darksiders four horseman genesis

di devil_may_cry_wrath_92m
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** il giuramento, prima missione ***
Capitolo 2: *** la richiesta ***
Capitolo 3: *** Marlene ***
Capitolo 4: *** l'arrivo alla cittadella: le fogne ***
Capitolo 5: *** l'arrivo alla cittadella: Minax ***
Capitolo 6: *** la rivelazione, il piano ***
Capitolo 7: *** il nemico ***
Capitolo 8: *** l'incanto ***
Capitolo 9: *** Dolore ***
Capitolo 10: *** l'assassino e un'arrivo inaspettato ***
Capitolo 11: *** La decisione di Morte ***
Capitolo 12: *** incanto e beffa ***
Capitolo 13: *** il risveglio ***
Capitolo 14: *** Le parole di Marlene ***
Capitolo 15: *** regicidio ***
Capitolo 16: *** La pietra Nera ***
Capitolo 17: *** Absolom/Morte: Scisma ***
Capitolo 18: *** una sfida per Furia: Lo straniero ***
Capitolo 19: *** riflessioni e rivelazioni ***
Capitolo 20: *** L'arrivo del demone cane ***
Capitolo 21: *** Lucifon ***
Capitolo 22: *** La condanna, il conflitto ***



Capitolo 1
*** il giuramento, prima missione ***


~~“SIAMO INTERESSATI ALLA TUA OFFERTA CAVALIERE. MA NON SIAMO ANCORA CERTI DI FIDARCI DI TE E DEI TUOI FRATELLI” disse una delle tre gigantesche teste scolpite nella pietra.
L’arso Consiglio, questo era il nome dell’entità con il quale la misteriosa creatura stava dialogando e sebbene fosse in ginocchio davanti a loro lui non li temeva, non gli importava del fatto che fossero le creature ai quali gli eserciti del Paradiso e dell’Inferno avevano giurato eterna obbedienza o che il Creatore li avesse scelti per preservare l’Equilibrio dell’intero Creato, un tempo li avrebbe sfidati apertamente senza alcuna paura ma erano altri tempi, adesso la figura incappucciata pensava solo ad una cosa: alla sopravvivenza sua e dei suoi compagni, la sua unica famiglia in quel grande caos che era ormai divenuta la sua vita.
“I RECENTI AVVENIMENTI TI DANNO IL PERMESSO DI OTTENERE CIO’ CHE CHIEDI MA COME FACCIAMO A SAPERE CHE NON SIA UN TRUCCO?” disse la testa di sinistra facendo uscire dalla sua bocca, più simile ad una caverna che ad una bocca, fiamme che investirono in pieno l’incappucciato ma senza lasciargli la benché minima bruciatura. La figura si alzò in piedi e disse:
“Non c’è nessun trucco. Quello che io e i miei fratelli vogliamo è solo protezione da parte vostra e noi in cambio vi daremo ciò che volete” “ATTENTO A CIO’ CHE DICI! NOI NON ABBIAMO MAI AVUTO BISOGNO DI NESSUNO BENCHE’ MAI DELL’AIUTO DELLA TUA RAZZA! LA TUA PRESUNZIONE DI ESSERE TU QUELLO CHE PUO’ DARE A NOI CIO’ CHE DESIDERIAMO E’ A DIR POCO MADORNALE. SE SCEGLIEREMO DI ACCETTARE LA TUA OFFERTA DOVRAI RICORDARTI SEMPRE CHE NOI NON CHIEDIAMO MAI. NOI ESIGIAMO!” tuonò la testa al centro.
“In questo caso riformulerò la richiesta: Vi prego di accettare la mia offerta anche per il bene dell’intero creato” “SPIEGATI” “Se voi accettate la mia richiesta avrete come vostri esecutori me e i miei tre fratelli e allo stesso tempo anche dei guerrieri completamente neutrali, la nostra natura ci impedisce di essere dalla parte di Paradiso e Inferno e questo è un punto di vista molto importante, per voi significherebbe completa neutralità e certezza che l’equilibrio non sarà mai sbilanciato in favore di una delle due fazioni” “PARLI A NOME DI TUTTI E TRE I TUOI FRATELLI CAVALIERE?” domandò la testa di pietra a sinistra “Non sarei qui altrimenti” “E CHE DICI DEGLI ALTRI TUOI FRATELLI, L’ARMATA DEI NEPHILIM? DOPO LA BATTAGLIA DEI CAMPI DEL KOTHYSOS SEMBRA ANCORA INTENZIONATA A SEMINARE DISTRUZIONE NEL CREATO NONOSTANTE LE INGENTI PERDITE SUBITE?” a quella domanda l’ospite rispose in tono seccato: “Il loro destino non è più un mio problema né per quello degli altri miei fratelli, se ci siamo separati da loro rinunciando alla loro protezione e venendo da voi attirandoci così anche il loro disprezzo non è già una prova sufficiente della nostra buona fede?” a quel punto le fiamme poste all’interno delle fauci e degli occhi delle tre mostruose statue si affievolirono segno che le tre entità o forse la sola entità, che parlava tramite tre diverse facce per confondere l’interlocutore, si erano ritirate per decidere.
Per diversi minuti, che all’incappucciato parvero durare un’eternità, L’Arso Consiglio non si fece sentire, in quel breve intervallo di tempo la misteriosa figura osservò da sotto il cappuccio la sala del Consiglio, una gigantesca caverna sotterranea al cui centro stava la vasta piattaforma di roccia circolare dove lui si trovava e sulla quale incombevano le tre gigantesche teste dall’aspetto demoniaco. Fuori dalla piattaforma c’era solamente un mare di lava incandescente e sopra la testa del visitatore una volta talmente alta che non se ne vedeva la fine, solamente le lunghe e appuntite stalattiti che erano visibili facevano capire che c’era una fine nella oscurità in alto della caverna. L’entrata in quel luogo era possibile solo attraverso una apertura che si trovava alle spalle del visitatore e che era collegata alla piattaforma tramite un ponte di roccia. La creatura si domandò se ciò che stava facendo, prestare i suoi servigi a questi esseri, fosse la cosa più giusta ma ormai era troppo tardi per tornare sui suoi passi e il Consiglio non avrebbe accettato un ripensamento da parte sua. Mentre il suo sguardo si abbassava di nuovo sulle statue dell’Arso Consiglio le fiamme nelle tre bocche e negli occhi si ravvivarono e le voci delle creature tuonarono nuovamente nella caverna.
 “D’ACCORDO, TU E  I TUOI FRATELLI SARETE D’ORA IN POI AL NOSTRO SERVIZIO. IL VOSTRO COMPITO SARA’ DI PROTEGGERE PER NOI L’EQUILIBRIO DEL CREATO, VI SARANNO CONCESSI MOLTI TALENTI, MA RICORDATI, COME VE LI ABBIAMO CONCESSI POSSIAMO TOGLIERVELI CON LA STESSA FACILITA’!”
“Me ne ricorderò” “PORTA QUI GLI ALTRI TUOI FRATELLI. CHE SAPPIANO ANCH’ESSI CIO’ CHE LI ASPETTA E CHE GIURIATE INSIEME FEDELTA’ ETERNA A NOI E ALL’EQUILIBRIO”

Qualche ora dopo, quattro creature si inginocchiarono di fronte al Consiglio, era il gruppo più strano e pericoloso che esistesse nel Creato intero, le loro gesta erano leggendarie, i loro nomi incutevano timore anche solamente pensarli non solo pronunciarli.
Il primo, partendo dalla testa di sinistra del Consiglio, indossava un’armatura di acciaio rilucente che gli aderiva al corpo e lo rivestiva completamente in un profilo scintillante, rotto solo dal pesante mantello color vino. I capelli erano neri, tagliati in modo disordinato e sovrastavano due occhi glaciali e un volto che sembrava solo capace di ghignare. Era armato di due pistole con quadrupla canna e accanto a lui c’era un elmo fatto della stessa lega della sua armatura, con una sinistra visiera a tutta faccia, predatoria, a prima vista quasi insettiforme. Il suo nome era Conflitto ed era il più giovane ed il più arrogante del gruppo. La seconda alla sua sinistra era l’unica femmina dei quattro ma non per questo la meno pericolosa, i suoi occhi erano accesi in un vivido bagliore e contornati da un tatuaggio nero che accentuava il suo sguardo freddo e crudele. La pelle era del colore dell’avorio ma anche pallida quanto la Luna, pelle che strideva con il netto contrasto dei suoi capelli del colore del mantello di Conflitto, indossava una corazza di cuoio con collare e un kilt spaccato di un viola ancora più scuro. Le altre tonalità di colore che risaltavano erano le bordature e i passamano d’oro sulle estremità dell’armatura. Era armata di una frusta che teneva avvolta intorno alla vita fatta di un’materiale che faceva sembrare l’arma un serpente pronto a mordere chiunque avesse toccato la sua padrona. Il nome della donna era Furia.
Accanto a lei vi era la creatura incappucciata che aveva parlato con il Consiglio, non si vedeva niente di lui tranne la lunga falce che teneva stretta per il manico con entrambe le mani bendate. La lama dell’arma era più grossa e lunga rispetto al  suo possessore ma questo non sembrava impensierirlo minimamente.
E per ultimo, ma non per questo meno importante, alla sinistra dell’incappucciato vi era Guerra, il suo nome si addiceva al suo aspetto, era poco più basso di Furia, ma la sua muscolatura era talmente pronunciata che nemmeno l’armatura che indossava poteva nasconderla, le piastre di rame chiodate che la formavano erano così spesse che niente avrebbe potuto nuocere al suo portatore, dagli spallacci e dalle ginocchiere lavorate a sbalzo dal rigido metallo, sporgevano figure barocche, demoni luminescenti e teschi contorti nelle grida. In alto, su spalle tanto larghe che avrebbero potuto sostenere uno degli innumerevoli mondi del Creato, ricadeva un mantello rosso come l’ira che risiedeva nel cuore del guerriero. Il cappuccio, anch’esso rosso, avrebbe nascosto il suo volto a chiunque e in qualunque altro luogo, ma non in quella caverna la cui luce suffusa illuminava tutto, e così era possibile scorgere sotto il cappuccio i suoi capelli completamente bianchi e i  suoi occhi privi di pupille. L’ espressione del suo volto era rigida e spietata come quella di nessun altro essere vivente del creato, nemmeno i marziali abitanti della Città Bianca, sarebbero stati in grado di produrre sui loro volti così tanta imperturbabilità. La sua arma, che teneva piantata davanti a lui, era una spada più alta del suo proprietario, l’elsa era avvolta in una fascia di cuoio , mentre la lama dava mostra di una moltitudine di volti urlanti. Un’arma impossibile, secondo logica, da brandire, ma quando si trattava di Guerra nulla era impossibile.
La testa centrale dell’Arso Consiglio disse:
“VOI CAVALIERI GIURATE DI SERVIRE L’EQUILIBRIO DEL CREATO E DI PROTEGGERLO DA QUALUNQUE MINACCIA SIA CHE PROVENGA DAL PARADISO O DALL’INFERNO?”
E i quattro risposero all’unisono: “Lo giuriamo”.
L’eco della loro voce si era appena spento che subito le loro grida si alzarono altissime, fu per pochi secondi ma per i quattro fu un dolore che superava qualunque immaginazione, fu come se il loro cervello fosse trafitto da centinaia di pugnali e alla fine quando finì, sentirono un acre odore di carne bruciata. Toccandosi la fronte sentirono i solchi lasciati dal marchio dell’Arso Consiglio un semicerchio tagliato a metà da una linea verticale. L’unico dei quattro che non aveva urlato era l’incappucciato anche se il dolore che aveva provato era identico a quello dei suoi compagni.
“ALZATEVI. D’ORA IN POI IN TUTTO IL CREATO NON SARETE CONOSCIUTI SOLO COME NEPHILIM, VOI SARETE I QUATTRO CAVALIERI CHE ALLA FINE DEI TEMPI, QUANDO I SETTE SIGILLI SU CUI SI BASA L’EQUILIBRIO SARANNO INFRANTI, PORTERANNO LA SUPREMA PUNIZIONE A COLORO CHE SONO MALVAGI. SIA CHE SIANO I FIGLI DEGLI UOMINI, I SIGNORI DEL PARADISO O CHE SIA LA FECCIA DELL’INFERNO E QUANDO RIPORTERETE L’ORDINE, UN’ NUOVO EQUILIBRIO SARA’ GENERATO . VOI SARETE I QUATTRO CAVALIERI DELL’APOCALISSE!”
I cavalieri si alzarono e impugnando le loro armi, cominciarono a parlare in una lingua incomprensibile per chiunque tranne per il Consiglio. Era il giuramento di fedeltà che li legava indissolubilmente a proteggere l’equilibrio.
“PER COMPLETARE IL GIURAMENTO DITE I VOSTRI NOMI E IL VOSTRO TITOLO”
“Furia, cavaliere del destriero nero e portatrice di carestia”
“Conflitto, cavaliere del destriero bianco e portatore di pestilenza”
“Guerra, cavaliere del destriero rosso portatore di distruzione e battaglie”
L’incappucciato, con un rapido movimento delle spalle fece cadere a terra la tunica e il cappuccio rivelando il suo vero aspetto. Era alto quanto Conflitto ma più muscoloso rispetto a lui, dinoccolato, quasi scimmiesco ma si poteva percepire una fierezza e una potenza incommensurabili provenire da lui. La pelle del suo torso nudo, liscia e tirata sulla massiccia corporatura, era di un colore grigio cadaverico anche se era illuminato dalla luce del fuoco della caverna.
Sotto la vita indossava un’armatura di cuoio nera, ai piedi portava un paio di logori stivali marroni anch’essi di cuoio, le mani e gli avambracci erano avvolti da delle bende logore e sporche.
I capelli erano neri come l’ombra di un demone e gli coprivano le spalle in ciocche unte e arruffate e appena sotto il collo si potevano scorgere i resti di un tessuto viola che poteva essere stato un mantello o una tunica.
Ma niente del suo aspetto era paragonabile alla sua faccia o per meglio dire quella che fungeva da faccia, una maschera intagliata in modo che riproducesse un teschio la quale, conservava una parvenza di pulizia nel suo scintillante bianco d’osso. Nelle orbite prive di palpebre brillavano occhi di un arancione ardente accentuati dalla maschera, la quale permetteva questo effetto dal fatto che era completamente priva di lineamenti di ogni sorta che rendevano il cavaliere ancora più terrificante.
Il Nephilim con tono pacato disse:
“Morte, cavaliere del destriero verde e sono la fine di ogni cosa”
“L’ARSO CONSIGLIO VI DA IL BENVENUTO NELLE SUE FILA CAVALIERI”
I cavalieri fecero per andarsene ma la voce proveniente della testa di destra disse:
“FERMI! VI AVEVAMO DETTO CHE VI ASPETTAVA QUALCOSA, INFATTI ABBIAMO UNA MISSIONE PER VOI. UNA MISSIONE DI ESTREMA IMPORTANZA!”
“E sarebbe?” chiese Morte. Fu la testa al centro a parlare: “COME FORSE SAPRETE, L’ARSO CONSIGLIO E’ STATO SCELTO PER SUPERVISIONARE TUTTI I REGNI DEL CREATO, NON SOLTANTO PARADISO E INFERNO. ALCUNI DI QUESTI REGNI SONO DEI MONDI ISOLATI E QUASI DIMENTICATI DOVE SI SONO INSIDIATI DIVERSI COLONI PROVENIENTI DA UNA DELLE DUE FAZIONI. ED E’ DEI COLONI PROVENIENTI DAI REGNI DEMONIACI CHE E’ INCENTRATA LA VOSTRA MISSIONE, MA PRIMA CHE VI VENGA ESPOSTA VOGLIAMO FARVI UNA DOMANDA, CHE COSA SAPETE DELL’OSCURO RE MINAX?”
A quel nome fu ancora Morte a parlare: “E’ uno degli arciduchi dell’Inferno, il più vicino al principe delle Tenebre, la sua forza è pari quasi a quella di Samael e a causa del carattere arrogante di quest’ultimo è il favorito per la scelta di chi dovrà sedere sul trono dell’Inferno in caso di morte dell’attuale regnante o di una sua abdicazione.
“ESATTO CAVALIERE, QUESTO NON SUCCEDERA’ MOLTO PRESTO E MINAX SAPENDOLO SI E’ INSIDIATO, INSIEME ALLA SUA CORTE INFERNALE, SU UNO DEI MONDI DI CUI VI ABBIAMO PARLATO”
“Molto interessante questa storia ma potreste arrivare al punto?” disse Guerra con un tono di voce spazientito alla quale, i membri dell’Arso Consiglio, risposero facendogli assaggiare la loro potenza attivando il segno che avevano impresso sulla sua fronte, e su quella degli altri suoi fratelli, costringendolo ad inginocchiarsi a causa dell’acuto dolore che aveva provato.
La testa di sinistra disse: “ATTENTO A TE GUERRA! SAPPIAMO CHE TRA I TUOI FRATELLI TU ERI IL PIU’ CONTRARIO A QUESTA ALLEANZA E HAI GIA’ PAGATO CON LA MANO SINISTRA LA TUA INSOLENZA” Guerra sfiorò con la destra la gigantesca protesi d’acciaio. Era simile ad una mano ma la sua forza e la sua resistenza la rendevano un’arma temibile; poteva essere usata dal suo portatore come uno scudo oppure come arma d’attacco, qualunque creatura ne fosse stata colpita sarebbe morta all’istante, chiunque si fosse trovato schiacciato nella sua morsa ridotto in poltiglia. Ironia della sorte Guerra doveva proprio a Morte quest’arma straordinaria ed anche il fatto di non avere più la sua mano, il cavaliere aveva rifiutato l’idea di Morte di allearsi all’Arso Consiglio, avevano ingaggiato un duello fra di loro per stabilire chi avesse ragione e Morte ne era uscito vincitore e Guerra invece perdente e anche mutilato della mano. All’inizio era furioso col fratello, lo aveva definito traditore della sua gente e aveva desiderato più volte di vendicarsi di lui per l’affronto subito ma dopo la ricerca di un arto sostitutivo, di quello che Morte aveva fatto per lui per proteggerlo dalla furia dei nemici che avevano incontrato nel loro viaggio aveva iniziato a rispettare il fratello e cominciava a capire le ragioni per cui si era separato dagli altri Nephilim portando loro tre con sé cercando di salvarli dalla follia che stava contaminando la mente degli altri loro simili, ma sentendo le parole arroganti del Consiglio l’ira e la frustrazione che aveva provato nei confronti del fratello maggiore ritornavano a scorrere come un fiume in piena.
“Perdonatelo, mio  fratello è giovane ed impaziente di agire e quindi la pazienza non è la sua migliore virtù” disse Morte cercando, con quelle parole, di inibire la rabbia del Consiglio e di Guerra prima che la situazione degenerasse.
“DI A TUO FRATELLO DI TENERE A FRENO LA LINGUA LA PROSSIMA VOLTA O LO FAREMO NOI”
Guerra, portò la mano destra dietro la schiena come per afferrare la sua spada, Divoracaos questo era il nome dell’arma, quando Furia intervenì usando la sua frusta, bloccando la mano di Guerra a mezz’aria, Guerra la fulminò con un’ occhiataccia e lei gli rispose con queste parole:
“Siamo al servizio del Consiglio, Guerra, fattene una ragione” Conflitto aggiunse “Neanche a me piace la decisione di Morte ma mi piace ancora meno morire inutilmente per il tuo stupido orgoglio, quindi o ti calmi oppure ti fai da parte” il tutto avvenne sotto gli occhi minacciosi di Morte e dell’Arso Consiglio, sapendo di averli tutti contro, Guerra fece un cenno di rassegnazione con la testa e Furia liberò la sua mano e la frusta si riavvolse intorno alla vita della sua padrona.
“LA PROSSIMA VOLTA TENETE QUESTI SCIOCCHI BISTICCI LONTANI DA NOI O LA PAGHERETE”
“Non avverrà mai più, avete la mia parola, potete continuare a spiegarci quale sia la nostra missione ordinate e noi obbediremo” disse Morte, ora in ginocchio.
“COME STAVAMO DICENDO, MINAX SI E’ INSTAURATO SU UNO DEI MONDI CHE FANNO PARTE DEL CREATO. SONO DISTANTI DA PARADISO E INFERNO MA NON DISTANTI ABBASTANZA PER SFUGGIRE ALLA LORO POLITICA. MINAX HA GIA’ PARLATO CON NOI RIGUARDO ALLA SUA FEDELTA’ AI TRATTATI DI PACE CHE ABBIAMO STIPULATO E SIAMO CERTI DI POTERCI FIDARE DI LUI MA NON POSSIAMO DIRE ALTRETTANTO DEGLI ALTRI”
“Cosa intendete dire?” domandò Morte, fu la volta della testa al centro di parlare: “MINAX E’ QUELLO CHE SI POTREBBE DEFINIRE UN MODERATO, TROPPO MODERATO PER UN DEMONE O ALMENO E’ COSI’ CHE LA PENSANO ALCUNI DEGLI ARCIDUCHI DELL’INFERNO, SONO MOLTO CONTRARIATI PER LA SCELTA DEL SIGNORE DEGLI INFERI DESIDERANO ARDENTEMENTE LA GUERRA CON IL PARADISO MA MINAX HA IL FAVORE, NON SOLO DEL PRINCIPE OSCURO MA ANCHE DI BUONA PARTE DEL REGNO INFERNALE PER NON PARLARE DEL FATTO CHE NESSUNO, NEMMENO SAMAEL, E’ COSI’ FOLLE DA SFIDARCI APERTAMENTE IN VIOLAZIONE DEI TRATTATI CHE ABBIAMO STIPULATO. MA UN NOSTRO INFORMATORE CI HA AVVERTITI DEL FATTO CHE IL MONDO DOVE SI TROVANO MINAX E LA SUA CORTE SONO STATI ATTCCATI DA UN VASTO ESERCITO COMPOSTO DA DEMONI E ANCHE DA ARTEFATTI, L’INFORMATORE NON HA SAPUTO DIRCI CHI LI COMANDA MA DI SICURO SI TRATTA DI QUALCUNO CHE VUOLE MINAX MORTO ECONTROLLARE IL SUO REGNO, SE CI RIUSCISSE AVREBBE ABBASTANZA POTERE DA CONVINCERE I DUCHI E I GENERALI DELL’INFERNO ANCORA RETICENTI AD UNIRSI ALLA SUA CAUSA E PORTARE ALLA DEPOSIZIONE DELL’ATTUALE SIGNORE DELL’INFERNO”
“Quindi volete che proteggiamo Minax?” domandò Guerra, la testa di destra disse: “NON SOLO, DOVRETE SCOPRIRE ANCHE CHI C’E’ DIETRO ALL’ATTACCO DEL SUO REGNO ED ESTIRPARE QUALUNQUE MINACCIA SIA COLLEGATA A LUI, NON POSSIAMO LASCIAR VIVERE QUALCUNO CHE HA OSATO SFIDARE COSI’APERTAMENTE NOI E CERCATO DI VIOLARE L’EQUILIBRIO”
Morte disse: “Se non avete problemi prenderò con me solo mio fratello Guerra” a quella affermazione Furia e Conflitto fecero per replicare ma Morte alzò la mano destra come per zittirli e continuò dicendo: “Guerra e io siamo più avvezzi nel combattimento e nelle strategie da adottare per affrontare un nemico che ci supera di numero, voi invece siete più portati per l’infiltrazione e lo spionaggio, dovrete andare all’Inferno e scoprire quanto più potete su chi c’è dietro a questo attacco e chi lo spalleggia, l’informatore ha detto che l’armata è composta non solo da demoni ma anche da artefatti, quindi ci deve essere qualche artefice che li ha costruiti”
“A QUESTO PROPOSITO, SE SCOPRIRETE CHI E’ QUESTO ARTEFICE E CHI SONO GLI ALTRI CHE HANNO MESSO INSIEME QUESTA ARMATA AVETE CARTA BIANCA, AGITE COME MEGLIO CREDETE, ELIMINATELI IN PIENA LUCE, FATEVI CONOSCERE E FATE CAPIRE A TUTTI CHE NON SARANNO AMMESSI ALTRE VIOLAZIONI NEI CONFRONTI DELL’EQUILIBRIO”
Furia inarcò un sopracciglio mentre Conflitto spalancò entrambi gli occhi e si leccò le labbra come se pregustasse un lauto banchetto.

 

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Capitolo 2
*** la richiesta ***


Guerra e Morte, si materializzarono in una pianura dove, a quanto sembrava, non vi era nessuno a parte loro. Guerra alzò gli occhi e vide che era notte. Il cielo era coperto di nuvole mentre un fortissimo vento sferzava la pelle di suo fratello Morte. Morte disse a Guerra: “La città si trova a cinquecento miglia in quella direzione stando a quanto ci ha detto il consiglio” indicando l’orizzonte con la punta dell’indice ossuto della mano, Guerra mormorò qualcosa e, con una fiammata rossa scaturì dal terreno un cavallo di dimensioni fenomenali, rigonfio di muscoli ipertrofici e coperto da un manto grigio e ruvido come il granito. Gli zoccoli sembravano fatti di lava incandescente e gli squarci nella carne lungo il collo e i fianchi, disposti in forma di rune dall’aspetto millenario, brillavano della stessa lucentezza infuocata, così come gli occhi e le narici della bestia. La sua sella sembrava più di acciaio che di cuoio, mentre la briglia era una vera e propria catena. Il cavallo emise un nitrito che sembrava quasi più un suono gutturale. Guerra, incurante di questo vi salì in groppa e gli disse: “Calmo Rovina, presto ci sarà sangue e distruzione in abbondanza” sentendo quelle parole Rovina parve calmarsi mentre Morte alzò una mano mormorò anche lui qualcosa e saltò direttamente in sella al suo cavallo con un agile balzo quando questo apparve in una nebbia di colore verde marcio. Se il cavallo di Guerra rappresentava la potenza, quello di Morte, il cui nome era Disperazione, rappresentava ciò che portava il suo padrone, morte, putrescenza e dolore che sembravano essersi uniti e incarnati per dare forma fisica a quella creatura. A parte la criniera e la lurida coda, il cavallo era del tutto privo di pelo. Squarci irregolari solcavano la pelle a brandelli, dello stesso grigio cadaverico di quella di Morte, rivelando le ossa e i muscoli in decomposizione. Dalle ferite, dalle narici, tra i denti rotti e dalle crepe negli zoccoli, la nebbia filtrava all’esterno in un flusso costante. La sella era di cuoio nero, logoro e stracciato e la catena, che fungeva da briglia, a differenza di quella di Guerra era arrugginita e con più spaccature. Morte disse con un ghigno nascosto dalla maschera: “In marcia”. A quelle parole Disperazione cominciò a galoppare nella direzione indicata dal suo padrone mentre alle sue spalle Guerra e Rovina li seguivano. La velocità di cui disponevano i due mostruosi quadrupedi permetteva loro di coprire lunghe distanze in pochi secondi mentre al loro passaggio l’erba che veniva schiacciata dai loro zoccoli o imputridiva o bruciava. Avevano già compiuto metà del percorso quando sentirono delle urla poco distanti, Morte e Guerra si guardarono intorno e videro una luce rossastra e tremolante a pochi chilometri alla loro sinistra. Guerra disse a Morte: “La luce di un fuoco da campo” Morte annuì: “Dalla direzione direi nemico, probabilmente hanno catturato qualcuno e si stanno divertendo a torturarlo, comunque non ci interessa” Guerra emise un sospiro di delusione, mentre Rovina abbassò la testa anche lui deluso della risposta di Morte, il più anziano dei Nephilim capì il perché, chiaramente i due pregustavano già il massacro che avrebbero consumato ma Morte sapeva che la città di Minax e l’esercito nemico era poco più avanti e non voleva assolutamente perdere il fattore sorpresa solo per la sete di sangue e l’impazienza di uccidere del suo fratello più giovane. Stava per spronare Disperazione quando sentì un gracchiare provenire dal cielo, alzò la testa e vide un corvo. Morte aveva combattuto e vinto su innumerevoli campi di battaglia e aveva visto quelle infernali bestiacce volare sopra di essi e nutrirsi delle carogne dei nemici e amici caduti, ma questo corvo era diverso da tutti loro, emanava una forte aura mistica che il cavaliere percepiva distintamente. Il corvo scese in picchiata e si appollaiò sulla spalla di Morte piantandogli gli artigli delle sue zampe nelle carni grigio pallido ma senza fargliele sanguinare, l’uccello fissò gli occhi Morte e il cavaliere sentì nella sua testa una voce, una voce che gli disse: “Aiutami, ti prego” poi sentì un urlo e qualcosa lo investì con una tale forza che Morte quasi cadde da Rovina. Guerra fece per avvicinarsi a suo fratello ma questi alzò una mano e rispose: “Tranquillizzati Guerra, sto bene. Sono solo sorpreso per la potenza di chi ha spedito questo messaggio” “Messaggio?” disse Guerra, Morte annuì e continuò: “Qualcuno ha inviato tramite questo corvo una richiesta di aiuto. Forse si tratta di chi è prigioniero in quel campo” “Non avevi detto che non ci interessava?” “Sì l’ho detto. Ma chi si trova prigioniero in quel campo dispone di una fortissima potenza psichica, persino io ho avuto qualche problema a sopportarne la potenza, se il nemico la usasse contro di noi saremmo in grossi guai” “La usasse?” domandò Guerra inarcando un sopracciglio, “Credo che si tratti di una giovane donna” disse Morte poi direzionò, tramite le briglie, Disperazione verso il campo nemico e partì a spron battuto seguendo il corvo che lo precedeva in volo. Guerra, prima di seguire suo fratello, sogghignò pensando al fatto che Morte stava andando verso una battaglia solamente spinto dalla curiosità di sapere chi era la misteriosa latrice del messaggio che gli era pervenuto e soprattutto dal suo orgoglio ferito. Morte , il più antico e potente fra i Nephilm, colui che aveva annientato decine di mondi e di stirpi molto più potenti di lui, era stato quasi disarcionato da cavallo dal potere psichico di una donna, una figura veramente molto umiliante per uno come lui. Guerra si sorprese rendendosi conto che sotto questo aspetto erano simili.

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Capitolo 3
*** Marlene ***


“Spero che Polvere abbia consegnato il messaggio a qualcuno” pensò la ragazza, non era proprio in condizione di fuggire, legata per i polsi e alle caviglie da cinghie di cuoio fermate da quattro paletti piantati nel terreno. Il suo piano era semplice ma allo stesso tempo impossibile, uscire dalla città dalle fogne con addosso l’uniforme presa dal cadavere di uno dei nemici, attraversare il campo nemico e cercare uno dei varchi dimensionali che l’avrebbe portata direttamente all’Inferno, lì avrebbe chiesto l’aiuto dei generali fedeli a Minax e sarebbe tornata con rinforzi sufficienti a spazzare via quella marmaglia. Era andato tutto bene, la cosa più ridicola era quella di essere stata scoperta dopo aver attraversato l’accerchiamento. Mentre raggiungeva la pianura si era imbattuta in questo accampamento e l’avevano attaccata subito, dato che si era liberata dell’armatura, era riuscita ad uccidere cinque di loro ma poi aveva dovuto soccombere, schiacciata dai troppi avversari che non le avevano lasciato scampo. Dopo averla legata al centro del campo, il loro comandante le aveva rivolto delle domande chiedendole come aveva fatto ad abbandonare la città, ma lei si era rifiutata di risponderle, questi, allora aveva cominciato a torturarla; il conteggio dei danni era quattro dita della mano destra slogate e delle profonde ferite provocate dalla frusta di quel maledetto ma se la sarebbe cavata se solo fosse riuscita a liberarsi. Girò la testa a sinistra e notò che il cuneo che fermava il suo braccio non era piantato completamente nel terreno. Cominciò a muovere il polso avanti e indietro in modo che lentamente il paletto uscì dal buco nel terreno in cui era piantato. Ci vollero circa dieci minuti perché la ragazza riuscisse a liberarsi. Per il paletto a destra non poté fare altrettanto, le dita della mano erano troppo malridotte perché potesse chiudere la mano a pugno, gli venne però un’altra idea. Sulla sua sinistra c’era una spada la cui punta era stata fatta arroventare sul fuoco al solo scopo di torturarla ma adesso era la sua unica possibilità per liberarsi. Spostò il braccio quanto bastava per riuscire ad afferrare l’impugnatura e quando la prese usò la punta incandescente per bruciare le cinghie, al prezzo di alcune dolorose scottature, la ragazza riuscì a romperle e a liberare anche il braccio destro, usò la spada per distruggere i legacci che le fermavano le caviglie poi, richiamando le forze rimanenti, si alzò. Aveva fatto solo pochi metri quando uno dei demoni di guardia la vide e lanciò, con un urlo, l’allarme. Immediatamente i demoni più vicini accorsero in quel punto, erano decine e decine e di qualunque tipo, il grosso era composto da demoni con un fisico possente, dalla pelle di colore violaceo armati con spade, fruste, lance e mazze ferrate gigantesche, altri invece erano più esili e non erano armati ma le loro mani erano degli artigli affilati quanto, se non di più, delle spade. La donna demone guardò in qualunque direzione cercando una via d’uscita ma ovunque vedeva solo volti mostruosi che la fissavano con occhi gialli colmi di odio e bocche irte di denti che lanciavano urla animalesche. La giovane si lasciò cadere a terra in attesa del fatale destino quando all’improvviso sentì un gracchiare famigliare, guardò in alto e vide il suo corvo, Polvere, che volteggiava sopra di lei e questo poteva significare solo una cosa: era tornato con i rinforzi, poi accadde qualcosa di ancora più inaspettato: i demoni che erano più vicini a lei e che stavano per afferrarla si bloccarono come se qualcosa o qualcuno li fermasse. I demoni guardarono in basso e lo stesso fece la donna e, ancora una volta, non credette ai propri occhi. I soldati infernali erano stati afferrati per le caviglie da decine e decine di mani scheletriche che sembravano non avere la benché minima intenzione di lascarli, i demoni più lontani dalla giovane avvicinandosi non capirono come mai i loro simili fossero immobili e quando si accorsero del perché fu troppo tardi, finirono anche loro intrappolati nella presa di quelle mani. Altri invece caddero per terra e vennero bloccati completamente. Più si divincolavano più altre mani scaturivano dal terreno e li fermavano. Poi accadde. All’inizio i demoni e la giovane non capirono cosa stesse succedendo, tutto quello che videro furono una macchia verde che si avvicinava sempre di più diventando mano a mano da macchia a una nebbia del colore verde quasi malato e più si avvicinava più le urla di dolore e di terrore aumentavano, le tende e le torri di vedetta crollavano come castelli di carte, c’erano fiamme e esplosioni ovunque e soprattutto i demoni all’interno dell’accampamento colpiti da quella “cosa” volavano in tutte le direzioni e quello che ricadeva aveva ben poco dell’aspetto originale o erano pezzi di demone oppure demoni a cui mancavano parti anatomiche tipo la testa o metà del corpo. Ora erano i demoni intorno alla giovane ad essere spaventati, i loro compagni erano stati massacrati e non avevano la benché minima idea di chi fossero gli assalitori, alcuni tentarono la fuga ma altre di quelle mani scheletriche li fermavano fino a che non videro con i loro occhi gli assalitori, anzi l’assalitore, anche la donna demone lo riconobbe, montava un cavallo di colore verdastro che sembrava più un cadavere che un cavallo, eppure quando colpiva qualche assalitore con la testa in putrefazione o che lo calpestava con i suoi zoccoli era il nemico che veniva ridotto in poltiglia non il cavallo. Era lui non c’erano dubbi, il suo nome, le sue gesta lo precedevano, aveva tanti nomi; primigenio, boia, mietitore di anime, distruttore di mondi, massacratore di stirpi ma tutti nel Creato dagli angeli della città Bianca fino alle profondità dell’Inferno lo conoscevano con un solo nome: Morte. Morte aveva scelto una tattica molto diretta. Quando il corvo gli aveva fatto “vedere” tramite l’effimero legame psichico che avevano stabilito che la autrice del messaggio era riuscita a liberarsi ma era in difficoltà, aveva dovuto agire rapidamente. Prima tramite la negromanzia, di cui ne era un profondo conoscitore, aveva risvegliato i morti che erano sepolti sotto l’accampamento in modo che bloccassero i movimenti non solo dei demoni più vicini alla prigioniera ma anche di quelli all’interno delle tende in modo che non gli dessero fastidio mentre lui attaccava. Tramite la sua arma, la Mietitrice, e Disperazione era stato uno scherzo fare a pezzi la resistenza e adesso stava avvicinandosi al suo obbiettivo: la ragazza. Il nephilm balzò dalla sella e atterrò con precisione tra i demoni ancora bloccati dai morti e la giovane, arrivando a terra, appoggiando il ginocchio sinistro come se fosse nell’atto di inginocchiarsi e stringendo la Mietitrice con entrambe le mani. Quando alzò la testa i suoi occhi arancioni, privi di pupille, squadrarono per un attimo la giovane che non poté trattenere un brivido e un grido mentre lui la guardava, dal canto suo Morte ringraziò il fatto che portava una maschera perché altrimenti lei avrebbe visto lo stupore dipinto sul suo volto. Quella ragazza era una giovinetta, alta un metro e sessanta, i capelli di colore bianco lunghi fino alla schiena accentuavano il colore dorato della sua pelle. Indossava una tunica fatta di un tessuto rosso che gli teneva scoperte le spalle e il decolleté, ed era fermato da una cintura legata alla vita e da una cinghia che le girava intorno al collo e che finiva dove il vestito copriva i seni mentre un paio di pantaloni di colore nero coprivano il resto del suo corpo lasciando scoperte le sue lunghe e snelle gambe. “ E sarebbe lei ad avermi inviato quel messaggio? Questa ragazza, così giovane?” Pensò Morte, ma non era il momento per queste considerazioni, i demoni intorno a loro si erano ripresi dalla sorpresa e gli si erano scagliati contro, in un attimo la Mietitrice mutò dal suo aspetto di falce in quella di due lame a mezzaluna, spesse e pesanti, simili a coltelli però più grandi di qualunque spada e anche più micidiali. Il cavaliere si alzò in piedi, ruotò su se stesso e tagliò a metà i demoni più vicini, gli altri lo attaccarono lanciandosi contro di lui cercando di schiacciarlo nell’angolo dove si trovavano lui e la ragazza, ma i demoni guerrieri non avevano mai brillato tanto per intelligenza e questi dal loro modo di combattere e di agire, erano sicuramente quella che si poteva definire “carne da cannone”. Morte non era un boccone facile, a ogni loro attacco lui rispondeva con una serie di rapide schivate e di attacchi con la Mietitrice che ridussero notevolmente il loro numero e non solo, il nephilim a ogni uccisione acquisiva forza per lanciare i suoi incantesimi e ora era pronto per farlo. Sussurrò alla giovane: “Resta vicino a me. Non muoverti per nessun motivo” il tono di voce era calmo ma anche molto imperativo e la giovane capì che quella era una richiesta che non ammetteva repliche per cui si alzò in piedi e si avvicinò il più possibile al cavaliere, era talmente vicina a lui che riusciva a sentire chiaramente le parole che stavano fluendo da sotto la sua maschera, altrimenti sarebbe stato impossibile tanto parlava a bassa voce, poi, alzò le braccia. Improvvisamente il vento aumentò e una nuvola di frammenti d’ossa emerse dal terreno fino a che vento e ossa si unirono formando un ciclone semisolido in cui Morte e la ragazza erano al centro ma al sicuro. I demoni invece furono travolti dal vortice e disintegrati in fronde pendule di metallo e carne sbrindellati, ma il vortice fischiava così forte che i due non sentirono neanche le urla dei loro nemici, Morte era abituato a un simile massacro ma non la ragazza che vedeva i demoni attorcigliarsi e ridursi in poltiglia sotto i suoi occhi era spaventata a tal punto che fece per scagliarsi fuori dal vortice, Morte se ne accorse e la afferrò per il braccio appena in tempo, però questo gli fece perdere la concentrazione e il vento, così come il ciclone, cessarono. Degli avversari erano rimasti in vita soltanto una decina e questi dopo aver visto che in tutto il campo erano rimasti solo loro fuggirono ma dopo aver fatto solo pochi metri si trovarono di fronte ad una nuova minaccia: Guerra. Il cavaliere si era parato davanti a loro in groppa a Rovina e brandiva la Divoracaos i demoni lo attaccarono ma Guerra spronò Rovina mentre lui alzava la spada. Cinque demoni furono travolti e schiacciati dagli zoccoli del possente destriero mentre gli altri vennero fatti a pezzi dalla Divoracaos. Quando tutto finì Guerra era deluso, non aveva neanche avuto il tempo di divertirsi. Morte tratteneva ancora la giovane per il braccio quando questa svenne e vide il perché, oltre alle ferite su tutto il corpo che perdevano sangue, le dita della mano destra erano in una posizione innaturale, il nephilim allentò la presa, la poggiò a terra il più delicatamente possibile dopodiché cominciò a controllare le sue ferite. Erano solo delle lacerazioni molto superficiali che un qualsiasi guaritore avrebbe potuto curare ma a preoccuparlo erano quelle dita, percepiva distintamente che la slogatura era più grave di quel che sembrasse se non avesse fatto qualcosa in fretta neppure il miglior guaritore dell’Inferno o del Paradiso avrebbe potuto ricostruire le ossa e la cartilagine danneggiate. La ragazza si riprese “il momento peggiore” pensò Morte, lo sguardo della giovane scorse dalle sue mani a quelle bendate del cavaliere che tenevano la sua, il cavaliere disse in tono pacato: “Hai alcune dita slogate, mi dispiace ma devo rimetterle a posto o potresti non usarle mai più” lei fece solo un rapido cenno con il capo dopodiché Morte lentamente cominciò a chiuderle le dita formando un pugno e più la mano si chiudeva più la ragazza si alzava da terra mettendosi in posizione eretta a causa del dolore sempre più forte fino a che, la sua mano si chiuse a pugno e allora si sentì il sinistro suono delle ossa che tornavano nella loro posizione originale e anche l’urlo strozzato della ragazza che si appoggiò al petto di Morte cercando di non perdere i sensi a causa del dolore. La giovane alzò lo sguardo e osservò il volto, o meglio la maschera che copriva il volto di Morte e cominciò a parlare: “Grazie per avermi salvato ti devo molto. Io sono Marlene, tu invece devi essere Morte” il cavaliere rispose semplicemente: “Sono io” Marlene continuò con un sorriso ironico “Il leggendario comandante dell’armata dei nephilim, ho sentito tante storie sul tuo conto e su quelle della tua razza in particolare su altri tre dei tuoi simili, storie di mondi distrutti, di massacri e altro ancora, il tuo nome e quello della tua razza viene quasi sussurrato come se fosse un tabù che non deve essere rotto. Dove sono gli altri? Sei giunto in questo mondo per distruggerci?” Morte a quelle parole sentì una grande collera scorrergli nelle vene ma anche una leggera sorpresa, quella ragazza pur avendo d’avanti il più potente fra i nephilm, uno dei pochi primigeni ancora in vita non provava la benché minima paura, anzi, con quelle parole lo stava sfidando apertamente. “Un uccello straordinario” disse Morte mentre il corvo che aveva condotto lì Guerra e lui si posava a terra a pochi metri dalla sua padrona. “Ah” disse Marlene con un sorriso “Polvere è sempre stato un uccello un po’ particolare. Mi fu dato molti anni fa dal Padre dei Corvi come segno di alleanza tra noi e lui” “Polvere?” il corvo gracchiò due volte in direzione di Morte come per dire al cavaliere che quello era il suo nome e che gli doveva portare rispetto. Guerra, ancora in groppa a Rovina, si avvicinò a suo fratello e gli chiese: “Possiamo andare? Ho fatto come mi hai detto, ho eliminato tutti i demoni che hanno provato a fuggire per dare l’allarme ma tra le esplosioni e il tuo spettacolo credo che l’armata sarà stata allertata comunque” Morte fece un impercettibile segno di assenso con il capo, si alzò e montò in groppa a Disperazione. “Siete diretti alla città di Onyx? Non riuscirete mai ad attraversare l’accerchiamento” disse Marlene rivolgendosi ai due cavalieri, Guerra le rispose in un tono di voce che a malapena velava la sua collera: “Se dovremo combattere combatteremo! Da quel che ho visto non sono granché questi demoni, mi sorprende che vi siate fatti mettere in scacco per tutto questo tempo” “E invece a me sorprende che un simile arrogante sia arrivato vivo fino ad oggi” ribatté Marlene, sentendosi profondamente offesa per come lei e la sua gente venissero disprezzate da quel nephilim senza che lui li conoscesse, dal canto suo Guerra, stava digrignando i denti, tanto era furioso con quella ragazza che aveva osato dargli del vigliacco. Morte, vedendo che suo fratello stava per perdere il controllo, si intromise nella discussione dicendo: “Questo non è il momento di litigare!” Il tono di voce di Morte era pacato ma fece capire a Marlene e a Guerra che la discussione era finita. “Guerra, la ragazza ha ragione” “Cosa?!” Il cavaliere guardò suo fratello come se fosse improvvisamente impazzito. Morte, incurante di questo, continuò dicendo: “Non conosciamo le reali forze dell’esercito nemico, quelli che abbiamo eliminato erano solamente la retroguardia, chi ti dice che non ce ne siano altri molto più potenti di questi? Non pensare che le legioni dell’Inferno siano composte solamente da demoni di bassa levatura” Guerra guardò la carcassa di uno dei demoni e poi fissò Morte. Nei suoi occhi arancioni lesse la determinazione a combattere e a uccidere pari alla sua ma anche la saggezza e la sicurezza di un leader che sapeva quale era la decisione giusta e il giovane nephilim non poté fare altro che accettare, anche se a malincuore, la decisione del fratello maggiore. Morte si rivolse poi alla ragazza: “Quanto a te, tu non sai niente ne di me ne dei miei fratelli, quindi non elargire con tanta leggerezza giudizi, Guerra non è tipo da accettare simili insulti e nemmeno io” “Capisco. Sappiate però questo: io conosco un modo per entrare in città evitando l’accerchiamento se voi mi porterete con voi ve lo mostrerò” “Oppure potrei ottenerlo con la forza” La ragazza fece un sorriso ironico e disse: E come? Torturandomi? Non sono riusciti a farmi parlare i demoni e volete riuscirci voi?” “Conosco torture che sono peggio di qualunque cosa tu abbia passato nelle mani dei demoni” Gli occhi grigio acciaio di Marlene fissarono quelli arancioni ardenti di Morte e poi la ragazza disse: “Non ho paura di te”. Morte fece voltare Disperazione riportandolo sulla strada da cui era arrivato e stessa cosa fece Guerra con Rovina. Vedendoli che se ne andavano, Marlene abbassò lo sguardo sconsolata ma un attimo dopo sentì la voce di Morte che gli disse: “ Marlene, mostraci la strada” Guerra strabuzzò gli occhi mentre il viso di Marlene si illuminò in un sorriso di trionfo. “Fratello, io non penso che sia…” “Lei viene con noi Guerra! Il nostro compito è proteggere Minax e il tempo che abbiamo è poco” Marlene si avvicinò al cavaliere della morte e lui capendo cosa voleva, con un leggero sospiro, si spostò leggermente indietro sulla sella facendo spazio alla ragazza, la quale salì in groppa a Disperazione, dopo aver detto a Polvere: “Avvisa se vedi qualcuno che viene verso di noi” ricevendo come risposta un gracchio poi, i due cavalieri partirono seguendo le indicazioni della ragazza ed evitando gruppi di nemici tramite la vista acuta di Polvere. Sul campo, devastato dai cavalieri, regnava un silenzio sepolcrale rotto solamente dal soffio del vento. Nessuno era sopravvissuto e presto i cadaveri dei demoni sarebbero scomparsi, divorati dalle bestie oppure si sarebbero decomposti, ma tra quei cadaveri ce ne era uno particolare, un demone di alto rango con indosso un armatura di metallo nero e al centro di questa armatura, come fregio, vi era una pietra di colore verde. A vederla sarebbe sembrata uno smeraldo ma se qualcuno l’avesse osservata molto più da vicino avrebbe visto una cosa orribile: al centro della pietra, quasi invisibile, vi era un occhio, un orribile occhio privo di palpebre che stava osservando il massacro compiuto dai due cavalieri. Quella “cosa” veniva chiamata dai demoni il muta-forma, era una creatura di infima categoria poteva assumere le sembianze di qualunque cosa. Ma nonostante fosse considerata una creatura di basso livello era utilizzato dai demoni come spia e per monitorare determinate aree. Le immagini del massacro vennero inviate dal muta-forma verso colui che aveva richiesto i suoi servigi e riversate nella sua mente. Vedendo il campo completamente devastato, il misterioso personaggio non riuscì a trattenere un sogghigno e a dire: “Perfetto!”

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Capitolo 4
*** l'arrivo alla cittadella: le fogne ***


“Per tutte le anime dannate dell’Oblio! Per quanto ancora dovremo camminare in questa cloaca puzzolente?” sbottò Guerra alla ragazza demone “Non manca molto” rispose lei. Dopo aver attraversato i campi dinnanzi alla città di Onyx, senza che nessuno li vedesse, erano entrati da una apertura nascosta da una roccia, messa lì in precedenza da Marlene quando era uscita dalla città la prima volta, e si erano ritrovati all’interno delle fognature cittadine. Era da più di mezz’ora che i cavalieri, seguendo la ragazza che stava davanti a loro, camminavano e in quell’arco di tempo avevano visto di tutto in quello stretto passaggio illuminato solamente dalla torcia che Marlene teneva in mano, ratti grossi quanto la mano sinistra di Guerra che si contendevano i cadaveri di demoni e di animali, ossa degli assediati e degli assediatori che affioravano nell’acqua limacciosa del canale ma niente era paragonabile al tanfo che impregnava le pareti dell’oscuro passaggio. Era un miscuglio di odori di escrementi di ratti, di carne in decomposizione, di acqua ristagnante e più i tre avanzano più diventava forte. Tuttavia, nonostante il terribile fetore, a Morte non sfuggì una cosa molto strana che Guerra non aveva notato: quella che adesso era una fogna un tempo doveva essere stato un cimitero o un mausoleo. Come cavaliere della morte riusciva a percepire “la voce” dei morti, queste voci erano flebili come una leggera brezza primaverile in quel momento, ma se lo avesse desiderato avrebbe potuto trasformare quei sussurri in voci talmente forti che avrebbero fatto impazzire chiunque le avesse ascoltate. Le voci erano confuse, alcune chiedevano pace, altre urlavano la loro rabbia e non sopportavano l’idea di non essere più di questo mondo, Morte non aveva tempo da sprecare con esorcismi o liberazioni spirituali e cercò di ignorare quella cacofonia di urla era già abbastanza difficile sopportare il fetore circostante. “Ecco, siamo arrivati!” esclamò la ragazza quando la strada finì davanti a un muro. Prima che Guerra o Morte potessero dire qualcosa, Marlene alzò la mano e subito una parte del muro cominciò tremare come se fosse stata una fiammella che minacciava di spegnersi per una folata di vento troppo forte per lei. Poi, davanti ai tre apparvero alcune scale sulla cui sommità filtrava una debole luce. “Un’illusione” disse Guerra “Se qualche nemico trovasse l’ingresso alle fogne farebbe un viaggio a vuoto, l’illusione è abbastanza potente da far credere a chiunque che qui, ci sia solo un vicolo cieco” concluse Marlene. Salirono la rampa e si trovarono davanti ad un cancello di metallo dietro al quale si poteva scorgere le strade della città di Onyx e anche una ragazza che era vicina al cancello come a fare la guardia, era poco più giovane di Marlene, con lunghi capelli biondi, di carnagione chiara e con indosso un vestito di colore verde scuro. Marlene sussurrò in modo che la ragazza la potesse sentire: “Mei-fei” a quel nome la ragazza si voltò in direzione del cancello e vide Marlene, si avvicinò ad esso e disse: “Signorina Marlene. Che gioia rivederla. Credevo che i nemici l’avessero uccisa” “Stava per succedermi se non fosse stato per un aiuto inaspettato” “Quale aiuto? E’ riuscita a contattare i nostri alleati?” “Purtroppo no, sono stata catturata prima di raggiungere il varco dimensionale più vicino” quelle parole, per Mei-fei equivalevano a una condanna a morte per lei e per la città, infatti sospirò e disse: “E’ terribile, senza il supporto dei nostri alleati siamo condannati ad essere sopraffatti” “Perché dici questo? Le barriere intorno alla città sono crollate?” “No, ma non reggeranno ancora a lungo, gli attacchi si stanno facendo sempre più frequenti e non ci danno il tempo di curare i feriti e di ricaricare l’energia mistica delle barriere difensive. E’ solo questione di tempo prima che riescano a sfondare” “Non ti preoccupare amica mia” disse Marlene con l’intento di completare la frase dicendo che aveva la soluzione per salvare la sua gente ma fu interrotta da Mei-fei che disse: “Come potrei non preoccuparmi? La città sta per cadere e non c’è niente che possiamo fare!” poi continuò dicendo: “Però anche con l’aiuto dei nostri alleati, saremmo stati sconfitti lo stesso” “Perché dici questo?” chiese Marlene “I demoni fedeli a noi hanno subito gravi perdite in questi ultimi tempi a causa dei Nephilim, quei mostri hanno compiuto diverse incursioni all’Inferno e anche in altri mondi come il nostro. Che siano maledetti e che sia maledetto il loro comandante, quel sanguinario di Morte. Ho sentito dire che da solo ha distrutto interi mondi e stirpi insieme a quegli esseri crudeli che lui chiama fratelli” Marlene guardò dietro di sé e osservò i due cavalieri nascosti nell’ombra, Guerra stringeva i pugni cercando di contenere la collera che sentiva crescere dentro di lui mentre Morte, appoggiato con la schiena al muro e le braccia conserte, sembrava che non gli importasse di niente. Marlene si rivolse di nuovo a Mei-fei e gli disse: “Ascoltami. Ho trovato qualcuno che ci potrà aiutare ma devi aprire il cancello” immediatamente la ragazza estrasse una chiave che teneva nascosta sotto i vestiti e la usò per aprire il pesante cancello. Quando Marlene fu uscita dal passaggio, Mei-fei domandò: “Allora, chi sarebbero gli alleati che l’hanno salvata?” “Noi” disse Guerra uscendo dal varco. Vedendolo, Mei-fei sbiancò in volto e cadde a terra, ma la paura che provava davanti a lui divenne puro terrore quando dal passaggio oscuro uscì Morte. Il cavaliere la fissò con i suoi occhi arancioni e lei riuscì a dire con voce tremante: “Morte” lui rispose: “No, Il sanguinario” dopodiché passò oltre. Marlene, si avvicinò alla sua amica e gli disse: “Non preoccuparti. Sono qui per aiutarci” Guerra disse: “Siamo qui per proteggere Minax per conto dell’Arso Consiglio” a quelle parole Mei-fei, si rialzò e cercò di riguadagnare terreno dopo la figura che aveva fatto davanti ai due cavalieri dicendogli: “Siate i benvenuti. Mi chiamo Mei-fei e sono l’ancella della principessa Marlene” “Principessa ?” disse Guerra voltandosi verso la ragazza dai capelli argentati e poi verso suo fratello Morte. Mei-fei continuò: “Sì la signorina Marlene, che mi onora della sua amicizia, è la figlia dell’oscuro re Minax” Guerra e Morte fissarono Marlene in modo differente il primo, come se avesse appena scoperto di dover affrontare le armate di Paradiso e Inferno insieme, l’altro invece con una sorpresa diversa da quella di suo fratello, come se avesse sospettato chi fosse ma non immaginava che si fosse trattato di una simile personalità.

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Capitolo 5
*** l'arrivo alla cittadella: Minax ***


La città infernale di Onyx era ormai più rovine che città, ovunque Morte e Guerra vedevano macerie o corpi di guerrieri o di cittadini fatti a brandelli e sentivano esplosioni e urla nella direzione delle mura della città ma nonostante ciò continuavano ad avanzare incuranti degli sguardi di sorpresa e di terrore che vedevano nei soldati o nei rari passanti che incontravano lungo la strada. “Elfi scuri” disse con sorpresa Morte mentre osservava gli abitanti “Te ne sei accorto?” gli rispose Marlene con un leggero sorriso, ben contenta di aver sorpreso ancora una volta il cavaliere, Guerra si inserì nella conversazione “Ora è chiaro perché state perdendo la battaglia, di tutti i demoni che infestano l’Inferno, voi elfi scuri siete sicuramente la razza più debole” “E anche la più rara. Quando Samael scatenò la guerra che lo portò a dominare su Pietra Nera, gli elfi scuri erano quasi del tutto scomparsi. Pensavo che ormai foste estinti” concluse Morte, la giovane, leggermente stizzita dalle loro parole replicò: “Siamo più forti di quello che pensate. Siamo riusciti a salvarci dai demoni di Samael e a stringere alleanze che ci hanno permesso di sopravvivere e di costruire questa città” “Alleanze con chi? Con i demoni o gli artefici che stavi andando a cercare? lasciano molto a desiderare come alleati se hanno permesso ai vostri nemici di arrivare fino qui” disse Guerra con un sogghigno, “Non che L’arso Consiglio, che adesso dite di servire, abbia fatto molto per noi”. Mei-fei era a dir poco terrorizzata. Marlene, forse non se ne era resa conto, ma quelli che stava insultando erano due fra le creature più pericolose del creato e lei invece gli parlava con una naturalezza che aveva dell’incredibile, ma lei, si sentiva come se stesse camminando su un lago ghiacciato che scricchiolava pericolosamente a ogni passo che faceva. Dopo aver attraversato la cittadella, il gruppo arrivò davanti al palazzo di Minax; la costruzione sembrava essere stata progettata da un folle, era un orribile miscuglio di carne, ossa e sangue poco della sua forma ricordava un palazzo, sembrava più una disgustosa e purulenta escrescenza che la residenza da cui dominava uno fra i più importanti arciduchi infernali. Quella che sembrava la porta si aprì davanti ai visitatori con un disgustoso risucchio, i cavalieri entrarono con una maggiore riluttanza rispetto alle loro anfitrioni ma quando videro l’interno si tranquillizzarono leggermente; le pareti e il pavimento era fatto di solida roccia e non aveva nulla a che vedere con il materiale esterno per Guerra fu un vero sollievo non dover poggiare i piedi su quella carne molliccia e forse, pensò, lo stesso valeva per Morte il quale invece aveva qualcosa di strano mentre avanzavano nell’oscurità del palazzo illuminato dalle debole luce di qualche torcia e di alcuni rari bracieri. Mei-fei si fece improvvisamente da parte per lasciare passare la sua signora, la quale dopo pochi passi si inginocchiò e disse: “Salute padre” a quelle parole la luce tornò in tutto il castello e illuminò non soltanto le statue che rappresentavano giganteschi demoni che sorreggevano la volta, ma anche i soldati che avevano circondato il piccolo gruppo. Con grande sorpresa degli assalitori, i due cavalieri avevano già impugnato le loro armi e si preparavano ad affrontarli. “Allora te ne eri accorto” disse Morte al fratello, Guerra con una smorfia rispose " Appena ti ho osservato ho capito che c’era qualcosa che non andava e ho percepito questi parassiti. Devo dire che di solito sono bravo a rilevare i nemici ma stavolta sono stato distratto da questo ambiente” “Devi allenarti ancora molto fratello” disse il maggiore con un sogghigno malcelato dalla maschera. I soldati non sembravano aver preso molto bene l’essere stati definiti “parassiti” dal giovane cavaliere e uno di loro fece per fare un passo in avanti ma la mossa non sfuggì a Guerra che, con un movimento della mano, girò la spada in modo da colpire di piatto e non di taglio l’avversario, quando questi si lanciò su Guerra venne colpito in pieno petto dalla Divoracaos e fu scagliato dall’altra parte della stanza andando a schiantarsi contro il muro. Mentre i soldati osservavano il loro compagno volare e fare un buco nel muro, Guerra conficcò con tutta la forza che aveva la spada nel pavimento e subito decine di lame lunghe e appuntite emersero dal terreno. Non ferirono nessuno ma misero in corpo agli avversari abbastanza timore perché indietreggiassero. Ma mentre si allontanavano dai due cavalieri, si trovarono alle spalle i ghoul, gli zombie mangia cadaveri al servizio di Morte, il nephilim li aveva evocati mentre erano distratti da Guerra. I ghoul erano abbastanza numerosi perché bloccassero i soldati di Minax e li eliminassero senza che il loro padrone si sporcasse le mani ma prima che questo avvenisse una voce echeggiò nella sala “Ferma i tuoi servi cavaliere della Morte” “Solo se mi assicuri che i tuoi, non faranno del male ne a me ne a mio fratello, Minax” “Hai la mia parola”. Immediatamente i Ghoul scomparvero e i soldati, liberi dalla loro stretta, misero via le armi e lo stessero fecero i due cavalieri. Una grande fiammata apparve a pochi metri dove si trovava Marlene e un attimo dopo, accanto a lei, era apparso un demone dalla carnagione pallida e con una lunga barba di colore grigio che accentuava il rosso rubino dei suoi occhi, “Quindi le voci sono vere. Quattro nephilim servono ora il consiglio, ma mai mi sarei aspettato che uno di loro fosse il cavaliere della Morte” Morte parve leggermente stizzito da quella affermazione di Minax e rispose: “ E io non sapevo che colui che è considerato più potente di Samael sia in realtà così debole. Le armate infernali devono essere composte da vigliacchi o da stupidi” “Come osi?” tuonò Minax e questa volta fu Guerra parlare: “Mio fratello ha ragione, non ci hai attaccato direttamente e hai mandato allo sbaraglio questi poveri stupidi guardali!” I soldati erano tutti elfi scuri, molto giovani e alcuni di loro stavano tremando come foglie mentre incrociavano lo sguardo del cavaliere. “Non vincerete contro l’esercito che vi sta attaccando” rivolgendosi di nuovo a Minax “ I tuoi soldati mancano di disciplina sembrano bambini che combattono con sassi e bastoni. Così non si vincono le battaglie” L’arciduca a quelle parole non poté dire più niente. “Dovete andarvene da qui. Ho visto i danni alla vostra città, non resisterete ancora per molto” disse Morte “E tutti gli altri?” questa volta a parlare fu Marlene che fino ad ora era rimasta in silenzio “Gli altri sono condannati” “Ma voi avete detto…” “Noi avevamo detto che avremmo protetto Minax non tutti coloro che abitano qui” “Non possiamo andarcene!” disse Minax “Perché?” domandò Guerra “Centra forse ciò che ti ha reso così importante agli occhi dell’Inferno?” “Cosa vuoi dire?” “Tu dovresti essere il futuro signore dei demoni, ma sei solamente circondato da servi di infimo ordine. Che cosa hai che ti rende speciale?” “Non sono tenuto a dirvelo cavalieri” “ Sì che devi. Negare informazioni a due inviati del consiglio equivale a un atto di guerra contro di esso” disse il maggiore dei due . Prima che Minax potesse rispondere, un sibilo acuto e un boato, che fece tremare le fondamenta del castello mise fine alla discussione; una porta si aprì e un soldato si rivolse a Minax dicendogli: “Mio signore le barriere si sono infrante c’è una breccia nelle mura” Guerra disse al sovrano: “L’uscita più vicina?” “Non lascerò il mio palazzo!” “Se non lo abbondoni in fretta, questo palazzo sarà la tua tomba” ringhiò Guerra. Un altro sibilo, un altro boato e questa volta fu il soffitto del catello a tremare. Uno dei pesanti lampadari precipitò dal soffitto, e avrebbe schiacciato i presenti se Guerra non fosse intervenuto. Il più giovane dei due nephilim saltò in alto, a mezz’aria estrasse la Divoracaos e colpì violentemente il lampadario mandandolo a finire contro la parete accanto. “Mio fratello si è spiegato a sufficientemente Minax o questo palazzo deve crollarci sulla testa prima che tu capisca che ormai è finita?” disse Morte. Per tutta risposta, Minax, alzò una mano e in un lampo di luce apparve un passaggio alto quanto Guerra ma il cui interno era così oscuro che era impossibile dire dove giungesse, i due cavalieri lo fissarono, distraendosi per un attimo, ma in quell’attimo successe tutto. Minax si mise alle loro spalle, lanciò un incanto che provocò una raffica di vento così forte che sbalzò i due cavalieri da terra facendoli entrare a forza nel varco, richiudendosi con un risucchio spaventoso alle loro spalle. Marlene disse al padre: “Cosa hai fatto? Dove li hai mandati?” “Nel bel mezzo della battaglia.” Disse Minax con un sogghigno. Marlene urlò: “Non hanno alcuna speranza sono due contro migliaia” “Perché ti preoccupi per quegli esseri? Dovresti preoccuparti per quello che custodiamo. Sai meglio di me che non possiamo e non dobbiamo perderlo altrimenti tutto l’appoggio che abbiamo dai nostri alleati svanirà” “I nostri alleati? Padre, tu hai appena mandato due inviati dell’Arso Consiglio, coloro con i quali abbiamo stipulato un’ alleanza, incontro a morte certa. Come credi che reagirà il consiglio di fronte a ciò?” “Se sono gli straordinari guerrieri che dicono di essere si salveranno ed elimineranno il nemico altrimenti periranno e il consiglio non saprà mai la verità, in entrambi i casi noi saremo al sicuro col nostro segreto e non verremo danneggiati” “Il tuo piano è molto astuto padre ma non tine conto di un fatto” “E sarebbe?” “Io non intendo abbandonare la nostra gente” Prima che la giovane potesse fare qualcosa, Minax l’aveva raggiunta, afferrata per il collo e sollevata da terra. Incurante delle suppliche di Mei-fei e dei suoi servitori, il demone disse: “Pensi che ti lascerò fare come vuoi solo perché sei mia figlia? Ho sorvolato sul fatto che sei fuggita mettendo a rischio tutto ma non dimenticare mai quale è il tuo posto” La presa sulla gola della giovane cessò e Marlene si ritrovò a terra cercando di riprendere fiato o almeno così sembrava, in realtà Marlene aveva reagito con quelle parole al comportamento di suo padre solo per dare a Polvere il tempo di compiere la sua missione. Quando aveva visto il portale aprirsi, Marlene aveva capito quali erano le intenzioni di suo padre e aveva ordinato telepaticamente al suo corvo di entrarvi prima che i due cavalieri venissero cacciati dentro di esso e una volta giunto a destinazione inviargli mentalmente le coordinate esatte di dove si trovassero. Un movimento delle dita di Marlene e prima che Minax potesse fare qualcosa, un portale si aprì sotto la giovane e lei scomparve in esso.

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Capitolo 6
*** la rivelazione, il piano ***


“Minax maledetto bastardo!” esclamò Guerra mentre trafiggeva un demone grande il doppio di lui “Al diavolo i patti stipulati col consiglio, userò la sua pelle come fodero per la Divoracaos quando torneremo” e mentre diceva questo, il più giovane dei due cavalieri sollevò la sua spada e la calò sue due spargiombra riducendoli in poltiglia. Poi afferrò un cannone della dannazione, una arma in dotazione alle legione degli inferi, e scaricò i suoi colpi contro l’orda demoniaca che gli si era scagliata contro. Cinque di loro, vennero trafitti da almeno una decina degli orribili rostri usciti fuori dal cannone e un attimo dopo i proiettili esplosero spazzando via chi era stato colpito da essi e tutti coloro che vi erano intorno. Morte invece faceva roteare in avanti la Mietitrice tranciando, o mutilando qualunque cosa avesse la sventura di finire nella traiettoria dell’arma. Dopo essersi fatto abbastanza spazio saltò in alto, mutò la Mietitrice in una lancia e la infisse nel muro della casa vicina a lui, salì sul manico dell’arma e la usò per darsi uno slancio e salire ancora più in alto. Quando raggiunse l’apice del salto e capì che stava per ritornare a terra, Morte, richiamò l’arma e questa ritornò fra le mani del suo proprietario. Un nuovo comando mentale e l’arma tornò ad essere una falce, solo che a differenza della sua forma originale, questa era dotata di due lame da entrambi i lati. Morte afferrò il centro dell’asta e cominciò a farla girare sempre più velocemente, persino il cavaliere stava vorticando insieme alla sua arma, quando raggiunse terra tutto ciò che si trovava nel raggio dell’impatto venne macellato e l’onda d’urto sollevò un centinaio di avversari di diversi metri facendoli ricadere a terra, sfracellandoli. “Se torneremo fratello” disse Morte dopo che l’arma rimutò nei due falcetti “Sono troppi anche per noi e non possiamo continuare così a lungo” “Parla per te” disse Guerra mentre sparava gli ultimi colpi del cannone contro altri avversari che stavano per assalirlo, questi non erano demoni di bassa levatura come quelli che avevano affrontato nella piana erano armati con asce e magli che facevano apparire la Divoracaos uno stuzzicadenti, i loro corpi erano così massicci che facevano quasi sorridere le minuscole ali che avevano dietro la schiena; erano la guardia fantasma, i soldati scelti dell’inferno temuti in tutto il creato tranne che dai due cavalieri. Le esplosioni dei rostri del cannone ferirono gravemente questi nemici ma non li fermarono anzi, si lanciarono, ringhiando come animali, contro il giovane nephilim caricandolo con le loro gigantesche corna ma Guerra bloccò il primo avversario che lo raggiunse afferrandolo per le corna , poi con una semplice torsione delle mani gli girò la testa spezzandogli il collo e infine sollevò il cadavere e lo lanciò contro gli altri demoni facendoli cadere e bloccando la loro carica. Prima che si potessero rialzare Guerra si lanciò contro di loro uccidendo il primo con un colpo dall’alto al basso con la Divoracaos e gli altri li finì piantando la spada in terra e facendo scaturire dal terreno le lame che avevano spaventato gli elfi scuri, solo che questa volta i demoni vennero trafitti mortalmente mentre gli altri, intorno allo scontro, vennero mutilati in maniera mortale. Morte intanto continuava colpire qualunque cosa si muovesse, sia che fossero Guardie fantasma, Spargiombra o qualsiasi altra creatura infernale lui le eliminava mutando l’arma in falcetti, in una mazza, un maglio oppure in una gigantesca lancia nessuno aveva possibilità di salvezza contro il più antico dei nephilim, ma nonostante la sua capacità di assorbire energia dai morti, il cavaliere non era perfetto e alcuni dei suoi avversari lo avevano ferito in più punti. Niente che non si fosse già rimarginato grazie alle sue capacità di negromante ma lui e suo fratello non potevano rimanere in quel posto, dovevano trovare un luogo più adatto alla battaglia. Come se fossero collegati mentalmente, i due fratelli emisero lo stesso fischio e a pochi metri da loro apparvero i loro cavalli su cui salirono ciascuno con un balzo. Rovina e Disperazione portarono i loro padroni lontano dal luogo della battaglia travolgendo e schiacciando tutto quello che incontravano mentre i due cavalieri colpivano i numerosi avversari che li inseguivano “Dove andiamo?” chiese Guerra “Seguiamo il corvo” rispose Morte indicando Polvere con un cenno della testa. L’animale volteggiava sopra i due cavalieri e si stava dirigendo verso una montagna a diversi metri dal luogo della battaglia. Quando furono ai piedi della montagna, i cavalieri scesero e proseguirono a piedi inerpicandosi lungo il pendio erano quasi arrivati in cima a una radura che sovrastava la piana quando sentirono una voce a loro ben nota che urlava: “Quassù presto!” Marlene era in cima alla montagna, teneva in mano un arco e stava colpendo, tramite frecce esplosive, i diversi demoni che stavano inseguendo i cavalieri. Difronte alle numerose perdite provocate dai cavalieri e dalla loro alleata i demoni decisero di ritirarsi e riprendere l’assalto alla città di Onyx, sembrava che i due cavalieri potessero riprendere fiato quando un’enorme pipistrello dotato di artigli affilati come rasoi calò dall’alto e puntò sul maggiore dei due cavalieri. Marlene gridò: “Morte, attento!” e contemporaneamente lanciò una freccia conto il volto mostruoso della creatura. La bestia scansò la freccia ma facendo così mancò il bersaglio e incontrò invece la Divoracaos di Guerra e la Mietitrice di Morte i quali avevano spiccato un balzo e raggiunto il mostro. I loro colpi, in perfetta sincronia, tagliarono le ali del mostro che si schiantò contro il fianco della montagna e, con un urlo spaventoso, rimase a terra agonizzante nel suo sangue di colore nero come l’anima di un demone. Raggiunta la rada, Marlene fece per dire qualcosa, ma prima che potesse aprire bocca, la mano bendata di Morte la afferrò per la gola e la inchiodò contro la parete rocciosa. Il cavaliere disse: “A che gioco sta giocando tuo padre? Cosa nasconde di così importante da rischiare di mettersi contro il Consiglio?” “Finirai per strozzarmi” disse la giovane con un filo di voce “Dammi un motivo per non farlo” disse Morte fissandola con i suoi occhi arancioni “Vi ho salvato la vita e sono venuta fino qua contro il volere di mio padre, questo ti basta per fidarti di me?” Morte lasciò la presa seppure con una certa riluttanza. Marlene continuò: “C’è una cosa che non vi abbiamo detto e che tu Guerra hai intuito” il giovane nephilim disse: “Intendi dire ciò che ha reso tuo padre da re di una corte di schiavi a possibile sovrano dell’Inferno?” Marlene fece un cenno di conferma con la testa cercando di ignorare la chiara provocazione di Guerra “Esattamente. Lui non ha scelto questo mondo a caso. E’ stato attratto dal potere che ha percepito e che adesso si trova sotto il castello” “Non abbiamo sentito nessun potere, nessuna fonte di energia magica” disse Morte “Perché lo abbiamo nascosto tramite sigilli e barriere talmente potenti da renderlo invisibile a chiunque perfino a voi” “Sono poche le cose che possono sorprendermi Marlene, ma questa tua barriera deve essere veramente impenetrabile se nemmeno io e mio fratello l’abbiamo percepita” replicò il maggiore dei due “Detto da te, Morte è un bel complimento. L’oggetto che vogliono questi bastardi è la pietra oscura” a quel nome Guerra esclamò: “Ci vuoi prendere in giro?! La pietra oscura è solo una leggenda” “Ti sbagli Guerra. La pietra oscura esiste, solo che credevo fosse andata distrutta eoni or sono” disse Morte “Conosci la sua esistenza Morte?” “Conosco solo ciò che ho sentito. La pietra oscura è un artefatto in grado di aprire varchi e portali in qualunque angolo del creato basta solo desiderare dove vuoi andare. Una specie di chiave universale” “Esattamente. E’ questo ciò che è la pietra oscura e anche molto di più. Quando giungi alla destinazione desiderata nessuno riesce a percepire l’apertura del passaggio dal quale sei arrivato. Interi eserciti potrebbero invadere un mondo e nessuno potrebbe accorgersene se non quando è troppo tardi” Guerra, incrociando le braccia sull’ampio petto, disse: “Una cosa del genere sarebbe una minaccia per l’equilibrio” “Esattamente. Per questo il consiglio non ne sa niente. Mio padre gli ha fatto credere di essere un moderato fedele a loro, ma in realtà ha dei progetti per l’utilizzo della pietra oscura, e credetemi non sono per niente pacifici” “Quindi questo attacco sarebbe solo una risposta alla minaccia di Minax” concluse Guerra “Oppure un tentativo per rubare la pietra oscura. Ecco perché non voleva lasciare il castello” aggiunse Morte “Sì. Togliere la barriera che protegge la pietra richiede tempo” confermò Marlene , Morte guardò in basso, verso la pianura, verso la città di Onyx le cui mura avevano una larga breccia da dove stavano entrando decine e decine di demoni. “Se è così non gliene rimane molto. Gli elfi scuri non possono competere con avversari come l’armata fantasma” “E’ per questo che dovete aiutarci” “Aiutarvi?! Dopo che tuo padre ha cercato di sbarazzarsi di noi e aver scoperto che vuole apertamente sfidare il consiglio?” esclamò Guerra, che tratteneva a stento la collera. Marlene si rivolse a lui ma il discorso era rivolto anche al fratello maggiore: “E’ vero, mio padre è un folle e quello che vuole fare porterà distruzione e morte nel creato ma per adesso non ha ancora fatto niente, quindi il consiglio non può ancora agire contro di lui ed è ancora un loro alleato, se voi non interverrete e non fermerete questa armata, sarete apertamente accusati di avere tradito gli ordini che avete ricevuto. Per non parlare del fatto che la pietra oscura finirà in mano di colui o coloro che comandano questo esercito e non credo che questo sarebbe un bene per l’equilibrio che dite di proteggere” “Vieni al dunque principessa, che cosa vuoi da noi?” chiese Guerra, anche se in cuor suo, immaginava cosa avrebbe chiesto la giovane “Eliminate il nemico. Se lo farete vi prometto che vi aiuterò” “Come?” “Io ho applicato i sigilli e creato la barriera. Finché sono in funzione mio padre non può spostare la pietra altrimenti anche se fuggisse non servirebbe. L’aura di quel manufatto è tale che chiunque lo potrebbe percepire perciò abbiamo tempo per impedire che porti a termine i suoi piani, finché io sono qui lui non può togliere la barriera e ricrearla per nascondere l’aura del manufatto. Voi eliminate questi bastardi, salvate il mio popolo e io vi prometto che vi aiuterò a fermare Minax” “Andresti contro tuo padre?” domandò Guerra “Lui non è veramente mio padre. Mi trovò nelle lande degli inferi e mi salvò solo perché ero abile nel creare sigilli e barriere. Mi ha sempre tenuto con sé e trattato come fossi sua figlia per impedire che qualcun altro mi usasse e io l’ho accettato solo perché non avevo altro posto dove andare e perché credevo ingenuamente che potesse essere un buon re per questa gente. Ma alla fine ha mostrato la sua vera natura e io non intendo essere complice di un crimine tanto abbietto” Guerra disse con un sogghigno: “Potremmo chiamare l’Arso Consiglio e informarlo di tutto ciò e reclamare la pietra oscura, infischiandocene del tuo popolo” “Potreste. Ma il consiglio ci metterebbe del tempo per decidere e intanto il nemico ruberebbe la pietra e a quel punto tutti noi saremmo accusati di alto tradimento” replicò Marlene, poi si voltò verso Morte che fino ad allora era rimasto in silenzio e gli disse: “Qual è la vostra decisione cavalieri?” Morte disse soltanto: “Guerra” “Sì fratello?” “Forse ho un piano. Ma sarà molto rischioso e avrò bisogno del tuo aiuto”

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Capitolo 7
*** il nemico ***


“Il suo piano è fallito, noi non siamo la sua carne da macello e non ci metteremo contro i quattro cavalieri!” disse uno dei due demoni in armatura. L’individuo, con cui stavano parlando, non era fisicamente lì, tramite un sigillo era presente solamente come forma astrale, poco più di un fantasma e il cappuccio che gli celava il volto gli dava un aspetto ancora più intangibile, ma comunque i due arciduchi infernali ne avevano un gran paura, non tanto perché non lo avevano mai incontrato in carne e ossa ma perché era come se sapesse tutto di loro, cosa facevano, quali erano le loro intenzioni; era come se li osservasse sempre, e loro non sapevano come faceva. L’entità misteriosa disse a bassa voce: “Arciduca Belhialis, voglio che questo fango essiccato sparisca dalla mia vista” Il demone accanto a Belhialis a quelle parole se ne andò, i suoi occhi, rossi come due rubini, scintillavano dall’ira per essere stato zittito in quella maniera. “Siamo vicini al successo. Non possiamo fermarci proprio ora” continuò l’entità rivolgendosi all’unico interlocutore rimasto. “Cosa le fa pensare che siamo vicini alla vittoria? L’Arso Consiglio sa del nostro attacco, le notizie che dicevano che quattro nephilim si fossero uniti alle loro fila come esecutori della loro volontà sono vere, molti dei miei soldati sono caduti. Krator ha ben donde di preoccuparsi per il nostro successo” “Krator è solo uno stolto e mi ricorderò della sua mancanza di rispetto quando sarà giunto il nostro momento. Quanto ai cavalieri, non vi dovete preoccupare per loro. Si stanno comportando come avevo previsto e presto non saranno più un problema per voi. Piuttosto, come sta procedendo l’attacco?” Un solco, che sembrava una specie di sorriso, apparve sul volto ,coperto di tatuaggi, di Behlialis “Abbiamo incontrato scarsa resistenza dopo che abbiamo sfondato le loro difese. Sono male armati non sarà difficile recuperare la pietra oscura” “Mi raccomando, la figlia di Minax ci serve viva. Senza di lei la pietra oscura sarebbe facilmente rilevabile da chiunque” “Ho già dato ordine perché sia soltanto catturata” “Lo spero per te Behlialis. Ti è già sfuggita una volta spero che non ti accada una seconda” “Non accadrà” La creatura interruppe il contatto e sparì lasciando Behlialis solo nella sua tenda da campo. Altrove, l’individuo incappucciato non riuscì a trattenere un sogghigno. Lui sapeva che Marlene sarebbe riuscita a fuggire e che a salvarla sarebbero stati i due cavalieri ancora prima che il mutaforma lo informasse. L’attacco alla città di Onyx, la pietra oscura, quegli idioti di Behlialis e Minax e infine i quattro cavalieri che pensavano di servire l’equilibrio e invece si sarebbero rivelati le sue inconsapevoli pedine, tutto andava come aveva previsto.

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Capitolo 8
*** l'incanto ***


Le armate demoniache continuavano ad avanzare attraverso la breccia incontrando scarsa resistenza. Gli elfi scuri erano armati con archi e frecce esplosive, ma nulla potevano contro quella specie di massa nera che era l’esercito di Behelialis e Krator. Per ogni nemico che gli assediati eliminavano ce ne erano dieci che prendevano il loro posto e tutti erano armati con cannoni della dannazione, mentre le catapulte continuavano a far piovere gigantesche palle di fuoco esplosive sulla città. Ormai non era rimasto quasi niente delle alte guglie che sovrastavano Onyx. I demoni avevano raggiunto le porte del palazzo di Minax quando una luce accecante fermò la loro avanzata. Dove prima cera stato quel lampo ora si stagliava Guerra in groppa a Rovina; il giovane nephilim sfoderò la sua spada e con un sogghigno disse ai demoni: “Chi muore per primo?” Marlene non capì la domanda di Morte e forse fu per questo che il più anziano dei due nephilim ripeté la domanda: “Ti ho chiesto in quale punto della pianura vi sono stati il maggior numero di morti” La giovane rifletté per un attimo e poi indicò un punto della piana. Era una specie di conca larga duecento metri e lunga la metà, Morte, si inginocchiò e piantò due dita della mano sinistra nella terra. Mormorò qualcosa, una sorta di incanto, in una lingua così arcana che ne Marlene ne Guerra riuscirono a capirlo. Quel rito durò solo pochi minuti ma per i due sembrò che fosse passato una eternità da quando Morte aveva cominciato quella specie di litania che finì con un “ah” dell’anziano nephilim. Il cavaliere si guardò le due dita che aveva infisso nella terra, erano nere come se fossero bruciate, niente che non si sarebbe rimarginato in un attimo come le precedenti ferite. Aveva rischiato molto cercando di percepire le anime dei morti, lo aveva già fatto in passato, ma questa volta si era trovato davanti ad una rabbia e ad un odio così grandi che lo avevano colto impreparato. Se non avesse interrotto il contatto psichico avrebbe potuto rimetterci la ragione. “Tutto bene Morte?” chiese Marlene ma il cavaliere sembrava non ascoltarla, assorto come era nei suoi pensieri. “E’ abbastanza per quello che voglio fare” si disse il cavaliere e stava per concordare la strategia con Guerra quando avvertì una strana sensazione alla mano sinistra. “La ferita non si è ancora rimarginata? Strano eppure è poco più di una bruciatura” ma quello che Morte sentiva non era il dolore dell’ustione che si era procurato durante l’incanto; come se avesse dormito per tutto quel tempo, guardò la mano e vide che la bruciatura era scomparsa. Le due dita piagate e ferite erano tornate normali solo che c’era un’altra mano che toccava la sua, era quella di Marlene, quella sensazione di calore che lo aveva risvegliato dai suoi pensieri era stata quella del contatto con la mano della giovane. “Ti ho chiesto se va tutto bene” chiese ancora Marlene. Il nephilim dietro alla sua maschera si sorprese a sorridere, nessuno, nemmeno i suoi fratelli, avevano mai chiesto a Morte come si sentiva; molti avrebbero desiderato vederlo soffrire in modo orribile per fargli pagare le numerose atrocità che aveva commesso quando a capo delle armate nephilim guidava i suoi simili nella conquista del creato e adesso, quella giovane gli stava chiedendo come stava. “Ho detto qualcosa di buffo?” gli chiese Marlene “No niente” disse il cavaliere ritraendo la mano da quella di lei “Solo che mi hai fatto perdere la concentrazione per la seconda volta” “Fratello cosa hai mente?” chiese Guerra stanco di stare fermo in attesa come uno stupido “Guerra, riesci a teletrasportati dentro la città?” “Sì. Perché?” “Devi ricacciarli nella pianura proprio dove c’è quella conca al resto penserò io” Guerra non riusciva a collegare i fatti. Cosa centrava la pianura con il rito che aveva appena fatto Morte? Poi, come folgorato da una illuminazione, il giovane nephilim cominciò a capire e voltandosi di scatto verso il fratello gli disse: “Morte non vorrai fare quello che penso?” “Dobbiamo eliminarli in fretta Guerra e questo è l’unico modo che abbiamo” “Ma non puoi usare quella negromanzia” Guerra alzò la testa di scatto quando la lama seghettata della Mietitrice gli sfiorò il collo, dall’altro capo dell’arma, Morte squadrava il fratello con occhi colmi di rabbia per ciò che il più giovane gli aveva detto. “Tu osi dire a me quello che posso fare o no?!” e mentre parlava strinse ancora più saldamente la lunga impugnatura della sua arma. “L’ultima volta che l’hai usata hai rischiato di morire e poco fa hai avuto un assaggio di ciò che ti aspetta” La lama dell’arma di Morte affondò ancora nel collo del fratello e un rivolo di sangue scivolò su di essa ma il giovane cavaliere non cedette, non abbassò lo sguardo e continuò a fissare con i suoi occhi bianchi e privi di pupille quelli arancioni fiammeggianti del fratello maggiore. Marlene intervenne chiedendo a Guerra “Che cosa vuole fare tuo fratello?” “Vuole risvegliare i morti sotto la pianura in modo che provochino un terremoto che distrugga quell’armata” “E’ l’unico mezzo che abbiamo per arrivare a Minax” “Non rischiando la tua vita. Quando entrerai in contatto con tutte quelle anime sentirai il loro dolore, la loro rabbia, i loro pensieri. Se sbagli qualcosa ti travolgeranno e tutto quello che rimarrà di te sarà solo un povero demente” “Silenzio Guerra!” gridò Morte, poi continuò con un filo di voce: “So i rischi che corro ma non c’è altro modo” “Ci deve essere invece” “Forse posso aiutarvi” “Come principessa?” chiese Guerra in un tono che fece quasi pensare a un ringhio “Sono in grado di creare barriere magiche. Penso di riuscire a isolare e proteggere l’anima di tuo fratello mentre tenta questo incanto” “E’ comunque rischioso anche per te.” disse Morte “Ho già usato le mie barriere con altri tipi di incanti. E con ottimi risultati” “Non fare la sbruffona, gli incanti di mio fratello non hanno niente a che vedere con le ridicole magie a cui hai preso parte fino ad ora. Il dolore, la quantità di potere che usa è tutta un'altra storia” replicò Guerra con un ghigno beffardo “Vale comunque la pena di tentare” gli rispose la giovane “La decisione spetta a Morte non a me” Morte fissò Marlene e vide nei suoi occhi la determinazione a salvare la sua gente, era strano che un demone, seppure di una casta inferiore come quella degli elfi scuri, avesse un tale slancio di altruismo ma era così. Scrollando la testa in segno di rassegnazione Morte disse “Va bene. Guerra preparati” “Questo piano non mi piace” si diceva Guerra mentre Rovina schiacciava sotto i suoi possenti zoccoli la testa di due spargiombra. Il cavaliere in groppa al suo destriero stava attraversando quella marea oscura che era l’armata demoniaca con la stessa facilità con cui un coltello tagliava il burro e dove passava rimanevano solamente corpi mutilati, bruciati o ridotti in poltiglia mentre due scie di fiamme segnavano il percorso di Rovina e del suo padrone. Guerra continuava a colpire a destra e a manca, costringendo i demoni ad arretrare verso lo squarcio nelle mura che avevano provocato. Alcuni di loro, i più lontani da lui, tentarono di prenderlo di mira con i cannoni, ma Guerra accorgendosi dei loro intenti, menò un pugno con la protesi della mano sinistra, spappolando il volto di un demone vicino a lui abbastanza grosso per il suo scopo. Lo sollevò e lo usò come scudo per proteggersi dai rostri esplosivi. L’attimo successivo lasciò cadere il corpo in mezzo al mucchio e l’esplosione dei rostri li ridusse a una poltiglia sanguinolenta. “Avanzate maledetti, non arretrate!” Urlava Krator dalle retrovie mentre i suoi guerrieri fuggivano in tutte le direzioni davanti alla furia del cavaliere. “Sia maledetto Bhelialis e maledetto il giorno in cui ho voluto seguire lui e quella persona” mormorò Krator “Successo? Potere? Ma quale potere! Stiamo venendo massacrati da un solo nephilim” “Invece di mandare a morire i tuoi soldati vieni qui e combatti demone” gridò Guerra quando vide Krator. L’arciduca aprì le sue gigantesche ali, sorvolò il campo di battaglia e atterrò davanti allo squarcio a pochi passi dal cavaliere. I demoni intorno formarono come un cerchio e osservarono gli unici tre che vi erano all’interno: il loro generale e Guerra in groppa a Rovina. Il cavaliere scese dal suo destriero e gli disse : “Fai in modo che nessuno ci disturbi” Rovina mosse la sua testa in un cenno di assenso e cominciò a correre intorno al cerchio lasciando dietro di se solo fuoco, quando completò il giro un anello di fiamme impediva a chiunque di avvicinarsi ai due contendenti. Krator sorrise: “Avresti dovuto rimanere sul tuo destriero nephilim. Da qui riesco a malapena a vedere la tua testa” disse in tono beffardo il demone “Quando la vedrai vorrà dire che sarai morto” replicò Guerra. Krator, con un grugnito, sollevò l’enorme maglio che portava legato nello spazio tra le sue ali e colpì sulla testa il nephilim, ma invece di sentire il rumore della calotta cranica del cavaliere che si spezzava, l’arciduca sentì un tremore in tutto il corpo che lo costrinse a lasciare il maglio. Poi, un attimo prima che la sua testa venisse staccata dal collo dalla Divoracaos, vide il cavaliere della guerra, o meglio, quella che sembrava la sua statua, avventarsi su di lui con un urlo. L’incanto che aveva ricoperto di pietra Guerra scomparve mentre questi rinfoderava la sua spada e osservava con i suoi occhi la massa di demoni, che oltre le fiamme scappavano terrorizzati davanti all’essere che aveva appena ucciso il loro comandate. Tutti loro stavano fuggendo, scappando dalla breccia, passando uno sopra l’altro, scontrandosi con i loro compagni all’esterno i quali capendo che il loro comandante era morto stavano battendo in quella che ormai era una fuga disordinata. Con un ghigno, Guerra si disse: “Poveri stolti. Non avete idea di che cosa vi aspetta” “Stanno arrivando Morte” disse la giovane al cavaliere. Il nephilim si sedette, con le gambe incrociate, nel mezzo del grande cerchio che aveva tracciato mentre Marlene prese posto di fronte a lui. Alle due estremità del cerchio, Morte aveva scritto delle formule che Marlene aveva già visto in alcuni libri di negromanzia ma che non aveva mai tentato di usare per timore e anche perché serviva una quantità di energia spirituale che lei non possedeva ma lo stesso non si poteva dire sicuramente del cavaliere della Morte. “Ricordati Marlene. Non devi farti distrarre da ciò sentirai o saremo perduti tutti e due” Marlene fece un cenno d’assenso poi drizzò la schiena, mise le mani a terra e chiuse gli occhi e lo stesso fece il nephilim. Morte cominciò a mormorare incanti in una lingua che la giovane non riusciva a capire, poi ad un tratto, ogni rumore, anche le urla sempre più vicine dei demoni, si fece ovattato fino a che cessò del tutto e l’unica cosa che Marlene riuscì a percepire fu soltanto freddo, un freddo quasi gelido che sembrava attraversare la carne e le ossa. La giovane si arrischiò di aprire gli occhi e ciò che vide la lasciò di stucco; migliaia e migliaia di anime che formavano un’ oceano che si estendeva fin dove l’occhio poteva vedere e lei era in mezzo a questo groviglio di anime urlanti, immersa fino alla vita. Marlene lanciò un urlo fortissimo, sentiva le voci cariche di rabbia e odio verso di lei, di tutte quelle anime. Urlavano chiedendole il perché lei era viva mentre loro no, perché lei era qui, perché non se ne andava? Marlene non sapeva che cosa fare, la sua mente stava per cedere sotto il peso di tutto questo odio quando si ricordò improvvisamente le parole di Morte di non farsi distrarre e di concentrarsi solo sul motivo per cui lei e lui erano lì. Marlene mormorò qualcosa e dal suo corpo uscì una luce così intensa da ricacciare le anime che erano intorno a lei ,le voci cessarono e la giovane si guardò intorno, dov’era Morte? Credeva che fosse al suo fianco e invece non era lì “Dov’è il cavaliere pallido?” chiese a quelle anime, con voce imperiosa, e un sussurro nella sua mente gli disse: “Alla tua sinistra” Marlene guardò nella direzione indicatagli e vide Morte a qualche centinaio di metri da lei, anch’esso immerso fino alla vita solo, che le anime intorno a lui lo stavano trascinando sempre più a fondo. La giovane si mosse nella sua direzione ma ogni movimento che faceva gli sembrava di avere delle pesanti catene che la rallentavano, quando raggiunse Morte il suo cuore batteva come se avesse fatto un miglio di corsa. Ma alla giovane questo non importava, appoggiò i palmi delle mani sul petto del nephilim e si concentrò su di lui. “Perché ti importa di lui?” disse una voce nella sua mente “Non hai idea di che cosa ha fatto” disse un’altra voce “Vattene, salva la tua vita” “Non me ne andrò senza di lui!” urlò Marlene “Lui è l’unico che può vendicarvi” “Vendicarci?” disse ancora una di quelle voci “Sì. Coloro che vi hanno privato della vita sono qui e lui vi può dare ciò che cercate ma solo se ci lasciate andare” Dopo un silenzio che parve durare un’ eternità una di quelle voci disse: “Così sia” Quando Marlene aprì gli occhi era di nuovo su quella montagna e Morte era davanti a lei con gli occhi ancora chiusi “Morte tutto bene?” per tutto risposta il nephilim spalancò gli occhi ma invece del colore arancione ardente i suoi occhi erano verdi, lo stesso colore di quel mare di anime. Morte si alzò e la Mietitrice volò nella sua mano trasformata nella gigantesca falce che di solito usava. Il cavaliere vi si appoggiò e disse: “Sono molto potenti, mi hanno quasi sopraffatto se non fosse stato per te” “E adesso?” chiese la giovane “E adesso guarda e impara” Morte piantò la mietitrice nella terra e tenendola con tutte e due le mani cominciò a mormorare incanti in una lingua antica. Bhelialis non poteva crederci: il suo esercito era in rotta e Ktrator morto tutto era perduto, presto sarebbe stato portato davanti all’Arso Consiglio e condannato ad essere gettato nell’Oblio, solamente questo pensiero bastò a fargli tremare i polsi dalla paura, doveva fuggire il più lontano possibile. Stava dirigendosi verso il portale all’interno della sua tenda quando accadde. Dapprima fu solamente un leggero tremore, poi divenne una scossa sempre più forte e infine si trasformò in un autentico terremoto. L’arciduca cadde a terra e in quel momento sentì le urla dei suoi soldati, guardò indietro e vide l’incredibile: la pianura ai piedi della collina dove si trovava si stava aprendo trasformandosi in una enorme voragine dove i suoi soldati stavano cadendo uno ad uno “Non capisco, perché quegli idioti non fuggono?” si domandò Bhelialis ma poi capì. Non era che i demoni non volevano fuggire era che non potevano, migliaia e migliaia di mani scheletriche li stavano afferrando alle caviglie impedendogli di fuggire e li trascinavano inesorabilmente nell’abisso. Bhelialis, si guardò intorno cercando di capire chi aveva lanciato un incanto così potente e vide, su una montagna che sovrastava la pianura, Morte. Non capiva quello che stava facendo ma era ovvio che questa devastazione era opera sua “E’ questo il potere dei cavalieri?” “Sì Bhelialis, lo è” la voce proveniva da un arco che si trovava accanto all’arciduca, il demone riconobbe il tono beffardo della creatura incappucciata. A quanto pare riusciva a comunicare nei modi più disparati quello strano individuo. “Dove si trova?” domandò il demone “Lontano, ma ho comunque visto tutto” “Allora saprà che è finita. Krator è morto, il mio esercito è distrutto ormai i nostri piani sono finiti” “No, possiamo ancora vincere. Usa questo arco e le frecce e colpisci Morte” “Ormai è finita che senso avrebbe colpirlo?” “Queste frecce sono speciali. Ne basterà una sola per uccidere quel maledetto” Bhelialis afferrò l’arco e lo esaminò; a prima vista sembrava un normale arco di color nero ebano un’ arma che qualunque fabbro avrebbe potuto fare anche meglio con la giusta dose di tempo e pazienza, eppure mentre l’afferrava l’arciduca provò una strana sensazione. L’arma era leggerissima e mentre incoccava la freccia e la puntava verso la montagna in direzione del cavaliere si sentiva come pervaso da una strana energia. Non importava quanto fosse distante l’obbiettivo, anche se fosse stato dall’atra parte del Creato lui l’avrebbe colpito e con questo pensiero in mente, Bhelialis scoccò la freccia.

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Capitolo 9
*** Dolore ***


“Può bastare. I superstiti ci penseranno due volte prima di attaccare” si disse Morte mentre osservava la voragine sotto di lui “Se volevi decimarli ci sei pienamente riuscito” disse Marlene che continuava a guardare sbigottita quella che una volta era una radura e che ora era solo l’enorme e profonda tomba dell’esercito nemico “Non torneranno all’attacco neanche se gli promettessero ciò che più desiderano al mondo” Morte, tolse dalla terra la mietitrice e la mise dietro la schiena. Appena lo fece delle cinghie apparvero dietro la schiena del cavaliere e avvolsero l’arma. “Sarà meglio…” ma il cavaliere non riuscì a concludere la frase, un dolore lancinante attraversò il suo corpo. Morte non provò solo sofferenza ma anche stupore perché dove il dolore era cominciato, le sue mani trovarono quella che sembrava l’asta di una freccia conficcata nella schiena all’altezza della scapola sinistra; armi ben più antiche e potenti avevano già straziato il suo corpo ma questa era diversa: era come se qualcosa o qualcuno gli stesse riducendo le viscere in poltiglia e soltanto la sua forza di volontà gli impedì di urlare, ma non di cadere in ginocchio. “Fratello!” l’urlo e lo il rumore degli zoccoli di Rovina annunciarono l’arrivo di Guerra, il quale, vedendo Morte a terra salì velocemente fino alla rada e gli si avvicinò. Vide la freccia che gli spuntava dalla schiena , la afferrò con la mano destra e appena la toccò la stessa sofferenza che aveva colpito Morte investì il giovane nephilim. Guerra però non si dette per vinto; serrò con maggiore forza la stretta intorno alla freccia e tirò verso di sé. Guerra stringeva i denti per cercare di non urlare che la mascella scricchiolò, tanto era serrata. “Coraggio. Estrai la freccia dal corpo di tuo fratello!” a parlare era stata Marlene, la quale stava usando uno dei suoi incanti ma questa volta su Guerra; il nephilim provava ancora dolore in tutto il corpo ma anche una rabbia incontrollabile “Usa la mia magia. Convoglia la rabbia che è dentro di te e mutala in forza Guerra!” urlò Marlene, il cavaliere fece come aveva detto la giovane. Si concentrò sull’ira che provava e la convogliò tutta quanta nelle dita della mano che teneva stretta la freccia e con un solo gesto strappò via il dardo dalla schiena del fratello, lo gettò a terra e lo schiacciò sotto il suo stivale. Morte, ancora in ginocchio, fece per cadere ma Guerra, lo afferrò con la gigantesca mano di metallo e lo sorresse. “ Cos’era quella cosa? Non era una semplice freccia” chiese il giovane al nephilim più anziano il quale rispose a fatica: “No. Era… qualcosa di molto più pericoloso. E’ stato come se qualcuno…” “Ti stesse prosciugando, lo so. Ho avuto anch’io la stessa sensazione anche se tu sembri molto più provato di me” “Deve essere dovuto al fatto che io sono stato colpito in pieno mentre tu l’hai soltanto afferrata” disse Morte, stava per chiedere al fratello se era ancora possibile esaminare la freccia per saperne di più sul suo potere ma vedendo il danno che aveva fatto lo stivale di Guerra sul dardo ci ripensò. “Distruggerla in modo meno irreparabile ti era impossibile vero?” “Scusa, la prossima volta ti lascerò morire per soddisfare la tua curiosità” replicò Guerra. “Che cosa facciamo adesso?” domandò Marlene ai due cavalieri cercando di stroncare quel litigio sul nascere “Facciamo?” chiese Morte “Non penserete di lasciarmi fuori da tutto questo vero?” “Hai già fatto abbastanza. Torna da tuo padre e cerca di impedirgli di portare via la pietra oscura io e mio fratello ti raggiungeremo” “No, non potete. Tuo fratello sembra in salute ma tu sei sfinito, per favore lascia che i nostri guaritori curino le tue ferite” “No” ringhiò Guerra “Se qualcuno ci vedesse così, la nostra credibilità, il timore di noi cavalieri crollerebbe e questo non possiamo permetterlo” “Tuo fratello rischia la vita. Al diavolo la credibilità!” “Marlene, è l’Equilibrio. Noi ne siamo i guardiani, se qualcuno ci vedesse ora non temerebbe più ne noi ne il Consiglio e l’Equilibrio ne sarebbe danneggiato” “Ma…tu…” “Non preoccuparti. Dopo che mio fratello ha tolto quella cosa dalla mia schiena ho cominciato a sentirmi meglio. Tra poco sarò di nuovo in forze” Guerra era sorpreso, raramente qualcuno si era preoccupato per loro e ancora più raramente aveva sentito suo fratello rassicurare qualcuno, anzi non lo aveva mai sentito rassicurare qualcuno.

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Capitolo 10
*** l'assassino e un'arrivo inaspettato ***


Bhelialis si era nascosto nella sua tenda, terrorizzato dagli ultimi avvenimenti. Altro che morti, i due cavalieri stavano meglio di lui e non ci avrebbero messo molto a capire da dove veniva la freccia, doveva fare quello che aveva cercato di fare prima di lanciare quella freccia: andarsene e in fretta. “Dove pensi di andare Bhelialis?” il demone si voltò e si trovò la figura incappucciata, ancora una volta come proiezione astrale, a pochi centimetri da lui “Dove? Il più lontano possibile e dovrò anche trovare delle giustificazioni credibili. Quando i cavalieri racconteranno ciò che ho fatto sarà una fortuna se sarò solamente destituito, Un’ottima arma quell’arco, a parte vedere agonizzare quei due maledetti nephilim per qualche minuto, non ha fatto granché” disse il demone non celando più la sua mancanza di rispetto verso il misterioso alleato. Aveva sopportato i suoi misteri e la sua arroganza perché gli aveva promesso la pietra oscura, aveva convinto Krator ad unirsi a loro perché era certo della vittoria, ma adesso basta era stanco di essere preso in giro e usato da quell’essere e vedere che soltanto lui sembrava lieto dei risultati ottenuti. “Ti sbagli, l’arco ha fatto un ottimo lavoro. Mi ha dato quello di cui avevo bisogno, ho preso ai due cavalieri ciò che mi serviva e presto avrò anche la pietra oscura e di tutto questo devo ringraziare te e Krator. Ormai non mi servi più” A quelle parole Bhelialis capì, tutto gli apparve finalmente chiaro “Tu…tu sapevi che saremmo stati attaccati dai Cavalieri! Sapevi che Minax avrebbe chiesto l’intervento del Consiglio. Ci hai mandati al massacro per rubare la pietra oscura e tenertela per te!” “Complimenti. Allora hai un po’ di cervello” “Maledetto, bastardo! Io sono condannato ma ti assicuro che riuscirò a fuggire e passerò l’eternità a darti la caccia. Nessuno riuscirà a proteggerti!” La figura incappucciata scomparve e il buio e il silenzio avvolsero di nuovo l’interno della tenda. Bhelialis si voltò verso l’uscita e si ritrovò davanti al suo misterioso alleato di nuovo, solo che questa volta era in carne e ossa, il demone rimase sorpreso e quell’attimo bastò all’incappucciato, che estrasse da sotto le vesti una lunga spada e la usò per trafiggere da parte a parte l’arciduca infernale. Bhelialis cadde in ginocchio e guardò con disprezzo il misterioso individuo prima che l’oscurità velasse per sempre i suoi occhi. “Addio arciduca Bhelialis. Sappi che il tuo sacrificio sarà molto utile, segnerà l’inizio di una nuova era.” Detto questo l’incappucciato attraversò il varco nel terreno che aveva usato per arrivare alle spalle del demone e sparì. Morte stava volando e non soltanto in senso figurato, stava cavalcando una nube oscura, una creatura con l’aspetto di un enorme e orrendo pipistrello; lo aveva visto mentre volava verso di loro, prima che la creatura potesse aggredirli Morte aveva spiccato un balzo in alto, piantato la mietitrice, trasformata in due falcetti, nel collo del mostro e lo aveva domato, costringendolo a dirigersi verso il luogo dove aveva percepito la presenza di un portale. Non sperava certo di trovare ancora chi lo aveva usato ma almeno qualche indizio, quello sì. Dopo aver detto a Guerra e alla ragazza di tornare alla cittadella di Onyx, si era diretto verso la collina; suo fratello e Marlene erano contrari ma si erano arresi davanti alla testardaggine dell’antico nephilim nel volere andare a investigare sull’origine di quel portale, anche perché il luogo dove aveva percepito l’apertura del varco era lo stesso da cui proveniva la freccia; Morte ne era sicuro, solamente da quella collina il misterioso arciere poteva scagliare la freccia e colpirlo alla schiena. Quando la nube oscura si schiantò al suolo, Morte era già saltato a terra e aveva subito visto sulla soglia della tenda il cadavere di Bhelialis. “Morto. Trafitto da parte a parte” disse Morte dopo aver osservato il corpo del demone. Normalmente lo avrebbe riportato in vita il tempo necessario per fargli dire chi era stato e perché lui e il suo esercito erano qui, solo che non si era ancora del tutto ripreso dal colpo che gli era stato inferto prima e quindi i suoi poteri erano temporaneamente limitati. Il nephilim imprecò in una lingua sconosciuta maledicendo ancora una volta la sua incapacità nel non aver saputo fiutare in tempo il pericolo, ma ormai quel che è stato è stato e non c’era modo di tornare indietro, una lezione che Morte aveva appreso sulla sua pelle molto tempo fa e che lo aveva spinto a scegliere di abbandonare la sua gente e diventare un agente dell’Arso Consiglio nella speranza di proteggere i suoi fratelli dalla follia che stava sconvolgendo la mente di Absolom e degli altri. Morte osservò più da vicino la ferita e notò che la ferita aveva un che di familiare, c’era come uno strano odore che proveniva da essa, cianuro si disse il cavaliere “Non è possibile, io.. ho già visto questo tipo di ferite provengono da…” “Un’arma nephilim. Hai ragione fratello” Morte non ebbe nemmeno bisogno di alzare la testa per riconoscere la nuova arrivata, quel tono di voce beffardo neanche se fosse rimasto nelle pianure infernali con un esercito di demoni che gli ringhiavano nelle orecchie avrebbe potuto dimenticarlo. “Furia, la prossima volta che ti avvicinerai a me in questo modo ti taglierò la gola” “Oh che paura, devo cominciare a tremare?” Morte non sapeva dire se era troppo stanco, arrabbiato oppure sorpreso per ciò che aveva scoperto per ribattere alla provocazione di sua sorella; un’arma nephilim aveva ucciso Bhelialis, i nephilim, la loro gente, erano dietro all’attacco alla città di Onyx e al tentativo di impossessarsi della pietra nera? “In nome dell’abisso, Absolom, che cosa stai cercando di fare?” si chiese Morte guardando ancora una volta la ferita che aveva posto fine alla vita del demone, poi si mise in piedi e chiese alla sorella: “Perché sei qui? Tu e Conflitto avevate un altro compito” “Lo abbiamo portato a termine. Siamo stati negli inferi e abbiamo scoperto qualcosa che non ti piacerà. Francamente preferirei tenerlo per me piuttosto che dirtelo” “Perché?” “Perché ci obbligherà a fare una scelta che non ci piacerà”

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Capitolo 11
*** La decisione di Morte ***


Morte ascoltò con attenzione sua sorella mentre gli parlava, e a ogni sua parola avrebbe preferito che quella freccia l’avesse ucciso per impedirgli di sentire Furia. “Io e Conflitto siamo stati all’Inferno. Abbiamo dovuto esercitare un po’ di “pressione” su alcuni demoni ma ci hanno detto dei costrutti che erano stati consegnati a Bhelialis. Non ci sono dubbi purtroppo; abbiamo visto i rimanenti pezzi nella forgia dove erano stati creati e sono tutti di fattura nephilim” “Absolom… che cosa hai fatto?” disse Morte con un filo di voce “E adesso Morte? Ormai noi non abbiamo più niente da spartire con i nephilim e quindi possiamo…” “Farli a pezzi, ucciderli?! Frena la tua impazienza sorella, non cominceremo una guerra solo su quel poco che tu e Conflitto avete visto o sul tuo desiderio di metterti in mostra” “Il mio desiderio di mettermi in mostra?! Brutto…” Furia estrasse la sua frusta che si avvolse intorno alla vita di Morte, il cavaliere si fece trascinare verso di lei e gli puntò la lama della Mietitrice alla gola. “Sei ancora troppo lenta Furia per riuscire a battermi” rispose Morte con un sogghigno nascosto dalla sua maschera. Dal canto suo, la giovane nephilim rispose anche lei con un sogghigno e ritraendo l’arma. “Lasciamo perdere queste inutili facezie e torniamo al punto che ci interessa: che cosa vuoi fare Morte?” Il fratello maggiore guardò sua sorella con quei due tizzoni ardenti che erano i suoi occhi, poi spostò lo sguardo da lei al cadavere del demone guardando la ferita provocata dall’arma, chiaramente di fattura nephilim e infine volse lo sguardo verso l’enorme cratere provocato dal suo incanto e che era diventata la tomba dei numerosi demoni che avevano attaccato la cittadella di Onyx e questo, grazie anche alle armi create dai nephilim. Morte sapeva bene che per l’Arso Consiglio non serviva altro per decretare la condanna della sua razza e si chiese che ruolo avrebbero avuto lui e i suoi fratelli in tutto questo: colpevoli e quindi, come gli altri nephilim, puniti con la morte oppure e rabbrividì a questo pensiero, carnefici?” Morte si voltò di nuovo verso sua sorella e gli disse: “Per ora non diremo niente al Consiglio ne ad altri. Resterà una cosa tra noi tre” “E Guerra?” disse Furia inarcando un sopracciglio “Non è ancora necessario che lo sappia” “Non ti fidi di lui?” “Il contrario. So bene che la sua lealtà verso di noi e il patto che abbiamo stipulato è solida ma..” “Ma non sai se la sua lealtà verso i nephilim sia più forte di quella verso il Consiglio. Ho ragione?” concluse la sorella con un mezzo sorriso “Non te ne faccio una colpa, dopo il suo spettacolino con il Consiglio” “Appunto. Stiamo camminando sul ghiaccio sottile e per quello che voglio fare c’è bisogno di diciamo… un po’ di tatto” “oooh! Adesso sì che mi hai incuriosita fratello. Che cosa vuoi fare?” Morte prese un profondo respiro, mentre ponderava con attenzione le parole che avrebbe detto alla sorella in modo che lei non fraintendesse le sue future intenzioni. “Devo riuscire a parlare con Absolom per capire che cosa ha in mente”

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Capitolo 12
*** incanto e beffa ***


Furia rimase sorpresa da quella parola: parlare. Morte che voleva parlare con qualcuno che era palesemente colpevole, o il creato era impazzito improvvisamente, oppure suo fratello stava prendendo sul serio il suo incarico di cavaliere del Consiglio. “E come farai a trovare quel testardo di Absolom? Chissà dove sarà dopo la battaglia del Kothysos” “Riuscirò a trovarlo. In quella città c’è una cosa che mi aiuterà a facilitare le mie ricerche” “Cosa?” Morte fece per parlare ma in quel momento la vista del cavaliere cominciò ad appannarsi, poi le gambe cedettero e infine il più anziano dei nephilm cadde a terra in ginocchio. “Morte!” urlò Furia, ma il fratello non riuscì a dirle niente l’unica cosa che pensò, mentre tutto diventava nero, era che aveva esagerato con quel salto. “Maledizione!” disse Guerra mentre sorreggeva Marlene; stavano per rientrare nella cittadella, quando improvvisamente, la giovane si era sentita male ed era caduta da Rovina. Guerra scese dal sue destriero e la sollevò da terra. “Cos’hai?” Marlene, con il fiato corto, come se avesse fatto una lunga corsa disse: “Tuo… tuo fratello… è…è in pericolo. Sento… che gli è successo qualcosa. Ma come è possibile?” “Risonanza” “Cosa?” “Risonanza. È un piccolo effetto collaterale dell’incanto che hai compiuto insieme a Morte, percepisci quello che lui sente, di solito l’effetto dura poche ore. Comunque sia, in piedi” “Ma… e tuo fratello?” “Morte non è un bambino, sa cavarsela da solo” “Ma lui…” “QUESTA NON E’ UNA DISCUSSIONE, RAGAZZINA!” Marlene abbassò lo sguardo, come una bambina che fosse stata appena sgridata dal padre perché aveva fatto troppi capricci. Guerra fece un sospiro e poi si rivolse di nuovo alla giovane dicendo: “Morte mi ha dato un incarico, riportarti ad Onyx e recuperare la pietra nera e non posso farlo se tu non mi aiuterai” Marlene risalì in groppa a Rovina e mentre lo faceva, incrociò lo sguardo di Guerra, il giovane nephilim si sentì vacillare per un attimo e tanto bastò a Marlene per spingerlo giù di sella con un calcio e prendere le redini del cavallo. Il destriero di Guerra, vedendo il suo padrone cadere, cominciò a impennarsi immediatamente per disarcionare la nuova cavallerizza ma la giovane mormorò qualcosa e il cavallo si calmò immediatamente. “Andiamo” disse la giovane a Rovina e questi la condusse verso la collinetta dove si trovavano Morte e Furia. “Rovina!” urlò Guerra ma il suo destriero non riusciva a sentirlo, ormai troppo lontano. “Maledetta donna. Ho abbassato la guardia e mi ha ipnotizzato, indebolendomi abbastanza per buttarmi giù di sella!” Guerra guardò verso la cittadella e poi guardò la scia infuocata che indicava il passaggio del suo cavallo con in groppa quella piccola ladra, come aveva definito mentalmente il cavaliere la giovane demone. “Meno male che non c’è Conflitto a vedermi” “La tua gramma figura fratello? L’ho vista eccome!” Quel tono di voce ironico, quella risata sguaiata; non servì neanche che Guerra si voltasse per immaginare suo fratello Conflitto appoggiato ad una roccia con quell’aria beffarda che al cavaliere del destriero rosso dava tanto fastidio. “Da quanto sei lì?” chiese a denti stretti Guerra “Più o meno da quando quella ragazza ti ha gettato a terra facendoti fare la figura dell’idiota” “Mi ha ipnotizzato quel tanto che bastava per indebolirmi e gettarmi a terra e ha fatto lo stesso con Rovina. Sono stato sciocco ma non succederà una seconda volta” “Intanto sei appiedato e ti sei fatto fregare da una ragazzina. Wow, se lo andassi a raccontare a Furia…” “Moriresti ancor prima di parlare!” replicò Guerra puntando alla gola del fratello l’enorme punta della Divoracaos, il cavaliere della pestilenza, dal canto suo gli aveva già puntato contro la faccia una delle sue due pistole. Dopo un breve silenzio Conflitto disse: “Vogliamo perdere tempo o inseguiamo la nostra gattina?” Guerra rinfoderò la spada, seppur con riluttanza e lo stesso fece Conflitto. “Niente cavallo fratello?” disse Guerra con un sogghigno “Costringere il mio cavallo a sopportare il tuo dolce peso?! Mi chiamo Conflitto non torturatore” Il più giovane dei due fratelli schioccò le dita e un varco si aprì davanti a loro. “Riesci sempre ad usare questi dannati portali per le tue battaglie?” “Certo e adesso che sono un cavaliere dell’Arso Consiglio sono anche migliorati. Riesco a percepire con precisione dove sono Morte e Furia. Arriveremo lì un attimo prima della tua ladruncola” “E’ riuscita a eseguire un incanto con Morte ed è riuscita anche a soggiogare me e Rovina, non è una maghetta da due soldi” “Uhhh, non vedo l’ora di conoscerla” esclamò il pistolero dopodiché entrarono entrambi nel varco che si richiuse alle loro spalle con un risucchio.

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Capitolo 13
*** il risveglio ***


“Morte, rialzati!” urlò Furia al fratello maggiore vedendo che non si muoveva. Stava per spostarlo quando Guerra e Conflitto comparvero dal nulla, mentre alle loro spalle, un portale si richiudeva. “Dov’è lei?” chiese Guerra “Lei chi?” domandò la sorella “uh, uh, uh la gattina che ha derubato Guerra del suo cavallo e della sua dignità” “Ti giuro Conflitto che se non stai zitto…” ringhiò Guerra di rimando al fratello, ma prima che potesse finire la frase, un galoppo, che il cavaliere dal manto rosso ben conosceva, lo fece voltare dall’atra parte rispetto al fastidioso fratello. Marlene, stava cercando di non urlare, quello non era un cavallo era un missile con coda e zoccoli, lo teneva sotto controllo tramite un incanto ma nonostante questo non riusciva a farlo andare ad una velocità meno pericolosa per lei. “Mi dispiace di averti separato dal tuo padrone, e ti giuro che ti riporterò da lui ma adesso ho bisogno del tuo aiuto” stava dicendo la giovane al cavallo telepaticamente e forse aveva capito visto che Rovina non l’’aveva ancora disarcionata. Il cavallo di fuoco raggiunse la collina e quando arrivò sulla sommità si fermò. Marlene fece per scendere ma Rovina scartò in modo tale che Marlene cadde a terra finendo in una pozza di fango accanto al destriero. Prima che la giovane potesse rialzarsi una enorme mano guantata la afferrò per la testa serrandogliela come in una morsa e, contemporaneamente, la sollevò da terra. “Ehi, ehi ehi, Guerra ci serve viva” disse Conflitto, con voce ironica, al fratello. Guerra guardò la ragazza negli occhi, lei, anche se aveva il volto e il corpo in parte sporchi di fango, continuava a scalciare , a muovere le braccia e a fissarlo con lo stesso sguardo con cui aveva guardato Morte la prima volta: determinato e sicuro. Guerra, lasciò la presa e la ragazza cadde di nuovo nella pozza di fango, il cavaliere dal manto rosso increspò le labbra in un sorriso di rivincita, ma il sorriso scomparve quando il suo sguardo si posò su Morte che era ancora a terra e privo di sensi. “Cosa gli è successo?” disse Conflitto in tono preoccupato “E’ crollato a terra poco dopo che sono arrivata” rispose Furia. “La freccia che lo ha colpito lo ha privato di tutte le sue forze. Lo temevo che sarebbe successo” disse Marlene mentre si avvicinava al cavaliere pallido, ma mentre lo voltava per metterlo a pancia all’insù si trovò avvolta da quella che sembrava una frusta fatta di metallo. “Cosa vuoi fargli?” gli domandò Furia “Sono stanca di rispondere a questa domanda e a fare fronte all’ottusità di voi cavalieri. Voglio salvare Morte, lasciami andare ora!” A un movimento della mano di Furia, la sua frusta si ritrasse liberando la giovane dalle sue spire. “Io non sono gentile come Guerra. Se fai qualcosa a mio fratello sei morta strega” “Perché, Guerra è stato gentile finora?” disse la ragazza in tono seccato. “Ne hai trovata una più tagliente di te sorella” si intromise Conflitto Prima che Furia potesse dire qualcosa, La giovane mise le mani sul petto di Morte all’altezza del cuore e cominciò a mormorare qualcosa. Passò qualche istante che ai tre cavalieri sembrò un’ eternità poi un gemito, come di qualcuno che fosse riemerso dall’acqua dopo una lunga apnea, segnò la ripresa dei sensi del più antico fra i nephilim. Morte si rimise in piedi a fatica, guardò per un attimo Marlene e gli chiese: “Ti avevo detto di tornare alla cittadella di Onyx” “Non sono la tua galoppina, faccio quello che voglio e poi senza di me la pietra nera non può essere spostata” “Morte, sei ancora tutto intero?” chiese Conflitto interrompendo sul nascere quella discussione. Il cavaliere pallido fissò per un attimo la sua mano bendata e poi disse: “Più di te di sicuro. Andiamo” Disperazione comparve accanto al suo padrone e lo stesso fecero i destrieri di Furia e Conflitto mentre Guerra risaliva su Rovina. Morte partì per primo, subito seguito da Guerra e Furia. Conflitto fece per andare quando Marlene gli chiese: “Mi lasciate qui?” Conflitto alzò gli occhi al cielo, la prese per un braccio e la mise di traverso sulla sella. “Ehi! Non sono mica un sacco!” urlò la ragazza “infatti i sacchi parlano di meno. Come hai fatto a sopravvivere con Guerra e Morte? E’ incredibile che non ti abbiano ucciso” rispose il pistolero e corse dietro ai suoi fratelli

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Capitolo 14
*** Le parole di Marlene ***


Mei-fei continuava a guardare dagli spalti della cittadella con occhi increduli. Dove prima c’era una pianura ora c’era una voragine gigantesca di cui non si vedeva la fine. La ragazza non riusciva a crederci, un attimo prima i demoni che assediavano la cittadella stavano per attraversare le difese e un attimo dopo la terra aveva cominciato a tremare, a spaccarsi e infine ad aprirsi. La maggior parte dei demoni erano precipitati in quell’enorme baratro e il resto era fuggito e dubitava che sarebbero mai tornati. La giovane ancora osservava quello spettacolo quando il cancello delle mura venne divelto dagli enormi cardini da quella che sembrava una esplosione ma dopo che il suddetto cancello finì la sua caduta pochi metri più in là dalla sua vecchia posizione e il fumo si diradò, i soldati e i civili videro una creatura a cavallo, avvolta in un’armatura che reggeva una enorme pistola a quadrupla canna. “Toc, toc c’è nessuno in casa?” “Conflitto, dovresti aggiornare il tuo repertorio. Questa era già vecchia quando è nato mio nonno” “Oh, andiamo sorella, per l’effetto sorpresa è perfetto” “Vorrei sapere perché ci hai superato. Morte e Guerra potevano farci passare per il passaggio da cui sono entrati la prima volta” “Vuoi dire quello attraverso le fogne?! Non ho nessuna intenzione di sporcarmi gli stivali con i liquami e la merda altrui, e poi così è più d’effetto non trovi?” “Effetto di stupidità. Dobbiamo prendere una cosa senza che tutti lo sapessero” ringhiò Guerra al fratello giunto in quel momento. “Ahh, ma dai! Dobbiamo pur farci riconoscere, altrimenti non ci rispetteranno mai” rispose Conflitto mentre voltava lo sguardo a destra e a sinistra fissando gli spettatori che li guardavano terrorizzati “Ehi, puoi farmi scendere razza di bietolone?” chiese Marlene ancora di traverso sulla sella del cavallo di Conflitto. Un’ attimo dopo era faccia a terra nella polvere mentre Furia e Conflitto in sella ai loro destrieri le passavano accanto sorridendo. Quattro alabardieri puntarono le loro lance contro Furia e il suo destriero Distruzione ma la loro paura era talmente evidente che la guerriera passò tra di loro senza che nemmeno il filo delle loro armi la scalfisse e lo stesso discorso fu per gli altri tre cavalieri. “Pace, cittadini di Onyx” disse Morte “Siamo tornati qui solo per parlare con il vostro re” A quelle parole molti elfi scuri, sia tra i civili che tra i soldati, parvero rilassarsi a quell’affermazione, era chiaro che avrebbero preferito dare Minax ai cavalieri piuttosto che contraddirli, forse Morte intuì questo quando disse ai soldati e ai civili più vicini: “Portatecelo”. Quattro dei soldati più vicini corsero in direzione della fortezza a rotta di collo senza voltarsi indietro e sicuramente con il timore di quello che gli avrebbero fatto i cavalieri se fossero tornati a mani vuote. “Abitanti di Onyx, non abbiate timore. I cavalieri hanno sconfitto i nostri nemici” disse Marlene nella effimera speranza che la sua gente si tranquillizzasse ma niente cambiò nei loro sguardi pieni di paura. “E’ inutile. Puoi dirgli quello che vuoi, non cambierà niente” mormorò Guerra che le si era avvicinato. Prima che potesse dirgli qualcosa, la giovane, fu raggiunta da una manciata di terra gettatagli in faccia da Rovina quando l’animale aveva alzato lo zoccolo sinistro. “Non gli vai a genio dopo lo scherzo che gli hai fatto” le disse il cavaliere rosso mentre la ragazza si toglieva la terra dalla faccia. “signorina Marlene, signorina Marlene!” urlò Mei-fei arrivando tutta di corsa “Meno male che state bene. Non l’ho più vista e suo padre non mi ha detto niente” “Stai calma Mei-fei. Sto bene io e i cavalieri dobbiamo…” “Si allontani da questi esseri” gli disse l’elfa bionda cercando di trascinarla verso di lei “Le hanno fatto del male? Cielo come è ridotta” Marlene guardò per un attimo i quattro cavalieri osservando lo sguardo duro di Guerra, l’alzata di spalle di Furia, il sospiro e il commento sarcastico di Conflitto di come li avrebbero accusati anche di pestaggio di un reale e infine guardò il cavaliere pallido. Morte, in sella a Disperazione, non la guardava nemmeno mentre attendeva il ritorno dei soldati con Minax. Marlene era furiosa, i cavalieri o almeno, Morte e Guerra, avevano rischiato le loro vite per sconfiggere i nemici che assediavano la città e nessuno che gli dicesse grazie, solo sguardi di paura e commenti di disprezzo. Marlene, non seppe mai che cosa le fece fare quel gesto, sta di fatto che ritrasse di forza il braccio liberandosi dalla presa di Mei-fei e in pochi passi era davanti a Morte e si rivolgeva alla sua gente con voce ferma ma autoritaria: “Ora ascoltatemi tutti! Non mi importa quello che raccontano o dicono gli angeli, i demoni o i creatori sui cavalieri. Sono agenti dell’Arso Consiglio e come tali devono essere trattati e rispettati. C’è una tregua stipulata da noi con il Consiglio e loro sono stati inviati come risposta alla nostra richiesta di aiuto. Adesso, i nostri nemici sono stati sconfitti, ma invece di ringraziare i cavalieri e portargli il rispetto che meritano li trattiamo alla stregua di mendicanti a cui facciamo una frettolosa elemosina per toglierceli di torno. Badate a voi stolti, il Consiglio potrebbe vedere questo come un atto di tradimento” quelle parole bastarono per mettere a tacere i mormorii che provenivano dalla folla e la giovane si voltò verso Morte e lo fissò “Era ora che mostrassi coraggio” gli disse il cavaliere pallido, Marlene stava per rispondergli quando uno dei soldati fece ritorno. Era tutto sudato e aveva il terrore dipinto negli occhi. “Ebbene? Dov’è Minax? Si nasconde e manda uno dei suoi lacchè invece che venire di persona?” L’elfo scuro che stava difronte a Morte era poco più di un ragazzino, indossava una armatura piena di ammaccature e la tunica sotto di essa era stracciata, sudava copiosamente, ma questo non per la corsa ma per la paura. Paura, che però Morte capì, non era solo verso di lui. “L-l-lord M-Morte….M-Minax, il mio re, non potrà parlare con lei” a quelle parole, gli occhi ardenti di Morte si aprirono talmente tanto da sembrare due tizzoni ardenti. Scese da cavallo e in poche falcate fu davanti al giovane soldato il quale sbiancò ancora di più in volto. “Scommettiamo che sviene?” sussurrò Furia a Conflitto “Io scommetto che se la fa addosso” gli rispose il fratello “Perché?” domandò il più antico fra i nephilim al giovane e questi rispose: “P-perché… Perché è morto!” Quella rivelazione colpì Morte e tutti i presenti come un maglio ma questo non fermò il cavaliere pallido che rapido come il pensiero stesso scavalcò il soldato e si fece largo tra la folla che lo lasciò passare. Il giovane soldato che aveva dato la notizia al nephilim, con un gemito cadde a terra “Scommessa vinta” disse Furia prima di scendere da cavallo e correre dietro a Morte. Conflitto passò accanto al ragazzo e dopo averlo fissato per un attimo urlò: “No, sorella abbiamo vinto entrambi!” Marlene rimase paralizzata davanti a quella notizia: Minax era morto, tutto le sembrava diverso e strano si sentiva come se non fosse più lì ma lontana miglia e miglia “Il re è morto, lunga vita alla regina” le disse Guerra con un sogghigno mentre procedeva anche lui nella direzione del palazzo. Quelle parole sembrarono risvegliare Marlene dal suo tepore, era vero, lei ora era la regina e a conferma di questo, Mei-fei e tutti coloro che erano lì si inginocchiarono di fronte a lei.

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Capitolo 15
*** regicidio ***


“E’ proprio morto” disse il pistolero nephilim al cavaliere pallido, che era chino sul corpo di Minax.”Dimmi qualcosa che non sia già palesemente ovvia fratello” gli rispose il maggiore con sarcasmo. I quattro, si erano fatti strada fino al castello senza incontrare nessuno che avesse provato a fermarli. Arrivati nel salone avevano trovato Minax; Il re demoniaco era a terra, in una pozza di sangue che si andava ad allargare sempre di più. La causa della morte era l’evidente lancia che lo aveva trapassato da parte a parte come un pollo allo spiedo, ma quello che lasciò perplesso il cavaliere era che, stando a quanto gli avevano detto le guardie all’ingresso del salone, nessuno era entrato o uscito, quindi come aveva fatto l’omicida ad uccidere Minax senza che nessuno lo vedesse? “Pensi che le guardie abbiano mentito?” disse Furia a Morte, ma Guerra rispose al posto del maggiore replicando: “Il mentire con noi è morte certa e questi elfi scuri lo sanno fin troppo bene” “Quindi è un no?” gli chiese Furia inarcando un sopracciglio “sì” rispose il rosso cavaliere. “Perfetto! quindi siamo punto e a capo. Chi ha ucciso il vecchio e come ha fatto ad andarsene senza che nessuno lo vedesse?” disse Conflitto, che intanto si era seduto scompostamente su una sedia li vicino. “Ti riesce a chiederglielo Morte? Sai, fare una delle tue negromanzie” chiese Furia “No” disse Morte “No?! Come…” “Come mai non posso sorella? A parte il fatto che quel colpo mi ha debilitato più di quanto credessi, e avrò bisogno di riposo, sembra che dentro questo corpo non ci sia più niente a cui chiedere” a quelle parole, i tre nephilim più giovani, guardarono il più anziano di loro con fare sospetto. “Vuoi dire che la sua anima è ormai nel pozzo delle anime e non puoi interrogarla?” chiese Guerra “No, fratello è anche peggio. Sembra che la sua anima sia stata distrutta” “Cosa?! Ma questo è impossibile!” esclamò Furia “No, è possibile” disse Conflitto alzandosi di scatto dalla sedia mentre parlava con un tono di voce sempre più grave. “L’ho visto fare solo una volta tramite…” “Un’arma nephilim” concluse Morte con un filo di voce. Il cavaliere pallido guardò il volto di Minax, la folta barba era sporca del sangue che gli era uscito dalle bocca la quale era contratta in un urlo senza suoni e il suo sguardo, anche se vitreo, aveva una strana espressione; come di qualcuno che avesse visto qualcosa di raccapricciante prima di morire. Morte, abbassò lo sguardo e scrollo la testa . “Il suo sguardo ne è la prova. E’ stato ucciso tramite il devastatore” “Che cos’è?” chiese Marlene, entrata in quel momento nella sala, alla sua vista Morte alzò di scatto la testa e strinse gli occhi fino a che questi sembrarono due fessure dietro la maschera d’osso. Era chiaro che si stava chiedendo se era il caso di parlare o meno di questa faccenda davanti a lei e la domanda gliela rivolsero i suoi fratelli con lo sguardo a loro volta. “ormai è inutile nascondere la verità fratello. Ha sentito tutto” disse Conflitto con un alzata di spalle “Ah, dannazione!” esclamò Morte rassegnato ormai a dover raccontare tutto a una estranea di una faccenda che riguardava solo loro quattro. “il devastatore, è una spada. Un’arma nephilim. Creata allo scopo di seminare la paura tra i nemici. Chi viene trafitto da quest’arma è condannato a un destino peggiore della morte, la sua anima viene distrutta; Non potrà mai vedere il pozzo delle anime e non potrà rinascere” “Per non parlare del dolore, che è tale da farti desiderare di morire, ecco il perché dell’espressione di raccapriccio sulla faccia” concluse Furia indicando il volto di Minax. “Ma allora perché hanno usato una lancia?” chiese la giovane elfa scura “Forse l’assassino pensava che non ce ne saremmo accorti. Ma non ha fatto i conti senza nostro fratello Morte” scherzò Conflitto dando una forte pacca sulla schiena al fratello maggiore che rispose con uno sguardo omicida “Comunque sia, ormai non posso più aspettare. Marlene, mostrami dov’è la pietra nera” “La pietra nera?! Ma non esiste” esclamò Furia ma le sue parole non furono ascoltate perché Morte fece cenno a lei e agli altri due di seguire la ragazza. Il muta-forma, che aveva assunto l’aspetto di uno dei fregi sulla lancia, stava mostrando al suo padrone tutto ciò che era appena avvenuto. “Tutto va come avevo pianificato. Quegli stupidi hanno seguito tutti gli indizi che gli ho lasciato e adesso mi porteranno alla pietra nera. Presto ci incontreremo cavalieri e niente vi salverà da ciò che vi aspetta”

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Capitolo 16
*** La pietra Nera ***


Dopo aver attraversato il salone e percorso un lungo corridoio, i quattro cavalieri guidati da Marlene, arrivarono davanti ad un muro su cui erano incisi degli strani simboli. La giovane vi appoggiò sopra la mano, mosse appena le labbra e dopo questo, i simboli sulla parete si illuminarono e si unirono formando un ingresso, dove i cavalieri poterono vedere una rampa di scale che conduceva in basso. “Okay, chi scende per primo nello oscuro antro?” scherzò Conflitto, ben sapendo che Marlene sarebbe scesa per prima. La ragazza scese le scale non prima di dire, rivolta al pistolero: “Come vuoi, bietolone!” quest’ultima parte la disse sottovoce ma comunque fu ben udita da tutti, la leggera risatina di Furia ne fu la chiara conferma “Cura Morte, ruba il cavallo a Guerra, attacca briga con me e Conflitto, ma dove l’avete trovata?” “In mano ai demoni. L’abbiamo salvata ma da quando l’abbiamo fatto ci siamo tirati contro tanti di quei guai che non basterebbe toccare una montagna di ferro per allontanare la sfortuna che ci perseguita” E mentre scendevano lungo la tortuosa scala, Guerra raccontò a suo fratello e a sua sorella dell’incontro con Marlene, del suo salvataggio, di Minax, della battaglia con i demoni e stava per raccontare anche della freccia che aveva colpito lui e Morte ma questi si intromise nel discorso prima che lui potesse dire qualcosa d’altro “Dopodiché, mi sono occupato di Bhelialis, ma purtroppo l’ho trovato morto e quel che è peggio, ucciso con un arma nephlim come hai potuto vedere anche tu sorella”. Guerra capì che non voleva rivelare come lo aveva ridotto la freccia per fare in modo che Furia e Conflitto non credessero che si fosse indebolito. Se voleva mantenere il comando doveva dimostrare la sua forza in ogni momento. Il più giovane dei quattro si chiese quanto lo stoicismo del più antico dei cavalieri potesse durare. Il gruppo continuò a scendere sempre più in profondità, l’oscurità era così fitta che ormai le fiaccole, appese alla parete, illuminavano solamente le scale e come se non bastasse più scendevano e più queste diventavano scivolose a causa di qualcosa che, a prima vista sembrava acqua ma dall’odore era chiaro che si trattava di qualcosa di molto peggio. “Spera che arriviamo alla pietra nera prima che io vomiti. Altrimenti …” disse Furia a Marlene ma la giovane non si preoccupò delle parole della nephilim intenta come era a cercare di non mettere il piede in fallo a causa di ciò che c’era sulle scale. Finalmente le scale finirono e i cinque si trovarono davanti ad una porta; Marlene disse: “Morte, avvicinati” il cavaliere, seppur con riluttanza, fece come aveva detto la giovane. Appena questi gli fu accanto, lei avvicinò la sua mano a uno dei due falcetti che il cavaliere portava appesi alla cintura e si tagliò il palmo della mano, una ferita superficiale, certo, ma sufficiente comunque a fare uscire da esso un copioso rivolo di sangue; Marlene appoggiò la mano ferita alla porta e questa, con un sinistro scricchiolio che si diffuse in tutto l’antro, si aprì. Il gruppo entrò nella stanza e i quattro cavalieri percepirono immediatamente un’aura potente che proveniva da lì. Al centro della stanza, circondato da centinaia di simboli che erano incisi nel pavimento, si trovava una colonnina alta mezzo metro e sopra di essa vi era una pietra grande poco meno del palmo di una mano, di colore nero opaco, si sarebbe detto che fosse una pietra fatta di ossidiana e che valesse meno di un ciottolo trovato sulla riva di un fiume; eppure l’aura che i cavalieri percepivano proveniva proprio da essa. Non c’erano dubbi: quella era la pietra nera. “Fai quello che devi cavaliere” disse Marlene al più anziano dei quattro “Non preoccuparti dei sigilli. Non reagiranno alla tua presenza finché sarò qui” Il cavaliere si avvicinò alla reliquia magica e sfiorando con le dita la sua superficie sentì che non era fredda e inerte ma calda e pulsante come se fosse stato un cuore che batteva. “Come funziona? “ chiese Morte “Tu lo sai, o meglio lo intuisci” rispose Marlene. Il cavaliere afferrò uno dei suoi falcetti e si tagliò sul palmo della mano come aveva fatto la giovane per accedere alla stanza, e poi appoggiò la mano insanguinata sulla piccola pietra “Ora pensa a dove vuoi andare o la persona che vuoi incontrare e la pietra nera ti ci condurrà” “Avevo capito che la pietra nera può consentire al suo utilizzatore di aprire varchi per portarlo fisicamente dove desidera, non solo il suo piano astrale” “E’ vero. Ma i sigilli oltre a nascondere la sua aura al resto del creato, limitano il suo potere. Perciò può solo portarti, sul piano astrale, dove desideri” disse la giovane al cavaliere. Il nephilim preferì non indagare oltre e nella sua mente si delineò un solo pensiero: trovare Absolom; appena lo fece, si sentì come afferrato per la vita da due mani e trascinato via. Quando il cavaliere riaprì gli occhi si trovò di fronte a qualcuno che ben conosceva, alto più di lui di qualche centimetro, la pelle del colore blu cianotico, la incolta barba bianca, e il copricapo che ricordava in un certo qual modo quello degli egizi, Absolom il comandante dei nephilim era davanti al cavaliere della Morte. Se Absolom era sorpreso della presenza di Morte non lo diede a vedere, lo stupore non traspariva da quegli occhi gialli ricolmi di odio. Disse soltanto: “Che cosa vuoi fratello?” questa ultima parola, fu detta con marcato disprezzo dal nephilim primigenio mentre fissava il suo ex vicecomandante. “Sono qui per parlare fratello” disse il cavaliere con tono pacato, come se dovesse solamente fare una chiacchierata amichevole con un vecchio amico che non vedeva da molto tempo. Ma Morte sapeva, che ciò che avrebbe sentito dalla bocca di Absolom sarebbe stato cruciale per lui.

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Capitolo 17
*** Absolom/Morte: Scisma ***


Absolom si avvicinò a Morte, o meglio, alla immagine di Morte, visto che il cavaliere pallido non era realmente lì, e gli chiese, con tono rabbioso: “Oh, vuoi parlare e di che cosa? Del tuo tradimento?, Della fuga tua e degli altri tuoi fratelli?! Di che cosa vuoi parlare?” Absolom, era a pochi centimetri dal volto di Morte, ma lui, sempre con tono tranquillo, gli rispose: “Il perché alcuni demoni, che hanno attaccato una città protetta dal Consiglio, avessero armi prodotte da noi e perché siano poi stati uccise da armi sempre di nostra produzione” “Ah! Credi forse di potermi ingannare con queste storie?” “Storie? Ho visto personalmente il lavoro fatto su Bhelialis e su Minax dal Devastatore. Le loro anime erano state distrutte! Vuoi ancora negare?” rispose Morte con un tono di voce più alto rispetto a prima “Minax? Perché avremmo dovuto ucciderlo? Non è importante per il nostro piano” “Il vostro piano?” A quella domanda, sul viso di Absolom apparve quello che a tutti gli effetti si poteva definire un ghigno “Presto ci muoveremo. Abbiamo subito perdite consistenti sul Kothisos, ma presto colpiremo in modo tale che il tuo prezioso Consiglio non potrà fare altro che accettare il fatto compiuto e vedere noi che ci innalziamo su tutti” “Innalzarvi voi?! Ah, Absolom proprio non capisci” disse Morte sospirando “Non riesci proprio a capire perché ci siamo allontanati da voi? E’ finita fratello, tutto ciò che facevamo non era altro che distruggere. Abbiamo cominciato questa guerra contro il creato per trovare, infine, un mondo per noi, ma che cosa ne abbiamo fatto dei mondi che abbiamo conquistato? Li abbiamo corrotti! Non è rimasto più niente. Alla fine di tutto, dov’è il nostro posto nel creato?” “Quindi ci avete tradito per questo? Perché credete che il Consiglio vi darà un posto da chiamare casa?” un verso quasi osceno, che doveva essere una risata, uscì dalla bocca del primo nephilim, mentre il fratello più giovane, incrociò le braccia e gli chiese: “Finito? Io e i miei fratelli non vi abbiamo abbandonati per un posto da chiamare casa, come dici tu. Ma solo perché l’equilibrio è più importante della vostra inutile e ed eterna guerra che non porterà ad altro che alla completa desolazione” “Basta! Sono stanco di farmi dare lezioni da te. Non capisco che cosa sia successo Minax, ma noi non c’entriamo e adesso vattene!” Il tono con cui Absolom disse tali parole, fece capire al cavaliere pallido che per quanto le prove fossero contro i nephilim, essi non c’entravano niente con l’attacco. Morte scomparve e Absolom rimase solo nella tenda da campo. Solo con i suoi progetti e la sua ira, che sfogò rovesciando il tavolo che era accanto a lui. “Maledetto traditore! Osare venire qui per confondermi con le sue menzogne. Ma gliela farò pagare lo giuro! Dopo che avremo conquistato l’Eden, la prima cosa che farò sarà trovare quei maledetti e mettere le loro teste su una picca!” mormorò il primo nephilim. “Allora come è andata?” chiese Furia al fratello maggiore “Male. Quell’idiota non c’entra niente con l’attacco a questa città o con la morte di Minax, ma ha in mente qualcosa” “Gli credi?” gli chiese Marlene “Sì. Absolom ha molti difetti ma non quello di mentire” “E noi che facciamo adesso?” “Niente sorella. Faremo rapporto al Consiglio su quanto è successo qui e poi aspetteremo” “E per quella?” chiese Guerra a Morte indicando la pietra nera. Il cavaliere pallido fissò la reliquia magica e disse: “Per adesso la lasceremo qui. Non possiamo portarla con noi. Non sappiamo quanto potere potrebbe sprigionare e non voglio altri demoni alle calcagna. Avremo presto problemi ben più grossi da affrontare” “State tranquilli. Ci penserò io a sigillarla” disse Marlene “E sia allora. Adiamocene fratelli” “Aspettate!” “Che cosa altro vuoi?” chiese Morte voltandosi di scatto verso la giovane “Ecco… per l’incoronazione ci sarà un banchetto e… ecco pensavo che voi voleste parteciparvi” “Cosa?! Abbiamo molte cose da fare, non abbiamo tempo per…” “Se posso dire fratello, io avrei tempo” disse Conflitto “Io e Furia ci siamo fatti venire il sedere quadro all’Inferno e siamo stanchi perciò, una bella festa è ciò che ci serve se poi ci sarà da bere…” “Ce ne sarà a fiumi!” gli disse Marlene con un sorrisetto furbo, avendo ben capito, che il pistolero era il più festaiolo del gruppo “Okay, mi hai convinto!” “Conflitto!” disse Morte “Rilassati fratello! Non sarà certamente per qualche ora che il creato finirà!” “Penso che Conflitto abbia ragione” disse improvvisamente Guerra “Cosa?! Tu che mi dai ragione Guerra? Pensavo di non vivere abbastanza per sentirlo” Guerra non diede risposta al fratello maggiore e continuò: “Anche io ho bisogno di recuperare le forze. LA battaglia con i demoni mi ha sfinito” “Anche per me è lo stesso” disse Furia con uno sbadiglio. Tutti fissarono Morte il quale mormorò qualcosa in una lingua morta, che tutti pensarono fosse una dannazione contro qualcuno, e poi disse: “Come volete. Ma non contate su di me per i festeggiamenti” “Tranquillo, faremo a meno di te per ravvivare la festa” disse ironicamente Conflitto mentre il fratello maggiore gli passava accanto. Morte in risposta, gli afferrò il collo con una mano e portandolo vicino a sé gli disse tranquillamente: “Attento Conflitto. Uno di questi giorni, la tua lingua la userò per risuolarmi gli stivali” dopodiché lo lasciò andare e uscì dalla stanza, risalendo le scale all’esterno con passi pesanti. “Lo hai fatto per lui non è vero?” mormorò Guerra avvicinandosi a Marlene mentre Furia era distratta a deridere Conflitto per la scenetta di prima “Sì. Deve riposare e anche tu. Non siete ancora in forze sufficienti per affrontare un lungo viaggio o qualche altro nemico” “Di solito non avrei ascoltato le tue parole ma mio fratello non è ancora in forze. Me ne sono accorto mentre scendevamo le scale. Ha cercato di non farlo notare, ma si appoggiava con una mano alla parete e zoppicava leggermente. E’ troppo provato. Quella freccia! Qualunque cosa fosse ci ha quasi prosciugati” “Di cosa state parlando?” disse Furia, intromettendosi nella discussione. Marlene rispose: “Stavo dicendo che farò preparare delle stanze per voi e e farò alloggiare i vostri cavalli nelle scuderie” “In quelle rovine che tu chiami scuderie, non ci metterei neanche un maiale figurati Distruzione. No, li lasceremo pascolare fuori dalla cittadella, almeno io farò così” “Idem per me” disse Conflitto “Per la stanza invece sono d’accordo, e se mi mandassi qualcuna per farmi compagnia stanotte…” “Fratello, non ti allargare” replicò Guerra “Okay, okay scusa. Andiamo a festeggiare!

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Capitolo 18
*** una sfida per Furia: Lo straniero ***


~~
Grazie agli incanti dei maghi rimasti in vita, la ricostruzione della cittadella di  Onyx fu piuttosto rapida. Le mura esterne erano di nuovo in piedi, gli enormi varchi provocati dalle esplosioni erano stati riparati, le case, il palazzo, i grandi varchi nelle strade causati dalle bombe e il portone fatto saltare da Conflitto, tutto sparito, come se fosse stato un brutto sogno partorito dalla mente di un folle, ma la paura sul volto degli abitanti testimoniava che così non era, anche se molti cercavano di farsi forza e di prepararsi ai funerali del loro precedente sovrano e alla gioia di vedere la loro nuova regina sedere sul trono.

Verso sera i lavori furono ultimati e poco prima che il sole tramontasse la pira funebre, su cui il corpo di Minax era stato adagiato, fu data alle fiamme. Nessuno parlò, nessuno pianse il silenzio continuò fino a che la pira si consumò completamente.

La cerimonia di incoronazione fu invece molto diversa: si tenne nel salone principale del castello, la sala era enorme e completamente illuminata a differenza della sala dove i cavalieri avevano incontrato Minax la prima volta, anche se pure questa stanza aveva grandi bracieri e statue di demoni che guardavano tutti dall’alto con sguardo truce; però le urla di gioia che uscirono dalla bocca di tutti quando Marlene fu incoronata come loro regina cancellò il terrore che quelle statue potevano incutere negli animi di quelle deboli creature che erano gli elfi scuri.
Il banchetto fu davvero immenso. Leccornie di ogni tipo furono servite e coperte da abbondanti fiumi di alcool di cui, come era prevedibile, Conflitto fece un ampio uso; Il pistolero, a differenza dei suoi fratelli che si tenevano in disparte, era al tavolo centrale muovendosi al tempo della musica che i musicisti sui balconi sopra il salone stavano suonando.

“Pagliaccio!” mormorò Furia guardando il fratello mentre ballava con alcune delle giovani che gli si erano avvicinate “Possibile che non ci sia qualcuno di abbastanza forte tra questi idioti?” Furia, la più imprevedibile tra i cavalieri, era alla sempre alla ricerca di una sfida degna di lei; gli avversari che aveva affrontato all’inferno non erano niente, erano stati quasi una seccatura di cui lei e  Conflitto si erano liberati in fretta. All’improvviso la nephilim percepì qualcosa: un’aura molto forte che proveniva da fuori dal castello. Senza farsi notare saltò fuori da una finestra lì accanto e raggiunse il cortile seguendo l’aura demoniaca che era sempre più forte. Uscì dal cortile e raggiunse le mura esterne e lì trovò la fonte di quella potente aura. Anche se il suo aspetto era quasi umano certi tratti del suo corpo tradivano la sua natura demoniaca come le orecchie a punta o gli artigli sulle sue mani o il colore giallo delle iridi dei suoi occhi e soprattutto i suoi lunghi capelli, bianchi come la neve, raccolti in una coda. Dai segni che aveva sul volto e dalla elaborata armatura che indossava era chiaro che non era un demone di basso rango, né un elfo scuro, la nephilim per nulla intimorita, gli chiese con un sogghigno: “Viene da te questa aura demoniaca così forte?” “E se anche fosse?” gli rispose lo straniero.
Per tutta risposta, Furia, estrasse la sua frusta dalla cintura e con un solo gesto avvolse il demone nelle spire della sua arma  “La mia frusta ha combattuto ed ucciso molte creature, ma uno come te mai. Vuoi farmi l’onore di morire?” Un’ potente fascio di energia si sprigionò dal corpo del demone, liberandolo dalle spire della frusta della giovane. “D’accordo, vedo che ci sai fare. Sarà un vero piacere ucciderti” disse Furia scagliandosi contro l’avversario mentre questi sguainava una delle tre spade che portava ai fianchi.                            

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Capitolo 19
*** riflessioni e rivelazioni ***


~~Morte, a differenza dei suoi due fratelli e di sua sorella, aveva preferito rimanere nella stanza che gli era stata allestita. Il cavaliere era seduto sul bordo di marmo della grande finestra ad arcata con una gamba a penzoloni all’interno e l’altra distesa sul bordo, quando bussarono alla porta. “E’ aperto” disse il cavaliere pallido senza molto interesse; La sua mente era altrove in quel momento, pensava a quello che gli aveva detto Absolom. Cosa voleva dire che il Consiglio avrebbe dovuto accettare il fatto compiuto e  che i nephilm si sarebbero erti al di sopra di tutto?
Un attacco a un qualunque regno del creato non avrebbe significato niente se non fosse stato di vitale importanza per tutti, forse distruggere la Città Bianca? No, Morte scacciò quel pensiero. Quando cavalcava alla testa dei suoi fratelli e sorelle, i nephilim erano potenti certo, ma non al punto da poter tentare un attacco in massa alla città degli angeli e uscirne vincitori, stesso discorso per la città di ossidiana. Samael era troppo potente e troppo legato al Consiglio, la sua morte avrebbe provocato una reazione sia dall’Inferno che dal Consiglio e dopo la battaglia del Kothysos, i nephilim avevano subito enormi perdite. Attaccare uno dei bersagli a cui Morte aveva pensato era un suicidio che non avrebbe giovato alla sua razza e Absolom questo lo sapeva bene. Ma allora chi o cosa poteva essere un’ obbiettivo tale da costringere il Consiglio ad accettare il fatto compiuto?
“Vuoi qualcosa da bere?” gli disse una voce che Morte ben conosceva, il cavaliere si voltò e vide Marlene. Indossava una lunga veste bianca con uno spacco in mezzo al petto e un’ altro sulla gonna che le mettevano in risalto le sue lunghe gambe snelle e le sue forme. Il più anziano dei nephilim, per nulla imbarazzato, le disse con un sogghigno   “Non credevo che una regina portasse da bere ad un’ ospite, Marlene” “Per la verità non ho avuto altra scelta. Tutti quelli a cui l’ho chiesto hanno avuto un’ improvviso attacco di panico oppure dovevano fare qualcosa d’altro” rispose la ragazza con una breve risata in cui si celava però una grande rabbia. “Povero Morte”, pensò Marlene “Nessuno gli  si avvicina perché hanno tutti paura di lui”
Il cavaliere pallido afferrò la bottiglia e il bicchiere di cristallo sul piatto che portava la giovane elfa scura e mentre si versava da bere gli disse: “Puoi andare” “Vuoi sempre fare così?” gli chiese Marlene “Così come?” “Sempre solo, sempre ad allontanare tutti. Così non funzionerà” “Cosa non funzionerà?” “La squadra. Ti comporti come se dovessi fare tutto da solo, ma puoi contare sui tuoi fratelli” “Contare su di loro!? Tsk! Li hai visti. Furia pensa solo a sé stessa e a voler superare tutti, Guerra è troppo attaccato alle regole e Conflitto ha il cervello nelle pistole. Come posso fidarmi di loro?”
Marlene, appoggiò il piatto su un tavolino lì vicino e si sedette sul bordo della finestra accanto al cavaliere “Quando mi hai avete salvata eravate in due, tu e tuo fratello Guerra; e siete riusciti a collaborare perché eravate in sintonia, e lo stesso succederà anche per Furia e Conflitto, ma se continui ad allontanarli e a credere di riuscire da solo, fallirai come hai fallito l’incanto della pianura”
“Fallito l’incanto?! Forse la tua memoria ha bisogno di una rinfrescata. C’è una voragine piena di demoni che dice il contrario” “Però mi ricordo anche che se non ti avessi recuperato saresti stato sopraffatto dai morti. Tuo fratello ti aveva detto che era pericoloso ma insieme abbiamo avuto ragione e lo stesso anche prima, mentre Guerra teneva i demoni occupati e tu e io facevamo l’incanto. Uniti voi potete trionfare! Ma se non accetti la possibilità che anche i tuoi fratelli possono condividere il tuo cammino e li continui a trattare come dei cuccioli da proteggere o degli stupidi che non possono capire, cadrete tutti quanti voi!”
Morte si alzò e si mise a fissare fuori dalla finestra il cielo stellato “Cosa ti fa pensare che loro possono sopportare questo peso?” Marlene sorrise e gli disse: “Un’intuizione. Ognuno di noi ha delle ferite che ci rendono più forti. Come ad esempio tuo fratello Conflitto. L’ho visto bere, ballare come… come se volesse dimenticare qualcosa, e quel qualcosa è un peso enorme sulla sua coscienza” “E cosa ti pensare che noi abbiamo una coscienza?”
“Se non vi importasse di noi, perché siamo ancora vivi?”
“La pietra nera mi serviva”
Marlene emise un sospiro. Ormai conosceva il cavaliere pallido abbastanza da sapere che si sarebbe fatto torturare piuttosto che ammettere che forse non era il mostro che tutti credevano che fosse e che forse anche lui credeva di essere.
“Quando vedi questa città che cosa ci vedi cavaliere?”
“Pietre e sassi”
“Davvero? Io invece vedo una città costruita da delle creature che dovrebbero essere degli schiavi, eppure siamo qui e lo stesso vale per voi”
“Cosa vuoi dire?” chiese il cavaliere con un tono che voleva dire misura bene le tue parole.
“Dovreste essere dei nemici di tutto il creato e per tale motivo eliminati, eppure siete agenti dell’Arso Consiglio ed entrambi questi eventi sai cosa hanno in comune? Che non dovrebbero essere possibili”
“E con ciò?”
“E con ciò, sciocco, se l’impossibile è diventato possibile abbi fiducia in questo. Abbi fiducia nei tuoi fratelli. Sapranno dimostrarti che hai fatto bene a credergli”
Morte non sapeva che rispondergli. Voleva credere che i suoi fratelli fossero pronti e anche se lo erano fisicamente, sentiva che non lo erano nella mente. Nessuno di loro avrebbe potuto reggere il peso di quello che lui sapeva sulla loro razza, solo il pensiero lo aveva condotto sull’orlo della pazzia in più di una occasione e non era certo che loro ne sarebbero stati all’altezza e nella strada che avevano scelto, l’esitazione poteva portare alla morte.
Eppure quella ragazza aveva ragione. Non poteva continuare da solo, dei suoi fratelli doveva fidarsi o sarebbe stata la fine.
“Sono certa che anche noi elfi scuri, un giorno potremo trovare il nostro posto nel creato, anche senza la pietra nera e vivere in pace, come sono in pace gli umani nell’Eden”
L’eden, quel nome, per Morte, fu come una scarica elettrica che gli attraversava il cervello. Un luogo dove gli umani, questa nuova forma di vita comparsa recentemente nel creato, aveva trovato posto. Un regno creato dal Paradiso per queste effimere creature. Un luogo potente e al tempo stesso un regno vergine dove era possibile che vi si insidiassero.
“L’eden” mormorò Morte
“Cosa?” disse Marlene
“Vogliono attaccare L’Eden! Ecco cosa vuole fare Absolom”
Morte si voltò di scatto e si diresse verso la porta.
“Aspetta dove vai?”
“Devo tornare dal Consiglio e riferirgli…” ma prima che potesse finire la frase, la porta della camera di Morte si spalancò. Guerra, con il fiato corto, si parò davanti al fratello maggiore. Il suo volto era una maschera di incredulità.
“Fatti da parte Guerra”
“Abbiamo un problema fratello, Furia…”
Morte sospirò esasperato e bloccò il fratello più giovane dicendogli: “Quel che combina nostra sorella non mi interessa, adesso abbiamo problemi più gravi”
“Anche questo lo è: nostra sorella ha attaccato briga con un demone e le sta prendendo”
“Cosa? Da un demone? E come è fatto?” Morte ora era davvero sorpreso. Pochissimi potevano mettere in difficoltà Furia e tra quelli, solo lui era rimasto in vita, quindi chi poteva essere il demone in questione?
“Ha un aspetto quasi umano, veste con un’armatura, ha i capelli bianchi ed è armato con tre spade” disse Guerra.
“Oh, no!” urlò Marlene “Dovete fermare vostra sorella. Quel demone è…”
Le parole di Marlene furono interrotte da una violenta esplosione che scosse l’intero palazzo e prima ancora dell’esplosione, una voce metallica aveva proferito queste parole: “Cicatrice del vento!” 

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Capitolo 20
*** L'arrivo del demone cane ***


~~ Guerra e Morte si diressero verso la finestra e si gettarono da essa, atterrando con uno schianto pari a quello di una meteora, nel cortile da cui avevano sentito i rumori del combattimento.
Quello che si trovarono davanti aveva dell’incredibile: tre crepe nel terreno, grandi quanto quelle che avrebbe potuto provocare il più violento terremoto, erano apparse nel terreno del cortile e nelle due estremità di queste crepe vi erano due persone di eguale potenza. Da una parte Furia, armata della sua frusta, era riuscita a scansare all’ultimo momento il terribile colpo anche se la spallina della sua armatura ora era in pezzi rivelandone la spalla e una parte del collo. Dall’altra c’era il suo avversario, il demone con i capelli bianchi che aveva sferrato quel colpo di inaudita potenza. Se ne stava lì ritto in piedi, fiero nello sguardo ma non con l’aria di chi si voleva vantare di aver inferto il primo colpo.
 “Ora basta cavaliere! Risparmia le forze”
A quelle parole, Furia digrignò i denti e con un urlo selvaggio, si scagliò contro di lui. La nephilim, corse per qualche metro, poi spiccò un salto verso l’avversario e la sua frusta guizzò verso di lui. La punta uncinata dell’arma si diresse verso il collo del demone albino ma questi alzò la sua arma e deviò il colpo.
La parola deviazione era un’ eufemismo. La gigantesca spada, la cui lama sembrava un’enorme artiglio, emise un vortice di vento che deviò l’attacco avversario e scagliò Furia lontano, facendola schiantare contro il muro del castello.
Il demone, puntò la spada verso la nephilim senza difficoltà. Quella spada era più grande e sicuramente più pesante di lui, ma l’albino la impugnava tranquillamente come se fosse stata un leggerissimo fioretto.
Ancora una volta gli disse: “Ora basta!” e rinfoderò la spada, che con un fascio di luce tornò alle dimensioni di una normalissima katana mentre veniva riposta nel fodero.
Furia si rialzò da terra, ansimante e con un taglio sulla fronte da cui colava copioso del sangue, ma con uno sguardo talmente spaventoso da terrorizzare chiunque.
“Basta?! Ho appena cominciato dannato bastardo! Posso ancora…”
“Prendere un sacco di botte, sorella” concluse Morte frapponendosi tra la giovane sorella e il suo avversario.
“Fatti da parte Morte!” ringhiò Furia, ma il più anziano fra i nehilim rimase fermo, immobile come una statua ma con uno sguardo freddo negli occhi che non ammetteva repliche.
“Al diavolo!” disse Furia con uno schiocco di lingua e riponendo contemporaneamente la sua arma.
Il cavaliere pallido si voltò verso il demone albino e gli disse: “Vedo che non hai perso il tuo tocco dall’ultima volta che ci siamo incontrati”
“Ne tu il tuo cavaliere della Morte. Opera tua quel buco nel cortile?”
“Ah! senti chi parla!” disse il cavaliere indicando le striature nel terreno “Quando ti ho sentito urlare ho capito che il demone con cui mia sorella ha attaccato briga eri tu. Quindi adesso difendi i deboli e i derelitti?”
“Volevo intervenire prima. Anche se avevamo qualche riserva reciproca, Minax era comunque un mio alleato, ma purtroppo il mio regno è stato attaccato da altri demoni che portavano i colori di Bhelhialis e Krator”
“Hanno attaccato su entrambi i fronti, ma con te non l’hanno spuntata. Volevano le tue armi presumo, e la tua testa”
“Immagini bene. Mi ha lasciato perplesso il fatto che i loro uomini avessero delle armi nephilim.
Temevo che Absolom avesse stretto un patto con loro”
“Absolom, ma non con me?”
“So che tu sei troppo intelligente per allearti con degli sciocchi pieni di vana gloria come Bhelialis o Krator e poi sapevo anche del patto stretto da te e dai tuoi fratelli”
Quest’ ultima affermazione lasciò di stucco il cavaliere.
“Tu sapevi?! Come? Io e i mei fratelli siamo agenti del consiglio da poco tempo”
“Ma durante la battaglia del Kothysos non eravate presenti, questo mi ha fatto drizzare le orecchie e i miei informatori hanno scoperto il perché della vostra scomparsa”
“I tuoi informatori?” il cavaliere pallido aprì e chiuse la mano verso il suo collo, riaprendola rivelò cosa aveva afferrato. Era una creatura grande quanto una pulce, ma con evidenti tratti demoniaci.
Era vestito con un kimono verde kaki e i radi capelli grigi rivelavano la sua anziana età. Eppure il modo in cui saltellava lo faceva sembrare, comicamente, un giovanotto.

“Io so che tu hai solo questo piccolo codardo come spia. Da quanto mi sei addosso Myoga?”
Il minuscolo demone pulce rispose con la voce tremante: “D-da poco lord Morte. Solo il tempo per assaggiare quel suo delizioso sangue”
“Bah! Se vuoi controllarmi, non mettermi mai addosso i tuoi lacchè” rispose il cavaliere, scagliandolo al tempo stesso verso il demone albino.
“Come sarebbe lacchè?! Per tua informazione io sono il nobile servitore di Inu no tasho. Il grande demone cane!” Urlò Myoga appena fu atterrato sulla spalla del suo padrone. Ma quel suo attimo di coraggio finì quando Morte lo guardò di sbieco, allora si nascose sotto l’armatura del suo padrone.
“Morte, tu conosci questo demone?” chiesero all’unisono Furia e Guerra. Il cavaliere più anziano rispose: “Sì è il demone cane, uno dei più valenti spadaccini dell’inferno. E’ stata una autentica spina nel fianco per noi nephilim quando cercammo di invadere il suo territorio”  “Mi rammento che se non fosse stato per te cavaliere, i tuoi fratelli sarebbero tutti morti” concluse con un sorriso ironico l’albino.
“Forse. Ma anche io non ne sono uscito del tutto integro dal nostro ultimo scontro” disse Morte.
“Comunque, che cosa ci fai qui? La battaglia è finita”
“E’ vero. Ma Marlene è stata eletta regina e come alleato del suo regno, era mio preciso dovere venirla ad omaggiare”
“Quindi sei qui per delle frivolezze di corte, demone?” ringhiò Guerra inserendosi nel discorso
“Omaggiare i propri alleati è una cosa che bisogna fare cavaliere. Non sempre si può contare sulle proprie forze”
Guerra fece un gesto con la mano come per considerare tutto ciò una sciocchezza e voltò le spalle al demone e al fratello maggiore.
“I tuoi fratelli sono piuttosto potenti. Percepisco una grande forza da Guerra e da Furia” mormorò il demone albino
“Non farglielo sapere” gli rispose Morte. Sapeva che altrimenti si sarebbe dovuto sorbire le loro spacconate fino alla nausea.
“Vedrò di evitarlo”
Morte si diresse verso il portone che conduceva alla sala, intercettando per tempo sua sorella Furia che stava per scagliarsi contro il demone cane “Lascia perdere Furia. Se non sei morta è solo per una cortesia verso di me”
“Maledetto cagnaccio! Giuro che gliela farò pagare!” ringhiò la nephilim ma Guerra, avvicinandosi, le disse: “L’unica cosa che otterresti è di finire come una povera storpia sorella. Quel demone possiede un’ aura e una spada particolarmente potente e non oso pensare a quello che possono fare le altre due”
“Io ho affrontato quelle armi in passato e non è stata una passeggiata. Credimi se ti dico che ti è andata bene sorella”
Furia non disse niente, non aveva voglia di discutere ancora ma il suo sguardo carico di rabbia era sufficiente per far capire ai due fratelli che la questione tra lei e il demone cane era ancora aperta.
“Andiamo fratelli. Abbiamo una cerimonia a cui presenziare” disse Morte “E da quando ti vuoi immischiare in queste frivolezze di corte, fratello?” chiese Guerra “Infatti io non lo farò. Sarete voi a farlo. Io devo mettermi in contatto con il Consiglio” “Perché?” chiese Furia “L’obbiettivo di Absolom è l’Eden” “Cosa?! Ne sei sicuro?” chiesero all’unisono i due nephilim più giovani “Purtroppo. E se è vero, dovremo preparaci alla guerra” concluse Morte con un filo di voce che pareva un sospiro.  
              

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Capitolo 21
*** Lucifon ***


~~“E così dobbiamo prepararci per una nuova battaglia?! Cavolo, avevo voglia di rilassarmi un po’!”
Sbottò Conflitto mentre faceva, al tempo stesso, l’occhiolino ad un paio di elfe scure che stavano versando da bere ad alcuni ospiti. Vedendo la chiara avanse del cavaliere si voltarono indignate.
“Smetti di fare l’idiota fratello!” disse Guerra “Morte, si è messo in contatto con il Consiglio e ci saprà dire cosa dobbiamo fare. Se dovremo combattere, dovremo essere pronti” “Uffa, va bene, va bene. Dovresti rilassarti una volta ogni tanto” Guerra rispose al commento del fratello con uno sguardo truce che portò il fratello, per niente intimorito, a rivolgersi alla sorella. “Allora sorella, ho visto che le hai prese da un demone” “Come…?!”  esclamò Furia sorpresa  “Come faccio a saperlo? Sorella nessuno è uscito perché se la facevano tutti sotto, ma soltanto un sordo non avrebbe potuto sentire i colpi. Sono andato a una finestra e ho visto tutto. Soprattutto la parte in cui quel tipo ti ha sbatacchiato contro il muro” All’udire quelle parole, Furia fece per estrarre la sua arma ma Conflitto aveva estratto una delle sue pistole e già gliela puntava contro lo stomaco.
“Provaci. Vediamo chi è più svelto” 
“Suvvia, suvvia. Cavalieri, avete dimostrato la vostra potenza battendo un’ esercito formidabile, a che scopo demolire il castello?”
A parlare era stato un’ essere che, a prima vista sarebbe potuto sembrare un’ umano ma i lobi delle orecchie leggermente appuntite rivelavano la sua natura demoniaca. A differenza degli elfi scuri, però la sua carnagione era chiara. Di statura media, con una tunica rossa  a tratti argentata, lunghi capelli biondi che incorniciavano il suo volto dai bei lineamenti aristocatici e occhi di colore viola. A prima vista sarebbe sembrato un tipo innocuo ma il modo in cui si era messo in mezzo ai due cavalieri senza temere la loro reazione la diceva lunga sulla sua tempra.
“Fatti gli affari tuoi demone!” ringhiò Furia al nuovo arrivato, ma questi gli rispose tranquillamente:
“Vuole davvero colpirmi mia signora? Non credo di essere un avversario degno della sua forza” ”Infatti non lo sei” Il biondo le mise una mano sopra alla sua e lo stesso fece con Conflitto e disse ad entrambi: “Allora penso che mi perdonerete” “Per cosa?”  chiesero entrambi i cavalieri infastiditi da quel tocco; ma il loro fastidio si trasformò in dolore e successivamente in rabbia quando sentirono la loro carne lacerata da quello che era chiaramente un artiglio. Spostarono le loro armi verso il nuovo arrivato, il quale si era leggermente distanziato da loro. Il demone, adesso con tono beffardo, disse: “Per questo. Spero che non me ne vorrete per avervi inflitto un colpo. Un demone debole come me che colpisce due potenti agenti del Consiglio come voi… ah, quale onore e quale umiliazione per voi”
“Lurido bastardo!” disse Conflitto, desideroso di fargli saltare il cervello. Il pistolero era furibondo, ma non meno di Furia che stava per decapitare il demone che l’aveva ferita. “Ora basta, tutte e due!” tuonò Guerra che fino ad ora era rimasto in silenzio “Furia, fin dall’inizio mi hai detto che servire il Consiglio non ti andava a genio proprio come a me, ma quella volta sei stata tu a fermarmi e a impedirmi di fare una sciocchezza ora sono io a chiedertelo”
Furia guardò negli occhi il fratello più giovane dopodichè rinfoderò la sua arma.
Guerra poi disse a Conflitto, il quale ancora puntava le sue pistole contro il biondo : “Basta fratello!”
Il tono del rosso cavaliere fece capire al pistolero che era abbastanza.
“Bah! Mi ha solo graffiato. Vorrà dire che mi farò medicare una di queste leggiadre fanciulle” scherzò il cavaliere dirigendosi verso le due giovani che prima lo avevano guardato indignate.
“Ti ringrazio per il tuo aiuto cavaliere” disse il demone biondo “Non l’ho fatto per te feccia. Uno che ricorre a falsi sorrise e a lusinghe per colpire qualcuno merita la morte ma non certo per mezzo di armi come quelle mie e dei miei fratelli. Credo che basterebbe schiacciarti la testa sotto il mio stivale”
“Parole forti, da un così giovane cavaliere” a parlare era stato un nuovo arrivato, questo era chiaramente un demone, la pelle rossa, dura come le scaglie di un drago, le ali che puntavano all’ingiù, le corna ramificate e gli occhi gialli dai bagliori luciferini gli davano un’ aspetto terrificante.
“Quindi sei venuto anche tu Samael?” disse Furia all’arcidemone “Non credevo che quella giovane fosse così importante” “Ah,ahaah! Lei è molto importante, potrei quasi dire vitale”  “Per chi? Per te?” chiese Guerra “Oh no, per me è solo una giovane sovrana che spero non oserà infastidirmi”
“Non ci tengo infatti Samel” Marlene era arrivata alle spalle del temuto signore della fortezza di ossidiana con passo felpato e adesso lo stava fissando con sguardo fermo.
“Ciò che io voglio è che il mio popolo viva in pace e spero che lei manterrà fede alla tregua”
“A differenza di quei due sciocchi di Bhelialis e Krator, io rispetto i patti e poi non vedrei l’interesse ad attaccarvi”
“”Per adesso almeno. Si sa che i demoni non rispettano sempre la parola data” disse Furia
“Attenta a ciò che dici ,cavaliere! Potrei strapparti la spina dorsale e usarla per frustarti” 
“Andiamo Samael, stavo solo scherzando”  disse sorridendo beffardamente la nephilim
“Ma certo cavaliere. Anche io” disse con tono pacato l’arcidemone  “Lasciando da parte queste inutili facezie, dov’è Morte? Ho saputo che la voragine che una volta era la pianura, è opera sua. Sono sbalordito da quanto sia diventato potente” “Sbalordito o spaventato, Samael?” disse Furia, con un sorriso beffardo ma prima che l’arcidemone potesse aprire bocca, l’altro demone, quello biondo, disse: “Vero, dov’è vostro fratello? Sarei curioso di conoscerlo” “Oh, credimi! Non ti piacerebbe incontrarlo. Non ha molta simpatia per quelli come te”
“Molto bene. Vorrà dire che dovrò stare molto attento” “Non so se ti basterebbe la tua attenzione demone” “Prego, lady Furia. Ho un nome anche io” “E quale sarebbe?” “Lucifon, mia signora. Lucifon” detto questo, il demone si girò e lasciò il gruppetto.
“Tipo strano” disse Guerra “E’ solo un codardo. Non vale neanche la pena che lo ammazzi” replicò Furia “Chi lo sa cavalieri? Chi può saperlo?” disse Samael ridacchiando subito prima di allontanarsi. Rimasti soli con Marlene, i due cavalieri le dissero: “Cosa avrà voluto dire?”
“Non so. E’ difficile capire cosa passi per la testa del signore della fortezza di ossidiana, ma sicuramente sa qualche cosa” “Già. Le sue parole e i suoi sorrisetti sono molto esplicativi” replicò Furia “Ma è quell’altro che mi lascia perplessa. Per quanto sia codardo, sembra che cercasse lo scontro. Come ha detto che si chiama?” “Lucifon, sorella. Tu lo conosci Marlene?”
La giovane rimase in silenzio per un momento come se stesse riflettendo e poi disse: “Mai sentito nominare, ma non vuol dire niente. Qui sono presenti demoni maggiori ma anche minori, signori di regni che nessuno, nemmeno il Consiglio conosce. Forse è uno di quelli” “Forse. In ogni caso lo terremo d’occhio, ma per adesso abbiamo altri problemi” “Gli stessi che hanno spinto tuo fratello a chiudersi nella prima stanza che ha trovato, dopo aver cacciato chi c’era al suo interno?” domandò la giovane con un sorriso ironico “Indovinato” “Sta bene?” “Lo hai visto” “Non capisco come si possa essere così incoscienti. Non si è ancora ripreso del tutto e vuole partire per un’altra missione” “Non abbiamo scelta, noi dobbiamo…” “ Proteggere l’equilibrio lo so! Un giorno finirete morti ammazzati se continuate a gettarvi nella mischia malandati” “Stiamo bene. Gli effetti di quella freccia sono scomparsi” “Per quanto riguarda te si vede, ma è Morte quello che mi sembrava più provato” “Provato?! Hai visto anche tu il salto che ha fatto!” “Lo visto e spero che non fosse un tentativo per farci credere che è in perfetta forma e che quindi non dobbiamo dubitare di lui”
“Noi? Ragazzina, credimi, tu sei l’ultima dei suoi pensieri.”
A quelle parole, il volto di Marlene cambiò. Fu come se Guerra l’avesse schiaffeggiata, abbassò la testa e si diresse verso la grande scala che portava al piano superiore.
“Wow, tu ci sai proprio fare con le donne” “Lascia perdere sorella” “No non lascio perdere, adesso voglio sapere che cosa è successo a te e a Morte. Cos’è questa storia della freccia? Non ce ne hai parlato prima” “Morte me lo ha impedito” “Ma adesso lui non è qui, quindi vuota il sacco” Guerra rimase in silenzio per un attimo decidendo sul da farsi. Ormai la frittata era fatta, non poteva nascondere a sua sorella cosa era accaduto a lui e al fratello maggiore per colpa di quella strana arma e sperò che sua sorella non usasse questa circostanza per danneggiare Morte. Sapeva che la sua ambizione era senza freni e che avrebbe dato tutto per essere alla guida dei cavalieri ma si augurò che non si spingesse fino ad un’ attacco a sorpresa ai danni di Morte.
“E va bene. Ti dirò tutto ma non qui”

Intanto, Lucifon si era allontanato dal salone e si era infilato in una stanzetta buia, dove era certo che nessuno sarebbe passato. Si guardò le mani, aveva ancora il sangue di Furia e Conflitto su di esse, sorrise mentre per un incanto il sangue dei due cavalieri si raggruppava nel palmo delle sue mani, cristallizzandosi e assumendo la forma di due piccoli frammenti neri. “Ora sono in mio potere”               

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Capitolo 22
*** La condanna, il conflitto ***


~~“Ciò che hanno fatto i nephilim è molto grave cavaliere!” disse la testa centrale
“hanno infranto la legge e devono essere puniti!” concluse quella di destra.
“Punirli?! Ma… non è ancora chiaro il loro coinvolgimento” replicò Morte
“La presenza di quelle armi è già una prova schiacciante ma l’uso del devastatore per uccidere Minax è una condanna assicurata” concluse la testa di destra.
Morte, nella stanza dove si trovava, aveva aperto un collegamento per la camera dell’Arso Consiglio, li vedeva perfettamente come loro vedevano perfettamente lui; aveva preferito questo sistema al perdere tempo per andare da loro. Sperava che gli dessero almeno un certo margine di tempo per completare le indagini e scoprire di più sul coinvolgimento dei nephilim nell’attacco al regno di Minax e al suo omicidio, ma quando aveva concluso il suo rapporto, il Consiglio aveva cominciato a fare fuoco e fiamme, in senso letterale del termine.
“I nephilim devono essere puniti! E questo incarico spetterà a te e ai tuoi fratelli, Morte!”
Morte sgranò quei tizzoni ardenti, che erano i suoi occhi, e disse, cercando di mantenere il più possibile la calma: “Aspettate! Lasciate che lo faccia io soltanto!”
“Nobile tentativo Morte. Cercare di evitare ai tuoi fratelli il peso di una simile colpa!”
“Ma dovete essere tutti voi a eliminare i nephilim!”
“dimostrerete così la vostra totale fedeltà all’Consiglio e all’equilibrio!”
Le tre statue avevano parlato da sinistra a destra e a Morte era quasi venuto il torcicollo a seguirli. Tra questo e la nuova missione che gli era appena stata affidata era sul punto di esplodere. Avrebbe voluto chiudere il collegamento e mettersi a urlare facendo a pezzi tutto ciò che c’era nella stanza, ma sarebbe stata una azione inutile. Sapeva che il Consiglio non avrebbe preso bene un rifiuto perciò, abbassando la testa, disse : “Cosa volte che facciamo?” Sapeva cosa gli avrebbero chiesto ma una piccola parte di lui, sperava fino all’ultimo che non gli dicesse quello che già immaginava “Eliminate i nephilim! Tutti quanti nessuno escluso!” tuonò la statua centrale, la piccola scintilla di speranza in Morte era svanita. Il cavaliere pallido alzò la testa e rispose: “Sarà fatto” Morte fece per interrompere il collegamento quando una delle tre statue disse:
“Non solo devono essere eliminati. Le loro anime non devono in alcun modo entrare nel pozzo. Il loro operato merita che siano condannati alla punizione suprema! Imprigiona le loro anime in questo e poi gettalo nell’abisso!”
Davanti a Morte comparve, dall’etere, un’ amuleto di cristallo attorniato ai bordi da decine di teschi, il cavaliere lo afferrò, seppur con riluttanza e se lo mise al collo.
“Questo sarà compito tuo cavaliere! Esegui ciò che ti è stato ordinato e così tu e i tuoi fratelli dimostrerete la vostra fedeltà a noi” e con un lampo l’immagine del Consiglio svanì.
Il cavaliere pallido si sedette per terra, una gamba distesa e le dita delle mani incrociate. Inutile negarlo, non sapeva che fare, tutta questa faccenda gli sembrava strana e pericolosa. Certo, le armi che aveva visto erano nephilim e conosceva i danni che poteva fare il devastatore, l’aveva creato lui, ma non riusciva a credere fino in fondo che tutto ciò fosse opera dei nehilim. Absolom non poteva essere così stupido da usare delle armi che lo avrebbero incriminato e poi allearsi con gente come Bhelialis e Krator assurdo non era nel suo stile e poi quando gli aveva parlato lo aveva guardato dritto negli occhi e non aveva visto  la benché minima traccia d menzogna. Se gli aveva detto che lui non centrava nell’omicidio di Minax allora diceva il vero. Stava per uccidere degli innocenti e quel che peggio era il fatto che in questa ingiusta strage sarebbero stati trascinati anche i suoi fratelli. Il cigolio di una porta lo fece trasalire ma non gli fece prendere in mano la mietitrice, riconobbe dal passo la giovane Marlene che stava entrando cercando di non farsi notare. “Che cosa vuoi Marlene?” lei trasalì, seppure cercando di non darlo a vedere, ma il cavaliere percepì il respiro che la giovane cercava di trattenere o la tensione che stava avendo mentre poggiava il piede a terra. “Dovrei smetterla di cercare di prenderti alle spalle. Ormai è chiaro che è impossibile” “Vero. Quindi? Quanto hai sentito?” “Niente, ma immagino dalla tua voce che non sono belle notizie”
Morte, mentre sospirava, si rimise in piedi e disse: “Il Consiglio ha deciso per lo sterminio dei Nephilim” “Cosa?!” “E la decisione è irrevocabile!” quelle parole, e il modo in cui furono dette, fecero capire alla giovane che non c’era niente che lei potesse dire o fare per convincere il Consiglio a fare un passo indietro dalla sua decisione.
“Sarete voi a farlo vero?” la risposta di Morte fu quasi un sussurro: “Sì”
“Come possono…”  “Possono perché ne hanno il potere!” tuonò il cavaliere “Imparala bene questa lezione, giovane regina; il vero potere non si basa su una corona o su un trono, ma sul potere che detieni su una persona. Se chi ha il potere ti dice di abbaiare tu abbai, e si ti dice di stare a cuccia… beh, tu fai il morto” “Ah! E’ questo allora che sei, un cane?” la mano di Morte scattò rapida verso la giovane ma invece del collo di Marlene la mano del cavaliere strinse il vuoto, un momento dopo, perse l’equilibrio e cadde di schiena a terra.
Prima che potesse rialzarsi il piede di Marlene era sul suo collo bloccandogli la trachea.
“Arrenditi e implora pietà” gli disse la ragazza, da dietro la maschera, Morte sorrise. Alzò un braccio e la mietitrice arrivò di volata nella sua mano, alle spalle di Marlene, la quale fu costretta ad abbassarsi e a spostarsi leggermente. Il cambiamento fu quello che servì a Morte, la mietitrice si trasformò in una lancia che lo aiutò a rialzarsi più rapidamente, poi l’arma si ritrasformò, questa volta in due falcetti, il cavaliere colpì la ragazza con un calcio all’addome facendola cadere a terra e prima che lei potesse rialzarsi lui gli era sopra, le lame delle falci chiuse a mò di tagliola sul suo collo, le gambe bloccate e le braccia impossibilitate a muoversi. Morte avvicinò il suo viso mascherato al suo e gli sussurrò: “Visto? Non hai alcun potere su di me” “Neanche il Consiglio ne ha su di te” Il cavaliere si rialzò, liberando la ragazza dalla sua presa “Ti comporti come se non avessi scelta ma non è così” “Davvero? Oh, e allora ditemi vostra maestà, quale scelta ho per non condannare a morte me e i mei fratelli?” “Questo non lo so, ma tu forse hai la risposta”
Prima che Morte potesse replicare Marlene era uscita dalla stanza richiudendo la porta con un tonfo sordo.

“Perfetto, Marlene sta agendo come avevo previsto” disse la figura mentre guardava le immagini inviate dal muta- forma “Ho l’essenza dei cavalieri e presto avrò anche le anime dei loro fratelli. L’albero della conoscenza dell’Eden non mi aveva mentito. E’ stato difficile entrarvi ma ne è valsa la pena. Presto Morte conoscerai la vera disperazione!” concluse Lucifon con un sogghigno.    
             

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