Wild World - storia di una candela

di CapitanCivettictis
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Wild World

-Storia di una candela-

 

Quando le nuvole sono spinte dal vento e tu le stai guardando sdraiato sull'erba, ti sembra di avvertire il movimento della terra.

Una sembrava un procione, una sembrava una pesca, una sembrava una trota. In realtà a me sembravano tutte dei cumuli di vapore bianchi sospesi in un cielo estremamente azzurro, una sembrava un fiore, una sembrava il postino .

Una sembrava un palloncino. Rosso. Mi misi a sedere e cercai la fionda nelle mie enormi tasche, ma tempo trovarla e sollevare lo sguardo ed era già volato via. 

-E quindi se n'è andata, da non credere-

-E la sua lettera era davvero scortese-

Qualcuno parlava, vicino ad una casetta poco distante dall'albero sotto cui stavo seduta. Quando mi avvicinai Melba fece un salto all'indietro per la sorpresa, Antonio mi salutò con un sorriso. 

Chiesi chi aveva lasciato il paese. 

-Non l'hai sentito neanche tu eh?- mi chiese Melba -Micia è andata in un'altra città, ha detto che non c'era niente di male in questa, ma a quanto pare c'era qualcosa che non le piaceva in me- mi porse un pezzo di carta bianchissima con dei fini ghirigori argentati nell'angolo. Micia aveva salutato Melba con poche parole aspre.

-Pensavo che le cose andassero bene tra voi- intervenne Antonio 

-Si, anch'io lo pensavo- Melba abbassò lo sguardo e mi strappò di mano la lettera. Non appena si rese conto del gesto mormorò una scusa, imbarazzata.

-Voglio dire, probabilmente è perché non ho diviso il latte al cioccolato con lei!- si corresse stupita. Preferii non indagare oltre e mi allontanai dai due.

Oltre il ponte, dall'altra parte del fiume rispetto alla casa di Melba, c'era la parte più affollata della città: i negozi, il municipio, il museo e soprattutto casa mia. Tuttavia, invece di tornare al chiuso, svoltai verso la spiaggia. Là dove era stata la casa di Micia, ora c'era solo un terreno con un cartello "Vendesi" piantato nell'erba. Feci una smorfia al vedere il disegno di una fogliolina nell'angolo del cartello, cercai di non pensare al mio mutuo.

Scesi in spiaggia, tolsi le scarpe e feci un risvolto ai pantaloni. Guardai verso l'orizzonte, ferma in piedi con l'acqua alle caviglie, il suono della risacca pigro e dolce cercava di confortarmi, ma appena mi lasciavo un po' andare l'immagine della fogliolina del marchio di Nook mi tornava alla mente facendomi storcere la bocca. Due macchioline scure guizzavano vivaci verso di me sotto il pelo dell'acqua. Preparai la canna e la lanciai verso di loro:, la prima macchiolina si stava avvicinando all'esca, la sentivo spostare esitante l'amo.

Ancora un po'.

-Hey!- Trottolo mi piombò addosso facendomi perdere l'equilibrio, e l'improvviso movimento spaventò i pesci. Lo salutai con un sospiro e misi via la canna. -Peschi? La pesca è una cosa da campioni, sai? Dovremmo fare una gara per vedere chi è il più campione- scossi la testa, e Trottolo sembrò sgonfiarsi dalla delusione.

Per cambiare argomento gli chiesi se aveva saputo di Micia.

-No, cos'è successo? Ha comprato un nuovo body da ginnastica?- Gli spiegai quello che mi aveva detto Melba, e come secondo me fosse successo qualcosa tra loro due.

-Intendi come la gara di fissaggio oculare dell'altra volta?- Sorrisi e annuii con solo un po' di pietà: Trottolo non era il più sveglio quando riguardava certe questioni.

-Pensi che ora arriverà qualcuno al posto suo?- domandò Trottolo . 

Mi strinsi nelle spalle: il cartello diceva "Vendesi", ma non era detto che ci fosse qualcuno disposto a comprarlo. Il villaggio intanto sembrava un po' più vuoto.

 

Una mattina, mentre raccoglievo della frutta da poter vendere, vidi il taxi di Remo uscire dal villaggio e le guardie chiudere i cancelli. La mia borsa era piena e pesante, ma la piazza non distava molto. 

Lungo la strada per il municipio vidi Trottolo andare nella stessa direzione, lo salutai da lontano. -Dicono che è passato Remo- disse dopo essersi avvicinato. Annuii e confermai di averlo visto mentre ero nel frutteto. -Allora hanno comprato il terreno!- 

Alla piazza c'erano quasi tutti. Melba e Felidia chiacchieravano animatamente, rosse in volto, Antonio era esploso in un monologo e Mike lo ascoltava a braccia conserte. Non appena mi vide Felidia mi assalì prendendomi entrambe le mani. -l'avete perso per un pelo!- 

-Chi abbiamo perso?- chiese Trottolo con un broncio infastidito. 

-Quello nuovo!- si intromise Antonio. Mike dietro di lui si rilassò e alzò gli occhi al cielo. 

-Dice che si è trasferito qui per allenarsi; i muscoli hanno bisogno di un certo ambiente, e ha detto che l'aria qui sembrava emanare energia. Abbiamo già programmato una sessione di allenamento intensivo-

-Ed è carino!- interruppe Felidia -Ha un taglio incredibilmente alla moda, e devi vedere come portava i suoi vestiti! Scommetto quello che vuoi che è modadipendente, Filomena avrà un gran da fare-

Melba si unì al coro -È così sicuro di sé! E i suoi capelli sembravano così morbidi, e si vede che è forte e scattante...-

Presto tutti finirono per parlare l'uno sopra l'altro, Trottolo ascoltava imbronciato e in silenzio, nemmeno io parlai.

Mentre gli altri riprendevano a scambiarsi commenti sul nuovo arrivato sentii Trottolo mormorare qualcosa, ma non riuscii a sentire. 

Chiesi di ripetere.

-È solo che non capisco cosa ci sia di così straordinario- disse, e poi stette di nuovo in silenzio.

Mike ci si avvicinò, era stato l'unico a non parlare. -È già andato a svuotare gli scatoloni, l'avete davvero perso per un soffio-

Chiesi se aveva preso il terreno di Micia.

-No, ha costruito una casetta vicino al torrente, qualcosa che c'entrava con la pesca credo- Storse la bocca. -Magari potete fargli una visita-

Trottolo sbuffò -Se vorrà presentarsi verrà fuori, sarà impegnato a riordinare i pesi adesso-. Anch'io scossi la testa: la borsa cominciava ad essere troppo pesante per me, anche se quello che sentivo era il peso dell'oro.

Ci separammo: Trottolo parlò di allenamenti e tornei di pesca con Melba, Mike riprese a parlare con Antonio, io mi avviai verso il negozio prima di tornare al frutteto.

Il crepuscolo arrivò rapidamente e qualcosa cambiò distintamente nell'aria; il vento suonava una musica dolce e rilassata, e il cielo era di un arancione tanto acceso che il bordo delle foglie secche vi si confondeva, e gli alberi si univano alle nuvole.

 Seduta sulla riva del fiume vicino a casa di Trottolo, aspettavo che qualcosa abboccasse; ma i pesci ignoravano l'esca e passavano oltre, e io non avevo voglia di inseguirli. Forse un pesce aveva mangiato l'esca mentre ero distratta, cominciai a ritirare la canna per ispezionare l'amo. Alle mie spalle una porta sbatté, e qualcuno cominciò a tossire.

Dalla nuova casetta era uscita una nuvola di polvere che stava lasciando cadere di fronte all'entrata due paia di guantoni da boxe, tre tappetini arrotolati, e due bande elastiche colorate.

Quando la nuvola di polvere si posò vidi il nuovo arrivato, lo salutai da lontano, lui mi salutò. Dopo che ebbe sistemato l'attrezzatura poggiò la schiena contro la porta, e il suo sguardo cominciò presto ad infastidirmi.

-Come ti chiami?- Chiese.

Dissi il mio nome guardandolo brevemente negli occhi, poi tornai alla mia pesca. Non riuscivo a sostenere il suo sguardo, forse era il neo sotto l'occhio sinistro che lo rendeva quasi ammaliante. O forse ero solo timida con gli sconosciuti. 

-Io sono Genji- disse, e sembrava voler aggiungere altro, ma non parlò. Invece tornò dentro casa e ci fu un gran rumore di nastro adesivo e cartone strappati, e di spostamenti continui. Pensai fosse tornato al suo trasloco, quindi tornai alla mia pesca. Almeno era un coniglietto efficiente.

Un pesce stava venendo verso la mia direzione, trascinato dalla corrente, ma ignorò completamente la mia esca e passò avanti. Ai miei tempi i pesci non erano così schizzinosi.

-Devi assecondarli, sai?- 

Vidi un amo volare a pochi centimetri dalla mia faccia ed affondare in acqua giusto davanti al muso del pesce che mi aveva ignorato. Genji maneggiava la canna da pesca con grande maestria, o con grande fortuna dal momento che la mia faccia era salva.

Tuttavia il pesce cominciò ad avvicinarsi alla sua esca quasi subito, e dopo una breve esitazione abboccò. Genji strattonò forte, lottando contro la forza del pesce che cercava di liberarsi, ma infine vinse e riuscì a far balzare fuori dall'acqua un grassissimo barbo. Per riflesso applaudii, ma un barbo non valeva niente al mercato. Se avesse pescato un koi, magari…

Gli chiesi se anche lui doveva pagare il mutuo a Tom Nook.

-Certo!- rispose lui -Ma con la mia tecnica avrò finito in meno di un mese!-

Avevo detto così anch'io al mio primo mutuo, ma non era il caso di distruggere subito i sogni del nuovo arrivato.

Per buona misura mi dimostrò un altro lancio con la canna da pesca, piegandosi all'indietro e poi slanciandosi in avanti con tutto il busto. Quasi subito ritirò la canna con un grosso boccalone all'amo.

-Ahah, c'è cascato ancora!

Sorrisi cortesemente mentre lui rideva sempre più forte, ma aveva dei polmoni incredibili e non smetteva più. Dovevo farmi passare il suo regime di cardio.

Siccome non sembrava voler smettere, dissi che era quasi l'orario di chiusura del negozio e che dovevo ancora portare un po' di paccottiglia al signor Nook. Dopo un po' da lontano sentii che la risata si affievoliva, mi girai e vidi Genji che mi salutava con la mano, e lo salutai anch'io.

 

La mattina dopo pioveva, tutti passeggiavano per il villaggio sfoggiando gli ombrelli di Ago e Filo. Io invece prima di uscire a raccogliere un po' di frutta mi ero svuotata le tasche, così da farcene stare il più possibile, e mi stavo inzuppando. 

Mangiai una pesca un po' pestata mentre mi incamminavo verso il municipio. A Pelly non dispiaceva che frugassi un po' tra la spazzatura ogni tanto, sapeva quanto fosse difficile pagare il debito al signor Nook. Quando giunsi in piazza vidi che c'era un nuovo messaggio anonimo nella bacheca:

“Invidio i comici.

Anche se non hanno voglia di ridere riescono comunque a far ridere gli altri.”

 

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Essendo ormai autunno era arrivato il momento della sagra delle ghiande. Le ghiande in sé non valevano molto, ma i mobili che regalava il signor Ghiandy erano rari, e anche molto carini di solito.

Faceva un po' freddo, quindi volevo vendere i mobili che mi avrebbe dato il signor Ghiandy per potermi comprare un maglioncino da Ago e Filo, e forse avrei potuto anche mettere da parte un po' di soldi per pagare il mutuo.

-Permesso permesso permessooo!

Una montagna di ghiande marce barcollava zigzagando tra gli abitanti del villaggio, e quasi ci scontrammo.

Mi misi a ridere e dissi a Trottolo che a Ghiandy non piacevano quelle marce.

-Ghiandy?- chiese Trottolo -Non mi interessano i mobili polverosi del sindaco, queste sono esche sperimentali! Per i pesci!-

Ero molto stupita dal fatto che i pesci potessero apprezzare le ghiande marce, ma ero ancora piu stupita dal fatto che Trottolo avesse scambiato Ghiandy per il sindaco, lo presi in giro per quello e lui mi guardò confuso.

-Oh, certo che non è il sindaco- rispose nervoso -Che scemo che sono eh?- e poi se ne andò senza dire altro.

Verso le quattro del pomeriggio andai da Ago e Filo.

-Benvenuta, benvenuta!

Chiacchierai un po' con Agostina e Filomena mentre guardavo tra i vestiti, trovai un ombrellino molto carino a forma di foglia e lo comprai subito.

-Ottima scelta!

Sorrisi soddisfatta. Chiesi ad Ago e Filo se avevano conosciuto già Genji.

-Oh sì, è venuto in negozio proprio ieri, ha comprato un body rosa.

-Davvero?- chiese Filomena -Non ti stai confondendo? Se una nuova faccia fosse entrata in negozio me lo ricorderei penso…

-Ma non hai staccato lo sguardo dalla macchina da cucire per tutto il tempo!

Scelsi una felpa rossa con il cappuccio e la indossai subito. Quando attirai l'attenzione di Agostina su di me per pagare mi fece i complimenti per come mi stava, feci una giravolta e le due sorelle applaudirono. Magari avrei potuto lasciare il mutuo marcire in banca e spendere tutti i miei soldi in vestiti. 

Pensai alla giacca viola di Tom Nook e ai suoi nipoti, mi venne un brivido. 

Magari dopo quell'ultimo mutuo avrei potuto dirgli che non volevo ampliare la casa, avrei potuto dirgli che non mi servivano altre stanze, visto che vivevo da sola.

Lasciai il negozio fantasticando sulla mia discussione con Tom Nook, a come avrei potuto spendere tutti i soldi che facevo ogni giorno nel frutteto, Ago e Filo potrebbero aprire un atelier a quel punto.

Mentre tornavo a casa col naso per aria qualcosa si agganciò al mio cappuccio e tirò, finii per terra.

-Ops, tu si che sei un pesce grosso!

Genji mi offrì una mano per aiutarmi ad alzarmi. Quando fui in piedi controllai eventuali danni al mio nuovo acquisto, ma non era niente di grave per fortuna.

-Bella felpa- Disse mentre arrotolava la lenza -Il colore dei vincitori! Pensi di indossarla per il torneo di pesca?

Dissi di no, il torneo di pesca per me era una scusa per ingrassare il sindaco, il pesce più grosso se lo cucinava alla griglia.

-Non è una questione di appetito, è una questione di gloria!- Genji lanciò l'amo in acqua muovendo la canna come una spada da kendo, e aspettò che il pesce che aveva preso di mira abboccasse, cosa che fece quasi subito. Genji lottò con la sua preda, tirò e tirò e alla fine tirò su un'anguilla grassissima.

Applaudii, e quasi gli credetti per un momento, ma poi lo vidi gettarla nel fiume. Rimasi scioccata, gli chiesi se non mangiava nessuno dei pesci che pescava.

-Io? No, solo frullati proteici e verdure! Anche se di tanto in tanto mi piacerebbe una bella torta di carote…- si distrasse per un po' sognando ad occhi aperti; agitai una mano davanti alla sua faccia ma non si riprendeva, forse avrei dovuto semplicemente tornare a casa.

-Dicevo, i pesci mi stanno solo aiutando a prepararmi per il torneo! Se li rimetto in acqua poi posso pescarli un'altra volta.

Fece un sorrisino sghembo che un po' mi inquietò, non sapevo nemmeno come interpretarlo.

Gli chiesi se anche lui pescava con le ghiande marce come esca.

-Ghiande marce? Perché dovrebbero piacere ai pesci? Non mangiano nemmeno le ghiande buone!

Gli chiesi cosa mangiavano allora.

-Panini con l'insalata.

 Gli dissi che era strano allora, perché di solito Trottolo vinceva sempre tutti i tornei.

-Trottolo dà le ghiande marce ai pesci?

Dissi che quest'anno sì, ma l'anno scorso gli dava le cappesante vuote. 

-Trottolo non si allena tanto, vero? Non l'ho mai visto allenarsi, e vincere ingannando i pesci non è sportivo.

Mi strinsi nelle spalle, di solito funzionava, non c'era nessuna regola contro le esche sperimentali nel torneo.

-Vedremo se le esche sperimentali vinceranno contro gli addominali- rispose Genji, e per sottolineare le sue parole si sollevò la maglietta e fui investita da una luce così potente che mi fece cadere all'indietro.

Che fenomeno la natura! Che misteri!

Gli feci segno di abbassarsi la maglietta mentre con un braccio mi coprivo gli occhi. Genji tornò alla sua pesca compiaciuto. Salutai Genji con un cenno, e mi allontanai barcollando.

Ero assolutamente sconvolta. Mi diressi pian piano verso casa mia, risalendo la collina. Le luci cominciavano a spegnersi, ormai quasi tutti dormivano, solo pochi abitanti ancora passeggiavano al fresco della notte. Avevo ancora un po' di cianfrusaglie nelle tasche, ma il negozio di Tom Nook era chiuso. 

Chissà dove viveva poi, non avevo mai visto casa sua, eppure il villaggio l'avevo girato tutto. Magari dormiva in negozio, nei letti che poi avrebbe dovuto vendere, quel tirchio. Chissà se li puliva.

Vidi in lontananza Trottolo che passeggiava dondolando un secchiello. Niente più ghiande.

Lo salutai da lontano, lui mi vide e mi salutò, poi fece una corsetta verso di me.

-Hey nottambula! Cosa ci fai in giro a quest'ora?

Gli raccontai dell'incontro con Genji e dissi che avevo perso la cognizione del tempo.

-Ah è così? Ha paura di perdere contro l'imbattibile campione del villaggio?

Genji in realtà mi era sembrato piuttosto sicuro di sé

-Sarà un altro gonfiato

Chiesi a Trottolo se le ghiande erano piaciute ai pesci.

-Non molto in realtà, ma io punto alla qualità, non alla quantità!

Mi mostrò il secchiello, dentro c'erano una perca dorata e una lattina. Gli chiesi della lattina.

-Non è una lattina, è un pesce molto raro che sembra fatto d'argento! L'ho appena pescato.

Non avevo mai mangiato un pesce lattina, non sembrava molto appetitoso.

-È un pesce da collezione! Non si mangia.

Non ero interessata a un pesce che non potevo mangiare, ma questo non lo dissi. Invece chiesi che tipo di allenamento faceva lui per prepararsi al torneo.

-Per quanto riguarda la pesca, il miglior allenamento è quello della mente! Riduco anche la quantità di addominali che faccio al giorno per studiare come prendere all'amo i pesci più grandi! Ma non ti preoccupare, sono forte come sempre, oggi ho sollevato un albero.

Esclamai che era incredibile! Poi tuttavia ricordai un germoglio secco nel frutteto vicino al municipio, un povero alberello che non aveva trovato abbastanza sole.

Salutai anche Trottolo e finalmente tornai a casa. 

Ero stata fuori per tanto tempo ed ero davvero sfinita, accesi la luce.

Tre scarafaggi lucidi e marroni mi guardavano terrorizzati dal centro del salotto, e io, terrorizzata, guardavo loro.

Poi fu tutto uno zampettare frenetico tra i mobili, e più li rincorrevo più sgusciavano via. Uno per uno li spinsi in trappola in un angolo e li schiacciai. Con un sonoro clack dividevo le loro anime da scarafaggio dai loro corpi croccanti, immaginavo i loro spiriti volare via quasi sollevati per essere stati liberati dalla loro forma raccapricciante.

Così mi liberavo dei sensi di colpa e non dovevo preoccuparmi di essere una così spietata assassina.

La mattina seguente era una domenica piovosa. Colsi subito l'occasione per mostrare al mondo il mio ombrello nuovo, incredibilmente compiaciuta perché finalmente la pioggia non mi aveva colto di sorpresa.

L'acqua scivolava verso la punta della foglia e cadeva in grandi gocce, tutto sembrava avere un aspetto più grazioso quel giorno.

Tranne il frutteto; lì c'era un sacco di fango, e il vento aveva fatto cadere molta della frutta per terra. Sentii il mio volto contorcersi in una smorfia che cercai immediatamente di cancellare, quella frutta mi pagava la casa ogni giorno, non potevo permettermi di fare la schizzinosa. 

Proprio in quel momento di lì passava una vecchina con i denti un po' sporgenti e il naso all'insù. Portava un fagotto pieno pieno di rape bianche. La salutai e mi salutò anche lei, mi disse che vendeva le rape.

Volevo comprarne due, ma erano super care!

-Questo è niente, dovresti sapere quanto mi dà quel signor Nook giù al negozio: le compra e se le mangia, ma le sue preferite sono le rosse.

Le chiesi se potevo comprare una rapa rossa.

-Non ne ho più cara, le compra sempre tutte il signor Nook, ma se hai la pazienza di crescerle per conto tuo posso venderti i semi.

Comprai un po' di semi di rapa, anche quelli costosissimi, ma magari se avessi portato una rapa rossa al signor Nook si sarebbe “Dimenticato” di qualche decina di migliaia di stelline nel mio mutuo. 

Volli subito tornare a casa per piantare le rape, ma prima passai a vedere gli annunci in bacheca.

Un nuovo messaggio diceva: 

“Tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare.

Saper nuotare aiuta”

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Il sabato successivo uscii di casa per andare a controllare la rapa rossa che stavo crescendo con tanta cura. Sembrava matura, quindi la colsi e poi andai a raccogliere un po' di frutta. Quando arrivai da Tom Nook vendetti la frutta e lasciai la rapa per ultima. 

-Qualcos'altro?- chiese, e gli mostrai la rapa rossa che avevo colto.

Non riuscii a vedere nessun cambio nel suo sguardo, cominciai a mettere in dubbio le parole di Nella, ma Tom Nook mi disse il prezzo.

-Ah una rapa rossa? La puoi vendere per 10000 stelline, va bene?-

 

Corsi immediatamente da Pelly e depositai il ricavato nel mio conto. Ero al settimo cielo. 

Ero così di buonumore che quando uscii dal municipio parlai con il sindaco e gli dissi che avrei partecipato al torneo di pesca.

-In testa al momento c'è il salmone di Trottolo, 40 cm.

E rinunciai. Dopo tutto era solo una stupida competizione, mi sarei dedicata alla pesca per pagare il mutuo e nel caso avessi trovato un pesce particolarmente grande l'avrei portato.

Cominciai con il laghetto sotto la cascata, dove si trovavano più salmoni. Sentii ansimare e sbuffare, e una serie di grugniti agghiaccianti… Alla fine un grido così forte che caddero le pesche da un albero lì vicino. Le raccolsi e poi andai ad investigare.

Vidi Trottolo sbilanciarsi all'indietro mentre la sua canna da pesca era piegata quasi al punto di rottura.

-WOAAAH!

Con un ultimo strattone sollevò in aria il re dei salmoni. Applaudii e sentii qualcun'altro applaudire vicino a me. Era Mike e si stava avvicinando verso la nostra direzione, anche lui portava una canna da pesca.

-Incredibile Trottolo! Anche questo torneo lo vincerai tu senz'altro!- 

Trottolo sollevò la sua preda orgoglioso.

Dissi a Mike che ero stupita: pensavo che l'attività fisica non gli piacesse.

-La pesca mi fa sudare di meno rispetto a tutto il resto, devo solo rimanere fermo ad aspettare i pesci. Ora cacciare insetti, quello sì che è terribile- Disse con un brivido -L'ultima volta mi sono ritrovato davanti ad una tarantola, ero nel panico e mi ha morso! Mi sono risvegliato a casa mia…

Ebbi un brivido. Suggerimmo a Trottolo di andare subito a presentare il salmone che aveva catturato al sindaco. Quando arrivammo però, il sindaco era occupato a parlare con Genji e Melba. Trottolo si incupì, quando fu il nostro turno il sindaco fu contento di vederci. 

-Cosa abbiamo qui?- chiese quando gli mostrammo il pesce -Oh strabiliante! Un salmone di 48 centimetri, niente male! Ma per ora è in testa l'anguilla di 56 centimetri pescata da Genji-

Genji, poco distante da noi si mise a ridere.

-Oh andiamo Trottolo, perché quel muso lungo?

Trottolo sembrò piuttosto confuso -...È la mia faccia?

Genji si sentì a disagio e rispose con un sorrisino imbarazzato -L'esca del giorno pare siano le fette di limone col miele.

Trottolo fece finta di non averlo sentito e se ne andò verso il fiume, mentre io e Mike lo seguivamo, Genji e Melba invece se ne andarono verso la sorgente. 

Una volta arrivati al fiume ci mettemmo a pescare tutti insieme all'ombra degli alberi. C'era una brezzolina piacevole, ma sembrava che i pesci non volessero abboccare.

-Forse si insospettiscono vedendo tutte queste esche.

Trottolo ritirò il suo galleggiante e lo ispezionò. Neanche il più minuscolo ciprinide. 

-Oh be', allora vado da un'altra parte, questo punto sembra essere sfortunato.

-Vengo anch'io- disse Mike, e si allontanarono tra gli alberi. Io rimasi, non ero lì per vincere il trofeo, ero lì per le anguille grasse come quella che aveva pescato Genji: avevo guadagnato molto quel giorno, mi meritavo una cena coi fiocchi!

Ma nessun pesce voleva avvicinarsi alla mia esca, e il calore del sole era mitigato dalla brezza e dall'ombra degli alberi. Chiusi gli occhi ascoltando la musica allegra della natura e finii per assopirmi.

Fui svegliata dalla canna che mi tremava tra le mani, o così credevo. Tirai con tutte le mie forze ma l'amo era vuoto.

Mi accorsi però che le vibrazioni non provenivano dalla canna, ma dal terreno. Antonio e Felidia correvano tra gli alberi e mi aspettavo ci fosse un terremoto, mi fecero segno di seguirli. Io fui subito in piedi e corsi con loro verso la spiaggia.

Mi fermai ansimante appoggiata contro un albero vicino alla spiaggia e chiesi cosa ci fosse di tanto importante da vedere.

-I campioni si stanno sfidando!

-È una lotta all'ultimo amo!

In effetti si era creata una piccola folla intorno a Genji e Trottolo, l'atmosfera era incredibilmente tesa, tanto che sembrava di poter pizzicare l'aria come la corda di un'arpa.

Trottolo era tanto inarcato all'indietro che sembrava sul punto di cadere, Genji puntava i talloni contro la sabbia e tirava fortissimo: tutto il suo corpo era sbilanciato all'indietro ma era perfettamente allineato e stabile, come un palo conficcato nella sabbia.

La folla faceva il tifo per quello spettacolo incredibile, il baccano aveva addirittura attirato il sindaco. Tutto il villaggio si era radunato per assistere a quelle imprese eroiche.

-Non hai ancora gettato la spugna, coniglietto?

-Solo dopo di te, muso lungo!

Ad un certo punto Genji grugnì e tirò e un mostro abissale saltò fuori dall'acqua tra i “wooo” stupiti della folla.

Genji aveva pescato un pesce luna, e mentre il sindaco lo misurava uno strattone più forte strappò la lenza della canna di Trottolo che barcollò all'indietro.

Genji fece un sorrisetto compiaciuto -Deludente…

Trottolo cambiò la lenza e fece volteggiare l'amo sopra la sua testa prima di lanciarlo in acqua.

-Non è ancora finita!

-No- disse il sindaco -Sarà finita tra 15 minuti!

Genji diventò serio e gettò di nuovo l'amo in mare.

-Arrenditi amico, non mi batterai mai- gridò Genji sopra il rumore delle onde. Il mare stesso si stava agitando davanti a quella prova di forza e abilità.

-Non ci scommetterei troppo!- rispose Trottolo

-Scommettiamoci invece! Chi perde dovrà commettere un atto umiliante in pubblico.

-Non vedo l'ora!

Il dialogo tra i due competitori non fece che infiammare gli spiriti degli spettatori che li incitarono ancora di più.

-Fagli vedere, Trottolo!

-Genji, sei il più forte!

Due pesci abboccarono simultaneamente alle canne da pesca degli sfidanti. Per contrastare la loro forza Trottolo dovette girarsi dando le spalle al mare e tirando più forte che poteva con le braccia muscolose, Genji ormai formava un angolo di 45° con la sabbia. La folla era assordante, anche io facevo il tifo, non sapevo bene per chi. 

Decisi di fare il tifo per il pesce.

Una creatura mistica si levò nell'aria, questa volta attaccata all'amo di Trottolo, e atterrò davanti al sindaco. Era uno squalo martello. 

“WOOO” la folla stentava a crederci.

Si sentì un tonfo, la lenza di Genji si era spezzata e lui era precipitato a terra come un meteorite, atterrando sul sedere.

Trottolo aveva uno sguardo folle -Deludente!- lo schernì.

-Trottolo in testa!- annunciò il sindaco.

Genji si alzò serissimo, si spolverò via la sabbia dai vestiti e aggiustò la canna. Al vederlo Trottolo ghignò soddisfatto.

Insieme fecero volteggiare le lenze e ripresero la loro sfida.

-4 minuti!- annunciò il sindaco. 

Ma le lenze si tesero quasi subito, e la sua voce roca andrò persa tra il chiasso della folla e delle onde.

Trottolo diede di nuovo le spalle al mare e Genji puntò di nuovo i talloni nella sabbia.

Le teste di entrambi sfioravano la sabbia tanto erano sbilanciati, ormai in posizione quasi orizzontale, e si guardavano negli occhi e urlavano. In lontananza rimbombavano i tuoni che accompagnavano degli improvvisi fulmini a ciel sereno.

-Pronto ad arrenderti?- gridò Trottolo, la sua voce appena udibile.

-Quando lo sei tu!- Gridò Genji in risposta.

La folla era in delirio.

Gli occhi di tutti erano puntati sui bicipiti di Trottolo, sui polpacci di Genji.

-30 secondi!- gracchiò il sindaco.

Con un ultimo grugnito sia Genji che trottolo strattonarono gli dei del mare fuori dall'acqua e caddero lunghi distesi sulla sabbia.

“WOOOOOOOOOOOOO”

Gli abitanti erano impazziti. Il sindaco per poco non fu sepolto da due enormi squali bianchi. Quando L'atmosfera si fu calmata, tutto il villaggio si radunò in piazza ormai al tramonto. Tutti erano sfiniti ora che la tensione stava calando, ma tutti erano curiosi di sapere chi avesse vinto.

-Dopo aver misurato più volte con l'aiuto delle sorelle Ago e Filo gli ultimi due pesci della giornata. Vi annuncio con molto orgoglio il nome del vincitore-

La folla era sulle punte dei piedi, la curiosità li stava sfinendo.

-Il competitore che ha perso non dovrà rammaricarsi troppo perché la differenza era di solo un centimetro! Incredibile eh? Non è mai successo niente di simile nell'intera storia di questo villaggio, e io abito qui ormai da diverse decadi, e…-

Il sindaco fu interrotto da Pelly che si schiarì la gola e accennò agli sguardi assassini degli abitanti.

-Ah-hem, il vincitore di questo torneo di pesca è…

Genji!-

La folla applaudì e fischiò, tutti vollero stringere la mano a Genji, mentre Trottolo rimase a bocca aperta. Gli abitanti si congratularono anche con lui, e presto ognuno tornò a casa propria, affaticato dalle forti emozioni della giornata.

Per evitare la folla fui l'ultima a congratularmi con i due campioni, perciò fui l'unica a sentire quello che avevano da dirsi quando furono soli.

Appena misi un po' di distanza tra me e loro sentii Genji parlare e attirò la mia attenzione.

-Sai cosa vuol dire questo, vero?

Il tono malizioso nella sua voce mi tenne sveglia la notte.

Il mattino seguente infatti non riuscii a svegliarmi in tempo per l'apertura del negozio di Nook. Fui svegliata invece, verso mezzogiorno, dal chiacchiericcio proveniente dalla piazza. 

Mi vestii e scesi a vedere di cosa si trattava. C'erano quasi tutti, mancava solo chi in quel momento stava lavorando. Genji era poggiato al muro del municipio, assisteva compiaciuto alla scena. Trottolo, nascosto tra gli alberi evitava gli sguardi di tutti.

Mi feci largo tra gli abitanti sghignazzanti. Sulla bacheca degli annunci c'era un nuovo messaggio:

“La storia?

La scrivono i vincitori

La bacheca degli annunci? I perdenti”

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Il villaggio si preparava al mercato delle pulci, tutti erano fuori casa e cercavano di raccattare più paccottiglia possibile per poter guadagnare qualche stellina in più. Mi sembrava improvvisamente di essere nel mio elemento, e allo stesso tempo di avere più rivali che mai. In particolare, dopo il torneo di pesca, il villaggio non sapeva più cosa volesse dire “Quiete”. Trottolo e Genji non si erano più fermati. Mi calò un retino sulla testa.

-Neanche tu- sospirò. -Non c'è un puzzone che abbia le pulci in questo villaggio?- 

Gli dissi di provare con Mike, non lo vedevo in giro da un paio di giorni, probabilmente era a casa a giocare a videogiochi.

-Grazie- disse Trottolo, e se ne andò.

Subito dopo sentii una presenza dietro di me che mi fece rizzare i peli sulla nuca. 

-No- disse Genji. -Tu no, hai visto qualcuno con le pulci da qualche parte?

Era una domanda piuttosto strana. Dissi anche a lui di provare con Mike, e si allontanò.

Mi riempii le tasche di frutta e le portai al negozio di Tom Nook, come ogni mattina, ma Nook era occupato a comprare pesci e insetti da Trottolo e Genji.

-Sono 30.456 stelline- Disse a Genji.

-Sono 30.454 stelline- Disse a Trottolo.

Genji sorrise compiaciuto e Trottolo sbuffò, e corsero fuori dal negozio. Se riuscissi a fare 30.000 stelline con un solo carico potrei fare almeno 4 carichi al giorno e finire di pagarmi il mutuo in una settimana. E se mi sentissi particolarmente motivata; potrei metterci anche un altro carico e comprarmi i mobili per la cucina.

Ma mi accontentavo di vendere rape una volta alla settimana e frutta il resto dei giorni. Salutai Nook, e andai a raccogliere quello che restava sugli alberi, anche le pesche e i cocchi, che valevano pochissimo.

Ero giusto sotto la porta della città, raccoglievo ciliegie in quello che solitamente era un frutteto abbastanza tranquillo, perché nessuno nel villaggio era veramente interessato ad uscire. Tuttavia quel giorno continuavo a vedere Fido che correva dalla sua postazione all'asta della bandiera che sventolava pigra. Ora rappresentava una carota, ora un ferro di cavallo. Ora rappresentava delle lunghe orecchie che andavano a fuoco, ora rappresentava una favolosa criniera arcobaleno. Fido dava il meglio di sé, ansimava come quando d'estate era costretto a stare in divisa nonostante l'afa.

All'improvviso si fermò, non uscì più, l'ultima bandiera era una canna da pesca incrociata con un retino davanti ad un body rosa. Ci fu un grave, sgradevole silenzio. E poi un lamento, un urlo, due voci che si fecero sempre più forti e inquietanti

-AAAAAAAAAAAAAAAH!

Trottolo e Genji caricavano verso di me, saltai di lato e li evitai per un soffio, e li guardai mentre le loro figure si rimpicciolivano, le loro grida si affievolivano, e loro correvano verso il lato est del villaggio.

Vidi Melba barcollare verso di me, potevo quasi vedere il vapore uscirle dalle orecchie -A quei due io metto le trappole tra i pesi! Poi vediamo quanto corrono…

Le continue competizioni dei due mettevano tutti di mal umore, anche se io le trovavo piuttosto esilaranti. Vendetti la frutta e mi incamminai verso la spiaggia. Incrociai Felidia che camminava a testa bassa, aveva un'aura deprimente, le chiesi cosa c'era che non andava.

-Avevo messo da parte i soldi per un vestito carino… Ma quando sono arrivata da Ago e Filo non c'era più- sospirò, poi mi guardò da sotto in su e mi domandò -Sei qui per portarmi via qualcosa anche tu?

Scossi la testa e Felidia continuò a errare tra gli alberi. Avevo una mezza idea di chi avesse comprato il vestito di Felidia, quindi mi diressi verso la spiaggia, da dove lei era venuta.

Trovai Trottolo che indossava una camicia rossa a quadri, e un quadrifoglio dietro l'orecchio. Si metteva in posa, ora era poggiato con la schiena contro un albero e le braccia incrociate, ora si sollevava la manica e faceva vedere i bicipiti. Ad ogni nuova posa Genji rispondeva con un'altra: ora si metteva un fiore tra i capelli, ora faceva una giravolta nel suo kimono rosso.

Chiesi a Genji se sapeva che quel kimono era da donna.

-Certo che lo so!- arrossì -Ma pur di vincere mi metterei anche in bikini!

Anche Trottolo arrossì. 

Nonostante ciò che aveva detto, Genji cominciò a sfilarsi il kimono. Sapevo bene cosa sarebbe seguito, mi girai dall'altra parte e vidi il volto di Trottolo illuminarsi. Ma Trottolo non distolse lo sguardo, invece rimase a fissare Genji mentre si cambiava e poi mormorò, senza nemmeno guardarmi -Amica… quelli sono addominali seri…-

Quando vidi che la luce sulla faccia di Trottolo si era spenta mi voltai per vedere Genji vestito da cowboy, completo di cappello. Trottolo sembrò quasi offeso, quindi cominciò a cambiarsi anche lui. Mi voltai dall'altra parte e vidi Genji che fissava Trottolo con gli occhi socchiusi. Lo raggiunsi e gli chiesi quale fosse lo scopo di quella sfilata, ma Genji era diventato temporaneamente sordo. Schioccai le dita davanti al suo naso.

-Come? Ah sì è per vedere chi è più fashion sai…- e si distrasse di nuovo.

Trottolo ora indossava una lunga canottiera nera con un 8 dentro un cerchio bianco come la palla da biliardo. Sulla testa aveva un cappellino con la visiera verso la nuca.

-Non ho ancora finito, muso lungo!- Genji cominciò a svestirsi.

-Nemmeno io, coniglietto!- Trottolo lo seguì. 

La sfida andò avanti per qualche ora, mi ero seduta sotto una palma e mangiavo un po' della frutta che avevo raccolto, mentre li aiutavo facendo da giudice dissi loro che se avessero continuato a cambiarsi all’aperto con quel vento si sarebbero buscati un raffreddore, ma nessuno dei due intendeva rinunciare.

 Verso il tramonto sia Trottolo che Genji erano coricati sulla sabbia vicino alle rispettive pile di vestiti.

-Devo ammettere stavolta- ansimò Genji -Che hai vinto, muso lungo.

Trottolo rise, anche lui senza respiro. -Ti arrendi così presto?

Genji si tolse gli occhiali e il cappello che stava indossando. -A dire il vero ho finito i vestiti.

-Anche io...- rispose Trottolo. 

I due sembravano non volersi alzare più, ne approfittai per raccogliere qualche conchiglia da portare a Nook. Il villaggio sembrava poter stare in pace almeno quella sera.

Visto che la settimana era quasi finita, e Trottolo e Genji mi avevano dato la carica per lavorare sodo tutto il giorno, decisi di fare un salto in piccionaia.

Quando entrai K.K. Slider stava già suonando Forest Life. Come ogni sabato mi sedetti al bancone e chiesi il solito a Bartolo. Lo seguii con lo sguardo mentre mi preparava subito una tazza di caffè bollente, feci anche aggiungere del latte di piccione.

Cominciai a bere piano piano perché era caldo come la lava e amaro, amarissimo. Mentre mi gustavo il mio caffé vidi entrare Trottolo. Aveva l’aria sfinita e andò a sedersi a un tavolo, nemmeno mi vide.

Quando Forest Life finì, Trottolo chiese a K.K. Slider di suonare Only Me. Fu strano vedere questa parte così calma e rilassata di Trottolo, soprattutto quando negli ultimi giorni era stato così teso durante le sue sfide con Genji. Stava lì seduto completamente preso dalla musica, sembrava sciogliersi contro lo schienale della sedia.

Povero Trottolo.

La porta si aprì di nuovo, questa volta era Genji; mi faceva piacere vedere che partecipava così volentieri alla vita del villaggio, quando Mike era venuto a vivere qui era stato difficile convincerlo ad uscire di casa, e ancora preferiva stare in camera sua la maggior parte del tempo.

Genji mi salutò e venne al bancone accanto a me.

-Hey Nottambula! Che ci fai in giro a quest’ora?

Lo salutai a mia volta e gli chiesi se aveva qualcosa da dirmi.

-Oggi mi sono allenato come al solito, ma bisogna fare attenzione a non sforzarsi troppo, altrimenti potrebbero farti male i muscoli quando c’è una gara!

Non capii molto bene, ma in quel momento K.K. slider cominciò a suonare K.K. House.

Genji si voltò come se avesse notato la musica solo in quel momento e vide Trottolo seduto davanti al palco. Gli chiesi come andava l’allenamento ma sembrò non sentirmi, invece si girò verso Bartolo e ordinò due caffé. Genji doveva avere un sacco di soldi.

-Bevili prima che si raffreddino- si raccomandò, e non capii come potesse pensare che un solo coniglietto iperattivo potesse anche solo pensare di finire due di quei magici caffè. Genji prese entrambe le tazzine dal manico e andò a sedersi allo stesso tavolino di Trottolo.

Trottolo sembrò sorpreso e fece per alzarsi, ma Genji gli avvicinò una delle tazzine di caffè. Trottolo tornò a sedere dov’era prima ma sembrava più teso. Cominciarono a parlare a bassa voce, ma da dov’ero non riuscivo a capire bene cosa dicevano.

Genji parlava guardando la tazzina tra le sue mani, sembrava leggermente a disagio. Trottolo mise una mano dietro all’orecchio e chiese di ripetere. Genji prese un sorso di caffè, potevo vedere solo la sua schiena, ma sembrava farsi sempre più piccolo.

La canzone finì, e sentii Genji che diceva qualcosa su un allenamento. Trottolo scoppiò a ridere sollevato, e si sentì solo la sua risata nel silenzio.

K.K. Slider guardò verso il loro tavolo e fece quel suo sorrisetto irresistibile, poi cominciò a suonare K.K. Soul.

Trottolo e Genji sembravano parlare in modo più rilassato ora, e il mio costosissimo caffè era finito. Chissà se sarei riuscita a dormire.

Andai a fare un grosso deposito nel mio conto in banca prima di tornare a casa, e appena prima di andare a dormire vidi Trottolo e Genji che uscivano dal museo.

 

Il mattino dopo pioveva e vidi Trottolo che pescava da solo in spiaggia, era strano che non stesse sfidando Genji, quindi gli chiesi se fosse successo qualcosa con Genji. Lui si intristì: -Tu conosci bene Genji? Io credo di sì, quando ci sfidiamo non riusciamo a smettere… Però sembra non ci vedremo per un po’.

A quel punto credetti che Genji avesse litigato con Trottolo o che fosse morto, e siccome mentre quando arrivò sera ancora non avevo visto Genji allenarsi cominciai a credere davvero alla seconda opzione.

Prima di tornare a casa passai da Genji e quando lo vidi mi sembrò un fantasma.

-Ho visto un alieno!- gridò guardando oltre la mia spalla, mi girai sorpresa -E Trottolo che lottava indossando un body- continuò, stavolta capii che c’era qualcosa di strano. -Pensavo che nessuno potesse essere più bello di me in un body… Ho paura di averlo sognato.

Immaginai che stesse delirando per la febbre. Lo aiutai a rimettersi a letto e gli chiesi se avesse bisogno della medicina, ma lui continuava a fissare il soffitto con aria sognante. Si addormentò quasi subito e, visto che il negozio di Nook era chiuso, tornai a casa mia.

Magari il giorno dopo avrei comprato un po’ di medicina per il povero Genji.

La mattina seguente mi svegliai presto e comprai la medicina al negozio di Nook, andai verso casa di Genji ma trovai un biglietto “Sono andato ad allenarmi”

Storsi il naso per aver speso soldi inutilmente, cominciai a scuotere gli alberi per rifarmi, ogni tanto le gazze portavano delle stelline sui rami. Era una dritta che mi aveva dato Melba, ma lei credeva che i soldi crescessero sugli alberi.

Quasi speravo di trovare un alveare d’api così da poter usare la mia medicina e convincermi di non aver sprecato troppi soldi.

Mentre passeggiavo per il villaggio trovai Trottolo e Genji vicino alla cascata che facevano un po’ di tai chi mattutino.

Salutai Genji e gli dissi che sembrava in forma. 

-Certo! Le mie difese immunitarie hanno gli addominali!- disse -E poi Trottolo mi ha portato la medicina.

Trottolo ridacchiò imbarazzato portandosi una mano dietro la nuca -be', stava dicendo tante assurdità quando siamo usciti dalla piccionaia!

Risi anche io e dissi che a me Genji aveva raccontato di aver visto un alieno.

-Ho detto cooosa?- Genji si mise a ridere, ma Trottolo sembrava volersi sotterrare in quel momento. Mi chiesi se Genji avesse raccontato il suo sogno anche al povero Trottolo.

Quando andai a portare il mio carico di frutta da Nook quel pomeriggio lessi la bacheca e trovai un nuovo messaggio:

"Dare consigli è facile,

Ascoltare è difficile"

 

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


 

Un giorno mentre cercavo di catturare una farfalla monarca (quella che fa i viaggi) calpestai per errore una crepa nel terreno. Melba aveva preso l'abitudine di riempire il villaggio di trappole nelle zone di cattura vicino a casa sua, perché Trottolo e Genji le avevano rovinato l'aiuola. 

Caddi nella trappola di Melba e tirarmene fuori fu una vera impresa: quando riuscii a liberarmene ero coperta di fango.

Questa era una volta di troppo, andai da Nook assicurandomi di non pestare altre crepe e comprai una pala. Feci il giro del villaggio e buttai tutte le trappole di Melba alla spazzatura, trovai una crepa anche vicino al fiume e scavai. Questa volta però non era una trappola, era un bel sasso.

Ero un po' confusa quindi feci quello che facevo sempre quando trovavo qualcosa di nuovo: andai a trovare Blatero.

-Uuh benvenuta!- mi disse. Chiesi di donare il sasso e come sospettavo sembrò subito molto sorpreso.

-Ma questo è un FOSSILE! Vuoi che lo identifichi per te?- annuii, allora Blatero cominciò a rigirarsi il fossile tra le mani e spolverare via il terriccio che avevo lasciato.

-Uuh, interessante… ma questo! Questo è un teschio di Apatosauro! Grazie della tua generosa donazione! Sei sicura di volertene separare?- annuii, non avevo spazio a casa per tenerlo l'abc mi dava abbastanza filo da torcere senza aggiungere pezzi di animali morti.

Andai ad ammirare la mia donazione nella sala dei fossili, ero molto orgogliosa.

Quando andai a dormire quella sera mi parve di aver dimenticato qualcosa. Mi chiesi se Nook sarebbe stato interessato a comprare dei fossili... No, sicuramente no.

Il giorno dopo presi la mia nuova pala e andai a caccia di crepe nel terreno, trovare quel fossile mi aveva ispirato un nuovo interesse per la cultura del villaggio, magari avrei potuto diventare una famosa archeologa.

Trovai subito una crepa e scavai. Ma non era un fossile né una trappola a nascondersi sotto la crepa, era invece un oggetto di legno. 

Non sembrava niente che avessi mai visto in nessuna cultura, ma sembrava antico, molto antico.

Sul fondo c'era scritto "arcoide alto", mi sentii molto confusa perché pur non conoscendo nessuno di quei segni ne sapevo la pronuncia, ma non il significato.

Lo misi in tasca e andai da Blatero. 

Lo trovai che dormiva, quindi gli toccai una spalla. Questo lo fece svegliare di soprassalto e mi guardò con aria confusa.

-Mi stavo solo riposando gli oc- si interruppe. Guardava l'arcoide disgustato. 

-Mi dispiace, non accettiamo donazioni oggi- disse, ma io volevo solo sapere cosa fosse.

-Il museo è chiuso!- mi spinse fuori dalla porta del museo e tornó dentro. Che bugiardo, i musei non chiudono mica.

Decisi quindi di portare l'arcoide al negozio di Nook, ma Mike mi salutó da lontano quindi mi fermai per parlare un attimo con lui.

-Hey, hai qualcosa da dirmi?

Gli raccontai cosa era successo al museo e gli chiesi se aveva idea di cosa fosse l'arcoide.

Mike non parló, invece fece pochi passi all'indietro.

Gli dissi che visto che non potevo tenermeli a casa li avrei venduti a Nook. -No! No no no- disse Mike -Non venderli mai, è cattiva sorte- 

Gli risposi che non credevo nelle superstizioni del villaggio e andai da Nook. 

-Sei sicura?- Mi chiese quando gli offrii l'altoide, mi sorprese scoprire che anche Tom Nook esitava quando riguardava l'altoide, forse dopotutto venderlo non era una buona idea.

-Ti posso offrire 828 stelline per questo- decisi subito di venderlo.

Poco dopo essere uscita dal negozio vidi una nuova crepa. Vendere l'arcoide sembrava avermi portato fortuna! Scavai di nuovo e trovai un oggetto simile all'arcoide, ma fatto d'ottone. Il nome sul fondo era dindoide.

Visto che ero così vicina al negozio di Nook andai a venderlo e tornai fuori. 

Giusto davanti alla porta del negozio c'era una crepa, e un'altra poco più in là. Raccolsi entrambi gli oggetti: un metalloide e un ritmoide, e li portai da Nook.

Quando uscii trovai tre crepe. Continuai con questo gioco, cercando di sfruttare la mia fortuna finché durava.

Trovai cinque crepe, poi otto, poi tredici, ad un certo punto mi ritrovai con le tasche piene solo di g̵iro̢idi, e più tempo passavo con loro più mi era difficile venderli. Decisi quindi di portarne uno a casa. Poggiai un giroide per terra e lo osservai. La “testa” finiva con una punta, ci misi un dito e non mi fece male, ma il giroide cominciò a cigolare e muoversi ritmicamente. Quasi come se fosse un carillon ma con una personalità e una voce propria. Lo trovai molto divertente.

Lo lasciai acceso e uscii nuovamente di casa, magari avrei potuto conservarne qualcuno, almeno uno di ogni tipo.

Misi un po’ dei miei mobili in un vecchio armadio che avevo trovato nella spazzatura del municipio quando ancora lavoravo per Nook.

Mi svuotai le tasche e accesi tutti i giroidi, li misi in ordine di altezza e di colore e di suono e li sincronizzai tutti tra di loro. Scoprii anche che ballavano a tempo con il mio vinile di K.K. Slider.

Decisi quindi di dedicargli una stanza intera: svuotai la stanza degli ospiti e misi solo il mio giradischi e i giroidi che ballavano.

Visto che in casa ancora c’era spazio uscii e raccolsi altri giroidi, riempii ogni singolo angolo della casa con un giroide. Decisi di togliere tutti i mobili e sostituirli con i giroidi.

Le stanze divennero corridoi tra i giroidi urlanti e mi parve che cantassero una canzone. Presi altri giroidi, avevo scavato via i fiori intorno a casa mia, il mio cortile era un labirinto di buche e crepe che si intersecavano come una trappola rendendomi difficile andare troppo lontano.

Riempii l’armadio, riempii le stanze e mi riempii le tasche.

Cominciai a scrivere lettere ai miei amici, inviando loro i giroidi che pensavo li rappresentassero meglio..

Mi chiesi come mai nessuno mi avesse mai parlato di questi stupendi e misteriosi artefatti.

Notai allora che nella sinfonia di versi di cui tanto godevo erano ripetuti dei suoni, delle sequenze, delle parole.

Era il suono del movimento delle placche, della combustione del sole e la lingua di tutte le entità native delle dimensioni che noi non possiamo immaginare.

Rimasi ad ascoltare.

Mi chiesi come mai nessuno avesse mai parlato con questi stupendi e misteriosi artefatti. La loro voce era conoscenza e la loro lingua era dimensione e le loro canzoni alteravano il tempo.

Pensai di aver sentito qualcuno bussare alla mia porta ma non riuscii ad intuire se fosse stato 10 minuti fa o 10 giorni fa. 

Erano la mia mente e quella dei giroidi una cosa sola, avvertii i miei sensi svanire ed essere sostituiti con altre funzioni più alte. Era la mia vista distanza e il mio gusto empatia, potevo ascoltare il magnetismo dei pianeti e toccare il velo del tempo.

Ma tutto improvvisamente tacque.

I giroidi erano spenti.

Confusa dalla mia ritrovata umanità mi alzai sulle mie gambe e mi parve di sentirle sbriciolarsi sotto il mio peso.

Aprii la porta e venni travolta dall’odore di marcio. Il villaggio non c’era. 

Al suo posto un deserto di terreno arido e screpolato si estendeva fino alle montagne, e dove prima c’era il mare ora c’era una distesa di sabbia. Le crepe avevano raggiunto le case e si erano arrampicate sui muri rendendo quello che rimaneva del villaggio un cumulo di macerie. L’unico segno di vita era un grande fiore dai petali carnosi che aveva preso il posto della bacheca degli annunci.

Pareva respirare.

Sbirciai al centro del fiore nel suo umido buco nero, profondo e pulsante. Infilai una mano magra e grinzosa e osservai con orrore la mia pelle macchiata.

Ero in preda al panico ma il mio corpo era calmo e non ubbidiva ai miei ordini di ritrarre la mano. 

Così quando sentii il fiore gemere e ingoiare e soffocare spinsi il braccio più in fondo provando gioia sentendo la gola del fiore stringersi e pungere e da dentro il buco nero sentivo la lingua antica dei gi͝r̡oi̛d͟i ma la voce non era loro era la mia invece e cantava un inno geometrico che li lodava e potevo quasi vedere il mio riflessQuando andai a dormire quella sera mi parve di aver dimenticato qualcosa. Mi chiesi se Nook sarebbe stato interessato a comprare dei fossili... No, sicuramente no. 

Il giorno dopo decisi di prendere la mia nuova pala e andare a caccia di crepe nel terreno, trovare quel fossile mi aveva ispirato un nuovo interesse per la cultura del villaggio, magari avrei potuto diventare una famosa archeologa.

Appena misi piede fuori dalla porta tuttavia, una talpa sbucò dal terreno guardandomi in cagnesco.

-Okay uh, ciao, lascia che mi presenti. Mi chiamo Resetti, il Signor Resetti. Ci siamo già incontrati? Al museo o giù di lì?Questa è solo una trascrizioneAh lascia perdere. Immagino di doverti ringraziare per aver comprato questo gioco Animal Crossing Wild World, quindi uh… Da parte di tutto lo staff della Nintendo io… Uh… Cosa veniva dopo? Ah lascia perdere! Non ce la faccio più a recitare tutta quella stupida introduzione, mi arrendo! Mettiamo le cose in chiaro, che ne dici? Noi due dobbiamo farci una chiacchieratina. Devo spiegarti perché sono venuto a trovarti, mi segui, occhi dolci? Quando hai smesso di giocare la volta scorsa cosa hai fatto?Ma se non la leggi ti giudicoQualcosa di insolito magari? Tipo, non lo so, hai spento senza salvare? Qualcosa di simile? Huh? Non ti ho sentito… L’hai fatto? Hai spento senza salvare? LO SAPEVO, non dirmelo, te lo dico IO cara, è per QUELLO che sono qui. Se devi spegnere prima devi salvare! Usa il cervello! Nook non ti ha spiegato come salvare in camera tua? Altrimenti puoi sempre premere START, sta proprio lì… Pigra! Spegnere e basta è praticamente come resettare, e sai benissimo cosa vuol dire! Devo fare un tunnel fino a qui e darti una lezione. Capito? non dimenticartene! Dimmi, lo sai cosa succede quando resetti il gioco? Tutto il tempo che hai passato a giocare POOF, scomparso, addio! Non è un grosso problema giusto? Magari era solo un minuto della tua vita, che ne so io, giusto?Come osi saltarlabe', accetta un consiglio da questa vecchia talpa: devi apprezzare la vita, ogni secondo! E non venirmi a parlare degli altri giochi, questo non è “Gli altri giochi!” Questo è Animal Crossing Wild World e noi… ti incoraggiamo a NON fare roba del genere. Hey, so quello che stai pensando, “Questo è il MIO gioco e ci faccio quello che voglio!”. Guarda, ti capisco, chiaramente, ma ci sono delle regole e non sono negoziabili. Te l’ho spiegato abbastanza bene? Sì? Ci siamo capiti? Bene. Visto che è la prima volta che lo fai te la faccio passare liscia, okay?VergognatiMa sappi, ragazzina, di solito non sono così amichevole… Di solito ho… qualche problema nella gestione della rabbia. Sono nato così, e la mia pazienza diminuisce ogni giorno. Non cerco di essere cattivo o di farti paura, ma certa gente è molto sensibile.

Hey, SCUSAAAAAAAAA!

Pfff… Sto solo cercando di lavorare, non sono un mostro, sai? BOOOOOOO! BAH HA HA HA!

...Oh accidenti guarda l’ora, devo proprio tornare ai miei tunnel Spero di non vederti mai più ma ti avverto: se dovrò parlarti un’altra volta allora sarò davvero arrabbiato. FIdati, non vuoi vedere questa vecchia talpa andare fuori dai gangheri. La prossima volta non sarò così paziente, e non dimenticartelo. E ora FUORI DAI PIEDI.-

 

Non avevo ascoltato una parola di ciò che aveva detto la vecchia talpa, chissà cosa voleva.

Sentii musica per strada, tutti stavano cantando canzoni diverse. Mi avvicinai a Mike che stava cantando un pezzo molto disco. -Oggi è la giornata dell’ugola d’oro!- mi annunciò -Il sindaco sceglierà la canzone più bella per aggiornare l’inno del villaggio!-

Dal momento che sembrava interessante decisi di concedermi un giorno di festa ed andare ad ascoltare le canzoni degli altri abitanti. Melba aveva scritto una canzone pop molto dolce, Felidia cantava country, mentre Antonio stava cantando una canzone rap… terribile.

Quando arrivai in piazza vidi che una piccola folla si era formata intorno a qualcuno. Riuscii a farmi largo tra i miei vicini e arrivare davanti al centro. Trottolo aveva una voce fantastica e cantava una melodia che mi riportava al 2008 per qualche motivo. Alla fine della sua canzone tutti applaudimmo incluso il sindaco che doveva fare da giudice.

Quando la folla si dissipò mi avvicinai a Trottolo per fargli i complimenti. -Amica, hai appena ascoltato MC Trottolo Emo Mix! Ho la vittoria in tasca!-

Gli chiesi se aveva già sentito la canzone di Genji, ma lui scosse la testa. -Non so neanche se voglia partecipare!- Gli proposi di andare a far visita a Genji e Trottolo accettò immediatamente.

Bussammo alla porta di Genji ma non ricevemmo alcuna risposta. Invece una melodia dolcissima ci raggiunse sfuggendo da una finestra aperta. Era chiara e piacevole e mi ricordava una fresca mattina di primavera. Trottolo spalancò gli occhi -Non ho mai sentito niente di simile…- disse, poi aprì la porta ed entrò in casa di Genji senza essere invitato.

L’acustica era perfetta, doveva venire dal bagno. Vidi Trottolo in un mondo tutto suo, sembrava quasi brillare. Immaginai che dal suo punto di vista la canzone di Genji aveva un’intera orchestra, e tutto intorno ci dovevano essere morbidi raggi di sole e foglie di bamboo che danzavano nel vento. 

Peccato essere un personaggio secondario e non vedere quel tipo di scena.

Genji uscì dal bagno avvolto in un asciugamano, si strizzava le orecchie mentre ancora fischiettava la canzone.

Quando ci vide urlò e fece un saltino all’indietro.

-Amico devi far sentire la tua canzone al sindaco.

Genji arrossì -No, figurati non gli piacerà, e poi non ho mai cantato di fronte a nessuno.

-Be' noi ti abbiamo sentito! E non ho mai sentito… Non abbiamo mai sentito nulla di simile, vero?- mi guardò, annuii: la canzone di Trottolo era fantastica, ma quella di Genji avrebbe potuto mettere fine ai mutui e alle guerre.

-Vieni con me!- Trottolo gli afferrò la mano e lui e Genji corsero verso la piazza. Li seguii come potei, ma loro erano molto più in forma di me.

Quando arrivai Genji aveva già cominciato a cantare. Tutti gli abitanti del villaggio erano affascinati, completamente persi nella melodia. Non ho mai visto Trottolo essere così fiero di qualcuno oltre a se stesso.

Quando finì di cantare tutti applaudirono e Genji abbassò leggermente le orecchie guardando verso terra. 

Tortimer disse -Bravissimo Genji, qual è il titolo della tua canzone?- Genji rispose -G-Genji Indie mix-

Era assurdo vedere Genji così vulnerabile. Sembrava sempre essere così sicuro di sé quando gareggiava contro Trottolo.

Tortimer diede il via alle votazioni Mike e Melba erano rispettivamente al quarto e terzo posto, Felidia era al quinto, mentre Antonio non aveva ricevuto neanche un voto. Ma i primi due posti se li contendevano Genji e Trottolo, che avevano ricevuto lo stesso numero di voti.

-Manca ancora il mio voto che potrebbe ribaltare i risultati- disse Tortimer.

-Il vincitore dell’Ugola d’oro è…- tutti cominciammo a battere i piedi per terra, perché a Tortimer piaceva creare suspance come in tv. -Trottolo!

Tutti esultarono, andarono da lui per stringergli la mano e dargli il cinque. Trottolo sembrava semplicemente essere molto confuso. Genji fece in tempo a dargli una pacca virile sulla spalla prima che il resto del villaggio lo sollevasse da terra. Trottolo cercò di divincolarsi -Ma c’è un errore!- nessuno gli fece caso. Cercò Genji con lo sguardo ma non riuscì a trovarlo.

Lo portarono alla spiaggia dove proseguirono i festeggiamenti. Io tornai a casa presto, e vidi Genji seduto sulla riva del fiume. Tirava sassolini nell’acqua, assorto nei suoi pensieri.

Decisi di non disturbarlo.

Il giorno dopo andai a inviare una lettera ai miei genitori, per ringraziarli del regalo che mi avevano mandato.

Quando uscii dal municipio controllai la bacheca.

Un nuovo messaggio diceva:

“Batti il ferro finché è ancora caldo,

ma fai attenzione alle ustioni.”

 

 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Avevo trascorso la mattina riordinando casa. L’ultimo punteggio che avevo ricevuto dall’accademia delle belle case mi aveva dato una svegliata. Quello e gli scarafaggi.

Genji mi aveva insegnato a fare Feng Shui, e devo dire che ero molto soddisfatta del mio lavoro. Uscii per ringraziare Genji ma appena aprii la porta mi accorsi di non avere i vestiti adatti.

Nevicava! Tutto il villaggio era bianco e scintillante, presi un ombrello e misi il cappotto. 

Nonostante il freddo ero di buon umore. Salutai Melba e Antonio che discutevano allegramente vicino al museo. 

-Come butta amica? Sei pronta per stasera?- mi chiese Antonio. Risposi che non sapevo nemmeno che giorno fosse.

-Ma come? è l’ultimo giorno dell’anno!- rispose Melba. -Il sindaco sta già distribuendo fuochi d’artificio, sarà così romantico- guardò Antonio e arrossì. 

Non mi sorprese scoprire che Melba aveva già dimenticato Micia.

Andai con loro dal sindaco che ci diede qualche stella filante e un paio di candele romane. Antonio accese immediatamente una stella filante per farla vedere a Melba, ma era ancora troppo presto e il risultato era deludente con quella luce. Tuttavia sembravano divertirsi molto inseguendosi coi fuochi d’artificio. Si divertivano tanto che quando decisi di andarmene non lo notarono neanche.

Trovai invece Genji intento a scolpire un meraviglioso pupazzo di neve, ed ebbi un presentimento terribile. Se c’era Genji Trottolo doveva essere da qualche parte, intento a fare un pupazzo di neve a sua volta. 

-Attenta!- Gridò una enorme palla di neve che mi rotolava incontro. Cominciai a correre via dalla palla di neve che diventava sempre più grande e sempre più veloce.

Proprio come in alcuni film di azione non pensai di gettarmi di lato in quel momento, troppo distratta dalla situazione assurda in cui mi ritrovavo.

Quindi la palla di neve mi raggiunse e mi inglobò.

Cominciai a rotolare e rotolare e mi chiesi quante altre vittime aveva mietuto quella gigante di ghiaccio. Non dovetti però chiedermelo a lungo perché andai a schiantarmi contro un albero e la palla di neve fu distrutta, liberando molte foglie secche, un verme surgelato e una scarpa da ginnastica.

-Tutto bene?- mi chiese Trottolo porgendomi una mano -Ah accidenti! La mia opera d’arte!-

Genji ridacchiò mentre modellava due belle orecchie da coniglio sul suo pupazzo. -Sembra che io abbia già vinto eh, muso lungo?

Trottolo grugnì -Tsk tsk, un piccolo incidente come questo non fermerà mai me e la mia amica qui!- disse mettendomi un braccio intorno alle spalle. Sentii le guance calde per un momento, sentendo quel braccio forte stringermi in un modo così delicato. Però scossi la testa e mi liberai dalla sua presa, gli dissi che non doveva barare.

-No, no, puoi aiutarlo!- disse Genji -Nemmeno tutti gli abitanti del villaggio lavorando insieme potrebbero vincere contro di me!

Questo risvegliò il mio spirito competitivo, mi rimboccai le maniche anche se faceva freddo, e cominciai a far rotolare una palla di neve.

Mentre correvo in giro per il villaggio cercando di creare una palla di neve enorme trovai Mike che faceva una passeggiata. 

-Stai facendo un pupazzo di neve?- mi chiese, io gli spiegai della gara tra trottolo e Genji e gli dissi anche della provocazione di Genji. Vidi una scintilla folle negli occhi di Mike, mi fece quasi paura -be', io non ho niente da fare, se vuoi posso darvi una mano-

Allora anche Mike cominciò a far rotolare una palla di neve.

Quando raggiungemmo Trottolo avevamo tutte le parti del pupazzo finalmente, Genji aveva cominciato a decorare la propria scultura, dettagliatissima e scintillante.

Aveva messo una bella sciarpina al collo del pupazzo di neve e aveva una carota in mano, che immaginai fosse per il naso.

Sentii un applauso, erano Melba e Antonio e Felidia che osservavano il lavoro di Genji. Chiesi a Felidia se volessero aiutarci, perché Genji aveva detto che avrebbe potuto battere l’intero villaggio messo insieme.

-be' senza il nostro aiuto potrebbe essere dura vincere!- disse Felidia. Io, lei e Antonio andammo in cerca di decorazioni mentre Trottolo, Melba e Mike assemblavano il pupazzo di neve.

Antonio trovò due mute di cicala per gli occhi, Felidia trovò molte conchiglie per fare i bottoni, e io frugai tra gli oggetti smarriti e trovai una vecchia sciarpa e un cappello a cilindro.

Quando tornammo indietro il nostro stupendo, meraviglioso… sbilenco pupazzo di neve era pronto per essere vestito. Genji si era mangiato la carota, la sua scultura aveva un kimono di neve con ricami di ghiaccioli.

Anche il sindaco, che si era stufato di aspettare davanti al municipio per vendere fuochi d’artificio, venne a vedere la gara.

Quando finimmo le nostre opere d’arte ci fece anche da arbitro.

Il pupazzo di neve di Genji era un autoritratto: raffigurava un bel coniglietto muscoloso in un kimono, con i pettorali appena visibili dalla scollatura. Aveva una pietra nera liscia e piccolissima sotto l’occhio, proprio come il neo di Genji. I dettagli erano talmente curati che si potevano vedere i singoli capelli dell’acconciatura del Genji di neve.

Il pupazzo della squadra di Trottolo invece era giusto un po’ storto: la testa troppo grande per il busto, la faccia fatta di insetti, i vestiti presi dalla discarica e i bottoni fatti di dollari sabbiosi appena visibili contro il bianco della neve.

-be' l’importante è fare del proprio meglio, no?- chiese Tortimer visibilmente a disagio. Non esitò neanche un momento a dare la vittoria alla statua di Genji.

Dopo la gara tutti andarono per la loro strada, era quasi buio e lo spettacolo dei fuochi d’artificio. Anche Trottolo e Genji se ne andarono e rimasi sola con il pupazzo di neve. 

Stavo per raccogliere i vestiti che avevo trovato nel cassonetto, ma un po’ mi dispiaceva per il poveretto. Era brutto, non aveva chiesto a nessuno di essere fatto. Sicuramente se fosse stato fatto da Genji non sarebbe stato così triste.

Decisi di lasciargli i vestiti e feci per andarmene, ma una vocetta tenue e sofferente mi fermò.

-Ti prego uccidimi.

Mi venne un brivido lungo la schiena e mi voltai. Non c’era nessuno.

Con quel buio, nel tetro paesaggio invernale del boschetto non potevo fare a meno di pensare a tutte le storie più spaventose che mi erano state raccontate.

Di nuovo cercai di andarmene via e questa volta la vocetta mi chiese -Accendimi un fuoco.

Lanciai un gridolino e mi misi a correre, me ne andai dritta a casa ed evitai il boschetto per il resto dell’inverno

Quella sera tutti si riunirono in piazza per il conto alla rovescia. Avevamo tutti i fuochi d’artificio che ci aveva regalato Tortimer. 

Si parlava di buoni propositi per il nuovo anno e come il villaggio era cambiato. 

Micia se n’era andata ed era arrivato Genji invece, tutti erano un po’ cambiati ed erano successe tantissime cose. Ma in fondo tutti gli abitanti del villaggio sapevano che nonostante fosse sembrato un anno incredibile e pieno, eravamo tutti nello stesso villaggio tranquillo di sempre.

Tortimer fece un bel discorso appena prima del conto alla rovescia, ovviamente nessuno lo ascoltò.

Mike e Felidia parlavano con Antonio, mentre Melba cercava di convincere Tortimer a regalarle altri fuochi. Genji e Trottolo se ne stavano per conto loro. Genji era favolosissimo e Trottolo sembrava essere molto teso invece.

Sentii Antonio che diceva -Quest’anno è finito in frettissima! A me sembra di aver perso due capodanni!

-Certo, in questo villaggio non cambia mai niente- rispose Felidia un po’ stizzita -Facciamo sempre le stesse cose, vediamo sempre la stessa gente...

Questa frase mi fece storcere il naso. I miei vicini mi piacevano, non avrei scambiato i miei amici per nessun nuovo abitante. Forse Mike aveva bisogno di fare una vacanza in un altro villaggio...

Il conto alla rovescia cominciò e tutti si prepararono ad accendere i propri fuochi.

Mi parve di vedere, appena prima della mezzanotte, Trottolo che prendeva Genji per mano.

-Buon anno!- Gridammo tutti insieme, c’era chi si stringeva la mano e chi si abbracciava, tutti fecero gli auguri a Tortimer, Pelly, Polly, Bartolo, Celeste e Blatero, e Ago e Filo.

Poi mi venne in mente l’idea di andare a raccogliere qualche noce di cocco dagli alberi che avevo piantato vicino alla spiaggia per fare dei drink.

Dopo aver raccolto appena quattro noci di cocco però sentii un chiacchiericcio. Erano Genji e Trottolo che avevano lasciato la piazza per venire a passeggiare in riva al mare.

Non riuscivo bene a sentire cosa dicevano, ma vidi che Trottolo era molto in imbarazzo.

Si fermarono e Trottolo guardava per terra mentre la luna e i fuochi d’artificio illuminavano il volto di Genji.

Genji rise piano e prese una delle mani di Trottolo. Trottolo alzò lo sguardo e incontrò subito gli occhi di Genji. Entrambi sorridevano impacciati.

Sentivo di non dover essere lì, ma se mi fossi mossa in quel momento avrei rischiato di rovinarlo.

Trottolo aprì la bocca per dire qualcosa, ma Genji lo interruppe. Vidi le labbra di Genji muoversi ma non udii nulla perché in quel momento scoppiò un fuoco d’artificio in alto nel cielo.

I loro volti erano sempre più vicini, non potevo crederci. 

Non potevo credere che ci avessero messo così tanto, tutto il villaggio se l’aspettava.

Un verso acuto mi distrasse, fortunatamente Genji e Trottolo non lo udirono, immersi com’erano in quel momento tutto loro.

Vidi Melba alla mia sinistra che si nascondeva dentro una palma con una mano sulla bocca. 

 

Il giorno dopo Genji e Trottolo non si vedevano in giro, ma tutto il villaggio stava davanti alla bacheca ridacchiando. Ovviamente una volta che Melba aveva visto cosa fosse successo anche il resto del villaggio lo seppe.

Sulla bacheca c’era il messaggio:

“Chi ha detto che certe cose non devono essere viste? Decido io cosa vedere, a meno che non sia VOLGARE!”








 

 In città si cominciò a parlare di uno spirito in pena che si aggirava tra gli alberi, tutti cominciarono ad evitare il bosco per via della vocetta spaventosa. Mi chiesi spesso che ne fosse stato dei due pupazzi di neve da soli nel bosco maledetto, ma la primavera arrivò in fretta, e presto tutti si dimenticarono sia delle voci che dei pupazzi di neve.

 

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Se prima erano inseparabili, adesso Genji e Trottolo erano diventati un’entità unica. Erano sempre in competizione su tutto, ma ora lo erano in modo più… Romantico?

Trottolo aveva regalato una pesca a Genji, quindi Genji gli aveva regalato un koi. Trottolo poi regalò a Genji un letto nuovo, e Genji quindi gli comprò un nuovo set di mobili moderni.

Questo scambio di regali andò avanti finché Trottolo non fece ristrutturare la casa di Genji. Ovviamente mentre a casa di Genji si facevano i lavori, il coniglietto passava le notti da Trottolo.

Una volta avevano cominciato a chiamarsi con nomignoli sempre più dolci proprio in piazza, ed era stato uno spettacolo talmente nauseante che tutti gli abitanti del villaggio erano tornati in casa, avevano chiuso porte e finestre e rimasero lì fino al giorno seguente.

Una mattina stavo piantando fiori. Melba mi aveva detto che incrociandoli si potevano ottenere ibridi splendidi e costosissimi.

Misuravo il giardino di casa mia per essere sicura di aver piantato aiuole simmetriche, e ad un certo punto sentii la voce di Genji che mi salutava.

Lo salutai da lontano. Genji si avvicinò e per la prima volta non ne fui tanto contenta.

-Hey! Dall’ultima volta che ci siamo visti non trovi che i miei glutei siano diventati più sodi?”

Che domanda strana. Annuii, imbarazzatissima dopo aver dato giusto una sbirciatina e gli chiesi se stesse facendo un nuovo tipo di allenamento. 

-Eheh diciamo di sì…- disse vago, e si creò un silenzio un po’ imbarazzante, quindi gli chiesi come mai Trottolo non fosse con lui.

-Si è addormentato! Dopo i nostri… allenamenti si addormenta sempre come un ghiro!-

Finii di piantare un tulipano giallo, era bruttissimo. 

Siccome Genji non accennava ad andarsene gli chiesi se volesse venire con me al museo, perché intendevo fare una visita a Celeste. 

Mi pareva annoiato, evidentemente era così abituato ad avere Trottolo sempre intorno che aveva dimenticato come tenersi compagnia da solo.

Così ci incamminammo verso il museo.

In realtà mi faceva piacere poter passare un po’ di tempo con il mio amico, non lo conoscevo da tanto come gli altri abitanti del villaggio, ma mi piaceva come potevo sentirmi tranquilla con lui. Chissà se anche Trottolo conosceva questo lato di Genji.

Quando arrivammo al museo salutai Blatero e gli dissi che stavo salendo all’osservatorio.

Celeste, come sempre molto timida, ci salutò balbettando un po’ e ci chiese se volevamo guardare attraverso il telescopio.

Io osservai le costellazioni. Ne avevo anche creata qualcuna: sacchetto di stelline, mutuo pagato e Nook barbone erano le mie preferite.

Chiesi a Genji se le conoscesse.

-Non mi sono mai fermato a guardare le stelle in realtà… Sai di notte bevo i miei frullati proteici e faccio yoga!

Celeste sembrò improvvisamente eccitatissima. -Ma allora devi guardare attraverso il telescopio! Puoi anche registrare una costellazione se vuoi!

Anch’io incoraggiai Genji, gli dissi che era facile e lo aiutai a trovare le mie costellazioni. Raccontai anche le storie che avevo inventato per qualcuna di loro, ma solo le più divertenti. Fui quasi commossa vedendo l’espressione rapita di Genji, ma penso stesse ammirando le stelle e fosse troppo distratto per seguire le mie storie.

-Quindi… Devo unire i puntini?- 

Lo vidi concentrarsi per qualche minuto. Poi si rivolse verso Celeste per mostrarle la sua costellazione e registrarla.

-Come vorresti chiamarla?

Genji arrossì un pochino e rispose sottovoce -Trottolo…

Mi mostrò la costellazione e in effetti assomigliava molto a Trottolo, ed era una cosa così romantica… Chissà come avrebbe reagito Trottolo.

Salutammo Celeste e scendemmo le scale per andare a prenderci un caffè in piccionaia.

Genji continuava a parlarmi di Trottolo.

-...Volpolo era in città e siamo riusciti in qualche modo ad entrare perché Trottolo aveva sentito dall’amico di un amico la parola d’ordine. Trottolo voleva comprare tutto! Investimenti! diceva lui, ma io lo vedevo che erano tutti falsi, si fa sempre prendere in giro… E anche con la cartomante! Gli ha lanciato un “vaso magico” in testa e lui è quasi svenuto! Per fortuna ha la testa dura…

Sorseggiavo lentamente il mio caffè guardando verso Genji, parlava tanto da farmi girare la testa, era molto diverso dal calmo e misterioso Genji appena arrivato al villaggio, il pensiero mi fece sorridere.

Genji ovviamente lo notò. 

-Ti sto annoiando vero?- scossi la testa -Sai, mi piace molto parlare con te… Mi fai sentire a mio agio. Quando sono arrivato al villaggio ero così teso, ma mi avete accolto subito, specialmente tu. Sei una vera amica!- e dicendo così prese dalla tasca una cornice e me la porse. Era una sua foto incorniciata con una dedica sul retro.

Dovetti trattenere una lacrimuccia ribelle che cercava di fuggire. 

Non era la prima volta che qualcuno mi regalava una sua foto, ma era sempre un momento molto toccante. Anche Trottolo me ne aveva data una, la tenevo sulla scrivania nel salone. Magari avrei potuto metterle insieme.

Uscimmo dalla piccionaia salutando Bartolo, e Blatero quando lasciammo il museo.

Era già il tramonto, e Trottolo si intravedeva nonostante gli ultimi raggi del sole. Non ero sicura di voler vedere il volto di Trottolo nel cielo tutte le notti, ma ora che avevo visto la costellazione una volta mi era impossibile non riconoscerla, era quasi come se vedessi le linee disegnate direttamente nel cielo.

-Come è tardi!- esclamò Genji -Trottolo sarà sveglio sicuramente!- Ci salutammo e andai verso casa mentre lui tornava da Trottolo. Mi sarebbe molto piaciuto vedere la sua reazione.

Quando fui in casa misi una teiera sul fuoco e mi sedetti sul divano, e mentre guardavo gli ultimi raggi di sole andarsene cominciai a sentire una strana sensazione in fondo alla mia gola. Mi dissi che magari avevo chiacchierato troppo con Genji, presi un té e guardai la televisione sul mio divano fino ad addormentarmi.

Il giorno dopo mi svegliai che stavo malissimo. Fui malata per due giorni prima di ricordarmi della medicina che avevo comprato per Genji.

Il terzo giorno stavo meglio ma il danno era fatto: i miei fiori erano morti, non era nato nessun ibrido e il mio giardino era pieno di erbacce. Impiegai tutta la mattina a cercare di estirparle tutte, ma quando credevo di aver finito e mi allontanavo ne trovavo nuove. E nemmeno un singolo quadrifoglio!

Quando finalmente sembrava che avessi finito per davvero feci una passeggiata lungo il fiume per cercare qualche pesciolino per bilanciare tutti i soldi che avevo perso con la mia povera aiuola e sentii gridare.

Ero vicino alla casa di Genji. Sembrava che lui e Trottolo stessero litigando. O meglio Trottolo stava litigando, la voce di Genji non la sentivo nemmeno.

 Trottolo uscì sbattendo la porta, era furibondo. -Fuori dai piedi!- disse sbuffando, ma poi mi riconobbe e mi disse -Ah, sei tu… Scusa non sono in vena.

Gli chiesi cosa fosse successo -Chiedi a lui!- ringhiò, e se ne andò via sbuffando e battendo i piedi.

Entrai in casa di Genji e vidi che tutto era imballato. C’erano scatoloni ovunque! I pesi, le bambole, l’acquario… Tutto imballato e pronto a essere portato via. 

Chiesi a Genji dove stesse andando.

-Il mio coach mi ha chiamato da un’altra città, ero venuto qui per allenarmi all’aria pulita, ma adesso c’è un torneo di boxe a cui devo partecipare!- Dopo tutto il tempo che avevamo trascorso insieme avevo imparato a riconoscere le sue espressioni, stava facendo finta di essere eccitato dall’idea del torneo, ma io sapevo che in fondo c’era qualcosa che non andava. Gli dissi che sarebbe mancato a tutti, specialmente a Trottolo.

Non volevo rendere più dura la sua decisione, dopotutto era una grande opportunità per lui.

Gli dissi che mi sarebbe dispiaciuto vederlo andare via.

Genji era zitto zitto, nessuna traccia del sorriso che aveva mostrato parlando del torneo.

Si scusò dicendo che doveva scrivere i nomi sugli scatoloni e dovetti uscire da casa sua.

Pensai di tornare a pescare, sorpresa di quanto poco mi toccasse l’idea che uno dei miei migliori amici stesse per lasciare il villaggio. Catturai qualche bel pescione, forse valevano abbastanza per…

Cercai di non pensarci; 

e ci riuscii dal momento che fui distratta da una bestia rosa e viscida che comparve proprio alle mie spalle.

Sussultai.

Mi disse qualcosa riguardo alla sua carriera da comico e mi parlò di sapersi esprimere o qualcosa del genere, ma ero troppo distratta dai suoi… capelli? Rosa, carnosi, si muovevano.

Aveva le branchie e aveva strani riflessi scattanti che mi mettevano un po’ di inquietudine, e sembrava essere umido…

-... Dr. Strizzo! Vuoi provare?- Quella domanda diretta mi scosse dai miei pensieri.

Chiesi cosa volesse farmi provare. -Esatto! Il Dr. Strizzo è qui per farti provare nuove emozioni! Stai a vedere, per esempio…- Si interruppe e assunse un’aria affranta, era così triste che emanava quasi un’aura blu.

-Ora prova tu!- fui spinta a imitarlo senza neanche pensare a cosa stessi facendo e copiai la sua posa: il capo chino, i sospiri… Mi parve di sentire una sensazione nuova mai provata, come una stretta al petto, tanto forte da farmi diventare fredde le punte delle dita e farmi attorcigliare lo stomaco.

Lo odiavo.

-Brava esatto, proprio così!

Dr. Strizzo si congedò, e io rimasi in preda alla mia nuova emozione per cui non avevo nemmeno un nome. Pensavo a Genji e a come se ne sarebbe andato tra poco, e al povero Trottolo e a tutti i bei momenti che avevamo avuto insieme e che non sarebbero tornati mai più. Dovetti rannicchiarmi per terra lì dov’ero in mezzo all’erba e a quel poco di neve che era rimasta. Pensai al mutuo che non avevo ancora finito di pagare e a come mi mancassero ancora pochissimi soldi, ma ogni giorno avevo sempre meno motivazione, e non potevo mai permettermi nulla dei lussi che desideravo. Sprecavo le mie giornate seguendo farfalle e raccogliendo frutta e giocando con i miei amici, ma che ne sarebbe stato del mio futuro? Celeste aveva un lavoro, addirittura quell’insopportabile di Polly ne aveva uno! E io invece mi ero fatta licenziare dopo un solo giorno! Da Nook! La mia esistenza mi sembrava completamente inutile.

Vidi Trottolo che vagava senza meta nel mio stesso stato, riconobbi la posa disperata del Dr. Strizzo.

Mi vide e venne a sedersi accanto a me, gli dissi che non doveva sforzarsi a stare in compagnia di un parassita come me.

-No, mi spiace di costringerti a stare accanto a un mostro come me. Puoi andartene e non parlarmi mai più se vuoi…

Guardammo il cielo in silenzio, vedendo le stelle pensavo a quanto fosse bello il mondo in cui non meritavo di esistere.

Poi vidi la costellazione Trottolo sbucare da dietro una nuvola. 

-Sai, Genji mi ha dedicato una costellazione- risposi che lo sapevo.

-è molto bella- disse Trottolo guardandola con gli occhi lucidi.

Mentre ammiravamo il lavoro di Genji, una stella cadente attraversò il cielo, proprio sopra la costellazione Trottolo.

Espressi il desiderio di ricevere un sacco di soldi toccandomi il naso per tre volte, e vidi che anche Trottolo era concentratissimo sul suo desiderio. Non fu difficile indovinare che cosa stesse desiderando.

Dopo aver incontrato Trottolo mi sentii un po’ meglio, ma dovetti strisciare comunque fino a casa, perché stavo tanto male da non riuscire ad alzarmi in piedi.

Mi addormentai per terra con ancora i miei vestiti bagnati addosso, perché non meritavo un letto, figuriamoci un pigiama caldo. Mi augurai di avere un sacco di incubi.

 

Il giorno seguente quando mi svegliai confusissima, avevo i vestiti sporchi di fango e mi colava il naso.

Mi feci una doccia e andai a portare i pesci che avevo pescato prima di incontrare l’inquietantissimo Dr. Strizzo da Nook, ma prima mi fermai a leggere la bacheca.

Un nuovo messaggio diceva:

“Il lottatore di wrestling piange sotto la maschera.

Le ferite dell’anima sono le più dolorose.

 

 

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Mi mancava pochissimo per finire di pagare il mutuo, pochissimo.

Giravo nel boschetto con la pala in mano, cercando di ricordare quali sassi avessi colpito in cerca di pepite d’oro, ma ero completamente persa.

Ormai era primavera e il terreno era umido per via degli ultimi ghiaccioli che si stavano sciogliendo, avevo un paio di stivaletti di gomma nuovi presi da Ago e Filo, e il suono che facevano nel sottobosco umido faceva un po’ schifo.

All’improvviso sentii uno SCHAF diverso e delle goccioline bagnarmi la mano. 

C’erano due grosse pozzanghere, e in una delle due trovai una vecchia sciarpa e un cappello a cilindro.

Chissà cosa ci facevano in mezzo al bosco. Magari qualcuno li aveva persi…

Decisi di asciugarli come meglio potevo e di portarli da Ago e Filo.

Dissi loro che volevo vendere.

-be'…- disse Agostina -Magari possiamo riciclare il tessuto?

Mi diede giusto 100 stelline per i materiali, ma a me ne servivano solo 80!

Corsi al municipio per incassare. Pelly fu molto sorpresa.

-Ma hai estinto il tuo debito nei confronti del signor Nook! 

Fui così contenta e orgogliosa che decisi anche di donare a poveropoli le 20 stelline che mi avanzavano, visto che lì mangiavano solo tortini di fango senza Ketchup.

Uscii dal municipio che ancora non ci credevo, ma era tutto vero! Urrà! Avevo finalmente finito di pagare il mutuo sulla casa!

Corsi al negozio del Signor Nook per dirgliene quattro ora che finalmente non avevo nessun debito con lui. Oh sì, gliene avrei dette di tutti i colori a quel ladro mascalzone truffat-

-Grazie! Grazie mille! Pelly mi ha dato la notizia! Ma senti un po’ non ti piacerebbe un secondo piano…

 

Pescavo al fiume perché in fondo, quel nuovo allucinante mutuo non si sarebbe pagato da solo, quando sentii il suono della disperazione. Trottolo era venuto davanti alla casa di Genji per essere triste per un pochino.

Dissi a Trottolo che mi dispiaceva molto per Genji.

-Sì, dispiace anche a me…- Rispose, ma c’era anche qualcos’altro che lo turbava.

-Tu… ricordi qualcosa di ieri sera?

Scossi la testa, ma mentivo. Durante il giorno i ricordi avevano cominciato a riaffiorare, ma erano così sgradevoli che man mano che mi tornavano alla mente cercavo di respingerli e nasconderli da qualche parte nel mio subconscio.

-Ah… Ahah, nemmeno io dopo tutto…

Mentiva anche Trottolo.

Sedemmo uno accanto all’altra e pescavamo pigri. Non era lo stile di Trottolo.

Sentimmo il fischio di una teiera dietro di noi, ma solo io mi voltai.

Ora che ci facevo caso non mi sembrava di vedere un cartello vendesi davanti a casa di Genji.

E dissi a Trottolo che mi pareva di vedere le luci accese.

Le orecchie di Trottolo si rizzarono e guardó immediatamente le finestre illuminate di Genji. In fretta corse alla porta e io lo seguii a ruota. Ci fiondammo dentro la casa con l'illusione di trovarci Genji come al solito, ma trovammo invece un salotto completamente arredato, ma di Genji nemmeno l'ombra. 

Che si fosse già trasferito il nuovo inquilino?

Uscimmo più confusi che mai, e Trottolo aveva perso ogni speranza. 

-Magari è un camaleonte ed è timido.

Ma io avrei riconosciuto quell'arredamento giapponese ovunque, e sapevo bene che se Trottolo non fosse stato accecato dalla tristezza l'avrebbe notato anche lui.

-Se fossi un camaleonte sì che vincerei tutti i tornei di Boxe.

Sentii la voce alle mie spalle, e non c'era dubbio.

-G-Genji…

Trottolo avvicinó una mano al volto di Genji, come se si aspettasse di non poterlo toccare.

-Hey Trottolo…- le punte delle dita di Trottolo sfiorarono una guancia morbida di Genji che non riusciva a reggere lo sguardo.

Né il silenzio a quanto pare.

-s-sai io… ho perso il passaporto e senza non potevo di certo partire, no? Ecco ho detto al mio coach che avevo bisogno di allenarmi ancora e questo villaggio mi piace e- Trottolo saltò con le braccia al collo di Genji che avrebbe certo perso l'equilibrio se non fosse stato per i muscoli di marmo nelle sue gambe.

Trottolo piangeva a dirotto nel petto di Genji e gli diceva cose affettuose in modo violento.

-Se lo fai di nuovo ti faccio un RKO- oppure -mi sdraio sulle valigie e dovrai sollevarmi con le gambe, non con la schiena!- e altre cose che non avevano proprio senso.

Genji sorrise e si scusò sottovoce accarezzando la criniera di Trottolo -Shhh…- gli diceva -Sono qui.

Mi allontanai cercando di non fare rumore, perché la situazione cominciava ad essere imbarazzante per me.

 

Visto che avevo finito di pagare il mutuo mi meritavo un giorno di vacanza. Il giorno seguente, era il gentilgiorno, il negozio di Nook era chiuso, perché aveva deciso di usare il mio mutuo per espandere il suo negozio, lo si poteva vedere seguire i lavori come un vecchietto mentre parlava di grandi centri commerciali e assurdità del genere.

Tortimer, era in municipio, aveva deciso di portare un caffè a Pelly e Polly per il gentilgiorno.

Bartolo, Blatero e Celeste osservavano le nuove costellazioni insieme: c’era la bellissima Trottolo e la costellazione un po’ storta Genji, il mio sacchetto di stelline, l’ape e la canna da pesca.

Antonio e Melba avevano rotto, Melba aveva deciso di corteggiare Mike ma lui era troppo impegnato a giocare ai videogiochi con Antonio.

Feci un complimento a Melba e lei arrossì. -Wow grazie! E tu hai un bel… Cappello?

Mi misi in posa per mettere in mostra il mio cappello a falde larghe e ringraziai, Melba era molto dolce in realtà, erano i ragazzi che la facevano uscire di testa.

Prendemmo un té insieme e mi fece vedere i suoi fiori e gli ibridi che aveva fatto crescere, mi diede anche delle dritte.

Felidia era malata, forse, ma Felidia non piaceva a nessuno.

Trottolo e Genji ovviamente stavano facendo una gara all’ultimo complimento.

-Hai degli occhi splendidi!-

-Sei la mia ispirazione!-

-Vorrei avere la tua forza!-

-Vorrei avere il tuo talento!-

E così via, con quel loro modo virile di volersi bene.

La sera ci fu una festa in spiaggia, accendemmo un falò e ci sedemmo mentre mangiavamo noci di cocco e giocavamo con la sabbia.

Il villaggio era come una grande famiglia, e anche se non cambiava spesso, ognuna delle piccole cose che succedevano ogni giorno era un’avventura.

Seduta così sulla spiaggia, aspettando l’estate, mi pareva che la mia vita non sarebbe cambiata mai, e mi andava bene così.

 

Quando arrivò la mattina, molte persone erano radunate davanti a casa di Felidia, dove adesso c’era un cartello che diceva “Vendesi”.

-Se n’è andata! Non ci posso credere!

-Eppure mi sembrava stesse bene qui.

-Ho sentito che le hanno proposto un lavoro presso un’agenzia di moda.

Genji, che passeggiava con un braccio intorno alle spalle di Trottolo, chiese cosa stesse succedendo.

Risposi che Felidia se n’era andata.

-Ah, è la prima volta che qualcuno si trasferisce da quando sei arrivato qui,vero? È un po’ triste ma anche eccitante!- disse Trottolo.

-E adesso cosa succederà?- chiese Genji.

-Adesso magari qualcuno comprerà la casa vuota di Felidia, mi chiedo che tipo di persona potrebbe essere…

Dissi che sicuramente non era un camaleonte timido.

Mentre gli abitanti del villaggio giravano molto più spesso vicino ai cancelli della città, in attesa del taxi di Remo, io andai a vendere frutta al negozio di Tom Nook, che intanto aveva riaperto i battenti ed era ancora più grande di prima.

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