Frammenti di cuore

di Nao Yoshikawa
(/viewuser.php?uid=994809)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** OTP: John/Sherock - Me before you ***
Capitolo 2: *** NOTP: Shelock/Molly - Under the Snow ***
Capitolo 3: *** HET: Moriarty/Eurus - The wind ***
Capitolo 4: *** FEMSLASH: Irene/Molly - Smoke ***
Capitolo 5: *** CANON: John/Mary - Pieces ***
Capitolo 6: *** CRACK: Mycroft/John - Stupid Mistake ***



Capitolo 1
*** OTP: John/Sherock - Me before you ***


 
Frammenti di cuore
 
1 – OTP John/Sherlock            
 
Me before you
 
Se c’era una cosa che Sherlock Holmes poteva affermare con certezza era che odiava i matrimoni. 
Ma quella volta in particolare non aveva avuto altra scelta che esserci.
Anche se iniziava a spazientirsi, a guardare l’orologio che teneva al polso. In ritardo esattamente di diciassette minuti e quaranta secondi… quarantuno… quarantadue…
Cosa gli era saltato in testa?
Il solo pensiero di essere stato mollato lì lo faceva impazzire.
Che non osasse, non lo avrebbe mai perdonato. E poi perché John non avrebbe dovuto presentarsi?
D’accordo, ultimamente aveva avuto un carattere più difficile del solito, ma in fondo era giustificato.
Teso e rigido come un bastone, Sherlock si torturò le mani fino a farsele arrossare. Dava le spalle alle persone dietro di sé che sussurravano chissà cosa. Meglio non saperlo.
«John è in ritardo. Vuoi che lo chiami?» domandò Lestrade, che da bravo testimone stava cercando di non far agitare gli animi.
«Chiamarlo? Perché? Arriverà a breve», affermò Sherlock, con tono fermo.
Doveva arrivare.
Accidenti, perché non arriva?
«Ma sei proprio sicuro che arriverà? Non saresti il primo che viene mollato il giorno del suo matrimonio», affermò Mycroft tranquillo.
Sempre così delicato, lui.
Lestrade tossì, schiarendosi la voce.
«… Ma sicuramente non è questo il caso, vero Mycroft?»
«Perché? Stavo solo esponendo una delle possibilità.»
Sherlock decise di rimanere in silenzio. Non avrebbe fatto scenate, anche se fosse stato mollato avrebbe affrontato la cosa con dignità, dopo un bel pianto, ovviamente.
Rimase rigido anche quando sentì la gente dietro di lui mormorare “è arrivato!”.
Gli venne quasi da piangere per il sollievo, ma non lo fece.
Dignità, si disse.
John aveva il fiato corto, come se avesse corso. E in effetti così era stato. Raggiunse Sherlock, cercando di sistemarsi la cravatta, sperando che non volesse ucciderlo.
«Eccomi», ansimò. «Quanto ho fatto tardi?»
«Ventidue minuti, circa», rispose Sherlock, continuando a non guardarlo. «Come ti è venuto in mente di arrivare in ritardo proprio oggi?» sussurrò con mal trattenuto nervosismo,  a denti stretti.
«Mi dispiace, c’era traffico. Non sarebbe successo se fossimo venuti insieme, praticamente già viviamo insieme!»
«John… taci», proferì lapidario Sherlock. Era già abbastanza teso e nervoso e guardandolo John poté scorgere i suoi occhi lucidi e il leggero tremore delle sue labbra. Gli venne da sorridere.
«Sei bellissimo, Sherlock.»
Questo è giocare sporco.
Si schiarì la voce.
«Grazie… lo sei anche tu… ma non ti ho ancora perdonato.»
«Hai ragione, in effetti la sposa sei tu, dovevi essere tu quello a ritardare», lo prese in giro, dolce.
«Io sono…? John Watson, piantala o questo matrimonio finirà prima di cominciare», lo zittì, in realtà per niente offeso.
Adesso che lui era lì, poteva anche smettere di avere paura e respirare.
Quello era il momento che spaccava la sua vita a metà e la divideva: c’era lui, prima di John. E c’era lui, dopo.
 
Nota dell’autrice
Come ho anche scritto nell’introduzione, questa storia partecipa a La challenge delle sei coppie indetta da GiuniaPalma. Non c’è stato niente da fare, quando l’ho letta ho detto: devo farla su Sherlock. Poi è anche un buon modo per tornare in un fandom in cui non scrivo da troppo, vergogna a me. Ovviamente, per prima ho scritto sulla mia OTP, la Johnlock… e doveva essere una flash introspettiva e angst, invece è uscita una cosa completamente fluff e comica… così.
In effetti mentre scrivevo mi sono ritrovata a pensare che sia tutto abbastanza canon considerando quando Sherlock sia una drama queen… per ventidue minuti di ritardo già stava sclerando, venisse ai matrimoni a cui sono stata io e poi ne riparliamo, va.
Comunque nel mio canon Mycroft e Lestrade fanno da testimoni e il primo fa innervosire Sherlock, mentre il secondo cerca di mettere la buona (senza successo, ma dettagli).
Spero che questa flash vi sia piaciuto, scrivere sulla mia OTP è stato facile, è il resto che mi preoccupa :D
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** NOTP: Shelock/Molly - Under the Snow ***


Frammenti di cuore
2 – NOTP: Sherlock/Molly
 
Under the snow
 
Molly Hooper aveva sempre avuto una grande pazienza ed era raro che si arrabbiasse. Anche quando capitava, sapeva trattenersi in maniera quasi impeccabile.
Ma c’era una persona in grado di mettere a dura prova i suoi nervi e il suo cuore innamorato: Sherlock Holmes, così dispotico e difficile, ma per cui aveva irrimediabilmente perso la testa.
Se Sherlock fosse o meno innamorato di lei, questo non avrebbe saputo dirlo. Avevano quella che si poteva definire una relazione, ma sembrava che l’unica a tenerci davvero fosse lei e lei soltanto. Aveva sempre saputo cosa significasse stare accanto ad una persona come lui, lo aveva sempre immaginato, ma non sempre era facile.
Soprattutto perché Sherlock alle volte sembrava totalmente chiuso in se stesso. Sembrava che qualsiasi cosa dicesse o facesse non fosse mai abbastanza.
E Molly era scoppiata, un giorno, al loro ennesimo litigio, che quella volta non era riuscita ad evitare, troppo provata da mesi di frustrazione.
«Già di mio non vorrei essere qui. Se poi hai anche quell’espressione funebre è ancora peggio», dichiarò Sherlock Holmes con la sua solita indelicatezza. A quel punto Molly era arrossita ed era indietreggiata di scatto. Già avere un appuntamento con lui risultava difficile, non poteva concederglielo almeno il giorno della vigilia di Natale? Adesso che era tutto imbiancato di neve e terribilmente romantico?
Sognava forse troppo?
«Va bene, d’accordo. Se non vuoi essere qui con me, vai allora, non intendo costringerti», sorrise, nervosa, come di solito faceva, strofinandosi le mani per combattere il freddo. «Dopotutto finisce sempre così, non è vero? Stiamo insieme, ma non sembriamo insieme. Io provo ad avvicinarmi, a compiere un passo verso di te… e tu rimani sulle tue. Certo, ovvio, so che fa parte del tuo carattere, ma almeno per una volta, solo una, non potresti dimostrare di tenere un po’ a me?»
Per Molly fu liberatorio, ma si sentì anche tanto stupida e infantile. E in effetti Sherlock la stava osservando con un sopracciglio inarcato e con quei suoi occhi azzurri e gelidi.
Si sentì osservata così tanto che quasi provò disagio.
«Amh… io… mi spiace. Anzi, sai cosa? Dimentica quello che ho detto, non ti sto mica dicendo che devi cambiare per me. Ah, figurarsi», scosse il capo, lasciandosi andare ad un altro sorriso amaro. «Già è tanto per me essere qui, non posso aspirare a troppo… giusto?»
Sherlock alzò gli occhi al cielo. La neve intorno a loro continuava a cadere e quella sciocca ragazza avrebbe finito con l’ammalarsi. Per questo, senza pensarci troppo, si sfilò la sciarpa e la sistemò attorno al collo di lei.
Molly arrossì e tremò, sciogliendosi all’improvviso.
«Piuttosto che parlare troppo e a sproposito, dovresti pensare a coprirti di più», affermò, per nulla irritante, ma anzi, quasi dolce, delicato.
Sorrise, questa volta di felicità.
Non c’era nessuno in grado di farle saltare i nervi più di Sherlock Holmes.
Ma non c’era nessuno neanche in grado di sorprenderla quanto faceva lui.
 
Nota dell’autrice
È successo, ho scritto una Sherlolly, IO. Ce l’ho fatta e mi è anche venuta fuori una cosa abbastanza fluff (ho improvvisato, non avevo totalmente idee), anche se la parte più divertente è stata far sclerare Molly.
Perché sì, me la immagino frustrata e sofferente perché non sa come approcciarsi a Sherlock, se devo immaginarmeli insieme, penso a lei molto romantica e dolce e lui molto… no. Teniamo conto che la Sherlolly è una delle coppie che più NON MI PIACCIONO, oltre al fatto che mi ha fatto stranissimo scrivere di Sherlock che non sta con John, ma va bene, dettagli. Spero vi sia piaciuta, tenete conto che è LA PRIMISSIMA VOLTA, quindi non so esattamente come sia venuta fuori.
Alla prossima.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** HET: Moriarty/Eurus - The wind ***


Frammenti di cuore

HET: Moriarty/Eurus
The wind
 
La sua pelle profumava di un qualcosa che lo rendeva folle, più folle di quanto già non fosse. Non era controllabile, né comprensibile. Ma Moriarty ed Euros Holmes erano sulla stessa lunghezza d’onda, folli, svegli, pericolosi, così tanto che il mondo, se avesse potuto, li avrebbe tenuti dietro le sbarre a vita.
Eurus avvertì il sapore ferroso del sangue tra le labbra. Non ricordava come si fosse ferita, se fosse stato un incidente o se si fosse morsa il labbro fino a farselo sanguinare. Perché in fondo quel sapore rendeva tutto così eccitante.
Moriarty la strinse a sé senza delicatezza alcuna, spinto da un impeto di passione quasi animalesco. Non era gentile, non era premuroso e non era amorevole. Non era nella sua natura e non era nemmeno nella natura di Eurus. Così simili e anche così diversi, sapevano cosa volessero l’uno dall’altro, ovvero farsi male e consumarsi.
«Questo fa male…» sibilò Eurus, sorridendo appena, con le labbra scarlatte, mentre lui le posava un morso sul collo, come a marchiarla.
«Fa la brava ragazza e rimani in silenzio, so che ti piace», rispose lui, frettoloso. Eurus alzò gli occhi al cielo, sogghignando. La passione che li univa era destinata ad estinguersi presto, come fuoco. Ma il fuoco era troppo invitante e caldo per poter sperare di resistere.
«E chi si prenderà cura di me, quando tu non ci sarai più? Sai che potresti morire?»
Moriary ci vide in quella frase una provocazione. Era un continuo provocarsi, alle volte anche infuriarsi e bruciare tutto nella passione. La costrinse a voltarsi e poggiò il petto contro la sua schiena, mentre le teneva fermo il viso con due dita.
«E chi dice che non possa essere tu, ad andarsene per prima? Non provare a usare i tuoi giochetti con me. Io non ti temo.»
Un altro sorriso sfiorò le labbra di Eurus.
«Non ti temo nemmeno io.»
E avrebbe dovuto. Avrebbe dovuto temere se stessa, lui, ciò che erano e che sarebbero potuti diventare. Forse erano dipendenti l’uno dall’altro, probabilmente non c’era niente di sano in quel legame. Ma sembrava neanche che nessuno dei due fosse disposto a guarire.
Lui le sfiorò il collo con le dita e respirò ancora una volta – non gli bastava mai quell’odore, mai – il profumo sui suoi capelli, il profumo di un vento pericoloso e mortale, che magari avrebbe finito con l’uccidere anche lui. O magari no, chi poteva dirlo? Eurus non poté fare a meno di gemere e in parte di odiò. Si odiava sempre, in verità, perché oramai niente sottostava al suo controllo. Anche se folli e temuti, erano pur sempre due semplici esseri umani, non abbastanza disumani da poter sperare di resistere ancora.
E allora si abbandonò. Si abbandonarono entrambi, lontani dal resto del mondo.
Il mondo era troppo strano per loro.
 
Nota dell’autrice
Scegliere una coppia het non è stato difficile, principalmente perché me ne piacciono solo due, una è la Moriarty/Molly, una è questa. Amore che tra l’altro è nato solo quest’estate e da quel momento mi sono appassionata un sacco a questa coppia che secondo me funziona. Non una di quelle coppie d’amore romantico e ad happy ending per dire, ma di quelle tormentate, insane etragiche… quindi sì, decisamente fa per me. Comunque meno male che mi sono fermata, altrimenti avrei alzato il rating di questa storia da verde a rosso. Eurus e Moriarty insieme mi ispirano un certo erotismo, quindi… è stata dura TRATTENERSI. Spero vi sia piaciuta, a me è piaciuto scriverla (sicuramente MOLTO PIU DELLA PRECEDENTE, MA DETTAGLI).

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** FEMSLASH: Irene/Molly - Smoke ***


Frammenti di cuore

Femslash: Irene/Molly
 
Smoke
 
Molly non amava uscire la sera, soprattutto non apprezzava particolarmente luoghi tanto affollati e chiusi come i pub, dove si respirava odore d’alcol misto a fumo di sigarette.
Lei non fumava, né tanto meno beveva, ma le sue amiche l’avevano convinta a mandar giù almeno un cocktail. E alla fine aveva ceduto, seduta su quello scomodo divano in pelle, in un vestito altrettanto scomodo e stretto. C’era stato qualcuno che aveva provato ad attaccare bottone, forse attratto dalla sua indole timida e un po’ goffa. Questo era stato più un fastidio che motivo per sentirsi lusingata. Ciò che Molly non sapeva era che aveva attirato l’attenzione di una persona in particolare.
Non in molti sapevano che Irene Adler ci sapesse fare anche con le donne, oltre che con gli uomini. E quella sera aveva adocchiato la sua preda. Facendosi elegantemente spazio tra la gente, Irene si avvicinò alla ragazza seduta sul divano. Molly alzò lo sguardo, sentendosi molto poco lucida, un po’ estraniata dal mondo: la donna davanti a lei era di una bellezza sconvolgente, affascinante e la guardava come se avesse voluto divorarla.
«Posso offrirti da bere?» domandò Irene sedendosi accanto a lei, accavallando le gambe. Molly avvertì immediatamente il suo profumo dolciastro e penetrante. Chi era lei? Una che ci stava provando per lavoro o per semplice interesse?
Nonostante fosse una donna, il pensiero non le causava alcun fastidio.
Sorrise timida, prendendo a balbettare qualcosa.
«I-io… no, grazie, sono a posto così.»
Si sentì immediatamente stupida. Uomini o donne, la sua timidezza non cambiava mai. Irene però sorrise dinnanzi a tale goffaggine. Era una dominatrice e quella ragazza le dava l’idea di una che avrebbe potuto sottomettere facilmente. O di una che avrebbe anche potuto sorprenderla, chissà.
«Non avere paura, non voglio assolutamente farti male, tutt’altro. A me piace dar piacere alla gente. Ed è tutta la sera che ti guardo. Mi piaci.»
Molly divampò. Troppe informazioni tutte insieme. Forse era messa a disagio davanti a tanto fascino, davanti quelle labbra e quello sguardo magnetico. Neanche nelle sue fantasie più recondite avrebbe mai immaginato di piacere ad una così. Ad una donna, come lei.
«M-ma io… ma noi non ci conosciamo neanche.»
Irene tese una mano verso di lei.
«Irene Adler. E tu come ti chiami?»
«Sono… Molly Hopper», rispose, stringendogliela.
«Vedi? Allora adesso non siamo più estranee. Non vorresti approfondire la nostra conoscenza?»
Irene le sfiorò voluttuosamente una coscia. Il corpo di Molly parlava da sé, non ci sarebbe stato neanche bisogno di dire altro.
«M-mi dispiace! Ma a me non… non piacciono le donne!», arrossì.
Irene allora retrasse la mano.
«Il tuo corpo teso dice tutt’altro. Dovresti provare. Altrimenti come puoi essere certa che non ti piaccia?»
Si alzò, incamminandosi lenta, sotto lo sguardo sconvolto di Molly. Forse era l’alcol che le stava dando alla testa, forse era stata inebriata, drogata, forse era svenuta e quello era un sogno.
Ma sentì l’irrefrenabile bisogno di gettarsi.
 
Nota dell’autrice
L’interesse per questa coppia mi è nata quest’estate e ammetto che il vedere video/fan art non ha fatto che peggiorare le cose. Molly e Irene non sono due personaggi che mi piacciono particolarmente, ma insieme mi piacciono tantissimo invece. Sono così diverse (direi quasi agli antipodi) che secondo me insieme starebbero bene. E sì, mi rendo conto che sono anche una crack pairing assurda, però dettagli. Spero vi si piaciuta.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** CANON: John/Mary - Pieces ***


Frammenti di cuore


Coppia canon: John/Mary
 
Pieces
 
John era davvero convinto che sarebbe stata Mary la donna con cui avrebbe passato tutta la vita, nonostante tutto.
Nonostante i segreti che non erano più tali e quelli che invece lo sarebbero rimasti.
Andava bene così, non era necessario sapere o conoscere più di quanto conoscesse già. E sapeva che quella era stata la scelta più giusta.
D’altronde, cosa si aspettava? Non era più abituato ad essere circondato da persone normali o comuni. Bastava che lei fosse semplicemente lei, sua moglie e sua complice, la madre della loro bambina che adesso Mary stringeva tra le braccia. E John non poteva fare a meno di guardarle, completamente preso. Rosie era stata come la sorta di miracolo che li aveva uniti ancora di più. Somigliava molto a lei ed anche un po’ a lui e a volte faticava a credere che avessero potuto mettere al mondo qualcosa di così meraviglioso.
«John, puoi tenerla tu? Sento il bisogno esasperante di stendermi un attimo.»
John non se lo fece ripetere due volte. Era abituato ad affrontare di tutto e certamente con Sherlock accanto – che molto spesso era peggio di un bambino – di pratica ne aveva fatta, ma era comunque difficile abituarsi a quel nuovo tenore di vita.
«Lei è così… è perfetta, vero?» domandò, carico di orgoglio, prima guardando Rosie e poi guardando lei.
Mary che sorrideva senza poter mai essere veramente serena. Lei che lo sapeva bene, non sarebbero stati un per sempre, ma non era il caso di dirlo, non ancora, forse mai, forse ci avrebbe pensato il destino a separarli. Sarebbe stato molto più facile. Al dito portava la fede che le ricordava ogni giorno della sua promessa e del finché morte non vi separi. Era un presagio soffocante, ma John e Rosie erano il suo pensiero felice.
«Lo è, lo è davvero», sospirò, stancamente. L’amore rendeva tutto difficile. Rendeva tutto fragile, come un cristallo.
Un cristallo perfetto e che si sarebbe incrinato da lì a non molto tempo.
 
Forse era stato un illuso a credere che potessero essere il per sempre. Perché adesso Mary non c’era più e John non pensava – o forse aveva accuratamente cercato di non pensarci – che sarebbe andata così. Si immaginava che avrebbero vissuto insieme ancora molti anni, che avrebbero allargato la famiglia e che sarebbero invecchiati. E che sarebbero morti, ma un giorno, molto lontano.
Ma ora lei mancava già da qualche giorno e quella sensazione di dolore opprimente non andava via. E non bastava neanche il lamento o il pianto di Rosie a risvegliarlo dal suo stato di trance. Non bastava niente, ora che ogni sua certezza – che sciocco – ogni sua illusione, era crollata, spezzandosi.
Forse un giorno avrebbe rimesso a posto i pezzi del suo cuore.
Ma non ora.
 
Nota dell’autrice
Mi rendo conto che scrivere di questa coppia è stato molto più difficile di quanto lo sia stato scrivere una Sherlolly. Non so, forse perché trattandosi proprio di una coppia canon ho avuto difficoltà [?]. Come ship non mi piace, però Mary come personaggio mi è sempre stato simpatico (sicuramente tra i personaggi femminili di Sherlock è quella che mi piace di più), comunque l’ho sempre trovata interessante a suo modo. Ero molto indecisa se scrivere una flash che rimanesse sul fluff o sull’angst, alla fine è venuto un mix strano di entrambi. Io non so come funzionino le dinamiche tra questi due personaggi perché non ho MAI letto niente su di loro, quindi spero sia venuto fuori qualcosa di credibile.
.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** CRACK: Mycroft/John - Stupid Mistake ***


Frammenti di cuore
Coppia Crack: Mycroft/John

 
Stupid mistake
 
Mycroft Holmes non avrebbe mai pensato di arrivare a cambiare così tanto. In verità erano cambiati tutti, suo fratello Sherlock per primo. E la maggior parte del merito era senza dubbio di quell’uomo, John Watson. Mycroft certe cose era in grado di capirle facilmente, se riguardavano gli altri, ma se riguardavano se stesso allora diventavano più difficili da accettare. Ma non era a lui che voleva pensare, non ai suoi sentimenti, troppo problematico, troppo tutto.
«Spero ti prenderai cura di lui, dotto Watson.»
John  aveva sollevato lo sguardo e subito dopo si era voltato. Lui e Sherlock vivevano insieme – erano tornati a vivere insieme, per la precisione a Baker Street – e avevano dato inizio a quella che si poteva definire… una relazione? In realtà non l’avevano ancora definita in nessun modo, né tanto meno ne avevano fatto parola con nessuno. Ma come sempre, Mycroft era sempre un passo davanti a chiunque.
«Io non… come fai a…?» John si ritrovò in imbarazzo, ma lui gli passò accanto, fermandosi poi all’improvviso e guardandolo in viso.
«Non bisogna essere un genio per capire quello che c’è tra voi. A dire il vero è un pezzo che ci ho fatto caso.»
John si ritrovò a sorridere e dire qualcosa come  “Avrei dovuto immaginarlo”. Non vedeva il modo in cui Mycroft lo stava guardando. Forse quest’ultimo era sempre stato bravo a nascondere i suoi veri sentimenti, un tempo. Ma adesso le cose erano nettamente diverse e Mycroft poteva giurare di odiare il fatto che tutto stesse sfuggendo al suo controllo. John Watson non era un uomo comune, questo lo aveva appreso dal loro primo incontro. A distanza di anni, ora si ritrovava ad ammette che forse lo aveva già conquistato allora. Quell’uomo aveva cambiato la vita di Sherlock, ma aveva anche cambiato la sua, al punto da portarlo a chiedere cosa fosse quel dolore lì, all’altezza del petto, che gli faceva provare nausea, che non lo faceva respirare.
Uno stupido errore, ecco cos’era. Era assurdo e non stava né in cielo né in terra. Quando aveva cominciato a provare quei sentimenti verso John? Come, perché, secondo quale logica?
Forse non sarebbe stato così terribile se non fosse stato che John vedeva solo Sherlock. Non lui, non in quel modo, almeno. Ma era giusto così.
«Ti senti bene?» domandò John ad un tratto, risvegliando dai suoi pensieri patetici. Mycroft ritornò in sé. Non era abbastanza egoista né abbastanza immaturo da mettersi in mezzo, da far soffrire il suo amato fratello.
«Assolutamente. E mi raccomando. Prendetevi cura l’uno dell’altro. Ma dopotutto  è sempre stato così, no?»
Qualcosa nella sua voce lo aveva tradito, qualcosa di cui si era accorto anche John, ma che non comprese fino in fondo.
Non aveva capito, né mai avrebbe avuto l’occasione.
 
Nota dell’autrice
Mi rendo conto che forse questa non  è la coppia più strana che potesse venirmi in mente, però per me lo è. Infatti non sapevo proprio cosa scrivere e mi sento in colpa nei confronti di Mycroft perché praticamente gli ho dato un amore a senso unico. Che comunque ce lo vedo a farsi da parte, ma mi dispiace lo stesso, non so cosa ne sia venuto fuori, ma spero qualcosa di carino. Dovevo per forza concludere la raccolta in modo così malinconico evidentemente. Spero vi sia piaciuta, questi sei capitoli sono stati per me un esercizio per scrivere su personaggi che non avrei mai nemmeno sfiorato, il bello è questo, no?
A presto risentirci :)

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3880673