Life

di Valenicolefede
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Scontro notturno ***
Capitolo 2: *** Dolorosi ricordi ***
Capitolo 3: *** Tra la vita e la morte ***
Capitolo 4: *** Il dolce suono della vita ***



Capitolo 1
*** Scontro notturno ***


Erano ormai le 3:00 di notte, ed un rumore violento di colpi alla porta la ridestarono dal suo dolce dormire. Chi poteva mai essere a quell’ora si chiese ancora mezza addormentata. Con assoluta lentezza decise di alzarsi, ed una volta giunta in salotto si apprestò a controllare dallo spioncino il fastidioso disturbatore. Non rimase affatto sorpresa vedendo di chi vi fosse dall’altra parte della porta, era già la terza volta quella settimana che la importunava a notte fonda, come se il giorno per lui fosse scandito dalle ore notturne.
Sul momento pensò di non rispondere a quel bussare incessante, che si faceva sempre più violento ogni minuto che passava. Non voleva litigare nuovamente con lui, non era nelle condizioni per poterselo concedere quindi sperava in cuor suo che prima o poi decidesse di smettere di fare quel baccano al limite del sopportabile. All’improvviso i bussi cessarono e credette che qualcuno lassù l’avesse ascoltata. Tornò nuovamente a sbirciare per controllare quando delle urla la spaventarono, tanto da farla balzare all’indietro.
“Kaori, so benissimo che sei lì dietro! Lo sai che posso percepirti, apri questa maledetta porta!!”
E riprese a menare con ritrovato vigore.
Una volta ripresasi dallo sgomento decise di cantargliene quattro.
“Ryo Saeba sei completamente ubriaco, sarebbe il caso che ti levassi di torno e te ne tornassi a casa! Non aprirò mai questa porta, per cui sei pregato di andartene se non vuoi che chiami Saeko...di nuovo!”
Dall’altra parte una risata gutturale riuscì ad arrivare fino a lei, ed una serie di brividi le percorsero la schiena facendola inquietare.
“Come vedi mia cara alla fine sono di nuovo qua. Allora la vogliamo aprire questa benedetta porta o la devo buttare giù a calci?”
Non sapeva davvero cosa fare, aprire era fuori discussione, non era per niente lucido e dalla mole di aggressività che traspariva dal suo tono e dai suoi gesti era anche parecchio arrabbiato. Cercò di riflettere sul da farsi, quando fu nuovamente scossa dai colpi furenti che lo sweeper aveva ricominciato a dare.
“Ryo te lo ripeto, va via! Non otterrai nulla comportandoti così!”
“Mi sto stancando Kaori, adesso butto giù questa porta”. “Io non lo farei se fossi in te... e ti consiglierei di dare ascolto alla signora”.
Quando lo sweeper si girò trovò Mick sulle scale con un'espressione determinata e risoluta.
“Ecco che arriva il caro paladino della giustizia a salvare la sua dolce principessa” fece Ryo con cinico sarcasmo. “Molto spiritoso, veramente. Comunque te lo ripeto anche io, vai a casa e lasciala in pace una buona volta!” E gli si avvicinò di qualche altro scalino.
“Altrimenti cosa mi fai, biondino?”
“Lo vuoi proprio sapere? Nelle tue condizioni non avrei difficoltà a renderti innocuo, dipende solo da te”. Lo fissò cercando di intimidirlo.
Ryo, che nello stato in cui era non vedeva l’ora di sbollire la sua frustrazione, si avventò sul suo migliore amico cercando di sferrargli un pugno in pieno viso. L’americano con estrema leggiadria si spostò perfettamente in tempo, e questo fece sì che lo sweeper cadde rovinosamente giù per l’androne delle scale. La sua pellaccia dura gli permise di non farsi troppo male, ma rimase per un attimo frastornato ritrovandosi col suo lato b all’insù.
“Spero che questo ti sia di lezione più che le parole” rispose l’americano incrociando le braccia al petto. “Maledetto yankee.....sempre tra i piedi te ne stai. E va bene, me ne vado ma non finisce qui. Riuscirò a parlare con lei, che lo voglia o no!”
E dopo essersi ricomposto alla meglio uscì dal palazzo bianco per tornare al suo, esattamente di fronte.
Mick lo osservò tristemente andarsene sbattendo l’entrata dell’edificio, quando alle sue spalle una porta saggiamente chiusa a chiave venne aperta, e una Kaori alquanto agitata fece capolino.
“Se n’è andato?” Chiese con la voce quasi tremante. “Tranquilla Darling, si se n’è andato. Tu come ti senti? Vieni che ti preparo una tazza di tè caldo, ti rilasserà.”

Così dicendo entrò in quello che negli ultimi cinque mesi era diventato l’appartamento della sua migliore amica e, dopo averla fatta distendere sul divano, andò in cucina a prepararle qualcosa di caldo. Kaori osservando il soffitto non riusciva proprio a capacitarsi di come fossero arrivati a quel punto, o meglio, ne era perfettamente conscia ma mai avrebbe pensato che Ryo, l’unico uomo che avesse mai amato, fosse arrivato a spezzarle il cuore, e adesso non mollava l’idea di lasciarla in pace.
Mick, che nel frattempo si era avvicinato alla ragazza, vedeva chiaramente sul suo volto lo sgomento per l’ennesima bufera che il suo cuore aveva dovuto provare. “Kaori non stare a pensarci adesso, cerca di rilassarti. Troppe emozioni non ti fanno bene.” E l’aiutò a mettersi seduta. La rossa gli fece uno sguardo sorridente di ringraziamento e si mise a sorseggiare quella dolce bevanda, che già col suo calore le allentava la tensione del momento.
“Tranquillo Mick, io sto bene e anche la piccola è al sicuro”.
Mick osservò il pancione di quasi otto mesi che emergeva prepotentemente sotto il pigiama. Era una delizia per gli occhi, la gravidanza l’aveva resa ancora più bella e lui si sentiva responsabile per quelle due vite a cui teneva tanto.
Ripensando alla notte in cui si era presentata alla sua porta in preda alle lacrime, non aveva potuto far altro che accoglierla in casa sua e di Kazue. In un primo momento si era chiesto come mai si fosse rifugiata proprio da loro sapendo che, quando il duo litigava, era solita correre da Miki; ma quando Kazue rientrò tutto fu più chiaro. Era incinta, esattamente di due mesi, ma questo non lo sapeva ancora nessuno a parte loro, nemmeno il legittimo padre di quella creatura. Avevano provato a convincerla a dire la verità, ma era così sconvolta che la dottoressa preferì lasciar stare l’argomento ad un secondo momento, dandole ospitalità e cure mediche se necessarie. Da quella sera erano passati cinque mesi, e alla fine, quella temporanea ospitalità divenne per forza di cose la sua nuova dimora. Così decisero di farla stare al piano di sotto avendo un appartamento di loro proprietà momentaneamente sfitto, lì avrebbe potuto beneficiare della giusta privacy senza sentirsi un ospite in più.
Ovviamente la notizia che City Hunter non era più una coppia nel lavoro e nella vita privata era balzata di voce in voce tra i loro amici, ed in seguito anche tra i nemici, per questo Mick aveva fatto installare delle telecamere in tutte le stanze in modo che potesse intervenire in caso di bisogno. Il fatto che lei abitasse lì arrivò anche alle orecchie di Ryo, che in preda ad una crisi di nervi per non aver avuto più sue notizie e non averla rintracciata nemmeno in America da sua sorella, rimase alquanto indignato e deluso dal comportamento dei suoi amici in primis, poi in seguito da Kaori stessa.
Da quel momento varie volte aveva cercato di fare irruzione nell’appartamento della ragazza più o meno sobrio, ma veniva sempre prontamente allontanato da Mick, o addirittura dagli uomini di Saeko. Aveva inutilmente provato a vederla appostandosi per tutto il giorno al bar di Miki, ma con sua grande sorpresa aveva anche appreso che non si faceva mai vedere, ed era la verità; per proteggere il segreto l’ex mercenaria andava a farle visita a casa. Mick ancora non riusciva a comprendere il perché Kaori volesse mantenere Ryo all’oscuro di una cosa così importante. Cos’era successo quella notte che l’aveva fatta fuggire? Aveva provato più e più volte a farsi raccontare come stavano le cose, ma lei era stata categorica e si era sempre rifiutata di raccontare cosa fosse accaduto.

Una volta che si fu rilassata il biondo decise di tornare al suo appartamento, sperando che la sua amica riuscisse a ritrovare un po’ di quiete.

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Capitolo 2
*** Dolorosi ricordi ***


Quando se ne fu andato, Kaori si rimise a letto e non riuscendo più a riprendere il sonno ormai interrotto da quel debosciato e dai calci che la sua piccola le dava di continuo, si rimise a pensare a quello che successe la notte che decise di lasciare la sua casa.

-Flashback-
Quella mattina si era svegliata nuovamente con un senso di nausea opprimente che la costrinse ad alzarsi dal letto, sul quale riposava beatamente anche colui che da un anno era diventato il suo uomo. Dopo essersi data una rinfrescata da quel brusco risveglio che, da un po’ di tempo a questa parte ormai la tartassava quasi tutte le mattine, decise di preparare la colazione.
Persa nel suo mondo al ritmo di un piccolo motivetto canticchiato fu piacevolmente sorpresa quando due forti braccia le cinsero dolcemente la vita.
"Mmm devo dire che se non fossi così dannatamente sensuale già di prima mattina non ti perdonerei il fatto che ultimamente mi lasci da solo a letto.”
Alquanto spiazzata da quelle parole, cercò di depistare il suo acuto senso.
“Lo sai che mi piace essere mattiniera”
“Ah si? Strano, fino a poco tempo fa mi sembrava che non ti dispiacesse svegliarti con un po’ di sane coccole, non so se mi spiego.” Fece lui sornione.
“E mi piace ancora credimi, ma adesso a sedere che è pronto!”
Consumarono la colazione in totale relax, sorridendo tra un boccone e l’altro.
Lo sweeper volle sapere i suoi piani per la giornata.
“Che programmi hai per oggi?”
"Mah solite cose: andrò alla lavagna a vedere se c’è l’ombra di un incarico, poi mi fermerò a chiacchierare da Miki e se non dovesse esserci lavoro tornerò a casa a fare le pulizie” e finì la frase con una risata isterica.
“Potrei venire con te allora” fece lui di rimando.
A Kaori andò di traverso la colazione. In un'altra situazione sarebbe stata felicissima che lui l’accompagnasse, se non fosse che nell’elenco delle cose da fare aveva volutamente omesso che doveva fermarsi all’ospedale a ritirare gli esami del sangue, sapeva benissimo che la nausea mattutina e il mancato ciclo potevano solo voler significare una cosa. Ma in ogni caso, prima di fomentare false speranze, voleva esserne sicura al 100%.
“Non c’è bisogno che mi accompagni, sono i soliti giri di routine che faccio tutti i giorni....e poi hai sempre detto che ti annoiava da morire andare alla lavagna.”
“Si questo è vero ma...”
“Allora non preoccuparti, ci andrò io come solito e ci vedremo al Cat’s Eye va bene?”
E senza che lui potesse replicare gli diede un intenso bacio ed uscì di fretta dal loro appartamento.
Una volta arrivata alla stazione constatò che non c’era sorta di lavoro per il duo City Hunter, quindi senza indugiare oltre decise di correre subito all’ospedale per ritirare le analisi.
Una volta uscita di lì si accomodò su una panchina nel piccolo parco vicino, e con mani tremanti aprì lentamente la busta. Quello che vi lesse la lasciò felice come non mai, su quel foglio c’era la risposta che avrebbe cambiato per sempre le loro vite, che le avrebbe rese ancora più unite e solide di prima. Asciugata qualche lacrima che inesorabilmente era scesa sul viso, decise di raggiungere il suo compagno da Miki. Quando arrivò lo trovò sul solito sgabello ad aspettarla.
“Eccoti, ma dov’eri finita? E’ più di mezz’ora che ti aspetto!”
“Scusami ma ho preferito fermarmi a fare un po’ di spesa. Ciao Miki tutto bene?”.
La barista le rivolse un grande sorriso.
"Ciao tesoro, tutto bene. Una tazza di caffè?” Al solo odore la nausea torno a montarle così decise di evitare.
Poi, con fare dolce si rivolse nuovamente al suo compagno.
“Senti Ryo, visto che non abbiamo uno straccio di incarico all’orizzonte che ne dici se torniamo a casa, avrei una cosa importante di cui parlarti.”
Lo sweeper avvertì nella sua voce una certa tensione ed ansia, cosa che lo lasciò per un attimo interdetto.
“Ehm si certo, ma prima voglio fare un giro dei miei informatori per verificare alcune notizie, ci vediamo a casa ma non mi aspettare per pranzo, non so quanto ci metterò."
 Dopo averle dato un casto bacio davanti a tutti uscì salutando con un gesto della mano. Kaori dopo essere rimasta al bar per un pasto fugace, rientrò che era primo pomeriggio, e vedendo che la sua dolce metà ancora non c’era, decise di mettersi sotto con le pulizie e poi avrebbe preparato una cenetta a lume di candela. Era a dir poco euforica e felice, così entusiasta che si concesse anche un lungo bagno rilassante e per l’occasione si mise un vestito regalatole da Eriko il Natale passato, il quale lasciava ben poco spazio all’immaginazione.
Guardandosi compiaciuta allo specchio, non poté far a meno di sorridere al pensiero che per un po’ non avrebbe potuto indossare abiti così succinti. Sperava solo di non diventare un enorme balena.
Dopo aver apparecchiato la tavola ed essersi rimessa ai fornelli per finire le ultime preparazioni, sentì la porta chiudersi, e un sorriso di pura gioia le si stampò in faccia.
“Kaori sono a casa. Scusa se sono rincasato solo ora ma qualc...” ma le parole gli morirono in gola davanti alla vista sublime che aveva davanti.
“Woooowooowww, a cosa devo l’onore di cotanta bellezza? Si festeggia qualcosa in particolare?” Fece Ryo più a bocca aperta che altro. Era bella oltre ogni immaginazione, brillava di luce propria.
“Beh in effetti così si può dire. Su, vieni a tavola che la cena se no si raffredda”.
Goderono di quel delizioso pasto senza mai staccare i loro sguardi maliziosi. Ryo aveva già in mente il dessert per chiudere quella magnifica serata, mentre Kaori si sentiva sempre più tesa man mano che si avvicinava il momento per dargli la lieta notizia. Quando finirono di mangiare si alzò per raccogliere le stoviglie dalla tavola, ma una mano possente la prese per un braccio e la strattonò prepotentemente a sè.
“Spero che tu non abbia preparato alcun dessert perché so già quello che voglio..” la fissò con lo sguardo più lussurioso che potesse avere.
Kaori era interiormente tronfia di suscitare tanta eccitazione, mai e poi mai avrebbe pensato di essere l’oggetto dei suoi desideri più nascosti prima che si decidessero a fare il grande passo come coppia nella vita. Lui non le lasciò il tempo per rispondere che prese possesso avidamente della sua bocca e, giocando ad una danza sinuosa dei loro corpi, le abbassò l’unica spallina del vestito.
Era inebriata da quel momento puramente erotico, e non avrebbe opposto resistenza se il suo cuore non reclamasse di potersi liberare di quella bellissima notizia che serbava da tutto il giorno. Cercò di staccarsi con fatica dalle sue possenti braccia.
“Ryo aspetta un attimo, ti devo parlare...”
“Mmm, sì....non possiamo farlo dopo?”
“Si certo ma se non lo faccio ora temo che potrei scoppiare.”
Così, con ancora più determinazione si divincolò da quella stretta, strappando un lamento di puro dissenso da parte del suo uomo.
“E va bene, che c’è?” Chiese con evidente frustrazione.
Kaori improvvisamente cominciò a sudare freddo, non sapeva come dirglielo, se in modo diretto oppure facendo mille giri di parole. Si tormentava ansiosamente le mani dallo stress che la cosa le procurava. Alla fine decise di prendere la via più morbida, onde evitare che la notizia fosse troppo pesante; in fondo, non avevano mai parlato di avere dei figli in futuro, e non sapeva come l’avrebbe presa, ma era sicura che ne sarebbe stato felice. Un dono così non lo si può negare!
“Allora?” La incalzò lo sweeper.
“Beh ecco Ryo, so che stiamo veramente insieme solo da poco più di un anno, e le cose vanno già bene così come sono. Io...ecco io mi domandavo cosa ne pensi all’idea di avere una famiglia....si insomma, dei figli, cioè, un bambino poi chissà, da cosa nasce cosa e sai com’è..” Era nervosa oltre ogni immaginazione.
Ryo la guardò per un momento perplesso, cosa che la fece fremere ancora di più, ma allo stesso tempo le sembrò di scorgere un leggero bagliore di tenerezza.
Ci fu un attimo di silenzio prima che lui, dopo essersi alzato, decise di rispondere.
“Ah ah aha ah, questa sì che è buona! Spero tu stia scherzando vero?”
Kaori a quella risata sarcastica e a quella domanda rimase di sasso.
"Beh, io pensavo che tu volessi farti una famiglia, prima o poi.”
“Nel nostro mestiere è già molto concederci il lusso di avere una relazione stabile, figuriamoci avere anche della prole.”
"E questo cosa vorrebbe dire scusa? trovi sbagliato che dopo 9 anni di attesa finalmente il nostro amore sia venuto alla luce? Sei pentito di questo?” Gli rivolse queste domande cominciando a sentire nascere in lei la delusione e lo sgomento.
“Certo che non sono pentito Sugar, dico solo che già è un rischio per gente come noi, vivere una relazione alla luce del sole, e questo lo sai. Ma fare dei figli è cosa ancora più grossa. Quindi, se mi stai chiedendo se ne avremo mai la risposta è NO!”
Al suono di quelle parole Kaori sentì la terra sgretolarsi sotto i suoi piedi. Come avrebbe fatto adesso a confessargli che un figlio esisteva già tra di loro? Cercò con tutta sé stessa di avere più autocontrollo possibile.
"Quindi, se io rimanessi incinta per caso dovrei abortire? E’ questo quello che mi vuoi dire?” Ormai le lacrime non chiedevano altro che poter scendere ed inondare quel viso tanto affranto.
Ryo si girò a guardarla e notando la sua espressione contrita cercò di parlarle amorevolmente.
“Ascolta Kao, nel nostro mondo non c’è spazio per dei figli, prima te lo metti in testa e meglio sarà. Basterà stare attenti e non ci saranno problemi.”
Al suono di quell'ennesimo schiaffo in faccia si allontanò bruscamente da lui, e lasciò che le lacrime le rigassero il viso.
Ryo a quella vista cominciò ad innervosirsi, era già sceso a patti con se stesso ammettendo il suo amore per lei e dando a loro una chance, un figlio non era contemplato. Per quanto l’idea fosse bella non potevano permettersi di mettere al mondo una vita che sarebbe stata ancora più in pericolo di loro stessi. Cercando di uscire dalla morsa dei sensi di colpa che cominciava a sentirsi addosso, decise di fare quello che gli era sempre venuto meglio: scappare. Prese la giacca e si diresse verso la porta.
"Credimi, prima ti togli dalla testa questa assurda idea e meglio sarà per te. Io esco, non aspettarmi alzata.”
Ed uscì sbattendo la porta. Kaori si accasciò inerme a terra, piangendo a più non posso lacrime di puro dolore. Come avrebbe fatto adesso? Che ne sarebbe stata della vita che cresceva dentro di lei se lui era già determinato a non volerla?
A malincuore, decise che per tutelare il suo bambino la miglior cosa fosse andarsene. Se lui non lo voleva lei lo avrebbe cresciuto da sola! Si tolse velocemente il vestito per indossare qualcosa di più pratico, riempì alla svelta un borsone con lo stretto necessario, e senza nemmeno lasciare inutili messaggi se ne andò da quella casa.
Quando fu fuori dal palazzo pensò cosa fare: se fosse andata da Miki lui prima o poi l’avrebbe trovata, e poi doveva assicurarsi un supporto medico per ogni evenienza, senza che il suo nome potesse comparire in qualche ospedale della città.
L’unica persone che le venne in mente fu Kazue. Lei e Mick avrebbero potuto darle temporaneamente un alloggio, lui l’avrebbe protetta e la dottoressa avrebbe provveduto a monitorare il decorso della gravidanza. Così senza indugiare oltre, fece i pochi passi che separavano i due palazzi, e suonò al campanello del suo migliore amico.
-Fine flashback-

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Capitolo 3
*** Tra la vita e la morte ***


Passò circa un mese senza che lui si facesse rivedere. Kaori, per quanto non sapesse cosa aspettarsi da quell’insolito silenzio, era invece rincuorata dalla consapevolezza che mancava ormai poco alla data del parto. Il pancione cominciava a darle qualche problema logistico, e la bimba era un vero terremoto soprattutto notturno, cosa che la costringeva a passare molti notti insonne.
Kazue aveva concordato col Doc che sarebbe stata trasferita alla clinica quando il parto fosse sopraggiunto, sempre per destare meno sospetti e tenerla maggiormente al sicuro, agli occhi dei nemici rimaneva sempre e comunque un “mezzo” per arrivare a Ryo.
L’estate era ormai arrivata, col suo tepore e le sue lunghe giornate. Kaori ringraziava di poter beneficiare della stagione per vestirsi con leggeri abitini dalle morbide fattezze e sandali che le lasciassero in pace le caviglie già molto gonfie dal peso della pancia.
Quella sera era più afoso che mai, l’ex sweeper se ne stava nel piccolo terrazzino a guardare le stelle che brillavano limpide nel cielo blu notte, e un moto di tristezza la pervase, non riusciva a non pensare a Ryo, gli mancava immensamente ma allo stesso tempo, non poteva togliersi dalla testa quello che le aveva detto quella famosa sera. Immersa nei suoi tristi pensieri fu attirata all’improvviso da un certo movimento lungo le scale. Si arrischiò ad aprire la porta e a mala pena riuscì a vedere Kazue scendere i vari piani tutta trafelata, per poi uscire dal palazzo. Non fece nemmeno in tempo a chiederle cosa fosse successo, che era già sparita, poi pochi secondi dopo vide sbucare Mick dal pianerottolo, intento anche lui a raggiungere a tutta velocità la dottoressa. Con una mossa svelta riuscì a fermarlo per un braccio.
“Mick ma si può sapere che è successo? Dove state andando con tanta fretta?”
A quella domanda non si voltò nemmeno per guardarla.
“Sorry Darling, devo andare. Non preoccuparti, le telecamere sono tutte accese....”
A quella negazione, un po’ per gli ormoni in subbuglio e un po’ perché sentiva che era successo qualcosa di grave, prese l’americano per il colletto della camicia e lo sbatté contro il muro rivolgendogli nuovamente la domanda.
“Non sono in vena Mick, dimmi che è successo!”
L’americano, con un sospiro di rinuncia le disse:
“Kao si tratta di Ryo. Falcon l’ha trovato in un vicolo vicino al suo bar, con un colpo di arma da fuoco nel petto. A giudicare dagli uomini morti sparsi qua e là sembra sia stata una resa di conti. È ancora vivo Kaori, ma pare sia molto grave, è dal Doc adesso.”
Kaori era scioccata, guardava il suo migliore amico continuando a sentire nella sua testa le parole che le aveva appena detto. Ryo, l’uomo che amava nonostante tutto stava rischiando di morire. No, non poteva starsene lì come se niente fosse.
“Vengo con voi!”
“Ma sei impazzita? Cosa vorresti fare nelle tue condizioni, non saresti di alcun aiuto. Per non parlare dello stress psicologico che vivrebbe anche la bimba...”
“Me ne frego dello stress psicologico, stiamo parlando del padre di mia figlia, e dell’uomo che amo. Ti prego Mick, portatemi con voi!”.
E si gettò piangendo tra le sue braccia. L’americano a quella disperazione non poté che annuire, e così la condussero alla clinica con disapprovazione da parte di Kazue.
Quando entrò nel corridoio dove si trovavano le sale operatorie trovò Miki e Umi seduti ad aspettare. Appena le due amiche si videro, l’ex mercenaria fu molto sorpresa di trovarla lì.
“Kaori santo cielo, ma che fai qui, sei impazzita?”
“Non potevo starmene a casa sapendo che Ryo rischia la vita, voglio stargli vicino come posso.”
A quelle parole Miki l’abbracciò e successivamente si accomodarono entrambe. Passarono diverse ore di angoscia, in cui tutti erano estremamente preoccupati e in attesa di avere notizie sullo stato del loro amico.
A Kaori sembrò di impazzire, voleva ardentemente sapere come stesse l’amore della sua vita, poi finalmente videro uscire dalla sala operatoria un Doc alquanto stanco e provato.
“Allora, come sta?” Fu lei la prima a parlare.
“La pallottola era molto vicino al cuore, ma babyface ce la farà.”
A quelle parole Kaori, stremata da tutte quelle intense emozioni, perse i sensi in braccio a Miki. Fu portata nella stanza adiacente a quella dove riposava Ryo.
Quando si svegliò sentì un senso di freddo sulla pancia, issò la testa per vedere chi vi fosse vicino a lei, e trovò Kazue intenta a farle un monitoraggio. Presa dal puro panico per la salute della bimba chiese alla dottoressa:
"Che succede Kazue, c’è qualcosa che non va alla piccola?
“Rilassati, la bimba sta bene, ma visto che sei svenuta un controllo era d’obbligo.
“Meno male....come sta Ryo?”
“È in un leggero stato di coma ma pensiamo che possa risvegliarsi da un momento all’altro. Onestamente Kaori, nelle tue condizioni non dovresti stressarti così tanto. Potresti anche incappare in un parto anticipato se non ti riposi adeguatamente.”
“Vorresti dire che dovrei andarmene a casa? Pensi che lì sarei più tranquilla sapendo che Ryo ha quasi rischiato la vita? Voglio essere qui quando si sveglierà!”
Dire che era determinata era dir poco, nessuno le avrebbe mai fatto cambiare idea. La dottoressa, conscia di questo è dopo aver emesso un sospiro di frustrazione, annuì debolmente.
“Adesso riposati. Ryo non va da nessuna parte, e se ci saranno novità sarai la prima a saperlo.”
Dopo averle fatto le raccomandazioni del caso uscì per lasciarla riposare.
Dormì fino all’alba finché i morsi della fame non la svegliarono di soprassalto, la bimba scalciava come una pazza, segno che reclamava nutrimento. Si fermò alle macchinette a prendere qualcosa che fosse accettabile e che non le desse noia allo stomaco. Si sedette davanti alla stanza dove sapeva esserci Ryo.
Era sola. Tutti gli altri erano andati a riposare per poi tornare al mattino. C’erano solo lei, Ryo e qualche infermiera. Kaori sentiva il grande desiderio di vederlo, voleva scusarsi in un qualche modo per averlo obbligato a stare separati senza avergli mai dato la reale motivazione. La scelta di non dirgli della gravidanza era stata la diretta conseguenza alle sue parole, ma aveva sempre saputo in cuor suo che non era giusto nei suoi confronti. Aveva il diritto di sapere che insieme avevano generato una vita. Caparbia e testarda com’era scelse il momento buono lontano da occhi indiscreti per intrufolarsi nella stanza. Quando lo vide rimase turbata dai vari tubicini che lo collegavano a diversi macchinari. Si avvicinò lentamente cercando di non fare troppo rumore. Rimase per un po’ in piedi vicino a lui, fissandolo in tutta quella bellezza che nemmeno un colpo di arma da fuoco poteva scalfire. Poi, delicatamente iniziò a parlargli.
“Ryo, non so se puoi sentirmi, sono io,Kaori. So che questi ultimi mesi ti ho inflitto una condizione forzata senza darti alcuna spiegazione, e non ti biasimo se in diverse occasioni la collera ha preso il sopravvento. Ho davvero temuto di perderti e voglio che tu sappia il motivo per cui mi sono allontanata da te”.
E prendendogli teneramente la mano la pose sul suo ventre rigonfio. Dopo pochi secondi, il calore di quel contatto fece muovere la piccola creatura all’interno della pancia.
“La senti Ryo? Questa è tua figlia, una femminuccia di quasi 3kg. È una gran monella sai? Scalcia di continuo e non mi fa dormire...penso che avrà un bel caratterino. Beh, lei è tua, come lo sono io. Ti apparteniamo anche se mi hai ribadito chiaramente che una famiglia non potrà mai esistere. Invece c’è, c’era già la sera che me ne andai, e tra poco vedrà la luce di questo mondo. Non respingerci ti prego, so che possiamo essere felici, e sapremo difenderla da chi le vorrà fare del male.”
Poi ripose delicatamente la mano sul letto. Sperò con tutta sé stessa che lui avesse in qualche modo percepito la loro presenza, e prima di lasciare la stanza gli accarezzò una guancia sussurrandogli: “Per sempre tua”.
Poi tornò nella sua stanza aspettando che il giorno si destasse completamente.

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Capitolo 4
*** Il dolce suono della vita ***


Passarono tre giorni dall’operazione che aveva salvato la pellaccia di Ryo, il quale migliorava visibilmente di giorno in giorno, ma che ancora non aveva ripreso conoscenza. A rotazione i suoi amici andavano a trovarlo per parlargli, raccontargli della città e dei vari nemici che si erano fatti vivi durante questa sua assenza.
Le voci che City Hunter fosse rimasto ferito si erano già sparse a macchia d’olio, ma sia Mick che Falcon avevano fatto di tutto per arginare quell’assenza.
Kaori stremata, stava ore ed ore seduta su quella panchina in attesa di qualcosa che nemmeno lei sapeva dire, indubbiamente un piccolo cenno dall’uomo che amava, rigettando a priori l’idea di lasciarlo solo. Miki aveva provato più e più volte a convincerla a tornare a casa, anche solo per poche ore al giorno, ma si era sempre rifiutata.

La notte del terzo giorno finalmente accadde qualcosa, Ryo cominciò a muovere qualche arto della mano destra, segno che pian piano stava reagendo agli stimoli. Questo aveva acceso subito la speranza in tutti, sopratutto in Kaori, che viveva da giorni ore di pura agitazione, e sperava che al suo risveglio sarebbe stato contento di vederla, di scoprire che sarebbe diventato padre da un momento all’altro. Da quando il Doc aveva avvisato che qualcosa era accaduto tutti si erano precipitati al capezzale del loro amico, e Miki abbracciava teneramente la sua migliore amica cercando di infonderle coraggio e speranza. Doc e Kazue monitoravano costantemente la situazione.
Ad un tratto Kaori iniziò ad accusare dei dolori al basso ventre, e sperò con tutta sé stessa che la bimba non avesse deciso di nascere proprio in quel momento. Più cercava di resistere più i dolori si intensificavano, finché Miki non si accorse che la sua amica stava sudando in maniera alquanto copiosa.
“Kaori tutto bene?”
“Credo che ci siamo Miki, penso che la bimba voglia nascere proprio oggi.”
A quelle parole l’ex mercenaria impallidì, si alzò di scatto e andò a chiamare aiuto. Tutti si precipitarono sulla rossa, la fecero sdraiare su una barella e solo in quel momento Kaori si sentì libera e bisognosa di urlare il dolore che sentiva. Fu portata nella sala operatoria affianco alla stanza dove giaceva Ryo, il quale nel frattempo continuava ad essere assistito attimo per attimo da Doc, mentre Kazue era accorsa ad aiutare Kaori per il grande momento. Le urla di dolore si sentivano attraverso le pareti e riempivano quel reparto della clinica rimasto troppo a lungo silenzioso.
Il momento per i due sweepers era arrivato: Kaori cominciò a spingere seguendo le indicazioni della dottoressa e allo stesso tempo Ryo cominciò a fare le prime espressioni facciali, segno che il risveglio sarebbe sopraggiunto a breve. Quando Kaori, con un ultimo colpo di reni mise al mondo una bellissima bambina urlante, nella stanza affianco suo padre aprì lentamente gli occhi.
“Bentornato babyface!” Fece il Doc sorridendo.
Ryo lo guardò per un attimo spaesato, poi, al suono di quei dolci striduli penetranti, un sorriso si dipinse sul suo volto, e con voce impastata e roca disse:
“Il mio bambino..”
lasciando che diverse lacrime scendessero ai lati del suo viso.

Passarono quasi due giorni prima che a Ryo fu permesso di alzarsi. In quel lasso di tempo la famiglia Saeba fu tenuta momentaneamente separata in modo che si riprendessero per bene tutti e tre.
Quando finalmente lo sweeper riuscì a reggersi sulle sue gambe volle andare con estrema urgenza dalla sue donne. Appena si affacciò alla porta della stanza di Kaori tutti i loro amici si voltarono verso di lui. La commozione e la felicità regnava sovrana in quella stanza, quasi la si poteva toccare. La sua attenzione fu catalizzata sulla donna che giaceva distesa a letto e al fagottino avvolto in una coperta color rosa tenue, che teneva teneramente tra le sue braccia. Erano la visione più bella che avesse mai visto.
Gli altri decisero di congedarsi per lasciare loro un po’ di privacy. Quando se ne furono andati, Ryo si avvicinò molto lentamente e si sedette sul letto vicino a loro. Guardava quella piccola creatura che già così piccola assomigliava incredibilmente ad entrambi: i capelli corvini come i suoi e i tratti del viso dolci e delicati della mamma. Era il perfetto connubio dei due!
“Perché non me l’hai detto quella sera?” Le chiese con voce serena.
“Perché eri stato molto chiaro sull’argomento. Ho avuto paura Ryo, e ho deciso di difendere una parte a cui tenevo molto. Mi spiace averti fatto soffrire con la mia scelta, non è stato facile nemmeno per me portare avanti la gravidanza senza il tuo sostegno, ma lei è qua, fa parte di noi, e che tu lo voglia o no siamo responsabili per la sua vita.” Non osava fissarlo per paura di leggervi un ennesimo rifiuto.
“Hai ragione Kao, come hai detto la proteggeremo da tutti quelli che ci attaccheranno. Non voglio separarmi da voi, mai più. Il suo pianto mi ha risvegliato e mi ha reso l’uomo più felice del mondo, una felicità che non pensavo che avrei mai provato.”
Kaori lo fissò sbalordita.
“Tu, tu hai sentito quello che ti ho detto mentre eri in coma?
Lui la osservò con amore.
“Qualcosa in qua e là. Ho dei vaghi ricordi, ma ho la chiara sensazione di aver sentito qualcosa scalciare sulla mia mano.”
Kaori pianse calde lacrime mentre cullava la piccola.
“Ryo, come la vogliamo chiamare?”
Lui le fece un dolce sorriso poi, accarezzando la minuscola e delicata guancia di sua figlia pronunciò il nome che gli diceva spontaneo il suo cuore:
“Emi che significa “BELLISSIMA BENEDIZIONE! Che te ne pare?”.
“Mmm, Emi Saeba, mi piace”.
E continuarono a guardare quel piccolo fagotto dormire beato tra le loro braccia. Da quel momento erano e sarebbero per sempre stati una famiglia unita e forte contro ogni avversità.


Eccoci alla fine anche di questa piccola ma con grande piacere apprezzata mini storia! Ringrazio tutte le lettrici che mi hanno letto e commentato con sempre grande entusiasmo, sorprendendomi ogni volta! Ringrazio chi è passato, ha letto, ha apprezzato (spero) o magari non è stato convinto…...in ogni caso GRAZIE! Abbraccio tutte di cuore! A presto Vale

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