Rebirth of a dream

di Zappa
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Take me to church ***
Capitolo 2: *** Move your body ***
Capitolo 3: *** Golden Age ***
Capitolo 4: *** Blue Night ***
Capitolo 5: *** Space ***



Capitolo 1
*** Take me to church ***


Un turbinio di foglie vola via e torna a splendere il sereno.

La battaglia è finita.

I raggi pacati delle stelle danzano tra i frammenti delle armature spezzate e la polvere alzata fino a quel momento.

Nella terra degli dei torna il silenzio revenziale.

A fatica e con il fiatone raggiungete il piccolo supremo che, come un piccolo angelo, allevia le vostre pene e riconsegna all'universo i due guerrieri più forti di sempre.

Ti sembra di tornare a respirare appena i muscoli del torace tornano a contrarsi senza causarti alcuna fitta dolorosa.

Tiri un sospiro di sollievo come la tensione dei muscoli lentamente ti abbandona, mentre Goku ti osserva.

<< Che hai, pagliaccio? >>

L'altro ti elogia con un sorriso.

Come se non avessi causato tu quel disastro di Majin Buu, come se foste compagni da sempre.

Non capirai mai la misericordia dei terrestri, soprattutto quella di Kakaroth, così pateticamente gentile e calmo davanti a te.

<< Niente, sono contento che tu sia qui con me >>

Lo vedi avvicinarsi agli altri, felici e sereni, come lui.

Il tuo sguardo corrucciato osserva il pianeta sanguinante dallo scontro e risorgi, per la prima volta da eroe, dopo la battaglia.

Il respiro della terra sotto i tuoi piedi ti accoglie in un abbraccio caldo e gli echi dello scontro si disperdono tra le nuvole.

Il paesaggio è desolante, sconvolto, un po' come te in questo momento, ma sta tornando il sole all'orizzonte.

Come è possibile?

Sei tornato in vita ma non l'avevi previsto.

Nell'aldilà lo spirito della morte ti aspetta ancora, alle porte dell'Inferno.

Pensavi che, dopo aver aiutato Goku in una battaglia più che disperata, avresti solcato nuovamente i cancelli stridenti e neri delle tenebre, ma il dio Drago ti ha strappato alla tomba.

Come se, davvero, fossi destinato a grandi imprese, degne di eroi.

Come se il tuo nome dovesse essere ricordato per sempre tra gli uomini buoni e coraggiosi, quelli che hanno dato la vita per gli altri.

Come se il tuo nome sia stato cancellato con il fuoco dai cancelli dell'inferno e la tua anima si sia salvata.

Kakaroth ride, disteso, abbraccia il Supremo e il dio Kibitoshin che finiscono stritolati tra le sue braccia per poi scoppiare tutti in una risata contagiosa.

Anche Mister Satan sembra ridestarsi e si lascia contagiare dalle risate, carezzando, amorevole, la testa del cucciolo che regge tra le braccia.


Pieno di graffi ed ematomi, ti siedi un attimo su una roccia per riposare, anche se non riesci a rilassarti un attimo.

Ti tornano in mente tutti i secondi della battaglia.

I numerosi attacchi energetici che Kakaroth ha schiantato contro Majin Buu, le dolorose fitte delle intransigenti ginocchiate che il mostro ti ha dato alla schiena.

Quei terribili istanti in cui eri pronto a sottostare alla morte, sotto il peso del mostro e dell'incombente Gendamikana che Goku stava per gettarvi contro.

Ti passi una mano sugli occhi, spossato.

In quel momento avresti voluto morire folgorato anche tu, assieme a quel mostricciattolo rosa.

Una domanda ti agita, ineluttabile.

Perché sei tornato in vita?

Non avresti mai meritato di tornare tra i vincitori.

Sospiri nuovamente, nel frattanto che un odioso mal di testa inizia a farsi spazio tra i tuoi pensieri.

Senti avvicinare Kakaroth che, gentile, ti porge una mano per alzarti.

Il dio Kibitoshin vi teletrasporta, infine, sulla terra, al palazzo del Supremo e una nuvola di polvere si alza, quieta.


Il palazzo dalle enormi torri si apre davanti a voi, mentre il silenzio impregna l'aria.

Avanzate nell'ombra dei grandi alberi che costeggiano il tempio e il tempo sembra rallentare dalla precedente frenesia della battaglia.

L'aria fresca ti solletica il volto con una carezza inaspettata.

Il tuo sguardo si perde all'orizzonte per ammirare l'azzurro del cielo.

Goku si ferma, vede che hai rallentato il passo e osserva, insieme a te, le nuvole pigre che passano.

Vi scambiate un'occhiata e nota l'incertezza dei tuoi occhi.

Ti sorride, calmo, e la sua spontaneità ti rilassa impercettibilmente.

<< Andrà tutto bene, vedrai >>

<< Chi ti ha chiesto qualcosa, idiota? >>

Kakaroth ride allora rilassato e, passandosi una mano tra i capelli, raggiunge gli altri, che vi aspettano.

Cerchi di credere veramente alle sue parole, cerchi di convincertene, perché, davvero, non sai come reagire.

E mentre pensi alle parole giuste, a come dirle, a quando dirle, voltate l'angolo e li vedi.


Dei raggi di sole illuminano gli occhi azzurri di tua moglie e di tuo figlio che, colmo di gioia, ti corre incontro a braccia aperte.

Ti fermi qualche passo prima, lontano dal gruppo che si è raccolto attorno a Kakaroth, osannato come sempre, da tutta la patetica combriccola.

Non che ti interessi, a te fa strano anche solo avere qualcuno che ti accoglie dopo essere tornato dalla battaglia.

Trunks ti abbraccia con un sorriso che ti fa saltare un battito e ti si appiccica al braccio, parlando a raffica e tartassandoti di domande su come sia stata la battaglia, innamorato di un padre che, per lui, sarà per sempre eroe.

Lo osservi con occhi distanti, come in un sogno, e alzi lo sguardo, incontrando l'azzurro.

Ti osserva da lontano, stringe in un pugno il foulard ocra che le avevi regalato tanto tempo fa.

Il mondo intorno si annebbia mentre vi guardate negli occhi e li vedi annacquarsi di lacrime.

Non resiste un attimo in più e corre, disperata, verso di te.

Ti si getta al collo, aggrappandosi stretta, come a non volerti più lasciare e, nascondendo il volto al tuo petto, piange.

Rilasci il fiato che, inconsapevolmente, avevi tenuto fino a quel momento.

Seppellisci le dita, ancora coperte dai guanti di cenere, tra i suoi capelli, mentre Trunks vi osserva euforico.

Respiri a grandi boccate la fragranza della sua pelle, delle sue labbra, dei suoi capelli.

Le prendi, infine, il viso tra le mani e osservi rapito il mare cristallino dei suoi occhi.

Ora capisci perché sei tornato in vita.

La baci, avvinto dalla sua bellezza, travolgendola con delicatezza, come a volerle donare nuovamente la vita e la stringi a te, ricolmo di quell'amore che hai fatto esplodere quando volevi salvarli.

E mentre cingi tra le braccia tua moglie e tuo figlio saltella attorno, capisci che veramente va tutto bene, che non potrebbe andare meglio.

E sorridi, finalmente, lasciandoti cullare dal respiro di Bulma e dal profumo della primavera, fregandotene dei guardoni poco distanti.


Ci penserai più tardi a spezzar loro le gambe, non c'è fretta...


(circa 1000 parole)


Angolo dell'autrice

Allora, da dove iniziare?

Lo so, mi odiate tanto e mi vorreste prendere a mazzate per l'assensa maaaa sono tornata.

Maledetta vita che ci costringe a fare cose e a lavorare.

Anzi, mi presenterò a breve con le 50 S.d.V., quindi no problem.

Questa, come mi aveva suggerito una lettrice che saluto – ciao, bella mia – è una raccolta che raccoglierà – perché, appunto, è una raccolta, genius – dei capitoli del Vegeta buono, e non più malvagio e sanguinario come quello adolescente/disperato che vi avevo presentato con “Requiem of a Dream”.

Questo, appunto, è “Rebirth of a dream” che, come dice il titolo e per tutti coloro che si sono collegati solo ora e che ci seguono da casa, tratterà dei caratteri positivi del nostro principe preferito. Non è necessario aver letto la raccolta precedente, visto che sono vari episodi, ma se volete andare a fare un salto alla precedente raccolta, non è che mi lamenti, eh!

Sperando che non venga uno schifo, si spera.

Quiiindi, ringrazio tutti coloro che hanno letto questa storia – dai buoni vecchi veterani che mi seguono con passione e tolleranza alla gente nuova – tutti coloro che mi lasceranno un commentino, tutti coloro che seguiranno, ecc, ecc...

Appppresto.

Mi fa ridere un sacco il fatto che pubblico all'una di notte.

Come a non farmi beccare in ritardo? LOL

E inoltre, questa è una cosa seria ma dal mio commento non lo sembra affatto.

*Sigh* sono così sola.

`!

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Capitolo 2
*** Move your body ***


Accarezzi l'aria.

La sposti leggermente con la mano, passa sul dorso, sull'avambraccio, sulla spalla.

La filtri con le dita, aria fredda, quasi trancia i muscoli.

Esegui un movimento alacre, equilibrato, leggero come lo scroscio dell'acqua in un ruscello, che calma i nervi ed intensifica lo spirito.

Sono esercizi di precisione, perfetti, eleganti, come se, eseguendoli, creassi l'etere che ti circonda.

L'aria scorre sul corpo, ricalca ogni singolo nervo, ogni anfratto dei muscoli. È un abbraccio freddo.

Le dita percorrono la pelle madida, incontrollate. Le lasci scivolare, le sposti con leggerezza e, come rugiada, si poggiano a terra.

Poi un calcio secco, un pugno.

L'equilibrio passa da un braccio all'altro e, in battito di ciglia, sei pronto per liberarti della sua morsa.

Sfiori alcune frange del suo mantello, ne afferri veloce un lembo e lo sbatti a terra. Il vento si disperde al suolo, sconfitto.

Ricominci da capo.

I piedi slittano sull'erba fresca dell'alba e, come come il ripetersi di un rituale sacro, torni in posizione.

Muovi la luce del giorno con pacatezza, senza alterare i battiti del cuore.

Scivoli a destra, sposti le braccia. Vibra la mano sopra l'avambraccio e tagli il sole a terra con il dorso della mano.

Ti concentri in una tattica sempre più precisa.

Il respiro si confonde con il vento, lo cavalca, lo assorbe, diventa il tuo avversario.

L'armonia ricopre i gesti, mentre cresci in velocità e imponi un ciclo scandito al respiro.

Un nuovo attacco del vento.

Torci il busto, parata in basso, parata a mezz'aria, avvitamento.

Elegante, vivi nel movimento come se ne facessi parte, non sei più carne, non sei più ossa, sei solo spirito e concentrazione.

Il vento sbatte con forza contro il tuo petto. Vibra forte il corpo, come un'arpa pizzicata e riaccompagni l’aria al suolo, sfumandola con la mano.


L'armonia dei tuoi respiri cela il passo silenzioso di Bulma che si è fermata a guardarti.

Nonostante sia l'alba, si è alzata per vederti, prima dal terrazzo affacciato alla sua stanza, poi, scendendo direttamente in giardino.

Si avvicina, lentamente.

Profuma come un fiore d'indimenticabile bellezza e si ferma a pochi passi da te.

La fissi, composto.

Le pari un fantasma nascosto in controluce, l'ombra evanescente di un mondo guerriero e lontano che, ormai, rivive solo nei tuoi occhi.

Ti sorride, pacatamente, i suoi occhi tremano di luce.

Scosti lo sguardo e riprendi l’esercizio, ritornando nell’ombra della solitudine.

La perfetta malinconia che ti circonda sembra arroganza che allontana. Ma, lei, non l'ha mai allontanata, piuttosto l'ha convinta, nel tempo, ad avvicinarsi a te.

La tua determinazione, il tuo impegno, il tuo silenzio sono stati i motivi che l'hanno fatta innamorare perdutamente di te.


Addominali scolpiti a parte, s'intende.


(circa 500 parole)




Angolo dell’autrice


I Kata nelle arti marziali sono una serie di movimenti preordinati e codificati che rappresentano varie tecniche e tattiche applicate, successivamente, in combattimento.

Si basano sui principi precisi secondo lo spazio, il tempo e la velocità, per raggiungere la massima perfezione nei movimenti.

Sono delle forme nate da secoli di studi da parte di grandi maestri delle arti marziali per tramandare la conoscenza delle arti dai maestri agli allievi.

In sé, i Kata, hanno un aspetto spirituale molto importante, poiché chi li esegue al tempo stesso li vive, esercita un controllo sulla respirazione e sulla tecnica.


Questo è, parafrasato, quello che potete trovare su Wikipedia riguardo i Kata. Ho cercato di semplificare il più possibile, visto che è una forma d’arte molto complessa e sviluppata e poche righe non gli rendono giustizia.

Mi scuso, quindi, con tutti coloro che praticano queste arti e che ne conoscono i principi. Magari ditemi se ho scritto bene a riguardo.


Tutti noi abbiamo sempre visto i combattenti di Dragon Ball esibirsi in spettacolari mosse e movimenti. Dovevo scrivere qualcosa a riguardo e chi mai, meglio di Vegeta, poteva essere a farli?


Spero che questo capitolo vi piaccia, ci ho messo un po’ a farlo e sono un po’ incerta se si capisca o meno. Spero di non aver creato confusione. Anche se, forse, non emerge molto un effettivo cambiamento, in questo capitolo ho cercato di sottolineare il fatto che lui non sia solo furia e rabbia, odio e sangue. Può essere anche equilibrio, silenzio, eleganza e mistero. E solo Bulma lo ha capito, col tempo. Ditemi che ne pensate.


Riguardo l'ultima frase, be', eviterò in futuro di rovinare tutto, promesso. Un po' difficile, conoscendomi, ma ci proverò. Grazie a tutti quelli che mi recensiscono – la buona vecchia compagnia – a quelli che leggono, anche silenziosamente, eccetera, eccetera, eccetera.

Alla prossima!

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Capitolo 3
*** Golden Age ***



Il bianco latte dei guanti si mescola alla fresca carne delle mani, al sangue pulsante della lotta, traboccante in ogni vena, e alla gelida rigidità della tuta blu diamante.

È l'armatura degli dei, scavata in sabbia d'oro e in venature chiare, pallide come il riverbero della luna sull'acqua. Sembra il canto delle nubi più bianche, tessute assieme con efficacia.

Fili dorati stringono il busto in un abbraccio soffocante di pura adrenalina e due ali ampie volavano, in passato, dalle spalle, impregnate di colate di sole; le ali alzavano a loro volta un mantello rosso ardente.  

Bruciava la sua fiamma, un tempo, scatenava il pianto e la paura in chi la incontrava, così forte e così aggraziata nello stesso istante.

Ora, il sigillo del mantello è stretto attorno al suo animo, perché un principe resta principe per sempre. 

Sul petto, nel cuore del guerriero, è inciso, infine, il giuramento di fedeltà alla corona. 

Le linee robuste dello stemma s'intrecciano con la torre del re: il sangue, il respiro e l'onore gli appartengono. 


Blu, oro e bianco. 

Questi sono i colori della nobiltà e della corazza di un Saiyan. 

Sangue blu, gemme d'oro e bianco divino, di lucente potere.

Il potere che tange le galassie, ne calpesta il suolo, si fonde con il suo canto, ne muove i pezzi.

I guerrieri si inchinano e si inchineranno sempre davanti al nome del re, lo venerano, lo onorano come loro guida.

La corazza del principe rappresenta e rafforza la sua anima. 

È forte, è pura, è spirito di guerra.


È rovinata in lavatrice.

Vegeta si passa una mano sulla faccia, nel tentativo assurdo di non urlare dal dolore.

Sua moglie è sicuramente brava in ogni cosa, ma nelle faccende domestiche proprio no.

In quell'istante, per caso, passa di lì Bulma e si ferma a fissarlo mentre sconsolato è fermo ancora davanti la lavatrice.

<< Tutto bene? >>

Vegeta sorride, scuotendo la testa.

<< Sì, sì >>

La carezza su un fianco, portando le sue labbra alla bocca.

Adesso è ben altro a rappresentare e rafforzare la sua anima. 

Peccato non sappia proprio fare la lavatrice.



Angolo dell’autrice

Con un po’ di ritardo aggiorno anche questa sfortunata raccolta.

Mi spiace del tempo di attesa, la vita mi impone di fare cose.

Alla prossima raccolta, da qualsiasi parte sarà!

Grazie a tutti,

Zappa

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Capitolo 4
*** Blue Night ***



Angolo dell’autrice


Aggiornamento di una vecchia raccolta che, col tempo, mi auguro potrà ricevere sempre più attenzione e cura.

Spero che abbiate passato nonostante i fatti recenti di Genova, un buon Ferragosto.

Dedico, senza pretese, questa piccola storia a tutti coloro che questa notte e nelle notti avvenire non potranno dormire a casa propria, e a coloro che vivono nel ricordo delle vittime.

Non sono molto in forma con questo genere, spero che la storia sia di vostro gradimento, grazie a tutti!





Il placido suono del silenzio, quello che culla, quello che addormenta la mente e che la trasporta nel cuore della notte, continua a vibrare nei respiri degli abitanti della casa, quando viene infastidito, lentamente, dalla voce di una bambina che apre i suoi occhi nel buio e si desta, per un'intrusione nei suoi sogni.

Le stelle accorrono a sentire la voce flebile della bimba, ma la loro luce non può calmarla e la lasciano chiamare mamma e papà.

Nelle stanze più adiacenti alla culla della figlia, non si riposa più e si abbandonano i dolci sogni soporiferi, a vagare ancora sul cuscino.

La donna dai capelli della notte s'immerge ancor di più nella spessa coltre di lenzuola e si lascia affogare dal sonno, passando il testimone al compagno, al suo fianco; torna ancora nel suo sogno e chiude gli occhi, lasciando il mondo dalla mente.

L'uomo si alza, cammina sulle note della scura notte, ad occhi socchiusi per non fare troppo rumore, perché le stelle riposano profondamente, e socchiude la porta della camera della figlia. La piccola, in mezzo alla stanza scuote agitata la testa e si muove nel lettino, lasciando nel buio, come bolle immaginarie, i suoi lamenti.

Le bolle s'infrangono a contatto con la pelle del padre, che solleva la bimba dal letto e la pone nel letto delle sue braccia. Lei vi si appoggia, placida, come una conchiglia portata dalle onde che toccano la spiaggia; l'acqua che si stacca dalla morsa della corrente si adagia e riposa tra le braccia del padre.

Gli occhi scuri dell'uomo scrutano il mare profondo dentro le iridi della figlia, l'acqua fresca dell'oceano, l’acqua che viaggia tra gli scogli e tra gli abissi, che tocca la colorata barriera corallina e che smuove i rivoli di sabbia danzante sui fondali.

La bambina ha gli occhi pesanti, la polvere della luna le accarezza le guance e le fa chiudere le palpebre, filtrando tra le ciglia, ma il padre sa che la luce gentile della luna e delle stelle non basterà per cullarla.

Le stelle si ritraggono, quasi scusandosi, perché i loro tiepidi raggi non sono così caldi da scaldare la temperatura del mare, e l'oceano dentro di lei si agita ancora; le onde s'innalzano e la schiuma delle creste sfiora le cime degli scogli, in un continuo richiamo di pace.
Il padre abbandona la stanza lasciandola alla calma della luna e cammina fino al letto che condivide con la moglie.


La donna, svegliata dai soffusi lamenti della bambina si alza e si immerge anche lei negli occhi della bimba, bagnati di fresca rugiada.

Le sue pozze d'acqua chiara non vogliono mitigarsi, così la madre chiede al padre di condurli tutti e tre nel mare; vuole respirare assieme a loro le profondità celesti e camminare nel silenzio del fondale marino, per poi risalire, insieme, a godere la brezza dello zefiro in superficie.


Lui annuisce e chiude gli occhi: la stanza cala nei colori del profondo blu.

I suoi capelli vibrano di luce cristallina e rischiarano, immergendo il riposo della camera nel moto incessante del mare aperto.

Le onde blu scrosciano e giungono alla riva in una danza infinita, accarezzano e lambiscono ogni chicco di sabbia sul loro cammino, costellando le spiagge; si trasformano in bolle di spuma candida e lieve, si spezzano e abbracciano gli scogli, trasportando i pesci alle barriere più basse del fondale, lasciandoli liberi, verso il mare aperto. Le stelle del cielo si confondono con le stelle del mare, adagiate sul fondale, il loro riflesso vibrante sulla crosta dell'onda s'inabissa carezzando la sabbia sul fondo.

Il blu dell'oceano si apre davanti ai loro occhi, il riverbero costante della luce di luna fende le acque, mentre la superficie si alza e si abbassa in un respiro continuo, le tante tonalità d'azzurro fanno perdere la testa tra cielo e oceano, ma basta immergersi per capire che è un’unione inscindibile di colori.

Se ci si immerge ancora un po', il blu degli occhi diventa presto quello dell'acqua di sale; si nuota con le grandi ali di un angelo, tagliando i flutti che scorrono tra le piume, e si ammira la grandezza dell'oceano sotto i piedi.

Le correnti sfiorano il corpo, leggero nell'acqua, attutiscono lo sforzo della mente e assopiscono lo spirito, facendo contemplare in silenzio il profondo oceano che guizza della variopinta vita degli abitanti tra le bolle.

La bimba allora calma il respiro, grazie al moto continuo d'acqua negli occhi azzurri dei genitori; la tempesta inquieta ma maestosa negli occhi del padre e l'acqua chiara e lucente che bagna gli occhi della madre.

Si lascia cullare nel mare pacifico, la musica delle onde di sabbia e di azzurra purezza la fa inesorabilmente calare nell'intenso colore della notte.

La bambina dorme e mamma e papà navigano ancora per un po’ nel blu del mare, abbracciati, scrutando i colori del zaffiro negli occhi di entrambi.

Si lasciano, infine, trasportare dalla marea per raggiungere, viaggiando a fior d'acqua, i sogni di Morfeo che li aspettano sulle acque.


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Capitolo 5
*** Space ***



Space

I pianeti distanti echeggiano di profonda solitudine nello spazio nero, lontano dai sussurri delle stelle. Le comete s’intrecciano e si sciolgono con l’atmosfera soffice del pianeta, in una sottile striscia di leggera pioggia, una nebbia di minerali sulla superficie.
Il principe chiude gli occhi, le code delle nuvole si disperdono come fili tra le dita, il respiro della Terra lontano, a migliaia di chilometri sotto di lui. Davanti a lui, mentre assorbe il silenzio, tra la sottile linea delle nubi e l’inizio dello spazio freddo, regnano milioni di stelle, che lo invitano a varcare con la mente la soglia dell’infinito, nascosto da sempre nei segreti del loro vuoto.
Il Saiyan si stringe le braccia al petto, fissando con sguardo corrucciato il Sole davanti a sé, come se il suo cocciuto rimorso potesse tangerlo, a migliaia di chilometri di distanza dalla piccola Terra.
Il silenzio viene interrotto, talvolta, da un satellite artificiale che, costante, trasmette il fischio di comunicazioni verso il basso, rischiarato dalla luce dei raggi. Rotea distante, solcando la fine nebbia verso Ovest, e segue il canto del Sole verso il tramonto.
Le stelle gli parlano, mentre galleggia indisturbato sulle onde fredde di aria rarefatta, sul sottile polmone della Terra. Lo osservano, come lui per tanto tempo ha osservato loro, quando ancora il loro sguardo lo rapiva e lo portava a sognare di posti lontani, di mondi inesplorati, di libertà che gli scorreva nelle vene. Promesse sussurrate, forse male interpretate o non colte del tutto, ma che hanno trovato risposta solo in lui, grazie alla forza del suo spirito.

La luce solare sbatte violenta contro il suo corpo, ma non gli dà troppa noia; lascia che filtri tra i suoi occhi ancora scuri dell’Universo e che questi si confondano con il blu del cielo, mentre i capelli diventano dell’oro grondante potere. Il principe si rilassa a sentire l’eco del silenzio soffiare tra le nebbie esili della termosfera, l’aria rarefatta di immobile bellezza, mischiata allo sfavillio costante delle polveri che, prima ancora di trasformarsi in abbagli di luce, gli passano accanto. Se ne sta immobile, sospeso nel nulla e nella vita.
Qualche centinaia di chilometro in avanti e solo il nero accoglierebbe le sue riflessioni: sospira di amara rassegnazione, passandosi una mano sul viso, baciato da brillanti schegge di luce.
Guarda accanto a sé, due respiri della Terra più in basso: i colori ribelli delle aurore boreali seguono il loro flusso armonico, condotte in una armonica danza dalla potenza del vento solare, che leviga senza padroni i poli del pianeta. Trascina con sé le bellissime aurore, facendo sgorgare di romantici pensieri le coscienze, spesso assopite, dei terrestri. Il Principe si ritrova a pensare che a lei quelle aurore boreali toccherebbero l’anima. Hanno lo stesso colore negli occhi, lo stesso perlaceo azzurro vivo.
Molto probabilmente lo sta aspettando a casa, mentre guarda il cielo anche lei, cercando di scorgere la sua stella tra le tante della notte sopra la Città dell’Ovest.
È ora di tornare.
Le stelle gli sussurrano gli ultimi segreti, poi chiude gli occhi e si tuffa nell’aria, rompendo le nubi della loro quotidiana chiarezza, per tornare da chi, per lui, è più splendente del Sole.




Angolo dell’autrice.


È un piacere alle volte tornare. Spero che questa piccola storia possa essere di vostro gradimento, così come spero che abbia un senso logico. Spero di tornare presto, un abbraccio a tutti e ringrazio tutti coloro che leggono.

Zappa

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