Un gioco del destino

di lmpaoli94
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Donne indipendentiste ***
Capitolo 2: *** Un attentato alle idee liberali ***
Capitolo 3: *** Segreti scottanti ***
Capitolo 4: *** Sguardi a confronto ***
Capitolo 5: *** Ricatto ***
Capitolo 6: *** Tirannia ombrosa ***
Capitolo 7: *** Una verità eclissata da molto tempo ***
Capitolo 8: *** L'esito della speranza ***



Capitolo 1
*** Donne indipendentiste ***


Sybil non era mai stata una giovane ragazza piena di sogni irraggiungibili.
Il suo più grande desiderio era di diventare una scrittrice e di formare una famiglia.
La giovane ragazza, di anni 24, trascorreva le sue giornate insieme alle sue amiche irlandesi stando molto attenta ogni volta a non far sapere a nessuno che la sua vera identità poteva costargli la vita.
< Li vedi quei tizi, Sybil? Sono inglesi. Inglesi che si trovano nelle nostre terre. Non ti si rivolta il sangue? >
Pr non disprezzare la sua madre patria, Sybil trovava ogni espediente per parlare di qualcos’altro.
< Cerco sempre di non pensarci, Mary. Io sono un’irlandese fiera come voi. Non penso mai al nemico. >
< Quei dannati ci vogliono distruggere! Dobbiamo coalizzarci con l’Ira e con Phli Collins. È lui che guida la rivolta contro questi invasori. >
< Mary, noi non siamo fatte per andare in guerra. È troppo pericoloso. >
< Rischierei la mia vita per vedere il mio paese libero… Non posso ancora dimenticare le rivolte di Belfast di qualche settimana fa. Sono morte centinaia di persone per cosa? perché non si volevano piegare alla corona inglese. È inaudito. >
< Adesso però basta parlare dei nostri invasori. Potrebbero sentirci. >
< Non me ne frega un fico secco di quello che pensano di noi, anzi. >
Ma inavvertitamente, la giovane compagna di Sybil si era fatta sentire proprio da un ufficiale inglese che pattugliava proprio i dintorni.
< Signorina, non vorrei aver sentito male, ma voi siete una di quelle tante rivoluzionari che vogliono farci la guerra? >
< E se anche fosse? Vi stupirebbe il contrario? >
< La vostra amica ha ragione: non vi conviene mettervi con ro di noi. Sarebbe un vero peccato se due visi angelici come i vostri finissero in qualche prigione squallida > replicò l’ufficiale toccando la guancia della giovane Mary.
< Non provate mai più a sfiorarmi! > gridò inviperita la donna.
< Mantenete un contegno degno di voi, se avete il coraggio. O volete finire in guai seri? >
< Gli unici che finiranno in guai seri siete voi inglesi. >
Non sopportando un simile affronto, alla fine l’ufficiale inglese si ribellò dandogli un sonoro ciaffone spaccandogli metà labbro.
< Ma cosa fate?! Siete impazzito?! > urlò Sybil.
< Adesso voi due mi avete stancato… O giurate fedeltà alla bandiera britannica, oppure sarò costretto ad arrestarvi. >
< Preferirei morire > replicò Mary a denti stretti < Lunga vita all’Irlanda! Non ci ruberete mai il nostro futuro. >
Prima che la situazione degenerasse irrimediabilmente, Ci volle l’aiuto di un giovane choffeur irlandese per fermare tutto questo.
< Voi chi siete? >
< Il marito di questa donna > replicò frettolosamente l’uomo.
< E con ciò? Non aveva nessun diritto di offendere noi inglesi. >
< Vi prego di perdonarla, ma certe volte come ora non sa cosa dice. >
< Voi per caso siete irlandese? > domandò l’ufficiale.
< Io? Certo che no. Sono inglese come voi al cento per cento. >
< A quale famiglia inglese siete imparentato? >
< Ad un umile famiglia di contadini londinesi… Sono un giovane ragazzo che studia qui a Dublino per diventare un giornalista affermato. >
< Perchè diventare giornalista qui a Dublino? >
< Perché ci sono molte più opportunità qui a Dublino che a Londra… E poi mi piace viaggiare molto. Vengo qui a Dublino ogni anno in questo periodo di primavera. >
< Capisco… Tornando a sua moglie, sarebbe bene che la prossima volta non inneggi alla rivolta, altrimenti non andrò tanto per il sottile. >
< Vedo con i miei occhi che le avete messo le mani addosso. >
< Se l’è meritato. >
< Ah davvero? Voglio proprio vedere che cosa ne penserà il vostro superiore Bray quando gli racconterò di questo fatto. >
< Come? Voi conoscete il mio superiore? >
< Certo che sì. Ho avuto il piacere d’intervistarlo la settimana scorsa riguardo alla rivolta di Belfast. Sono contento di aver incontrato il primo inglese invasore che sta dalla parte dei giusti irlandesi e che farebbe qualsiasi cosa per fermare tutta questa pazzia. >
< L’Irlanda è terra inglese. E sarebbe meglio che questa gente se ne renda conto al più presto. Compresa sua moglie. >
< Private a torcere un altro capello a mia moglie e sarete voi a finire in guai seri. >
< Osate minacciarmi? >
< Esatto. Perché so di avere le spalle coperte. >
Rammentando la conoscenza che l’uomo misterioso aveva con il suo superiore, l’ufficiale inglese decise di chiedere alla fine umilmente scusa per l’accaduto.
< Se vostra moglie ha bisogno d’aiuto… >
< Sto bene. Non ho bisogno di voi > rispose Mary adirata.
< Come credete. Buona giornata > disse infine l’ufficiale tornando alle sue mansioni.
Vedendo come l’individuo misterioso era riuscito a risolvere la situazione, Sybil si congratulò con lui.
< L’ho fatto con piacere, signorina. >
< Mary, tu non lo ringrazi? >
< Perché dovrei farlo? ha fatto quello che potevo benissimo fare io insieme a te: difendermi a spada tratta rivendicando i miei diritti da irlandese quale sono. >
< Sì, ma la contrario di me, voi sareste finite in prigione. >
< Non sarebbe la prima volta, sapete? E poi, chi vi ha dato il diritto per spacciarvi come mio marito? >
< Dovevo trovare una storia abbastanza credibile e la parte di vostro marito calzava a pennello. >
< IO non sono sposata! Per fortuna che quell’idiota inglese non si è accorto che non avevo la fede al dito, altrimenti sarebbero stati guai. >
< Quell’idiota inglese come lo dipingete voi si è bevuto la storia che io conoscevo il suo maggiore. >
< E non è così? > domandò Sybil.
< Assolutamente no. So chi era il suo superiore, ma mica lo conosco di persona. >
< Comunque siete stato davvero credibile. I miei complimenti. >
< Vi ringrazio, signorina… >
< Sybil Crawley. E voi siete? >
< Tom Branson. Per servirvi. >
< Grazie, ma l’avete già fatto > rispose Mary pungente. >
< E voi chi siete, se posso domandare? >
< Il mio nome è Mary. >
< Mary di cognome? >
< Ha forse importanza? >
< Per me sì… >
< Non oserei rivelarvi il mio cognome per nessuna cosa al mondo. >
< E perché se posso chiedere? >
< Perché non mi fido di voi. Semplice. >
< Ma se vi ho appena salvato la vita! >
< Ve lo forse chiesto io? >
< Mary! Adesso stai esagerando facendo la maleducata. >
< Lasciamo stare… Facciamo finta che io abbia tirato fuori da un brutto impiccio la vostra amica Sybil. >
< Pensate quello che volete. Non m’importa un accidente di voi. >
Sybil non riusciva a credere perché la sua amica si comportava in maniera così schietta e rude, difendendo come poteva il giovane salvatore.
< Mary, adesso basta. >
Una volta averla fatta chetare, Sybil volle sapere più cose della sua nuova amicizia.
< Sono solo un umile giornalista che si guadagna da vivere facendo qualche intervista qua e là… E voi? >
< Io, insieme alla mia amica maleducata, siamo un gruppo di giovani donne attiviste che appoggiano ‘Ira e nuove idee letterarie. >
< Davvero? Molto interessante. >
< Se volete possiamo portarvi nel nostro “piccolo mondo”. >
< Che cosa?! non se ne parla nemmeno! > protestò Mary.
< Perché scusa? ci ha salvato la vita. Un minimo di riconoscenza. >
< Non fa parte del nostro gruppo, Sybil. E di conseguenza non ha nessun diritto di entrare nel nostro circolo privato. >
< La vostra amica ha ragione, Sybil. Non posso far parte del vostro mondo… Anche se abbiamo molte cose in comune. >
< E’ per questo che volevo che voi ci accompagnavate. Mi avrebbe fatto un sacco piacere. >
< Io veramente… >
< Vi prego. Non posso farmi sfuggire questa occasione. >
Per non farcela rimanere male, alla fine il giovane Tom accettò la sua proposta nonostante la riluttanza della sua amica.
< Splendido! Venite con noi. Non è molto lontano. >
< Vi seguo a ruota > disse infine l’uomo senza pensare a cosa sarebbe successo da lì a poco.

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Capitolo 2
*** Un attentato alle idee liberali ***


Dal primo momento che Sybil e Tom si erano incontrati, tra i due era subito nata un’amicizia che sarebbe potuta sfociare in qualcosa di veramente importante.
< E ditemi Signor Branson, di quali tipi di interviste vi piacerebbe fare? >
< Su ogni genere. Mi interesso soprattutto alle idee indipendentiste, ma sono anche molto appassionato di cronaca nera. >
< Vi piace intervistare assassini o presunti tali? >
< Precisamente. >
< Dev’essere molto emozionante > rispose Sybil euforica.
< Non mi posso lamentare… Il mio lavoro mi piace molto. Ma la cosa che desidererei più di qualsiasi altra cosa è vedere il mio paese finalmente indipendente. >
“Signor Branson, se le potesse sapere chi sono io…”
< Sempre a parlare voi due? > domandò Mary con tono serio e puntiglioso < Attenti a non farvi sentire da un altro ufficiale, altrimenti finirete nei guai. >
< Per oggi siamo finiti nei guai abbastanza > ribatté piccata la ragazza < E di sicuro non per colpa mia. >
< Non è colpa mia se quell’uomo è stato tanto sgarbato con me… Per fortuna che il suo schiaffo non è stato potente, altrimenti l’avrei ucciso con la mia arma. >
< Che cosa? Voi avete un’arma? >
Sentendo quelle parole, Sybil la squadrò talmente male da incenerirla con lo sguardo.
< No. Stavo solo scherzando > rispose Mary smorzando un sorriso < Ma di sicuro mi sarei potuta vendicare in qualche modo. >
< Ah, capisco… Non è consigliabile andare in giro con un’arma appresso. Soprattutto per una signorina come voi. >
< Certe volte mi sento molto un maschiaccio. >
< Concordo pienamente > rispose Sybil ritrovando il sorriso.
< Grazie per la comprensione, tesoro. >
< Devo dire che se discutete molto tra di voi, siete molto legate. >
< E’ grazie a Mary se io oggi posso essere qui a Dublino. >
< Da dove venite se posso chiedere? >
“Ecco. Sapevo che prima o poi me l’avrebbe chiesto.”
Ma la giovane Sybil decise di non rispondere subito, spostando il suo sguardo verso la sua amica.
< C’è forse qualcosa che non va’, Sybil? >
< Oh, no… E’ solo che pensare alla mia casa mi rattrista molto. Sono nata nelle vie più malsane di Belfast. E voi sapete bene com’è la situazione in quella città. >
< Ne sono consapevole… Quindi non avete avuto un’infanzia molto felice. >
< Purtroppo no. Ma non posso lamentarmi… Mi sento libera di fare quello che voglio, anche se mi trovo in una terra in cui i conflitti sono all’ordine del giorno. >
< Il segreto è non pensarci > fece Mary entrando nella loro conversazione.
< Siete una donna molto coraggiosa, Lady Sybil. Ed è per questo che mi piacete molto. >
< In che senso, scusate? >
< Come amica… Vi prego di non pensare male. Anche se non sono un gentiluomo, non vorrei aver detto qualcosa di sbagliato. >
< Assolutamente no. Non vi preoccupate. >
< Eppure la vostra intimità è molto discutibile… Davvero non devo pensare male? >
< Vedi di farci strada, Mary. E lascia la nostra conversazione. >
< Scusami. Eppure ci diciamo sempre tutto io e te. >
“Sì, ma non ora sciocca che non sei altro.”
< E’ molto lontana la vostra “redazione”? >
< No. È quell’edificio dall’altra parte della strada. >
< Esatto. Finalmente siamo arrivati. >
nel mentre i tre giovani ragazzi attraversarono la strada in una Dublino molto trafficata, Tom non si sentiva a suo agio in quella via.
< Signor Branson, va tutto bene? >
< In verità no > rispose l’uomo rabbuiandosi immediatamente < In questa via ho perso il mio migliore amico nonché mio grande compagno di studi. >
< Davvero? E quand’è successo? >
< Tre anni fa’… Era un giorno come tanti e il sole splendeva in alto… Ma io e il mio compagno non potevamo mai immaginare che le truppe inglesi avessero nascosto una moltitudine di bombe in questa via uccidendo decine e decine di persone. >
< E’ davvero terribile > replicò Mary dispiaciuta
< Da quel giorno mi sono ripromesso che avrei cacciato fino all’ultimo inglese da questa terra… E’ solo questione di tempo. >
< Crede davvero che siano stati gli inglesi? >
< E chi sennò? Solo loro potevano fare una cosa tanto vile quanto meschina. >
< Avete forse qualche prova? >
< Ne ho forse bisogno? Nessun irlandese si sognerebbe mai di uccidere i suoi cittadini. >
< Questo è vero, però… >
< Da quel giorno l’astio di avere nelle nostre terre degli invasori molti ostili è cresciuto in maniera spropositata, rendendo la guerra civile in questo paese alquanto sanguinaria. >
< Non bisognerebbe risolvere la questione con la guerra. >
< Lady Sybil, se voi avete qualche idea, noi vi ascolteremo… In caso contrario è la guerra che ci sta tenendo uniti. I nostri invasori sono molto più forti è vero, ma non sono nel loro paese… >
< Se solo potessi fare qualcosa… >
< Certo che puoi, Sybil > li interruppe nuovamente Mary < Entrando nel nostro “covo segreto” ed esporre le tue idee alle nostre compagne. Ti ascolterebbero molto volentieri. >
< Anche il Signor Branson mi sta ascoltando. >
< Non l’hai ancora capito che rimanere qui in strada a parlare male degli inglesi ci rende molto vulnerabili? >
< La vostra amica ha ragione, Lady Sybil. Meglio entrare. >
Ma prima che potessero mettere piede nella redazione in cui Sybil e la sua amica Mary trascorrevano la maggior parte delle sue giornate, Tom intravide alcuni individui con la divisa inglese aggirarsi non molto lontano da lì.
< No ferme! È una trappola! >
Trascinandole via dalla redazione e gettandole in mezzo alla strada, una forte esplosione echeggiò in tutto il territorio distruggendo l’intero stabile e scatenando incendi in tutta la via.
Il caos si riversò immediatamente in quella zona maledetta per il povero Tom, tanto è vero che per non pensare al suo passato decise di provare a salvare le vite delle due donne.
< Dobbiamo andarcene da qui! Alla svelta! >
Con il timore che ci potessero essere altre bombe sparse in tutto il territorio, Tom pensò che l’unico modo per fuggire era rubare un’automobile e scappare il più lontano possibile.
< Signor Branson, ma che sta succedendo?! >
< Gli inglesi ci hanno attaccato ancora una volta, Mary… Questa via non è un luogo sicuro per nessuno. >
Rubando la prima aut che gli capitò a tiro, i tre ragazzi riuscirono a fuggire dal luogo dell’incidente e a rifugiarsi fuori città.
< Ditemi una cosa > fece Tm con tono grave < Vi non sapevate niente dell’attentato di tre anni fa’? >
< No… Le nostre amiche non ce ne avevano mai parlato > spiegò Mary.
< Forse perché pensavano che non c’era più niente da cui preoccuparsi. >
< E si sbagliavano… Quella via maledetta è una bomba ad orologeria che può esplodere quando meno te l’aspetti… Forse voi non lo sapevate, ma è in una di quelle vie che si nasconde l’IRA. >
< Come? Eravamo vicine ad un covi di rivoluzionari? >
< Gli estremisti nazionalisti si recavano molto spesso in questo luogo sempre ad inizio settimana… Infatti oggi è lunedì. >
< Adesso quale sarà la prossima vittima di quei carnefici? Le nostre chiese? >
< Dovete lasciare al più presto la Capitale. È troppo pericoloso per delle donne come voi. >
< Non sono d’accordo > fece Lady Sybil con tono risoluto < Non possiamo abbandonare il nostro paese proprio ora che sta soffrendo. >
< Che cosa pensate di fare? L’IRA non accetta le donne. Solo gli uomini devono combattere questa guerra. >
< Che razza di maschilismo! > fece Mary riluttante < Sybil ha ragione: noi due non ce ne staremo indisparte a guardare. Anche noi vogliamo combattere la nostra guerra. >
< Ma io veramente… >
< E soprattutto dobbiam ritrovare le nostre amiche > fece Sybil < Ho paura che possano essere rimaste coinvolte nell’esplosione. >
< Eppure nella nostra redazione non c’era anima viva… >
< Forse erano sul retro, Mary… Non possiamo saperlo. >
< Spero che siano riuscite a fuggire prima che sia troppo tardi. >
< Lo spero per loro. >
< Adesso però dove ci stiamo recando? >
< In un nascondiglio abbastanza al sicuro dagli occhi indiscreti degli inglesi… E’ un vecchio capannone che usavo con alcuni miei amici di vecchia data quando uscivamo da scuola. >
< Voi siete di questo posto, Signor Tom? >
< In verità, come Lady Sybil, anch’io sono nato a Belfast… Però non ho mai sentito parlare di voi. Strano. >
< Belfast è una città molto grande, Signor Branson > rispose Sybil nascondendo più che poteva le sue continue bugie.
< Lo so bene, però non ho mai sentito il vostro cognome… Crawley. Mi è nuovo. >
< La mia famiglia non è originaria di Belfast. I miei nonni sno venuti a stare in quella città più di cento anni fa’. >
< Davvero? E prima dove stavano? >
< Non ne ho la più pallida idea. Mio padre me lo raccontò quando ero molto piccola, ma io a stento stavo ad ascoltare. >
< Siete una bambina molto dispettosa se mancate di rispetto così a vostro padre > rispose Tom con tono divertito.
< Avevo ben altre cose per la testa. >
< Ad esempio? >
< Ad esempio giocare con le mie sorelle? >
< Che cosa ne pensa la vostra famiglia nel sapere che voi siete in una “grande polveriera”? >
< Non l’hanno presa bene… Però ho deciso di fare la mia vita e dopo la maggiore età, non potevano fermarmi. Ho sempre desiderato essere indipendente ed è quello che continuerò a fare. >
< Il vostro coraggio non ha eguali, Lady Sybil. >
< Vi ringrazio, Signor Branson. >
< Chiamatemi semplicemente Tom. >
< D’accordo… Tom > rispose la ragazza ritrovando immediatamente il sorriso mentre Mary li guardava in maniera truce
“Ho paura che la loro vicinanza potrebbe causare non pochi problemi… Sybil, spero che tu sappia in che guai ti stai cacciando.”

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Capitolo 3
*** Segreti scottanti ***


Appena giunti al capannone che Tom aveva iniziato col parlare prima, Sybil guardò il lato positivo della cosa.
Anche se era un edificio vecchio e decadente, era convinta che per un paio di giorni sarebbe stata bene, almeno finché le acque in città si fossero calmate.
< Noi dovremmo stare qui? > domandò Mary un puntino disgustata.
< E’ l’unico posto sicuro che conosco > spiegò Tom < So che è un vecchio edifico, ma non ho potuto fare altrimenti. >
< Sono convinta che se fossimo rimaste a Dublino, avremmo trovato un nascondiglio migliore. >
< Avanti Mary, non fare la maleducata… Sono convinta che staremo bene. >
< Tu starai bene… Ma io? E come se non bastasse, non abbiamo nessun cambio. Stiamo peggio dei criminali e dei senzatetto. >
< Vedrò di portarvi delle vesti consone alla vostra persona. >
< Voglio proprio vedere come > ribatté piccata Mary < Anche se non sono così ricca, mi piace avere vestiti molto eleganti. >
< Non è il momento adatto, Mary. E tu lo sai bene. >
< E’ vero. Ma non posso nemmeno rimanere vestita come una stracciona. Non ti pare. >
< L’importante è non puzzare. Questo non lo sopporterei anch’io. >
< Perché hai sempre una parola per difendere il nostro giornalista? >
< Perché è stato molto gentile dal momento che l’abbiamo conosciuto fino ad adesso. Perché tu non riesci a capirlo? >
< Vi lascio soli. Vado a nascondere l’auto, d’accordo? >
Una volta rimaste da sole, Mary poté dar sfogo ai suoi timori.
< Sybil, ma non ti rendi conto che siamo fuggite come delle criminali? E per di più siamo in compagni di un irlandese che non conosciamo nemmeno. >
< Lo capisco perfettamente, ma Tom non può essere una cattiva persona! > fece Sybil di rimando < Insomma, altrimenti perché ci avrebbe salvato? >
< Non lo so. Forse perché crede che siamo irlandesi… Ma se poi verrà a sapere che tu sei inglese e che sei scappata dalla tua famiglia che non fa altro che darti la caccia^ come pensi che la prenderebbe? >
< Non bene. Ma non deve saperlo. >
< Sybil, rimanere in sua compagnia mi rende molto nervosa… So che per te è molto diverso visto con quale sguardo lo fissi e gli parli, ma per me non è così. >
< Ma cosa stai dicendo? >
< Andiamo Sybil, pensi che io sia una stupida? Credi davvero che io non abbia capito che ti piace molto? E cosa ancora peggiore credo che il suo sentimento sia reciproco. >
< L’amore non centra, Mary. È solo riconoscenza. >
< Smettila di mentirmi, Sybil. Sai che non lo sopporto. >
< E comunque ha ragione Tom: meglio rimanere nascosti per un po’ e poi penseremo sul da farsi. >
< E le nostre amiche? Non pensi a loro? >
< Certo che ci penso. Ma siamo impossibilitate nell’andarcene. >
< E come se non bastasse abbiamo pure rubato un auto… E’ ridicolo. La polizia ci starà cercando. >
< La polizia è dalla nostra parte, Mary. Sono gli inglesi che ci stanno cercando per ucciderci. Pattuglieranno ogni centimetro nella capitale. Ne sono convinta. >
< Vorrei vedere la loro faccia se scoprissero che tu sei inglese come loro. >
< Si aprirebbe uno scandalo e io tornerei di filata a casa. >
< Senza più uscire dalla tua dimora > continuò Mary.
< Non voglio nemmeno pensarci… Voglio liberare questo paese insieme a te, Mary. E insieme a Tom, ovviamente. >
< Peccato che non ci voglia tra i piedi… E’ il solito maschilista come tutti gli uomini. >
< E’ qui che ti sbagli, Mary… Lui è diverso. >
< Te l’ho detto! Perché tu lo guardi con occhi diversi! Ma se poi ci buttasse in pasto ai soldati dell’IRA? Non voglio nemmeno pensarci. >
< Comunque adesso basta parlare del mio passato > la interruppe Sybil < Ho deciso di cambiare vita considerando tutte le nefandezze e i pericoli in cui avrei incorso e non torno indietro. Punto e basta. >
< Presto ti renderai conto che starai facendo un grande sbaglio… Meglio se ritorni a casa se vuoi bene alla tua pelle. >
< Sono coraggiosa, non codarda. >
< Oppure solo stupida? >
< Vi posso disturbare? > domandò Tom di ritorno al capannone < Una famiglia ha deciso di ospitarci nella casa qui accanto. A voi potrebbe andare bene? Meglio che rimanere in questo vecchio Capannone. >
< Ecco fatto… Fuggiaschi che chiedono pietà alle prime povere persone… In che razza di situazione sono piombata > fece Mary toccandosi la testa dalla disperazione.
< Allora? Venite con noi? >
< I vengo sicuramente > replicò Sybil contenta dell’idea di Tom.
< Benissimo. Vieni con me. Ci stanno aspettando. >
< Aspettate! Volete lasciarmi qui da sola? >
< Sei tu che non vuoi accettare l’idea di Tom > rispose Sybil con tono compiaciuto.
Rendendosi conto che la situazione non poteva peggiorare ulteriormente, alla fine Mary accettò seguendo i due ragazzi.
< Lady Mary, perché siete così puntigliosa nei miei confronti? >
< Perché non mi fido. È semplice… Non sei così astuto come vuoi farci credere. >
< ;a io non voglio essere astuto. Sto facendo di tutto per aiutarvi e… >
< Risparmi le tue energie… Io e Sybil abbiamo passato situazioni peggiori. E tu, come salvatore senza macchia e senza lode, non sei indispensabile. Sybil non vuole darti dei dispiacere, ma anche lei la pensa come me. >
< Credete davvero che io sia inutile? >
< Non ho detto questo. Sto solo dicendo che possiamo badare benissimo a noi stesse. >
< Voi siete in una terra straniera, mentre io conosco la città di Dublino e i dintorni. Avete bisogno di me. Oppure volete tornare a Belfast? >
“Caro Tom, se tu solo sapessi che io sono la sorella maggiore di Sibyl e che siamo scappate dalla nostra famiglia piena di restrizione e di oppressioni. Cambieresti idea su di noi… Peccato che non dovrai saperla visto che siamo inglesi. Ci uccideresti all’istante.”
< Allora? Cosa volete fare Lady Mary? >
< Seguirò il vostro volere. E poi non mi va di rimanere sola… Io e Sybil siamo inseparabili. Sapere che rimarrà in vostra compagnia mi irrita un poco. >
< Non vi preoccupate. Io e Sybil non potremmo essere se non amici. >
“Peccato che io penso il contrario…”
< Certo, come no. >
< Non mi credete? >
< Quello che credo non ha importanza > ribadì Mary troncando la conversazione < Andiamo? >
 
 
Una volta giunti nella casa lì vicino, le due ragazze furono molto felici nel sapere che potevano sistemarsi come meglio potevano in una casa povera ma a cui non gli mancava niente.
< Finalmente questa notte potremmo dormire in letti assolutamente comodi > fece Lady Mary mentre si stava cambiando < Ci pensi se avremmo dormito sopra quel fieno marcio? Mi si rivolta lo stomaco al solo pensiero. >
< Solo perché sei abituata a stare nello sfarzo assoluto non vuol dire che saresti stata male. >
< Forse hai ragione… Ma tu sicuramente saresti stata meglio che di me in compagnia di Branson. >
< Si chiama Tom. >
< Branson è il suo cognome. >
< E comunque saremmo rimaste insieme. >
< Ancora menti a me? Ma non ti rendi conto come sei ridicola? Lo so benissimo che quell’uomo avrebbe colto l’opportunità per giacere con te. >
< Non osare nemmeno pensarlo! > ribatté Sybil adirata < Altrimenti ti metto le mani addosso. >
< Sei sempre stata molto manesca, non c’è che dire. Ma la verità fa male. >
< Anche se il Signor Tom mi piace, non vuol dire che mi sarei venduta a lui. >
< Venduta è una brutta parola… Diciamo che avresti fatto qualsiasi cosa per lui. >
< Sempre nei limiti. >
< Ti avrei voluto vedere. >
< Mary! Io non vado con il primo uomo che incontro! >
< Sybil, sei ancora molto giovane > rispose Mary smorzando l’animo agitato di sua sorella < Non sei mai stata in compagnia di un uomo sconosciuto. Nemmeno quando eravamo a Downton. >
< E tu invece? Ti credi molto più esperta di me? >
< Un po’ si visto che sono molto più grande… E poi ho avuto molte lieson. Ti ricordi nostro cugino Matthew? Non ha fatto altro che farmi la corte per un lungo periodo. >
< E tu? Sei sempre rimasta irremovibile? >
< Certo. Perchè sapevo bene che prima o poi saremmo fuggite qui in Irlanda. Un’avventura che non auguro a nessuno. >
< Un’avventura che ci cambierà nel profondo, Mary. Non scordarlo. >
< Le nostre radici sono a Downton. E da nessun’altra parte. >
< Se pensi questo, perché allora sei venuta con me? >
< Perché per nessun motivo ti avrei fatta partire da sola… E poi rimanere in quelle quattro mura oppressive… Non avrei retto molto. >
Nel mentre Sybil e sua sorella erano nel bel mezzo della conversazione, furono ancora disturbate dall’arrivo di Tom.
< La cena è quasi pronta > fece l’uomo.
< Arriviamo subito > ribatté Mary squadrandolo malamente.
< Va tutto bene? I vestiti sono di vostro gradimento? >
< Sì, hai davvero buon gusto Branson > fece Mary.
< Sono stato solo fortunato di trovare un negozio non molto lontano da qui… E visto che era ancora molto presto per la cena, ho deciso di farci un salto pensando a voi. >
< Un gesto davvero carino da parte tua > ribatté Sybil contenta.
< Grazie, Sybil. È bello sentirtelo dire. >
< E comunque potresti lasciarci un momento? dobbiamo finire di sistemarci. >
< Oh, certo. Scusate > disse infine Tom richiudendo la porta.
< Mary, quando la smetterai di trattarlo male? >
< Quando potrò fidarmi di lui. >
< ma Tom non è cattivo come pensi tu… >
< Questo lascialo decidere a me… Sei pronta? >
< Sì, andiamo. >

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Capitolo 4
*** Sguardi a confronto ***


Mentre la vita di Lady Mary e Sybil stava cambiando, la prima si sentiva sola al mondo senza il supporto di nessuno e con un sacco di nemici pronti ad approfittare di lei come il giovane Tom, mentre la seconda credeva che la vita non poteva prendere una piega sempre più felice.
Anche se aveva appena conosciuto il giornalista, Sybil avrebbe già confessato i suoi reali sentimenti.
Il suo era stato un vero e proprio colpo di fulmine, ma doveva essere cauta in quel frangente.
Ben sapendo che il suo amato era un irlandese puro mentre lei nascondeva la sua vera nazionalità, il loro rapporto sarebbe stato in pericolo se si fossero continuamente frequentati.
< Piaciuta la cena di stasera? > domandò Tom fermando Sybil mentre stava andando a dormire.
< Mary, tu vai pure. Io ti raggiungo presto. >
< D’accordo. Ma non metterci troppo > rispose Mary ancora risoluta.
Rom non riusciva ancora a capire come faceva a piacere all’amica di Sybil, ma in quel momento decise di non badarci troppo.
< La tua amica puntigliosa avrebbe bisogno di svagarsi > fece Tom smorzando gli animi < Non riesco a capire che cosa gli ho fatto. >
< Niente. Ti chiedo di perdonarla ma quello che è successo oggi l’ha turbata molto. >
< Capisco, ma deve anche capire che siamo stati fortunati che non sia morto nessuno. >
< Non riusciamo a metterci in contatto con le altre della redazione. È questo che rende Mary alquanto intrattabile. >
< Allora non vedo l’ora di conoscerla quando starà bene. >
Gli occhi di Tom e di Sybil si incrociavano facendo in modo che tutto il mondo che li circondava sparisse all’istante.
Nei loro sogni non esisteva differenze di nazionalità o di altre cose che rendevano il mondo un posto difficile e brutale.
In fondo erano una giovane coppia che amava vivere la vita come se fosse un grande dono di Dio.
< Da domani potremmo provare a tornare in città… Così faremo contenta Mary. >
< Non so se è una buona idea. E se fosse pericoloso? >
< Basterà stare molto allerti e vedere dove ci rechiamo. >
< Cercherò di parlare con Mary e di farla ancora desistere. Almeno per un po’. >
< Vuoi rimanere ancora in questa casa? Ho detto a questa famiglia che ce ne saremo andati via domattina presto. >
< Ah sì? E perché se posso chiedere? >
< Non so se hai notato Sybil, ma queste povere persone hanno molto poco da mangiare e approfittare della loro gentilezza non è adeguato… Mi capisci, vero? >
< Quindi mi vuoi forse dire che hanno diviso la nostra cena perché ci avevano visto in guai seri? >
< Sì. Gli ho detto che eravamo fuggiti in un attentato e che avevamo bisogno di riparo per la notte e loro non ci hanno pensato due volte dandoci il loro aiuto. >
< Sono stati davvero molto gentili > rispose Sybil commossa < Ma non avrebbero dovuto dividere la loro poca parte di cibo con noi. saremmo potuti sopravvivere senza mangiare fino a domani mattina. >
< Lo so, ma cosa gli potevo dire? Sarebbe stato da maleducati non accettare. >
< Su questo hai fatto bene… Loro non sospettano niente che siamo gente che fortunatamente non sta soffrendo la fame? >
< Questo non lo so, Sybil… Ho anche pensato di dargli qualcosa in cambio, ma so che non accetterebbero mai. >
< Su questo potete contarci. >
Sentendo la voce del padrone di casa, Tome Sybil si girarono all’istante.
< Signor Carson, non volevamo disturbarla > disse frettolosamente Tom < Se stavamo parlando a voce troppo alta vi prego di perdonarci. >
< Nessun problema, ragazzi. Stavo solo passando di qui per sistemare le legna vicino al camino. Stanotte farà un gran freddo, sapete? >
< Possiamo aiutarvi in qualche modo? >
< No, tranquilli. Ce la faccio da solo. >
Nel mentre il padrone di casa stava lavorando allo stremo delle sue forze, Sybil gli propose se aveva bisogno di aiuto in qualche modo.
< A parte i soldi che sfortunatamente scarseggiano, voi potete rimanere tutto il tempo che volete. Davvero. La vostra vicinanza ha reso mia moglie e i miei figli molto contenti… Peccato che erano stremati dalla giornata dopo aver lavorato tutto il giorno nei campi. >
< Anche i vostri figli lavorano con voi? > domandò Sybil.
< Sì, milady. Purtroppo non abbiamo abbastanza denaro per dargli una giusta istruzione e da quando erano molto piccoli si sono ritrovati a lavorare nel campi tutto il giorno per più di quindici ore. >
< E’ davvero terribile > ribatté dispiaciuta Sybil.
< Ma purtroppo non possiamo farci niente. Questo è il nostro destino e dobbiamo prenderne atto. >
< Signor Carson, se voi non accettate i soldi per la vostra ospitalità, vi chiedo di accettarli per i vostri figli. >
< Ma Signorina, io… >
< I vostri figli hanno bisogno di quell’istruzione alla scuola qui vicina e lo sapete bene anche voi > insistette la donna < Quindi vi prego, anche se è molto, voi ne avete bisogno più che di me. >
Non sapendo bene cosa fare, il povero Signor Carson accettò di buon grado piangendo per la felicità.
< Mi dispiace farmi vedere in questo stato ma sono davvero contento per i miei figli. >
< Ne siamo molto lieti. >
< Vedrai come sarà felice mia moglie Helsie quando glielo dirò. >
< Aspettate domattina, va bene? Ormai è molto tardi. >
< Sì, avete ragione Signorina. Grazie ancora per tutto. >
< L’ho fatto con il cuore. >
< Ne sono certo. >
< Adesso credo che sia venuto anche il nostro momento per coricarci > fece Tom.
< Volete che vi accompagni? >
< No, nessun problema Signor Carson. Sappiamo quali sono le nostre stanze > ribatté Sybil sorridente < Ci vediamo domani. >
< A domani… Vi sveglierò molto presto così che voi abbiate tutto il tempo per partire. >
< Grazie, ne saremo lieto > rispose Sybil prima di lasciare da solo il padrone di casa e seguire Tom.
< Il tuo è stato un gesto molto nobile, Sybil. Davvero. >
< Ti ringrazio… Quando il Signor Carson mi ha detto che i suoi figli non potevano studiare mi si è gelato il sangue. Perché questo paese deve essere così ingiusto? >
< Purtroppo Sybil il nostro paese non è l’unico che non rende l’obbligazione scolastica fino ad un certa età. I genitori devono pagare fior di quattrini per dare ai loro figli un istruzione adeguata e molti non possono fare ciò. >
< E di conseguenza devono andare a lavorare, vero? >
< Il lavoro dei campi è meno pericoloso che andare in fabbrica, sai? Molti bambini muoiono per le scarse norme di sicurezza. >
< Ti prego, non voglio avere il pensiero di quelle povere creature che muoiono a causa di questo ondo ingiusto. >
< Sì, scusami tanto… >
Nel mentre i loro sguardi si incrociarono ancora, Sybil non poté più fermarsi.
< Mi ha fatto davvero piacere parlare con te. >
< Lo stesso vale per me, Sybil > ribatté Tom mentre improvvisamente la giovane donna posò le sue labbra con le sue.
< Sybil, non avrei mai creduto che… >
< Ti ho forse mancato di rispetto in qualche modo? Sei già fidanzato o promesso sposo a qualcuno? Se è così ti chiedo di perdonarmi. So di aver fatto la figura della sciocca ma non potevo più trattenermi. >
< Non ti preoccupare. Non sono niente di queste cose > ribatté sorridente Tom < E’ solo che non avrei mai creduto che i tuoi sentimenti erano i miei stessi sentimenti. >
< Invece dovevi capirlo dal modo in cui ti stavo guardando. >
< Su questo hai ragione. Mi dispiace. >
< Ma quale dispiacere > rispose Sybil sorridente < Sono contenta che tu ed io… insomma… >
< Sybil, che state facendo?! È molto tardi! > gridò sottovoce Mary interrompendoli.
< Scusaci, Mary. Non volevamo svegliarti. >
< Allora andate a dormire! Subito! > ribatté la donna chiudendo violentemente la porta.
< Mi sa che ho perso ancora molti punti con la tua amica. >
< Non ci fare caso, Tom. Vedrai che domani andrà meglio. >
< Spero che tu abbia ragione… Buonanotte, Sybil. >
< Buonanotte a te > disse infine la donna prima di separarsi dal suo amato e ripensare a come era cambiata la sua vita in un singolo giorno.
 
 
Il mattino dopo, Tom e le due giovani donne furono svegliate di buon mattino dal padrone di casa mentre quest’ultimo era impegnato a svegliare anche la sua famiglia.
< La colazione è quasi pronta > fece il Signor Carson a Tom < Vi aspettiamo di sotto? >
< Sì. Arriviamo subito. >
< Fate con comodo. Quest’oggi abbiamo deciso che andremo al lavoro più tardi. >
< Oh, no. Non vogliamo che abbiate problemi con il vostro datore di lavoro. >
< Nessun problema. L’ho già avvertito che arriverò più tardi. >
Nel mentre i tre ospiti si stavano cambiando e prendendo le loro cose per lasciare per sempre la casa, furono interrotti da un gran trambusto derivante dal piano di sotto.
< Ma cosa sta succedendo? > domandò Sybila a sua sorella.
< Non ne ho la più pallida idea. >
< Secondo me dovremmo andare a vedere. >
Mentre il rumore diventava sempre più continuo, alla fine i tre ospiti cercarono di capire che cosa stava succedendo.
< No! Lasciate mio marito Charles! Lui è innocente! > gridò la donna disperata.
< Mi dispiace Signora, ma abbiamo prove che suo marito è un cospiratore dell’IRA. >
< Mio marito non ha tempo per ribellarsi agli inglese. Passa tutto il suo tempo nei campi. >
< Ah davvero? E perché quest’oggi è sempre in casa? Ho sentito dire che i contadini iniziano il loro lavoro molto presto. >
< Perché voleva fare colazione insieme a noi > fece Tom con tono serio.
< E voi tre chi siete? Parenti forse? >
< No. Siamo solo degli umili ospiti che sono sfuggiti all’attenta di ieri pomeriggio a Dublino > spiegò Mary < E il Signor Carson è stato talmente gentile da ospitarci nella sua umile dimora fino ad oggi. >
< Ed è per questo che non è ancora andato al lavoro > continuò Sybil.
< Capisco… Meglio che vada a parlare con il mio Capitano per riferirgli le vostre parole. >
Nel mentre i tre ospiti e la moglie di Carson rimasero soli, Sybil vuole sapere chi era quel soldato.
< Un inglese. Lui insieme agli altri suoi compagni vogliono scoprire chi è stato a causare l’attentato di ieri… >
< E con ciò hanno pensato a vostro marito? >
< Sì, signorina. Ma lui è innocente! >
< Non fate così > fece Mary cercando di consolarla < Vedrete che andrà tutto bene. Vostro marito non andrà in prigione se non hanno le dovute prove. >
< Purtroppo noi povera gente veniamo sbattuti in carcere per il peccato di essere irlandesi. Vi rendete conto? >
< E’ un abominio. Io non accetto un simile affronto > fece Tom Risoluto.
< Signor Branson, cosa volete fare? >
< Liberare l’uomo. Fosse l’ultima cosa che faccio. >
< Peggiorerebbe la situazione del povero Signor Carson! Fermatevi! >
< Non posso rimanere inerme a vedere questa scena brutale. Noi irlandesi non possiamo essere trattati così. >
< Allora dovreste piegarvi al volere della nostra corona > fece il Capitano entrando nell’abitazione.
< Lasciate libero quell’uomo. Vi prego. >
< Non credo che potrò farlo. mi dispiace. >
< Se il suo unico peccato è esser irlandese allora dovrete arrestare anche me > protestò Sybil.
< Stanne fuori, Sybil! Tu non centri nulla > la protesse Mary.
< No. È qui che ti sbagli, Mary… Centriamo tutti in questa storia. >
Girando lo sguardo, il Capitano inglese vide la giovane Mary riconoscendola immediatamente.
< Non posso crederci… Siete voi… >
< Non è possibile > ribatté sorpresa Mary appena anche i suoi occhi incrociarono quelli del Capitano < Capitano Crawley? >
< In persona, Lady Mary Crawley. >

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Capitolo 5
*** Ricatto ***


Mary avrebbe voluto scomparire in quell’istante dinanzi a quello che era il suo ex fidanzato.
< Non avrei mai pensato di trovarti qui… in Irlanda. >
< E’ una lunga storia > si limitò a dire Mary.
< La vostra famiglia sa che siete qui in questa casa di rivoluzionari? >
< Loro non sono rivoluzionari > protestò ancora Sybil.
< Sybil, ti prego. >
< Ma Mary! Ti rendi conto che costui vuole sbatterci tutti in carcere. >
< Non lo farà… Non dopo che ha scoperto chi siamo veramente. >
< Vuoi forse dirci… >
< Capitano, potremmo parlare in privato? >
< Come volete voi, Lady Crawley. >
Con il timore che il riconoscimento del Capitano avesse vanificato la sua avventura e quella di Lady Sybil per un futuro migliore dell’Irlanda, Mary non disse niente sul fatto di lei e della sua famiglia.
< Mi risulta difficile pensare che voi e Lady Sybil siate giunte fin qui in vacanza… Non dopo quello che è successo a Dublino. >
< Quello che siamo venute a fare qui io e mia sorella non è affar vostro, Capitano. >
< Trovandovi nella dimora di un sovversivo mi duole dirvi che è diventato affare mio. >
< Sono solo brava gente. Umile e gentile. >
< Certo. Perché non andate a dirlo a quei poveri feriti che per poco non ci lasciavano la pelle? >
< I coniugi Carson non sono dei rivoluzionari. Punto e basta. >
< E quel damerino che era con voi? È il vostro nuovo spasimante? >
< Non siate impertinente > replicò Mary furiosa.
< Quello sguardo… Non l’ho mai dimenticato nei momenti di litigio. Era sempre bello scambiare opinioni tra di noi… Ma poi cos’è successo? >
< Non eravate il mio tipo > spiegò la donna < Troppo spocchioso e sicuro di sé. Io invece avevo bisogno di un uomo che mi potesse amare. E non che pensasse solo al mio denaro. >
< Che cosa? pensate davvero questo di me? >
< Perché non è così? >
< Assolutamente no! Che razza di sciocchezze state dicendo? >
< Comunque adesso non ha più importanza… Io e mia sorella ci siamo legate a questo stupendo paese e rimarremo qua per tutto il tempo che vogliamo. >
< Vorrei proprio sapere se vostro padre sarà dl vostro stesso avviso. >
Sentendo la minaccia del Capitano Matthew, Mary divenne pallida in viso.
< Non vi permettete. >
< Altrimenti? Io non ho niente da perdere a differenza vostra… Ho la netta sensazione che vostro padre sarà molto contrariato nel sapere che due delle sue tre figlie sono in combutta con gli indipendentisti irlandesi. Gli fareste venire un colpo. >
< Non crederà mai alle vostre parole. >
< Allora lasciate che gli scriva qualche riga… A meno che voi non siate davvero contrariata. >
< Lasciate in pace la mia vita, quella di mia sorella e di questi poveri contadini. Non chiedo altro. >
Riflettendo sulle parole di Lady Mary, alla fine il Capitano Matthew accettò parzialmente.
< Per questa volta quel contadino è salvo > replicò l’uomo < Ma adesso che so che voi e vostra sorella vi trovate nei pressi di Dublino, butterò un occhio in più sulla Capitale e non vi lascerò un attimo in pace. >
< Allora vorrà dire che dovrò difendermi con le unghie e con i denti. >
< Non vi conviene, Lady Mary… Io so i vostri segreti. >
< Voi non sapete niente di me! >
< Scommettiamo? >
Vedendo che la discussione stava prendendo una brutta piega, il sottoposto del Capitano Matthew li interruppe bruscamente.
< Capitano, cosa facciamo con il sovversivo? >
< Liberatelo. Almeno per ora. >
< Sul serio? Ma non è il maggior indiziato dell’ultimo attentato alla Capitale? Non merita che rimanga libero. >
< La qui presente Lady Mary ha espresso il desiderio che chi l’ha “salvata” e gli ha dato ospitalità questa notte, debba essere riconosciuto. E la sua libertà è la riconoscenza degna. >
< Come volete voi, Capitano Crawley. >
< Bene, detto questo, non mi resta che andarmene… Ci rivedremo nella capitale, Lady Mary? >
< Non ci sperate troppo. >
< Andiamo, una giovane donna viziata e mondana come voi non può stare londata da una città interessante come Dublino. >
< Osate ancora mancarmi di rispetto e ve la farò pagare. >
< Vanificate le vostre minacce. Non serviranno a niente > disse infine il Capitano Crawley prima di andarsene e liberare il prigioniero.
 
 
< Mary! Mary! > gridò Sybil chiamandola a gran voce < Quei due inglesi hanno liberato il Signor Carson. Non siete contenta? >
Ma la giovane donna decise di non rispondere, rimanendo nei suoi più oscuri pensieri.
< Mary, va tutto bene? >
< Sì… Il Capitano Crawley mi ha profondamente turbato. >
< Che cosa vi ha detto? >
< Ninte d’importante. Stai tranquilla. >
< Non posso stare tranquilla nel vederti così triste… Secondo me è successo qualcosa. >
< Ho solo discusso con lui sulla liberazione del Signor Carson. Tutto qui. >
< E poi? >
< E poi niente. Alla fine sono riuscito a convincerlo. >
< Perché mi risulta che tu mi stia mentendo? Eppure quel viso l’ho già visto da qualche parte… >
< E’ Matthew Crawley, nostro cugino di terzo grado. >
Sentendo quelle parole, Sybil divenne pallida in viso.
< Oh mio Dio… Allora la nostra identità in pericolo. >
< Gli ho fatto giurare di mantenere la bocca chiusa > mentì Mary.
< E lui che cosa ti ha detto? >
< Niente di sconvolgente. Mi ha solo rivelato che ci terrà d’occhio se ci inoltreremo nella capitale irlandese… Ormai siamo finiti nella sua lista nera. >
< Ma che diavolo vuole da noi? vuole rispedirci a Downton Abbey? >
< Non ci riuscirà. Nostro padre e nostra nonna non hanno dei buoni propositi verso di lui e verso nostra zia. >
< Eppure ci vuole tenere d’occhio… La faccenda non mi piace per niente. >
< Vediamo di non pensarci e rechiamoci nella capitale alla ricerca delle nostre amiche. È l’unico modo che ci possa distrarre. >
< Spero che non abbia rivelato niente a Tom altrimenti siamo spacciate. >
< Sybil, prima o poi dovrai farlo tu. >
< Lo faremo quando la situazione nella capitale si sarà calmata. In tal caso meglio che rimanga all’oscuro di tutto. >
< Fai come vuoi… Ma vuoi un consiglio da me? Stai sbagliando tutto. >
< Ma Mary… >
< Andiamo. Abbiamo perso fin troppo tempo. >
 
 
Una volta aver salutato definitivamente la famiglia Carson, Mary e Sybil si sentivano più tristi che mani.
< E’ un vero peccato lasciare per sempre quella povera gente > fece Tom mentre stava guidando < Se solo potevamo aiutarli in qualche modo oltre che dargli dei soldi. >
< Abbiamo già fatto fin troppo > replicò Mary sprezzante < Adesso chiudiamo la questione, d’accordo? >
< Va bene… Vorrei però sapere come avete fatto a convincere quell’uomo? Siete stata davvero molto abile. >
< Voi dite? Mi sono limitata ad esporre la loro innocenza. Tutto qui. >
< Siete davvero molto brava nelle parole. >
Ma nel mentre Tom stava cercando di instaurare una conversazione con le due donne, capì che tra di loro c’era aria di tensione.
< Siete sicure di stare bene? >
< Sì. Purtroppo questa notte non abbiamo dormito molto bene > spiegò Mary.
< Colpa dei pensieri? >
< Più che altro il letto era molto scomodo… Ma non mi lamento. È già troppo aver dormito sotto un tetto stabile. Il letto è l’ultimo dei nostri problemi. >
< E tu cosa mi dici, Sybil? >
< Non ho niente da dire, Tom. >
< Sei così ombrosa… Volevi anche tu rimanere ancora un po’ di tempo in compagnia di quella famiglia? >
< No. Va bene ritornare subito a Dublino. >
< Speriamo di non incontrare dei disordini… Sono stanco di scontrarmi con la polizia. Abbiamo avuto fin troppi problemi con loro per oggi. >
< Basterà non dare nell’occhio e il gioco è fatto. >
< Siamo degli irlandesi, Lady Mary. Diamo già abbastanza nell’occhio per questo motivo. >
Non riesco a capire come facciano a riconoscerci. >
< I soldati inglesi hanno fiuto in queste cose. >
< Già… Sono molto abili… Sarebbe un vero problema se incontriamo i rivoluzionari dell’Ira. Ho sentito che non hanno pietà per nessuno. >
< Questo non è del tutto vero > protestò Tom < Loro non farebbero mai del male a dei patriotti irlandesi. >
< Sì, ma non siete del tutto sicuro, Signor Branson. >
Sentendo quelle parole, Tom fu molto indispettito da Lady Mary.
< Lady Mary, sembra che non abbiate fiducia nel nostro paese… Devo forse pensare che sia così? >
< Lady Mary non sa cosa sta dicendo, Tom. Non date peso alle sue parole. >
< Mi dispiace Sybil, ma mi duole pensare che Mary non abbia quello spirito che contriddistingue noi irlandesi. >
< Signor Branson, io sono una irlandese come voi. Caso chiuso… Non sono una sovversiva o una nazionalista, ma voglio vedere il mio paese indipendente dalla tirannia britannica. >
< Un desiderio comune di tutti, Lady Mary. >
< Esatto… E mi dispiace sentire che non sono di spirito irlandese. >
“Mary è entrata perfettamente nella parte” pensò Sybil “Venire scoperta scatenerebbe meccanismi imperscrutabili e terribili.”
< Non volevo essere così puntiglioso… >
< Ma l’avete fatto… Cambiando discorso, siamo quasi arrivati a Dublino? >
< Manca poco, Lady Mary. Non vi preoccupate. >
< Splendido > sussurrò la donna mentre Sybil la sqaudrava malamente.
< Mary, non esagerava ulteriormente… >
< Devo fare la parte della perfetta irlandese patriottica oppure no? >
< Sì, però… >
< Allora fai silenzio o saremo noi a farci scoprire e non a causa del Capitano Crawley. >
< Dobbiamo davvero preoccuparci di lui? >
< No… Non ora, almeno. >
< Non mi assicuri minimamente, Mary. >
< Fai silenzio e guarda la strada. Tra poco saremo arrivati > rispose Mary di rimando troncando la conversazione.

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Capitolo 6
*** Tirannia ombrosa ***


Una volta giunti vicino al centro della città, Mary e Sybil poterono costatare con i loro stessi occhi che la situazione non era mutata minimamente.
< Sybil, è trascorso solo un giorno dall’esplosione > gli spiegò Mary < Tornare qui non ha fatto altro che aprire vecchie ferite. >
< Allora dovremmo tornare indietro? >
< No… Stiamo solo attente a dove andiamo e con chi parliamo. Siamo sotto osservazione, ricordi? >
< Quel dannato Capitano inglese che abbiamo come cugino non può renderci la vita impossibile > protestò Sybil.
> Ma lo farà, sorellina. Senza alcuna pietà. >
Mentre la gente disperata si riversava in strada cercando di tornare alla normalità, l’edificio che Sybil e Mary usavano per inneggiare alla liberazione dell’Irlanda era completamente circondato da poliziotti irlandesi.
< Non ci faranno mai passare > fece Mary.
< Almeno potremmo domandargli se le persone che lavoravano in questo posto sono ancora vive. >
< Possiamo provarci. >
Avvicinandosi con cautela, Sybil domandò a tutti i poliziotti vicini se davvero c’erano stati dei morti o solo dei feriti.
> Questa volta non si è consumata una strage > spiegò uno di loro < L’edificio era completamente vuoto e le donne che lavoravano a questa redazione sono state scortate fuori città perché erano troppo esposti alle minacce dei soldati inglesi. >
< Quindi siete sicuro che siano stati davvero loro? >
< E chi sennò? I rivoluzionari dell’IRA non farebbero così tanto trambusto per nulla. Soprattutto non ora. >
< E quando potremmo aspettarci il peggio? >
< Non lo so, ma se non cambierà niente, tra pochi anni saremo invischiati in una guerra civile che scuoterà l’intero paese. >
< Capisco… >
< Sybil, se non altro le nostre “colleghe” stanno bene. >
< Sì, ma non possiamo raggiungerle. Sono sotto custodia chissà dove. >
< Credo che sarebbe meglio anche per noi lasciare questa città. Rimanere qui ci metterebbe solo in pericolo. >
< Ma come facciamo ad andarcene via senza far sapere niente a Tom? >
< Potremmo scappare stanotte e prendere la prima nave che conduce in Inghilterra. >
Ma Sybil non si voleva arrendere proprio ora.
< Non lo so, Mary. Ci devo pensare. >
< Hai poco tempo. >
< Lo so. Non me lo ricordare. >
Nel mentre le due sorelle stavano conversando tra di loro, un’ombra oscura si muoveva tra i vicoli dell’esplosione per spiarli.
Accortasi dei movimenti, Mary si girò di scatto.
< Mary, che cosa ti prende? >
< Non lo so. Ma ho la netta sensazione che qualcuno ci sta spiando. >
< Ma cosa dici? Io non vedo altro che poliziotti irlandesi qui nei dintorni. >
< E se fossero quelli dell’IRA? Non vorrei avere mai a che fare con loro > replicò terrorizzata Mary.
< Stai tranquilla, Mary. È tutto apposto. >
< Allora? Avete trovate le vostre amiche? > domandò Tom riportandole alla realtà.
< Sono al sicuro sotto scorta. Ma i poliziotti irlandesi non mi hanno voluto dire dove. >
< Bene, l’importante è che siano salve, no? >
< Sì, però… >
< Sybil, che cosa ti prende? >
< Dobbiamo renderci conto che non possiamo avere paura per un attentato. I nostri propositi di liberazione devono andare avanti. >
< E lo stiamo facendo, Sybil. Non preoccuparti… anche se non lo sappiamo, i rivoluzionari dell’IRA colpiranno gli inglesi quando meno se l’aspettano. >
< Ci sarà una guerriglia in città? >
< Non lo so, Mary… Ma se ciò accadesse, sarebbe meglio che voi non vi trovaste qui. È troppo pericoloso anche per un giornalista come me. >
< E’ pericoloso per tutti. Non solo perché noi siamo donne. >
< Io non ho detto questo, Lady Mary. >
< Ma lo lasciavate trapelare… Comunque che ne dite se facciamo un giro per Dublino? È una bellissima giornata e mi sento molto protetta con i poliziotti irlandesi attorno? >
< Mary, non so… >
< Andiamo, Sybil. Non ti devi preoccupare. C’è qui il tuo giovane cavaliere Tom che ti proteggerà anche a costo della vita, no? >
< Sì, hai ragione > rispose Sybil squadrando il nervosismo di Tom nel sentirsi prendere in giro da Mary.
 
 
Tom non si era mai sentito così nervoso e fuori posto da quando aveva conosciuto Mary e la sua amata Sybil.
Non faceva altro che guardarsi intorno solo per la paura che Mary potesse avere ragione.
E se c’era una spia che continuava a pedinarli incessantemente?
< Questo abito è davvero carino > fece Mary fermandosi dinanzi ad una vetrina < Non trovi anche tu, Sybil. >
< Sì. È davvero molto elegante > rispose sorridente la ragazza < Tu che cosa ne pensi, Tom? >
Ma il giovane uomo non ascoltò, completamente assorto nei suoi pensieri.
< Tom, va tutto bene? >
< Come Sybil? >
< Ti vedo molto distratto. >
< Scusami… E’ solo che camminare in questa città dopo tutto quello che è successo mi fa sentire molto nervoso e distante. >
< Eppure da quello che ho capito non fai altro che guardarti intorno come Mary. Si può sapere che cosa vi prende? >
< Forse è la paura di rimanere invischiati in una trappola. >
< Perché ci dovrebbe accadere questo? >
< Perché non siamo in una città sicura, Sybil. Ed è un vero peccato che tu non te ne renda conto. >
< Tom, perché tu invece non capisci che rimanendo accanto a te mi sento più protetta che mai? >
< Sei davvero molto dolce a dirmi così… Ma ci conosciamo a malapena. >
< Io invece penso di conoscerti da una vita. >
< Che cosa state farfugliando voi due? > domandò Mary interrompendoli.
< Niente di cui tu ti possa preoccupare, Mary. >
< Ah, scusate… Momento molto privato. >
< Potete ben dirlo, Lady Mary… Allora, avete trovato l’abito che vi interessa oppure dovremmo controllare altre vetrine? >
< Quello che mi sto domandando in questo momento è perché a voi uomini non piace fare shopping. >
< Perché ci annoia molto… O forse perché desidererebbero fare tutt’altro. >
< Del tipo? >
< Fare una passeggiata in aperta campagna con una persona molto speciale > rispose Tom riferendosi a Sybil.
< In altre occasioni vi avrei potuto lasciare da soli, ma visto che non mi fido minimamente di voi non posso lasciarvi da solo in compagnia di Sybil. Mi dispiace. >
Le ultime parole di Mary disturbarono non poco Tom.
< Perché? Avete paura che gli possa accadere qualcosa di spiacevole? >
< Non si sa mai… Avete detto bene prima dicendo che non vi conoscevate abbastanza. Ed è meglio stare in guardia. >
< Mary, adesso basta. Stai esagerando. >
< Ti sto solo proteggendo, Sybil. Voglio evitare che tu faccia un grande errore madornale. >
< L’unico errore che sto facendo è ascoltare queste sciocchezze! >
< Perché tu non ti rendi conto chi sei veramente! >
capendo che Mary poteva portare Sybil ad essere scoperte, decise di troncare la conversazione prima che fosse troppo tardi.
< Che cosa volevate insinuare, Lady Mary? >
< Niente, Signor Branson. Lasciamo perdere. >
< C’è forse una questione che devo sapere? >
< No… > rispose semplicemente Mary.
< Sybil, ma cosa voleva dire la tua amica? >
< Nulla, Tom. Si sta solo sbagliando su noi due. Pensa solo che io finirei in guai molto seri se mi innamoro di te. >
< E per lei questo è un grande problema? >
< Da come ci parla, credo proprio di sì. >
< Meglio allora lasciarla bollire nel suo brodo e pensare solo a noi stessi. >
< Su questo hai ragione. >
Ma nel mentre Mary, Sybil e Tom stavano passeggiando indisturbati per le vie di Dublino, quest’ultimo scovò il Capitano Crawley intento a pedinarli.
< Signorine, vogliate scusarmi un attimo. >
< Dove ve ne andate, Signor Branson? >
< Mi allontano per qualche minuto. Voi andate avanti senza problemi. Vi raggiungo più tardi. >
Non capendo le reali intenzioni dell’uomo, Sybil decise di seguirlo lo stesso senza però farsi vedere da lui.
< Sybil, andiamo! >
< No. Voglio capire che cos’ha in mente. Tu aspettami qua. >
Nel vederlo svoltare l’angolo, Tom vide che stava litigando molto furiosamente con un ufficiale inglese.
< Ancora voi! > gridò Tom con tono furente < Perché ci stavate pedinando? >
< Dovrò pure tenere sott’occhio un irlandese rivoluzionario come voi, no? >
< Io non sono quello che voi dite! Sono solo un semplice giornalista. >
< Va bene, supponiamo che sia vero… Ma le altre due giovani Lady che vi portate appresso? Voi siete sicuro di conoscerle veramente? >
< Certo che sì! >
< Eppure io conosco Lady Mary da molto più tempo di voi, sapete? Siamo cresciuti insieme nelle Yorkshire fin da quando siamo bambini… Ed ora le nostre strade si sono ricongiunte dopo tanto tempo. >
< Lo Yorkshire? Voi vi state sbagliando, Capitano Crawley. Lady Mary e Lady Sybil non sono mai state in Inghilterra. Loro sono irlandesi. >
< Davvero? Allora perché non provi ad interrogarle sul loro passato? Sono sicuro che rimarrete sorpreso. >
< Non ce ne sarà bisogno, Capitano Crawley. Mi fido ciecamente di quelle donne. Soprattutto di Sybil. >
< Voi l’amate molto, non è vero? Peccato che quando vi risveglierete bruscamente da questo bel sogno sarà troppo tardi… >
< Lasciateci in pace. Non ve lo dirò una seconda volta. >
< Va bene, come volete voi… Ho avuto quello che volevo nello scambiare quattro chiacchere con voi. Adesso non dobbiamo far altro che guardare evolversi la situazione… Ma vi do un consiglio: state lontano da questa città prima che sia troppo tardi. Le rivolte sono all’ordine del giorno e rimanere a Dublino diventa sempre più pericoloso. >
< Prenderò le vostre ultime parole come preziose… Ma adesso andatevene. Devo tornare da loro. >
< Andate pure. E occhi aperti > disse infine Matthew Crawley lasciando da solo il giovane Tom Branson in valiade di mille pensieri.
“Oh Tom, mi dispiace tantissimo… Ormai la verità è solo ad un passo da noi” pensò Sybil cercando a stento di trattenere le sue lacrime.

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Capitolo 7
*** Una verità eclissata da molto tempo ***


Era passata all’incirca una settimana e i tumulti nella capitale irlandese erano aumentati in maniera considerevole.
Rifugiatasi il più lontano possibile dalla città, Mary credeva che rimanere in Irlanda e inseguire il sogno di libertà agognata con sua sorella era giunto al termine.
Dovevano tornare a Downton Abbey se volevano una vita al sicuro, ma come potevano spiegarlo a Tom Branson?
E soprattutto, come avrebbe potuto il ragazzo soppesare una verità tanto devastante quanto importante?
< La guerra è davvero una cosa stupida > fece Mary fissando i disordini che si consumavano sotto l’appartamento dove avevano trovato rifugio < Perché si uccide per così poco? Perché stronchiamo vite con il solo piacere di farlo? >
< E’ qui che vi sbagliate, Lady Mary > protestò Tom < Non si uccide per divertimento, ma perchè crediamo in degli ideali che dobbiamo proteggere. >
< Potete credere in quello che volete, ma è soltanto una cosa stupida. Perché non provare a trattare? Sarebbe tutto più semplice e molta gente non morirebbe. >
< Noi umani facciamo la guerra perché ci sentiamo in dovere di farlo… Pensate alla Prima guerra mondiale. Perché è stata fatta? >
< Solo perché comportava un sacco di vantaggi per le nazioni potenti. Soprattutto per gli imperi centrali. >
< Peccato che poi gli imperi centrali abbiano fatto una brutta fine… Noi siamo solo un piccolo paese contro un grande impero. Non sempre la maggioranza può vincere. >
< Su questo vi do ragione, Signor Branson. >
< Di cosa stavate discutendo? > domandò Sybil di ritorno dalla cucina.
< Niente d’i9mportante, Sybil. Vostra sorella pensa che la guerra sia soltanto una cosa stupida. >
< E in fondo non ha tutti i torti. >
< Che cosa? ma che fine ha fatto il vostro spirito di libertà irlandese? >
< E’ sempre qui con noi > ribatté Mary < Peccato per voi che abbiamo pensieri ben diversi. >
< Volete sottomettervi agli inglesi e tornare ad essere una colonia di schiavisti? È questo che volete? >
< No, Signor Branson. Come voi, anch’io voglio un mondo libero… Ma che sia guidato dagli ideali giudiziosi. E non dalle armi. >
< Le armi hanno sistemato gran parte dei problemi che la parola non poteva rimediare. >
< Da queste parole mi state facendo capire che siete un rivoluzionario e un nazionalista senza scrupoli. >
< No. Io ucciderei solo per giustizia e non per il piacere di farlo. >
< E l’IRA? Per cosa uccide? Solo per l’indipendenza? Mi dispiace, ma non riesco a credervi. >
< E voi, Lady Mary? Siete davvero un irlandese purosangue? Perché da quello che ho capito, voi e quel Capitano inglese avete molto in comune. >

< Ditemelo voi… O mi state nascondendo qualcosa? >
< Adesso basta > li interruppe Sybil < Questa discussione è andata avanti fin troppo. State diventando ridicoli. >
< Hai sentito il tuo nuovo fidanzato, Sybil? Non si fida di due giovani donne innocenti. >
< Non è che non mi fido! Voi mi portate a pensare male di voi! >
< Allora fatevi due domande e ricercate la verità se è questo che volete! > gridò Mary mentre un ordigno per poco non fece saltare l’intero appartamento.
< Dobbiamo uscire subito di qui! Alla svelta! >
Riversandosi in strada, le due sorelle cercarono di trovare un rifugio nelle vicinanze, ma i soldati dell’IRA avevano preso il sopravvento e intrappolato alcuni soldati inglesi.
< LI uccideranno, Mary! Quei poveri uomini stanno per essere uccisi! >
Mentre i soldati inglesi morirono sotto i loro occhi, Mary e Sybil piansero dallo spavento mentre Tom cercava di ritrovarle tra la folta folla che si riversava nel caos.
< Dobbiamo andarcene alla svelta da qui, Sybil. >
Prendendo la mano della sorella, Mary fuggiva per strada cercando di scovare i proiettili che erano destinati ai rivoluzionari.
< Mary, dove vuoi andar? >
< Non lo so. Ogni posto è meglio lontano da qui. >
Ma appena le due donne varcarono un vicolo senza via d’uscita, la disperazione di Sybil divenne più insopportabile.
< Hai visto?! Non ci dovevamo separare da Tom! Solo lui conosce realmente le vie di questa città! >
< Vedi di mantenere la calma e cerca di ragionare, Sybil… >
< No! Sono furibonda con te! anche se lui non ti è mai piaciuto, potevi evitare di fare certe scenate come prima. >
< Che cosa? io non ho fatto nessuna scenata. È il tuo fidanzato che ha degli ideali sbagliati. >
< Lui non è il mio fidanzato, stupida! Ci stiamo ancora frequentando. >
< Come mi hai chiamato?! >
Una volta aver mancato di rispetto a sua sorella, Sybil dovette assorbirsi tutta la collera di sua sorella.
< Sei un’ingrata! Io sono giunta fin qui perché tu volevi fuggire dai sfarzi di una famiglia opprimenti. E che cosa ci ho guadagnato io?! Delle offese ingiuriose nei tuoi confronti! >
< Ah sì? E tu invece? Che volevi fuggire dal tuo promesso sposo perché ti maltrattava e non ti rispettava? Ne vogliamo parlare? >
< La punizione divina ha deciso di farmelo incontrare anche in questa città… Questo sì che è un brutale gioco del destino. >
< E per colpa sua siamo anche in pericolo! Se non l’avessimo incontrato, Tom non sarebbe mai stato così sospettoso. >
< Sybil, vuoi capire che prima o poi Tom lo verrà a sapere? >
< Sì, ma lo dovrà scoprire nel momento opportuno. >
< Cos’è che dovrei scoprire? >
La voce di Tom risuonò nelle orecchie delle due ragazze come un forte macigno.
< Tom… Hai sentito tutto? >
< Abbastanza da capire che voi due siete degli impostori. Non siete irlandesi come volevate far capire… Siete inglesi. >
< Tom, possiamo spiegarti… >
< Non osare avvicinarti, Sybil… In certi versi sei peggio di tua sorella. Come hai potuto tradirmi? >
< No, Tom! Io non ti ho mai tradito! >
< E invece sì. Mi hai preso in giro fin dall’inizio perché volevi divertirti con me. Dì la verità. >
< No, ti sbagli. Tu mi piaci davvero! >
< Falla finita! >
Con la collera che gli imperversava nelle vene, Tom tirò fuori dalla sua giacca una pistola che puntò addosso contro Sybil.
< TU e tua sorella farete una brutta fine… Chissà cosa dirà la vostra famiglia quando vedranno i vostri corpi insanguinati e mutilati in prima pagina. >
< Vuoi davvero ucciderci, Tom? E questo che vuoi? > domandò Sybil con le lacrime agli occhi.
Ma l’uomo, anche se era visibilmente arrabbiato con le due donne, non riusciva ad essere spietato come voleva.
< Rispondimi, Tom! Vuoi davvero ucciderci?! È questo che vuoi?! >
< Sinceramente io… >
< Branson, che cosa ci fai in questo vicolo con queste due donzelle inglesi? Volevi darti alla pazza gioia? >
Un soldato dell’IRA, armato fino ai denti e con cattive intenzioni, si avvicinò ai tre ragazzi con estrema pericolosità.
< Allora? Che facevi? >
< Tom, tu conosci questo soldato dell’IRA? >
< Siamo vecchi amici, signorina. Amici di ideali molto simili tra di loro. Peccato che lui poi avesse scelto la vita da giornalista. Sarebbe stato un ottimo soldato come me, ve lo garantisco. >
< William, non potevo far parte di voi. Io non voglio uccidere persone innocenti. >
< Ah no? Vorresti che gli invasori inglesi abbiano il sopravvento su di noi e ci distruggano definitivamente? >
< No! Non voglio nemmeno questo… >
< Ah, forse ho capito! Volevi spassartela con queste turiste e farle fuori una volta scoperte chi sono? >
< E’ una lunga storia, William. Lascia perdere. >
< Che cosa? assolutamente no. Queste due si meritano di venire uccise perché sono inglesi. Lo capisci o no? >
< No William, ti prego… >
< D’accordo. Non lo vuoi fare tu? ci penserò io. >
Puntando il fucile contro le due povere donne, la loro disperazione toccò il culmine mentre Tom rimase immobile.
< Guarda, Tom. Guarda come le faccio fuori. Sei pronto? >
Ma prima che il soldato dell’IRA potesse sparare il colpo in canna, Tom lo freddò sparandogli alla testa, mentre le due giovani donne non riuscivano a credere di essere ancora vive.
Mentre stavano piangendo per quello che avevano visto, Tom li pregò di andarsene dall’Irlanda il prima possibile e di non farvi più ritorno.
< Una nave partirà domani mattina e raggiungerà il porto di Southampton. Vi consiglio di andare se avete cara la pelle. >
Non riuscendo a trovare le parole adatte, le due ragazze si alzarono di scatto lasciando da solo il giovane Tom.
“No. Non può finire così.”
Tornando indietro per dirgli definitivamente addio, Sybil fu bloccata da sua sorella.
< Lasciami andare, Mary! >
< No, Sybil. Non c’è tempo! Dobbiamo andare! >
Mentre i soldati dell’IRA stavano diventando sempre più numerosi, le due ragazze non ebbero altra scelta che scappare.
Scappare lontano da un passato pieno di bugie e per certi versi surreale.
Scappare da una vita che li aveva resi liberi grazie allo spirito irlandese.

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Capitolo 8
*** L'esito della speranza ***


Mary e Sybil Crawley si apprestavano a salire sulla nave che li avrebbe riportati in Inghilterra.
La folla di irlandesi che stava scappando verso un futuro lontano dalle armi passava per la via di Southampton.
< Sybil, dobbiamo salire immediatamente > la chiamò sua sorella.
Ma la giovane terzogenita della famiglia Crawley era assorta nei suoi pensieri.
Non avrebbe mai potuto rivedere il suo amato Tom per colpa di una guerra stupida e inutile.
“Tom, non volevo che…”
< Sybil, che stai facendo?! Dobbiamo salire alla svelta! >
< Mary, non so se posso venire… >
< Non fare la sciocca e Sali immediatamente su questa nave! > sbraitò Mary come se fosse fuori controllo.
< Io… Non posso abbandonarlo… Perché non riesci a capirlo? >
< Lo capisco perfettamente… Però se non Sali su questa nave non ci rivedremo mai più. >
< Mary, non posso stare senza di lui. >
< Sybil, Tom vorrebbe che tu te ne andassi da questo paese per un futuro pieno di libertà. Altrimenti non ci avrebbe mai fatto fuggire. >
Nel sentire le parole di Mary, la giovane donna dedusse che aveva ragione.
< Mary, devi però promettermi una cosa. >
< Qualsiasi cosa, Sybil. >
< Promettimi che ritorneremo a Dublino a ricercare Tom quando questa guerra sarà finita. Anche se dovessero passare decine e decine di anni. Finché saremo in vita dobbiamo tornare. >
< D’accordo, te lo prometto. Adesso però Sali. >
Convintasi delle parole di sua sorella Mary, Sybil salì sulla nave che l’avrebbe riportati a Southampton, senza mai dimenticare il suo amore diviso.
“Tom, spero che non possa mai dimenticarmi.”
 
 
Durante il tragitto, le giovani donne rimasero per tutto il tempo nella loro cabina senza mai andare all’esterno.
< Spero che arriveremo molto presto > fece Mary < Non sopporto di rimanere qui in questa specie di cella. >
< Siamo in terza classe, Mary > gli spiegò Sybil < E’ normale che ci troviamo in condizioni molto disagiate. >
< Sì, hai ragione. >
Mary intravedeva negli occhi di sua sorella che non faceva altro che pensare a Tom.
Non riusciva a capre se era vivo oppure morto, eppure la speranza di rivederlo un giorno diveniva sempre più forte.
< Sybil, hai fame? Ho qualche provvista nella valigia. >
< No, grazie. Sono apposto così. >
< Devi mangiare qualcosa. Sei molto deperita. >
< Mangerò quando tornerò a casa. Adesso non ho fame. >
< Va bene… Secondo te quando mancherà per giungere a Southampton? >
< Non lo so e non voglio nemmeno saperlo… Non avrei mai voluto ritornare dai miei genitori. Ma se questo è il mio destino… >
< E’ il nostro destino, Sybil. I nostri genitori saranno molto preoccupati. È la decisione giusta. >
< E la nostra libertà? >
< Vedrai che riusciremo ad essere libere e indipendenti facendo la nostra vita in Inghilterra. >
< Quindi mi stai forse dicendo che non vorresti mai più tornare a Dublino? >
< Non ho detto questo. Sto soltanto dicendo che per ora è meglio rimanere a casa nostra. >
< Rimanici tu a Downton. Appena avrò la possibilità, me ne ritornerò da Tom. >
< Sybil, adesso smettila. Ti stai rendendo ridicola. >
< Solo perché tu non sei innamorata non vuol dire che anch’io devo trasformarmi in una zitella acida. >
Sentendo quelle parole molto forti, Mary mollò un ciaffone a sua sorella senza pensarci due volte.
< Che cosa vuoi sapere tu dei miei sentimenti? > domandò Mary con le lacrime agli occhi < Anch’io sono stata innamorata come lo sei tu ora. La mi9a sfortuna è stata non essere ricambiata da quel dannato Capitano inglese. >
< Scusami, io non volevo… E’ la mia rabbia che sta parlando. >
< Ne sono consapevole… Adesso però mangia qualcosa e smettila di parlare e di pensare a lui. Almeno per un breve momento. >
< OK, cercherò di farlo. >
 
 
Una volta giunti al porto di Southampton, le due ragazze vagavano tra la folla come se fossero gente povera qualunque.
< Dobbiamo prendere un taxi per tornare a casa > fece Mary mentre sorreggeva le sue valigie < Tu per caso hai qualche soldo con te, Sybil? >
< Purtroppo no > fece la donna controllando il suo portamonete.
< Dobbiamo trovare alla svelta qualche spicciolo se non vogliamo tornare a casa a piedi. >
< Magari vi potrei aiutare io. >
Un giovane uomo, ben distinto ed elegante, si avvicinò alle due donne con fare misterioso.
< No, grazie. Non ci serve il suo aiuto. Stiamo solo cercando un taxi > fece Mary smorzando un sorriso.
< Perché cercare un taxi quando vi posso accompagnare a Downton personalmente? Anch’io devo andare nello Yorkshire. >
< Davvero? >
< Sicuro, signorina. E non mi costa nulla accompagnare due giovani donzelle in difficolta. >
< Magari un’altra volta… Sybil, caviamocela da sole. È meglio. >
< D’accordo, come volete voi. Io volevo solo offrirvi il mio aiuto. >
< Mary, ma cosa stai facendo? Il signore… >
< Non mi fido di lui. Facciamo da sole. >
Ma Sybil non aveva nessuna intenzione di aspettare di trovare qualche soldo che li avrebbe potuto ricondurre a Downton.
< Mary, è l’unica persona che può aiutarci senza che voglia qualcosa in cambio. Non possiamo dirgli di no. >
< Possiamo eccome! >
< Mary, ti prego. Siamo completamente perdute e senza uno spicciolo in tasca. Dobbiamo cercare aiuto subito. >
Alla fine, convinta delle parole di sua sorella, Mary accettò s’eppur riluttante.
< Va bene. Ti darò ragione… >
< Splendido. Signore? Accettiamo di buon grado il suo aiuto? >
< Bene. Venite con me, signorine. La mia macchina si trova qui vicino. >
 
 
Guidando fino a Downton, le due donne ringraziarono infinitamente il loro salvatore.
< Vi dobbiamo la vita. Davvero > fece Mary dispiaciuta per come l’aveva trattato prima.
< Eppure eravate voi che non volevate il mio aiuto, Signorina Crawley. >
< Sì, è vero… Ma come fate a sapere il mio cognome? >
< E’ semplice. Siete i padroni di Downton Abbey. Tutti in questa città sanno chi siete voi e la vostra famiglia. >
< Lei invece è? >
< Non ha importanza. Sono solo un benefattore che voleva aiutarvi. Tutto qui. >
< Sicuro che non le dobbiamo dare niente in cambio? > domandò Sybil.
< In verità qualcosa ci sarebbe… Non posso farmi sfuggire due belle donne come voi. Avete capito cosa intendo, no? >
Capendo che stava ammiccando a qualcosa di molto sconcio e proibito, le due donne si guardarono a vicenda con riluttanza.
< Mi sembrava strano che non volevate niente in cambio > rispose Mary con disgusto.
< Esatto. Siete state molto imprudenti. >
< Mary, io… >
< Avevo ragione su di voi: siete solo un maledetto porco. >
< Dovevate capirlo prima, non credete? Adesso non mi sembra molto saggio fuggire. Soprattutto ben sapendo che non c’è nessuno che vi possa aiutare. Quindi sarebbe meglio che stiate ferme e mi lasciaste fare. >
< Non ci pensate nemmeno! Se osate toglierci un capello… >
< Che cosa? Vi metterete ad urlare? Siamo in una landa desolata, mie care signorine. Qui nessuno vi potrà mai sentire ed aiutare. >
Ma prima che l’individuo misterioso potesse mettere le mani addosso alle due povere donne, una macchina si avvicinò alla sua.
< Dannazione… >
Mary e Sybil, vedendo che a bordo c’era la loro nonna Violet, tirarono un sospiro di sollievo.
< Credo di essere arrivata nel momento giusto > fece la donna anziana< Signor Kent, che cosa voleva fare alle mie due nipoti? >
< Niente, contessa. Le volevo riportare a Downton. >
< Ah, davvero? Peccato che io pensi il contrario… Ma questa volta farò finta di non aver sentito niente. a patto che lasciate per sempre Downton e non facciate più rivedere la vostra lurida faccia. >
< Ma Contessa, io… >
< Vi conviene non farmi cambiare idea. Potrei essere molto pericolosa. >
Capendo che avrebbe peggiorato la situazione, il Signor Kent se ne andò sfrecciando con la sua auto e lasciando le tre donne sole e salve dai suoi cattivi propositi.
< Nonna, come pensavi che eravamo qui. >
< Un giovane messaggero che ha a cuore voi due mi ha avvertito che sareste giunte qui a Downton proprio oggi… Però è stata una vera fortuna incontrarvi proprio in questo punto. Se fossi anche arrivata qualche minuto dopo, non so proprio che sarebbe successo. >
< Meglio non pensarci > rispose Mary < Non vedo l’ora di tornare a casa e di dimenticare tutto questo. >
< Sì, mia cara. Hai perfettamente ragione. Soprattutto se ad attendervi ci sono i vostri genitori alquanto furiosi. >
< Lo immaginavamo. >
< Salite, ragazze. La vostra resa dei conti sta per iniziare. >
 
Una volta giunte a Downton Abbey, Sybil e Mary si recarono subito in biblioteca.
< Cora e Robert vi stanno aspettando impazientemente. Non fateli attendere ancora, altrimenti credo che potrebbero morire di crepacuore. >
< Non dirlo nemmeno per scherzo, nonna. >
< Sono solo realista, Mary. Vi lascio da soli. >
Appena le due donne si ritrovarono dinanzi i loro genitori, la tensione si smorzò e la felicità si dipinse negli occhi dei padroni di Downton.
< Figliole, credevo che non vi avrei mai più rivisto > fece Robert abbracciando per prima sua figlia Mary < Come state? >
< Bene, papà. È stata un’avventura che sicuramente non ripeteremo > rispose la primogenita.
< Ma perché siete fuggite? Che bisogno c’era di fare tutto questo trambusto? > domandò invece Cora.
< E’ colpa nostra? Davvero vi sentivate come due canarini in gabbia che avevano bisogno di agognata libertà? >
< Sì, papà… Soprattutto per quanto riguarda Sybil. >
< Sybil, mia cara > fece Robert avvicinandosi < Abbiamo sbagliato tutto. E chiediamo scusa a tutti e due per quello che vi abbiamo fatto. >
< No, papà. È colpa nostra. Volevamo esporre i nostri desideri, ma invece è successo che la nostra voglia di rivalsa ha avuto la meglio. Non dovevamo scappare come due ladre. Mi dispiace tanto. >
< Adesso l’importante è che siate tornate a casa sane e salve… Vi faccio preparare qualcosa? >
< No, grazie mamma. Siamo solo molto stanche dal viaggio. >
< Sì, Mary ha ragione. È una vera fortuna che nostra nonna ci abbia incontrato durante il nostro ritorno. >
< Già. Voleva venirvi a prendere fino al porto di Southampton, ma alla fine è riuscita a trovarvi prima… Ancora non riesco a capire chi sia quel messaggero misterioso che l’ha avvertita > replicò Robert pensieroso.
< Forse io riesco a dare la risposta > fece Sybil pensando al suo Tom.
< Davvero? Di chi si tratta, Sybil? >
< Non è importante. Non adesso che siamo qui tutti insieme. >
< E’ vero… Volete stendervi per ritemprare le energie, vero? Andate pure. La cena sarà pronta tra più di un’ora. Così potremmo parlare delle vostre avventure. >
< Chissà perché la nonna ha detto che eravate molto furiosi… >
< Lo eravamo davvero, Mary. Soltanto che era inutile sgridarvi. L’importante è che stiate bene e che abbiate capito la lezione. >
< La prossima volta se vorrete andare a Dublino, possiamo andarci insieme. >
< Non so se è una buona idea, Cora. Sono sull’orlo di una guerra civile. Me l’ha detto Matthew ieri quando è passato di qui a farci visita. >
< Matthew è tornato a Downton? >
< Sì, ma per poco. È subito ripartito a causa dei continui tumulti nella capitale. Spero che vada tutto bene. >
< Lui sa il fatto suo. Riuscirà a cavarsela > replicò Mary con indifferenza.
< Hai Ragione, tesoro. >
< Adesso, se nona avete niente in contrario, mi ritirerei nella mia stanza. >
< Certo, vai pure. Ti chiamo Anna? Magari lei può aiutarti. >
< No. faccio da sola. Ci vediamo dopo > disse infine Mary lasciando da soli i suoi genitori con Sybil.
< Vado anch’io. È stata una giornata massacrante.
< Aspetta un attimo, Sybil > fece suo padre fermandola < C’è una piccola sorpresa per te? >
< Che tipo di sorpresa? >
< Qualcuno che desidera ardentemente di incontrarti. >
< Davvero? E chi potrebbe essere? >
< Non voglio rivelarti il suo nome, altrimenti lo capiresti subito… Ti dico soltanto che appena l’ho visto l’avrei voluto cacciare con tutte le mie forze, ma appena mi ha detto quanto ti amava e che avrebbe fatto tutto per te, alla fine ha convinto sia me che Cora. >
< E’ davvero un ragazzo molto premuroso > rispose Cora sorridente.
< Esatto. Ben sapendo che poi ti ha salvato la vita… >
< Non ditemi che… >
< Sì. Il Signor Branson è qui a Downton Abbey. >
Facendogli segno al suo maggiordomo, Robert chiamò in biblioteca il giovane giornalista irlandese tra lo stupore di Sybil.
< Io… Non posso crederci… >
< Nemmeno io, Sybil. >
< Come hai fatto a giungere fin qui? Hai preso la mia stessa nave? >
< Diciamo che ho viaggiato in prima classe grazie ai miei ultimi risparmi. >
< Perché hai fatto ciò? Potevi viaggiare insieme a me e a mia sorella! >
< Non sarebbe stata la stessa cosa. Questa doveva essere una sorpresa. >
< E lo è stato…Ma chi ha architettato tutto questo? >
< Noi e tua nonna Violet > gli spiegò Robert.
< Sembra tutto un sogno > fece Sybil al settimo cielo.
< E non è finita qui: per ringraziare il Signor Branson per tutto quello che ha fatto per te e per Mary, ho deciso che potrà rimanere qui a Downton per tutto il tempo che vorrà. >
< Magari anche dopo che si sposeranno > fece Cora dando un segnale molto forte a suo marito.
< Di questo magari ne parleremo più avanti, d’accordo? > replicò Robert sviando il discorso < Vi lascio da soli. Se avete bisogno di noi siamo in sala da pranzo. >
Con il cuore che gli batteva dall’emozione, Sybil si avvinghiò a Tom abbracciandolo come non aveva mai fatto prima.
< Credevo di non rivederti mai più, Tom. È proprio destino che tu ed io siamo fatti per stare insieme. >
< Esatto. E adesso che ci siamo ritrovati, promettimi che non ci lasceremo più. >
< Te lo prometto, Tom. Possa anche la morte avere pietà di noi > replicò la ragazza giurando amore eterno a Tom.

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