Dai.. raccontami! di anna900 (/viewuser.php?uid=822566)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Lui. Lei ***
Capitolo 2: *** Oliver-Patricia ***
Capitolo 3: *** Dobbiamo organizzare una festa! ***
Capitolo 4: *** Non andare via, resta con me! ***
Capitolo 5: *** Tsubasa-Sanae ***
Capitolo 6: *** Holly-Patty ***
Capitolo 1 *** Lui. Lei ***
DAI…RACCONTAMI!
LUI
Cammino per un parco, la giornata è molto calda: mi piace sentire il sole sul viso, mi fa sentire libero.
Mi volto a guadarmi intorno: c’è tanta gente che passeggia, l’unica cosa che mi pare strana è che alcuni indossano dei camici lunghi e spingono delle persone sulle sedie a rotelle.
Scuoto le spalle, non ci faccio caso, proseguo la mia passeggiata, ammiro i cespugli, contornati da bellissimi fiori profumati… li annuso, come si chiamano? Oh beh, non ha importanza: tutto è ben curato qui, è bellissimo!
Mentre cammino, osservo con più attenzione e mi accorgo che è tutto recintato, che strano!
Allora non è un parco… e in effetti, le persone col camice non sono poche, ma … ma dove mi trovo?
Torno indietro, la gente è sorridente, mi guardo attorno e vedo una ragazza seduta su una panchina.. mi pare che mi guardi e questo mi incuriosisce, ma man mano che mi avvicino noto che ha uno sguardo triste… so che dovrei farmi gli affari miei, ma non so, quella ragazza ha qualcosa di speciale, mi attira come se fosse una calamita e non è per l’aspetto esteriore, cioè, è davvero una bella ragazza, ma è per lo sguardo…non ne capisco il motivo, ma mi spiace vederla così.
Ecco sono arrivato di fronte a lei, mi sento stranamente nervoso:
“Tutto bene?”, riesco alla fine a chiederle.
Lei sgrana gli occhi e mi sorprendo nel sentire la sua voce: “Sì, grazie, è che ero un po’ triste…”.
La sua voce mi fa perdere un battito, mi sembra come se l’avessi già sentita da qualche altra parte, ma non capisco, non l’ho mai vista prima.
Mi ridesto: “Posso… posso sedermi?”.
Lei sorride, di un sorriso che più bello non si può: “Sì!”.
Mi accomodo, la gente continua a passare avanti e indietro. Trascorrono alcuni minuti senza che nessuno dei due parli, non mi sento imbarazzato, ma ho voglia di parlarle e di risentire la sua voce: “Tu sai che posto è questo?”.
“Non lo sai?”, mi chiede incuriosita
“No!”, non so, dovrei saperlo?
“E’ una clinica medica”
“Una- clinica -medica?”, ripeto quasi balbettando
“Sì, sai cosa vuol dire?”, mi chiede.
Sento che alla sua domanda potrebbe rispondere anche un bambino, ma per me invece è complicato: “Credo che riguardi le persone malate”, rispondo con non troppa convinzione.
Lei mi guarda e sorride, un sorriso bellissimo che ricambio. Non è falso, è dolce e sincero…questa ragazza mi piace molto!
“Prima hai detto che eri triste, posso chiederti il motivo?”.
Lei si ferma a fissarmi, come se volesse scavarmi l’anima.
“Scusa, so che non sono affari miei”, le rispondo stavolta davvero imbarazzato
“No, non preoccuparti, mi fa piacere parlarne…”, mi rassicura: “Pensavo a una storia”.
“Una storia?”
“Sì”.
Non so perché, ma sono curioso: “ Se non sono troppo invadente, ti andrebbe di raccontarmela?”.
Lei torna a fissarmi incredula, poi mi sorride e risponde con fermezza: “Certo!”
LEI
È lui, si è avvicinato a me, spontaneamente, non riesco a crederci… mi chiede di raccontargli la storia che mi ha resa triste. Sorrido:
“In realtà non è una semplice storia: tutti i protagonisti sono accomunati da una grandissima passione per uno sport, che per molti di loro è diventato anche un lavoro, e dell’amore incondizionato di due ragazzi”.
“Sembra interessante! Dai...racconta!”, mi esorta.
Sono stupita della sua insistenza, tiro un bel sospiro e comincio:
‘Qualche anno fa, nella città di Nankatsu, in Giappone, si trasferì un bambino molto carino e con una passione smisurata per il gioco del calcio. Girava per i quartieri calciando un pallone e a chiunque gli chiedesse perché lo facesse dava sempre la stessa risposta: ‘ Il pallone è il mio migliore amico’.
Si fece da subito alcuni amici della sua età: Bruce, Arthur e una ragazzina di nome Patty.
Ma come fece facilmente degli amici, subito si fece un nemico: Benjiamin Price, un portiere famosissimo nella cittadina, perché definito imbattibile da tutti e che giocava per l’altra squadra del Paese.
Dopo parecchie peripezie, il ragazzino, dotato di una capacità innata per il calcio, riuscì a segnare un goal a quel portiere che sembrava veramente invincibile e da lì fu tutto in salita: divennero ottimi amici e iniziarono a giocare insieme in una nuova formazione calcistica, che aveva raggruppato tutti gli elementi migliori del Paese, per affrontare il campionato nazionale’.
Faccio una pausa, guardo in faccia il mio interlocutore, è davvero interessato, guardo l’ora è tardissimo, è quasi ora di cena, devo tornare a casa dai miei figli.
“Continua!”, mi sprona, non vorrei, Dio sa quanto non vorrei, ma non posso stare oltre.
Un’ infermiera sorridente si avvicina a noi e si rivolge al ragazzo: “Buongiorno! Hai fatto proprio una bella passeggiata!”.
“Sì, ho camminato tanto!”, sorride anche lui, appoggia la mano destra sulla nuca per farlo… è un gesto che non riesce a dimenticare per niente e questo mi riempie di gioia: è un piccolo particolare, ma è importante!
“Rientriamo che è pronta la cena?”, gli chiede l’infermiera
“Ecco, io non so, dovrei?”, chiede il giovane
“Certo! È tutto pronto, stiamo aspettando te per mangiare!”, insiste la donna.
“Tranquillo, vai! Anche io dovevo andare!”, rispondo in modo che faccia la cosa giusta.
“Ma non hai finito la storia!”
“Se vuoi potrei continuare a raccontartela un altro giorno!”, gli propongo
“Potresti domani? Mi farebbe davvero piacere ascoltarti!”
“E a me farà davvero piacere raccontartela”, gli rispondo col sorriso che ricambia e io mi sento così felice.
Sta per andarsene, quando poi si volta e mi chiede:
“Come ti chiami?”.
L’infermiera si volta a guardare sia me che il ragazzo in modo perplesso, gli rispondo: “Patricia!”.
Fa qualche passo, ma stavolta sono io a chiamarlo: “E tu? Tu? Tu come ti chiami?”.
Mi fissa, sgrana gli occhi e risponde: “Io.. io… non mi ricordo.. io..”, si piega sulle ginocchia, con le mani si tiene forte la testa, il malore è ricominciato.
È un attimo, vedo l’infermiera tirare fuori dalla tasca una siringa per lui, ma prima che possa fare qualcosa, mi avvicino a lui, lo richiamo a me, gli intimo di guardarmi: “Guardami, guardami…”,e quando finalmente il suo sguardo incrocia il mio: “Ascolta, se vuoi posso darti io un nome che terrai fino a quando non ricorderai il tuo vero nome”.
Scandisco bene le parole, ha bisogno di essere rassicurato il più possibile, non voglio che abbia una crisi.
Trema, è confuso, ma quando ascolta le mie parole torna sereno: “Sì, possiamo fare così!”.
“Allora, mi piacerebbe chiamarti Oliver, a te piace?”.
Lo guardo con dolcezza, lui ci pensa un attimo sù e risponde: “Sì, Oliver va bene!”.
Annuiamo entrambi, la crisi è passata, l’infermiera ripone la siringa in tasca e si avviano all’interno della struttura per cenare.
Anche se alcune lacrime mi scendono sul volto, il mio cuore è colmo di gioia, perché ora ho una speranza in più: so che anche lui sta aspettando domani per rivedermi... e chissà!
DETTAGLI
Lo so, lo so, chi mi segue sta pensando: ‘Ma dov’è finito l’aggiornamento di “Forever only you”?’.
Ecco, diciamo che in queste settimane i miei personaggi hanno letteralmente litigato con me e io con loro. Qualunque cosa io scriva non va bene a loro e a me, ciò che vogliono loro, non piace.
Pertanto mi sono presa una piccola pausa di riflessione, per schiarirmi le idee e iniziare questo nuovo progetto.
"Dai...raccontami!" mi è venuta in mente leggendo la penultima recensione di CKS, dove mi faceva presente il suo timore che Holly perdesse la memoria..
L’idea non era male, ma in “Forever only you” le dinamiche previste sarebbero state stravolte, mentre in un’altra storia, mi son detta, PERCHÉ NO!
Spero che questa nuova long incuriosisca e piaccia!
Anna
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** Oliver-Patricia ***
PATRICIA
Torno a casa, sono veramente stanca. È stata una giornata impegnativa sotto molti punti di vista.
Da quando mio marito ha avuto l’incidente il mio mondo è cambiato.
FLASHBACK
“Ciao Holly a che punto sei con gli allenamenti?”, chiedo per telefono
“Sto per salire in macchina! Dammi dieci minuti di orologio e sono da voi!”.
“Ok, ti aspettiamo per andare al ristorante: è il sedicesimo compleanno dei nostri figli e hanno deciso di festeggiarlo con noi”, rido, è strano, Daibu e Hayate domani festeggeranno con i loro amici, ma oggi, che è il giorno della loro nascita, vogliono stare solo con noi. È una cosa bellissima!
“Non preoccuparti! Arriverò puntuale! Ti amo”.
“Non sei mai puntuale, comunque ti amo anch’io!”, e metto giù, convinta di doverlo sgridare per bene al suo rientro.
Ma quel rientro non avvenne dopo dieci minuti come mi aveva assicurato… dopo qualche ora di estenuanti telefonate e con i ragazzi che continuavano a ripetermi che non era normale questo ritardo, venni allarmata dall’ospedale:
“Signora Hutton?”
“Sì, sono io”
“E’ il San Paul Hospital di Barcellona, suo marito ha subito un incidente stradale”.
Io e i ragazzi, sconvolti e in lacrime, ci recammo in ospedale e scoprimmo che un automobilista ubriaco non si era fermato al semaforo rosso e lo aveva speronato.
Venne soccorso da altri automobilisti che passavano da lì e dopo le prime cure sul posto fu portato in ospedale.
Non aveva riportato grossi danni fisici, ma batté violentemente la testa contro il finestrino laterale dell’auto. Rimase in coma per due mesi, ma quando si svegliò non si ricordava più nulla né dell’incidente, né del suo passato da calciatore, né della sua famiglia… il mio Holly non c’era più…
———————————————————————————————————————————-
“Finalmente Patty! Eravamo in pensiero!”, si rivolge a me la mia amica Evelyn.
La fisso, ma non le rispondo, perché il mio pensiero torna a mio marito.
Dopo che Holly ebbe l’incidente, il suo cervello cominciò a lavorare in modo strano: quando riesce a ricordare qualcosa, iniziano dei malori che lo colpiscono sulle tempie e lo portano a delle crisi epilettiche, terminate le quali torna a dimenticare ciò che aveva iniziato a ricordare e ricomincia nuovamente il periodo di turbamento e di confusione.
I medici, vista la situazione, ci consigliarono di tornare in Giappone.
Ci dissero che un ambiente a lui noto, con la sua famiglia vicina, lo avrebbe sicuramente aiutato a ricordare. Ma così non è ancora stato, anzi le crisi epilettiche sono aumentate e un mese fa ci venne consigliato di ricoverarlo in una clinica per potergli dare il supporto necessario al momento giusto.
“Ciao mamma! Come sta papà?”, si avvicina a me Hayate dandomi un bacio.
“Come sempre. Domani andrò anche di mattina”.
“Come mai?”, mi chiede Daibu, strafottente come al solito.
“Perché mi va e poi oggi l’ho visto meglio”, gli rispondo con disappunto
“Non farti illusioni, papà non tornerà più come prima! Sono passati sei mesi da quel giorno e non ha mai fatto passi avanti”, prosegue lui con cattiveria.
Sto per esplodere, ma Eve mi ferma: “Io e i ragazzi abbiamo preparato la cena, sediamoci e mangiamo tranquilli!”.
La ringrazio con lo sguardo, ha evitato che litigassi nuovamente con Daibu.
Lui si sta tenendo tutto dentro …ha sofferto tantissimo per il trasloco qui in Giappone.
A Barcellona ha lasciato i suoi amici e la sua ragazza e questo l’ha turbato tanto, mentre Hayate, ha sempre avuto un’ adorazione per il padre e dopo l’incidente non ha desiderato altro che fare la scelta giusta per lui.
Dopo la cena, i ragazzi si preparano per uscire. Eve si è sposata con Bruce e ha due figlie: una di quindici e una di quattrodici anni.
Stasera è sabato, e insieme ad altri amici, andranno al cinema a vedere un film.
Dopo che i ragazzi sono usciti Eve mi chiede: “Ci sono novità?”
“Non saprei, non voglio illudermi… ma oggi Holly era diverso…”
“In che senso?”
“Di pomeriggio ha avuto un’ altra crisi epilettica… è stato sedato dall’ infermiera. Quando si è tranquillizzato si è alzato di scatto e ha cominciato a camminare… ha fatto più e più volte il giro della clinica e poi a un certo punto mi ha guardata e si è spontaneamente avvicinato a me!”.
“Beh, è una buona notizia!”.
Scambiamo ancora altre chiacchiere, poi lei torna dalla sua famiglia, io aspetto che i miei figli tornino e poi vado a dormire, sperando che passi in fretta la notte e poter rivedere il mio amore domani.
OLIVER
È notte, sono disteso con le braccia dietro la nuca, guardo il soffitto di questa camera.
Una donna col camice bianco mi ha spiegato che devo dormire qui e che ho un bagno di fianco. Mi piace questo posto, anche a cena ho chiacchierato con un po’ di persone davvero simpatiche, ma non riesco a togliermi dalla testa quella ragazza che mi ha tenuto compagnia in giardino.
Quello sguardo triste mi ha colpito tanto. Ha promesso che domani sarebbe tornata a raccontarmi quella storia, non vedo l’ora!
Con questi pensieri mi addormento e spero che la notte passi in fretta!
PATRICIA
Eccomi qui davanti alla clinica. Mi avvio all’ingresso e trovo una mia vecchia amica ad attendermi:
“Buongiorno Patricia!”.
La osservo e le rispondo col broncio: “Scusa Amy, perché mi chiami così?”.
Amy si è laureata in medicina e ha aperto la clinica dove è ricoverato Holly insieme a Julian, suo marito.
Anche lui è diventato medico, ma quando può, continua a giocare a calcio.
“Perché stamattina un certo Oliver non faceva che ripetere che aspettava una certa Patricia!”
“Si ricorda ancora?”, le chiedo con stupore
“Sì, non ha avuto nessuna crisi”.
Istintivamente iniziamo a ridere e poi a piangere di gioia come ragazzine…dopo circa dieci minuti, la mia amica mi dice: “Guarda chi c’è?!!”.
Mi volto e Holly è a una decina di passi da me. Mi guarda e sorride e io mi sento esplodere di gioia.
OLIVER
È tornata! Sono davvero felice e oggi la vedo più allegra rispetto a ieri. Mi avvicino a lei e alla ragazza col camice di fianco: “Ciao!”
“Ciao Oliver! Come stai?”.
Le sorrido e cominciamo a passeggiare.
“Continua il racconto di ieri!”, le chiedo, ma pare più un’ imposizione in realtà, ma a lei sembra non dispiacere. Riprende da dove si è interrotta ieri e i miei pensieri vagano immersi nelle sue parole: questo ragazzino è veramente bravo, ma se è riuscito ad arrivare alla vittoria, lo deve anche ai suoi compagni di squadra Tom, Bruce, Benji… sono tutti davvero eccezionali, soprattutto perché hanno avuto degli avversari davvero in gamba.
“A cosa pensi?”, mi chiede all’improvviso Patricia
“Che questo Mark è davvero uno sbruffone di prima categoria!”.
Scoppia a ridere e io con lei, poi si ferma, si siede su una panchina e mi dice: “Mark non è uno sbruffone, aveva solo dieci anni eppure si alzava tutte le mattine all’alba per consegnare i giornali. Aveva tre fratellini più piccoli e doveva aiutare la madre il più possibile, perché il padre era morto”.
“Davvero? Che situazione triste!”, ora mi pento della frase che ho usato poco fa.
Restiamo in silenzio un po’, poi le chiedo:
“La storia è finita?”
“No, ti ho raccontato solo fino alla vittoria del primo campionato, c’è ancora molto da raccontare, ma ora devo andare!”
“Sono felice che non sia finita qui, verresti anche domani?”.
“Certo Oliver!”.
Fa per alzarsi, ma quando si volta e mi fa un sorriso io ho un malore improvviso alle tempie.
Mi piego sulle ginocchia, sento dei suoni ovattati..
“Oliver!” “Guardami”, sento qualcuno che mi chiama, chi mi chiama?
Quel volto, quel sorriso, io lo conosco… ma chi è lei?
”Guardami! Guardami”, mi sento ripetere, ah sì Patricia, apro gli occhi e ancora: “Guardami guardami Oliver”,
La guardo, i suoi occhi tristi e spaventati mi colpiscono.. inizio ad ascoltarla:
“Mi senti?”, annuisco, lei parla di nuovo: “Va tutto bene Oliver, va tutto bene, ci sono io!”, e mi stringe a sé.
Sento come se mi avesse preso per un soffio, sento che stavo per stare davvero male, non so il motivo, ma tra le sue braccia sto finalmente bene. La stringo più forte a me, voglio sentirla addosso e sento dentro me il cuore accelerare, brividi intensi mi percuotono…ma che sensazioni sono? Non le comprendo, ma mi piacciono.
Dopo qualche minuto si stacca, la vedo con gli occhi lucidi, istintivamente le asciugo le lacrime sul volto e parlo: “Non piangere! È tutto passato, sto bene ora!”.
Lei ride e piange contemporaneamente, ma stavolta l’abbraccio io… sento il suo cuore battere all’impazzata, forse anche più del mio e questo mi fa stare davvero bene, potrei stare così per sempre, ma a breve lei andrà via e io attenderò un’ altra notte per sentire nuovamente la sua voce…
-------------------------------------------------------------------------
Dettagli
In questo capitolo spero di aver spiegato bene cosa è successo: Holly ha avuto un incidente stradale sei mesi prima e dopo essere stato in coma per due mesi, al suo risveglio non ricordava più nulla. Ora si trova in Giappone con Patty e i figli adolescenti, e si sa gli adolescenti vivono una fase della vita particolare...
Patty sta raccontando a Holly la storia della sua vita nel tentativo che i ricordi riescano a riaffiorare.
Holly deve combattere contro se stesso: il suo cervello dopo l'incidente ha cominciato a causargli crisi epilettiche talmente forti da ridurlo nuovamente con la mente a tabula rasa. Al momento Patty, con la sola voce e lo sguardo è riuscita a tenerlo con sé... ma sarà sempre così?...
Grazie di cuore a tutti coloro che mi recensiscono e a coloro che si sono appassionati alla lettura!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** Dobbiamo organizzare una festa! ***
Era passato circa un mese: Patricia continuava ad andare tutti i giorni a trovare Oliver.
Aveva raccontato fino alla scelta del giovane uomo di trasferirsi in Brasile e della sua partenza, che aveva spezzato il cuore a Patty, eppure lui non riusciva ancora a ricordarsi il suo passato e ogni giorno continuava a chiederle di tornare.
Erano arrivati a una sorta di stallo: Holly non sapeva come passare ad uno step successivo del loro rapporto… sapeva che non voleva perderla, ma non capiva come fare per tenerla con sé, proprio come il protagonista della storia era bloccato dalla sua timidezza e dalla paura di ricevere un rifiuto.
Patty, d’altra parte, temeva di fare qualcosa che potesse provocare una crisi epilettica al marito e per paura di perdere quel poco di serenità che aveva conquistato, non osava dirgli la verità.
Eve e Amy spesso li osservavano passeggiare e in una di quelle occasioni:
“Non è possibile, Patty dovrebbe dirgli la verità!”, disse Eve davvero irritata
“Lo so, ma non rischierebbe mai di perdere quel poco che ora ha…”, ribattè Amy
“Ma non possono neanche continuare così per sempre, dovrebbe dirgli che lui è suo marito! Andiamo, si vede lontano un miglio che lui è innamorato di lei! Ne sarebbe felice”.
Amy annuì, ma Julian arrivò alle spalle: “No Eve, non è così semplice! Non possiamo prevedere la reazione che potrebbe avere Holly…”.
Amy fissò il marito: “Però dobbiamo aiutarli, inizialmente entrambi amavano quelle chiacchierate, ma adesso vogliono di più…”.
“Beh, Holly non è mai stato molto sveglio in queste cose quando era in sé, figurati ora che ha battuto la testa…”.
Ai tre scappò da ridere, una risata smorzata quasi subito, poi Amy, scorse una vecchietta che parlava con un’infermiera: “Quando ero giovane io, noi sì che ci divertivamo, andavamo spesso alle feste e ballavamo fino all’alba…”.
Amy sgranò gli occhi per l’idea che le balenò nell’immediato: “Ma certo! Perché non c’ho pensato prima!”.
“A cosa?”, chiesero Evelyn e Julian insieme
“Dobbiamo organizzare una festa!”
“Una festa?”
“Sì, chiediamo ai pazienti di invitare i familiari o gli amici per farli divertire e di vestirsi eleganti!”
“Una festa!”, ripetè interessato Julian: “Ma sai che non è una cattiva idea, non farebbe bene solo ai nostri piccioncini, ma anche agli altri ospiti della struttura. Potremmo organizzarla nel salone!”.
“Tra due giorni, non di più!”, disse in modo perentorio Amy
“Mi piace!”, confermò Eve
“Ma è troppo presto!”, obiettò Julian
“No se ci aiutiamo. Agli inviti ci penso io! Chiamo i familiari dei nostri ospiti telefonicamente e avviso di non avvicinarsi a Oliver Hutton”.
“Io potrei aiutarvi con il buffet e sono certa di poter parlare anche a nome di Susy, ci aiuterà anche lei!”, propose Eve.
“Io mi metto alla ricerca di una band per i balli e allerto lo staff medico e infermieristico”, concluse Julian.
Amy andò via di corsa per iniziare il giro di telefonate, mentre Julian ed Eve si allontanarono per accordarsi bene sul da farsi…
———————————————————————————————————————————-
PATTY
“Ma come ha fatto ad andarsene in Brasile lasciando Patty da sola per tre anni?”, mi continuava a ripetere Oliver e questo mi faceva davvero sorridere, perché così facendo dimostrava di non capire se stesso!
Sospirai…“Holly l’ amava davvero, ma desiderava diventare uno dei giocatori più bravi del mondo e se fosse rimasto in Giappone non ci sarebbe riuscito!”, gli risposi per l’ennesima volta.
“Ma almeno lo ha realizzato questo sogno?”, credo abbia la speranza che almeno questo sacrificio sia servito a qualcosa.
“Certo che lo ha realizzato!”, gli rispondo con sicurezza, ma con un sorriso un po’ amareggiato per ciò che adesso non è più.
“E la storia d’amore con Patty? È finita?”, mi chiede ancor più incuriosito, ma non faccio in tempo a rispondergli, perché veniamo interrotti da Amy:
“Oliver posso parlarti un attimo?”.
Holly mi guarda stranito, ma non oppone obiezioni e si dilegua con lei.
Io riprendo a passeggiare da sola.
Mi sento bene finalmente dopo tanti mesi passati nell’angoscia… ora però forse è giunto il momento di provare a far parlare i ragazzi con lui. In questo periodo l’hanno osservato da lontano, ma ora è giusto fargli sentire la loro voce, chissà, potrebbero aiutarlo a ricordare.
Approfitto dell’assenza di Holly e chiamo Hayate: “Ciao tesoro!”
“Ciao mamma! Sei ancora da papà?”
“Sì! Cosa ne pensi se tu e Daibu veniste in clinica per provare a parlare con lui?”
“Credi sia arrivato finalmente il momento?”
”Sì!”, gli rispondo con fermezza
“Per me va bene, ma sai quanto è cocciuto Daibu!”
“Sì, lo so, ma sono sicura che farebbe bene anche a lui stare un po’ con papà”
“Dai fammi parlare con lui, ti richiamo e ci organizziamo. Ora vado che ho lezione. In ogni caso, possiamo fare sabato o domenica che siamo liberi dagli impegni di scuola”.
“Sarebbe fantastico! L’ unica cosa è che dovrete ricordarvi di chiamarlo Oliver. Non gli ho ancora detto la verità”.
“Non preoccuparti mamma, lo chiamerò sicuramente Oliver, mentre con Daibu …dovremmo lavorarci un po’…”.
“Ok, ti voglio bene tesoro, a stasera”
“A stasera mamma”.
Chiudo la conversazione e vedo Oliver venire incontro a me con un’ espressione atipica in volto.
OLIVER
Oh mamma, una festa… la ragazza con il camice bianco mi ha spiegato che si potrà ballare, cantare e mangiare… noi ospiti della clinica possiamo invitare chi vogliamo… sembra divertente!
“Perché non inviti Patricia?”, mi aveva poi suggerito.
Sono sicuro di essere arrossito, in realtà ci avevo già pensato da me… sembra qualcosa di impegnativo, ma vale la pena impegnarsi con lei!
Sì, non voglio essere come il ragazzo della storia… come si chiama? Ah sì Holly, goffo su questioni di cuore, voglio che lei venga alla festa e che per noi ci sia anche un dopo.
Con questi pensieri arrivo di fronte a lei e mi sento pronto ad invitarla:
“Patricia, venerdì sera ci sarà una festa qui in clinica. Si ballerà e canterà… ti andrebbe di andarci insieme a me?”.
Le vedo sgranare gli occhi dalla sorpresa, un sorriso bellissimo le si dipinge sul volto, si avvicina a me, mi da un bacio sulla guancia e mi risponde: “Ne sarò davvero felice!”.
Dopo poco va via e la ragazza col camice mi chiede di seguirla per provare l’abito che indosserò per la festa.
—————————————————————————————————————-
PATRICIA
E’ il giorno atteso…Amy e Eve sono da me, nella mia stanza come quando eravamo ragazzine.
Sono sdraiate l’una di fianco all’altra sul mio letto mentre faccio una cernita degli abiti eleganti che ho nell’armadio.
“Dovrebbe indossare quell’ abito scollato!”, propone Amy
“Darebbe l’impressione di essere disperata!”, risponde per le rime Eve
“Ma lei è disperata!”, conclude Amy
“Allora donne! La piantate di parlare di me come se io non fossi presente?”, mi intrometto a quanto pare in una discussione che a parer loro non mi appartiene e scoppiamo a ridere.
TOC TOC
“Avanti!”, dico ancora ridendo
“Uuuuuhh il grande giorno è stasera!”, la voce di Daibu è particolarmente fastidiosa
“Non sei divertente Daibu!”
“Dai mamma non fare così!”, si avvicina a me, mi da un bacio sulla guancia, poi tira fuori una mela dalla tasca, la morde e si sdraia nel mezzo tra Amy e Eve osservando anche lui tutti gli abiti che ho tolto dall’armadio.
“Qualcuno è molto nervoso!”, continua col suo modo odioso di prendermi in giro, ma io cerco di resistere… non posso litigare continuamente con lui.
“Daibu, domani o domenica verresti a parlare con papà? Credo sia arrivato il momento!”, gli chiedo con molta calma
“Che meraviglia! Finalmente posso conoscere mio padre!”, il tono è sarcastico, si alza di scatto e fa per andarsene, lo afferro per un polso: “Ascoltami bene ragazzino, vedi di portare rispetto a me che sono tua madre e a tuo padre che ha un grosso problema di salute!”
“Certo che vi porto rispetto! Non sono qui con te a vederti comportare come un’adolescente in calore? Non mi hai portato via dai miei amici per aiutare lui?..più rispetto di così! Ma se non ti basta dimmelo, ci sono sempre altre soluzioni…”, il tono che usa è sempre strafottente e meschino.
“Ad esempio?”, gli chiedo infuriata
“Ad esempio…”, ma viene interrotto da Amy : “Ad esempio non è il caso di parlarne proprio ora… Daibu, la mamma ha ragione, a tuo padre farà bene parlare con voi e sono certa che faccia bene anche a voi trascorrere del tempo con lui!”.
Mio figlio non le risponde, ma si stacca in malo modo da me e si dirige in camera sua.
“Patty è una fase. Stai tranquilla!”, si rivolge a me Eve e mi sento abbracciare da entrambe.
Arriva anche Hayate che ha assistito a tutto, ma ha preferito non intervenire per non peggiorare la situazione: “Tranquilla mamma, ci parlo io con lui. Tu pensa solo a divertirti stasera con papà!”, mi fa arrossire questa frase, non so bene a cosa si riferisca…oppure sì…
Lascio perdere la discussione e comincio a prepararmi. Voglio essere splendida come non mai, stasera sarà come rivivere il nostro primo appuntamento.
OLIVER
Finalmente è la sera del ballo. Iniziano ad arrivare un sacco di persone, mi sento davvero impacciato: un ragazzo su per giù della mia età mi ha messo al collo una corda… come si chiama? Craveina, cravuina, cravatta…sì, ha detto che va messa nelle serate eleganti e in effetti è davvero una serata elegante.
Sta arrivando la gente e sono tutti vestiti benissimo, ho però l’impressione di essere osservato… chissà perché, ma mi pare come se guardino me.
“Ciao Oliver, come va?”, si avvicina a me il ragazzo che mi ha messo questa corda al collo
“Bene grazie”
“Ricordi come mi chiamo?”
“No…mi spiace!”, credo in verità di non averlo mai saputo
“Sono Jun, sei nervoso? Patricia non è ancora arrivata. Hai voglia di conoscere dei miei amici mentre l’aspetti?”.
In realtà non mi interessa conoscere i suoi amici, ma sarebbe scortese rifiutare e così lo seguo. Mi porta davanti ad alcuni ragazzi che si inchinano davanti a me per presentarsi.
“Ciao Oliver, piacere io sono Ryo”, è molto sorridente e sembra un ragazzo davvero simpatico
“Piacere, io sono Genzo”, è un ragazzo molto alto e dallo sguardo enigmatico.
“Piacere io sono Taro ”, quest’ultimo invece ha uno sguardo e un sorriso davvero rassicuranti.
Percepisco con tutti una strana ma magnifica sintonia e ringrazio di cuore Jun per avermi presentato i suoi amici.
Nonostante la compagnia sia gradevole, continuo a cercare il suo volto nella sala gremita di gente e mi rassereno solo quando finalmente la vedo accedere dall’ingresso principale…
----------------------------------------------------------------------
DETTAGLI
Nella parte finale del capitolo a Oliver vengono presentati i suoi vecchi compagni di squadra, nonchè amici. Sono lì per lui, ma non possono presentarsi con il nome europeo per non rischiare di accavallarsi con il racconto e provocare delle crisi a Holly: decidono pertanto, in accordo, di utilizzare il nome giapponese, in modo da lasciare a Patty l' onere di decidere(se e quando) raccontare tutta la verità al marito.
Come sempre, ringrazio di cuore tutti coloro che mi recensiscono e che leggono la mia storia.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 4 *** Non andare via, resta con me! ***
Patty entrò nel salone principale.
Indossava un abito lungo di colore bianco che la fasciava completamente
lasciando un po’ scoperte le spalle. I capelli erano raccolti
e dalle orecchie pendevano degli orecchini. Il trucco era leggero e il
corpo era reso più slanciato dall’abito aderente e
dai tacchi alti.
Si guardò intorno: il salone della
clinica era gremito di gente. C’erano dei tavoloni con
abbondanti porzioni di antipasti e bevande, sorrise ripensando a come
lei e le sue amiche avessero preparato tutta quella montagna di cibo.
Sembrava tutto perfetto: la luce del salone quella
sera dava un’aria diversa, non le sembrava neppure di essere
all’interno della clinica. Le persone intorno bevevano vino,
cocktail o bibite gassate, ridevano e colloquiavano allegramente: per
una sera non c’erano medici, malati o infermieri, ma solo
gente desiderosa di divertirsi e mettere da parte la propria malattia.
La band che, per quella sera aveva ricevuto
l’incarico, iniziò a suonare canzoni anni
‘80, che andavano molto in voga tra gli ospiti della
struttura.
Si girò e vide le sue amiche Amy, Eve e
Susy vicine in un angolo che le auguravano buona fortuna facendole il
gesto delle dita incrociate.
A un certo punto fu come se la folla si muovesse
per lasciarle libera la visuale e vide proprio davanti a sé,
a pochi metri di distanza, il suo grande amore, che a sua volta
l’aveva riconosciuta e che a lunghe falcate si stava
dirigendo proprio da lei.
OLIVER
Eccola finalmente! Mi ha sorriso, sta venendo verso
me e io le sto andando incontro. Sono costretto a chiedere
‘permesso’ alla gente per potermi spostare, ma per
come mi sento, è come se non ci fosse nessun altro in questa
sala: esistiamo solo noi!
“Sei bellissima!”, le dico spontaneamente
appena siamo
l’uno di fronte all’altra, sono emozionato come non
ricordo di essere mai stato… lei mi sorride, ma non parla:
“Io non so ballare, ma mi piacerebbe tanto provarci con
te… ti va?”.
“Certo!”, mi risponde e io non riesco a
non sorridere per la gioia che provo.
Le prendo la mano e ci avviamo sulla pista da ballo.
PATTY
Mi ha invitata a ballare… è
veramente una cosa strana per me, lui mi ha invitata a ballare in sole
due occasioni e una di queste era il nostro matrimonio… ci
posizioniamo al centro della pista, sta per mettermi le braccia attorno
alla vita, ma viene fermato dalla band:
“Buona sera a tutti! Questa sera suoneremo musica
per giovani e non solo! Inizieremo con una sfilza di canzoni anni 80-90
e la prima è Heaven di Brian Adams!”, parte
l’applauso generale e le dolci note di questa canzone
accompagnano i nostri movimenti.
Finalmente
Holly mette le sue braccia attorno alla mia vita e io posiziono le mie
sopra alle sue spalle: manteniamo una certa distanza,
l’imbarazzo è
tanto, ma io sono così felice di essere con lui.
"Non ho ben
capito", mi dice con tono sicuro
"Cosa?", gli chiedo incuriosita
"Holly
è mai tornato in Giappone da Patty?", i suoi occhi sono
accesi di una
strana luce, hanno bisogno di una risposta, anche se a dire il vero
stasera, avrei desiderato fare altro e non parlare...ma lui ha necessità di sapere e così gli
rispondo: "Holly tornò in Giappone dopo tre anni dalla sua
partenza per disputare una partita della Nazionale e come lui
tornò anche Benji dalla Germania..."
"Anche Benji?"
"Sì"
"Cosa c'entra con loro due Benji? Oh no, non mi dirai che il portiere
si mise in mezzo a loro due?", il suo tono ora era preoccupato.
"Beh, ecco...diciamo che Benji cominciò a corteggiare Patty:
ormai era cresciuta, era diventata una donna a tutti gli effetti ed era
davvero carina e al bel portiere non era mai stata indifferente...",
dico con una punta d'orgoglio!
"No, ma guardali sono proprio
imbranati!”, dice Eve rivolgendosi a Bruce
“Lasciali stare Eve, hanno bisogno dei loro
tempi!”, risponde il marito
“Invitami a ballare!”
“Coooosa? Lo sai che io non so ballare!”,
rifiuta categoricamente Bruce
“Per ballare Heaven non hai bisogno di un corso di
ballo, su muoviti!” e trascina Bruce con sé in
pista proprio vicino a Holly e Patty.
“Ricorda di usare davanti a Holly i nomi giapponesi:
Julian ed Amy ce lo hanno raccomandato un milione
di volte!”
“Nessun problema...Ishizaki!”.
Mentre battibeccano tra di loro, Eve si avvicina a
Patty e la spintona di proposito in modo violento. La giovane donna si
accascia sul petto del marito e incrociando il suo sguardo arrossisce:
“Tutto bene?”, le chiede in modo premuroso Oliver,
Patty annuisce e lui la stringe a sè facendo aderire
perfettamente i loro corpi.
Patty, aiutata dai tacchi, appoggia la testa sulla
spalla del marito e Holly appoggia la sua sull’incavo del
collo della moglie.
Il gruppo degli amici Bruce, Eve, Benji, Tom, Susy,
Amy, Julian si stringono tra loro e iniziano a saltellare per la gioia.
Gli ospiti della struttura li osservano e ridono nel vederli
così agitati, ma a loro non importa, perché
finalmente possono vedere i loro due amici veramente insieme.
I due continuano a ballare stretti così
per diversi balli, non parlano più, a Oliver non interessa
in questo momento il seguito della storia, ma solo continuare a
stringere la sua amata. Alla fine del ballo si rivolge a lei:
“Stasera non andare via, resta con me!”.
Gli occhi del giovane uomo sembrano bramarla e
Patty ne è talmente colpita che risponde: “Non
andrò via, anche io desidero restare con te!”.
Holly si sorprende per la risposta, ma ancor di
più quando la mano di lei va alla ricerca della sua per
portarlo fuori dalla confusione.
“Salutiamo quel gruppo di ragazzi prima di andare,
ti va Patricia?”
La giovane donna sgrana gli occhi nel riconoscere
gli amici e un velo di preoccupazione le si dipinge sul volto.
“Patricia ti presento Jun, Taro, Genzo e Ryo. Li ho
conosciuti stasera e sono davvero molto simpatici!”
il gruppo si avvicina ai giovani e Taro dice:
“E’ stato bello parlare con te Oliver!”
“Anche per me!”, risponde il giovane
Interviene Genzo: “Ognuno di noi stasera
si è presentato con il nome orientale, ma pure tu sei
giapponese, lo vorresti anche tu?”
Oliver rimane di sasso: “Non sapevo di
essere giapponese... ma a quanto pare, mi sfuggono parecchie cose in
questo periodo... il nome che mi dareste è una traduzione di
Oliver?”
“Una specie”, risponde Ryo
“Allora sì, mi piacerebbe
conoscerlo”
“Tsubasa, il tuo nome giapponese è
Tsubasa”, si intromette Jun attento a valutare ogni piccolo
segnale di reazione anomala nell’amico.
Oliver abbassa ripetutamente le palpebre, poi cerca
il volto della sua amata e si decide a parlare: “Mi piace!
È bello come Oliver, non trovi Patricia?”
“Sì!”, risponde Patty
finalmente rasserenata.
Dopo poco si salutano, ma prima di andare Genzo
si avvicina a Holly: "Tsubasa, posso ballare con Patricia?"
"In realtà stavamo per andare via!",
risponde Holly un po' seccato
"Su dai, un ballo e poi sarà tutta
tua!", gli strizza l' occhio, prende Patty e la porta al centro della
pista:
"Che state combinando tu e gli altri?", Patty non
riusciva a capire le loro intenzioni.
"Sanae, non abbiamo resistito alla tentazione di
parlare con Tsubasa... ma non abbiamo usato di proposito i nomi
occidentali, Amy e Julian ci hanno avvisati... lui non sa chi siamo in
realtà noi!", risponde il portiere strappando un sorriso a
Patty
"Grazie Benji e ringrazia tutti per questa
scelta... sto tentando di far riaffiorare i ricordi a Holly, ma ancora
non ci sono riuscita..."
"Non preoccuparti è solo questione di
tempo... intanto è sempre innamorato pazzo di te, guarda
come ci fissa!"
"Sì, è meglio tornare da
lui", propone la giovane donna.
Si incamminano verso Oliver e quando gli sono
vicini Benji si rivolge a lui:
“Tsubasa...trattala bene stanotte, mi
raccomando!”.
Oliver strabuzza gli occhi, si irrigidisce
improvvisamente, si piega e comincia a tenersi le tempie con forza...
stanno ricominciando le crisi.
Julian si avvicina a lui con un calmante che teneva
in tasca per ogni evenienza, ma Patty riesce a riportarlo ancora da
lei: "Oliver! Oliver!Guardami! Oliver!"... Holly alza lo sguardo e
capisce di aver avuto un' altra crisi: "Tutto ok Patricia, tutto bene!"
"Sei sicuro?", chiede Benji preoccupato
"Sì, è solo che quel nome...
Tsubasa, l’ ho già sentito... ma non so dove... sai Genzo, non
ricordo molte cose del mio passato...", chiarisce in modo sconsolato
Holly
"L'importante è costruire un futuro
Oliver", prosegue Julian
"E il tuo futuro sarà brillante amico
mio!", conclude Tom.
Holly si alza, ringrazia tutti, poi prende per mano
Patty e si avvia nella sua camera.
"Che gli è successo Julian?", chiede Tom
davvero preoccupato
"Ha già sentito il suo nome
giapponese... è la prima volta che lo dice... è
possibile che i ricordi... i suoi ricordi... stiano
riemergendo...", risponde il medico dopo aver bevuto un bicchiere di
vino...
OLIVER
Apro finalmente la porta della mia camera.
Ora che osservo meglio Patricia la vedo ancor più
bella: quel vestito le sta d’incanto, ma io non vedo
l’ora che lo tolga.
Mi avvicino a lei, noto che ha un' espressione
strana, forse a causa della crisi che ho avuto poco fa: “Se
hai cambiato idea puoi sempre andare”, le dico senza neppure
respirare, perché il timore che possa andarsene mi
disarma…
Muove la testa in segno di dissenso: "E' solo che
ho paura che tu possa stare ancora male", dice con gli occhi lucidi.
"Non accadrà nulla Patricia, non
temere..."
Annuisce, ma non mi pare molto convinta, allora le
dico: "Vorrei passare la notte con te, ma se non ti senti pronta
possiamo anche solo dormire insieme!", non so proprio da dove mi venga
questa sicurezza...
“E’ solo che non ho portato un
pigiama per dormire qui!”, mi risponde con un tono un po'
malizioso.
La guardo: “Posso darti una mia
maglietta!”
“Sì, sarebbe una buona idea, ma io...
vorrei la tua camicia”, si avvicina e mi slaccia il nodo
della cravatta. Le sue mani su di me sono una sensazione inebriante, chiudo gli occhi e il mio respiro diventa
più affannoso, il suo profumo mi manda in estasi...
Mi sbottona ad uno ad uno i bottoni della camicia,
mi sfila di dosso la cravatta, poi si posiziona alle mie spalle e mi
toglie la camicia. Mi volto, ora sono a petto nudo davanti a lei e le vedo mordere
un labbro mentre noto che i suoi occhi non si discostano dai miei
pettorali.
Poi mi da le spalle e mi chiede:
“Potresti abbassarmi la cerniera dell’abito? Io da
sola non riesco”.
Tremo, le mie mani vagano sulla sua schiena, vedo
la sua pelle accapponarsi, la sfioro e noto dai suoi respiri che non le
dispiace. Mi avvicino al suo collo, riesco a vederle
l’espressione del volto, ha gli occhi chiusi, ma capisco che
freme come me. Le abbasso estremamente lentamente la cerniera
dell’abito e non appena giunge in fondo parlo:
“Ecco!”.
Si gira osservandomi e senza dire nulla le vedo
abbassare le spalline dell’abito, che, senza più
alcun appoggio, cade giù sul pavimento, lasciandola solo in
intimo… quando le vedo allontanare l’abito,
percepisco il cavallo del pantalone diventare sempre più
stretto, sento di volerla toccare, ma mi prendo ancora un attimo per
ammirarla.
Il completo che indossa è bianco come
l'abito, ma è estremamente trasparente e lì, dal
seno, due piccoli fiorellini sembra che aspettino solo la mia bocca...
le accarezzo il volto con la mano e mi sento chiedere: “Vuoi
che indossi subito la tua camicia?”
“Dopo sì, ora no!” e
con una sfacciataggine che non mi appartiene, ma che con lei mi
è naturale, la prendo in braccio portandola sul letto. Le
nostre lingue è come se danzassero, le mie mani sul suo
corpo scoprono nuove sensazioni, dal basso percepisco una
rigidità strana, mi sento scoppiare, ma quando la
vedo scendere fino al cavallo del pantalone e la scorgo abbassarlo e
togliere il boxer, tiro un sospiro per la sensazione di
libertà che finalmente percepisco.
I nostri corpi si accarezzano, ma quei gemiti che
sento provenire da lei... il suo modo di inarcarsi verso me... quelle
sensazioni che pervadono tutto il mio corpo non mi sono sconosciute...
mi lascio guidare da lei, scopro con Patricia l’emozione di
essere vivo... ma ho anche la convinzione... di averla già fatta
mia... perchè? Perchè non mi ha mai detto che in realtà ci
siamo già amati?
|
Ritorna all'indice
Capitolo 5 *** Tsubasa-Sanae ***
SANAE
E' stata una notte stupenda: Tsubasa ed io ci siamo
amati come non facevamo da tantissimo tempo... ho dormito non
più di un paio d'ore perchè quando riuscivo a
chiudere gli occhi, dopo poco mi svegliavo con le sue mani e le sue
labbra sul mio corpo... e allora il sonno passava completamente...
sorrido ripensando a quanto è stato meraviglioso... allungo
una mia mano verso la sua parte di letto alla ricerca del suo corpo
caldo, ma non lo trovo... con fatica apro gli occhi e non lo
vedo.
Mi alzo di scatto, vedo la sua camicia sul
pavimento, la indosso facendo scorrere solo un bottone nell' occhiello
e lo cerco in bagno, ma non c'è... dov'è andato?
Fortunatamente la preoccupazione passa in un
istante appena vedo la maniglia della porta abbassarsi e appare lui
tenendo in mano un vassoio con la colazione.
"Buongiorno!", mi dice con un sorriso bellissimo
"Buongiorno!", ricambio con gioia "Ti stavo
cercando! Dove sei stato?"
Si avvicina, mi da un bacio sulle labbra e
finalmente mi risponde: "Mi sono svegliato circa un'oretta fa... ti ho
osservata dormire per un bel po', ma poi ho deciso di allontanarmi per
permetterti di riposare davvero..."
"E chi ti dice che io volessi riposare davvero?",
mi avvicino a lui, lo abbraccio e la camicia fa fatica a
coprire le mie forme.
"Beh, per prima cosa ho notato che il tuo sonno era
molto tranquillo e poi mi era venuta voglia di uscire e andare a
correre".
"A correre?", mi allontano e sistemo la camicia...
forse sta iniziando a ricordare qualcosa... in questi mesi di amnesia,
non è mai andato a correre: è un buon segno, come
anche il fatto che si sia ricordato di aver già sentito il
suo nome...
Mi prende per mano: "Facciamo colazione!". Si
toglie la felpa e resta con una t-shirt da cui si intravedono gli addominali... mi mordo il labbro, chiudo gli occhi istintivamente, mi
sento morire, desidero ancora essere amata da lui come stanotte... ma
questi gesti non gli devono essere sfuggiti perchè non
appena riapro gli occhi lo vedo sorridere sornione...
"Vado a fare una doccia", arrossisco per quel
sorriso e cerco un pretesto per allontanarmi da lui, ma prima che io
riesca a farlo mi afferra per un polso, appoggia il vassoio sul
comodino e inizia a baciarmi in modo molto appassionato.
"Devo fare una doccia, ne ho bisogno!", cerco di
parlare, ma lui mi spinge verso la parete, mi sbottona la camicia e la
lancia sul letto, i suoi tocchi mi fanno perdere la
lucidità, non riesco più a oppormi e non capisco
neppure come abbia fatto a spogliarsi così velocemente,
perchè mi sento sollevare dalle sue forti braccia e
penetrare con una foga e una virilità che mi mandano in
delirio il cervello...la doccia dovrà attendere...
TSUBASA
Dopo la corsa, speravo fosse sveglia...mi era
tornata una gran voglia di fare l'amore con lei, ma quando l'ho vista
con indosso solo la mia camicia, ho fatto fatica a resisterle... dopo
aver finito abbiamo fatto la doccia insieme e nuovamente ci siamo
amati, ora siamo tornati sul letto e siamo riusciti a far colazione.
Gioco con una ciocca dei suoi capelli, ha gli occhi chiusi, credo
desideri riposare un po', la sto sfinendo ma non riesco a non pensare
di farla ancora mia...il mio corpo mi chiede di recuperare il tempo
perduto, ma non oso dirle nulla, temo di rovinare il rapporto con lei...
"Cosa pensi Oliver?", parla ma non apre ancora gli
occhi
"Mi chiameresti Tsubasa?", non so
perchè, ma mi piace forse anche più di Oliver...
spero non le dispiaccia, dato che quel nome me lo ha dato proprio lei.
Apre gli occhi e si volta verso me: "Certo! Se lo
preferisci!"
"Sì, non so perchè, ma lo
sento più mio... forse perchè ho scoperto di
essere giapponese!"
"Possibile!", risponde lei
"E qual è il tuo nome giapponese
Patricia?", le chiedo
Lei mi guarda con un'espressione preoccupata, si
mette di fianco allungando le sue braccia dietro al mio collo e
avvicinandosi: "Sanae!"
Sanae... anche questo nome ho già
sentito... ma dove?
"Tutto bene Oli...Tsubasa?", mi chiede in ansia
"Sì... Sanae, posso chiamarti Sanae?"
"Sì!", risponde col sorriso
La stringo più a me, voglio sentire le
sue forme: "Posso chiederti
di raccontarmi qualcosa di te... so veramente poco... a parte il fatto
di voler restare con te sempre, non so altro!", e la bacio sul collo.
"Sì, in eff...etti conosci poco di me,
anche se non c'è molto da sapere! Passo le mie giornate in
una clinica con un certo Oliver-Tsubasa e stanotte ho addirittura
passato tutta la notte con lui!",
"Però vai via tutte le sere dicendo di
non poterti fermare di più. Come mai?", le mordicchio il
lobo dell'orecchio
"Ho due figli adolescenti l'uno è
l'opposto dell'altro!", mi fa staccare e mi guarda seria
"Hai due figli?"... chi è il padre...si
è lasciata? Ma chi mai lascerebbe una creatura
così bella e intelligente?
"Sì e mi danno parecchio da fare!".
"Ora capisco perchè vai sempre via"
"Già!".
Restiamo ancora in silenzio per un po'...le
accarezzo la schiena nuda e i miei pensieri tornano alle sensazioni
provate con lei nel fare l'amore; sono davvero certo di averla
già amata...ora mi torna in mente quando l'ho conosciuta:
era da sola su una panchina, con uno sguardo davvero triste, in
clinica non l'ho mai vista parlare con nessun altro paziente
oltre me... possibile che lei si trovasse lì per me
già da allora? Devo chiederle spiegazioni, ho bisogno di
sapere.
"Sanae...", ma non faccio in tempo a completare la
frase perchè sentiamo il suo telefono squillare, risponde,
inizia a urlare e scoppia in lacrime...
SANAE
"Signora Ozora, è l'ospedale di Tokyo,
suo figlio Daibu è ricoverato, ha subito un incidente"
Noooooo, non un'altra volta, nooooo....
"Che succede?", mi chiede preoccupato Tsubasa
"Mio figlio ha subito un incidente, devo andare in
ospedale!", mi alzo e cerco i miei abiti
"Vengo con te!"
"Ma io non so...", non so se può uscire
dalla clinica, se avesse una crisi...
"Non ci sono ma, non ti lascio andare in giro da
sola in queste condizioni, vestiamoci e andiamo!".
Annuisco, ci vestiamo alla velocità
della luce, indosso l'abito di ieri sera e mi sento mettere la sua
giacca sulle spalle per coprirmi: "Così non sentirai
freddo!", mi sorride, ma io credo che non l'abbia fatto per questo
motivo, ma per evitare di essere guardata con interesse da altri
uomini; comunque non posso perdere tempo per indagare, la indosso bene
facendolo contento e usciamo dalla camera.
Cerchiamo Jun e Yayoi, li avvisiamo che dobbiamo
correre da mio figlio, Jun si avvicina, mi da una siringa e mi impone:
"Patty, se Holly dovesse avere una crisi usa questo calmante...", spero
con tutto il cuore di non doverlo usare, l'afferro, lo ringrazio e ci
avviamo all'uscita alla ricerca di un taxi.
TSUBASA
E' molto tesa, l'abbraccio... l'idea che suo figlio
abbia subito un incidente mi devasta... il mio cuore batte forte, temo
il peggio, non lo conosco eppure ho paura che gli sia successo qualcosa
di grave e sento la necessità di piangere... non voglio che
lei mi veda così, non riuscirei a spiegarle il motivo, ma il
timore che a suo figlio sia accaduto qualcosa di brutto mi terrorizza,
e non ne comprendo il motivo...
Finalmente arriviamo in ospedale, ci rechiamo da un
medico, Sanae chiede dove si trovi il figlio, è in ortopedia
al terzo piano. Sempre correndo saliamo le scale, gli ascensori sono
troppo affollati e dopo tre piani infiniti arriviamo davanti alla
stanza medica.
Il cuore mi sta uscendo dal petto e non
è per lo sforzo fisico, credo che riuscirò a
rasserenarmi solo quando vedrò questo ragazzo. Incontriamo
un medico e Sanae gli chiede subito del figlio:
"Sta bene signora, entrate pure, vi
spiegherà tutto lui!"
Bussiamo e finalmente entriamo in stanza.
SANAE
"Daibu!", abbraccio mio figlio che è
seduto su una sedia con un braccio ingessato.
"Mamma che ci fai qui?", mi chiede quasi stupito.
Io continuo a piangere: "Mi hanno detto
che ti trovavi in ospedale e avevo il terrore che ti fosse accaduto
qualcosa di grave".
"Ma no! E' che stavo giocando a calcio con i miei
amici, ho provato a fare una rovesciata come faceva mio padre e sono
caduto malamente!", mi risponde ridendo...
Io continuo a piangere, ma mi blocco quando sento
la voce seria di mio figlio: "Ma tu sei..."
Smetto di respirare, ho paura di ciò che
potrebbe succedere.
"Piacere Daibu, io sono Tsubasa, sono davvero
felice di vedere che stai bene!"
Daibu è sbigottito, mi fissa e noto gli
occhi lucidi, poi lo guarda nuovamente gli sorride, si alza in
piedi e finalmente parla: "E' un piacere conoscerti Tsubasa... sai, la
mia richiesta potrebbe sembrarti strana, molto strana e sono certo che
se tu mi chiedessi spiegazioni, io non saprei dartele, ma...ecco...
posso abbracciarti?".
Tsubasa mi fissa come a cercare conferma, io
annuisco, poi si volta verso lui: "Non so il motivo, ma desideravo
tanto chiedertelo anche io Daibu, sì, certo!"
Alcune lacrime mi scendono sul volto quando li vedo
abbracciarsi, Daibu non riesce a contenersi, piange come un bambino,
questo contatto lo desiderava credo da almeno sei mesi... ora sono
davvero felice che Tsubasa abbia insistito per accompagnarmi e sono
certa che il mio rapporto con mio figlio da ora in poi sarà
migliore.
"Ok Daibu, al Mc c'era un casino e ho passato
un'ora del mio tempo per comprarti un doppio hamburger, hai un favore
emorme da restituir...", Hayate entra nella stanza come un fiume in
piena e appena si rende conto del fatto che il fratello sta
abbracciando il padre resta pietrificato.
"Hayate, lui è Tsubasa", parlo con le
lacrime, ma appena mi volto verso mio marito, noto un'espressione del
volto strana, che non gli ho mai vista prima...
TSUBASA
Non ci sto capendo più nulla, non mi
torna più niente... Daibu mi ha chiesto di abbracciarlo
senza spiegare il motivo, ma sono certo che se lui non me lo avesse
chiesto, io stesso avrei cercato un modo per avere un contatto con
lui.. il mio cuore si è rasserenato non appena l'ho sentito
stretto a me e adesso che è arrivato questo nuovo ragazzo,
Hayate, mi sento veramente felice!
Ma perchè provo queste sensazioni? Perché sono convinto che io e Sanae ci siamo già amati? Che
sta succedendo?
Mi scoppia la testa...
"Tsubasa, il tuo nome è Tsubasa", sento la voce di Jun
"Io mi chiamo Patricia!"
"Non voglio essere goffo come Holly"
"Posso abbracciarti?", la voce di Daibu mi fa piangere
Mi piego sulle ginocchia, le tempie mi stanno
scoppiando
"Tsubasa...trattala bene stanotte", Genzo, perchè mi hai
detto così?
"Ohhh, sì!", i gemiti di Sanae, le sue mani
su di me..."Devo fare una doccia!"
Il
mio corpo trema, non riesco a controllarlo, non riesco a trattenere la
saliva che fuoriesce dalla mia bocca e percepisco il mento e il collo
bagnati...
"Ma come ha fatto Holly a partire lasciando sola
Patty?"...
"Il tuo futuro sarà brillante amico
mio..."
Ooooooooooohhhhhhh, urlo, sento della stoffa in
bocca, non riesco a muovere la testa, sento qualcuno che me la tiene,
anche le gambe sono tenute ferme, percepisco un fastidio come di una
puntura...
"CHE SUCCEDE???"
"Piacere sono Ryo"...
"Holly l'amava, ma sapeva che se fosse rimasto in
Giappone non avrebbe realizzato il suo sogno..."
"Perchè non inviti Patricia?!"
Tutte
le voci si mescolano nella mia testa, sento tremare tutto il corpo...
BASTA,
BASTAAA
"Se vuoi ti darò io un nome fino a
quando non ricorderai il tuo!"....
"Tsubasa... il tuo nome è Tsubasa..."
E alla fine mi rendo conto di sentire sempre meno,
le voci si dileguano...
"Ohhh sì!", cos'è questo suono,
chi l'ha pronunciato?
"..il suo sogno... non avrebbe realizzato il suo
sogno..."
Ma di
quale sogno parli??
"Tsubasa...", chi
è Tsubasa?
"Sanae...Daibu...", che succede? Chi sono queste
persone?
"Sì,
lo so chi sono... SONO LA MIA FAMIGLIA..."
Sto dimenticando... no, non voglio... non voglio
dimenticare... Sanae, Daibu, Hayate aiutatemi, non voglio dimenticarvi,
no!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 6 *** Holly-Patty ***
PATTY
Tsubasa è stato ricoverato d'urgenza...
io e i miei figli siamo qui in sala d'aspetto.
"E' colpa mia!", dice piangendo Daibu: "Se non gli
avessi chiesto di abbracciarmi non sarebbe successo nulla!".
"No, non dirlo più tesoro! Tuo padre sta
lottando contro se stesso... era vicino a ricordarsi il suo passato, ma
queste maledette crisi epilettiche..." e scoppio in lacrime senza
completare il mio pensiero.
"Andrà tutto bene mamma!", mi conforta
Hayate, poi si rivolge al fratello: "Daibu, dobbiamo essere
ottimisti... magari papà si sveglierà
ricordandosi il suo passato... chissà!"
"Perdonami mamma... sono stato orribile in questi
mesi, perdonami", le lacrime di Daibu mi inondano. E' seriamente
pentito per le cattiverie dettemi in questi mesi e io lo rassicuro:
"Tranquillo tesoro, è stata solo una fase, è
tutto passato!"
Dopo poco vediamo Jun uscire dal reparto, lo
avevamo chiamato subito dopo la crisi e aveva raggiunto i suoi colleghi
medici per aiutarli con Tsubasa.
"Come sta?", gli chiediamo all'unisono
Jun si toglie la mascherina: "A breve lo sapremo...
la crisi è stata molto violenta Sanae, dobbiamo aspettare
che si svegli...".
Scoppio in lacrime: "Almeno possiamo vederlo?".
"Sta ancora dormendo, ma conviene che entriate uno
alla volta, troppe emozioni potrebbero destabilizzarlo e poi cercate di
essere pronti al peggio. Al suo risveglio gli faremo la TAC e tutti gli
esami di routine per confermare la nostra teoria, ma... temiamo che
potrebbe essere stata compromessa anche l'area del linguaggio questa
volta... Tsubasa potrebbe non ricordare più nulla di
ciò che aveva appreso nell'ultimo periodo e non riuscire
più a esprimere con senso compiuto le proprie emozioni...".
Ci stringiamo carichi di dolore... sembrava che
l'incubo stesse volgendo al termine e invece questa crisi ci ha
distrutto nuovamente...
Io e i miei figli ci alterniamo per vederlo e nel
frattempo Hayate va a casa per prendermi abiti e biancheria puliti.
In serata però li mando via, sono
stremati... hanno bisogno di riposare, specie Daibu, che è
scosso per l'incidente al braccio e per aver dovuto soccorrere suo
padre dopo quell'abbraccio. Fortuna che anche Hayate era presente,
altrimenti non so come avrei potuto fare con mio marito in quello
stato...
Mi reco nella sua stanza, ho chiesto al personale
medico il permesso di trascorrere la notte qui in ospedale.
Ancora non si è svegliato, gli
è stata data una dose massiccia di tranquillanti.
Vado nel bagno in camera e mi lavo: sento l'odore
di mio marito scorrere via con l'acqua... mi accascio sul piatto
doccia, le mie forze sono quasi inesistenti ormai... poi mi sollevo,
penso ai miei figli, se crollo io crollano anche loro e poi anche
Tsubasa ha bisogno che io sia forte per lui...
Esco, mi asciugo, mi vesto e mi appoggio sul letto,
gli accarezzo il viso e gli tengo una mano, scoppio nuovamente in
lacrime e pian piano la stanchezza vince su di me...
HOLLY
Mi sveglio all'improvviso, è come se
avessi bisogno di ossigeno nell'aria, dove mi trovo?
Mi guardo intorno e noto una donna appoggiata sul
letto, faccio piano per non svegliarla, non so chi sia e non mi
interessa neanche saperlo.
Ho una flebo attaccata al braccio, la stacco, mi da
davvero fastidio... sono in pigiama, sulla sedia ci sono dei vestiti,
li indosso ed esco fuori da questa stanza... non sopporto l'odore di
disinfettante che sento ovunque.
Vedo un cartello con su scritto: "Uscita", lo
seguo... c'è tantissima gente che corre, chissà
dove sta andando? Nessuno fa caso a me!
Mi ritrovo in strada... che strana sensazione,
è come se non fossi mai stato libero... sento un clacson...
"Ehi?! Campione?!", mi volto, chissà chi
chiama?: "Ehi Tsubasa!", un signore esce da un veicolo.
"Dici a me?", chiedo ancora rintontito
"Sì, sei Tsubasa Ozora, vero?"
Non rispondo, non so chi sia questo Tsubasa Ozora,
ma non mi lascia il tempo di articolare una frase: "Stai andando a
Nankatsu?"
"Ecco io...", non so che dirgli, non avevo una meta
in effetti.
"Dai sali sul taxi, ti porto io... stavo andando da
quelle parti!"
"Ne sei sicuro?", chiedo
"Certo! Su andiamo Tsubasa! E poi tranquillo, sono
un tuo grande ammiratore, non ti faccio pagare la corsa!"
Salgo in auto e ammiro questa città
è veramente grande!
Questo signore parla a raffica per tutto il
tragitto: calcio, drive shot, Genzo, Taro, mi chiede come sta Sanae,
dei problemi di salute di questo Tsubasa... non smette proprio di
parlare, comincia a farmi male la testa, tutte queste
informazioni mi confondono, devo scendere:
"Scusami, puoi lasciarmi qui?"
"Qui? Al campo sportivo?", mi chiede
"Sì, andrà benissimo!"
"Ah ok, sei qui per gli allenamenti! Certo, scendi pure!"
Apro lo sportello della macchina e senza voltarmi
inizio a correre... ho bisogno d'aria... mi scoppia la testa...
PATTY
Mi sono addormentata, apro gli occhi...
dov'è Tsubasa? Lo cerco in camera, non lo trovo,
dov'è finito?
Cerco un'infermiera: "Dov'è mio marito?
Lo avete portato a fare qualche visita?"
"No signora, dovrebbe essere in stanza",
controlliamo meglio, il suo pigiama è correttamente piegato
sulla sedia, ma non ci sono i suoi vestiti.
Lo cerchiamo, non lo troviamo, dà
l'allarme generale e il personale medico inizia a cercarlo...
Chiamo i miei figli, i miei amici, la polizia..
siamo tutti in allerta, non può essere andato lontano...
passano ore eterne, a un certo punto sento suonare il telefono,
è un numero che non conosco, rispondo:
"Pronto?"
"Lei è la moglie di Tsubasa Ozora?"
"Sì, chi è lei?"
"Questa mattina l'ho trovato davanti all'ospedale
di Tokyo. L'ho visto un po' spaesato e mi sono offerto di accompagnarlo
a Nankatsu":
"Dice sul serio?", chiedo in lacrime
"Sì, signora, ma quando è
sceso dall'auto l'ho visto correre come se non stesse bene,
così ho pensato di avvisarla, non vorrei che si sentisse
male!"
"Grazie, grazie mille... arriveremo lì
il prima possibile!"
HOLLY
Quel signore mi ha detto che questo è un
campo sportivo... non c'è nessuno, ma noto un pallone vicino
a una rete... ho una gran voglia di toccarlo... mi avvicino, mi
accascio, un flashback mi colpisce le tempie: "Il pallone è il mio
migliore amico", mi sollevo, lo prendo in mano, un altro
flashback: "Il pallone
non vuole essere toccato con le mani...", lo lascio
cadere, lo osservo e si avvicina ai miei piedi...
Rido, istintivamente inizio a palleggiare, devo
ammettere di essere molto bravo, noto dall'altra parte del campo una
porta e inizio a correre palla al piede, supero la metà
campo, mi allungo e tiro una cannonata che buca la rete.
Mi metto le mani alla bocca, mi guardo in giro...
non mi ha visto nessuno, chissà se si può
riparare, non pensavo fosse di un materiale così
fragile.
Un altro flashback: "TSUBASA...TSUBASA...TSUBASA...",
un coro da stadio e poi ancora un flashback: "Voglio diventare il giocatore
migliore del mondo...", mi guardo intorno, devo
andare via da questo posto, non mi fa stare bene e inzio a correre
senza sapere dove dirigermi...
PATTY
Siamo quasi arrivati a Nankatsu, manca poco, Benji,
Bruce, Julian, Tom, Amy, Susy, Eve sono tutti alla ricerca di Holly...
speriamo di trovarlo presto...
HOLLY
Questa è una scuola... ho l'immagine di
me vestito con una divisa di colore nera... non sono solo, non sono mai
solo, sono circondato da tanti ragazzi sorridenti, siamo una
squadra..sì, una squadra di calcio, ma siamo anche amici,
grandi amici... e poi poco più in là una
ragazza... non mi toglie gli occhi di dosso e io faccio finta di non
guardarla, ma in realtà vorrei solo ricambiare quegli
sguardi... che stupido!
E poi un'altra immagine di me: sono ancora un
ragazzo, ho una valigia in mano e sto per partire... lei non
c'è, ma io so che è a casa sua a piangere e a
disperarsi per la mia partenza...
Mi scoppia la testa, mi tengo forte le tempie con
le mani, devo andarmene da qui...
PATTY
Ok siamo arrivati finalmente:
"Daibu tu cerca al campo sportivo e alla scuola
media, Hayate va a casa dei nonni e prova a vedere se si trova
là! Chi prima lo trova avvisa gli altri!"
"E tu dove andrai?", mi chiede urlando Hayate, ma
non gli rispondo, corro, voglio cercarlo al viale dei ciliegi, al
grande albero dove, l'ultimo anno delle medie, passavamo spesso i
pomeriggi a curare le sue ferite...
Arrivo... ho il respiro affannoso... è
lì che fissa l'orizzonte... faccio passi leggeri, non vorrei
spaventarlo...
"Tutto...tutto bene?", gli chiedo timorosa
Lui si volta verso me, sgrana gli occhi per la
sorpresa e con un filo di voce: "Sei...sei la ragazza delle mie
immagini..." e si lascia cadere..
"Ti prego, non dirmi che stai male, ti prego!", lo
imploro di stare bene, mi guarda smarrito, ma poi veniamo ridestati
dalla suoneria del mio cellulare. La lascio suonare, non voglio
allontanarmi, dopo un po' si alza e io faccio come lui, torna a
guardarmi dritto negli occhi, sorride e mi abbraccia: "Sanae!"
"Tsubasa! Ti ricordi!", inizio a piangere.
La suoneria prosegue, ma non appena si interrompe
ricomincia varie volte, segno che mi stanno chiamando in parecchi, ma
io non voglio lasciarlo, all'improvviso mi chiede:
"Come si chiama questa canzone?"
"Can't Help Falling
in Love", gli rispondo
"Can't- Help -Falling -in- Love", ripete molto lentamente: "Credo di averla già sentita!", mi dice
mentre mi stringe sempre più forte.
Wise
men say
I saggi
dicono che
Only
fools rush in
Solo
gli sciocchi si innamorano davvero
But
I can't help
Ma
io non posso fare a meno
Fallin'
in love with you
DI
innamorarmi di te
"Chi ha scelto?", mi chiede dal nulla continuando a tenermi
stretta
"Chi?", gli chiedo senza capire a chi si stia riferendo
"Patty.. chi ha scelto alla fine Tra Holly e Benji?"
Si ricorda la storia, le mie lacrime non accennano a diminuire, deduco
che se mi ha fatto questa domanda vuol dire che si ricorda anche di
noi...
Oh, shall I stay
Would
it be a sin
Oh,
if I can't help
Fallin'
in love with you
"Patty fu molto
lusingata di ricevere le attenzioni di Benji, era anche lui un bel
ragazzo, e moltissime giovani della loro età gli morivano
dietro, ma..."
"...ma?... "
"... ma lei non avrebbe potuto mai...", mi interrompe
Like
a river flows
Surely
to the sea
Darling
so it goes
Some
things
Are
meant to be
"No, non dirmelo...
so già chi ha scelto!", e mi sento stringere ancora
più forte a sè...
La musica intanto prosegue...
HOLLY
Ora mi ricordo... so dove ho sentito questa canzone.. è
stato quando le ho chiesto di ballare con me la prima volta, la prima
volta che l' ho stretta davvero a me, quando le ho chiesto di
sposarmi...
Take
my hand
Prendi
la mia mano
Take
my whole life too
Prendi
anche tutta la mia vita
Oh,
for I can't help
oh
, perchè io non posso fare a meno
Fallin'
in love with you
DI
innamorarmi di te
"Tsubasa...trattala bene stanotte", mi torna in mente la voce di Genzo,
dopo che Sanae gli confessò di avermi sempre amato e che non
avrebbe mai potuto pensare ad un futuro senza di me...
Oh,
like a river flows
Surely
to the sea
Darling
so it goes
Some
things are meant to be
La stringo forte,
non riesco ad allentare.. ora ricordo l' incidente in cui ho rischiato
la vita... i mesi passati a non sapere nulla nè di me
nè della mia famiglia...
"Vai Tsubasa!", i suoi incitamenti durante le partite... la sua premura
a curarmi le ferite ogni qualvolta mi facevo male... i nostri visi che
si arrossavano facilmente tutte le volte che Ryo si divertiva
a fare una battuta su di noi...
Oh,
take my hand
Oh,
prendimi la mano
Take
my whole life too
Prendi
anche tutta la mia vita
Guardo mia moglie,
la vedo piangere: povero amore mio, non sono mai riuscito a renderti
veramente felice...ma tu sì, ogni momento, ricordo come
fosse in questo istante il giorno della nascita dei nostri figli, come
ero preoccupato per te, ma contemporaneamente felice!
Come ho potuto dimenticare tutto questo!?
For
I can't help
Perchè
non riesco a fare a meno
Fallin'
in love with you
DI
innamorarmi di te
Oh,
oh, for I, I can't help
Oh,
oh, perché io, non riesco a fare a meno
Fallin'
in love with you
DI
innamorarmi di te
"Non piangere Patty! Non piangere più!", alza lo sguardo
"Holly...?"
"Sì, ricordo tutto amore mio... grazie, grazie per essere
sempre stata al mio fianco!"
Le lacrime scendono copiose dai nostri volti, il mio cuore è
sereno e la mia mente è finalmente guarita.
Ad un tratto sentiamo la voce di uno dei nostri figli:
"Mamma, Tsubasa... tutto bene?"
"Shhh...", mi rivolgo a mia moglie: "Non dire nulla!", la copro col
corpo per non farla vedere in lacrime, mi volto e dico con tono serio a
mio figlio:
"Da quando io e te siamo così in confidenza...Daibu?"
"Cosa? Come da quando?", mi chiede sbigottito
"Papà!", dice con un filo di voce Hayate: "Ricordi? Ti
ricordi di noi?"
"Sì, mi ricordo, ma sappiate che il mio cuore non vi ha mai
dimenticati!", rispondo ora col sorriso.
Vengo praticamente buttato giù da entrambi e Daibu inizia a
lamentarsi a causa del braccio rotto; dopo poco arrivano i nostri
amici, Jun mi controlla e dopo essersi consultato con Yayoi esclama:
"E' un miracolo amico mio!".
"No, l'unico miracolo qui è l'amore che mia moglie
prova per me!" e non le tolgo gli occhi di dosso.
E' affiancata da Yukari, Genzo e Taro, mi avvicino a loro e
quest'ultimo mi dà una pacca sulle spalle: "Allora Capitano!
Pronto a tornare?".
Gli sorrido: "Mi sa che non sarà così facile
riprendere il passo con tutti voi!"
"Se riesce ancora Ryo a giocare in prima squadra, tu Tsubasa anche
azzoppato sarai perfetto!", prosegue Genzo facendoci ridere tutti.
"Ehi, come ti permetti?!“ si difende Ryo e poi prosegue: “A proposito Tsubasa... ho visto la porta del
campo sportivo con la rete sfondata... ne sai qualcosa?" e mi fa una
faccia birichina...
"Emmm ecco...", la mano destra mi va dietro alla nuca e rido
imbarazzato..
"Lo sapevo non poteva che essere stato mio padre!" e Daibu mi abbraccia
felice
"In realtà è anche il mio!" e si stringe a me
anche Hayate.
Li abbraccio entrambi e percepisco il mio cuore colmo di gioia, d'ora
in poi so che tutto andrà bene!
Alzo lo sguardo e incrocio il suo, le sorrido e lei mi
ricambia, mi divincolo dai miei figli, la raggiungo e l'abbraccio. Sono
curioso di sapere: "Sanae, scusami... ma perchè nella storia
non hai usato i nostri veri nomi? Magari avrei recuperato prima la
memoria!"
"Se avessi usato i nostri veri nomi, chiunque avrebbe potuto chiamarti
e causarti delle crisi... in Occidente siamo molto famosi, ma per
motivi di semplicazione culturale, hanno anglicizzato i nostri nomi e
pertanto Holly e Patty mi sono sembrati perfetti come protagonisti
della nostra storia d'amore!", mi risponde col sorrido.
La stringo a me, la mia mente ora è serena, posso pensare al
mio passato senza avere più crisi, ma poi un pensiero
particolare mi sfiora ripensando alla notte di fuoco passata con lei in clinica e
mi avvicino al suo orecchio:
"Patty, stanotte mandiamo i ragazzi a dormire a casa di Ryo?...ci sono
delle cosette che dobbiamo recuperare io e te..."
Arrossisce e mi da una gomitata... "Sciocco!"
"Ti amo anch'io!", la bacio appassionatamente mentre gli applausi e i
coro da stadio dei nostri amici e dei nostri figli non ci imbarazzano,
ma ci rendono felici perchè sono partecipi della nostra
infinita gioia!
----------------------------------------------------------------------------------------
DETTAGLI
E niente... "Dai...raccontami!" è giunta al termine: ho
cercato di descrivere il più possibile le sensazioni e le
emozioni che io stessa provavo nella stesura e spero di essere stata in
grado di trasmetterle.
Ho inserito il link della canzone che mi ha ispirata: "Can't Falling in
Love", non la versione originale di Elvis Presley, ma quella
di Harley Reinhart. Se vi è possibile, leggete il capitolo
col sottofondo musicale, perchè questa canzone ha
contribuito veramente, ma veramente tanto alla realizzazione di questa
fanfic.
Ringrazio di cuore tutti coloro che si sono appassionati alla lettura
della mia storia, siete davvero tantissimi!
Un ringraziamento speciale va a CKS, non solo per tutte le sue
recensioni sempre precise e dettagliate, non solo per le chiacchierate
che ogni tanto riusciamo a farci, quando la RL lo permette, e che per
me sono fruttuose, dato che non conosco tutti i retroscena di CT, ma
soprattutto perchè mi ha dato l'idea dell' amnesia: da
lì il mio cervello ha fatto le capriole!
Ringrazio di cuore i miei recensori più assidui:
-Candy CBHP, che mi ha sempre incoraggiata e non mi ha mai fatto
mancare il suo appoggio;
-Tsubasanasana, che ha recensito tutti i capitoli di questa storia
riempiendomi di complimenti ed emozionandomi davvero tanto per le sue
parole;
-Ania83e, che è sempre stata schietta e obiettiva nei
commenti.
E poi ancora: Patty 19, Mary 1987, Kay75, Ivana Guarini, FlaR.
Grazie, grazie e ancora grazie per la fiducia che continuate a darmi
ogni qualvolta posto una storia!
Grazie di cuore!
Anna
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=3884529
|