Lost on you

di Elix94_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo

 

 




Stava cominciando a piovere più forte del previsto, e Chiara ha sempre avuto paura dei temporali. Non riusciva a capire come mai la gente ne fosse così attratta, o meglio, come facesse addirittura finta di esserlo. Non trovava niente di poetico o tranquillo in quella sparatoria di fulmini, e ogni volta pregava che finisse il prima possibile. Riccardo lo sapeva, eccome se lo sapeva, e per questo ogni volta che capitava non ci pensava due volte e correva da lei per tranquillizzarla.
L'orgoglio di Chiara le impediva di aprirgli la porta-finestra al primo tentativo, odiava aver bisogno di lui.
<< guarda che più tempo mi tieni fuori e più sporcherò per tutta casa >>
<< stai zitto, dormono tutti >> sussurrò Chiara
Riccardo le diede un piccolo schiaffo sul sedere mentre salivano le scale, aveva dei pantaloncini troppo provocanti per non poterlo fare.
Non appena arrivarono in camera sua si buttarono sul letto, il quale non mancava in fatto di spazio, ma quei due si rinchiudevano sempre in quel quadrato minuscolo al centro, rannicchiati e così vicini da poter sentire l'uno il respiro dell'altro. Ad ogni tuono Chiara si stringeva più forte a Riccardo, e Riccardo non sembrava esserne infastidito. Per niente.
Chiara abbassò di poco lo sguardo e notò una protuberanza nel suo basso ventre, ma non ne era sorpresa.
<< sei incredibile >>
<< che c'è? Non puoi pretendere che questo contatto fisico non mi provochi niente >>
<< no, infatti, però potresti provare a nasconderlo >>
<< perchè, ti dà fastidio? >>
Riccardò passò la mano sulla schiena fredda di Chiara, massaggiandola piano. Si soffermò sull'elastico dei suoi pantaloncini, chiedendo palesemente di potervi entrare.
<< per niente >> rispose Chiara mettendosi sopra di lui
<< allora sei proprio una rompicoglioni per sport >>
<< vaffanculo >>
L'unico momento in cui stavano zitti era quando le loro bocche venivano usate per fare altro, e Riccardo stava assaporando ogni centimetro della bocca di Chiara come se potesse scappare da un momento all'altro. Lei, dal canto suo, cominciò a muoversi su di lui sapendo l'effetto che gli avrebbe fatto, e non ci volle molto prima che il ragazzo scambiò la situazione, ritrovandosi sopra di lei con il desiderio che traspariva da ogni poro.
Sapevano entrambi che il giorno dopo sarebbero tornati a dirsene di tutti i colori, sapevano, come al solito, che si sarebbero comportati come se nulla fosse successo, e sapevano anche che quegli eventi sarebbero rimasti all'interno di quelle quattro mura. Domani, però, è un altro giorno, e in quel momento era l'ultimo dei loro pensieri.

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


CAPITOLO 1

 

 








Riccardo ha vissuto tutta la sua vita con delle certezze.
I suoi divorziarono quando lui aveva solo 7 anni, e sua madre se ne andò di casa non volendone sapere più niente né di lui tanto meno di suo padre, e Riccardo non perde occasione di rinfacciarglielo. Suo padre è l'amministratore delegato di una delle aziende più promettenti di tutta Italia, e Riccardo è stato sempre istruito a seguire le sue orme, da chiunque gli ronzasse intorno. Carlo Ferri è un padre assente, impegnato, severo, ma che avrebbe dato la sua vita per suo figlio, anche se non lo ha mai ammesso nemmeno a se stesso. Riccardo ha sempre saputo che, un giorno, avrebbe sicuramente preso il posto di suo padre, e di questo ne va fiero, ma l'orgoglio lo ha sempre fermato dal rivelarlo. Ovviamente, adora andare in giro a sperperare la sua fortuna in feste e alcol, senza un solo pensiero o problema, a quanto pare qualcun altro aveva già programmato la sua vita per lui. Pensa di avere il mondo ai suoi piedi, nulla che possa abbatterlo o ostacolarlo. Le sue certezze, però, vengono distrutte nel momento in cui in città mise piede Chiara Humbridge, figlia di un famoso scrittore di romanzi inglese Louis Humbridge e della madre italiana con uno studio per dentisti. La ragazza era nata e vissuta a Londra fino all'età di 13 anni, quando sua madre dovette trasferirsi in Italia nella sua città natale, sconvolgendo la vita della figlia molto più di quanto immaginasse. Se si sposta la figlia tredicenne da una nazione all'altra, non si possono che aspettare conseguenze. È soprattutto questo il motivo per cui entrambe non possono stare nella stessa stanza senza dirsene di tutti i colori, anche perchè Chiara non ha idea del motivo che spinse i suoi genitori ad un trasferimento così immediato e drastico. Ciò nonostante, questo servì alla ragazza a stringere i rapporti con il padre, innamorato follemente della figlia a tal punto da essere un ostacolo importante per qualsiasi suo pretendente. Riccardo, però, non si considera minimamente tale. Aveva visto il padre di Chiara forse due o tre volte e ogni volta veniva presentato come “un casuale conoscente”. Neanche un amico, un conoscente. Se solo il padre avesse saputo del rapporto tossico tra i due. Riccardo ha perso la testa per Chiara nel momento stesso in cui l'ha vista, non c'è stato neanche il tempo di presentarsi, sapeva già che quella lunga chioma rossa gli avrebbe mandato a puttane tutto quanto. Più la guardava e più capiva che sarebbe rimasta sempre impressa nel suo cervello, per quanto potesse essere insopportabile, viziata e testarda, ogni volta che si trovava nel suo stesso spazio vitale era come una droga. Riccardo non lo avrebbe mai ammesso, ma era pazzo di lei.Chiara odiava Riccardo con tutta se stessa, odiava la sua arroganza e la sua presunzione, odiava anche i suoi occhi neri come la notte, ma soprattutto odiava il fatto che ogni volta che si avvicinavano, lei non capiva più niente. Lo conosceva da anni ormai, e non riusciva a spiegarsi per quale diavolo di ragione non riuscisse a stargli lontano per più di qualche giorno, anche se passavano tutto il tempo a scannarsi. Chiara non lo avrebbe mai ammesso, ma la presenza di Riccardo nella sua vita era fondamentale.I loro amici li guardavano e non capivano perchè quei due non si decidessero a mettersi insieme, non avevano avuto relazioni serie dal momento in cui si erano conosciuti, non guardavano nessuno come si guardavano tra di loro, e nessuno aveva mai provato a mettersi in mezzo a quella follia. Chiara aveva perso la sua verginità con lui, ubriaca fino a non vederci più, e ciò nonostante non se n'è mai pentita, anche se a lui ha sempre detto il contrario. Fu da quella volta che iniziarono a stare sempre appiccicati, lontano da tutto e tutti, ma era ovvio che dal momento in cui le loro labbra si sono incontrate, nulla sarebbe stato più lo stesso. Pensavano di essere abbastanza bravi a nascondersi, persino da loro stessi e da quello che provavano veramente. Quello che non vedevano, ma che era chiaro al resto delle persone che gli stava attorno, era che se un ragazzo si avvicinava a Chiara più del dovuto, lo sguardo di Riccardo cambiava completamente. Allo stesso modo in cui Chiara lasciava la stanza se una ragazza ci provava con lui, facendogliela pagare il giorno dopo. Ovviamente, “facendogliela pagare”. Erano collegati da una qualche forza magnetica, e quando uno stava male l'altro poteva percepirlo. Quello che nessuno dei due voleva ammettere è che potevano provarci quanto volevano, ma non c'era nulla al mondo che potesse tenerli lontani.

 

CHIARA

Ho sempre amato il primo giorno di scuola, non solo perchè sono portata per lo studio, ma anche perchè la maggior parte delle volte cade proprio il giorno del mio compleanno, il 16 settembre. E questo non sarà un anno come tutti gli altri, è l'ultimo anno del liceo. L'ultimo. Incredibile come passa il tempo! Questo vuol dire le ultime feste, le ultime sbronze, le ultime libertà prima della vita adulta, prima di perdere i contatti con le persone superflue e sigillare quelli con le persone che contano davvero. In men che non si dica mi ritroverò immersa in libri da 700 pagine e esami su esami da dare. Non vedo l'ora.
Questo non è neanche uno dei tanti compleanni, è il mio diciottesimo, e so esattamente come voglio passarlo. 4 mesi fa, il 29 maggio, abbiamo festeggiato quello di Riccardo e i ricordi di quella serata restano ancora molto sfuocati per entrambi, tutto quello che ricordo è fiumi di alcol e la mattina dopo passata nudi in camera sua. E oggi non voglio che vada diversamente.
<< Hai preso tutto quello che ti avevo chiesto? Gelatine alcoliche incluse? >>
<< Quelle sono state le prime, ma per il resto sì, ormai non manca niente >>
La mia migliore amica Francesca mi ha aiutato a preparare tutto nei minimi dettagli, sono settimane che impazzisco per avere la festa migliore del secolo e lei è rimasta al mio fianco nel mezzo di ogni crisi. Non so cosa farei senza di lei. Ha un anno in più di me ed è diversa da me in tutto, siamo due poli opposti, ma io la considero la mia anima gemella. Abbiamo deciso anche di vestirci coordinate per stasera, ovvero entrambe con un vestito color porpora, solo che lei lo porterà più corto. È molto più alta di me e molto più magra e i ragazzi fanno la fila per riuscire a portarsela a letto, ma non ho mai sentito la minima invidia nei suoi confronti, e neanche lei. Si lega la lunga chioma bionda in una crocchia mentre cerchiamo di stare attente alla lezione di fisica, quando in realtà parliamo di tutt'altro.
<< Aspetto questa serata da tutta la mia vita, ho il terrore che qualcosa possa andare storto, qualsiasi cosa >>
<< Sei seria? Sono settimane che non facciamo altro che organizzare tutto alla perfezione, cosa può andare storto? >>
<< Non ne ho idea, in situazioni come queste qualcosa va sempre male >>
Sono seriamente preoccupata. Tralasciando il fatto che sono una persona costantemente in ansia, paranoica e sempre alla ricerca del pelo nell'uovo, credo fermamente che questa sera qualcosa – o qualcuno – mi rovinerà la festa.
<< Io credo che l'unica cosa di cui tu ti debba preoccupare sia che non ti si rompa il preservativo >>
Soffocai una risata.
<< Smettila, lo sai che prendo la pillola >>
<< E quindi? Con Riccardo io vorrei avere più protezione possibile. Riesci ad immaginare dei bambini usciti direttamente da lui? Mi vengono i brividi solo a pensarci! Dei diavoletti che corrono in giro! >>
No, vorrei risponderle, non immagino assolutamente dei bambini usciti da Riccardo. Però non riesco a smettere di pensare a che bellissimi occhi da cerbiatto potrebbero avere.
La campanella dell'uscita ci risveglia dalla nostra stupida conversazione su quale padre terribile sarebbe Riccardo, e comincio a fantasticare su come si vestirà questa sera. Probabilmente avrà addosso i suoi soliti pantaloni attillati neri che mettono in risalto quel gran bel sedere che si ritrova, e una camicia bianca sbottonata in cima, tanto per fare lo spaccone. Come al solito. Spero solo che il bello arrivi prima che la sua arroganza mi faccia pentire di averlo invitato.
Mentre ci dirigiamo all'uscita scrivo a mio padre per chiedergli dove ha parcheggiato e nel momento in cui premo invio qualcuno mi strattona per il braccio facendomi tornare immediatamente dentro. Vengo trascinata dentro ai bagni dei ragazzi e solo quando vengo bloccata contro al muro mi rendo conto di chi c'è davanti a me.
<< Non ti sei fatta vedere oggi >>
Riccardo mi fissa intensamente a due centimetri dalla mia faccia e per un secondo mi dimentico come si sta in piedi.
<< Non puoi aspettarti che ti stia ogni secondo attaccata addosso >> dico sarcastica
<< Che peccato >>
Si lecca le labbra e le porta direttamente sotto al mio lobo, dove sa che mi fa impazzire. Sento il suo zaino cadere per terra e con una mano spinge il mio dalla spalla per fargli fare la stessa cosa, ma nel movimento abbassa leggermente la spallina del mio top. Tutto il mio corpo si infiamma e sento il suo avere la stessa reazione, e per un momento mi dimentico di essere nel bagno della scuola e che qualcuno potrebbe entrare da un momento all'altro.
<< Perchè mi hai portata qui? >> riesco a dire lasciandomi sfuggire un gemito alla fine
<< Come, è il tuo compleanno, volevo darti il mio regalo >>
Con una mano mi sbottona i jeans e con l'altra mi spinge più vicino a se. Comincio a baciarlo con passione e quando passa la mano sopra l'elastico dei miei slip mi viene da sussultare, come se fosse la prima volta che mi tocca, come se non ci trovassimo sempre in quella situazione. Non so quale forza ci tenga sempre ancorati l'uno all'altro, fatto sta che dalla prima volta che siamo stati insieme, poi non siamo più riusciti a smettere.
Mentre lo sento muoversi sotto di me mi viene l'istinto di cingerlo con le gambe, e lo avrei anche fatto, se non avessimo sentito il rumore tremendo del carrello della bidella venire in quella direzione.
<< Merda >> diciamo in coro
Riccardo toglie immediatamente la mano dai miei pantaloni e io mi sento vuota. Non posso dire di essere stata lasciata vicino al culmine, ma quasi. Mi riallaccio velocemente i jeans e lui cerca di abbassare la felpa per non far vedere l'erezione che traspare dai suoi pantaloni della tuta. Mi compiaccio di quella reazione che riesco a scaturirgli senza neanche toccarlo, e poi insieme usciamo dal bagno il più velocemente possibile.
Controllo il telefono e vedo che mio padre non mi ha ancora risposto, probabilmente sta guidando.
<< Dì a tuo padre che ti porto io a casa >>
<< Non posso, starà già arrivando >>
<< Ascolta >> si avvicina di nuovo a me e mi passa la mano sul braccio << Ho cominciato qualcosa lì dentro e ho intenzione di finirla >>
Il pensiero delle mani di Riccardo di nuovo su di me basta per farmi chiamare subito mio padre e dirgli di tornare indietro. Fortunatamente si limita ad imprecare e poi decide di tornare indietro.
Ho sempre amato la mercedes di Riccardo. Non è minimamente legale che lui la guidi in quanto ha la patente da solo due mesi, ma questo non ha mai preoccupato lui, figuriamoci me. Tiene a quella macchina più di quanto tenga a se stesso probabilmente, ed è per questo che non ci fa entrare chiunque, ma non si è mai fatto problemi a farci le peggio cose con me dentro.
Alza la musica al massimo e io abbasso i finestrini per far entrare un po' di quell'aria estiva che si sente ancora e impreco mentalmente per la musica terribile che ascolta.
<< Ma si può sapere da quale angolo dell'inferno viene questa musica?! >>
<< Sono i Motorhead e se li insulti un'altra volta ti faccio scendere adesso in mezzo alla tangenziale >>
<< Costringimi >>
Fa un sorrisetto complice senza neanche guardarmi e io allargo leggermente le gambe per far scivolare verso il basso la mano che già tiene sulla mia coscia.
<< Non devi distrarmi mentre guido, lo sai >> si morde un labbro e io devo fare appello a tutta la mia sanità mentale per non saltargli addosso mentre andiamo ai 120
<< Vorrà dire che me ne resterò qui buona buona con le gambe spalancate fino a quando non arriviamo a casa mia >>
<< Merda, Chiara >>
Mi guarda di sottecchi e io sollevo il petto per far risaltare ancora di più la scollatura. So perfettamente come farlo uscire di testa.
Spinge l'acceleratore più di prima e in meno di cinque minuti ci ritroviamo davanti casa mia, dopo aver inchiodato proprio davanti al vialetto. Mi slaccio la cintura con velocità e lui fa lo stesso, prendendomi i fianchi e invitandomi a salire su di lui. Obbedisco senza troppe cerimonie e dopo poco mi ritrovo a cavalcioni su di lui con i pantaloni slacciati e le sue dita dentro di me. Mi muovo per accelerare il ritmo e, con la sua bocca che esplora ogni centimetro del mio collo e del mio petto, vengo su di lui mordendomi le labbra per non urlare.
<< Buon compleanno, piccola >>
Mi bacia sulla fronte mentre cerco di riprendere il controllo del mio corpo. Quando riesco a sedermi di nuovo sul sedile del passeggero noto i suoi pantaloni che riescono a stento a trattenere il suo desiderio.
<< Vuoi che... >>
<< Ti rifarai stasera, adesso devo andare >> si rimette gli occhiali da sole e mi bacia una guancia
Scendo dalla macchina senza dire niente prima che riparta do una controllata al mio aspetto generale sul finestrino e per fortuna non sembro troppo sconvolta.
<< Ehi, non mettere un vestito troppo lungo >>
Mi fa l'occhiolino e poi riparte senza aspettare che gli risponda. Sì, non vedo l'ora che sia stasera.











Ciao a tutti!
Ebbene sì, mi sono decisa finalmente a pubblicare il primo capitolo di questa storia, e sappiate che sarà completamente diversa da quella attualmente in corso sul mio account. Ho deciso di fare questo capitolo introduttivo per presentare un po' i personaggi principali e la storia in sè, la quale credo che sarà abbastanza lunga. Da come avrete capito, sono una grandissima fan degli amori super passionali, autodistruttivi, intensi, profondi, romantici e che in un modo o nell'altro ti distruggono il cuore. Forse perchè io stessa nella vita reale ne sto vivendo una.
Ditemi cosa ne pensate, e se ho acceso in qualche modo la curiosità in voi per continuare a leggere.
Alla prossima!

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


CAPITOLO 2

 









CHIARA

Sono due le cose che posso dare per scontate nella mia vita: in primis mia madre che urla come una pazza perché questa mattina non avevo voglia di rifare il letto, e secondo mio padre che cerca di fare il poliziotto buono difendendomi e provocando una lite ancora più grossa.
<< Hai diciotto anni, ti rendi conto che ti comporti peggio di una bambina di dieci?! >> mi urla contro mia madre mentre entro in cucina, pronta per l'ennesimo scontro
<< Nessuno ti ha detto di entrare in camera mia, lo sai benissimo che avrei sistemato tutto una volta tornata a casa >>
<< Si dà il caso che qui sia l'unica che si occupi veramente della pulizia della casa >> Certo, perchè la donna delle pulizie esiste solo nei miei sogni << E sono l'unica quindi che ogni giorno ha a che fare con il casino che lasciate sempre voi due >> dice indicandoci
<< Calmati Maria, non farla tanto grave, sono sicuro che adesso correrà in camera sua per sistemare >> mio padre ha sempre cercato di essere il detonatore della “bomba Maria”, come la chiama lui, ma con scarsi risultati.
<< Adesso è troppo tardi! Ovviamente ho già sistemato tutto! Perchè tanto la scema sono sempre io >>
Esce dalla stanza con aria melodrammatica e io e mio padre ci guardiamo confusi. Perchè deve fare così tanta scena se poi ha già risolto il problema? Io non la capirò mai, ma non so neanche se voglio farlo. Stamattina si è sforzata addirittura di farmi gli auguri appena sveglia, e sembrava anche emozionata che la sua unica figlia diventasse un'adulta. La verità è che per lei oggi è un giorno esattamente come gli altri. Non è mai stata una donna emotiva o affettuosa nei miei confronti, non penso di averla mai vista nemmeno una volta abbracciare mio padre da 5 anni a questa parte. In realtà non credo neanche che si parlino più di tanto al di fuori dell'ambiente familiare, ma facciamo pure finta che vada tutto bene. Nessuno mi ha mai voluto dire perchè mi abbia trascinata via da Londra come se stesse per esplodere, e solo menzionare il discorso fa scendere la temperatura della stanza di dieci gradi. Così ho imparato a non dire più nulla a riguardo, non avrei mai avuto le mie risposte in ogni caso. Quello che mi fa imbestialire è che pensi di potermi trattare da schifo ad ogni singola occasione e passarla liscia. Ogni volta che mi dicono che sono la sua copia spiaccicata mi viene voglia di urlare, non ho alcuna voglia di assomigliare a lei. È acida, fredda, testarda come un mulo, vuole sempre avere ragione e non penso di averle mai sentito chiedere scusa. Ovvio, non lo chiede perchè non pensa mai di essere nel torto. Ecco perchè mi aggrappo più che posso all'unico tratto che ho preso da mio padre, i suoi lisci capelli rossi. Non capisco come un uomo così dolce e sensibile sia finito per stare con quella testa calda di mia madre, è praticamente un angelo sceso dal cielo e probabilmente l'unica persona al mondo che riesca a sopportarla. Vorrei essere molto più simile a lui, invece mi ritrovo ad essere insopportabile esattamente come la donna che mi ha messo al mondo.
Quando torna in cucina con lo stesso broncio di cinque minuti prima, prende tre piatti e li riempie con la pasta che aveva preparato. Pasta al ragù, ovviamente. È sempre stata brava a prepararla e non perde occasione per vantarsene.
Pranzo discutendo con mio padre sugli ultimi avvenimenti di cronaca al telegiornale, e lei se ne sta zitta aspettandosi una qualche forma di scuse da parte nostra, che non arriverà nella maniera più assoluta. Non appena finiamo di mangiare decido di darle una mano a sparecchiare per tenermela buona, perchè mi sono appena ricordata che dovrà essere lei ad accompagnarmi alla festa di stasera, visto che mio padre lavora.
<< Guarda che lo so perchè lo stai facendo >> se ne esce. Ma non può semplicemente accettare l'aiuto?!
<< Un grazie sarebbe bastato >> la guardo aspettando una qualche risposta, ma lo so meglio di lei che non me la darebbe mai vinta.
Finisco di passare l'aspirapolvere e corro in camera per studiare, così posso dedicarmi il prima possibile agli ultimi preparativi.
In men che non si dica si fanno le cinque e dovremo partire per le otto per riuscire ad arrivare abbastanza tardi per farmi aspettare ma non troppo per risultare irritante. Ho solo tre ore per lavarmi, decidere come truccarmi e sistemarmi i capelli. Non ce la farò mai.

RICCARDO

Parcheggio di fronte al garage a fianco dell'enorme BMW di mio padre e rimango sorpreso nel trovarlo effettivamente a casa. Di solito mi ritrovo a mangiare da solo o con una delle domestiche, è incredibile che oggi avrò l'onore di sedere al fianco dell'onorevole Carlo Ferri. Con tutti gli impegni che si ritrova è già tanto se lo vedo una volta al giorno, visto che è in viaggio ogni tre per due e quando è in questa città passa tutto il tempo in ufficio. O da una delle sue puttanelle. Le cose sono intercambiabili.
<< Quale onore >> annuncio vedendolo seduto a tavola
<< Mi è mancato il tuo sarcasmo >> ripiega i fogli di giornale e mi guarda con aria di sufficienza
<< Non dovevi essere a Vienna fino a venerdì? >>
<< Cambio di programma, il cliente ha deciso all'ultimo di non comprare più. Ho passato tutta la mattina a cercare di convincerlo, ma qualcosa gli ha fatto cambiare idea. >> si passa una mano tra i capelli, cosa che faccio anche io quando sono nervoso << Ma sono cose che capitano, te ne accorgerai anche tu >>
Già, anche io saprò cosa significa. Quando mi chiedono cosa voglio fare da grande non mi impegno neanche più per cercare una risposta, lo so da quando ne ho memoria. L'unico che non me lo ha mai chiesto è stato proprio lui, ma immagino pensi che non ce ne sia bisogno, chiunque vorrebbe avere tutte le certezze che ho io. Non ho bisogno di scervellarmi per scegliere in quale università andare l'anno prossimo: Bocconi, fatto. Non ho bisogno neanche di sapere se avrò uno stage retribuito una volta uscito da lì, la fottuta impresa di mio padre è uno dei finanziatori di quella università. È così bello sapere di non dover pensare a niente, finisco il liceo e mi laureo in economia e finanza con il massimo dei voti, senza che io debba spezzarmi la schiena sui libri. C'è gente che passa la sua vita a lottare per avere il futuro che io ho nel mio dna dalla nascita, ma questo non mi ha mai tolto il sonno. È veramente da stronzi pensarla così, ma se si ha la mia vita non si può di certo essere dei pezzi di pane. Ci sono i lupi là fuori. L'unica cosa totalmente fuori dal mio controllo è quella testa rossa a cui non riesco a smettere di pensare. Sarà perchè è dello stesso colore del sangue che mi scorre nelle vene, o perchè a letto mi fa letteralmente impazzire, ma ogni volta che la vedo qualcosa si accende dentro di me. Forse è solo l'elastico delle mutande che si allarga.
<< Questa sera non ci sono, ho una festa >>
<< Divertiti >> non mi guarda neanche in faccia mentre lo dice.
Un genitore normale mi farebbe la predica perchè vado ad una festa di venerdì sera avendo scuola il giorno dopo, ma lui non è mai stato un “genitore normale”. E questa è una benedizione quanto una condanna.
Esco sul balcone di camera mia e mi accendo una sigaretta, sperando di vedere quella gran gnocca della signora di mezza età mentre prende il sole nella casa accanto. L'altro giorno è addirittura uscita in topless, sospetto che le piaccia farsi guardare dai ragazzini della mia età.
Non smetto di pensare neanche per un secondo a quanto sarà bello scoparmi Chiara sul lavandino del bagno mentre tutti i nostri amici sono nella sala a fianco ad aspettarla, è come una droga per me. Me la immagino già, avrà messo sicuramente quell'intimo di pizzo nero che sa quanto mi fa uscire di testa apposta per provocarmi e io glielo lascerò fare. Spero solo che non abbia deciso di invitare anche qualche suo familiare, sarebbe imbarazzante dover spiegare come mai la sua acconciatura perfetta si sia rovinata così all'improvviso.
Verso le sette comincio a prepararmi convinto che lei non arriverà mai prima delle otto e mezza, perchè adora farsi aspettare. Il mio armadio è praticamente tutto uguale: sono pieno di magliette e camicie bianche e jeans neri, a parte qualche tutta grigia e pantaloncini blu. Alla fine opto per la solita camicia bianca e trovo nascosti in un angolo i miei pantaloni blu notte eleganti. Sono un po' più stretti di quanto ricordassi, ma almeno la palestra sta dando i suoi frutti. Scrivo a Giulio per dirgli che sto arrivando e prima di uscire metto il profumo di Hugo Boss che mi ha regalato mio padre per il mio diciassettesimo compleanno.
Quando arrivo davanti casa di Giulio vedo che un'altra macchina è parcheggiata davanti al suo vialetto e ci metto due secondi a riconoscerne la proprietaria. Quei dannati specchietti rosa si riconoscerebbero da chilometri di distanza.
<< Si può sapere perchè non mi hai detto che ci sarebbe stata anche Jessica? >> gli dico mentre entra
<< Senti è venuta a casa mia senza dirmi niente e lo sai anche tu cosa succede quando entra nel mio raggio visivo >> ricordo quando la sorpresi a fargli un pompino nel bagno della discoteca e mi viene da vomitare
Dal cancello spunta Jessica con i suoi capelli ossigenati e il suo vestito troppo corto anche per i miei gusti. Fa finta di tirarselo giù quando entra in macchina e dallo specchietto retrovisore noto le mutande rosse che vuole chiaramente lasciar trasparire.
<< Ciao Ricky >> mi dice accarezzandomi la spalla
<< Riccardo è il nome che mi hanno dato >> rispondo spostandomi
<< Ma come siamo presi male stasera... Se vuoi quando arriviamo ti posso aiutare a calmarti >>
<< Anche no >>
Non ho assolutamente voglia di farmi toccare da quelle mani che ne hanno viste di ogni, soprattutto se posso stare con una ragazza che si è fatta toccare solo da me.
Alzo il volume al massimo per sovrastare la sua voce stridula e in mezz'ora ci troviamo davanti all'agriturismo dove si sarebbe svolta la festa. Per fortuna hanno scelto questo posto in campagna, odio dover girare per un'ora per trovare parcheggio.
Lo stabile è a metà tra una vecchia tavola calda di inizio novecento e un ristorante di lusso dei giorni nostri, e la zona privata per il compleanno è separata dal resto con un grande telone, probabilmente per non disturbare il resto delle persone a cena. Sento la musica rimbombare anche da fuori e mi guardo intorno alla ricerca della macchina della madre di Chiara, ma non la vedo. Appena entrati mi rendo conto che siamo gli ultimi ad arrivare prima della festeggiata e la cosa mi rallegra, le persone che vedo mi stanno per il novanta percento sui coglioni. Vedo in lontananza il nostro gruppo di amici più stretti e mi ci fiondo prendendo Giulio per il braccio. Spero che Jessica si perda lontano da noi.
<< Ce l'hai fatta, per un momento ho pensato che non venissi >> dice Federico, il più giovane di noi
<< Ma figurati se si perdeva il compleanno della sua ragazza >> ribatte Francesca, la migliore amica di Chiara << Sappi che è bella da morire stasera >> mi intima
<< Lei non è la mia rag...>>
<< Ed ecco signori la festeggiata! >>
Il dj prende parola da dietro la console e tutti ci giriamo verso l'entrata. Le luci si spostano verso di lei come se stesse per entrare una diva del cinema e rido all'idea che sia stata proprio lei a scegliere questo effetto, ma il sorriso mi muore addosso quando la vedo entrare. Ha i capelli ondulati che le ricadono perfettamente sulle spalle e un vestito attillato sul petto e vaporoso verso la fine dello stesso colore dei capelli... o forse è più scuro? Non lo so, non sto capendo più niente, è bella da mozzare il fiato.

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3












CHIARA

Mi sembra veramente incredibile di essere alla festa dei miei diciotto anni, ho aspettato questo momento per talmente tanto tempo che non mi sembra vero. Ci sono tutti i miei amici ed è stata un'impresa convincere i miei a non venire, sarebbe stato terribilmente imbarazzante. Mi hanno vista ubriaca una sola volta ed è bastato per chiudermi in casa per due settimane, non voglio neanche pensare a come ne uscirò stasera.
Mi guardo intorno ed è tutto esattamente come lo volevo, compresa Francesca con il suo abito dello stesso colore del mio. Mi corre incontro per poi abbracciarmi e senza che glielo chieda mi porge un bicchiere di gin tonic, il primo della serata.
<< Buon compleanno >> mi dice infine
Il resto degli invitati mi viene incontro per salutarmi e io li ringrazio uno ad uno per essere venuti. Solo una persona mi sembra di non vedere, ed è veramente strano che non sia ancora arrivato. Poi però mi ricredo quando qualcuno mi mette un braccio intorno al collo.
<< Ti sei fatta attendere, non ti smentisci mai >>
Riccardo sa ancora dell'ultima sigaretta che ha fumato, e quell'odore misto al suo profumo preferito è ciò che di più familiare conosco.
<< Oh mi dispiace, mi hai aspettata tanto? >> gli chiedo sarcastica girandomi verso di lui
<< Anche troppo per i miei gusti, ma immagino che ti farai perdonare dopo. Non ti avevo detto di non mettere un vestito troppo lungo? >>
Ho comprato questo vestito qualche settimana fa e ho capito che fosse quello giusto nel momento in cui l'ho visto. Quello che mi ha colpito è stato il fatto che fosse più corto davanti e lungo dietro, con uno strascico che rischiava di far scivolare chiunque fosse dietro di me. Anche lo scollo a forma di cuore mi aveva colpita, mi piace il modo in cui risalti perfettamente il mio seno senza essere volgare. Ho trovato il vestito che sta perfettamente a metà tra donna di classe e zoccoletta da discoteca. Volevo essere guardata, questo è ovvio.
<< Se non lo hai notato, è di due lunghezze diverse >> dico mostrando la gamba per far vedere lo spacco.
<< Ahh, ora si che è tutto molto più chiaro >>
Mi sposta una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Mi fermo ad osservare come è vestito lui ed è esattamente come mi aspettavo, anche lui non si smentisce mai.
Si morde il labbro quando sposta lo sguardo sulla mia scollatura e io sorrido compiaciuta.
<< Chiara! Da quanto tempo! >>
Dall'altro lato della sala sento l'ultima persona sulla faccia della terra che avrei voluto vedere alla mia festa. Jessica Cavani è la più grande stronza che io abbia mai conosciuto e ucciderò chiunque abbia deciso di portarsela qui. E poi la sua voce penso che sia quanto di più terribile una persona possa ascoltare.
<< Oh ciao Jessica >> cerco di sfoderare il sorriso più falso di cui sono capace
<< Come stai? Hai passato una bella estate? >>
Non capisco perchè senta il bisogno di venirmi a parlare e di intrattenere una conversazione con me. Non ci siamo mai sopportate, le avrò detto cinque parole in tutto l'anno scorso. L'unico motivo che mi viene in mente è per riuscire ad entrare nelle grazie di Riccardo, cosa abbastanza probabile.
<< Un'estate meravigliosa >> cerco di allontanarmi prendendo Riccardo per il polso, ma lei si piazza proprio davanti a lui
<< Che fai? Non mi offri da bere? >> gli chiede
<< C'è la consumazione gratis, Jessica, serviti >> le risponde
Lo schifo che proviamo per lei è uno dei pochi argomenti su cui andiamo d'accordo.
Finalmente riusciamo a liberarcene e quando faccio per raggiungere Francesca e gli altri, Riccardo mi fa capire di avere un'idea completamente diversa.
<< Se andiamo adesso nessuno ci sentirà, sono tutti troppo occupati a bere e ballare >> mi dice con il suo solito sorriso sghembo
<< Andare dove? Sono appena arrivata, voglio almeno prima fare benzina >> esclamo mostrandogli il bicchiere vuoto.
Lui ride e mi accompagna al bar. Chiede un bicchiere di gin tonic per me e un white russian per lui, e poco dopo ci raggiunge il resto della compagnia. Francesca riempie ancora una volta il suo bicchiere e io immagino già a come dovrò riportarla a casa trascinandoci a vicenda.
<< Hai visto chi ti ho portato? La nostra Giuliettaaa >> dice sbiascicando
Francesca la tira per un braccio e dal suo viso si può capire quanto sia tremendamente a disagio in mezzo a tutta quella gente. Voglio bene a Giulia almeno quanto ne voglio a Francesca, ma lei è l'esatto opposto della gente che fa parte del nostro gruppo. Odia andare alle feste e stasera è venuta probabilmente solo perchè è il mio compleanno, ma lo apprezzo comunque.
<< Dopo stasera penso che non uscirò di casa per i prossimi sei mesi >> dice mentre si sistema nervosamente i capelli
<< Non credo proprio! >>
Vado ad abbracciarla e finisco quasi per buttarmi il drink addosso, ma un ragazzo davanti a me ferma il bicchiere appena in tempo.
<< Ci mancava poco e avresti rovinato questo splendido vestito >>
Davanti a me trovo un muro di un metro e novanta con dei meravigliosi occhi verdi e mi dimentico totalmente di come si sta in piedi. Avete presente quei divi di Hollywood che basta guardarli per farsi annebbiare la vista? Ecco, lui sembra proprio uno di quelli. È anatomicamente perfetto, con quella mascella ben definita che tanto mi piace. Ha il corpo perfettamente definito e con quei bicipiti che si ritrova potrebbe sollevare me e tutte le mie amiche insieme. Penso di non aver mai visto un ragazzo più bello, rappresenta il perfetto ideale di principe azzurro. Però questo sembra essere andato in palestra un po' di più.
Mi ritrovo talmente incantata che non mi rendo quasi conto delle sue parole.
<< C-come? >> sono patetica
<< Dico, ti ho appena salvato il vestito >>
Mi guardo le mani e mi rendo conto di non avere più il drink in mano.
<< Oddio, come al solito non riesco a tenere qualcosa in mano senza farla cadere >> mi copro il viso per la vergogna e lui comincia a ridere
<< Non preoccuparti, in effetti volevo prendere da bere, però non mi aspettavo di averlo così >>
Ha una voce calda e soave, e dal suo accento scommetto che non è neanche di qua.
<< Come mai non ti conosco? >> piego leggermente il capo. Il mio lato da flirtatrice seriale si fa avanti. Fa per aprire bocca, ma Giulia lo precede.
<< Oh lo so io, mi sono dimenticata di dirtelo, lui è mio cugino Matteo da Roma. L'ho invitato perchè lo ha appena mollato la sua ragazza e aveva bisogno di svagarsi, spero non ti dispiaccia >>
Matteo da Roma. Matteo con quell'aspetto da urlo e che è appena stato mollato dalla ragazza più stupida della terra.
<< Non mi dispiace, anzi, è un piacere >>
Ci sorridiamo a vicenda e per un secondo vorrei non ci fosse nessuno attorno a noi, solo per provare quelle belle labbra carnose.
<< Tu devi essere la festeggiata >> mi dice non smettendo di sorridermi
<< Sì, mi chiamo Chiara >>
Gli porgo la mano e lui la stringe. Ha le mani grosse almeno il doppio delle mie.
<< Ehi, terra chiama Chiara, andiamo a ballare ora? >> Francesca mi passa una mano davanti alla faccia per far finire il contatto visivo e la ringrazio mentalmente. Chissà che pazza arrapata devo sembrare.
<< Sì, andiamo. Divertiti. >> dico riferendomi di nuovo a lui
<< Lo farò >>
Mi porge di nuovo il mio bicchiere e, nel prenderlo, gli accarezzo la mano con la mia. Lui la guarda e poi torna a fissarmi, ma come ho sempre fatto in questi casi, mi giro di spalle e aspetto che mi segua con lo sguardo mentre mi incammino verso la pista. Non riesco a vederlo, ma so che lo sta facendo.
<< Oh mio Dio, ma si può sapere dove lo hai nascosto per tutto questo tempo? >> chiedo a Giulia una volta lontane
<< Non pensavo che ti sarebbe piaciuto così tanto >>
<< Vuoi scherzare?! >> sbotta Francesca << Quel ragazzo è sceso direttamente dall'Olimpo, non può essere vero. Chiara te lo giuro, se non ci provi tu lo faccio io >>
<< Perchè dovrei farlo? Non so neanche se gli interesso >> mento. Ho visto come mi guardava, lo capisco quando un ragazzo ci vuole provare o no.
<< Ma smettila, non ti staccava gli occhi da dosso e neanche adesso lo sta facendo >>
Mi giro per un secondo e vedo che avevo ragione, mi sta fissando dal bar con un drink in mano. È dannatamente sexy anche appoggiato al bancone da perfetto maniaco.
<< Vi prego fermatemi dal corrergli incontro e strappargli i vestiti >>
Scoppiamo tutte e tre a ridere e quando ci mettiamo a ballare decido di essere il più provocante possibile. Mi capita spesso di vedere dei ragazzi che mi interessano fisicamente, ma questo qui ha completamente conquistato la mia attenzione. Ha quel fare misterioso e intrigante che mi eccita da morire.
Dopo poco Francesca mi indica di girarmi e vedo Matteo dirigersi verso la nostra direzione. La musica è troppo alta e quando prova a dirmi qualcosa non lo sento, così si avvicina al mio orecchio.
<< Ti va di parlare un po' con me? >> mi dice proprio sopra il lobo, e mi sento rabbrividire tutto il collo.
Annuisco e mi prende per mano per portarmi un po' più lontano dal centro della pista. Mi giro per salutare in modo ironico le mie amiche e Francesca mi intima di darci dentro. Non mi dispiacerebbe.

 

RICCARDO

Non so cosa mi dia più fastidio, se vedere Chiara cadere ai piedi di uno stronzo palestrato come se fosse una dodicenne in preda agli ormoni, o il fatto che dal momento in cui lo ha visto sono completamente sparito dal suo radar. Ma guardatela, lo fissa come se fosse un Dio sceso in terra. Non è neanche tanto carino, ho visto ragazzi mille volte più belli e per ognuno di loro lei non ha mai riservato l'attenzione come sta facendo per questo sconosciuto. Quanto le è bastato? Tre secondi? Credo anche meno. Ha lo stesso sguardo di quando stiamo per scopare e questa cosa mi sta facendo imbestialire. Ma poi chi si crede di essere questo qui? Si atteggia da divo del cinema solo perchè delle ragazzine hanno mostrato un minimo di interesse per lui. Sembra almeno due anni più grande di noi e la cosa mi fa rabbrividire.
Chiara si allontana ignorandomi completamente per andare a parlare con le sue amiche di quanto è figo il nuovo arrivato, e la cosa non mi sta bene per niente.
<< Riccardo? Tutto apposto? >> mi richiama Giulio
<< Eh? >>
<< Hai gli occhi spiritati, stai stringendo talmente tanto quel bicchiere che ti sono venute le nocche bianche. Che succede? >>
<< Niente >>
Giulio guarda dietro di me e nota cosa sto fissando.
<< Ah ecco, ti dà fastidio che quel ragazzo abbia catturato tutta l'attenzione di Chiara >>
<< Che cazzo dici? >>
<< Oh ti prego, hai cambiato colore dal momento in cui li hai visti. Oh no, guardalo, adesso l'ha presa per mano e stanno andando chissà dove >>
<< Piantala Giulio, non me ne frega un cazzo di quei due >>
Finisco il drink in un sorso solo e me ne vado dandogli una spallata. Mi ha rotto il cazzo. Crede che possa minimamente importarmi di un coglione appena arrivato? Cosa vuole che me ne freghi di quello che vanno a fare. Posso averla quando voglio. Non me ne frega un cazzo se adesso vanno dietro qualche cespuglio a scopare, non me ne frega proprio niente. Può fare quello che vuole, è adulta adesso. Però io rimarrò sempre quello che l'ha fatta venire per la prima volta, quello che l'ha vista per la prima volta completamente nuda e quello da cui va quando le succede qualcosa. Solo io, cazzo.

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4









CHIARA

Matteo mi porta fuori dal tendone per parlare e sono contenta visto che all’interno a momenti non riuscivo nemmeno a sentire i miei pensieri.

<< Scusa se ti ho trascinata via, volevo un posto tranquillo in cui poter parlare con te >> mi sorride ancora con quei suoi denti perfetti e mi costringe a fare lo stesso
<< Hai fatto bene, sai volevo proprio questo genere di casino per la mia festa >>
<< Ah quindi tu sei il tipo di ragazza a cui piace festeggiare come si deve >>
<< Assolutamente sì! >> gli faccio un occhiolino e lui si avvicina un po’ a me << Adoro anche festeggiare magari in un modo un po’ più sobrio, ma di sicuro non le cose che capitano una volta nella vita >>
<< E sei anche il tipo di ragazza che dice “adoro”. Fantastico! >>

Ridiamo insieme e sento l’aria alleggerirsi intorno a noi. Forse sarà stato anche il secondo drink quasi finito.

<< Quindi… da quanto tempo sei qua? >> gli domando riprendendo a sorseggiare il mio gin tonic
<< Da un paio di settimane circa, ho trovato un appartamento non molto lontano dal centro che mi è piaciuto molto, così mi sono trasferito senza neanche pensarci. >>
<< Un appartamento? Vivi da solo? >>

Ripenso alla presentazione che mi aveva fatto Giulia di lui qualche minuto prima e non mi sembra che avesse accennato all’età. Mi era già passato per la testa che fosse più grande, però non immaginavo che riuscisse già a vivere per conto suo.

<< Sì, appena mi sono laureato ho cercato subito casa e sono contento di averla trovata non lontano da dove lavoro >>
Laureato?! << Scusami, ma quanti anni hai? >> la mia voce stridula gli provoca una grossa risata e mi rendo conto che più passa il tempo e meno sono in grado di reggere l’alcol.
<< Ne faccio venticinque a novembre >>

Mi va quasi il drink di traverso. Deve essere anche questo il motivo per cui mi sento così attratta da lui, è il fascino dell’uomo più grande.

<< Sei rimasta sorpresa? >>
<< Sì, non me lo aspettavo, ma adesso si spiega tutto >> inclino leggermente il capo e gli faccio uno dei miei sorrisi sghembi. Lui mi guarda in un modo indescrivibile, d’istinto mi avvicino ancora di più a lui e senza rendermene conto ci ritroviamo a neanche venti centimetri l’uno dall’altra << In cosa ti sei laureato? >> mi mordo il labbro e lui tentenna prima di rispondere
<< Giurisprudenza, alla LUISS >> risponde fiero
<< Wow, molto prestigioso. Immagino che tu abbia già trovato un lavoro presso un grande avvocato >>
<< Più o meno, gli faccio da segretario >> sorride leggermente e mi sposta una ciocca di capelli dalla spalla << Tu, invece? Sai già cosa vuoi fare dopo il diploma? >>
<< Penso che mi iscriverò al corso di Medicina e Chirurgia in una grande università, non ho ancora scelto quale >>
<< Davvero? Vuoi fare il chirurgo? >>
<< Più di ogni altra cosa al mondo. E non solo perché mi sono guardata e riguardata Grey’s Anatomy fino allo sfinimento. >> mi sta ad ascoltare con fare interessato e questo mi spinge ancora di più ad aprirmi << Sento qualcosa dentro di me che mi dice che nella mia vita devo salvare vite. È come una vocazione >> lo vedo osservare il movimento delle mie labbra mentre parlo e faccio un profondo sospiro per riuscire a continuare
<< Ti capisco, anche io ho sempre voluto fare l’avvocato, fin da piccolo mi dicevano che nella mia vita avrei dovuto fare qualche lavoro che mi permettesse di sfruttare la mia passione per avere sempre ragione >>
<< Ah quindi ho davanti una persona molto orgogliosa? >> torno ad avere la mia voce provocante e lui si abbassa un po’ per guardarmi dritta negli occhi
<< Ci puoi scommettere >>
<< Attento però, anche a me piace molto avere ragione. E non te la darei mai vinta, piuttosto mi logoro dentro >>
<< Davvero? Allora sarebbe una bella sfida di potere tra di noi >>
<< Non ho bisogno di sfidarti, ho già il potere in mano >> finisco il drink senza distaccare lo sguardo e stavolta è lui a mordersi le labbra
<< Te ne porto un altro? >> mi domanda prendendomi il bicchiere dalla mano
<< Volentieri >>
<< Torno subito >>

Se ne va alle mie spalle passando una mano sul mio fianco e lasciandomi lì con il corpo in fiamme. È incredibile come una persona sia in grado di farti questo effetto con veramente poco.

Mi appoggio alla staccionata facendomi aria con la mano, sembra davvero che l’estate non sia ancora finita. Alle mie spalle sento gli invitati divertirsi come non mai sulle note della peggiore playlist da discoteca che potessero trovarmi, e un po’ mi dispiace di non essere con loro. O con Riccardo. Cazzo, Riccardo!

Mi sono completamente dimenticata di lui, ero troppo immersa in quegli occhi color smeraldo per ricordarmi che probabilmente mi avrà già dato per dispersa. Faccio per rientrare e vedere se qualcuno si è accorto della mia assenza, ma dai cespugli vedo spuntare un Riccardo ubriaco fradicio che barcolla verso di me con il suo ultimo drink in mano.  Sento la puzza da qui.

<< Oh… Eccola! >> sbiascica
<< Oddio, Riccardo, ma come sei messo?! >>
<< Come avresti dovuto essere tu a quest’ora! Ma hai preferito scappare via con quella sottospecie di Chris Hemsworth dei poveri, quindi non hai avuto tempo di pensare ai tuoi amici che sono venuti qui solo per te >> riconosco la voce da serpente velenoso di quando è ubriaco, pronto a mordere << O di nessuno, in realtà… Incredibile che tu abbia ancora i vestiti addosso! >>
<< Riccardo smettila! Siamo qui da neanche un’ora e guarda come sei messo, ma quanto hai bevuto? >> cerco di tenerlo in piedi nonostante sia già appoggiato alla staccionata
<< Abbastanza da non riuscire a stare in piedi, ma non così tanto da non capire che sembri un’adolescente arrapata con quello lì >>
<< Non sono un’adolescente arrapata! Sto parlando con una persona molto più interessante di te! >>
<< Oh certo, e immagino che siano mooolto interessanti anche i suoi bicipiti scolpiti. Dimmi, Chiara bella, cosa ti dicono di così interessante? >>

Non basta avermi chiamato “Chiara bella”, che è il soprannome che più mi fa arrabbiare (e lo sa perfettamente), ma ha anche la faccia tosta di venire qui sul punto del coma etilico a prendermi in giro perché non passo la serata con lui tra le mie gambe. Incredibile!

<< Non hai nessun diritto di venire qui a prendermi per il culo mentre sei in quelle condizioni, ma guardati, che c’è? Ti dà fastidio quando le persone non fanno quello che gli dici tu? >>
<< Io dico solo che mi avevi promesso una serata ben diversa >> mi punta il dito contro con fare accusatorio e questa cosa mi fa imbestialire ancora di più.
<< Quindi tu dai per scontato che io verrò a letto con te ogni volta che ti pare e piace? Ma chi ti credi di essere? Io non ti ho promesso proprio nulla, non sono tenuta a fare nulla e di sicuro tu non sei nessuno per dirmi cosa devo o non devo fare >>
<< Giusto, sarà il signor Thor a dirti cosa devi fare, dove mettere la bocca o le mani >>
<< Vaffanculo Riccardo! >>
<< Cosa succede? >> Matteo torna con due drink in mano e mi ritrova nel mezzo di una discussione per bambini
<< Eccolo, l’uomo della serata! >> Riccardo alza le braccia in modo teatrale e quasi perde l’equilibrio.
<< Tu chi sei? >> domanda Matteo con uno sguardo schifato
<< Non è nessuno, se ne stava andando >> urlo cercando di convincere anche quel coglione ubriaco
<< Avevi ragione, è proprio un gran manzo! Chissà se la regola della L vale anche per lui, ma con quelle mani non credo proprio >>

Riccardo scoppia a ridere in preda all’alcol e vedo Matteo serrare la mascella con uno sguardo omicida.

<< Basta! Devi andartene! Vai via dalla mia festa, adesso! >> spingo Riccardo via da noi facendolo finire per terra, ma quando vede che sto cacciando lui invece che il nuovo arrivato, il suo viso cambia totalmente espressione
<< Complimenti >> esordisce senza neanche rialzarsi << Mandi via me per un coglione che neanche conosci >>
Vedo Matteo fare un passo in avanti, ma lo fermo con la mano prima che le cose possano peggiorare drasticamente.
<< Mando via te perché ti stai comportando come un bambino di cinque anni, e non ho nessuna voglia di parlarti o guardarti mentre sei in quelle condizioni. Sparisci. >>

Riccardo mi guarda per qualche secondo. Lo conosco perfettamente, conosco ogni suo movimento, ogni suo sguardo, e so anche quando sta per uscirsene con una delle sue cattiverie. Come in quel momento.

<< Buon compleanno, la maggiore età ti ha reso una troia. >>

Si alza e se ne va senza guardarsi indietro, ma io non controllo più i miei piedi. Lo raggiungo e gli rifilo lo schiaffo più potente che potesse uscirmi. Lo fisso con gli occhi pieni di lacrime e rabbia, ma i suoi invece sono rossi per tutto l’alcol che continua a circolargli in corpo. Prima di andarsene rivolge un sorrisetto compiaciuto a Matteo, come a volergli mostrare la vera me, quella che esce solo quando sono con lui, e io mi vergogno da morire.











Ciao a tutti!
Chiedo veramente perdono in ginocchio per questi mesi di assenza, mi sono concentrata solo sull'altra storia che ho pubblicato, e mi sono quasi "dimenticata" di questa, ma giuro che questo non accadrà più! 
Sono verso i capitoli finali con l'altra, quindi presto avrò più tempo per dedicarmi anche a questi due matti.
Quindi, come ben vedete in questo capitolo ho messo tutte le carte in tavola sul tipo di rapporto che hanno Riccardo e Chiara, e avete ragione a pensare che sia tutto tranne che una relazione sana, ma è esattamente da qui che voglio partire.
Spero che nonostante i mesi di pausa siate ancora interessati a questa storia e che questo capitolo vi abbia invogliati a continuarla!
Come sempre, sono aperta a critiche costruttive, quindi dateci dentro!

Alla prossima!
 

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 5

 






RICCARDO

Sono talmente fuori di me che non mi rendo nemmeno conto di aver attraversato tutto il locale bestemmiando contro chiunque mi trovi davanti per poi chiudermi nella mia macchina.

Colpisco più volte il volante con tutta la forza che ho in corpo e finisco anche per ferirmi le nocchie, ma la mente annebbiata dall’alcol e dalla rabbia incontrollabile non mi permette di provare dolore. Fisico, si intende.

Sono una testa di cazzo. Non penso che esista al mondo qualcuno più stupido e presuntuoso di me. Non stava facendo nulla, stavano parlando tranquillamente come due persone normali. Mi sono pentito di averle dato della troia nel momento stesso in cui l’ho detto e mi sono ritrovato le sue cinque dita stampate sulla guancia. Mi odio per come l’ho trattata e per aver insinuato che ci fosse qualcosa di inesistente. E per cosa? Perché non aveva “rispettato” quello che ci eravamo promessi di fare una volta arrivati alla festa? Davvero mi sono ridotto a queste condizioni per una scopata? Nella mia vita ne ho fatte di stronzate, soprattutto se si trattava di Chiara, ma non ho mai perso così tanto la testa perché per una sera rivolgeva il suo sguardo a qualcuno che non fossi io.

Però qualcosa ho visto, non sono completamente pazzo. Non ancora, almeno.

La sberla mi ha dato una bella svegliata, comincio a capire qualcosa di quello che ho fatto e che ho detto e vorrei rinchiudermi nella mia auto per i prossimi dieci anni. Non mi rendo conto, però, che per tutto il tragitto ho avuto l’ombra di Giulio a seguirmi come se potessi scappare da un momento all’altro.

<< Apri questa cazzo di macchina! >> mi urla da fuori
<< Togliti dai coglioni, non ho nulla da dirti >> dico accendendo la radio al massimo volume. Giulio continua imperterrito a bussare contro il finestrino e se ci avesse messo un po’ più forza, lo avrebbe sicuramente rotto. Esco in modo brusco per evitare che facesse più danni di quanti non ne avessi già fatti io, e mi ritrovo ad appoggiarmi allo sportello per non cadere come un vero idiota.
<< Che hai fatto? >> mi chiede in tono rimproverante
<< Niente. >> rispondo e mi viene da vomitare
<< Ne sei sicuro? Sei passato in mezzo a tutti gli invitati come un toro inferocito per poi chiuderti a fare casino là dentro – dice indicando la mia Mercedes –, ci scommetto i coglioni che c’entra Chiara e quel tizio che le ha presentato Giulia>>

Non voglio rispondergli. Ammettere che sto in queste condizioni per colpa loro sarebbe troppo per il mio povero orgoglio, ed è l’unica cosa che mi rimane dato che la mia dignità ormai è andata a puttane.

<< Quindi? >>
<< Cosa? >>
<< Vuoi dirmelo o te lo devo tirare fuori con la forza? >>

Mi fa ridere il pensiero di Giulio che mi prende a pugni perché non ammetto qualcosa che sa già.

<< Che cazzo ridi? >>
<< Cosa vuoi che ti dica? Sono andato a cercarla e l’ho trovata nascosta insieme a quello in mezzo a delle siepi >> Giulio aspetta un po’ a rispondere, serra la mascella e si prepara ad affrontare una conversazione già vista e rivista mille volte.
<< Cosa stavano facendo? Si stavano baciando? >>
<< No >>
<< Erano abbracciati? Lui la stava toccando? >> sento un brivido sulla schiena quando dice il verbo “toccare” riferito a Chiara.
<< No, non ancora, ma sono sicuro che se non fossi intervenuto sarebbe successo >>
<< E quindi? Pensi di poterle dire chi baciare o meno? >> ma non dovrebbe essere dalla mia parte?!
<< No, ma posso dirle di non fidarsi del primo che si ritrova davanti. Non lo conosce, lo ha visto per la prima volta stasera e già lo guarda come se fosse il principe azzurro. Fosse davvero bello, almeno. >> mi sbraccio per fargli capire ancora di più la mia frustrazione, ma ai suoi occhi sembro solo un cretino
<< Sei incredibile >>
<< E tu sei uno stronzo che dovrebbe stare dalla mia parte invece che remarmi contro. Non eri già occupato a stare tra le gambe di Jessica? >>
<< Io sono uno stronzo che ti conosce da quando avevi 8 anni e so quando è ora che tu la smetta. Ma se vuoi rimanere qui da solo a fare la testa di cazzo continua pure, perché è questo che sarai, solo. >> dice le sue battute finali e rientra nel ristorante fiero del suo discorso, lasciandomi lì come un coglione a rimuginare su quale bel carattere mi ritrovo.
 

CHIARA

Mi sento profondamente umiliata e non mi impegno nemmeno per nasconderlo. Riccardo ha sempre avuto la mania di marcare il territorio, ma questa volta ha veramente esagerato.

Non ha mai, e dico mai, avuto un atteggiamento simile nei miei confronti. Riccardo è sempre stato una persona che dimostra la gelosia in modi parecchio strani, soprattutto se si trattava di me. A volte mi piaceva anche vedere che in fondo un po’ ci teneva a me, ma arrivare addirittura a ridicolizzarmi in quel modo davanti ad un altro ragazzo è veramente troppo anche per lui.

Non riesco a smettere di piangere per il nervoso, il povero Matteo si è ritrovato in una situazione assurda come quella tra me e Riccardo dopo neanche un’ora dalla prima volta che mi ha visto, chissà che pazza immagina che sia.

<< Mi dispiace da morire, non so davvero come giustificare un comportamento simile >> gli dico mortificata con le mani in faccia per la vergogna
<< Non hai niente di cui scusarti, non ci provare nemmeno – mi toglie dolcemente le mani dal viso – è uno stronzo e tu non dovresti giustificare niente di quello che fa >>

Non so perché, ma mi sono sempre sentita in dovere di giustificare gli scatti di rabbia di Riccardo, o qualunque suo atteggiamento distruttivo.

<< Mi fa schifo, pensa di avere dei diritti su chiunque e che può fare quello che vuole perché non troverà mai conseguenze, ma si sbaglia. >>
<< Sshh – mi asciuga una lacrima con il pollice e al suo tocco mi sento immediatamente sollevata – se n’è andato, e dubito che tornerà dopo la tua magnifica sberla in pieno volto >>

Riesce a farmi ridere e ringrazio di aver messo il trucco waterproof che mi evita una figura da clown.

<< Devo dire che è stata proprio un’ottima sberla, lo ammetto >> dico asciugandomi gli occhi
<< Hai degli occhi meravigliosi, non dovresti permettere a nessuno di rovinarli >>

Ci ritroviamo nella stessa situazione di qualche minuto prima. Ricomincia ad accarezzarmi il braccio e a guardarmi con quegli occhi penetranti e non mi sento più le gambe.

<< Grazie, tutto papà, anche se- >> non riesco a finire la frase che mi ritrovo le sue labbra incollate alle mie. Sono morbide esattamente come me le immaginavo, e nel giro di pochi secondi la sua lingua si fa spazio tra le mie trovando un varco aperto.

Sento il mio corpo andare letteralmente a fuoco, non mi era mai capitato con nessuno, tranne che con Riccardo. Metto le braccia attorno al suo collo e lui mi prende per i fianchi, sollevandomi e facendomi sedere sulla staccionata dietro di noi.

Mi viene quasi naturale allacciare le gambe al suo bacino, come se il mio corpo sapesse già cosa fare e potevo sentire quanto lui ne fosse contento.

Non ricordo l’ultima volta che ho baciato qualcuno che non fosse Riccardo, ma sicuramente non era nulla paragonato alle scintille che stavo sentendo in quel momento, con il mio corpo attaccato completamente a quello di Matteo e le sue mani che spaziavano ovunque facendomi andare ancora di più fuori di testa.

Ci fermiamo solo per riprendere fiato e subito dopo il bel romano si decide di attaccarsi anche al mio collo, stavolta con molta più calma e godendosi ogni centimetro della mia pelle in fiamme.

<< Aspetta.. >> riesco a recuperare un po’ di sanità mentale per capire che non potevamo fare sesso in mezzo ai cespugli, non dopo esserci appena conosciuti
<< Scusa, mi sono lasciato prendere dal momento >> dice con l’affanno
<< Anche io >> ridiamo insieme come se ci conoscessimo da sempre. << Forse dovremmo tornare dentro, mi avranno dato per dispersa. >>
<< Sei sicura? Forse possiamo lasciare che lo pensino ancora per un po’ >> ricomincia a passare le mani sul mio corpo e mi rendo conto che se non mi fossi allontanata subito, non sarei più stata in grado di farlo.
<< Sì, lo sono >>

Mi guarda sconfitto e mi aiuta a scendere dalla staccionata, poi torniamo insieme all’interno mentre io do un’occhiata fugace al parcheggio per vedere se Riccardo se ne sia andato per davvero, e sento uno strano senso di sollievo quando vedo che la sua Mercedes è rimasta dove l’aveva lasciata.
 

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


 
Capitolo 6












RICCARDO

Prima di decidere effettivamente di prendere la macchina e andarmene, mi rendo conto che se me ne fossi andato, Chiara avrebbe visto qualcosa che a questo punto della serata non aveva più il ben che minimo senso.

Ritorno dentro con ancora l’alcol che mi scorre nelle vene, ma con abbastanza facoltà mentali per ricordarmi come si cammina, e corro dritto verso il tavolo dei regali.
 

CHIARA

Nel momento in cui rientriamo sento lo sguardo di tutti gli invitati bruciarmi addosso, ma forse è solo l’alcol in circolo e le emozioni forti appena provate. Vedo in lontananza Giulia che cerca di sorreggere una Francesca barcollante verso i divanetti e quasi mi pento di non essere rimasta a divertirmi con loro. Se non fosse stato per la scenata di Riccardo, probabilmente anche io mi sarei divertita altrettanto.

Mi avvicino a loro con la mano di Matteo stretta alla mia e quasi non me ne rendo conto, ma diventa lampante quando lo sguardo di Giulia si posa sulle nostre mani intrecciate facendomi arrossire dall’imbarazzo.

<< Ci stavamo chiedendo tutti dove fossi finita, però immagino che non stessi sentendo molto la nostra mancanza >> dice facendomi l’occhiolino. Alzo lo sguardo verso Matteo e vedo che mi sta già guardando con un sorriso da ebete stampato in faccia.

<< In realtà mi è dispiaciuto abbandonare la festa a metà, avrei voluto vedere Francesca scolarsi un litro di Vodka Lemon in dieci minuti >> Francesca mi fa un sorriso gigantesco dai divanetti, fingendo di stare bene quando probabilmente sta vedendo tre versioni di me.

Giulia si avvicina per sussurrarmi qualcosa all’orecchio, ma la musica è troppo forte quindi si trova costretta comunque ad urlare.

<< Ma Riccardo? Ero convinta che fosse con te, è sparito anche lui da più di un’ora e nessuno lo ha più visto >>

Mi si stringe lo stomaco al ricordo delle parole di Riccardo quando mi ha visto con Matteo.

<< Non ho idea di dove sia, e sinceramente non mi interessa >>

Giulia mi guarda storto, anche lei è abituata alle nostre liti continue, ma non è mai capitato che io non sapessi dove fosse anche dopo esserci detti le peggio cose l’uno contro l’altra.

Non voglio davvero sapere dove se ne sia andato, la macchina è ancora qui quindi non deve essere lontano. Potrebbe averlo portato via Giulio, viste le condizioni in cui si ritrovava, ma cambio subito pensiero quando lo vedo attaccato a Jessica totalmente ignaro di dove potrebbe essere il suo migliore amico. Il mio primo istinto è quello di andare da lui a urlargli in faccia e chiedergli perché lo abbia lasciato da solo, visto come era messo. Poi mi rendo conto che una persona che dà della troia ad un’altra completamente a caso non merita un briciolo della mia preoccupazione. Così stringo i denti per la frustrazione e decido di andare a ballare e divertirmi insieme a Matteo e alle mie amiche.

<< Tutto bene? >> mi domanda il bel romano.
<< Sì, perché? >>
<< Ti vedo distratta, se preferisci andare in posto tranquillo per me non c’è problema. >>

Lo sguardo male, convinta che intendesse fare altro, ma me ne pento subito perché mi rendo conto che davanti a me non c’è Riccardo e i suoi modi da bastardo per portarmi a letto.

Gli rispondo dandogli un altro bacio appassionato in mezzo alla pista, fregandomene del giudizio di tutti gli altri nel vedermi attaccata ad un perfetto sconosciuto. Conosco gente là in mezzo che ha fatto ben di peggio.

Poi, però, si sente un frastuono e il mio sguardo annebbiato si ferma su una figura in fondo alla sala. Ci metto un po’ a riconoscere Riccardo e a rendermi conto che ha appena fatto cadere una bottiglia di ottimo Whiskey frantumandola in mille pezzi.
 

RICCARDO

Mi si ferma il battito per un secondo, e non solo perché questa dannata bottiglia ha fatto un rumore infernale quando si è rotta. Lo ha fatto davvero, si è fatta davvero quel coglione spettinato davanti a tutti come se niente fosse. E non si è nemmeno preoccupata di venire a vedere dove diavolo fossi finito, sono sparito non so neanche per quanto. Sono andato a prendere una bottiglia d’acqua per riprendermi, poi però le mani di quello lì su Chiara mi sono tornate in mente e mi sono ritrovato a prendere una bottiglia intera di Whiskey.

Cazzo, era buona. Guardo per terra e vedo più pezzi di quanti in realtà ce ne siano. Un po’ del liquido è andato a depositarsi sulle mie scarpe da 300 euro, ma non mi importa. Rialzo lo sguardo e tutta la sala ha gli occhi puntati su di me, mi sento un cazzo di fenomeno da baraccone. Perdo per un secondo di vista Chiara e quando la rivedo si sta facendo spazio tra la gente per poi sparire dietro ad una porta.

Il coglione non la segue, non gli do il tempo di farlo. Mi ritrovo catapultato dentro al ristorante in mezzo agli altri clienti che non hanno niente a che fare con quella festa e una parte di me sente la stessa cosa. Non ho idea di dove sia Chiara, l’ho persa di vista un po’ di tempo fa e non so nemmeno se sto andando nella direzione giusta. Credo di essere davanti ai bagni, ci sono due porte e due figure che indicano un uomo e una donna, quindi deve essere così. Faccio per aprire la porta del bagno delle donne, ma è chiusa. Sento dei singhiozzi provenire dall’interno e ci metto un secondo a riconoscerla.

<< Chiara apri questa porta >> le ordino. Non ricevo risposta e mi infurio ancora di più << Se non apri giuro che la butto giù >> probabilmente sto biascicando, sento la bocca tutta impastata e riesco a stare in piedi solo perché sono appoggiato allo spigolo << Lo sai che sono in grado di farlo, non sfidarmi. >>

Chiara spalanca la porta rossa in faccia, urlandomi qualcosa che all’inizio non capisco.

<< Eh? >> le chiedo
<< Che cazzo vuoi? Chi ti ha detto di venire qui? >> è così arrabbiata che stringe la porta con le nocchie bianche.
<< Nessuno, ti ho visto andare via e ti ho inseguito >>
<< Perché? Cosa ti dà il diritto di venire a umiliarmi ancora una volta? >>
Però non è arrabbiata. Comincio a notare il trucco disfatto e gli occhi gonfi per le lacrime, e mi sento mancare il respiro.
<< Perché stai piangendo? >> domando ingenuo
<< Che cosa? Sei serio? >> scoppia a ridere e per un secondo mi sento meglio << Mi chiedi perché sto piangendo dopo avermi letteralmente rovinato la festa? >>
<< Rovinato la festa? Sei tu che sei sparita per Dio solo sa quanto con quel coglione! >>
<< Smettila di chiamarlo così! Non lo conosci, lo hai visto stasera per la prima volta e non hai nessun diritto di trattarlo così! >> la sua incoerenza mi fa incazzare ancora di più.
<< Anche tu! Quanto ci hai messo a capire che fosse l’amore della tua vita? Trenta secondi? Forse sono anche troppi >> mi rendo conto che siamo chiusi in bagno e non mi ricordo nemmeno come ci siamo finiti.
<< Non ho capito proprio niente, però hai ragione, mi ci sono voluti trenta secondi a farmi realizzare che con lui sto bene, quando con te ne bastano anche cinque per farmi incazzare. >>

Mi fermo qualche secondo a guardarla. Cammina avanti e indietro in quel bagno minuscolo e questo mi fa ridere, perché mi rendo conto che ha le gambe abbastanza corte per fare comunque più di due passi. La spingo contro al muro per fermare quella follia, ma non mi accorgo di essermi letteralmente incollato e stavolta è lei ad avere il fiato corto.

<< Calmati, mi stai facendo innervosire con questo andirivieni. >>
<< Io faccio avanti e indietro quanto cazzo voglio. >> Solo Dio sa quanto mi fa eccitare quando dice le parolacce da incazzata. Le fisso le labbra per dei secondi che sembrano interminabili e lei le schiude, togliendomi un briciolo di quell’autocontrollo che mi impediva di prendermela in quel bagno.
<< Sei la solita donna forte e indipendente, questo è chiaro come il tuo nome. >> la vedo serrare la mascella per non ridere e decido di farlo io al suo posto
<< Sei ubriaco fradicio, puzzi da fare schifo >>
<< Allontanati, allora. >> lo vedo che non è in grado di farlo e questa cosa mi fa impazzire ancora di più.
<< Non riesco, sei appiccicato a me >>

Mi allontano apposta, ma il suo corpo mi segue come una calamita.

<< Ora sei più libera, quella è la porta. >> le accarezzo la schiena dolcemente, come ad invitarla a spostarsi e ad avvicinarsi ancora di più allo stesso tempo << Che c’è? Non ci riesci? >> Non ha più spiccicato parola da quando ho iniziato a toccarla << Tranquilla, non ci riesco nemmeno io. >>
<< Non è giusto, sei uno stronzo, mi hai dato della troia senza nemmeno pensarci >> ha la voce rotta dal pianto e vorrei sbattere la testa contro al muro per quanto ha ragione
<< Se lo pensassi davvero non sarei qui adesso, me ne sarei già andato. Non verrei da te di continuo per ogni minima stronzata e probabilmente non ti guarderei in questo modo. >> Ritorno nella stessa posizione di prima e stavolta non mi dice di andarmene
<< Però lo hai detto comunque >>
<< Però sono qui >>
<< Se questo è il tuo modo per chiedermi scusa, fa davvero schifo. E non ti farà perdonare di certo. >>
<< Davvero? E che cosa potrebbe? >> metto una mano sul suo collo e le sollevo il viso, a due millimetri dal mio. Sento che anche lei vorrebbe mettere le mani su di me, ma l’orgoglio la ferma.
<< Non lo so >>
<< Che c’è? Non riesci più a pensare? Hai la bocca secca? Le gambe molli? E vorresti solo una cosa in questo momento? >> mi avvicino al suo orecchio, le bacio leggermente il lobo e la sento sospirare. << Non lo ammetteresti mai, e ti capisco. Però hai lo stesso effetto su di me, lo sai vero? >>

Annuisce. Vorrei solo che lasciasse andare tutte quelle paranoie da finta brava ragazza per  qualche secondo, e si lasciasse andare a quello che realmente vuole, quello che anche io voglio e che non vedo l’ora di avere.

<< Riccardo..>>
<< Dimmi, sono qui >> continuo a baciarle la pelle intorno alle labbra e sul collo senza arrivare mai al dunque, e sento quanto la sta facendo soffrire.
<< Ti prego.. Non fare così >>
<< Perché? Cosa sto facendo? >>
<< Mi stai uccidendo. >>

Non sono sicuro se mi stia chiedendo di fermarmi o di continuare.

<< Devi essere più chiara, piccola. >>

Allarga le gambe per permettermi di sistemarmi al centro. Le passo la mano sotto le cosce per invitarla ad allacciarle ai miei fianchi e lei lo fa senza troppe cerimonie.

<< è sbagliato >> mi ripete, ma io ho le mani sulle sue mutande e si sta muovendo senza che io debba arrivare sotto.
<< Allora dimmi di andarmene. >> la guardo serio come per aspettare davvero una risposta, ma dopo pochi secondi non ce la faccio più e vado ad assaporare quelle meravigliose labbra carnose.

Mi bacia con la solita foga e il solito desiderio che traspare da tutti i pori e per quei pochi attimi che ci separano dalla prossima lite, mi sento più vivo che mai.

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


Capitolo 7









CHIARA

Odio tutto lo stupido controllo che questo stronzo ha su di me. Odio non essere in grado di mantenere la mente fredda quando sono con lui e odio non avere il ben che minimo senso del giudizio. Mi ha trattata di merda, per nessuna ragione al mondo. Mi ha seguita in questo stupido bagno sperando di ottenere esattamente quello che gli sto dando. Mi fa perdere la testa e non lo sopporto. Lo odio. Lo odio e non riesco ad allentare la presa delle mie gambe attorno al suo bacino.

<< Io ti odio >> provo a dire tra un bacio e l’altro
<< Lo vedo >> Riccardo stringe le mie mutande nella mano e sento che se potesse me le strapperebbe via. La parte incosciente di me glielo lascerebbe fare senza problemi.

Comincia ad abbassarmele e io mollo la stretta giusto il tempo per lasciarglielo fare. Lo sento ridacchiare contro il mio orecchio prima di impossessarsi ancora una volta del mio lato più debole. Con l’altra mano riesce a slacciarsi i pantaloni ad una velocità sovrumana e non faccio nemmeno in tempo a realizzare che ha il coso di fuori che mi ritrovo nella stessa posizione di prima, però questa volta mi guarda dritta negli occhi e io mi sento morire.

<< Dimmi che lo vuoi >> con quello sguardo mi stava penetrando l’anima
<< Stronzo presuntuoso >>

Mi molla di botto lasciandomi con la schiena al muro e il desiderio ardente negli occhi.

<< Che cazzo…>> dico sorpresa
<< Sei fradicia – passa ancora una volta la mano lentamente sulla mia intimità e temo di non vederci più – devi solo dirmi quello che il tuo corpo mi sta dicendo da mezz’ora. >> Non riesco a dirglielo apertamente quanto io lo desideri in questo preciso istante. Il mio orgoglio mi sta letteralmente pietrificando, ma il diavolo è più bravo.
<< Ti prego…>>
<< Mi sta pregando di scoparla, signorina Humbridge? >> dice riprendendomi per le gambe. Sento il suo membro premere sulla mia gamba e cerco di sollevarmi per alleviare la tensione. Ma lo stronzo non me lo fa fare.
<< Non ti ho mai pregato. Non lo farò adesso. >> mi avvicino al suo viso ancora di più e mi lecco le labbra per ristabilire l’ordine delle cose.

Mi fissa intensamente. Credo che neanche lui riesca più a trattenersi, ormai.

<< Mi hai fatto arrabbiare come non sai questa sera. >>
<< Oh, povero piccolo… peccato che non sia di tua proprietà, quindi, fino a prova contraria, io faccio il cazzo che mi par- >> non faccio in tempo a finire la frase che mi penetra togliendomi quasi il respiro. Non riesco a trattenere anche un urletto che riecheggia nel bagno, facendomi tappare la bocca dalla sua grossa mano. Sento la terra mancarmi da sotto i piedi. Grazie al cielo è lui a tenermi, perché se fosse per me non avrei nemmeno la forza per reggermi.

A quanto pare non gli è piaciuta la verità spiattellata in faccia. Oppure gli è piaciuta? Non ne ho idea, al momento ho la mente annebbiata dall’alcol e da Riccardo che mi sta prendendo come un ossesso. Stringe le mie natiche come se potessi scappare da un momento all’altro e si è attaccato talmente profondamente al mio collo che sono sicura lascerà un segno ben evidente. Sento già la pelle indolenzita quando si stacca solo per riprendere a baciarmi con più foga di prima.

Toglie la mano da una delle mie natiche per mettermela sul seno e per poi risalire sulla mia mandibola, che accarezza come se non stesse rivendicando ogni singolo centimetro del mio corpo.

Smette di baciarmi e sento le gambe tremare. Non riesco più a trattenere i gemiti e nemmeno lui. Tira la testa indietro per lo sforzo ed è talmente attraente che non mi sembra reale.

<< Non dire mai più…oddio…una cosa del genere >> mi dice in preda al piacere
<< Io faccio il cazzo che mi pare >> lo provoco. Si risveglia come da un sogno e mi prende più forte di prima, se è possibile. Appoggia la fronte sulla mia e stringo ancora di più le gambe per non lasciargli un minimo di spazio per allontanarsi da me.

Non ce la faccio più, sento l’orgasmo montarmi addosso come un’onda, ma credo di essere già venuta perché non capisco più niente. Fatto sta che vengo un’altra volta, con le mani nei capelli di Riccardo e il suo sguardo da drogato in overdose mentre viene anche lui, rilasciando il suo liquido anche sulle mie gambe.

È tutto qui, il nostro rapporto è tutto racchiuso in quei 20 minuti di rabbia e possesso sfrenato che la seguono. Non ricordo nemmeno come fosse prima di avere questa voglia continua di saltarci addosso, mi sembra un tempo così lontano e irrecuperabile.

Riccardo si allontana solo per prendermi della carta per asciugarmi le gambe, come fa sempre. Poi la passa anche sopra per evitare di lasciarmi sporca, ma al tocco sussulto per le forti emozioni appena provate.

<< Vedo che anche con della gente nuova, quello che senti con me non cambia >>

Evito di rispondergli. Non mi pento mai di andare a letto con lui, ma questa volta potevo decisamente evitarlo.

<< Scommetto che baciandolo non hai provato nemmeno un briciolo di quello che hai provato in questo bagno. >>

Lo guardo male. Sta per ricominciare a fare lo stronzo, me lo sento.

<< Che ne sai? Non sei tu quello che ho baciato là fuori >>
<< No, sono quello che ti sei scopata nel bagno di un agriturismo del cazzo >>
<>

Riccardo serra la mascella e i pugni. Vedo la rabbia rimontargli negli occhi e non posso che sentirmi fiera di avere questo effetto su di lui. Non può pensare di fare lo spavaldo senza che io non mi comporti nel suo stesso modo.

<< E allora vai, fatti prendere dal coglione romano – allunga la mano per indicarmi la porta – ma non tornare a piangere da me quando ti lascerà perché sei solo una ragazzina arrapata. >>
<< Sei un grandissimo stronzo. >> mi rifiuto di farmi vedere piangere ancora una volta da lui. Gli do una spallata ed esco dal bagno ingoiando il fiume di lacrime che erano pronte ad uscire.

Come fa una persona ad essere così dannatamente terribile con le altre? Riccardo è in grado di essere di una cattiveria disarmante quando non ottiene quello che vuole. E a volte anche quando lo ottiene. Non riesco a capacitarmi del fatto che sia in grado di trattarmi in questo modo e subito dopo fare il geloso se dico di voler stare con qualcun altro. La verità è che quella di Riccardo non è gelosia, è possessione. Può essere distruttivo se vuole, anche se l’unica persona che distrugge sono io.

Corro per lo stesso corridoio in cui mezz’ora prima stavo scappando per allontanarmi il prima possibile dallo stesso uomo con cui poi ho fatto sesso. Sono un clown vivente.

<< Chiara! >> sento una voce in lontananza, ma non è quella di Riccardo. È quella di Francesca, che forse si era un minimo ripresa nel frattempo << Stanno portando la tor..>>

Vede in che condizioni sono e si paralizza. Non so se a sconvolgerla di più sia il mio trucco sbavato o i miei capelli completamente rovinati.

<< Che è successo? Non sono sicura se tu abbia appena pianto o fatto sesso sfrenato >> dice sbiascicando. Decisamente non si è ancora ripresa.
<< Non voglio parlarne – dico mentre cerco di sistemare un minimo il disastro che aveva fatto Riccardo – hai detto che stanno portando la torta? >>
<< Sì, e vedendola anche solo da lontano posso dire che non ci sono limiti al trash >>

Scoppio a ridere e mi ricordo improvvisamente di aver ordinato una torta a tre piani con un enorme pene fatto di zucchero in cima. Sono andata ad ordinarla insieme a lei e quando ha proposto di farci mettere un pene sopra l’ho presa per pazza, poi ho pensato alla faccia che avrebbe fatto mia madre quando avrebbe visto le foto.

Torniamo nel salone e vedo i due camerieri che hanno portato la torta incredibilmente imbarazzati, probabilmente volevano mantenere l’aria professionale, ma alla vista di quel cazzo gigante chi sarebbe riuscito a rimanere serio? Mi avvicino al tavolo su cui l’hanno appoggiata, e quando vedo la candelina accesa proprio sulla punta non riesco a stare in piedi dalle risate.

<< Andiamo Chiara, soffia come solo tu sai fare! >> urla Giulio in mezzo alla folla, e io gli faccio il terzo dito mentre tutti quanti cominciano a cantare Tanti auguri.

Vedo Matteo in prima fila mentre canta quella canzone come se fosse la sua preferita e lo trovo esilarante. Francesca mi tiene la mano e si appoggia alla mia spalla per non cadere, mentre Giulia è dall’altro mio lato a battere le mani a tempo. Mi guardo intorno e non c’è nemmeno una persona sobria a quella festa, hanno tutti un bicchiere in mano e sembrano essersi divertiti più di me.

Sono davanti alle persone più importanti della mia vita a festeggiare i miei tanto aspettati 18 anni, con la vita negli occhi e con nulla di più da desiderare. Ma il segno che mi ha fatto Riccardo sul collo brucia come le fiamme dell’inferno, e non so se faccia più male quello o il fatto che dovrebbe esserci anche lui in mezzo a tutti gli altri.

Finalmente la canzone finisce e io soffio la candelina sotto una risata generale. Faccio portare via la torta dai camerieri per poterla tagliare, e nel frattempo i miei amici mi portano i regali.

<< Ti voglio bene sorella! >> Francesca mi abbraccia con le lacrime agli occhi, facendole tornare anche a me. E non ho ancora aperto il regalo.

Faccio per aprire il pacchettino e all’interno trovo una collana d’argento a forma di cuore, al cui interno è stata messa una foto di noi due poco dopo il mio arrivo dall’Inghilterra. Siamo state sorelle fin da subito, e questo ne è la prova.

<< Ti voglio bene >> l’abbraccio ancora una volta e stavolta non riesco a trattenermi.

I regali vanno avanti con un portafoglio di Gucci da parte di Giulio e Jessica (solo Dio sa perché ci si è messa in mezzo), il mio profumo preferito da parte di Giulia, un completino sexy di victoria secret comprato in gruppo da tutti i miei amici, e altri regali che non avranno mai la stessa importanza della collana di Francesca.

Tranne uno. Faccio finta di non cercarlo, di non volerlo nemmeno vedere. Faccio finta che il cuore non mi sia andato in frantumi quando apro l’ultimo regalo e non trovo il suo nome. Faccio anche finta di ringraziare tutti con un sorrisone in faccia, e faccio finta pure di andare a sistemare tutti i regali come se niente fosse. Ma nulla sfugge alle mie migliori amiche.

<< Non ci posso credere che l’abbia fatto davvero – inizia Giulia – non ti ha regalato nulla, nemmeno stamattina? >>

In realtà stamattina me lo ha fatto il regalo, vorrei risponderle, ma sono troppo incazzata per parlare.

<< Ora vuoi dirci che è successo? Ti abbiamo vista benissimo com’eri messa, e non dirci che lui non c’entra. >> Francesca prova a fare la dura, ma non riesce a stare dritta
<< Lui c’entra sempre, penso che sia chiaro ormai.. >> faccio un sospiro rassegnato, perché ormai non mi aspetto più niente da lui
<< Hey, Chiara… >> Matteo arriva da dietro di noi con l’aria di qualcuno che non ha fatto altro che cercarti per più di un’ora.
<< Matteo! Scusami se sono sparita, davvero, non ti stavo evitando…>>
<< Lo so, tranquilla. Non ti ho più vista e poi sei tornata con la faccia sconvolta, mi sono preoccupato >>

Conosco questo tizio da due ore ed è stato più carino con me che Riccardo in 5 anni.

Basta pensare a Riccardo!

<< Volevo chiederti se per caso volessi un passaggio a casa dopo, a meno che tu non abbia già chi ti porta a casa >>

Ce l’ho? Prima di stasera ero convinta che sarei tornata con quella testa di cazzo e che poi saremmo rimasti a casa sua a rotolarci nel letto tutta la notte. Ma le cose non vanno mai come le hai programmate, quindi fanculo.

<< Non mi porta a casa nessuno >> Francesca e Giulia si girano a guardarmi esterrefatte, e anche un po’ fiere a dire la verità.
<< Allora sarei felice di farlo io, se per te non è un problema >>
<< Non lo è per niente, anzi ne sarei contenta! >> mi avvicino e gli do un bacio sulla guancia, ma nell’allungarmi vedo entrambe le ragazze sbiancare. Devono aver visto il succhiotto di proporzioni cosmiche sul mio collo. Prima ero riuscita a nasconderlo bene tra i capelli, dannazione. << Sai cosa? Andiamo a mangiare un po’ di torta e poi ci vediamo alla macchina, sono abbastanza stanca e ho paura di crollare da un momento all’altro. >>
Matteo annuisce e poi si dirige verso la sala. Faccio per seguirlo, ma Francesca mi strattona il braccio al punto da farmi male.
<< Ahia! Sei impazzita? >>
<< Io?! Sarei io quella pazza? Da dove viene quel succhiotto? >> Giulia mi sposta i capelli per vedere meglio, fa per toccarlo ma sussulto dal dolore. << Cioè tu vuoi dirmi che ti sei scopata Riccardo e cinque minuti dopo ti fai portare a casa da Matteo? >> penso che mi stia per fare una ramanzina, ma subito dopo scoppia in una fragorosa risata << Tu sei completamente matta! Ma fai bene, dai a quello stronzo quello che si merita. Pensa che tu sia una troia? Faglielo credere davvero. >> mi sorride in modo malefico e io ricambio la risata.

È esattamente quello che voglio fare. Non ha fatto altro che giudicarmi e guardarmi come se fossi una grandissima puttana che va con tutti per tutta la sera.

Gli farò vedere esattamente quello che crede.

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