio "amichetto" , che poi tanto "etto " non è. Il fiato pare morirgli in gola.
Ora è paonazza e Dio ha le fiamme negli occhi verdi.
-Maledizione Garret sei proprio un morto di fica!-. Si strappa da me e mi tira uno dei libri che ha per mano.
Faccio appena in tempo a ruotare su un fianco attutendo il colpo con una gamba.
Mio Dio. Mio Dio. Mio Dioooo! Ma come cazzo ci sono finito in un casino del genere!

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Capitolo 5
*** Solo per il patto. ***


                                                         Hannah

Garret ha seriamente dei problemi. A volte temo che la sua stupidità finisca per contagiare anche  me.
Ma come cazzo si può organizzare una scopata quando sai che devo arrivare a casa tua in serata!?
E poi...Dio mio, non riesco a togliermi quell'immagine dalla testa. GLI HO VISTO IL CAZZO. E si, la cosa mi ha scioccata.
Se mi domando il perchè riesco difficilmente a trovare una motivazione, molto probabilmente perché a differenza sua io non mi scopo chiunque ripetendo il motto "basta che respiri". A differenza sua, io sono stata solo con due persone , tre, se consideriamo l'uomo che mi ha stuprata. 
Diciamo che per me l'argomento sesso è divenuto con il tempo un argomento tabù e la mia vita sessuale non è mai stata "rose , fiori e diamanti scintillanti" , piuttosto , rabbia , vergogna ed anni di terapia.
Grazie a Carole però , sono riuscita a sbloccarmi leggermente.
Il mio primo , secondo rapporto l'ho avuto con una matricola del primo anno. Durante una festa in spiaggia e qualche bicchiere di troppo , decisi che il mio problema  doveva essere affrontato. Così di petto, mi lasciai ri-deflorare dietro il muro di uno chalet.
Inutile dire che non fu il massimo dei rapporti ,con me appoggiata per le mani al muro e lui dietro come due gatti nel periodo dell'accoppiamento.
Non venni. 
Non diedi peso a quel dettaglio , pensai che le condizioni erano evidentemente inadatte perché ciò accadesse. Per questo una volta che lui terminò , ci rivestimmo e finì li. Io non dissi una parola a seguire . Non credo di essermi sentita come la volta dello stupro, ma ho provato una sensazione di disagio pensando a cosa avevo appena fatto. Per questo andai via poco dopo dalla festa e non lo cercai mai più.
Il mio secondo incontro con il mondo del sesso l'ho avuto con Devon Sins. Ebbene si, esattamente il fratello di "Serpe" Sins.
Fra noi c'era una chimica impressionante. Ci siamo frequentati per otto mesi; ero follemente attratta da quel ragazzo , ma per quanto lui tentasse in tutti i modi, io non ero in grado di superare la mia...Ok, chiamiamola con il suo nome, DISFUNZIONE SESSUALE.
Non riesco ad avere orgasmi. Non ci ero riuscita con la matricola, seppure all'inizio pensavo che fosse stato normale, non ci sono riuscita con lui.
Il solo fatto di ripensarci mi mortifica. Ed è ancor più umiliante se ripenso a quanto era frustrante per Devon. Ma purtroppo per quanto ci impegnassimo entrambi , non succedeva mai.
Ad un certo punto  Devon si è stufato di impegnarsi .
Mi ha mollata. Non lo biasimo. Il fatto che la tua ragazza non goda della sessualità di coppia deve essere un colpo terribile per la virilità di un uomo.
Ed ecco che ora mi ritrovo nuovamente "bloccata" in una spirale infinità di angoscia che non mi permette nemmeno più di guardare un...Vabbe si è capito.
-Ehy, sei bianca come un foglio di carta-. La voce preoccupata di Allie , mi fa trasalire tornando alla realtà. -Ti senti bene?-.
-Va tutto bene.-. La rassicuro. -Ero solo persa nei miei pensieri.-. 
Lei corruccia la fronte. -Hannah ti conosco da troppo tempo per credere che "va tutto bene".-. 
Mi mordo un labbro. 
-Allora?-. Fa lei, impaziente, incrociando le braccia. -Che succede?-.
La guardo dritta nelle iridi. -Prometti di stare zitta?-.
Annuisce due volte.
-Ho...Ecco.-. Mi passo una mano sulla nuca che sento sin troppo umida al momento.
Come posso dirglielo? Tutto d'un fiato.
-HovistoilcazzoaGraham.-. Serro gli occhi.
Le sue palpebre si spalancano di colpo. Soffoca una risata all'istante.
-Che cosaaa?-. Starnazza.
Le mimo di abbassare la voce. Tremo all'idea che qualcuno possa venirlo a sapere.
-E com'era?-. 
Sbatto le palpebre allibita. Allie è la solita "morta di cazzo". Delle volte penso, che lei e Garret formerebbero una coppia perfetta.
-Che vuol dire com'era!?-.
Chiudo il mio armadietto.
-Si insomma, era grande ? Piccolo?NO, non mi dire che Graham ce l'ha storto!-.
Voglio strapparmi le orecchie.
-Giuro che mi sta mettendo in imbarazzo questo discorso.-. Proferisco acidula.
Ci dirigiamo verso la mensa. -Era un cazzo.-. Dico dando un tono scontato alla mia voce.
-Secondo me lo stai sminuendo-. Sbuffa. -Dai, ammetti. E' come si vocifera?-. Mi guarda maliziosa.
-Non so, come si vocifera?-. Faccio disinteressata.
-Che lo abbia veramente grosso.-.
Mi strozzo con la mia stessa saliva ripensando a quella visione perché, SI E' VERAMENTE ENORME.
-Allie!-. Mi viene da sorridere spontaneamente quando la sua risata entra trionfale nella mensa.
 -Finiscila!-.
-Che c'è che ho detto?!-. 
Alzo gli occhi al cielo. 
La coda davanti al bancone si inizia a muovere, ma Allie ha lo sguardo fisso su qualcosa oltre la mia spalla.
-Ehi, "figo Graham" ore due.-.
Mi si è appena gelato il sangue nelle vene.
-E...Oddio sta venendo verso di noi!-. Bisbiglia euforica.
Bene, sono nella merda. 
Sono incazzata con Garret Ok? A morte per giunta. Ma so che se dovesse mai rivolgermi parola diventerei rossa come un pomodoro dall'imbarazzo.
"Ti prego non lo fare venire qui. Non lo fare venire qui..".
-Hannah! Finalmente ti ho trovato!-. Esclama apparendo alle mie spalle.
Come non detto. Mi volto e subito sento la pelle bruciarmi quando incrocio il suo sguardo.
-G...Garret.-. Sorrido.
Un attimo dopo gli afferro un braccio come un rapace con la sua preda. -Vieni con me.-.
Lo esporto fisicamente dalla sala mensa , non voglio che nessuno senta qualsiasi cosa lui ha da dirmi.
Sposto l'anta blu della porta maldestramente.
Ci hanno visti tutti. Nonostante la massa di persone li dentro, sono certa che ci abbia visto almeno una metà degli studenti della Briar. Ho uno spasmo.
Mi arresto e respiro pesantemente.
-Ti volevo chiedere scusa per ieri...-. Dice all'improvviso.
Sembra quasi in imbarazzo.
-Chiedere scusa non è abbastanza. Diamine Garret! Come ti è venuto in mente di seguirmi nudo!-. Gracchio. Che fa sta sorridendo?
Graham ha una vistosa curva divertita che gli solca il viso.
-Perché ridi adesso? Lo trovi divertente?!-. Incrocio le braccia sotto il seno. Sono molto ,molto, accigliata e incazzata.
-Sei imbarazzata.-.
Voglio urlargli qualcos'altro ma mi gelo.
-Sono incazzata.-.
-Ma anche imbarazzata.-. Sogghigna appena.
Mi vanno a fuoco le guance.
-Tu non lo saresti se ti rincorressi nuda per casa?!-. Mi rendo conto di aver fatto un paragone stupido tanto quanto lui.
-Affatto.-. Si stira la giacca per i bordi.- Sarei molto contento...-. La sua voce si fa più cupa. 
Voglio spaccargli la faccia giuro.
-Vaffanculo Garret. VA-FFAN-CU-LO.-.
Ride. 
-Sai Welsy, sei adorabile quando diventi rossa dalla vergogna.-.
Mi porto di getto una mano sulla guancia. 
-Di te , è adorabile il suono che fanno i tuoi passi ogni volta che vai a morirtene ammazzato.-. Ringhio.
-Su su, non fare l'antipatica. Mi dispiace veramente per ieri.-. Si asciuga una lacrima vera con l'indice.
Tutto questo lo diverte. Sul serio?!
-A me dispiace di aver detto si a questa stronzata delle ripetizioni.-.
Si fa serio. -Ehy. Ci rimango male per davvero-. Brontola.
-Se se , certo.-. Sposto lo sguardo per divincolarlo dal suo e finisco per guardare distrattamente nell'oblò di vetro siliconato, sulla porta della sala mensa. Ma che diavolo....CI STANNO GUARDANDO TUTTI!
Alcuni sono addirittura armati di cellulare in mano e ci stanno filmando.
Chiudo gli occhi come per dire "No...Cazzo...", ed anche per cercare la calma ormai persa chissà dove.
-Che c'è?-. 
Muovo la testa verso l'oblò indicandogli di guardarci dentro mentre mi stringo con due dita la parte iniziale del mio naso.
Ride ancora. 
-Adesso vederemo miliardi di post su My Space.-.
-La cosa ti aggrada Garret?-. Brontolo.
Mi guarda ma non risponde. 
Cazzo ho il bruttissimo presentimento che ci godrebbe come un pazzo a sentire voci su di noi del tipo "L'atleta che si scopa la secchiona".
Scuote appena la testa. -Ignorali.-. 
-Oh si Garret, non ci avevo pensato affatto sai? Sicuramente ignorandoli cancelleranno le foto e non le posteranno. Magari usciranno ,chiedendoci persino scusa.-.  
COGLIONE.
Sospira alzando gli occhi al cielo.
Poi ,mi afferra una mano ed ora, è lui che mi trascina via da li.
-Ehi. Fermo. Che stai facendo?-.
-Ti danno fastidio no?.-. 
Finiamo in cortile.
-Ma che mi hai portata a fare qua. Accetto le scuse. Pace fatta. Ora torniamo alla nostra giornata.-. 
Si acciglia di nuovo.
-Ti sto trattenendo miss simpatia , per informarti che c'è una festa di confraternita questa sera e Kohl ci parteciperà.-. Sbuffa. -Sinceramente , non so manco perché te l'ho detto ugualmente , dato che mi stai trattando DI MERDA!.-. Borbotta.
-Festa? Dove? Kohl?.-. 
Mi afferra le spalle delicatamente.
-Ok. Esci da questo corpo demone del rincoglionimento..-. Sorride. -Non capisci veramente niente quando si parla di lui...-. 
"E' vero. Sono peggio di te quando vedi una portatrice di vagina , possibilmente bionda ed avvenente."
Corruccio la fronte. -Tu vai?-. Chiedo poi.
-Certo.-.
Prendo fiato perchè si, gli sto per chiedere di accompagnarmi.
-Potrei...-.
-Venire con me? Si.-. Fa scontato.
-Dici sul serio?-. Squillo. 
Strizza gli occhi.
-Dico sul serio e vedi di vestirti carina. Te lo dico perché di solito sei...Come dire...Improponibile.-.
Spalanco le palpebre. -Cosa sono?-. Sto per rompergli qualcosa. Una gamba magari.
Alzo una mano pronta ad incastrare le mie unghie nella sua carne , ma lui salta appena all'indietro evitandomi. Ha un sorriso che gli potrebbe fare il giro della faccia.
-Ah! Sei lenta Welsy.-. Ride.
-Succederà, quando meno te lo aspetti. E ti farò male. MOLTO MALE.-.
Sorrido anche io.

L'idea che Graham ha avuto avvertendomi di questa festa si è rivelata grandiosa.
Finalmente posso dire che ha fatto qualcosa di buono e aggiungo anche, che il mio piano sta andando alla perfezione. Justin mi noterà. 
Lo farà perché sono con Garret e di conseguenza smetterò di interessarmi alla questione "ci vedono tutti"  perché VOGLIO, che ci vedano tutti. Voglio che mi veda lui.
Sono appena arrivata all'ingresso della casa di una certa Vanessa McCoen, è qui che si terrà la festa.
Mi stiro il tubino nero sulle cosce. Sono agitata? Si , terribilmente. 
Innanzi tutto, non è da me portare i tacchi ne i vestitini inguinali. In secondo luogo...DIO , Justin mi vedrà per la prima volta in modalità "donna" e non "tizia sconosciuta" e poco appetibile.
-Welsy..-. Sussulto. Garret è arrivato in questo preciso istante.
-Graham.-. I suoi occhi viaggiano lungo il mio corpo. Non dice una parola ma le sue labbra si incurvano all'insù. Sono accettabile? E' questo quello che vorrebbe dire quell'espressione.
-Allora? Mi fai da cavaliere?-. Dico con ironia prendendolo a braccetto. Garret si irrigidisce per quello che pare essere un attimo.
-Certo "secchiona" Welsy.-. Sorride.
Mi acciglio. -Vedi di non farti uscire frasi del genere li dentro.-. Mormoro velenosa pizzicandogli appena la pelle da sopra la camicia.
-Ai! Ai! Ok. Non..Le dirò.-.
Sorrido teneramente. -Bravo.-.
Ci avviamo così, a braccetto, lungo la lingua di pietra che conduce alla porta d'ingresso dell'abitazione.
Dall'interno la musica tuona nelle casse e dal vociare che sento deduco che sia stracolma di gente.
-Pronta?-. Garret si ferma all'ingresso prima di suonare.
Deglutisco a vuoto ma annuisco.
Il campanello trilla. In un battito di ciglia mi trovo ingoiata da suoni, voci , occhi. 
-Ehi fratello!-. Un tipo di colore ci invita ad entrare. Sembra conoscere bene Garret.
-Franz!-. Fa in risposta Graham ricambiando con una pacca sulla spalla.
Sono passati solo dieci minuti e Garret non ha fatto altro che fermarsi qua e la, salutando chiunque. Mi sento un pesce fuor d'acqua.
Franz non si è staccato da me nemmeno per un attimo. Mi domando cosa voglia.
-Allora? Sei la nuova tipa di Graham?-. Mi chiede porgendomi un calice con dello spumante.
-Ass...-. "Assolutamente cosa Hannah? Ricordati che sei la sua finta nuova ragazza."
-Assolutamente si!.-. Infatti dico.
Franz spalanca le palpebre per un attimo mentre sorseggia il suo spumante.
-Da quando?-. Dice poi allontanando la bocca dal bordo in vetro.
-Ecco...Poco , qualche settimana.-.
-Però!-. Sembra sorpreso. -Non pensavo che quella vecchia volpe avesse appeso il chiodo al muro.-.
Se fossi stata realmente la sua ragazza quell'espressione come l'avrei dovuta prendere? Bene o male?
Sorrido come un' ebete perché non so che dire.
Qualcuno chiama Franz dalla "postazione musica". Finalmente si allontana da me ed io posso ispezionare la zona a tappeto.
Di Kohl però non c'è traccia.
-Mi stai facendo perdere una serie di ottime scopate lo sai?-. Il viso di Garret mi appare ad un millimetro , da dietro le spalle. E' steso su un muretto divisorio per metà busto mentre io ci sono appoggiata con i gomiti.
-Ti considererei il mio ottimo migliore amico per averci rinunciato , se solo tu lo fossi.-. Dico con la mia solita acidità. Sghignazza.
Ma ecco che Franz torna all'attacco.
-Fratello ti dispiace se ballo con la tua pollastrella?-. Fa a Garret. Credo che sia ubriaco a questo punto.
Alzo gli occhi al mio "socio" ed implicitamente lo sto supplicando di correre in mio soccorso.
Graham mi riguarda con aria furba.
-No, fa pure.-.
FA. PUREEE!?
Quando Franz mi afferra per una mano mi volto verso Garret mimandogli il segno della ghigliottina. Scoppia a ridere. 
Sul serio, vorrei disintegrarlo.
C'è una sala in quella casa ,dove svariate coppiette stanno ballando. Franz mi cinge la vita con un braccio ed io, sento che voglio morire all'istante.
Merda. Il piano non era questo. Maledetto Graham!
Franz accorcia le distanze e siamo quasi pancia a pancia. Sento i capillari tirarmi nelle sclere. Sto veramente per piangere!
-Ok. Ok. Basta così.-. 
"Finalmente ! Razza di idiota."
 Graham mette un braccio fra me ed il suo amico.
-Fratello è la mia donna.-. Non è serio mentre lo dice e si vede.
Lo fulminerei con un'occhiataccia , ma non posso fare a meno di essergli grata per avermi scollato quel tizio invadente che sa di prosecco e spumante.
Garret prende il posto del ragazzo di confraternita e fa finta di intrattenere un ballo con me.
Sono leggermente agitata. Credo che mi faccia...Strano , avere le mani nelle sue. O essergli così vicino. Sono disturbata o è solo timidezza? 
-Forse ho esagerato un po'.-. Sghignazza.
-Un. Po'. -. Ringhio cinerea. -Garret sai che me la pagherai vero?-. Gracchio un attimo a seguire.
-Ah si?-. Si sporge verso il lobo del mio orecchio. - Lo farò volentieri a patto, che mi punirai come dico io.-.
Ho uno spasmo per quella frase. Niente lui mi irrita , incredibilmente. Più di chiunque altro. 
Gli pesto un piede e di riflesso protesta.
-Stronzo.-. Dico sorridendo marcatamente.
Continuiamo a ballare per un po'. Lui si guarda attorno per quasi tutto il tempo.
Lo scruto perplessa.
-Kohl. Non lo vedo.-. Proferisce.
Forse mi ha sorpresa. Si sta impegnando veramente nel rispettare il patto. Forse, e dico forse, non è poi così stronzo.
-Già...-. Sospiro delusa.
Mi tocca una spalla, poggiandoci una mano.
-Che ne dici se andiamo a bere? Magari muovendoci da qui , avremo più possibilità di incrociarlo.-.
Ha ragione. Non credo che Kohl, sia il tipo da ballo di coppia.
Ci spostiamo verso il salotto principale facendoci largo fra la folla a fatica, e finalmente , dopo tanto sgomitare  raggiungiamo l'angolo bar.
-Allora, cosa beve una secchiona?-. Fa lui spiritoso.
-La stessa cosa che beve un giocatore di Hockey senza cervello.-. 
Mi mima il verso.
-Due tequile.-. Dice poi ad un ragazzo che si è improvvisato barman.
Ok. Quelle due tequile hanno dato inizio ad una vera e propria guerra di bicchieri alcolici.
Garret ordina per entrambi a giri alterni, finché non sento una leggera nausea e mi gira vertiginosamente la testa.
-Basta così.-. Soffoco un singhiozzo.
-La piccola Welsy è ubriaca o sbaglio?-. Lui non è da meno.
-Carino, lo sei anche tu!.-. Barcollo leggermente all'indietro. Graham mi riprende per un braccio.
-Ok. Diciamo che non le faccio spesso queste cose.-.
-Diciamo anche che si vede.-. Ride. -Dai andiamo, cerchiamo un posto per farti sedere.-.
Ha un braccio attorno alla mia schiena e mi fa strada fra la massa come uno scudo. E' gentile.
All'improvviso , esattamente difronte ad un ampio camino in marmo marrone, appare l'immagine di Kohl.
-Oh.-. Esclamo biascicante. -Guarda chi c'è!-. 
Nonostante il mio tasso alcolemico , quando Justin si gira verso noi , mi sento soddisfatta.
E' fatta. Mi ha vista. Adesso si interesserà a me.
Garret mi fa ruotare appena su me stessa. 
-Hai visto?-. Gli dico piano. - Ci ha guardati. Ce l'ho fatta a farmi notare.-.
Non penso di sapervi descrivere che espressione aveva Garret in quel momento. So solamente che i nostri occhi erano iridi nelle iridi , che io mi sentivo leggera e che tutto sembrava essersi risolto di colpo.
Poi le sue labbra sfiorano le mie.
Ho smesso di capire esattamente in quell' istante, tutto quanto.
La sua bocca è sulla mia ed io vorrei dirgli di scollarsi , ma non lo faccio.
Garret mi sta baciando. Fa parte del piano? Di un suo piano in cui il mettermi al corrente non è stato menzionato però, sennò non si spiega.
Avvolgo il suo collo con le mie braccia.
E...Cazzo mi sembra di star combattendo con due Hannah diverse. Una che disprezza Garret e vorrebbe cavargli gli occhi, e l'altra che ne è...Attratta? Dio, c'è una parte di me che è attratta da Graham?! E perchè io lo vengo a sapere solo ora?
Le sue mani scivolano sulla mia vita e mi porta a se. Perché ho la sensazione che lui abbia una voglia indecente di me?
Ci tocchiamo. O meglio i nostri corpi si sfiorano appena e lui mi bacia più forte.
Si stacca da me facendo finire tutto com'è iniziato. Di colpo.
Sposta lo sguardo a Kohl.
La cosa stranamente mi rilassa.Si,  sicuramente era solo il suo piano.

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Capitolo 6
*** Cose che non devono esistere ***


                                    Garret
Mi piace quell'istante che precede il momento in cui mi sveglio, quando le sottili ragnatele all'interno del mio cervello si uniscono una con l'altra a formare un ammasso coerente di conoscenza. E' il momento più cazzuto che esista: confuso e nebuloso, in cui la metà del mio cervello è ancora persa chissà in quale sogno.
Ma questa mattina c'è qualcosa di diverso. Il mio corpo ha più caldo del solito , e mi rendo conto che c'è un profumo più dolce.
Fragole? NO, ciliegie. Decisamente ciliegie. 
E qualcosa mi solletica il mento: qualcosa di morbido e duro al tempo stesso.
Una testa?Eh si, c'è una testa accoccolata nella curva del mio collo. E un braccio snello che mi cinge la pancia. Una gamba tiepida agganciata alla mia coscia e un seno morbido coperto dalla mia T-Shirt bianca, che riposa sul mio pettorale sinistro.
Hannah è nel mio letto. Sono disteso sulla schiena ed ho un braccio dietro la mia testa mentre l'altro è sotto il suo collo.
Non c'è da stupirsi che i miei muscoli siano così rigidi. Come si può dormire in questa posizione tutta la notte?
Ricordo che eravamo sui lati opposti del letto , quando mi sono addormentato. Tanto distanti che al mio risveglio mi sarei aspettato di trovare Hannah sul pavimento.
Sono sempre più sveglio. Tanto sveglio da rendermi conto di quell'ultimo pensiero. E' PIACEVOLE? Ma cosa cazzo sto pensando? Trovare "piacevole" il restare accoccolato a "secchiona Wells" è da pazzi.
Do un'occhiata alla sveglia, segna le sette. 
Bene, che meraviglia!  Ho dormito soltanto quattro ore , alle otto inizieranno le lezioni e ...C'è questa nel mio letto che ronfa a sette cuscini!
No, non sono decisamente pronto a questa giornata. Fatemi tornare a dormire!
-Quella è un'erezione?!-.
La voce terrorizzata di Hannah spezza la quiete del silenzio.
Lei scatta seduta sul materasso, poi inciampa e ricade giù. Eh si, miss Eleganza inciampa anche da sdraiata. Colpa della sua gamba agganciata alla mia.
Abbasso lo sguardo verso il mio inguine. Ebbene si, c'è decisamente una certa durezza mattutina nelle mie parti basse.
-Rilassati-. Dico con la voce ancora rauca per il sonno. -E' soltanto una zucchina mattutina-.
-Una zucchina...Mattutina.-. Fa eco lei. -Oh mio Dio sei così...-.
-Maschio?-. Termino ironicamente la sua frase. Mi guarda come se stesse guardando una cagata di cane.
 Poi sbarra gli occhi.
-Aspetta.-. Il terrore le scava il volto quando i suoi occhi girovagano per ciò che c'è intorno a lei. -CHE CI FACCIO IN CAMERA TUA!?-. Il materasso balla sotto i suoi movimenti scattosi e ...Nevrotici. 
-E perché indosso una tua maglia?!-. 
Quella voce cacofonica è terribile di prima mattina.
-Posso gettarti un bicchiere d'acqua gelida , addosso?-. Le faccio stropicciandomi gli occhi.
-Ti prego. Dimmi che...-.
-No, tranquilla non è successo niente.-. Sospiro esasperato. Dai , sul serio sarebbe così sconvolta nel finire a letto con un fantastico atleta come me , dopo una sbornia epica?
Ma comunque no, non l'ho toccata. Direte che è strano. Si. Lo è. Ed aggiungerei che non so per quale motivo non l'ho fatto. Hannah è attraente. Ha un corpo stupendo , ogni forma , ogni curva è tutto al punto giusto. Eppure lei è così...Smarrita quando si tratta di sesso. Ho come l'impressione di poterla "rompere" anche solo guardandola.
Tira un sospiro di sollievo.
-Beh.-. Mi scruta. -Devi continuare a rimanere ...In quel modo ancora per molto?-. Indica il mio "amico".
-Si. Sai Welsy a noi uomini la mattina ci viene duro. Credo sia biologico , e sarebbe un male se non fosse così.Se ti fa sentire meglio , non sono affatto eccitato ora come ora-.
Le labbra le si arricciano in una smorfia di disgusto.
-Va bene...Accetterò la tua "scusa" biologica.Ora puoi spiegarmi , per favore , perché hai deciso di abbracciarmi in piena notte?!-.
-Io non ho deciso proprio un bel niente. Dormivo.-. 
Mi punta un dito al centro del petto , poi salta giù dal letto con un movimento indescrivibile. Di colpo non sento ne più caldo ne freddo. Sento un vuoto. E' strano.
-Non riesco a credere di aver tenuto la mia testa su quella cosa, per tutta la notte!-.
-Il mio petto non è "quella cosa"o una cosa.-. Le lancio un'occhiata eloquente.
-E poi alle altre donne piace molto.-.
-Io non sono le altre donne.-. 
No. Non lo è. Poichè con le altre non mi diverto come quando sto con lei.
All'improvviso mi domando come ho fatto a vivere fin'ora senza le frecciatine sarcastiche e i brontolii di Hannah Wells.
-Smettila di ridere.-. Sbotta.
Sto ridendo? Non me ne ero nemmeno accorto. Hannah ha un brutto effetto su di me. Si, decisamente. E la cosa mi preoccupa.
Lei aguzza gli occhi mentre fruga alla ricerca dei suoi vestiti.
La mia T-shirt le arriva quasi alle ginocchia mettendo in risalto quanto lei , nonostante il suo metro e settanta , sia piccola rispetto a me.
-Non ti azzardare a dire a qualcuno che sono stata qui.-. 
-Perché no? Servirebbe solo ad aumentare la tua popolarità anche se dopo ieri sera...-.
La vedo impallidire per poi riprendersi subito. Stava ripensando veramente a quel bacio?
-Non voglio essere la tua ennesima tifosa trombamica e non voglio che la gente creda che io lo sia.-.
Il modo in cui utilizza quella parola mi fa ridere ancora di più.
Mi piace che usi il gergo di noi giocatori di Hockey. Forse riuscirò a portarla ad una partita qualche volta. 
Garret. NO. 
E' tutta la mattina che ho pensieri da "fidanzati" riguardo lei e la cosa inizia a snervarmi.
Mi sollevo dal letto mentre lei è li ferma con i suoi abiti stretti fra le braccia e mi fissa scura in volto. E' troppo buffa !
-Vado in bagno.-. Diciamo all'unisono. Inutile dire che mi fulmina e si dirige verso la porticina nel muro senza che io possa anche solo lontanamente protestare. Che razza di carattere assurdo !

                                                        Hannah

Dio! Mi sono svegliata nel letto di Graham. E' imperdonabile!
A cosa cazzo stavo pensando ieri sera mentre tracannavo tutti quei bicchierini di Tequila?
Siamo in auto , c'è la radio accesa su una stazione di cui ignoro completamente il nome. Nessuno dei due parla. Garret è troppo preso dalla guida ed io...Beh,IO SONO SCONVOLTA.
Non ho nemmeno provato a chiedere cosa sia successo nel tragitto festa-casa Graham. Ne perché mi ha portata nel suo appartamento anzi ché a casa mia. Probabilmente ero veramente totale , ieri notte.
Non voglio saperlo. Mi ucciderebbe.
Della serata di ieri ho solo un ricordo. Quel bacio. E detto francamente non so , se sia peggio quello o il mio risveglio.
Garret mi ha baciata. A me è piaciuto. Bene, direi che adesso potrebbe capitarmi qualsiasi altra cosa perché tanto vengo a scoprire lati del mio subconscio del tutto fuori luogo e senza senso!
  Vedo l'ingresso della Briar. Scendere dall'auto di Graham sarebbe come urlare a gran voce che proveniamo da casa sua.
-Fermati qui.-. Ordino. 
-Ma ci mancano duecento metri chi vuoi che ti veda?-.
Inarco un sopracciglio. -Tipo..TUTTI?-. 
Apro lo sportello e lui è costretto a fermarsi. Scendo chiudendomi la porta di ferro alle spalle.
-Hannah.-. Richiama la mia attenzione. -E' stato fantastico questa notte.-. Mi dice con un ampio sorriso sornione ed  il suo sguardo si fa furbo.
-GARRET!-.  Strepito. Lui riparte a tutto gas ridendo come una iena.
Anche se so che non è successo nulla questa notte (giurato da lui), mi mette i brividi pensare che sarebbe potuto succedere.
Ho l'impressione di aver pensato , prima di non ricordare più nulla, che Garret mi attraesse e forse per una frazione di secondo che mi piacesse anche.
Be, di certo non si può dire che sia un brutto ragazzo. Alto , muscoloso ma non grosso. Direi più che altro longilineo e definito , dalle braccia toniche messe in risalto da due Maori. Uno sulla spalla sinistra ed uno sull'avambraccio destro. No, non è affatto brutto. E poi...C'è un dettaglio che mi crea una sorta di brivido piacevole lungo la schiena. I suoi occhi. Sono cangianti ma di tonalità scura. Ha un colore indefinibile che arriva fino a toccare il  blu-nero o qualcosa di simile.
Credo che non sia bravissimo a saper lanciare sguardi a comando, piuttosto però è attraente quando ti guarda senza pensare al "come" lo fa.
Ok. Adesso diamoci un taglio. Garret è un argomento off-limits per me.
Non deve , ne dovrà mai riguardarmi.
Vedo arrivare Allie e Nell. Normalità finalmente.
-Hannah! Ti dobbiamo parlare.-. Mi raggiungono. Dai loro volti preoccupati deduco che sia successo qualcosa di serio. 
Allie alza il suo cellulare , c'è una foto a pieno schermo.
Il mio armadietto e tutti i trentasei dopo il mio sono stati tappezzati da scritte spray rosse che riportano il mio nome seguito da frasi come "devi morire", "troietta" e altre anche peggiori.
Allie mi guarda in maniera più che apprensiva.
-Che diavolo hai combinato ieri sera Hannah?-....

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Capitolo 7
*** Grave errore ***


                               Hannah

Sono nel corridoio della Briar. C'è un mucchio di gente riversa esattamente di fronte al mio armadietto. Dalla mia posizione, nonostante sia abbastanza lontana perché nessuno si accorga di me, posso vederle quelle maledette scritte in rosso acceso.
Qualcuno scatta qualche foto. Altri girano video. In un secondo la bacheca del My Space di Allie è invasa dal mio nome. Afferro il suo cellulare e la sua espressione ha voglia di dirmi "bambolina non sarai felice di ciò che leggerai".
Gli insulti sono infiniti , ma non sono loro a preoccuparmi , quanto quella foto di me e Garret che avviluppati stiamo pomiciando praticamente in "mondo visione".
Una risata sarcastica mi muore in gola.
-Perché bevo...-. Proferisco disgustata.
-Da quanto ti limoni Garret?-. Una voce dal tono severo, spezza quel breve silenzio nato fra me Allie e Nell. Alzo lo sguardo. Kendall è di fronte a me ed ha una faccia incazzatissima.
In automatico i miei occhi si sbarrano e sento ogni muscolo irrigidirsi.
Non so che dirle. Giuro. Perché io e Garret non "limoniamo". Io e Garret abbiamo stretto un patto, una sorta di "affare" proficuo per entrambi. Stop.
-Allora?-. Fa lei sempre più stizzita con la voce.
Guardo oltre le sue spalle. C'è il suo gruppetto di Ceerleader a farle da spalla. In un attimo capisco che per me si sta mettendo terribilmente male.
Ingoio a vuoto. 
-Hannah rispondile ti prego...-. Sussurra Nell nel mio orecchio. In questo momento ha più paura di me.
Tossisco schiarendomi la voce.
-Da quella festa.-. 
Kendall si morde un labbro nascondendo un sorriso carico di odio.
-Ti ho vista in camera sua!-. Grida.
Ok. Capisco che nella merda ci finisco solo ora.
Un "oh" di gruppo si leva in alto per il corridoio. Ormai ho tutta la Briar intorno. Anzi abbiamo. Io e la bionda siamo al centro di un cerchio compatto di persone. Magicamente è come se si fosse venuto a creare un campo da Boxe e tutti stanno attendendo le scazzottate.
-Ero li perché sono la sua Tutor , non perché me lo faccio.-. Dico con fermezza accigliandomi.
-Stronzate.-. Dice qualcuno nella mischia. E basta quella parola perché la bionda si scagli contro di me. 
Mi afferra i capelli costringendomi a piegare la testa all'indietro. 
Scintille mi attraversano quel punto esatto della cute ed i capillari mi tirano di riflesso nelle sclere.
Bene. Non è da me usare la violenza come ben sapete. Ma in questo momento l'ultima cosa che vorrei , sarebbe prendercele da questa bionda ossigenata.
Perciò senza guardare tiro un'artigliata . Quando sento un suo "ai" soffocato capisco di averla presa , ma solo dopo che noto del sangue sotto le mie unghie mi rendo conto di averla colpita proprio bene e PROPRIO IN FACCIA.
 Ha tre graffi che le partono dalla fronte arrivandole a metà guancia.
Si è separata da me ed ora ha il viso fra le mani.
-Puttana!-. Mi grida da sotto le dita lunghe e sottili.
Sono soddisfatta. E' la prima volta che faccio male a qualcuno e mi è riuscito bene.
Torna all'improvviso attaccandomi con molta più ferocia e "BAM" le sferro una ginocchiata in pieno ventre mentre lei mi fa arrivare un pugno dritto sulla mascella.
Ci stiamo facendo male. Molto. E nessuno di questi perfetti idioti sta facendo qualcosa per fermarci.
-Ne vuoi ancora?-. Mi sono caricata a molla. Forse la questione delle mani addosso mi sta sfuggendo di mano.
Kendall è piegata e si stringe l'addome con le braccia.
Si, ne vuole ancora. Ha l'odio negli occhi e veramente, non so perché ce l'abbia così tanto con me. Infondo Garret si scopa altre ragazze e lo sanno tutti.
Cerco di bloccarle le braccia tentando di allontanarla da me in ogni modo.
Farlo sui tacchi , non sto nemmeno a dire che è seriamente un'impresa titanica.
Si, sono ancora vestita come la sera della festa e si, tutti stanno assistendo ad un pazza in abito da sera alle 8 del mattino che si prende a botte con una confaternitana esaurita.
Mentre ci accapigliamo la mia mente si ferma proprio a questo dettaglio. Che sono scesa a fare dalla macchina di Graham se poi tutti mi hanno vista così? Perché non mi sono fatta prestare subito una tuta da Allie? E le domande continuano infinite.
Suppongo che alla fine, Garret mi abbia contagiato con la sua stupidità. Perchè questo, è il risultato di svariate scelte stupide fatte nell'arco di mezz'ora.
Come un fulmine a ciel sereno l'immagine imponente del preside sbuca da quella folla. Separa con forza Kendall e me , tirando la bionda per un braccio.
-In presidenza tutte e due.-. Dice senza chiedere spiegazioni quando , cazzo! Quella matta furiosa mi ha imbrattato l'armadietto e mi si è scagliata contro come un ciotto lanciato in un lago.
Kendall mi schianta un'occhiataccia raggelante, dal sapore di "non finisce qui."

Nove e trenta:
Sono seduta su una delle molteplici sedie lungo il muro che separa la presidenza dal resto della scuola. 
Kendall è seduta a qualche posto di distanza e suppongo che stia aspettando qualcuno date le chiamate che sta ricevendo, una dietro l'altra.
A breve infatti sua madre , una donna tutto punto bionda come lei , appare nel corridoio scortata da un'inserviente.
Non posso sentire quello che si stanno dicendo, ma Kendall piange e la madre sembra consolarla.
SEMBRA CONSOLARLA. Ragazzi , tutto ciò non ha senso. Se Kendall fosse stata mia figlia a prescindere da tutto , l'avrei rimproverata!
Ed invece no, la donna le accarezza i tre grandi graffi e si volta verso me gettandomi uno sguardaccio carico di rabbia. Si separa dalla ragazza e sembra volermi raggiungere.
Un secondo round no, vi prego!
Per fortuna il preside McHanzie esce dal suo ufficio.
-Signora De lucas.-. Sorride alla donna che ora rivolge uno sguardo di finta compiacenza verso lui.
Entrano nello studio e ci restano un altro buon quarto d'ora.
-Passerai un sacco di guai.-. Fa venefica Kendall all'improvviso. Ha un ghigno spaventoso sulle labbra ma non me ne curo.
Le distolgo lo sguardo snobbandola. Si , l'ho snobbata e se lo merita. E poi deve capire come del resto dovrebbero farlo anche le altre "predilette" della Briar , che a me non intimidiscono affatto.
Sta per alzarsi e forse dirmi qualcosa quando sua madre riemerge , uscendo dalla porta della presidenza.
-Andiamo Kendall.-. Le parole della madre resettano ogni sua mossa ed insieme si allontanano lungo il corridoio.
-Wells..-. Mi alzo rimettendo dritta la felpa grigia che Jason mi ha preventivamente prestato.
Ovviamente ho dovuto elemosinare qualche panno per raggiungere l'ufficio del "capo" e non sembrare una di quelle tossiche che frequentano festini a luci rosse e girano sfatte di giorno. 
 Chiudo la porta alle mie spalle e quando la serratura fa "tlack" nel muro , una vampata di angoscia mi graffia le budella.
Mi accomodo esattamente difronte a lui, su una sedia accostata alla scrivania.
-La signorina e la signora De Lucas mi hanno spiegato un po' cosa sia successo. Per quale motivo ha messo le mani addosso a Kendall che stava solo chiacchierando con le sue amiche?-.
Sono di ghiaccio quando sento quella versione. E' impressionante. Sul serio, quelle due bionde tinte hanno gettato la, una versione del tutto discordante con la realtà.
-Non è andata assolutamente così.-. Dico agitata.
-Signorina Wells.-. Mi zittisce con il gesto della mano. Capisco che quella è ufficialmente la versione originale e che non ho diritto a dire la mia.
Sospiro.
-Sono sempre le favorite...-. Mormoro. 
L'uomo mi guarda da sotto il suo paio di occhiali da vista , come per dire "insolente come ti permetti a dire che ho preferenze". 
Ma si, brutto vecchio scoppato , tu le hai e come le preferenze e di certo non sono io che ci rientro ma tutto il resto delle bionde figlie di papà di questo liceo del cazzo!
Aggrotto la fronte e mi sollevo dalla sedia.
-Dove va adesso?!.-. Esclama severo.
Mi volto e lo fisso dall'angolo del mio stesso occhio.
-Quanti giorni?-. Domando chiaramente.
L'uomo sospira dal nervoso. -Due settimane.-.
E' una coltellata. Due settimane fuori dalle lezioni per me significa perdere la metà dei corsi , e dovermi spaccare a merda durante i restanti mesi per recuperare tutto. Il che, ovviamente, è impossibile.
Non dico più nulla. Esco dall'ufficio e mi allontano lungo il corridoio.
Non ho voglia di restare a scuola. Non ho voglia di vedere o parlare con nessuno.
Ad un tratto sento che l'unico che vorrei chiamare è Graham. Sfilo il cellulare dalla tasca e compongo il suo numero , in un gesto scontato , come se lo avessi sempre fatto.
Garret ci mette tempo a rispondere:
-Welsy.-. Proferisce con stupore. -A cosa devo questa chiamata?-. Fa quasi con sarcasmo.
-Ecco...Hai altri corsi da seguire oggi?-. Ho la voce abbattuta e lui se ne accorge spegnendo subito la sua "euforia".
-Be, si. Ma posso saltarli.-.
Se fossi in me , gli impartirei di non farlo dato che insomma, Garret non spicca quasi in nessuna materia.
-Puoi portarmi a casa?-. C'è un attimo di silenzio. -Si, non c'è problema.-.
-Ti aspetto ai parcheggi.-. Riaggancio.
C'è una porta a vetro che funge da "uscita d'emergenza", esco da li. So che nessuno varca quell'ala della Briar e so anche che quella parte di istituto per quanto sia lasciata un po' a se stessa, è quella che più velocemente raggiunge i posti auto.
Lo aspetto li , col cappuccio della felpa tirato giù quasi a coprirmi gli occhi, rannicchiata nelle braccia.
-Welsy!-. Alzo lo sguardo solo quando sento la sua voce.
Sono in lacrime e quando lui lo vede gli balena un'espressione dispiaciuta in volto.
Non dice nulla , anche se ho la sensazione che vorrebbe dire qualcosa.
Sfila il telecomando della sua auto e apre la serratura.
Mi infilo dentro sprofondando nel sedile, mentre con il dorso della mano coperto dalla felpa, cancello quelle righe di lacrime dalle mie guance indolenzite.
-Ho visto i video...-. Proferisce quasi fra se e se mentre gira la chiave.
Non rispondo. Sono troppo scossa e mortificata.
-Mi dispiace che Kendall ti abbia fatto quelle cose.-. Aggiunge dopo.
Dovrei detestarlo perché è tutta colpa sua. Ma poi penso, colpa sua per cosa? Per essersi scopato una pazza totale che ci è rimasta in fissa? O per avermi baciato quando in realtà ero consenziente?
-Sono fuori per due settimane.-. 
Le sue palpebre si sollevano in un breve scatto.
-Dio Welsy...-.
-Lascia stare. Me la sono cercata.-. Rivolgo lo sguardo alla lingua di strada che corre sotto le ruote dell'auto di Graham.
-No, Kendall è solo ricca. Ecco perché ti sei beccata la punizione al posto suo.-.
Lo sa anche lui che funziona così.
Sospiro.
-Purtroppo non tutti siamo fortunati da nascerci.-. Proferisco rassegnata. 
Lo vedo incupirsi , forse la sua condizione sociale ed economica che poi, è uguale a quella di Kendall , lo imbarazzano in questa situazione.
C'è un breve silenzio e poi lui mi chiede :-Dove ti porto?-.
-A casa tua. Dovevo darti le ripetizioni questo pomeriggio, ma è meglio se ci togliamo questo affare stamattina. Così posso rilassarmi poi.-.
Annuisce e svolta di colpo in direzione casa.

A casa di Graham non ci sono i suoi compagni di squadra. L'appartamento è vuoto , c'è solo la donna delle pulizie che sta rassettando la cucina.
Saliamo al piano di sopra.
-Poverina.-. Faccio sorridendo con amarezza. -Costretta a mettere le mani nella vostra roba..-. Proseguo con un tono di disgusto.
Garret ridacchia. -E' strapagata da ogni membro di questo dormitorio, perciò "poverina" un corno.-.
Sospiro e mi scappa un sorriso.
Ci chiudiamo in camera ed io raggiungo la sua scrivania , tirando a me i libri di Etica.
-Vuoi davvero  iniziare a studiare così ?-.
Lo guardo come se non lo vedessi.
-Così come?-.
Mi fa un gesto con la mano come a dire "Cazzo è chiaro sei stravolta".
-Be, così.-. Si sdraia sul materasso nella sua posizione classica, con il braccio dietro la nuca.
 -Sembri scossa.-.
Effettivamente la mia testa ha troppi pensieri che viaggiano al suo interno , per poter spiegare qualcosa di sensato sul Postmodernismo.
Lascio i libri di testo ai piedi del materasso e mi avvicino ad un lato , sedendomi per metà sul bordo.
-E' la prima volta che mi prendo a botte con qualcuno per qualcosa che non ho ..-. 
Fatto? No perché, io l'ho fatto , l'ho baciato.
-Non hai?-. Infatti , fa di rimbalzo lui.
-Voluto fare con cattiveria.-. Accavallo qualche parola alla bene e meglio. Sono brava con le parole , mi divincolo facilmente grazie a loro, da situazioni scomode.
Garret sorride ed io non mi voglio chiedere per quale motivo.
Mi passo una mano sul viso e siccome al momento non me ne frega nulla , mi stendo vicino a lui , a pancia in su , con le mani allacciate sul mio ombelico, lo sguardo rivolto al soffitto.
-E' veramente una puttana.-. Dico.
Ride lui e sbotto in una breve risata anche io di riflesso.
-Dio Garret , come hai fatto a scoparti una del genere?!-. Giro il viso sul cuscino ed il mio sguardo è contrariato da quell'idea.
Fa spallucce . -E' brava a letto.-. Dice poi, come se fosse l'unico motivo per cui lui si "accoppia" con qualcuna.
Gli lancio un'occhiata eloquente. -Vai a letto con le ragazze solo perché sono brave a letto...Questo dice molto di te.-. C'è una leggera punta di sarcasmo più marcata in quelle parole. Ma mi sembra la solita che uso con lui.
Corruccia la fronte. -Guarda che non vado con una solo per quel motivo.-. Borbotta.
-Ah no? E sentiamo quali altri motivi ci sono perchè una venga portata a letto da te?-.
Il suo sguardo si fa furbo.
-Perché ti interessa Welsy?-. Muove due volte le sopracciglia.
Gli tiro un pugno finto, sulla spalla sorridendo. -Non mi interessa per quello che pensi tu. Non verrei mai a letto con te.-.
Socchiude gli occhi per un istante sbuffando, come se fosse offeso.
-Questo perché non sei brava , e quindi sai già che non verrei mai con te.-.
-Cosa?-. Un espressione stupita prende posto sul mio volto. -Dai, dici sul serio?!-. Mi sollevo di colpo e lui fa lo stesso.
-Certo! Come lasci a desiderare nei baci.-. Fa dandosi delle arie.
-Ma se eri ubriaco ! Nemmeno te lo ricordi quel bacio!-. Gracchio.
Lui mi guarda. Ha una luce strana negli occhi. -Effettivamente no, non lo ricordo. Ma questo sicuramente significa che non sei brava, sennò lo ricorderei.-. 
Aguzzo gli occhi. -So per certo che so baciare ed anche molto bene.-. Mi impermalosisco.
-Davvero?-. Sogghigna appena. -Dimostramelo.-.
Sollevo le sopracciglia all'impatto con quel verbo. Sta facendo per davvero?!
-Dai, ti do il permesso di baciarmi: se hai paura tanto da non riuscire a farlo, ti perdonerò.-. Si ruota su un fianco sorreggendosi con il gomito.
-Paura? Brontolo.-. -Io non ho paura deficiente è solo che ...NON VOGLIO.-.
Fa un sospiro. -Problemi di fiducia nelle tue "doti"?-. Stuzzica.
Ed ecco che l'irritazione scalpita di nuovo in me.
-Va bene.-. Gli sferro un'occhiata fermissima. -Facciamolo.-.
Garret spalanca gli occhi di colpo, sorpreso.
"Non ti aspettavi che andassi a vedere il tuo Bluff vero?" 
Sono soddisfatta della sua espressione. 
Ci sfidiamo con lo sguardo e lui spera che io sia la prima ad abbassarlo. A tirarmi indietro. No. Non lo farò.
Ma anche questa volta , come è stato per la questione delle ripetizioni, l'ho sottovalutato. I suoi occhi si scuriscono e diventano di un nero fumoso , gli leggo una sorta di eccitazione per quella specie di sfida.
-D'accordo allora mostrami quello che sai fare.-. Pronuncia tornando seduto. 
Esito. 
Porca puttana! Non può dire sul serio. 
Ed io non posso seriamente prendere in considerazione questa sorta di sfida insensata.
Non sono attratta da Garret e non voglio baciarlo.
Fine della storia. 
Salvo che...Be non è la fine di niente , perché ho il corpo infiammato e mi tramano le mani, e non è nervosismo , è la sensazione di ciò che sta per accadere.
Quando mi immagino di nuovo le sue labbra sulle mie il battito del mio cuore accelera.
Cazzo! Qual è il mio problema?
Garret si avvicina di qualche centimetro. Ora le nostre cosce si toccano, e o ho le allucinazioni , o posso vedere il suo battito cardiaco al centro della sua gola.
Ho i palmi fradici , ma non li asciugherò sui leggins così da fargli capire che sono agitata.
Sento il calore che irradia la sua coscia coperta dal jeans ed avverto solo ora il suo profumo di dopobarba che mi sembra troppo intenso al momento.
Piega leggermente il capo da un lato guardandomi con quell'aria da stronzo, mentre aspetta la mia prossima mossa...
-Allora?-. Continua a punzecchiarmi. -Non abbiamo tutto il giorno , piccola.-.
Ora fremo dalla rabbia. Fanculo. E' soltanto un bacio , giusto?
Non deve neanche piacermi. Tappargli quella boccaccia deve farlo. Sarà una ricompensa sufficiente.
Inarcando un sopracciglio mi avvicino e gli tocco la guancia.
Il suo respiro ha un sussulto.
Gli accarezzo la mascella con il pollice , esitando, per vedere se mi fermerà e quando non lo fa, porto lentamente la mia bocca sulla sua.
Nell'attimo in cui le nostre labbra si toccano , accade una cosa stranissima. Delle vampate pulsanti di eccitazione mi attraversano , innescandosi nella bocca , per poi diffondersi più a lungo su tutto il mio corpo, dandomi brividi sulla punta del seno prima di scendere ancora più in basso.
Ha il sapore della gomma alla menta che ha masticato per tutto il tragitto in auto la sua bocca. Le mie labbra si aprono spontaneamente e Garret infila , senza ripensarci due volte, la sua lingua dentro.
Quando ricambio quell'incontro con la sua lingua, emette un verso leggero , quasi impercettibile, come un ringhio dal fondo della sua gola e quel suono mi vibra attraverso tutto il corpo.
All'improvviso, mi prende una sferzata di panico che mi costringe ad interrompere quel bacio.
Respiro risucchiando quanta più aria possibile. Sono nel pieno dell'imbarazzo ma non voglio che lui se ne renda conto. -Allora? Come ti sembra?-.
Gli occhi di Garret sono appena umidi. -Non saprei dire, è stato troppo breve per giudicarlo. Ho bisogno di provarlo ancora un po' per darti un' opinione.-.
Mi sfiora la guancia con la mano leggermente ruvida.
Questo dovrebbe spingermi volontariamente ad allontanarmi. Invece, mi avvicino. Voglio un altro bacio. 
E mi fa accapponare la pelle in modo incredibile questo desiderio.
Quando la sua lingua scivola sulla mia , gli accarezzo la guancia e Dio, questo è un grave errore. Tutto quello che sta succedendo lo è.
Mi sembra di non aver mai conosciuto Garret. Quei baci...Quella situazione diversa di vivere Graham , mi sta sconquassando il corpo. Poi c'è un dettaglio che prende posto nella mia consapevolezza.
Ne ho bisogno. Cazzo...Ne ho un dannato bisogno.
Con un gemito sottile , mi avvicino maggiormente esplorando la sua bocca con più voglia.
Garret mi passa le dita fra i capelli e mi tira più vicino a se. Ora il mio seno è sul suo petto e sento il suo cuore battermi dentro.
Mi sta accadendo qualcosa. Non riesco a smettere di baciarlo. Mi piace troppo. E anche se all'inizio sono riuscita a tenere a freno la situazione , ora sono del tutto fuori controllo.
Graham bacia in un modo, che mi lascia senza fiato. 
Quando mi mordicchia il labbro inferiore poi, i miei capezzoli reagiscono indurendosi e gli premo le mani sul petto di riflesso. Ho paura di quello che mi sta succedendo dentro.
Le sue labbra calde, si separano dalle mie scendendo verso il mio collo, dove inizia a darmi baci prepotenti che mi lasciano scie di brividi.
Sento un mugolio tormentato , e mi stupisco che sia stata io ad emetterlo. Desidero soltanto sentire di nuovo la sua bocca sulla mia. Gli pianto una mano fra i capelli che però mi scivolano via dalle dita perciò quello che ne esce è me che lo spingo alla mia bocca. Questo gli provoca una risatina.
-E' questo che vuoi?-. Ha le iridi che si specchiano nelle mie e sto soffocando da tutto quel marasma di sensazioni. Soffoco per quello sguardo. Non è innamorato, ne dolce è vorace. Mi desidera.
Mi spingo verso la sua bocca ed ancora una volta lo bacio. E ci stringiamo. Ci assaggiamo.
Dio...Voglio Garret ...E' da pazzi.
-Ehy G, devi prestarmi un...-.Dean ci blocca.Con un gridolino di terrore mi stacco da Graham e scatto in piedi.
-Ops, non volevo interrompervi.-. Dean fa un sorriso che copre tutto il viso ed i suoi occhi si infiammano.
Torno alla realtà più in fretta di quanto non si possa pronunciare :"CHE CAZZO HO APPENA FATTO".
Porca puttana. Dean mi ha appena beccata a pomiciarmi Garret.
E...Oddio! Mi stava piacendo pomiciare Garret! Voglio morire.
L'espressione di Dean dice tutto:-Quindi è questo che fate tutte le volte che vi chiudete qui su?-. 
Cazzo. Devo inventarmi qualcosa...



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Capitolo 8
*** Grave errore (continuo) ***


NOTA: Sto riscrivendo un po' di fanfic , ancora non ho la più pallida idea di come continuare questa, perciò aggiungo un brevissimo capitolo riprendendo da dove avevo sospeso il numero 7...
 
 
 
 
 
                               Hannah
-Quindi è questo che fate tutte le volte che vi chiudete qui su?-. Dice Dean. 
In questo momento lo immagino travestito da serpe con tanto di linguetta biforcuta che fa capolino dalle sue labbra.
-Tutte quelle scrupolose ed impegnative sessioni di studio...-. Mima il gesto delle virgolette su quelle ultime parole , ridacchiando divertito.
No-No-NO-NOOO. Devo stroncare tutto . Sul nascere. SUBITO!
-In realtà , Garret , mi sta soltanto aiutando a migliorare le mie abilità nel baciare.-. Dico a Dean con la voce più distaccata che riesco a fare. 
Mentre parlo , mi ripeto la stessa frase dentro me e DIO MA STO FACENDO SUL SERIO? RIPETIZIONI DI BACI?
Mi schiarisco la voce nella mia testa . E' si , abilità baciatorie. Cerco di auto-convincermi.
Dean sghignazza. -Davvero?-.
-Si.-. Cerco di darmi un tono di fermezza nel timbro della voce. Metto persino le braccia sui fianchi mentre sto rispondendo. Ragazzi , non è da tutti recitare in questo modo.
-Sai.-. Proseguo. -A breve uscirò con un ragazzo , per questo Garret si è offerto di aiutarmi.-. Soffio via dell'aria dalla bocca ed il suono che esce sembra più una pernacchia. -Figurati se possiamo avere una cotta io e lui , su , insomma...-.
Noto che Garret non ha detto nemmeno una parola , perciò mi rivolgo a lui : -Giusto? Dico bene?.-.
Lui si schiarisce la gola , ma ha ancora una voce terribilmente roca quando risponde -Giusto.-
-D'accordo.-. Risponde Dean con gli occhi che brillano. -Allora vedo il tuo bluff bambolina. Fammi vedere di cosa sei capace.-.
Scatto sull'allerta. Sta scherzando vero? No perché io non lo bacerei mai e poi mai. 
Lo guardo meglio. No. E' serio, serissimo. 
-Come prego?-. Mi trema quasi la voce , spero di aver avuto un timpano sfondato da piccola e di non aver capito un accidenti di quella frase.
-Se un dottore ti dicesse che hai dieci giorni di vita , non andresti a chiedere un secondo parere? Penso di si.-. Guarda Garret. -Sono convinto che Graham , sia molto affidabile ma un secondo parere non guasta mai.-. Gli getta un'occhiata di sfida . Ma perché?
Ingoio a vuoto. -Si, hai ragione.-. Mi gonfio il petto e preso il coraggio necessario scendo dal materasso.
Ha ragione Hannah? HA RAGIONE? Sono stati i baci di Garret ad aver fatto uscire la gatta morta che c'è in te? Oppure...Devi nascondere che ...Cosa? Che ti sei eccitata baciando quel pallone gonfiato? Che non ti sei mai sentita così?Che adoravi quei baci e che avresti voluto anche altro?
Inizio a camminare con disinvoltura verso Dean.
-Dammi un secondo parere.-.
Per un attimo sembra non credere a quello che sto facendo , sorride come se si aspettasse che da un secondo all'altro sfondassi l'anta alle sue spalle per darmela a gambe.
Quando gli arrivo davanti , la sua spacconeria sciama.
-Guarda che stavo scherzando , non devi...-.
Lo interrompo sollevandomi sulla punta dei piedi e premo la bocca sulla sua.
Ehy , salve a tutti , sono sempre io ! Colei che fino a ieri non ne voleva sapere di uccelli ed oggi invece, uno non le bastava perciò ficchiamo la lingua qua e la , di bocca in bocca!
Non c'è eccitazione. Non provo nulla. Baciare Dean non mi da niente. A lui invece, sembra piacere perché quando allontano le labbra emette un lamento. Mi mette la lingua in bocca e glielo lascio fare. Soltanto per pochi secondi . E poi faccio un passo indietro , cercando di sembrare estremamente a mio agio. 
-Allora ?.-. Incalzo.
Ha gli occhi lucidi. -Oh...-. Tossisce. -Non credo che ti servano ripetizioni.-.
Sembra così sconvolto che non posso far altro che sorridere .
Un pensiero va alla nostra amatissima Kendall, se solo sapesse che me ne sono limonata un altro della squadra di Hockey..
Il mio umorismo ed i miei pensieri su Kendall diventano fumo , quando mi volto ed incrocio la faccia di Garret più nera di una nuvola. Si alza dal letto bruscamente.
Credo che vuole dire qualcosa quando invece si limita ad aprire la porta .
Dean ed io restiamo in silenzio leggermente confusi dal gesto e lui lo capisce.
-Sono stanco ho gli allenamenti domani.-.
Non ho voglia di restare li a guardarlo ancora . Il solo vedere le sue labbra muoversi mentre parlano mi fa immaginare cose molto poco pudiche e , sapete qual è la parte più esilarante ...Non riesco a non pensarle anche se non lo guardo!
-In bocca al lupo per l'allenamento.-. Raduno le mie cose alla velocità della luce, e  praticamente scappo via dalla sua stanza .
Questa giornata del cazzo , non ne vuole sapere di finire è?

Le ho prese da quell'ossigenata del cazzo di Kendall ...
Ho baciato stronzo Graham e mi ha eccitato da morire!
Che altro può capitare ad un'idiota patentata come me?

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Capitolo 9
*** Rotta ***


                                  Garret
Stasera studio sul bancone in cucina, e sono terribilmente frustrato mentre rileggo attentamente la prova d'esame su cui Hannah mi ha "messo un voto".
Per fortuna è andata via . Dopo la punizione di due settimane che McHanzie gli ha dato , si è resa più disponibile nei miei confronti , forse per non pensarci. Ma è un male! Perché ogni volta che mi gira attorno , non faccio altro che ripensare a quel bacio in camera mia. Dannato Dean! Come può essergli venuto in mente a quel fottuto bastardo di metterle la lingua in bocca al posto mio!
Ed Hannah lo ha lasciato fare!
Sospiro, so di avere un'espressione terribilmente sconsolata sul volto.
-Domanda.-. Annuncio, mentre Tuck fa il suo ingresso in cucina.
-Risposta.-. Ribatte all'istante.
-Non ho ancora fatto la domanda , stronzo.-.
Sorridendo , raggiunge il lavandino e si sciacqua le mani , poi si lega il grembiule rosa con la stampa di due enormi tette , alla vita.
-D'accordo mi trattengo.-. Dice camminando verso il frigorifero.
-Qual è la domanda?-.
Inizio a parlare -Tu sei un nazista ...-.
-Che stronzata.-. Interviene .
-Fammi finire, ti dispiace? Tu sei un nazista , e Hitler ti ha appena ordinato di fare una cosa che va contro tutto ciò in cui credi. Dici: "Che figata , capo: ammazzerò tutta questa gente per te" , o dici: "Vaffanculo" e rischi che sia lui ad ucciderti?.-
Ho appena scoperto che non sono in grado di mettermi nei panni delle altre persone. E questo mi sconforta un po'.
-Gli dico :"Vaffanculo".-. Fa una pausa, sembra stia pensando. -  Anzi , gli dico vaffanculo e gli piazzo anche una pallottola in testa . Problema risolto.-.
Brontolo. -Si ok, ma questo stronzo...-. Indico il libro -crede che se il governo esiste deve esserci una ragione, e i cittadini devono fidarsi dei loro governanti ed obbedire per il bene della società. Quindi io e te siamo qui per riuscire a trovare una giustificazione al genocidio... E...-. Mi strofino il volto . - Non ci riuscirò mai!.-.
Tuck ride , mentre apre la scatoletta di ali di pollo , da mettere nel micro-onde .
-Cazzo quanto odio questa materia , amico.-.
-L'esame di riparazione è lunedì giusto?.-.
-Credo di si.-.
-Pensi di giocare la partita contro Eastwood questo giovedì?.-.
Giocherò. Questa mattina il mister mi ha detto che mi farà valere la vecchia media scolastica, quindi fino a giovedì potrò essere sul campo. Da lunedì però, se dopo l'esame di riparazione il mio voto sarà ancora D, sono in panchina. Cristo. In panchina. Il solo pensiero mi fa venire la nausea.
Tutto ciò che desidero è guidare la mia squadra da capitano, alla vittoria nella Frozen Four e poi magari, accedere ai professionisti proprio come mio padre , anche se...Diventare la sua fotocopia in carne ed ossa non mi alletta particolarmente.
-Si , giocherò.-. La bocca di Tuck si allarga in un enorme sorriso raggiante.
Logan entra in cucina interrompendo il nostro discorso. 
-Volevo solo avvertirvi che stasera Birdie e gli altri vengono a vedersi la partita dei Bruins.-.
-Aspetta.-. Salto in piedi e lo sgabello affianco al bancone dell'isola vacilla sui  quattro piedi.
-Che giorno è oggi ? Di solito i ragazzi vengono il mercoledì..-.
Logan mi guarda confuso. -Ma oggi è mercoledì.-.
-NO. NONONO.-.
-Che ti prende amico?.-.
Mi muovo nevrotico per la stanza.
-Ero convinto fosse Martedì.-. Dico mentre mi stringo ambe le mani alle tempie.
-Ma che gli prende?.-. Si rivolge a Tuck.
Tuck controlla dal vetro del micro-onde le alette
 -Era convinto che avesse più tempo per studiare Hitler e quelle cazzate li per l'esame di riparazione.-.
-Oh be fratello , io ormai ho confermato per stasera.-.
-Merda , merda , merda!.-. Afferro il volume di Etica e plano fuori dalla cucina , lasciandoli interdetti.
Welss. La devo chiamare. So che mi manderà a fanculo , e ha ragione! E' andata via raccomandandosi così tante volte di ripassare, ora so perché.
Perché a differenza mia lei mantiene il conto dei giorni. Che imbecille.
Afferro il mio I-phone e compongo il suo numero.
I ripetuti bip che escono dal microfono mi fanno agitare ancora di più.
-Pronto.-. Risponde quasi snervata, come al solito.
-Welsy piccola...-. Sono sarcastico come sempre.
-Garret , al punto.-.
-Ok, ecco sono nella cacca fino al collo.-.
-Ma dai!?.-.
-So che sei andata via da poco , ma ...-.
-Non ti sei ricordato che giovedì è domani.-. Risponde ovvia.
-Ti prego.-. La supplico con tanto di vocina implorevole. - Vieni qui a ripassare con me.-.
Sospira. -Oh Garret, ma sono appena tornata a casa dalle lezioni di chitarra , per favore...-.
-Lo so, lo so però credimi mi sdebiterò.-.
-Ah si?.-. Scatta la sua voce.
-Si, si, si. Farò tutto quello che vuoi , ora però vieni qui.-.
Aggancia. Ok , adesso come dovrei interpretare quella chiamata interrotta così? La richiamo? No. Si arrabbierebbe e Welsy arrabbiata mi fa paura oltre a farmelo venire estremamente duro. Aspetterò.
                                                                        
                                Hannah
E' incredibile! Come può dimenticare il giorno dell'esame. Garret non merita il mio tempo perso. Perché è chiaro che io stia perdendo il tempo con un cerebroleso.
Mi infilo un paio di jeans ed una felpa . Sono nervosa. Stanca . La lezione di chitarra è stata estenuante soprattutto perché al mio ex , è venuta la brillante idea di segnarsi al corso. IL MIO CORSO.
Quindi non solo ho dovuto faticare per suonare il nuovo pezzo , ma ho dovuto sudare freddo per tutto il tempo , perché lui , era li .
Mi allaccio le adidas ai piedi ed indossata la mia giacchetta di pelle , afferro i libri catapultandomi per strada.
Prendere il taxy , pagare la corsa , e raggiungere Garret. Oh, si Hannah, prossimamente che farai? Gli pulirai le scarpe ?
Dopo una mezz'ora sono fuori dalla porta del suo dormitorio.
Pago la corsa e scendo. Quando mi accorgo sbirciando da una finestra , che il salotto è pieno di giocatori di Hockey ho l'impulso di voltarmi e risalire sul taxy.
Ma dov'è finito? Ingoio un pugno di nervi . Anche il tassista, penso, non aveva voglia di sostare nel giardino di quelle bestie.
Percorro svogliata la lingua di terreno che porta all'ingresso ed una volta arrivata vorrei bussare tirando un pugno alla porta da sfondarla.
Mi limito a dare tre colpetti.

                               Garret
Hannah è completamente ubriaca. E' la seconda volta in pochi giorni e questo non va bene.
Era qui per aiutarmi e ...Come ci siamo finiti a bere Rum con i miei confraternitani, questa volta?
Per disegnare il quadro più tragicamente , si rifiuta di tornare a casa. Ma perché quando beve è così?
E' l'una di notte, so che non ha lezioni domani mattina , ma io si. Cristo! Mi doveva aiutare a passare gli esami non a farmi bocciare.
Ho preso una decisione fondamentale , devo riportarla al suo dormitorio.
Da poco hanno fatto irruzione quasi tutte le trombamiche dei miei compagni e so, cosa succederà da qui a fra un po'.
Hannah non fa parte di questo mondo , lei è diversa.
Dean le prende una mano e la trascina al centro del soggiorno , lei non la smette di ridere e i due incominciano a ballare sulle note di Lady Gaga, che per colpa di qualcuna di queste pollatre , ora risuona a tutto volume dalle casse dello stereo.
Hannah non ha ballato in modo provocante un attimo prima , quando cantava un altro pezzo della stessa cantante a squarcia gola , ma lo sta facendo adesso. E' passata dalla Miley Cyrius di Disney Channel alla Miley che lecca oggetti in Wrecking Ball, ed è ufficialmente ora che io metta fine a questa storia , prima che arrivi alla Miley che dice : "facciamo un video di sesso". Un attimo...Miley ha mai fatto un video porno? Cazzo , certo che si! 
All'improvviso Dean sussurra qualcosa all'orecchio di Hannah . Sembra ipnotizzata , poi ride. Aggancia con le braccia la sua felpa e se la tira su, ha mezzo seno di fuori. Per fortuna ha il reggiseno. Ma che dico! Ha un reggiseno di pizzo nero e le sue tette enormi adesso sono in mondo visione!
No. Non posso permetterlo.
Raggiungo Hannah e Dean a passo di marcia e li separo con forza , un attimo prima che lui poggi la sua manaccia sulla coppa del seno destro. Abbasso con forza la felpa facendola ridistendere sul corpo di Hannah.
-Sto ballando!.-. Dice lei con il broncio.
-Stiamo ballando.-. Sottolinea Dean. 
Non so per quale motivo ma ho voglia di spaccargli la faccia.
-Balla con qualcun'altra.-. Gli lancio l'occhiata più molesta che potessi inventare ed afferro un braccio di Hannah.
Neanche a farlo apposta una ragazza che non aspettava altro , piomba fra le braccia di Dean che ubriaco non protesta ed inizia a flirtare con lei.
Bene.
Avvolgo una mano attorno al braccio di Welsy e la trascino al piano di sopra.
-Ma io mi stavo divertendo..-. Piagnucola.
-Lo so.-. Apro la porta della camera e la faccio sedere , lasciandola a peso morto sul materasso. 
-Ti stavi divertendo , troppo.-. Incrocio le braccia.
-Sei meschino.-. Con un sospiro esagerato , Hannah si accascia sul materasso. 
-Ho sonno..- Sbadiglia.
-Avanti ti riporto al dormitorio.-. Ringhio.
Perché sono colerico? Avrei voglia di fargli una scenata , ma non ha senso.
-Non voglio andare via.-. Fa l'angelo nella neve , sulle coperte con le braccia.
Reprimo un lamento, costatando che a breve si addormenterà e la dovrei caricare in auto di peso.
Decido che non ho voglia di farlo, che dormisse pure qui.
-Va bene.-. Cerco di smuoverla dato che pare già nel mondo dei sogni.
Sbuffa.
Inarco un sopracciglio di riflesso. -Resta qui , e dormici sopra così magari domani...-.
-Questo fa di te il mio principe azzurro?-. Mi interrompe.
Perché sprofondo nell'imbarazzo.
-Puoi contarci.-. Sospiro.
Mi allontano verso il bagno e cerco degli analgesici.
Quando riemergo dalla stanzetta , Hannah è ancora li sul materasso , sollevata sui polsi e fissa il vuoto.
-Prendi.-. Le porgo due pillole ed un bicchierino d'acqua.
Obbedisce e manda giù le due pasticche senza protestare.
-Brava bambina.-.
Ricrolla sul materasso.
-Fa caldo qui dentro.-. Biascica.
-Ma perché fa così caldo in camera tua.-.
Cerco una T-shirt da prestarle fra le mie cose nel armadio e quando mi volto eccola che si sta togliendo di nuovo la felpa.
Ho il cuore che martella la mia cassa toracica. Mai nessuna mi ha stimolato come lei.
Il battito però decelera quando le si incastra un piede nel jeans e si lamenta ad alta voce.
Non posso fare a meno di ridacchiare. Ho pietà di lei , e mi avvicino per aiutarla. Le sfilo il pantalone facendo del mio meglio per ignorare il fatto che sia in intimo davanti a me.
-Ecco fatto.-. Dico rigidamente. Sto faticando e ho un' erezione. -Va meglio?.-.
-Mhmh.-.
Le porgo la T-shirt. Hannah l'afferra , se la rigira davanti al naso , poi la butta via.
-Che fai?.-.
Ho un terribile presentimento.
-Ti ho detto che fa caldo.-. Sbraita.
-Non voglio le maglie.-.
Cazzo! Adesso si che sono nella merda fino al collo.
-Hannah non puoi dormirmi vicino, cioè la mattina fa freddo.-.
Mi guarda con un'espressione eloquente.
-Buonanotte Garret.-.
Scosta maldestramente le lenzuola dal cuscino e si volta inginocchiandosi sul materasso.
HO IL SUO CULO, IL SUO FANTASTICO CULO, DAVANTI.
Garret, NO.
E' ubriaca e tu non sei quel tipo di persona. O forse lo sei si, ma non con lei.
Si infila sotto le coperte e per un attimo posso tornare a respirare.
-Fanculo, fa come vuoi.-. Sono incazzato nero , perchè diamine, è la seconda volta che dormo con lei eppure per quanto mi ecciti non riesco a toccarla.
Se ci fosse stata Kendall in questo momento lo starebbe prendendo fra le mani o in qualunque altra parte del suo corpo. 
Ma Hannah...C'è una remota possibilità che al sol tocco , potrei venirmene e fare veramente una pessima figura.
Faccio il giro del letto e mi cambio.
Sono un fascio di nervi. Spero di trovarla già a dormire sotto il mucchio di coperte.
Mi infilo fra lenzuolo piumone e materasso.
Sento il suo respiro pesante. Si...Ma si, dorme.
Cerco di chiudere le palpebre, quando sento qualcosa di caldo accostarsi sempre più a me.
Quando apro le palpebre , la testa di Hannah fa capolino dalle lenzuola.
E' sopra di me!?
-Hannah, ma che fai?.-. Chiedo , e mi esce un urletto strozzato.
-Ho un problema Garret.-. Dice. E la sua voce è così piena e roca che ho dei brividi per tutta la schiena.
Siamo quasi naso a naso e lei ha quello sguardo perso , così strano.
-Io sono rotta Garret.-.
Non capisco. Che vuole dire? Che ha subito qualche operazione? Che sta male?
-Sono rotta e nessuno può aggiustarmi.-.
Si solleva un po' e ho il suo inguine sul mio. Vorrei chiederle scusa per quello che sta succedendo li sotto, ma a lei sembra non interessare.
-Stasera mi sono divertita veramente tanto.- Balbetta. -Vedi.-. La guardo troneggiarmi sopra . -Nonostante io sia rotta , riesco ancora a divertirmi.-.
-Che significa che sei rotta?.-.
Non risponde torna ad abbassarsi verso me e mi bacia.
Ho l'impulso di scostarla , di andare affondo su quello che mi stava dicendo. Ma non ci riesco.
Afferro le sue cosce e ricambio il bacio.
La voglio per me, la voglio nuda su di me.
Le accarezzo una guancia e la sua lingua affonda nella mia bocca.
Si muove , forse non con l'intenzione di farlo, sul mio pene e un gemito mi sfugge dalla gola roco.
Sorride sulle mie labbra, sembra compiaciuta.
Le slaccio il reggiseno che le scivola via dalle spalle.
Lo sto facendo? Sto per andare a letto con Hannah Welss?
Quando le tocco i seni mi bacia più forte. Ho paura? Perchè Garret Graham prova paura?
E se le faccio del male?
La scosto da me quando le vedo sciamare la foga.
 -Hannah?-.
Scendo del tutto le coperte fino al suo fondo-schiena. Sta piangendo?
-Cos'hai?.-. Mi sollevo sui gomiti. Sono allarmato.
-Sai mantenere un segreto?.-. Dice fra le lacrime.
-Certo..-. Una sensazione soffocante mi attanaglia.
-Sono vittima di uno stupro ...-. Ho un tonfo al cuore e poi, subito dopo una rabbia feroce mi assale. Chi è quel bastardo che ha osato farle una cosa del genere. Ho voglia di ucciderlo.
-Da quel giorno io sono rotta. Non ho rapporti completi , bensì dolorosi ed imbarazzanti...E.-.
Le bacio la fronte. -Va tutto bene. Nessuno ti farà più del male. Ci sono io.-.
Si butta sul mio petto e scoppia a piangere disperata. 

Hannah Welss nasconde un mondo dentro se ed io , non ne conosco che una minima parte..

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Capitolo 10
*** Fiducia ***


                             Hannah
Per tre volte sono sul punto di vomitare mentre torno verso casa mia.
Che diavolo mi è preso ieri notte. Perché?!
Qualcosa deve essere andato storto , forse sono stata drogata. Ma si , ne sono convinta.
Sono stata drogata e ho supplicato Garret di scoparmi da fatta.
Batto un pugno sulla mia fronte e ce lo picchietto più volte.
Gli ho detto cosa mi è successo. L'ho fatto, mi sono confidata con il pallone gonfiato mentre gli ero avvinghiata con le cosce al cazzo.
Bene. Peggio di così non potrebbe andare.
Il taxy si ferma. Per fortuna , non avrei voluto pagargli il lavaggio della moquette, perché si , un solo altro isolato e avrei dato sicuramente di stomaco li dentro.
-Hannah!.-. La voce di Allie mi arriva alle orecchie.
-Woe , amica sei un macello.-. Pronuncia mostrandomi un'espressione eloquente che rasenta il disgusto quando mi volto.
-Si. Lo so.-. Dico svogliata.
-Non saranno tutte queste lezioni di riparazione a ridurti così?.-.
Inarco un sopracciglio. -No. Garret non c'entra.-.
C'entra. E' tutta colpa sua e dell'effetto che mi fa.
-E' l'alcool il mio antagonista.-.
All'improvviso i suoi occhi si fanno preoccupati. - Ti stai dimenticando di noi.-.
-Allie! No diamine, siete i miei migliori amici.-. 
Ripenso al fatto che ultimamente non li ho frequentati più di tanto.
Allie mi abbraccia.
-Sei così lontana ultimamente...Vorrei raccontarti tante cose...-.
Faccio un passo indietro e le sorrido.- Se ci stai , potremmo preparare un buon caffè e parlare?.-.
Non sono dell'umore , non lo sono affatto ma Allie è mia amica lo è sempre stata perciò , glielo devo.
-Entriamo in casa.-. Oggi però ha un'aria insolita in viso. E' sin troppo premurosa e dolce. La conosco troppo bene, c'è qualcosa che non va.
Nell è in casa.
-Ben tornata.-. Si tira più su , sulla gobbetta del naso il suo paio di occhiali. E' intimidita da qualcosa , che credo essere proprio la mia presenza.
-Ho già messo su del the ...-.
-Voleva del caffè.-. Perchè si comportano così , come se dovessero prepararmi a qualcosa.
-Ragazze tutto bene ? .-. Mi guardano come se avessi appena sparato un colpo di pistola in aria.
Allie si inumidisce un labbro con la lingua.
-Ecco...Siediti.-.
Mi accomodo seduta attorno al tavolo quadrato della cucina. Lei fa lo stesso.
- Noi , volevamo...-. Si gratta la nuca. 
-Allie vorrebbe dirti che...-.
-Oh insomma ragazze , incominciate a farmi preoccupare , su avanti.-.
Gli occhi di Allie si fanno rossi ed anche Nell sembra sul punto di piangere.
-Esco con Kohl.-.
Mi arriva una secchiata gelida addosso.
-Che significa che esci con Kohl.-. Mi trema la voce.
Allie distoglie lo sguardo. -Ho lasciato Brandon una settimana fa e per puro caso , lo giuro, ho incontrato Kohl ad una festa di confraternita. Mi ha chiesto il numero e...Da cosa è nata cosa.-.
Mi sento morire.
-Perché ...Tu sapevi che mi piace ...Sapevi che ho fatto tutto questo inghippo con Garret solo per uscirci.-.
-No! Io non sapevo niente! Nell sapeva , perché tu ti confidi sempre con lei e mai con me!.-
Spalanco la bocca allibita. 
-E' incredibile sai? Il tuo modo di giustificarti è assurdo.-. Mi sollevo con la forza di dieci uomini dalla sedia. Rovescio la tazza del the per non prenderle a pugni.
-Siete pessime.-. Sentenzio acida uscendo dalla stanza.
Sento Nell scoppiare a piangere.
Non mi interessa. Ha coperto Allie senza dirmi niente , senza mettermi al corrente...
Raggiungo camera mia , che poi è anche la sua.
Non posso restare qui .
Dio vorrei credere che sia tutto uno scherzo. Che non sta succedendo sul serio.
La stanza mi vortica intorno. Sono in preda al panico. 
Fa male cazzo! Fa terribilmente male in petto essere traditi da un'amica.
Una lacrima mi scava la carne della guancia. Brucia.
Afferro il borsone di scuola e ci ficco dentro i primi quattro panni che trovo. Afferro le cuffiette una sciarpa leggera , la mia giacca di pelle. Me ne vado.
-Hannah , ti prego . Torna qui.-. Dice Nell apparendo dalla cucina.
Ormai sono vicina alla porta d'ingresso, ho fatto la mia scelta. Afferro il pomello.
-Non è giusto finire un'amicizia così, io non c'entro nulla.-. Biascica fra un singhiozzo e l'altro.
-Potevi pensarci prima di nascondermi tutto.-.
Apro la porta per poi sbattermela alle spalle.
Finisce così. Non ho più nessuna voglia di sentire la voce di entrambe. Ne qualche stupida giustificazione.
Afferro il mio cellulare .
Destinatario : Garret Graham.
Ricordi quando hai detto che avresti fatto qualsiasi cosa pur di sdebitarti. Bene. Ospitami da te per qualche giorno. Poi ti spiego.
Invio.
Aspetto la sua risposta all'interno della mia macchina. 
Sono un fascio di mille sensazioni diverse. Ancora non ci credo...Allie...
Mentre sono li che rimugino vedo Brandon avvicinarsi al portoncino del nostro dormitorio con un mazzo di rose. 
Il primo pensiero che mi balena in testa è quello di avvertirlo che si sta comportando da illuso.
Povero stupido, è innamorato di una puttana. Si, l'ho detto Allie è una puttana.
Bussa alla porta ma apre Nell.
La vedo mimare un no con la testa e pochi attimi dopo, Brandon con aria sconfitta ripercorrere a ritroso la strada da dove era arrivato. Getta il mazzo di fiori in un cestino fuori dalla nostra proprietà.
Dio, poverino.
Allie era stata in grado di spezzare tre cuori con un solo gesto. Il mio , quello di Brandon ma anche quello di Nell che ora è li , ferma sull'uscio di casa con il viso fra le mani. Sta singhiozzando ancora. 
Mi mancherà da morire.
Ripenso come in un flash a quante ne avevamo passate.
Forse eravamo cresciute tutte e tre , troppo diverse per proseguire quella strada assieme.
Il Bip del telefono mi fa sussultare.
Destinatario : Garret Graham
Ospitarti? Si certo. Ma che succede?
Risposta.
Non posso avere un problema Graham?
Non digito nulla sulla tastiera , Garret non merita risposta. In questo momento mi dico che si deve attenere a ciò che gli ordino , niente di più niente di meno.
Accendo il motore dell'auto e guido fino al suo dormitorio.
Sono confusa , stremata dalla notte prima , ma penso che lo shock della notizia di Allie abbia fatto si che i fumi dell'alcool siano svaniti del tutto.
Quando sono nuovamente fuori casa di Graham , respiro un'aria diversa. Qualcosa sta cambiando.
Lui è fuori dalla porta , è arrivato sicuramente pochi minuti prima di me. Ha il suo borsone da Hockey sulla spalla e le chiavi dell'auto strette fra due dita.
Lo sorpasso aspettando che si decida ad aprire questa dannata porta.
Guardo fissa la lastra di legno . Ho gli occhi pieni di lacrime incastrate alle ciglia, ma resto li , con l'espressione più seria che potessi ricacciare.
-Hannah...-. La voce di Garret è preoccupata, lo sento.
-Non è niente Garret, non fare domande.-.
Mi fissa ancora per un secondo , poi sussurra un "come vuoi" , quasi allacciato alle labbra ed apre la porta.
Saliamo le scale in silenzio. Tutto quanto sa di marcia funebre. Mi sento come se stessi salendo al patibolo.
-Allie esce con Kohl.-. Dico prima che lui apra camera sua. 
Non aspetto a caso quel momento , freddando il suo polso sulla maniglia della porta. Lo faccio perchè in un certo qual senso la sera prima li dentro è successo qualcosa di nostro e , cazzo non voglio che Kohl si metta in mezzo a quel ricordo.
Garret sospira.
-Ti passerà.-. Dice poi. Apre la porta. Ha l'aria più triste di me ora. 
Crede forse che sto piangendo per Justin? No perché da pochi attimi a questa parte ho realizzato che l'unica delusione che provo è per Allie non per Kohl.
Sono rintronata da tutta quella storia, ma so per certo che quando sono con Garret , Justin passa in secondo piano. Mi sto quasi arrendendo a questo dettaglio.
Poggia il suo borsone.
-Ah, non ero a lezione oggi. Ero a giocare.-. Dice riferendosi al messaggio di poc'anzi , prima di sparire in bagno. E' offeso?
Ce l'ha con me. Lo capisco subito che è deluso. Ma non credo che Garret sia innamorato di me. Perciò questo suo atteggiamento per me non ha senso.
Abbandono la mia borsa e mi butto sul letto.
                                                                                                                   Garret
Dio. Hannah mi chiama, solo per dirmi che quel frocetto di Kohl esce con la sua migliore amica?
Stiamo scherzando?
Sono furioso ed allo stesso tempo , sono ancora più incazzato perché so il motivo per cui sono furioso: Hannah mi piace. Mi piace da pazzi. E l'idea che a lei possa interessare un altro ragazzo ancora adesso , mi fa ribollire il sangue.
Mi è passata la voglia di averla fra i piedi. Tutta la magia della notte precedente è svanita nel momento in cui ho sentito la parola Kohl uscire dalla sua bocca.
Dannazione! Maledetto Justin, maledetto Dean , maledetti tutti quei bastardi che potrebbero avere a che fare con lei !
Non so cosa mi sia successo dopo ieri notte ma secchiona Welsy , mi piace da impazzire . Credo di essere eccitato h24 in sua presenza , ma allo stesso tempo la cosa più spaventosa è che ho paura anche solo di sfiorarla pur di non farle del male. Quella storia. Lo stupro...Sono ancora scioccato.
Hannah deve aver passato l'inferno e cerca di andare avanti a tutti i costi.
L'altra sera , si è spinta così oltre che quasi mi ha sbriciolato il cuore quel modo disperato di voler dimostrare di essere sana, libera dai fantasmi .
Decido si riemergere dal bagno, mi salgo un pantaloncino da sport sui glutei e la raggiungo.
E' li, buttata sul mio materasso a fissare il soffitto . Chissà a che dettaglio di Justin pensa. Dico così perché so che sta pensando a lui.
Chiudo la porta ed i suoi occhi piombano su di me. Prima mi guarda come se non mi vedesse , poi le sue palpebre si sollevano maggiormente, come se ciò che sta vedendo le piace.
Non starnazza come al solito di coprirmi, come quella volta che la rincorsi a cazzo dritto...Che ridere ora che ci ripenso.
Si solleva con le braccia dal materasso. I suoi occhioni vedi da cerbiatta mi studiano. Sono sicuro di sudare freddo.
Mi avvicino al materasso. E' come se stesse aspettando qualcosa. Mi abbasso e le molle si piegano sotto i palmi delle mie mani ed il mio ginocchio destro.
Hannah resta li , ferma , leggermente piegata indietro.
Le arrivo sopra . Ho gli occhi incastrati nei suoi , non riesco a non fissarla.
I nostri nasi si sfiorano. La bacio.
Non so cosa stia succedendo , ma accade in fretta e mi piace.
Le affondo la lingua in bocca per l'ennesima volta in quella settimana e mi fa impazzire.
La voglio come non ho mai voluto nessuno. Ma poi ci penso. Lei si sta vendicando di mister football.
Non le frega nulla di me. Io sono solo il mezzo per tornare a scopare e poi  scopare Kohl.
Mi stacco dalle sue labbra.
-Non lo fare.-. Dice quasi disperata. La guardo incredulo. -Non pensare che vedo lui mentre bacio te.-.
Non credo di averlo mai pensato comunque, però in qualche modo con quelle parole ha centrato il punto della situazione.
Vorrei risponderle che non mi interessa sapere che cosa pensa quando mi bacia , come non mi è mai interessato in passato, ma in realtà muoio dalla voglia di saperlo.
-Vorrei che in questa stanza ci fossimo solo noi. Justin , lascialo fuori da quella porta.-. Le indico la porta di camera mia. Sorride.
Avevo bisogno del suo sorriso.
Torna a baciarmi. 
E' diverso adesso. E' dolce quando lo fa . Delicata , ed ecco che torno ad aver paura.
-Cosa c'è che non va?.-. Mi chiede all'improvviso.
Credo di essermi bloccato. 
-Niente.-. Deglutisco. -Solo...Baciami ancora.-.
Lo fa , ma si arresta.
-Garret, dimmi cosa non va.-.  Piomba a sedere affianco a me.
Sospiro. 
Allaccio le braccia alle ginocchia. -E' quella storia dello stupro.-.
La sua espressione si fa più dolce ancora. -Va tutto bene. So quello che sto facendo.-.
-Si lo so , ma ...-.
-Garret, io ho avuto un ragazzo per un anno e mezzo prima di te. Non sono così astiosa verso il sesso. E' solo che , c'è un interruttore in me che non fa "click". Sta tranquillo.-.
Spalanco le palpebre. E' così brava a mentire , che quasi ci casca anche lei nelle bugie che dice. Glielo leggo in faccia che si combatte istante per istante .
-Ho un' idea.-.
Sbatte le palpebre così tante volte per l'incredulità che mi viene da ridere di getto.
-Se vuoi ascoltarla...-.
Annuisce. -Perché non provi a darti un orgasmo da sola.-.
- Sono certo che se parti dalle tue mani , la smetterai di avere paura di mani estranee.-.
In realtà non avevo idea di come affrontare questa situazione così delicata con lei, e forse il mio modo di essere "leggero" sin troppo delle volte, non era sempre d'aiuto.

                                                             Hannah
Avevo appena creduto di aver speso tutto il mio bancomat di imbarazzo , piombando in casa sua e pomiciandolo per l'ennesimissima volta , ma mi sbagliavo.
-Lo faccio sempre.-. Ammetto. -E' l'unico modo perché io arrivi all'orgasmo.-. Evito il suo sguardo.
-Davanti a me.-. Precisa. -Prova a venire , da sola , davanti a me.-. Fa una pausa -Ed io verrò davanti a te.-.
Oh mio Dio. Fa sul serio?
Non riesco a credere che stiamo anche solo parlando di una cosa del genere.
-Ti prego di scusarmi, sto per andare ad impiccarmi.-.mormoro. 
-Dai dico sul serio Hannah. E' un esercizio di fiducia, sono convinto che ti farà bene. Ci mostreremo entrambi vulnerabili e vedrai che non c'è nulla di male.-.
Prima che io possa ribattere scende giù dal letto e si sfila il pantaloncino da palestra blu e giallo.
Mi si blocca il respiro nei polmoni. Ieri notte mi sono strusciata contro il suo pene e si era grosso, ma in realtà non lo avevo mai visto nudo. Ed ora LO STO GUARDANDO , ed è lungo e duro, e perfetto.
Ho un fremito alla vista del suo corpo nudo , e quando alzo lo sguardo fino a incontrare i suoi occhi , in quelle profondità grigie delle iridi  non vedo altro che sano desiderio e dolce incoraggiamento. Nessuna sporca libidine , nessun barlume di potere , nessuna ferocia , ne cattiveria .
Lui non è il mio ex o quell'uomo che mi ha stuprata. Lui è Garret e sta mettendo da parte il suo status sociale , il suo essere pieno di se , raggiungendo la mia altezza solo per dimostrarmi che rendersi vulnerabili , va bene.
Lo guardo negli occhi e qualcosa nella sicurezza della sua espressione mi induce all'azione . Le mie dita tremano in maniera incontrollabile , mentre afferro l'orlo della mia felpa e me la tiro fin sopra alla testa , resto in reggiseno , poi faccio un sospiro profondo e tolgo anche quello.
                                                                                                               Garret
Non mi sono mai masturbato davanti ad una ragazza prima d'ora.
Cioè, mi è capitato di tirarmi il cazzo una o due volte prima di metterlo in un posto più appetibile del mio pugno , ma masturbarmi dall'inizio alla fine? E' la mia prima volta. E sono nervoso.
Eppure mentirei se dicessi di non essere estremamente eccitato.
Non riesco a credere che Hannah si sia convinta a questa follia e sia nuda sdraiata sul mio letto. E' meravigliosa. Ha un corpo morbido e formoso nei punti giusti. I suoi seni sono perfetti, tondi e morbidi con dei capezzoli turgidi ma non volgari. Piuttosto duri.
Abbasso lo sguardo sul suo inguine. Non vedo l'ora che apra quelle cosce , voglio vedere ogni centimetro del suo corpo.
Non voglio uscirmene come uno sporco pervertito perciò non le dico nulla. Che sia lei a sentirsi a suo agio e faccia ciò che più le piace.
-Non parli.-. Accusa lei.
-Non voglio spaventarti.-.
-Amico, te ne stai nudo davanti a me, con il cazzo in mano. Se non mi spaventa questo, dubito che potrebbe spaventarmi qualsiasi cosa tu possa dire.-.
Giusta osservazione.E porca puttana , come mi freme il cazzo quando mi chiama "amico". 
-Allarga le gambe.-. Dico allora. -Voglio vederti.-. Lei esita , ma poi lo fa.
Mentre butto fuori l'aria dai polmoni resto stordito . E' rosa , e bella , e lucida , e perfetta.
Verrò davvero troppo presto. Ne sono certo. Ma faccio l'impossibile per ritardare l'inevitabile.
-Fammi vedere cosa faresti se io non fossi qui.-. Mormoro. -Fammi vedere come ti toccheresti.-.
Le sue guance arrossiscono di colpo. E' dolce Hannah.
Ha le labbra leggermente aperte . Desidero così tanto baciarla ancora.
Molto lentamente , si porta una mano fra le gambe.
Una sferzata di piacere mi da i brividi attraverso il corpo.
-Così , Welsy , toccati...-.
Un polpastrello tocca il suo punto più sensibile. Lo massaggia . Il suo tocco è esplorativo, come se volesse perderci tempo a scoprire cosa le piace.
Muovo la mia mano alla sua stessa velocità: senza fretta.
Il mio corpo desidera esplodere, ma il momento è troppo importante perché getti tutto all'aria. Devo stringere le chiappe per evitare l'esplosione. Faccio fatica.
Le sfugge un gemito ed immagino le sue labbra attorno al mio cazzo. NO. Devo smetterla.
Ricorro al piano B. La masturbazione d'emergenza. Stringo più forte la mia stecca fino a provare dolore . Hannah si massaggia più velocemente. Gioca con un capezzolo passandoci le dita. E' così duro.
-A cosa stai pensando Welsy?.-. Faccio quella domanda perché in questo momento mi sto preoccupando del bene di entrambi.
-Sto pensando a te.-.
Sono ancora più eccitato. Torno ad accelerare il movimento del polso.
-Sto pensando a come mi eccita il tuo corpo.-. Prosegue. Va sempre peggio.
-A quanto io abbia voglia di baciarti durante il giorno...-.
-Cos'altro?.-. Dico con la voce roca.
-Sto pensando alle tue dita su di me...-.
Sto pensando alla stessa cosa , ma mi accontento di guardare all'opera le sue. Ne spinge due all'interno della vagina mentre con l'altra mano continua a massaggiarsi il suo punto sensibile.
Sono io che le sto facendo questo. Non la sto toccando ma per Hannah , è come se lo stessi facendo.
-Ci sono quasi.-. L'avverto .
-Si?.-.
-Non credo di potermi trattenere ancora per molto.-.
Poi impreco fra me e me perché vedo che ha le dita completamente bagnate ogni volta che le tira indietro.
Sto morendo.
-Anche io.-.
Entrambi incominciamo ad emettere versi : lei mugola, io gemo.
-Oh....Dio.-. Annaspa.
Veniamo insieme. Lo faccio con una tale prepotenza che sono costretto ad appoggiarmi alla scrivania. Il piacere finisce ovunque , mi bagna gli addominali e gocciola a terra.
Quando torno sul pianeta terra incrocio gli occhi di Hannah . Sembra stordita ed affascinata allo stesso tempo. Ha un grosso sorriso sulle labbra e questo per me è il momento più bello.

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Capitolo 11
*** Per caso ***


                                                                                                                     Hannah
La seconda settimana di punizione passa in fretta. La trascorro in camera di Garret. Non mi è mai capitato qualcosa del genere. Lo odio , è un elemento detestabile , ma allo stesso tempo non posso far a meno di desiderare ogni centimetro del suo corpo su di me. Non abbiamo ancora consumato , e questo lo apprezzo infinitamente , so quanto sforzo fa.
 Ha creato qualcosa di così travolgente da riuscire a spingermi verso lui, in maniera assurda.
 Se dovessi spiegarlo , non saprei da dove partire. So solo che non è amore. NO. Non sono innamorata di Garret Graham, è più una sorta di ossessione fisica...
Sono sconquassata da quello che sta succedendo.
Entro scostando una delle due ante in vetro della Briar.
Oggi è una giornata traumatica per me. Sono sola. 
Non sento Allie e Nell dal giorno in cui mi è stato confessato che Allie si sbatte Kohl.
Che schifo ancora non riesco a crederci. Infatti non ci credo. Sono convinta che lei non ci esca , forse ci è andata a letto si, ma Justin per quanto totalmente diverso da Graham , non perderebbe tempo con una ragazza come Allie.
Infondo è bene ricordare che siamo emarginate qui dentro. Contiamo meno dei bidelli di questo schifo di posto.
Cammino ne troppo lentamente ne troppo velocemente , verso la lingua di armadietti che si intravede appena dall'ingresso.
Non ho voglia di guardare nessuno in faccia. Anzi se potessi farei una strage così da restare solamente io.
-Ma guarda un po' chi è tornata a seguire le lezioni.-. La voce di Kendall mi arriva come una sferzata di aria fredda.
Sospiro voltandomi , mentre mordo un labbro con la speranza di calmare la tensione.
-Si, Kendall?-. Dico con tono sarcastico.
La bionda ossigenata seguita dalle sue amiche oche , si mette un braccio sulla vita ed ondeggia i fianchi nella sua gonna stretta , fino a raggiungermi.
-Dove hai lasciato i tuoi cagnolini da compagnia?.-. Si riferisce ai miei amici.
-Esattamente dove hai lasciato i tuoi neuroni questa mattina.-. Dico senza paura. Kendall mi ha stufato. E' successo tutto anche per colpa sua.
La sua faccia diventa rossa dalla rabbia, so che mi vorrebbe menare. E stamattina non aspetto altro, questa volta voglio farle male.
Si drizza sulla schiena. La porta in vetro torna ad aprirsi e il passaggio di Garret fa si che la sua attenzione si sposti da me.
I suoi occhi si trasformano da colerici a umidi in pochi attimi.
-Senti Kendall, non ho voglia di litigare , credimi. Se ci tieni a saperlo io e Garret non ci vediamo più. Ora lasciami in pace.-.
Mi allontano prima che possa rispondere altro e mi meraviglio di me stessa per il tono fermo che sono riuscita a creare , mettendo su quella bugia.
Non saluto Garret, non lo guardo nemmeno. Forse mi avrebbe voluta salutare , sicuramente. Ma Kendall doveva credere alla stronzata che non ci vediamo più, quando invece ho visto il suo cazzo per tutta la settimana.
Arrivo al mio armadietto. Guardo quello di Nell affianco al mio , chissà se è in classe.
Quando entro in aula , una seconda sferzata mi arriva ma questa volta fa male , è delusione.
Ha cambiato banco. E' affianco a Allie ed anche Tom e Jason , si sono spostati , troneggiando dietro di loro.
Li fisso per un secondo e quando incrociamo tutti e cinque i nostri sguardi , sono costretta a distogliere il mio che incomincia ad offuscarsi.
Mi siedo. Affianco a me c'è un posto vuoto, come altri dentro l'aula perché i ricchi possono permettersi di arrivare ad un quarto d'ora d'inizio dalla lezione senza porsi alcun problema. Vengono cacciati? Non fa nulla , si radunano in sala mensa e fanno insta-stories o chattano su Myspace.
La campana suona e Tiranna Tolbert , dopo un'occhiata all'orologio , senza proferir parola incomincia a scrivere sulla lavagna.
La porta dell'aula si spalanca ed ecco che l'immagine stupenda di Justin prende posto in quello spazio.
Tiranna lo guarda calandosi gli occhiali sulla punta del naso, poi , come se non fosse successo nulla, torna a scrivere.
Justin sembra mortificato dallo sguardo. Fra tutti è sempre stato il più corretto nel rispettare gli orari. Pensandoci bene è sempre stato corretto in tutto e scommetto che anche a livello di studio se la cavicchia. Forse è per questo che Garret lo considera uno stupido.
Sfila la borsa dalla sua spalla e quando allontana la sedia accanto a me dal banco, annaspo.
Sbarro le palpebre e voglio morire quando Garret entra in aula un attimo dopo.
Justin è all'oscuro di tutto. Della mia cotta per lui, forse anche del mio nome. Ma Garret sa. E basta questo per far diventare i suoi occhi grigi , fumosi e scurissimi.
Mi fissa ed io di riflesso abbasso lo sguardo. Entra e si siede rumorosamente qualche banco più in la.
Perché mi sento a disagio. Garret ed io non stiamo insieme e lui , sa che abbiamo un accordo. Si è perso per strada fra una sega e l'altra?
Perché è assurdo che sia contrariato.
Non oso guardarlo per tutto il tempo , tremo all'idea di voltarmi ed incrociare quei cinque sguardi alla mia sinistra. I miei amici , lui.
Dio , che casino di merda!
Decido di concentrarmi su quello che sto scrivendo e proprio mentre lo faccio , Justin allunga il collo verso il mio quaderno. Un suo ricciolo finisce in rotta di collisione con la mia guancia. Non ho nemmeno il riflesso di spostarmi, sono paralizzata.
-Posso?.-. Mi chiede indicando la pagina. -S-si.-. Ecco , mi trema persino la voce.
Il suo profumo mi invade le narici. Non è dopobarba. Non è la menta della bocca di Garret, è così buono ma allo stesso tempo così fastidioso , sconosciuto.
-Prendi appunti alla grande!.-. Dice sorridendo. -Devi avere tutte A.-. 
Mi mordo un labbro :-Forse qualcuna.-.
-Ah, comunque piacere io sono Justin. Frequentiamo diversi corsi insieme ma non ho mai avuto modo di presentarmi..-.
Mi stira la mano ad un palmo da me. La stringo delicatamente. Sono un fascio di nervi.
-Piacere, Hannah.-.
-Hannah. Che bel nome.-.
Gli piace il mio nome?
-Sai, era da tempo che volevo sapere qual era il tuo nome.-. Dice , ma proprio in quel momento la Tolbert tossisce ammonendoci con un'occhiataccia.
Justin mima di far silenzio con il gesto di una mano , mentre un ridolino gli sfugge dalle labbra.
Sono così tirata che penso di non riuscire nemmeno a muovere le guance per ricambiare con una risata .
Riprendiamo a scrivere e mentre sto terminando l'ultima lunghissima frase sul Post modernismo , Justin mi passa un bigliettino che rotola sul mio quaderno.
-Ti ho vista alla festa di confraternita , eri uno spettacolo, ma mai quanto adesso che ti vedo meglio.-.
Ho le palpitazioni. Sta dicendo sul serio? Lo sta facendo veramente? Ci sta provando con me?!
Lo guardo , non so se sul mio viso si legge quanto sia smarrita o si vede solo il sorriso che da poco mi è spuntato come un Herpes sulle labbra.
Lo vedo strappare un altro pezzo di foglio e scriverci qualcosa sopra.
Me lo passa.
-Stai con Graham?.-.
Lo guardo ancora più confusa.
-Nulla di serio rispondo.-.  Devo mantenere il segreto. Il patto era chiaro.
Lo vedo sogghignare quando afferra il pezzetto di carta e ne legge il contenuto.
Scrive :-Allora non ti dispiace se ti invito a prenderci qualcosa da bere. -
Sono estasiata da quello che sta succedendo, ma poi ci rifletto. Allie e lui non si stavano frequentando?
Scrivo :-Non dispiacerebbe a me ma ad Allison Frost.-.
Sono fiera della mia risposta, come se di colpo avessi la voglia irrefrenabile di smascherarlo.
Scrive:-Allison? E' stata solo una notte , lei lo sa bene che non mi interessa.-.
Resto allibita. Ho nella testa le sue parole "esco con Kohl" . All'istante ho un profondo senso di dispiacere per lei. Lui l'aveva illusa? Lei si era illusa da sola? 
-Vada per il caffè.-. Dico sollevandomi dal banco mentre la campana della prima ora suona il suo termine.
                           
                                  Garret
Hannah è stata tutto il tempo a scriversi bigliettini con Justin Kohl. Dovrei essere felice per lei, infondo questo era il nostro patto, ma allora perché avrei voglia di spaccare la faccia a quel frocetto?
Cammino a passi pesanti lungo il corridoio della Briar , cercando l'aula di disegno tecnico.
Diamine! Mi da veramente così fastidio vederla con qualcuno? Capisco Dean , cazzo è un fratello , non potrei mai accettare che mi soffi la tipa con cui voglio scopare e , capisco anche che provo repulsione per l'uomo che l'ha stuprata , la proverei in ogni caso, ma perché ora mi da fastidio anche Kohl.
Si, lo so! Perché voglio essere io a metterle il cazzo per primo  fra tutti i suoi pretendenti! 
Mi dico questo da giorni ma la realtà è ben diversa. Ho un legame con Welsy. Qualcosa di speciale. Kendall non è mai stata così vicina a me, non ha mai parlato con me , e per lei di certo non mi sarei mai tirato una sega in piedi come un deficiente. Ma per Welsy si. Per lei farei di tutto e non solo perché vorrei bucarla come uno scolapasta , ma perché lei è in grado di tirare fuori il meglio di me. E ragazzi, non è un compito semplice , sono un fottuto bastardo pezzo di merda , io.
Mi vibra il telefono .
Quando leggo "Esco con Justin , mi ha notata grazie a te" , avverto una sorta di astio verso me stesso.
In che razza di macello di merda mi ero cacciato?!  No. Garret Graham non si abbassa a questo. Non lo accetta. Il piano era ben scritto nero su bianco, perciò ...Al diavolo Hannah e le sue tette perfette , al diavolo la mia voglia di scopare, il mio legame con lei.
 Non ne voglio sapere più niente.
Cristo , è la prima volta che una ragazza mi fa stare così da schifo.
Digito in fretta le parole " Bene , il mio compito volge al termine", premendo così forte sul display che per un momento temo di romperlo. Vorrei non averlo inviato perché CAZZO , non voglio che finisca tutta questa bolla di sensazioni così strane.
Hannah inconsciamente mi ha insegnato ad immedesimarmi negli altri.
Ed ora gioisco quando la vedo felice e sono triste quando la vedo pensare a quello stupro, ai suoi fantasmi.
I suoi fantasmi...No, Kohl non è in grado di percepire il dolore di Hannah. Io si.
Di colpo mi sento preoccupato per lei. 
Ho il terribile presentimento che Justin possa , anzi che sicuramente, le farà del male...
             

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Capitolo 12
*** Il suo volto ***


                                                                 
                                                                                   Hannah
Sto facendo pranzo con Justin Kohl.
Siamo già usciti un paio di volte , forse anche più.
E' così gentile , dolce , educato. Ma non è Graham.
 E' passata l'ennesima lunga settimana ma questa volta , il lunedì sa meno di tristezza e rancore.
Attraverso la sala mensa con il mio vassoio fra le mani ed il solito sugo al curry fumante , ma non c'è serpe Sins a ribaltarmelo addosso, piuttosto c'è Justin al mio fianco.
E' simpatico , veramente più di quello che mi aspettavo.
-Che ne dici di quel posto?.-. Fa indicando un punto fra i tavoli blu della mensa.
-Va bene.-. Passiamo fra i tavoli e ci guardano tutti.
C'è anche Allie. Le passo a qualche tavolo di distanza , ma il suo volto cinereo è una costante per tutto il tragitto fra un tavolo e l'altro. Le ho soffiato il ragazzo è atroce , mi sento una merda.
Jason e Tom non mi guardano mai in volto , piuttosto mi evitano come la peste e Nell da qualche giorno non cerca nemmeno più di cambiare strada quando mi vede  come fa quando si sente in difetto. Invece mi passa affianco facendo finta di non conoscermi.
Tornando al discorso Graham. Non lo sento da diversi giorni. So che è partito per una partita di Hockey , e tornerà questa sera  dopo due settimane fuori.
Sono stata bene sapendo che lui non era qui, non era presente . Ho potuto vivermi questa situazione con Kohl , in piena serenità come se dovessi tenerglielo nascosto. "Non ha senso Hannah" , mi martello il cervello cercando la spiegazione a quella sensazione di peso allo stomaco mentre penso che a breve tornerà alla base.
Kohl si siede per primo ed iniziamo a scherzare commentando il cibo della mensa , che beh, lascia a desiderare.
-Hannah, stavo pensando, ti piacerebbe venire ad una festa questa sera?.-. Mi guarda mentre manda giù un boccone di riso al curry.
-Si, mi piacerebbe.-. Sorrido.
-Bene, allora dopo le lezioni ti lascio l'indirizzo. Sono sicuro che ti piacerà.-.
Justin è un ripieno di dolcezza. Ma non solo, ha sempre qualcosa da fare, da dire , da organizzare . Una biglia luminosa in movimento costante. Sto bene con lui .
Termina il pranzo velocemente e si solleva dalla sedia. 
-Ti dispiace se ti lascio sola? Ho gli allenamenti di football.-.
-Ah, nono va pure.-. 
Mi saluta regalandomi un bacio. Ho le farfalle nello stomaco. Ci baciamo. Mi bacia davanti a tutti...
Rimasta sola al tavolo decido di passare il restante quarto d'ora a sbirciare Myspace.
Ci sono le peggior foto di alcuni confraternitani ubriachi e fatti, qualche ragazza che vomita, qualche bacio fra gente a me del tutto sconosciuta.
Scorro ancora ...
Domanda:-Quoto sessanta su cento che la Welss si scopa sia Kohl che Graham.
Sbarro le palpebre. Lo stato era scritto da Allison. Dio sono quasi impressionata, non sa fare di meglio?
Abbasso l'apparecchio puntando con uno sguardaccio acido , il tavolo di Allie.
Ricaccio la peggior smorfia di disgusto mentre la vedo ridacchiare con il cellulare in mano , assieme a Tom.
Dai che oggi ci accapigliamo anche io e lei.
Faccio la cosa più viscida che una ex amica possa fare. Pubblico la seguente risposta :-"Quoto cento su cento che Allison ha le corna da Kohl"-.
Voglio eliminarla un minuto dopo, ma non faccio in tempo. I like sono molteplici ed il mio cellulare non fa altro che vibrare.
Vedo Allie alzarsi con il viso furibondo.
Amica hai infastidito la stronza sbagliata! Penso per un attimo. Ma mi pento anche di quel pensiero come del post, troppo tardi.
Cammina a passi svelti e pesanti, piazzandosi davanti al mio tavolo.
-Ehy brutta sfigata. Sappi che io a Kohl, me lo scopo ancora.-. Mi punta il dito contro. -Quindi qui, l'unica cornuta sei tu.-.
Sto masticando a bocca aperta una chewingum , e ho tipo l'aria da "dici a me?".
-Cosa ti fa pensare che a me la questione interessi Allison?.-.
Mi sollevo ed afferro la mia borsa.
Resta interdetta a guardarmi con una faccia impietrita da oscar.
Mi schiarisco la voce . -Se non hai nient' altro da aggiungere..-. Ho una faccia di bronzo impagabile , ma il mio cuore si sta frantumando. Lo sento.
-Sono felice di averti cancellata dalla mia vita.-.
Ho una fitta in petto.
Volta i tacchi e le guardo le spalle , mentre si allontana. Ho voglia di piangere . Si, vorrei gettarmi alle sue braccia e pregarla di perdonarmi, anche se lei è stata la prima stronza.
Mi giro e cammino verso l'ingresso. Spalanco l'anta con l'oblò e raggiungo il corridoio. Così , senza nemmeno decidere la reale destinazione da raggiungere.
Decido solo che per oggi può bastare. Saltare due ore di lezione mi costeranno care , ma sarà studio accumulato a quello che già ho lasciato indietro, perciò questi stragrandi cazzi.
Arrivo al mio armadietto , c'è un foglio di carta che sbuca da una delle tre fessure al centro del ferro.
E' di Justin c'è un indirizzo , un orario . E' la festa di confraternita a casa sua che si terrà questa sera.
Bene , qualcosa che mi tirerà su il morale per il resto della giornata.
Andrò a casa di Justin. E' la prima volta, sono emozionata.
So che non  vive in un dormitorio. I suoi genitori hanno comprato una casa tutta per lui. Ed è enorme, con tanto di piscina all'esterno. So anche che fa delle feste da favola ed io, stasera parteciperò ad una di quelle.
Poche ore più tardi mi preparo nel bagno della Briar. Ecco c'è un'enorme parentesi più triste in tutto questo. Garret è partito, Nell ed io non condividiamo più la stanza ed io da due settimane dormo in auto come una rom. Non mi posso permettere una stanza o, per lo meno,  non ancora. Lavoro. Faccio la cameriera in un pub accanto alla Briar, ma lo stipendio deve ancora arrivare , perciò per ora ho la mia confortevole utilitaria a farmi da casa.
Ho indossato un tubino nero a maniche lunghe , delle converse nere e , mi liscio i capelli castani corti sotto le orecchie  in un caschetto perfetto.
Non sono tanto per il Make-up , ma questa volta voglio mettermi del rossetto rosso sulle labbra.
Sono migliorata. Da Patty del "mondo di Patty"ora sono vestita tipo teenager alle prese con la prima festa in discoteca....di pomeriggio.
Guardo il mio riflesso nello specchio tipo una quindicina di volte. Non sono sicura , poi lo sono e sto per chiudere la mia borsa, ma poi la riapro e tiro fuori l'astuccio che poi, ovviamente, torno a riporre. Uffa!
Lo ributto dentro lo zaino. Vado. Basta , come sono, sono. Non devo far più colpo su nessuno , Justin mi ha invitata la mia missione è compiuta.
Finalmente dopo il primo anno alla Briar ed il mese appena passato , sono riuscita a farmi notare dal ragazzo che desidero di più al mondo. Socchiudo le palpebre per guardare il suo viso, come se fosse qui.
Garret. Spalanco gli occhi e tossisco più volte.
Perché quando penso qualcosa di romantico su Kohl appare lui come uno spettro?
Sospiro.
Guardo l'orologio fuori dalla porta del bagno, dal piccolo rettangolo in vetro al centro della porta.
Sono in ritardo.
Metto tutto alla rinfusa dentro la borsa, e corro per il corridoio della scuola. Un bidello mi saluta chiamandomi per nome. Penso che mi considerino parte dell'arredamento ormai.
Mi getto in auto inserendo la chiave nella fessura e parto a tutto gas.
-Allora dove ha detto che era?.-. Sfilo il foglietto dalla custodia del mio cellulare e lo leggo.
Sono nella direzione giusta.
Guido mentre la gioia mi trasuda da tutti i pori. "Vorrei tanto parlare con Garret"
Mentre penso quella frase non vedo un'auto tagliarmi la strada. Freno di colpo.
Ok Hannah. Così non va . O pensi a Justin o a Garret, e nel frattempo che pensi sei pregata di guardare la strada . 
Cazzo, il fatto che io sappia che lui rincaserà questa sera mi ha letteralmente sbattuto come si sbatte un uovo prima di romperlo.
Ecco che a breve l'euforia sciama quando arrivo ai piedi di casa Kohl.
Dentro di me ho qualcosa di molto simile ad uno Tsunami. Sentimenti come gioia ed euforia si mescolano a paura , a caso, e se per una parte di me  credo di dover andare via e tornare da Garret , l'altra mi dice chiaramente che sono una stronza e pure ebete e che tutto quello che voglio è li dentro che mi aspetta.
Alla fine scendo.
Ho il cuore in gola e sono legata come pinocchio , mentre cammino , quasi che sento le gambe cedere sotto il mio peso.
La porta è aperta quindi dubito che lui mi accoglierà.
Sento musica , frastuono e voci provenire dall'interno. Quando varco la soglia  vengo sommersa da un mare di teste che si muovono a ritmo di musica. Passo facendomi largo fra la gente senza urtare nessuno, in punta di piedi , perché, infondo una tipa come me è così che si muove.
Sono spaesata , non conosco nessuno in questa casa.
Sono tutte facce sconosciute , poi c'è qualcuno di più famigliare , ignoro il loro nome ma so per certo che fanno parte della squadra di Justin. Cammino visitando il piano terra della villa, finchè non mi ritrovo sul retro. C'è una piscina enorme , proprio come dicevano. C'è gente che si tuffa e la musica rituona rimbombante ovunque. Questo posto mi ricorda un po' il film di Nima Nourizadeh "Project X". 
Non sono mai stata a questo tipo di feste e dovrei urlare dalla gioia invece di piagnucolare dentro la mia testa :"Voglio tornare alla mia casa-macchina". 
-Hannah.-.
Alla fine quando sono in preda alla disperazione e sto modellando nella mia testa l'idea di abbandonare il campo, la voce di Justin mi raggiunge come pioggia calda.
Mi mette una mano attorno alla vita . Lo guardo sfoggiando il miglior sorriso che potessi ricacciare.
-Sei arrivata finalmente.-. Mi schiocca un sonoro bacio sulle labbra.
Ha un bicchiere per mano. Contiene della birra , anche le sue labbra hanno quel sapore.
-Bevi?.-. Mi chiede.
Annuisco in fretta. Ho bisogno di rilassarmi e so, che l'alcool mi aiuterà.
Torniamo dentro e Justin come un vero cavaliere  mi fa strada verso un enorme salotto pieno di gente.
-Cosa preferisci ? Rum , Vodka ?.-. Mi chiede sfilando un bicchiere in plastica rossa  dalla pila di bicchieri.
-Vodka.-. Non l'ho mai bevuta ma vedo albergare sulla tavola , un 'invitante bottiglia rosa con scritto pesca sull'etichetta. Gliela indico e lui ci riempie il bicchiere.
Facciamo "cin" sbattendo i bordi di plastica e guardandoci con enormi sorrisi.
-A questa festa magnifica!.-. Grida poi, alzando il bicchiere difronte a tutti.
Qualcuno applaude , qualcuno grida, altri ripetono la medesima frase.
Scoppia un brano nelle casse e l'intera casa trema sotto i salti di quella gente.
-Dio Justin, è grandiosa questa festa.-. Dico mentre ci aggiriamo per la casa.
Mento. C'è gente che alle 20 di sera è già ubriaca e vomita in cortile, ragazze in costume bagnate fradice per l'acqua della piscina che pomiciano tizi , di cui so per certo non conoscano neanche il nome, buttate sui divani , sulle amache all'esterno , ovunque...E poi c'è la cucina.
-Mi aspetti qui o entri?.-. Perché non dovrei seguirlo? -E' un problema se vengo con te?.-.
Muove la testa mimando di no. -Però poi devi giocare.-
Ecco, ricordatevi bene queste parole , perché da quel momento accade tutto troppo in fretta , troppo confuso .
Entriamo chiudendoci la porta alle spalle. Due ragazzi sono curvi sull'isola , hanno delle carte di credito strette fra le dita e stanno pettinando un mucchietto di polvere bianca .
I miei occhi si spalancano . Ho paura.
Justin mette l'indice sotto la base del mio bicchiere e me lo spinge verso la bocca.
-Tutto d'un fiato , da brava.-.
Ecco il mio difetto. Non ho la prepotenza nel dire "NO". Ho sempre criticato chi come me non dice di no, chi si rassegna alle circostanze , e che immobile si lascia malmenare da ciò che gli accade attorno. Ho sempre predicato bene e razzolato male a quanto pare.
Mando giù di colpo la bevanda e Justin , sceglie per me , riempiendomi il bicchiere con un altro liquido di una bottiglia che ha tirato fuori da un pensile della cucina.
Non ho il tempo di reazione o il coraggio. Bevo , un bicchiere dopo l'altro e quando sono a quota tre e la testa inizia a girarmi l'unica cosa su cui riesco a concentrarmi sono loro che stanno tirando sul tavolo della cucina.
-Justin...Credo di sentirmi male...-. Dico. 
Mi manca l'aria. La festa è iniziata da poco più di un'ora ed io sto già male da cani.
Si solleva dal tavolo.
-Vieni qui piccola.-.
Barcollo o credo di farlo, verso l'isola.
Justin mi passa una cannuccia:-Vedi che dopo questa starai meglio.-.
-Ma io...Non ...Voglio.-. O ho il singhiozzo o le parole mi escono così lente che nel momento che penso di dirle ho anche il tempo di aspettarne l'eco.
Mi spinge verso la guancia la cannuccia che afferro con un vistoso sorriso da ebete sulle labbra_ Non chiedetemi perché sorrido_.
La porta si apre proprio mentre tiro su con il naso. Non vedo chi è ma sento il clik dell' applicazione fotografia di un I-Phone.
Justin ed i suoi amici ridono , ma non capisco perché.
Mi tiro su pulendomi il naso. Per un momento sembra andare meglio , l'alcool che ho ingerito è come sparito , ma ho la tachicardia e non posso stare ferma.
Justin mi riporge un bicchiere. Provo a scansarlo con la mano. 
-Uno solo, così la smetti di smascellare.-. Dice e ridono di nuovo.
Sono così uno zimbello da fatta?
Bevo con rabbia , ma l'ultimo sorso è fatale e mi fa ripiombare nella confusione più totale.
Justin mi afferra la mano, attirandomi a se. Mi bacia. Questi baci sono strani. Sono carica a mille, forse è quella roba che ho tirato di naso. Ho voglia di farmi Justin Kohl.
-Perché non vanno via?.-. Chiedo notando che quei due palloni gonfiati in berretto e jeans largo sul cavallo , sono li che guardano.
-Loro sono Jessy e Curt , sono ok.-. Allunga l'ultima parola, mentre si avventa sul mio collo , mantenendo la vita con le mani.
-E devono per forza guardare?.-. Mi sento le gambe leggere , Justin mi tiene ferma ma deve impiegarci la forza.
Sogghigna. 
-E' più divertente.-. 
Corruccio le sopracciglia ed un vistoso broncio mi arriccia le labbra. Le bacia ancora.
-Vieni facciamo un gioco.-. Mi prende per mano e fa cenno ai due di seguirlo.
Saliamo lungo una scalinata in legno corta , che porta al piano superiore.
Non ho le forze ma vorrei chiedergli dove stiamo andando.
Justin si ferma davanti ad una porta e la apre. Barcollo in tutte le direzioni e devo studiare una posizione da impartire ai miei piedi , pur di restare in equilibrio.
Dietro la lastra di legno marrone , si estende disegnando un quadrato ampio , camera sua.
Entra assieme a me , ed entrano anche loro chiudendosi la porta alle spalle.
-Che volete fare?.-.
Mi fa sedere sul materasso dandomi una leggera spinta. Ci rimbalzo sopra.
-Ti piacerà.-.
Mi sale sopra ed inizia a leccarmi collo. 
Vorrei oppormi. Gli blocco le spalle, ma vedo le gambe degli altri due dalla mia posizione, e si stanno avvicinando.
-Hai mai fatto sesso con tre persone insieme?.-. Mi sussurra all'orecchio.
Perdo un battito.
Uno di loro mi sfila il paio di calze color carne che restano agganciate alle converse a stivaletto mentre , Justin mi solleva il tubino su fin sopra alla pancia .
E' in quel momento di lucidità che la vedo. Una foto troneggia su una mensola e riporta la faccia di quell'uomo. L'uomo che mi ha stuprata. Incrocio i suoi occhi e la sensazione che provo è indescrivibile. Simile al dolore di una coltellata , mi fa salire la nausea e brividi martellano il resto attorno allo stomaco.
Ha accanto Justin , ma è piccolo ha forse poco più di dieci anni. So che quell'uomo è stato arrestato, lo per certo perché la notizia uscì su tutti i quotidiani, e non potevo immaginare che fosse il padre di Justin per alcun motivo , avrei potuto, specie perchè il cognome è diverso. Sicuramente lui, riporta quello della madre.
Mentre mi stanno toccando ed ho le loro mani ovunque , mentre mi strappano via le calze ferendomi la carne, mentre mi lasciano morsi e succhiotti sul collo e sulla pancia, il mio sguardo si fa umido. Solo ora realizzo tutto. 
-Lasciatemi.-. La voce mi trema e di fatti , non ascoltano nemmeno.
-Lasciatemi!.-. All'ennesimo avvertimento ignorato prendo tutto il coraggio che ho e sferro un pugno sulla faccia di Justin che si tira su di riflesso e mugola di dolore tenendosi la guancia colpita.
Mi sollevo ricacciando quanta più forza dal corpo e scappo.
Scappo come non sono mai scappata. Senza riflettere , senza pensare a quelle persone che mi stavano guardando pietosa nella mia sfilata della vergogna , questa volta un po' più tragica di quelle che capitavano alle oche della Briar.
I miei passi si riversano per strada , sto piangendo , sono fatta , ubriaca e so che hanno abusato di me un 'altra volta , o quasi. Forse questa volta ce l'ho fatta a salvarmi.
Posso chiamare solo una persona.
-Pronto?.-.
-Garret?....-.


 

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Capitolo 13
*** In colpa ***


                              Garret
Quando raggiungo Hannah , la pioggia battente delle sue lacrime le ha sciolto il mascara. E' rannicchiata fra le braccia e fissa il vuoto sul bordo del marciapiede.
Ha due lembi di calza che le escono da ambe le converse e due profonde ferite sulle caviglie.
Mi accosto ed apro lo sportello così forte che ne sento lo spostamento d'aria in faccia. Piombo sulla strada.
-Hannah.-. Lei alza gli occhi a me e lo sguardo che ha è  pura disperazione.
Prova a darsi uno slancio per corrermi incontro , ma incespica. L'afferro prima che possa finire di ginocchia a terra.
-Ci sono io adesso , andrà tutto bene..-.
Si aggrappa ai miei avambracci stringendo la carne con le unghie. Non avverto nemmeno il dolore , ho una rabbia così scalpitante in petto che mi sembra di avere perso la sensibilità del corpo.
-Andiamo in ospedale.-. Dico mentre mi metto un suo braccio attorno al collo e l'aiuto a muovere i passi.
-No.-. Biascica.
-Hannah , sei fatta come una pigna. Farai come ti dico io.-.
Mi spinge via con tutta la forza che riesce a trovare nelle braccia, barcollando leggermente.
-Non voglio andare in ospedale ti ho detto.-. Le parole le escono a singhiozzi, in un misto di lacrime, sbornia , botta di roba e mascara che cola. Ha le palpebre leggermente abbassate che riducono gli occhi a due fessure gonfie e rosse.
Le afferro un braccio :-Ti ho detto che farai come ti dico io.-. Ribatto.
Una macchina che sta passando  proprio in questo momento decelera. Il finestrino dalla parte del passeggero si abbassa :-Va tutto bene?-.
Mi rendo conto che la scena a cui stiamo assistendo tutti e tre , non è delle migliori. Anzi fa proprio pensare al peggio.
Hannah si sporge appoggiandosi al mio braccio :-Si che va tutto bene.-. Una risatina goffa le esce dalla gola.
Il tipo in auto la guarda facendo una smorfia di disgusto poi guarda me :-Ti capisco amico...-. Scuote la testa e rialza il finestrino , poi riparte a tutto gas.
Sospiro socchiudendo le palpebre perché cazzo! Hannah quando ci si mette sa essere veramente odiosa.
Si appende a me ridendo come una stupida.
Diamine è fuori di se. Un attimo prima piangeva disperata fissando il vuoto , quello dopo ride senza motivo e barcolla vertiginosamente.
-Ok bambolina adesso mi hai proprio rotto i coglioni!.-. L'afferro per le cosce e la carico su una spalla, perché si gente, ne ho veramente le palle piene.
Scalcia come una puledra impazzita , a stento riesco ad attutire le sue ginocchiate con i miei addominali , e comunque per quanto in  questo momento sto ringraziando Dio mentalmente per avermi fatto così massiccio , sto anche soffrendo da cani.
-Lasciami!.-. Grida per l'ennesima volta.
-Subito.-.Apro la portiera lanciandola sul sedile passeggero ed arpiono la cinta prima che possa arrivarci lei. Ci arriva lo stesso , ma invece di arpionare la striscia nera elastica , arpiona la mia mano.
Gliela strappo dalla mia carne:-Adesso finiscila!.-. Le ringhio alzando la voce. I suoi occhi tornano a gonfiarsi. Ho esagerato me ne rendo conto subito. Fa scivolare la sua mano via dalla mia ed abbassa la testa , stringendosi i palmi delle mani fra le cosce.
Sospiro. Mi sento un vero schifo  all'istante.
Chiudo il suo sportello e mi metto alla guida. Hannah resta in quella posizione per tutto il tragitto fino a che la sua testa non si appende in avanti e capisco che è ora di accelerare .
La porto in ospedale . Ha perso i sensi e dalle sue labbra esce un rigoletto di saliva schiumosa.
Ho le fibrillazioni ma questa volta mi fracassano la cassa toracica.
Parcheggio praticamente in mezzo alla strada e scendo.
Hannah respira veloce come un cucciolo di gatto , credo che sia uno shock o qualcosa del genere.
La prendo fra le braccia e corro verso l'insegna che lampeggia la parola "pronto-soccorso".
                                                                         
                                                                              Hannah
Quando apro gli occhi sono in una stanza dai muri panna. Non è camera di Garret ne casa di Nell. Mi sollevo di scatto ma proprio mentre lo faccio uno spasmo all'addome mi fa piegare. Ho dolore ovunque.
Più lentamente provo a tirarmi giù il lenzuolo bianco che mi copre fino all'ombelico.
Ho un camicie a pallini lilla, uno di quelli che si allaccia sulla schiena e che solitamente viene usato per le operazioni.
La testa mi scoppia , ho la nausea e sono spaesata come un pipistrello in una mattina di sole.
Quando libero le gambe ho due grossi cerotti che mi coprono le caviglie. Ma non sono gli unici ad albergare sulla mia pelle; ho lividi per tutta la loro lunghezza... Che diavolo mi è successo?
Della sera precedente non ricordo che la casa di Justin. Non so se ho passato la sera con lui , se sono finita in piscina o fra le gambe di qualcuno a fare roba tipo "gioco del lecca-lecca".
Ho l'istinto di piangere lo sento nella gola, ma all'improvviso l'immagine di Garret appare dietro alla tendina della porta bianca di quella stanza e qualcosa va in "off"e non mi esce nemmeno una lacrima. Non è solo. Sta parlando con un uomo in camicie bianco e sembra rabbuiarsi di colpo quando l'uomo dice una frase di cui ignoro persino il labiale.
La porta si separa dalla sua cornice e Graham fa il suo ingresso in camera. Un ingresso che sa di tutto tranne che di trionfale.
Sospira quando mi da un'occhiata furtiva e lentamente raggiunge la finestra scostandone una striscetta della veneziana che  ostruisce il filtrare della luce.
-Come stai?.-. La sua voce è profonda, bassa , delusa.
-Da schifo.-. Torno a sdraiarmi ricordando di abbassarmi piano.
Tira un pugno al vetro doppio facendolo tuonare. Di getto sollevo la testa.
-Come cazzo ti è venuto in mente di fare uso di Cocaina?!.-. La sua voce rituona più del rumore del vetro che ha fatto eco nella stanza.
-Io...-.
-Io un cazzo Hannah! Tu ieri , hai rischiato grosso. Il medico dice che sei allergica alle droghe sintetiche. Sai che significa? Significa che una botta per di più , e non saresti qui a cercare una cazzo di giustificazione da darmi!.-. Si avvicina a grandi passi al mio letto e mi solleva stringendomi per le spalle. Fa male.
-Sei un'incosciente!.-. Mi scuote.
Non freno le lacrime. -Mi dispiace.-. Riesco appena a dire, con  il fiato rotto.
-Ti...-. Chiude le palpebre ed incamera aria dalle narici pesantemente. -Ti dispiace.-.Quando torna ad aprire le palpebre il suo sguardo mi accoltella l'anima.
-Ti dispiace ? Finire ubriaca e fatta solo perché sbavi dietro ad un coglione che ti si scoperà e basta ti deve dispiacere!.-. La sua cattiveria mi piove addosso come un uragano. 
-Sono scappata Garret! Non mi sono fatta scopare come dici tu.-. Una sorta di gelo gli scende sul viso appena dico urlando quella frase.
-E' stato Justin non è vero?.-.
-Io non ricordo.-. Sono spaventata. Non so nulla di quella sera , ho i ricordi confusi quasi assenti e non voglio , per alcun motivo ,incolpare Justin dato che non so cosa è successo ma allo stesso tempo , non voglio che Garret creda che ci sono finita a letto anche se non ne ho la certezza.
Le sue mani si fanno meno pesanti sulla mia pelle.
-Non ricordi proprio nulla?.-. Ora il suo sguardo è basso, triste. Sto morendo dentro.
-No...-. Dico timidamente.
Vorrei scappare. Ho un senso di profondo schifo verso di me, qualcosa che rasenta l'odio per me stessa.
La sua mano grande e ruvida , si poggia sulla mia guancia ed ho un sussulto di riflesso.
-Cerca di riposare.-. Dice. Fa per andarsene.
-Garret. -. Si ferma -Non mi lasciare qui.-. Quando si volta verso me i suoi occhi brillano di una luce particolare.
E' stupito?
-Resta qui.-. Dico fra le labbra e non ho il coraggio di guardarlo quando lo faccio.
Vedo le sue cosce coperte dal pantalone nocciola , muoversi verso me.
Si siede sul materasso spingendomi piano con il palmo , invitandomi a fargli spazio.
Ci sdraiamo. Porta un braccio dietro la mia nuca. Per la prima volta da un anno a questa parte mi sento al sicuro.
Mi sembra quasi di aver dimenticato quella smania di difendermi dal mondo a tutti i costi. Di mordere per non essere morsa ed attaccare anche quando non ce n'è un vero bisogno.
Mi raggomitolo fra la sua spalla ed il suo addome , con la testa che preme sulle sue costole.
Mi accarezza i capelli. Ho i brividi. Ma sono i brividi più belli che abbia mai provato.
-Mi hai fatto preoccupare.-.
Quando pronuncia quelle parole non controllo le lacrime. Mi nascondo ancor di più, affondando la guancia nel cuscino. L'unica cosa che non avrei voluto fare era fare del male a Graham , ora lo so.
Per quanto io non lo sopportassi , lo trovassi spesso un personaggio dai tratti caratteriali repellenti , ora mi rendo conto che era anche l'unico in grado di far riuscire una "me" interiore che non avevo mai conosciuto. Lui mi ha , forse sin da subito, scatenato un moto di accensione dei miei sensi, di tutti i miei sensi, in modo incontrollabile.
E si , io non vorrei mai , per alcun motivo, fargli del male. Io , credo di aver qualcosa dentro ed è per lui.
Una palla di sensazioni allacciata l'una all'altra ancora indecifrabile , che emerge in un un'unica grande sensazione : Attrazione. Ma non solo sessuale. Grarret mi attrae in tutto. Mi attrae quando lo odio, mi attrae quando mi guarda , mi parla , mi chiama con quei nomignoli brutti e strani, mi attrae quando muove ogni suo muscolo per me. Mi attrae perché c'è per me. Sempre.

                                                                                                Garret
Hannah è crollata dopo ore di pianti interminabili. So che crede che non me ne sia accorto, ma io mi accorgo di qualsiasi cosa  la riguarda . Dal suo modo di arricciare le labbra quando la schifa qualcosa , ai suoi occhioni da cerbiatta che si spalancano quando è sommersa dall'imbarazzo , a quando invece è semplicemente presa dai suoi pensieri e riduce gli occhi in due fessure dritte , assenti.
Conosco Hannah quasi meglio di quanto conosca me stesso. Ma la cosa preoccupante e che non riesco a decifrare i suoi occhi ora. E' successo un disastro questa notte e la colpa è solo mia. Se ci fossi stato , se le avessi scritto almeno un messaggio in tutta quella settimana...A quest'ora lei saprebbe che la sto pensando da un po'. Ragazzi mi fa quasi senso dover ammettere che mentre ero fuori e mi scopavo una cheer-leader della squadra rivale , pensavo a lei. Si. Pensavo a cose da fidanzati a dove potevo portarla questo fine settimana e  merda! Sono venuto pensando a questo. NO. Ancora non lo accetto.
Mi sollevo dal letto dove riposa. Sono distrutto. Il volo per tornare a Boston , la corsa in auto per raccoglierla da quella tragica serata.
Dio...Hanno provato a stuprarla. Ancora. Il medico dice che ha diversi ematomi causati da schiaffi e pugni. Credo che sia un miracolo che lei non ricordi nulla.
Drogata ed abusata. Se solo potessi avere Justin fra le mani , lo toglierei di mezzo subito. A fanculo la galera!
Afferro il mio I-phone quando annoiato decido di farmi un giro su Myspace. Resterò ancora un po' nella stanzetta di Hannah , poi tornerò al dormitorio.
Noioso, noioso, stupido , poi qualcosa cattura la mia attenzione. C'è un video da mettere in riproduzione e dall'immagine pixerata , mi sembra di intravedere l'abito che portava Hannah ieri sera.
Pigio sul pulsante "play".
Ciò che vedono i miei occhi dai pochi secondi fino alla fine del video è inquietante e disgustoso allo stesso tempo.
Hannah è li, che ubriaca quasi da non reggersi sulle proprie gambe , tira di naso, ma c'è una mano che le tiene la testa .
Se solo riuscissi a capire chi altro c'era in quella dannata stanza!
Noto che il video è stato caricato da Kendall.
Mi sollevo di scatto quando penso di aver trovato la risposta ad ogni dubbio su quella serata.
Compongo alla velocità della luce il suo numero. Bip interminabili si susseguono nei miei timpani facendomi quasi incantare come un ebete. Non ho dormito una beata minchia ci può stare.
-Pronto? Garret?.-. Quando la voce della biondina uscita dalla copertina di Victoria Secret mi raggiunge salto sull'attenti.
-Kendy, bambolina. Ho delle domande da farti.-
-Garret.-. Biascica dal sonno. -Se intendi parlarmi di quella sfigata di Welss , lascia perdere. So che mi hai chiamato per lei e non per sapere quando possiamo rivederci e fare qualcosa di molto più interessante che parlare di lei.-.
Mentre dice tutta quella pappardella antipatica di parole stupide contro Hannah , ho quasi l'impulso di attaccarle.
-No , Kendall. Ascolta. La questione è più seria di quello che sembra. Ho visto il video di ieri sera a casa  di Kohl.-.
Sospira.
-E bene? Ha pippato amico, lo ha fatto tipo il novanta per cento delle persone ieri sera e poi, non sarai mica diventato un chirichetto. Ti ricordo che l'estate scorsa tu eri il primo che si "divertiva " così.-.
Tossisco per mandare giù quella pallottola. Si, non ero un santo ok? Ma adesso sono cambiato sono uno sportivo non mi interessa più quella roba ne le feste come quella che ha organizzato quel minorato di Kohl.
-Non ti ho chiesto di ripetermi cosa ha fatto . L'ho visto da solo. Voglio sapere chi c'era con lei in quella stanza.-.
-Cosa vuoi che ne sappia ero ubriaca persa ieri sera.-. So che sta mentendo.
-Kendall! Stiamo parlando di una ragazza che ha quasi rischiato la pelle cazzo!.-. Grido e la sento incespicare con le parole .
-Justin , ed altri due che non ho la più pallida idea di chi siano.-. Fa una pausa. -Ah no aspetta, uno si chiamava Curt.-. Ride. -L'ho pomiciato per una buona mezz'ora a fine serata.-. Ride di nuovo , adesso come un'oca . So che ha marcato quel momento sperando di farmi ingelosire.
-Va bene.-. Attacco.
Sono un fascio di nervi e di rabbia. Voglio spaccare il culo a Kohl e poi anche ai due stronzi che erano con lui ieri sera.
Afferro la mia giacca , le chiavi della mia auto e come una furia mi avvento sulla maniglia della porta . Do un ultimo sguardo ad Hannah prima di uscire . 
"La pagheranno".

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Capitolo 14
*** Inaccettabile ***


                                                                        Hannah
 Sono sicura che fra tutti gli strilli di mia madre, mi sia arrivata alle orecchie solo la frase: "Cambiare liceo."
E' arrivata da Brookline a Boston in giornata , cosa non da lei , piombando in ospedale esattamente un attimo prima che arrivasse Garret.
L'ho chiamato in tempo per fargli sapere che non doveva venire a prendermi ed il fatto che sembrava quasi sollevato, mi ha dato fastidio lo ammetto.
Mia madre guida come una pazza lungo  N. Grove Street.
 E' più che certo dal suo volto furente che non ci sarà verso di farle cambiare idea.
-Dio , non voglio cambiare liceo. La mia vita è li , a Boston . Ho i miei amici li.-. Protesto lo stesso, così, solo per farle sapere la mia.
-Amici?.-. Le due piccole rughe attorno alla bocca le si fanno più marcate.- Non credo che degli "amici" , tenterebbero di stuprarti dopo averti drogata.-. Ringhia e le nocche delle sue mani attorno allo sterzo si fanno bianche.
Stuprarmi. E' questo che ha fatto Kohl quella sera.
Ritiro un sospiro.
Ok, forse no. Non è questo che farebbe il tuo miglior amico. Ma Kohl non è un amico , è solo un pezzo di merda come molti altri.
La mia preoccupazione ha ben altro nome e direzione. Garret Graham. Cazzo non posso abbandonarlo così. Senza salutarlo, senza dirgli nemmeno addio.
-Non conosco i ragazzi che mi hanno...fatto le cose che dici tu. -. Butto lo sguardo al di la del finestrino.
-Peggio! Non so se dare la colpa solo a loro oppure credere che sia tutta colpa tua.-.
Le spalle si distendono per la sensazione di rassegnazione passiva che porto addosso.
-Torneremo a casa. Chiuso. Non rivedrai mai più quel posto ne quella gente.-.
Ho le lacrime. Ma mi rifiuto di farmi vedere così da lei. Per principio.
-Lasciami almeno riprendere le mie cose.-. Le dico dopo minuti asfissianti di silenzio.
Svolta per una strada adiacente a quella che stavamo percorrendo e so che la direzione è quella che porta alla Briar.
Ma la mia auto è fuori casa di Justin.
Sono certa che è rimasta lungo quel vialetto per tutta la mia permanenza in ospedale , a fissare quella maledetta villa al posto mio.
-Prendi Russel Street.- Mia madre non chiede nulla e sterza in quella direzione.
Credo che sia talmente scioccata , che qualsiasi cosa le avessi detto di fare prima di ripartire  l'avrebbe fatta , pur di portarmi via in fretta da li.
Quando raggiungiamo il piccolo tratto caseggiato la vedo.
E' rimasta per metà dentro al vialetto di Justin. Ho uno spasmo quando i miei occhi si posano sul bianco della villetta dal tetto verde petrolio.
-Che ne faremo di quella macchina?.-. Mi volto appoggiando una guancia al poggiatesta del sedile.
Mia madre si acciglia. -Come che ne faremo? Manderò qualcuno a riprenderla.-. Gracchia.
Sospiro. Anche quell'ultimo stupido tentativo di prolungare la mia permanenza a Boston, è fallito.-Ok aspettami qui .-.
Scendo. Mi tremano le gambe.Sfilo le chiavi dalla tasca della mia felpa e la infilo nella serratura posteriore dell'auto. Quando l'anta del porta-bagagli si solleva , l'odore della tappezzeria mi travolge. Ho brividi ovunque. Mi sembra passata un'eternità da quell'odore che sa di quella sera, e la  maledetta sensazione che mi ha lasciato è quella del disgusto e della delusione, che avverto nitide tutt'ora ..
Mi rendo conto solo adesso che sono stata una perfetta idiota.
Garret ha ragione. Non sono il genio che voglio far credere. Non ho proprio nulla di intelligente se non la particolarità di saper memorizzare nozioni scolastiche, molto in fretta. Ma dubito, che questo poi nella vita vera mi possa essere d'aiuto.
Afferro il borsone e ci rimetto dentro alcune magliette sparse e qualche paio di scarpe che ho dimenticato li  dopo le ore di ginnastica alla Briar.
Mentre lo faccio , la ragnatela della mia coscienza , incomincia a disegnare linee perfette . Sto per lasciare la Briar e questo posto.
Abbasso la portiera e raggiungo quella del lato passeggero , con il borsone a tracolla.
Sul sedile il foglietto con l'indirizzo di questa maledetta casa che ho alle spalle.
"Ci divertiremo da pazzi" 
Non avevo mai fatto caso alla scritta in nero , sul retro. 
"Ci divertiremo" Ripeto sarcasticamente dentro me.
Accartoccio il pezzo di carta e lo getto a terra.
-Finalmente ho il piacere di conoscere la proprietaria di quest'auto.-. Una voce  sconosciuta mi arriva alle spalle.
Quando mi volto una donna snella in gonna bianca e camicetta , appare davanti a me , passandosi una mano fra i suoi folti capelli ricci e biondissimi.
-Mi dispiace di averla lasciata qui. Mi sto trasferendo , la faremo portare via al più presto.-.
Vedo l'immagine di mia madre alle spalle della donna , apparire sporgendosi per una gamba dall'auto.
Ha l'aria preoccupata e forse anche io adesso ho la stessa espressione in volto.
-Più che sapere di chi fosse l'auto.-. Fa una pausa , avvicinandosi di qualche passo.-Volevo vedere la faccia della ragazza che ha ordinato di massacrare a sangue , mio figlio Justin.-.
Spalanco gli occhi : "Ma di che diavolo parli amica?!"
-Non so di cosa stia parlando...-. Mi trema vertiginosamente la voce.
-C'è qualche problema?-. Mia madre con i suoi capelli castani arruffati per l'umidità , e l'aria da donna normalissima di periferia, si affretta a raggiungermi stretta nel suo parka primaverile.
Arriva a me e mi stringe come se stesse proteggendo una bimba di tre anni .
Le due donne si lanciano l'occhiataccia peggiore che io avessi mai visto.
-A bene, e c'è anche la mamma. Ma che bello.-. E' acida come uno yogurt scaduto.
-Sua figlia.-. Guarda le punte delle sue decoltè tacco tre -Ha ordinato ad un compagno di classe di pestare a sangue mio figlio.-. Alza gli occhi blu, fierissima di aver detto quelle parole.
Dio, ma tutto questo è surreale. Io cosa avrei fatto? E poi a chi avrei...
Lampante mi vine in faccia il flash del viso di Garret.
-Credo che lei si stia sbagliando di grosso. Mia figlia Hannah non è quel tipo di persona. Non farebbe mai una cosa del genere.-.
-Ah no?.-. La donna sfila il suo grosso palmare da una borsetta trapuntata bianca ed oro che le dondola su un fianco.
Scorre con il dito , pigia , poi scorre ancora . 
-Però è in grado di fare questo.-. Porge l'aggeggio a mia madre che in questo momento ha il volto spritato. Tutt'altro posso dire della faccia di merda di questa tizia in tajer bianco, che le sta letteralmente sorridendo addosso compiaciuta.
Gli occhi di mia madre Gretha , si fanno gonfi di lacrime.
-Non guardare mamma...-. All'istante mi sento la persona più meschina di questo mondo. 
La donna mi fissa nelle iridi con aria vittoriosa .
Strappo il telefono dalle mani di mia madre sbattendolo sul petto della bionda. 
-Adesso basta. - Ringhio. Siamo occhi negli occhi e , no non mi fai paura. -Non vede che è già traumatizzata per quello che è successo? Che motivo ha di farle vedere quel maledetto video!.-.
Fa un passo verso me e sono costretta a sollevare il mento per ritrovare i suoi occhi.
-Ragazzina. Tua madre merita di vedere per quali sconcezze mio figlio si sta facendo una settimana di pronto-soccorso.-. Torna a mesticare con il palmare , finché non mi mostra una foto.
Ritrae Justin. Ha gli occhi tumefatti , ed un profondo solco sul naso . Sua madre mi dice che ci sono voluti due punti per ricucirgli i lembi di carne in quel punto.
Ha anche una costola rotta e vari ematomi sul resto del corpo.
Mi viene da vomitare mentre guardo quell'immagine. Primo , perché ho rivisto quella faccia di merda dopo quattro giorni e secondo perché penso al fatto che Garret potrebbe esserne stato l'artefice .
Del fatto che abbia la faccia smaciullata di pugni , non me ne frega nulla.
Tiro su un bel po' d'aria e decido in un gesto d'impulso, di tirarmi sulla pancia la felpa.
La donna mi fissa l'addome e mentre lo fa le sue palpebre fanno uno scatto repentino verso l'alto.
Mia madre si copre la bocca di riflesso con il dorso di una mano per cercar di non piangere, mentre sposta lo sguardo alle piante che si ergono dietro le sue spalle.
-Vedi questi graffi , questi lividi? Tuo figlio insieme ai suoi amici.-. Ho difficoltà a parlare perché la voce mi trema troppo, nella gola -Mi hanno provato a violentare...-.
Il viso della donna si tira in un'espressione nervosa.
-Be , per come ti stavi facendo , forse sei stata proprio tu a chiederglielo , ma sicuramente non lo ricordi.-. 
Perdo un battito e resto così , immobile ,  paralizzata da quelle parole.
-Questo non te lo permetto!.-. Il braccio di mia madre disegna una curva perfetta , veloce come una saetta  il suo pugno becca in pieno il viso della bionda. La donna incespica all'indietro cadendo di sedere.
-Mamma!.-.
-Mia figlia non è una sciaquetta. Tuo figlio è come suo padre Sue, fattene una ragione.-.
Colpita da una sorta di schiaffo , la mia coscienza riemerge prepotente. Conosce il suo nome?
 Quegli occhi. 
Sono di nuovo su quel letto , Justin ed i suoi amici mi stanno spogliando di nuovo. Ma adesso so di chi sono gli occhi che sogno da quattro giorni.
Guardo mia madre. Ha un'espressione colpevole addosso.
Mi ha mentito. Mi ha nascosto quella remota possibilità che avevo di sapere chi fosse l'uomo che mi ha violentata , perché diamine lei ha chiamato questa donna per nome dicendo che Justin è come suo padre e cazzo ! Mamma perché...
-Hannah aspetta.-. 
NO. Non voglio sentire un'altra mezza parola. Raccolgo il mio borsone che ho lasciato scivolarmi dalla spalla mentre la madre di Justin appariva nel cortile, sfilo la chiave dallo sportello passeggero e mi infilo dentro l'auto , scavalcando di sedere il sedile.
-Hannah , ascoltami.-. Gretha batte ripetutamente pugni sul mio finestrino. Serro la chiusura di tutti e quattro gli sportelli e metto in moto.
Premo così forte in retromarcia il pedale dell'acceleratore, che mia madre è costretta a fare diversi passi indietro.
Imperdonabile. Questa è la parola con cui descriverei questa sua scelta.
Guardo nello specchietto sulla mia testa l'immagine delle due donne sparire lentamente.
Piango nel più doloroso dei silenzi mentre le guardo , privandomi anche del diritto di urlare tutto il mio dolore. DIO , fa un male boia! 
Ho voglia di andare solo in una direzione. Casa di Graham.
Guido perciò come una disperata a ritroso verso la Briar e poi ancora qualche isolato dopo , verso il suo dormitorio.
Quando arrivo non  mi do nemmeno il tempo per capire se lui è in casa oppure no. Busso ripetutamente , così tante volte che la donna delle pulizie , quando mi apre la porta mi impreca in faccia qualcosa in portoricano con una vistosa smorfia eloquente stampata addosso.
La sorpasso a passo di elefante e poi mi fiondo sulle scale che portano all'area notte.
Arpiono la maniglia. 
-Graham.-.
E' sdraiato sul letto e si stringe l'addome all'altezza della pancia. Ha tagli ovunque e un vistoso livido gli copre uno zigomo.
La terra mi sembra sbriciolarsi sotto la suola della mie scarpe.
Nel momento in cui i suoi occhi si incrociano con i miei , capisco tutto.

                                                                                Garret
Hannah è piombata in camera mia senza alcun preavviso ed io non ho potuto far altro che farmi vedere in questo stato pietoso.
Ho trovato Justin. Proprio ieri sera mentre tornavo dall'ospedale , ho incrociato quella riccissima testa di cazzo che stava ordinando un panino al Perrot.
Oh , è stato davvero troppo invitante quel momento , per demordere dalla mia idea di spaccargli il culo.
Perciò , ho aspettato che afferrasse quella dannata bustina bianca con il suo maledetto triplo chees-burger e che si dirigesse nuovamente verso la sua auto. Poi l'ho fermato. Non ho avuto nemmeno bisogno di pensare una scusa , mi è bastato afferrargli una spalla e nel momento in cui si è voltato gli ho tirato un sonoro pugno sul naso.
L'ho trascinato dietro una siepe praticamente attaccata alla sua auto e li ho terminato il mio pestaggio. Peccato che il pezzo di merda aveva un taglierino con se e me lo ha sparato dritto nell'addome. Cazzo , ora sto soffrendo come un cane. 
Non sono andato all'ospedale. Avrei incrociato Hannah o sua madre li dentro e poi se mio padre venisse a conoscenza di questa storia mi toglierebbe di mezzo con le sue stesse mani. Comunque il problema principale ora è Hannah. Come gli spiego che ho massacrato di botte il suo amato giocatore di football perché l'ha provata a stuprare?Se questa mattina avevo lodato Dio per l'arrivo fortuito di sua madre ora , non so proprio che santo pregare.
-Garret...-. Solleva appena le labbra per pronunciare il mio nome mentre si avvicina al bordo del materasso.
Ha l'aria sconvolta e sono certo che riesca a sentire l'enorme schianto nel mio petto che mi spacca il cuore come un'anguria. La sto facendo preoccupare e lei non merita questo.
Mi sollevo a fatica sui polsi.
-Hannah , io...-. Le voglio spiegare perché sono ridotto così e sottolineare che non è colpa sua. Niente di tutta questa storia è colpa sua. 
-Sei stato tu a massacrare Justin. Vero?.-. Ha profondi tagli umidi sulle guance ma vengono coperti subito da nuove lacrime. Hannah stava piangendo anche prima di arrivare da me.
Abbasso lo sguardo colpevole.
-Ho sbagliato.-. Dico con difficoltà perché la ferita tira e fa male.
-Sei ferito-. Esclama fiondandosi sul materasso.
-Non è niente.-. Stringo i denti.
Le dita sottili di Hannah mi scoprono la pancia. Sono gelide , oppure ho la febbre.
Ho messo un ampio cerotto quadrato li dove c'è il taglio , ed una chiazza rossa lo ha macchiato al centro espandendosi a vista d'occhio.
Gli occhi di Hannah rimbalzano sulla mia faccia. Mi manca l'aria.
-Devi farti vedere Garret.-. 
Lo so. Devo , perché quella dannata ferita sta facendo infezione e presto finirò peggio di così.
All'improvviso il cellulare sul comodino incomincia a vibrare.
Hannah lo prende: -E' un numero d'ufficio.-.
Mi mostra il display.
Mi trema il braccio quando lo allungo per rispondere. Metto il viva-voce e mi ridistendo sul cuscino, dato che solo quel movimento mi è costato un'altra merdosa fitta che mi ha tolto il fiato.
-Pronto?.-.
-Parlo con Garret Graham? Sono l'avvocato di Justin Kohl, Cutis Bernabie..-. Fa una pausa.
-Si mi dica.-.
-Lei è indagato come unico possibile artefice del pestaggio avvenuto ieri in River Parck , ai danni del mio assistito Justin Kohl..-. Fa una seconda pausa. -Pertanto dovrebbe chiamare un suo legale e decidere un incontro in cui le due controparti descriveranno l'accaduto.-.
Ecco. Ho rovinato tutto in un pomeriggio.
So già cosa vuol dire tutto questo. Mi cacceranno dalla Briar e mio padre mi manderà nel West Side come promesso se non avessi mantenuto il mio posto nella squadra di Hockey, e tutto ciò ,perché mio padre è Phil Graham niente po' po' di meno che il primo crossista nella squadra di Hockey, il primo nella storia dei crossisti, e il pluricampione nella Frozen Four nonché comproprietario della Briar stessa. Ciò vuol dire che se questa storia finisce in tribunale , io sono fuori.
Mio padre è responsabile di tutti i miei fondi monetari , dei miei conti in banca , di tutto. E , fortuna delle fortune è anche l'uomo più freddo che questo schifo di mondo poteva sputare fuori.
-Ok. Chiamerò il mio legale e le farò sapere.-.
-Bene. Le auguro una buona giornata.-.
Spengo il telefono.
-Merda!.-. Ruggisco dando un pugno al materasso.
-Vedrai che andrà tutto bene...-. 
-Non andrà bene un cazzo. Mio padre ...Ahh lascia perdere..-. Mi sollevo e mugolo per il male che provo.
Guardo Hannah  in volto per accertarmi che non ce l'abbia anche lei con me. Ma ha lo sguardo spento , triste. 
Si solleva dal materasso e raggiunge il mio armadio. Sfila una felpa.
-Non vado da nessuna parte se prima non mi dici perché sei piombata qui.-.
Mi lancia la felpa sulle gambe.
-Per lo stesso motivo per cui quell'avvocato ti ha chiamato.-.
-Hai parlato con Justin?.-. Schizzo sull'attenti.
-No. Con sua madre e ...con la mia.-.
Proprio in quel momento le arriva una chiamata.
-Pronto ?.-.
Dal microfono del cellulare escono le stesse parole che ho sentito dire un attimo prima da quel Bernabie o come diavolo si chiama, solo che questa volta credo sia la mamma di Hannah a parlare.
Quando riattacca la sua espressione è eloquente.
Passeremo dei guai. Ne sono certo.

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Capitolo 15
*** Condanna ***


                                                                    Garret
C'è differenza fra un avvocato ed una prostituta? Probabilmente la prostituta ad un certo punto smetterà di fotterti. Loro no.
Sono le nove  e trenta del mattino ed io assieme al mio avvocato Mark Brown stiamo raggiungendo il palazzo di giustizia.
Questo maledetto bastardo , si è fatto pagare una fortuna mettendo le mani avanti :"Sono quasi certo che ti verrà data la colpa " Aveva detto , in modo tale che mio padre desse mano ai fondi. Ai miei fondi. 
Quindi grazie a questo casino combinato in primis da me , si era ritrovato impaccato di soldi. 
Spero per lui che non sbagli nemmeno mezza mossa, così, giusto per preservare la sua incolumità.
Sono nella sua auto , e  attraversiamo Swalloh Strett .Ad un passo dal tribunale,  il mio telefono vibra . 
Hannah:-Sono arrivata, dove sei?
Io:-Sto arrivando.
Non vedo Hannah dal pomeriggio che mi ha accompagnato in ospedale. Ammetto che forse io stesso non avevo voglia di vederla in questi giorni. Mi sento in colpa ok? Terribilmente . Ed averla fra i piedi per qualche strano motivo aumenta questo stato d'animo.
Alla fine la mia ferita all'addome non era profonda come pensavo. Sono bastati quattro punti di sutura , e molto , moltissimo disinfettante. Per fortuna però, che ho dato ascolto ad Hannah. Se non fosse stato per la sua testardaggine a quest'ora potevo stare veramente male.
Brown si parcheggia nel piccolo recinto ai piedi del palazzo di giustizia.
L’angoscia è uno stato emotivo paralizzante. In essa s’intrecciano ansia, paura, sensazione di pericolo, vuoto esistenziale e il peso di qualcosa di indefinito che non ci permette di respirare. Ecco ,  in questo momento la mia persona li prova tutti insieme questi maledetti stati d'animo. Mi tormentano.
Sono un fascio di nervi incandescente quando sento il tlac dello sportello che si chiude alle mie spalle , e per un secondo credo di non averlo mai voluto richiudere veramente.
Incamero più aria possibile.
Hannah è li sulla rampa di scale che porta all'ingresso del palazzo. La sua immagine troneggia nonostante lei sia esile.
Ha dei fogli stretti nelle mani che le coprono il tubino blu acceso che indossa in questo momento. Ha anche un piccola borsetta trapuntata del medesimo colore e , cazzo vederla con tutto quel po'po' di corpo perfetto mi fa girare la testa . Ma mi schiaffeggio mentalmente perché il discorso figa non è il problema di questa stramaledetta mattina. 
Salgo le scale accompagnato dal mio inseparabile avvocato.
Hannah mi guarda per un istante. I suoi occhi esprimono così tanta paura , che quasi mi si strappa l'aria nel petto. E' solo colpa mia. 
Scosto la porta in vetro del palazzo di giustizia e proprio quando la mia suola tocca il pavimento in granito marroncino, più sguardi astiosi mi piombano addosso.
Justin e sua madre ripetono a pappardella, tutto ciò che avevano studiato come se stessero andando a svolgere un compito in classe, che però  avrebbe forse, fatto finire me alle sbarre.
Gli occhi del bastardo ricciuto mi si piantonano alle costole. 
-Graham , non lo guardare.-. Brown mi afferra un braccio .
Svio amaramente gli occhi in una nuova direzione.
No. Non mi pento. Hannah è in grado di farmi pentire , ma basta un attimo che i miei occhi si incontrano con la faccia del bastardo, per dirmi " ben fatto" .
Non mi sbalordisce quello che ho commesso , lo ammetto. Anzi probabilmente, è solo il residuo di quello che odio di più al mondo che mi fa diventare proprio ciò che odio.
La violenza. La conosco sin troppo bene. In questi ultimi giorni ho meditato parecchio su quanto accaduto. Mi sono martellato il cervello per trovare una spiegazione buona. Alla fine ho concluso quei giorni di meditazione e tormento con l'unica spiegazione plausibile. Non è Hannah il vero motivo. La verità è che sono esploso perché quando queste cose succedevano in casa mia non ho mai avuto il coraggio di ribellarmi.
Mio padre. Quello è il problema. Lui è la fonte della mia reazione nei confronti di Justin. Quando ancora i miei non si erano separati , lui ci massacrava. Si Phil Graham, non è l'uomo brillante che tutti credono , è un fottuto violento.
Ha menato per anni mia madre e me. Ed il comportamento insofferente di mia madre non ha aiutato nessuno in quella famiglia ormai esplosa. Lei tentava sempre di accontentare le sue incontentabili richieste  cercando di essere affabile , dolce , premurosa. Ma ad oggi credo che lui fosse incontentabile solo per poterla menare o per potersi sfogare con me.
Quando mia madre ha deciso di andarsene via , era troppo tardi per me. Ero già rovinato. 
Il motivo per cui non l'ho seguita lasciando che cambiasse stato , vita , famiglia è semplice. Io volevo arrivare a tutti i costi a concludere gli studi a prendermi i miei soldi e fuggire da lui. Ma per farlo dovevo restare sotto la sua ala.
Ecco il perché di Hannah , delle sue ripetizioni, dell'ansia che ho provato quando ho visto quelle C sui miei compiti in classe. Ed ecco perché l'ho difesa. E' insofferente , proprio come mia madre , indifesa , ingenua ... Hannah è quel tipo di ragazza dal sarcasmo infinitamente tagliente , dal carattere severo ma , c'è una parte di lei che è terribilmente fragile e rende sin troppo fragile anche me. 
Arranco. Arranco sempre , in  tutto specie con lei. Tranne che nell' Hockey . Quello sport ha fatto si che il mio culo fosse salvo da tutte quelle percosse. Quando ho iniziato a farmi notare per le mie doti di crossista , mio padre ha cambiato modo di trattarmi. Quanto meno ha smesso di menarmi per qualsiasi cosa.
Perciò ho puntato tutto su quello sport. E mi piace si, ma ultimamente mi sono reso conto che la mia vita è dettata da ciò che devo fare per accontentarlo come faceva mia madre e questo mi fa incazzare a bestia con me stesso e con lui.
Hannah è l'emblema della stupidità. Se non si fosse comportata come mia madre forse tutto questo fiume di coscienza sarebbe rimasto sopito ancora un po' dentro me , perché cazzo , non lo controllo. Prendere coscienza di certe cose fa male. Ma sto pensando troppo e a troppe cose messe insieme ...
-Seduti prego.-. Il giudice si accomoda sulla sua poltrona ed invita i tre avvocati ad esporre i fatti.
Hannah , Justin ed io , siamo ognuno al proprio tavolo , un affianco l'altro. 
Justin è li che stringe la mano di sua madre. Hannah , invece sembra sommersa in quello che sta leggendo . Sua madre è seduta dietro le sue spalle e non smette di piangere da quando ha messo piede qui dentro.
Avrei voglia di chiedere scusa anche a lei. Ho messo nei guai più di una persona sola, e solamente perché sono un coglione insofferente anche io.
Mi torturo le dita staccando le pellicine più lunghe. Non ho il coraggio di guardare nessuno di loro.
Noto che lo sguardo del giudice rimbalza sulla porta quando la sente aprirsi alle mie spalle.
Mio padre è appena arrivato in aula.
I suoi occhi gelidi planano su tutte le persone presenti studiandone dettaglio per dettaglio movenze e volti. Poi arriva a me.
L'occhiata che mi da è raggelante.
Ho uno spasmo.
Ora che sono così grosso e forte , non dovrei aver paura di lui qualora mi toccasse. Eppure tremo all'idea.
Si accomoda in ultima fila , assieme a lui c'è un altro uomo. Un secondo legale. Quando si siede distende le gambe ed incrocia le braccia al petto , stretto in una giacca elegante. Sembra si stia godendo un film al cinema ed allo stesso tempo , sembra fremere perché tutto finisca e se la possa prendere con il sottoscritto.
Mi volto. Ho l'aria che mi manca, questo dannato colletto della camicia celeste che porto, sembra essersi rimpicciolito di colpo.
-Signor Brown, esponga i dettagli riferiti al suo assistito, prego.-.
Il mio avvocato raggiunge il centro del piccolo spazio fra "trono" del giudice e noi. 
-Come raccontato dal mio collega .-. Si riferisce a Bernabie , che con la sua lucente pelata aveva fatto uno sproloquio su quanto efferato fosse stato il mio gesto. -Ci sono state delle percosse. E' vero..-. Brown si aggira per l'aula.
-Ma qui dentro , qualcuno si è posto la domanda "Perché?". Perché un ragazzo così giovane , atletico , ricco , ha sentito il bisogno di azzuffarsi con un suo coetaneo.-. Fa una pausa. -Perché ha desiderato difendere la sua ragazza da uno stupro, signori!.-. Alza il tono marcando le parole.
Ho un sussulto. "La sua ragazza?"
L'avvocatessa Alanie Mcflerry , che difende Hannah e Brown si scambiano un'occhiatina furtiva. Sono d'accordo su questa versione? Hanno un piano difensivo in mente e comprende me ed Hannah insieme? Che attinenza ha questo dettaglio con ciò che è accaduto.
-Proprio così , signor giudice. Credo che anche lei sia stato innamorato alla loro età.-. Brown si affaccia verso il giudice , affondando le braccia sulla linea marrone del tavolo dove troneggia l'uomo.
-Come si sentirebbe se un altro ragazzo provasse a farle questo.-. Brown tira fuori un telecomando ed il piccolo schermo affianco a loro si accende. C'è Hannah dietro quel vetro. Mentre tira. Mentre ridono di lei.
Un fremito prepotente mi costringe a chiudere i pugni. Torno a provare un'infinita rabbia.
Il giudice McGrove , così lo chiama la piccola striscetta di plastica sul suo banco, osserva attentamente il video.
-Come vi sentireste tutti voi.-. Fa Brown rivolgendosi alla giuria ed ai presenti in aula.
-Se un ragazzo costringesse mantenendo una mano sulla testa , una ragazza già fuori di se, a tirare droga?.-.
Incazzati come delle bestie , ecco come pretendo che tutti in quest'aula si sentano. Come mi sono sentito io. INCAZZATO.
-Obiezione signor giudice.-. Bernabie salta in piedi.
-Obiezione accolta.-.
Brown si allarga il colletto.
-La ragazza era senziente quando ha bevuto , probabilmente era senziente anche quando ha fatto uso di droga.-.
-No.-. Schizza l'avvocato di Hannah. I suoi tacchi tintinnano feroci in quel pezzo di pavimento che la separa dal giudice McGrove. Si avvicina al banco e ci sbatte sopra un foglio.
-Questo è il tossicologico di Hannah. Se nota bene.-. Stira un dito sul foglio. -Su quest'ultima riga , viene sottolineata la sua allergia alle droghe sintetiche , una ragazza allergica non assumerebbe droga sapendo che potrebbe morire. Sono certa che Hannah si sia trovata spiazzata ed il suo stato di impotenza dovuto all'alcool , abbia favorito il comportamento spregiudicato di questo ragazzo.-. Indica Justin con una violenza nel movimento della mano che quasi mi sembra che la colpa gliel'abbia data lei stessa.
-Si , leggo qui che ha anche riportato vari ematomi.-.  Proferisce il giudice.
-Certo vostro onore, la ragazza non si reggeva da sola , ed è caduta diverse volte.-. Fa con prepotenza Bernabie.
Stronzo, tu non c'eri. 
I miei occhi rimbalzano da una voce all'altra, dopo venti minuti ho il cervello che mi va in fiamme.
-Signor Bernabie , questa sua frase mi fa intendere che lei non abbia nemmeno letto il referto medico del pronto-soccorso della signorina Hannah Welss.-. La frase del giudice fa arrossire il faccione tondo di Bernabie, che si avvicina al banco ed afferra delicatamente il foglio.
Lo vedo annaspare , come se stesse provando una profonda angoscia.
Suda mentre si massaggia il collo.
-Nota che gli ematomi , risultano essere chiaramente da percossa?.-.
-Si...-. La voce di Bernabie trema.
-Ma ciò non toglie che anche il mio assistito è stato percosso.-. Torna al suo posto e tira fuori dalla ventiquattr'ore il referto di Justin.
Il giudice legge anche quello un attimo dopo.
-Vede? Il mio assistito ha una costola rotta e diversi ematomi anche lui.-.
-Oh, insomma si sono scazzottati! E' normale che ne abbiano. Vogliamo parlare della coltellata che il signor Kohl ha regalato a Graham?E del fatto che ha tentato di stuprare la sua ragazza?.-. Schizza nervoso mezzo Brown.
Il giudice batte il suo martello sul banco. -Silenzio.-. Ordina quando il vociare dei tre avvocati sovrasta la sua persona.
-Ho bisogno di un momento per rileggere tutti i capi d'accusa ed i referti medici, prima di poter anche solo pensare ad una conclusione . Mi ritiro per deliberare.-.
McGrove si alza seguito da una guardia giurata che lo accompagna fuori dalla stanza.
In aula le voci della giuria rimbalzano come rumore di cicale dentro le mie orecchie.
-Vedrai che andrà tutto bene.-. Sollevo lo sguardo a Brown. Sembra rilassato in viso , mi sorride addirittura.
Annuisco.
Sono uno straccio. Ho il vago presentimento che alla fine di questa giornata , mi dovrò nascondere da qualche parte.
Mentre sono li che rimugino su tutto ciò che è emerso durante il dibattimento una mano rugosa sfiora il mio tavolo.
Quando sollevo lo sguardo il battito nel mio petto si congela.
-Papà..-. 
Mi guarda in un modo che mette i brividi.
Scosta la sedia affianco alla mia e si accomoda con i pugni allacciati , ed i gomiti sulla lastra di legno.
-Andrà tutto per il meglio. Brown è un ottimo avvocato .-.
-Ne sono certo.-. Perché la sensazione di disagio che provo ora è peggio di quella che mi crea tutta questa storia?
-Quando si determinerà la fine di questa storia , vorrei che tu e la tua ragazza veniste a cena a casa mia..-.
Ho un sussulto.
-V-va bene.-. Dio, che gli prende ora ?
-Bene.-. Sospira e si solleva dalla sedia proprio un attimo prima che Hannah possa raggiungermi.
Phil esce dall'aula ed Hannah lo percepisce come l'ok per rivolgermi parola.
Hannah ha paura di mio padre. O meglio ha paura di mettermi nei guai con la sua presenza , quando c'è anche lui. Lo percepisco.
-Come va?..-.
Si siede , su uno degli sgabelli dietro le mie spalle.
Ha le braccia sul poggia schiena della sedia affianco a me e posso vedere le sue unghie rosse , scintillare sotto il neon appeso al soffitto.
Ha un anellino dorato che le stringe l'anulare. Ho un secondo spasmo. Sono passati solo venti giorni da quella maledetta settimana , cosa è successo nel frattempo.
-Bene, direi.-.
Mi volto appena , bloccandomi sulle sue mani.
-Cos'è quell'affare? .-. No. Coglione non dovevi chiederglielo.
-Un anello?-. Fa sarcastica sorridendo appena.
-Si lo vedo , ma.-.
-No Graham , non ti dirò chi me lo ha dato.-. Spalanco le palpebre.
-Cosa ti fa pensare che voglio sapere chi te lo ha dato?.-.
-La tua faccia. Specie adesso.-. I suoi occhi si fanno due piccole fessure compiaciute. Mi guarda dall'alto della sua presunzione.
Mi irrita.
Il suo viso si rilassa un secondo dopo. -Mia madre Graham. E' stata mia madre a regalarmelo. Lo sai, sei diventato quasi noioso. Non si può nemmeno fingere uno scherzo.-.
-Ti sembra il momento di scherzare?.-. Ringhio. Oddio, che mi prende?
I suoi occhi da cerbiatta si fanno tondi sembra che le viene da piangere. L'ho mortificata.
-Scusa. E' che...-. E' che ho un fiume di roba che... cazzo ,non so distinguere. Viaggia dentro la mia testa e si mescola con altra coscienza , mi rintrona.
Hannah mi piace? Non lo so, credo di si , credo anche di essere geloso di lei. Eppure ho ancora il desiderio di esplorare altri letti e questo non mi da nessun diritto di comportarmi così con lei.
L'avvicino a me e le appoggio le labbra alla fronte.
-Garret..-. Dice . -
Si lo so che stanno per rientrare tutti e che non devo farmi vedere così. Oppure no? Hanno detto che siamo fidanzati dopotutto.-
Fidanzati...
-Hannah. Vorrei chiederti una cosa.-. Si separa da me , ma la blocco in quella posizione , parlandole sulla fronte perché non voglio che i suoi occhi si scontrino con i miei.
-So che ci siamo persi di vista , che questa storia è assurda. E che se non fosse stato per me a quest'ora forse non saresti qui a sbatterti con quel capo d'accusa...Ma io credo che se è successo tutto questo, un motivo c'è.-.
Le braccia di Hannah si distendono mentre la presa delle sue mani sulle mie spalle , si fa più leggera.
-E sarebbe?.-.
-Ecco...Ci ho riflettuto molto e vorrei ...Insomma , vorrei provarci. Vorrei provare a frequentarmi con te . Magari con leggerezza all'inizio , per divertimento.-.
Perché? Perché lo sto dicendo , cazzo Garret , fermati!
La sento sussultare quasi impercettibilmente.
La porta dell'aula torna ad aprirsi. Hannah si separa in fretta da me ed i suoi occhi verdi , mi passano da parte a parte in uno sguardo che non ho idea di cosa voglia dire.
Il martelletto batte tre colpi si riparte.
-Avendo letto i capi d'accusa di tutti e tre i ragazzi , indico ad Hannah Welss , Justin Kohl e Garret Graham , di alzarsi in piedi per il verdetto.-. 
E' il momento. La fine di questa brutta storia , e forse l'inizio di una peggiore.
Io ed Hannah ci scambiamo un'occhiata eloquente. Sono convinto che lei senta perfettamente il fremito continuo che mi fracassa le ossa , come io sento il suo.
-Faccia un passo avanti Graham Garret..-. Tremo mentre mi muovo sotto gli occhi di tutti.
-Inizio con il dire che mettere le mani addosso a qualcuno e procurargli una lesione personale comporta la reclusione da 6 mesi a 3 anni .-. Mi sento svenire già dalle prime parole.
-Il reato in forma minore è perseguibile d'ufficio solo se le lesioni sono guaribili in 20 giorni senza ulteriori aggravanti fisiche come deficit organico , e la pena aumenta qualora i motivi siano futili.-.
Ingoio ma la saliva non scorre nella mia bocca.
-Detto ciò , presa visione della pronta guarigione del sig. Justin Kohl , dopo aver riportato una costola incrinata e non rotta come è da lui stato detto, e i seguenti ematomi , addominali in numero tre , facciali in numero sei di cui uno ricucito con punti di sutura , condanna il sig. Graham Garret ad un anno e sei mesi di lavori socialmente utili , da scontare ogni lunedì ed ogni mercoledì per il numero di ore 650. E ad un risarcimento pari a 5.000 dollari traslabili sul conto corrente della signora Kohl .-.
Socchiudo le palpebre. Ho come la sensazione di essere morto e rinato allo stesso tempo. 
-Condanno il signor Justin Kohl, per il delitto di diffusione illecita di immagini e video  senza il consenso delle persone rappresentate alla multa di 5.000  dollari da trasferire nel conto della Signorina Welss Hannah ;. La fattispecie è aggravata da fatti  commessi con l'impiego di strumenti informatici, per questo determino un ulteriore risarcimento di 1.000 dollari sempre a carico di Welss Hannah.
A mesi nove di reclusione nel penitenziario di Wedminghton, e ad anno uno di servizi socialmente utili , per delitti quali aggressione , diffusione di illeciti , tentato stupro aggravato dall'uso di sostanze in oltre determino l'ordine di firma ogni fine settimana fino al giorno 15 Ottobre dove farà ingresso nello stabile penitenziario.-. Mette via un foglio. 
Sento la madre di Justin gridare un "non è giusto" fra un singhiozzo e l'altro. McGrove con un gesto della mano ordina alla guardia giurata  di allontanare la donna.
-Termino dicendo in fine, che le accuse fatte a carico di Welss Hannah non sussistono..-. McGrove si abbassa gli occhiali e fissa Hannah. -Signorina Welss , le consiglio di cambiare frequentazioni , per il suo bene.-. Poi si alza.
-L'udienza è tolta.-.
Il brusio nell'aula diventa rumore.
Tutti presenti si riversano in corridoio. Vedo Sue Kohl e Justin abbracciarsi. Lei è distrutta , lui non credo che abbia realizzato ancora che verrà sbattuto in cella. Poi , ci sono Hannah e sua madre. Piangono di gioia mentre si stringono. E' la sensazione razionale più bella che abbia mai provato.
Mi manca mia madre , adesso vorrei lei qui a consolarmi. 
-Poteva andare peggio..-. Mio padre mi raggiunge. Il suo volto è disteso e freddo come al solito.
-Già- . 
Mi sfiora la spalla.
-Sono contento che sia finito tutto per il meglio. Un anno e sei mesi passano in fretta e potrai continuare allenamento e studio.-. Di riflesso sento il peso di quelle parole , come una forzatura.
Mi consola per forzarmi a fare quello che vuole lui.
Ma io sono un figlio di puttana , quindi sorrido per cortesia e fingo che sono d'accordo con lui.
-Be' io adesso vado. Pensaci per quella storia della cena.-.
Si allontana lungo il corridoio e guardo le sue spalle per tutto il tempo, con la speranza che spariscano in fretta.

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Capitolo 16
*** Consapevolezze ***


                                                                                                                    Hannah
Garret lascia la luce spenta.
Chiude la porta alle nostre spalle , e riesco a vedere i suoi occhi che brillano nell'oscurità.
Si spoglia così velocemente che mi metto a ridere e poi me lo ritrovo nudo davanti, e il suo corpo muscoloso è un' ombra indistinta mentre fa un passo verso me.
-Perchè sei ancora vestita?- brontola.
-Perché non tutti sono abili a spogliarsi quanto te-.
-Non è difficile, piccola. Ecco, lascia che ti aiuti.-
Ho un brivido, quando fa scivolare entrambe le mani sotto la mia camicetta e me la tira su lentamente fino alla clavicola.
Ho il seno coperto dal pizzo nero e lui mi stampa esattamente al centro delle coppe, un bacio morbido prima di sfilarmi del tutto la camicetta.
Poi getta via anche il pizzo.
I polpastrelli ruvidi mi scivolano lungo i fianchi e mi solleticano le anche, mentre si inginocchia e con un gesto veloce mi libera di jeans e intimo.
Riesco soltanto a vedere la sua testa che indugia a pochi centimetri dalle cosce, ed è così eccitante che riesco a malapena a respirare .
Quando la sua bocca incomincia ad esplorare la mia intimità , non posso far altro che artigliare le sue spalle. 
-D'accordo no. Non riuscirò mai a restare dritta in piedi se fai così.-. Annuncio.
Garret ridacchia , mentre si alza in piedi e mi prende in braccio come se non pesassi nulla.
Atterriamo sul materasso in un tonfo, ridendo mentre ci sdraiamo di lato uno di fronte l'altra. Siamo entrambi nudi ma a me sembra la cosa più naturale del mondo e questo lo devo solo a lui.
Si , Garret mi ha disinibita , ed ora posso essere me stessa di fronte a lui senza che i demoni del mio passato mi frustassero la coscienza. Gli devo un grazie.
-Sai, pensavo che il tuo nome incominciasse per "M".-. E' talmente insensata quella frase , da lasciarmi sorpresa.
-Pensavi mi chiamassi Mannah?-.
Garret sghignazza. -No , pensavo che ti chiamassi Mona o Molly , insomma qualsiasi nome al'infuori di Hannah.-.
Non so se dovermi sentire offesa o divertita
 -Capisco.-
-Per almeno tre mesi , Hannah. Sono andato avanti per tre mesi senza sapere il tuo vero nome.-.
-Be' non ci conoscevamo.-.
-Ma tu sapevi il mio.-..
Faccio un sospiro. -Tutti sanno come ti chiami.-.
-Cavoli, come ho fatto a non notarti per tutto questo tempo? Perché ti ho notata solo dopo aver visto quella stupida "A" sul tuo compito per l'esame di inizio semestre?-.
Sembra così sinceramente sconvolto che l'unica cosa che riesco a fare è allungare il collo e baciarlo.
-Non importa. Adesso mi conosci.-.
-E' vero .-. Dice con fierezza, e poi scivola in giù afferrandomi un capezzolo con le labbra.
-Tanto che so che quando faccio così ...-. Succhia delicatamente. Poi lo lascia andare in uno schiocco umido -...tu gemi a voce tanto alta da svegliare un morto. E so che quando faccio così , i tuoi fianchi iniziano a muoversi come se cercassero disperatamente il mio cazzo.-.
Mi lecca l'altro capezzolo , dandogli dei colpetti con la lingua , e come previsto i miei fianchi incominciano ad ondeggiare involontariamente .
Garret si solleva su una spalla dopo aver lasciato delicatamente andare , i miei seni.
-So anche che mi piaci.-.
Mi scappa una risatina vibrante. Ecco questo è il problema. Garret mi divide in due. C'è quella parte di me , che è stra-felice , sto bene con lui , ho voglia di vederlo , di passarci del tempo , ma c'è anche l'altra parte , quella più insita in me che si sente mancare qualcosa. Si, questa situazione mi toglie la sensazione di libertà. Annaspo.
-Dico sul serio. Cazzo , tu mi piaci veramente.-.
Non so cosa rispondere. Ho deciso di non riprendere  il discorso "frequentiamoci" dalla causa in tribunale un mese fa. Ho continuato a vedere Garret , a fare cose con lui , a parlare anche con lui .
E tutto questo ha creato una sorta di legame stupendo.
Ma io non voglio essere la sua ragazza. Non voglio essere la ragazza di nessuno.
Gli afferro la testa e lo bacio, forte , con violenza. Voglio che quel discorso finisca li .
Con un nodo alla gola , gli salgo in grembo. E' la mia prima volta con lui , non dovrei correre così , non dovrei costringermi e poi magari pentirmene un attimo dopo. Non immagino nemmeno che effetto potrebbe darmi. Se mi turbasse? Se tutto il marcio che ho dentro tornasse a galla e non ne volessi mai più, del sesso con lui?
Gli afferro il pene con una mano. E' grosso e lungo. Ho il cuore che mi va a mille. Ho paura ma sono eccitata al tempo stesso.
Mi abbasso in un colpetto secco, e provo la sensazione di stiramento più piacevole che abbia mai sentito, mentre centimetro per centimetro mi abbasso finché non è tutto dentro.
All'improvviso mi sento piena . Terribilmente piena.
I miei muscoli interni si stringono attorno alla sua erezione , avvolgendolo con un fremito , e lui emette un suono disperato dalla gola che mi rituona dentro.
-Oh, cazzo.-. Le dita di Garret affondano nei miei fianchi prima che io possa muovermi. 
-Raccontami ancora di tua nonna.-
-Adesso??.-.
Lui ha una voce affaticata. -Si, adesso , perché non so se qualcuno te l'ha mai detto prima d'ora , ma sei più stretta di una...D'accordo no , non parliamo di quanto sei stretta. Come si chiamava tua nonna?-.
-Sylvia.-. Faccio uno sforzo enorme per non ridere.
Il suo respiro si fa sempre più affannato.-Dove vive?-
-Florida. Casa di riposo.-. 
Mi spuntano le goccioline di sudore anche a me , poichè Garret non è il solo qui che sta per scoppiare. La pressione che sento tra le gambe è insopportabile. Voglio muovere il bacino . Il mio corpo reclama sollievo.
Garret butta fuori un lungo respiro irregolare . -D'accordo. Ci sono.- Sorride maliziosamente nell'oscurità. -Hai l'autorizzazione per procedere.-
-Grazie a Dio.-.
Mi sollevo, poi sbatto così forte verso il basso che gemiamo entrambi.
Questa specie di voglia incontrollabile è una novità per me . Lo cavalco a ritmo veloce , con furia , ma non è ancora abbastanza.
Dio, voglio Garret , lo voglio immensamente.
Ho bisogno di lui, di questo . La voglia dentro me pompa a ritmo serrato e finisco semplicemente per piegarmi più verso lui e strusciare il mio clitoride sulla sua pelle , poiché ho appena scoperto che facendolo intensifico il mio piacere.
Ho i seni schiacciati contro il suo petto . E' così massiccio , virile , mi crea una dipendenza assoluta.
Lo bacio sul collo e sento la sua pelle calda sotto le labbra. Sta andando a fuoco ;il battito del suo cuore martella freneticamente contro i miei seni. Siamo eccitati tutti e due , ma c'è comunque qualcosa dentro me che non fa click.
Ho terribilmente paura, di potermi innamorare di questo ragazzo.
Sollevo la testa , e quando lo faccio mi perdo nei suoi lineamenti , nei suoi tratti  ma ancor di più nei suoi occhi, nel modo in cui mi guarda.
Sono talmente concentrata su di lui che quando raggiungo l'orgasmo per me è una totale sorpresa.
Mi contorco impercettibilmente e un suono che non ricordavo di aver mai emesso mi sfugge dalle labbra.
E' così forte quel tipo di piacere che sto provando adesso, che mi rintrona. Solo dopo pochi attimi capisco che ce l'ho fatta , che non sono più rotta.
Si. Hannah non è più rotta.
Mi curvo su di lui , nascondendo il viso fra la sua clavicola ed il suo collo. Sto piangendo. 
Garret mi strofina la schiena baciandomi delicatamente la tempia.
-Hai visto? Sei ok. Funzioni alla perfezione.-
Sospiro un sorriso. Garret mi ha regalato il momento più vero della mia vita .
Vorrei dirgli qualcosa, e per un attimo ho l'impulso di dirgli che lo amo. NO. Perché?
Mi sollevo , ho gli occhi lucidi, ma so che lui non è venuto e mi sentirei troppo in colpa a fare l'egoista . So che sta esplodendo.
I suoi occhi si incastrano nei miei e provo un senso di timidezza assurdo. Mi accarezza una guancia e muove il bacino per farmi scendere.
-Ma tu...-. Dico quasi dispiaciuta.
Muove la testa mimando un " non fa niente". Invece fa.
Riacquisto la mia posizione tornando a troneggiare su di lui . Lo bacio ed incomincio a muovermi esattamente come pochi attimi fa.
Tira la testa all'indietro e vederlo godere, è la soddisfazione più grande per questo momento.
Ruotiamo sulla schiena ed ora è lui che comanda. E' più bello così. Averlo sopra mi torna ad eccitare nonostante mi sia svuotata.
Da spinte forti e mi bacia così intensamente che dimentico come si respira.
Quando viene il suo respiro esce pesante dalla gola e di riflesso il mio cuore si allarga.
-Sono felice.-. Dice ansimando per lo sforzo.
Lo sono anche io. Sul serio.
-Mi hai regalato qualcosa che ad oggi non aveva mai fatto nessuno.-.
Sorride. E' così dolce la curva delle sue labbra. 
Sono emozionata. Si, sono veramente emozionata. Ma la vagonata di cose che provo ora è senza dubbio troppo per me.
-Senti Hannah...-. Perdo un battito.
Le mie palpebre si spalancano all' improvviso.
-Domani giochiamo contro Harvard. Vorrei che venissi con me a vedere la partita.-.
Per un momento il mondo è tremato attorno a me.
-Mi farebbe veramente piacere.-. Sorrido calorosa.
-Bene.- Si solleva soddisfatto , sfilandosi il preservativo.
-Vado a farmi una doccia , tu? Torni al tuo dormitorio?-.
Piccola parentesi. Sono tornata da Nell. O meglio , nella stanza accanto a quella sua. Alla fine lei ed Allie hanno litigato e sono venuta a sapere che quest'ultima è diventata un'oca conclamata , dopo essere riuscita ad entrare nel gruppo di Kendall. DIO, è entrata a far parte di quel gruppetto di snob, ancora se me lo ripeto in mente mi sembra strano riuscirci a credere.
Perciò, comunque siano andate le cose fra me e Nell , ho deciso di buttare l'ascia di guerra e sono tornata li.
Qualche volta ci incrociamo per il corridoio o in cucina, ma le parole sono poche e gli sguardi anche. Pace. Di certo ora non ci sto più così tanto male.
-Si , penso che tornerò li a dormire.-.
Garret fa un passo indietro verso il bordo del materasso dove ci sono io a rinfilarmi il jeans.
-Garret non ti avvicinare con quel coso che penzola dalle tue gambe!-. Gracchio quando vuole darmi un bacio -... ed hai un preservativo gocciolante fra le dita.-. Proseguo inorridita.
La sua risata riecheggia per le stanza.
-Ehy.-. Mi sventola il lattice davanti . -Questo amichetto , ha fatto si che tu tornassi nuova di fabbrica.-.
Involontariamente un sorriso enorme mi nasce sulle labbra.
E' vero infondo.
-Sciocco.-. Rido spostando l'affare in un'altra direzione.
-Fammi andare via.-. Mi sollevo e gli regalo un bacio sulle labbra. 
Esco dalla sua stanza e scendo velocemente al piano di sotto.
-Ehy Welsy.-. Una voce mi sfiora la guancia.
Quando mi volto Tuck è fermo all'ingresso della sala con le braccia incrociate sul petto.
-Tuck.-. Faccio quasi atona.
-Ancora ripetizione con mister G?-. Ha una curvetta maliziosa che incrina l'angolo della sua bocca. Di riflesso ho voglia di fargli sapere che si, mi sono scopata Garret a sangue , perchè? Non ne ho la più pallida idea.
-Diciamo...-. Faccio vaga.
La sua espressione muta all'impatto con la mia voce. Fa un passo avanti e mi raggiunge.
-Senti Hannah. So che non sono io a dovertelo dire , ne tanto meno a doverti fare la morale ma...-. Si gratta la testa pensando a come articolare la frase. -Ecco , Garret è molto preso da te. E con molto intendo da pazzi, per questo e per il fatto che è come un fratello per me, ti chiedo di non fare la stronza con lui.-.
I miei occhi si fanno tondi. All'istante capisco che ho giocato con il fuoco. Che forse se il sentimento non è ricambiato potrei sbagliare . Anzi , ma che dico , io ho già sbagliato tutto.
-Sta tranquillo Tuck. L'ultima cosa che voglio e fare del male a Graham.-.
Il giocatore di Hockey mi sorride debolmente.
-Bene. Fa finta che non ti ho detto nulla allora.-. Torna in sala e quando la sua immagine sparisce dal mio campo visivo, ho mal di pancia.
Cazzo, ho combinato un bel casino. Sto svolgendo la mia vita in esatto caos come dal tronde vive la mia testa.
Esco da casa di Garret questa volta, con un enorme peso in più sulla coscienza.
Potrei fargli del male? Mi ripeto.
A Garret. Nah , lui si è scopato così tante ragazze senza stare male per nessuna perché dovrebbe incaponirsi proprio con me?
Poi , mentre accendo la mia auto mi decido. Devo affrontare questa palla che ho dentro . Garret mi piace o no?
La risposta è si. Garret mi piace da pazzi. Ma c'è qualcosa che mi frena nei suoi confronti. Lui vive quello che sente per me , così alla leggera , così come se nulla fosse.
Io no. Non sono Kendall , Tracy , Stefanie non sono nessuna di tutte quelle che si è portato a letto e l'idea che possa farmi soffrire, che possa usarmi come ha usato loro ,mi da una scossa così forte da farmi salire le lacrime agli occhi.
Ho paura di Garret , di quello che potrebbe farmi se aprissi il mio cuore a lui. Quindi no, non voglio essere la sua ragazza.

                                                     

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Capitolo 17
*** La sua ragazza ***


Garret
Sono accanto al pullman che ci porterà all' Ice Stadium , per giocare la partita contro Harvard.
Sono un fascio di nervi perché , per tre volte , abbiamo giocato contro di loro e per tre volte ci hanno rotto il culo.
Colmo dei colmi mio padre questa mattina mi ha mandato un sms , vuole vedermi e la cosa mi ha disturbato oltremodo. Insomma mi ha parecchio scassato il cazzo.
Siamo rimasti d'accordo sul vederci fuori dallo stadio , ma lui è troppo impaziente per aspettare , ed eccolo li, scendere dal suo Jaguar nero , con la solita aria trionfale stampata in volto.
I miei compagni non conoscono Phil come lo conosco io. Per loro è l'emblema della perfezione e Dio, addirittura molti fra cui Dean e Tuck vorrebbero essere come lui. Per fortuna che non sono persone di merda loro..
Hannah è dentro il pullman. Ovviamente non c'è stato nemmeno bisogno di chiederle di non scendere. Alla vista di mio padre ha capito tutto. Questo mi piace di lei.
Phil mi fa un cenno con la testa e capisco al volo che lo devo raggiungere.
Sono elettrico mentre calpesto l'asfalto che ci separa .
Ha una voce profonda quando pronuncia il mio nome, che mi fa salire un brivido gelato lungo la schiena. Odio da morire la sua voce. Odio doverlo guardare in viso. Cazzo. Odio tutto di lui.
Quando mi guarda in faccia mi volto per un istante verso Hannah, fa un'espressione corrucciata per la preoccupazione e negli occhi le leggo le parole "vai", "via".
Le mimo un torno subito e calpesto l'ultimo metro che mi separa dal lato del veicolo che copre per mezzo busto Phil.
Quando sono ad un passo da lui , senza dirmi una parola si volta ed incomincia a camminare per allontanarci dal resto della squadra. Non si volta neanche per un attimo indietro a controllare se lo stia seguendo o no. Non ne trova il bisogno , dato che lui è il grande Phil Graham dei miei coglioni e non riesce ad immaginare qualcuno che non obbedisca al suo volere o che più semplicemente, non gli ronzi attorno.
In qualche modo, le mie gambe rigide mi costringono a marciare sulle sue orme invisibili. Noto molti dei miei compagni che si attardano sulla porta del pullman e ci osservano incuriositi. Cristo . Se solo sapessero per cosa provano invidia.
Quando ci fermiamo, non indugio nei convenevoli. Mi limito a guardarlo accigliato e a parlare in modo conciso. -Cosa vuoi?-.
Come me , va dritto al punto. -Mi aspetto che tu e la tua ragazza.-. Marca notevolmente la parola "ragazza" - Veniate a casa per il giorno del Ringraziamento.-.
Manifesto il mio stupore con una risata sottile.
-No, grazie. Ne farò a meno.-.
-No, quello che farai sarà venire a casa.-. Uno sguardo ombroso gli indurisce i lineamenti . -O sarò io a trascinarti.-.
Sinceramente non so cosa stia accadendo . Da quando in qua gliene frega qualcosa se torno o no a casa?
Da quando frequento la Briar non sono mai tornato nemmeno mezza giornata a casa. Durante l'estate sono ad Hasting a lavorare per una società di costruzioni che mi fa fare sessanta ore settimanali e tutti quei pochi soldi che racimolo sono li, da parte , come se non ne guadagnassi manco un po'. L'inverno lo passo dai miei nonni ma solo ed esclusivamente perché il dormitorio della Briar durante le vacanze di Natale si paga.
Quindi , perché diavolo quest' anno deve andare in maniera differente? Sta male ? Si deve operare? Non credo guardandolo bene. E poi perché Hannah. Allora non era uno scherzo quella frase in tribunale.
Poi ,mi ricordo.  Phil non scherza mai.
-Da quando ti interessa cosa faccio durante le vacanze invernali? E poi...-. Svio lo sguardo dal suo - ho già promesso ai nonni che andrò da loro a Natale.-.
-Quest' anno è richiesta la tua presenza a casa.-. Parla a denti stretti , come se ne fosse  meno contento di me.
-La mia fidanzata cucina per cena e mi ha chiesto se fossi venuto anche tu.-. Prosegue.
E quanto è triste che non sappia nulla della vita di mio padre?
Tuttavia il modo in cui me l'ha chiesto non mi lascia scampo. Lei ha richiesto che venga pure io . Non lui ovviamente.
-Dille che sono malato. O santo cielo, dille che sono morto.-.
-Non provocarmi ragazzo.-.
Oh , adesso tira fuori il "ragazzo"? E' così che mi chiamava sempre proprio prima di prendermi a pugni nello stomaco , o in faccia , o di rompermi il naso per la maledettissima centesima volta .
-Non verrò. Non verremo nessuno dei due.-. Dico con fermezza. -Fattene una ragione.-.
Lui si avvicina, con gli occhi luccicanti sotto la visiera abbassata del suo berretto dei Bruins , mentre la voce gli si trasforma in un sibilo sottile. -Ascoltami , tu stronzetto ingrato. Di solito non ti chiedo molto, anzi non ti chiedo proprio niente. Ti lascio fare il cazzo che ti pare , pago per la tua retta , per i tuoi libri , per la  tua attrezzatura .-
Quel promemoria mi fa ribollire il sangue. SEI TU CHE MI HAI COSTRETTO AD EMERGERE IN QUESTO SPORT.
Ma io , come mi dico spesso, sono un gran figlio di puttana , perciò ho un foglio di calcolo nel mio pc che mi permette di fare un budget di tutto ciò che spende per me in un anno, così che , una volta sbloccato il mio conto possa strappargli quel maledetto assegno che mi renderà libero da lui per sempre. 
-Infondo se ci pensi io mi aspetto solo che tu giochi come il campione che devi essere.-. Un ghigno spaventoso segue quella frase e mi si accappona la pelle per la seconda volta in quella giornata.
Potrei uccidere quest' uomo. Se sapessi di farla franca? Oh , be lo ucciderei davvero.
Hannah è scesa dal pullman. Vedo per un momento la sua sagoma apparire sotto le scalette ed i suoi occhioni verdi sono incredibilmente velati , lucidi.
-Quindi verrai. Discussione chiusa e...-. Riprende la mia attenzione , poi con un movimento del mento indica Hannah -...porta anche quella.-.
Nell'esatto istante in cui la chiama così i miei pugni si stringono fino a far venire le nocche bianche.
"Quella". Dio.
-Graham porta il culo sul pullman.-. L'allenatore che è sceso ed è vicino ad Hannah mi richiama.
In qualche modo riesco a fingere un sorriso forzato -Devo andare.-.
Phil mi sorride soddisfatto regalandomi una pacca sulla spalla. -Al giorno del Ringraziamento.-. Ripete fiero di avermi nuovamente calpestato.
Quando arrivo al pullman ho perso la grinta. Sono sopraffatto dalla presenza-assenza di mio padre, ed è devastante.
-Tutto ok , Garret?-. La voce di Hannah è debole , delicata. 
Le accarezzo una guancia. -Si- Salgo una scaletta. -Dai andiamo-.
Mi afferra la mano e saliamo a bordo.

                                                                   
   Hannah
L'Ice Stadium è stracolmo di gente. C'è praticamente quasi tutta la Briar.
 Quello di oggi è un incontro particolarmente sentito. Non so bene come funzioni , ma suppongo di aver capito che se la Briar passa anche questa partita siamo ai quarti di finale. Credo.
In ogni caso , dai discorsi fatti dalla squadra di Graham in pullman , quella di oggi è una vera battaglia all'ultimo sangue.
Raggiungo un lato degli spalti e mi siedo su un piccolo sgabellino di plastica gialla con un grande chiodo centrale arpionato al cemento della gradinata. Ce ne saranno cento per ogni gradinata e si sta stretti , e la gente urla e puzza.
Stringo i miei pop-corn comprati al chioschetto fuori dallo stadio per non farli ruzzolare ovunque e cerco incespicando, di mettermi il più comoda possibile su quell'affare giallo, mentre orripilata guardo tutti quei sederi maschili PELOSI che fanno capolino da jeans troppo slabbrati. Rifletto : Perché sono tutti così grassi e puzzano di birra? Escluso i ragazzi delle due accademie rivali. Loro  sanno di birra , ma almeno non sono enormi e pelosi.
Cerco di guardare altrove.
Ho ben poco presente cosa succederà dall'inzio della partita in poi , ma sicuramente riceverò qualche gomitata.
Sotto di me , una grande pista di ghiaccio si estende per svariati metri , circondata da grandi pannelli di plastica. 
Ci sono due piccole porte ed i ragazzi sono già in campo ad infilarsi i guanti o a testare le mazze .
Per sbaglio , chiamiamolo così, sollevo gli occhi dritto a me, cosa che può succedere essendo in uno stadio a guardare una partita di Hockey. Quello che però non dovrebbe succedere è vedere Kendall ed Allie sedute sugli spalti davanti a me , ridere e scherzare beate come se non si fossero odiate mai.
Ho una fitta allo stomaco.
Allie mi manca. Anche se non le si potrebbe dare il primo premio come "migliore amica dell'anno", le ho sempre voluto bene e solo adesso che lo spettro di Justin si è rivelato , mi chiedo se non sia stata anche lei una vittima.
I loro occhi piombano su di me. Mi sento soffocare da una vampata di calore all'istante.
Kendall mi lancia un'occhiataccia d'odio mentre lei si limita a guardarmi. Quando l'altra le da una gomitata dicendo qualcosa scoppiano a ridere.
E' così fastidioso.
Resto come un ebete per qualche minuto, finché l'arbitro non fischia l'inizio della partita. 
I tabelloni su ambe le porte rivali emettono un suono simile a quello delle slot machine. Incomincia la guerra.
Sono con gli occhi incollati sul pavimento di ghiaccio quando una voce femminile mi fa sussultare.
-Posso sedermi?-.
Mi volto nell'immediatezza ed il mio sguardo si schianta contro l'immagine di una ragazza mora dai capelli lunghi sulle spalle leggermente mossi.
Anche lei ha in mano un cestino di pop-corn e arranca per sedersi.
Le sorrido capendo il suo disagio nel trovare il modo di non cadere.
-Ops, scusa..- Mi urta il ginocchio con la gamba.
-Non sarà la prima botta che prenderò oggi.-. Dico sorridendo indicando i tifosi attorno a noi con l'indice.
Ride.
-Piacere mi chiamo Tessa.-. Mi tende una mano. Ok, sono scioccata per il fatto che qualcuno della mia età e forse anche della mia stessa scuola , si presenti senza problema.
-Hannah.-.
Si accomoda ed i suoi occhi planano subito su i giocatori in campo.
 Di tanto in tanto durante la prima ora del match senza un motivo ben preciso, ci ritroviamo a scambiarci opinioni su ciò che stiamo guardando e scopro che lei è ferratissima sull'argomento.
-Sei una tifosa?-.
Annuisce. - Mio fratello gioca nella squadra di Harvard.-.
-Wow. E tu sei qui per vederlo scommetto.-. Improvvisamente le sue guance diventano rosse.
-Non proprio.-. Si infila una mano in tasca e ne ricaccia una collanina. E' di  caucciù ed ha una piuma di argento che dondola attaccata ad un anellino. -Devo restituire questa ad un ragazzo che ho conosciuto un po' di tempo fa.-.
E' praticamente assurdo che lei si faccia  mezza città e si sorbisca una noiosissima partita di hockey (perché suppongo che sia noiosa per lei , dato che sicuramente ne avrà viste a bizzeffe) , solo per restituire una collanina .
-Deve essere una persona importante perché sennò amica, sei fuori.-. 
Abbassa gli occhi castani mentre rigira nelle dita il ciondolo.
-Non è una persona importante. E' una persona che mi è rimasta dentro.-. 
Quando si sposta il cappotto nocciola scorgo un accenno di pancia. Le mie palpebre si spalancano involontariamente.
-C'è aspetta, tu mi stai dicendo che uno di quegli scimmioni ti ha messo incinta?-.
Si rabbuia come se sentirselo dire rendesse la sua consapevolezza più amara.
-Si..-. Si massaggia la fronte.
-Ah.-. Sospiro . -Ed immagino che lui non sappia nulla.-. Sono quasi nervosa. Perché Dio i ragazzi scopano come gli animali delle volte.
-No. Ma non è come pensi tu.-. Dice tutto d'un fiato. -Ho deciso io di non dirglielo. Lui è un bravo ragazzo , sai?-.
-Un bravo...ragazzo ?-. Mi scappa una risatina ironica. -Uno che non sa mettere la retromarcia all'uccello lo definisci un  bravo ragazzo?-.
-Forse è successo per sbaglio, c'è ,non se n'è accorto.-. Quell'ennesimo tentativo di giustificarlo , mi fa serrare la mascella e suppongo che sia i miei occhi che le mie labbra siano delle righe dritte .
-Dai, come fai a pensare che non se ne sia accorto.-. Mi metto entrambe le mani in faccia scuotendo la testa.
-Senti. Facciamo una cosa. Appena finisce la partita andiamo dritte agli spogliatoi e diciamo a questo "bravo" anzi che dico , BRAVISSIMO ragazzo , che sei incinta. Altro che collanina.-.
Ha il terrore negli occhi. -Non so se...-.
-Se è il caso che il tuo bambino abbia un padre? -. Proferisco in modo sarcastico -Io penso di si.-.
Respira forte. -Forse hai ragione...-.
L'arbitro fischia il primo tempo. Le squadre tornano negli spogliatoi e Tessa raggiunge suo fratello.
Mentre finisco di sgranocchiare il residuo del mais tostato nel cestino, il cellulare nella mia tasca vibra.
Garret: Hai visto il punto che ho segnato? XD.
Risposta: Si. I miei sentitissimi complimenti.
Garret: Stronza. Pensavo a te mentre stavo mettendo dentro quel fantastico colpo.
Rido mentre guardo il display.
Garret: Senti, mio padre pretende che sia tu che io passiamo il Ringraziamento da lui. Ci stai?
So che brutto rapporto hanno , e so quanto Garret provi astio verso la figura di quell'uomo perciò il "si" come risposta mi parte in automatico.
Garret: Sei un amore.
Quando leggo quella parola ho un sussulto. Garret mi fa provare qualcosa. Garret mi fa innamorare. 
E tremo mentre mi capacito di queste sensazioni. 
Risposta: So di esserlo :p
Garret: Sai che dovrai fingere di essere la mia ragazza come all'udienza? XD
Aspetto un po' prima di digitare le parole sullo schermo.
Risposta: Perché fingere...
Ho paura. Ho terribilmente paura. 
Garret: Non credo di aver capito bene.
Risposta: Voglio essere la tua ragazza. Non voglio fingere di esserlo. Bisogno di sottotitoli?
Garret non risponde più ed il fischio d'inizio per il secondo tempo rituona per lo stadio.
Quando la partita finisce Tessa ed io arriviamo agli spogliatoi troppo tardi. Garret mi messaggia  avvertendomi che il pullman sta ripartendo , esattamente quando Tessa ed io ci troviamo nel sotterraneo dello stadio.
-Tessa, io devo andare , ma ti voglio aiutare lo stesso. Perché non mi lasci il tuo numero?-.
-Sei veramente carina.-. Mi sorride. Le passo il mio cellulare e salva il suo numero. "Ragazza dello stadio".
-Allora alla prossima partita ok?-. 
-Si!-. La saluto con il gesto della mano ed un gran sorriso stampato sulle labbra.

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Capitolo 18
*** Ringraziamento ***


                                                                       Hannah
La casa del padre di Garret non è l'appartamento che mi aspettavo. Un po' fuori Boston , precisamente a Beacon Hill nella zona più lussuosa della città, si erge il grande edificio bianco attorniato da un prato ben curato, targato Graham. L'ingresso preceduto da una lunga lingua di mattoncini pesca , raggiunge la base della villa. Due ampie finestre , e per ampie intendo enormi , coprono quasi per intero la facciata. Al centro la porta blindata in legno bianco. Ci sono faretti che dall'ingresso arrivano fino a noi , ma sono spenti.
Ed un terrazzino quadrato sopra la tettoia dell'ingresso. A dire il vero , tutta la villa ha una forma quadrangolare.
Guardo Garret prima di muovermi all'interno del vialetto.
Per due ore di tragitto non ha emesso un fiato , guidando ad occhi serrati sulla strada.
Credo che siano passate più o meno due settimane dall'invito di suo padre ed è spaventoso il modo in cui lui è cambiato di colpo la mattina stessa della partenza.
Sotto il completo elegante , il suo corpo è stato continuamente scosso da evidenti ondate di tensione , e questo non ha fatto altro che rendermi più nervosa.
E si , ho detto proprio "completo elegante". Sembra che sia stato proprio suo padre a chiedergli di indossare un completo. Be' non posso negare che quell'abito gli sta da sogno sul suo corpo muscoloso.
Fra l'altro Garret non è l'unico che si ritrovato a doversi barcamenare fra camice costose e cravatte perché Phil Graham ha deciso che anche io dovessi presentarmi vestita bene quanto lui. Altro che festa del Ringraziamento dalla zia Sally , con maglione e calzettoni sui leggins.
Questo ringraziamento sarà in calze nere ,abitino grigio e tacchi.
-Sei pronta?-. 
Garret si ferma sulla soglia ma non bussa.
-Solo se lo sei tu.-.
Ci guardiamo e le sue iridi grigie mi scuotono.
-Non sarò mai pronto.-. Sorride rassegnato poi, guarda la lastra bianca .
Nel momento in cui gli intreccio le dita con le sue , suona con la mano libera al campanello.
Non è il padre ad accoglierci , ma una bionda carina con un abito di seta rosso che le svolazza sui fianchi.
Indossa anche un soprabito corto sulla vita , in pizzo spesso dello stesso colore del vestito, che trovo bizzarro poiché ci saranno almeno un milione di gradi dentro casa. Sul serio , qui dentro fa un caldo atroce , perciò appena la donna ci fa strada verso il salone , non perdo tempo e mi tolgo il cappotto di lana cotta , prima di evaporare.
Sembra avere trentacinque forse quaranta'nni , ma è difficile da dire, poiché ha quelli che io chiamo "occhi vecchi". Quegli occhi profondi e tristi tipici di chi ha una vita infelice.
Non so dire perché ho questa impressione ma è lampante e più la guardo più me ne convinco.
Niente nel suo aspetto , nel sorriso perfetto o nel come si muove farebbe pensare ad una donna dalla vita difficile , eppure il mio essere vittima di più traumi , mi spinge a captarle certe cose.
Garret stira la mano verso lei:- E' un piacere....?-. Lascia la frase in sospeso e a lei tremano le palpebre sugli occhi, quando realizza che il padre di Graham non ha detto a suo figlio come si chiama.
Il suo sorriso si fa esitante , poi torna fermo. -Rosalie.-.
Gli stringe vigorosamente la mano e poi sposta gli occhi a me - Tu devi essere la ragazza di Garret.-. 
Si sono proprio io. La ragazza di Garret da circa poche settimane, ma devo ricordarmi che sto con lui dal giorno della denuncia...
-Si, piacere Hannah.-.
Mi sorride calorosamente.
-Tuo padre è in soggiorno.-. Indica poi a Garret. -Non vedeva l'ora di vederti.-.
Vedo lo sguardo di Garret indurirsi. Ok , è normale che non avendo un buon rapporto possa non essere entusiasta di stare qui , ma quello sguardo , quel modo di essere rigido , è un po' troppo anche per un padre assente.
Ne' a Rosalie ne' a me sfugge lo sbuffo sardonico dalle narici di Graham. Gli stringo la mano di nuovo , ma questa volta per suggerirgli silenziosamente di non essere sgarbato .
Attraversiamo un corridoio largo ed altre due stanze prima di raggiungere quella incriminata.
Quando entriamo , il padre di Garret è seduto su una poltrona e sorseggia Whisky davanti alla fiamma del camino.
Garret bussa allo stipite della porta e l'uomo senza girarsi , si solleva abbandonando ciò che stava trangugiando sul bordo del camino.
-Phil, lei è Hannah.-. Dice Rosalie euforica.
-E' un piacere conoscerla signor Graham.-. Dico educatamente.
Lui fa un cenno con la testa.
Proprio così UN CENNO.
Dopo di che , non so cosa dire ed il palmo della mano inizia a sudarmi stretto in quella di Garret.
-Sedetevi.-. Dice spostandosi dalla poltrona di qualche passo , verso i due divani al centro della sala.
Garret rimane in piedi. Non dice una parola a suo padre. O a me . O a Rosalie.
Oh cazzo . Se ha intenzione di continuare con questo silenzio per tutta la serata , prevedo un giorno del Ringraziamento lungo ed imbarazzante.
Tra tutti quanti cala un silenzio raggelante.
Mi sfrego le mani sulle ginocchia e provo a sorridere , ma ho l'impressione che venga fuori una smorfia .
-Quindi...-. Prima che possa proferire qualcosa, qualsiasi cosa Rosalie interviene, come se avesse paura che stessi per sparare una puttanata.
-Allora Hannah, in cosa ti stai laureando?-.
-Musica. Sezione canto.-.
-Oh-. Dice lei.
Silenzio. 
Garret si appoggia alla libreria di quercia con la spalla e noto che ha un'espressione del tutto assente.
Oh Dio. Non credo di poter resistere ancora per molto a tutto questo.
-C'è qualcosa che ha un profumo magnifico.-. Esordisco.
-Giusto. Il tacchino. Dovrei andare a controllarlo.-.
Ridiamo imbarazzate.
-Lascia che ti aiuti.-. Mi tremano le gambe quando mi sollevo dal divano. Per poco non mi cedono i piedi , cosa che succede quando porti un tacco dodici e stai tirata come una corda di violino per l'ansia della situazione. "Oh no, no no" . Barcollo per un istante , e mi si ferma il cuore terrorizzata dall'idea di cadere.
Eh si, sono una pessima fidanzata . Le situazioni sgradevoli mi rendono nervosa ed irritabile e per quanto voglia restare accanto a Garret e aiutarlo a resistere durante questa serata infernale, non riesco a sopportare il pensiero di restare intrappolata in una sala insieme a due maschi la cui ostilità avvelena l'aria. Quindi perdonami Garret , ma il tacchino mi attende.
Lanciando uno sguardo di scuse a Graham , seguo Rosalie , che mi conduce in una grande cucina moderna con elettrodomestici in acciaio inossidabile e banconi in marmo nero. Qui il profumo intenso è più forte.
-Hai cucinato tutto tu?-.
Lei si volta con un sorriso timido .
-Si adoro cucinare, ma è raro che Phil mi dia la possibilità di farlo. Lui preferisce mangiare fuori.-.
Rosalie si infila un paio di guanti di felpa prima di aprire lo sportello del forno.
-Allora da quanto vi frequentate tu e Garret?-. Domanda per fare conversazione mentre appoggia la teglia sul bancone.
-Più o meno da settembre.-. La guardo mentre solleva il coperchio in vetro dalla teglia.-E tu e il signor Graham?-.
-E' un anno. -. Mi da le spalle quindi non posso vederle il viso mentre lo dice. -Ci siamo conosciuti ad una manifestazione di beneficenza-.
-Oh. Sei un 'organizzatrice di eventi?-.
Lei infila un termometro nel petto del tacchino. -E' pronto.- mormora - e per rispondere alla tua domanda , ero un'organizzatrice di eventi, ma ho dovuto lasciare il mio lavoro. Phil dice che gli manco troppo quando sono a lavoro.-.
Cosa?
Non riesco ad immaginare di poter lasciar perdere il mio lavoro o qualsiasi cosa mi renda felice per qualcuno.Per me questo è un segnale di pericolo non una dimostrazione d'affetto.
-Oh. Che..bello.-. 
Scende un attimo di silenzio mentre lei sposta le altre teglie sul bancone.
-Vuoi che ti aiuti a riscaldare tutto? Oppure mangiamo subito?-.
-Phil vuole mangiare nel momento in cui è pronto.-. Fa una risata forzata. -Quando stabilisce un programma, si aspetta che tutti lo seguano.-.
Controlla tutte le pentole e quando si accorge che ha dimenticato di preparare la purea di patate sembra andare nel pallone.
-Puoi scaldarmi questa ciotolina di latte nel micro?-. Mi passa la ceramica con un gesto svelto.
-Ecco...Certo.-.
Incomincia a mescolare qualcosa all'interno di una ciotola più grande. -Di solito lo faccio da zero , ma non abbiamo tempo.-
Spengo il micro-onde e munita di guanti le porgo la ciotolina. -Versala tu , mentre continuo ad amalgamare.-. 
Faccio ciò che dice.
La parete sopra il forno è piena di ganci per pentole e casseruole , e quando dal bancone si sposta e si sporge per afferrarne una , due lividi fanno capolino dal pizzo , sui suoi polsi.
Sembra proprio come se qualcuno l'avesse afferrata da li.
Abbassa le braccia ed il pizzo le riscende sulla pelle velocemente tanto da confondermi gli occhi, facendomi credere di essermi sbagliata.
-Vivi qui dal signor Graham da molto?-.
Infila il preparato nel micro. -Ho traslocato qui da Phil , circa due settimane dopo averlo conosciuto.-.
E' chiaro che mi immagino le cose , poichè non è possibile che il tono che sento nella sua voce sia amarezza, giusto?
-Ah. Sembra un po' impulsivo. Vi conoscevate a malapena , no?-.
-No. Non ci conoscevamo affatto.-.
D'accordo non  me lo sto immaginando. 
E' proprio amarezza.
Rosalie mi guarda ma sembra che non mi veda affatto. Ha negli occhi un inconfondibile barlume di tristezza.
-Non so se te l'ha mai detto nessuno, ma la spontaneità tende a ritorcersi contro.-.
Non ho la più pallida idea di cosa rispondere.
 
                                                                                 Garret
Lui la picchia.
Il figlio di puttana la picchia.
Mi è bastato solo un pranzo in compagnia di Rosalie per arrivare a questa conclusione. Per individuare i segni rivelatori. L'ho notato nel modo in cui sussulta ogni volta che lui la tocca. Un sussulto impercettibile , e probabilmente invisibile per chiunque altro, ma è lo stesso modo in cui reagiva mia madre ogni volta che lui le si avvicinava.
Era come se si aspettasse un altro pugno , o uno schiaffo o un altro maledetto calcio.
Ma questo non è l'unico segnale di allarme , Hannah mi ha raccontato, un momento in cui eravamo a sciacquarci le mani in bagno , di aver visto due lividi sui polsi, al che mi sono concentrato sulle sue braccia e ...bingo!
Quel pizzo così spesso non è stato indossato a caso. Copre perfettamente il viola bluastro dei lividi che le macchiano la pelle li sotto.
E poi c'è quella maledetta scintilla di terrore che le guizza negli occhi ogni volta che mio padre si muoveva sulla sedia.
La tristezza con cui abbassa lo sguardo ogni volta che mio padre durante il pranzo le dice quanto è salata la purea di patate o poco saporito il tacchino.
Siamo alla fine del giorno del Ringraziamento. Rosalie ed Hannah stanno sparecchiando e mio padre è li che sorseggia del Brandy questa volta. Ha finto un gesto di gentilezza versandomene un po' e lo mando giù mantenendo lo sguardo nel bicchiere.
Prima ha provato a parlarmi di Hockey , quando Hannah e Rosalie sono sparite in cucina con la prima manciata di piatti ed io ho provato a rispondergli . Sono certo di aver persino formulato frasi di senso con soggetti e predicati e tutte quelle stronzate. Ma dall'istante in cui io ed Hannah siamo entrati in questa casa dimenticata da Dio , ho avuto la testa da un'altra parte.
Ogni angolo di questa maledetta villa , ha un ricordo diverso ma atroce . Tutti però sono atroci allo stesso modo.
Ovunque guardo c'è lui che mi picchia che picchia mia madre.
-Quindi si. - Sta dicendo Hannah mentre le due stanno tornando indietro. -Ora devo cantare da solista , dato che il mio ex si è appropriato della mia compagnia di canto.-.
Rosalie schiocca la lingua in segno di comprensione- Questo tuo ex , deve essere un vero stronzo. Insomma ti ha lasciata ed ora dopo un anno ti viene a calpestare anche i piedi.-.
-Rosalie.-. Dice mio padre con voce tagliente. -Linguaggio.-.
Eccolo di nuovo: quel sussulto.
A seguire dovrebbe arrivare un "mi dispiace" , ma stranamente lei non chiede scusa.
-Non sei d'accordo Phil? Insomma pensa se stessi ancora giocando nella tua squadra e se il tuo portiere si facesse auto-rete apposta per farti perdere.-.
Mio padre contrae la mascella. -Le due situazioni non sono comparabili.-.
Lei fa subito marcia indietro -no, immagino di no.-
Mando giù di colpo l'ultimo sorso che ho nel bicchiere. Voglio andare via da questo posto , prima di fare qualcosa per cui mi pentirò a vita.
Phil sposta lo sguardo su Hannah. 
-Da quanto è che frequenti mio figlio?-.
-Poco più di due mesi.-.
Lui annuisce con un fare compiaciuto. Quando parla di nuovo capisco il motivo esatto.
-Allora non è una cosa seria.-
Hannah aggrotta le sopracciglia.
E anche io poiché so cosa sta pensando. NO. So cosa sta sperando.
Che questa cosa con Hannah finisca in fretta , perché sono convinto che la reputi un problema per me. Una distrazione.
Si sbaglia. Io non lascerò mai Hannah. Perché anche se in verità sono solo poche settimane che siamo una coppia , questa storia va avanti da un bel po'. C'è stato ogni giorno un passetto, ogni giorno un dettaglio in più, ogni santo giorno che ho passato a conoscerla è nato qualcosa. Perciò non è una storiella. Per me Hannah è la mia storia.
-Dove ti vedi dopo la laurea?-. Domanda quando vede che Hannah ha deciso di non ribattere. -A Brodway ad incidere un disco?-.
-Non ho ancora deciso.-.
Lui manda giù il suo ultimo sorso di Brandy e se ne versa un altro mezzo dito.
Hannah ha lo sguardo infuocato e non lo scolla da lui. E' nervosa. E quando Hannah sta così sembra non aver paura di nulla.
-Be' il mondo della musica è un mondo difficile. Per fare ciò a cui ambisci tu , ci vogliono molta pratica e dedizione.-.
Hannah beve un sorso della sua acqua.
-Ne sono ben consapevole-.
Lui sogghigna girandosi il bicchiere nelle dita.
-Lo stesso vale per gli sport professionistici.-. Dice con un tono pieno di sottointesi. -Richiedono altrettanta costanza, concentrazione. Una sola distrazione può costare cara.-. Punta la testa verso me. -Non è vero figliolo?-.
Allungo una mano su quella di Hannah coprendole le nocche.
-Alcune distrazioni ne valgono la pena.-.
Lui sbuffa dalle narici.
-A quanto pare abbiamo tutti finito di mangiare.-. Esordisce Rosalie , spazzando via quel momento. 
Hannah ed io ci alziamo all'unisono.
-Si, stavamo giusto andando.-.
Vedo lo sguardo di Rosalie rabbuiarsi.
-Ciao.-. Dico a mio padre. Lui non risponde.
-A rivederci signor Graham.-. Sussurra Hannah.
Rosalie ci segue in silenzio fino alla sala dove avevamo poggiato i nostri cappotti.
-Quindi andate già via?-. Quando la sento parlare ,  mi volto.
-Rosalie. Io lo so quello che succede.-. I suoi occhi si fanno larghi.
-Per qualsiasi cosa, il mio numero di cellulare è nel comodino di casa mia.-.
Finge di non capire per un attimo , poi mi si allaccia alle spalle.
-Grazie.-.
Torniamo al dormitorio.
Hannah passa l'ultima ora prima delle 20 di sera in camera mia. E' silenziosa , taciturna. Non fa altro che massacrarsi le pellicine sui polpastrelli come se stesse pensando intensamente a qualcosa. Siamo sul letto , ed io mi limito a guardarla. Cazzo , nemmeno io so che dirle . Vorrei chiederle scusa e ringraziarla a vita per l'enorme gesto che ha fatto venendo li con me solo che non trovo le parole.
Ma è lei che all'improvviso interrompe i suoi pensieri, ed i miei.
-Lui è un violento non è vero?-.
Respiro forte.
-Si.-.
I suoi occhi mi sbattono contro e mi distrugge vederla preoccupata per me.
-Dio...Garret.-. Mi stringe ma al tatto mi sento a disagio.
-Va tutto bene.-.
-Quando è iniziato? Perché?-.
Mi scanso.
-Io...- Non so se parlargliene. Per me è così nuovo tutto questo. Da quando si parla di me, dei miei problemi? -Non credo che parlarne ...-.
-Ti vedo esplodere-.
Serro la mascella. Ha ragione.
-Si.-. Alzo la voce ed il materasso rimbalza per lo scatto che faccio. -Vorrei ucciderlo. Per quello che ha fatto a me , a mia madre ed ora a Rosalie. Dio non vedo l'ora di sbloccare i miei soldi ed essere indipendente-.
Non riesco a guardarla in faccia. Non le voglio mettere altri carichi addosso, perché so che lei si ammala per le persone.
-Un giorno riuscirai a liberarti di lui.-.
Un sorriso sospirato mi sfugge dalle labbra. Appoggio la testa allo schienale del letto e mi convinco a guardarla. 
-Starai li con me quando succederà?-.
Mi stringe il dorso della mano.
-Certo. Ho proprio voglia di vedere quello stronzo affondare.-.
Sorridiamo e poi scoppiamo a ridere insieme.
La prendo avvicinandola a me e la bacio, ma proprio quando la voglia incomincia a scalpitarci dentro il suo cellulare vibra.
Si solleva e sblocca il display.
Sorride ed una vampata di gelosia mi blocca lo stomaco.
-Chi è?-.
Scuote la testa.
-Una ragazza che ho conosciuto allo stadio, ricordi c'era una ragazza vicino a me .-.
Non ho la più pallida idea di chi stia menzionando, ma faccio finta di sapere chi è , e sono costretto a crederle.
-Che dice?-.
Hannah mi riguarda con le labbra spalancate in un sorriso divertito. -La smetti di fare il geloso?-. 
Perché?Si nota?
Mi da una spinta leggera sulla spalla.
- Dice che la prossima partita della Harvard si giocherà in città contro la sesta in classifica. Mi ha chiesto di vederci dopo.-. Fa una pausa.
-Sai , siccome mi è simpatica ho pensato di portarla qui. E'...Una vostra tifosa.-.
Faccio spallucce.
-Va bene.-.
-Apposto, allora domani la porto qui, voi ci siete?-.
-Si siamo tutti a riposo.-.
-Perfetto.-. Sorride.
-Però-. Ruoto addosso a lei - questo , ora la togliamo.-. Le sfilo il cellulare dalle dita e mentre torno a baciarla.
-Garret! Fammi rispondere!-. Gracchia ridendo.
Schiozzo la lingua sul palato e per qualche motivo quando la guardo lei dimentica il cellulare e mi bacia con ferocia.
Io la amo. 
Io amo Hannah Welss.

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Capitolo 19
*** Avevi promesso... ***


                                      Garret
Mi hanno fatto una marea di pompini. Non è un vanto : è la verità.
Ma appena la bocca di Hannah mi tocca, la pelle del mio membro si rapprende ed il muscolo palpita per l'eccitazione, pulsando come se fosse la prima volta in assoluto che entra in contatto con la lingua di una ragazza.
Quando il calore umido della sua bocca lo avvolge , ho l'impressione che mi stia per esplodere.
Una mano piccola e delicata mi accarezza la coscia e ...Dio l'immagine di noi in soggiorno nel mio dormitorio , con lei inginocchiata con i seni nudi  è quasi più eccitante di tutto il resto delle sensazioni magnifiche che sto provando.
Ogni lungo risucchio mi fa scivolare sempre più nell'oblio. Un oblio fantastico.
Inizio a muovere i fianchi. Non riesco a fermarli . Non posso smettere di spingere sempre più in profondità nella bocca di Hannah , e di intrecciarle le dita nei capelli.
Mi guarda, con quegli occhioni verdi, e non capisco più niente quando lo fa. Mi fa impazzire la forma che disegnano sul suo volto. Sono aggressivi , vogliosi, ed allo stesso tempo , dolci. Infinitamente dolci.
Anche mentre è li, piegata, lei mi sta dicendo con una sola occhiata :" ti amo".
Me lo ha detto ieri sera per la prima volta. Poco prima di uscire dalla mia stanza.
Cazzo! Hannah mi ama. Ancora non posso crederci.
Non riesco a ricordare che ci sia stato un tempo in cui non desideravo questa ragazza; in cui  non avevo una così tanto disperata voglia di lei.
Le sue spinte frenetiche mi fanno salire un gemito e quando succhia più forte un brivido mi sconquassa la spina dorsale.
Quando riapro gli occhi , sono intontito , mi sento mancare le forze ma è la sensazione più bella che abbia mai provato.
La guardo . Sta sorridendo compiaciuta.
-Sei veramente perfida.-.
E' divertita. 
Si solleva rinfilandosi la T-shirt mentre io mi rialzo il pantalone della tuta.
-Devo andare...-.
La guardo con un finto broncio. So che anche se per poco lei mi mancherà da morire. Mi manca ogni volta che ha da fare, che non la vedo o non la sento. Ma a differenza di mio padre , io sono fiero di lei .
Dei suoi concerti nei pub, della sua dedizione per lo studio , del fatto che lavori e si sostenti da sola.
Hannah è quel genere di ragazza che prima o poi devi sposare , puoi volere solo questo da lei.
-Già?-.
-Ti prometto che tornerò presto...-. Mi bacia una guancia. No non mi basta. Non mi basterà mai. Le cingo la vita catturandole le labbra ed una leggera risatina le sfugge dalla gola.
-Ti amo.-.
Due parole, cinque lettere. Mi hanno letteralmente cambiato il modo di vedere la vita. Abbiamo affrontato i nostri sentimenti, le nostre paure e giuro su qualsiasi cosa , che io non farei mai del male a questa ragazza.
Mai.
Mi scivola via dalle mani.
So che fra un' ora tornerà con la sua nuova amica , sono  contento che ne abbia una. Quelle due stronze di Allie e Nell gliel'hanno fatta grossa. E mentirei se dicessi che non le odio un po' anch'io.
 Voglio il meglio per Hannah.

                                                   Hannah
Sono per strada. Tessa mi ha detto che ci incroceremo al Kantù. E' un bar indiano , una roba strana , mai frequentato da parte mia. Ma lei è per metà americana e per metà indiana appunto, perciò non potevo di certo rifiutarmi.
Parcheggio l'auto accanto al marciapiede appena scorgo la sua sagoma.
Ho ancora il cuore a mille per il pomeriggio passato con Garret. Si. Alla fine ho ceduto , gli ho confessato che lo amo, che non esiste una storia dove nessuno dei due se lo dice. Ed anche se temevo la sua risposta ho preso coraggio e ...Ora sono libera. Felice. Perché i suoi occhi si sono fatti umidi mentre glielo dicevo, e la risposta mi è piombata addosso con il peso di una piuma :"anche io".
Non ci credo ancora e decisamente non riesco a razionalizzare quel momento.
So solo che qualcosa in me è cambiato , la mia vita è più luminosa e lo devo a lui.
-Hannah!-.
Tessa mi saluta con un pezzo di Barfi cocco e pistacchio artigliato dai dentini della forchettina in plastica che sventola sulla sua testa.
Ha un gran sorriso stampato sul viso , sembra così entusiasta di vedermi. Quasi mi imbarazza.
La raggiungo e ci scambiamo un bacio sulla guancia proprio come farebbero due amiche qualsiasi.
Ci siamo sentite per settimane. Lei mi ha raccontato giorno per giorno del suo bimbo di come cresceva sano , ma non solo, mi ha aggiornata su tutti i suoi stati d'animo , sulla perplessità dell'incontro di questa sera. Ha paura. E la capisco cazzo. Non deve essere facile incrociare lo sguardo del ragazzo che ti ha messa incinta ed ancor meno facile andargli poi a dire "tu non lo sai , ma questo è tuo figlio".
-Prendi qualcosa? Io avevo una gran voglia di cocco.-. Dice mentre con il dorso della mano si pulisce le briciole del Barfi dai lati della bocca.
Il bar di cui mi ha parlato , non è un bar. Come supponevo. E' una specie di roulotte , con uno stend ed una vetrina stracolma di dolci il cui odore invade R. Street , prepotentemente. Da quasi il volta-stomaco tutto quello zucchero dolce che appesta l'aria , ma quando poi gli occhi finiscono sul cibo , sui colori , sulle forme particolari che questi dolci hanno , tutto il resto passa al secondo posto.
-Mmmh-. Mi picchietto il mento con un dito. -Una pallina di Gulaab.-. Nient' altro che palline di impasto fritte nell'olio vegetale che però hanno un sapore assurdamente strano e dolce.
Il tipo in classico abbigliamento indiano mi tende la vaschetta con tanto di forchettina e prende i soldi.
-Buono.-.
-Vedi che non tutte le cose strane fanno schifo?-. Ride lei. Ne avevamo parlato poco prima, di quanto non mi piacesse mangiare roba di altri paesi essendo Italo-americana e quindi preferendo la dieta mediterranea.
Ma aveva ragione non posso darle torto, non fa poi così schifo la roba strana. Divoro la pallina e getto tutto il resto in un cestino , lei fa lo stesso.
-Be' che ne dici di incamminarci?-. Il suo viso sprofonda nello sconforto.
-Ehy.-. Mi avvicino sfregandole una mano sulla spalla. -Andrà tutto bene.-.
Sospira forte. 
Sembra essersi convinta però. Perché monta in auto senza protestare.
Per tutto il tragitto fa domande del tipo "e se mi cacciasse?" , "se facesse finta di non conoscermi?" ed è proprio allora che mi chiedo "se ci fossi io al suo posto?"
Come reagirei? Riuscirei a cercare quel ragazzo?
No. Forse no. Crescerei mio figlio sola, affrontando quell'orco che è la paura nella maniera più sbagliata. Scappando.
-Eccoci.-. Entro con l'auto nel vialetto del dormitorio di Garret.
Tessa appoggia la sua  mano sulla mia che ho ancora stretta sul cambio. La guardo con l'occhiata più apprensiva che potessi ricacciare.
-Ci sono io.-.
Mi piace esserci per qualcuno. Ed in questo periodo mi piace esserci per lei e per Garret.
-Se dovesse andare male.-. Dice come se stesse per salire al patibolo. -Ricordati che non dimenticherò mai quello che hai fatto per me.-.
-Non andrà male.-.
Scendiamo dalla macchina.
C'è musica fuori dal dormitorio di Garret , segno che le bestie sono già rientrate. 
Dico bestie ma in realtà da quando sto con Graham , ho fatto amicizia con tutti, mi rispettano e non è più successo che qualcuno di loro ci provasse con me. 
Busso alla porta due tre volte finchè non è Tuck ad aprirci.
-Eilà, hai portato anche un'amica...che ...è...-. Lo vedo ingoiarsi la lingua più volte quando la pancia di Tessa fa il suo ingresso in casa.
-Non hai mai visto una donna in stato interessante Tuck?-. Mentre mi rivolgo a lui lancio uno sguardo a Tes per capire se è proprio Tuck l'artefice di quel pancione. Ma lei mima un no.
-Buona sera ragazzi..- Cantileno portando la giovane in salone. Tutti la guardano spaesati , ma poi sembrano accoglierla gentilmente. E per gentilmente intendo dire  in modo del tutto insolito. Le chiedono di sedersi , se è stanca , sembrano quasi protettivi.
Lei è paonazza  in volto e ripete la parola grazie forse un'infinità di volte a bassissima voce.
Guardo l'intera squadra di Hockey e li vedo trasformasi da orsi a cuccioli di orso , mi fanno tenerezza.
Graham e Logan sono gli unici che mancano ma non tardano ad arrivare.
-Abbiamo portato le birre gente!-. Garret fa il suo ingresso in casa spalancando la porta , seguito da Logan, con due buste piene di lattine è sorridente quando la sua sagoma si intravede all'ingresso della sala. Ma quando il suo viso si incrocia con il mio e con quello di Tessa , si raggela. Lascia andare le buste ed intorno a noi piomba un atroce silenzio. 
"No. Ti prego fa che non sia lui" Mi dico , ma ho già gli occhi infuocati dalle lacrime. 
Tessa , sfila di nuovo il ciondolo dalla tasca e parla come se avesse sempre avuto il coraggio di farlo.

                                 Garret
Quando Tessa apre bocca il mondo sembra crollarmi sotto i piedi.
-Non so se ti ricordi di me. Sono la ceer-leader che hai conosciuto durante la prima trasferta contro Harvard.-. Mentre lo dice ogni attimo di quella settimana mi torna in mente.
La partita. Il bar. Lei. Ci sono andato a letto lo ricordo perfettamente.
L'immagine di lei nuda sotto di me , di quelle lenzuola attorcigliate ai nostri corpi, mi martella la testa per quello che è un battito di ciglia. Un nodo mi stringe la gola.
-Ecco...Io all'inizio non volevo venire qui , è stata Hannah ad incoraggiarmi.-.
Sposto lo sguardo sulla mia ragazza , anche se non ho il coraggio di farlo , forzo i miei occhi a guardarla.
Ha le lacrime e gli occhi gonfi, non so se sappia tutto o se abbia già capito.
-Crede che sia giusto che questo bambino abbia un padre.-.
(Dal capitolo 13): "Ragazzi mi fa quasi senso dover ammettere che mentre ero fuori e mi scopavo una cheer-leader della squadra rivale , pensavo a lei. Si. Pensavo a cose da fidanzati a dove potevo portarla questo fine settimana e  merda! Sono venuto pensando a questo. NO. Ancora non lo accetto."
-Perciò...-. Tessa viene verso me con il pugno stretto attorno al ciondolo. -Sono qui per restituirti questo-. Mi allunga la mano. -Non so se ti ricordi quanto abbiamo parlato durante quelle notti...Ma tu mi hai lasciato questo dicendomi di ricordarmi di te.-. Si cazzo. Perché io ho quel maledetto viziaccio da figlio di puttana , ho quella dannata smania del "ricordarmi perché sono un grande". Mi sta rovinando la vita.
 -Ma sono qui anche per dirti che seppur non vorrai questo bambino , è giusto che tu sappia che è tuo.-.
Mi lascia scivolare sul palmo della mano la piuma ed il caucciù. Ho gli occhi appannati. Sto piangendo. 
-Io...Volevo dirti solo questo.-. Dice Tessa con la voce che le trema. Mantiene per un po' gli occhi su di me ,come se aspettasse disperatamente una risposta e quando quest'ultima non arriva la vedo intristirsi e poi ancora scoppiare in lacrime. Lascia la stanza in fretta a testa bassa. 
-Forse dovremmo accompagnarla a casa...-. Fa Tuck a bassa voce verso Logan. E' un tentativo disperato di sfuggire a questa situazione e cristo, se potessi lo farei anche io adesso.
Escono tutti velocemente dalla sala con le scuse più disparate.
Siamo soli. Io ed Hannah.
-Hannah...-. Sollevo le palpebre. Trema in preda a quella pioggia di lacrime.
-Lascia che ti spieghi...-. Faccio per raggiungerla.
-No.-. Mi blocca con un gesto svelto della mano. Il suo palmo anche se distante da me, mi immobilizza.
-Non...avvicinarti...-. 
Vorrei poterle spiegare , ma poi se ci rifletto non c'è una spiegazione a questo dannato macello.
Hannah si porta una mano al petto sembra annaspare.
Odio vederla così.
-Io non sapevo ...-.
-Di averla messa incinta? Dio come ho fatto a non pensarci.-. Si porta due dita all'attaccatura del naso e socchiude le palpebre riprendendo corposamente aria.
-Sei un coglione , anzi no, nemmeno un coglione sarebbe potuto arrivare a tanto.-.
Sospiro. Se c'è una cosa che mi fa andare su tutte le furie è l'essere offeso. Ma so che non ci sono parole per ribattere, perciò incasso il colpo che arriva dritto in faccia e resto in silenzio.
Hannah alza una mano, sta per dire qualcosa, ma poi è come se si fosse trattenuta con la forza o forse, sono tutte quelle lacrime che non la fanno parlare come vorrebbe.
Mi sorpassa e le afferro la manica del parka.
-Avevi giurato che non mi avresti mai fatto soffrire.-. Dice con la voce rotta di pianto. Mi spacca il cuore.
Poi , con uno strattone mi strappa la stoffa dalle dita ed esce dal mio dormitorio. 
Sono certo di averla persa per sempre , questa volta.

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Capitolo 20
*** Decisioni ***




                                                   Garret
E' passata più di una settimana da quando Hannah è sparita dalla mia vita senza lasciare traccia.
Ho un dolore sordo che mi opprime il petto da giorni. Ho provato a distrarmi , con alcool , molto alcool e feste , una quantità infinita di feste , ma il problema è li . E' dentro Tess.
Ho cercato di chiamarla. L'ho fatto più volte , tra cui una dove furioso le avrei urlato che sarebbe dovuta sparire dalla mia vita , che per colpa sua avevo perso l'unica persona che mi interessava sul serio.
Ma poi, proprio quando la sua voce è uscita dal microfono del mio telefono, mi sono pentito. Ho riattaccato dopo qualche minuto , come un povero deficiente senza emettere un fiato.
E' la mamma di mio figlio...
Merda! Mio figlio. Un figlio e nemmeno l'età per sbloccare il mio conto bancario. E' assurdo.
Poi penso, tutti quei soldi dovrebbero andare a lui. Si, insomma è pur sempre sangue del mio sangue , dovrei assicurargli un futuro florido... 
Dio, se Hannah non fosse sparita a quest'ora mi avrebbe sicuramente consigliato la cosa giusta da fare.
-Ehy G.?-. Dean si butta a peso morto sul materasso. Lo guardo appena. Ho fra le dita il mio telefono e non so se scrivere l'ennesimo messaggio ad Hannah, o se mandarne uno a Tess .
In entrambi i casi però, non saprei che dire a nessuna delle due.
-Cazzo!-. Getto il telefono sul materasso e mi copro la faccia con il cuscino.
-Dean...Non so che fare...-.
-Fratello-. Dice impugnando il telecomando ed accendendo la tv. -Vuoi un parere serio?-. Minchiata fra , tre , due , uno... -Cambia stato.-. BOOM. 
Sollevo la testa dal cuscino e lo guardo come per dire "fai sul serio fratello?". Anche un po' accigliato per la verità.
-Insomma amico , sei nella merda fino al collo e ... be' presto sarai nella merda di bebe' fino al collo quindi...-. Fa spallucce.
- Non sei affatto di aiuto sai? Anzi sei meno di aiuto tu , che un qualsiasi sconosciuto li fuori.-. Brontolo sollevando un braccio per poi lanciare la mano nel pacchetto di patatine che Dean ha appena aperto.
-Un bambino. C'è...IO. Garret Graham , con un bambino.-.
-Oh su.-. La voce di Tuck invade la stanza. -Quanto la fai tragica , sono convinto che anche Logan ne abbia diversi sparsi qua e la per il paese.-. Mi tira una lattina di birra che piomba fra le mie mani.
La stappo e lui fa lo stesso con la sua.
-Hai sentito Hannah?-. Ci raggiunge salendo con le ginocchia sul materasso e scivolandoci di pancia un attimo dopo.
-Le ho mandato una miriade di messaggi ma non ne vuole sapere di rispondere.-.
Tuck allunga la mano sul materasso e so già dove vuole arrivare. Cerco di afferrare al volo l'apparecchio ma lui è più veloce di me.
-Che vuoi fare?-. Gracchio come una zitella in calore. La vocina stridula che esce dalla mia gola sorprende anche me.
Tuck sghignazza mentre scorre con il pollice sugli ultimi sms di Hannah.
-Amico non puoi pretendere che torni da te , o che ti risponda se le scrivi "sei arrabbiata ancora?". Cazzo fratello è furiosa , ti avrà anche sputato una marea di parolacce dietro mentre leggeva questi sms.-.
Mi acciglio. -Sapresti fare di meglio?-. 
L'angolo delle sue labbra forma una curva pericolosa.
-Lascia fare a me.-.
da Garret: Hannah, so che sono un coglione... Ma credimi questa storia di Tessa ha lasciato senza parole anche me. HO BISOGNO DI TE. 
Mi fa leggere le prime due righe.
-Sembra convincente...-. Non ne sono certo, ma effettivamente è meglio del mio "sei arrabbiata".
da Garret: Se non vorrai tornare da me , lo capirò. Ma almeno aiutami con questa storia , perchè io non so dove metterci mano.
-MhMh...-. Scorro il display. -Mh mh.. Si. Può andare.-. Sono entusiasta del lavoro di Tuck. Sapevo che fra tutti sarebbe stato l'unico a trovare un modo decente per riparlare con lei.
Non ci penso due volte e pigio invio.
Ci solleviamo tutti e tre dal materasso. Il cellulare con lo schermo spento è al centro delle nostre ginocchia incrociate.
Stiamo tutti e tre incrociando le dita mentalmente , quando il display si illumina.
-Si. Cazzo si!-. Afferro il cellulare e balzo in piedi.
da Hannah: Garret , io ci ho riflettuto molto. Preferisco non sentirti più.
-Che dice?-. Dean e Tuck mi guardano come cani che scodinzolano, ancora seduti sul materasso.
-Non vuole sentirmi più..-. Attorno a me un coro invisibile fa "oh" mentre lo dico. Non do la colpa a Tuck. Era prevedibile questa risposta da parte sua.
-Ehy amico...Io non volevo...-. 
Faccio un segno con la mano e l'espressione eloquente che ho sul volto gli fa capire che è tutto ok, che me lo aspettavo.
Sospiro. Dall'espressione sul volto di Tuck so che sta per sbottare. Ed infatti lo fa: -Amico, sai che ti dico? Prendi quel telefono e scrivi a Tessa. Non voglio dire che Hannah valga di meno, ma in questo momento nella pancia di quella ragazza c'è il tuo futuro.-.
Il mio futuro...Io non voglio quel futuro. Io voglio Hannah.
Mi inumidisco le labbra con la lingua mentre rifletto sulle parole di Tuck.
E' veramente un fratello su cui posso sempre contare e ...ha ragione. Devo pensare a questa situazione anche se il cuore mi si spacca anche solo a veder scritto il nome "Hannah" sullo schermo del mio telefono.
-Ok. Le scriverò. Insomma, devo farlo. E' giusto così no?-. Guardo i miei compagni , e ingiustamente spero che almeno Dean mi dica "no, fratello. Lascia stare."
Invece annuisce.
Sposto la sedia girevole della mia scrivania , e mi ci accomodo mantenendo lo sguardo al cellulare.
a Tessa: Sono Graham. Ci ho pensato. Forse dovremmo vederci per un caffè e parlare del futuro di questo bambino.
 Invio.
Solitamente sono contro gli aborti, ma detto francamente non sono contro se si tratta di me.
Forse potrei convincerla a lasciar perdere, insomma è giovane anche lei. E poi...MIO PADRE. Che dirò a lui? NO. Ok Graham un problema alla volta. Prima la merda di bebè .
Il cellulare non tarda a vibrare.
da Tessa:  Ciao Graham. Io te lo dico già in partenza, questo bambino è mio e lo terrò. Voglio solo chiarire con te , la tua posizione. Ci sarai o parleremo solo di assegni familiari?
Cazzo! La ragazza ha deciso di mandare la mia vita al lastrico.
Lancio il telefono a Tuck che legge velocemente. Mentre lo fa le sue palpebre si sollevano e la sua bocca si allarga regalando al suo viso un'espressione incredula.
-Dio. Questa fa sul serio G.-. Dice e...Cos'è? E' divertito? Lo diverte tutto questo?
Mi lancia di nuovo il cellulare sulle cosce. 
-Amico, hai solo una scelta da fare , e la devi sentire tu.-. Si indica il petto mentre si solleva dal materasso.-Qui.-.
Fa per andarsene e Dean che praticamente è servito meno di un tampax ad un ragazzo, lo segue senza dire nulla.
Quando resto solo , mi decido.
Non volevo un figlio con Tessa, ma con Hannah. Però è capitato con Tessa , perciò...io non sarò come mio padre.
a Tessa: Voglio esserci per te e per il tuo bambino.
Invio.
                                           

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Capitolo 21
*** Dopo Hannah ***


                                              Garret
29 luglio 2013.
Nasce Camila. Mia figlia.
Un mese dopo sono ad Opp-Strett , e vivo  a casa di Tessa.
Alla fine , dopo mille ripensamenti. Dopo il frastuono che ha creato in me Hannah con la sua assenza , ho preso una decisione : Avrei cresciuto mia figlia. E lo avrei fatto nel migliore dei modi, anche se questo avrebbe significato vivere con una persona che proprio, non riesco ad amare.
-Garret?!-. Un grido isterico mi arriva dritto nelle orecchie  già alle prime luci dell'alba.
-Hai preparato la borsa di Camila?-.
Odio questo momento. In realtà odio ogni momento di questo pezzo di vita. Tutti, tranne quelli che riguardano mia figlia.
Sono una frana come papà. Non ho idea di come si cambi un pannolino, ne di come le si dia un biberon. Ma so per certo che averla fra le braccia è l'unica cosa che mi fa restare qui dentro.
Cazzo. Ora che ci penso, fino a poco meno di nove mesi fa , chiedevo a Tessa di abortire convinto che non sarei riuscito ad affrontare ché la minima parte di tutto ciò.
Ed ora , sono qui...Padre. 
A proposito di "padre", il mio non sa nulla. Non sa di Camila, ne di Tess , ne del fatto che  mi sono trasferito in un appartamentino vicino Harvard. Continuo a frequentare la Briar regolarmente, anche se la media dei miei voti è scesa oltre la soglia dello strato che divide la crosta terrestre dalla lava incandescente.
Si faccio veramente pietà. Ma sono riuscito comunque a passare l'anno scolastico , quindi va bene lo stesso.
L'Hockey è passato in secondo piano , da quando Phil Graham ha avuto piccoli problemi di salute e non si è più occupato di rompere i coglioni al sotto-scritto, mi sono sentito libero di allentare un po'.
Ho lasciato a Dean il compito di guidare la squadra. Ha accettato volentieri e tutti loro sono stati comprensivi ed affettuosi con me.
Fottuti bastardi! Li amo troppo , sono i miei fratelli cazzo!
Per quello che riguarda invece Hannah...Be' non l'ho più vista da quel giorno al dormitorio.
In realtà non l'ho più nemmeno chiamata. So per certo che non frequenta più il nostro istituto. Si vocifera che sia tornata a Brokline , da sua madre. O almeno così dicono. Fatto sta che ho preso la ferrea decisione di non pensarla più.
L'ho amata. Forse la amo ancora, ma più passa il tempo, più mia figlia mi sorride e più il pensiero di lei si fa una nuvola scialba nella mia testa.
Poi ci sono quelle volte però , specie di notte quando Tessa mi stringe , che la vorrei vicino.
Penso a quando era lei a stringermi, a quando mi toccava ...Mi dispiace per Hannah. Ha passato l'inferno ed io non ho fatto che peggiorare la situazione. Forse è anche per questo che non ho più avuto il coraggio di cercarla. Ma ogni qualvolta sono per strada mi fermo a cercarla nel viso della gente e tutti quei volti anonimi si fanno "Hannah?". Anche se poi l'amara sorpresa è sempre la stessa. Lei non c'è. Non c'è più. 
Si, forse questo pezzo di merda non è poi così merda e ancora la ama come un povero idiota.
Ad oggi non dico che mi sia pentito, Camila è unica , ma la mia vita ha preso una piega brutale ed inaspettata.
-Allora?Lo hai fatto?-. Mi volto e Tessa è li, sullo stipite della porta con la bimba stretta in un braccio , che mi guarda accigliata. 
-Ecco la tua borsa.-. Le passo accanto con il borsone sollevato da due dita e gli lascio cadere il manico sulla mano, facendola vacillare sul posto.
-Sempre gentile tu..é?-.
Dire che fra me e Tessa ci sia qualcosa che vada bene è come dire che oggi scoperò una bella bionda. Impossibile.
E poi, ora che ci ripenso...Da quand'è che non scopo? Sei mesi? Di più?
Dio, la mia vita si è capovolta all'ingiù. E' come se stessi vivendo un brutto film dove la mia esistenza si è accorciata di colpo e ho superato l'adolescenza , la maggiore età e l'età adulta in una notte, diventando un quarantenne annoiato.
-Prendo le chiavi della macchina , ti aspetto sotto.-.
Quando posso stare lontano da lei, lo faccio senza pensarci troppo.
E' fastidiosa, tignosa ..Ha tutti quei maledetti difettucci che io proprio non digerisco.
All'inizio, i primi mesi , andava bene fra di noi. Anzi, grazie a lei ero quasi convinto di aver attenuato quel buco nel petto con il nome di Hannah. Ma poi, quando abbiamo iniziato a stringere il rapporto , quando siamo andati a vivere insieme, qualche meccanismo si è inceppato.
La sua voce mi da fastidio. La sua presenza , mi da fastidio.
Mi calo nella mia berlina e l'aspetto con il piede sul freno ed il motore acceso.
Scendo sempre prima che lei sia pronta, così riesco a starmene un po' per i fatti miei senza pianti della bimba o urli di lei, che DIO, è veramente una perfetta isterica.
Forse la maternità le ha fatto male. 
-Eccoci..-. Sospira mentre allaccia la bimba al seggiolone.
Poi mi raggiunge sul posto passeggero.
-La lasciamo a mia madre per questo Weekend, così possiamo fare qualcosa io e te.-. Dice.
Faccio spallucce. Decide tutto lei. Cosa deve fare la bimba. Cosa devo fare io.
Ha tutta una serie di porcherie in testa , tipo i raduni con i parenti, le cene familiari, i suoi dannati amici della squadra di Harvard_che per inciso , io odio_ tutto quanto stabilito e pattuito con se stessa. Io , praticamente conto meno del peluches sbavato che ha adesso in bocca Camila. Anzi no! Perché almeno CAMILA AMA QUEL PELUCHES.
Quindi direi che tipo...Conto meno di niente.
Mi affretto a varcare la serie di lingue asfaltate che separa casa nostra da quella della madre ed una volta arrivato nel vialetto, mi fermo.
-Ci pensi tu?-. Chiedo svogliato. Manco la guardo.
Tessa sbuffa e scende dalla macchina.
Nel momento in cui la vedo entrare in casa , mi domando cosa ha in serbo per me durante questi tre giorni di "privacy".
Non che mi entusiasmino, ma credere di fare qualcosa di diverso , mi fa sperare sempre .
Quando riemerge dal portoncino nocciola, ha per mano il solito enorme vassoio di dolci che nessuno dei due mangia, ma che lei si ostina a farsi dare da sua madre.
Lo appoggia sui sedili posteriori e mi comanda di ripartire una volta dentro.
Tutto nella norma.
Guido per un po' in silenzio. Poi alzo la musica, perché lei è dannatamente silenziosa senza bambina. 
-Cosa vuoi fare oggi?-. Le dico sbirciandola con la coda dell'occhio.
-Ecco...-. Non mi guarda ma uno strano sorriso le si stampa in viso. -Fermati da Pect.-.E' un bar in periferia, non capisco però perché lei si voglia fermare li , dato che lo detesta.
Fermo l'auto in prossimità del bar e la seguo.
Facciamo colazione e per tutto il tempo lei mi sorride. Prova a scherzare.
Io sono sempre più scostante perché , cristo, questa qui ha trenta personalità diverse.
Terminata la colazione mi dice che vuole tornare a casa e fino a qui tutto va bene.
Ma quando saliamo in camera dopo il breve tragitto in auto, qualcosa si accende nella sua testa.
Si spoglia. Prima uno strato, poi un altro. 
Resta in intimo. Ma il suo corpo è strano. E' diverso da quello di Hannah. 
Ha i fianchi larghi , le cosce grandi e per quanto abbia provato a dimagrire il suo addome è ancora un po' gonfio per la gravidanza.
Tutto ciò però, contro ogni mia previsione, non mi disturba.
Anzi , il mio amico scatta sull'attenti. Colpa dell'astinenza? Non so. 
Ma una cosa è certa , quando mi spoglio e lei si avvicina , la voglia in me è troppa.
Tessa mi piaceva quando l'ho scopata la prima volta. Questo lo ricordo.
Era un po' diversa forse, ma l'ho sempre trovata carina.
Bella no. Perché bella per me è solo Hannah.
Mi bacia. Non lo fa con foga ma piano, come se mi stesse implicitamente chiedendo "posso?".
Le prendo la testa con una mano , mentre le dita si infilano nei suoi capelli scuri, e l'avvicino di più a me.
Lei mi bacia con più intensità, mentre le sue dita scivolano all'interno dei miei boxer.
Me li fa scivolare via e poi , lenta e letale si china sulle ginocchia.
Tutto molto eccitante, fino a che l'immagine di me ed Hannah nel salone del dormitorio, non mi torna alla mente.
Ho uno spasmo e sono costretto ad allontanare Tessa.
-Che c'è?-. Mi guarda dal basso del mio inguine ed io ..non so proprio che dirle.
Allora ho un'idea.
Siccome sono sempre quel figlio di puttana bastardo, la tiro su ammiccando e sorridendo sornione , mentre la butto sul materasso.
Lei pensa che mi sia eccitato. Io , che scoparla possa far finire in fretta tutto questo.
Ride quando lo faccio e rimbalza sul materasso.
Le sfilo gli slip e lei, mi aiuta sganciandosi il ferretto del reggiseno.
Quando la fibra blu si separa dalla sua carne due enormi tette da latte, esplodono davanti ai miei occhi.
Questo mi piace di lei. Le ha grandi e turgide. E mi arrapano.
Gliene massaggio una con il palmo della mano e mentre geme , con la mano libera mi faccio spazio nella sua profondità.
Il collo le si piega all'indietro ed un piccolo verso di godimento le scappa dalla gola.
Quando è umida inserisco il membro e mi sembra che tutto ciò stia durando un'eternità.
Non è così che volevo scopare dopo tutto questo tempo.
O meglio, non è lei che volevo scopare dopo tutto questo tempo.
Finalmente viene e mi sforzo di farlo anche io.
Non mi dispiace vederla soddisfatta ma quando lei mi chiede se lo sono anche io , ovviamente mento e dico che è stato assurdo.
No, non lo è stato. E' stato uno svuotamento di palle.
Nulla a che vedere con il sesso, quello vero. Profondo. Quello che senti sotto la pelle e che ti brucia gli occhi.
Quello che facevo con Hannah.
Ho i brividi mentre ripenso all'atto in se per se , con lei.
Era magico. 
Ho detto magico...E' grave.
-Garret...-. Dice Tessa, rinfilandosi lo slip. - Sei felice?-.
BOOM. E adesso? Che le dico? Si? NO?
Mugugno qualcosa a caso. Un verso.
-Dai.-. Butta i pugni aperti sul materasso. -Dimmi la verità.-. La sua testa dondola all'indietro e mi guarda con un' espressione eloquente.
-Certe volte si.-. Le dico nella maniera più sincera che conosco.
Si inumidisce le labbra.
-Certe volte?...E' per Camila?-.
Mi acciglio. -Cazzo, no. Io amo nostra figlia!-.
-E allora?-. Muove la testa allungando l'ultima lettera della parola. 
-E' che...-. Mi butto con la schiena sul cuscino. -Niente dai..-. Le accarezzo poi una mano.
Lei me la strappa via però. -Dimmi la verità.-. Ringhia.
-Dio. Tessa finiscila. Sono felice. Basta.-.
-No...Non lo sei...-. Sussurra e si solleva dal materasso recuperando nervosamente gli abiti da terra.
-E' per lei non è vero? Hannah.-.
Quando dice il suo nome , vorrei strappargli la lingua.
-Che vuoi da lei. Lasciala perdere.-.
Inarca un sopracciglio.
-La stai difendendo? -.Brontola ma ancora non è arrabbiata veramente. 
Quando però l'espressione sul mio volto si contrae lei esplode.
-Sei veramente ...Un bastardo.-. Le parole le escono dalla gola come veleno. Anche la sua bocca si storce in quella che ha tutta l'aria di essere una smorfia di disgusto. Disgusto che sta provando ora, per me.
-Cazzo.-. Do un pugno al materasso e mi sollevo.
-Ti ho detto di non metterla in mezzo. Non farmi domande. Non ti chiedere se sia lei il problema. Il problema sei tu.-. Voglio frenarmi appena mi rendo conto di ciò che ho detto ma è troppo tardi.
I suoi occhi si fanno umidi.
-Vattene.-. Dice poi.
-Tess...scusa. Io..-.
-VATTENE.-.
Cazzo. Cazzo. CAZZO.
Perché sono così fottutamente imbecille.
-E va bene.-. Mi alzo, raccolgo i miei abiti rinfilandomeli alla velocità della luce ed esco dalla stanza sbattendo la porta. Si, perché oltre ad essere fottutamente imbecille sono anche fottutamente orgoglioso.
"Posso stare anche fuori . Posso anche dormire in auto. Non mi interessa."

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Capitolo 22
*** Destino ***


                                                 Garret
Sono furioso quando mi calo in auto ed accendo il motore.
Lo sono anche, mentre percorro Seul-Street e la ventesima sulla destra.
DIO.Tessa è veramente velenosa quando ci si mette.
Le discussioni con lei si trasformano sempre in litigate apocalittiche e finiscono per la maggior parte delle volte , con me , che me ne vado di casa e finisco per girare in auto fino a sera.
Ma non questa volta.
NO. Questa volta non tornerò a casa. Camila non c'è, posso farlo.
Se tutte le altre volte per coscienza sono tornato sui miei passi, è stato solo per lei.
Artiglio il mio cellulare che ho posato sul sedile accanto a me , e compongo il numero di Dean.
I bip sono lunghi ed estenuanti , ma quando la sua voce mi saluta con un chiaro "ehy G." , sento ogni mio muscolo distendersi.
-Fratello..Ci sei stasera?-.
-Che succede G? Sono secoli che non esci più la sera.-. Dean , non sa nulla delle litigate con Tessa. Non sa che giro da solo  di notte, spesso e volentieri, per evitare piatti e bicchieri che schizzano qua e la in casa.
Ci crede una famiglia felice e perfetta..Be'..Quanto meno felice.
E questo è ciò che vorrei che continuasse a credere, ma oggi proprio non sono nelle corde, per fingere.
-Ho litigato con Tess..-.
-Ah...-. Sospira. 
-Ho bisogno di una birra e di distrarmi un po'.-. Dico poi, quasi senza dare un tono alla mia voce.
-Fratello, hai chiamato lo stronzo giusto.-. Proferisce euforico.
Erano altri tempi, quelli di me e Dean a zonzo per la città, fra alcool , droghe e donne.
Sembra passata un'eternità.
Ma non dico che mi serva per forza tutto questo, anzi , al momento avrei veramente solo voglia di farmi due chiacchiere...
Mi sono rammollito. Non ho più quell'enfasi nel vivere ne tanto meno quella fottuta rabbia adolescenziale che mi spacca i muscoli. Io...non sento che noia. Profonda noia.
-Dimmi dove sei...-.
-Adesso ho sorpassato la ventesima...-. Rispondo mentre mi si apre una voragine dentro.
Sto facendo una cavolata. Dovrei tornare a casa e chiarire con la madre di mia figlia, anziché rischiare di fare solo qualche cazzata.
-Ok, ti raggiungo fra una decina di minuti...-. 
Dean riattacca ed io decido di parcheggiare a ridosso di una pineta.
Quando mi fermo, sono confuso e distratto. Mi guardo attorno, osservo il viso delle persone che passeggiano dietro la mia auto , è tutto così anonimo. I miei occhi però, si fermano accanto ad un tabaccaio e ho un'idea.
Una di quelle stupide, il tipo di idea che prendi quando hai quarantanni e la tua pelle non è più giovane, perciò decidi di fare il trasgressivo , e vuoi tornare indietro.
Voglio fumare. E lo voglio adesso.
Mi infilo una mano nel pantalone e tiro fuori qualche spicciolo.
Scendo dall'auto e raggiungo il piccolo locale dai bordi verdi e le vetrate su ogni lato.
-Salve...-. Dico e mi sento un po' smarrito li, per li...
-Buona sera, mi dica...- Il tipo dietro al bancone ha l'aria allegra , ma si capisce che mantiene la sua faccia contratta in un sorriso solo per dovere.
-Desidererei un pacchetto di sigarette ed un accendino se possibile-.
-Uno qualsiasi?-. Fa girandosi verso la colonna dei tabacchi alle sue spalle.
-Si...-.
Sorride. -Inizi ora?-.
Sospiro:-Diciamo di si.-.
Afferra un pacchetto e me lo porge assieme ad un accendino celeste.
-9 e 50 dice.-.
Gli porgo ciò che ho fra le mani , e stranamente basta. Come se fosse destino che io debba fumare ,dato che quegli spiccioli non li ho nemmeno contati.
Prima di uscire scarto il pacchetto e saluto il tizio con il gesto di una mano, mentre con l'altra mi porto la stecca di tabacco alla bocca.
La porta si apre e sento solo ora il tintinnio di alcune campanelle appese sulla mia testa.
Porto l'accendino sulla punta della sigaretta ed ispiro mentre la fiamma fa ardere come brace il tabacco.
Quando il fumo pervade i miei polmoni , me li sento esplodere. Cazzarola, non ricordavo che fumare fosse così.
Mi gira leggermente la testa, ho la nausea, ma mi piace.
Mi rilassa.
-Oh cazzo. G...Fumi?-. Alzo gli occhi.
C'è Dean dritto a me e mi scruta con aria contrisa.
-Visto?-. Dico annoiato.
-Deve essere successo un bel casino.-.
Tiro un bel respiro.
-Più che un bel casino...-.

                                                            °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
Siamo in un pub. Ci siamo accomodati al bancone mentre ordiniamo Whisky a raffica.
Questo posto mi piace.
La luce soffusa, l'odore di birra, i tavoli intrisi d'olio che non va più via.
Sembra sporco e non lo è. E' quel genere di posto che vive di notte , che ha un cuore che batte delle vite di persone che seppur non si conoscono , qui dentro parlano come vecchi amici.
C'è della musica in sottofondo, qualcosa dei Guns N' Roses, che rende tutto molto più "Old School" , più alla mano.
-Allora? Che succede G?-.
Dean è appoggiato al legno scuro del bancone , con l'intero braccio e mantiene la testa appoggiata sopra di esso, mentre con la mano libera si rigira il bicchiere fra le dita.
-Sono esausto.-.
Sogghigna. -Questo lo so, non saresti qui e non avresti acceso "la stecca della morte".-.
E' così che la chiamiamo per ricordarci che noi giocatori di Hockey non possiamo fumare quella roba. In realtà non possiamo fare granché , ma lo facciamo lo stesso.
-Guarda...-. Fa ed accenna un singhiozzo. -Ti stanno spuntando le rughe...-. Indica l'angolo della mia bocca , poi fa una lunga sorsata dal bicchiere.
Mi acciglio.
-Sono troppo giovane per le rughe, ma credo che di questo passo invecchierò precocemente.-.
Bevo. -La vita da "papà" non fa per me.-.
-E' per la mocciosa urlante?-.
Adesso il cipiglio che ho è più marcato :-No, Camila è bellissima. La amo. Ma ...Tessa...Dio è un inferno vivere con lei...-.
Dean si fa più su con la schiena.
-Amico....-. Dice ed impugna con ambe le mani il bicchiere concentrandovi lo sguardo. -Tutte le donne che non ci piacciono al cento per cento, rendono la nostra vita un inferno...-. Ha ragione.
Aspetta, Dean ha ragione? 
-Capisci perché io le scopo e basta? Non ho trovato quella che fa per me.-. Fa spallucce.
-Forse Tessa non fa per te.-
Decisamente Tessa non fa per me.
-Già...Non riesco proprio a farmela piacere. C'è...Io ho preso le mie responsabilità. Ma lei...-. Mi gratto una guancia distrattamente. -Mi obbliga ad amarla...O quanto meno a fingere di stare bene ...-.
Dean scuote la testa socchiudendo le palpebre.
-Na, na , na...Amico , a te serve altro...-.
Poi si volta , quando un gruppo di ragazze gli passa alle spalle.
Dio ma ha un radar? Come si è accorto di loro?
-Vedi?-. Le indica stringendo il bicchiere, ma resta con gli occhi a me.
-Loro, sono quello che fa per te ora.-.
E' un dannato tentatore. Uno che ti sa mettere nei guai anche se tu stessi dormendo, o fossi un prete.
Sospiro un sorriso.
-No, non credo che mi serva questo...-.
         
                                        °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
Ed invece ora sono al tavolo , seduto con cinque tipe e Dean.
Sono ubriaco fradicio, e credo di star dicendo una marea di stronzate a queste tipe abbronzate e bionde platino.
Sono di New York, sciatte e volgari. Ma sento che le vorrei scopare tutte...Anche insieme.
Mmmh...Insieme....
Scuoto la testa e quando lo faccio , mi gira pericolosamente.
Una di loro, ride e mi indica.
Parla poco la mia lingua ,o forse è solo tutto questo alcool che mi da questa impressione.
-Che...C'è?-. Ammicco e sorrido.
Dice "sei ubriaco", o almeno io capisco questo.
-Già...Lo sono...-. Faccio una pausa. -Mi porti a casa?-.
Ride ancora.
Lei si alza , fa il giro del tavolo e si siede sul divanetto verde, esattamente dove sono io.
-Fra poco...-. Dice dentro il mio orecchio.
Un attimo dopo , c'è una sua amica che tira fuori un astuccio e ne estrae qualcosa.
L'odore di erba mi arriva dritto nelle narici.
Cazzo, fumano?
Ed io che mi sentivo in colpa per una sigaretta...
Ne rollano una, poi due...E quando siamo fuori , ci mettiamo in cerchio e ce ne passiamo diverse , per un'infinità di volte.
Ok, ora ho la testa del tutto vuota e ...gira tutto...
Due braccia mi avvinghiano la schiena e due tette mi toccano le spalle da dietro.
-Andiamo in auto?-. E' la tipa di prima.
Betty...Brittany...Lei, insomma.
Non me lo faccio ripetere due volte. Raggiungiamo la mia auto. Non credo di essere in grado di guidare...No, non lo sono.
Quando sento la morbidezza del sedile , ci sprofondo dentro.
Ho sonno , ma sono vigile. Oppure sono vigile ma ho sonno.
Questa tipa, comunque mi si siede sopra in un  movimento che io non le ho nemmeno visto fare.
Mi bacia , mi lecca il collo e so che sono eccitato, ma non riesco a muovere un muscolo.
Il mio corpo è molle...Il mio cazzo meno.
Mi sbottona la cinta , poi scende con le mani.
Mi sembra il momento più idilliaco da mesi a questa parte.
Non le devo nulla. Non è niente per me. E mentre si solleva il vestitino inguinale rosa perla, e si infila il membro dentro, non posso che pensare che sia...Wow.
Mi cavalca con foga mentre le sue dita mi scompigliano i capelli.
Poi però sbotto a ridere. C'è, non lo faccio apposta ma lei gode e i suoi versi hanno l'accento americano...Una porcata atroce.
Si ferma per un istante , e cerco di dissimulare quella risata inopportuna, accendendo la radio.
Ci guardiamo e faccio spallucce.
E' quel tipo di momento dove non servono molte spiegazioni, dopotutto siamo fatti ed ubriachi.
La musica rimbomba per l'auto e sti cazzi, se la gente che mi cammina dietro la macchina , ci guarda dentro sconvolta.
Li vedo dallo specchietto dietro la testa platino di questa qui.
Gli occhi sbarrati, le mani alla bocca. Vecchie non avete mai scopato voi?
Dio, è il momento più divertente della mia vita.
Anche la bionda se ne accorge e mostra un medio mentre la dentatura bianca e perfetta le brilla attorniata dalla pelle ambra del suo viso.
Sa di pesca questa tizia. Immergo il viso nel suo seno ,che ho appena scoperto ed ispiro...Profumo di pesca , appunto.
Ridiamo. Lei è stravagante , spigliata ...Una vera fuori di testa. Mi piace.
Dopo poco , si contorce su di me e dell'umido mi scivola sulle cosce.
Oh cazzo...E' una fontana.
Respira forte e mi fissa occhi negli occhi.
-Tu ridi sempre?-. Le chiedo, spostandole una ciocca di capelli che le si è incollata ad una guancia per via del sudore.
-No..-. E ride.
Mi prende in giro?
La sposto prendendola per i glutei e lei si accomoda nuovamente sul sedile accanto al mio, abbassandosi l'abito sulle cosce.
Ah. Quindi non le porta proprio le mutande...
Altro "wow" nella mia testa.
Si, forse è più una come lei che fa per me. Forse è questo genere di cose che fanno per me.
Dovremmo parlare? Be' non ho mai parlato con nessuna oltre ad Hannah. Nemmeno con Tessa.
Perché dovrei farlo con questa qui?
Eppure lo faccio. 
-Come mai sei qui, da New York?-.
-Sono venuta a trovare mia cugina.-.
-Ah...-. Sorrido tiepido. Sono sgonfio. -Tua cugina...E' bella come te?-.
Un ridolino si slaccia dalla sua bocca. -Ti vorresti scopare anche lei, se così fosse?-.
Inclino un labbro. -Forse si...-.
E ride...Ma cosa c'è di simpatico in tutto questo? Ti sto dicendo che mi voglio scopare tua cugina...E magari anche tua sorella o tua madre se è possibile.
-Lei è carina si. Ma...-. Si batte un colpetto di indice sulle labbra. -E' diversa da noi americane.-.
-Diversa?-. Accendo l'ennesima sigaretta.
Annuisce. -E' più...Tranquilla. Sia di aspetto che di carattere.-.
-Be' di carattere ne ero certo...Siete delle matte.-.
Mantengo una mano sul volante come se stessi camminando piano con l'auto, ma è sicuramente l'auto che si muove nella mia testa.
Questa storia dell'essere strafatti è strana...
Tiro tre quattro boccate , sputo il fumo, ne aspiro altro.
-Tu?-.
Faccio spallucce. 
-Io cosa?-.
-Be' che fai qui?-.
Scappo dalla mia compagna...
-Niente di particolare. Studio in questa città.-.
-Ah...-. Sospira. -Che studi?-.
Ma che ti frega?
-Archite...Filosofia.-. So per certo che non ne sappia nulla. Una tipa come lei non può di certo studiare una materia del genere...Ed io non mi devo sorbire altre domande.
-Bella!-. Fa. -In america io studio, psicologia..-.
E' pure intelligente?
-Solo che quando vengo qui, cerco di cambiare un po' la mia routine. Sai...-.
La capisco...Sto facendo lo stesso.
 Finisco la sigaretta e dopo averla lanciata dal finestrino mi volto verso lei :-Anche io, sto cercando di distrarmi un po'-. Ehy, Garret , fermati. Stai parlando ad una sconosciuta di te. Non lo fare.
-Vita pesante quella di voi giocatori di Hockey?-. Finge una risatina mentre passa un dito sullo stemma della mia squadra che ho incollato al cruscotto.
-Simpatica...-. Faccio acidulo, -non è quello il mio problema.-.
Alza un sopracciglio di pochi millimetri. 
-No? E sentiamo che grandi problemi ha...-. Incrocia le braccia al petto -un giocatore di Hockey , che si scopa la prima che capita in auto?-.
Vorrei ringhiare come un cane...
-Ho una bimba. Cioè...-. Mi copro il viso con le mani, l'alcool mi fa parlare troppo...
-Ho una bimba da poco, e ...-.
-Non vai d'accordo con la mamma?-.
Annuisco.
Sorride, poi, sfila il cellulare dalla borsa e illumina il display. C'è la foto di due bimbi del tutto identici a lei.
-Sono i miei figli. Mi sono separata con il mio ex poco più di tre mesi fa...-.
Impallidisco. E' il così detto destino, questo?
-Vengo qui, per alleggerire la tensione. Sai...A trent'anni è complicato gestire tutto...-.
HA 30 ANNI?!
-Immagino...-.
-Be', però non pensavo di conoscere un tipo come te..Non ti avrei dato un centesimo...-.
Ah...Grazie.
Sorrido :-Neanche io...-.
Prende un pezzo di carta dalla sua borsa e con una matita per le labbra che tira fuori dalla trusse dei trucchi , scrive un numero.
-Questo è il mio cellulare, resto in città per due settimane..Spero di risentirti.-. Dice passandomi il pezzetto di carta.
Poi mi schiocca un bacio sulla guancia e scende dall'auto.

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Capitolo 23
*** Ho generato un mostro ***


                                          Garret
Ogni azione, ha una conseguenza. Ogni gesto che noi compiamo può ripercuotersi sulle vite di qualcuno.
Spesso non siamo nemmeno coscienti delle conseguenze a cui potremmo andare incontro.
E delle volte, il destino, è così spregevole che seppur prendiamo atto della puttanata che stiamo facendo, lui ci si ritorce contro lo stesso.
Ma questo, quando ho deciso di lasciare Tess , ancora non lo sapevo...

Infilo la chiave nella toppa di casa "nostra".
Dal giorno in cui ho conosciuto Brittany, non ho mai smesso di pensarla , e quando quel pensiero si è insinuato forte nella mia testa _e nei miei pantaloni_ l'ho cercata.
Così da circa una settimana mi ci vedo regolarmente. E adesso lei è con me , o meglio mi tiene stretta la mano mentre ci inoltriamo a casa mia, nel bel mezzo della notte.
Cosa mi ha spinto a farlo? A cercarla intendo, be' non lo so.
Però quando l'ho fatto ho capito sin da subito che lei sarebbe stata l'unica in grado di psicoanalizzarmi e non solo perché è la materia per cui ha dato la sua vita, ma perché è diversa.
Certo scoparla sul sedile della mia auto , non la rende diversa dalle oche della Briar, ma poi, quando siamo usciti e ci siamo incrociati con lo stesso sguardo vuoto , abbiamo capito.
Lei poteva aiutare me ed io..Be' volevo essere aiutato.
Con il passare del tempo, ogni singola ora che ci siamo dedicati era solo per noi, per me e poi ancora per lei.
E mi ha detto qualcosa ...Si, quella fottuta frase :"Tu mi servi. Tu mi aiuti".
Cazzo mi si sono accese tutte le lampadine , perché anche lei mi serviva per scappare da questo schifo di periodo e mi aiutava.
Allora , ho preso una decisione:
-Lascio Tess.- 
Ovvio, non potevo farlo con un sms . Non potevo nemmeno litigarci in presenza della bimba.
Allora in che modo avrei potuto, compiere quel gesto?
Brittany era con me , ci sarei riuscito...
 So che Tessa non è in casa. Le ho scritto per sapere dov'era e lei mi ha risposto "ad una cena". Un messaggio sintetico , che però aveva creato dentro la mia testa una sorta di piano astratto e malefico.
Quindi prima che potessi stendere giù qualsiasi discorso da fare a Tessa, ho scelto una mossa , che sapevo mi avrebbe segnato nella lista "vigliacchi di merda". Ma non vedevo altra soluzione...
Ho portato, come dicevo, Brittany a casa. 
Li per li, ho pensato che per lei non ci poteva essere nulla di strano. Casa mia non la conosceva , non sapeva forse nemmeno l'esistenza di questo quartiere. Ed infatti , aveva accettato senza problemi. Oh, bè qualche canna e qualche bicchiere ci ha aiutato , devo ammetterlo...
Bene, ho appena sottolineato che casa mia è vuota e che però ho scelto la mossa da vigliacco...Qualcosa non riporta , giusto?
Allora è meglio che mi spieghi ...

Brittany mi stringe la mano ma dal camminarmi affianco , ora , mentre stiamo entrando, sembra nascondersi dietro di me , affacciandosi dalla mia spalla.
Non dice una parola , a parte qualche risatella che le scappa , ma sono i suoi soliti ridolini da fatta e brilla.
La luce è spenta e tutte le tapparelle sono abbassate. 

Io lo so che casa è vuota...
Per qualche strano motivo sono teso come la corda di un violino. Forse perché in vita mia non ho mai pensato di riuscire a fare tanto..

Brittany mi segue e si chiude la porta d'ingresso alle spalle.
Accendo il piccolo punto luce inchiodato al muro adiacente l'ingresso che fornisce luminosità sufficiente per salire la rampa di scale con il corrimano bianco , che porta in camera.
Una volta raggiunta la soglia della stanza , apro l'ennesima porta ed ancora ho l'istinto di sospirare , felice di non vederci nessuno dentro.
Brittany è calda, bollente, e mi vuole.
Mi gira attorno accarezzandomi la nuca con le dita e quel tocco mi fa bollire quella parte di corpo appena sfiorata. Le sue mani scivolano via e lei volteggia nella stanza.
Si accomoda sedendosi al bordo del materasso, accende la piccola bajour e poi mi fissa in attesa.
I suoi occhi azzurri si fanno di un blu iridescente e me li sento addosso, come se  mi stessero scorrendo ovunque.
Mi avvicino al materasso e le incastro le di dita di ambe le mani dietro la nuca, fra i capelli.
Lei solleva il mento, ci fissiamo , poi sento le sue dita infilarsi nello spessore della cinta e lentamente liberarla dal pezzetto di ferro che funge da cerniera.
In un batter d'occhio lei è li ,con la mia nudità davanti e quando me lo afferra e lo porta alla bocca non posso far altro che gettare la testa indietro , perché dopo tutta quella serata ad aspettare questo momento con lei, è troppo bello ...
Lei muove la sua lingua esperta ed io...Cazzo, io sono pietoso. Inarco la schiena formando una curva verso l'interno e mi devo reggere con le mani alle sue spalle , perché sto precipitando in un vortice di piacere che poche volte avevo contemplato.
-No, aspetta...-. Dico in un filo di voce.
Lei si ferma e mi fissa.
Allora la tiro ancora più su lungo il materasso. Lei si aiuta con i gomiti, e mentre striscia con il sedere sul lenzuolo, io le sfilo l'intimo di pizzo bianco godendomi l'effetto del candido sulla sua pelle abbronzata.
Si toglie l'abitino fiorato color crema e lo getta a terra.
Faccio lo stesso con scarpe e pantalone , mentre alla T-shirt ci pensa lei.
E poi eccoci, aggrovigliati, mentre spingo la mia erezione dentro lei.
La stanza si riempie di ansimi, gemiti ed il suo odore di pesca è così forte da rintronarmi.
Ma è solo allora che mi rendo conto di una cosa: Io sono malefico. Sono un bastardo.
Mentre la sto scopando , divento più aggressivo.
Una rabbia mi risale dallo stomaco e le mie anche si agitano a tal punto da farle emettere un "aia" sibilato, che però in quel marasma di cose nella testa, ignoro.
E spingo, spingo, sempre più forte.
Ho paura , una fottuta paura.
Poi ancora, provo...Dio... provo schifo...
Per me , per quello che sto vedendo succedere alle mie spalle. Per lo scricchiolio della porta. Per i piedi sul pavimento. Per...
-GARRET.-.
Quando la sua voce mi arriva da dietro la nuca sento tutta quella nuvola pesante sciamare da sopra la mia testa. Socchiudo le palpebre. Respiro piano, mi cullo lentamente.
E ragazzi, è l'unica volta che nella mia testa vedo riflessa l'immagine di me stesso , su Brittany con Tess alle spalle.
Altri giorni , mentre la scopavo , avevo immaginato la stessa scena , ma era più confusa, meno nitida.
Ma ora...Ora Tessa era dietro di me , Brittany sotto di me ed io...Ero venuto.
Brittany mi da una manata sul petto, costringendomi a saltare all'indietro ed in quel preciso istante , tutto torna a muoversi in tempo reale attorno a me.
Fine dei movimenti lenti e sinuosi, fine della sensazione di "fine" che avevo provato. Della libertà, del capitolo chiuso.
Adesso la dovevo guardare per l'ultima volta.
Tessa poggia nostra figlia nella culla affianco alla porta d'ingresso. Io mi risalgo le mutande e Brittany...Brittany resta li sul materasso a coprirsi il ventre con il lenzuolo.
A quel punto capisco cosa avevo fatto.
Anzi cosa avevo fatto accadere.
Aspettavo Tessa al varco. Non avevo fatto altro che caricarmi di quel peso per tutto quel periodo e mi aveva talmente tanto sommerso, che allora , invece di capitolare, avevo scelto quella strada.
Farsi cogliere in fragrante.
Mi ero ripetuto ogni notte "fatti lasciare". Ed ora per qualche strano scherzo della mente , mi ero mosso ottimamente affinchè  accadesse.
Gli occhi di Tessa però non schizzano su di me. Mettono a fuoco lei. Brittany.
Le due si guardano ma con occhiate diverse.
Tessa è nera in volto mentre Britt...E' pallida , sembra che abbia davanti la morte.
Le guardo cercando di capire cosa stia succedendo...Ma non ci mettono molto ad arrivare le spiegazioni.
-Vuoi distruggere del tutto la mia famiglia...Eh Brittany?-. Tessa le strappa il lenzuolo di dosso , si china , raccoglie il vestitino e glielo tira in faccia.
-Tessa ...Io...Non sapevo che Garret.-. Brittany si sposta l'abito dal viso.
-STA ZITTA!-. 
-Vi conoscete?-. Provo a chiedere in generale , senza rivolgermi a nessuna delle due.
Gli occhi di Tess piombano su di me ed il suo sguardo è a dir poco agghiacciante.
-Se la conosco?-. Poi si volta verso Brittany. -Ci conosciamo? Tu che dici?-.
E di li a poco, scopro una serie di nozioni che mi fanno crollare il terreno sotto i piedi.
Brittany abbassa lo sguardo.
-Questa qui!-. Starnazza l'altra puntandogli l'indice contro. -E' colei che si è fatta mettere incinta  da mio fratello.-.
Le mie palpebre si allargano a tal punto che non mi sorprenderebbe se mi si lasciassero cadere a terra le palle degli occhi. 
A conti fatti il fratello di Tessa doveva avere poco più di me. Doveva essere un ragazzo giovane , forse uno del primo anno di università, o poco più. Giocava con Harvard , ma questo significava poco dato che nello stesso edificio ci sono liceo ed università... Mentre cerco di individuarlo , la mia testa fa una piroetta e poi mi sento come risucchiato da qualcosa ...Un ricordo...
Per l' esattezza un giorno...
Mentre le loro voci rimbombano per la stanza io sono li, fermo , che ricordo la partita contro quella squadra.
Tanti flash si accavallano nella testa. Ricordo che mi sono voltato sugli spalti , che cercavo Hannah , ma lei stava parlando con Tessa e poi, quando la partita era giunta al termine , ho visto Hannah raggiungere Tess e ...
-Ha fatto due gemelli con lui , per poi, tradirlo e scaricarlo.-. Prosegue lei.
-Quindi era una scusa la visita da tua cugina?-. Chiedo.
Lei annuisce.
-Volevo andare via da casa mia. Da lui...-.Brittany aveva fatto esattamente come me. Aveva usato la mia stessa "mossa da vigliacco" , faceva parte della mia stessa "lista"?
Sfioro la sua testa bionda con lo sguardo. Non ha mai avuto il coraggio di rialzare il mento o di dire qualcosa per discolparsi.
-Ti avrà cacciata lui!-. Si avventa ancora su di lei Tessa.
Brittany stringe un  pugno. Le lacrime le rigano il viso.
La conosco poco, ma quel poco basta a farmi credere che c'è altro sotto.
-NON E' COME DITE TU E TUO FRATELLO.-. Tuona all'improvviso.
I suoi occhi sono cinerei e la guarda in faccia, finalmente.
-Io amavo tuo fratello Jason. Ero cotta di lui. Ma da poco più di tre mesi, ho scoperto che si era preso una cotta per un'altra ragazza. Una studentessa , molto più giovane di me. Dice che l'ha conosciuta molto tempo fa , ma poi non l'aveva più vista... -. Singhiozza e perde un respiro. -Ho dovuto allontanarlo!-.
Tess si morde un labbro. Non sa se crederle, non sa se stia dicendo la verità. Ma quando Brittany tira fuori il suo cellulare e poi ancora lo screen di una chat e glielo mostra , vedo le rughe d'espressione  distendersi sul volto della mia ex compagna.
-Io...-.
-Non ci credevo nemmeno io che avesse potuto tradirmi...-.

E...Un  ragazzo le guardava dagli spalti. Era Jason. Il fratello di Tessa....

-No...Io non ci credo che mio fratello lo abbia fatto per davvero....-. Mormora Tessa incrociando il mio sguardo...
-Fatto cosa..?-.
-Contattare Hannah Welss...-.

Ho generato un mostro e quel mostro mi si è ritorto contro. Il mostro porta con se la nostra storia, mia e di Hannah , l'unica ragazza che io avessi veramente mai amato.

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Capitolo 24
*** Filo rosso ***


                                         Hannah
Mi sono sempre chiesta se ci fosse un "perché". O forse ho sempre solo cercato questo "perchè" in tutto ciò che mi accadeva quotidianamente.
L'ho fatto quando ho incontrato Garret , quando mi ci sono lasciata.
E poi ancora ho riflettuto su quanto fosse piccola e contorta la nostra esistenza. Inizio a credere che il filo rosso che intreccia le vite delle persone esista veramente...
Dopo aver scoperto la neo-paternità di Garret, ero distrutta.
Ricordo che la sera stessa ero tornata al dormitorio, avevo fissato Nell negli occhi e le avevo detto "devo parlare".
Non devo parlarti, ma proprio devo parlare.
Perché tutto quel macigno doveva sgretolarsi e non mi sarebbe interessato come poteva farlo, ma bastava che lo facesse.
Perciò Nell preparò del the, e senza dire una parola si accomodò di fianco a me sul divano.
Lo stesso divano, che aveva condiviso con noi una marea di storie assurde da collegiali.
Adesso però, era diverso.
Quello che dovevo raccontare era diverso.
Parlai fitto , fitto, e lei non mi interruppe nemmeno per un momento.
Quando poi le sue palpebre si erano sollevate prepotentemente alla frase "diventerà padre", il suo sguardo , mi aveva già risposto.
-Non è per te.-.
Disse un attimo dopo, ed una voragine si era aperta nel mio petto.
Garret mi aveva martellato di messaggi nelle restanti ore successive ed io...Be' io , l'unica cosa che avrei voluto fare era rispondergli che non poteva essere vero. Che la nostra storia valeva molto di più di tutto quello che stava accadendo.
Ma non l'ho fatto.

"Garret , io ci ho riflettuto molto. Preferisco non sentirti più."

Nell era accanto a me quando digitai il messaggio.
Piangevo come una fontana e l'unica consolazione fu il suo sguardo d'apprensione e le sue braccia morbide che mi stringevano le spalle.
Ero distrutta. Sgretolata dagli avvenimenti.
Poi nel susseguirsi dei giorni , quel senso di rottura era tornato a farsi largo dentro la mia testa.
Ero rotta. Di nuovo. Ma in un modo diverso. Il mio cuore sembrava essere stato asportato dal mio corpo...La mia anima era rotta.
Provai a recarmi alla Briar. Avevo intenzione di proseguire con lo studio , con la mia vita.
Ma salivo in auto e restavo ferma fino alle 13 del pomeriggio.
Allora dopo due giorni mi preparai , raccolsi i miei libri e salii in auto. Di nuovo. Ma riuscii a partire.
Parcheggiai esattamente nel cortile esterno della Briar ed ammetto che non provavo alcun senso di disagio. Ero determinata. 
Però, appena poggiai la mano sulla maniglia della mia auto e mi mossi per scendere, lo sguardo sfiorò la sagoma di Garret.
Mi scosse uno spasmo forte e poi le mie gambe mi si irrigidirono.
No, non potevo affrontare tutta quella storia. Ero certa che Garret mi avrebbe fermata , avrebbe tentato di dissuadermi. Ed ero ancora più stramaledettamente certa che avrei ceduto.
Perchè? Perchè io amavo Garret e sarei ipocrita nel dire che non lo amo più.
Allora riaccesi il motore della mia auto e planai verso casa di Nell.
Dico "casa di Nell", perchè nell'istante in cui ripercorsi la strada a ritroso, avevo scelto.
Sarei andata via.
Ricordo che quella mattina ricacciai le valigie dall'armadio e il solo vederle mi strappò un lungo lamento dritto dalla gola. E poi, piansi.
Ogni abito che infilavo era una lacrima più corposa e quando le riempii del tutto...Le mie mani tremavano.
Scrissi un messaggio a Nell ed uno a mia madre.
Andavo via. 
Guardai l'ampia cartina geografica sul muro di camera mia, chiusi gli occhi e stirai un dito sopra la carta plastificata.
New York.
Ad oggi non so dire con esattezza se quella mattina uno spettro fosse alle mie spalle ed avesse suggerito per me.
Ma quando aprii gli occhi ero convinta di trasferirmi li. Sapevo di poterlo fare.
Ricordavo i lunghi sms con Tessa. 
Mi aveva raccontato che suo fratello , il giocatore di Hockey dell'Harvard , aveva deciso di comprare casa in quella città.
I motivi non me li aveva spiegati chiaramente , ma quando io decisi di contattarla mi aveva detto che senza dubbio potevo fermarmi a casa sua a New York e che volendo avrei potuto fare domanda ad Harvard poiché distava in auto poco meno di 4 ore.
Gli orari erano flessibili e poi a me mancava l'ultimo anno di college solamente...Avrei faticato sicuramente, ma se fossi riuscita a stringere i denti sicuramente alla fine di quest'anno mi sarei diplomata e sarebbe finita li.
Mi raccomandai con Tessa , di non far sapere nulla a Garret, di mentire anche , semmai lui avesse subodorato qualcosa. Ma forse Garret è troppo stupido e non ha mai capito niente di quello che stava succedendo con me...

Così percorsi quei Km, mentre Tessa avrebbe messo al corrente suo fratello del mio arrivo.
In qualche ora pianificammo tutto e forse, il fatto di averle permesso di incontrare di nuovo Garret , aveva fatto si che lei mi offrisse tutto l'aiuto possibile.
Jason suo fratello mi avrebbe lasciato casa libera e sarei stata da loro fino alla fine dell'anno.
Era perfetto...Era tutto perfetto...
Fino a che Jason non ha incominciato a flirtare con me. 
E fino a che , io non ho deciso di ricambiare il suo flirt.
Sapevo che stavo sbagliando. Lui era fidanzato , aveva due figli. Due gemelli bellissimi. E siccome se ne sento tante di storie di ragazzi troppo giovani che prima fanno il danno e poi se ne lavano le mani, non volevo che lui facesse parte di quell'emisfero. Per colpa mia.
Ma è stato impossibile impedirlo...
Tempo dopo, incominciarono le visite.
Si faceva vivo spesso e con le scuse più disparate.
"La mia compagna è fuori"
"Sono passato a riprendere delle tute"
"Avevo voglia di stare qui..."
E dopo quei due mesi: "Avevo voglia di vederti".
E fu una doccia gelata scoprire che anche io avevo voglia di vederlo. Avevo voglia di cambiare tutto.
Certe volte pensavo :"E se Garret sapesse tutto questo?"
Effettivamente , chissà come se la sarebbe passata sapendo che la sua compagna_ perché so, che ora vivono assieme _mi aveva aiutata a fuggire da lui e aveva fatto si che io incontrassi Jason.
Sicuramente, conoscendolo avrebbe sbroccato alla grande.
Ma so, che ora lui non mi pensa più. 
Probabilmente sua figlia è già nata. Io non ho avuto il coraggio di chiedere al fratello di Tessa informazioni a riguardo.
A dirla tutta, gli avevo imposto di non parlarmi ne di Tessa ne di Garret.
Così eccomi qui, lontano dalla Briar ,abbracciata a Jason, mentre ci crogioliamo nel tepore dei nostri stessi corpi, distesi sotto il piumone di camera sua.
Jason è così diverso da Garret.
Ha i capelli nerissimi e gli occhi scuri. E' alto e muscoloso quanto lui, o almeno credo di ricordarmelo così Garret.
Loro però sono estremamente diversi. 
Jason è meno sarcastico , meno sfacciato , meno...Meno tutto.
Eppure qualcosa in lui mi crea brividi ovunque. 
Il sesso con lui è meraviglioso. Si gente, Hannah Welss fa sesso.
L'ho scoperto da poco, ma posso fare sesso anche con persone che non siano Graham Garret. E può anche piacermi.
Ma non è l'unico dettaglio, ci sarebbe anche da dire che pochi giorni fa , Jason è riuscito a farmi venire.
E giuro..Che volevo piangere(certo non l'ho fatto), ma volevo. Per la disperata contentezza, per il fatto che avrei potuto scordare Garret da un momento all'altro. C'ero vicina. Sono mesi che non sento e non vedo Garret...
Non ho nulla di lui. 
Non ho un ciondolo come Tess, o una frase lasciata su un quaderno....Ho cancellato , ogni suo sms.
Quindi lui non è che una nuvola nera nella mia testa.

"Chissà se mi ha dimenticata?"

Sono certa che l'abbia fatto e...Sono felice che ha scelto Tessa e la loro bimba.
Infondo anche io avevo cercato di dimenticarlo con Jason.
Nei mesi che ho trascorso con questo ragazzo , ho scorto in lui un moto di stravolgimento.
Jason cambiava ogni giorno di più.
All'inizio era timido , c'erano solo"ciao" e "faccio presto" quando entrava in camera sua per raccattare vestiti. Ma poi credo che qualcosa con la sua compagna aveva iniziato ad incrinarsi, fino a che una sera bussò alla mia porta e ...La sua faccia parlava da sola.
Si era lasciato.
Non avevo idea del motivo. Mi aveva raccontato brevemente di una litigata e poi aveva detto che lei lo aveva cacciato di casa. Era fradicio per la pioggia e...Insomma era casa sua.
E' così che sono iniziate ufficialmente le cose fra di noi. Niente più scuse per vedermi. Niente sorrisi, sguardi...
La sera stessa lo avevo ascoltato per ore parlare di quanto fosse amareggiato, di quanto ci stesse male. Poi la conversazione aveva preso una piega diversa. Voleva tirarsi su, ed anche io lo volevo. Perché mi dispiaceva vederlo così.
Abbiamo stappato del vino, acceso la tv e siamo rimasti li, vicini a ridere mentre sorseggiavamo dai nostri calici.
Quella notte fu la prima notte che passai a letto con lui e mi sentii svuotata.
Jason in qualche modo, per qualche motivo, era piombato da me  e mi aveva allontanata da quell'orco cattivo che mi seguiva da Boston. Ed io mi ero lasciata aiutare.
Ed ero felice.


-Che hai Hannah?-. Mi accarezza la guancia portandomi via una ciocca castana.
-Niente perché?-.
E' inspiegabile. Lui ha la dote di accorgersi sempre se qualcosa nella mia testa non va.
Storce un labbro:-Dai, avanti. Sputa il rospo.-.
Mi massaggio la guancia. Ho il telefono stretto fra le dita.
-Voglio eliminare MySpace.-. Dico mentre l'icona celeste, brilla nelle mie iridi.
Non ho più aperto quel social da quando sono partita da Boston.
E mi terrorizza l'idea di farlo.
-E' per...lui?-.
Ho un tuffo al cuore. Jason sa di Garret. Sa di tutto, ovviamente ,dato che Tessa è sua sorella.
E sa che io ci sto male, ma non si è mai sentito offeso da questo. Anche lui è in una situazione simile e forse per questo stiamo bene insieme.
-No, c'è...Ovvio che mi fa pensare a lui...-.
Il fatto che io possa parlarne con la persona di cui mi ritengo infatuata, mi fa sentire ricucita.
-Allora, se ti fa sentire meglio cancellalo.-. E' sempre così tranquilla la sua voce. Non si scompone mai. Non mi aggredisce . Non mi giudica...
Jason guarda l'orologio da polso che ha appoggiato al comodino dalla sua parte di letto , e si solleva.
Lo seguo con lo sguardo.
-Vado agli allenamenti.-. Dice. 
Odio quella frase. Mi ricorda gli allenamenti di Garret.
-Ci vediamo dopo?-.
Si volta verso me e mi schiocca un'occhiata raggiante.
-Torno presto.-. Si allunga per mezzo busto poggiando i palmi sul materasso e mi bacia.
Attimi dopo lui esce, ed io sono sola.
Ancora sotto al piumone. Con MySpace davanti.

E se sbirciassi cosa succede nella mia vecchia scuola?
Mi chiedo.

Sarebbe sicuramente raggelante sapere che Serpe Sins ha baciato qualche giocatore di Hockey ubriaca ad una festa o che...
Garret Graham.
E mi fermo subito a pensare cosa potesse aver fatto Garret in questi mesi.
Perché non ne ho idea e non voglio nemmeno farmene una.
Sospiro e lascio il telefono che scivola sulla coperta.Ma ne sento il peso sulla coscia, come se quel dannato affare avesse preso vita e volesse attirare la mia attenzione.
Cazzo.
Lo afferro di getto e pigio l'icona. Al diavolo.
Ed ecco che i volti conosciuti di tutta la Briar appaiono alla mia vista.
C'è una foto di Kendall mentre stringe il premio "miglior ceer-leader dell'anno".
Scorro.
Vedo una foto di Allie assieme a Robert Cross, un nostro prof. La foto è divisa a metà come le classiche foto :"prima" e "dopo". Ma l'immagine è sempre la stessa, solo che uno dei due ritagli e zoommato.
Nel primo a vederla così sembrano parlare. Nel secondo più ravvicinato, si stanno baciando.
E poi ogni dubbio sciama quando la dicitura in basso riporta "e' così che si guadagnano le A".
La foto è stata postata proprio dalla sua amichetta Kendall. 
Sospiro una risatina. 
Ero certa che la loro amicizia sarebbe finita in questo modo. Oddio, proprio in questo modo no, ma che sarebbe finita si.
Scorro ancora .
Volti.
Video.
Stronzate a caso su qualsiasi studente, ma niente su Garret.
E' come se fosse sparito dalla faccia della terra. Come se non lo avesse mai conosciuto nessuno. Di me c'era qualche post , scorrendo molto indietro sulla Home. Ma di lui il vuoto cosmico.
Perchè?
Che lo abbia chiesto lui stesso? O forse si è cancellato?
Scrivo il suo nome su ricerca.
Appunto. Si è cancellato. 
Quando lo realizzo, mi rendo conto che la delusione che provo è più di quella che potessi immaginare di provare.
Perchè' io infondo volevo ancora sbirciare nella sua vita. Volevo ancora vedere i suoi occhi grigio-blu fumosi, e volevo anche sapere il nome della bimba.

Chissà se anche lei ha gli stessi occhi...Chissà se...

Sto piangendo.

Mi sento attanagliata dallo sconforto.
Sono certa che lo abbia fatto a causa mia. Voleva che lo dimenticassi perché lui, ha dimenticato me.

"Forse è giusto così Hannah..."
"Ma allora perché fa così male?"

Presa da uno sconvolgimento emotivo degno del miglior "ricovero coatto", fisso il vuoto con gli occhi appannati dalle lacrime, e scivolo fuori dalle coperte.
Voglio uscire , mi sento mancare l'aria. 
Mi vesto alla svelta. Una maglietta morbida che nasconde ogni forma, una camicetta che lascio aperta , i leggins un paio di anfibi, insomma le prime cose a caso. Afferro la borsa e raggiungo la porta d'ingresso velocemente.
Abbiamo un ascensore e di solito lo uso dato che siamo al 7 piano di un palazzo che ha almeno dieci piani sopra al mio. Ma voglio sentire un altro tipo di fastidio. Un altro tipo di affaticamento in petto. Non quello che riguarda Garret, ma quello che riguarda farsi le scale a due a due correndo come un psico-disadattata.

Esiste la parola psico-disadattata? No perchè faccio fatica anche a pronunciarla...

Apro il portone in vetro e l'aria tiepida della Domenica soleggiata , mi solletica il viso.
Tiro un bel respiro, ed i miei piedi tornano a calpestare la strada.
Non conosco nessuno qui. Ed è stupendo girare in mezzo alla gente che non rischi di incontrare a scuola. Gente di cui non pensi cose tipo :"ieri ti ho visto pomiciare ad una festa", "l'altro giorno la tua ragazza fornicava nei bagni"...
Niente segreti da nascondere. Niente giudizi da dare. Nulla.
La moltitudine di auto sulla strada a quattro corsie , attraversa il centro come la risalita dei tonni.  E l'odore tipico delle bancarelle di Hot-dog ai bordi di ogni marciapiede mi allarga lo stomaco.
Mi perdo in quella strada , in quei pensieri stupidi che mi fanno allontanare quel nome dalla testa e per qualche minuto mi sento come se non avessi mai pensato a Garret.
C'è un bar accanto al marciapiede che sto percorrendo. E' vintage , un di quei locali d'altri tempi e da quando sono qui , ci sono sempre andata.
Anche oggi.
Appoggio la mano alla maniglia vinaccio e le campanelle tintinnano sulla mia testa.
-Buongiorno Hannah.-. 
La ragazza che si aggira fra i tavoli è la figlia della responsabile. E' sempre molto cordiale e da qualche giorno, con me , ha stretto più confidenza. Non dico che potremmo essere amiche, ma quando il bar è vuoto lei si siede al mio tavolino e parla.
Parla di tutto. Fa domande , è curiosa. Raccontiamo i nostri sentimenti, le sensazioni. E mi piace.
Quando vengo qui, prendo solo cioccolata calda. Anita lo sa e me la prepara sempre con due biscottini in più sul vassoio. Ma oggi...Oggi proprio non ne ho voglia e glielo dico esplicitamente. Non mi sarei seduta al solito tavolino con la tovaglia di carta verde , ne le avrei raccontato di come sto.
Oggi era diverso.
Anita mi guarda perplessa , ma non chiede nulla.
Prepara la cioccolata in un bicchiere d'asporto, pago e ci salutiamo.
Esco dal bar e sono ancora confusa. Sento questi sentimenti aggrovigliarsi e...

Delle voci concitate che provengono dalla fine del marciapiede attirano la mia attenzione.
 "qualcosa di nuovo"penso..
Mi dirigo verso quelle cicale impazzite.
C'è una massa che attornia qualcuno.
Vedo due teste di sfuggita che dondolano , appaiono e scompaiono.
Non corro. Non cerco di raggiungerle velocemente.
Stappo la mia cioccolata calda e ne tiro una sorsata in gola.
Quando ormai sono vicino alla folla, mi rendo conto che tutti stanno urlando "c'è una rissa".
Mi faccio spazio a gomitate fra la gente , cercando di non far piombare sull'asfalto ciò che sto bevendo.
Ma alla fine la cioccolata cade lo stesso dalle mie mani...Perché la lascio andare io.

Adesso mi chiedo nuovamente "perché".
Poi però ripenso al filo rosso. A quella stupidaggine che ho letto su internet solo poche settimane prima.
E decido che non è una stupidaggine. Che le nostre vite , sono strettamente legate fra loro.
Che veramente esiste quel filo rosso e prima o poi, anche se passa del tempo, ognuno si incrocerà di nuovo con almeno una delle persone che ha conosciuto nella sua vita.

Sono convinta che Garret abbia stretto quel filo rosso con tutto se stesso, perché ora è qui piegato affianco alle mie gambe , mentre prende a pugni Jason...

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Capitolo 25
*** Perché? ***


                                                Hannah
-Garret basta! Lascialo!-. Mi getto sulla schiena di Graham artigliando la sua felpa mentre cerco di tirarlo via.
Sembra un cane rabbioso , mentre strattona Jason facendogli sbattere la schiena a terra più volte.
-Basta!-. Grido ancora. Ma è solo quando grido la terza volta, fra le lacrime che riprendo finalmente la sua attenzione.
Si accorge di me , della mia voce...Ed all'impatto con ella , lascia la giacca blu e gialla con lo stemma Harvard, che indossa Jason.
Si gira per metà busto verso me :-Hannah...-. Ha gli occhi pieni di dolore. E lo so, lo vedo...Conosco sin troppo bene Garret.
Alzo il palmo della mano e come un colpo di fucile , le mie dita si schiantano sulla pelle della sua guancia.
Lo schiaffo è così tuonante che mi rendo conto solo un attimo dopo , che tutta la folla si è zittita.
C'è brusio si, ma lieve , quasi impercettibile.
Un muscolo si contare sulla sua mascella serrata.
Mi fissa. Mantiene gli occhi incollati ai miei ed io...Be' io non posso smettere di guardarli e piangere.
Avrei voluto chiedergli ancora : "Perchè?"
Perché era qui? Perchè stava prendendo a pugni Jason? Perché non mi ha dimenticata e basta?
Ed invece i miei piedi si muovono. Faccio un passo indietro e mi rendo conto che sono totalmente intorpidita , raggelata ed anche muovere un semplice passo indietro è una forzatura estrema.
Il cuore mi batte forte nella cassa toracica e ho degli spilli in testa. Si è come se di colpo fossi stata punzecchiata da migliaia di spilli così pungenti che anche i vasi sanguigni nelle mie sclere sembrano tirarmi fino a farmi male.
-NO.....-. Sollevo un palmo per bloccare qualsiasi gesto stia per compiere , perché si muove come se volesse afferrarmi-...Non lo fare....-.
Indietreggio ancora e finisco per sbattere sul petto di qualcuno dietro me.

"Non posso restare qui...
Sto soffocando. Non posso restare qui..."
 
Mi volto facendo uno scatto brusco e spingo via l'onda di gente che mi ritrovo davanti, insinuandomi come un serpente fra di loro, e strisciando via.
Corro.
Vorrei dire che sono terribilmente triste mentre sto tornando verso casa. Ma in realtà , non so nemmeno io cosa sto provando realmente adesso.
C'è un caleidoscopio di immagini passate che vortica nella testa. Migliaia di ricordi, miriadi di sensazioni che avevo soffocato...

"Garret è qui.
E' qui!"

Poi una mano mi afferra un braccio costringendomi a girare sul mio stesso asse.
-Lasciami!-. Ringhio.
Gli occhi di Garret sono di un grigio spaventosamente cupo.
-No.-.
Cerco di strappargli il braccio che mi tiene stretto con la mano, ma l'unico risultato che ottengo è quello di rimbalzare sul posto.
-Ho detto di lasciarmi.-. Faccio di nuovo , con l'espressione più minacciosa che potessi ricacciare.
Il labbro di Garret si inclina all'insù e la sua espressione astiosa , diventa una specie di smorfia divertita.
-Sennò che fai? Gridi a tutti che ti sto molestando?-.
-Volendo, potrei.-. Corruccio la fronte per i nervi che provo.

"Perché cazzo mi sei venuto a cercare fin qui Garret?"
"Già...Perché quelli come te non rispettano il dolore altrui, ne le decisioni altrui..."

Sbuffa. -Non essere ridicola.-.
Finalmente riesco a liberare il braccio.
-Che diavolo sei venuto a fare qui? E perché hai preso a botte Jason?-. Mentre parlo , i miei occhi gli scavalcano una spalla e vedo Jason che ci sta raggiungendo.
Garret mi prende il mento fra due dita costringendomi a guardarlo negli occhi :-Dobbiamo parlare.-.
Gli spingo via la mano.
-Non dobbiamo parlare proprio di niente.-.

"Perché sei tornato? Perché mi stai facendo questo..."

-Hannah...Ascoltami Cristo! IO E TE DOBBIAMO PARLARE.-.
Una seconda mano scivola sul mio polso e faccio appena in tempo a rendermi conto che si tratta proprio di Jason.
-Andiamo via Hannah.-. Proferisce perentorio.
-Ascoltami Welsi.-. 

"Welsi"

I miei occhi rimbalzano da un viso all'altro per un paio di volte.
Dio vorrei veramente mettermi a gridare , perché tutto questo ha dell'assurdo.
Nemmeno sui peggiori romanzi rosa , si trovano scene di questa portata.
Ho le voci di entrambi addosso, come un martello pneumatico.
D'istinto mi porto le mani fra i capelli e la mia espressione deve essere veramente sconvolta perché le loro palpebre hanno un leggero sussulto.
-Sei veramente un bastardo Graham.-. Jason mi afferra la cinta della borsa costringendomi a seguirlo.
-Dai, andiamo.-.
Lo seguo perché mi sembra la cosa più giusta da fare ma non nego, che mentre ci stiamo allontanando da Garret mi volto.
Si, mi sono voltata con un atroce smorfia disperata come se infondo ci speravo che mi potesse salvare.
Da chi? Da cosa?
Io stavo annegando. Ma non solamente ora, direi che lo stavo facendo da sempre.
Stringo la mano di Jason costringendolo a fermarsi.  Mi scruta perplesso , come se sapesse già cosa avrei voluto dire.
-Devo andare da lui...-. 
I suoi occhi castani si fanno tondi e ...tristi.
-Io...Devo parlare con lui, devo...-.
Jason sospira con lo sguardo basso e le sue dita scansano le mie dalla sua mano. 

"Perdonami"

 Garret ha già fatto retro front quando i miei piedi decidono di rincorrerlo sotto lo sguardo affranto del fratello di Tessa.
-Garret! Aspetta!-.
Vado a sbattere con delle persone mentre disgraziatamente mi faccio largo fra loro e una serie di insulti irripetibili mi arriva dritta dietro la testa.
Ma non importa. 
Non importa , perché io devo sapere. 
-Garret!-.
Graham si ferma sul bordo del marciapiede , il semaforo è rosso per i passanti. 
Mi do uno slancio forte e ponderoso come mai prima e finalmente la mia mano raggiunge la sua spalla.
Ho il fiatone. Sono sconvolta e sono...Un disastro...
-Cazzo. Aspetta...-. Dico mentre fatico a riprendere aria e sono costretta ad appoggiarmi alle mie stesse ginocchia.
-Dimmi che cosa vuoi.-.
Non avrei mai pensato di rivederlo...
I suoi occhi attraversano centimetro per centimetro la carne del mio viso.
E' serio, quasi gelido.
-Ti sei decisa.-.
Annuisco.
"Glielo devo..."
Il suo viso si distende e finalmente un sorriso tiepidissimo accarezza le sue labbra. Per un solo istante. Ma è apparso il sole.

"Mi sei mancato per così tanto tempo, che rivederti adesso mi fa esplodere il cuore"

-Dove preferisci...-. Allargo un braccio disegnando un arco che mostra tutta la città ai confini con le punte delle mie dita.
Ci guardiamo come se fosse una sfida. Si perchè fra noi , infondo era nata in quel modo no?
Mi aveva sfidato a baciarlo dicendo che non avrei mai avuto il coraggio...
Dio Garret quante cose sono cambiate.
-Ho la macchina qui vicino.-.
-Allora andiamo.-. Dico stizzita e lo precedo.
-Se non sai dove l'ho messa , dove straresti andando?-. Fa lui canzonatorio con le braccia incrociate al petto.
Grr! Vorrei graffiargli la faccia. Ma per qualche strano motivo le farfalle nel mio stomaco stanno svolazzando impazzite.
Garret mi istiga. Garret mi innervosisce. Garret mi stuzzica. Garret...Mi manca...
Torno sui miei passi , pestando la terra come se la volessi distruggere con i talloni.
Lui mi osserva e ride sotto i baffi.
-E' a Washington Square Park.-. 
Gli faccio una smorfia impaziente , alzando le sopracciglia e muovendo la testa verso la strada da prendere...
Garret sbuffa e mi segue , con il suo solito sorrisetto da stronzo.

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Capitolo 26
*** Possibilità ***


                                                     Hannah
La pioggia balla sulle nostre teste. 
Non è poi molto strano che il cielo si sia riempito di nuvoloni ed abbia iniziato a tuonare. Forse, anche il cosmo ha capito come sto.
Afferro un giornale umido da una cassettina della posta. La strada per arrivare alla macchina di Garret , attraversa il Think Coffee (il bar di Anita) e si snoda in tante altre traverse tutte uguali. Imbocchiamo West 4th Street, una lunga discesa alberata con tanti posti auto a spina di pesce, che termina di fronte ai grandi cancelli di Washington Square Park.
Non cammino affianco a lui. Lo precedo con ampie falcate , un po' perché voglio correre in auto ed asciugarmi questi dannati panni che hanno fatto la colla addosso a me, ed un po', forse per la maggior parte di quello che provo, per evitare lo sguardo di Garret.
"Gli occhi sono importanti", rifletto mentre mi muovo sotto le fronde gocciolanti degli aceri disposti sui due marciapiedi. 
Sapete, gli occhi fanno certe cose che nemmeno le mani riescono a fare. Un paio di occhi che ti guardano nel modo giusto possono imprigionarti l'anima. Strapparti il respiro. Farti fare una marea di cavolate.
Ecco perché non voglio più incrociare lo sguardo di Garret , perché i suoi occhi, il modo in cui mi guarda, sono certa, che mi porterà a fare qualche cazzata per cui sicuramente mi pentirò dopo.
Non parliamo quasi mai durante il breve tragitto. Poche parole , stizzite , isolate. E' più lui ad aprire bocca di quanto non lo faccia io per rispondere.
Ma sono dell'opinione che andare avanti così non porterà proprio ad un bel niente.
Forse dovrei...Si, sicuramente dovrei dire a Garret che io ho deciso di allontanarmi da lui perchè è giusto che sia così per la bimba.
Non so se lui pensa che lo abbia fatto per puro egoismo, e forse questo è il lato della faccenda che più mi ferisce. Io non sono mai stata egoista quando ero con lui.
Ogni mia scelta , ogni mio gesto , seppur ben calcolato è sempre stato riferito a lui ed al suo bene.
Se l'ho lasciato è stato perché doveva affrontare la paternità a pieno, senza distrazioni. Perchè io, sarei stata solo quello.
Sono figlia di separati certe cose le so e dovrebbe saperle anche lui.
Doveva evitare quel genere di "male" a sua figlia...
Sento il "clik" delle cerniere. Alzo lo sguardo e mi rendo conto di aver rimuginato per tutto il tempo.
 Ci caliamo in auto.
Quell'auto...
Il profumo di Graham mi invade le narici ed una scarica di brividi mi fa stringere lo stomaco mentre costringe il mio petto ad allargarsi.
Troppi ricordi. Troppi momenti.
Guardo per un momento la tappezzeria nocciola, la maniglia del piccolo vano porta-oggetti, la chiusura della cinta di sicurezza...Mi torna in mente il momento dove lui, mi ha salvato da quella orribile festa.
Dio, Garret ne ha fatte veramente tante per me.
Graham chiude lentamente lo sportello e si passa una mano in viso per scrollarsi le goccioline di pioggia dalla pelle.
Facciamo fatica a parlare. O almeno, io faccio fatica. Perché vorrei veramente dirgli che tutta questa storia è un fottuto inghippo maledetto ,  che ho sbagliato a scacciarlo ma che non c'era altro modo.
Non ho lasciato Garret perché non lo amavo più, l'ho fatto per il suo bene. 
Me lo ripeterò all'infinito , per evitare che questi maledetti sensi di colpa mi divorino...
-Mi dispiace.-. Quando parla non mi fissa. Guarda i palmi delle sue mani ancora umidi per la pioggia. Il suo sguardo è carico di tristezza.
Non rispondo.
-Dico sul serio. Mi dispiace di aver preso ...ecco..-. Si gratta la testa con la punta delle dita -..il tuo ragazzo a pugni.-. Muove la stessa mano indicando un punto fuori dal finestrino, come se avesse Jason difronte.
Non riesco a far altro che massacrarmi le unghie lunghe laccate di nero, passando quelle della mano sinistra, sotto quelle della destra, come se fossero coltelli alla quale va rifatta la lama.
-Non è il mio ragazzo.-. Rispondo atona. -E' una frequentazione.-.
Le sue palpebre si allargano mostrando tutto il loro splendido blu fumoso.
Poi respiro forte :-E comunque non aveva senso farlo.-.
Garret sospira una mezza risata e devia lo sguardo fuori dal suo finestrino.
-Da quando tu sai cosa ha senso e cosa non lo ha? Eh Hannah?-.
Ho il cervello alla frutta e cerca di passare velocemente a rassegna tutti i plausibili significati di quella domanda.
Mi stava aggredendo? Mi stava incolpando?
-No, infatti sicuramente non so cosa abbia senso e cosa no. Ma so cosa è giusto e cosa è sbagliato. E picchiare Jason è sbagliato Garret. Venire qui a parlare con me è sbagliato.-.
Garret serra la mascella.
-Anche lasciarmi come un coglione è sbagliato.-. Completa la mia frase di colpo. Il tono della sua voce è severo. Arido. Arrabbiato.
Stringo i pugni combattendo contro la voglia di piangere , che da un po' è diventata la colonna sonora delle mie giornate.
-Se avessi potuto fare diversamente lo avrei fatto. E tu lo sai.-. Cerco di mantenermi calma, e parlo lentamente con un tono medio-basso, perché qualcuno fra noi deve pur rimanere ancorato alla tranquillità no?
-Ma non l'hai fatto! Tu non ci hai nemmeno provato Hannah!-. Mi punta l'indice contro e la sua bocca si allarga a dismisura mentre mi grida contro.
D'impulso strizzo leggermente le palpebre ed ogni mia fibra si contrae. Sono rigida come un manico di scopa e ...sto per esplodere proprio come sta facendo lui.
Prendo la sua mano che punta dritto la colpa a me, stringendola fra i miei palmi :-Non potevo. Anzi...-. Non lo guardo negli occhi, mi concentro sulle sue dita.-..non sapevo proprio che pesci prendere.-.
Appoggio la mia fronte alle nostre mani strette. -Tu, dovevi avere un figlio e ...Tessa era così persa di te.-.
-Ma io sono perso di te non di lei.-. Fa deluso.
Ho un tuffo al cuore e due lacrime finalmente, si separano dalle mie ciglia.
-Perché sei tornato?-. Mormoro.
-Perchè? Perché non aveva senso continuare quella farsa. Io e Tessa non siamo mai andati d'accordo e...-. 
Sollevo il viso quando interrompe quello che sta dicendo.
-E?-. Insisto.
Garret distoglie lo sguardo, seppur mantenga ancora la mano stretta nelle mie.
-Sono successe cose, Hannah. E io non avevo motivo di restare li. Ah, se hai paura per la bimba...Camila sta bene, la vedrò lo stesso, anche se io e Tessa ci siamo lasciati.-.
Quindi era ufficiale?
Gli lascio andare la mano e mi sposto una ciocca di capelli fradici dalla guancia.
-Perché hai picchiato Jason?-. Garret sprofonda nel sedile , come se si volesse richiudere a riccio.
-Garret.-. Proseguo decisa.
-Perché...-. Un lampo di disagio si fa spazio sulla sua faccia. Porta le mani a nasconderla e se le strofina sulla pelle. -Sono andato a letto con la sua ex.-. Ho un sussulto così forte che mi muovo sul sedile , con l'impressione di cascare da un momento all'altro. 
-Non mi chiedere come o perchè. Per favore. Perchè per quanto mi sforzi non lo riesco a capire nemmeno io. Ma è successo , fatalità? Non lo so.-. Il suo petto si gonfia notevolmente.-Fatto sta che è successo e con lei , stavo veramente intraprendendo una bella situazione. Brittany mi piace.-.
Una nebbia pesante mi invade la mente quando pronuncia quelle ultime parole.
"Brittany...mi piace".
Sono gelosa. Sono follemente gelosa. Perché forse nel mio inconscio sapevo che lasciarlo con Tessa non avrebbe significato molto. Ma lui adesso ha conosciuto un'altra persona e io...Io sto impazzendo di gelosia.
-Ma sin da subito le cose con lei si sono complicate.-. Continua a dire. -Ogni qualvolta credevo di essere finalmente riuscito a trovare la mia dimensione , il fantasma di Tessa o il tuo continuava a bussarmi alla schiena. E non ho retto...-.
Che vuoi dire Garret?
Una stretta mi graffia il petto. Ho dolore. Ho...paura.
-Mi sono fatto scoprire a letto con lei...-. Butta la testa indietro e le sue mani gli ricascano lungo le cosce.
-E finalmente. Tessa mi ha lasciato.-. Volta il viso verso me. Sorride. 
Ma è un sorriso disperato, malato. Quasi invisibile.
-Adesso , ci sei rimasta solo tu Hannah.-.
Ho capito. Vuoi liberarti di me , come hai fatto con Tessa...
Mi faccio indietro quando allunga una mano verso me. Garret nota quel piccolo movimento e si ferma con la mano a mezz'aria, per un istante. Poi, la lascia scivolare sul bordo del sedile.
-La ami?-. Mormoro.
Che domanda di merda. Certo che la ama , è qui per mettermisi alle spalle.
-Perchè me lo chiedi?-.
Faccio spallucce.
Non lo sto guardando in viso, ma dal profilo che si riflette mentre mantengo lo sguardo basso, mi rendo conto che quel sorriso tanto disperato, adesso si è fatto apprensivo.
Una carezza. Si, quel sorriso è una carezza.
-No.-. Torna a guardare dritto a se , mentre giocherella con lo specchietto sopra la sua testa. -Ma potrei. Se tu mi ripetessi che fra me e te è finita.-.
Le mie palpebre fanno un volo di venti piani verso l'alto.
-Dimmi che fra noi non ci sarà mai più , mezza possibilità.-.
Questa volta ho perso. I miei occhi ed i suoi sono incastrati e non riesco a portarli via dal blu di Garret.
-Ecco...-.
Ho il cuore che mi batte nella carotide, e la testa mi pulsa come se tutto il sangue ci si fosse concentrato dentro.
Sono in apnea, ma , per qualche assurdo motivo, il mio cuore respira.
Allunga il palmo verso la mia guancia ed io resto ferma, immobile.
-Sto aspettando...-. Ripete, allungandosi con il busto verso me.
"Oddio. Ora lo fa..."
Non posso non essere risucchiata dalle pulsazioni del mio cuore. O ammaliata dal modo in cui mi fa scorrere la lingua intrecciandola alla mia.
Garret mi sta baciando ed io sento la terra venirmi meno sotto i piedi.
Le sue mani mi scorrono lungo i fianchi, e si insinuano sotto la maglietta umida. Ed i suoi pollici mi sfiorano le costole disegnando linee oblique che vanno qua e la sulla mia pelle.
Poi le sue dita mi stringono la pelle e se io fino ad allora avevo premuto i palmi sul suo petto per allontanare quello che volevo , adesso non potevo più farlo. Non posso più reprimere ciò che per mesi avevo voluto... Un suo bacio. Ed ancora una volta, lui.
Mi manca Garret. Mi è sempre mancato. Anche mentre vivevo la mia vita qui, a New York.
Anche se Jason aveva fatto quello e quell'altro per me, aiutandomi a superare quella specie di lutto immaginario. Non bastava. Nulla sarebbe mai bastato.
-Mi manchi Hannah.-. Dice annaspando, premendo le sue labbra  sulle mie.
-Anche tu.-.
Siamo sconvolti , ci stiamo consumando di baci. 
Mi separo da lui fissandolo negli occhi. Non ci posso credere...
-Non ho dimenticato niente di te e penso che non potrei mai farlo.-.
Ho gli occhi pieni di lacrime e l'immagine di Garret, sfuocata, ci si immerge dentro.
-Ho paura.-. Sussurro.
Mi passa il pollice sotto una palpebra per asciugarla e mi rendo conto che per la prima volta , anche lui ha delle lacrime incastrate nelle ciglia.
-Anche io ne ho.-. Solleva le spalle. -Ma è giusto così. Saremmo delle brutte persone altrimenti..-. Gli trema leggermente la voce.
Sorrido. La tenerezza che mi fa in questo momento Garret è assurda.
-Come andrà a finire questa storia? Tu tornerai li da quella ragazza e..?-.
Scuote la testa.
-Io sono venuto qui per sapere se la ragazza che amo, mi ama ancora o se devo semplicemente andare avanti.-. Mi prende il viso fra le mani. -Hannah io lo so che proviamo le stesse cose. E so che stiamo soffrendo da cani. Ma dobbiamo darci un' ultima possibilità.-.
Appoggio lentamente la testa sul suo petto. Sono una valanga di sensazioni accartocciate l'una con l'altra. Un fascio di nervi ed emozioni , che solo il suono del cuore di Garret , può calmare...
-L'ultima. E' l'ultima possibilità.-. Mormoro appena.
Garret mi stringe come non ha mai fatto prima d'ora.
-Va bene piccola.Va bene.-. Sussurra con le labbra appoggiate alla mia testa...

"Non potrei mai negare di amare Garret Graham. E lo amo , come non ho amato mai nessuno prima d'ora."

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Capitolo 27
*** Possibilità (2) ***


                                  Hannah
All'inizio dell'anno scolastico, dicevo a me stessa di essere molto fiera per le scelte ponderate e ben pensate che facevo quotidianamente o per l'avere la testa sulle spalle. Ero, anzi , sono sempre stata una ragazza precisa, studiosa , riservata. 
Una ragazza che sin dal primo anno alla Briar aveva ben chiaro in mente, il suo futuro ed i progetti da portare a termine.
Ma che succede quando incontri la tua nemesi?
Graham Garret è l'uragano nella mia vita. Il mio punto debole.
La persona che amo ed odio , di più al mondo.
Era passato troppo tempo da quando ci eravamo lasciati per dire che non lo amassi più. Erano successe una vagonata di situazioni assurde e lui, era sempre stato li. Nella mia testa.
Quando mi ero trasferita. Quando avevo conosciuto Jason. Anche quando ero stata a letto con lui, gli occhi di Garret erano li a fissarmi nel buio chiedendomi :"Perché?".
Perchè avevo provato a cancellare una persona che mi è entrata nella pelle , così?
Scappare non risolveva nulla. Far finta di amare un'altra persona , non sarebbe servito a cancellare quello che sentivo per quella testa calda di Garret.
E così quando mi aveva cercata a New York, il piccolo castello che mi ero creata attorno con tanto di muri di cinta, era crollato.
Lentamente, ogni recinzione era stata abbattuta dalla sua voce.
Ogni mattone era esploso sotto il suo sguardo e lui, aveva raggiunto la torre più alta , dove mi ero nascosta o avevo pensato di farlo, senza paura.
Ma Garret ha provato paura, più di una volta. E questo, potevo saperlo solo io.
Ed io ne avevo provata , nascondendola per tutto quel tempo. 
Solo noi avevamo la chiave della cassaforte. Avevamo custodito ognuno la vita dell'altra : i segreti, le paure, le cavolate. Ne avevamo passate così tante...
Come accade nelle favole quindi, nessuna principessa resta rinchiusa a lungo.
Garret mi aveva trovata e portata con se. Ancora.

Sono nella sua auto. Ancora.
Avevo provato a concentrarmi sulla pioggia che prorompente si stava abbattendo sul cruscotto e sui finestrini creando frastuono.
Avevo provato a separarmi dalle sue labbra o a spezzare quel dannato incantesimo che mi teneva imprigionata nei suoi occhi.
Ma non ce l'avevo fatta. 

I finestrini imperlati di goccioline di pioggia, si sono ormai appannati. 
L'auto ondeggia su se stessa , chiunque fosse passato lungo quella strada si sarebbe reso conto della coppietta che ci stava fornicando all'interno.
-Toglila...-.
Ma a me non interessa un accidente in questo momento.
Un anno fa avrei provato disgusto pensando di vedermi dentro un'auto , mentre mi lasciavo deflorare da qualcuno.
A meno che non si trattasse di un ragazzo che amavo quasi più di me stessa...
Le mie dita si infiltrano sotto il tessuto della felpa di Garret, portandola su, fino alle sue clavicole e poi ancora l'artigliano facendola passare sulla sua testa e giù , a terra ,fra i sedili.
Garret aveva fatto lo stesso con la mia ed io non ci avevo messo molto a decidere di pigiare la leva del sedile, per stenderlo sotto la mia schiena.
Non ci avevo messo molto neanche  per decidere che sarebbe dovuto salire su di me.
Ne tanto meno le mie dita, ci avevano messo molto, a trovare il bottone del suo jeans.
A differenza di tutte le volte che avevamo fatto sesso, adesso non c'era più pudore , paura , timidezza.
Adesso aleggiava dappertutto la voglia che avevamo di assaporarci l'un l'altra.
Ed eravamo stati così veloci a spogliarci che per un attimo ci è anche scappato da ridere nel constatare tutta quella foga disperata.
Garret aveva afferrato i miei fianchi sollevandoli dal sedile, facendomi scivolare poco più in basso, prima di entrare dentro me.
E lo aveva fatto con ferocia. La stessa che ho io adesso mentre gli ordino di fare più forte artigliando le sue spalle fin dentro la pelle.
Nemmeno il tumultuo della pioggia sulla cappotta , sovrasta i nostri ansimi, o i gemiti che non cerco più di nascondere, mentre il suo bacino spinge verso di me.
Com'eravamo arrivati a riprenderci tutto questo?
Come ha fatto Garret a convincermi che questo fosse giusto?
Passo una mano fra i suoi capelli e sento la sua risalirmi dai fianchi, al seno e poi ancora nell'incavo fra collo e mascella. Preme sulla mia guancia leggermente con il pollice accanto all'angolo della mia bocca. Le dita incominciano a risalire la mia carne fino ad intrecciarsi fra i miei capelli , ed incomincia a tirarmeli da dietro la nuca provocandomi piccole scintille.
Piacere.
Non è solo quello che provo quando spinge dentro me . E' quello che provo quando mi respira sulle labbra. Quando gioca con il mio seno facendo passare un polpastrello attorno al punto più sensibile , ed io prego che arrivi sulla punta perché mi fa impazzire che non lo faccia subito.
Piacere, è quando mi morde la pelle sulla spalla e da una spinta più forte.
Scoparmi con violenza non significa andare veloce. Ma Garret sa quello che mi piace. Lo ha sempre saputo.
Spinge ritmicamente dentro me e poi fa delle piccole pause dove i suoi fianchi si muovono in un colpo secco ed io ansimo perché mi stordisce quel piacere.
Socchiudo gli occhi quando capisco che sto per arrivare e per qualche strano motivo ripenso a quella sera in camera sua. Quando credevo di essere rotta , quando ogni rapporto sessuale per me era tabù e provavo rifiuto. Per me. Per il mio corpo , per quello che mi era stato fatto.
Lui, soltanto lui...Aveva trovato il modo perché quell'atroce circolo vizioso si interrompesse.
E lo aveva fatto in un modo talmente dolce ed imbarazzante che forse è stato solo allora che ho capito di amarlo.
Non trattengo un gemito così forte che i muscoli sulla sua schiena si flettono per l'eccitazione.
Sono in un bagno di sudore. 
A questo punto mi dico : "Sei felice Hannah. Sei apposto."
Ma non è così.
Adesso c'è un'ombra nella mia testa.
-Mi dispiace...-. 
La vista si appanna con una rapidità assurda. Ho gli occhi gonfi e due lacrime si sganciano dalle mie ciglia , graffiandomi le guance, bruciandomi la pelle.
Garret solleva il viso. Ha un'espressione indecifrabile in volto.
Un misto di emozioni come , perplessità, tristezza e poi ancora paura. Paura perché ha appena fatto sesso con l'amore della sua vita che però ora sta piangendo senza un motivo apparente.
Si solleva da me, puntando le ginocchia al sedile.
-Che hai Hannah?-. La sua voce è un'onda di angoscia.
Mi mordo un labbro.
Forse a lui non sarebbe fregato nulla. Ma io lo avevo tradito. 
Il sesso era da sempre, stato qualcosa di nostro.
Io ero venuta sempre solo con lui.
Ma non quando ero con Jason.
Sapevo che non era lui stesso la causa , sapevo che per venire pensavo a Garret. Immaginavo di essere a letto con lui.
Ma la dura realtà era un'altra. C'era Jason in quel letto  e questo mi faceva sentire irrimediabilmente in colpa.
Garret fa scivolare lo sguardo addosso a me , lungo il mio corpo. Le sue palpebre fanno uno scatto.
-Stai tremando...-. La sua voce è più profonda ora. 
Prendo aria. Tanta. Fino a farmi sembrare che mi si spacchino i polmoni. 
Più e più volte.
Poi, fra un singhiozzo e l'altro mi decido a parlare:-Sono venuta, anche con lui...-.
I lineamenti sul volto di Garret si induriscono. Le sue labbra si schiudono per dire qualcosa, ma resta zitto.
Immobile. 
Ci guardiamo dritti negli occhi per un tempo che a me sembra infinito e non so descrivere , la sua espressione in questo momento.
Perché è terribilmente seria , ma anche terribilmente ferita.
Eppure sospira , socchiude le palpebre. Si calma. 
-Ma non lo ami...Giusto?-. Sorride e mi spiazza , perché avrei dato per scontata una scenata.
Mi sollevo di scatto con il gomito.
-No che non lo amo!-. Mi agito. -Pensavo...-.
Forse sarebbe stato stupido dirlo. 
Ma...Niente più segreti. Niente più roba nascosta per non ferire l'altro.
Era l'ultima possibilità che stavo dando ad entrambi.
-A noi due. A tutte le volte che avevamo fatto sesso e poi a quelle in cui avevamo iniziato a fare l'amore...Perché...-. Mi massacro un braccio con le unghie alla ricerca di una tregua per tutte le cose che provo in questo momento. -Io ho fatto l'amore solo con te.-.
Le spalle di Garret si rilassano. Non dice nulla. Mi bacia e basta.
Ma io mi sento ancora troppo in colpa e lui lo capisce.
-Allora ...-. Dice all'improvviso. -...per quanto questa roba da innamorati non faccia per me ..-. Fa una risatina. -...sono contento che tu mi abbia pensato nonostante tutto. Che non ti sia dimenticata di me. E non me ne frega un accidente se ti sei scopata quel tizio. Perché lo hai fatto pensando a me. E sei venuta pensando a me. E poi, anche se non lo avessi fatto...-. Si massaggia il collo mentre le sue labbra si storcono in una leggera smorfia.-Io ti amerei lo stesso. Perciò stai tranquilla.-. Capitolò tutto d'un fiato. Il viso disteso , sorridente.
Garret , sei veramente una persona speciale...
Non freno le lacrime, ma la tristezza adesso mi ha abbandonata, lasciando il posto ad un enorme sorriso felice.

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Capitolo 28
*** Come lui ***


                                         Garret
Il male porta male, ed il rancore porta odio.
E l'odio, è il motore di gesti che delle volte , possono costarti caro.


Ma quella mattina quando mi ero alzato dal letto, ero entrato nella doccia con Hannah e lo avevamo fatto, non stavo affatto ragionando su quella constatazione.

So che Hannah mi aveva fatto giurare di essere sincero , di non nasconderle più niente e forse, quella mattina , le avrei dovuto dire che Brittany mi aveva contattato per vederci.
Avrei ,sicuramente, dovuto dirglielo, perché poche ore dopo, la mia bolla di felicità con lei sarebbe esplosa. 

Sin da subito mi era parso strano ricevere un messaggio da Britt, dopo averla scaricata con un minuto e quaranta di chiamata.
Avevo afferrato il cellulare, gettando di tanto in tanto un'occhiata alla porticina nel muro di camera mia, controllando che Hannah non sbucasse fuori all'improvviso, ed avevo pigiato sull'icona nel display.
Brittany: Ciao Graham. So che sei tornato questa settimana da New York...Vorrei poterti salutare prima che sia io a ripartire...per sempre.

Si quel messaggio era terribilmente insolito per una come lei. Ma io , stupido come sono certe volte_anche più di certe volte , quasi sempre_ non ci avevo fatto caso.
Avevo accettato di vederla.  Perché anche se Graham Garret è un gran figlio di puttana, delle volte si sente in colpa.
Ma quel pomeriggio quando ho lasciato Hannah al mio dormitorio, dicendole che sarei tornato presto, non avevo immaginato cosa mi sarebbe successo solo una mezz'ora dopo...

-Hey...Già vai via?-. 
Le mani esili di Hannah ancora umide per la doccia, mi strisciarono sotto le braccia , accarezzando i miei addominali.
-Devo...Fare una cosa.-. Dico ruotando sul posto fino a trovare i suoi enormi occhioni verdi.-Ma torno presto e poi...-. Le faccio scivolare l'asciugamano di dosso. -...penso che mi prenderò qualcosa di tutto questo..-. Indico con un'occhiata che le attraversa tutta la pelle, il suo corpo meraviglioso.
Hannah era dimagrita molto , e sapevo che il dolore che le avevo provocato era la causa. Mi sentivo un verme, ogni volta che ripensavo a come erano andate le cose. A quanto ci avevo messo per capire che l'amassi e ad avere il coraggio di dirglielo.
Mi intrappola la nuca fra le sue braccia.
-Non vedo l'ora...-. Quando mi sussurra all'orecchio è inevitabile che ogni muscolo in me si irrigidisca , compreso il mio amichetto.
Sospiro una risatina.
-Adesso fammi andare...Prima che mi esplodano i pantaloni.-.
Hannah ride. E' da poco che lo fa alle mie battute stupide. Ma le leggo negli occhi , che quelle stesse frasette che la facevano andare fuori di testa, erano anche le stesse che le mancavano da mesi.
Mi infilo la T-shirt, un paio di nike alla caviglia ed il giubbino grigio.
Non mi sono fatto bello per Britt , e non avevo nessuna intenzione di cacciarmi nei guai per lei o con lei...
Dovevo cancellare il passato e ricominciare. STOP.
Afferro la chiave dell'auto e mi catapulto giù per le scale.
Voglio solo togliermi quel sassolino dalla scarpa.
Hannah mi aveva insegnato che gli errori si pagano. Che lei aveva pagato i suoi quando mi aveva lasciato con Tessa, soffrendo. Ma mi aveva anche spiegato che agli errori si doveva rimediare e che certe volte si doveva saper chiedere scusa.
Ecco perché mi sono calato nell'auto, ho acceso il motore e ho guidato.

Brittany:Ci vediamo al molo alle 16?
Garret:Ok.


Perché volevo chiedere scusa a Britt e poi magari, un giorno, anche a Tessa.
Le avevo ferite questo lo sapevo, ma se Hannah non fosse tornata da me, probabilmente avrei continuato a farlo.
Ora però Hannah era con me ed avevo già pensato a come spiegarle poi l'incontro di questo pomeriggio.
O per lo meno girando sulla trentaseiesima , avevo deciso di farlo.
Niente. Più.Bugie.
La recinzione di ferro e legno del porto incominciò a lasciar intravedere il piccolo pontile e le barche di proprietà che ,ferme , ondeggiavano su loro stesse colpite dall'acqua.
Entrai.
C'era un parcheggio pubblico all'interno di quel posto  e diverse auto parcheggiate in fila , l'una di fronte l'altra.
Poi l'auto di Britt. Mi aveva parlato di una berlina dai vetri oscurati, ma non gliel'avevo mai vista guidare.
Era parcheggiata affianco all'imbocco del pontile di legno e lei con il suo amato vestitino fiorato ed una giacchetta in jeans, era li in piedi, con il vento che le scompigliava i capelli biondissimi ed una strana aria  preoccupata in volto.
Era agitata? Una donna come lei non era...insomma , Britt faceva cazzate. E non si era mai agitata per nessuna di esse.
Spengo il motore, con il parabrezza dell'auto dritto a lei e scendo.
Ma quando le vado incontro , dalla gradinata che terminava sulla spiaggia,proprio affianco al pontile,da dietro il muso della sua auto sbuca Tessa.
-Cos'è uno scherzo?-. Dico irritato, mentre i nervi incominciano a salirmi a fior di pelle. Perchè, CAZZO. Ma che le era saltato in testa?
Faccio un passo in avanti e devo avere anche la faccia terribilmente incazzata , perché la bionda di riflesso muove le gambe un passo indietro.
-Dio Britt. Stai scherzando non è così?!-. Impreco mettendo le mani sulla testa.
Lei abbassa lo sguardo, ma anche Tessa sembra non dire una parola.
-Mi spiegate che cazzo sta succedendo?.-. Chiedo poi rassegnato buttandomi le braccia lungo i fianchi.
L'unico a non sapere cosa stesse succedendo, in quel momento , ero solo ed esclusivamente io. 

La portiera dell'auto di Britt si apre, e capisco che le cose si stanno mettendo male solo allora, realmente.
-Se vuoi te lo spiego io...figliolo.-. L'imponente figura di Phil Graham si fa largo fra quelle minute delle due ragazze che adesso mi osservano colpevoli, con gli sguardi lascivi che vorrebbero scappare da quel posto. Da me e da quello che mi stavano per fare.
-Papà...-. Perdo un battito ed ogni mia fibra sembra lacerarsi e comprimersi dentro il mio corpo. Ho una strana sensazione allo stomaco.
La stessa sensazione che per anni aveva preceduto le sue botte o gli urli di mia madre.
Phil fa un passo verso me, le mani in tasca, lo sguardo duro, imperioso. Non passa poco perché mi mostri un pugno tirando fuori la mano dalla tasca del suo pantalone grigio topo.
-Quando avevi intenzione di dirmi che hai messo una giovane ragazza incinta e che sei andato a letto con la compagna di suo fratello. Che fra l'altro gioca per Harvad.-. Pronuncia quell'ultima parola con disgusto.
Serro la mascella. Avrei voluto sparire da li. Dal mondo.
-Non avrei avuto intenzione , infatti.-. Mormoro mantenendo lo sguardo incollato al  brecciato sotto i nostri piedi.
Phil si muove ancora. Un altro passo verso me.
Voglio scappare, voglio andare via e non rivederlo mai più.
Mentre lo penso, ho diecimila scene nella mia testa.
Conosco la ferocia di Phil. E so che a breve si abbatterà su di me, ancora...
Ma ciò che adesso mi spacca il cuore è  rendermi conto che ancora oggi , sono impotente verso lui.

O almeno credevo di esserlo.

Le sue mani si allungano verso il mio petto. Mi da una spinta.
-Cosa pensavi? Di tenerlo nascosto?-. La sua voce si altera. Mi sta provocando. Ama farlo, perché sa che sono un fottuto impotente che lo temo , l'ho sempre fatto.
 Serro per un secondo le palpebre e mi accorgo che sto tremando, che sono ancora quel bambino di otto anni o quel ragazzino di undici. Che Phil mi fa paura e che so che mi avrebbe voluto morto da tempo.
-Dopo tutto quello che ho fatto per te...Tu mi ripaghi così...-. L'astio lo mangia, l'odio lo divora. Il suo sguardo è una lama tagliente e mi sfregia il viso.
E maledetto me.
 Maledetto me, perché non riesco a guardarlo negli occhi dicendogli che lo odio.
-Rispondi!-. Mi sferra un pugno così forte che finisco sul parabrezza della mia auto.
-Avanti! -.
E' allora che Phil non si trattiene più.
Mi afferra per la schiena , costringendomi a girarmi verso lui. Preme con l'avambraccio il mio petto contro l'auto, mentre con il pugno , quel maledetto pugno, mi colpisce ancora ed ancora.
La vista mi si appanna, il viso si inumidisce, le sue nocche diventano rosse del mio sangue.
Ho dolore. Ma è sordo ed è meno di quello che provo dentro al petto.
Mi sferra un ennesimo cazzotto dritto sulla mascella facendomi girare il viso dalla parte opposta, mentre la mia testa sbatte sulla cappotta.
Vedo Britt e Tessa.
Sono ferme accanto l'auto. Mi fissano. Brittany vorrebbe piangere la vedo. Si è resa conto di quanto fuori di se fosse mio padre e di quanto odio Tessa provasse verso me.

 Ti sei resa conto di quello che hai fatto Britt?Non è così?

Al contrario suo, Tess mi guardava a mascella stretta con gli occhi severi, incattiviti. Vedevo in quel riflesso, nelle sue iridi, qualcosa come : "Dai. Picchialo ancora".
Perché tu, Tessa, sei sempre stata impotente e ti ci sei sempre sentita.
Quando eri con me e sapevi che amavo Hannah. Quando poi ti ho tradita. Tu ti sei sentita rifiutata, inutile. Ed io lo capisco ...E ti avrei chiesto perdono. Ma vedendo quello che hai organizzato, deduco che non sarebbe servito a molto. Vero?

-Phil così lo uccidi!-. 
Alla fine , penso che Brittany non sia una persona malvagia. E' debole. Lo era stata con Jason, con i suoi figli, con me quando ubriaca si era lasciata andare nella mia auto. Debole, terribilmente debole, quando aveva accettato l'invito di Tessa...
Tess le blocca un braccio e le vedo mimare di "no" con la testa quando Brittany in lacrime, si volta verso lei.
Sarei morto. Senza dubbio , mio padre mi avrebbe ucciso ed io non avrei potuto ne chiedere scusa , ne essere felice una volta per tutte con Hannah.
Qualche sera prima , in camera, avevamo parlato di cosa avremmo fatto dopo il college. Quello era l'ultimo anno alla Briar e poi, ognuno avrebbe scelto qualcosa a caso per la propria vita.
Lei mi aveva risposto : "Scappare. Con te." E poi aveva riso , buffa come al solito. 
Era la stessa risposta che le avrei voluto dare io. Ma non avevo avuto il coraggio. Perché ancora una volta Graham Garret aveva avuto paura di quello che provava.
Però lo volevo...Scappare da qualche parte lontano da tutto questo. Insieme.
Ma probabilmente , forse, non lo merito abbastanza.

Tessa trascina Britt , via verso l'auto.
La sento chiaramente proferire un "andiamo via" stizzito. Salgono in auto, e partono. Come se non stesse accadendo niente, come se quello che sarebbe successo dopo non sarebbe stato affar loro.
Oh, ma invece lo era...Lo era eccome.

Dopo l'ennesimo pugno pensai che la mia faccia fosse irriconoscibile. Tossisco sangue e mi fa male ovunque.
Scivolo a terra cercando aria. Disperato. 
-Ti si addice ..l'aria da cane bastonato.-. Pronuncia Phil di colpo con un'insano tono soddisfatto.
Qualcosa però doveva essere scattato nella mia testa. Mi aveva annebbiato la vista , confuso la mente , azionato le braccia.
Ardeva e corrodeva ogni fibra di me.
-Brutto figlio di puttana...-. Non ho voce e quel po' che riesco a dire , esce fuori in un rantolo ovattato.
Mi appoggio al parabrezza facendomi su faticosamente.
Questa volta lo vedo. Vedo i suoi occhi chiaramente.
Quello sguardo disgustato e feroce.
-Come dici?-. 
Mi tira un calcio sullo stinco che mi fa piegare di nuovo.
-Avrei dovuto ucciderti appena nato.-.

Ed ecco che mi rendo conto che l'odio porta odio.

Non capisco più nulla. Non ho il controllo di me.
Mi abbatto su di lui come una tempesta.
Lo colpisco dritto il faccia , più e più volte. Finchè non è anche il suo sangue a sgorgare e mischiarsi nel mio.
-Ti sarebbe piaciuto uccidermi qui, in questo posto deserto stasera, non è vero!?-. Grido.
Non attendo nessuna risposta in realtà. Non mi interessa riceverne una.
Lo colpisco di nuovo ed incomincio a perdere il conto dei pugni che gli sto dando.

Volevo dargli una lezione. Perché Phil Graham la meritava , meritava di soffrire anche solo una piccola parte di quello che avevo sofferto io.
Però sapevo che a lui, non interessava nulla di prendere due pugni e me lo dimostrò chiaramente , quando per un attimo mi ero fermato e lui mi aveva guardato. 
Era pieno di sangue , il labbro e lo zigomo spaccati, eppure Phil sorrideva. Compiaciuto, soddisfatto.
Mi si alzò lo stomaco.

-Sei proprio come me.-. Dice di colpo tossendo leggermente. -Tu. Che odi quello che sono...sei proprio come me.-. Rantola ridendo.
-Io..non sono come te.-. Gli afferro la testa stringendo bene i suoi capelli ormai ingrigiti dall'età e la sbatto contro il brecciato.
Un crack sordo. Poi ogni suo muscolo si allenta.

Non avrei mai voluto che quel pomeriggio fosse finito così.

Lascio scivolare via le dita dal suo cranio.
Le mani non la smettono di tremarmi. Le fisso piene di sangue.
Non so bene cosa sia successo , adesso mi esplode la testa.
Torno a guardare lui. Devo farlo.
 Ha gli occhi sbarrati e le labbra tirate, schiuse.
Non esce aria dalla sua bocca.
-Papà..?-. Lo scuoto. Nonostante tutto , sto piangendo. Lo faccio di getto, non lo controllo.
-Papà..Avanti di qualcosa!-.
Perché sarebbe disumano non piangere per il proprio padre.

Lentamente e con la mano che ancora non riesce a stare ferma, gli tocco il collo.


...E l'odio, è il motore di gesti che delle volte , possono costarti caro.

-Mi dispiace veramente...perdonami...-. Sussurro appoggiando la fronte al suo petto esanime.

Io non volevo uccidere mio padre. 

 

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Capitolo 29
*** In arresto ***


                                Hannah
-Pronto?-.
-Hannah...Ho fatto un casino. Ho fatto un casino e non so come rimediare.-.
-Ok calmati adesso. Di che casino stai parlando?-.
-Mi sono visto con Brittany e ...-.


Forse in un altra circostanza avrei urlato qualche parolaccia ed avrei mandato Garret all'inferno perché, dannazione, mi aveva fatto tornare indietro per cosa? Per vedersi con lei e spezzarmi il cuore ancora!? 
Ma Garret Graham non piange mai a singhiozzi.
Forse aveva pianto per me si, ma non in quella maniera. Non con quel terrore...

-...c'era anche Tessa, poi all'improvviso è uscito fuori dall'auto di Britt, mio padre.-. Parlava così veloce che mi restò difficile capire tutto.
-L'ho ucciso Hannah. Ho ucciso mio padre ed ora non so che fare. Sono al porto...E...DIO!-.

Ed infatti afferrai solo quella frase : ho ucciso mio padre... 
-Ok. Ok Garret, dammi dieci minuti. Arrivo.-.
 E poi?

Lancio il telefono sul materasso crollandoci a sedere sopra e ancora prima di infilarmi scarpe e giacca , mi passo le mani sul viso urlandoci dentro.

Ho ucciso mio padre.

Ho fatto un casino.

Ho ucciso mio padre.

Hannah.

Sbarro gli occhi.

Perché doveva finire tutto ancora? Io e Graham non avevamo nessun destino insieme? Era così? Nessun futuro via da questo posto?

Vorrei scappare. Con te.

Nessuna fuga premeditata anziché l'università.
Niente. Per me e Garret non c'era niente.

Quando decido di muovermi è passato già diverso tempo, ed accelero la marcia sulle scale correndoci , sotto gli occhi increduli di tutti i suoi compagni di Hockey, finché non piombo in sala dove so esserci , Dean.
-Dean mi serve la macchina.-. Gli stendo una mano davanti al petto, guardandolo scavata e con aria impaziente.
-E' tutto ok Welss?-. 
No. Non era tutto ok. Era tutto un gran mare di merda.
Annuisco in fretta .
-Si.-. Mi affretto poi a dire. -Ma dammi quelle dannate chiavi.-.
Dean mi scruta con aria perplessa poi sbuffa :-Ok, ma fa attenzione. Mio padre me l'ha comprata la settimana scorsa.-.
Mi porge le chiavi , le afferro e corro via senza che possa aggiungere altro.

Guido a 120 km/h , in una strada che a quell'ora della sera , circa le 20, è semi-deserta.
Piove a dirotto. I tergicristalli fanno addirittura fatica a sollevare via dal parabrezza tutta quell'acqua. 

Mi raccomando, Hannah, quando piove non correre mai.

E mentre è mia madre a parlare nella mia testa, il piede batte sull'acceleratore. Il porto è vicino e Garret è li, che mi aspetta.
Prendo un cassonetto di lato,facendolo volare al centro della strada, quando giro sulla trentaseiesima e finisco le gomme, quando sterzo e tiro il freno a mano, ad una spanna dal cancello in ferro e legno del porto.
Schizzo via dal sedile sbattendomi lo sportello dietro.

-Garret!-. 
Passando attraverso il cancello , probabilmente un ferro appuntito mi deve aver graffiato ,perché avverto una fitta bruciante al dorso della mano che non ci mette molto a gocciolare in vistosi piccoli flotti di sangue, che si mischiano alla pioggia.
Vado avanti.
Devo trovarlo. Devo trovare Garret.
Quando supero la lingua d'auto parcheggiate, lui è li. Sotto la pioggia , dritto appoggiato di schiena al muso della sua auto e si mantiene la testa fra le mani, come se a breve possa esplodergli.
E quando sono più vicina, vedo il corpo di suo padre.
Il sangue che gli scivola via dalle ferite , ed il corpo che sembra galleggiare riflettendosi in tutta quell'acqua.
Ma lui non galleggia affatto. Lui è freddo , grigio. E...morto.
D'istinto mi porto una mano alla bocca.
Garret si accorge di me solo un attimo dopo , voltandosi ,con la luce del faro alle nostre spalle che gli segna il profilo, dando l'idea di una foto segnaletica.
I capillari nei suoi occhi avevano dovuto far fatica a sopportare tutto quel dolore , perché qualcuno si era rotto ed i suoi occhi erano terribilmente iniettati di sangue.
Ha ferite ovunque sul viso , ma la pioggia battente non permette di farmi constatare quanto sangue gli esca da esse. Posso vedere però, con chiarezza che ha il naso rotto ed uno zigomo nero-violaceo.
Gli tremano le labbra mentre dice : "Non volevo farlo".
Gli trema tutto.

Cosa potevo dire a Garret in quel momento?
Non è stata colpa tua? E se invece , come faceva presumere tutta la scena, era stata proprio colpa sua?

Mi avvicino a lui, senza dire nulla e lo stringo perché è terrorizzato e non so cosa "Garret terrorizzato" , è capace di fare.
-L'ho ucciso...L'ho ucciso...-. Ripete terrificato.
Gli accarezzo la nuca. 
-Cerca di calmarti e quando riesci a respirare senza piangere, mi spieghi cosa è successo ok?-.
Si muove in uno scatto fra le mie braccia.
-No, dobbiamo andare alla polizia. Ho ucciso un uomo. HO UCCISO MIO PADRE!-.
Grida infine.
Lo stringo di più.
-Garret...-. Se poco prima avevo impedito a me stessa di farmi vedere in lacrime, adesso non ci riuscivo affatto.
-...sono convinta che ci sia ben altro. Che se le cose sono andate così ci deve essere stato un motivo che ha innescato il tutto.-.

Garret era veramente capace di uccidere una persona a sangue freddo?
Odiava suo padre, lo aveva sempre odiato.
Ma poteva arrivare a tanto?

Mi scansa dandomi una spinta. Per un momento ho paura. Paura che mi faccia male. Paura che ne faccia a se stesso.
Al contempo , incomincio a farmi paura io per aver avuto timore della persona che amo.

-Devo andare alla polizia. Sono colpevole chiaro? Non c'è nessun altra spiegazione. Io sono come l'uomo che ha stuprato te ,  sono come lui.-.
Pronuncia con ferocia.
-Non sei come loro Garret-. Gli afferro il viso con una mano. -Ascoltami bene...-. Fissandolo negli occhi. -Tu non sei come loro , per questo...-. Allento la presa. -...ti chiedo di raccontarmi cosa è successo. Prima che io chiami la polizia e ti denunci per un reato che forse non hai commesso.-. Le mie dita scivolano dal suo viso , faccio un passo indietro e tiro fuori il mio cellulare dalla tasca della giacca e glielo faccio vedere , alzandolo ad altezza viso.
-Lo diremo alla polizia.-. Insisto -Ma prima lo dirai a me.-.
Le spalle di Garret si afflosciano. Si sposta verso l'auto e apre la portiera.
-Va bene se ci mettiamo dentro?-. Mormora appena.
Annuisco.

Quando entriamo , piomba il silenzio nell'auto. Si sente solo il rumore della pioggia sulla cappotta, ma sta volta è un suono che sa di diverso.

Non so perché ho deciso di accendere il registratore del telefono, ma poi mi sono convinta che sarebbe stato giusto avere la prima ed unica dichiarazione di Graham, riguardo l'omicidio di suo padre.

-Inizia pure...-.
-Mi dovevo incontrare con Brittany . Mi ha mandato un sms questa mattina....-.
Non mi guarda nemmeno per un momento mentre parla.
-Avevamo accordato che l'orario fosse quello delle 16...qui al porto.Mi aveva detto che voleva salutarmi prima di tornare a New York.-.
Stringo le labbra fra loro , perché si, mi sento tradita nonostante tutto.
-Quando sono arrivato, c'era anche Tessa con lei e poco dopo, quando ho chiesto se fosse uno scherzo è sbucato fuori dall'auto...-. E si ferma. Piange di nuovo , disperato.
Gli accarezzo le spalle con una mano.
-Andrà tutto bene.. Respira.-.
Garret alza lo sguardo su di me. E' così frastornato, confuso, terrorizzato . Sembra un cucciolo che è stato appena preso a ciabattate.
Torna ad abbassare lo sguardo e parla:
-...e' sbucato fuori mio padre. Ha iniziato a stuzzicarmi. A provocarmi, e poi mi ha picchiato.-. La voce gli trema un po' meno mentre butta fuori tutto lo schifo che ha da quel pomeriggio alle 16.
-All'inizio non ho reagito , ma poi non ce l'ho fatta più...L'ho colpito e non sono riuscito a fermarmi. Perciò si, l'ho ucciso.-.
Schiaccio il pulsante "stop".
-Hannah...perdonami.-. Sussurra col fiato rotto.
Gli do un bacio sulla fronte ed uno più profondo sulle labbra, perché forse , quella sarebbe stata l'ultima notte che lo avrei visto.

Volevo credere che fosse innocente e non mi capacitavo ancora del fatto che il fato, fosse stato così crudele con noi ed ora, in special modo , con lui.
-Adesso chiamo la polizia...-.Garret annuisce mentre si strofina i pollici di entrambe le mani fra loro ,fissandoci lo sguardo.

-Vorrei denunciare un omicidio.-.

Quando arrivarono le volanti , il porto brillò sotto le luci rosse e blu delle sirene ed il loro suono anche se per pochi minuti, invase tutto attorno a noi, cancellando persino lo scrosciare della pioggia battente.

-Siamo al porto.-.

Garret uscì dall'auto appena diversi poliziotti ci raggiunsero in divisa attorniandoci.
Arrivò anche la camionetta dei ris. E poi ancora l'ambulanza.
C'era gente ovunque attorno a noi.
Un agente si era avvicinato a Garret per prendere nota di quanto era accaduto. Li vidi spostarsi più lontano rispetto noi.
Mentre un secondo agente aveva raggiunto me. Una donna , dalla coda rossa inumidita dalla pioggia.
-Signorina vorrei prenderle gli estremi, e farle qualche domanda.-.
Disse seria con la voce piatta.
-Certo..-. Mormorai tirando fuori dalla mia tasca la carta di identità.

Tutto quello che avvenne dopo è solo una macchia confusa nella mia testa.
Ci avevano fatto delle domande. Tante , diverse. Poi Garret aveva guardato me , mentre il poliziotto che si era allontanato con lui terminava di scrivere qualcosa  appoggiato al retro dell'auto, coperto da un ombrello nero.
Lascia la penna , lo guarda...

Ho distratto lo sguardo solo per un secondo.

...ed un attimo dopo sento dire:

-Graham Garret. La dichiaro in arresto per l'omicidio di Phil Graham.-.

Vidi Garret andare via, con le manette che gli stringevano i polsi e non riuscii nemmeno a muovermi.
Avrei voluto gridare il suo nome , corrergli incontro, picchiare quel dannato poliziotto e poi ancora scappare con lui. Proprio come gli avevo promesso.
Ed invece restai li, sotto la pioggia che mano a mano, stava diminuendo, immobile. Senza fiato.

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Capitolo 30
*** Determinata ***


                                  Hannah
Poche volte mi ero sentita in quel modo.
-Hannah...-.
Anche se nella mia vita il mondo mi era crollato addosso più di una volta, nessuna, era stata come la sera dell'omicidio di Phil...
-Dean...-.  
L'intera squadra di Hockey era piombata al porto solo un'ora dopo.
Il corpo di Phil era stato già portato via dal coroner e Garret era stato trasferito in centrale , anzi, forse  a quest'ora, era già in manette dentro una cella nella prigione della città.
-Che diavolo è successo?-.
Le braccia forti dell'amico di Garret mi avvolgono in un abbraccio.
-L'hanno arrestato...-. Dico in un singhiozzo sordo. -Hanno arrestato Garret-.
Dire di essere sconvolta è un eufemismo. Avevo pianto ad intermittenza per tutto il tempo. Ogni qual volta il mio cervello mi convinceva che potevo farlo.
-Dicono che ha ucciso suo padre.-.
Inutile sottolineare lo shock della squadra ,che non solo, non avrebbe mai pensato a Garret sotto quell'aspetto , ma amava anche profondamente la figura di Phil.
-Cristo...-.
La poliziotta che mi aveva interrogata solo un'ora prima , si era riavvicinata a me, quando mi aveva vista raggiunta da tutta la squadra.
-Signorina Welss, le consiglio di riposarsi.-. Dice e poi alza lo sguardo ai ragazzi. -E' meglio se la riaccompagnate a casa...-.
Nulla però mi avrebbe fatto riposare.

Una volta rientrati al dormitorio, Dean e gli altri, mi avevano accompagnata fino in camera di Garret.
Erano stati tutti estremamente dolci e comprensivi. Ma quando ero entrata in camera sua, ero crollata di nuovo pensando che quel posto era suo ed ora lui non c'era. Garret non c'era ed io mi sentivo persa.
 Loro, sono rimasti li a consolarmi con ogni frase , ogni parola, ogni gesto, possibile.
Erano scossi come me , eppure, tutti si stavano prodigando per farmi stare meglio.
D'un tratto ,quei ragazzi tanto stronzi e pieni di se , si erano trasformati in agnellini o meglio, in fratelli.
Fu l'unica sfaccettatura di quella storia, che riuscì a tirarmi su il morale.
Tucker, Logan,Cooper e Dean non si erano scollati da me , fino a che non ero crollata sul materasso di Garret.

L'indomani mattina , la sveglia sul comodino di Garret mi aveva fatta ripiombare nella realtà, ma con una consapevolezza ben diversa: dovevo tirare fuori Garret.
E sapevo anche come.
Mi sollevo dal materasso. Il the che mi aveva preparato Tuck la sera prima, ancora sul comodino ed io ancora vestita.
Scivolo sul materasso afferrando il mio cellulare fra le coperte.
Nessuna chiamata.
Nessun messaggio.
Mi alzo in fretta spogliandomi dei panni della sera prima , e mi infilo velocemente sotto la doccia.
In un moto di furia mi preparo con pochi abiti puliti e sfilo la chiave dell'auto di Dean dalla mia giacca.
Avevo i brividi anche solo  a guardare, quei panni buttati sul piumone di Garret. Quelli della sera prima. Gli stessi panni che avevano assistito al frantumarsi della mia storia con Garret e delle nostre vite...
Quella storia mi stava spaccando il cuore , le ossa , tutto.

Raggiungo il piano di sotto. I ragazzi sono tutti agli allenamenti, perché la vita per loro in qualche modo deve andare avanti per forza.
Loro , come Garret , hanno fatto una promessa alle loro famiglie e la devono mantenere.
La mia unica promessa era quella di restare con Garret. 
Ed anche io dovevo fare del tutto per mantenerla.
Mi avviai verso il cortile.
L'auto parcheggiata attendeva solo che la guidassi e la direzione mi era chiara.
Ma prima ancora, avevo bisogno di recapiti, numeri. E solo una persona era in grado di fornirmi ciò di cui avevo bisogno.
Il mio pollice scivola sul display del mio cellulare, mentre apro la portiera dell'auto.
Compongo il suo numero attendendo quei maledetti e snervanti "bip".
-Pronto.-.
-Jason.-.
Anche la sua voce  alle mie orecchie , risultava colpevole. Tutti lo erano in quel momento, per qualche motivo. Anche il più banale.
-Ho bisogno del numero di Brittany e dell'indirizzo di Tessa.-.
-Per quale motivo?-. Risponde stizzito.
Stringo i denti. Poi provo a calmarmi, senza ottenere risultato. E per la prima volta l'Hannah incazzata viene fuori, a morsi: -Senti, prima che venga a New York e ti cavi dalla gola quanto ti ho chiesto, sei pregato di assecondarmi.-.
Lo sento sbuffare una risatina amara. -Non solo mi hai scaricato, ma hai anche la faccia tosta di minacciarmi?-. Fa una pausa. -E poi, perché non ti fai dare i loro numeri dal tuo amato Garret?-.
Ovviamente non avrei mai detto a Jason che era stato arrestato. Lo avrebbe sicuramente saputo in seguito, ma non da me. 
Da come mi rivolgeva parola però, probabilmente aveva pensato a delle corna da parte di Graham, ecco perché aveva parlato in tono beffeggiatorio domandandomi perché, non mi rivolgessi al mio ragazzo.
Un film si piazzò nella mia testa e potevo vedere Jason ridersela mentre sospettava che Garret fosse con una delle due. Magari che lo cercassi perché non era tornato a casa, proprio come faceva con la sorella.
Quando frequentavo Jason, gli avevo impedito di parlarmi di Garret, ma mi capitava spesso di origliare le sue chiamate con Tessa e quasi tutte le volte , lei, si era lamentata delle assenze di Garret.
Quindi si, Jason adesso , molto probabilmente se la stava godendo.
-Non posso.-. Rispondo secca , mentre mi calo in auto. - Jason, tagliamo corto.Dammi quel numero. Non si tratta di uno scherzo è una cosa seria.-. 
Poi, per qualche strano motivo Jason , mentre sentivo che si aggirava per casa,  aveva acceso la tv. Potevo sentire in sottofondo il telegiornale parlare di Phil, del suo omicidio.
-E' per questo che mi hai chiamato?-. Gli tremò la voce.
Presi tempo. Poi risposi. -...si.-.

Mi diede i numeri di entrambe pochi attimi dopo , ancora scioccato per quanto appreso dalla tv. Perché insomma, non si vedono tutti i giorni giocatori di Hockey che fanno fuori il proprio padre , che hanno una bambina e tre donne.

Che amarezza...
Amare Garret non era stato facile per me , per ben più di un motivo. E non lo era accettare la sua vita. Ma capivo che si era ritrovato appeso a testa in giù, da un giorno all'altro e che forse in parte la colpa era stata anche mia.
Come avevo fatto a non pensare che fosse lui il padre di Camila ? Come avevo fatto a non guardare Tessa in viso, mentre ispezionava i volti ti tutta la squadra di Graham? Ho sbagliato veramente a far si che lui sapesse di avere una bambina? 

Forse sono io la causa di tutto questo?


Accendo il motore e dopo un bel po' di strada , piombo davanti casa di Tessa, o meglio di sua madre.
Non scendo subito dall'auto, perché devo prendermi del tempo per riflettere su quali eventualità si sarebbero potute venire a creare.
Ma la testa troppo confusa ed i nervi a palla , non mi permisero di formulare pensieri logici.
Alla fine mi decido.
Attraverso la piccola linea di mattoncini che separa l'ingresso dall'erba del cortile e pigio il campanello.
La porta si era aperta dopo cinque minuti e la figura di Brittany ci è apparsa dietro , materializzandosi in un fascio di nervi dai capelli biondo platino.
Era la prima volta che avevo davanti ai miei occhi, la mia "rivale".
-Tu sarai sicuramente, Hannah...-. Mormora appena, poi fa un passo indietro , lasciando che la sagoma di Tessa appaia dietro di lei,con la bimba in braccio.
La figlia di Garret...
Sarei esplosa in un'altra circostanza . Per il dispiacere, la frustrazione, per Garret, che aveva fatto proprio un bel macello...
-Che diavolo ci fai qui?-. Esplode Tess ,facendo un passo avanti, guardandomi con un cipiglio minaccioso.
Non mi intimidì. Ma intimidì Brittany.
 Aveva sussultato, come se realmente stesse morendo di paura.
Ecco, io non sono una psicologa ne tanto meno una criminologa, ma dall'atteggiamento di quella ragazza, molto probabilmente tutta quella storia le aveva letteralmente scosso il sistema nervoso.

Attraverso la porta fissando Tessa negli occhi mentre la bionda, chiude l'anta alle mie spalle.
-Anche quando pianificavi di far picchiare Garret da suo padre, avevi in braccio sua figlia?-. La sfido.
-Di che diavolo parli?-. Si drizzò sulle spalle.
Aveva l'espressione di un cane rabbioso. Ma l'essersi messa sulla difensiva non l'avrebbe aiutata ugualmente.
-Garret mi ha raccontato tutto. E voi due passerete un mucchio di guai.-. La indico ed ora, sono io ad avere un tono minaccioso.
Tessa fa un passo verso me , facendo cenno a Britt di prendere la bimba.
La bionda si muove velocemente , mentre la neonata scoppia in lacrime.
-Ascoltami bene...-. Dice poi arrivandomi ad una spanna dal naso. -Io ho una figlia. La figlia del tuo amato Garret. Perciò non mi farai assolutamente niente.-. Sollevò il mento guardandomi dall'alto del finto trespolo dove si era sistemata.
Le punto un dito sul petto. -Ascoltami tu..-. Dico marcando le parole. -Ed anche tu...-. Guardo poi la bionda che in silenzio, era già scoppiata in lacrime. -...Io non so come siano andate le cose. Però state certe che ne pagherete le conseguenze. Forse Garret sarà quello che la pagherà più cara. Ma a te toglieranno la bambina...-. La guardo dritta in faccia -Mentre Britt, forse si farà qualche anno per concorso in omicidio...-.
Ero sicura di me.
Sicura , di voler fare giustizia per Garret.
-E non ci sono scorciatoie questa volta. Ne patti. Ne aiuti di nessun tipo. Sono pronta a rovinarvi la vita e forse, a rovinare anche la mia, se necessario. Purché la verità venga fuori.-.
I muscoli sul viso di Tessa si irrigidiscono, ma il suo sguardo...Quello, mi aveva fatto capire molto di più. Anche se si ostinava a fissarmi , il suo sguardo era atterrito. Si sentiva messa alle strette.

Si paga nella vita. Anche se lei credeva di aver già pagato abbastanza , avendo avuto una figlia da un ragazzo che nemmeno l'amava.

Rilassai le spalle un attimo prima di allontanarmi da lei, separando lentamente lo sguardo dal suo. Perché se non le fosse stato ben chiaro, io ero disposta a tutto.
-Ci vediamo in tribunale...O all'inferno -.
Aveva un significato quella frase. Perché Tessa era fuori di se e Britt la temeva , perché sapeva di cosa era capace. Perciò l'avrebbe sempre aiutata , anche se lei le avesse chiesto di fare altro male , e di farlo a me.
Perciò ci avevo tenuto a farle sapere, che mi sarei aspettata di tutto e che ero pronta.

Riemergo dal suo appartamento e ho voglia di vomitare. Corro verso l'auto e mi ci infilo dentro gonfiando il petto prepotentemente, perchè mi manca l'aria e mi sembra di annegare.
Tutta quella storia forse aveva fatto uscire di senno anche me, perché piansi e risi allo stesso tempo. E poi dovetti ritrovare la calma , appoggiando la testa allo sterzo prima di implodere.
Avrei dovuto chiamare un avvocato? Forse l'avvocato di mia madre...
Quando però avvertii il peso del cellulare nella tasca del mio jeans e lo tirai fuori, l'unica persona con cui volevo parlare era mia madre stessa.
Non la sentivo da molto più di un giorno o un mese. 
Avevo preferito estrometterla dalla mia vita , quando avevo scoperto che nascondermi di Justin e di suo padre , per lei , era stato molto più facile del dirmi la verità.
Ma ora, da figlia, avevo bisogno di lei. Di mia madre.
Perché ragazzina lo ero stata anche io e poi, mi ero ritrovata ad essere donna, per quanto la mia età dicesse il contrario, troppo in fretta.
Senza nessuno, a parte Garret ovviamente.
Attesi che lei rispondesse alla chiamata e quando la sua voce trillò nel microfono del cellulare , be'...Non so dire bene cosa provai. Ma mi rasserenò il fatto che lei avesse già appreso tutto dal telegiornale.
-Hannah...Oh Dio Hannah, ho saputo...-.
Ne ciao. Ne come stai. Lei aveva risposto alla chiamata , già con l'idea che io gliene volessi parlare.
-Mamma...-. Scoppio a piangere come una fontana.
-Piccola...Mi dispiace così tanto...-.
Le dispiaceva? Non ne ero certa. Ma Garret le piaceva in qualche modo. Non me lo aveva mai detto, ma mia mamma protettiva com'era , mi aveva lasciata a lui. Perciò dubitavo che non si fidasse.
-...Tu lo sai che non è colpa sua. Che suo padre era violento e che la sua ex compagna è colpevole....Vero?-. Mi accerto , come una disperata, di averla dalla mia parte.
Fa un lungo respiro.
-Non so come siano andate le cose...-. Dice titubante. -Ma so per certo che c'è una motivazione al gesto di Garret.-.
E poi non abbiamo detto più nulla.
Lei mi ha ascoltato piangere , forse per un buon quarto d'ora in silenzio.
Ma averla chiamata pensando che mi avrebbe fatto bene, fece di me solo poltiglia.
Più sentivo i suoi respiri nella cornetta, più mi rendevo conto di cosa fosse successo fra noi.
Ricordavo che mi aveva mentito, che nonostante fossero passati mesi, non aveva ancora avuto il coraggio di parlare di quell'uomo.
Dio, era grave!
Ero stata stuprata due volte , o per lo meno , la seconda ci ero andata vicino.
Lei sapeva tutto e non mi aveva mai detto nulla.
-Adesso devo andare...-. Le dico quindi all'improvviso.
So che può sembrare estremamente egoistico, chiamare dopo mesi la propria madre, solo per piangere 20 minuti. Ma avevo del rancore verso lei e forse, avevo anche deciso che una volta finito questo incubo , l'avrei lasciata andare. Via dal mio cuore o dalla mia vita. Per quanto , come si fa a dimenticare una madre?
Non credo che si possa.

-Hannah, aspetta. Cosa vuoi fare? Cosa farai?-.
Mi mordo una pellicina sull'indice della mia mano destra. 
-Non lo so mamma. Non lo so proprio...-.
-Cerca di non metterti nei guai...-.

E poi mi era salito il nervoso.

-Perché secondo te, la volta che mi hanno stuprato mi ero messa nei guai?-. Tuono sguaiata.
-No...Non volevo dire questo...-.

Capisco di aver sbagliato subito.

 -Devo andare. Scusami.-.

Quando tutto mi sembrava aver preso la peggior piega possibile, l'unica ancora di salvezza mi era sembrata , Garret.

Resto a guardare lo schermo del cellulare.

Non avevo nemmeno una sua foto. Si era cancellato da MySpace molto prima, e a me sembrava di averlo perso un pezzetto alla volta, sempre di più.

Affondando nel sedile, era stato inevitabile, che la testa viaggiasse per fatti suoi.

E allora eccoci li, a quella festa. La prima festa con Garret Graham. Mi aveva baciato. Io avevo pensato "cavolo che volpe" ha fatto si che Justin si accorgesse di me...
Ma poi ancora i miei ricordi si fermano in camera sua, quando con la sua solita faccia da sberle e l'espressione da bambino dispettoso mi aveva sfidato ad "allenarmi a baciare". 
Sapevo che era geloso di Dean. Sapevo che tutte le volte , alle rimpatriate del Mercoledì o a quelle del Giovedì , lo stomaco gli si era tirato su dai nervi , mentre io ballavo o bevevo come una stupida.
Mi era costato caro tentare di mordere la loro vita, così caro che poi mi ero ritrovata in una stanza con Justin e lui aveva provato a toccarmi.
Ma Garret, ancora una volta , si era preoccupato.
Adesso però , ripenso a lui, e l'unica cosa che ho sono le mie mani umide di lacrime mentre sotterro il viso fra esse.

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Capitolo 31
*** Nove vite ***


                               Hannah
Ore 11:00am. La mattina della sentenza.
-Hannah. Dove sei?-. Brown mi parla attraverso la cornetta di un telefono fisso, dentro il tribunale.
-Sto arrivando...-.
In realtà sono proprio ai piedi della gradinata che mi separa dall'interno della palazzina.
Pietrificata, al cospetto di una massa informe di gente strepitante che stringe cartelloni fra le dita ed urla "mostro" a Garret.
Sono circondata , mi soffocano. Sembrano vorticarmi attorno tutte le loro voci. Vedo la polizia cercare di rimettere ordine nel caos e so, che quando uscirò da li sarà persino peggio.
C'è una mandria inferocita di giornalisti pronta a mettere la faccia di Garret in prima pagina trascinandolo in una gogna mediatica che non merita.
No, Garret non merita tutta quella gente che lo accusa ingiustamente.
Abbasso il cellulare e sento Brown parlarci dentro ancora per qualche istante.
C'è una donna con un megafono che albeggia sulla gradinata e sta chiaramente urlando che quelli come Garret sono dei poco di buono. Che meritava lui di essere steso a terra , nel brecciato del porto.
Ho i capillari nelle sclere che mi tirano dolorosamente.
Vorrei strappargli la faccia. 
Marcio verso di lei , pronta ad intervenire. Pronta a fare macello.
Ma ad un passo dalla donna la mano forte di Brown mi placca , stringendomi il braccio.
Mi volto di colpo.
-Siamo tutti dentro...Manchi solo tu.-.
Sciolgo i muscoli, cancello la rabbia , cambio dal giorno alla notte, pensando che quella mattina sarebbe successo di tutto.
Mi sento come se stessi salendo al patibolo. Come se la tuta arancione che indossa Garret , adesso , la stessi indossando anche io.
Quando l'anta dell'aula 27 si è aperta davanti ai miei occhi , mi è sembrato un miracolo vedere la sagoma di Garret.
Lo fanno mettere sul lato opposto, proprio alla fine della sala , accanto alla cattedra del giudice Willow. Siede su una sedia , con le manette strette su polsi e caviglie. Ha ancora i lividi sul viso, anche se sono lievemente coperti dalla barba. Ma ora è leggermente più lunga ed incolta. Due millimetri o forse tre , ma so che si sta dannando per quei pochi microscopici peli invadenti.
Provo a non pensare che dentro la sua testa ci sia ben altro, perché mi distrugge. Allora, meglio pensare che si stia dannando per l'estetica che non per l'omicidio di suo padre.
-In piedi, grazie.-. Un agente in divisa fa un cenno con la mano e tutti nella sala , ci solleviamo  dai nostri posti.

-Presiede il Giudice Leonard Willow.-. 

Quando l'uomo con la classica toga nera , si fa strada verso il suo posto , vedo Garret irrigidire i muscoli delle braccia.
Volta lo sguardo a me. Un misto di ansia, paura , amore , sollievo e poi ancora disperata rassegnazione.
-Seduti prego..-. Dice l'uomo sulla sessantina, mentre si accomoda sulla poltrona.
-Oggi, ascolteremo tre nuovi teste...-.
A quel punto gli occhi di Melania Graham e Jodie Stendall, rispettivamente la sorella e l'avvocato di Phil Graham, si allargano a dismisura.
Si, perché c'erano stati ben tre dibattimenti sino ad allora: uno per le accuse a carico di Graham, uno per la difesa e l'ultimo , quello di oggi per la sentenza.
Peccato che i tre nuovi teste non avevano mai parlato prima  e tutti in quell'aula sanno che la loro testimonianza avrebbe cambiato ogni carta di quella maledetta partita di Poker.
Sedute, dietro la chioma scura di Melania , le sue due nuove pupille, Brittany Fontana e Tessa Andres. 
Le due grandi ,vere, colpevoli in tutta questa storia.
So tramite Brown , che era stato avvocato di Phil per anni, che sua sorella è più subdola e spietata di lui. Che è qui solo a rivendicare il suo denaro e quello nei conti bloccati di Garret, non per Phil.
Per lei doveva essere stata persino una grande liberazione la sua tragica morte.
Adesso tutto quel po' po', di patrimonio sarebbe stato suo...
-Giudice Willow...-. Jodie , con il suo fare da papessa, si solleva dalla sedia sorreggendosi con le braccia tese al suo tavolo. E' smaniosa , nell'espressione, nel modo di muoversi...
-Non credo che sia politicamente corretto , inserire nuovi teste il giorno della sentenza...-.
-Signorina Stendall. Lei ha ragione, ma questi teste hanno avuto un ritardo burocratico in questi giorni...Perciò, per quello che riguarda questo giudice, le tre nuove teste , possono intervenire.-.
Jodie serra la bocca tinta di rosso e torna stizzita a sedersi.
-Signor Brown , vogliamo far intervenire la prima teste?-. Domanda lo stesso, rivolgendosi un attimo dopo , all'avvocato di Garret.

E' il mio momento. 

Ricordati che loro sono qui per farti affondare. Faranno in modo che tu ti confonda. 

Jodie Stendall , è li, seduta a quella sedia solo per buttare giù ogni teste come un birillo e per sparare nel disegno immaginario di un centro al bersaglio, sulla testa di Garret. Perciò si, Brown mi aveva spiegato un po' come sarebbe stato il suo "terzo grado" e si , io ero pronta a sostenerlo.

Mi sollevo dalla sedia , mandandola un centimetro indietro con la gamba. Il cuore che mi pulsa come un tamburo nella carotide. Sto dritta per miracolo poiché ho la tremarella ed anche muovere un passo sembra costarmi caro.
Percorro lentamente il metro che mi separa dal banchetto alla destra del giudice.
-Giura di dire la verità, soltanto la verità...-.
Mentre mi fanno fare giuramento , il mio sguardo vola li. A Garret. Mi fissa come se fosse stato malmenato a turno da tutti.
-Si sieda...-. Willow mi sorride leggermente.
Abbasso lo sguardo sul banchetto rialzato dalla stessa pedana dove troneggia lui, e vedo una bottiglietta d'acqua ed una pila di bicchieri, tre o quattro uno dentro l'altro per l'esattezza, che vengono cambiati ogni qualvolta , si siede un nuovo teste.
-Signorina Stendall...Se vuole procedere...-. Dice poi l'uomo.
Ed eccola, venefica che mi raggiunge ondeggiando i fianchi nel suo tubino nero, mentre la coda rossa le svolazza da un lato all'altro delle spalle.
 Jodie Stendall. La mia carnefice.
All'incirca 35 anni, una carriera degna del miglior avvocato di una serie tv come Law and Order.
Insomma , una che tira fuori vittorie dal nulla.
-Signorina Welss...-.
Sa che sono un pesce piccolo in una vasca di squali e glielo posso leggere negli occhi.
Lei si accanirà su di me e troverà sollazzo nel farlo.
A vederla bene , mentre si muove , mentre racconta in modo plateale i fatti, mentre allarga le braccia esili alla giuria , avrei messo la mano sul fuoco che quella donna, forse, aveva fatto un patto con il diavolo.
Perché è realmente l'emblema del male.
-Può raccontarci del suo rapporto con Garret? Cosa è per lei, Graham Garret?-. Marca le ultime parole come se le stesse sottolineando con la penna mille volte.
-Garret è il mio ragazzo.-. Rispondo piatta.

Cercherà di metterti in cattiva luce. Farà di te carne da macello. Ma tu non devi mollare.

Jodie ha dei fogli fra le dita laccate di rosso, che non mi fanno presagire nulla di buono.
So già che quelle domande ,sono solo la prima cucchiaiata di una minestra che mi andrà per storto.

-E in che circostanza , siete diventati una coppia?-. 

-So che ci siamo persi di vista , che questa storia è assurda. E che se non fosse stato per me a quest'ora forse non saresti qui a sbatterti con quel capo d'accusa...Ma io credo che se è successo tutto questo, un motivo c'è.-.
-E sarebbe?.-.
-Ecco...Ci ho riflettuto molto e vorrei ...Insomma , vorrei provarci. Vorrei provare a frequentarmi con te .-.



-Ci siamo conosciuti alla Briar. E ci siamo messi insieme li.-. Dico mentre l'immagine di lui , dentro questo stesso tribunale che mi chiede di frequentarci , si fa spazio fra i miei ricordi.

-Alla Briar...-.
Sogghigna velenosamente.
-Perché non ci parli dell'incidente di settembre scorso...Della causa contro i Kohl...Cos'era per te quella causa?-.

Capisco subito che la Stendall, punta ad andare dritta al sodo. E lentamente mi rendo conto anche dove tutto questo discorso insensato mi stia portando.

-Justin aveva provato a violentarmi.-. Dico. Sto tremando, ogni parola per di più,potrebbe giocare a mio sfavore.
-Justin Kohl..Se non sbaglio anche l'uomo che ti ha stuprata a 15 anni era un Kohl...-. Sposta il peso sull'anca destra , mentre si piazza al centro delle due grandi file , che separano i "pro" ed i "contro", Garret.
La fisso nelle iridi castane. 
-Si è esatto.-. Abbasso lo sguardo di riflesso quando lei concentra il suo, dritto alle mie iridi.
-Cosa ne pensate?-. Si volta verso la giuria ed alle persone presenti in aula.
-Anche in quel caso Hannah Welss era co-protagonista di fatti che vedevano il qui presente Graham Garret abusare della sua forza fisica.-.
Jodie incomincia ad avanzare fra le sedie occupate al centro della stanza, passando le dita libere dal fascicolo che stringe in una mano, sugli schienali, come un' ammaliatrice.
-E vediamo , come mai Garret ha picchiato Justin? Insomma eri tu quella ubriaca e drogata quella sera, eri tu quella che si è lasciata toccare....-. Ho un tonfo al petto.
-No, non è andata così...E lei lo sa.-. Ho i pugni nascosti sotto il mio banco, sulle mie cosce, e li stringo così tanto da ferirmi i palmi con le mie stesse unghie.
Lei solleva un sopracciglio accennando una smorfia sardonica - No Hannah, io so, che c'è un ragazzo che è stato aggredito da Garret. Lo stesso ragazzo che porta il cognome dell'uomo che ti ha stuprata. E so che ci sono i soldi che hai ricevuto da quest'ultimo e la sua condanna a 9 mesi nel penitenziario di Wedminghton...-.
-Obiezione!-. Si alza Brown , nel tentativo disperato di salvare me, da quel massacro firmato Jodie Stendall.
-Respinta.-.
-Grazie Signor giudice...-. Ruota sui tacchi e guarda una ad una tutte le persone che le sono nel raggio di un metro.
-Come dicevo , in quella prima condanna Hannah ha ricevuto 6000 dollari dai Kohl. E si sa, che le sue umili origini non le avrebbero mai permesso di ottenere in alcun modo , quella cifra...Ma forse per la nostra Hannah...-. Mi indica alzando un braccio e lasciandolo ricadere lungo il suo fianco un attimo a seguire-... tutti quei soldi erano solo una piccola parte di quello che avrebbe potuto avere e, perché no, il padre di Graham era un'ottima preda.-.

Ora mi è chiara la sua logica. Sciacqua cervelli. L'avevo letta in un poliziesco, uno di quei generi che tanto mi piaceva ma che ho sempre catalogato come "cose che non accadono realmente". Perché non potevo credere che un avvocatessa in carne ed ossa, adottasse quel tipo di confronto con la giuria. Denigrare i teste, farli passare per colpevoli ed avere una sentenza "pulita", ed una vittoria facile.

-Una volta circuito Garret che si sa...ama le ragazze...-. La Stendall, estrae dalla pila di fogli che mantiene appoggiata ora, al suo avambraccio, una foto stampata su un foglio F4. Ritrae Kendall mezza nuda dentro l'idromassaggio in un giardino di chissà chi, in chissà quale anno. Ma c'è Garret con lei e questo mi fa pensare che sia recente , del tipo che io l'ho conosciuto nel mentre o qualche mese dopo.

Garret mi guarda confuso e fa spallucce. 

-...non deve essere stato difficile per lei architettare tutto questo...Prima l'aggressione a  Kohl, poi a suo padre...Perché i soldi fanno gola, no , Hannah?-.

-Obiezione! Sta divagando.-. Tuona Brown.
-Accolta. Signorina Stendall, l'imputata non è sotto accusa è una teste. La tratti come tale...-.
Respiro per un attimo.
A Jodie piace tutto quello che sta succedendo, lo vedo dalla sua aria soddisfatta.
-Riformulo...Signorina Welss, è vero o no , che grazie a Graham Garret lei può sostentarsi tramite il suo alloggio?-.
Non posso distogliere lo sguardo da lei. Vorrei bruciarla viva.
Si, se potessi avere un super potere adesso vorrei che fosse una vista laser. Una di quelle che ti fa prendere fuoco ovunque.
-Si.-. Mi limito a dire.
-Signorina Welss, in che rapporti era con Phil Graham? So che avete passato assieme il ringraziamento...-.

-Da quanto è che frequenti mio figlio?-.
-Poco più di due mesi.-.
-Allora non è una cosa seria.-


-Non avevo nessun tipo di rapporto con lui. Ho presenziato solo a quel pranzo e non ci siamo rivolti parola..-.

-Bene. E come lo avete trascorso? E' stato un pranzo tranquillo oppure i due Graham hanno avuto qualche discussione?-.

-No nessuna.-.

-E lei signorina Welss ne aveva avute? So per certo che a Phil non piaceva la vostra frequentazione.-. Spagina la piccola pila di fogli fra le dita.
-Ho qui , Signor giudice , una serie di sms mandati da Phil a Melania dove l'uomo sostiene che la frequentazione di Hannah sia dannosa per Garret.-. Avanza verso il giudice porgendogli la copia degli sms, stampata in maiuscolo. Potevo vederne il calco da dietro.

Nel frattempo, non mi sono vietata di gettare un'occhiata al di la di Jodie , proprio alla sua cliente. Melania Graham. Che se ne sta seduta con un fazzolettino di seta chiaro , mentre fa finta di asciugare quelle quattro lacrime di coccodrillo , facendo ben attenzione a non strofinare troppo il tessuto, perché ovvio, al make-up , si deve prestare attenzione...
Mi ribolle il sangue.

-Possiamo dedurre , che Phil aveva capito che Hannah era un soggetto pericoloso per Garret. Una lavata di testa e qualche seratina spinta avevano già combinato un bel poi di guai a casa Graham...no Hannah? Non è accaduto poco prima del ringraziamento che Kohl e Garret sono finiti a mani?Non sei stata tu la causa? Non è per colpa tua, che i voti di Garret abbiano zigzagato su e giù fra sufficienze ed insufficienze? Non è per colpa tua che il suo umore nell'ultimo periodo cambiava spesso?-. Aggredisce come una iena.

Mi fa schifo il tono che usa e le parole che adotta per descrivere la mia storia con Garret. Perché fra noi c'è amore , quello vero. Quello che forse nemmeno lei avrebbe mai potuto provare.

-Obiezione! Non è relativo all'accusa a carico di Graham Garret-.
-Respinta è un buon movente.-.
La Stendall fa un bel sospiro soddisfatto come se le stessero piovendo addosso applausi.
-Signori...-. Dice guardando la giuria :-Non è per amore che si fanno le più grandi pazzie? Non è per amore che si arriva a tirar fuori tutto di noi? Io dico che per amore si può anche arrivare ad uccidere.-.
Mi raggiunge poi, lenta, come una lama che ti si conficca centimetro per centimetro, nel petto. Appoggia gli avambracci al mio banco, si sporge e copre il microfono davanti alla mia bocca con il palmo della mano:-Perché ti ostini a difendere un assassino?-. Sibila pungente.
Mi avvicino a lei con il busto , guardandola dritta negli occhi.
-Perché lo amo.-.
Mi trafigge con l'ennesima occhiata derisoria.
-Sei una pazza suicida, Welss.-. Spara l'ultimo colpo di pistola che mi arriva dritto in petto.
 Si tira su con la schiena e fa tintinnare il microfono davanti a me , lasciandolo di colpo.
-Ho finito signor giudice.-.
Si allontana fiera di ciò che è riuscita a fare. Dei dubbi che è riuscita ad insinuare persino dentro la mia testa.
Se in cuor mio so che Garret non è un assassino , adesso quel tarlo che potessi essere io la causa si era artigliato alle mie fibre ed aveva fatto si che io incominciassi a sudare freddo.
-Procediamo con il secondo teste della difesa.-. Il giudice Willow fa cenno alla guardia giurata di aprire la porta alle spalle dei presenti per far entrare i vari teste.
Tutti si aspettavano qualche amico raccattato qua e la , qualche sua ex ancora presa che avrebbe parlato meravigliosamente di lui e invece...
C'è Dean , la sua squadra e poi ancora , finalmente le mie due teste. Le due donne che avevo pregato in ginocchio, purché venissero a testimoniare.
Rosalie Guire e Marie Lits Graham, la mamma di Garret.
C'è poco da dire . Io ho trovato il modo di far uscire Garret illeso da quel combattimento ed ora, sia io che Brown , che lui , non potevamo che rimetterci a loro. 

Jodie e Melania si guardano confuse ed angosciate al tempo stesso.
-Signor giudice...Le mie due teste...-. Si alza Brown.

Incominciavo a vedere la luce infondo al tunnel. Un secondo finale per una storia che stava ruzzolando verso una fine atroce. E la speranza negli occhi di Garret.
Vedo tutto insieme allo stesso tempo ed è meraviglioso.

Torno al mio posto e noto che l'intera squadra di Garret è seduta dietro me e Brown. Sorrido appena a tutti e poi riaffondo nella mia sedia.
-Sei stata bravissima..-. Mormora Brown con un ampio sorriso stampato in faccia.
-Mi ha massacrata, ha fatto il lavaggio del cervello a tutti.-. 
Scuote la testa. -Il pezzo forte viene ora...-.
Ci mettiamo dritti sulle sedie.
Nessuno sa ancora cosa può capitare da questo momento in poi, nemmeno io. Chi mi avrebbe assicurato che entrambe avrebbero testimoniato a favore? Infondo loro avevano solo accettato.
-Prego che venga interrogata la seconda teste...Marie Lits Graham.-.
La mamma di Garret, una donna di mezz'età dai capelli biondissimi e gli occhi castani , avanza lungo la sala nel suo tajer blu.
Jodie è pronta a mettere sotto torchio anche lei.
-Signorina Stendall, queste sono le domande.-. La intercetta Willow, scrutando la donna in volto, serio.
Sul viso di Jodie svanisce ogni entusiasmo. Cammina spedita verso un banco vuoto a testa bassa.

Nessuno ha saputo , nemmeno alla fine perché il giudice aveva stilato quelle liste di domande come se volesse mettere a tacere Jodie e Melania.

Afferra un microfono e si porta il foglio davanti. Non c'è grinta quando la sua voce supera la barriera delle sue labbra.
-Signora Graham. Può parlarci del suo rapporto con Phil?-.
La mamma di Garret si sistema la giacca addosso drizzando la schiena e parlando decisa :- Io e Phil siamo stati marito e moglie per più di dieci anni. Se mi sta per chiedere se io e lui eravamo in sintonia, le dico subito di no.-. Svita la bottiglietta d'acqua che ha alla sua destra e versa un sorso nel bicchiere alla sua sinistra, lo porta alla bocca , manda giù e riparte: -I primi anni, lui era sempre via per le partite, il che andava più che bene dato che non ne potevo più della sua presenza impositiva...-.
Mentre la mamma di Graham parla , una luce chiara , un piccolo spiraglio, si allarga in quella storia, facendo emergere la verità di Phil Graham.
-Phil Graham, era un uomo violento che alzava le mani a me , e a suo figlio. Phil non ci amava, non lo ha mai fatto e per questo sarò sincera , non sto male, ora che non c'è più.-.  

E più le parole di Marie , erano crude e le sue espressioni mutavano storcendole i lineamenti del viso, più la giuria sembrava immolarsi in quella che era la sua vita.

-Quando Garret ha compiuto 16 anni, sono andata via. Volevo portarlo con me , ma i soldi di Phil erano la sua garanzia, il suo futuro. Perciò è rimasto qui.-.

La storia di Garret fa spaccare il petto.

-Qui c'è la sua deposizione contro Phil Graham , redatta dall'ispettore Kennet.-. Jodie con la voce che le dondola su una liana di sconforto , solleva il foglio con la deposizione. 

-Si, ho denunciato mio marito a Dicembre scorso per le violenze che ho ricevuto in passato e le vessazioni che lui ha continuato a farmi negli anni , telefonicamente. So di averlo fatto tardi...-.

Il viso di Jodie mutò di espressione per ben due volte consecutive. La prima quando Marie aveva affermato di aver denunciato in ritardo, e non ci sarebbe voluto un genio per capire che quel documento non aveva valenza e la seconda quando si era rabbuiata del tutto , leggendo un secondo esposto.

-Per me può bastare, che salga la terza ed ultima teste...-. Sentenzia Willow.
In quel momento, l'intera carriera della Stendall le stava passando davanti e lei non riusciva a capacitarsi del come, le cose avessero preso quella piega.

-Prego...-.
Jodie guarda l'uomo in toga e poi sbuffa amaramente.

-Lei sa che questo non è professionale signor giudice....-.

L'uomo la guarda dall'alto della sua posizione.
-Questo lo lasci stabilire al sottoscritto.-.

C'è della tensione nell'aria ed è palpabile, fra i due.
-Può proseguire, Stendall.-. Dice secco, Willow.

Il viso della Stendall si tende , indurendo ogni suo lineamento.
All'improvviso batte i fogli sul banco alle sue spalle.
-Io mi rifiuto.-. 
Sbotta sotto lo sguardo smarrito di tutti.

Brown si solleva:-Posso terminare io se vuole.-. 
Il giudice fa un cenno con il capo, così Brown , si muove dalla sua postazione , senza alcuna recita fra le mani e lascia parlare Rosalie che ammette ogni violenza fisica, verbale, morale a cui Phil l'ha sottoposta.
 Una volta preso il coraggio, quando la voce non le tremava più , si era alzata in piedi indicando Tessa e Brittany e le ragazze alle loro spalle,gridando che dovevano dire la verità.
Così ha fatto anche Marie in lacrime , giurando che l'unica circostanza in cui Garret avesse potuto uccidere il padre era : difendere se stesso.

In aula a breve si sollevò il caos. Era esplosa quella bolla di bugie che per tanto tempo aveva soppresso ognuno di noi. Uccidendo le nostre dignità.
Il regime di terrore di Phil Graham doveva finire e doveva farlo subito.

-Silenzio!-. Willow incomincia a spazientirsi , battendo il suo martelletto una decina di volte per calmare gli animi accesi in aula.

-Non siete voi a stabilire la sentenza, ma io.-. Sottolinea aspramente.
-Dovrebbe essere la verità a stabilire la sentenza!-. Risponde qualcuno dalla giuria.
Willow batte ancora il martelletto.
Poi accade in fretta. Scende il silenzio, Willow incomincia a parlare . Sta già dicendo gli anni da scontare quando Brittney si alza facendo rumore con le gambe della sedia sul pavimento.
Si voltano tutti a fissarla, me compresa.
Perché mi sarei aspettata di tutto ma non questo , non lei...
-Sono stata io.-. E' paonazza mentre le mani le tremano.
Tessa la tira per un braccio cercando di farla tornare a sedere.
-Sono stata io.-. Continua a dire.
-Signorina Fontana lei è già stata interrogata...-. Le fa presente il giudice mandando giù un sordo d'acqua.
-Si è vero ma...-. Prende fiato con la voce che le trema sempre meno -...Ho detto di avergli scritto e di essere andata via poco dopo averlo visto. Non è così. Come me c'era Phil e Tessa...-.
La stessa balza in piedi. 
-Si può sapere che cazzo stai dicendo?-. Ringhia.
Brittney trova il coraggio di guardarla in viso :-Quello che avremmo dovuto dire molto tempo fa...-. Poi si fa spazio fra le sedie , posizionandosi al centro dello spazio libero fra la moltitudine di sedie.
-Quel giorno Tessa Andres , mi ha chiesto di scrivere a Garret. Voleva che ci incontrassimo per un chiarimento dato che vivevo da lei e c'erano stati precedenti...Fra tutti noi...-. Stringe le mani fra di loro e ci getta lo sguardo.
-Ho pensato "wow, vuole gettare l'ascia di guerra"...Per questo ho accettato. Ma solo quando quel pomeriggio ho visto Phil a casa ho capito cosa aveva intenzione di fare. Garret mi ha parlato di suo padre ed io ho sbagliato a raccontare cos'era quell'uomo a Tessa. Poiché lo ha sfruttato per far finire Garret qui...-. Lo indica con il gesto di una mano, che rigetta subito lungo la gonna.
-Tessa aveva calcolato tutto...Perciò se c'è qualcuno che deve essere arrestato qui...Siamo noi due non Garret. Io c'ero , lei anche...-. Scoppia a piangere:-Lui si è solo difeso perché Phil , con ferocia lo aveva assalito e picchiato , fino a farlo sanguinare...-.

Torniamo a respirare tutti quanti, solo quando quel racconto termina.
Era stato agghiacciante sentire tutta la storia, momento per momento. Tanto che ora , nell'aula , erano più di due le persone in lacrime.
Willow si schiarisce la voce :-Questo cambia tutto...-. Poi getta lo sguardo sulla pila dei capi d'accusa. Guarda Garret, me, Brown , Melania , Jodie e Tessa che vorrebbe morire, piuttosto che essere qui in questo momento.
-Mi ritiro per deliberare.-. Proferisce all'improvviso.

Ci alziamo tutti e la sala si svuota velocemente.
Brittany resta seduta in disparte, decido di avvicinarmi.

-Hai fatto qualcosa di veramente eccezionale...-.
I suoi occhi gonfi rimbalzano sul mio viso.
-No...Ho detto solo la verità.-. Sorride amaramente.
-Già...-.
Sento le guardie carcerarie togliere le manette ai piedi ed alle mani di Garret e poco dopo, me lo ritrovo accanto.
-Britt..-. 
La bionda si solleva , poi in uno scatto maldestro gli si getta al collo, facendo spostare qualche sedia intorno a lei.
-Mi dispiace. Mi dispiace per tutto...-.
Garret non dice più nulla.
In quel momento una parte di me muore. Conosco Garret , meglio di chiunque altro e so, che lui teneva realmente a Britt. So per certo che le abbia raccontato tanto della sua vita e che per quel periodo era stata me , ma in biondo. Ed ora , mi ferisce vederlo accarezzarle i capelli in quel silenzio che nasconde mille parole.
-Vi ..lascio un po' soli.-. Dico facendo un passo indietro.
-No, non c'è bisogno...-. Dice lei allontanandosi dal petto di Garret. -Volevo dirgli solo questo...-. 
Mi sorride come farebbe una qualsiasi persona conosciuta casualmente.
Poi torna a guardare lui e gli accarezza il viso :-Ti auguro il meglio...-.

-Procediamo con l'ultima parte di dibattimento. Causa 0095 , imputati Garret Graham, Melania Graham. Omicidio di Phil Graham.-.

E' il momento. Si infrange tutto, si spezza ogni momento , ogni pensiero , ogni paura, lasciando spazio alla tensione palpabile che tutti stiamo soffrendo nell'aula.
Torniamo ai nostri posti, questa volta Garret è in piedi , accanto a me e Brawn. Mi tiene per mano ed un attimo prima che Willow torni a parlare , mi bacia sulla testa. 

-Presa visione dei capi d'accusa , delle varie dichiarazioni dei teste ed appresa la nuova circostanza per cui i fatti si sono poi svolti, questo giudice dichiara Andres Tessa colpevole di omicidio di primo grado in quanto seppur non artefice manuale dello stesso, ha contribuito alla premeditazione alla messa in atto ed in loco dell'accaduto, stabilendo come unica pena plausibile anni 25 nel penitenziario di Wedminghton. Condanna Fontana Britney ad anni 15 nel medesimo penitenziario per concorso in omicidio aggravato dalla premeditazione. Dichiara Garret Graham assolto da ogni capo d'accusa poiché agli atti , la sua è stata solo una forma violenta di auto-difesa. Stabilisce in oltre l'affido parentale ed esclusivo di sua figlia Camila Graham come unico tutore legale e lo definisce detentore di tutti i suoi fondi bancari al fine del sostentamento della suddetta. Nega l'appropriamento dei fondi bancari Graham , alla Signora Melania Graham. Nega ogni addebito della causa al suo avvocato tale Brown .-. Poi fa una pausa , ci guarda tutti e sospira :- L'udienza è tolta.-.
Un grande applauso invade l'aula. E' finita . E' tutto finito.

Quella sentenza segnò per sempre ben nove vite:
La mia con Garret.
La sua , senza l'ombra di suo padre.
Quella di sua madre e di Rosalie che finalmente erano libere dai ricatti dell'uomo che aveva rovinato loro le vite.
Quella di Tessa che si era ritrovata , senza niente in un battito di ciglia e di suo fratello Jason a cui avevano strappato sia lei che Britt.
Quella di Brittany che dopo anni di errori, aveva saputo rimediare.
Quella di sua zia Melania , a cui era stato tolto praticamente anche l'ultimo centesimo di suo fratello.
Ed infine quella di Camila, che avrebbe segnato un po' tutte queste vite...


Perché le cose belle devono accadere anche se sembrano metterci un eternità, prima o poi, accadono.



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Capitolo 32
*** Festa del diploma ***


                                   Hannah
 
Fine semestre. Consegna dei diplomi.
 
-Rosso o blu?.-. Garret mi gira attorno con la bimba fra le braccia.
-Rosso.-. Sollevo il viso..-Come fai a scegliere così di getto?-.
Fa spallucce sorridendo teneramente.
-E va bene, vada per il rosso...-. 
E'  già pronto con la giacca nera che gli cade perfetta sulle spalle e la cravatta. Non è la prima volta che lo vedo in tiro, ma ogni volta lo trovo sempre più attraente.
Sparisco dietro la porticina del bagno in camera sua.
Siamo rimasti solo noi al dormitorio. Dean e gli altri, sono usciti verso le 9 per rispettare il loro "rito" pre-promozione. Diversi giri di birra e di chissà quale strano alcolico , al bar che dista solo qualche isolato dalla Briar.
Sono un fascio di nervi mentre mi calo il tubino rosso giù per i fianchi.
Mi sembra essere passata un'eternità dall'inizio di tutto questo.
Il giorno della"C" di Garret. Quella "C", caratteri cubitali, che ci aveva fatti conoscere.
E' così assurdo che mi manchi quel maledetto compito in classe? Che mi manchino già i momenti fra quei banchi? 
Forse no. 
Il mio ultimo anno alla Briar era stato sconvolgente.
Si era aperto un vaso di Pandora la cui targhetta scintillante risaltava il nome di :Garret Graham.
Ed era stato travolgente conoscerlo. Sperimentarlo. Finire quell'anno con lui.
Mi pettino i capelli corti poco sotto le orecchie, in un caschetto castano perfetto.
Ho deciso che questo addio , lo darò con un' insolita parvenza di donna.
Perché la Hannah dei mesi prima era cambiata , sparita, per lasciare il posto ad una Hannah più donna, più consapevole.
Mi passo quindi quel rossetto rosso che non avevo praticamente usato quasi mai , sulle labbra , un attimo prima di piombare in camera e saltare dentro il mio paio di tacchi 12 rosso ferrari.
Garret mi osserva in ogni movimento sorridendomi sornione ed adoro quell'espressione alquanto "porca" che assume la sua faccia , quando mi piego per chiudere il cinturino delle scarpe attorno alla mia caviglia.
 
Quanto tempo è passato perché tutto questo si avverasse?
 
-Ehy la smetti di guardarmi in quel modo?-. Passo accanto al materasso afferrando la mia borsetta rossa come le scarpe  e dandogli poi, un colpetto sulla fronte con essa, mentre le mie guance vanno a fuoco. Vorrei saltargli al collo. Adesso. Fare sesso per l'ennesima volta e rendermi conto ancora, che è tutto vero. Che noi, insieme, siamo veri.
-Sei bellissima...-.
Scommetto di essere paonazza come un pomodoro ed avverto la mia nuca inumidirsi. I complimenti di Garret mi fanno quell'effetto da sempre e sempre me lo faranno.
 
Solo poco dopo ci caliamo in auto pronti per raggiungere la Briar. Aspettiamo che Marie Lits e Rosalie ci raggiungano per prendere la bimba.
Uno degli aspetti meravigliosi del "dopo la morte di Phil", è la presenza costante, nella vita di Garret , di sua madre e della sua matrigna.
Due donne che si sono riscoperte amiche eccezionali e che hanno completato quel meraviglioso quadretto familiare che per troppo tempo era stato esposto senza "ganci" a mantenere la foto.
-Siete pronti?-. Chiede Marie mentre sfiora con un dito la bocca piccola di Camila.
-Non credo. Almeno non fino alla fine della cerimonia...-. Dico tremando e lei sorride di riflesso.
Ed infatti quella sensazione di stiratura dei  nervi, di contrazione dello stomaco , di cuore martellante nella testa , non mi lascia fino a che non mettiamo piede nel cortile della Briar.
E' gremito di ogni studente della stessa scuola, persino quelli del primo anno.
-Sono tanti...-. Mormoro mentre stringo la mano di Garret.
Lui mi rivolge uno sguardo tenero e rassicurante.
-Andrà tutto bene...-.
 
                                       Garret
 
Sto camminando come se avessi un palo nel culo, il che fa di me un fottuto fifone.
La causa per l'omicidio di mio padre. Quella avrebbe dovuto forgiarmi del coraggio che mi è sempre mancato. Ed invece no. Mi sono riscoperto un terribile , dannato caga-sotto. Però Hannah mi cammina affianco e mi rilassa leggermente sapere che questo tipino qui, ancora le interessa nonostante indossare l'armatura e combattere non sia il mio forte.
Attraversiamo il prato infilandoci fra la gente. C'è un palco oltre le teste degli alunni della Briar ed è li accanto, che la fila di alunni del nostro corso,  si sta formando in attesa di ricevere il tanto atteso, diploma di fine anno.
-Sono li-. Indica Hannah sollevando un braccio esile.
Ci affrettiamo a superare tutti. Siamo gli ultimi, i ritardatari...
-Ce ne avete messo di tempo fratello!-. Esclama Dean quando gli piombiamo alle spalle.
-Non potevate rimandare la vostra scopatina a tipo fra due ore?-. 
Hannah si acciglia ed il viso le si arriccia formando due piccole fossette ai lati della bocca carnosa. Fa ride. Me ne ha sempre fatto.
-Al sesso non si dice mai di no...-. Proferisco sporgendomi verso Dean e di riflesso Hannah mi da una manata in pieno sterno che fa ridere tutti e due.
 
                                  Hannah
Dietro  Dean ci sono Tucker e Logan , anche loro come Garret , in tiro nelle loro giacche. Tucker in jeans con la giacca nocciola e la camicia bianca e Logan con un pantalone nero ed un'insolita giacca vinaccio che gli copre la camicia e la cravatta entrambe bianche.
-Jonathan Tucker...-. Pronuncia la Tolbert , vestita di tutto punto, mentre mantiene stretta avanti a se la lista degli studenti , parlando nel microfono.
Il palco è ricoperto di strati di velcro rosso . Ai lati due bandiere Americane , dietro di lei coccarde della dimensione di un bambino blu, bianche e rosse. Un mucchio di mazzi di fiori invece è steso ordinatamente sul bordo del palco. Sono tutti i mazzi di fiori che i genitori degli studenti promossi hanno regalato al preside, alla scuola o a lei come segno di ringraziamento.
-Jonathan Logan.-.  Non c'è nulla di complicato. Si sale sul palco, si prende il diploma , ma prima si deve indossare il basco da diplomando perché una volta che anche l'ultimo studente ha afferrato il suo diploma, c'è il lancio generale di tutti i baschetti.
E l'ultimo studente , sono io.
-Garret Graham..-. Garret sale sul palco , indossa il baschetto appoggiato su un banco dritto alla breve gradinata d'ingresso.
Scroscio di applausi , stretta di mano , saluto agli studenti. Fatto.
Garret scende dagli scalini sul lato opposto sparendo sotto la pedana.
-Hannah Welss..-. Ho il cuore in gola. Mi sistemo il basco , salgo i gradini.
-I miei complimenti Hannah, un ottimo risultato...-. Vedo nella trasparenza del piccolo diploma allacciato con del raso rosso un grande cento e lode e ho voglia di piangere.
Faccio un cenno con il capo mentre ho gli occhi umidi e le regalo un sorriso carico di gioia.
Quando abbandono il palco piombo fra le braccia di Garret.
-E' finita.-. Mi sussurra all'orecchio stringendomi nell'abbraccio più prepotente che abbia mai conosciuto.
E' finita. La mia vita da questo momento si sarebbe aperta a nuovi orizzonti. Con lui.
La Tolbert fa un passo avanti sul palco, mentre osserva gli studenti che sono riversi sotto di lei in file ordinate , con le mani che sfiorano i loro baschetti da laureandi , pronti per tirarli in aria.
Garret ed io raggiungiamo la sua squadra.
Sono tutti carichi elettrostaticamente. Bombe ad orologeria.
-Quest'anno è stato una meravigliosa conclusione per tutti voi..-. Dice fiera.
-Nonostante le difficoltà iniziali, ognuno di voi ha tirato fuori il meglio da se stesso ed ora...Finalmente potete dichiararvi tutti diplomati , con successo.-.
Si alza un grido di gioia ed una pioggia di baschi invade il prato della scuola , seguita da applausi che scivolano sulla nostra pelle come carezze.
Qualcuno scoppia in lacrime. Fra quelle persone , che ora piangono ci sono anche io. 
La gioia che provo è immensa. L'amore che provo è immenso.
Garret , Cooper , Tuck , Dean e Logan si stringono in un cerchio attorno a me saltando come idioti. Cantando l'inno americano ed io non posso far altro che urlare a squarcia gola ridendo con loro.
In assoluto un momento che non dimenticherò mai.
 
Ore 18.
 
C'è un rinfresco a casa di Kendall. Come rappresentate delle cheer-leader , era scontato che lei, ed i suoi genitori avessero messo a disposizione della scuola , la propria casa.
La cosa negativa però , era stata constatare che all'ingresso del salone , albeggiava un'enorme foto di Phil Graham come tributo della scuola e del terzo anno.
Lui era stato co-proprietario della Briar, per questo era sin troppo scontato che la sua faccia fosse li, ad osservare ancora una volta suo figlio.
Quando ancora non mi ero ben resa conto che Garret si fosse allontanato, afferrai qualche tartina dal grande e lungo tavolo del buffet, chiacchierando qua e la con alcuni ragazzi del mio stesso corso.
Solo quando mi volto distrattamente , noto Garret , in piedi con un calice di prosecco fra le dita, che fissa suo padre.
-Clara, mi scusi un attimo?-. Mi allontano dalla ragazza che suonava nel coro assieme a me e mi dirigo verso Garret.
La foto altezza uomo , ha la base sommersa di fiori ed accanto ci sono persino due grandi corone di quelle che tipicamente si appoggiano sulle bare ai funerali.
Mi avvicino a lui arrivando dietro le sue spalle e delicatamente gliele sfioro una.
-Tutto ok?-. Mormoro.
Ha la cravatta slacciata che gli pende dal colletto della camicia e lo sguardo fisso negli occhi di Phil.
-Si...-. Dice in un respiro.
Era inutile negare che la morte di suo padre avesse cambiato Garret profondamente.
Non lo aveva mai ammesso, ma quella morte lo aveva segnato.
Le mie dita scivolano fra le sue scapole e gli accarezzo la schiena.
-Sono qui. Per qualsiasi cosa.-.
Garret sposta lo sguardo a me e sorride. Amaro. Ecco com'è il suo sorriso ora.
 Si fa passare il collo del calice fra le dita.
-Sai, ora dovrei essere felice. Ma non ci riesco...-.
Mi inumidisco le labbra e rilasso le braccia lungo i fianchi.
-Credo sia normale. Era tuo padre anche se non si è comportato mai da tale.-.
Si muove in uno scatto tirando su la schiena.
-E' così strano che io non riesca a pensare ad altro che  alle poche volte che mi ha sorriso o che si è lodato con me?-.
Scuoto la testa. -E' del tutto normale Garret. E' una cosa che ti mancherà per sempre...-.
-Già...Mi mancherà per sempre...-.
Una terza voce, all'improvviso prende posto alle nostre spalle obbligandoci  a sospendere il discorso.
-Hannah Welss, quale onore...-. 
Kendall piomba dietro di noi nel suo abitino viola, seguita dal Fan Club delle oche giulive , fra cui anche Allie.
-...noto con piacere che sei ancora in compagnia del nostro Garret...-.
La bionda tinta, avanza muovendo in un semicerchio il busto, lasciando che il peso le ricaschi su un fianco, mentre le sue mani stringono sulle anche.
Sospiro , già sono stufa di ascoltarla.
Allie che si trova un passo dietro lei mi scruta per un secondo prima di sotterrare lo sguardo dietro le spalle della bionda.
-Garret...Non sei ancora stufo di lei?-. Cinguetta dandosi un tono beffardo e velenoso alla voce.
-A quanto pare no...Tu che dici?-. Di punto in bianco quel ring , diventa una royale Rumble , degna del miglior programma di wrestling . Nell appare dalla porta del salone , marciando verso noi con il suo paio di occhiali dal bordo nero ed un vestitino blu e bianco dalla gonna a pieghe.
-Nell...-. Ok. Adesso sono veramente confusa.
Nell che risponde a Kendall era tipo, non so , qualcosa che non succede mai.
-Piuttosto , tu  non sei stufa di trascinare le tue  extension  qua e la fra le coppie di questa dannata scuola?-. Prosegue impettita quella che conoscevo come, la "timida Nell".
-Prego , come dici?-. Kendall si fa dritta , stizzita e parla con tono secco ed irritato.
-Hai capito bene. Prima Logan. Poi Garret, poi ancora Justin prima che finisse in carcere e...Justin stava con Allie, prima di fare del male ad Hannah...-.
Sbatto le palpebre più volte , quando le sento dire quelle cose.
La bionda scruta Nell alzando il mento e guardandola fra le palpebre, ridotte in due fessure sottili.
Poi sospira. -Le ho fatto un favore.Justin non era per lei...-. Muove la mano come se stesse scacciando l'aria , ma stava chiaramente scacciando Nell.
Noto però, qualcosa che forse nessuno in quel momento aveva visto sul volto della bionda. Mentre pronunciava quelle parole, mentre parlava di Justin, il suo viso si era tirato. I suoi occhi avevano avuto un piccolo scatto e le sue palpebre si erano sollevate come se il nome di Justin le fosse arrivato mo di schiaffo sulle guance.
-Kendall...-. Dico all'improvviso. -Justin...Ti ha fatto qualcosa?-.
Kendall serra la mascella per un secondo , poi scuote la testa riappropriandosi di una sorta di sorriso di circostanza mal calcato, sulle labbra.
-No, perché avrebbe dovuto.-. Incrocia le braccia al petto, rimarcandosi l'aria di prima donna e riappropriandosi ancora una volta,  dello scettro del potere che le avevamo conferito tutti noi, quando avevamo permesso che ci trattasse da inferiori.
-Justin era un ragazzo disturbato e violento...Per questo te lo chiedevo...-.
La mano di Garret mi sfiora il braccio.
-Lascia perdere Hannah...-. Mi sussurra.
Decido di assecondarlo ma proprio quando stiamo per lasciarci dietro le spalle il gruppo di ragazze , Kendall sbotta.
-Si...Ok?-.
Mi volto all'impatto con la sua voce.
-Justin era un gran bastardo. Ma non con me.-. Dice e noto la fatica che impiega per ammetterlo.
-Voleva fare del male ad Allie. Ma voi tutta la storia non la sapete. Non sapete un accidenti di cosa è successo.-. Proferisce iraconda.
-Cosa dovremmo sapere, che tu sai e non dici?-. Giro su me stessa , fino ad incrociare tutti i loro sguardi.
Kendall affonda lo sguardo in un punto vuoto del pavimento, mentre si distrugge le dita di una mano sfregandole nervosamente.
-Justin ha provato a stuprare anche me...Ad una festa.-. Alla fine è Allie quella che parla - Kendall , all'inizio mi aveva detto che non era successo nulla, che io e lui ci eravamo lasciati per colpa di una cotta che Justin aveva per un'altra ragazza e che io non lo ricordavo per via della sbornia...-.Interviene soffocando la voce che trema.
-E poi il caso ha voluto che un po' di tempo dopo fossi proprio tu quella ragazza...Perciò tutto riportava no? NO. Kendall , aveva evitato di dirmi che mi aveva sottratta a lui, dopo essere stata abusata...-. Fa una pausa passando al setaccio con lo sguardo i visi di tutti.
-Kendall mi ha trovata in stanza con lui, fatta ed ubriaca e quando ha capito che le cose si stavano mettendo male, mi ha portata via. Non mi ha affatto soffiato il ragazzo.-. Termina in fine , rivolgendosi a Nell, poi guarda me :
-E Hannah...Mi dispiace che le cose siano andate per il verso sbagliato con te. Sapevo che Justin ti piaceva ...-. Bastona lo sguardo. -...e per com'è andata poi, avrei preferito che nessuna delle due lo avesse mai frequentato...-.
La raggiungo lentamente e quando l'ho davanti , le stringo le braccia intorno.
-E' tutto apposto.-.
 
Esco con Kohl.-.
-Che significa che esci con Kohl.-. 
-Ho lasciato Brandon una settimana fa e per puro caso , lo giuro, ho incontrato Kohl ad una festa di confraternita. Mi ha chiesto il numero e...Da cosa è nata cosa.-.
 
Ricordo perfettamente il giorno in cui tutto il mio piccolo mondo fatto di fantasie su Kohl, era crollato.
Quando grazie a Garret ero riuscita a farmi notare da quello che credevo essere il mio unico "amore", ed ancor prima di assaporarne la pillola amara , lo avevo perso per mano di Allie.
 
-Sono stata un'idiota...-. Le sfugge una lacrima mentre affonda il viso nella mia spalla.
Le accarezzo i capelli immergendoci le dita. 
-Siamo state proprio tre stupide ...-. Nell ci raggiunge attorniando entrambe con le sue braccia.
 
E' strano come le cose mutino di giorno in giorno. Come intere vite si spezzino, per colpa di bugie , omissioni, silenzi...
 
-Ti devo ringraziare Kendall-. 
Trovo la bionda solo un'ora dopo,accanto ad una finestra mentre guarda fuori, quando la festa si era spostata in giardino per l'ultimo bagno tutti assieme , per l'ultima volta nella piscina di casa sua.
-Allie è mia amica..-. Dice mantenendo lo sguardo sull'esterno.
-Lo so.-.
Si volta verso me fissandomi negli occhi.
-Mi dispiace che non siamo potute diventare amiche anche io e te , Hannah.-.
Mi strofino una mano sul collo. E' strano sentire Kendall parlare con me in questo modo.
Annuisco. -Sarebbe piaciuto anche a me.-.
Poi sorride appena e si allontana.
 ******
 
-DIAMO INIZIO AL NOSTRO FOTTUTISSIMO, ULTIMO, BAGNOOO-.
Grida Dean in piedi sul trampolino della piscina.
All'esterno , fra i due ampi gazebo bianchi , dove nasce la base operativa sua e di Logan, lo stesso è alle prese con la tastiera e le casse.
In un paio di minuti , la musica pompa per tutto il giardino seguita da grida di gioia , urli estasiati, gente che si tuffa in acqua, la piscina è piena.
Decido di farlo anche io...
 
"A fanculo l' Hannah perfettina".
 
-Le mani , avanti...-.
Tendiamo le nostre braccia , intercettando le dita di chi è alla nostra destra e di chi è alla nostra sinistra.
  Garret, io, Allie , Nell, Cooper e Kendall.
Tutti rigorosamente vestiti. Qualcuno anche ubriaco a dire la verità, saltiamo giù , in quella piscina profonda tutti insieme...
-DIO!-. Esclamo riemergendo infreddolita.
-Rilassati , amica, e goditi la tua ultima festa da maturanda.-. Mi fa  Kendall per poi rituffarsi sott'acqua.
Le sorrido.
-Ehy...-. La mano di Garret mi fa girare su me stessa, mentre l'acqua che mi circonda si snoda in un'onda al mio movimento. 
Poso le mani sulle sue guance.
-E' tutto meraviglioso...-. Mormoro.
-Si...-.
Lo bacio d'istinto. Seguendo l'impulso nel mio petto.
 
Non dimenticherò mai nulla di questo anno alla Briar...Mai. Nemmeno . Un giorno.

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Capitolo 33
*** Chiudere il cerchio ***


                                         Hannah

Mancava solo l'ultimo tassello per chiudere il cerchio.
L'ultima mossa per fare scacco matto al college ed alla mia vecchia vita a Boston: mia madre.
Sono passati mesi infiniti da quando siamo sparite a vicenda dalle nostre vite.
Quel giorno fuori casa di Justin; le sue parole. Conosceva Sue Kohl.
Avrei potuto chiederle molto prima la verità ma ho preferito aspettare di chiudere capitolo per capitolo la mia storia in questo posto.
Ed oggi, questo incontro sarà il punto.

Pigio il campanello:ho il cuore in gola e le mani estremamente umide.
«Arrivo!» sento scalpicciare le sue ciabatte lungo il parquet della mia vecchia casa a Brooklyn.
Toglie il chiavistello e gira tre volte la chiave della porta blindata.
«Ciao ....mamma» ho il petto in fiamme mentre la saluto. Mi sono sentita tradita un milione di volte: da Kohl, da Garret...ma mai nessuna è stata come l'essere tradita da mia madre.
«Ha...Hannah» mormora ed i suoi occhi ci mettono mezzo istante prima di farsi gonfi e pieni di lacrime.
«Posso entrare?»
Avrei voluto incontrare mia madre assieme a Garret e Camilla e dirle di come sono felice ora, di come la mia vita è cambiata grazie a lui...a loro due.
Invece no. Sono qui a doverle porre la tragica domanda: conosci l'uomo che mi ha stuprata?
Che tristezza rivedersi in questo modo...
«Certo accomodati» fa un passo tremolante verso la porta e mi lascia lo spazio per superarla.
L'odore di limone è inconfondibile sapore di casa.
Ha sempre profumato in quel modo, ed è così familiare, da stringermi lo stomaco per la malinconia.
Attraverso il piccolo ingresso poco luminoso ed arrivo in soggiorno.
«Credevo che non ti saresti più fatta sentire...» dice;  il suo tono di voce ricorda una struggente e disperata confessione.
«Ti avrei chiamata prima o poi» io al contrario non riesco a struggermi come fa lei.
La rabbia e la delusione che provo sono ancora prepotenti nel mio petto. 
«Siediti. Ti porto qualcosa?» 
Mi accomodo sul divano a righine bianche e blu, proprio davanti al camino.
«No, sono apposto».
Trattiene un sospiro deluso.
«Oh...ok..» Fa il giro del divano e si accomoda abbastanza distante da me.
Il modo in cui si mantiene lontana, quello in cui evita il mio sguardo; sono tutte chiare dimostrazione del fatto che si senta in colpa.
«Immagino che sai perché sono qui.» dico più seria che mai.
Si passa una mano sulla guancia come se le scottasse. Non rivolge lo sguardo a me, bensì, lo tiene basso e costantemente rivolto alle sue infradito.
Non risponde, perciò, mi dico, che il suo silenzio è assenso.
«Il giorno fuori casa di Kohl. Hai chiamato sua madre per nome...La conosci?»
Chiude le palpebre per un momento strizzandole come se provasse dolore.
Attendo qualche secondo, che diventa un minuto.
«Mamma.» 
Sussulta.
«E' una storia complicata Hannah...» dice in un filo di voce e si solleva, di colpo, come se non potesse star ferma. «Ho bisogno di acqua e di un momento..» farfuglia muovendosi verso la cucina.
Mi obbligo a non perdere la pazienza, poiché il dolore nei suoi occhi è marchiato a fuoco.
«Ok, sono pronta» torna dopo pochi istanti con due bicchieri d'acqua. Uno lo mantiene in mano e l'altro lo posa sul tavolino di vetro scuro davanti alle mie ginocchia.
«Avevo detto che sono apposto» dico guardando lo scintillio dell'acqua contro il colore smeraldo del bicchiere di vetro.
«Ti servirà, credimi.»
Sollevo lo sguardo allarmata.
Mi servirà?
Torna a sedersi: una mano fra le cosce e l'altra stretta attorno al suo bicchiere.
«Conosco quella donna» ammette «e non ho piacere a rievocare, il come, l'abbia conosciuta. Ma è venuta l'ora di affrontare questo scoglio.»
Resto in silenzio tanto che quasi smetto anche di respirare.
«Ti sei mai chiesta per quale motivo in questa casa non ci sono foto di tuo padre? Perché non te ne abbia mai parlato?»
Aggrotto la fronte confusa. «Mi hai sempre detto che tu e papà vi siete lasciati quando sei rimasta incinta di me».
Beve un sorso «Ed è così. L'ho lasciato quando sono rimasta incinta.»
«L'hai...lasciato? Io credevo che lui fosse andato via.» la guardo.
Stringe le labbra fra di loro e le due rughette attorno alla bocca si marcano di più «Non è così. Sono stata io a lasciarlo perchè ...» proprio quando sembra decisa a parlarne, la mano le trema così furiosamente che è costretta ad appoggiare il bicchiere sul tavolo. Fa grandi respiri.
«Mamma, tranquilla..» le appoggio una mano fra le scapole ed una sulla sua che trema.
Chiude le palpebre e tira aria, prepotentemente, gonfiando il petto.
«Non voglio che tu soffra Hannah...» mi guarda in lacrime «Non dovresti sapere queste cose..»
Vengo sommersa da quintali e quintali di angoscia.
«Voglio la verità» dico, anche se ho incominciato a provare un senso di paura.
«Tuo padre mi ha stuprata ecco perché sono rimasta incinta.»
Appena pronuncia quelle parole il cuore smette di pompare per un istante che sembra l'eternità.
Le palpebre si spalancano e la voce non riesce ad uscire. 
«Ti...» no, non riesco a dirlo.
Gretha mi guarda come se si sentisse morire. «Ero succube di lui. Succube della sua cattiveria.» singhiozza. «Ma poi ho scoperto che non ero l'unica a cui aveva riservato quel trattamento. Ho saputo che aveva fatto la stessa cosa con lei...»
Incomincio a sentirmi formicolare le mani mentre lo stomaco mi si alza.
«Con ...Sue?»
Distoglie lo sguardo. «Con mia sorella, Sue.»
Devo stringermi lo stomaco fra le unghie di una mano. 
«Credevo che anche se la mia vita fosse stata distrutta da lui , avrei potuto riscattarla con te. Ed anche Sue lo pensava quando è nato Justin. Ma non è andata così...»
Ho l'impressione che l'interno mondo mi stia crollando addosso.
«Convinsi Sue a lasciarlo e feci lo stesso anche io. Per 15 anni sembrò essere sparito dalle nostre vite. Ma il male genera male. E Gabriel Kohl non si sarebbe arreso. Quella notte, ti seguì in quel maledetto vicolo...E lo fece. Si vendicò.»
Le stringo un braccio.
«Un secondo...Ho bisogno..» trattengo un conato.
Corro verso il bagno e faccio appena in tempo a sollevare la tavoletta.
«Hannah.» la voce di mia madre mi raggiunge preoccupata, un istante dopo, dall'entrata del bagno.
«E' tutto ok...» mormoro strappando un po' di carta igienica per pulirmi la bocca.
Tremo come una foglia e, in testa, sembra scorrere galoppante un treno.
Mi pulsa il cuore in petto e nel polso: potrei esplodere.
Ci vogliono diverse manciate di minuti perché io possa tornare ad ascoltare il racconto di mia madre.
«Ho cercato di nasconderti la verità, ma quando hai incontrato Justin , ho capito che sarebbe dovuta saltare fuori.»
Voglio gridarle in faccia che è stato spregevole nascondermi una cosa simile, ma in realtà la capisco.
Mio padre aveva rovinato quattro vite: quella di Sue e mia di madre , la mia stuprandomi, e quella di Justin lasciandogli in eredità il suo gene malato.
«Hai fatto quella che reputavi la scelta giusta» le dico sorridendo . Non è un sorriso vivace ma uno di quelli, umidi, che ti scalda il cuore.
Perché tutto ciò che desidero ora è che il suo cuore venga scaldato da me: da sua figlia.
Dalla creatura per cui ha sacrificato la vita , nonostante, fossi il frutto di uno stupro.
Gretha mi stringe come non aveva mai fatto in tutta la mia vita ed io ricambio stringendola a me.
«Perdonami per averti scacciata per tutto questo tempo» sussurro immersa fra i suoi capelli castani ed il profumo che ha sempre portato.
Mi è mancato così tanto...
«E' tutto passato» mi accarezza la testa.
Credevo che mi sarei sentita soddisfatta dopo aver conosciuto la realtà. Invece, ora sento solo un vuoto sporco nel mio petto.
Non avrei mai immaginato che chiudere certi capitoli potesse essere così doloroso.

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