We run without reason like stray dogs

di Eneri_Mess
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** The Dancing Fool ***
Capitolo 2: *** Scacco al Re ***



Capitolo 1
*** The Dancing Fool ***


Cow-t, quarta settimana, M2
Prompt: Tarocchi - Il Matto.
Numero Parole: 560
Rating: SAFE - con riserve.

Warning: menzione di uso di droghe.

Nota 1: 0. Il Matto (carta rovesciata) - Il significato del Matto assume tutte le sfumature tra l'innocenza e la follia, compresi l'istinto, l'originalità, la spensieratezza, le azioni incomprensibili, il distacco della mente. È la parte irrazionale dell'uomo, che può condurlo sia nel bene che nel male.
In negativo è la follia, intesa come alienamento dalla realtà, il restare confinati nel proprio mondo interiore. Può indicare indifferenza, depressione, vuoto. È anche smarrimento, voglia di fuggire dal passato, irresponsabilità, esibizionismo, immaturità, inesperienza, superficialità.

Nota 2: Sorta di Missing Moment tra la Blue Era (Fifteen) e la Dark Era. 




 

Quando Chuuya lo trova, Dazai ha ancora un senso di euforia latente dato dagli acidi. Ricorda vagamente cos'è successo. Un regolamento di conti finito male con alcuni esponenti di un'altra organizzazione - niente di davvero casuale, più una messinscena per ordine del Boss in cui ha solo calcato la mano. Poi una sparatoria - inevitabile? - e, infine, il silenzio. Ma le allucinazioni persistono. 

Chuuya sta commentando lo schifo. Sono stati gli uomini sopravvissuti di Dazai a chiamarlo, mentre ora si stanno occupando di ripulire il tutto, ma nessuno di loro è abbastanza temerario da voler avere a che fare col giovane dirigente in quelle condizioni. 

Dazai ride e rovescia la testa all'indietro. È su un divano. Crede sia rosso, ma ci sono delle macchie nere. O forse è il contrario. Chuuya lo afferra per un braccio e lo scrolla e Dazai ride più forte, aggrappandosi agli effetti dell'LSD sperando non lo abbandonino perché non vuole tornare alla realtà quadrata fatta di spigoli, dove i suoi tentativi di fuga dalla vita sono fallimentari. Come quella sera. Si è fatto si e no qualche graffio nello scontro, anche danzando in mezzo ai proiettili. Ricorda di aver sparato a sua volta, probabilmente ha anche ucciso qualcuno, ma non saprebbe confermarlo. Erano tutte figure sfuocate e grottesche, erano mostri di cui non aveva paura perché la cosa che al mondo più lo destabilizza è questa vita che si trascina giorno dopo giorno, consumandogli i polmoni e la sanità mentale nella giostra di tedio quotidiano. 

Anche ora, potrebbe avere più voglia di vivere cominciando un battibecco con Chuuya, rispetto alla danza macabra a cui ha dato il via lui stesso. Si chiede se sia ironia o sarcasmo, e dove sbagli nel suoi tentativi di trovare risposte.

"... sei uno stronzo irresponsabile. Di che diavolo ti sei fatto!?" 

Chuuya lo ha rimesso in piedi e lo tiene per le braccia. Dazai esaurisce la risata, anche se vorrebbe continuare ancora per un po'. La differenza d'altezza tra di loro ormai è marcata, eppure non c'è verso di far sentire davvero piccolo il rosso.

Dazai osserva il partner dall'unico occhio non bendato e gli acidi conservano ancora un riverbero per lui, e per una frazione di secondo il giovane dirigente ha la sensazione di vedere oltre quel visetto pulito da cagnolino fedele di Chuuya ed è faccia a faccia con la bestia, quella che terrorizzò Randou-san più di dieci anni prima, l'Arahabaki - ed è una visione sublime. Terrificante quanto può esserlo un mostro che provoca meraviglia. Visto - immaginato - così potrebbe distruggerlo, e Dazai vorrebbe che lo distruggesse davvero. Sarebbe così eccitante, potrebbe sentirsi vivo un attimo prima che la sua luce venga spenta del tutto. 

Tuttavia, l'unica cosa distrutta lì, oltre a un altro pezzo di fiducia tra loro probabilmente, l'ennesimo, non che Dazai misuri davvero una cosa del genere, è il suo corpo. Ha un malessere fastidioso allo stomaco, la bocca secca, il cervello che inciampa nei propri pensieri. 

Così, finisce con l'appoggiare la fronte sulla spalla del partner e ad emettere un verso, o uno sbuffo o un singhiozzo o qualcosa che sembra un'altra risata. 

"Sono stanco" la sua voce è ferma per la prima volta. "Ho preso degli acidi. Portami via." 

"Tu sei un maledetto folle mentecatto."

"Quello che ti pare. Pensavo fosse divertente." 

Alla fine, per un po' ha ballato.


Nefelibata

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Capitolo 2
*** Scacco al Re ***


Cow-t, quarta settimana, M2
Prompt: Tarocchi - Il Bagatto.
Numero Parole: 880
Rating: SAFE - con riserve.

Warning: menzione di tentativo di suicidio. 

Nota 1: 01 - Il Bagatto (Mago/Artigiano) (carta dritta). Nella cartomanzia il Bagatto assume i significati tra abilità e inganno, quindi a seconda del contesto può significare adattabilità, potenzialità, trasformazione, fantasia, volontà, diplomazia, manipolazione.
Quando è in aspetto positivo suggerisce al consultante che ha le capacità di ottenere ciò che desidera. Può rappresentare anche la presenza vicina di una persona abile o il momento propizio per iniziare ad operare verso il proprio obiettivo. È in genere carta sempre favorevole e positiva, che indica fecondità in ogni senso.
Quando è in aspetto negativo può indicare inganno, seduzione, eccesso di fiducia. È l'uomo che non è riuscito a dominare la natura.

Nota 2: Primo incontro tra Dazai e Mori, quindi diciamo spoiler S3 grossomodo? Secondo una fanwiki, Dazai, dopo un tentativo di suicidio, è stato portato da Mori e aveva 14 anni. Circa un anno prima della Light Novel Fifteen più o meno, penso, se ci si basa sull’età. Se avessi preso il significato rovesciato del Bagatto, penso che avrei scritto qualcosa post Dark Era, dopo che Dazai lascia la mafia. Ma la socia ha votato per la carta al dritto UU/



 

Mori Ougai aveva risolto il problema che più lo affliggeva quando gli era stato portato da curare un quattordicenne che aveva tentato di suicidarsi. Un classico taglio delle vene, non così insolito per quella brutta età che era l'adolescenza. Insolito si era rivelato lo sguardo di quel ragazzino. Denso, spento, tediato. 

Dazai Osamu. Dazai

Un nome che Mori aveva ripetuto tra sé e sé per tutta la mattinata, provandone la cadenza, saggiandone la consistenza come un motivetto ronzante che fino a quel momento non aveva colto, ma che sembrava essere sempre stato lì. 

Dazai. Qualcuno con niente da perdere e da cui Mori avrebbe potuto guadagnare tutto.

"Sei di nuovo tra noi, Dazai-kun" lo aveva salutato quando aveva riaperto gli occhi. E intanto, quel nome sbatteva nella sua mente come a volerne uscire di prepotenza, ancora e ancora. Mori si stava contenendo. L'aplomb era qualcosa che gli apparteneva e non si sarebbe lasciato trasportare da quella eccitazione precoce e informe. "Sono il dottor Mori. È la prima volta che tenti di suicidarti?" 

Dazai lo stava guardando come un animale ancora vivo dopo un brutto incidente, che tenta di constatare il nuovo pericolo. A distanza di anni, se Mori avesse dovuto definire un momento di debolezza di Dazai, forse avrebbe ricordato solo quello del loro primo incontro. Il futuro Boss della Port Mafia sapeva che tipo di effetti era capace di produrre nelle persone, che espressioni esibire, quali parole usare per poter far loro credere quello che avrebbe voluto. Un classico in cui fino a quel momento solo una persona non era caduta - ma Fukuzawa ormai aveva intrapreso un altro capitolo della propria vita e non era più un suo pensiero. Con Dazai, l'istinto gli disse di usare quanta più sincerità gli riuscisse, anche nel caso la propria ombra avesse potuto assumere contorni mefistofelici. Aveva idea di trovarsi davanti un proprio simile, come un viaggiatore apparentemente straniero che si rivela poi essere un concittadino. In fondo, la porta dell’inferno non era spalancata solo in entrata.  

"Hai ancora la lingua per parlare" aggiunse Mori quando il paziente non fiatò. "C'è dell'acqua, se vuoi" proseguì, accennando con la testa al comodino. Tuttavia, Dazai continuò a fissarlo finché non si tirò su a sedere, non senza lamentele per lo sforzo sui polsi. 

"... odio il dolore" mormorò il ragazzo, fissandosi ora le bende chiazzate appena di rosso, le dita debolmente raccolte come rami spezzati.

"Sai, ci sono metodi meno dolorosi per suicidarsi." 

Mori si sentiva come un gatto che spiega al topo già azzoppato come avvicinarsi alla trappola per far scattare il meccanismo in modo che questo lo uccida in un unico colpo. 

"... tipo?" 

Tuttavia, se il gatto avesse offerto al topo del formaggio senza trappole, chissà se lo avrebbe messo nella condizione di scegliere. 

"Chiedere al medico che ti ha salvato il metodo migliore per suicidarsi non trovi sia un paradosso, Dazai-kun?" Mori finse un po', perché in fondo era inevitabile. Quando per troppo tempo indossi una maschera, questa diventa reale. "A ogni modo, non hanno saputo dirmi nulla di te. Chi sei, Dazai-kun?" 

Non che fosse importante. In fondo, pensava Mori, se hai tentato di suicidarti non pensi di essere realmente qualcuno

"Non mi piace che faccia male" disse Dazai, ancora. Anche se suonava terribilmente come un perché fa così male? 

Mori recuperò un flaconcino di antidolorifici e appoggiò una pastiglia vicino al bicchiere d'acqua. Dazai rimase guardingo, più come se non reputasse tutto reale, o stesse cercando di convincersi che non lo fosse. 

"Dazai-kun, ho un grattacapo che mi tormenta da diverso tempo" iniziò Mori discorsivo, prendendosi il mento con le dita e imitando una posa riflessiva e bisognosa. Quel motivetto nella sua testa lo stava assordando. "Per farla breve e non annoiarti, immagina un Re delirante arroccato nella sua torre. Tu ti sforzi di buttarlo giù ma i tentativi risultano vani. Cerchi di farne fuori i pedoni, ma questi sono troppi e tu ne hai troppi pochi. I pezzi migliori del Re sono in realtà poco inclini a combattere, ma sono forti... un passo falso e fine dei giochi. Non riesco a trovare la mossa giusta, sono bloccato in una impasse." 

Il ragazzino stava mandando giù la pillola e non rispose subito. Avrebbe, in realtà, potuto porre diverse domande, a cominciare dal perché quel medico lo stesse trattando come se si conoscessero da una vita. Ma come non importava a Mori, così non pareva fregare neanche a Dazai. 

"Pensavo che un'incisione sarebbe bastata" sussurrò Dazai, le proprie dita che sfioravano lì dove aveva provato a far scivolare via la vita. Poi guardò Mori, di nuovo, ma il suo sguardo questa volta fu pungente. "Forse avrei dovuto provare con la vena del collo" e un dito, indolente, passò da un lato all’altro della gola. "Un taglio qui basterebbe a togliermi di mezzo?"

Mori poteva vedere la scena. Sapeva come sarebbe andata, cosa avrebbe dovuto fare, cosa avrebbe detto. Per la prima volta in tre anni, la soluzione era lì, insieme al raggiungimento del proprio obiettivo. 

Nella sua mente, il ronzio si quietò. Si trasformò.

"Dazai-kun" disse, e quel nome si incastrava perfettamente nel suo tono, diventando l’armonia di una nuova ballata che aveva solo concluso l’ouverture. "Questa sera avrò bisogno di un assistente. Sarà meglio procurarti dei vestiti nuovi." 

 

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