Magic and Runes

di Storytime_Love
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Magic and Runes 1 ***
Capitolo 2: *** Magic and Runes 2 ***
Capitolo 3: *** Magic and Runes 3 ***
Capitolo 4: *** Magic and Runes 4 ***
Capitolo 5: *** Magic and Runes 5 ***



Capitolo 1
*** Magic and Runes 1 ***


Magic and Runes - 1

 

“Amorino andiamo, Izzy ci spetta nella sala schermi”.
“Mag, devi proprio? Ogni volta?”

“Certo, amorino. Sai che fa parte del mio compito istituzionale dare fastidio al mio parabatai”.
Jace rise e tirò un pugno alla spalla del fratello adottivo. Il ragazzo asiatico era lo Shadowhunter più atipico mai esistito. Teneva i capelli con la cresta curatissima e i lati rasati, si truccava con eyeliner e ombretto glitterato, indossava jeans strappati ad arte e magliette aderenti con profondi scolli a V, ed era uno dei guerrieri più letali dell'istituto. Quando combatteva sembrava ballare e le sue lame affilate erano talmente veloci da risultare quasi invisibili.
“Muoviamoci, su”.
Magnus gli fece un occhiolino lascivo e lo prese sottobraccio: “Sai che è assolutamente normale per un ragazzino prendersi una cotta per il fratello adottivo, vero”.
“Sarà, a me risulta che sia capitato solo a te”.
Magnus gli fece una linguaccia: “Comunque sei stato tu a chiedermi di essere il tuo parabatai...”
“Eravamo bambini Mag, non sapevo che mi avresti rovinato l'esistenza per sempre”.
“Ti odio, amorino”.
Ancora ridendo i due fratelli raggiunsero le ragazze.

“Eccovi qui, finalmente,” li accolse Isabelle.
Hodge li guardò uno per uno poi accese lo schermo dove apparvero decine di foto di un giovane alto con i capelli neri. Sempre vestito in maniera impeccabilmente formale, seguiva la moda dei secoli. “Alec Ruin, il Sommo Stregone di Brooklyn, ha più di trecento anni e come vedete non si priva dei lussi di ogni secolo, ha gusti ricercati e alquanto aristocratici”.
“Carino lo snob dei nascosti” disse Magnus.
“Cos'è, vuoi conoscerlo da vicino?” lo prese in giro Isabelle.
“Sai che ci sto sempre...”
“Voi due, concentratevi,” li riprese Hodge. “Ruin è uno degli stregoni più potenti che conosca e non si fida degli Shadowhunters”.
“Allora perché avrebbe aiutato mia madre a rubarmi i ricordi? Anche lei è una Shadowhunter” chiese Clary.
“Pur essendo uno stregone, Alec ha un insolito senso del dovere, della giustizia. Probabilmente tua madre è riuscita a convincerlo che fosse l'unico modo per proteggerti,” rispose l'istruttore.
“Negli ultimi cento anni si è fatto vedere poco in giro, e ora che Valentine ha cominciato a dare la caccia agli stregoni sarà ancora più difficile farlo uscire allo scoperto” spiegò Hodge.
“Quindi come lo troviamo?” chiese Clary.
“Non lo troviamo, sarà lui a trovare noi,” spiegò Jace.
“Abbiamo qualcosa che Alec vuole disperatamente. Gli proporremo uno scambio” chiarì Isabelle.
“Stai parlando di me?” si pavoneggiò Magnus.
“Zitto Mag, per favore! E' una cosa seria. Fisseremo un appuntamento in un luogo protetto, uscirà dal suo nascondiglio”.
“E io so già di che luogo si tratta” disse Isabelle mostrando l'invito al Rave del mondo dei nascosti.
“Si terrà al Pandemonium, ci andiamo abbastanza spesso perché nessuno faccia caso a noi”.
“Ecco una missione fatta apposta per me,” dichiarò Magnus, “Finalmente avrò l'occasione di sfoggiare la camicia di seta viola”.
Jace alzò gli occhi al cielo: “Sei disgustosamente edonista, lo sai vero?”
“Per piacerti, amorino”.
“Se avete finito, vi faccio vedere cos'ho in mente” disse Hodge con tono severo. Estrasse una scatoletta dalla tasca: “Da anni Alec cerca di rientrare in possesso di questi gemelli da camicia”.
Gli oggetti in questione erano splendidi, due rubini squadrati circondati da preziosa filigrana di adamantis. Magnus sbarrò gli occhi.
“Sono perfetti, bellissimi, mi starebbero d'incanto”.

“Questi gemelli hanno un significato speciale per Alexander, sono un regalo che fece al suo amante dell'epoca, Carl Belcourt. Sono incantati in modo da rivelare la presenza di demoni. Alec farebbe qualsiasi cosa per riaverli. Usateli come esca”.

Il giorno del rave erano tutti pronti. Le ragazze, elegantissime e appariscenti, indossavano abiti luccicanti e tacchi a spillo. Jace, affascinante di natura, si era messo una camicia nera con un paio di bottoni slacciati sul collo che faceva risaltare il biondo dei suoi capelli. Poi era arrivato Magnus: giacca damascata, camicia di seta aperta sul petto su cui poggiavano cinque o sei collane di lunghezze diverse, pantaloni di pelle aderentissimi. Si era messo due orecchini, un sacco di anelli e aveva dipinto le unghie con smalto nero iridescente.
“Allora, che ne pensate? Gli piacerò?” scherzò il ragazzo.

“Sei un figurino. Ma le armi? Non capisco dove tu possa averle nascoste con quella roba attillata addosso”.
Magnus aprì la giacca rivelando le due spade. “Ho pugnali sia nelle maniche della camicia che negli stivali, non ti preoccupare, la missione prima di tutto, lo so”.
“So che lo sai,” sorrise il suo parabatai.

Al Pandemonium fu semplice trovare lo stregone: era l'unico in smoking.
Jace e Clary si avvicinarono in fretta: “Il Sommo Stregone di Brooklyn”.

L'uomo si alzò in piedi: “Clary Fairchild, sei diventata una vera signorina”.
“Alec Ruin, colui che mi ha rubato i ricordi...”
“E' stata tua madre a chiedermelo. Per proteggerti”. Poi si rivolse a Jace: “Vorrei controllare i gioielli per favore, Shadowhunter”.
“Tieni, guarda pure ma poi ridammeli. Quando avrai restituito a Clary i suoi ricordi i gemelli saranno tuoi” rispose il ragazzo.
“Un patto è un patto. Vorrei davvero recuperare i ricordi di Clary, ma purtroppo non li ho più. Li ho consegnati a un demone della memoria per proteggere sia la ragazza che la coppa. Se Valentine mi avesse catturato mi avrebbe torturato per ottenerli e non posso garantire che sarei riuscito a resistere”.
“Aiutami, ti prego. Devo sapere...” supplicò Clary.
Alec aprì un portale lucente: “Vieni con me allora, andiamo al mio rifugio, lì saremo al sicuro”.
In quel momento Isabelle lanciò un avvertimento: “Attenti!”
Un pugnale fendette l'aria passando fra Clary e Alec e colpendo al petto l'uomo armato di spada che si stava avvicinando a loro.
Alec vide il giovane Shadowhunter con la cresta sorridergli, scendere le scale e passargli accanto per recuperare il proprio pugnale. Guardandolo dritto negli occhi Magnus fece volteggiare l'arma per poi avvicinarsi allo stregone.
“Alexander Ruin. Sei ancora più bello che in fotografia,” riuscì a dire prima che lo stregone scomparisse attraverso il portale. Il ragazzo fece per fermarlo ma gli rimase in mano solo un bottone della giacca.
Magnus guardò Jace e sospirò: “Che occhi, muschio e nocciola, e la mascella... Amorino, mi sa che ho trovato qualcuno di più affascinante di te”.
“Sai che non è possibile...”.
“Fidati, se si tratta di giudicare bei ragazzi non ho rivali. L'oro dei tuoi bei boccoli è decisamente surclassato dall'argento di quel corpo da favola”.
“Mag, oggi sei più insopportabile del solito”.
Magnus gli mandò un bacio. Il loro scambio di punzecchiature fu interrotto dall'arrivo di Isabelle.
“La zona è tranquilla, era l'unico assassino”.
“Fantastico, ma ci siamo persi l'ultima fiamma di Magnus: non solo Ruin è sparito senza ridare a Clary i suoi ricordi ma si è anche portato via i gemelli,” rispose Jace.
“Dobbiamo raggiungerlo, parlargli. Se è così ligio alle regole dovrà onorare gli accordi”.
“Nessun problema, vado io,” si offrì Magnus.
“Scommetto che ti peserebbe davvero...” lo schernì Jace.
“Tantissimo, ma sai che per Clary farei di tutto,” rispose il fratello con un sorrisetto. Quello stregone era dannatamente affascinante. Il look alla James Bond, il fisico alto e asciutto, i grandi occhi splendenti, tutto di lui lo aveva attirato fin dal primo sguardo. Sì, ci teneva parecchio a rivederlo.
“Non ci pensare neppure, andremo tutti” disse Izzy stroncando le sue fantasticherie.
“Come lo troviamo?”
“Ho questo,” disse Magnus lanciando in aria il bottone, “Possiamo usare il legame parabatai per rintracciarlo”.
Jace e Magnus unirono le mani, il bottone stretto fra loro.
“Guardami negli occhi, amorino”.
Una luce si sprigionò dalle loro mani giunte e lo sguardo si fece più profondo.
“Questo legame mi sembra un po' troppo intimo,” sussurrò Clary a Izzy.
“Oh, lo è. E adesso è niente, dovevi vederli quando Magnus aveva davvero una cotta per Jace... Erano hot da morire, peccato siano i miei fratelli”.

“Trovato!” gridò Magnus sciogliendo la presa.

Arrivarono a quello che sembrava l'ingresso di un magazzino abbandonato.
“Cosa ci facciamo qui?” chiese Clary.

“Non farti ingannare, è l'appartamento di Alec camuffato con un glamour” spiegò Jace.
“Una trappola” gridò Isabelle mentre due uomini di Valentine sbucarono dal nulla.

Nella biblioteca Alec era impegnato in un combattimento contro un uomo armato di spada angelica. I suoi occhi brillavano verdi nella semi-oscurità.
Lo stregone lanciò una sfera di energia che l'uomo evitò per un soffio. I due si giravano intorno cercando un'apertura nella difesa dell'avversario.

“Sei finito. I tuoi occhi da gatto arricchiranno la mia collezione,” lo minacciò l'uomo.
Alec non distoglieva lo sguardo, dischi di magia protettiva seguivano ogni mossa della spada dell'aggressore.
Passando sotto la guardia con una capriola, Magnus apparve dal nulla e colpì la gamba dell'uomo di Valentine con la sua lama. Alec approfittò del momento per finirlo con una sfera di energia.
“Siamo una bella coppia” sorrise Alec.
“Non ancora, ma ci spero” rispose lo Shadowhunter avvicinandosi a lui. “Io sono Magnus Bane Lightwood, non credo ci abbiano presentati”.
“Alec Ruin” disse lo stregone stringendogli la mano. “Ora è il caso che tu venga insieme a me”.
“Ovunque tu voglia, meraviglia”.
Lo stregone si girò a guardarlo, scosse la testa e si diresse verso la porta.
Clary, Jace e Isabelle li stavano aspettando. Il cadavere di una ragazza era accasciato sulla spalliera del divano di design.
La rossa si avvicinò allo stregone: “Alexander, ti prego. Valentine ti ha trovato una volta, riuscirà a trovarti ancora. Dobbiamo lottare insieme, non solo per mia risvegliare mia madre ma per salvare tutti i nascosti”.
Alec guardò la ragazza, si tolse un ciuffo di capelli dagli occhi e annuì: “Non posso fare altro. Invocherò il demone. Prima però è il caso di traslocare”.
Pochi secondi dopo l'appartamento di Alec si trovava all'ultimo piano di un palazzo d'epoca nel quartiere di Greenside.
“Fantastico, decisamente fantastico,” disse Magnus fissando negli occhi lo stregone.
Alec lo guardò con sospetto: “Beh, grazie. In effetti è comodo muoversi così”.
“Oh giusto, sì, non è male neanche il trasloco”.
“Volgiamo invocare il demone della memoria?” chiese Clary spazientita.
Alec la guardò preoccupato: “Sei convinta? Valak è un demone molto potente, può essere letale”.
“Certo, farei di tutto per salvare mia madre”.
“Forza bel ragazzo, al lavoro” disse Magnus estraendo entrambe le spade.
Jace fece un passo avanti per unirsi al suo parabatai.
“Amorino, non dicevo a te, dicevo a lui,” lo fermò Magnus puntando un'unghia perfetta verso lo stregone.
L'uomo alzò gli occhi al cielo e li guidò verso una stanza vuota appositamente predisposta per le evocazioni.
I cinque giovani, in piedi davanti alle cinque punte del pentacolo, si presero per mano creando un cerchio.
“Ora ascoltatemi, è importante” disse Alec serio. “Non dovete rompere il legame, per nessun motivo o il demone potrà liberarsi. E non sarebbe piacevole. Chiederà un pagamento per il suo servigio”.
“Che genere di pagamento?” chiese Jace.
“Non so ancora, dovremo aspettare”.
Quando Alec ebbe finito di formulare l'invocazione nel centro del pentacolo apparve un vortice di nebbia nera.
“Un ricordo. Il demone chiede un ricordo della persona che amate di più”.

L'invocazione non era andata come sperato, davanti al ricordo di sua madre Clary aveva perso la testa e lasciato la mano di Jace. Valak si era liberato e, mentre Alec cercava di arginarlo con tutta la magia che aveva, il demone era riuscito ad afferrare il ragazzo biondo per trascinarlo negli abissi. Isabelle e Clary avevano preso lo Shadowhunter per le braccia tentando di liberarlo dalla presa del mostro e Alec aveva visto Magnus estrarre entrambe le spade e lanciarsi senza esitare nel turbine infernale. Le lame lucenti avevano descritto traiettorie vorticanti intorno al corpo di Jace. Pochi secondi dopo Valak era stato bandito e Jace giaceva boccheggiante sul pavimento di pietra.
“Grazie Mag,” ansimò Jace.

“Quando vuoi. Sono sempre pronto a tirarti fuori dai guai, dovresti saperlo”.

Erano passati alcuni giorni, Alec non riusciva a togliersi dalla testa il giovane Shadowhunter dalla pelle ambrata. Non era il suo tipo, per niente. Troppo appariscente, sfrontato, eccessivo in tutto. Eppure così altruista, coraggioso e... bello.
No, Alexander aveva chiuso il suo cuore quasi un secolo prima. Carl Belcourt gli aveva fatto a pezzi l'anima. Quando vampiro con cui aveva diviso decenni si era rivelato per quello che era, un essere infido, egoista e falso, Alec non aveva retto. Per mesi i suoi migliori amici avevano cercato in ogni modo di farlo uscire dalla depressione in cui era precipitato. Per farcela, per mettersi alle spalle il tradimento di Carl, Alec aveva dovuto costruire un'armatura intorno al suo cuore. Nessuno poteva penetrarla, per più di cento anni lo stregone si era impedito di provare sentimenti per chiunque. E ora questo ragazzo, questo nephilim, si era insinuato nei suoi pensieri. I suoi occhi profondi e allungati, il sorriso ironico, la voce suadente, si ricordava ogni particolare, la grazia in battaglia, i movimenti quasi felini. E poi quel modo di scherzare col suo parabatai che nascondeva, e neanche tanto bene, un affetto profondo e incondizionato. Era raro trovare Shadowhunter di cui potersi fidare ma l'istinto gli gridava che Magnus era uno di questi.

Quando squillò il telefono non era pronto: “Sì, chi parla?”
“Alexander? Ciao, sono Magnus, ci siamo incontrati l'altro giorno, sai col demone”.
“Sì, sì certo”.
“E' stato un piacere conoscerti, mi sei sembrato... interessante. Ti andrebbe di uscire a bere qualcosa una volta?”

Lo Shadowhunter lo stava invitando fuori? “Sì, sarebbe bello, quando?” Quattrocento anni e ancora si lasciava prendere di sorpresa.
“Che ne dici di subito?”
Troppo veloce. “No, adesso ho un cliente, mi spiace. Anzi, devo proprio andare,” disse mettendo giù il telefono.
Magnus guardò il cellulare con un sorrisetto: “Fai il difficile? Mi piacciono le sfide...”
Jace, appoggiato al muro, lo guardava ironico: “Chi osa dare buca al grande Magnus Lightwood?”
“Non mi ha propriamente dato buca, diciamo che il mio zuccherino ha bisogno di tempo”.
“Capito, una volta si chiamava due di picche...”

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Capitolo 2
*** Magic and Runes 2 ***


Magic and Runes - 2


L'incontro successivo fu meno tranquillo: Luke, il quasi-patrigno di Clary nonché lupo mannaro, aveva combattuto contro l'alpha del branco. Aveva vinto ma la ferita provocatagli dall'altro era avvelenata e l'uomo rischiava la vita.
“Abbiamo bisogno di uno stregone,” dichiarò Magnus mentre Jace confortava la ragazza in lacrime. “Serve il migliore, portiamolo da Alexander”.

“Sospetto che Mag abbia qualche secondo fine,” disse Isabelle, “ma ha ragione. Il Sommo Stregone saprà cosa fare. Io e Jace dobbiamo cercare Valentine, voi andate da Alec”.

“Ti prego, devi aiutarlo” lo supplicò Clary.
“Conosco Lucian da anni, era molto amico di tua madre. Non ti preoccupare, farò il possibile”.
Alec prese un grosso tomo polveroso dalla libreria e cominciò a sfogliarlo. La rossa, inginocchiata accanto al divano, cercava di confortare Luke.
“Serve una mano?” chiese Magnus allo stregone.
“No, grazie, trovato”. La pozione era complessa e mancava un ingrediente. Si voltò verso gli Shadowhunter: “Servono scaglie di Comodo, ho scritto dove potete trovarle ma abbiamo poco tempo. Il veleno sta penetrando sempre più in profondità. Io cerco di stabilizzarlo, Clary mi serve che resti qui per preparare la pozione”.
“Sto io con te” disse Magnus.
“Non è il momento dei tuoi flirt, Lucian sta morendo!” scattò Alec.
“No, Mag ha ragione” intervenne Clary, “In cucina è un dio, se si tratta di ricette penso sia il più adatto”.
Magnus si esibì in un inchino elaborato.
“Va bene, fate come volete ma muovetevi,” disse Alec spostandosi verso Lucian che aveva cominciato a gemere. Mentre la ragazza usciva di corsa lo stregone posò le mani sopra la ferita e magia celeste prese a fluirgli dalle dita.
“Magnus, il libro sul tavolo, leggi cosa dice. Ho già preparato il mortaio con le erbe, mi raccomando, il pestello va girato contro le pareti, non picchiato”.
“So fare il pesto, non ti preoccupare. Tu pensa a Luke”.
Quasi un'ora dopo la pozione era pronta, mancavano solo le scaglie di Comodo. Magnus si avvicinò ad Alec, lo stregone sembrava stravolto, si era accasciato contro il divano e il flusso di magia era diminuito di molto. Luke stava soffrendo visibilmente, la respirazione era più affannata, il battito irregolare.
“Non ce la faccio... mi spiace, non posso reggere per molto” sussurrò Alec.
Magnus lo guardava impotente: “Dannazione, dimmi cosa posso fare, ci sarà qualcosa!”
“Avrei bisogno di... niente, lascia stare”.
“Di cosa? Alexander non farti pregare, di cosa hai bisogno?”
Alec sospirò: “Forza, avrei bisogno della tua forza”.
“E allora prendila. Cosa aspetti?” disse tendendogli la mano.
L'uomo lo guardò esterrefatto. Mai uno Shadowhunter aveva diviso la sua energia vitale con un nascosto. Aveva avuto ragione a ritenere che Magnus fosse diverso. Gli prese la mano e vide il giovane sussultare mentre sentiva l'energia defluire.
Magnus lo guardò negli occhi sorridendo: “Coraggio, fai quello che devi”.
Alec annuì e, tirandosi in ginocchio, aumentò il flusso di magia.
Pochi momenti dopo Clary entrò di corsa: “Eccole, le ho prese”.
“Sminuzzale e aggiungile alla pozione, poi mescola e fagliela bere. Svelta”.
Alec e Magnus continuarono a riversare la loro forza vitale nel mannaro finché Clary non portò la pozione, poi, ne giro di pochi secondi, il respiro di Luke si stabilizzò e l'uomo smise di agonizzare.
“Adesso ha solo bisogno di riposo,” disse Alec. “lasciatelo qui, dormirà per circa ventiquattr'ore e domani starà bene”.

Dopo aver spostato il ferito sul letto Alec si lasciò cadere sul divano.
“Ti va un drink?”

Lo stregone balzò a sedere. Magnus era in piedi accanto al mobile bar. Anche dopo quella giornata massacrante il ragazzo era bellissimo, in qualche modo il trucco era perfetto e non aveva un capello fuori posto.
“Che ci fai tu qui? Credevo foste andati via tutti”.
“Ho pensato che magari potesse servirti una mano. Sai, a sistemare, quelle cose lì”.
Alec era senza parole e lo Shadowhunter ne approfittò: “Cosa preferisci, Gin o Vodka?”
Gli stava davvero offrendo un drink a casa sua? Era senza vergogna. Ma in fondo gli faceva piacere non essere solo: “Gin, grazie”.
Il ragazzo lo stava fissando con un sorrisetto indecifrabile.
“Sul serio, come mai sei qui?” lo apostrofò lo stregone.
“Lo sai”
“No, non lo so”.
Magnus si avvicinò al divano. “Devo dirtelo davvero? Va bene...” Nonostante l'atteggiamento impudente il ragazzo era in imbarazzo, si passò una mano lungo un fianco. “Volevo stare ancora un po' con te”.
Alec era incredulo: certo Magnus aveva flirtato con lui, ma era il suo modo di fare, faceva così con tutti. O no?
“Perché?” ripeté piano.
“Te l'ho detto, sei speciale. Inoltre qualcuno mi ha fatto notare che formiamo un'ottima squadra. E, se posso, aggiungerei che sei molto, molto bello”.
Alexander arrossì. Non era vero e lui lo sapeva bene, lo sapeva da quasi quattrocento anni. “Credo tu debba andare”.
“Sarebbe scortese cacciarmi così. Non ho finito il mio drink...”

Il nephilim sapeva essere affascinante, forse anni prima Alec avrebbe cercato di conoscerlo meglio. Anzi no, una volta non gli avrebbe nemmeno aperto la porta. I figli degli angeli si sono sempre sentiti superiori ai nascosti, li trattano come feccia, come esseri privi di importanza. Uno dei suoi compiti come Sommo Stregone era sempre stato quello di proteggere la sua specie dalle macchinazioni e dai soprusi degli Shadowhunter. Eppure questo ragazzo era diverso, l'aveva guardato negli occhi, da pari a pari, non come se lui fosse solo una risorsa da sfruttare, gli aveva persino donato la sua energia per aiutare un mannaro. Ma per quanto Magnus fosse interessante, Alec non poteva permettersi di abbassare le sue barriere. Doveva mandarlo via, adesso.

Mentre lo stregone metteva ordine nei suoi pensieri Magnus si era spostato verso il giradischi nell'angolo.
“Vinili! Splendido, posso mettere su qualcosa?” Senza attendere una risposta si era abbassato e aveva cominciato a sfogliare i dischi dello stregone. “Tutta musica classica... avrei dovuto immaginarlo. Ti va Tchaikovsky?”

“Conosci Tchaikovsky?”
“Mio caro, amo tutta la musica. Ogni genere ha i suoi punti di forza, quella delle discoteche è perfetta per scatenarsi ma quanto a messaggi lascia a desiderare, i balli latino americani sono molto più avvolgenti, sensuali,” disse accentuando l'ultima parola. “poi adoro le sound-track dei film anni ottanta, perfette per una serata accoccolati sul divano. La musica classica è la più complessa, la più elegante, ricca di virtuosismi e sfumature. La più simile a te”.
Mentre risuonavano le prime note il ragazzo gli tese la mano: “Mi concede questa danza?”
Alec scosse la testa e rispose laconico: “No grazie, non ballo”. Una volta gli piaceva, aveva amato danzare con Carl, ma ora il ricordo lo faceva solo star male.
Magnus non si lasciò scoraggiare, prese un cuscino dal divano e, tenendolo fra le mani, si mise a volteggiare per il salotto sulle note del Valzer dei Fiori.
Era assurdo, divertente, sicuro di sé e dannatamente aggraziato. Alec scoprì che faceva molta fatica a non sorridere.
Quando finì la musica il giovane si lasciò cadere sul divano accanto allo stregone: “Allora, che non balli lo so, e anche che non sei un festaiolo. Quindi, cosa fa un potente stregone per passare il tempo?”
Suo malgrado Alexander si trovò a rispondere, gli parlò del suo lavoro, dei clienti in cerca di pozioni e incantesimi, dei suoi obblighi verso i nascosti di New York e anche della sua passione per i viaggi. “... sai, musei, templi, chiese. Vedere l'evolversi dell'architettura, esplorare i nuovi movimenti artistici, paragonarli alle correnti classiche. Poi conoscere paesi diversi, culture differenti, nature incontaminate... Ma suppongo che possa sembrarti noioso”.
“Noioso? Come potrebbe? Avere tutto il mondo sulla punta delle dita, poter vedere i mille contrasti del Giappone, godersi il tramonto sulla Valle dei Templi, assistere alle sfilate di Milano e Parigi... Credo che non me ne stancherei mai”.
Parlarono per ore, Magnus scherzava e flirtava senza ritegno, la musica in sottofondo sembrava cullarli, piano piano le pause si fecero sempre più lunghe. Alec ci mise un po' ad accorgersi che il nephilim si era addormentato. Gli spiaceva svegliarlo, era così innocente nel sonno, così... indifeso. Si prese qualche minuto per osservare quei lineamenti perfetti, gli occhi allungati, le ciglia folte e scure, la pelle liscia, il pizzo appena accennato che rendeva ancora più virile la mascella forte...

Quando si svegliò era mattina. Dannazione, lo Shadowhunter era ancora lì, addormentato sul suo divano. E per fortuna si era ripromesso di mandarlo via subito.
La notte di riposo aveva ripristinato la sua magia, con un rapido movimento delle mani diede una pulita in giro. C'erano macchie di sangue ovunque. Dannazione! Si era completamente scordato di Lucian. L'ultima cosa che voleva era che il lupo mannaro scoprisse che un nephilim aveva passato la notte a casa sua. Per fortuna la pozione stava funzionando a dovere: nonostante la straordinaria capacità di recupero, l'uomo avrebbe dormito ancora per almeno cinque o sei ore.
Dopo una doccia veloce e un cambio d'abiti – camicia button-down nera e jeans grigi – fece apparire la colazione.

Il profumo di caffè svegliò Magnus che allungò le braccia, sbadigliò e aprì gli occhi. Appena vide Alexander saltò in piedi e lanciò un'occhiata al grande specchio sopra il tavolino. “Non mi guardare! Bagno, mi serve un bagno...” disse prendendo la giacca posata in una angolo e sbattendosi la porta alle spalle. Riapparve mezz'ora dopo, fresco di doccia, capelli perfettamente acconciati, trucco rifatto e... camicia pulita.
“Allora, che te ne pare? Sono presentabile?”
Sesso, sesso puro. “Direi che vai bene”.
“Ho usato il tuo spazzolino, spero non ti spiaccia, zuccherino. Ma davvero non hai gel per capelli? Per fortuna ho sempre dietro un kit per le emergenze. Ah, anche la camicia è tua...”
Il suo spazzolino? Aveva aperto gli armadi? Zuccherino!?
Alexander era abituato a comportamenti formali e distaccati: i suoi poteri non indifferenti, l'esperienza centenaria, il ruolo di sommo stregone e il contegno diciamo un po' austero, tendevano a ispirare rispetto e soggezione nel prossimo. Il modo di fare di Magnus lo spiazzava completamente, si comportava come se si conoscessero da sempre, come se il suo essere lì fosse normale. Gli Shadowhunter pensavano che tutto gli fosse permesso, tutto gli fosse dovuto, ma Magnus si atteggiava in modo così sfacciato da essere ammaliante. E la serata precedente era stata veramente... piacevole.

“Grazie della splendida ospitalità” disse Magnus. “Mi spiace ma adesso devo proprio andare”
“Sì, è meglio”.

“Jace mi farà passare le pene dell'inferno”.
“Perché hai passato la notte a casa di un nascosto?” il tono di Alec si era fatto più greve.
Magnus rise: “No sciocco, tu sei favoloso. E' che vorrà vendicarsi di tutte le battutine che gli ho fatto da quando è arrivata Clary”.
Alec scosse la testa: “Non ti capisco”.
“E' parte del mio fascino misterioso,” rise lo Shadowhunter. “Ci vediamo stasera?”
Lo stregone annuì: “Andiamo a mangiare qualcosa?” Aveva deciso di chiudere con questo nephilim. Era troppo pericoloso allora perché, perché lo aveva detto?
“Wow, un vero primo appuntamento. Non vedo l'ora” disse Magnus posandogli un bacio sulla guancia prima di uscire dalla porta.
Scese le scale fischiettando, la vita era bella, Alexander era stupendo, e stasera, stasera sarebbe stata magica.

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Capitolo 3
*** Magic and Runes 3 ***


Magic and Runes - 3


“Ehi, Mag! Dov'eri finito?”
“Ciao Jace. Sono appena tornato, ero da Alexander”.

“Woa! Hai dormito lì?”
“Non è che abbia dormito molto...”
“Bravo il fratellino. Non perdi tempo, eh?”
“Scemo! Abbiamo parlato, bevuto, ballato. Anzio, io ho ballato mentre lui mi guardava” disse Magnus ammiccante. “E stasera ci rivediamo”.
“Quindi è fantastico come speravi?”
“Di più, molto di più. Fa il distaccato, il superiore, ma quegli occhi... si vede tutto quello che pensa, e ti assicuro che sono pensieri vietati ai minori. Mi fa bollire il sangue”.
“Ti fai troppi trip, come sempre”.
“Vedrai, Jay, vedrai...”
Jace si fermò a guardare il fratello, aprì la bocca, la richiuse poi cambiò idea di nuovo: “Non che mi spiaccia, ma non ho potuto far a meno di notare che stranamente mi hai chiamato per nome”.
“Mi spiace, ma non vorrei che il mio zuccherino diventasse geloso”.
“Quando dici zuccherino ti riferisci a quello stregone di quattrocento anni?”
“Dai, non fare il permaloso. Ti vorrò bene per sempre, lo sai”.

Alec girava per l'appartamento in preda al panico. Ancora non si capacitava di aver accettato di uscire con Magnus Lightwood. Tutti coloro che lo conoscevano sapevano che Alexander Ruin era freddo, razionale e distaccato. Niente a che vedere con l'adolescente alla prima cotta che aveva appena tirato fuori ogni singolo vestito dall'armadio.
Magnus si guardò allo specchio. Stasera aveva superato se stesso superato. La scelta era caduta su una casacca di seta blu aperta fino all'ombelico con uno spesso bordo di ricami dorati a cui aveva abbinato aderenti pantaloni più scuri e innumerevoli gioielli d'oro fra cui spiaccava un anello collegato al bracciale con una ragnatela di filigrana delicata. L'ombretto fumé era cosparso di brillantini dorati, il lucidalabbra scuro e lo smalto blu cobalto completavano l'insieme. Alexander sarebbe impazzito, ne era certo. Del resto, come avrebbe potuto resistere a tanta magnificenza?

Magnus era famoso per essere sempre in ritardo: sapeva che gli amici lo avrebbero aspettato e adorava farsi desiderare. Quella sera arrivò a casa di Alexander con quasi mezz'ora di anticipo e i palmi sudati.
Mentre suonava il campanello sentiva il cuore battere un po' più forte. Poi quello stronzo si fermò del tutto.
A torso nudo. Alexander aveva aperto la porta a torso nudo. Come faceva uno stregone ad avere muscoli del genere? Pettorali da urlo, addominali scolpiti, una maledetta goccia d'acqua che scendeva lungo quel percorso sinuoso. Si passò la punta della lingua sulle labbra e deglutì.
“Sei in anticipo” disse Alec ostentando un'indifferenza che non provava. Magnus era eccessivo, spavaldo e spettacolare e quella sera era ancora più sexy del solito. La casacca metteva in risalto le spalle, la scollatura lasciava intravedere abbastanza pelle bronzea da far venire voglia di passarci le mani, i pantaloni lo fasciavano come una seconda pelle. Respirare, doveva ricordarsi di respirare. “Vieni, entra”.
Prese la camicia bianca che aveva appoggiato sul divano e la infilò.
“Non devi vestirti per me,” disse Magnus scherzando solo a metà.
Alec lo ignorò e continuò a chiudere i bottoni.
“Oh, va bene. Ma mi è piaciuto quello che ho visto”.
Lo stregone gli lanciò un'occhiataccia. Doveva mantenere il controllo, non poteva fargli capire che ogni sguardo, ogni sorriso gli provocava una fitta allo stomaco. Nei lunghi anni della sua esistenza nessuno lo aveva mai fatto sentire così desiderato, così desiderabile. Cosa vedeva in lui quel giovane Shadowhunter che nessuno, lui in primis, aveva mai notato?
Magnus continuava a fissarlo mentre si rivestiva. Un piccolo brivido gli corse giù per la schiena. “Take away” disse con voce roca. “Che ne dici di un take away?”
No, usciamo, fuori, in mezzo alla gente, al sicuro. “Mi sembra un'ottima idea. Cinese?”
“Se mi prepari qualcosa da bere ordino io, zuccherino,” disse Magnus passandogli una mano sul braccio.
“Non chiamarmi così...”
“Non ti piace?” chiese Magnus sorpreso.
Non è che non mi piace, anzi. Quando mi lo fai non riesco a connettere. “No, per niente”.
Lo sguardo di Magnus parve scrutargli l'anima. Dovette trovare qualcosa perché la bocca si incurvò in un piccolo sorriso: “Vedo”.
Alec cambiò discorso. “Allora, film?”
“Propongo tutta la saga di Twighlight...”
“Uno Shadowhunter che guarda film sui vampiri?”
“A torso nudo Edward è bello quasi quanto te. Ma solo quasi” disse facendogli l'occhiolino.
“Sei assolutamente poco credibile,” lo rimproverò Alec che avrebbe unicamente voluto rovesciarlo sul divano.
Per fortuna suonarono alla porta.
“Cibo! Se vai tu, io preparo un altro drink,” disse Magnus.

Mentre finivano di mangiare la tensione fra Edward e Bella saliva e ogni loro tocco sembrava bruciarli. Alec si voltò verso il giovane uomo seduto al suo fianco. Come nei migliori film aveva un chicco di riso all'angolo della bocca. Senza riuscire a trattenersi lo stregone allungò la mano, l'indice sfiorò delicatamente la pelle, prese il chicco bianco e glielo posò sulle labbra. Magnus le socchiuse appena. Avevano gli occhi incatenati l'uno all'altro, entrambi sapevano cosa stava accadendo. Lo Shadowhunter sfiorò il dito con la punta della lingua, lo stregone passò la barriera dei denti. Magnus chiuse gli occhi e succhiò piano. Un mugolio, chissà di chi. Alec si portò il dito alla bocca e vide lo Shadowhunter impallidire.
“Ti prego” sussurrò Magnus.
Non poteva più fingere, “Se sei sicuro...”
Il nephilim gli si avvicinò piano. Le sue labbra erano morbide e calde, proprio come se le aspettava, gli occhi neri erano ipnotici e profondi, la pelle profumava di sole e miele. Fu Alec il primo a spingere la lingua nella bocca dell'altro, a salirgli sopra e stringerlo più forte. Da giorni sognava di poterlo toccare, baciare. E furono baci affamati, curiosi, indagatori. Gli spaghetti piccanti rimasero dimenticati sul tavolino mentre mani avide eliminavano le barriere di stoffa. Le dita di Alexander tracciarono ogni runa sul corpo ambrato dello Shadowhunter. Magnus lo fece rotolare sotto di sé, il freddo metallo delle collane gli solleticava il petto mentre la lingua del cacciatore tracciava scie roventi lungo il suo collo, le clavicole e giù fino ai capezzoli.
Magnus si fermò e tornò a guardarlo negli occhi. Ansimava. “Non so se...”
Alexander si bloccò a sua volta. Avrebbe dovuto saperlo, era troppo bello per essere vero.
“... forse ti ho pressato. Possiamo ancora...,” continuò Magnus.
Alec riusciva a sentire il battito accelerato del suo cuore. Sorrise e ribaltò nuovamente le posizioni: “Sei nell'antro di uno stregone, ormai non puoi più scappare”.

Si addormentarono abbracciati, le teste vicine, le gambe intrecciate.

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Capitolo 4
*** Magic and Runes 4 ***


Magic and Runes - 4


All'istituto la situazione era frenetica, Clary era riuscita a recuperare la Coppa Mortale custodita in un tarocco, la caccia a Valentine si faceva sempre più serrata, l'ex Shadowhunter era riuscito a iniettare sangue angelico nelle sue vittime per farne mostri senza cervello al suo comando. In mezzo a tutto questo Magnus e Alexander riuscirono a ritagliarsi pochissimi momenti per stare insieme. Il giovane usava ogni scusa per chiamare lo stregone, tutto ad un tratto il suo aiuto era essenziale per qualsiasi missione, per portare a termine ogni stratagemma e per analizzare prove e campioni.

Isabelle guardava il fratello adottivo con un sorriso. Adorava Magnus e proprio per questo era conscia che aveva sempre avuto un problema a instaurare relazioni serie. Forse era a causa del suo passato, forse per via del suo attaccamento a Jace. Nessuno reggeva il confronto con il guerriero biondo che era il suo parabatai e Magnus, ridendo e scherzando, passava da avventura ad avventura senza fermarsi mai per più di una o due notti. Tutte le sue conquiste erano effimere, ragazze amanti del divertimento che non si aspettavano niente e non davano niente in cambio, ragazzi senza significato che non potevano riempire il vuoto che lei sapeva artigliare il cuore del fratello.
Ma con Alexander era diverso, da quando c'era lui Magnus era cambiato: in battaglia era più attento, meno prone a rischi inutili, quando parlava dell'uomo con cui usciva sorrisi dolci gli illuminavano lo sguardo. E anche lo stregone, a prima vista austero e distante, sembrava sciogliersi quando posava gli occhi su Mag. Erano due calamite, se uno entrava in una stanza l'altro si girava immediatamente, come attratto da qualche forza invisibile. La ragazza sperava davvero che suo fratello avesse finalmente trovato la persona giusta, nessuno si meritava la felicità quanto lui.

La relazione di Magnus con lo stregone non era ben vista da tutti. Maryse e Robert Lightwood erano persone all'antica, membri rispettati del Clave per i quali tradizioni, onore e il buon nome della famiglia erano tutto.
“Abbiamo saputo che frequenti qualcuno,” cominciò la donna.

Magnus sorrise: “Sì, è vero”.
Lo sguardo della madre lo raggelò.
“C'è qualche problema?” chiese Magnus. “E' perché è un ragazzo? Non ho mai fatto mistero di essere bisex...”
“No, non è perché è un ragazzo...”
“Anche se sicuramente non aiuta,” aggiunse Robert. “Un conto è una sera di divertimento, quella si può tenere nascosta, ma una storia seria macchia la reputazione della famiglia”.
“Comunque il problema vero è che stai uscendo con uno stregone, un nascosto,” disse la donna con il tono di chi sta parlando di uno scarafaggio o peggio. “Devi capire chi sei, cosa sei, e comportarti di conseguenza”.
Magnus sentì un doloroso vuoto allo stomaco, ancora una volta le persone che avrebbero dovuto amarlo incondizionatamente lo respingevano. Ma ora non era più un bambino di dieci anni spaventato e solo. Alzò un sopracciglio e sorrise: “Temo dovrete farvene una ragione. Alexander mi piace e ho intenzione di conoscerlo meglio”.
Maryse fece un passo avanti: “Magnus Bane Lightwood! Non devi più rivedere quell'uomo. Sono stata chiara?”
Quando la madre usava il suo primo cognome lo faceva per un unico motivo: ricordargli l'enorme debito che aveva nei loro confronti. Il giovane deglutì. “Mi spiace Maryse, ma questa volta non posso proprio fare come dici. E' la mia vita, e per quanto vi sia grato per tutto quello che avete fatto per me, non potete pretendere che io sacrifichi ogni possibilità di essere felice”.
Detto questo, girò sui tacchi e uscì dallo studio senza lasciarle tempo di ribattere.
La calma e la determinazione erano una maschera che aveva indossato per non crollare. Sentiva lo stomaco ribellarsi, la testa pulsare. Alexander. Aveva bisogno di vederlo, di sentire la sua forza, la sua calma.
Pochi minuti dopo era davanti alla sua porta.

Alexander era alle prese con Carl. L'uomo era riapparso dalle nebbie del passato quando gli Shadowhunter avevano scoperto che l'unico modo per svegliare la madre di Clary era descritto in un antico grimorio appartenente al vampiro. Ora il suo vecchio amante era a casa sua, affascinante come sempre, con l'atteggiamento di possesso che ricordava così bene.
“Non dirmi che mi tieni ancora il muso per via di quella scappatella con il russo?” gli aveva detto passandogli una mano sul profilo della mascella.

Alec era rimasto immobile. “No Carl, in realtà non perso a te da oltre un secolo”. Era un bugia bella e buona ma l'uomo non doveva saperlo. Non doveva sapere quanto aveva sofferto, quanto il tradimento avesse segnato la sua anima. Non ora che aveva ritrovato la speranza.
“Davvero Alec? Sei davvero passato oltre? Chi è, qualche piccolo mondano? Sai quanto poco durano. Io e te siamo per sempre”. Gli si era avvicinato ancora, inspirando l'aria vicino al suo orecchio. “Un Nephilim? Sul serio Alexander?” rise. “Devi essere davvero disperato”.
Poi Carl doveva aver sentito qualcosa perché con un sorriso freddo gli aveva passato un braccio dietro il collo e lo aveva baciato. Esattamente nell'attimo in cui Magnus apriva la porta dell'appartamento.
Ridendo il vampiro si era girato, era passato accanto al giovane impietrito sull'uscio, ed era scomparso.
“Magnus, fammi spiegare”.
“Non c'è nulla da spiegare. Credevo avessimo qualcosa di speciale, ovviamente mi sbagliavo”.
Senza pensare Alec alzò le barriere dell'appartamento e Magnus sentì la resistenza dell'aria.
“Non ci provare Alexander. Lasciami uscire. Ora”.
“Era qui per il libro. Credimi. Non l'ho baciato io. Non mi è nemmeno piaciuto”.
“Adesso sì che sono contento. Abbassa quelle barriere Alec o ti farò vedere come combatte uno Shadowhunter”. La rabbia era l'unica cosa che gli permetteva di tenere a bada le lacrime, ma non avrebbe retto a lungo.
Lo stregone mosse la mano, la cortina tremolante scomparve: “Scusa io... non so cosa mi sia preso. Ma Magnus ti prego. Fidati di me, di noi”.
La voce di Alexander tremava e il nephilim cedette. Una lacrima gli rigò il volto. “Devo andare”.

Alexander prese accordi con Isabelle per la consegna del Libro Bianco. Se tutto fosse andato come previsto avrebbero potuto svegliare Jocelyn.
“Bene ragazzi, vi lascio”.
“Dove vai Magnus? Alexander dovrebbe arrivare a momenti” chiese Jace.
“Appunto, amorino. E per inciso preferirei non incontrarlo. Quindi, bye bye, non penso abbiate bisogno di me”.
Amorino? Cos'era successo, perché aveva ricominciato a chiamarlo così? Jace si fermò a guardarlo. Il fratello era in divisa da battaglia, maglietta nera attillata senza maniche,jeans neri strappati sulle ginocchia e orecchino in metallo brunito. Il trucco era particolarmente scuro e marcato, nessun glitter rischiarava lo sguardo.

Magnus si voltò verso la porta e andò quasi a sbattere contro lo stregone.
Ignaro di tutti coloro che li circondavano Alec lo prese per un braccio. “Dobbiamo parlare”.
“Non ho niente da dirti,” scandì liberandosi dalla presa. “Addio Alexander”.
Negli occhi del ragazzo Alec riconobbe lo stesso dolore che aveva provato lui dopo la storia con Carl. Si voltò verso Clary con una supplica negli occhi: “Ti prego, torno subito”.
Fu Isabelle ad annuire mentre lo stregone già correva dietro al suo uomo.
Sentendo i passi nel corridoio dietro di lui il cacciatore si voltò di scatto.
“Non ti basta quello che mi hai fatto? Lasciami in pace!” gli urlò contro. “Cosa diamine vuoi da me?”
“Tutto,” rispose piano Alec.
Magnus ansimava, ogni fibra del suo essere voleva credergli ma l'orgoglio che lo aveva salvato quando si era trovato senza nessuno ora non gli permetteva di arrendersi.
“So che non vuoi sentirlo, quindi te lo dirò una volta solo: quello che provavo per Carl è storia antica. Mi hai cambiato Magnus, ti ho aspettato per centinaia di anni... Non posso perderti”
“Dovevi pensarci prima di incollarti a quel bellimbusto,” rispose freddo.
Alec perse la calma: “Ma cazzo ascoltami! Non l'ho baciato, mi ha preso di sorpresa, l'hai visto anche tu. Fattela passare!”
I toni erano accesi, nessuno dei due riusciva più a controllarsi.
“Adesso è colpa mia! Perfetto. Molto maturo”.
La magia crepitava fra le mani dello stregone: “Porca puttana Magnus, come faccio a farti capire che ti amo!?”
Entrambi si erano bloccati, ghiacciati dall'enormità di quelle poche parole.
Alec prese fiato. “Ti amo Magnus Bane Lightwood,” ripeté.
Magnus fece un passo avanti, lo prese per il bavero della giacca e lo attirò a se in un bacio disperato. “Ti amo anch'io,” gli sussurrò sulle labbra prima di baciarlo di nuovo. Il respiro affannato si mischiava mentre le bocche si cercavano, si mordevano, cancellavano ogni paura, ogni insicurezza e riscrivevano la loro storia al ritmo dei loro cuori.

Tornarono nella sala degli schermi tenendosi per mano, Alec con le guance arrossate dall'imbarazzo, Magnus con un sorriso che non riusciva a reprimere.
Isabelle tese la mano verso il fratello biondo: “Dieci dollari, prego”.

“Bel parabatai che mi sono trovato! Adesso scommetti contro di me?” rise Magnus.
Jace rise e scosse la testa: “Ho puntato sulla tua testa dura e il tuo caratterino incantevole. Ma sono contento di aver perso. Certo che hai trovato un santo...”

“Non sono stato io a...” Magnus guardò i visi dei ragazzi intorno a lui. “Bah, lasciate perdere. Siete solo gelosi”.
Alexander si sentiva tutti gli occhi addosso ma non lasciò la mano dell'affascinante nephilim al suo fianco. “Adesso però pensiamo a Clary e sua madre”.
In effetti la ragazza cominciava ad essere un po' scocciata: “Grazie. Sono lieta che abbiate tempo anche per svegliare mia madre da un sonno magico durato mesi...”
I due uomini si guardarono colpevoli e non dissero niente.

Dopo tutte le difficoltà e le paure l'incantesimo fu sorprendentemente semplice. Alec intonò le parole arcane, una lieve nebbia azzurra avvolse il bozzolo protettivo che rinchiudeva Jocelyn e pochi secondi dopo la donna stava abbracciando la figlia in lacrime.

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Capitolo 5
*** Magic and Runes 5 ***


Magic and Runes - 5


Per la seconda volta in quella giornata Magnus si presentò a casa di Alec senza avvisare. Entrò senza parlare e si sfilò la giacca di pelle borchiata.
“Non sapevo saresti passato. Va tutto bene?” chiese lo stregone preoccupato.

Magnus rispose avventandosi sulle sue labbra e lasciandolo senza respiro.
Alec si scostò ridendo: “Ehi, cosa succede? Non che mi lamenti...”
“Oggi abbiamo dovuto lasciare un discorso a metà, pensavo fosse il caso di finirlo...”
Alec lo guardò serio: “Ti riferisci al sesso”.
“Certo” sorrise Magnus. “Direi che è ora”.
Lo stregone gli posò le mani sulle spalle: “Magnus... So che per nessuno di noi è la prima volta. Ma è la prima volta che mi sento così. La nostra non è una storiella senza importanza...”
Magnus lo guardava confuso. “Certo che no”.
“... non sarebbe fare sesso, sarebbe fare l'amore”.
“Zuccherino, è per questo che lo voglio così tanto. E so che lo vuoi anche tu,” rispose spingendolo verso la camera da letto.
Ed era vero, Alexander lo voleva da morire. Luce dorata inondava la camera, donando un caldo bagliore all'arredamento austero dello stregone. I due uomini caddero sul letto ridendo uno sulla bocca dell'altro, le mani che cercavano sfilare i vestiti senza lasciare la pelle del compagno.
Alexander si staccò di colpo, si tirò a sedere voltando la schiena a Magnus mentre la mano premeva sugli occhi chiusi.
“Zuccherino, cosa c'è? Non vuoi?”
Alec scosse la testa: “No, cioè sì, certo. E' solo che sei troppo... non riesco a mantenere il controllo”.
“Guardami ti prego. Mi stai facendo preoccupare”.
Alec si girò piano, non poteva nascondergli i suoi occhi per sempre. Occhi da gatto, verde smeraldo, lucenti e spaventosi. Le pupille verticali, capaci di vedere al buio, un chiaro segno del demonio.
Magnus non parlava, lo fissava e basta. Alexander stava per girarsi di nuovo quando l'uomo gli posò le mani inanellate intorno al volto.
“Non ci credo che non me li avevi mai fatti vedere prima. Sono uno spettacolo. Tu sei uno spettacolo”.
Il sorriso di Alec era timido, esitante. “Non ti danno fastidio? Se aspetti cinque minuti...”
“Sei matto? Vorrei poterti sfoggiare davanti al mondo” rispose lo Shadowhunter attirandolo nuovamente sopra di sé.

La mattina trovò Magnus appoggiato alla spalla di un Alec ancora addormentato. Il cacciatore fissava il soffitto mentre cercava di dare un senso al comportamento del suo ragazzo. Sapeva che ogni stregone aveva un genitore demoniaco e che tutti avevano un marchio che li bollava come non umani, ma gli occhi di Alec erano spaziali. Lui se ne sarebbe vantato, esibendoli appena possibile. Forse Alexander non aveva i suoi gusti appariscenti, prediligeva uno stile più sobrio seppure molto elegante. Però, anche così...
Ogni pensiero svanì quando Alec si voltò a guardarlo, anche i suoi occhi mondani, muschio e cerbiatto, erano incredibili. Lo Shadowhunter sorrise: “Ben svegliato, zuccherino”.

Prima che Alec potesse rispondere Magnus si piegò in due con un grido, un dolore bruciante gli artigliava il fianco lasciandolo senza fiato. La runa parabatai! Cercò le sue armi con lo sguardo, doveva alzarsi, raggiungere il fratello.
“Alexander,” ansimò. “Aiutami, devo tornare all'istituto...”
Il panico rischiava di sopraffarlo, Jace era parte di lui, la sua ancora, il punto fermo della sua vita. Non poteva perderlo.
Lo stregone lo aiutò a tirarsi su, senza fare domande mosse le mani ed entrambi si trovarono lavati e vestiti. Un altro colpo del polso e l'aria davanti a loro si aprì in onde dorate. Posò una mano sul braccio di Magnus. “Vengo con te” disse semplicemente.

Il panico scomparve lasciando solo una ferrea determinazione. Magnus sapeva che insieme ad Alexander avrebbe potuto affrontare qualsiasi cosa.
 

Io mi fermerei qui. I nostri ragazzi hanno capito che insieme possono superare ogni difficoltà, il resto è storia...
Seguire tutte le vicende di Valentine ecc sarebbe eccessivo.
Per quanto riguarda il non-matrimonio mi è spiaciuto non poterlo includere, ma sarebbe toccato a Jace in quanto primogenito naturale. E se anche lo avessero proposto a Magnus, non avrebbe mai accettato. Da qui la scena con i genitori che ricalca in parte quella dopo il matrimonio di Alec.

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