Il Ghiaccio e il Fuoco

di __Lily
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** UNO ***
Capitolo 2: *** DUE ***
Capitolo 3: *** TRE ***
Capitolo 4: *** QUATTRO ***
Capitolo 5: *** CINQUE ***
Capitolo 6: *** SEI ***
Capitolo 7: *** SETTE ***
Capitolo 8: *** OTTO ***
Capitolo 9: *** NOVE ***
Capitolo 10: *** DIECI ***
Capitolo 11: *** UNDICI ***
Capitolo 12: *** DODICI ***
Capitolo 13: *** TREDICI ***
Capitolo 14: *** QUATTORDICI ***
Capitolo 15: *** QUINDICI ***
Capitolo 16: *** SEDICI ***
Capitolo 17: *** DICIASSETTE ***
Capitolo 18: *** DICIOTTO ***
Capitolo 19: *** DICIANNOVE ***
Capitolo 20: *** VENTI ***
Capitolo 21: *** VENTUNO ***
Capitolo 22: *** VENTIDUE ***
Capitolo 23: *** VENTITRE ***
Capitolo 24: *** VENTIQUATTRO ***
Capitolo 25: *** VENTICINQUE ***
Capitolo 26: *** VENTISEI ***
Capitolo 27: *** VENTISETTE ***
Capitolo 28: *** VENTOTTO ***
Capitolo 29: *** VENTINOVE ***
Capitolo 30: *** TRENTA ***
Capitolo 31: *** TRENTUNO ***
Capitolo 32: *** TRENTADUE ***
Capitolo 33: *** TRENTATRE ***
Capitolo 34: *** TRENTAQUATTRO ***
Capitolo 35: *** TRENTACINQUE ***
Capitolo 36: *** TRENTASEI ***
Capitolo 37: *** TRENTASETTE ***



Capitolo 1
*** UNO ***


UNO.





JON

Il messaggio era arrivato a Grande Inverno quella mattina e recava il sigillo dei Targayen.
Jon si trovava nello studio che un tempo era stato di Eddard Stark quando il maestro entrò con la lettera in mano e uno sguardo abbastanza cupo.
«Chiedo perdono maestà, ma è arrivato un corvo per te.»
«Un altro corvo?»
«Si.»
«Cersei Lannister?» domandò Jon con amarezza, aveva conosciuto Cersei per breve tempo quando si trovava al Nord con suo marito e il seguito reale, aveva conosciuto Jaime Lannister e non era stato un incontro piacevole e infine aveva conosciuto Tyrion Lannister che era andato con lui fino alla Barriera solo per poter ‘pisciare dall’altra parte del mondo’.
«No mio re» rispose il maestro.
Re - pensò Jon - io sono solo un bastardo.
Eppure Lyanna Mormont lo aveva fatto diventare re, gli alfieri erano disposti a seguirlo ovunque e Sansa non sembrava troppo turbata ma quasi sollevata anche se lui sapeva bene che quel titolo non gli apparteneva.
Certo amava il Nord, il Nord era in lui ma non aveva alcun diritto a regnare su quelle terre selvagge, forse aveva passato troppo tempo oltre la Barriera, aveva conosciuto una vita diversa, aveva amato una donna e l’aveva vista morire tra le sue braccia.
«Allora chi la manda?» domandò ser Davos.
«Viene dalla Roccia del Drago» rispose il maestro posandola sul tavolo, «quello è il sigillo dei Targaryen.»
Tutti sapevano della morte dell’ultimo dei draghi Rhaegar Targaryen e delle tragiche morti di sua moglie la principessa Elia e dei loro figli uccisi durante il saccheggio di Approdo del re, così come tutti sapevano della morte di re Aerys per mano di Jaime Lannister.
Ma due Targaryen erano in esilio rammentò Jon.
«Viserys Targaryen è morto oltre il Mare Stretto.»
«Questo è vero maestro, ma quando servivo Stannis, alcuni contrabbandieri mi hanno parlato della ragazza Targaryen e dei suoi draghi, ma gli ultimi draghi non erano più grandi di lucertole e sono vissuti oltre cento anni fa.»
Jon sospirò prendendo in mano la lettera.
Questa non ci voleva.
Aveva già abbastanza pensieri, il Re della Notte avrebbe attaccato prima o poi e il Nord sarebbe stato il primo a pagare la conseguenze.
Ancora guerre.
«Cosa vuole?» domandò Jon senza smettere di fissare il drago a tre teste.
«Non lo so maestà, la lettera come vedi è ancora sigillata.»
«Aprila.»
Il maestro la prese e la aprì, iniziò a leggere e poi si mise a fissare Jon Snow.
«La regina Daenerys Targaryen chiede che tu lord Snow vada alla Roccia del Drago a fare atto di sottomissione, come Torrhen Stark si sottomise a Aegon il conquistatore. Pare che sia stata scritta da Tyrion Lannister.»
«Tyrion Lannister?» chiese sospettoso Davos.
«Si.»
«Come possiamo esserne sicuri?»
Il maestro guardò Jon con imbarazzo, ma Jon era abituato a quello sguardo perché per tutta la vita era stato guardato così.
«Leggi» lo intimò Jon.
«Tutti i nani sono bastardi agli occhi dei propri padri.»
Jon rimase senza parole, il maestro lasciò la lettera sul tavolo del re e se ne andò.
Ricordava quella sera, la sera del banchetto in onore della famiglia reale, un banchetto a cui Jon in quanto Snow non era stato invitato e così era fuggito nel cortile per allenarsi e sfogare la sua rabbia verso lady Catelyn, ora quasi si sentiva in colpa per ciò che le era accaduto.
Ma non era solo, nel cortile c’era Tyrion Lannister il folletto, il nano, il mostro demoniaco, ma al contrario di Jon, Tyrion aveva scelto di evitare quella festa il più possibile.
Quello fu il loro primo incontro e nei giorni trascorsi assieme, Tyrion si era dimostrato un buon amico o almeno a dispetto di suo zio e di suo padre sincero su ciò che avrebbe trovato al suo arrivo alla Barriera.
E’ passato ormai, non sono più quel ragazzo. L’inverno è arrivato come diceva sempre mio padre.
«Credi che sia vera?» domandò Davos riscuotendolo dai suoi ricordi.
«Lo è» rispose Jon prendendo la lettera in mano.










DAENERYS

Daenerys non era ancora convinta di aver fatto la scelta giusta.
Perché mai Jon Snow il figlio di Eddard Stark l’uomo che aveva aiutato l’Usurpatore a uccidere suo fratello Rhaegar, si sarebbe inginocchiato a lei?
Certo lei era la regina, l’ultima dei Targaryen ma aveva imparato in fretta che quel cognome specie a Westeros era una maledizione.
Tyrion la osservava camminare inquieta per la stanza del tavolo scolpito, i suoi draghi volavano nel cielo cupo della notte altrettanto agitati.
«Ripetimi ancora perché» disse lei ancora girata di spalle a fissare un punto indistinto oltre l’orizzonte coperto da un mantello scuro come la pece.
«Perché abbiamo bisogno di alleati.»
«Ho già degli alleati e ho i Dothraki e gli Immacolati e draghi.»
«Vero» rispose Tyrion, «ma più alleati avrai dalla tua parte e più avrai possibilità di conquistare il Trono di Spade.»
Daenerys si voltò, il suo sguardo era freddo, fin troppo.
«Ed è per questo che ci stiamo fidando di una maegi
Non aveva dimenticato e mai lo avrebbe fatto per il resto della sua vita.
Ricordava bene Mirri Maz Duur e la sua maledizione.
«Melisandre non è una maegi» la corresse Tyrion.
«Sacerdotessa, maegi… per me non fa differenza, resta sempre una strega.»
Che possa bruciare al fondo dei Sette Inferi per sempre.
«Ti avrei comunque suggerito di chiedere a Jon Snow di venire qui.»
«Jon Snow è il figlio di Eddard Stark l’uomo che ha aiutato l’Usurpatore a rubare a mio fratello e a mio padre i Sette Regni.»
«Lord Stark era un uomo buono e un uomo d’onore e Jon è come lui. Averlo dalla tua parte ti aiuterà.»
«Cosa ti fa credere che si sottometterà a me?»
Daenerys sapeva bene cosa suo padre aveva fatto a i signori del Nord, Barristan glielo aveva raccontato prima di essere ucciso, così come le aveva raccontato altre cose orribili su re Aerys.
«Se lo conosco almeno un po’ alla fine cederà.»
«E perché dovrebbe? Mio padre ha fatto bruciare vivo suo nonno e suo zio.»
«Re Aerys… ha commesso molti errori ma tu non sei lui.»
«No» rispose lei tentando di convincersi.
Ma se lo diventassi? Se perdessi la ragione come mio padre e come Viserys? Io non voglio essere una folle, non voglio essere una tiranna e tanto meno voglio essere la regina delle ceneri.
«Melisandre sa che Jon Snow verrà, dobbiamo solo aspettare e cercare di portarlo dalla nostra parte offrendo qualcosa in cambio ma non troppo.»
«E cosa vorresti offrire a chi si proclama re del Nord?»
«Un Nord indipendente come lo saranno le Isole di Ferro» le disse Tyrion.
Dany si voltò nuovamente, ma ciò che vedeva in quel mare di oscurità non era la Fortezza Rossa o Approdo del Re, ciò che vedeva era Braavos con la porta rossa della sua infanzia e l’albero di limoni profumati.
Vedeva suo marito Drogo che cavalcava con le stelle come su Khalaasar, sarebbe stato fiero di lei se fosse vissuto per vederla e Rhaego avrebbe avuto sette anni e lei sarebbe stata una buona madre, ne era certa.
«Hai detto che vuoi spezzare la ruota, ebbene Jon Snow con il Nord sono un di quegli ingranaggi. Parlagli e poi potrai decidere se sarà un nostro alleato o un altro nemico.»
«Lo farò» rispose senza voltarsi verso Tyrion.
Tyrion si inchinò e dopo qualche istante se ne andò lasciandola sola.
«Drogo, starò facendo la cosa giusta fidandomi di questa maegi?» domandò Dany a un cielo oscuro.

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Capitolo 2
*** DUE ***


DUE.






JON

Aveva già informato Sansa privatamente della lettera ricevuto dalla Roccia del Drago e le aveva anche detto che sarebbe andato dalla regina Daenerys Targaryen, cosa che sua sorella non aveva preso bene.
Ora si trovava difronte a tutti i signori del Nord e sapeva che anche loro sarebbero stati contro di lui.
Io vi ho risparmiato la vita, ora tocca a voi essermi leali.
«Miei lord ieri mi è stato spedito un corvo con un messaggio da parte della regina Daenerys Targaryen» disse a voce alta in modo che tutti potessero udire.
I mormorii salirono in fretta e anche gli sguardi di disgusto al sentire quel cognome.
«E perché questa Targaryen avrebbe scritto al re del Nord?» domandò  Yohn Royce, «Che cosa vorrebbe da te?»
Jon sospirò, sapeva che sarebbe stata una dura giornata.
Spettro era accanto a lui, guardingo.
«Ciò che lei chiede non conta mio signore, ma conterà ciò che io chiederò a lei. Il nostro nemico sta marciando verso di noi mentre discutiamo, rafforza il suo esercito ogni giorno che passa con altri non-morti. Abbiamo bisogno di alleati per vincere questa guerra, abbiamo bisogno di alleati per sopravvivere e Daenerys Targaryen ha tre draghi e i draghi sputano fuoco miei lord.»
«E se suo padre il re folle fosse stato un drago ti assicuro mio re che a quest’ora nessuno di noi sarebbe stato qui a parlare.»
«Non sappiamo nulla di questa ragazza ma è vero che è pure sempre la figlia di Aerys il folle» disse lord Umber.
«E’ vero lord Umber noi non la conosciamo, non sappiamo se sarà nostra alleata o nostra nemica ma una cosa è certa. Andrò alla Roccia del Drago, domani all’alba io e Ser Davos salperemo da Porto Bianco.»
«Non puoi farlo!» urlò Sansa.
«Sansa…»
«Sei il nostro re e sei mio fratello! Devo ricordarti cosa suo padre fece a nostro nonno e a nostro zio?»
«No non l’ho dimenticato» rispose Jon.
«Allora non andare a Sud, non inginocchiarti a lei.»
«Non intendo inginocchiarmi a lei.»
«Maestà, abbiamo bisogno del re del Nord qui al Nord» disse Lyanna Mormont alzandosi in piedi.
Era proprio una ragazzina tenace e testarda e gli ricordava così tanto sua sorella Arya.
«Sei il nostro re!»
«Aye! Sono il vostro re e vi ho risparmiato la vita nonostante tutti voi vi siate rifiutati di aiutarmi quando Bolton avevano in mano Rickon, vi ho perdonati e sapete che non ho chiesto io di diventare il re del Nord siete stati voi a sceglierlo. Amo il Nord, il Nord è parte di me e io farò ciò che è meglio per la nostra casa.»
«Stai abbandonando la nostra gente! Stai abbandonando la nostra casa!»
«No» disse Jon avvicinandosi a sua sorella Sansa, «li lascio nelle tue mani. Tu sei la vera erede di nostro padre Sansa. Robb è morto e anche Rickon, Bran e Arya sono dispersi. Se non dovessi fare ritorno sarai tu la protettrice del Nord. Deve sempre esserci uno Stark a Grande Inverno e sei tu quella Stark, tu sei la vera figlia di Eddard Stark, forse l’ultima in vita» disse con la voce quasi spezzata.
Sansa comprendeva il dolore di Jon e questo lui lo sapeva, avevano pianto insieme per Rickon, lavando il suo corpo e dandogli l’ultimo saluto.
L’ultima volta che lo avevano visto Rickon era poco più di un bambino piccolo, Jon stentava quasi a riconoscerlo eppure il suo cuore si era allargato di gioia mentre suo fratello gli correva incontro e poi il suo cuore si era pietrificato ed era andato il mille pezzi quando la freccia di Bolton lo aveva colpito facendolo cadere al suolo e facendolo morire, ma almeno gli dei avevano risparmiato a Sansa quella scena e di questo era grato.
«Se volete scusarmi ora ho un viaggio da preparare e vorrei rendere i miei omaggi alla mia famiglia prima di partire.»
I lord si alzarono in piedi e osservarono Jon Snow andarsene insieme al suo lupo bianco, sarebbe andato nelle cripte e poi a pregare nel Parco degli Dei.

 



 


 

DAENERYS

Erano riuniti tutti attorno al tavolo scolpito e Daenerys non poté far a meno di pensare a quante volte suo fratello Rhaegar o sua madre avessero toccato quel tavolo.
Roccia del Drago era il luogo in cui lei era venuta al mondo durante una terribile tempesta, poco tempo dopo la morte di suo fratello Rhaegar per mano di Robert Baratheon.
Mio padre sarà stato anche un folle e pure Viserys ma Rhaegar non lo era e io sono come lui.
«Dobbiamo attaccare ora che nessuno se lo aspetta, attacchiamo e prendiamo Approdo del Re! Abbiamo gli eserciti, abbiamo le navi e soprattutto abbiamo tre draghi. Vinceremo» disse Yara Greyjoy, e Dany sapeva che era vero che avrebbero potuto vincere in quel modo ma poi pensò a suo fratello.
Rhaegar non lo avrebbe permesso - si disse.
«Oh si, Approdo del Re cadrebbe. Ma a che prezzo?» disse Tyrion Lannister osservandoli tutti e in particolar modo osservando la sua regina.
«Non mi importa del prezzo.»
«Tu sei una razziatrice Yara Greyjoy ma noi no.»
«No, voi siete solo assassini» rispose Ellaria Sand.
Quella donna odiava Tyrion, lo riteneva il responsabile della morte di Oberyn e Tyrion odiava quella donna per la morte di sua nipote Myrcella.
«E tu cosa saresti? Tu che hai avvelenato mia nipote? Myrcella era pura e innocente.»
«Elia Martell e i suoi figli avevano forse colpe? Eppure tuo padre diede l’ordine di farli uccidere! E Obery… il mio Oberyn è morto per causa tua.»
«Oberyn scelse liberamente di combattere per me, si offrì lui come mio campione.»
«Già, e non sai il perché vero? Da quando Elia è morta tutto ciò che Obery ha desiderato è stato uccidere il suo assassino.»
«Basta» intervenne Daenerys con voce ferma, «il passato è passato e ognuno dei presenti a questo tavolo ha colpe e motivi per odiarsi ma noi siamo venuti qui per liberare il popolo non per faci la guerra.»
«Davvero mia cara? Tu credi davvero di poterlo fare?»
«Lo credo lady Olenna, è il mio destino» rispose Daenerys risoluta.
Altrimenti perché i miei figli sarebbero venuti al mondo?
«Tu sei ancora una figlia dell’estate e non sai nulla del continente occidentale. Io ho conosciuto tuo padre re Aerys, il suo regno era iniziato bene e il popolo lo amava.»
Dunque Viserys non mi ha mentito - pensò e un piccolo spiraglio di luce si aprì nel suo cuore.
«Sai perché il re impazzì? No certo che no, come potresti? Venne fatto prigioniero e seviziato per mesi finché il padre del tuo primo cavaliere non lo salvò ma una volta tornato alla Fortezza Rossa, Aerys iniziò a vedere nemici in chiunque anche in coloro che lo amavano… dimmi qual è il motto della tua casa?»
«Fuoco e sangue» rispose Daenerys, sconvolta da quella notizia.
Quante cose non sapeva della sua famiglia e quante altre ne avrebbe scoperte?
«Fuoco e sangue. Credi che Aegon e le sue sorelle abbiano conquistato i Sette Regni con la diplomazia? No, si sono comportati da dargli e tu discendi dal medesimo sangue, tu sei una conquistatrice mia cara.»
«Io non sono Aegon Targaryen e non voglio diventare la regina delle ceneri» rispose spostando lo sguardo su Tyrion.
«Non otterrai mai i Sette Regni senza spargere sangue e io non avrò pace finché Cersei Lannister non sarà morta. Lei ha rubato il futuro della mia casa» ribaettè Olenna Tyrell con la voce colma di rabbia e odio, «credi che mi importi di sopravvivere a mio figlio o ai miei amati nipoti? No, ma lo farò solo per assistere alla caduta di Cersei.»
«Ti prometto lady Olenna che Cersei Lannister pagherà per i suoi crimini, ma il sangue che verserò per riprendere il trono non sarà mai il sangue di innocenti. Io voglio che il popolo mi ami.»
«Amore… non si tiene un popolo solo con l’amore» le disse la vecchia lady.
«No, meglio farsi odiare come mio nipote Joffrey» rispose Tyrion.
«Tuo nipote era un sadico non un folle, lei non dovrà essere come Joffrey Baratheon e nemmeno come re Aerys ma dovrà comunque incutere timore se vorrà regnare a lungo. Tu sei saggio ma io sono vissuta tanto a lungo per un motivo» rispose guardando Tyrion e poi si voltò verso Daenerys «I lord del continente occidentale sono delle pecore, tu sei una pecora? No. Tu sei un drago, allora sii un drago.»
Daenerys rimase a fissare quella donna, quante cose avrebbe potuto raccontarle, sperò di poterle sentire prima dell’imminente guerra.












 

Spero che questa FF sia di vostro gradimento!
Un bacio,
Lils.

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Capitolo 3
*** TRE ***


TRE





JON

Jon era sceso nelle cripte da solo e aveva lasciato Spettro libero di correre fuori nella foresta, magari andare a caccia avrebbe calmato il suo lupo.
Dalla morte di Rickon, Sansa si era rifiutata di scendere con lui nelle cripte e quindi aveva preso una torcia e si era fatto coraggio nonostante le voci nella sua mente gli urlassero di andarsene perché quello non era il suo posto.
Erano solo voci immaginarie ma a Jon sembravano così reali.
Continuò la discesa fino ad arrivare alla statua di una donna, l’unica donna a giacere nelle cripte di Grande Inverno e accanto a lei c’erano suo padre e due dei suoi fratelli.
Un giorno anche io riposerò qui? - si chiese Jon - Non sono uno Stark perché mai dovrei avere un posto accanto a loro?
Eppure lo desiderava, desiderava poter riposare accanto a coloro che aveva amato e che ora non c’erano più.
La sua torcia illuminò quei volti di pietra fredda e dura, austeri.
Si domandò come fossero in realtà suo nonno, suo zio e sua zia.
Eddard Stark ne parlava raramente e quando lo faceva non diceva molto sul loro conto.
«Padre» sussurrò posando la mano sulla statua di lord Stark, «guidami ti prego, io non so cosa fare. Come posso convincere Daenerys Targaryen ad aiutarmi? Lei pretenderà la mia sottomissione e quella del Nord ma non posso inchinarmi, non posso cederle il Nord.»
Accanto alla statua di Ned si trovavano anche quella di Robb e di Rickon, ma il corpo di Robb non riposava a Grande Inverno, Vento Grigio era ai suoi piedi, sembrava voler correre come il suo lupo ma ormai non poteva più farlo.
«Dovresti essere tu al mio posto Robb, non io, eri tu il predestinato a diventare re» disse con amarezza alla statua del fratello.
I suoi antenati lo osservavano con quegli occhi grigi scolpiti da chi li aveva conosciuti in vita, le spade dei re e dei lord posate sulle ginocchia o tenute in mano, suo padre gli aveva spiegato che quelle spade trattenevano gli spettri dei defunti, ma la statua di Lyanna Stark non aveva una spada.
Chissà come era - si domandò Jon - so solo che lui la amava molto per aver concesso al suo corpo di riposare nelle cripte, ma io non farei lo stesso per Sansa o Arya? Dei proteggetele e proteggete anche Bran.
Si voltò quando sentì dei passi, per un istante credette che Sansa fosse discesa fino a lì ma poi quando l’ombra divenne una persona Jon riconobbe Ditocorto e la sua rabbia aumentò.
«Maestà.»
«Lord Baelish, cosa fai qui?»
«Desideravo parlarti, purtroppo non ne abbiamo avuto occasione.»
«Solo gli Stark hanno il diritto di stare qui» disse ma poi si ricordò che lui non era uno Stark e Baelish lo sapeva bene.
«Lo so bene, ma poterti parlare è quasi impossibile quindi…»
«Cosa vuoi? Ho molte cose a cui pensare.»
«Certo… mio re io non sono tuo nemico, sono venuto in tuo aiuto con gli uomini della Valle.»
«Non lo hai fatto per me, ma per mia sorella.»
«Lady Sansa ha chiesto il mio aiuto e io…»
«E tu hai cercato di rimediare al tuo errore se così vogliamo chiamarlo.»
«Forse dovresti ringraziarmi per averti salvato la vita.»
«O forse dovrei ucciderti per ciò che hai fatto a Sansa» disse Jon voltandosi verso Ditocorto.
«Non credevo che lui le avrebbe fatto del male…»
«Roose Bolton ha tradito e ucciso Robb! Cosa credevi che le avrebbero fatto?»
«Non ciò che il suo bastardo le ha effettivamente fatto. Maestà posso aver commesso molti errori ma li ho fatti solo perché volevo riportare tua sorella a casa, a Grande Inverno. Era tutto ciò che desiderava dalla morte di vostro padre e io… io volevo aiutarla.»
«Aiutarla» ripeté Jon quasi incredulo.
«Si, io amo tua sorella» disse Ditocorto, i pungi di Jon si contrassero assieme al suo viso, «così come un tempo ho amato sua madre, io…»
Lord Baelish non riuscì a terminare la frase, le mani di Jon scattarono e gli strinsero il collo, lo costrinse contro la parete delle cripte con i lineamenti del volto stravolti dalla rabbia che provava in quel momento.
«Tocca mia sorella mentre sono via e ti giuro difronte ai miei avi che al mio ritorno ti ucciderò con le mie mani!»
A fatica lo lasciò libero di andare, lo vide arrancare per risalire in superficie ma almeno ora sapeva cosa lo aspettava se avesse osato fare del male a sua sorella.
Rimase nelle cripte a riflettere mentre fuori nevicava incessantemente e il tempo scorreva, alla fine fu il suo lupo a trovarlo mentre osservava silenzioso il volto di Lyanna Stark domandandosi quanto delle storie che gli erano state raccontate fossero vere.
Tra qualche ora avrebbe cavalcato con Ser Davos e altri uomini fino a Porto Bianco e poi da lì si sarebbe imbarcato fino a Roccia del Drago dove la giovane regina Targaryen lo attendeva per fare atto di sottomissione.
«Hey ragazzone, vieni qui» disse Jon abbassandosi, il suo lupo andò immediatamente da lui e gli annusò la mano, «Spettro tu dovrai aspettarmi qui e mentre sarò via dovrai vegliare su Sansa, dovrai proteggerla per me» disse accarezzando il metalupo dagli occhi infuocati.
«So che lo farai Spettro.»
Il lupo si avvicinò al suo padrone ancora di più e Jon Snow si strinse a lui.

 


 

 

 

 

DAENERYS

Non si fidava ancora di alcuni dei suoi alleati e in particolar modo non si fidava di Varys l’uomo che aveva servito prima suo padre, poi l’usurpatore con i suoi figli e la moglie e infine suo fratello Viserys.
Non aveva dimenticato l’avvertimento che le era stato dato a Qarth: ‘Non fidarti di nessuno. Ricorda l'Eterno e attenta al siniscalco profumato.'
Un uomo che complottava nell’ombra e si muoveva nell’ombra, lui era l’uomo di cui la donna di Qarth le aveva parlato.
Fuori dal castello pioveva, una terribile tempesta infuriava quella notte, proprio come la notte in cui lei era venuta al mondo tra il sangue e la pioggia.
«E’ in una notte come questa che sei venuta alla luce maestà, ricordo bene quel giorno i cani ad Approdo del re ulularono tutta la notte.»
«Io non ho alcun ricordo» disse tristemente la regina dai capelli d’argento.
«No, so che non ne hai.»
«Credevo che qui mi sarei sentita a casa, ma non è stato così.»
«Forse quando sederai sul trono ti sentirai finalmente a casa.»
«Forse» rispose lei cercando di risultare convincente.
No, so già che non accadrà. La mia casa è a Pentos ma il mio compito è salvare questa gente dalla tirannia come ho fatto a Meeren.
«Presto la città cadrà e senza versare sangue di innocenti come tu desideri e come anche tutti noi desideriamo. E per questo dobbiamo ringraziare lord Varys» disse Tyrion Lannister.
«E’ vero, lord Varys non ti ho ancora ringraziato.»
«Non devi mia regina, io ho solo esaudito le preghiere del popolo.»
Daenerys si spostò toccando i disegni nel tavolo senza osservare i presenti nella sala.
Preghiere, il popolo non ha mai pregato per me o per Viserys.
«Magistro Illirio fece credere a mio fratello Viserys che il popolo attendeva il suo ritorno, che pregava per lui e che segretamente cuciva il nostro stendardo e beveva alla salute del vero re. Ma io non sono Viserys lord Varys. Il popolo non prega per me, non cuce il mio stendardo e non beve alla mia salute, così come non faceva queste cose per mio fratello. Un tempo ser Jorah mi disse che il popolo prega solo per la pioggia, perché l’estate non finisca e per il cibo e che a nessuno di loro importa il gioco degli alti lord. Non dimenticare con chi stai parlando perché io non lo faccio mai.»
«Mia regina…»
«Hai servito mio padre lord Varys?»
«Si» ammise lui immediatamente.
«E poi ti sei schierato dalla parte di Robert Baratheon?»
«Ho dovuto farlo, vivere servendolo o morire questa è stata la scelta che mi è stata data e se non avessi accettato chi avrebbe aiutato il popolo?»
«Il tuo vero re, non è forse così che chiamavi Viserys? Come può colui che tutto sa ignorare quanto Viserys fosse stupido, crudele e debole? Come può lo stesso uomo che ha rivelato i miei segreti a l’usurpatore che ha cercato di avvelenarmi quando ero incinta e che mi ha venduta ai Dothraki ora dire di servirmi per lealtà?»
Tyrion era rimasto in silenzio ad osservare la sua regina avvicinarsi sempre di più a Varys.
«Mia regina, se Varys non mi avesse parlato di te ora non sarei il tuo primo cavaliere.»
«Sono stata io a renderti tale, non lui.»
«E’ vero, tu mi hai concesso la tua fiducia quando ormai tutto ciò che desideravo era morire e non mi sarebbe nemmeno importato e se Varys non mi avesse parlato di te ora sicuramente lo sarei.»
«Dovrei forse ringraziarlo per avermi dato la caccia per tutta la vita?»
«Sono stato io a salvare la tua vita quando eri una neonata, io vi ho condotti da Magistro Illrio e io ho fatto si che tuo fratello Viserys vivesse tanto a lungo da farti sposare con Khal Drogo.»
Come osa nominare mio marito? Se Drogo fosse qui ora gli chiederei di ucciderti.
«Quindi tu sei fiero di avermi venduta come una giumenta ai Dothraki?»
«Ho fatto ciò che dovevo fare e ora mi sembra che la situazione si sia ribaltata, tu sei il loro Khal.»
«Per tutta la vita non ho desiderato altro che vivere in pace senza dovermi nascondere, ho giurato a me stessa che se mai avessi posseduto una corona non l’avrei venduta come invece ha dovuto fare Viserys. Sai come lo chiamavano? Il re mendicante» rammentò lei.
Il giorno in cui Viserys fu costretto a vendere la corona della regina Rhaella fu il giorno più terribile, da quel momento in poi suo fratello cambiò diventando un altro, diventando cattivo e crudele con lei, eppure una parte di lei ancora lo amava.
«Se vuoi sapere in chi è riposta la mia fiducia la risposta è sempre la stessa: nel popolo. Il popolo non ha voce, il popolo non può difendersi dai re o dai lord potenti che li seviziano e li torturano e li lasciano al digiuno per divertirsi. Io ho sempre servito il reame anche durante il regno di tuo padre, il popolo era la mia preoccupazione. Ora mia regina sei libera di farmi uccidere da Verme Grigio se è ciò che desideri o farmi divorare dai tuoi draghi, io non posso impedirtelo. Ho commesso tutti i crimini di cui mi accusi e non ho scusanti, ma ti assicuro che se mi lascerai in vita io farò tutto ciò che in mio potere per farti sedere sul Trono di Spade perché sono stato io a sceglierti e perché credo che tu sia l’unica speranza per i Sette Regni e l’unica sovrana ad amare il popolo tanto quanto me.»
Come posso fidarmi di te lord Varys? Eppure vorrei tanto farlo.
Daenerys si avvicinò a Varys e si fermò difronte a lui.
«Guardami lord Varys. Hai tradito tutti i re che hai servito ma ti giuro che non farai lo stesso con me perché se dovesse accadere ti farò bruciare vivo dai miei figli. Non posso avere la tua lealtà e lo rispetto ma ti chiedo allora di essere sincero con me e se crederai che io stia sbagliando o deludendo il popolo non cospirerai alle mie spalle, ma mi guarderai negli occhi come hai fatto oggi e mi dirai ciò che pensi.»
Lord Varys guardò prima Tyrion che gli fece un debole segno, un segno che alla regina non passò inosservato.
«Lo giuro mia regina.»
«Bene e ora discutiamo su come assediare la capitale e riprendere il comando di Approdo del Re e dei Sette Regni, almeno finché il re del Nord non si degnerà di venire da noi.








 

Spero che la storia vi stia prendendo abbastanza, in caso fatemi sapere cosa non va!

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Capitolo 4
*** QUATTRO ***


Quattro




JON

Il viaggio per raggiungere Roccia del Drago era stato lungo e stancante, il mare agitato tanto quanto il suo spirito.
«Davos, riusciremo a superare questa tempesta?» domandò Jon preoccupato guardando le onde farsi sempre più alte.
«Si, ne ho superate di peggio!»
«Perché non mi fa stare più tranquillo saperlo?»
Poi piano piano il temporale si era calmato, la pioggia era diminuita fino a cessare del tutto e il sole era sorto sul mare tingendolo di un’arancione tenue, a Jon quell’alba ricordò un po’ quelle albe che aveva visto oltre la Barriera quando viveva con il popolo libero.
Era quello il mio posto.
«Eccola là» disse ser Davos interrompendo i suoi ricordi «Roccia del Drago.»
Il castello si ergeva alto su una collina, ma era un castello diverso da quelli che Jon conosceva, quasi acuminato ai lati, grigio scuro e una lunga scalinata conduceva lassù.
«E’ strano essere nuovamente qui.»
«Lo immagino Davos, ma non ci tratterremo a lungo al Nord hanno bisogno di me.»
«Aye, lo so ma non puoi sapere quanto tempo ci vorrà a convincerla.»
«Pensi davvero che riuscirò a convincerla? Pensi davvero che possa credere alla mia storia?» domandò Jon a colui che a tutti gli effetti era il suo primo cavaliere.
Ser Davos lo osservò e sospirò.
«Io non sono un re e probabilmente se lo fossi e un altro re venisse da me raccontandomi la tua storia… faticherei a credergli» fu costretto ad ammettere.
«Allora come posso convincerla?»
Ser Davos puntò lo sguardo sull’orizzonte, sul castello nel quale aveva vissuto quando serviva un altro re.
«Sii te stesso Jon, lei capirà.»
«Spero che tu abbia ragione.»
L’acqua si muoveva sotto all’imbarcazione e a Jon quel moto ondoso dava un po’ fastidio e per questo quando la barca attraccò fu grato di mettere piede nella sabbia.
«Che ti avevo detto?»
Jon fece un debole sorriso, era stanco e provato dalla traversata ma felice di essere finalmente a Roccia del Drago.
Ora dovrò convincerla ad aiutarmi, padre aiutami a trovare le parole giuste ti prego.
Davos e altri uomini tirarono la barca sulla spiaggia e misero i remi dentro mentre Jon vide venire verso di loro delle persone che non conosceva, eccetto una: Tyrion Lannister.
Con loro c’era pure la regina dei draghi, e Jon fu quasi folgorato dalla sua bellezza.
I suoi capelli erano argentei come la luna e intrecciati e raccolti, sopra alla testa portava una corona con dei draghi, un vestito scuro con un mantello rosso simbolo della sua regalità e aveva gli occhi viola come una pietra preziosa, faticò a staccare lo sguardo da lei.
«Ero certo che saresti venuto» disse Tyrion Lannister porgendogli la mano.
«I miei alfieri non la pensavano come te» dovette ammettere Jon.
«Lo capisco e non li biasimo, al loro posto ti avrei suggerito lo stesso. Ma ora sei qui.»
«Spero che la traversata sia stata tranquilla» disse la regina, la sua voce era quasi cristallina come una sorgente d’acqua fresca e pura.
«Non molto a dire il vero, ma Ser Davos è il migliore.»
«Ser Davos?» domandò lei rivolta al suo primo cavaliere.
«Si maestà, fu re Stannis a rendermi tale.»
«Stannis Baratheon, il fratello dell’Usurpatore?»
«Si, maestà.»
«E lo chiami ancora re?»
«Certe abitudini sono dure a morire» ammise l’ex contrabbandiere.
«In ogni caso siete i benvenuti alla Roccia del Drago.»
«Grazie maestà» rispose Jon ritrovando le parole.
Daenerys Targaryen non era la prima donna che vedeva, nel corso della sua vita ne aveva conosciute molte e ne aveva amata una eppure lei era diversa da tutte loro e non perché fosse una regina.
«Prima di entrare dovrete lasciare le vostre armi ai miei uomini.»
«Perché?»
«E’ solo per precauzione Jon» lo rassicurò Tyrion.
Jon era comunque sospettoso nonostante la sua bellezza, ricordava gli avvertimenti dei suoi alfieri e anche quelli di sua sorella Sansa.
«Fate come dice» disse ai suoi uomini, poi sfilò Lungo Artiglio e la diede a uno dei soldati della regina con riluttanza.
«Quella spada è stata un regalo, vorrei riaverla.»
«La riavrai» disse lei, «ora seguitemi.»








DAENERYS

Quando aveva visto Jon Snow sulla spiaggia qualcosa era scattato in lei, qualcosa che non provava da tempo, qualcosa che anche con Daario era rimasto dormiente.
Aveva fatto un grande sforzo per controllarsi, quello straniero era affascinante, i suoi occhi, i suoi capelli, ogni fibra del suo corpo tremava osservandolo e il suo cuore aveva iniziato a battere veloce come un tempo, secoli fa le sembrarono, aveva battuto in quel modo solo per Drogo.
Mentre salivano verso il castello, Dany osservò i suoi figli volare in alto nel cielo, liberi e in salute.
Fortunatamente non era stata costretta a rinchiuderli ancora, le si era spezzato il cuore ma non aveva avuto scelta.
Rhaegal volò molto basso e chi orami sapeva si abbassò in tempo, mentre Jon e Davos si gettarono a terra.
Daenerys si rialzò con un piccolo sorriso sul volto, i suoi figli l’avrebbero protetta da chiunque ne era certa.
«Spero non vi siate fatti male, miei lord.»
«No» rispose Jon osservando i draghi volare, poi si rialzò e continuò la sua strada verso il castello.
Dentro era un po’ buio e cupo, quasi più di Grande Inverno.
Daenerys camminò fino al trono e si sedette osservando i suoi ospiti avvicinarsi e fece segno a Missandei di presentarla come una regina.
«Siete al cospetto di Daenerys nata dalla tempesta, della casa Targaryen, regina degli andali e dei primi uomini, regina dei Sette Regni, la madre dei draghi, khaleesi del grande mare d’erba, la non bruciata, la distruttrice di catene e madre dei draghi.»
Dany aspettò che Missandei finisse di elencare i suoi titoli e osservò intanto i suoi ospiti.
«Grazie mio lord di essere venuto fin qui.»
«Perdonami maestà, ma Jon Snow è un re non un lord.»
«Il Nord fa parte dei Sette Regni di cui io sono la vera legittima regina. L’ultimo re del Nord fu Torrhen Stark se non sbaglio il quale si sottomise al mio antenato Aegon Targaryen il conquistatore e accettò in cambio della sua vita e di quella del suo popolo di fare atto di sottomissione. Non avrò vissuto in queste terre ma conosco la storia ser.»
«L’ultimo re del Nord fu mio fratello Robb Stark, ucciso dai Frey e dai Bolton su ordine dei Lannister» disse Jon fissandola.
Il suo sguardo è così triste, lui è come me - pensò osservandolo - solo.
«Sono addolorata per la morte di tuo fratello e ti assicuro che se i responsabili sono ancora in vita io li punirò.»
«Fu mio padre a dare quell’ordine e sai cosa gli è successo» disse Tyrion rivolgendosi alla sua regina.
«Oh, capisco. Ciò non toglie che il Nord è parte dei Sette Regni e su questo non cambierò idea, Jon Snow.»
«Nemmeno io, maestà.»
Perché mi sfida in questo modo?
«Allora perché sei venuto fin qui da Grande Inverno se non vuoi riconoscermi come tua regina?»
«Perché al Nord occorre il tuo aiuto e a te occorre l’aiuto del Nord.»
«Ho potenti alleati, due eserciti e tre draghi, o forse non hai visto i miei figli?»
«Li ho visti.»
«Allora? Cosa ti occorre? Deve essere qualcosa di importante se sei venuto fin qui nonostante i tuoi consiglieri fossero contrari e posso ben immaginare il perché.»
«Se te lo dicessi non mi crederesti.»
«Mettimi alla prova. Sappi che ho visto molte cose oltre il Mare Stretto e alcune le ho vissute.»
«E sia» disse lui, avvicinandosi di più.
Daenerys si alzò dal trono e si avvicinò a lui, non le piaceva il divario che c’era tra il trono e i suoi sudditi, certo era minore rispetto a quello di Meeren ma era un pur sempre un divario che lei non amava.
Il popolo deve sentirsi come me, non possono farlo se delle scale ci dividono.
«Parla pure lord Snow.»
Lui guardò il suo consigliere e poi posò nuovamente lo sguardo su di lei. 
«Cosa sai sugli Estranei?»
«Che sono storie per spaventare i bambini, a volte mio fratello me le raccontava» ricordò lei tristemente.
«E se io ti dicessi che non sono solo storie? Se ti dicessi che li ho combattuti?»
«Gli Estranei?» domandò Tyrion scettico.
«Si. Tu mi conosci abbastanza mio lord, mi reputi forse un bugiardo?»
«No.»
«Il primo lo uccisi alla Barriera quando ero l’attendente del lord comandante Mormont.»
«Mormont?» domandò Daenerys.
Il mio povero orso, spero che sia ancora vivo.
«Si, venne ucciso da altri confratelli. Altri Estranei li ho combattuti ad Aspra Dimora mentre alcuni dei miei ex confratelli li hanno combattuti al Pugno dei primi uomini. So che non mi credi, se non li avessi visti nemmeno io crederei a un racconto simile. Pure a me raccontavano queste storie da bambino per spaventarmi, ma ora so che non sono storie ed è per questo che sono venuto fin qui nonostante i miei consiglieri non volessero. Ho bisogno del tuo aiuto per sconfiggerli e salvare la mia gente perché ti assicuro che se Grande Inverno dovesse cadere, cadrebbero tutti e Sette i regni sui quali tu vuoi regnare.»
«Non lo voglio ma è il mio destino Jon Snow. Anche se credessi a ciò che dici la guerra contro Cersei Lannister ha già avuto inizio, aiutami a sconfiggerla e riprendere il trono e io aiuterò te a sconfiggere gli Estranei.»
«Non c’è tempo per questo! Tu hai l’ossidiana e hai i draghi! Non posso inchinarmi a te, non ti conosco altezza. Tutto ciò che so dei Targaryen è che re Aerys fece bruciare vivo mio nonno e con lui anche mio zio, mentre tuo fratello rapì mia zia Lyanna Stark che morì alla fine della guerra.»
Fu un duro colpo nonostante sapesse tutto, nonostante convivesse con ciò da tutta la vita.
Io non sono mio padre.
«Non ho colpe per i crimini di mio padre ma in nome della mia casa io ti chiedo perdono per il male che la mia famiglia ha fatto alla tua e ti chiedo di non giudicarmi a causa dei suoi peccati. Ma quando un Targaryen sedeva sul trono di spade e gli Stark proteggevano il Nord i Sette Regni erano in pace e io intendo restaurare quella pace e spezzare il gioco dei potenti una volta per tutte. Quando sono nata sono stata esiliata da Westeros, inseguita per ordine dell’Usurpatore, hanno tentato di avvelenarmi quando ero incinta di mio figlio, mi hanno venduta e incatenata ma non ho mai perso la fede. Non la fede che si ha negli dei, ma la fede in me stessa, in Daenerys Targaryen. Ho riunito tutti i Khalasar diventando il loro Khal, ho portato nuovamente i draghi su questo mondo, il mio destino è quello di regnare sui Sette Regni e ti giuro che così farò.»
«Regnerai su un cimitero allora se non fermeremo il Re della Notte.»

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Capitolo 5
*** CINQUE ***


CINQUE






JON

Non mi crede.
«Altezza tu hai sicuramente fatto grandi cose, hai riunito tutti i Dothraki e formato un unico Khalasar di cui tu ne sei a capo. In tutta la mia vita mai avrei immaginato di vedere i draghi volare nel cielo, hai portato nuovamente meraviglie a questo mondo. Non posso nemmeno immaginare quanto tu abbia sofferto in esilio ma anche Jon Snow ha fatto grandi cose proprio come te. Era solo un bastardo, non aveva alcun diritto a regnare sul Nord eppure i lord del Nord lo hanno scelto perché si sono fidati di lui, perché sanno che è l’unica speranza per sopravvivere all’inverno e questo inverno sarà lungo e freddo. E’ riuscito a unire i Bruti ma non è il loro re, i Bruti non amano inginocchiarsi a nessuno ma tuttavia hanno aiutato Jon durante la guerra contro Ramsay Bolton, lui li ha salvati dal Re della Notte. E’ una storia difficile da credere lo so, io stesso ho faticato a crederci.»
«E ora non ne dubiti più ser?»
Non sarà facile convincerla, ma devo riuscirci.
«No» rispose Davos risoluto guardando Jon Snow.
«E perché credi in lui?»
«E’ un uomo leale e mantiene sempre la sua parola, ha lottato con i Guardiani della Notte, ha lottato con i Bruti, ha preso un pugnale nel cuore per i suoi ideali e-»
Jon si voltò verso Davos.
«Cosa significa?» domandò lei confusa.
«Non spetta a me dirtelo, altezza.»
Non ancora, è troppo presto. Già non crede agli Estranei come potrebbe credere che sono tornato dalla morte?
«Se non fermeremo gli Estranei allora non avrà importanza quale scheletro sederà sul Trono di Spade.»
«Se vuoi il mio aiuto lord Snow, sai cosa fare.»
«Non intendo inchinarmi a qualcuno che non conosco. Non è mia intenzione offenderti altezza ma tu per me sei una sconosciuta e la tua pretesa al trono si regge interamente sul nome di tuo padre e mio padre, Eddard Stark ha lottato fianco a fianco a Robert Baratheon contro la tua famiglia per spodestare il re folle.»
Eppure a me non sembra affatto una folle.
«L’Usurpatore ha ucciso mio fratello Rhaegar e costretto me e Viserys all’esilio. Nessuno di noi due aveva colpe, così come non ne avevano i figli di mio fratello e sua moglie ma a nessuno dei due è importato. Non è importato al tuo onorevole padre e non è importato all’Usurpatore.»
«Era la guerra e mio padre non ha preso parte alla morte della principessa Elia o a quella dei suoi figli. I lord del Nord contano tutti su di me per guidarli e io intendo farlo nella maniera più giusta.»
«E ciò è giusto ma è anche giusto farti notare che tu sei difronte alla legittima regina dei Sette Regni, che tu riconosca o meno che il Nord faccia parte di quei regni. Ho già concesso l’indipendenza a Yara Greyjoy se mi aiuterai farò in modo che il Nord possa essere altrettanto indipendente una volta vinta la guerra contro Cersei Lannister, lei è il mio nemico.»
«I morti dovrebbero essere il tuo nemico!»
Non cambierà mai idea, eppure vorrei tanto che lo facesse ho bisogno del suo aiuto per far sopravvivere la mia gente.
I suoi lineamenti erano sempre perfetti nonostante la discussione, e da vicino notò che i suoi occhi erano screziati di turchese in alcuni punti, a Jon mancò quasi il fiato osservandoli, mai aveva visto occhi più belli di quelli di Daenerys Targaryen.
«Jon la guerra contro mia sorella ha già avuto inizio, non possiamo fermarla, non è ragionevole da chiedere» intervenne Tyrion Lannister.
«E quindi lascerete la mia gente morire?»
«No, non intendo far morire innocenti, non sarò la regina delle ceneri e non sarò nemmeno una despota. Troveremo un modo, tu e io Jon Snow. Mostreremo a tutti che due sovrani posso mettere da parte i loro interessi per il bene del popolo, gli abitanti del Nord sono anche la mia gente.»
«Quindi avrò il tuo aiuto?» domandò speranzoso.
Ti prego.
«Come ho detto troveremo una soluzione, per il momento tu e i tuoi uomini sarete miei ospiti. Potrete andare dove vorrete su questa isola e ti sarà restituita la tua spada come promesso.»
«Grazie altezza, le tue parole significano molto» disse Davos prima che Jon potesse complicare la situazione.
Daenerys Targaryen si voltò e tornò a sedersi sul trono, Jon la osservò finché non si sedette.
Lei è come me e come me crede nei suoi ideali.
«Andiamo Davos» disse Jon al suo primo cavaliere e insieme uscirono dalla sala del trono di Roccia del Drago.




 

 

DAENERYS

«Non possiamo interrompere la guerra» disse lei al suo Primo Cavaliere.
«No, anche perché mia sorella non lo permetterebbe mai, troverebbe un modo per distruggerci se vedrà abbassarsi le nostre difese.»
Dany si avvicinò a una delle colonne e osservò il mare, il suo sguardo si estese oltre di esso, verso quel luogo che Viserys aveva sempre chiamato casa ma che lei mai aveva potuto conoscere.
Per Viserys era quella la nostra casa, ma non per me.
«Cosa significano le parole di ser Davos? Ha detto che Jon Snow ha preso un pugnale nel cuore per i suoi ideali» disse voltandosi verso Tyrion Lannister.
«Non so cosa intendesse dire, probabilmente era una metafora.»
«E tu ne sai qualcosa» rispose lei, Tyrion spesso parlava usando metafore.
«Conosco Jon, è un ragazzo buono e onorevole, morirebbe per il suo onore.»
«Non mi basta, come ha detto lui non ci conosciamo.»
«Allora prova a conoscerlo e vedrai che ho ragione, come sempre.»
«Credo di avere un Primo Cavaliere fin troppo modesto.»
Tyrion fece un sorriso e si avvicinò alla sua regina.
«Come ti ho già detto dobbiamo dargli qualcosa senza dargli troppo.»
«E cosa? Jon Snow vuole il mio esercito, l’ossidiana e i miei draghi a me non sembra poco se contiamo che si proclama re del Nord.»
«Ha chiesto molto questo è vero… potremmo iniziare dandogli l’ossidiana, non sapevamo nemmeno di averla a noi non costerà nulla e al tempo stesso guadagneremo fiducia.»
«Credo che la fiducia debba essere reciproca.»
«Certo ma qualcuno dovrà pur iniziare e ritengo che sia saggio da parte nostra farlo, specie se vogliamo il Nord dalla nostra parte. E’ la terra più vasta di tutti e Sette i Regni.»
«Cosa sappiamo davvero di lui? Tu dici che è un uomo leale e onorevole ma credi davvero negli Estranei? Credi davvero in questo Re della Notte?»
«Mi piacerebbe non credergli ma quando ero il Primo Cavaliere di mio nipote Joffrey il lord comandante Mormont inviò uno dei Guardiani della Notte fino ad Approdo del Re, giurò e spergiurò che la mano contenuta nel vaso che portava era quella di un suo confratello morto e tornato in vita come non-morto. Lord Mormont era un duro ed era sincero, almeno con me lo è stato e Jon Snow, sai già cosa penso di lui. I suoi consiglieri gli avranno detto di non venire, sua sorella gli avrà detto di non venire e se fossi stato il suo Primo Cavaliere io stesso gli avrei detto di non andare a Sud. Gli Stark non hanno fortuna nel Sud. Non sei tenuta a credergli se non vuoi ma lascia che estragga pure l’ossidiana e se avrà torto a noi non cambierà nulla.»
Come posso fidarmi di uno sconosciuto? Non ho dimenticato la maegi e mai lo farò.
«Dobbiamo fare un passo verso un rapporto proficuo con un possibile alleato e così lo terremo occupato mentre noi pensiamo ad altro, a mia sorella per esempio a come prendere Approdo del Re senza uccidere innocenti. Il nostro piano è prendere Castel Granito, atteniamoci a quello.»
«Bene ci atterremo al piano, per ora.»
Tyrion venne congedato e Dany uscì dalla fortezza, fuori era fresco ma aveva bisogno di aria e di vedere i suoi figli.
Li osservò mentre scendeva le scale fino a un parapetto e ancora una volta cercò di immaginarsi la Fortezza Rossa tramite i racconti di Viserys.
Quell’immenso trono alto, i teschi ai suoi lati, i giardini rigogliosi.
Sarà davvero così? Viserys era solo un bambino quando fummo esiliati e io una neonata, i suoi ricordi saranno stati confusi dalla sua memoria fallace.

Vide Viserion volare basso e sfiorare l’acqua con un colpo di ali, i suoi figli erano cresciuti così tanto e lei li amava immensamente.
Spero che lui potrà fare ciò che tu non sei riuscito a fare fratello.
Il sole stava tramontando sul mare calmo e chiaro come una notte d’estate.
«Sono a dir poco strabilianti a vedersi» disse una voce che ormai conosceva.
Jon Snow stava scendendo le scale ma lei non si voltò, rimase a osservare i suoi figli volare e probabilmente andare a caccia.
«Ho dato loro i nomi dei miei due fratelli, Viserys e Rhaegar e quello di mio marito, Drogo. Loro sono tutti morti» disse con tristezza.
Ricordò che Jon era come lei, pure lui conosceva quel dolore, forse non quello di perdere una donna amata ma il dolore per la perdita di familiari lo conosceva.
«Il destino è stato crudele con noi. So che anche tu hai perso dei fratelli» disse voltandosi verso di lui.
Jon era di profilo a osservare l’orizzonte e i draghi che stavano scomparendo piano piano inghiottiti nella luce del tramonto.
«Si, ho perso dei fratelli e ho perso mio padre. Immagino che tu abbia parlato con Tyrion dopo la nostra conversazione.»
Portava una pesante pelliccia nonostante il caldo che faceva alla Roccia del Drago e i suoi capelli erano legati dietro.
Vorrei poterti credere come Tyrion, ma non posso, non ancora almeno.
«Tyrion è il mio Primo Cavaliere.»
«Ama molto parlare.»
«Fa ciò in cui è bravo.»
«Io no.»
I loro sguardi si incontrarono.
Forse in altre circostanze saremmo stati amici tu ed io Jon Snow.
«Sai che non intendo lasciare Cersei sul trono vero?»
«Lo so e non intendo chiederti il contrario.»
«E sai che non ho cambiato idea su quali regni appartengono a quel trono.»
«Nemmeno io.»
Non ha paura di me, della figlia del re folle.
«Ti permetterò di estrarre l’ossidiana per ricavarne armi e i miei soldati ti aiuteranno se necessario ma non posso fare di più, non ora.»
«Ti ringrazio. Vuol dire che mi credi sul Re della Notte e sull’esercito dei morti?»
«Meglio che inizi a scavare Jon Snow.»








 

Se la mia storia sui Jonerys vi sta piacendo lasciatemi una recensione, sarà bene accetta!

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Capitolo 6
*** SEI ***


SEI







JON
«Allora cosa pensi di Daenerys Targaryen?» chiese Davos mentre discendevano le scale fino alla spiaggia.
La regina aveva detto che potevano muoversi nell’isola e Jon aveva bisogno di distrarsi un po’ e di trovare l’ossidiana.
«Non è come me la aspettavo, possiamo pure avere obiettivi diversi ma pure i suoi ideali sono giusti.»
«Si, lo credo anche io.»
«Tiene al suo popolo anche se non lo conosce.»
«Temo che gli abitanti di Approdo del Re e i lord di Westeros non la accetteranno facilmente come regina, non la conoscono e non hanno dimenticato i tempi in cui re Aerys era il re.»
Jon rimase in silenzio mentre continuavano a discendere le scale.
«Lei non è suo padre Davos, a me non sembra affatto una folle, ha un cuore gentile.»
«Un cuore gentile? Solo quello hai notato?» disse Davos.
Jon fece un mezzo sorriso al cavaliere delle cipolle.
Ho notato molto più della sua gentilezza, forse fin troppo.
«Non posso pensare ad altro se non a proteggere il Nord dagli Estranei e dal Re della Notte, io l’ho visto Davos, l’ho guardato negli occhi e non abbiamo abbastanza uomini per difenderci. 10.000 sono troppo pochi.»
«Sono meno di 10.000.»
«Che cosa?» esclamò Jon preoccupato.
«E a proposito di persone gentili, guarda chi abbiamo. Missandei di Naath» disse ser Davos e la giovane fanciulla si voltò verso di loro.
«Ser Davos, lord Snow.»
«Re Snow, o forse meglio re Jon non trovi?»
«Non ha importanza. Missandei posso farti qualche domanda su Daenerys Targaryen?» chiese Jon, era giunto il momento di conoscere meglio la regina dei draghi.
«Cosa vuoi sapere sulla regina?»
«Perché la servi?»
«La mia storia è complicata. La regina mi ha trovata ad Astapor, gli schiavisti mi hanno presa quando ero una bambina e mi hanno portata via dalla mia isola.»
«Mi dispiace» disse Jon.
«A volte anche a me, ma sono stata fortunata. Quando Daenerys ha liberato gli Immacolati dai loro padroni ha liberato anche me.»
«Quindi ora la servi.»
«No ser, ho scelto liberamente di seguirla e di servirla perché credo in lei. Mi chiese se fossi stata disposta a seguirla e mi disse che sarei potuta morire se lo avessi fatto ma eccomi qui. Valar Morghulis
«Valar Morghulis? Cosa significa?» domandò Jon ripetendo la frase.
«Tutti gli uomini devono morire.»
«Vero» commentò ser Davos.
«E se volessi andartene e tornare alla tua isola?» domandò Jon.
«Allora farebbe preparare una nave per me mi augurerebbe buona fortuna, perché lei è così.»
«Lo pensi davvero?»
«Non lo penso, io lo so. Ognuno di noi che è salpato da Essos con lei, crede nel mondo migliore che desidera costruire. Non la abbiamo scelta come regina perché è la figlia di un qualche re che nemmeno conosciamo. E’ la regina che abbiamo scelto. Tu non eri con noi mio signore, non hai visto ciò che abbiamo visto noi al nostro arrivo a Meeren. Uomini, donne e bambini crocefissi, è stata lei a ordinare che venissero tirati giù e seppelliti come meritavano. Non hai idea di come i padroni creino gli Immacolati ma io e la regina e gli altri soldati lo sappiamo e lei non permetterà mai più che accadano cose simili, non permetterà che bambini innocenti vengano strappati alle loro famiglie, mutilati e terrorizzati fino a superare ogni loro paura o uccisi in caso non ci riuscissero. Non hai visto il suo dolore quando ha dovuto rinchiudere i suoi figli perché non facessero del male a degli innocenti.»
«No, io non ero con voi. Ha fatto cose buone non lo discuto ma non mi fido ancora abbastanza di lei.»
«E perché la mia regina dovrebbe fidarsi di te? Del figlio dell’uomo che ha aiutato il vecchio re a esiliarla e a darle la caccia come a un animale? Forse entrambi dovreste fare un passo e lei lo ha fatto offrendoti di prendere ciò che ti occorre da Roccia del Drago, ma ora con tutto il rispetto il prossimo passo spetta a te» disse Missandei, soffermò il suo sguardo su i due cavalieri, Jon avrebbe voluto dire altro ma una nave si stava avvicinando alla spiaggia.
Discesero velocemente i gradini e al suo arrivo trovò i Dothrkai e Daenerys.
La barca più piccola si distaccò dalla grande e arrivò fino a riva, uomini saltarono nell’acqua per trascinarla fino alla spiaggia.
E quando si furono fermati, Jon Snow vide Theon Greyjoy e la sua rabbia aumentò come era accaduto nelle cripte come Ditocorto.
«Jon» lo chiamò Theon, poi face dei passi verso di lui «non credevo di trovarti qui, spero che Sansa stia bene. L’ultima volta…»
Ma Theon non riuscì a terminare la frase, Jon si avvicinò a lui e lo prese per la maglia.
«Jon!» lo richiamò Daenerys avvicinandosi ai due.
«Come osi farti vedere da me?!»
«Jon…»
«Tu che hai tradito Robb, tu che hai preso Grande Inverno e tradito la fiducia di mio padre!»
«Era anche il mio di padre! Non potrò mai perdonarmi per ciò che ho fatto. Ho cercato di aiutare Sansa…»
«Jon Snow, Theon Greyjoy è un mio alleato» intervenne Daenerys.
«Con tutto il rispetto altezza, questa questione non ti riguarda.»
«Invece mi riguarda, e ora ti sarei grata se lo lasciassi andare. Theon cos’è successo? Dov’è Yara?» domandò la regina guardandosi intorno e guardando le poche navi che stavano arrivando.
«Mio zio Euron ci ha testo una trappola, ha attaccato le nostre navi e le ha distrutte quasi tutte. Mia sorella, Ellaria Sand e una delle sue figlie sono state catturate e portate ad Approdo del Re.»
«No, non può essere! Come è potuto accadere?!»
«Non lo so, so solo che ci ha sconfitti e ha preso Yara.»
«Vieni con me, dobbiamo parlare.»
Jon lo fermò nel momento esatto in cui Theon fece un passo verso Daenerys.
«Quello che hai fatto per Sansa, è la sola ragione per cui non ti uccido!»
«Theon, ho alcune cose importanti da fare ma prima voglio parlare da sola con te» disse osservando Jon Snow.
E’ una donna fiera e il suo cuore è gentile, forse troppo.










DAENERYS
Entrò nella stanza dal tavolo dipinto come una furia seguita dai suoi consiglieri, Missandei e un Theon Greyjoy molto provato dalla sconfitta subita di recente.
Posò le mani sul tavolo e osservò il principe delle Isole di Ferro.
«Come è potuto accadere? Come ha fatto tuo zio Euron a tendervi un imboscata?!» domandò furiosa.
«Io non lo so… stavamo eseguendo i tuoi ordini e poi all’improvviso le sue navi sono spuntate nel cuore della notte, ci hanno attaccati e io… io non sono riuscito a salvare mia sorella. Ora è prigioniera di Euron e di Cersei Lannsiter.»
«Non per molto, te lo garantisco.»
«Mia regina odio essere latore di cattive notizie» disse Varys.
«Che altro è accaduto lord Varys? Ho già abbastanza a cui pensare.»
«I miei uccellini mi hanno portato notizie da Alto Giardino, notizie che non ti piaceranno ma sai che io sono solo un messaggero dopo tutto.»
«Parla.»
Lord Varys la osservò in silenzio per un po’.
Che cosa vede di mio padre in me? Ser Barristan mi disse che in me c’era molto di Rhaegar e poco di mio padre.
«Ebbene… la buona notizia è che gli Immacolati hanno conquistato Castel Granito.»
«Bene. E la brutta?»
«La brutta è che abbiamo perso altri alleati mia regina.»
«No!» urlò lei.
«Olenna Tyrell e Alto Giardino non sono più nostri alleati. Lady Olenna è morta e i suoi vassalli sembrano essere fedeli a Cersei.»
Daenerys si voltò verso Tyrion con uno sguardo feroce, il suo Primo Cavaliere avrebbe voluto sprofondare in una buca che doverla affrontare.
«Mi avevi detto che avrebbero difeso Castel Granito!»
«Io… io mi aspettavo che lo facessero. Non credevo che Cersei ti avrebbe permesso di conquistarlo. Era un buon piano maestà, ma non avevo considerato abbastanza…»
«Non avevi considerato abbastanza tua sorella! Dannazione!» disse, poi gettò alcune pedine a terra.
«Missandei occupati di Theon Greyjoy che abbia ciò che gli occorre.»
«Come comandi mia regina.»
Uscì dalla stanza seguita da Tyrion e Varys mentre Theon seguì Missandei.
Ne ho abbastanza di Cersei Lannister e ne ho abbastanza dei piani di suo fratello.
«Maestà… ti supplico di ascoltarmi» le urlò dietro Tyrion mentre lei discendeva le scale fino alla collina.
Drogon la vide e atterrò poco prima che lei arrivasse, nel punto in cui anche Jon Snow e Davos e alcuni Dothraki si trovavano.
«Credo di averti ascoltato abbastanza!»
«Fermati. So che cosa vuoi fare ma non devi, abbiamo un piano ed è il nostro piano migliore!»
«Il nostro piano migliore?! La tua strategia mi ha fatto perdere Dorne, le Isole di Ferro e l’Altopiano! Come puoi anche solo definirlo un buon piano?!» urlò voltandosi verso Tyrion Lannister.
Drogon era inquieto, percepiva la furia di sua madre.
Jon e Davos osservarono il tutto senza dire nulla.
«Ti chiedo perdono per gli errori che ho commesso. Io volevo solo…»
«Cosa?! Proteggere la tua famiglia?»
«No, farti vincere la guerra senza spargimenti di sangue usando un piano.»
«Ne ho abbastanza di piani strategici! Avrei dovuto seguire il consiglio di Olenna Tyrell e usare i miei draghi per ottenere ciò che dovrebbe essere mio!»
«Non puoi! Se usi i draghi… distruggerai tutto, ogni cosa diverrà cenere e tu non vuoi essere la regina delle ceneri. Non vuoi essere come tuo padre.»
«Non osare, sai bene che non sono mio padre.»
«Vuoi portare fuoco e sangue su Approdo del Re! Maestà non farlo.»
«Combatterò con i miei soldati, devo farlo. Che regina sarei se non rischiassi la mia vita per sconfiggere i miei nemici?!»
«Una regina viva e saggia!»
Dany osservò gli altri suoi figli volare in lontananza mentre Drogon era accanto a lei, così come in vita accanto a lei c’era stato suo marito Drogo, dei tre era il più feroce e tra i tre il suo preferito anche se amava immensamente Rhaegla e Viserion.
Osservò Jon Snow che era stato in silenzio per tutto il tempo.
«Cosa dovrei fare Jon Snow?»
«Maestà io non posso dirti cosa…»
«Sono in guerra e sto perdendo. Te lo chiedo nuovamente, cosa dovrei fare Jon Snow?»
Jon la osservò, i suoi capelli ricci erano bellissimi e i suoi occhi scuri chiedevano amore, amore e ancora amore; lei vedeva oltre la sua corazza.
Penserà anche lui che sono una folle solo perché voglio riconquistare ciò che è mio?
«Si sei in guerra e stai perdendo. In tutta la mia vita mai avrei immaginato di vedere un drago, eppure è accaduto. Ho parlato con la tua servitrice Missandei e mi ha raccontato cosa hai fatto per lei e gli Immacolati, mi ha detto cosa hai fatto a Meeren. Ma se ora usi i draghi per distruggere Approdo del Re, non sarai diversa dagli altri e io so che puoi esserlo.»
«Non credi che io sia una folle?» domandò lei quasi con le lacrime agli occhi.
Perché mi importa così tanto della sua opinione? E’ uno sconosciuto.
«No, non lo credo.»
«Allora cosa credi?»
«Credo che tu abbia forti ideali Daenerys Targaryen. Credo che tu voglia un mondo migliore e so che potresti costruirlo ma non potrai avere quel mondo se lo riduci in cenere su questo Tyrion ha ragione. Vorrei mostrarti una cosa altezza.»
Dany diede un ultimo sguardo ai suoi consiglieri e seguì Jon Snow.
Scesero fino alla spiaggia e proseguirono oltre, fino all’ingresso di una caverna.
«Non voglio farti del male.»
«Non ho paura di te» rispose lei.
«Bene» disse Jon sorridendole, poi prese due torce e una la passò a lei, le loro mani si sfiorarono e Dany sentì il sangue ribollire dentro di lei.
Sono una regina, i miei sentimenti devono venire dopo e così sarà per tutta la mia vita.

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Capitolo 7
*** SETTE ***


SETTE






JON

Si era quasi calmata, la furia per le perdite subite si stava diradando come le nuvole di tempesta quando il sole si fa strada e apre uno spiraglio.
Ha solo bisogno di qualcuno che la aiuti, vuole davvero un mondo migliore.
«Di qua altezza» la guidò Jon andando avanti.
Lei lo seguì senza protestare e senza avere timore di lui e la cosa rincuorò Jon.
Non è nessuno e non potrà mai esserci qualcosa di diverso per me e per lei.
Continuarono a camminare per un po’ in silenzio finché Jon non si fermò e pure Daenerys.
«Ecco quello di cui abbiamo veramente bisogno» disse Jon e la sua voce risuonò all’interno della caverna.
«E’ questa l’ossidiana?» domandò lei colpita, sembrava quasi brillare all’interno della grotta.
«Si, questa è l’unica arma che possa sconfiggerli. L’ossidiana e il fuoco.»
«I miei figli?» disse Dany.
«Si, loro potrebbero fare la differenza nella guerra che sta arrivando. C’è altro che voglio mostrarti.»
La guidò più avanti prendendole la mano.
E’ così piccola rispetto alla mia e così delicata, eppure ha già affrontato tante battaglie proprio come me.
«Dove mi stai portando?»
«Hai detto di non avere paura di me.»
«Infatti non ce l’ho, ma non so dove stiamo andando.»
«Qui» rispose Jon, illuminando con la sua torcia la parete e alla fine si costrinse a lasciare la sua mano, anche se avrebbe desiderato continuare a stringerla nella sua, e non solo la mano, avrebbe voluto stringere quella giovane e orgogliosa regina tra le sue braccia, avrebbe voluto baciarla e osservare il suo volto per tutta la notte e risvegliarsi al suo fianco a ogni alba.
«Non avevo idea che potessero esserci simili cose a Roccia del Drago.»
«Nemmeno io, finché non ho iniziato a scavare» rispose prontamente Jon e lei gli sorrise, un sorriso che riuscì a scaldarlo dentro e a far battere il suo cuore come non accadeva ormai dalla morte di Ygritte e da quando aveva potuto riabbracciare Sansa.
Sansa, spero che tu stia bene sorella mia.
«Sono stati fatti dai figli della foresta, migliaia di anni fa.»
Daenerys si avvicinò e toccò uno di quei disegni scolpiti nella roccia con la mano, le dite ne percorsero i lineamenti mentre Jon restò a osservarla.
Dei, perché ora? Perché mi fate questo?
«Erano qui, dove siamo noi adesso. Prima ancora che esistessero i Targaryen o gli Stark o i Lannister, chissà forse prima ancora degli uomini» disse lei ancora di spalle.
«No, combattevano insieme. I figli della foresta e i primi uomini, insieme contro il nemico comune» rispose Jon avvicinandosi a lei, poi le prese la mano e la spostò su altri disegni che stavano sopra ai figli della foresta.
«Io non posso farcela da solo, la mia gente morirebbe senza il tuo aiuto» disse guardandola dritta negli occhi.
Esiste creatura dagli occhi più belli dei suoi?
«Ti supplico.»
«So che non puoi sconfiggerli da solo» rispose lei, «e io combatterò per te Jon Snow, combatterò per il Nord ma solo quando ti inginocchierai.»
Jon sbuffò, avrebbe voluto prendere a pugni le pareti di quella grotta.
E’ inutile, tutto inutile. Non avrò altro che l’ossidiana da lei.
«Non posso inchinarmi a te la mia gente non lo accetterebbe, non dopo tutto quello che ha dovuto passare.»
«Sei tu il loro re e loro ti seguiranno se sarai il primo a fare quel passo; loro ti hanno scelto per essere guidati da te, ti hanno scelto affinché tu li protegga. La loro sopravvivenza non è più importante del tuo orgoglio?»
«Non è orgoglio altezza.»
«E allora cosa?»
«Ho fatto delle promesse prima di lasciare il Nord e io mantengo sempre la mia parola. Ho dei doveri verso la mia gente e ho dei doveri verso Sansa, è grazie a lei se abbiamo ripreso Grande Inverno dai Bolton ed è grazie a lei se ora sto parlando con te.»
«Io voglio aiutarti, non voglio che gli abitanti del Nord muoiano ma tu devi venirmi incontro. Yara Greyjoy e suo fratello Theon sono venuti a Meeren a chiedere il mio aiuto e abbiamo stretto un’alleanza e io le ho concesso l’indipendenza. Fai lo stesso, diventa mio alleato e finita la guerra ti giuro che il Nord sarà nuovamente indipendente. Fai un passo verso di me così come io ne ho fatto uno verso di te lasciandoti estrarre l’ossidiana.»
Dany si voltò e iniziò a camminare verso l’uscita con la torcia ancora accesa, Jon non poté far altro che seguirla, una volta fuori lei si voltò verso di lui.
«Pensa a ciò che ti ho detto mentre sarò via.»
«Te ne vai?»
«Si, ma tornerò presto. I miei soldati hanno bisogno di me per combattere contro l’esercito dei Lannister.»
«Vuoi dire che scenderai in guerra? Tyrion ha detto…»
«Tyrion a volte parla troppo, lo conosci.»
«Era un valido suggerimento» disse Jon, e la paura che quella giovane ragazza potesse morire per poco non lo pietrificò.
«Non più valido degli altri, l’ho ascoltato abbastanza e questa volta farò di testa mia, così mi assicurerò almeno questa vittoria.»
«Non farlo.»
«Temi che se morissi i miei draghi non potrebbero aiutarti?» chiese lei.
«No, è la tua vita che mi preoccupa non i tuoi draghi» rispose Jon, poi le prese la mano e la strinse nella sua.
«Sta attenta Daenerys Targaryen.»
«Non è la prima battaglia che combatto Jon Snow, sarò qui presto. E al mio ritorno parleremo ancora, anche io mantengo sempre le mie promesse» disse stringendo la sua mano.

 

 


 

 

DAENERYS

Daenerys sussultò quando Jon Snow afferrò la sua mano.
«Temi che se morissi i miei draghi non potrebbero aiutarti?» chiese lei.
«No, è la tua vita che mi preoccupa non i tuoi draghi» rispose Jon, poi le prese la mano e la strinse nella sua.
Gli importa davvero che io viva? O è solo dei miei figli che ha bisogno?
«Sta attenta Daenerys Targaryen.»
«Non è la prima battaglia che combatto Jon Snow, sarò qui presto. E al mio ritorno parleremo ancora, anche io mantengo sempre le mie promesse» rispose lei ricambiando la stretta, lo guardò ancora per qualche istante negli occhi, occhi scuri ma che al sole sembravano quasi brillare.
«Devo andare ora, il mio esercito mi aspetta.»
«Buona fortuna allora» le disse, poi la regina dei draghi si voltò e se ne andò dalla spiaggia.
I soldati la attendevano poco più distante di dove era, Missandei era lì.
«Maestà, stai bene?» le domandò preoccupata.
«Si sto bene, non preoccuparti. Hai fatto ciò che ti ho chiesto?»
«Si, Theon Greyjoy sta riposando ora e più tardi andrò a vedere se gli occorre qualcosa.»
«Tienilo lontano da Jon» si raccomandò lei, Missandei la guardò in modo strano.
Non aveva detto il suo cognome e non lo aveva nemmeno chiamato lord o re, ma semplicemente Jon.
Sono solo una stupida, non dovrei credere a chi non conosco la maegi mi ha insegnato questa lezione e io sembro dimenticarmene ogni volta. Eppure…
«Come tu comandi» rispose la sua servitrice.
Dany la abbracciò e poi si avvicinò a Drogon che era poco distante e Tyrion Lannister la seguì.
«Sei davvero sicura di voler combattere?» domandò lui.
«Non vincerò mai nessuna guerra restando seduta a Roccia del Drago, ed è il momento che tua sorella veda che cosa potrei fare. Ti ho detto che non intendo attaccare Approdo del Re ma continui a non fidarti di me.»
«Io ho fiducia in te, mi hai scelto come Primo Cavaliere per una ragione. Temi i tuoi istinti e sai che io sono in grado di contenerli, non ho paura di te e non ne avrò mai.»
«Non hai paura di me?»
«No, so cosa puoi fare e so ciò che non farai. Dimostra al popolo e ai lord di Westeros che sei diversa da chi ti ha preceduta.»
«Lo farò ma non posso restare ancora ad aspettare e a perdere alleati. Scenderò in guerra.»
«Allora io verrò con te.»
«Vuoi combattere?» domandò lei sorpresa.
«No, ma il mio consiglio ti sarà utile. L’esercito sarà ormai arrivato, ora tocca a noi.»
Daenerys aveva capito, Tyrion desiderava cavalcare Drogon insieme a lei.
Ho fiducia in lui, ma non mi vede come una regina, mi vede proprio come Jorah.
«Allora ti conviene salire prima che io cambi idea» rispose, si piegò su Drogon e sussurrò qualcosa a suo figlio che piano piano si abbassò e permise a Tyrion Lannister di salire.
«Tieniti, non vorrei che il mio Primo Cavaliere morisse cadendo dal dorso di un drago.»
«L’ho sempre desiderato, cavalcare un drago intendo, non precipitare dal suo dorso.»
«Reggiti forte!»
E poi Drogon iniziò ad agitare le ali si alzò in volo, e da lassù lei era davvero la regina di tutto, non sono dei Sette Regni, ma del mondo intero.
Vide Jon Snow che stava risalendo le scale che portavano alla fortezza.
Presto sarò nuovamente qui.
Poi si concentrò sul suo obiettivo, sull’esercito nemico che andava distrutto e sulla lezione che avrebbe impartito a Cersei Lannister.
In poco tempo raggiunse il terreno di battaglia, ma prima fece scendere Tyrion che rimase in alto ad aspettare insieme ad alcuni Dothraki.
«Tenetelo al sicuro» disse lei nella loro lingua, poi si incamminò nuovamente verso Drogon.
«Sta attenta» le disse Tyrion Lannister.
«Anche tu.»
«Io sarò più al sicuro di te quassù.»
Dany gli sorrise e poi salì sul suo drago, aveva deciso di lasciare Rhaegal e Viserion a Roccia del Drago, infondo dei tre Drogon era il più grande e il più forte, sarebbe giunto il tempo in cui avrebbe portato anche gli altri due a combattere la guerra.
Li vide dall’alto, uomini, centinaia di uomini con lo stemma dei Lannister e di altre nobili case che lei ancora non conosceva.
Planò su alcuni di loro e disse: «Dracarys!»
E’ una guerra e io devo vincerla se voglio sopravvivere, dei perdonatemi.
Li vide bruciare e li sentì urlare mentre i loro corpi si fondevano con le corazze, in lontananza udì le urla di battaglia dei Dothraki, e poi piano piano un mare di uomini si andò ad aggiungere a quelli che già si trovavano lì, lei volò oltre e ordinò nuovamente a Drogon di fare fuoco e suo figlio ubbidì.

 





 

 

TYRION

Non lo credeva possibile, mai avrebbe creduto che un giorno avrebbe davvero volato su di un drago eppure da bambino lo aveva desiderato tanto un drago, anche piccolo come lo era lui.
Tyrion era in alto e Daenerys lo aveva lasciato con alcuni Dothraki affinché fosse al sicuro.
Non si rende conto di quanto sia belle e orgogliosa, se solo fossi diverso lei mi vedrebbe davvero.
Non si era più concesso di amare, non dopo Shae, non dopo ciò che le aveva fatto e ciò che aveva fatto a suo padre ma… i momenti trascorsi con la regina d’argento avevano cambiato la sua vita.
Lei lo aveva fatto diventare il suo Primo Cavaliere nonostante fosse un Lannister, nonostante suo padre avesse fatto sterminare parte della sua famiglia.
Ma le sue parole le tornavano in mente spesso: ‘I nostri padri erano terribili, tutti quanti. Hanno solo peggiorato questo mondo ma noi non lo faremo, lasceremo il mondo un posto migliore di come lo abbiamo trovato.
Cersei non potrai mai essere come lei, tu non hai mai amato il popolo, non ti è mai importato di loro. Tuttavia sei sangue del mio sangue e non posso lasciarti morire.
La battaglia infuriava ai suoi piedi, il fuoco si faceva largo tra le file degli uomini di sua sorella, uomini morivano, altri urlavano ma lui cercava un uomo, un uomo soltanto, un uomo con una mano d’oro oltre alla sua regina che vedeva volare in alto nel cielo sul dorso di suo figlio.
«Dove sei Jaime?» chiese a se stesso, troppi uomini.
Tyrion perlustrò ancora con lo sguardo finché a un certo punto non vide una costruzione di legno, qualcosa che mai aveva visto in vita sua, e lì, a manovrarla c’era un suo vecchio amico, Bronn.
Vide una specie di freccia, grande e lunga, una freccia che puntava contro Daenerys Targaryen, Bronn puntò la balestra verso il drago e scagliò la freccia.
Drogon venne colpito e lui lo vide perdere quota, il suo cuore sembrò uscire dal petto.
Dei no, non lei.

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Capitolo 8
*** OTTO ***


OTTO







 

DAENERYS

Drogon era stata colpito, Dany aveva visto la freccia lunga tanto quanta una lancia arrivare ma non erano stati abbastanza veloci da evitarla, sentì il suo drago urlare di dolore e avrebbe voluto strapparsi le orecchie piuttosto che sentire quel grido, lui era uno dei suoi figli.
Si tenne stretta a lui mentre Drogon perdeva quota e gridava.
Insieme al drago era come se avessero colpito anche lei, ma in breve tempo Drogon riacquistò il controllo e volò dritto verso la balestra, mentre Daenerys ribolliva di rabbia, come avevano osato colpire suo figlio? L’avrebbero pagata e l’avrebbero pagata a caro prezzo.
Drogon si avvicinò mentre l’uomo era pronto a tirare nuovamente una freccia ma Dany fu più vigile di quanto non fosse stata prima.
«Dracarys!» ordinò al suo drago con tutta la rabbia che sentiva, ma la stessa rabbia oltre al dolore era certa che la provasse anche suo figlio.
L’uomo che la manovrava saltò pochi istanti prima che il fuoco distruggesse la balestra, Drogon era ancora a terra che faceva fuoco.
Gli uomini morivano bruciati e Dany vedeva le loro ceneri svolazzare nell’aria, una parte di lei si odiò per quello ma l’altra sapeva di non poter fare altrimenti perché chiunque al suo posto avrebbe fatto lo stesso.
Non si era fiondata sulla capitale per non uccidere innocenti.
Non sono mio padre ma questa è una guerra.
Era come l’inferno in terra, vide uomini che venivano infilzati da spade manovrate da altri uomini, vide i Dothraki cavalcare e uccidere con frecce e con gli arakh, il cielo era chiaro ma risplendeva del fuoco di Drogon quasi, il mondo intero sembrava bruciare.
Si portò una mano alla testa e poi ai capelli, aveva chiesto a Missandei di metterle una delle campanelle che in passato erano appartenute a Drogo, voleva che suo marito fosse con lei, voleva che la proteggesse come aveva fatto da vivo, aveva bisogno della sua forza e del suo coraggio.
La campanella era ancora lì, temeva di averla persa nel momento in cui Drogon era stato ferito ma era ancora lì.
Grazie Shekh ma shieraki anni - pensò Dany stringendo la campanella.
Drogo si alzò nuovamente in volo e si spostò vicino all’acqua.
Dany scese non appena lui si piegò, smontò su quella terra che era così vicina alla Fortezza Rossa, così vicina ad Approdo del Re e al trono che stava cercando di riprendere.
Si sarà sentito così Aegon Targryen? Vicino al suo obiettivo ma non abbastanza da poterlo prendere.
Ma poi si ricordò, Aegon era un conquistatore.
A lui è bastato fuoco e sangue per prendere i Sette Regni, è con le spade dei nemici che fu forgiato il trono.
Dany accarezzò Drogon e poi tentò di togliere la lancia che sporgeva dal suo corpo, si avvicinò piano, cauta, temeva che Drogon potesse sputare fuoco e anche se lei ne era immune, preferiva evitare di ritrovarsi nuda sul campo di battaglia.

 


 

 

 

TYRION

Tyrion assisteva impotente dall’alto, aveva visto il drago toccare terra e dibattersi dopo essere stato colpito, ma la sua regina sembrava essere sana a e salva nonostante tutto.
Lei è forte - cercò di convincere se stesso, il terrore che potesse morire era molto ma altrettanto lo sentiva per suo fratello Jaime.
Jaime era stato il solo a trattarlo come un fratello, ad amarlo, a vederlo come un essere umano.
Suo padre lo disprezzava, sua madre era morta dandolo alla luce e per questo Cersei lo aveva odiato e Tyrion sapeva che l’unico motivo per cui aveva vissuto tanto era l’affetto di suo fratello maggiore, Cersei avrebbe voluto ucciderlo, Oberyn stesso gli aveva raccontato tempo prima ciò che Cersei gli aveva fatto in sua presenza e che era stato proprio Jaime a fermarla.
Tu mi hai salvato la vita così tante volte, hai salvato la mia infanzia a Castel Granito, non morirai oggi su questo campo di battaglia perché gli dei non possono permetterlo.
Gli dei lo avevano fatto arrivare fino a dove era arrivato, quando aveva incontrato Daenerys desiderava solo morire ma poi tutto era cambiato, perché non servirla?
Era giovane e aveva bisogno di consigli e di qualcuno che conoscesse bene i Sette Regni e i lord, e chi meglio di Tyrion Lannister?
Vide Jaime galoppare con una lancia in mano mentre con la mano d’oro teneva le briglie del cavallo che correva tra il fuoco, le urla dei soldati e dei Dothraki, tra le ceneri che volavano nel vento.
«Che cosa stai facendo idiota?» domandò Tyrion a voce alta osservando suo fratello correre verso Daenerys.
Il suo cuore sarebbe esploso, ne era più che certo ormai.
Amava Jaime e amava Daenerys, pregò che nessuno dei due morisse quel giorno.
«Non farlo Jaime, fermati stupido che non sei altro!»
Ma Jaime era troppo distante per sentirlo, lui così in alto al sicuro assieme alcuni dei Dothraki che la sua regina aveva lasciato lì per poterlo proteggere, e suo fratello in basso nella mischia della battaglia, ebbro della sua febbre, quella febbre che pure Tyrion nonostante tutto aveva provato specie durante la battaglia delle Acque Nere, anche se quella battaglia lo aveva quasi ucciso.
Jaime continuò, vide il suo braccio alzarsi ma si fermò, Drogon si voltò verso di lui mentre Daenerys stava facendo di tutto per estrarre quella lancia, e ci riuscì pochi istanti prima che suo figlio aprisse la bocca e sputasse fuoco su Jaime Lannister, da lassù Tyrion temette che il fratello fosse caduto, ucciso dal fuoco di Drogon, ma a battaglia finita quando poté parlare con Daenerys scoprì che suo fratello era vivo, qualcuno lo aveva spinto in acqua prima che fosse troppo tardi.
Grazie.
La battaglia era continuata, un lord con suo figlio rifiutavano di arrendersi alla straniera, preferivano morire piuttosto che arrendersi, avevano combattuto strenuamente tra il fuoco e il sangue che Daenerys aveva portato in quel campo di battaglia.
Gli uomini dell’esercito nemico rimasti ora erano in piedi sulla collinetta da dove lui aveva osservato la battaglia che aspettavano di conoscere il loro destino, Tyrion li osservò, erano innocenti che colpe avevano se non quelle di combattere per una regina che nemmeno conoscevano e per cui non contavano nulla.
«Il mio nome è Daenerys Targaryen e sono l’unica vera regina dei Sette Regni, nelle mie vene scorre il sangue di Aegon Targaryen e delle sue sorelle, io sono l’erede di mio fratello Rhaegar. So bene cosa Cersei Lannister vi avrà detto di me. Sono una straniera su questa terra ma anche io come voi sono nata qui, a Roccia del Drago e non ho chiesto io di essere esiliata oltre il Mare Stretto, non ho chiesto io di vivere la mia vita a Essos. Non voglio farvi del male, sono qui per aiutarvi e per liberare il reame dalla falsa regina che state servendo.»
«Falsa regina?» disse un uomo, Tyrion sapeva chi era anche se lo aveva visto poche volte in vita sua.
«Si, mio signore.»
«Come tu stessa hai detto sei una straniera, perché dovrei seguirti?»
«Lord Tarly giusto?»
«Si» rispose l’uomo fiero facendosi più avanti.
«Sbaglio o la tua famiglia era leale a Olenna Tyrell?»
«Ho servito lady Olenna per tutta la vita.»
«No, se lo avessi fatto ora saresti dalla nostra parte dato che i Tyrell ci appoggiavano prima che venissero tutti uccisi per mano della mia amabile sorella.»
«Tua sorella è nata qui, lei conosce le nostre usanze. Era la moglie di re Robert e tu invece? Perché servi una straniera?»
«Perché Daenerys Targaryen è migliore di mia sorella, a Cersei non importa di voi e non le importa del popolo ma a Daenerys invece importa. Voglio servire una regina che abbia a cuore i propri sudditi, che voglia il loro bene.»
«Bene tu dici? Guardati intorno.»
«E’ una guerra mio lord e dubito che i miei nemici avrebbero fatto diversamente. Avrei potuto fare di peggio, lo sai questo vero?» disse lei facendo un passo verso lord Tarly, uno dei suoi Dothraki le fu subito dietro «avrei potuto riprendermi Approdo del Re usando i miei figli e portando morte e distruzione, avrei potuto ridurre la capitale in cenere, quella stessa capitale che venne creata per ordine del mio antenato Aegon. Hai una scelta mio signore, inchinati a me o muori.»
Lord Tarly osservò Daenerys e poi Tyrion, fece un sorriso e poi sputò a terra.
Suo figlio si fece avanti e raggiunse il padre.
«No! Torna indietro.»
«Chi sei tu?»
«Sono suo figlio, Dickon Tarly.»
«Ti ho detto di tornare indietro.»
«No padre.»
Tyrion si avvicinò alla sua regina e la supplicò di risparmiare quel giovane ragazzo.
«Già una grande casata si è estinta non permettere che accada ancora. Il ragazzo è giovane e qualche giorno chiuso in una buia cella gli farà cambiare idea, è ciò che serve ad entrambi.»
«Io non cambierò idea.»
Stupido di un Tarly! Sto cercando di salvare le vostre insulse vite!
«Ascoltami, se lo uccidi i lord di Westeros inizieranno a pensare che Cersei ha ragione su di te, non farlo risparmia il ragazzo.»
«E sia, prendete il ragazzo verrà con noi a Roccia del Drago. Per tutti gli altri che non si inchineranno a me e che resteranno fedeli a Cersei Lannister ci sarà la morte.»

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Capitolo 9
*** NOVE ***


NOVE







JON

Jon temeva per Daenerys e il pensiero che sarebbe potuta morire in quella battaglia lo tormentava, così alla fine era sceso fino alla grotta ad aiutare i soldati che erano rimasti a Roccia del Drago per scavare e trovare l’ossidiana.
Si era tolto la pelliccia perché faceva troppo caldo ed era troppo ingombrante per scavare, aveva una camicia fina e bianca, i capelli raccolti come un tempo li teneva il lord suo padre, Lungo Artiglio appesa alla vita.
Il sudore colava sul suo viso, aveva bagnato la camicia ma non gli importava.
Lavorare era l’unico modo per non pensare a Daenerys, a Sansa che era sola a Grande Inverno fatta eccezione per Brienne di Tarth e Spettro, e infine al vero nemico, il Re della Notte.
Prima o poi dovrà credermi, devo solo avere pazienza con lei.
Continuò a scavare e a spaccare la pietra, quando iniziò a non sentire più le braccia il re del Nord si fermò, si avvicinò alle figure scolpite nel muro e posò sopra la sua mano ricordando la volta in cui si era trovato lì con Daenerys, quando lei aveva ripassato quelle stesse figure con le sue piccole e delicate dita.
«Jon?» lo chiamo Davos, ma Jon era perso nei suoi ricordi, era perso negli occhi viola e indaco di Daenerys Targaryen, «Jon!»
Jon si riprese e si voltò verso Davos.
«Scusami non ti avevo sentito» rispose Jon.
«Tieni» disse ser Davos passandogli una sacca con dell’acqua fresca.
Jon bevve e ringrazio Davos.
«Ahh, ci voleva proprio dopo tanta fatica.»
«Perché sei sceso quaggiù?» domandò Davos riprendendo la sacca con l’acqua.
«Avevo bisogno di non pensare.»
«Daenerys Targaryen?»
Jon annuì.
«Vieni, usciamo da qui.»
Torna presto.
Davos si incamminò vero l’uscita, il re del Nord osservò un’ultima volta quei dipinti e lo seguì fuori dalla grotta.
Una barca stava per approdare sulla spiaggia di Roccia del Drago, Jon si sentì sollevato ma poi quando la barca fu più vicina capì che non era la flotta di Daenerys.
Alcuni Dothraki si avvicinarono subito alla barca proprio nel momento in cui un uomo stava toccando terra.
Era alto, capelli biondi nonostante l’età, braccia forti.
E’ un guerriero, perché è qui?
Missandei comparì poco dopo mentre Jon e Davos stavano raggiungendo il nuovo arrivato.
«Missandei conosci quell’uomo?» domandò Jon mettendo la mano su Lungo Artiglio.
«Si, rinfodera pure la spada è un amico della regina.»
«Un amico?»
«Sarà felice di vederlo.»
«Missandei» la chiamò l’uomo.
La giovane servitrice disse qualche parola in Dothraki e loro si fecero da parte, l’uomo si avvicinò al gruppo sulla spiaggia.
«Jorah l’Andalo, sono contenta di rivederti.»
«Grazie. Dov’è Daenerys?»
«Non è a Roccia del Drago ma sarà qui presto» disse Missandei.
«Speravo di vederla subito, ma a quanto pare dovrò aspettare.»
Jorah l’Andalo spostò il suo sguardo su Jon e Davos.
«Sono alleati della regina» spiegò Missandei al misterioso uomo, «Lui è Jon Snow il re del Nord e lui è il suo consigliere ser Davos Seaworth.»
«Ma non mi dire. Ho sentito parlare di te ser Davos e so chi sei tu, Jon Snow.»
«E tu chi sei? Non ti conosco ser.»
«Jorah Mormont dell’Isola dell’Orso.»
«Jorah Mormont?» ripeté Jon.
«Si.»
«Ho servito tuo padre, il lord comandante Mormont quando ero un guardiano della notte. Ero il suo attendente.»
«Un uomo non facile da servire.»
«E’ stato sempre buono con me e ho imparato molto da lui.»
In quel momento un rumore forte si fece strada e una macchia scura comparve nel cielo, Daenerys Targaryen era tornata a Roccia del Drago.
Drogon atterrò poco distante da loro e Daenerys piano piano raggiunse il gruppetto sulla spiaggia.
Il suo passo era sicuro, il suo portamento fiero e qualcosa tintinnava a ogni suo passo come una campanella ma poco prima di raggiungerli si fermò a osservare Jorah Mormont sgranando gli occhi e non appena il cavaliere la vide i suoi occhi si riempirono di lacrime, si inginocchiò sulla spiaggia umida.
«Khaleesi» disse lui chinando il capo, Daenerys riprese a camminare e raggiunse Jorah e lo aiutò a rialzarsi.
«Sei davvero qui?»
«Si Khaleesi, come tu hai ordinato.»
«Significa che sei guarito Jorah?»
Lui le sorrise.
«Sono tornato per servirti, se mi vuoi ancora. Ho commesso molti errori Khaleesi.»
«E io ti ho perdonato. Ne sarei onorata ser» rispose e poi lo abbracciò.

 

 

 


 

DAENERYS

Quando aveva visto Jorah sulla spiaggia non era riuscita a credere ai suoi occhi, per un istante credette che fosse solo un’illusione ma Jorah l’Andalo era davvero lì e i suoi occhi non la stavano ingannando.
Sentì il cuore batterle veloce, quante volte aveva pensato a lui chiedendosi come stesse o dove si trovasse e quante volte aveva desiderato di poterlo rendere felice.
«Khaleesi» disse lui chinando il capo, Daenerys riprese a camminare e raggiunse Jorah e lo aiutò a rialzarsi.
«Sei davvero qui?»
«Si Khaleesi, come tu hai ordinato.»
«Significa che sei guarito Jorah?»
Lui le sorrise.
«Sono tornato per servirti, se mi vuoi ancora. Ho commesso molti errori Khaleesi.»
«E io ti ho perdonato. Ne sarei onorata ser» rispose e poi lo abbracciò.
Jorah era ancora forte nonostante la malattia e nonostante l’età.
«Missandei fa preparare una stanza per ser Jorah e qualunque altra cosa gli occorra» disse facendogli una carezza e poi si staccò da lui.
Jon Snow la stava fissando, le sembrò di notare gelosia nel suo sguardo ma sicuramente si era sbagliata.
Jon non è geloso di me.
Jorah stava per andarsene quando Jon lo chiamò.
«Lord Joarah, aspetta.»
«Non sono più un lord da molto tempo ormai.»
«Lo so ma… questa è tua» disse Jon estraendo la spada.
Ha detto che era un regalo, perché la sta dando a Jorah?
Daenerys si voltò verso Jorah, c’era uno scintillio nei suoi occhi.
Conosce quella spada.
«Fu tuo padre il lord comandante a darmela, ma se fosse qui sono certo che la darebbe a te ora.»
Jorah la afferrò e la tirò fuori dal suo fodero.
«Lungo Artiglio» disse passando le dita sulla sua lama, la osservò per un po’ poi la affidò nuovamente a Jon.
«E’ tua, mio padre l’ha affidata a te.»
«Se desideri riaverla… basterà cambiare l’impugnatura.»
«Un lupo bianco.»
«Spettro, è il mio metalupo.»
«Hai un metalupo?» domandò Daenerys.
«Si, l’ho lasciato a Grande Inverno. Sapere che veglia su Sansa mentre sono via mi fa stare un po’ più tranquillo per quanto possibile.»
«Ti ringrazio come ho detto mio padre l’ha data a te. Ti servirà bene e un giorno servirà bene anche i tuoi figli.»
Jon la rimise al suo posto.
«Khaleesi è stato un lungo viaggio, vorrei riposare un po’ ora. Temo di aver lasciato troppo presto la Cittadella.»
«Vuoi che trovi un maestro?»
«No, un po’ di riposo e starò bene. Non preoccuparti per me.»
«Riposa ser, quando ti sentirai in forze parleremo. Missandei?»
«Si maestà, seguimi ser Jorah.»
Jorah l’Andalo se ne andò con Missandei.
«Mmh, è il caso che vada a vedere come stanno procedendo i lavori.»
Dany sorrise al tentativo di ser Davos di lasciarli soli.
«Stai bene?» le domandò Jon dopo che tutti si furono allontanati.
«Si e ora che ser Jorah è tornato andrà anche meglio. E’ da molto tempo al mio fianco.»
«E ti fidi di lui?»
«Jorah ha commesso degli errori come chiunque altro e io l’ho perdonato per ciò che ha fatto mentre diceva di essermi leale. Quando ho saputo del morbo grigio ho temuto di perderlo e io non voglio perdere nessun’altra persona a cui tengo.»
«Il morbo grigio
«Si, ma è guarito o non sarebbe tornato.»
Drogon era ancora sulla spiaggia ma presto sarebbe volato via, probabilmente sarebbe andato a caccia da solo, o forse Rhaegal e Vieserion lo avrebbero seguito.
«La battaglia?»
«E’ finita e oggi ho meno nemici di ieri. Ho preceduto gli Immacolati e i Dothraki, ma presto saranno qui assieme a Tyrion, a un prigioniero e a coloro che hanno deciso di combattere per me.»
Jon la guardò sorpreso.
«Non credevo che avresti fatto prigionieri.»
«Nemmeno io, ma ho dato ascolto al mio Primo Cavaliere. Dickon Tarly passerà un po’ di tempo in una delle celle di Roccia del Drago.»
«Dickon Tarly?» chiese Jon.
«Lo conosci?»
«No ma conosco suo fratello Sam, era un guardiano della notte come me ed è un mio caro amico.»
«Allora mi dispiace informarti che il lord suo padre è morto, poteva vivere ma ha scelto di morire. Ho risparmiato il figlio su insistenza di Tyrion. Come ti avevo promesso Jon Snow sono tornata.»
«Si, sei tornata. Ho temuto che…»
«Che?» domandò lei facendosi più vicina.
«Ho temuto per la tua vita» rispose Jon.
Era così bello con quella camicia bianca e i capelli sfatti, i suoi occhi non erano semplicemente grigi scuri, Dany notò un altro colore, una leggera punta di viola e ciò la stupì.
«Non è la mia prima battaglia Jon Snow, è da quando sono nata che combatto per vivere, prima lo facevo con Viserys e ora con i miei soldati e i miei figli. E non avrò pace finché i Sette Regni non saranno nuovamente miei. Non voglio più spargimenti di sangue, voglio che il popolo sia libero e in salute e voglio che mi amino come amavano mio fratello Rhaegar.»
«Sarai una grande regina Daenerys Targaryen.»









 

Piccola anticipazione del capitolo 10:
 

[...]
«E se non fosse così?»
«Ma lo è, la maegi mi ha maledetta. Quale uomo vorrebbe una donna sterile? Jon Snow merita di meglio di una donna che non potrà mai dargli dei figli.»
«Questo dovrebbe deciderlo lui, non pensi?»
«No, non lo condannerò a un simile destino non sarebbe giusto. Ho perso mio figlio e ho perso mio marito, non voglio affezionarmi a lui.»
«Ma è già successo o sbaglio?»

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Capitolo 10
*** DIECI ***


DIECI







DAENERYS

Erano stati giorni difficili e altri ne sarebbero arrivati Daenerys questo lo sapeva.
«Puoi anche uccidermi non mi sottometterò mai a te» urlò il giovane Tarly mentre alcuni Dothraki lo scortavano nella cella.
«Non voglio ucciderti Dickon Tarly, non sono il mostro che credi. Spesso si compiono atti orribili per poter far nascere qualcosa di buono e se credi che io abbia gioito della morte del lord tuo padre ti stai sbagliando, avrei preferito averlo dalla mia parte che farlo uccidere da Drogon.»
«Dici di essere migliore di Cersei Lannister ma non è così.»
«Credi davvero che a Cersei importi della tua vita? Che le sia importato della vita di tuo padre o degli altri soldati uccisi? No. Ma a me si. A me è importato. Sei un lord di questa terra, sei il discendente di tuo padre Dickon della casa Tarly. Ora potrai riflettere sulle mie parole e spero che tu possa cambiare idea.»
«E se non cambiassi idea?» domandò lui fiero, appoggiandosi contro le sbarre della cella.
«Non mi lascerai altra scelta se non quella di ucciderti e con la tua morte morirà anche la tua casa. E’ questo che vuoi?» chiese Daenerys, poi se ne andò ma prima ordinò ai suoi uomini di trattare bene il prigioniero.
Missandei la attendeva nella sua stanza.
«Ho bisogno di fare un bagno.»
«L’acqua è quasi pronta maestà.»
«Come fai a sapere sempre ciò che voglio?» le domandò lei, poi Missandei l’aiutò a svestirsi, le sciolse i capelli che erano acconciati in lunghe trecce e la aiutò a entrare nella vasca colma di acqua calda, come la sua regina desiderava.
«Perché ti conosco.»
Dany le sorrise e le strinse la mano, Missandei iniziò a lavarla ma a lei non serviva aiuto.
«Non è un disturbo, ho fatto cose peggiori per i padroni.»
«Io non sono uno dei padroni.»
«No, non potresti mai esserlo maestà. Io… ti sarò sempre grata per avermi liberata.»
«Non mi devi nulla, è la tua vita Missandei. Cosa vuoi chiedermi?»
Missandei le sorrise mettendosi al lato della vasca, così che la sua regina potesse vederla.
«Quando la guerra sarà finita e tu avrai vinto, io… io vorrei tornare a Naath.»
Casa, anche io vorrei tornare a casa. Braavos.
«Mi dispiacerà vederti partire, sei la mia unica amica Missandei ma se è ciò che desideri non te lo impedirò.»
«Dispiacerà anche a me lasciarti, ma è da quando ero una bambina che non vedo Naath.»
«Parlamene.»
Missandei venne quasi colta di sorpresa.
«Le spiagge della mia isola sono bianche, più bianche delle nuvole durante una giornata estiva e le sue acque sono cristalline. Le farfalle volano libere sulla mia isole e ci proteggono dagli stranieri. Il popolo di Naath è pacifico maestà.»
«Dev’essere bellissima Missandei, forse un giorno la vedrò. Che altro?»
«Nulla…»
«Parla, non temere.»
«So che non dovrei dirlo ma… è da molto tempo che non vedevo quello sguardo sul tuo volto.»
«Quello sguardo?» domandò Dany curiosa.
«Si, l’ho visto poche volte ma ultimamente lo hai spesso specie quando il re del Nord è nei paraggi.»
«Jon? Missandei…»
«Perdonami non avrei dovuto.»
«No. Hai ragione io provo qualcosa per lui ma tra me e Jon non potrà mai esserci nulla» rispose la regina tristemente.
«Perché?»
Daenerys si alzò dalla vasca e Missandei prese subito un telo per avvolgere il corpo bagnato della sua regina; era perfetta ogni cosa in lei lo era.
«Jon si proclama re del Nord e inoltre… sai che non posso avere figli.»
«E se non fosse così?»
«Ma lo è, la maegi mi ha maledetta. Quale uomo vorrebbe una donna sterile? Jon Snow merita di meglio di una donna che non potrà mai dargli dei figli.»
«Questo dovrebbe deciderlo lui, non pensi?»
«No, non lo condannerò a un simile destino non sarebbe giusto. Ho perso mio figlio e ho perso mio marito, non voglio affezionarmi a lui.»
«Ma è già successo o sbaglio? Maestà, Jon Snow prova dei sentimenti per te io ne sono certa e so che anche tu li provi per lui, sarebbe così sbagliato provare ancora una volta? Le tue ferite sono profonde lo so, nessuno potrà restituirti ciò che ti è stato portato via dalla maegi, ma Jon Snow potrebbe renderti felice.»
Lo vorrei, vorrei più di qualunque cosa, lo vorrei anche più dei Sette Regni e del Trono di Spade.
«Non posso pensare a lui, non ora. Prima viene la guerra, poi il regno e miei sudditi. Questo è il compito di un sovrano, pensare al bene degli altri prima che al proprio.»
«E’ per questo che presto tutti ti vedranno per come ti vediamo noi, mia regina.»

 

 

 

 

 

JON

«Voglio parlare con il prigioniero» disse Jon ai Dothraki ma loro non capivano la sua lingua.
Dannazione.
Così fu costretto ad andare da Daenerys, lei e Missandei erano le uniche a parlare il Dothraki.
La regina era fuori, al suo fianco c’era uno dei draghi ma non era Drogon, questo aveva le scaglie verdi e bronzee, quando lo vide spalancò la bocca e mostrò i suoi denti emettendo un suono stridulo.
Jon ne era terrorizzato e allo stesso tempo affascinato, c’era qualcosa nei draghi, qualcosa di speciale e sentiva di avere un legame con loro.
E quel drago in particolare sembrava chiamarlo, sentì il sangue quasi ribollire nel suo corpo, allungò una mano e lasciò il drago avvicinarsi, Daenerys era in piedi accanto a suo figlio e osservava la scena.
Rhaegal si fece toccare da Jon, annusò la sua mano ma non lo incenerì.
Il lupo bianco sorrise e fece passare la mano sulle scaglie ruvide del drago.
«Non so come tu ci sia riuscito Jon Snow.»
«Nemmeno io» disse Jon con il cuore che stava per uscirgli dal petto mentre ancora accarezzava Rhaegal.
«I miei figli non amano gli sconosciuti. Lui è Rhaegal.»
«Rhaegal» disse Jon.
Poco dopo il drago si ritrasse e si allontanò da lui, Daenerys lo accarezzò e poi lui dispiegò le ali e si librò nel cielo azzurro come il mare.
«Mi stavi cercando?»
«Si. Vorrei vedere il prigioniero, ho provato a dirlo ai tuoi soldati ma non capiscono la nostra lingua e io non so parlare Dothraki.»
«Capisco, seguimi» disse lei e insieme tornarono nelle prigioni della fortezza.
Daenerys camminava avanti a Jon, i suoi capelli argenti come la luna erano lunghi e intrecciati, Jon si chiese cosa avrebbe provato nell’accarezzarli.
Le scale erano strette e a chiocciola, a tratti quasi buie.
Quando i Dothraki videro Daenerys si fecero avanti, lei disse loro qualcosa e i soldati aprirono la cella.
«Dickon Tarly.»
«Se sei qui per farmi cambiare idea…»
«No, non sono io a volerti parlare ma lui» disse Daenerys indicando Jon.
«E tu chi saresti? Se vuoi dirmi quanto la tua regina sia buona e giusta puoi andartene.»
Jon sorrise, quel ragazzo era tutto l’opposto di Sam.
Sam si sarebbe gettato a terra e avrebbe pianto implorando Jon di aiutarlo ma suo fratello era di tutta altra pasta.
«Lei non è la mia regina» disse anche se pronunciare quelle parole gli costò molto, «sono qui perché conosco tuo fratello.»
«Sam?»
«Si, eravamo insieme sulla Barriera.»
«Sei un guardiano della notte?»
«Lo ero, ora non più. Il mio nome è Jon Snow.»
«Jon Snow… Sam mi ha parlato di te, scriveva spesso lettere a nostra madre.»
«Bene.»
«Che cosa ci fai qui? Sei un prigioniero?»
«No, sono venuto a chiedere aiuto a Daenerys Targaryen. Dickon lei non vuole che tu muoia, ma se continui ad essere suo nemico e a servire Cersei Lannister… non le lascerai scelta, questo lo capisci?»
«Lo so. Mio padre non l’ha riconosciuta come sua regina perché dovrei farlo io? Per vivere quanto? Altri due o cinque anni? No.»
«A Cersei Lannister non importa della tua vita e se fossi stato suo prigioniero ti avrebbe già fatto uccidere. Daenerys ti sta dando l’opportunità di vivere. Forse due, cinque anni o forse di più, ma la scelta è tua. Sei tu ad avere in mano la tua vita.»
«Se non è la tua regina perché parli così?» chiese Dickon.
Jon si voltò verso Daenerys.
«Perché so che costruirà un mondo migliore e più giusto di quello in cui siamo nati, non posso inchinarmi a lei non posso scegliere da solo di farlo questa decisione spetta anche a mia sorella è lei la vera Stark di Grande Inverno, l’ultima Stark in vita probabilmente. Dickon se non vuoi farlo per te stesso allora fallo per tua madre o per tua sorella. Fallo per Sam, gli si spezzerebbe il cuore se tu morissi.»
«Sam…»
«Si, Sam.»
Dickon osservò Jon e poi Daenerys, infine persuaso dalle prole del re del Nord posò un ginocchio a terra.
«Non per te, ma per la mia famiglia» disse.
«Alzati lord Tarly. I miei Dothraki ti scorteranno da Missandei e lei si occuperà di te.»
Daenerys parlo ai suoi cavalieri e poi aspettò che il giovane lord se ne fosse andato, e si voltò verso Jon Snow.
«Grazie per il tuo aiuto.»
«E’ il fratello di Sam.»
«Sospetto che lo avresti fatto anche se non fosse stato il fratello del tuo amico, perché tu sei così Jon.»
«Jon? E’ la seconda volta che mi chiami per nome… così come altezza?» domandò lui avvicinandosi, poi la sua mano si posò sul suo viso, accarezzò la sua pelle e sentì nuovamente il sangue infiammarsi nelle sue vene, il desiderio di averla era così grande che lo stava consumando.
Daenerys posò la mano su quella di Jon, poi finalmente travolti entrambi dalla passione crescente si baciarono nelle segrete di Roccia del Drago.








 

Ringrazio tutti coloro che mi seguono e vi lascio con una piccola anticipazione! 
 

Daenerys lo osservò senza dire nulla, erano soli in quelle segrete.
«Non avrei dovuto» le disse Jon ma non era affatto pentito.
«No, non avresti dovuto» le rispose lei, erano le ultime parole che Jon Snow avrebbe voluto sentire uscire dalla sua bocca

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Capitolo 11
*** UNDICI ***


UNDICI






JON

Quanto aveva desiderato quel bacio?
Quanto aveva desiderato di accarezzare la sua pelle e passare la mano tra i suoi capelli argentei?
E ora era accaduto, lei era lì tra le sue braccia e stava ricambiando il suo bacio.
Jon avrebbe voluto di più ma già quel bacio era più di quanto avesse osato sperare dal momento  in cui l’aveva conosciuta.
Quando si separarono Jon le fece una carezza e le sorrise, il suo cuore era colmo di gioia e si sentiva bene come orami non accadeva da anni.
Daenerys lo osservò senza dire nulla, erano soli in quelle segrete.
«Non avrei dovuto» le disse Jon ma non era affatto pentito.
«No, non avresti dovuto» le rispose lei, erano le ultime parole che Jon Snow avrebbe voluto sentire uscire dalla sua bocca, ma poi fu lei ad accarezzargli il viso, Jon chiuse gli occhi e Daenerys lo baciò nuovamente e con un desiderio grande tanto quanto il suo, fin quando non si staccò da lui.
«Questo non potrà accadere una seconda volta» disse, ma Jon si chiese a chi dei due lo stesse dicendo davvero.
«Perché no? Se lo desideriamo entrambi…»
«E’ sbagliato Jon.»
«No, non lo è. E’ sbagliato ignorare i propri sentimenti.»
«I miei sentimenti non contano, viene prima il bene dei miei sudditi è questo essere dei sovrani e io l’ho imparato da molto tempo ormai.»
Jon non ebbe nulla da ridere al riguardo, era stato il primo a non tradire il suo giuramento nonostante l’amore che provava per Ygritte, nonostante il suo fantasma lo avesse seguito dal giorno della sua morte.
«Devo andare ora» disse lei, Jon annuì e Daenerys Targaryen risalì le scale a chiocciola e scomparve dalla sua vista.
Aspettò un po’ prima di risalire, non voleva destare sospetti anche perché a Roccia del Drago si sentiva osservato molto.
E’ solo la tua immaginazione - disse a se stesso.
Risalì anche lui e raggiunse Dickon Tarly.
«Lo hanno condotto in una stanza. Il ragazzo ha proprio bisogno di una bella rinfrescata.»
«E’ vivo e questo al momento è ciò che conta.»
«Si, direi di si» rispose Davos osservando Jon.
«Andiamo da lui Davos, vorrei parlargli ancora. Vorrà scrivere alla sua famiglia e a Sam.»
Durante il tragitto dalle scale che portavano alla prigione fino alla stanza dove si trovava Dickon, Jon rimase in silenzio.
Sentiva ancora il tocco di Daenerys sulla sua pelle, sentiva ancora il suo profumo e i suoi baci, erano delicati ma c’era anche passione e desiderio.
«Mio signore» disse lord Varys uscendo dalla stanza di Dickon.
«Lord Varys, cosa fai qui?»
«Potrei porti la stessa domanda. Ad ogni modo volevo sincerarmi che il nostro ospite stesse bene dopo i giorni trascorsi in cella.»
«Molto premuroso da parte tua.»
«Oh ma io lo sono sempre, gli amici della regina sono anche miei amici» rispose Varys.
Jon sentì un brivido lungo la schiena, aveva sentito parlare di Varys e delle sue abilità nell’avere informazioni.
Mi sta spiando.
«Se credi che possa fare del male alla tua regina ti sbagli.»
«No, non lo credo. Ho conosciuto tuo padre sai? Lord Eddard era un uomo giusto e ha sempre fatto ciò che doveva per il bene del reame e per quello di sua figlia. Andavo spesso a trovarlo quando era rinchiuso nelle segrete della Fortezza Rossa, alcune volte mi chiese di te c’era qualcosa che voleva dirti ma non so cosa fosse» disse Varys.
Mio padre voleva parlarmi?
«Che cosa vuoi lord Varys?» chiese Jon rimanendo calmo, non voleva che le sue emozioni lo tradissero, la morte di suo padre era ancora una ferita aperta così come la morte di Robb e di Rickon.
«Dicono che tu sia come lui. Un uomo giusto e onorevole.»
«Lui era migliore di me.»
«Se è vero ciò che mi è stato riferito spero che un giorno anche tu faccia la cosa giusta.»
«Tu vuoi che io mi inginocchi, ma non posso farlo.»
«Sei orgoglioso mio signore e testardo. Vuoi che la tua gente viva?»
«E’ anche il desiderio di Daenerys.»
«Oh indubbiamente, la regina tiene al popolo. A Meeren ha ucciso i padroni e liberato gli schiavi, ad Astapor ha liberato gli Immacolati. La guerra è guerra ma lei ha sempre cercato di non versare più sangue del dovuto, gli schiavi si sono uniti e tutti assieme si sono liberati.»
«So ciò che ha fatto a Meeren e ad Astapor e so anche che non lascerà morire gli abitanti del Nord.»
«No, non permetterà che accada però tu dovresti fare un passo verso di lei. Non credi?» disse Varys, poi fece un breve inchino e se ne andò così come era arrivato.
«Non fidarti del ragno» disse Davos.
«Non mi fido di lui, la mia fiducia è riposta in Daenerys Targaryen.»

 


 

 

 

DAENERYS

Era seduta difronte allo specchio, Missandei le stava sfacendo le trecce e le pettinava i capelli.
La sua mente tornava al bacio che lei e Jon Snow si erano dati nelle segrete subito dopo che Dickon Tarly grazie all’aiuto di Jon si era schierato dalla sua parte.
Non avrei voluto ucciderlo, ma lo avrei fatto se necessario. Rhaegar anche tu avresti agito come me? Vorrei averti conosciuto.
Il suo cuore batteva forte anche solo al ricordo, aveva finalmente sentito quell’emozione che da anni ormai non provava più.
Guardalo negli occhi Khaleesi - le aveva detto Doreah molti anni fa e quando si era ritrovata sola con Jon lo aveva fatto, istintivamente.
Quando era a Meeren sognava un uomo ma non riusciva mai a vedere il suo volto, non era Daario lo aveva sempre saputo così come sapeva che mai sarebbe stato Jorah.
Ma quell’uomo la aspettava, la chiamava e ora era lì.
«Gli dei sono crudeli Missandei» disse la regina d’argento osservando il suo riflesso nello specchio.
«Maestà?»
«C’erano cose che desideravo anni fa e non ho potuto averle e ora invece sono io a impormi di non volerle. Divertente non trovi?»
«No maestà, ciò che ti fa soffrire non lo trovo divertente» rispose Missandei posando la spazzola e mettendo una mano sulla spalla della sua regina.
«Da quando Jon Snow è arrivato a Roccia del Drago non so più cosa sia giusto fare.»
«Cosa ti dice il tuo cuore?» le domandò la sua amica.
«Non posso seguire il mio cuore Missandei, lo sai questo.»
«Potresti, almeno per una volta.»
«No, io non posso. Ma tu si.»
«Io?» chiese Missandei arrossendo.
«Perché non vai da lui?»
«Maestà…»
«Segui il tuo cuore Missandei, tu che puoi. Finisco da sola» così Daenerys congedò la sua amica e le permise di raggiungere l’uomo che da tempo amava, era certa che Verme Grigio la stesse aspettando e che non avrebbe dormito senza averla vista.
Vorrei essere libera come lo sei tu.
Missandei richiuse la porte e Dany finì di sistemarsi, poco dopo spense le candele e provò a dormire ma le sue notti ultimamente erano tempestate di incubi.
Incubi in cui riviveva la sua gravidanza e la morte di Rhaego, ogni mattina si alzava provata e stanca ma non permetteva a se stessa di crollare.
Anche quella notte l’incubo arrivò.
Sognò Rhaego, adulto, forte e con i capelli argentei come i suoi ma gli occhi… gli occhi erano quelli di Drogo scuri e un po’ a mandorla.
Con le mani strinse il lenzuolo che ricopriva il suo piccolo corpo, lacrime solcarono le sue guance e bagnarono il cuscino e i suoi capelli.
Come ogni notte Rhaego le sorrise e poi scomparve tra il fuoco, lo stesso fuoco che aveva consumato Drogo e che aveva permesso ai suoi draghi di nascere dopo oltre cento anni.
«No!» urlò, allungando una mano verso suo figlio, cercando di raggiungerlo ma lui svaniva sempre di più tra le fiamme, fiamme che lei non poteva passare per poterlo raggiungere, per poterlo stringere tra le sue braccia almeno una volta.
Urlò e urlò ancora e pianse finché a un certo punto non sentì qualcuno che la chiamava, una voce familiare e sentì delle mani forti stringerla, scuoterla.
«Daenerys» la chiamava la voce.
Rhaego le fece un sorriso e poi svanì del tutto e in quel momento con gli occhi colmi di lacrime si svegliò urlando il nome di suo figlio e al suo fianco vide una figura, un uomo… ma non era Rhaego.
Jon Snow era lì al suo fianco, la spada posata accanto a lei.
Indossava una maglia bianca.
«Jon» disse lei tra le lacrime cercando di tirarsi su, lui la aiutò.
Le asciugò le lacrime, le accarezzò il viso, le sistemò i capelli dietro all’orecchio.
«E’ stato solo un brutto sogno» le disse lui stringendola tra le sue braccia.
Grazie di essere qui- pensò lei.
Voleva parlare, spiegargli ma non ci riusciva, lasciò che le sue braccia forti la cullassero e che le sue mani la accarezzassero.
Niente e nessuno avrebbe cambiato la sorte che era toccata a Rhaego ma ciò di cui ora aveva bisogno ora era quello straniero venuto dal Nord.
«E’ passato.»
«Si» rispose anche se quella di Jon Snow non era stata una domanda.
Lui fece per alzarsi ma lei lo trattenne, aveva ancora bisogno di lui e desiderava che rimanesse con lei.
«Resta» lo supplicò lei.
«Sei sicura?»
«Si, non voglio più sognare» disse.
Jon le sorrise, mise la sua spada a terra mentre lei gli faceva posto in quel grande letto.
Lui si sdraiò e come quando era bambina si raggomitolò contro il suo petto, come in passato aveva fatto con Viserys, le sue braccia sembravano essere fatte apposta per accoglierla.
«Riposa ora, resterò al tuo fianco finché vorrai» le sussurrò Jon accarezzandole i capelli.
Il battito del suo cuore placò il suo pianto e il suo tormento e non molto tempo dopo Daenerys si addormentò tra le braccia di Jon Snow.








 

Anticipaizone: 

 

«Una regina infelice avrà sudditi infelici e io voglio che tu sia felice.»
«Questo è vero ma non possiamo cambiare chi siamo. Non posso smettere di essere Daenerys Targaryen così come tu non puoi smettere di essere Jon Snow. Lo vorrei Jon, credimi lo vorrei tanto. Prima del tuo arrivo a Roccia del Drago contavano solo i Sette Regni e la guerra contro Cersei.»

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Capitolo 12
*** DODICI ***


DODICI







DAENERYS

Ricordò solo che Jon era entrato nella sua stanza dopo il suo incubo allertato dalle sue urla, era stata lei a chiedergli di restare e lui aveva accettato.
Era quasi l’alba quando si svegliò, il braccio di Jon era attorno al suo fianco e le cingeva la vita, l’altra mano era posata sopra alla sua.
E’ rimasto tutta la notte con me, avrebbe potuto andarsene.
Osservò il suo viso, c’era una cicatrice sopra al suo occhio sinistro e lei ne ripassò i contorni con il dito cercando di non svegliarlo.
I suoi capelli erano sciolti ed erano ancora più belli, alla fine Daenerys si spostò e gli diede un bacio sulla guancia.
Jon impiegò un po’ a svegliarsi ma ciò non la disturbò, gli piaceva osservarlo dormire era così tranquillo e sereno.
«Sei sveglia» disse lui facendole una carezza.
«Si.»
«Come ti senti?» le domandò preoccupato.
«Meglio grazie a te.»
«Non ho fatto nulla» le rispose Jon giocando le dita della sua mano.
«Sei rimasto, questo ha fatto la differenza.»
«Allora ne sono felice.»
Daenerys si accoccolò nuovamente contro il suo petto caldo.
«Vorrei che il sole non sorgesse, vorrei restare così per sempre.»
«Lo vorrei anch’io. Quando ti ho sentita gridare ho pensato che qualcuno ti stesse facendo del male.»
Lei alzò il viso verso Jon, la sua preoccupazione era reale.
«Solo il mio passato» rispose tristemente la madre dei draghi, «mi tormenta nei miei sogni.»
«Perdonami non volevo rattristarti.»
«Non sei tu a rattristarmi Jon, senza di te la mia notte sarebbe stata molto peggiore. Sei rimasto anche se non eri obbligato a farlo.»
«Lo volevo, nessuno me lo ha imposto.»
«Lo so, non sei un uomo che accetta le imposizioni» disse Daenerys stringendo la sua mano.
«No, non sono mai stato bravo a ubbidire agli ordini.»
«Nemmeno io.»
«Ti va di parlarne?» chiese Jon.
Daenerys si tirò su a sedere uno spallino della sua veste da notte le cadde lasciando leggermente il seno scoperto, ma lo tirò su quasi subito anche se lo sguardo di Jon era fisso sul suo seno roseo e rotondo; poi si appoggiò allo schienale del suo letto e Jon fece lo stesso.
«Ho sognato mio figlio, Rhaego. E’ morto… in realtà non è mai davvero nato per colpa della maegi
«Avevi un figlio?»
«Si, se fosse vivo oggi avrebbe sette anni» rispose Daenerys e inevitabilmente si toccò il ventre piatto e vuoto, sterile.
«Mi dispiace, io… non posso dire di comprendere il tuo dolore non ho mai perso un figlio.»
«Le anziane del Dosh Khaleen dicevano che Rhaego sarebbe stato lo stallone che monta il mondo, ma la maegi si è assicurata che non accadesse.»
«La maegi?» chiese Jon.
«Mirri Maz Duur era il suo nome, l’ho uccisa dopo la morte di Drogo e quella di Rhaego. Mi ha ingannata e si è portata via tutto quello che avevo di più caro al mondo» rispose e i suoi occhi si riempirono di lacrime «si è presa Rhaego e si è presa Drogo e mi ha lasciata con nient’altro che polvere. Ci sono cose che non sai di me Jon, cose… qualunque sia il sentimento che nutri per me potrebbe svanire se sapessi tutto.»
«No, non svanirebbe nemmeno se mi dicessi che sei un mostro con nove teste» rispose Jon asciugandole una lacrima con le dita della mano.
Daenerys gli sorrise nonostante il dolore che la stava divorando dentro.
«La maegi non si è presa solo mio marito e mio figlio, si è presa anche la mia fertilità. Mi ha maledetta, non potrò mai più avere dei figli» disse guardando gli occhi grigi di Jon Snow.
«Sei davvero certa che ti abbia maledetta? Potrebbe non essere vero.»
«Ho avuto altri uomini e non è mai accaduto nulla.»
E ora qualunque sentimento per me sarà svanito in te Jon Snow.
«Forse non erano gli uomini giusti» le rispose Jon.
«I draghi sono gli unici figli che potrò mai avere. La casa Targaryen finirà con me.»
«Non puoi saperlo.»
«Vorrei che non fosse vero, vorrei potermi riscattare con una nuova vita.»
«Lo farai» disse Jon.
Lo crede davvero ma io so che non accadrà mai.








JON

Le cose che Daenerys gli aveva raccontato erano terribili, aveva sofferto così tanto e ancora stava soffrendo per la perdita di suo figlio e Jon non poteva fare nulla per quella bellissima regina, non poteva restituirle Rhaego.
Se potessi ti restituirei tuo figlio.
Jon non poté fare a meno di stringerla e a se e di baciarla, Daenerys aveva bisogno di calore, di conforto e soprattutto aveva bisogno di amore.
Non comprendeva il dolore della sua perdita ma poteva immaginarlo, doveva essere un dolore lancinante più forte di quello che aveva provato alla morte di Ygritte, Daenerys soffriva per suo marito e per suo figlio.
Tanto dolore eppure siamo entrambi così giovani, siamo entrambi ancora vivi.
«Passerà, con il tempo farà meno male» le sussurrò cullandola tra le sue braccia e lasciando che almeno per qualche momento potesse essere se stessa, sperando che potesse mettere da parte la corona che portava in testa.
Ovunque purché con te, non mi importerebbe dove ma solo stare con te.
«La casa Targaryen non è ancora finita, tu sei qui e un giorno sono certo che potrai riscattarti» le disse guardandola negli occhi, per un momento il respirò gli mancò, i suoi occhi erano così profondi e tristi e Jon avrebbe voluto solo vederla felice.
«No, inoltre chi vorrebbe una donna sterile?» domandò.
Ha paura.
«Ti confido un segreto Daenerys Targaryen. Quando mi sono unito ai guardiani della notte l’ho fatto perché non volevo amare. Una volta a Città dell’Inverno mio fratello Robb e Theon Greyjoy mi portarono in un bordello e c’erano così tante giovani ragazze, la più bella si chiamava Ross. Robb la pagò per farmi passare la notte con lei ma quando arrivò il momento io non riuscii a farlo.»
«Perché? Hai detto che era la più bella.»
Mai quanto te, nessuna è come te.
«Si lo era e lei lo sapeva. Non ci sono riuscito perché il pensiero che potesse restare incinta mi tormentava. Se avesse avuto un figlio da me, lui avrebbe portato il mio cognome e sarebbe stato un bastardo come me. Mio zio Benjen mi disse che non ero consapevole delle rinunce alle quali sarei stato sottoposto, lui lo sapeva bene era un ranger dei Guardiani della Notte, il più temuto tra il popolo libero. Non mi importava dell’amore, non mi importava di avere dei figli che avrebbero portato il mio cognome e poi ho conosciuto una donna. Si chiamava Ygritte era una bruta, apparteneva al popolo libero ed è morta durante l’assalto alla Barriera, quindi comprendo il tuo dolore per la morte di tuo marito.»
Daenerys gli prese la mano e la baciò.
«Mi dispiace Jon.»
«Abbiamo sofferto troppo, non credi che sia giunto il momento di provare a essere felici?» le chiese Jon senza smettere di guardarla negli occhi.
«Ti ho già detto che la mia felicità viene dopo il reame.»
«Una regina infelice avrà sudditi infelici e io voglio che tu sia felice.»
«Questo è vero ma non possiamo cambiare chi siamo. Non posso smettere di essere Daenerys Targaryen così come tu non puoi smettere di essere Jon Snow. Lo vorrei Jon, credimi lo vorrei tanto. Prima del tuo arrivo a Roccia del Drago contavano solo i Sette Regni e la guerra contro Cersei.»
«E ora?»
«Cersei è ancora la mia nemica e so che se me ne andassi lei riconquisterebbe quel poco che ho ripreso, ma so anche che gli abitanti del Nord morirebbero senza il mio aiuto. Tyrion mi ha suggerito un piano, se solo riuscissimo a convincere Cersei ad avere una tregua… solo fino a quando non sconfiggeremo gli Estranei.»
Mi crede!
«Cersei Lannister non accetterà mai.»
«Forse, ma se vedesse con i suoi occhi la minaccia?»
«Un non-morto? Credi davvero che verrà oltre la Barriera a vederlo?»
«No, non lo farebbe mai ma possiamo portare un non-morto da lei.»








 

Spero che la storia vi stia piacendo e come ogni volta vi saluto lasciandovi una piccola anteprima del tredicesimo capitolo! 

 

«Voglio aiutare Jon Snow e voglio aiutare il Nord, sei stato tu a dirmi che il Nord è la terra più vasta dei Sette Regni.»
«E’ vero e sono felice di questa alleanza, ma lui ti ha riconosciuta come regina?»
«No» rispose lei senza togliere lo sguardo da Tyrion, «ciò nonostante quella gente ha bisogno del mio aiuto e io sono pur sempre la vera regina dei Sette Regni.»

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Capitolo 13
*** TREDICI ***


TREDICI







TYRION

Era l’alba ormai ma Tyrion Lannister non riusciva a chiudere occhio, aveva passato la notte a pensare a Shae, a Tysha e infine a Daenerys Targaryen.
E’ giovane e vuole rivoluzionare il mondo in cui abbiamo vissuto e inoltre è bella da sembrare una dea, bella e per me impossibile da raggiungere.
Tyrion si alzò dal letto con la camicia che arrivava poco sopra i piedi, le gambe corte e storte.
Perché mai dovrebbe volere un nano? Nessuno mi ha mai voluto davvero nemmeno Shae.
Andò alla finestra e osservò il mare in cui si rifletteva il cielo tinto di un tenue colore rosa e arancio, era un nuovo giorno e ciò significava una nuova giornata di guerra contro Cersei.
Finirà mai questa guerra?
Daenerys presto si sarebbe svegliata, si alzava sempre all’alba e lasciava che Missandei l’aiutasse a vestirsi e le intrecciava quei meravigliosi capelli argentei.
Tyrion avrebbe tanto voluto accarezzarli e sprofondare il viso nel suo petto, ma lei era la sua regina e tale sarebbe rimasta.
Richiuse la finestra e andò a cercare il suo servitore per farsi aiutare a vestirsi, era pur sempre un Lannister nonostante disprezzasse suo padre e disprezzasse Cersei, nelle sue vene scorreva anche il sangue di suo fratello Jaime e lui avrebbe tanto voluto essere come il fratello, ricordava come le donne lo guardavano e a Jaime non era mai importato, a lui importava sempre e soltanto di Cersei.
Idiota - pensò mentre camminava lungo il corridoio.
Essendo il Primo Cavaliere la sua stanza era vicina a quella della regina e fu in quel preciso istante che vide Jon Snow uscire dalla sua stanza.
Indossava solo una camicia sopra alle mutande e la spada era nelle sue mani.
Tyrion accelerò il passo temendo che avesse usato la spada per uccidere Daenerys in principio ma poi vide che la spada era nel suo fodero e la sua camicia era immacolata, non c’era alcuna traccia di sangue.
In quel momento capì ma una parte di lui lo aveva capito orami dal momento in cui Jon Snow aveva messo piede alla Roccia del Drago.
«Sei mattiniero» disse Tyrion a Jon.
Jon si fermò difronte a lui, non era più il ragazzo timido che aveva conosciuto a Grande Inverno ormai Jon Snow era cambiato - era stato troppe cose se le storie che aveva sentito erano vere - per potersi vergognare di uscire dalla stanza di una regina.
«Anche tu mio signore» rispose Jon.
«Lo sono sempre. Qualcosa non va?»
«No, Daenerys ha passato una brutta notte ma ora sta bene.»
«Cosa le è successo?» domandò il nano allarmato oltrepassando Jon.
«Brutti sogni, c’è Missandei con lei ora. Sta bene.»
«Si» rispose Tyrion senza voltarsi verso Jon.
«Con il tuo permesso lord Tyrion» disse Jon, poi se ne andò lasciando Tyrion Lannister fuori dalla porta della sua regina.

 

 

 

 

JON

Dopo essersi lavato e vestito Jon raggiunse Davos per fare colazione, nonostante il cibo fosse scarso Daenerys riusciva a nutrire tutto il suo esercito magari razionando le porzioni.
«Eccoti» disse Davos porgendogli una coppa con del vino caldo.
«Si, scusa se ti ho fatto aspettare.»
«Ero in buona compagnia» rispose Davos indicando ser Jorah che stava parlando con alcuni Immacolati, poco dopo anche Jorah si unì a Jon e a Davos.
«Buongiorno ser Joarah.»
«Anche a te maestà» rispose il cavaliere.
Missandei ha detto che è un amico di Daenerys.
«So che avevi il morbo grigio ser Jorah» domandò Jon.
«Si, un uomo nelle rovine dell’antica Valyria mi ha infettato mentre stavo cercando di tornare da Daenerys. Lei mi ha ordinato di trovare una cura se mai ne fosse esistita una e di tornare per combattere ancora al suo fianco per riconquistare i Sette Regni e così ho fatto.»
«Dunque sei guarito.»
«Si ser Davos, devo la mia vita a Samwell Tarly. E’ stato lui a salvarmi, è stato l’unico a provarci. Cosa avevo da perdere? Sarei morto lo stesso se non avesse funzionato.»
«Hai detto Samwell Tarly?»
«Si. Lo conosci?»
«Si, Sam è un mio caro amico. Sta bene?» domandò Jon.
«E’ in ottima salute, spero di potermi sdebitare con lui un giorno ma per il momento il mio posto è accanto a Daenerys Targaryen e questa volta non la deluderò» rispose Jorah prendendo una coppa e bevendo.
«Sam non vorrà mai una ricompensa, sono certo che la ricompensa sia stata la tua guarigione. E’ fatto così. Perché navigavi tra le rovine di Valyria?»
«Te l’ho detto, stavo cercando di tornare da Daenerys con un dono.»
«Un dono?»
«Tyrion Lannister, credevo che fosse l’unico modo per farmi perdonare da lei.»
Che cosa le avrà mai fatto? - si chiese Jon.
«Ti ha perdonato.»
«Alla fine si, mi ha perdonato e mai più la deluderò» rispose Jorah.
Non è solo la sua regina, lui la ama - comprese Jon.

 

 

 

 

DAENERYS

Missandei stava finendo di intrecciarle i capelli, quel pomeriggio lei e tutti i suoi consiglieri e Jon si sarebbero riuniti per discutere del piano di Tyrion, un piano che avrebbe previsto mettere a rischio molte vite.
«Sei certa di stare bene?»
«Si, non preoccuparti ora sto bene.»
Passò la mattinata a parlare con Tyrion.
«Come faremo a tenere anche Roccia del Drago? Tua sorella la riconquisterà.»
«Era vuota al nostro arrivo nonostante Stannis l’avesse lasciata da tempo.»
«Questo è vero ma se andassimo a Nord…»
«Vuoi andare a Nord dunque?» chiese il suo Primo Cavaliere.
«Il mio popolo ha bisogno di me.»
«Loro non ti accetteranno tanto facilmente come gli abitanti di Meeren.»
«Non intendo far loro del male e anche a Meeren ci sono stati problemi se ben ricordi.»
«Ricordo e io so che non vuoi fare loro del male, lo sa Missandei e lo sa anche Jon Snow ma gli abitanti del Nord… saranno diffidenti e ti temeranno.»
«Mio padre si è fatto odiare da tutto il regno ma io al contrario saprò farmi accettare e amare.»
«Potrebbe accadere, ma non dimenticare che Jon non è solo al Nord e Sansa non sarà felice del tuo arrivo.»
Padre perché hai seminato così tanto odio?
«Capirà che non sono sua nemica e che voglio aiutarli.»
«Sansa ne ha passate tante, io ho visto il modo in cui mio nipote la trattava, ricordo ancora le frustate che le dette quando suo fratello Robb vinse delle battaglie e lo ricordo perché fui io a fermare quella frusta. Joffrey la picchiava, mia sorella la tormentava… io ho cercato di essere un buon marito per lei ma infondo era poco più di una bambina e io lo zio del re che aveva fatto uccidere suo padre difronte a lei.»
Daenerys si sedette, sapeva che Jon aveva sofferto molto e che aveva perso quasi tutti i suoi cari e ora sapeva parte di ciò che sua sorella aveva dovuto passare.
«Mi dispiace per ciò che le è accaduto e io farò di tutto per esserle amica se lei me lo permetterà. Voglio aiutare Jon Snow e voglio aiutare il Nord, sei stato tu a dirmi che il Nord è la terra più vasta dei Sette Regni.»
«E’ vero e sono felice di questa alleanza, ma lui ti ha riconosciuta come regina?»
«No» rispose lei senza togliere lo sguardo da Tyrion, «ciò nonostante quella gente ha bisogno del mio aiuto e io sono pur sempre la vera regina dei Sette Regni. Tua sorella può pure sedere sul trono che era di mio padre e che sarebbe dovuto essere dei miei fratelli, può indossare una corona ma questo non fa di lei una vera regina. Essere un sovrano vuol dire aiutare il proprio popolo ed è ciò che intendo fare. Più tardi discuteremo del tuo piano con tutti gli altri e con Jon Snow e il suo consigliere.»
«Se questa è la tua decisione…»
«Non approvi?» domandò lei.
E’ proprio come con Jorah, non vede una regina vede solo una donna.
«Il mio consiglio è quello di aspettare ancora un po’, prima dobbiamo cercare di ottenere un incontro con Cersei e di questo me ne occuperò io, qualcuno dovrà recuperare un non-morto e stando a Jon potrebbe pure essere possibile, dopo dovremmo convincere mia sorella a crederci e a fare una tregua in caso ci credesse. Infine potrai andare a Nord.»







 

Vi ringrazio per aver letto anche questo capitolo, vi lascio con un'anticipazione come sempre!

 

«Andrò io, io ho chiesto il tuo aiuto e mio è il compito. Li ho combattuti altre volte e so cosa aspettarmi. Conosco le terre dei bruti.»
«Non puoi» disse Daenerys ancora più affranta.
«Io sono un re, non puoi impedirmi di partire.
»

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Capitolo 14
*** QUATTORDICI ***


QUATTORDICI






DAENERYS

Daenerys era andata a fare visita a Jorah prima della riunione, voleva anche il suo parare oltre che quello di Tyrion, Jorah era sempre stato al suo fianco negli ultimi anni.
Era lì quando si era sposata con Drogo e quando aveva perso lui e suo figlio, era lì quando il giorno della nascita dei suoi draghi, avevano affrontato insieme la desolazione rossa, i padroni di Astapor e di Meeren, Jorah era la sua roccia e l’amico più caro che avesse mai avuto oltre a Missandei.
«Khaleesi, posso offrirti qualcosa?» le domandò Jorah sedendosi difronte a lei.
«Solo il tuo consiglio.»
«Credevo che quello fosse il compito di Tyrion» disse Jorah prendendo una coppa e versandoci un po’ di vino.
«Tyrion mi ha già dato il suo consiglio, ma lui non era al mio fianco nella desolazione rossa.»
«Non sei d’accordo con lui Khaleesi?»
«Il suo piano non è male ma… io credo che sia troppo pericoloso. Ne ho già parlato con Jon e lui sembra essere d’accordo con il mio Primo Cavaliere.»
«Jon Snow» la corresse Jorah.
Ormai riesco solo a pronunciare il suo nome.
«Cosa ti ha proposto Tyrion?»
«Vuole chiedere una tregua a Cersei solo finché non sconfiggeremo la minaccia a Nord e l’unico modo per convincere Cersei Lannister è portarle un non-morto e questo vuol dire…»
«Che qualcuno dovrà andarlo a prendere oltre la Barriera. Cersei Lannister non accetterà mai una tregua.»
«Se il piano di Tyrion funzionasse…»
«Sappi che la sua parola non conterà nulla e che mentre tu combatterai a Nord lei riconquisterà anche Roccia del Drago.»
«Non lascerò Roccia del Drago senza soldati. Alcuni resteranno qui e altri verrano con me a Nord.»
«Hai già deciso.»
Mio orso, so cosa stai pensando ma non sono più la ragazzina che hai conosciuto oltre il Mare Stretto, ora sono una regina.
«Voglio aiutare il Nord.»
«Vuoi aiutare Jon.»
«Si» ammise Daenerys.
«Khaleesi, provi qualcosa per lui? Non guardarmi così ti conosco da molto tempo ormai. Daario era solo uno stupido ed ero certo che presto lo avresti capito, ma per quanto mi dolga ammetterlo Jon è diverso e anche mio padre la pensava così.»
«La spada» disse Daenerys, aveva capito ma non ne aveva ancora parlato con Joarah.
«Si, Lungo Artiglio è la spada di casa Mormont ecco perché Jon Snow ha tentato di ridarmela.»
«Perché non l’hai ripresa?»
«Ho disonorato la mia casa e con essa mio padre. Lui ha scelto Jon e se lo ha fatto è perché lo ha reputato degno di Lungo Artiglio, non sarò io a portargliela via anche se era la spada dei Mormont. Ora è la sua spada.»
«Farò forgiare per te una spada nuova Jorah, una spada degna del mio più fidato consigliere.»
«La brandirò con orgoglio e con onore e darò la mia vita per proteggere la tua Khaleesi.»
«Questo lo so, spero che non si debba arrivare mai a tanto. Perderti una volta è già stato difficile.»
Jorah si alzò dalla sedia e raggiunse Daenerys, poi si inginocchiò.
«Non mi hai mai perso Daenerys, sono qui e resterò al tuo fianco fino quando non ti vedrò sedere sul Trono di Spade.»
Vorrei poter ricambiare il tuo amore Jorah, vorrei davvero farlo. Ma non posso mio caro orso.
«Tra non molto ci sarà una riunione e voglio che tu ne prenda parte ser.»
«Ci sarò Khaleesi.»

 

 




TYRION

Mancava ormai poco all’incontro con tutti gli altri.
Era seduto sulle scalinate del trono scolpito nella roccia delle pareti di Roccia del Drago.
Il suo sguardo vagava nella grande stanza e soprattutto a Daenerys Targaryen, peccato che i suoi pensieri vennero interrotti quasi subito dall’ingresso di Varys che sembrava quasi sempre fluttuare.
Dannato di un eunuco, come fa?
Tyrion se lo era sempre chiesto.
«Vedo che ti stai preparando per l’incontro» disse Varys ammiccando alla coppa che Tyrion teneva in mano.
«Solo un po’.»
«E io che credevo che fossi cambiato.»
«Già, che peccato ti ho deluso. Cosa succede Varys? Non è per parlare di vino che sei qui, dico bene?»
«No mio signore» rispose e poi si avvicinò a Tyrion, tirò fuori le mani dalla sua tunica e gli porse una lettera con sopra il sigillo degli Stark.
«Dovrei chiederti perché ce l’hai tu?»
«Sono pur sempre il ragno ed è mio dovere essere informato su ogni cosa.»
«Cosa dice?»
«Non crederai che io l’abbia aperta vero? Così mi offendi.»
«Varys…»
«Sansa Stark chiede a suo fratello di fare ritorno al Nord.»
«Infondo è passato molto tempo dal suo arrivo e Daenerys deve pensare alla guerra contro Cersei oltre che al Nord.»
«Non appoggi questa alleanza… eppure non era ciò che volevi?»
«Certo che la appoggio, Daenerys avrà bisogno del Nord per vincere la guerra ma temo ciò che mia sorella farà mentre noi saremo via a combattere un’altra guerra. Conosciamo entrambi Cersei.»
«Questo è vero, ma la nostra regina sembra essere più che convinta di volare a Nord.»
«E sappiamo entrambi di come verrà accolta, nessuno ha dimenticato ciò che re Aerys ha fatto al nonno di Jon Snow e a suo zio Brandon.»
«Sono più che certo che il re del Nord sarà in grado di gestire la situazione e che alla fine tutti capiranno che vuole solo aiutare.»
«Lo spero amico mio, credo che sia ora di andare.»








JON

Erano tutti riuniti intorno al grande tavolo scolpito e dipinto, e Jon era agitato.
Ripensava alla notte trascorsa tenendo Daenerys tra le sue braccia, l’aveva osservata dormire, aveva sentito il suo calore e il battito del suo cuore, aveva asciugato le sue lacrime e l’aveva cullata finché non si era calmata.
Era così bella e indossava una corazza spessa, il mondo l’aveva ferita da prima ancora della sua nascita e la sua nascita stessa aveva causato la morte di sua madre.
«Mio signore prima di iniziare la riunione… è giunto un corvo per te. Dal Nord» disse Varys porgendo a Jon il messaggio.
«Ali oscure, oscure parole» disse Jon ricordando improvvisamente le parole di Catelyn Stark.
La sua mano tremava, aveva paura che fosse brutte notizie e che fosse accaduto qualcosa a Sansa in sua assenza anche se sapeva che sia Brienne che il suo metalupo avrebbero dato la loro vita pur di salvare quella di sua sorella.
Iniziò a leggerla e più leggeva e meno credeva a quelle parole, sentì l’aria mancargli improvvisamente.
Non può essere!
«Jon che cosa è successo?» chiese Daenerys.
Jon spostò lo sguardo dal messaggio al volto di Daenerys.
«Io… Arya e Bran sono tornati a Grande Inverno» disse lui incredulo.
«I tuoi fratelli? Sono felice per te» rispose lei.
«Ero certo che fossero morti.»
«Ma non è così e sono certo che non vedano l’ora di rivederti tanto quanto non la vedi tu.»
«E’ così ma… prima viene la guerra essere re vuol dire mettere il bene del popolo prima del proprio» disse Jon guardando Daenerys.
«Ebbene cosa facciamo?» domandò ser Davos.
«Se vogliamo che Cersei ci conceda una tregua dovremo fornirle delle prove. Conosco mia sorella e so che non crederebbe mai alla storia degli Estranei.»
«Nemmeno tu ci credevi, li chiamavi elfi maligni se ricordo bene.»
«E’ vero» rispose Tyrion sorridendo «ma è passato molto tempo da quella volta e se la nostra regina è disposta a crederti… la vera domanda è come faremo a portare un non-morto a mia sorella?»
«Una volta al Castello Nero due ranger che erano scomparsi assieme e a mio zio Benjen furono ritrovati morti, ma poi durante la notte si svegliarono e cercarono di uccidere il lord comandante. Spettro aveva sentito qualcosa e io sono intervenuto in tempo, mi rammarico di non aver potuto uccidere i suoi assassini.»
«Non incolparti, il passato è passato ormai e so che mio padre aveva molta fiducia in te, abbastanza da cederti Lungo Artiglio.»
«Basta una tua parola e sarà nuovamente dei Mormont.»
«Non occorre Jon, presto ser Jorah avrà una spada tutta sua» disse Daenerys sorridendo al suo vecchio amico.
«Quindi è possibile riportare indietro un non-morto?» chiese Tyrion.
«Lo è.»
Jorah si alzò dalla sedia.
«Con il tuo permesso Khaleesi, mi offro per questa missione.»
«Sei appena tornato Jorah.»
«Tu mi hai ordinato di guarire e di tornare per aiutarti a riprendere il Trono di Spade, ora permettimi di farlo.»
Lo sguardo di Daenerys si incupì.
«Andrò io, io ho chiesto il tuo aiuto e mio è il compito. Li ho combattuti altre volte e so cosa aspettarmi. Conosco le terre dei bruti.»
«Non puoi» disse Daenerys ancora più affranta.
«Io sono un re, non puoi impedirmi di partire. Lord Tyrion tu organizzerai un incontro con tua sorella, credo che tu sia l’unico in grado di poterlo fare.»
«Sopravvaluti le mie abilità. Ti assicuro che ci proverò Jon.»
«Bene, allora è tutto deciso» disse Daenerys, ma il suo sguardo era freddo e distante.
Perdonami, ma devo farlo.

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Capitolo 15
*** QUINDICI ***


QUINDICI







JON

La riunione si era sciolta e Jon se ne era andato poiché aveva capito di non essere il benvenuto in quel momento.
L’aveva ferita e non avrebbe mai voluto ma quello era il suo compito e forse lo era sempre stato.
Jon stava per entrare nella sua stanza quando Daenerys lo raggiunse, il suo sguardo era carico di rabbia e al tempo stesso di tristezza e amore.
Da quanto una donna non mi guarda così?
Spinse Jon dentro la stanza e chiuse la porta.
«Perché?»
«Danerys… dovevo essere io a farlo.»
«Ci tieni così tanto a morire? Perché dovete fare tutti gli eroi? Tu e Jorah, Daario, Drogo. Credete che questo vi renda più affascinanti?»
«Credo che ser Jorah ti ami.»
«Pensi che non lo sappia? Conosco bene Jorah è stato al mio fianco in tutti questi anni e so bene cosa prova per me» rispose lei.
«E tu? Non lo ami?» domandò Jon, in parte temeva la risposta.
«No, non lo amo. Una parte di me vorrebbe ma non è così, però tengo a lui. Non voglio che andiate a Nord, è troppo pericoloso.»
«Vorrei restare e non andarmene mai più da questa isola ma non posso. Come te io ho dei doveri. Doveri verso il Nord, doveri verso la mia gente e gli alfieri che mi hanno reso re e doveri verso la mia famiglia. Non voglio essere un eroe, non ne ho bisogno. Ma devo andare, questo lo capisci vero?»
«Lo capisco ma non significa che lo accetto.»
Jon sorrise e le accarezzò una guancia, Daenerys chiuse gli occhi e si lasciò andare al suo tocco, la rabbia stava svanendo nell’esatto modo in cui era arrivata.
«Promettimi che tornerai.»
«Hai la mia parola, per quello che vale. Se non tornassi non dovrai più preoccuparti per il re del Nord» disse quasi un sussurro poco prima di baciarla, poco prima di sentire nuovamente il sangue infiammarsi.
«E’ vero» rispose lei subito dopo.
All’alba del giorno seguente Jon aveva accompagnato Davos alla barca che avrebbe portato sia lui che Tyrion ad Approdo del re.
«Fa attenzione» gli disse Jon.
«Come sempre, non temere non mi caccerò nei guai. Mentre lord Tyrion farà ciò che deve io andrò a cercare una persona e spero tanto di trovarla.»
«Chi?»
«Se sarà dove credo al mio ritorno te la presenterò, sono certo che andrete d’accordo.»
Davos si avvicinò alla barca e ricontrollò tutto, Jon sapeva che in passato era stato un contrabbandiere, così come sapeva che Stannis Baratheon lo aveva punito per questo eppure faticava a vederlo in quelle vesti.
«E’ tutto pronto?» chiese una voce ormai familiare.
Daenerys aveva accompagnato il suo consigliere alla barca.
«Lo è altezza, Davos sta solo controllando tutto. Ancora.»
«E’ grazie alla mia meticolosità se Stanins è sopravvissuto all’assedio. Ci siamo, quando vuoi partire…»
Tyrion salutò la sua regina e salutò Jon poi si avviò verso la barca.
«Tyrion, fa attenzione. Voglio che il mio Primo Cavaliere faccia ritorno, ho bisogno del suo consiglio» disse Daenerys facendo dei passi in avanti.
«Tornerò mia regina. Jon, aspettami prima di partire dammi il tempo di ottenere una tregua da Cersei.»
Il re del Nord chinò la testa.
«Che i venti siano favorevoli miei lord.»
Jon aiutò Davos a far partire la barca e poi tornò indietro sulla spiaggia dove Daenerys li aveva osservati partire, si avvicinò a lei e le strinse la mano osservando anche lui la piccola barca che ormai stava prendendo il largo.

 

 


 


DAENERYS

Era preoccupata, la partenza di Tyrion e la possibile tregua con Cersei le mettevano molta ansia e preoccupazione e quella voce nel profondo che le diceva che tutto sarebbe stato vano non aiutava.
Missandei l’aveva aiuta a sfare le trecce e a cambiare la veste come ogni sera ma non riusciva a dormire, continuava a rigirarsi nel letto pensando a Tyrion Lannister, e pregando gli dei che Cersei non lo uccidesse.
Sapeva solo che i due si odiavano anche se era certa che una parte di Tyrion amasse Cersei nonostante tutto, così come una parte di lei amava ancora Viserys.
Si alzò dal letto e non riuscendo a dormire decise di uscire dalla fortezza, prese una torcia e camminò, camminare la aiutava a non pensare e così camminò nel palazzo scuro e silenzioso accompagnata solo dai suoi fantasmi e certa che tutti stessero dormendo discese le scale fino alla baia e gettò la torcia sulla sabbia che in breve tempo la spense, Dany la osservò bruciare fino all’ultimo.
Anche la mia vita si estinguerà come questa torcia? Cosa verrà ricordato di me? - pensò, poi si tolse le scarpe e le lasciò accanto alla torcia.
Quella sera faceva caldo e la veste era appiccicata al suo corpo, spalancò le braccia e respirò l’aria salmastra, la luna risplendeva alta nel cielo e si specchiava nell’acqua fredda e scura della notte.
Anche le stelle risplendevano e lei aveva imparato a riconoscerle da piccola, era stato Viserys a insegnargliele le notti in cui erano in fuga e non avevano un tetto sopra la testa, suo fratello le diceva che le stelle erano il loro tetto e che un giorno Dany avrebbe avuto una stanza tutta sua quando fossero tornati ad essere i signori di Westeros.
«Eri troppo debole per ottenere ciò che desideravi» disse rivolta alla luna che rimase silenziosa e pallida a risplendere nel cielo, «ma io non commetterò i tuoi errori fratello.»
Poco dopo vide una figura venirle incontro, non aveva idea di chi fosse così immersa nel buio, solo quando le fu vicino capì.
Il suo corpo era bagnato, il suo petto muscoloso come le sue spalle, le sue mani erano quelle di un guerriero eppure quella notte erano stati mani gentili e dolci, ma Daenerys non poté far a meno di chiedersi quante vite avessero tolto quelle stesse mani.
Indossava i pantaloni ma il resto della sua roba non c’era.
«Maestà» disse Jon Snow avvicinandosi ancora di più.
«Credevo che stessero dormendo tutti. Tutti eccetto me.»
«Non io» rispose.
Era bello pure nel buio.
«E’ meglio che vada» disse, non voleva cedere alle sue passioni, in un certo senso sapeva che amare la rendeva debole e che i suoi nemici avrebbero sfruttato quelle debolezze per colpirla.
Jon le afferrò la mano prima che potesse andarsene.
«Non farlo, resta.»
«Jon…»
«Ti prego, solo per questa notte. Dimentichiamo chi siamo, io dimenticherò di essere Jon Snow e tu di essere Daenerys Targaryen, niente re e regina ma solo… solo noi» le disse Jon lasciando la sua mano, poi si diresse verso l’acqua fredda e entrò, tese la sua mano a Daenerys che rimase sulla spiaggia  ad osservarlo.
«Non dirmi che hai paura dell’acqua?» le chiese lui sorridendo.
E’ la prima volta che lo vedo sorridere.
«Un intero khalasar mi ha vista nuda Jon Snow, credi davvero che io possa temere l’acqua?»
Jon non rispose, rimase lì con la mano tesa ad aspettare che lei lo raggiungesse e poco dopo Dany si costrinse a muoversi, i piedi si avvicinano all’acqua, sussultò quando sentì il freddo ma ciò non le impedì di stringere quella mano perché per quella notte era tutto ciò che desiderava.
Piano piano entrano del tutto in acqua, i suoi capelli argentei ondeggiavano come il suo vestito e nonostante sapesse nuotare si aggrappò alle spalle di Jon e il suo corpo si unì a quello di lui, piano piano con la mano toccò il suo petto e ne percorse i lineamenti con le dita, notò delle cicatrici ma non fece domande perché tutto ciò le sembrò così naturale, come se lo avesse fatto ogni notte dalla sua nascita.
Jon la baciò con intensità, con tutta la passione che sentiva dentro, la sua mano toccò i suoi seni delicati e rotondi e poi scese giù, sempre più in basso fino alla veste e poi dentro di essa, toccò le sue cosce lisce e morbide e salì fino a quando la mano non fu dentro di lei e Dany si sentì pervadere da una sensazione che da tempo non provava, un gemito uscì dalle sue labbra che erano premute contro il volto di Jon, mentre con una mano si teneva a lui l’altra accarezzava il suo petto, i suoi capelli e il suo corpo vibrava di piacere.
E quella sera così come quando era bambina le stelle furono nuovamente il suo tetto, un tetto che stava condividendo con Jon Snow.

 

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Capitolo 16
*** SEDICI ***


SEDICI








JON

Era rimasta e quello era ciò che Jon desiderava davvero.
Averla, stringerla tra le sue braccia e diventare un tutt’uno con lei.
Tutto era stato così naturale per entrambi, sentiva il suo corpo contro il suo e non gli importò che notasse le cicatrici che i suoi fratelli gli avevano lasciato, non gli importò nemmeno degli Estranei, ma solo per quei brevi momenti.
Quello che desiderava dal giorno in cui l’aveva vista su quella spiaggia era averla e amarla.
Jon la prese in braccio e uscì dall’acqua, Daenerys era così leggera e i suoi capelli da bagnati sembravano un po’ più scuri, aveva avuto solo un assaggio ma quella notte desiderava avere tutto di lei.
La adagiò sul suo mantello che si trova a terra sulla sabbia, era così perfetta e la luna faceva quasi risplendere la sua pelle chiara, poco dopo si trovava sopra di lei.
«Se non vuoi dillo ora» le sussurrò spostandole i capelli bagnati dal viso.
I suoi occhi viola lo osservavano.
«Lo voglio» sussurrò lei, poi successe tutto in fretta tanto era il desiderio che li consumava entrambi.
Jon tolse i pantaloni e piano piano le tolse il vestito, rimase a fissare il suo corpo per un po’, accarezzandolo come aveva desiderato fare da tempo.
Sta davvero accadendo? - si domandò Jon, era passato tanto tempo da quando aveva giaciuto con una donna, così tanto che Ygritte sembrava sempre di più un sogno lontano anche se quella ferita faceva ancora male così come era certo che anche Daenerys provasse dolore per la morte di suo marito nonostante il tempo, nonostante gli anni.
Poi i loro corpi furono uno solo, Jon la strinse a se e la baciò e Daenerys ricambiò quei baci e quell’amore che aveva tanto bisogno di dare e di ricevere.
Le parole di Maestro Aemon rimbombarono nella sua mente: «L’amore è la morte del dovere.»
Eppure era proprio di amore che avevano bisogno entrambi.
Finalmente dopo tanto tempo Jon si sentì completo, come mai prima di allora.
Il corpo dei lei sembrava bruciare contro il suo, più volte sussurrò il suo nome che detto da lei sembrava la parola più bella che l’uomo avesse creato.
I loro respiri irregolari si fusero nell’aria umida di quella notte sulla spiaggia di Roccia del Drago.
Successe più volte quella notte, la seconda volta fu lei a cercarlo a mettersi sopra di lui e poi accadde nuovamente poco prima dell’alba.
Alla fine Jon giaceva sopra al suo corpo, stanco e felice quasi ubriaco di quel sentimento che sentiva crescere ogni giorno di più, ogni volta che la guardava, mentre Daenerys passava le dita tra i suoi ricci.
L’alba li sorprese abbracciati ancora nudi sulla spiaggia.
«Devo rientrare ora o Missandei manderà qualcuno a cercarmi» disse lei.
«Si, lo so» rispose accarezzandole una spalla ma non avrebbe mai voluto che se ne andasse.
«Dany…»
«Dany? E’ tanto tempo che non vengo chiamata così, l’ultimo a farlo è stato Viserys.»
«Se non vuoi…»
«No, mi piace detto da te» rispose lei dandogli un bacio.
«Io…»
«Non dirlo Jon. Se usciremo vivi dalle guerre che ci aspettano allora forse…»
«Non intendo aspettare la fine delle guerre per dirti che ti amo. E’ così Daenerys Targaryen, ti amo.»
«Jon…»
«Dalla prima volta che ti ho visto su questa spiaggia ho capito di amarti, ti desideravo ma ora… ora ti rispetto e ti conosco. Se tornerò vivo dalla missione allora ti dirò nuovamente che ti amo, sarà la prima cosa che ti dirò maestà.»
Jon la osservò e capì che stava lottando con se stessa, avrebbe voluto dirgli quelle parole ma qualcosa la bloccava.
«Non importa se non vuoi o non puoi dirlo, i miei sentimenti non cambieranno.»
Daenerys posò la testa sulla sua spalla e poi sussurrò al suo orecchio: «Ti amo anche io Jon Snow.»








TYRION

Approdo del re, da quanto tempo non tornava lì? E da quanto tempo non vedeva la sua casa, Castel Granito?
Suo padre aveva detto che mai lo avrebbe avuto ma ora Tywin Lannister era morto e Jaime era ancora una guardia reale e questo rendeva lui, Tyrion Lannister unico erede di suo padre e della sua nobile casa.
«Sta attento mentre sarò via» disse Tyrion rivolto a Davos, il contrabbandiere era simpatico e anche più di Jorah Mormont con cui era stato costretto a navigare.
«Anche tu, la regina vorrà riaverti indietro tutto intero.»
«L’hai chiamata regina, stiamo facendo passi avanti ser Davos?»
Davos sorrise.
«Nonostante tutto lo è esattamente come lo è Jon, solo che lei è l’ultima della sua casa.»
«E così rimarrà purtroppo.»
«Cosa vuoi dire?»
«Daenerys… la casa Targaryen finirà con lei.»
Il sorriso scomparve dalle labbra di ser Davos così come era scomparso ogni segno di sarcasmo da lui quando Daenerys gli aveva raccontato la sua storia e la perdita di suo figlio, Tyrion non aveva mai perso un figlio e poteva solo immaginare il dolore che la sua regina provava nel profondo del suo cuore.
Un cuore che io potrei curare se me lo permettesse.
«Devo andare ora, ci rivediamo qui entro il tramonto o almeno è ciò che spero ser Davos.»
«Lo spero anche io mio lord, anche io ho delle faccende da sbrigare.»
«Allora buona fortuna anche a te cavaliere delle cipolle.»
Tyrion guardò indietro un’ultima volta e poi si incamminò coprendosi la testa con un cappuccio ma era stupido credere che in città un nano non sarebbe stato notato, infondo a lui importava solo che Bronn lo notasse e che lo conducesse da Jaime, l’unico in grado di poter convincere Cersei ad accettare una tregua.
«Credevo fosse uno scherzo» disse una voce che ormai Tyrion conosceva bene.
Bronn era appoggiato al muro di una strada mentre lustrava la sua spada avvolto in vestiti molti costosi, vestiti che anni fa mai avrebbe potuto permettersi.
«Invece eccomi qui, ti avevo dato la mia parola di Lannister.»
«Già ma io preferisco più l’oro.»
«Come dimenticarlo Bronn. Hai fatto ciò che ti ho chiesto?»
«Si l’ho fatto» rispose Bronn rinfoderando la spada e togliendo un piede dal muro.
«Bene allora andiamo.»
«Sai che tuo fratello cercherà di ucciderti vero? Non ha preso bene la morte di vostro padre.»
«Ha meritato quella fine.»
«Non lo metto in dubbio, non dopo ciò che mi hai raccontato di Tysha. Tuo padre meritava certo la morte ma i tuoi fratelli ti odiano ora.»
«Cersei mi ha sempre odiato è così da quando sono nato, non è una novità.»
Tyrion si avvicinò al vicolo, temeva di essere riconosciuto anche se probabilmente Cersei sapeva della sua presenza lì.
«E Jaime? Sei davvero pronto ad affrontarlo?»
Jaime è stato la mia roccia, il mio unico amico a Castel Granito.
«Che fine ha fatto l’uomo che ho assoldato nella Valle di Arryn?»
«Piccola correzione io mi sono offerto volontario nano.»
«Bene, ora ti riconosco Bronn. Andiamo prima che qualcuno dica a Cersei che sono qui, lei è il vero pericolo non Jaime.»
«Si andiamo, non vorrei che la tua testa ma soprattutto la mia finisse su una picca so che a tua sorella piacerebbe molto» concordò Bronn e poi guidò Tyrion dentro a quel vicolo.

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Capitolo 17
*** DICIASSETTE ***


DICIASSETTE








JAIME

Stava seguendo Bronn nei piccoli corridoi della Fortezza Rossa, un tempo tutti quei luoghi erano quasi segreti eppure il mercenario sapeva bene quelle strade.
«Bronn dove mi stai portando? Devo allenarmi, non resta molto tempo prima dell’arrivo dei Dothraki.»
«Lo so e credimi io voglio sopravvivere, non ti salverò il culo ancora una volta anche se fosse fatto di oro.»
«Ne dubito» rispose Jaime.
Bronn era un mercenario ma era stato anche un buon amico, lo aveva seguito a Dorne e poi in guerra salvandolo dal possente drago su cui era arrivata Daenerys Targaryen.
Ho visto abbastanza da sapere che è tale e quale a suo padre, eppure… l’aspetto è quello della regina Rhaella.
«Può bastare.»
«No, non ancora… ma ci siamo quasi» disse Bronn indicando un punto poco più avanti.
Jaime si fermò di colpo quando vide chi si trovava poco più avanti, le gambe avrebbero voluto proseguire e la mano destra che gli era stata tagliata dal caprone pulsava, se l’avesse avuta ancora probabilmente si sarebbe gettato contro suo fratello e lo avrebbe ucciso.
«Non prendertela con Bronn, ho chiesto io questo incontro ma sapevo che non volevi vedermi. Jaime… noi dobbiamo parlare.»
«Non voglio parlare con te» disse Jaime, fece per andarsene ma Tyrion fece dei passi in avanti e lo raggiunse.
«Sai nostro padre sarebbe davvero fiero di te, mi hai fatto passare per un cretino lasciandomi così Castel Granito, non hai ceduto al sentimentalismo.»
«Non osare parlare di lui!»
«Volevo vivere Jaime e lui mi voleva morto, cercava un colpevole e chi meglio dell’essere che era nato per punirlo della sua grandezza?»
«Era tutto organizzato, Varys ti avrebbe fatto fuggire ma tu invece hai voluto ucciderlo!»
«Io non volevo ucciderlo! Ma penso che tu sappia chi si trovasse nel suo letto, nel letto del grande lord Tywin Lannister che diceva di odiare le puttane.»
Jaime abbassò lo sguardo.
«Jaime non sono qui per parlare di lui ma per parlare della guerra, tu sei un soldato sai bene che sarà Daenerys a vincere ma non voglio vedere questa città rasa al suolo e tanto meno voglio vedere innocenti morire e nemmeno lei lo vuole. Daenerys non è come suo padre ed è disposta a interrompere le ostilità se solo Cersei accetterà le nostre condizioni.»
«E tu credi davvero che Cersei accetterà di sottomettersi a lei?»
«No, so che non lo farebbe mai. Sarebbe disposta a morire piuttosto che cedere la corona a Daenerys ma non si tratta della sua sottomissione, non ancora almeno.»
«Allora che cosa chiede?» domandò Jaime.
«La sua richiesta è più importante, vuole una tregua. Ci sono nemici a Nord di cui noi dobbiamo occuparci se vogliamo sopravvivere all’inverno e per noi mi riferisco a tutti. Ogni casata deve unirsi.»
«Ora sei tu a prendermi per un cretino.»
«Jon Snow è venuto da noi, lui e Daenerys hanno stretto un’alleanza così come abbiamo stretto alleanza con altre casate e tu sai bene quanto me che il Nord è il regno più vasto. Jaime, ci sono creature a Nord che si sono risvegliate, ricordi il motto degli Stark fratello?»
«L’inverno sta arrivando, ogni bambino lo conosce.»
«Ebbene, l’inverno è arrivato e con esso anche i non-morti e gli Estranei.»
Jaime rise.
«So che lo trovi divertente, so che non mi credi ma è così.»
«Tu pensi davvero che nostra sorella ti crederà?»
«Cersei non lo farà, non senza una prova ed ecco perché abbiamo bisogno di un incontro e di una tregua. Noi vi porteremo le prove ma tu dovrai convincerla ad ascoltare.»
«Potrei farlo ma perché dovrei aiutarti?»
Una volta credeva che fossero solo leggende il mio caro fratellino.
«Perché se non lo farai morirete tutti. Daenerys non vuole versare il sangue di innocenti ma ha pur sempre il sangue dei Targaryen, nonostante ciò lei è consapevole di ciò che potrebbe fare e ha scelto me per domare i suoi impulsi peggiori.»
«Guardami» disse Jaime a suo fratello, «sei abile a mentire ma non a me. Perché la difendi in questo modo?»
«Daenerys mi ha salvato quando tutto ciò che volevo era morire, mi ha dato un nuovo scopo, mi ha reso il suo Primo Cavaliere. Ho servito bene Joffrey nonostante fosse un mostro ma con una regina che ama il popolo potrei fare grandi cose.»
«Che altro Tyrion?»
«Che altro? A te sembra poco? Dimmi, quanto importa a nostra sorella del popolo?»
«La ami? Non guardarmi così ti conosco troppo bene so vedere ciò che altri non riescono a vedere in te, provi qualcosa per lei.»
«I miei sentimenti non hanno importanza, non è per questo che sono venuto fin qui. Tu uccidesti suo padre per salvare questa città e suoi abitanti e ora la lasceresti cadere per amore di Cersei?»
«E tu? Permetteresti alla tua regina di fare un massacro solo per i tuoi sentimenti?»
«Non lo farà, lei è diversa.»
«Questo lo hai già detto.»
«E’ molto più simile al principe Rhaegar di quanto tu possa immaginare Jaime. Vorrei che tutti potessero vederla per ciò che è e non per di chi è figlia. Suo padre era un mostro ma lei non è Aerys. Dimmi che proverai a parlarle almeno.»
«Lo farò ma non illuderti, non per te. Se avessi ancora la mano della spada ti assicuro che saresti già morto fratellino.»
«Forse» rispose il nano con un amaro sorriso, poi indossò nuovamente il cappuccio del mantello e si avvicinò a Bronn.
«Accompagnami alla barca Bronn.»
Tyrion guardò per l’ultima volta suo fratello e poi si incamminò assieme a Bronn.

 

 

 

 


 

 

DAENERYS

Era rientrata poco dopo l’alba, si era alzata dal mantello in cui lei e Jon erano stati insieme, era da molto tempo che non si sentiva così viva.
Jon Snow risvegliava la vita in lei, risvegliava la passione, risvegliava quei sentimenti che per tanto forse troppo tempo aveva sepolto nel profondo del suo cuore.
«Maestà!» la chiamò Missandei mentre si trovava nei corridoi che conducevano alla sua camera.
«Missandei…»
«Stai bene mia regina?»
«Si, sapevo che ti saresti allarmata se non mi avessi trovata… ma sto bene.»
«Ho mandato alcuni Immacolati a cercarti, li farò richiamare ora che sei qui.»
«Vieni Missandei, ho bisogno di fare un bagno caldo e di cambiarmi.»
«Certamente.»
Le due entrarono nella stanza e Daenerys attese che Missandei riempisse la vasca e preparasse gli oli.
«Non intendo aspettare la fine delle guerre per dirti che ti amo.»
Perché gli Dei me lo hanno fatto incontrare proprio ora? Ora che sono così vicina al mio obiettivo a ciò che mio fratello ha sempre desiderato avere. Eppure ora… ora nulla sembra avere più importanza eccetto Jon Snow.

«Il bagno è pronto.»
Daenerys si tolse la sua veste ed entrò nella vasca che amavano calore.
Lasciò che l’acqua la coccolasse e che i profumi degli oli che Missandei aveva usato le riempissero le narici con il loro profumo.
«Missandei» la chiamò la regina, «credi che io stia facendo la cosa giusta?»
«Se ti rende felice allora lo è.»
«La felicità non è per i re o le regine, non si può avere tutto e Jon… Jon è uno Snow anche se i suoi alfieri lo hanno voluto come re.»
«E questo è importante? Perdonami ma nella mia isola non ci sono bastardi perché nessuno ha un cognome.»
«Lo è e non lo è. Non posso cambiare ciò che Jon è così come io non posso smettere di essere una Targaryen.»
«Maestà se lo ami che importanza ha che sia uno Snow?»
«Per il mio cuore non ne ha Missandei ma cosa accadrà una volta finita la guerra contro Cersei? Jon è il re del Nord e un re deve avere degli eredi e sai che io non potrò mai dargliene, né a Jon né a nessun’altro uomo.»
«Lui lo sa e non sembra importargli.»
«Per adesso ma un giorno gli importerà e allora mi odierà per averlo privato della gioia di avere un figlio.»
«Scaccia questi pensieri mia regina, non sai cosa vuole lui o cosa accadrà, nessuno lo sa e se Jon Snow ti ama davvero allora rinuncerà a qualunque cosa per te.»
Daenerys lasciò che Missandei la aiutasse ad asciugarsi e vestirsi e poi le chiese di lasciarla sola, aveva solo voglia di dormire e tornare ai momenti trascorsi con Jon.
Si alzò quando mancava poco al tramonto, l’idea che Tyrion ancora non fosse tornato la tormentava temeva per lui e per ciò che Cersei avrebbe potuto fargli se avesse scoperto che si trovava ad Approdo del re.
Decise di alzarsi e con i capelli ancora sfatti discese le scale fino ad arrivare alla sala del trono, lì vide Jon ma non era solo Theon Greyjoy era con lui.
«Jon posso parlarti?»
«Va bene» rispose freddamente Jon, anche da lontano Dany percepiva la tensione tra i due.
«Io so di aver commesso molti errori, non potrò mai perdonarmi per aver tradito Robb lui era come un fratello per me questo lo sai meglio di chiunque altro.»
«Non osare nominare Robb in mia presenza!»
«Non volevo tradirlo, ero andato da mio padre per aiutarlo ma poi una volta a casa io volevo solo renderlo orgoglioso ma qualunque cosa facessi per mio padre valevo meno di un povero stolto. Sono diverso da te Jon così come lo ero da Robb, tu sai sempre cosa fare e ciò che fai è sempre la cosa giusta. Anche quando eravamo degli stupidi ragazzini tu l’hai sempre saputo.»
«No, questo non è vero. Forse a te sembra così ma non lo è Theon, ho commesso molti errori da quando ho lasciato Grande Inverno e il più grande è stato proprio quello, andarmene. Ho fatto molte cose delle quali mi pento.»
Jon si era avvicinato un po’ a Theon, Dany temette che potesse afferrarlo nuovamente per la gola, aveva visto la furia impossessarsi di lui quando Theon aveva nominato uno dei suoi fratelli.
Se qualcuno parlasse male di Viserys nonostante tutto ciò che mi ha fatto anche io mi infurierei, era pure sempre il re ed era mio fratello.
«Niente in confronto a me.»
Theon si avvicinò un po’ di più a Jon, Dany notò la sua postura rigida.
«Ho sempre voluto fare la cosa giusta, essere una persona giusta ma non sapevo come esserlo. Mi sentivo come… come difronte a una scelta impossibile: essere uno Stark o un Greyjoy?»
«Nostro padre ti ha fatto da padre molto più del tuo.»
«Lo so.»
«Non hai tradito solo Robb ma anche lui. Hai tradito la sua memoria, i suoi insegnamenti.»
«E’ vero, ma non solo tu hai perso un padre quel giorno ad Approdo del re. L’ho perso anche io perché Eddard Stark era anche mio padre Jon.»
Jon scosse la testa, Daenerys avrebbe voluto uscire fuori e abbracciarlo perché era certa che il suo dolore fosse molto.
«No Theon, non lo hai perso. Lui è parte di te proprio come lo è di me.»
«Ma quello che ho fatto…»
«Io non posso perdonarti per tutto quello che hai fatto ma per quello che posso perdonare, io ti perdono.»
Theon chinò il capo e fece per andarsene, ma Jon lo fermò.
«Theon non devi scegliere chi essere, sei un Greyjoy e sei uno Stark.»
Il principe delle Isole di Ferro annuì e poi se ne andò dalla sala del trono lasciando Jon da solo, poco dopo Dany decise di farsi vedere.
Jon rimase lì al centro della stanza mentre lei gli andava incontro e lo abbracciava.
Le forti braccia di Jon la strinsero e sentì la testa posarsi sulla sua spalla, poco dopo una lacrima bagnò la sua pelle.
«Jon» lo chiamò lei, poi alzò la sua testa e asciugò le sue lacrime con le mani e con dei baci.
«Grazie» le disse Jon guardandola negli occhi e accarezzandole i capelli lunghi e argentei, quella era la sua volta di consolarlo.










 

Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, chiedo scusa ma non ho quasi mai tempo per scrivere.

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Capitolo 18
*** DICIOTTO ***


DICIOTTO







JON

Daenerys era rimasta con lui ancora un po’ dopo la discussione con Theon, Jon pensava davvero ciò che aveva detto, Theon era sia un Greyjoy che uno Stark ed era certo che da quando aveva salvato Sansa una parte di lui aveva iniziato a riscattarsi per gli errori del passato, errori che Jon poteva perdonare solo in parte.
Averla lì, poterla abbracciare era tutto ciò che gli serviva in quel momento ed era quasi assurdo come quella donna che aveva incontrato da nemico ora era diventata la cosa più importante e come avrebbe voluto proteggerla dal resto del mondo per sempre.
La sera Daenerys era andata da lui per assicurarsi che stesse bene, aveva bussato alla sua porta e lui l’aveva fatta entrare.
Poi si erano sdraiati sul letto ed erano rimasti abbracciati l’uno all’altra senza dire nulla.
«Cosa succede Dany?» aveva chiesto Jon accarezzandole i lunghi capelli argentei.
«Tyrion, non è ancora tornato e se Cersei…»
«No, sono certo che stia bene e anche Davos. Vedrai presto saranno nuovamente qui.»
«Si e allora tu te ne andrai e anche Jorah» rispose tristemente lei senza alzare la testa dal suo petto, Jon sentì le sue mani stringerlo più forte.
«Io tornerò, è una promessa» le sussurrò lui stringendola a se.
«Non promettere.»
«So che sei spaventata, lo sono anche io ma devo farlo il Nord è compito mio così come andare ad Approdo del Re lo era di Tyrion.»
«Le promesse mi fanno paura» rispose alzando finalmente la testa, «Viserys non faceva che promettere, diceva che un giorno avrebbe regnato sui Sette Regni e che avrebbe sconfitto l’Usurpatore riuscendo in ciò in cui nostro fratello non era riuscito. Drogo mi promise che avrebbe conquistato i Sette Regni per me e che avrebbe ucciso i miei nemici e invece una Maegi me lo ha portato via assieme a mio figlio. L’unico che ha mantenuto la promessa fatta è stato Jorah e io ero certa che non sarebbe sopravvissuto al Morbo Grigio, se avessi perso anche lui…»
«Jorah è vivo e io non sono Viserys e nemmeno Drogo, prometto che farò di tutto per ritornare da te e poi… abbiamo delle guerre da combattere.»
E’ così diversa da Ygritte eppure vedo in lei lo stesso bisogno di amore.
«Era da tanto tempo che non mi concedevo di amare Jon.»
«Lo so, anche io. Ero certo che dopo Ygritte non avrei mai più amato nessuna donna, che il tempo dell’amore fosse ormai finito per me e restava solo il dovere e a quello mi sono dedicato con tutto me stesso ma poi è cambiato tutto perché ho incontrato te e ora che ti ho trovata vorrei solo che tutto ciò che ci attende scomparisse. Ti porterei con me a Grande Inverno.»
«Parlamene Jon, non conosco nulla del mio regno ho visto solo Roccia del Drago.»
Jon le diede un bacio sulla fronte.
«Prima che venisse distrutta aveva delle torri molto alte, c’è il cortile interno dove ser Rodrik ha insegnato a me e a Robb e anche a Theon a combattere. Sotto si trovano le cripte dove riposano i re e i lord del Nord e oltre a loro si trova lì Lyanna Stark la sorella di mio padre. Ci sono giardini coperti dove crescono molti fiori e poi il posto che preferisco e dove mio padre andava spesso il Parco degli Dei con le sue pozze di acqua calda. Un giorno ti ci porterò e faremo il bagno lì al cospetto degli antichi Dei.»
«Lyanna Stark… sai che credo che mio fratello l’amasse, oh Jon mi piacerebbe molto vedere Grande Inverno e fare quel bagno insieme.»
«Lo faremo e poi fuori dal castello ci sono delle cascate e molte volte sono andato lì a caccia con Robb» continuò lui sorridendole.
«Deve mancarti molto tuo fratello» disse Daenerys guardando Jon.
«Molto, Robb era mio fratello ma era anche il mio migliore amico. Ogni volta che ho imparato qualcosa che fosse tirare con l’arco o qualche storia della vecchia Nan lui era con me e vedere Theon mi riporta alla mente quei momenti. Quando mio padre portò Theon a Grande Inverno eravamo dei bambini in breve tempo Robb fece amicizia con Theon io invece impiegai un po’ di più, non mi piaceva e non mi interessava conoscerlo.»
«Ma poi sei diventato suo amico.»
«Ci rispettavamo e tenevo a lui si, quel giorno sulla spiaggia avrei voluto ucciderlo.»
«Lo so» rispose lei accarezzando il suo petto, Jon sentì il suo corpo reagire al suo tocco, Daenerys aveva il potere di risvegliare i suoi sensi e il suo sangue.
«Se non fosse per ciò che ha fatto per Sansa lo avrei ucciso.»
«Hai troppo onore per farlo e credo che tua sorella non vorrebbe che lo uccidessi, ciò che hai fatto nella sala del trono, concedergli il tuo perdono è stata la cosa giusta da fare.»
«Lo spero ma ora non voglio più parlare di Theon Greyjoy» disse Jon e subito dopo iniziò a baciarla, Dany gli sorrise e i loro corpi si unirono nuovamente , l’uno sull’altra e tutti i suoi pensieri scomparirono e non restò altro che il loro desiderio.

 

 

 

 

 

JAIME

L’incontro con Tyrion lo aveva turbato, aveva giurato a Bronn che avrebbe ucciso suo fratello se lo avesse rivisto e invece era rimasto ad ascoltare le sue stupidaggini.
Jaime non credeva certo agli Estranei e ai non-morti ma su una cosa suo fratello aveva ragione, non avrebbero potuto vincere la guerra.
Daenerys aveva più uomini e inoltre aveva tre draghi e lui aveva visto cosa era stata in grado di fare con un solo drago.
Se arrivassero ad Approdo del re con tre draghi sarebbe la fine per noi.
Salì le scale e arrivò alla porta della stanza di sua sorella e fuori come al solito trovò di guardia la Montagna o almeno ciò che ne restava dopo lo scontro con Oberyn Martell.
Cersei era seduta vicino alla terrazza che dava sulla città e sulla baia delle acque nere, c’era un bicchiere sul tavolo ma era vuoto.
«Cersei devo parlarti» disse Jaime.
Qyburn era lì ma all’inizio non lo aveva notato.
«Mio signore.»
«Qyburn lasciaci soli per favore.»
«Come desideri.»
Qyburn fece un inchino a Cersei e uscì dalla stanza.
«Devo parlarti di una cosa molto importante.»
«Allora parla» rispose sua sorella osservandolo.
«Cersei io… devi sapere che Tyrion è stato qui, ho parlato con lui» ammise Jaime alla fine, Cersei guardò suo fratello e sorrise.
Lo sa.
«Dovremmo punire Bronn per questo tradimento non credi? Non guardarmi così Jaime nulla accade senza che io lo sappia, hai incontrato Tyrion perché io ho lasciato che ciò avvenisse.»
«Tu lo sapevi… allora perché hai lasciato che lo incontrassi?»
Cersei sorrise.
«Perché volevo sapere cosa lo ha mandato a dire Daenerys Targaryen e perché a differenza tua io ho osservato nostro padre per tutta la vita. Cosa ti ha detto, che vuole la nostra sottomissione a quella puttana straniera?»
«No, non ancora almeno.»
«Allora cosa?»
«Daenerys Targaryen ti chiede una tregua, Jon Snow è a Roccia del Drago ora e ha convinto la regina dei draghi ad aiutarlo.»
«Si sono uniti, traditori.»
«Si ma non so se ha giurato fedeltà a lei, potrebbe non averlo fatto.»
«A cosa le serve una tregua con me?»
Jaime si guardò intorno sapeva bene che Cersei sarebbe scoppiata a ridere non appena lui le avesse parlato degli Estranei.
«Jaime parla.»
«Al Nord si sono risvegliate antiche forze, forze che secondo nostro fratello stanno marciando contro Grande Inverno e se Grande Inverno dovesse cadere allora arriverebbero fino a sud, fino ad Approdo del Re.»
«Ti prego non dirmi che credi a queste favole?»
«No, almeno non finché non vedrò quegli esseri con i miei occhi ma su una cosa Tyrion ha ragione noi non possiamo vincere questa guerra Cersei. Daenerys ha due eserciti e ha tre draghi, forse ora ha anche l’aiuto del Nord e non ho dubbi sul fatto che prima o poi li userà, tu non c’eri su quel campo di battaglia non hai visto ciò che ho visto io e lì c’era solo un drago non tre.»
«Non ho paura dei suoi draghi, già altre volte siamo stati in pericolo e ci siamo sempre salvati Jaime.»
«Si grazie a nostro padre ma lui non c’è più Cersei.»
«No, non c’è più» rispose lei tamburellando le dita sul tavolo «e per questo dobbiamo ringraziare quel mostro di nostro fratello, sempre se tu non vuoi ancora difenderlo.»
Cersei si alzò dalla sua sedia e si avvicinò a lui.
«Una volta mi hai detto che solo noi contiamo, tu ed io, ma ora lo credi ancora Jaime?»
«Lo credo.»
Ma il popolo non ha colpe.
«Bene, avevo bisogno di sentirtelo dire» rispose lei poi si getto fra le sue braccia e lo strinse forte.
«Cosa succede Cersei?» domandò lui.
«Accetterò di parlare con Daenerys Targaryen, sentirò che cosa ha da dire o da mostrare ma non per te o per me. Lo faccio solo per nostro figlio.»
«Nostro figlio?»
Quello fu un fulmine a cel sereno.
«Cersei… tu…?»
«Si, Qyburn me lo ha appena confermato. Ti darò un figlio Jaime e darò al regno un erede.»
«Sai bene cosa accadrebbe se il popolo…»
«Il popolo tacerà e accetterà come è suo dovere, non si sono mai ribellati ai Targaryen perché dovrebbero farlo con noi?»
«Perché noi non siamo Targaryen e sai bene cosa pensano dell’incesto, cosa viene insegnato dai Septon e dalle Septe.»
«Nulla accadrà a questo bambino finché avrò anche un solo alito di vita in corpo, nulla» rispose lei con gli occhi lucidi di dolore e rabbia.
Entrambi avevano visto morire il loro primogenito Joffrey, poi Jaime aveva visto morire sua figlia Myrcella e non aveva potuto fare nulla per impedirlo, infine era morto Tommen mentre lui era via per riprendere Delta delle Acque.
Non era stato un buon padre e ora se ne pentiva, quel bambino era la sua occasione di fare ammenda per i terribili errori commessi in passato eppure sapeva che non sarebbe mai dovuto accadere.
Dei abbiate pietà di lui - pensò stringendosi a Cersei.










 

Scusate la mia assenza ma sono tornata ieri della capitale della nostra amata GoT, questo capitolo lo avevo scritto prima di partire ma non ho avuto il tempo per caricarlo, è breve si ma spero che vi piaccia!

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Capitolo 19
*** DICIANNOVE ***


DICIANNOVE








TYRION

Lo sguardo di disprezzo che aveva visto nel volto di Jaime lo aveva ferito molto più di quanto avrebbe potuto dire a parole e per tutto il tragitto alla barca era rimasto in silenzio pensando all’incontro.
Suo fratello era stato l’unico vero amico che avesse mai avuto fin dalla sua infanzia infelice a Castel Granito e ora Jaime riusciva a stento a guardarlo in faccia però almeno era forse riuscito nel suo intento, suo fratello aveva visto la furia di Daenerys sul campo di battaglia e aveva visto uno dei tre draghi in azione.
Che cosa ti aspettavi idiota? Jaime ti odia ormai.
Scese le scale e cercò di togliersi quell’espressione dalla faccia perché non si sarebbe mai mostrato debole con gli altri eccetto che con una persona se solo lei lo avesse ricambiato.
Vide ser Davos in compagnia di un ragazzo che stava finendo di preparare tutto per il viaggio.
«Davos!» lo chiamò Tyrion.
Davos fece un cenno al ragazzo e aspettò che lord Tyrion si avvicinasse a loro.
«Eccoti, temevo che gli uomini di tua sorella ti avessero ucciso.»
«Io ho temuto più che lo facesse mio fratello ma a quanto pare sono ancora vivo.»
«Hai la pelle dura Lannister.»
«Come la tua contrabbandiere. Davos, chi è questo ragazzo?» chiese Tyrion osservandolo.
Il ragazzo accanto a Davos era uno sconosciuto di questo ne era certo eppure… aveva un viso familiare ma non riusciva a capire.
«Oh lui è un vecchio amico.»
«Sono Gendry mio signore il figlio bastardo di Robert Baratheon» rispose lui allungando la mano verso Tyrion.
Il figlio di Robert? Ecco perché mi sembrava tanto familiare la sua faccia, è identico al padre e anche a Renly per quello che ricordo di lui.
«E questo Gendry non doveva dirlo.»
«Perché no? Mi stai portando dal tuo re e io non intendo mentirgli.»
«E non dovrai mentire nemmeno alla regina.»
«Tyrion… io non credo che sia una cosa saggia dirlo a Daenerys Targaryen, Gendry è il figlio dell’uomo che ha ucciso suo fratello e che ha rubato il trono all’altro suo fratello. Non la prenderebbe bene e io non ho salvato Gendry da Melisandre per vederlo morire bruciato da un’altra donna.»
«Hai così poca fiducia in lei?» chiese il nano.
«E’ un suo nemico.»
«Anche Dickon Tarly lo era e ora è suo alleato. Daenerys non lo ucciderà anche se è il figlio di Robert, ovviamente pretenderà fedeltà ma so che non lo ucciderà. Lei non vuole versare il sangue degli innocenti.»
«Dimmi una guerra in cui gli innocenti non sono morti» rispose il cavaliere delle cipolle.
«Se nessun innocente morisse allora non sarebbe una guerra. Ma io ti assicuro che la regina farà in modo che muoiano il meno possibile.»
«In ogni caso non intendo nascondermi da nessuno, l’ho fatto per troppi anni ora voglio combattere» disse Gendry e dalla barca prese in mano una mazza.
Tyrion osservò Davos e poi sorrise.
«Che dire, tutto suo padre. E’ ora di andare cavaliere la regina si starà chiedendo che fine abbiamo fatto e non voglio farla aspettare oltre.»
Stavano per salire sulla barca quando dei soldati con lo stemma dei Lannister scesero le scale e si avvicinarono a loro.
«Chi siete e cosa fate qui?»
«Che cosa facciamo qui? Noi…»
«Vendiamo delle ostriche, vi piacciono le ostriche? Volete assaggiarle?» chiese loro Davos avvicinandosi alla barca e scoprendo le ostriche.
I soldati si avvicinarono con fare sospetto ovviamente lui non era passato in osservato.
«Io so chi sei, tu sei Tyrion Lannister il folletto.»
«Arguto» rispose Tyrion.
Il soldato si fece avanti e sguaino la spada ma Gendry fu più svelto di lui e lo colpì con la sua mazza, anche il secondo tentò di prendere Tyrion ma la mazza arrivò sempre prima e i due caddero a terra stramortiti.
«Be’ posso solo dire che Robert sarebbe fiero di te e della tua mazza» disse Tyrion.
«Grazie mio signore.»
«Chiamami pure Tyrion e ora se ser Davos è pronto direi di partire alla volta di Roccia del drago.»

 

 

 

 

 

DAENERYS

L’alba arrivò presto così come ogni volta che trascorreva la notte con Jon, sperò che il nuovo giorno portasse notizie di Tyrion e una risposta da parte di Cersei Lannister.
Jon stava dormendo ancora incurante della luce del sole che entrava tenue dalla finestra della stanza.
Vite diverse ma stesse sofferenze - pensò lei osservando il suo volto, non riusciva a essere totalmente rilassato nemmeno nel sonno o forse era la cicatrice che aveva all’occhio a rendere quel giovane re così ombroso.
Era stata fiera del fatto che avesse perdonato almeno in parte Theon aveva dimostrato il suo valore come uomo e come sovrano anche se lei non aveva bisogno di prove per sapere che amava la sua gente, oltre il Mare Stretto anche lei era stata amata nello stesso modo ma nelle terre in cui era nata quell’amore era solo paura.
Viserys era tanto stupido da credere che il popolo pregasse per il nostro ritorno, se solo fosse qui ora e se avesse i miei draghi so esattamente cosa farebbe.
Osservò quel giovane venuto dal Nord dormire ancora per un po’, voleva credere alle sue parole e alle sue promesse ma aveva sperimentato sulla sua pelle che le promesse non possono sempre essere mantenute.
Drogo, cosa penseresti di me ora?
Il suo sole-e-stelle l’aveva amata e lei aveva amato lui, la sua pira aveva dato vita ai suoi figli e per molto tempo aveva pensato e desiderato solo lui addirittura vedendolo a volte nel volto di altri uomini, ma ora con Jon al suo fianco Drogo era solo un amore passato anche se il suo ricordo era vivo e faceva male così come quello di Rhaego quel figlio che nemmeno aveva potuto vedere o abbracciare almeno una volta.
Daenerys si appoggiò sul suo petto e lo baciò delicatamente sulle labbra per svegliarlo.
Jon aprì gli occhi piano piano e Dany notò ancora quel piccolo screzio di viola e si chiese come fosse possibile, solo coloro che avevano il sangue dell’antica Valyria avevano gli occhi viola e Jon aveva il sangue del lupo nelle vene.
«Scusami se ti ho svegliato ma è già l’alba» disse lei accarezzandogli il volto.
Jon prese la sua mano e la baciò delicatamente.
«L’alba.»
Daenerys fece per alzarsi ma Jon la fermò.
«Resta ancora un po’.»
«Vorrei Jon ma devo tornare nelle mie stanze.»
«Ogni volta te ne vai sempre prima.»
«Devo farlo.»
«Non sei forse la regina? Allora puoi fare ciò che desideri e… avere chi desideri senza dover rendere conto a nessuno.»
«Io non ho mai reso conto a nessuno da quando Viserys è morto, solo a me stessa.»
«Cosa temi allora, che i soldati parlino?»
Daenerys si tirò su a sedere e i suoi lunghi capelli argentei le ricaddero sulla schiena come una cascata d’acqua lucente.
«No.»
Jon fece scorrere la sua mano sul suo petto, toccò i suoi seni e li sentì indurirsi al tatto e con la mano scese ancora fin sotto alle lenzuola ma Daenerys lo fermò.
«Non credere che io non lo voglia ma abbiamo dei doveri da assolvere e poi sto aspettando notizie-» ma si interruppe quando la mano di Jon entrò dentro di lei e il suo corpo iniziò a sussultare e presto invece delle parole dalle sue labbra uscirono gemiti.
Bisbigliò il suo nome mischiato ai suoni del piacere che provava e anche a quelli di Jon.
Daenerys si mise sopra di lui e iniziò a baciarlo, ogni volta Jon riusciva a ottenere da lei ciò che desiderava.
Lo guidò dentro di se e furono nuovamente una cosa sola, una sola anima, una sola vita.
Era viva e voleva sentirsi viva e ogni volta lo desiderava sempre di più.
Quando ebbero finito lei gli diede un ultimo bacio, rimise la vestaglia e se ne andò dalla stanza di Jon Snow.







 

JON

Daenerys se ne era andata subito dopo per quanto avrebbe desiderato tenerla stretta a se ogni istante, aveva dovuto lasciarla andare i suoi uomini avevano bisogno di lei e quello oltre a lui era un buon modo per distrarla dal mancato ritorno di Tyrion.
Jon non aveva detto nulla per non allarmarla ulteriormente ma anche lui iniziava a temere che fosse accaduto qualcosa a Tyrion e anche a Davos.
Stava passeggiando in riva al mare quando vide i draghi volare, scendevano verso l’acqua e con le ali sollevavano spruzzi che ricadevano poco dopo e si rimescolavano insieme.
Al momento dopo aver estratto più ossidiana possibile e senza Davos, Jon non aveva molte distrazioni a parte i momenti con Daenerys momenti che stavano diventando preziosi ricordi e che avrebbe portato con se oltre la Barriera, nel cuore del vero e gelido Nord.
Quando pensava a quelle terre selvagge Jon Snow pensava a casa, era il luogo che più aveva amato dopo Grande Inverno e la corona del Nord sembrava essere diventata così pesante e avrebbe dato volentieri quel fardello a Sansa o a Bran ora che era tornato perché quello era il suo dovere, eppure una parte di lui avrebbe voluto che fosse Daenerys ad avere quella corona e quella responsabilità.
Ricordò una volta quando era bambino, era stato molto male a tratti era lucido e ricordò il volto di suo padre molto più giovane dell’ultima volta che lo aveva visto ma segnato dal dolore e dal mancato riposo.
La febbre lo consumava e il suo corpo era talmente caldo da andare a fuoco quasi ma nei suoi sogni c’era una donna bellissima anche se non ricordava il suo volto, aveva i capelli scuri come i suoi e un abito azzurro e lo stava chiamando voleva che lo seguisse e così lui lo fece.
«Guarda là» disse lei con la sua voce gentile, c’era un uomo e accanto a lui un drago e quel drago sembrava aspettarlo, Jon guardò la donna che lo prese per mano e lo portò vicino al drago e all’uomo, ma anche il volto di lui era avvolto dalla nebbia ma i suoi capelli erano argentei come quelli di Daenerys.
Il drago era così reale nel suo sogno che quando si svegliò lo raccontò alla vecchia Nan e poi a suo padre.
«I draghi sono tutti morti Jon» gli disse suo padre ed era vero, almeno fino al loro ritorno avvenuto grazie alla donna che amava.
«Ma io l’ho sognato padre e nel mio sogno lo stavo cavalcando.»
«Era solo questo Jon un sogno, anche se indubbiamente un bellissimo sogno. Ma ora basta draghi»
lo aveva ammonito lord Eddard Stark e Jon non aveva mai più parlato di quel sogno eccetto che con suo zio Benjen che era tornato a Grande Inverno solo per stargli vicino.
«Tu mi credi zio Benjen?» aveva chiesto Jon osservando suo zio.
«Si, ti credo. Ci sono cose Jon che fanno parte di noi anche se non lo sappiamo.»
«Cosa vuol dire?»
«Un giorno capirai e quando sarai più grande ne riparleremo.»

Benjen Stark stava per andarsene quando Jon lo fermò.
«C’era una donna nel mio sogno…»
«Una donna?»
«Si lei… non ricordo il suo volto ma so che era bella e aveva un abito azzurro e vicino al drago c’era un uomo i suoi capelli erano come la luna zio Benjen.»

Suo zio era tornato a sedersi sul letto e senza dire nulla aveva stretto il bambino tra le braccia per qualche istante.
«Jon questo a tuo padre non dovrai dirlo, resterà un segreto tra noi due mh?»
«Si, un segreto tra noi due.»

Venne distratto da un corno e il suo ricordo svanì, alzò lo sguardo e vide una barca all’orizzonte, Davos e Tyrion stavano tornando a Roccia del Drago.











 

Se avete letto e vi è piaciuto il capitolo, mi piacerebbe leggere un vostro commento!
Grazie a tutti voi che leggete so che siete in molti.

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Capitolo 20
*** VENTI ***


VENTI







JON

Jon rimase sulla spiaggia ad attendere che la barca fosse più vicina e quando vide Davos saltare in acqua insieme a un altro ragazzo tirò un sospiro di sollievo, erano vivi ed erano tornati da Approdo del Re.
«Davos!» disse Jon avvicinandosi al suo Primo Cavaliere e abbracciandolo.
«Tyrion, ben tornati.»
«E’ bello essere nuovamente qui e soprattutto ancora intero.»
«Si, è andata bene quindi?» domandò Jon.
«Non so se bene sia il termine adatto ma credo di si, ora che la mia missione è conclusa tu puoi iniziare la tua.»
Quelle parole rendevano solo più imminente la sua partenza e ciò che lo attendeva, e dopo ciò che era accaduto ad Aspra Dimora…
«Jon vorrei presentarti una persona» disse Davos avvicinandosi al ragazzo che per tutto il tempo era stato in disparte a osservare.
«Lui è Gendry e Gendry lui è Jon Snow il re del Nord.»
«Maestà sono felice di poterti incontrare, Davos mi ha parlato molto di te e vorrei unirmi alla tua missione qualunque essa sia.»
Jon sorrise.
«Credimi non lo vuoi Gendry, ma sei il benvenuto a Roccia del Drago. Come conosci Davos?»
«E’ una lunga storia maestà, ma gli sono debitore. Se non fosse stato per lui la donna rossa mi avrebbe ucciso.»
«Conosci Melisandre? Perché voleva ucciderti?»
Gendry si voltò verso Davos.
Chi è questo ragazzo e perché mi sembra di conoscerlo?
«Perché sono il figlio bastardo di Robert Baratheon» disse, poi aspettò che Jon assimilasse la notizia, «diceva che nelle mie vene c’era sangue di re e che quindi il mio sangue sarebbe servito per sconfiggere i falsi re. Io non sapevo chi fosse mio padre è stata lei a dirmelo.»
«Sei il figlio di re Robert?»
«Figlio bastardo. So che il re e tuo padre erano molto amici.»
«E’ così, lo vidi una volta a Grande Inverno.»
«E io vidi il tuo, ad Approdo del re. So cavarmela e sono abile a forgiare armi, voglio rendermi utile e chissà, forse anche noi diventeremo amici.»
«Perché no?» rispose Jon, poi allungò la mano e Gendry la strinse con forza.
E’ forte senza alcun dubbio, ma sopravviverà nel vero Nord?
«Maestà…»
«Chiamami Jon.»
«Come preferisci. C’è una cosa che devi sapere, tua sorella Arya è viva.»
«Lo so, ho ricevuto un corvo da Grande Inverno. Arya e Bran sono a casa.»
«Arya è… lei è tornata a casa? Bene ne sono felice» disse Gendry e Jon capì che era vero, quel ragazzo gli piaceva.
Quando si voltò vide una figura dai capelli argentei ancora un po’ sfatti che stava  camminando verso di loro, affianco a lei la sua fidata Missandei come sempre.
Jon la osservò venire verso di loro e sembrava quasi una dea, i suoi capelli erano ancora più chiari illuminati dal sole.
Si fermò di fronte a loro.
«Tyrion.»
«Mia regina» rispose lui inchinandosi e a Jon non sfuggì lo sguardo che il lord di Lannister aveva.
«Ho temuto che Cersei ti avesse fatto uccidere.»
«No, ma Jaime ci è andato vicino. Ho portato a termine la missione come promesso, sono certo che presto riceveremo un corvo da Approdo del Re con la risposta di Cersei.»
«Accetterà un incontro?»
«Lo farà. Jaime ha visto la nostra forza sul campo di battaglia, era lì e sa bene che se tu decidessi di usare i draghi Approdo del Re cadrebbe e il popolo con essa, non che a Cersei importi del popolo non le è mai importato ma a Jaime si. A lui importa.»
«Lo credi davvero?» domandò Jon.
«Non lo credo, io lo so. Jaime è mio fratello e io so cose che tu e altri non sapete Jon. So a cosa pensi, Jaime Lannister lo sterminatore di re l’uomo che non ha onore, ma ti sbagli, tutti si sbagliano. Jaime ha fatto ciò che doveva essere fatto per salvare la vita a tutta Approdo del Re. Mi ha raccontato cose in passato che tu non immagini.»
«No, hai ragione non so cosa ti ha raccontato ma so cosa ha fatto. E’ venuto meno al suo giuramento.»
Tyrion sorrise.
«E tu, non sei forse il re del Nord ora? Eppure abbiamo viaggiato insieme fino alla Barriera se non sbaglio, hai preso il nero. Come vedi Jaime non è stato l’unico a venire meno al suo giuramento.»
«Jon non è venuto meno al suo giuramento, ha pagato un caro prezzo per le sue scelte, un prezzo più alto di chiunque altro» disse Davos rivolto a Tyrion.
«Basta così miei lord, non è il momento e nemmeno il luogo per questa discussione e io non voglio rivangare il passato almeno non ora. Ciò che è stato non può essere disfatto, è inutile incolparci a vicenda questo non ci aiuterà. Dobbiamo restare uniti o perderemo la guerra e la vita» disse Daenerys.
«Temo maestà che il passato dovrà essere rivangato ancora, il mio nome è Gendry e sono il figlio bastardo di Robert Baratheon.»

 

 






DAENERYS

Le parole di quel giovane appena approdato a Roccia del Drago furono un fulmine a cel sereno.
Molte volte aveva pensato a cosa fare ai falsi re che stavano distruggendo il suo regno e molte altre volte Viserys le aveva parlato di ciò che un giorno avrebbero fatto ai traditori come Jaime Lannister, ma quel ragazzo…
«Robert Baratheon. Speravo di non dover sentire mai più quel nome.»
«Maestà Gendry non ha colpe, non sapeva nemmeno che Robert fosse suo padre.»
Daenerys si voltò a osservare Roccia del Drago, la sua maestosità e potenza un tempo dominio dei Targaryen, il primo avamposto a Westeros.
Io ho il sangue di drago, non mi spaventerà un cervo.
«Che cosa vuoi Gendry? Per quale ragione sei venuto fin qui?» domandò lei voltandosi nuovamente.
«Perché sono stufo di nascondermi come un topo, perché voglio combattere. Cersei Lannister ha fatto uccidere mio padre e anche se non avevo idea di avere il suo sangue non dovrei forse vendicarlo? Sono un abile guerriero e sono un abile fabbro, posso esserti utile se me lo permetterai.»
«Non desideri altro?»
«E cosa dovrei desiderare?» chiese lui con semplicità.
«Non vuoi il trono?»
«Intendi se voglio essere re? No, non sono mai stato nemmeno un lord e non so nemmeno come ci si comporti. Davos mi ha detto che andrete a Nord, io voglio venire con voi.»
«Gendry la missione che devo intraprendere è pericolosa, potresti morire» disse Jon cercando di persuaderlo.
«So di poterti aiutare, lasciamelo fare. E inoltre quando farai ritorno a Grande Inverno io… c’è una persona che devo rivedere e che ora si trova lì.»
«Arya» disse Jon.
«La conosci?» domandò Daenerys.
«Si, abbiamo viaggiato insieme per molto tempo finché non ho scelto di restare con Beric Dondarrion e lei… be’ non so cosa ne è stato di lei dopo che ci siamo separati, ma ne abbiamo passate tante insieme e so quanto desiderasse tornare a casa o venire da te» rispose Gendry osservando Jon.
«Io e Arya abbiamo sempre avuto un rapporto speciale, mi è mancata molto e ho sofferto credendola morta. Ti porterò con noi Gendry ma se vuoi rivedere Arya dovrai sopravvivere nel vero Nord.»
«Lo farò.»
«A Nord potresti morire, tutti loro potrebbero morire» disse Daenerys fissando Jon che ricambiò il suo sguardo con determinazione e fierezza.
Non riuscirò a fargli cambiare idea.
«Forse, ma non sono un codardo. Per quanto riguarda il trono puoi stare tranquilla io non ho e non avrò mai pretese. Avrò pure il sangue di un re ma non lo sono e mai lo sarò. Accoglimi al tuo servizio e giuro che non ti deluderò, mia regina» rispose Gendry posando un ginocchio sulla sabbia della sua isola.
Era forse questo l’aspetto di suo padre? - si domandò Daenerys osservando quel ragazzo sconosciuto.
«Alzati Gendry, e quando le guerre saranno finite io e te parleremo di Capo Tempesta. E’ troppo tempo che non ha un lord.»
«Io sono un bastardo.»
«Questo spetta a me deciderlo» disse Daenerys guardandolo dritto negli occhi.










 

So che non è molto ma oltre a non avere fantasia non ho il tempo materiale per scrivere più pagine quindi dovreti farvi andare bene queste!
Ringrazio chi mi ha lasciato recensioni e anche chi legge senza commentare.
Un bacio!

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Capitolo 21
*** VENTUNO ***


VENTUNO







JON

Restavano pochi giorni prima della partenza e Jon avrebbe voluto passarli con Daenerys ma aveva molte cose a cui pensare e una di queste era far cambiare idea  Gendry.
Quel ragazzo era testardo e Jon si chiese anche quanto bene conoscesse Arya e cosa fosse lei per lui.
Arya non è più la bambina che ho salutato a Grande Inverno prima di seguire zio Benjen.
«Jon, spero di non disturbare» disse Davos sedendosi difronte a lui.
«Affatto. Hai parlato con Gendry?»
«Oh si, ma non vuole saperne esattamente come non ha voluto nascondere la sua vera identità.»
«Ha fatto bene a dire chi è.»
«Forse» rispose Davos, poi prese la coppa e bevve.
Poco dopo una servetta portò da mangiare a Jon che chiese da mangiare anche per Davos.
«Non credi che abbia fatto bene?»
«A dirlo a te si ma non credo che abbia fatto bene a dirlo a Daenerys Targaryen.»
«Non eri tu che mi spronavi a trovare accordi con lei? Credevo che ti piacesse.»
«Indubbiamente è bellissima.»
«Non intendevo quello.»
«Lo so, ma è pur sempre una Targaryen e sai bene quanto me cosa Robert Baratheon e Tywin Lannister hanno fatto alla sua famiglia.»
«Lo so» rispose cupamente Jon.

Il maestro gli aveva raccontato cosa era accaduto.
Aveva raccontato di re Aerys e della sua follia, aveva raccontato del principe Rhaegar che aveva rapito sua zia Lyanna Stark che riposava nelle cripte, e della morte dell’ultimo dei draghi avvenuta sul tridente per mano di Robert Baratheon che era diventato nuovo re dopo la morte della moglie del principe Rhaegar e dei principini.
Ricordò anche che quel giorno suo padre andò da lui per parlargli subito dopo che il maestro ebbe finito la lezione, ma che non fece lo stesso con Robb.
«Ho fatto qualcosa di sbagliato padre?» aveva chiesto il piccolo Jon, quando erano soli lo chiamava padre ma non quando lady Stark era nei paraggi.
Lei lo odiava non aveva mai nascosto il suo odio.
«No, nulla Jon.»
Erano nel parco degli dei, il sole era alto in cielo ma non faceva caldo perché tirava il vento.
«Volevo assicurarmi che tu stessi bene.»
«Sto bene padre, non devi preoccuparti per me.»
Ned Stark aveva sorriso, un sorriso stanco e carico di tristezza.
«Maestro Luwin oggi vi ha raccontato delle cose.»
«Si, ci ha raccontato come Robert Baratheon è diventato re e ha detto che tu hai ucciso ser Arthur Dayne.»
«Si, l’ho fatto.»
«Era un cavaliere abile vero?»
«Molto, uno dei più valorosi e ha svolto il suo dovere fino alla fine.»
«Quale dovere padre?»
«Difendere il suo principe» rispose Ned Stark fissando negli occhi Jon.
«Vorrei diventare come lui un giorno.»
«Sono certo che lo diventerai, tu sei più importante di ciò che credi Jon.»
Eddard Stark glia aveva dato un bacio sulla fronte e poi si era alzato dalla panca di pietra.
«Lo sono anche per mia madre?» aveva domandato lui.
Lord Stark fuggiva sempre a quella domanda.
Il lord del Nord si fermò e restò qualche istante girato a fissare la fortezza di Grande Inverno.
«Si, lei sarebbe orgogliosa di te» disse senza voltarsi e poi se ne andò lasciando Jon a riflettere su tutto ciò di cui avevano parlato.

 

«Daenerys non è suo padre Davos.»
«E prego gli dei che non lo diventi. Jon ci sono cose che non sai forse ed è mio dovere in quanto tuo primo cavaliere dirtele. Ho cercato di servire al meglio delle mie capacità Stannis e proverò a fare lo stesso con te anche se so che non è una cosa mi riguarda.»
La ragazza tornò nuovamente con altro cibo.
Davos lo prese e la ringraziò.
«Di che si tratta?»
Mise da parte il piatto e fissò Jon.
«Ho saputo che Daenerys è sterile.»
Jon fece un respiro profondo.
«Lo so già questo, me lo ha detto lei.»
Davos riprese il piatto e addentò della pancetta calda e croccante.
«Era mio dovere informarti.»
«Lo hai fatto, ma so tutto da prima ancora che tu partissi per Approdo del re. Davos non so cosa accadrà finite le guerre che ci attendono ma una cosa la so, io non voglio perderla. Non posso.»
«La ami.»
«Si e non mi importa che sia sterile.»
«Tu credi che non ti importi ma sei un re ora e i re devono avere degli eredi. Tuo fratello Robb è morto nominando te suo erede e se ti accadesse qualcosa…»
«Bran è tornato a Grande Inverno e per la legge lui è il re non io e se Bran non volesse esserlo in quel caso il Nord spetterebbe a Sansa. Come vedi non è essenziale che io abbia figli e se devo rinunciarvi per stare con lei allora lo farò.»
«Jon… parli così perché non sai cosa significa essere padre. Guardami e dimmi che non ci hai mai pensato.»
«Non cambia nulla.»
«Guardami e dimmelo.»
Jon prese la coppa e bevve un sorso di birra.
«Aye, l’ho pensato una volta. Ero alla barriera e per un solo istante ho fantasticato su come sarebbe stato se avessi avuto una moglie e un figlio. Un figlio che avrei chiamato Robb, ma è durato così poco quel pensiero che me ne ero dimenticato.»
«Rinunceresti a questo per lei?»
«Rinuncerei a tutto per lei, anche al Nord se potessi farlo.»









DAENERYS

Daenerys era scesa per vedere Jon, per trascorre gli ultimi momenti che rimanevano con lui e il resto del tempo con Jorah perché anche il suo orso sarebbe andato a Nord alla ricerca degli estranei, un dono per la tregua con Cersei.
Sperava di poter mangiare da sola insieme a Jon ma arrivata nella sala aveva visto lui e Davos e poi lo aveva sentito parlare di lei e di suo padre e così era rimasta.
Anche il cavaliere delle cipolle mi odia.
«Aye, l’ho pensato una volta. Ero alla barriera e per un solo istante ho fantasticato su come sarebbe stato se avessi avuto una moglie e un figlio. Un figlio che avrei chiamato Robb, ma è durato così poco quel pensiero che me ne ero dimenticato.»
«Rinunceresti a questo per lei?»
«Rinuncerei a tutto per lei, anche al Nord se potessi farlo.»
Lacrime silenziose avevano varcato i suoi occhi ed erano scese lungo le guance.
Dany lo sapeva, aveva sempre saputo che una parte di Jon avrebbe voluto dei figli, figli che lei non avrebbe mai potuto dargli che non avrebbe mai potuto dare a nessuno.
Quella consapevolezza la fece stare ancora peggio della parole di Davos.
«Se è così non ho altro da aggiungere, vado a vedere Gendry a che punto è. Maestà» disse Davos, Dany lo sentì alzarsi ma le sue gambe erano come paralizzate, come se fosse stata un tutt’uno con il muro e così rimase lì mentre Davos le passava d’avanti.
Il cavaliere la guardò per qualche istante poi chinò il capo e se ne andò.
Daenerys sentì altri passi ma era ancora pietrificata, poi la mano di Jon le accarezzò il voto e le asciugò le lacrime, le sue braccia forti la strinse a se e le sue mani le accarezzarono i capelli argentei e ancora sciolti.
«Mi dispiace, Davos non avrebbe dovuto…»
«No» lo fermò lei «lui ti ha detto la verità Jon.»
«Non mi importa ciò che crede.»
«Jon…»
«Guardami. No, Daenerys guardami» disse lui mentre lei cercava di divincolarsi e di fuggire da quella stanza.
«Non ci riesco.»
«Non importa cosa crede Davos o chiunque altro, importa solo ciò che crediamo noi.»
«Io non potrò mai darti ciò che desideri e un giorno finirai per odiarmi anche tu.»
«Mai, Dany non importa di diventare padre.»
«Non ti importa ora e su questo il tuo primo cavaliere ha ragione. Jon tu… tu parli così perché non sai cosa possa significare anche solo quell’idea che diventa certezza. Darei tutto per provarla ancora, per… ah, per sentire di nuovo una vita crescere dentro di me, per poter prendere in braccio mio figlio almeno una volta.»
Il dolore per la morte di Rhaego si era riacceso dopo quella conversazione e le aveva quasi tolto il fiato.
«Non credere alla maegi allora, credi a me. Ti giuro che accadrà, che un giorno prima o dopo le battaglie tu terrai in braccio un bambino, il nostro bambino, accadrà se è ciò che desideri, sarà così» le disse lui baciandola.
«No Jon, finite le battaglie dovrò lasciarti andare.»
Un re non può non avere discendenti.
Daenerys gli diede un bacio e poi uscì dalla stanza con il volto ancora rigato dalle lacrime e i capelli sciolti che svolazzavano a ogni passo.
Si diresse alla forgia, Gendry era lì e sapeva che anche Davos si trovava lì.
«Cavaliere vorrei parlarti» disse lei dopo essersi ricomposta anche se in parte.
«Va tutto bene maestà?» domandò Gendry posando il martello.
«Si, non preoccuparti continua il tuo lavoro se è ciò che desideri, in caso contrario sai che puoi smetterla. Non sei più un fabbro.»
«Non sono nemmeno un lord.»
«Lo sei, Gendry Baratheon lord di Capo Tempesta. Ser vieni con me.»
Daenerys e Davos camminarono in silenzio per un po’, osservando il mare e Approdo del re che era poco oltre, i suoi figli erano andati a caccia chissà dove e a cacciare chissà cosa e lei si sentiva così triste.
Un giorno saranno loro a succedermi, sono gli unici figli che gli dei mi hanno concesso.
«Maestà mi dispiace se le mie parole ti hanno ferita.»
«Non scusarti per aver detto la verità ser, Jon sapeva già tutto.»
«Il mio compito è quello di consigliarlo e in quanto re…»
«In quanto re Jon deve avere degli eredi, lo so e lo sa anche lui» rispose lei tenendo gli occhi fissi sull’orizzonte, «non ho mai voluto che sacrificasse il suo futuro per me Jon non sa cosa vuol dire diventare padre e io voglio che lo scopra un giorno, anche se non potrà scoprirlo insieme a me. Potrà realizzare il desiderio di chiamare quel bambino Robb. Non sarò io a privarlo di tutto questo, lo amo troppo.»
«E lui te, è disposto a rinunciare anche al Nord per amor tuo.»
Daenerys si costrinse a sorridere.
«Tu mi odio ser Davos anche se non ti ho arrecato alcun torto.»
«No non ti odio ma ti temo, questo si.»
«Non ne hai motivo, non sono Aerys il mio nome è Daenerys e voglio essere una sovrana giusta e amata come lo era mio padre all’inizio del suo regno, come lo era mio fratello Rhaegar, voglio che il popolo mi ami come amava lui.»
«Tuo fratello era un uomo buono e generoso e coloro che hanno avuto il privilegio di conoscerlo non lo hanno dimenticato. Anche tua madre e la principessa Elia Martell erano molto amate.»
«Ser Barristan me lo ha raccontato. Prego che la mia moneta sia caduta dal lato giusto ser Davos» disse Daenerys e poi se ne andò lasciando da solo il cavaliere delle cipolle.

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Capitolo 22
*** VENTIDUE ***


VENTIDUE







DAENERYS

Dopo la chiacchierata con Davos e ciò che aveva sentito Dany era corsa nelle sue stanze e aveva chiuso a chiave la pesante porta che recava il simbolo della sua nobile casa chiudendo fuori tutti, inclusa Missandei.
Si legò da sola i capelli come faceva quando era bambina, indossò un vestito un po’ più peso visto il vento che stava tirando, si asciugò le lacrime e si ricompose.
La regina dei Sette Regni uscì dalla stanza e raggiunse i suoi figli che la attendevano in cima a una collinetta, fece una carezza a Viserion e a Rhaegal e infine a Drogon, poco dopo il drago più grande piegò le sue ali e il suo corpo per permettere alla madre di salire su di lui.
«Maestà!» la chiamò Tyrion dal basso.
«Ho chiesto di non essere disturbata.»
«Lo so, ma non puoi volare è troppo rischioso.»
«Non mi accadrà nulla e sai bene che i miei figli sono in grado di proteggermi da chiunque e dall’alto se ci sarà qualche problema lo vedrò. Ora spostati.»
«No.»
«Tyrion ti ordino di toglierti da lì.»
«No» rispose il nano sfidandola «scendi mia regina. Qualunque sia il problema io lo risolverò.»
Daenerys rise.
«Questo non potresti risolverlo nemmeno volendo, te lo dico per l’ultima volta spostati» disse lei, sentiva la rabbia crescere dentro di se ed era certa in qualche modo che pure i suoi draghi la sentissero, Drogon cominciava ad essere inquieto e Rhaegal e Viserion emettevano suoni pericolosi per Tyrion Lannister.
«Bene» disse lei, poi si chinò su Drogon che iniziò a dispiegare le sue ali e ad agitarle, il lord di Lannister cadde a terra ma non si fece nulla e così Daenerys volò via per un po’ insieme ai suoi figli.
Voleva vedere nuovamente la sua isola dall’alto, il luogo nel quale aveva visto la luce in una delle molte stanze del primo avamposto costruito dai Targaryen prima ancora del disastro di Valyria.
L’aria era gelida e alcuni capelli fuoriuscirono dalla sua coda ma non le importava, il calore del suo sangue era tale che la riscaldò.
Volare la faceva sentire in pace, come se per qualche istante non fosse Daenerys Targaryen, come se non fosse nessuno, era semplicemente un drago.
Suo figlio atterrò poco dopo ma erano abbastanza lontani dalla fortezza e gli altri due lo seguirono.
Dany scese dal suo dorso e si sdraiò a terra mentre i suoi figli la circondarono.
«A volte più che una regina mi sento una prigioniera» confessò a loro con gli occhi rivolti verso un cielo grigio che prometteva pioggia, «Viserys diceva che i draghi sopravvivevano a coloro che li cavalcavano ma avevano altri cavalieri mentre io sono l’ultima della mia casa, cosa ne sarà di voi quando morirò?» si chiese osservando i suoi figli.
Erano cresciuti così tanto dal giorno in cui erano nati, ricordava ancora la prima volta che li aveva sentiti cantare proprio come nel suo sogno.
Chiuse gli occhi e in breve tempo si addormentò.
Sognò nuovamente la vecchia casa dalla porta rossa e vide una bambina dai capelli argentei correre in un prato verde colmo di alberi di limoni.
Ricordo ancora il loro odore.
Indossava un abito bianco e sorrideva correndo felice in quel bel prato verde illuminato dal sole.
Daenerys fece un passo verso di lei e la bambina le andò incontro.
«Ciao» le disse allungando la mano, quella di lei era così piccola.
Avrà quattro anni.
La bambina non rispose ma continuò a sorriderle.
«Sei venuta, ti aspettavo.»
«Mi stavi aspettando? Mi dispiace se ci ho messo tanto» rispose lei.
«Non importa ora sei qui, sei a casa» le rispose e poi la abbracciò.
Un calore immenso le bruciò dentro al petto e scese giù fino alla pancia e all’ombelico e oltre fino a raggiungerle i piedi.
Si svegliò di soprassalto ma il suo corpo contrariamente alla percezione che aveva avuto nel sogno era bagnato, alla fine aveva iniziato a piovere.
Si guardò attorno per un po’ spaesata poi si tirò suo e salì nuovamente su Drogon che la riportò alla fortezza.
I suoi lunghi capelli argentei erano sfatti e bagnati tanto quanto i suoi vestiti.
«Khaleesi!» la chiamò Jorah andandole incontro, si tolse subito il mantello e glielo posò sulle spalle, Dany rabbrividì e lo strinse.
«Daenerys» la chiamò Jon arrivando di corsa.
«Sto bene, ho solo bisogno di un bagno caldo. Dov’è Missandei?»
«Nelle tue stanze, andiamo dentro o ti ammalerai.»
Dany rivolse un solo sguardo a Jon anche lui bagnato dalla testa ai piedi e poi rientrò accettando l’aiuto di ser Jorah.
L’acqua calda e oli profumati la fecero sentire subito meglio, Missandei le fece un massaggio e questo la aiutò a rilassarsi.
«Come sta Tyrion?»
«Bene maestà, ma si è spaventato molto come tutti noi del resto.»
«Mi dispiace Missandei» rispose Dany «ser Jorah sta ancora aspettando?»
«Si, non vuole andarsene senza averti parlato.»
«Allora aiutami a finire di prepararmi.»
Missandei le intrecciò i capelli come sempre e Dany volle mettere pure una delle campanelle appartenute al suo sole-e-stelle, sembrava quasi un’altra vita; poi indossò abiti caldi e profumati e sopra il drappo rosso simbolo della sua regalità.
Jorah si alzò quando la vide entrare e il sollievo si espanse sul suo volto.
«Stai bene?»
«Si Jorah sto bene, non preoccuparti» rispose lei sedendosi e così pure il cavaliere tornò al suo posto.
«Non mentirmi Daenerys.»
In rare occasioni il cavaliere usava il suo nome, la chiamava sempre Khaleesi.
«Cosa vuoi che ti dica Jorah? Che dovrò dirti nuovamente addio e che dovrò dire addio pure a Jon? E non solo per questa missione che è un suicidio ma anche per ciò che avverrà un giorno» disse lei abbassando il volto, non voleva che Jorah la vedesse piangere.
Non servirono altre spiegazioni poiché lui sapeva a quale giorno Daenerys stava alludendo, lui l’aveva portata dalla maegi e come lei era stato toccato dalle ombre che danzavano in quella tenda.
«Khaleesi il passato va lasciato andare per quanto possa essere doloroso, Jon non è Khal Drogo e…»
«E cosa? Mirri Maz Duur potrebbe avermi mentito? Parli come Jon ma differenza di Jon tu eri con me Jorah, eri lì in quella tenda e hai sentito le voci e hai visto le ombre. Non vincolerò mai più nessun uomo a me.»
Jorah chinò il capo.
«Non avrei mai dovuto portarti in quella tenda.»
«Si era già presa mio figlio prima ancora che tu mi portassi lì, io ho stretto quel patto e mia è la colpa non tua» disse lei e poi alla fine le lacrime uscirono, incontenibili tanto quanto lo era il suo dolore e decise di non nascondersi da Jorah lui era suo amico nonostante tutto e nonostante il tradimenti.
Dany cadde in ginocchio e Jorah fece altrettanto e la abbracciò, strinse forte a se la donna che amava e la lasciò sfogare, la lasciò piangere e urlare.
Per qualche istante quella giovane regina poteva essere una semplice giovane donna colma di dolore e di rabbia per tutte le sofferenze e le ingiustizie patite.





 

 

JON

Jon l’aveva cercata come chiunque altro, il cuore che batteva talmente forte nel petto che per poco non gli era finito in gola.
Se c’era una cosa che non mancava a Daenerys Targaryen quelli erano i nemici.
Aveva scrutato il cielo sperando di scorgere almeno uno dei tre draghi ma a parte le nuvole scure che si stavano ammassando non vide nulla, nulla che potesse condurlo da lei.
Era improbabile un qualche attacco ma tutta la sua breve vita era stata costellata di attacchi e di uomini pronti a ucciderla, forse pure qualcuno a Roccia del drago sarebbe stato disposto a farlo per una bella sacca d’oro, non gli Immacolati di quello ne era certo e tanto meno i Dothraki ma altri avrebbero potuto come Varys il ragno o perché no Tyrion Lannister.
Jon sapeva bene che Tyrion odiava Cersei ma sapeva anche altrettanto bene che amava il fratello lo aveva capito dal modo in cui aveva difeso Jaime il giorno in cui aveva fatto ritorno sull’isola.
E poi l’aveva vista tornare, i capelli sfatti e bagnati, i vestiti zuppi ma almeno sembrava stare bene non aveva ferite, non ferite che si potessero vedere dall’esterno questo lui lo sapeva bene.
Quando l’aveva vista era ormai zuppo tanto quanto lei.
«Daenerys!» l’aveva chiamata ma la sua regina si era limitato a guardarlo con gli occhi rossi e gonfi di pianto, vederla in quello stato gli faceva male ancora più male delle coltellate ricevute al Castello Nero dai suoi fratelli.
L’aveva osservata aggrapparsi a Jorah Mormont ed entrare nella fortezza costruita dai suoi antenati secoli prima.
Jon aveva aspettato camminando irrequieto, si sentiva come prigioniero del suo stesso corpo.
A Roccia del drago non esisteva un Parco degli Dei così decise di uscire e andare fuori nel giardino, si mise il mantello asciutto e incurante delle gocce uscì dalla fortezza.
Pensò a suo padre e cosa avrebbe fatto o detto in un momento simile, pensò a Robb e all’abbraccio che avrebbe voluto ricevere da suo fratello ma il volto che vedeva più vivido era quello di Sansa, lei non sarebbe mai stata d’accordo non avrebbe mai approvato Daenerys.
A Jon sembrò quasi di udire il suo rimprovero e in qualche modo sorrise, sua sorella gli mancava così come gli altri fratelli e il padre e come Grande Inverno e il suo Nord, era quelle terre che apparteneva.
«Sta bene» disse all’improvviso una voce alle sue spalle.
Era Jorah Mormont.
«Ti conosco abbastanza da sapere che avresti cercato il luogo più simile al Parco degli Dei che hai a Grande Inverno.»
«Sei certo che sta bene?» domandò lui restando ancora di spalle.
«Fisicamente si, ma non il suo spirito. E’ quello a preoccuparmi.»
«Ho tentato di parlarle» rispose il re del Nord voltandosi verso Jorah.
«Lo so. Jon… Daenerys è una giovane donna ma è forte e determinata, io l’ho vista diventare la regina che tu hai conosciuto e purtroppo sono stato testimone delle sue sofferenze. Il giorno in cui fece di tutto per salvare la vita a Khal Drogo fu il giorno in cui io la portai nella tenda della maegi. Non ebbi scelta il bambino stava per nascere e le levatrici si rifiutarono di aiutarla credevano che fosse maledetta. Ha pagato un caro prezzo per riavere Drogo e in ogni caso l’uomo che era tornato non era più il Drogo che conosceva.»
Jorah rimase per un po’ in silenzio a osservare il giardino, l’erba era bagnata e sembravano tante piccole gocce di rugiada.
«Daenerys ti ama.»
«E io lei, non le farei mai del male.»
«Non di proposito questo lo so, Jon stare con te la rende felice ma al tempo stesso riapre vecchie ferite.»
«Io vorrei curare quelle ferite se solo me lo permettesse. Rinuncerei a tutto per lei.»
«Ma lei non vuole che tu lo faccia.»
«Allora dovrà dirmelo guardandomi dritto negli occhi.»
Jorah rise.
«Lo trovi divertente?»
«No perdonami, somigli davvero molto a Eddard Stark.»
Il cavaliere fece per andarsene ma Jon lo fermò.
«Tu la ami.»
«Da sempre e lei lo sa. Non posso pretendere di avere il suo amore non nel modo in cui io vorrei ma è comunque la regina che ho scelto di servire e che servirò fino alla mia morte.»

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Capitolo 23
*** VENTITRE ***


VENTITRE





DAENERYS

Dopo la conversazione con Jorah aveva mandato a chiamare Tyrion.
Lo stava aspettando seduta con del vino già dentro a delle coppe posate sul tavolo, Tyrion Lannister amava bere e questo lei lo sapeva bene da molto tempo ormai.
La porta si aprì ed entrò Tyrion con la sua camminata ondeggiante e il volto deturpato.
«Mia regina» disse lui.
«Grazie di essere venuto.»
«Sono il Primo Cavaliere.»
Sei più di questo - avrebbe voluto dire ma le parole le morirono in gola.
«Tyrion io… mi dispiace.»
Tyrion si sedette e prese la coppa dal tavolo.
«Vino di Arbor, uno dei miei preferiti ma non è per parlare di vino che sono stato chiamato. So bene che sei una donna forte e determinata e so anche che spesso il tuo istinto ti porta a fare cose di cui ti penti, ecco perché sono io il  Primo Cavaliere per impedire al tuo istinto di sopraffarti.»
«Si, ti ho scelto per questo e perché sei intelligente e sai quando è giusto essere spietato e quando essere clemente e si, non ti ho fatto venire per parlare di vino. Sarei dovuta venire da te prima ma non ne avevo il coraggio. Ho commesso molti errori in questi mesi» disse lei guardando negli occhi il suo consigliere.
«Amare non è un errore, siamo umani mia regina.»
Dany si alzò dalla sedia e con la coppa in mano raggiunse la finestra e osservò fuori, il mare era agitato e grigio come il cielo e le onde si infrangevano contro gli scogli della sua isola.
«Non è stato un errore amare Jon, ma lo sarebbe se lo trattenessi.»
«Dubito che si senta trattenuto
«Tyrion sai cosa intendo.»
Il nano anni, poi scese anche lui dalla sedia e si avvicinò alla sua regina.
Prese la sua mano cosa che mai aveva fatto prima di quel momento e Dany ne rimase sorpresa e felice allo stesso tempo.
«La tua condizione non deve impedirti di essere felice e di vivere la vita che meriti, hai sofferto da quando sei nata e ora non credi di meritare un po’ di felicità? Tu hai portato nuovamente meraviglia a questo mondo e se Jon Snow ti rifiutasse per… be’ allora sarebbe uno stupido uomo del Nord» disse Tyrion sorridendole.
«Jon non mi rifiuta per questo, non lo fa affatto. Sono io.»
«Capisco.»
«Jon è un re e un re deve avere eredi.»
«Jon è un bastardo, suo fratello Brandon prenderà il suo posto o altrimenti lo farà Sansa quella ragazza è nata per essere regina. Non è essenziale che lui abbia figli.»
«Invece si, solo che non lo sa ancora. Finirebbe per odiarmi.»
«Ci sono uomini che ti amerebbero comunque, lo sai vero?»








TYRION

«Ci sono uomini che ti amerebbero comunque, lo sai vero?»
Non era riuscito a trattenersi, vederla soffrire in quel modo era difficile e faceva soffrire anche lui.
Pensava davvero che quella giovane donna meritasse di essere felice dopo essere stata venduta a un Khal, stuprata, tradita e solo gli dei sapevano che altro.
«Lo so» aveva risposto lei e subito dopo il suo sguardo si era posato nuovamente sul panorama fuori dalla stanza «non mi è concesso di cambiare la mia condizione e nemmeno di cambiare il passato, posso solo guardare al futuro e al mondo che desidero costruire.»
«E a chi lascerai questo mondo? Non è per inferire, questo mai, ma tu stessa hai detto che un sovrano deve avere eredi.»
Daenerys sospirò.
«So anche questo, prima vinciamo la guerra e poi pensiamo a chi lasciare tutto.»
Qualcuno bussò alla porta.
«Avanti» disse Tyrion dopo aver ricevuto un cenno dalla regina.
«Maestà… lord Tyrion non credevo di trovarti qui.»
«Lord Varys, cosa succede?»
«Un corvo da Approdo del Re, Cersei ci appena dato una risposta.»
«E’ di Cersei?» chiese lei scattando e raggiungendo subito Varys.
«Si e con il tuo permesso vorrei riunire tutti
«Fallo» rispose Daenerys, «andrò a prepararmi per questa riunione avete visto Missandei?»
Daenerys guardò un’ultima volta verso Tyrion Lannister e poi se ne andò.
Le sue ferite sono molto profonde e ancora vive.
«Come mai ti trovi nelle stanze della regina?»
«Le occorreva un consiglio, perché altrimenti?»
«Non saprei, per la tua… come dire? Per la tua caduta mio signore?»
Tyrion sorrise.
«Non ha bisogno di rimproveri ora ma di comprensione.»
«Se vorrà sopravvivere ad Approdo del Re dovrà fare molto meglio di così e tu questo mio caro vecchio amico lo sai bene. Tua sorella potrebbe mangiarla in un boccone se la vedesse in questo stato.»
«Ma fortunatamente Cersei non è qui per vederla e mi auguro che nessuna voce sullo stato di Daenerys giunga alle sue orecchie caro vecchio amico.»
«Dovrei sentirmi offeso da questa insinuazione» rispose Varys.
«Insinuazione? No affatto Varys, io la chiamerai più preoccupazione o avvertimento.»
«Sottile» rispose il ragno e poi anche lui uscì dalla stanza della regina mentre Tyrion tornò a sedere e finì di bere la coppa che conteneva il suo vino preferito.



 

 

 

JON

Da quando Daenerys era tornata tutta bagnata Jon non l’aveva più vista.
Aveva cercato di parlarle ma con scarso risultato, infatti l’unico con cui era riuscito a parlare e non per sua scelta era stato ser Jorah Mormont.
Jon sapeva che il cavaliere la amava e nonostante tutto restava nell’ombra a proteggere la donna che aveva scelto di servire.
Avevano condiviso molte, troppe cose insieme e Daenerys teneva a Jorah anche questo Jon lo sapeva.
Arrivarono i suoi consiglieri e anche ser Davos, poco dopo entrò Daenerys accompagnata da Missandei e da Verme Grigio loro erano i soli oltre a Jon e gli altri a partecipare ai consigli.
La regina dei draghi si era circondata di gente povera, gente che era stata schiava, gente che era in esilio… gente comune e parlava con loro da pari e non da sovrana.
«Lord Varys leggi il contenuto della lettera a tutti» disse lei osservando il ragno.
«Come desideri mia regina» rispose l’uomo poi prese la lettera e spezzò il sigillo «Sono a conoscenza delle vostre richieste mio fratello Jaime me ne ha parlato, e sia mostratemi pure questi “mostri” se esistono davvero, vi aspetterò ad Approdo del Re alla fossa dei draghi. Farò mandare anche una lettera a Sansa Stark anche lei è richiamata nella capitale.
Cersei Lannister regina dei Sette Regni e protettrice del reame.
»
«No» disse subito Jon «Sansa non andrà ad Approdo del Re, lo farò io.»
«Cersei ha richiesto la sua presenza…»
«Tua sorella non può richiedere nulla, non è la nostra regina e Sansa non è così stupida da tornare nella capitale e anche se lo fosse io non lo permetterei mai. Sai bene che Cersei la vuole morta.»
«Non più ma sicuramente sarebbe un bell’ostaggio» rispose Varys.
«Come lo è stata per anni lord Varys, senza che nessuno di voi facesse nulla per aiutarla.»
«Io ho fatto ciò che ho potuto….»
«Lady Sansa non lascerà Grande Inverno, il suo posto è lì almeno per il momento» intervenne Daenerys per mettere fine a quella discussione «appena la missione sarà conclusa ci dirigeremo a Sud e poi a Nord come pattuito tra me e il re del Nord.»
Sono tornato ad essere il re del Nord dunque?
«Tyrion voglio che tutto sia sicuro, tu conosci Cersei meglio di chiunque altro.»
«Farò in modo che lo sia maestà.»
«Bene, potete andare è tutto» disse e il suo sguardo non incrociò mai quello di Jon se non per qualche fugace istante.
Jon aspettò paziente che se ne andassero tutti e quando lei fu rimasta sola cercò di avvicinarla.
«Il re del Nord?» domandò.
«Non è forse ciò che sei?»
«Credevo di essere qualcosa di più del re del Nord» rispose prendendole la mano «credevo che tu ed io fossimo qualcosa.»
«Ti sbagliavi» disse lei e poi si divincolò dalla sua presa.
Stava per andarsene.
«Daenerys fermati, noi dobbiamo parlare.»
«Non abbiamo più niente di cui parlare se non di come salvare i Sette Regni.»
«Allora voltati e dimmelo guardandomi negli occhi.»
Daenerys non si voltò, rimase girata di spalle a osservare il lungo corridoio, il lupo bianco fece un respiro profondo e poi la raggiunse, la strinse tra le braccia e posò la testa sulla sua spalla.
«Mentimi pure se ti fa sentire meglio ma sappiamo entrambi che non è la verità e non lo sarà mai. Noi ci apparteniamo Daenerys Targaryen e niente e nessuno può cancellare questo.»
«Non ti renderò un uomo infelice Jon Snow, non ti priverò della paternità.»
Jon la fece voltare.
«Cosa altro devo fare per fartelo capire? Non mi importa.»
«Ora sei tu a mentire.»
«No! Dany posso vivere senza avere un figlio ma non so se potrei vivere senza te al mio fianco, senza svegliarmi tra le tua braccia o senza baciarti prima di addormentarmi. L’ultima cosa che avrei creduto venendo a Roccia del Drago era quella di innamorarmi ma è successo, basta soffrire abbiamo sofferto fin troppo, non credi?»
«Non fa differenza ciò che credo io Jon.»
«Domani partiremo, vuoi davvero che ci lasciamo così?»
Dany si avvicinò, gli diede un bacio sulle labbra, fu un bacio lungo e umido e poi se ne andò con il volto rigato dalle lacrime.

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Capitolo 24
*** VENTIQUATTRO ***


VENTIQUATTRO







DAENERYS

La giornata di Daenerys così come quella di Jon e di Jorah che all’alba sarebbero partiti per il Nord passò forse troppo in fretta e irrequieta.
«Passeggia con me Missandei» disse la regina alla sua amica.
Il vento tirava forte e il mare era agitato come il suo spirito, una tormenta agitava nel suo cuore che ogni giorno sembrava diventare sempre più duro, ogni giorno quel muro che Jon Snow era riuscito ad abbattere in quel lungo mese era tornato al punto di partenza e mai avrebbe dovuto abbassarlo.
«Domani sarà più calmo maestà» disse Missandei, gli occhi della regina d’argento erano fissi sulle onde, domani sembrava così vicino forse troppo.
«Prego che sia così, anche se orami non so più quale Dio pregare.»
«Non posso dirti io chi pregare ma se esiste un Dio farà in modo che il loro viaggio sia sicuro.»
«Credi davvero che esista un Dio dopo tutto ciò che hai visto Missandei?» domandò sinceramente Daenerys.
Lei non aveva creduto mai molto negli dei mentre al contrario Viserys ogni notte prima di andare a dormire li pregava e lei sapeva anche per cosa eppure gli dei, erano rimasti sordi alle sue preghiere.
Lui pregava per la nostra casa - disse una vocina dentro la sua testa.
«Non lo so, ma gli uomini hanno bisogno di credere che esista qualcuno a cui rivolgere suppliche e preghiere, ma sia tu che io maestà abbiamo visto troppo di questo mondo per crederci.»
«Più di quanto avrei voluto, eppure il nostro viaggio non è ancora alla fine abbiamo ancora molte cose da fare.»
«Tu hai molte cose da fare, sei l’unica in grado di salvarli.»
«Al Nord mi temono e mi odiano anche se non mi conoscono» rispose Daenerys sfregandosi le mani.
Non aveva mai sentito tanto freddo in tutta la sua vita.
«Tuo padre era così temuto?»
«Temuto e odiato Missandei, non è stato un buon re. Il re folle, ecco come viene ricordato ed ecco l’eredità che mi ha lasciato.»
Fece qualche altro passo, il mare era grigio come gli occhi di Jon Snow, ogni cosa sembrava ricordargli lui.
«Tu non sarai odiata e nemmeno temuta, io ho visto chi sei e cosa puoi fare e anche gli altri lo vedranno.»
Dany le fece un debole sorriso.
«Forse a Essos ma non qui Missandei, non da questa parte del mare. A Westeros ci vorrà molto tempo prima che io venga anche solo apprezzata, mio padre ce l’ha messa tutta per farsi odiare e in particolar modo per farsi odiare nel Nord.»
«Ma hai Jon Snow, lui ti aiuterà.»
«Lo farà questo lo so, ma basterà? Da giorni mi domando se tornare a Westeros sia stata la scelta più giusta. Forse aveva ragione Tyrion e le terre a cui appartengono sono davvero oltre il Mare Stretto, è lì che io posso fare grandi cose non qui.»
«Una regina non può dubitare di se stessa e quando saremo nel Nord non potrai permetterti di farlo, dovrai essere sicura e risoluta maestà. Nessuno a parte chi ti conosce e ti ama dovrà sapere quali sono i sentimenti che si agitano nel tuo cuore o i tuoi dubbi.»
Daenerys allungò la mano e prese quella della sua amica.
«Cosa farei senza di te? Sei molto più di ciò che altri possono vedere.»
«Anche tu mia regina, non dimenticarlo.»
«Ci proverò Missandei, te lo prometto.»
Il resto della giornata Daenerys lo passò un po’ con i suoi draghi e chiese a Jorah Mormont di raggiungerla.
Drogon aveva appena spiccato il volo alzando altro vento e terra mentre ser Jorah stava arrivando con la sua armatura con lo stemma della sua casa.
«Khaleesi.»
«Sei pronto per domani Jorah?» chiese lei osservando Rhaegal e Viserion.
«Si, lo sono.»
«Io no» rispose lei voltandosi verso il suo vecchio e caro orso.
«Maestà questa impresa…»
«Non ti impedirò di partire non temere, so bene quanto ci tieni. Tutti voi volete essere eroi eppure gli eroi muoiono quasi sempre.»
«Non ho intenzione di morire mia regina, non fino a quando non ti vedrò sedere sul Trono di Spade.»
«Accadrà mai Jorah? Finirà mai questa guerra? Sono così stanca di dover combattere, non ho fatto altro per tutta la vita, fuggire e combattere. Non mi sorprende che Viserys sia impazzito.»
«Daenerys tu non sei lui e non sei nemmeno tuo padre.»
«Barristan una volta mi disse che per tempo si era chiesto se in me ci fosse qualche stortura, mi domando se ci sia e quando verrà fuori.»
«Dubito che abbia trovato delle storture in te.»
«Tu mi vedi con occhi diversi ser, ma non tutti qui mi amano.»
Rhaegal iniziò ad agitarsi e si allontanò da sua madre e così fece anche Viserion, in poco tempo spalancarono le loro grandi ali e volarono via verso l’orizzonte grigio mentre le nubi sembravano promettere altra pioggia.
«Tornerò Daenerys, sono sopravvissuto al Morbo Grigio per te. Sopravviverò anche al Nord.»
«So che lo farai, ho fiducia in te Jorah» disse e poi con gli occhi colmi di lacrime lo abbracciò.

 

 



 

JON

Quando calò la notte Jon rimase insonne nel suo letto a pensare a Grande Inverno, a Sansa che aveva lasciato al comando ma che era certo che se la stesse cavando bene nonostante tutto ciò che aveva passato.
Pensò alla sua sorellina a cui amava spettinare i capelli e a quanto le fosse mancata in tutti quegli anni e infine pensò a Bran, aveva ancora gli occhi chiusi quando era partito per la Barriera assieme a suo zio Benjen.
Il volto di suo padre riaffiorò nella sua mente e così il loro ultimo saluto.
«Mia madre è viva? Sa chi sono? Dove sto andando? Le importa?»
Eddard Stark lo aveva fissato in silenzio come faceva sempre quando Jon domandava di lei, di quella donna misteriosa che mai aveva conosciuto, nemmeno il suo nome sapeva.
«Quando ci rivedremo parleremo di tua madre. Lo prometto» così aveva risposto il lord di Grande Inverno, ma da Approdo del Re avevano fatto ritorno solo le sue ossa.
«Non hai il mio nome, ma hai il mio sangue.»
Jon chiuse gli occhi, in quel momento avrebbe tanto voluto avere Spettro al suo fianco, avrebbe voluto affondare la mano nella sua pelliccia bianca e sentire il suo corpo fare su e giù, con il tempo aveva scoperto che quel ritmo lo calmava, ma Spettro era Grande Inverno perché lui lo aveva lasciato a proteggere Sansa, lui sapeva combattere mentre sua sorella no.
«Non sono uno Stark» disse a voce alta, non lo era e i re del Nord dal profondo delle cripte di Grande Inverno non facevano altro che ricordarglielo con le loro voci.
Si chiese se stesse impazzendo.
C’era qualcun’altro che Jon Snow avrebbe voluto avere al suo fianco in quella spedizione: Robb Stark.
Con Robb aveva imparato a camminare e a correre, a cavalcare e a combattere, Robb era molto più di un fratello e sentiva molto la sua mancanza.
Restare in quella stanza era impossibile così si vestì e uscì chiudendo la pesante porta con incisi i draghi a tre teste.
Aegon il conquistatore era vissuto lì prima di Approdo del Re, Jon si domandò in quale stanza il re avesse dormito un tempo.
Sapeva perfettamente dove andare così come sapeva che lei non lo avrebbe fatto entrare, ma doveva tentare.
Daenerys gli mancava, vederla e non poterla avere era una tortura per Jon.
Il fiato si congelava quasi in quel lungo corridoio, la sua stanza e quella della regina non erano distanti e quando arrivò a metà della strada che li separava la vide lì, in piedi, ferma di fronte a lui.
Aveva una vestaglia azzurra sopra alla camicia da notte, i capelli sciolti, gli occhi arrossati e gonfi.
Daenerys non disse niente, prese la mano di Jon e lo portò nella sua stanza.
Chiuse la porta, tolse la vestaglia e si mise al letto trascinando Jon con sé.
«Hai cambiato idea?» chiese lui con un groppo alla gola.
«Non rovinare tutto» rispose lei, gli diede solo un bacio e poi si raggomitolò contro il suo petto come una bambina, Jon la strinse a se e con lei al suo fianco si sentì più completo.
Quando l’alba arrivò li trovò svegli e ancora abbracciati l’uno all’altra, non avevano fatto altro per il resto della notte se non abbracciarsi e dormire un po’, Jon aveva guardato la donna che amava dormire ma anche nel sonno Daenerys sembrava non trovare un po’ di serenità.
Siamo uguali, entrambi soli ed entrambi tormentati.
«Ci vediamo alla spiaggia» disse lui prima di uscire dalla sua stanza, la guardò un’ultima volta prima chiudere la porta e tornare in camera sua.
Si vestì e prese quelle poche cose che aveva portato da Grande Inverno e poi assieme a Davos scesero per l’ultima volta i gradini che portavano dalla fortezza alla spiaggia e aspettò che la regina d’argento li raggiungesse.
«Ser Jorah» lo salutò Jon.
«Jon. Dunque il momento è giunto.»
«Si, è così.»
Daenerys arrivò poco dopo in compagnia di Missandei e di Tyrion Lannister, aveva nuovamente la sua lunga treccia e la campanella tintinnate tra i capelli.
«Khaleesi» Jorah si inchinò ma lei lo fece rialzare e lo abbracciò.
«So che tornerai Jorah.»
«Tornerò mia regina.»
Lei gli diede un bacio sulla guancia e poi il cavaliere si allontanò.
«Se non dovessi tornare non dovrai più preoccuparti del re del Nord» le disse Jon cercando di sdrammatizzare la situazione.
«Temo proprio che non farò altro che preoccuparmi per il re del Nord. Promettimi che starai attento Jon, niente atti eroici.»
Jon le sorrise.
«Ci proverò mia regina.»
Dany lo abbracciò per qualche istante, non avrebbe mai osato di più in presenza di altri.
«Abbi cura di te, ci rivedremo presto Dany» le sussurrò lui.
«Promettimelo» disse lei guardandolo negli occhi.
«Lo prometto» rispose Jon.
Anche suo padre aveva promesso e poi era morto.
Io non morirò, devo tornare da lei e a Grande Inverno.
Jon la lasciò e insieme agli altri mise in mare la piccola barca con la quale ne avrebbero raggiunta una più grande e finché Daenerys non fu altro che un puntino all’orizzonte non smise di guardare indietro.







 

Chiedo scusa per questo ritardo ma ultimamente apro Pages e fisso il foglio senza sapere cosa scrivere, spero che qeusto capitolo vi sia piaciuto!

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Capitolo 25
*** VENTICINQUE ***


VENTICINQUE









JON

Così come dal mare era arrivato qualche mese fa al mare era tornato per raggiungere Porto Bianco e poi da lì la Barriera, il suo cuore era rimasto a Roccia del Drago con la donna di cui si era innamorato, una giovane e bellissima regina determinata quanto fragile e l’altra parte era rimasta a Grande Inverno con sua sorella Sansa e con gli altri fratelli che per troppi anni aveva creduto fossero morti.
Bran era tornato a casa e così anche Arya, una parte di lui aveva sempre creduto che fossero vivi, ricordava ancora Estate la notte in cui gli aveva salvato la vita oltre la Barriera, nelle gelide e fredde terre del vero Nord.
Ora però il suo pensiero doveva essere rivolto agli esseri freddi e dagli occhi blu che camminavano in quelle stesse terre che nonostante tutto Jon amava.
Terre a cui si sentiva di appartenere.
Non era più solo ora aveva degli alleati, aveva il vetro di drago e aveva Daenerys al suo fianco insieme ai suoi terribili figli.
Ho lasciato quell’isola da soli cinque giorni e lei mi manca come se non la vedessi da mille anni.
«Quanto manca al Nord?» chiese Gendry.
«Non molto Gendry, ci siamo quasi orami.»
«Vedremo Grande Inverno?»
«No, Grande Inverno è lontana da Porto Bianco» spiegò pazientemente Jorah.
«Ti manca?» chiese Jon, e non si riferiva a Daenerys ma alla casa dei Mormont, all’Isola dell’Orso.
«Sì, è pur sempre casa mia nonostante tutto il tempo passato così come Grande Inverno sarà sempre parte di te, con la differenza che io ho disonorato la mia casa mentre tu sei stato acclamato re.»
«Avrai avuto i tuoi motivi ser.»
«Li avevo. Una giovane e bellissima donna che alla fine mi ha lasciato per un uomo più ricco di me.»
«Lei è stata la causa del tuo esilio?»
«Sì. Ho fatto ciò che ho fatto per darle ciò che desiderava e ho perso tutto ciò che avevo per questo, ho lottato per fare ritorno nei Sette Regni, ho tradito e ho ucciso. Non sono più quell’uomo.»
«Ti conosco poco ser Jorah ma da quel poco ho visto sei un uomo d’onore e il lord tuo padre se fosse qui ne sarebbe fiero.»
Jorah fece un sorriso, ma era quasi forzato.
«Dandoti Lungo Artiglio ha messo in chiaro cosa pensasse di me.»
«Puoi sempre cambiare idea e il pomo.»
«No è tua ora e ti servirà bene e un giorno servirà bene anche i tuoi figli.»
«Se mai sopravviveremo a ciò che ci attende» rispose Jon.
«Tu non morirai Jon Snow, devi tornare da lei e io me ne assicurerò. Ti ama e ha perso fin troppo nella sua giovane vita, un’altra perdita la distruggerebbe.»
Jon rimase senza parole, quell’uomo l’amava a tal punto da proteggere un altro uomo di cui la sua regina era innamorata.
«So che manterrai la tua parola ser Jorah e non voglio che lei soffra per me» rispose Jon posandogli una mano sulla spalla.
«Temo che ormai sia tardi per questo, nella sua vita ha amato davvero una sola volta e purtroppo chi amava le è stato portato via con l’inganno.»
«Lo so, so che ha perso suo marito e anche suo figlio.»
«Si, la maegi… ma non si è lasciata abbattere ed è sopravvissuta a tutte le prove che sono arrivate in seguito.»
«Daenerys è forte, ma non invincibile.»
Jorah sorrise.
«Io voglio vederla sedere sul Trono di Spade, è nata per questo Jon. Sarà una grande regina, buona e giusta e con te al suo fianco sarà anche consigliata bene.»
«Ha Tyrion per quello.»
«Sì, ma gli ultimi consigli di Tyrion lasciano a desiderare per quanto io abbia tentato di difenderlo… le ha fatto perdere tutto ciò che aveva conquistato, dubito che lo ascolterà ancora. Mentre te…»
«Non vuole vedermi, cosa ti fa credere che mi darà ascolto?»
«Non ti è forse venuta incontro cercando di proteggere tua sorella? Come hai detto tu, non è invincibile ed è stanca. Aiutala.»
«Ci proverò ser Jorah.»
Il pomeriggio passò lento, fra racconti e risate e in quei racconti Jon scoprì qualcosa di più su Gendry che proprio come lui era un bastardo.
«Per quanto tempo tu e Arya avete viaggiato insieme?» domandò Jon, erano passati sette anni da quando aveva visto sua sorella per l’ultima volta, da quando le aveva regalato Ago.
«Mesi, fingeva di essere un maschio ma io avevo capito la verità, sapevo che era una femmina solo non capivo perché fingesse di non esserlo.»
«Arya non ha mai amato essere una lady, non mi sorprende che fingesse di essere un ragazzo.»
«Un giorno mi ha confessato il suo vero nome, l’ultima volta che l’ho vista eravamo stati catturati dalla Fratellanza senza vessilli ma ci trattavano bene, soprattutto Arya. Non so forse perché lei era la figlia del lord di Grande Inverno o perché era una ragazzina… ma nessuno ha osato farle del male.»
«Perché vi siete divisi allora?»
«Voleva che la seguissi, eravamo soli e potevamo contare l’uno sull’altra e poi lei era intelligente ma… avevo trovato il mio posto, non era male stare lì. Inutile dirti che Arya non ha apprezzato la mia scelta. Se l’avessi seguita, se fossimo arrivati a Grande Inverno lei sarebbe stata una lady e io… io non c’entro niente con il vostro mondo.»
«Gendry sei il figlio di re Robert.»
Gendry roteò gli occhi.
«Sono uno dei tanti bastardi di re Robert» lo corresse.
«Bastardo o meno nelle tue vene scorre il sangue dei Barathoen e sei l’ultimo rimasto.»
Anche io resto comunque un bastardo - pensò Jon Snow mentre Porto Bianco si fece sempre più vicina.

 






 

 


DAENERYS

Jon e Jorah erano partiti da qualche settimana ma a lei sembrava un secolo, aveva passato l’ultima notte con Jon stando abbracciata a lui e a osservarlo per non dimenticare il suo volto, temeva di dimenticarlo come in parte stava accadendo con quello di Drogo che ogni giorno era sempre meno nitido nella sua mente.
Lei, Tyrion, Varys, Missandei e Verme Grigio si erano riuniti per discutere di come procedere.
«Nessuno conosce Cersei meglio di te, come dobbiamo procedere?» aveva chiesto Daenerys.
Quando pensava a Cersei Lannister la immaginava una donna bellissima dagli occhi verdi così come Tyrion le aveva raccontato, solo che quegli occhi verdi sembravano fatti di ghiaccio e sentiva anche il suo corpo tremare, eppure Cersei per lei era solo il nome di una donna bionda che ancora non conosceva.
«Prudenza mia regina, mia sorella non fa mai niente per niente.»
«Cersei si crede intelligente» disse Varys.
«E non lo è? Mi sembra che ci abbia battuti fino ad ora.»
«E’ stato Jaime a batterci non Cersei. Mia sorella non sa cosa significa realmente governare, non è stata in grado di impararlo e non è stata in grado di insegnarlo a Joffrey ed ecco perché mio padre mi inviò ad Approdo del Re dopo che mio nipote aveva fatto decapitare pubblicamente sui gradini del tempio di Baelor, lord Eddard Stark.»
«Ricordo ancora quel giorno… mai avrei immaginato una cosa simile» disse Varys rabbrividendo.
«Davvero non immaginavi una cosa simile lord Varys?» chiese Tyrion.
«No, affatto. Io stesso ero stato mandato a trattare con lord Stark in più occasioni.»
«A trattare per cosa?» chiese Daenerys.
«Per nascondere la verità su chi fosse davvero Joffrey Baratheon, mia regina. Ero riuscito a convincere lord Stark a tacere in cambio nessuno avrebbe fatto del male a sua figlia Sansa e lui sarebbe stato libero di raggiungere la Barriera e servire come guardiano della notte assieme a suo fratello e a…»
«A Jon Snow» concluse lei.
Dire a voce alta quel nome fu come ricevere un pugno nel ventre, sentiva qualche dolore da un paio di giorni e spesso le girava la testa.
«All’epoca Jon Snow era solo l’attendente del lord comandante Mormont, ed era più di quanto avrebbe mai potuto sperare ma questo prima di diventare re del Nord.»
«Il Nord è parte dei Sette Regni lord Varys, regni di cui io sono la legittima sovrana.»
«E’ così ma… Jon Snow si è inchinato a te maestà?»
«No, non ancora» rispose Daenerys.
Si alzò dalla sedia e si mise ad osservare il mare.
Ormai saranno arrivati a Porto Bianco.
«Se anche Jon dovesse farlo, dubito che il Nord ti accetterà e devi anche considerare Sansa Stark. Non vorrà una regina straniera nel Nord.»
«Anche se quella regina fosse dalla sua parte? Sansa Stark non mi conosce e io non conosco lei, perché mai dovremmo odiarci? Entrambe abbiamo vissuto in un mondo costruito da uomini per uomini, eppure lei ora è la principessa di Grande Inverno e parla in vece di Jon, agisce per suo conto. Siamo più simili di quanto crediate.»
«E’ vero ma Sansa ne ha passate tante per via di mia sorella e di Joffrey, sarà molto diffidente nei tuoi riguardi e non crederà facilmente al tuo amore per suo fratello.»
«Non ha nulla in cui credere e io nulla da dimostrarle in questo senso, qualunque cosa in passato ci sia stata tra me e il re del Nord ormai è finita. Ora non è più il momento di pensare all’amore miei lord ma a come riprendere i Sette Regni senza uccidere innocenti e soprattutto a come salvare il regno dalla minaccia che viene da oltre la Barriera. Nulla deve essere più importante, accantonare i sentimenti per il bene di tutti è questo ciò che deve essere fatto ed è questo che farò.»
«Un nobile gesto il tuo maestà.»
«Un gesto giusto lord Varys. Dobbiamo prepararci per l’incontro con Cersei. Verme Grigio tu e altri Immacolati resterete qui a Roccia del Drago, non voglio che Cersei possa coglierci impreparati e toglierci il nostro unico punto di sicurezza in queste terre, altri Immacolati e alcuni Dothraki verrano con noi ad Approdo del Re.»
«Permettimi maestà di venire con te, di servirti.»
«Ho bisogno che il mio comandante più fidato ora resti indietro e che protegga questa rocca forte, mi fido di te Verme Grigio più di chiunque altro soldato e Missandei…»
«Sì mia regina.»
«Voglio che anche tu rimanga qui.»
«Maestà…»
«Non voglio mettere inutilmente in pericolo la tua vita, sei troppo preziosa per me Missandei.»
«Ho promesso di seguirti il giorno che mi hai liberata.»
«Lo hai fatto» la rassicurò Daenerys prendendole la mano.
«Valar Morghulis» le disse l’ex schiava.
«Tutti gli uomini devono morire…»
«Noi non siamo uomini, maestà» disse Missandei ripetendo le parole che Daenerys le aveva detto anni fa.
«Valar Morghulis» disse la regina stringendo la mano della sua più cara amica.












 

Ciao a tutti! Sì è tanto che non aggiorno e mi scuso per questo solo come al solito non ho veramente idee... scrivo molto poco ultimamente, MA, spero che questo capitolo vi sia piaciuto!

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Capitolo 26
*** VENTISEI ***


VENTISEI











JON

Quando mise piede a terra Jon pregò gli dei per averlo fatto arrivare sano e salvo anche se la parte più difficile della missione restava recuperare il non-morto per portarlo poi a Cersei Lannister.
«E io che credevo che a Roccia del drago fosse freddo…» disse Gendry strofinandosi le mani.
«E non fa nemmeno così freddo» rispose Jon sorridendogli, «guarda Gendry, là oltre le montagne che vedi… là c’è Grande Inverno.»
Gendry fece dei passi in avanti sulla neve ghiacciata che scricchiolò sotto i suoi piedi, paradossalmente quel rumore ricordò a Jon i grilli che aveva sentito cantare durante la lunga estate in cui aveva vissuto.
«Spero di sopravvivere abbastanza a lungo da poterla vedere.»
«Grande Inverno o Arya?» domandò Jon voltandosi verso di lui.
«Una non esclude l’altra. Io voglio bene a tua sorella.»
«Ti credo Gendry, sei un bravo ragazzo ma per me è difficile immaginare la Arya che ricordo come una giovane donna ormai. Non vedo l’ora di poterla rivedere e di scompigliarle i capelli, di chiamarla sorellina.»
«Anche lei sarà felice di rivederti Jon, voleva venire da te. In realtà Yoren ce la stava portando però è stato ucciso.»
La loro conversazione venne interrotta poco dopo quando sentirono dei cavalli nitrire e il cuore di Jon perse un battito, poi vide che le figure a cavallo non avevano gli occhi blu e tirò un sospiro di sollievo.
«Giù le armi! Sono dei nostri» disse agli altri uomini.
Tormund saltò giù dal cavallo e andò incontro al piccolo gruppo arrivato dal mare.
«Credevo che fossi morto per davvero questa volta, ero certo che la regina dei draghi ti avrebbe fatto divorare.»
«Già lo credevo anche io» rispose Jon abbracciando il suo vecchio amico.
«Gli dei non hanno ancora finito con te.»
Jon sorrise a Tormund e poi lo presentò agli altri che erano con lui, alcuni erano nuovi membri, soldati scelti personalmente da Daenerys per aiutarlo nella missione, Immacolati con nuove lance che non sarebbero mai fuggiti dal pericolo, che avrebbero dato le loro vite in nome di un giuramento fatto a lei per volere e non per dovere.
«Venite dobbiamo andare al Forte Orientale, sta per fare buio e là ci sono ospiti.»
«Ospiti?»
«Li vedrai quando arriveremo.»
Jon salì a cavallo e gli altri fecero lo stesso, Davos affiancò il suo nuovo re e galoppò al suo fianco fino al Forte Orientale.
Essere nuovamente a Nord era ciò che Jon aveva desiderato fin dalla sua partenza con la sola eccezione che avrebbe voluto che Daenerys fosse al suo fianco e non a Roccia del Drago ad aspettare il suo ritorno.
«Verrò alla Barriera appena la missione sarà conclusa» aveva detto quell’ultima notte nella sua stanza.
«Verrai a prendermi?»
«A prendere ciò che ci occorre, non posso portare i miei draghi oltre la Barriera loro non la supererebbero.»
«Perché?» aveva chiesto Jon, ma infondo sapeva delle leggende che riguardavano la Barriera e se pure gli Estranei un tempo lo erano stati, perché quelle leggende non potevano essere vere?
«Quando ero piccola Viserys mi raccontò che una regina Targaryen tentò di portare il suo drago oltre la Barriera ma lui si rifiutò, quindi dubito che Drogon, Rhaegal e Viserion accetteranno di oltrepassarla. Sarò anche una Targaryen ma non so ancora bene come controllarli, i miei antenati erano in molti mentre io sono sola e così sarà finché avrò vita» aveva detto abbassando lo sguardo.
Jon aveva tentato di contraddirla ma lei lo aveva zittito con un bacio, per poi accoccolarsi come una bambina sul suo petto
.
La cavalcata durò ore, la luna era alta in cielo quando il Forte Orientale si stagliò d’avanti a loro e il freddo si era fatto più forte rispetto al momento del loro arrivo, la pelle del viso sembrava quasi scottare.
Ogni tanto si voltava per essere certo che Gendry e i soldati di Daenerys si trovassero ancora insieme a loro ma fortunatamente tutti erano lì, congelati e stanchi ma c’erano.
«Ci siamo quasi» disse Jon ai suoi compagni di viaggio.
Quando finalmente scesero dai cavalli Jon tirò un sospiro di sollievo per essere arrivati fin lì indenni, niente pallide ombre con i loro occhi blu in agguato nell’oscurità, la vecchia Nan diceva sempre che gli Estranei uscivano al calar del sole, quando le tenebre si ergevano assieme al freddo e quando comparivano le persone si assediavano nei loro castelli pregando i loro dei di salvarli.
Non sarà alcun Dio a salvarci - pensò Jon entrando finalmente nel fortilizio.
Quando entrarono Jon si avvicinò al fuoco e si scaldò le mani intirizzite dal freddo, Tormund poco dopo gli portò una coppa di birra e altre persone che non conosceva.
«Chi sono loro?» domandò Jon.
Non erano bruti di questo ne era certo.
«Il mio nome è»
«Beric Dondarrion» disse Gendry facendosi avanti.
«Lo conosci Gendry?»
«Sì purtroppo, mi ha venduto alla donna rossa di Stanis Baratheon. Se non fosse stato per ser Davos mi avrebbe ucciso, probabilmente bruciato vivo.»
«Ma non è accaduto, o sbaglio? Sei qui ora e sei vivo ragazzo.»
«Tu chi sei?»
«Thoros di Myr se ti compiace lord comandante.»
«Non più» rispose Jon bevendo un po’ di birra.
«Conoscevamo tuo padre, andammo in missione per suo conto prima che Robert Baratheon morisse. Non ho dimenticato la ragione per cui ci chiese di lasciare Approdo del re e giuro che prima di morire la porterò a termine.»
«Morire? Questa è buona Dondarrion.»
Beric si voltò verso il terzo uomo che fino a quel momento era rimasto in silenzio e nell’ombra.
«Io ti conosco» disse Jon.
«Tutti mi conoscono» rispose lui.
Il suo volto era mezzo bruciato, l’orecchio quasi inesistente coperto dai capelli scuri, gli occhi penetranti squadravano Jon Snow.
«Mi ricordo di te a Grande Inverno, eri uno dei protettori di Joffrey Baratheon.»
«Il suo cane vorrai dire.»
«Sì.»
«Aye, lo sono stato e suppongo che è grazie a me se le tue sorelle sono vive o almeno una delle due lo è da quanto ho sentito.»
«Cosa vuoi dire?»
«Chi credi che abbia protetto tua sorella ad Approdo del re? Non sempre ho potuto, ma quando mi è stato possibile l’ho fatto, così come ho impedito a quella piccola stupida ragazzina di farsi ammazzare alla Torri Gemelle.»
«Arya?»
«Eravamo lì il giorno in cui tuo fratello, sua madre e gli uomini a lui fedeli furono massacrati.»
Li ha visti morire.
Il cuore di Jon si colmò di dolore al solo pensiero e al ricordo della morte di Robb.
«Uccidere i propri ospiti va contro ogni legge, divina e terrena» disse Thoros di Myr.
«Lo è anche per il tuo dannato Dio rosso?»
«Sono leggi sacre Clegane» rispose Beric.
«E cosa vogliono tre validi uomini come voi?» domandò ser Jorah che fino ad allora aveva ascoltato in silenzio e con pazienza.
«Unirci a voi, Thoros ha visto ciò che state andando ad affrontare e tre abili guerrieri come noi anche se forse vecchi vi saranno di aiuto.»
«Un altro prete rosso» disse Jon guardando ser Davos.
«Ne ho già conosciuta una.»
«Io non ho avuto tale piacere ma spesso le profezie sono difficili da interpretare, noi siamo solo servitori e come tali possiamo sbagliare il suo volere. Possiamo interpretare male i segni che il nostro Dio ci manda, ma su una cosa concorderete, la notte è oscura e piena di terrori. Lasciateci venire con voi e sarà un po’ meno oscura.»
«E sia, verrete con noi. Partiremo dopo domani all’alba, non abbiamo tempo da perdere. Vi darò delle armi adatte.»
«Le abbiamo già.»
«No, avete spade che uccidono persone vive non morte. A Roccia del drago abbiamo forgiato armi con ossidiana, ognuno di voi dovrà prenderne una questa è la condizione.»
«Io non-»
«Accettiamo» rispose Thoros di Myr interrompendo Sandor Clegane.
«Bene e ora se volete scusarmi vorrei andare a riposare. Torumnd…»
Jon e Tormund si incamminarono verso il lungo corridoio e raggiunsero le scale che portavano al piano superiore.
«Da quanto sono qui?»
«Un paio di giorni, sono stati ospiti delle celle fino a poco prima del vostro arrivo ma la loro storia non è cambiata. Possiamo fidarci di loro?»
«Abbiamo davvero una scelta?»
«Mh. Va a riposare ora, ci aspetta una lunga giornata e lunghi preparativi.»
«Ci proverò Tormund.»
Anche se le mie notti saranno insonni e lunghe senza lei al mio fianco - pensò Jon.
Entrò in una delle stanze, il fuoco era stato acceso e come prima cosa Jon Snow scrisse due lettere da affidare a due corvo, una lettera sarebbe volata vicino, a Grande Inverno e l’altra a Roccia del drago.













DAENERYS

Roccia del drago sembrava più fredda e più grande da quando Jorah Mormont il suo fedele orso e Jon Snow, l’uomo venuto dal nord erano partiti.
La normalità era noiosa e non poteva far altro che aspettare e lei odiava dover aspettare senza poter fare nulla di utile.
In quei giorni si era sentita più stanca del solito come se quelle partenze l’avessero privata della sua forza.
Missandei aveva sfatto le sue trecce e le stava spazzolando i capelli lunghi e argentei, i suoi occhi fissi nello specchio scrutavano il suo volto.
Quante storture ci saranno in me? - si domandò.
Non amava specchiarsi, non voleva vedere il suo volto allo specchio perché poi inevitabilmente si domandava a chi dei suoi parenti defunti assomigliasse di più.
Quanto c'era di Aerys Targaryen il re folle in lei? E quanto di sua madre Rhaella? E sopratutto quanto di suo fratello Rhaegar?
Dany non lo aveva mai conosciuto eppure avrebbe dato tutto per poterlo conoscere, uno dei suoi figli portava il suo nome così come quello di Drogo e di Viserys.
Viserys non era folle era solo debole e stanco - si ripeté nella sua mente.
Quando Missandei ebbe finito la madre dei draghi si avvolse in una vestaglia pesante e uscì fuori, il cielo era scuro ma qualche stella lo illuminava come la luna, una luna piena e opaca.
«Torneranno presto maestà.»
«Sì Jon e Jorah sono forti e entrambi desiderano vivere.»
«Entrambi lotteranno per te.»
«Mi mancano entrambi Missandei, mi sento come una bambina indifesa senza loro al mio fianco. Come posso guidare i Sette Regni quando mi sento così?»
«Quando li avrai nuovamente al tuo fianco ti sentirai meglio.»
«Jon non potrà restare al mio fianco, ha dei doveri verso coloro che lo hanno acclamato come re e io non gli permetterò di venire meno alla promessa fatta loro.»
«Non è questa la ragione e lo sappiamo entrambe mia regina. Vorrei che tu trovassi la felicità che meriti e sono certa che quella felicità abbia il nome di un uomo venuto dal Nord.»
Daenerys sorrise alla sua amica più cara e poi le strinse la mano.
«Dovresti riposare maestà sei pallida.»
«Sì mi sento stanca ma non è nulla che non possa essere curato con un buon sonno, se mai riuscirò a dormire» rispose rientrando nella stanza.
«Vuoi che rimanga con te?» chiese Missandei.
«Verme Grigio ti starà aspettando.»
«Verme Grigio sopravviverà una notte da solo, ora sei tu ad avere bisogno di me e lui lo capirà. Siamo entrambi al tuo servizio perché lo vogliamo e ora io desidero starti a fianco maestà. Vado ad avvisarlo e torno subito da te.»
Missandei uscì dalla stanza e quando la porta si aprì Daenerys vide Tyrion Lannister che la osservava e così si avvicinò a lui.
«E’ successo qualcosa?» domandò avvicinando a lui.
«No maestà» rispose Tyrion ma Dany vide che era in imbarazzo.
«Allora se è così vado a riposare, non mi sento molto bene.»
«Forse dovremmo trovare un maestro» disse lui.
«Non ne ho mai avuto uno, ma forse hai ragione tu. A guerra finita provvederemo a trovarne uno, insegnano anche?»
«Sì, ma se vuoi sapere qualcosa io sono molto informato.»
Dany sorrise al nano.
«Non ne dubito Tyrion.»
In quel momento Missandei tornò, salutò Tyrion ed entrò nella stanza della sua regina e iniziò a disfare il letto.
«Buona notte mia regina» le disse il suo Primo Cavaliere inchinandosi, ma nel suo sguardo c'era qualcosa di diverso.
«Buona notte anche a te mio consigliere» rispose cortesemente e poi chiuse la porta alle sue spalle.
Si infilò sotto le pesanti coperte e Missandei fece lo stesso.
«Fai attenzione maestà.»
«A cosa ti riferisci?»
«A lord Tyrion e ai suoi sentimenti.»
«Speravo di essermi sbagliata Missandei.»
«Io credo che provi qualcosa per te e da molto tempo prima di arrivare su questo continente, un uomo ferito o rifiutato è pericoloso quanto un nemico arrabbiato e lui è un Lannister.»
«E’ vero ma è un mio servitore come te e anche se prova dei sentimenti... sono certa che non mi farebbe mai del male.»
«Pregherò affinché sia così.»
«Buonanotte Missandei.»
«Buonanotte a te mia regina.»












 

E BUON ANNO A TUTTI!
Non volevo finire il 2019 senza aggiornare almeno questa storia quindi... non sarà un granché ma come sempre ho problemi nello scrivere e quindi spero che possa piacervi lo stesso. 
Fatemi sapere cosa ne pensate sempre se esiste ancora qualcuno che la sta leggendo ovviamente!
Un bacio a tutte/i!
Lils

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Capitolo 27
*** VENTISETTE ***


VENTISETTE

 




 




DAENERYS

Quella notte con Missandei al suo fianco riposò meglio di quanto non era accaduto nelle settimane precedenti.
Quando si svegliò però era sola nel grande letto e fuori il vento soffiava impetuoso, arricciando le onde del mare.
Dany si avvolse nella sua vestaglia e con i capelli ancora sciolti uscì fuori a respirare l’aria fredda e pungente del luogo in cui erano nata.
«Maestà sei già in piedi?»
«Ho dormito a sufficienza Missandei» rispose Daenerys alla sua servitrici quando lei la raggiunse.
«Speriamo che il tempo migliori.»
«Non farà che peggiorare temo e questo renderà il ritorno di Jon, di Jorah e del resto del gruppo più difficoltoso temo. Cosa vedi Missandei? Là oltre il mare.»
Missandei osservò ma a differenza di Daenerys che vedeva Approdo del re lei non riusciva a vedere nulla se non le onde del mare sfiorate dal vento.
«Io… vedo il mare maestà.»
«Già.»
«Tu cosa vedi?»
«Approdo del re» rispose anche se avrebbe voluto dire casa, ma la sua casa non era in quelle terre.
La sua vera casa era oltre il mare stretto in un giardino circondato da limoni.
«Spero che sia come la immagini, hai lottato molto per arrivare fin qui.»
«Da sola non ce l’avrei mai fatta» disse Dany stringendo la mano della sua amica più cara.
«E’ meglio rientrare ora o ti ammalerai.»
«Sì hai ragione tu. Missandei quando avrai finito vorrei che tu radunassi il concilio, voglio discutere di alcune questioni.»
«Come tu desideri.»
Missandei pettinò i capelli argentei della sua regina, la aiutò a vestirsi con un abito scuro e il drappo rosso, le poggiò sopra alla spalla una catena con i suoi tre figli scolpiti e infine intrecciò i suoi capelli.
«Vai ora» le disse la sua regina.
Missandei di Naath si congedò e andò a chiamare il concilio della regina.
Forse Missandei ha ragione su Tyrion, dovrò stare attenta a come mi comporterò con lui da ora in poi.
Dany aspettò un po’ nella sua stanza, passeggiando di tanto in tanto e osservando ancora il mare e lasciando la sua mente navigare in ricordi che non erano suoi ma di Viserys, ricordi dei racconti di quella casa che il fratello mai aveva dimenticato in tanti anni di esilio, anni in cui era stato ridotto ad essere un re mendicante.
«Io sono il sangue del drago, nessun leone per quanto piccolo deve spaventarmi» ricordò a se stessa.
Così uscì dalla sua camera e si diresse alla sala dal grande tavolo dipinto, preferiva tenere lì il concilio che sedere sul trono, per quanto quel trono le apparteneva per nascita.
«Miei lord, grazie Missandei.»
Missandei chinò il capo.
«Maestà per quale ragione siamo riuniti qui?» chiese lord Varys.
«Spero che presto avremo notizie da Theon Greyjoy e da sua sorella Yara ma nel frattempo dobbiamo assicurarci che Dorne sia ancora dalla nostra parte dopo la cattura di Ellaria Sand e la morte delle figlie di Oberyn Martell.»
«Non temere maestà di questo me ne sto occupando io, Dorne avrà presto un nuovo re che sarà nostro fedele alleato nella lotta al Trono di Spade.»
«Ne sei certo lord Varys?»
«Sono bravo nel convincere gli altri e per me il bene del reame viene prima di ogni cosa, anche della mia vita maestà.»
«Dunque chi sarà il nuovo signore di Dorne?»
«Un cugino del defunto Doran, Daeron Martell.»
«Daeron Martell… spero che tu abbia ragione lord Varys.»
«Se così non fosse Drogon avrò un buono spuntino.»
Daenerys sorrise ma la sicurezza che aveva lord Varys la contagiò dandole un po’ di speranza.
«Bene, Dorne è ancora nostro alleato, l’Alto Piano grazie al figlio di lord Tarly combatterà per noi e anche il Nord ci aiuterà.»
«Se Jon ti ha dato la sua parola sono certo che la manterrà» rispose Tyrion Lannister che fino a quel momento era rimasto in silenzio.
«So che manterrà la sua parola, di questo non dubito ma i suoi alfieri non saranno felici di vederci arrivare nel Nord.»
«Una cosa alla volta maestà. Grazie al tuo intervento anche le Terre della Tempesta ora hanno un nuovo lord che ti è fedele.»
«Stannis Baratheon tenne questo posto al costo di mangiare ratti, come potrebbero quei valorosi uomini che combatterono al suo fianco contro la mia famiglia ora combattere per me?»
«Perché Gendry lo chiederà e loro ubbidiranno.»
«Non lo conoscono perché dovrebbero credergli? Gendry è come me, ha vissuto in queste terre sì ma non conosce la sua vera casa e quegli uomini non conoscono lui.»
«Maestà quando lo vedranno non avranno dubbi sulle sue origini.»
«E se sbagliassi Tyrion?»
«Non sbaglio, solo un cieco non capirebbe di chi è figlio. Appena l’ho visto ad Approdo del re ho avuto un presentimento, che poi ser Davos mi ha confermato.»
«Voglio che siano tutti pronti per quando marceremo a Nord, uomini di Dorne, uomini dell’Alto piano e mi auguro alcuni degli uomini di Ferro. Non intendo muovermi senza di loro.»
«Ce ne occuperemo noi» disse Tyrion.
Un servitore entrò nella sala del tavolo, si avvicinò a Daenerys porgendogli una lettera che recava il sigillo del Metalupo.
Dany sorrise, un sorriso che non sfuggì a nessuno tanto meno a Tyrion Lannister.
«E’ tutto per il momento, potete andare» disse lei ai suoi consiglieri.
E quando se ne furono andati Daenerys aprì la lettera che Jon Snow le aveva fatto arrivare.

 






 

JON

Si era ritirato e seduto, due fogli bianchi una penna e inchiostro erano davanti a lui, le parole presto avrebbero ricoperto quella carta bianca come la neve di nero.
La prese in mano e scrisse.







SANSA
Si trovava sulla passerella ad osservare Arya allenarsi assieme a Brienne di Tarth, ogni giorno per almeno due ore le due lady si esercitavano quasi fino a rimanere senza fiato.
Sansa le osservava così come un tempo suo padre il nobile lord Eddard osservava i suoi fratelli allenarsi, con le spade o con l’arco, oppure semplicemente lì guardava cavalcare dei bellissimi purosangue.
Ricordò il giorno in cui lord Stark le insegnò a montare a cavallo, Sansa non amava cavalcare al contrario di Arya ma imparò lo stesso come lady doveva saperlo fare e così fece: imparò.
Al suo fianco c’era una giovane servitrice di cui non ricordava il nome, se aveva imparato una cosa ad Approdo del re era di non fidarsi mai di nessuna e così ogni giorno una giovane ragazza era al fianco della principessa del Nord che faceva le veci del re suo fratello.
La ragazza soffiò nelle mani un po’ di aria calda, faceva molto freddo e nevicava, ormai la neve cadeva ogni giorno e il bianco era ovunque.
«Mia signora forse dovremmo rientrare» le disse la giovane.
«No non ancora, ma sei libera di andare» rispose Sansa osservando la ragazza che prese alla lettera l’ordine della sua signora e se ne andò.
Dei fiocchi di neve si posarono sul suo mantello, Sansa sentì il viso arrossarsi per via del freddo ma non voleva andarsene era come ipnotizzata dai movimenti di Arya e Brienne.
E’ come se stessero danzando - pensò.
Ma quella era una danza molto, forse troppo pericolosa.
Dei passi la distolsero dai suoi pensieri e il tintinnio della catena precedette l’arrivo del maestro.
«Principessa, una lettera per te.»
«Chi la manda?» chiese, ormai aveva già ricevuto tre lettere da Cersei Lannsiter e aveva aperto solo la prima.
«E’ da parte del re» rispose il maestro tendendo la lettera.
«Jon ha scritto? Grazie maestro puoi andare.»
Il maestro consegnò la lettera e dopo qualche istante se ne andò lasciando Sansa Stark sola sulla passerella.

Cara Sansa, spero che tu stia bene.
Ho ricevuto la tua lettera in cui mi parlavi del ritorno di Arya e di Bran, il mio cuore è colmo di gioia nel sapere che finalmente sono a casa sani e salvi.
Spero che stiate tutti bene e che Spettro abbia vegliato su di te in mia assenza.
Adesso mi trovo nel Nord al Forte Orientale, ma sarà solo per poco tempo la mia missione mi porta ancora più a Nord.
In quanto a Daenerys Targaryen sappi che ci aiuterà indipendentemente dal fatto che desidera riunire i Sette Regni e sedere sul Trono di Spade, non è la folle che i nostri alfieri hanno dipinto ma una giovane regina molto determinata e anche molto bella.
Immagino che Cersei Lannister abbia scritto anche a te, non dovrai andare a Sud per nessuna ragione, mai più Sansa, sarò io a farlo assieme a Daenerys e i suoi draghi e per quanto io desideri quella donna morta finché la vera guerra non sarà finita avremo bisogno del suo aiuto e di una tregua, ti prometto che farò di tutto per ottenerla.
In mia assenza non sei solamente la protettrice del Nord ma anche la sorella maggiore quindi abbi cura di Arya e Bran, presto tornerò a casa.
Jon.


Sansa strinse la lettera a sé e pregò gli antichi dei di proteggere suo fratello.

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Capitolo 28
*** VENTOTTO ***


VENTOTTO

 






 

DAENERYS

Dany si era seduta tenendo la lettera in mano, il suo cuore sussultava ogni volta che passava le dita sul sigillo del Metalupo.
Finalmente sola nella grande sala spezzò il sigillo e aprì la lettera.

‘Dany, so che sarai preoccupata per me e per ser Jorah ma non ne hai motivo, il viaggio fino al Forte Orientale è andato bene e ora ci troviamo qui sani e salvi anche se non sarà per molto tempo.
Presto raggiungeremo la Barriera e poi andremo oltre e ti giuro sugli antichi dei che porterò a termine questa missione e che farò ritorno da te a Roccia del Drago.
Sarei un folle se non ti dicessi che non ho paura e che prego di sopravvivere per rivederti e rivedere i miei fratelli, Grande Inverno.
Abbi fiducia in me come io ne ho in te, sii forte e non lasciarti abbattere da nessuno, si so quanto tu sia stanca di essere forte ma devi resistere ancora un po’, finché non saremo nuovamente insieme e allora potrai nuovamente appoggiarti su di me, sarò al tuo fianco finché avrò vita.
Mai avrei creduto di amare qualcuna che non fosse Ygritte ma ora che ti ho trovata non intendo perderti per nessuna ragione e non ti permetterò di allontanarti da me per via delle tue paure.
A presto mia regina.’


Lacrime calde caddero dagli occhi della madre dei draghi, la regina argentea.
Aveva riletto quella lettera più e più volte ed era determinata più che mai a farsi amare nel Nord.
«Come farò a farmi amare nel Nord?» domandò ad alta voce a una stanza vuota, rimase lì seduta a osservare la grande mappa dipinta su quel tavolo e con le dita tracciò il percorso fino a raggiungere la Barriera.
«Se solo potessi raggiungerti, aiutarti. Ma non posso perché i miei figli non potrebbero mai oltrepassare la Barriera.»
Rimase lì per molto tempo ad osservare i disegni scolpiti e poi colorati finché non iniziò a sentire freddo e se ne andò nelle sue stanze ancora con la lettera in mano, Missandei aveva acceso il fuoco e stava aspettando la sua amica.
«Maestà» le disse non appena entrò.
«Missandei» rispose Daenerys chiudendo la porta.
«Se desideri fare un bagno farò portare dell’acqua calda.»
«No, non questa sera. Voglio solo riposare, aiutami a cambiarmi.»
Missandei aiutò la madre dei draghi a togliersi i vestiti e sciogliere le trecce, le tolse pure la piccola campanella che era appartenuta a Khal Drogo, e quando la tolse dai capelli argentei la diede subito alla sua regina.
Quando ebbe finito Daenerys si alzò dal letto, si diresse al suo tavolo, prese carta e penna e il suo sigillo con il drago a tre teste e rispose a Jon.
Dei fate che la lettera arrivi in tempo.

‘Jon, la tua lettera mi ha raggiunta questo pomeriggio.
Sono lieta che sia tu che Jorah e tutti gli altri stiate bene e prego gli dei di rivedervi tutti.
Hai ragione devo essere forte in quanto regina è un mio compito, un mio dovere, un dovere che sto tentando di assolvere per il bene di coloro che mi hanno seguita fino a qui.
Ora non sono più la bambina esiliata a Essos, la sorella del re mendicante.
Ora sono una regina, un Khal, il punto di riferimento degli Immacolati e la madre dei draghi.
Se Drogon, Rhaegal e Viserion potessero raggiungervi credimi lo farei ma a loro per qualche ragione che non comprendo non è permesso oltrepassare la Barriera e così non posso far altro che aspettare e prepararmi per quando farai ritorno.
Anche se non posso oltrepassare la Barriera posso comunque arrivare fin lì ed è lì che verrò ad aspettarvi, ormai ho preso la mia decisione e la manterrò.
In quanto ai nostri sentimenti… sai già cosa penso, il mio amore non è scomparso ma per il bene di entrambi devo reprimerlo Jon.
Buona fortuna re del Nord, che i tuoi dei e i miei veglino su tutti voi.’


Daenerys firmò la lettera e poi appose il suo sigillo.
«Per il bene di entrambi» disse a voce alta anche se non era convinta che quello fosse davvero un bene.

 

 





 

SANSA

Jon aveva lasciato a Sansa la camera padronale per quanto lei avesse insistito nel volere che fosse Jon a prenderla, poiché in quanto erede di Ned Stark e re del Nord sentiva che spettava a lui, ma Jon era troppo testardo e onorevole come il loro padre per cedere e così era diventata la stanza di Sansa.
Arya aveva preferito riprendere la sua vecchia stanza e pure Bran, ora quei corridoi erano meno pieni di spettri per quanto ogni volta che passava d’avanti alla stanza di Robb o di Rickon sentiva il cuore sussultare e gli occhi punzecchiare, la voglia di piangere era tanta ma la principessa di Grande Inverno non poteva farlo.
Sua madre era stata una lady forte e lei lo sarebbe stata altrettanto, non voleva deluderla, non voleva deludere suo padre anche se lo aveva già fatto e tanto meno voleva deludere Jon.
Spettro l’aveva seguita quando era rientrata e ora si era accucciato ai piedi del letto, poterlo avere vicino rendeva Sansa molto più coraggiosa di quanto in realtà non fosse, il metalupo di Jon le ricordava molto Lady anche se Spettro era il diverso della cucciolata, quando la principessa del Nord toccava la sua pelliccia era come toccare nuovamente Lady.
Qualcuno bussò alla porta distraendola dai suoi pensieri, si avvicinò subito dopo e la aprì.
«Mia signora» disse lord Baelish con la viscida voce.
«Lord Baelish» rispose cordialmente Sansa.
Baelish entrò nella stanza e in quel momento Spettro si alzò in piedi snudando le sue zanne e ringhiando si avvicinò a Ditocorto.
«Spettro vieni qui» lo richiamò Sansa.
Era un bene che lui fosse lì con lei, dopo tutto Jon lo aveva lasciato lì per un preciso motivo, il metalupo si avvicinò a lei tenendo ancora le sue zanne in mostra.
«Ho saputo che il re del Nord ha scritto, mi auguro che stia bene.»
«Chi te lo ha detto?»
«Ha importanza? Ognuno mia cara ha i suoi segreti, ho sempre avuto informatori anche ad Approdo del re.»
«Qui non siamo ad Approdo del re, lord Baelish. Ora sei a Grande Inverno, sei nella mia casa e non voglio essere spiata in casa mia.»
«Spiare è una parola esagerata, vengo solo informato delle cose più importanti. Sansa ho molto da farmi perdonare questo lo so, ma sono dalla tua parte e da quella di tuo fratello.»
«E se tu riferissi a Cersei? Non sarebbe la prima volta per te fare il doppio gioco. Sbaglio?»
Baelish prese le mani di Sansa tra le sue.
«No, non sarebbe la prima volta per me, molte volte ho tradito e mentito, usato anche ma non questa volta. Tengo alla mia testa più di quanto tu possa credere.»
«La tua vita prima di tutto.»
«Non prima della tua, sai cosa provo per te.»
«No lord Baelish, so ciò che vedi in me. Ma io non sono Catelyn Stark.»
«So bene che non lo sei.»
«Eppure sembri dimenticarlo con facilità. Vedi i suoi capelli, i suoi occhi e vuoi credere che io sia lei e che sia come lei ma non è così. Io sono Sansa Stark di Grande Inverno, principessa del Nord. Non dimenticarlo mai.»
Baelish chinò il capo e fece per andarsene.
«Jon sta bene e tra non molto farà ritorno a Grande Inverno assieme a Daenerys Targaryen e al suo seguito, spero che tu sia soddisfatto.»
«Se il nostre re sta bene ed è vivo perché non dovrei esserlo?» rispose, fece un sorriso e uscì dalla stanza compiaciuto dalle informazioni ricevute.
Spettro ringhiò quando la porta si chiuse e quando Sansa si sedette sul letto lui le si sdraiò accanto, la giovane lady affondò la mano nella sua pelliccia e con gli occhi colmi di lacrime ricordò la sua piccola Lady.
«La porterà a Grande Inverno, infondo è per questo che è partito ma credo… credo che ora ci sia di più.»
Spettro emise un gemito e Sansa Stark alla fine chiuse gli occhi e cadde in un sonno profondo.

 







 

JON

All’alba del giorno seguente organizzò gli uomini, bruti, immacolati e anche coloro che avevano trovato al Forte Orientale ad attenderli.
«Queste sono le armi che possono ucciderli, ossidiana e fuoco. Per il momento dovremo accontentarci dell’ossidiana. Daenerys Targaryen non può portare i suoi draghi oltre la Barriera.»
«Ci sono potenti incantesimi che la proteggono, in quanto ex lord comandante dovresti saperlo.»
«So di queste… lo so.»
Gendry distribuì le armi senza smettere di guardare torvo Dondarrion e il suo seguito.
«Fate attenzione, io vi aspetterò qui. Se venissi con voi sarei solo un peso e non ne avete bisogno.»
«A presto ser Davos, se gli dei vorranno torneranno tutti sani e salvi.»
«Pregherò che sia così ser Jorah.»
«Hai fatto più di quanto avresti dovuto e io te ne sono molto grato.»
«Sarò al tuo servizio finché lo vorrai.»
«Se mai sopravviveremo alle guerre che ci attendono sarai libero di tornare a casa Davos, so che hai una moglie e dei figli.»
«Aye, sarebbe bello rivederli.»
Jon salutò il suo consigliere e poi si incamminò verso le grate che tenevano chiuse il Forte Orientale, Davos le sollevò mentre il piccolo gruppo le oltrepassava, il vento sferzò il volto tiepido di Jon Snow e la neve che cadeva poco dopo ricoprì le loro impronte e fu come se non fossero mai stati lì, come se il loro passaggio fosse stato il passaggio di spettri.







 

Ancora una volta grazie ai miei lettori, sto cercando di continuare questa ff e spero a breve di aggiornare anche quella di Sansa e Jon.

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Capitolo 29
*** VENTINOVE ***


VENTINOVE









SANSA

Sansa aveva fatto venire i fratelli nel solarium un tempo occupato dal loro padre, lord Stark.
La prima ad arrivare fu Arya, aveva sempre la spada ancorata alla vita e una daga nascosta dentro a uno stivale, ciò a Sansa non piaceva molto ma era stato inutile cercare di far cambiare idea ad Arya.
«Che cosa succede?» domandò Arya.
Sansa osservava sua sorella, non faceva altro da quando aveva fatto ritorno a Grande Inverno con sua grande gioia e al tempo stesso terrore.
La bambina con cui era partita da Grande Inverno ora era una donna per quanto lei stessa lo negasse proprio come Brienne di Tarth, e forse era questa la ragione per cui Arya passava molto tempo con lei.
I suoi occhi erano quelli degli Stark, gli occhi di suo padre lord Eddard e anche gli occhi di Jon Snow.
Sansa invece aveva ereditato gli occhi azzurri dei Tully, così come i capelli erano ramati al contrario di quelli della sorella che erano scuri.
«Aspettiamo Bran» rispose Sansa sedendosi e Arya fece lo stesso.
«Sansa dovresti riposare un po’.»
«Ci sono troppe cose da organizzare, devo occuparmene prima…»
Stava per concludere quando Bran fece il suo ingresso su quella strana sedia che si era fatto costruire, che comunque era certo più comoda del farsi portare in braccio da sconosciuti.
«Mi hai fatto chiamare?»
«Sì, c’è una cosa che devo dirvi. Jon ha scritto, la lettera è arrivata ieri.»
«Lui sta bene?» domandò Arya preoccupata.
«Sì, sta bene.»
«Sarà qui molto presto» aggiunse Bran, «l’ho visto arrivare. Non so tra quanto ma so che arriverà insieme a molte persone.»
«Ed è così, Grande Inverno dovrà accogliere Daenerys Targaryen e i suoi alleati… e draghi» disse Sansa.
«Dunque sono reali? O dei, ho sempre desiderato cavalcarne uno.»
«Credo che il tuo sogno dovrà attendere Arya. Ho bisogno del vostro aiuto per sistemare tutto, per le provviste e… cosa daremo da mangiare a tre draghi?»
«Sapranno da soli come nutrirsi» rispose Bran, «ma è fondamentale che Jon torni, ho delle cose da dirgli.»
«Hai visto qualcosa Bran?»
«E’ complicato Sansa, però sì e devo parlare con Jon prima che con chiunque altro.»
«Andrà a Sud e poi verrà a Nord, è ciò che ha scritto nella lettera. Vuole andare ad Approdo del re.»
«E’ forse impazzito?»
«Vuole una tregua con Cersi, Arya, crede che lei gliela concederà… conosco bene Cersei, si prenderà gioco di Jon e quando noi saremo più vulnerabili lei ci attaccherà» disse la principessa del Nord e poi si lasciò cadere contro lo schienale della sedia.
«Ci sono minacce più grandi di Cersei Lannister.»
«Bran… hai ragione ma Jon non la conosce come la conosco io, forse dovrei andare a Sud e partecipare all’incontro, lasciare te in quanto erede di nostro padre e principe del Nord a governare Grande Inverno.»
«Cersei ti farebbe nuovamente prigioniera! E dubito che Jon voglia che tu vada a Sud.»
«No, non vuole ma sento che dovrei essere lì. Domani farò preparare tutto e assieme a Brienne lascerò il Nord, non lascerò nostro fratello da solo.»
«Non puoi farlo!»
«Arya tu dovrai vegliare su Bran e non dovrai mai fidarti della parole di Baelish, sono velenose e letali quanto la tua lama.»
«Io so essere altrettanto letale Sansa.»

 







 

 

JON

Arrancavano nella neve, il Forte Orientale e la Barriera ormai erano dietro di loro e non avrebbero potuto tornare senza prima aver completato la missine e aver recuperato uno di quegli esseri.
Jorah Mormont camminava sempre al suo fianco o comunque a breve distanza da Jon Snow.
«Ser Jorah non occorre che tu mi protegga e non vorrei mai che durante un combattimento possa accaderti qualcosa, qualunque siano stati gli ordini di Daenerys.»
«Daenerys non mi ha dato alcun ordine se non quello di fare ritorno, come del resto lo avrà dato a te suppongo.»
«Supponi bene» rispose Jon facendo un debole sorriso, le sue gambe e i piedi erano gelidi come il ghiaccio per quanto si sforzasse di non darci peso.
«Sono io a volerti proteggere.»
«Perché?»
«Per lei, se ti accadesse qualcosa non se lo perdonerebbe. Ha già fin troppi fantasmi con cui convivere Jon.»
«Lo so Jorah è lo stesso per me.»
Jorah sospirò e il suo sospiro sembrò quasi congelarsi in quell’aria gelata.
«Lo è per tutti, a me resta solo Daenerys e non voglio vederla soffrire ancora. Tu riesci a renderla felice per quanto voglia rifiutare questa felicità.»
«Vorrei che non lo facesse.»
«Dovrai avere molta pazienza con lei, teme che la sua felicità causerà la tua infelicità.»
«Non è così e non lo sarà mai, quando queste guerre saranno finite troverò il modo di farglielo capire.»
Camminarono e camminarono con la luna e le stelle a indicare loro la via verso il vero Nord.
«Tu non sai niente Jon Snow» le aveva detto Ygritte molto tempo fa, ed era vero, Jon non sapeva niente, niente di ciò che un giorno avrebbe dovuto affrontare, niente su come comportarsi con lei e i sentimenti che nutriva per la bruta.
Baciati dal fuoco, così aveva detto Tormund, lei e lui erano baciati dal fuoco.
La neve restava congelata sui loro stivali e sulle loro brache rendendo la camminata più dura di quanto non fosse già, arrancavano, a volte cadevano, gli Immacolati tremavano di freddo ma non davano troppo a vederlo.
A Jon e al resto del gruppo sembrò una lunga e lenta marcia senza fine alla ricerca di mostri che avrebbero potuti ucciderli facilmente, Jon non aveva dimenticato il primo non-morto affrontato, ma almeno quella volta Spettro era al suo fianco.
Il mondo era bianco, immenso e poco illuminato, il vento a volte ululava impietoso, la luna grande astro che splendeva nel cielo lontano dal dolore degli uomini osservava la loro marcia verso una probabile morte.
Si fermò un momento a osservare le stelle, Tormund lo raggiunse.
«Cosa vedi?» chiese Tormund.
«Ygritte una volta mi ha detto che per rubare una donna il momento migliore è quando il Ladro si trova nella costellazione della Fanciulla» disse Jon senza smettere di osservare il firmamento.
«E’ così per noi bruti. Ti manca, ma lei non vorrebbe vederti vivere di spettri.»
«Aye e nemmeno io vorrei ma sono circondato da spettri, Tormund. Mio padre e i miei fratelli sono sempre con me e così Ygritte.»
«E che mi dici della regina dei draghi?»
Jon sorrise guardando Tormund.
«Non era chi mi aspettavo, entrambi viviamo di spettri. La vedrai presto, verrà ad attenderci alla Barriera.»
«Sempre se li troviamo.»
«Non so cosa augurarci Tormund, trovarli o non trovarli? In ogni caso saremo condannati.»
«No, non io e nemmeno tu. Non sei tornato indietro per morire così e qui, gli dei - gli antichi dei - non hanno ancora finito con te.»
Jon sentì un suono di un corno, ognuno di loro lo aveva portato uno e poi vide Gendry correre verso di loro.

 










 

 

DAENERYS

Le sue notti erano lunghe e insonni senza Jon al suo fianco, ormai si era abituata a quell’estraneo giunto da così lontano e che in breve tempo era diventato importante per lei quasi quanto un arto.
Quel giorno non era stata molto bene e quindi aveva deciso di riposarsi e di restare in compagnia di Missandei senza doversi preoccupare per una volta di  ciò che accadeva nel resto del continente.
Ma quando la notte era sopraggiunta aveva deciso di uscire nell’aria fredda e di camminare un po’ solo che quella notte non avrebbe incontrato Jon Snow sulla spiaggia della sua isola.
«Dei, nuovi e antichi io vi supplico di proteggerlo e di vegliare anche su Jorah, il mio caro orso» disse osservando la luna.
Il cielo era scuro ma le stelle erano ben visibili solo che quelle stelle erano così diverse da quelle che aveva conosciuto fin da bambina mentre era a Essos con Viserys.
Avevo chiuso gli occhi e stretto le braccia attorno al petto, quella sensazione di malessere non se ne era ancora andata e persisteva da giorni in realtà per quanto tentasse di tenerla nascosta.
Non posso mostrarmi debole, non devo - disse a se stessa.
Sentì dei passi provenire da dietro di lei e quando si voltò trovo Tyrion Lannister.
«Maestà» disse lui osservandola.
«Tyrion.»
«Serata ideale per passeggiare» scherzò il nano.
«Stavo per rientrare in realtà» rispose lei e non era una bugia.
«Daenerys…»
Dany si scostò una ciocca di capelli argentei dal volto e rimase a osservare Tyrion pregando silenziosamente che non desse voce ai suoi sentimenti.
«Non mi sento molto bene, vorrei andare a riposare» ammise, ma mentre tentò di allontanarsi Tyrion la fermò prendendole una mano.
Dany si voltò e subito dopo Tyrion lasciò la sua mano morbida e delicata.
«So che è una follia, ne sono consapevole esattamente come so per chi batte davvero il tuo cuore.»
«Ti prego non…»
«Sei la mia regina e io ti servirò sempre e comunque ma se solo potesse esistere una speranza…»
«Io non voglio ferirti così come non ho mai voluto ferire Jorah, i miei sentimenti non devono sopraffarmi e non possono sopraffare nemmeno te. Sei il mio Primo Cavaliere, Tyrion.»
«So qual è il mio posto non temere, ma una parte di me… Non ho mai avuto molta fortuna con le donne. Tysha fu costretta ad andare con metà uomini di mio padre e io fui costretto a guardare e poi, be’ puoi immaginarlo. E Shae, Shae era solo una puttana a cui non è mai importato di me.»
«Mi dispiace» disse la regina argentea, ed era sincera, le dispiaceva davvero per Tyrion Lannister, «io non posso essere colei che vorresti, così come non posso esserlo per Jorah e non lo sarò mai nemmeno per Jon Snow. Il mio sposo sarà il dovere. Dovere verso il popolo, dovere verso il mio rango, farò sempre ciò che è meglio per coloro su cui un giorno governerò.»
Dany si chinò e diede un bacio sulla guancia al suo Primo Cavaliere e poi si voltò rientrando nella sua fortezza.















 

Questa volta sono stata molto più veloce ad aggiornare.... in realtà era pronto da due giorni ma ho preferito aspettare fino a oggi.
Spero che vi piaccia la storia e se è così lasciatemi un feedback miei cari lettori! 

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Capitolo 30
*** TRENTA ***


TRENTA








JON

Sapeva che sarebbe arrivato quel momento, quella era la ragione per cui si erano spinti così a Nord, o come dicevano i bruti nel vero Nord.
E per Jon quella era la sua casa nonostante fosse cresciuto a Grande Inverno, nonostante avesse avuto un padre, dei fratelli, uno zio, ma infondo non era mai stato davvero uno Stark.
«Jon!» urlò il nuovo lord di Capo Tempesta.
Gendry li raggiunse con il fiatone, a Jon bastò guardare il suo viso per capire.
«Ci siamo! Prendete le vostre armi, ora!» disse al resto del gruppo.
Tutti misero mano alle proprie armi, Beric diede fuoco alla sua spada, unica altra cosa in grado di uccidere quelle povere persone intrappolate in una vita che non era più vita.
Piano piano nel mezzo della tormenta di neve che li stava flagellando e congelando fino ai piedi dei puntini azzurri iniziarono a farsi vedere.
«Ricordate ce ne serve uno.»
Dei proteggeteci - pregò silenziosamente Jon Snow.
I non morti arrivarono seguendo il loro ritmo come se fosse scandito da una musica non udibile ai vivi.
I guanti erano incrostati di ghiaccio, la mano che un tempo era stata bruciata in parte sembrava fare più male, quasi bruciare come quando aveva tentato di salvare lord Mormont.
Arrivarono e il freddo sembrò quasi aumentare, Jon strinse di più la spada e si fece avanti.
I loro nemici li guardavano con uno sguardo quasi perso e vitreo, ormai erano l’ombra di ciò che erano stati in vita, uomini non più uomini.
Poi iniziò lo scontro, i non morti erano dieci o forse di più.
Attaccarono per primi come se morire non fosse più importante per loro o forse era solo una liberazione da quell’esistenza insensata e contro natura.
Jon aveva conosciuto molti bruti e ora molti di loro erano parte di quell’esercito.
Si scontro contro uno dei non morti, abbatterlo non fu semplice era comunque veloce nonostante la sua esistenza.
Jon lo colpì poco dopo e il non morto si sfece come neve al sole.
I suoi compagni combattevano al suo fianco, spada in pugno e la luce della lama di Beric a illuminare, oltre alla luna che splendeva silenziosa.
Il suo colore gli fece pensare ai capelli argentei di Daenerys, ora però non poteva permettersi distrazioni, non se voleva tornare da lei e dai suoi fratelli.
Un altro non morto si fece avanti trascinando la spada sulla neve come se fosse un peso, parte del volto mancava, i capelli erano appiccicati e congelati al tempo stesso.
Jon urlò e si scontrò subito contro di lui.
Vide Tormund battersi contro un altro non morto, ognuno di loro era impegnato.
Beric, Thoros e  Sandor Clegane tentavano di catturarne uno mentre Gendry e gli Immacolati combattevano difendendoli.
Il non morto urlò, e Thoros subito lo colpì con la spada.
Jon si era distratto, quella missione non poteva assolutamente fallire.
Fortunatamente il fedele e fidato orso di Daenerys Targaryen era rimasto al suo fianco, a difenderlo come aveva promesso di fare solo qualche ora prima.
Parò un colpo che probabilmente avrebbe ferito al braccio Jon Snow.
Jon gli fu infinitamente grato.
In non morti rimasti erano quattro ora, uno di quei quattro li avrebbe seguiti fino ad Approdo del re, pregò che Daenerys raggiungesse la Barriera velocemente, desiderava rivederla e mostrarle che non era un pazzo, che quelle creature esistevano e non solo come forma di storia o nella sua mente.
Jorah ruotò la sua nuova spada, quella Daenerys aveva fatto fare per lui per sostituire Lungo Artiglio, un non morto, una donna o almeno ciò che ne restava si scontrò contro Jorah, il quale parò bene l’affondo.
Poi un urlo riecheggiò nel piccolo gruppo e uno degli Immacolati di Daenerys venne colpito, sangue rosso scuro - reso ancora più scuro dalla notte - si riversò sulla neve bianca e pura.







SANSA

«Mia signora mi hai fatta chiamare?» domandò lady Brienne entrando nello studio un tempo appartenuto a lord Stark.
«Sì, entra» rispose Sansa avvicinandosi al grande camino che riscaldaava la stanza.
«Cosa vuoi che faccia?»
«Prepara le tue cose Brienne, tu e io ce ne andiamo» le disse Sansa Stark.
Brienne sgranò gli occhi incredula a quell’affermazione.
«Dove mia signora?»
«Ad Approdo del re» rispose la principessa del Nord e poi si voltò a guardare le fiamme crepitare nel camino.
«Vuoi tornare nel sud? Io credevo…»
«Non lo voglio ma è necessario, Jon avrà bisogno di me quando si troverà faccia a faccia con Cersei Lannister.»
«Il re non vorrebbe che tu…»
«Risparmiami la predica, me l’ha già fatta Arya.»
Brienne toccò il pomo della sua spada, il leone dei Lannister.
Sansa si sentiva male alla sola idea di dover rivedere Approdo del re e Cersei, ma non poteva abbandonare Jon.
«Ho già perso mio padre, mia madre, la mia septa e due fratelli, non intendo perdere anche Jon. Ma questa volta non sarò prigioniera di nessuno, sarò Sansa Stark principessa del Nord e tu sarai al mio fianco Brienne.»
«L’ho giurato e manterrò quel giuramento mia principessa.»
«Questo viaggio implicherà avvicinarsi nuovamente ai Lannister e l’unico Lannister a essere stato buono con me… spero di vederlo all’incontro. Dubito che abbandonerà la sua regina. E tu Brienne? Sei pronta a rivedere Jaime Lannister?»
Brienne non seppe cosa rispondere.
«Prepara le tue cose, domani stesso partiremo per il Sud.»

 





 

 

THEON

Era notte fonda e vento gelido soffiava e smuoveva le piccole imbarcazioni che li avrebbero condotti vicino alla riva.
Alcuni uomini ancora fedeli a Yara avevano scelto di seguire Theon fino ad Approdo del re per salvarla dalle grinfie di Euron.
Quando erano stati attaccati Theon aveva avuto paura e aveva lasciato che suo zio catturasse sua sorella, Ellaria Sand e una delle serpi delle sabbie.
Si erano gettati in mare con le armi alla vita e un coltello in bocca.
Theon osservava il buio che li circondava, l’acqua era gelida, così gelida che il freddo arrivava fino al cervello e penetrava nelle ossa.
Ma là, oltre la riva c’era Yara.
Non poteva mollare e non lo avrebbe fatto, avrebbe salvato sua sorella a costo di morire, così come aveva cercato di portare Sansa da Jon anche a costo di essere ucciso.
Non poteva rimediare agli errori del passato, non poteva cambiare le cose, non poteva riportare Robb in vita, ma ora poteva almeno salvare la sorella che per lui era venuta a Grande Inverno.
Arrivarono fino alla riva dove si trovava una grande nave ancorata, la nave di Euron.
Altri uomini li attendevano a bordo della nave che era rimasta lontana e nascosta dall’oscurità della notte.
Theon uscì dall’acqua, gocciolante e stanco per la nuotata e oltre a lui anche i cinque uomini che lo avevano seguito.
Ovviamente c’erano soldati a sorvegliare la nave di suo zio.
Antichi dei, dio abissale, aiutatemi - pregò silenziosamente Theon.
Prese il coltello e lo tenne stretto in mano, sentì delle voci e capì che dovevano essere più di quattro, uno per ogni uomo.
Theon fece segno agli altri di seguirlo e così raggiunsero la nave ancorata.
Due uomini li videro e misero subito mano alle armi, due dei suoi si scagliarono contro gli uomini di Euron, uomini di ferro contro uomini di ferro.
Non dovrebbe essere così e non lo sarebbe se Yara fosse diventata regina.
Lo scontro fu cruento, uno dei suoi rimase ferito a un braccio ma riuscirono a battere le guardie.
Altri uomini uscirono fuori e questa volta toccò a Theon e a un altro compagno.
Tirò fuori la spada dal suo fodero e si avventò contro uno dei due uomini, era debole, Rasmay l’aveva distrutto fin nel profondo.
Un tempo era Theon l’arciere mentre ora si sentiva ancora Reek che fa rima con sneak, infido.
Si riscosse da quei ricordi appena in tempo per non essere colpito, concentrò tutta la sua rabbia contro quell’uomo e non smise di colpire nemmeno quando l'uomo fu morto e sanguinante ai suoi piedi.
Fu uno dei suoi a fermarlo.
«Troviamo Yara» disse pulendo sui vestiti del morto la sua spada.
La nave era abbastanza illuminata e le sorprese non erano del tutto finite.
Ad attenderlo infatti c’era Euron Greyjoy, sorridente.
«Theon, nipote mio!» disse allargando le braccia «ne è passato di tempo. Guarda guarda, chi lo avrebbe mai detto che saresti venuto?»
«Lasciala andare oppure…»
«Oppure cosa Theon il voltagabbana? Non è così che venivi chiamato nipote mio?» gli rise in faccia Euron.
Theon urlò e si gettò contro lo zio con la spada che luccicava nelle flebile luce della nave, Yara era legata a terra, imbavagliata, Theon la vide calciare come un mulo, le mani legate.
«Vuoi forse morire? Se è così ti accontento subito!»
Euron a sua volta prese la spada e si avventò contro il nipote mentre gli uomini di ferro restavano inermi ad osservare quello scontro.














 

Spero che questo capitolo vi sia piaciuto anche se Dany non è presente. 
Grazie a chi mi legge e a chi mi recensisce!

 

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Capitolo 31
*** TRENTUNO ***


TRENTUNO









JON

Jorah e Jon raggiunsero immediatamente gli ultimi due immacolati rimasti, il loro compagno era a terra gli occhi vitrei e il corpo sporco del suo sangue.
Beric e gli altri avevano circondato l’ultimo non morto rimasto che non aveva nessuna intenzione di farsi catturare.
«Va da loro Jon» disse Jorah l’andalo restando con gli Immacolati di Daenerys.
Gendry era ferito a un braccio notò Jon, Thoros a una tempia ma tutto sommato erano vivi e stavano bene.
«Dannazione fermatelo!» disse Beric avvicinandosi alla creatura con la sua spada infuocata.
Non appena lo raggiunse lui urlò, e quell’urlo rieccheggiò come un torrente.
«Sbrighiamoci!» disse loro Jon tentando di aiutarli.
Il non morto si gettò a terra e si rannicchiò come un bambino, Beric si inchinò tenendo la spada infuocata sempre vicino a lui in modo da poterlo tenere tranquillo, così il Mastino e Thoros riuscirono in qualche modo a legarlo e Gendry passò loro un sacco in cui avvolgere la sua testa.
Se non vedeva era meglio anche se poteva comunque sentire.
«Andiamocene prima che arrivino altri.»
Annuirono tutti, Clegane tirò su quel mostro come se fosse un sacco vuoto di farina e se lo caricò sulle spalle mentre Thoros di Myr raggiungeva l’Immacolato caduto e i suoi compagni.
«Il suo nome?»
«Scudo Forte» rispose uno dei due soldati della madre dei draghi.
«Che tu possa risplendere nella luce di R’hllor» disse il prete rosso posando una mano sul suo corpo, «Beric.»
Beric Donaddarion lo raggiunse, accese nuovamente la sua spada e diede fuoco al corpo.
I due Immacolati lo guardarono, forse non approvavano, forse non era il loro culto.
«E’ meglio così piuttosto che diventi come le creature contro cui ci siamo battuti» disse il lord della Folgore.
«In marcia ora» comando il re del Nord e così la piccola colonna che erano, feriti, infreddoliti e malconci facero ritorno verso il Forte Orientale arrancando ancora nella neve gelata mentre il vento sferzava loro il volto.
Camminarono ore e ore, Beric sempre tenendo la sua spada in mano e pronto ad accenderla a ogni evenienza, mentre Jon si guardava di tanto in tanto indietro certo che le ombre pallide li stessero seguendo, convinto di avere molti occhi tanti quanto quelli che avevano abbattuto, a seguirli.
«Cosa succede Jon?» domandò ser Jorah avvicinandosi a lui.
«Sono vicini Jorah, lo sento» rispose lui fermandosi e guardando indietro.
«Allora non perdiamo tempo, manca poco ormai al Forte Orientale e una volta arrivati saremo al sicuro al di là della Barriera» disse il figlio del suo ex lord comandante.
Aumentare il passo non era facile, specie per Sandor Clegane che trasportava ormai da ore la loro prova.
«Dallo a me» disse Beric, ma Clegane fece una risata come risposta.
«Non faresti due passi con questa cosa addosso, non perdiamo altro tempo.»
E così dicendo mente il cielo si stava schiarendo raggiunsero piano piano il Forte Orientale.
Era l’alba e il buio piano piano se ne stava andando ma nonostante tutto Jon non si era sbagliato, alcuni non morti li avevano seguiti, vide le loro ombre e i loro pallidi occhi con chiarezza.
«Andate avanti, tutti!» ordinò ai suoi uomini.
«Jon…»
«Gendry tu e gli altri entrate. Ora!» urlò Jon.
Gli altri iniziarono ad avvicinarsi verso la galleria del Forte Orientale ma due degli Immacolati rimasti e ser Jorah rimasero con Jon.
«Voi dovete andare, saremo noi a restare.»
«No, questa missione la comando io» rispose Jon.
«Voi servite vivi alla nostra regina, noi possiamo darvi tempo» aggiunse l’altro Immacolato.
«No!»
«Jon, hanno ragione. Cersei si aspetterà di vedere il re del Nord e Daenerys ha bisogno di te per quanto ti stia respingendo. Non perdiamo ulteriore tempo e facciamo in modo che le loro morti siano servite a qualcosa» aggiunse Jorah posando una mano sulla spalla del giovane re del Nord.
«Andate e dite alla nostra regina che è stato un onore servirla e morire per lei. Lei ci ha concesso di scegliere delle nostre vite e noi le siamo grati.»
Jon annuì e poi assieme a Jorah si avviarono verso il Forte Orientale, verso la Barriera che almeno per il momento li avrebbe tenuti al riparo da quelle creature che si stavano avvicinando sempre di più.
Il lupo bianco si sentì impotente come non mai, stava abbandonando due uomini alla morte e questo non riusciva ad accettarlo.
Le pallide ombre erano arrivate alla fine e Jon aveva appena abbandonato due dei suoi soldati alla morte.

 








 

 

DAENERYS

«Missandei» la chiamò la regina d’argento.
La sua servitrice andò subito da lei smettendo di fissare il mare, Dany però sapeva che ciò che Missandei cercava di vedere era Naath.
«Aiutami a vestirmi per favore.»
Missandei prese i vestiti di Daenerys e anche la sua pelliccia e poi iniziò a vestirla, i capelli erano ancora sciolti e le ricadevano delicati lungo la schiena.
«Maestà dovresti aspettare che Jon Snow torni qui invece di andare tu alla Barriera.»
«Non ho potuto seguirlo in questa missione ma sarò lì ad aspettarlo e poi non ho visto nulla del mio regno a parte Roccia del Drago.»
«Presto vedrai il Nord.»
«Jon dice che Grande Inverno non è il vero Nord, però sì conoscerò meglio i Sette Regni o almeno una parte.»
«Mia regina…»
«Sto bene Missandei, non devi preoccuparti.»
La sua amica iniziò a spazzolarle i capelli che sembravano piccoli spicchi di luna, argentei e morbidi.
«Da quando il re del Nord se ne è andato con Jorah l’andalo sei sempre più stanca.»
«Mi sento più sola ma sto bene, sono solo stanca e la notte è sempre troppo corta.»
«La notte è sempre la stessa, sei tu a svegliarti troppo presto» le disse Missandei iniziando ad intrecciarle i capelli.
«Non riesco a dormire ma questo lo sai, quindi passeggio o resto sdraiata a fissare il baldacchino del mio letto.»
«So che non dormi bene e so anche che stai male e non solo il tuo cuore ma anche il tuo corpo.»
«Missandei» disse Daenerys e poi le prese la mano e la strinse tra la sua, «non devi preoccuparti per me, so quello che faccio anche se non sembra. Ho delle cose di cui discutere con Jon e lo farò non appena avremo risolto la questione con Cersei Lannister se mai la risolveremo.»
«Ci riuscirete, lei vedrà che quelle creature sono vere.»
Dany le sorrise debolmente.
E dopo cosa farò? Come lo dirò a Jon? - si domandò silenziosamente la madre dei draghi.
Fece un respiro profondo e una volta che Missandei ebbe finito si alzò dalla sedia e si incamminò verso la collina più alta di Roccia del Drago, dove ad attenderla c’erano i suoi terribili e feroci figli, i suoi consiglieri e Verme Grigio.
Dany arrivò seguita da Missandei, Viserion agitò le ali e i suoi fratelli emisero dei suoni che per gli altri erano terrificanti non appena videro la loro madre ma lei sorrise felice ai suoi draghi.
«Sei certa che andare alla Barriera sia la cosa giusta?» le domandò Tyrion.
I loro rapporti erano stati abbastanza freddi dopo la sua dichiarazione sulla spiaggia di Roccia del Drago.
«Lo sono, così il nostro ritorno sarà più veloce» rispose Daenerys e fece un debole sorriso a Tyrion.
«Fa attenzione mia regina» le disse lord Varys.
«Non temere. In mia assenza lord Varys raduna i nostri alleati voglio che siano pronti per quando raggiungeremo il Nord. Voglio che i Dorniani e l’Altopiano siano al nostro fianco e per questo conto su di te e su Tyrion.»
«Non ti deluderemo maestà.»
«Lo spero» rispose Daenerys e forse la sua risposta risultò più dura di quanto avrebbe voluto ma infondo incutere un po’ di timore non avrebbe di certo fatto male.
Abbracciò Missandei e la affidò a Verme Grigio e infine si diresse verso i suoi figli e piano piano salì sul dorso di Drogon il più grande dei tre, per poi spiccare il volto verso un cielo che prometteva neve.











 

ARYA

Arya non riusciva a capire.
Approdo del re era stato il luogo più orribile che avesse mai visto, il luogo che aveva dato origini a tutti i mali, alla morte di Lady e a quella del lord suo padre.
«Non puoi farlo!» urlò a Sansa mentre alcuni uomini portavano sotto le borse che avrebbe attaccato al suo cavallo.
«Arya te l’ho già spiegato, non posso lasciare Jon solo contro Cersei lei lo divorerebbe» disse sua sorella mettendosi una pesante pelliccia sopra al suo abito scuro.
Era così cambiata, così diversa che Arya stentava a riconoscere la Sansa di un tempo quella che si divertiva a chiamare Arya-faccia-di-cavallo.
«Questa è una follia, Jon se la caverà benissimo anche da solo.»
«No e tu lo sai, io conosco Cersei meglio di chiunque altro.»
«Ti farà del male e questo sarà molto peggio di qualunque offesa possa sputare la sua lingua velenosa. Non pensi a come si sentirebbe Jon se non potesse impedirlo? O a me? No, non andrai.»
«Non cambierò idea, io sarò lì e nessuno mi farà del male è per questo che Brienne verrà con me.»
«Pensi che possa battersi contro un intero esercito?» le disse Arya esasperata.
«No, so già che Jaime Lannister non lo permetterebbe» rispose la sorella finendo di sistemarsi.
«Questa è una follia.»
«Forse, ma almeno Jon avrà un vero alleato al suo fianco. Non mi fido di Daenerys Targaryen.»
«Nemmeno la conosciamo e Jon parla bene di lei.»
«E nemmeno vorrei conoscerla Arya, ma a quanto pare non abbiamo scelta se non quella di unirci a lei e combattere oppure morire e io non intendo morire o veder morire te, o Bran o la nostra gente.»
Sansa si avvicinò verso la sorella e le prese le mani tra le sue.
«Tu sei una Stark di Grande Invero e lo sei anche più di me, quando ti guardo rivedo nostro padre. Dovrai stare molto attenta a Baelish e dovrai vegliare su Bran mentre sarò via, gli altri lord verranno da te per avere indicazioni, pensa prima di agire» la ammonì sua sorella.
«Non sono io quella che sta andando nella tana del leone» replicò Arya arrabbiata.
«Lo faccio solo per aiutare Jon. So bene che Cersei mi odia e non dimenticherò mai quel giorno ma ora sento che il mio posto è accanto a nostro fratello, è lui ad avere più bisogno di me. Tu e Bran saprete cavarvela e so che organizzerete bene tutto per il nostro ritorno e per la guerra che verrà, abbiamo molte scorte di cibo che se gestite bene ci aiuteranno a sopravvivere anche a Daenerys Targaryen e il suo seguito. Arya ricordi cosa diceva nostro padre? Deve sempre esserci uno Stark a Grande Inverno, posso contare su di te?»
Arya ricordò anche altre parole, parole che molto tempo fa suo padre le aveva detto.
«Tu sei nata durante la lunga estate. Non hai conosciuto altro. Ma ora l'inverno sta davvero arrivando. E durante l'inverno, dobbiamo proteggerci gli uni con gli altri, guardarci le spalle a vicenda. Sansa è tua sorella.»
Il dolore e il ricordo della morte di Eddard Stark bruciava nello spirito di Arya più che mai.
«Durante l'inverno, dobbiamo proteggerci gli uni con gli altri, guardarci le spalle a vicenda» ripeté Arya, «Vai a Sud e dimostra a tutti chi è Sansa Stark e nel frattempo mentre tu proteggerai le spalle a Jon noi proteggeremo le tue» disse Arya guardando gli occhi di sua sorella, gli stessi occhi blu che un tempo aveva anche Catelyn Tully.

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Capitolo 32
*** TRENTADUE ***


TRENTADUE




 



 

THEON

Euron sorrideva, gli occhi pieni di follia e per un momento a Theon sembrò di rivedere il volto di Ramsay e tornò per pochi istante ad essere Reek, il povero disperato Reek che dormiva con i cani e puzzava sempre, che mangiava dei ratti pur di non morire di fame.
«Dunque il prode Theon è finalmente arrivato a salvare la sua sorellina» disse Euron e la voce dello zio lo fece tornare in sé.
«Lasciala andare, ora» rispose mentre tentava di colpire Euron Greyjoy.
«Altrimenti? Sappiamo entrambi che non riusciresti a battermi. Bolton non ti ha solo tagliato il cazzo vero nipote?»
Theon urlò mentre la rabbia dentro di lui cresceva sempre di più.
«Se non la lasci andare dovrai affrontare Daenerys Targaryen e la sua ira» disse Theon tentando di guadagnare un po’ di tempo.
Yara era imbavagliata, le mani legate dietro alla schiena e un grosso livido le ricopriva l’occhio destro.
Ha già tentato di fuggire.
«Ma davvero? E dimmi è forse qui? Perché io non la vedo» rispose lo zio sferrando un calcio che colpì in pieno petto il principe delle Isole di Ferro.
Theon si ritrovò a carponi per terra, cercando di riprendere fiato, con la coda dell’occhio vide Yara dimenarsi nel tentativo di liberarsi.
«Yara è una sua alleata» disse Theon mentre tentava di riprendersi.
«E io lo sono di Cersei Lannister, e sai lei mi è infinitamente grata per averle consegnato le assassine della sua dolce e povera figlia» rispose sogghignando.
Quando si tirò su del sangue imbrattava i suoi vestiti scuri, aveva un labbro spaccato ma non sentiva dolore, quello era quasi solletico per lui.
Theon si avventò su Euron prendendo una rincorsa e zio e nipote si trovarono a terra a lottare l’uno contro l’altro, un pugno colpì in pieno viso l’usurpatore Greyjoy, mentre gli uomini venuti con il principe andavano a liberare Yara la loro vera regina.
«Non te ne andrai da qui» rispose Euron sputando del sangue a terra.
Yara nel frattempo era stata liberata e ora se Theon fosse vissuto o se fosse morto non aveva più importanza.
Aveva aiutato Sansa a raggiungere Jon Snow, aveva salvato Yara, il resto non contava.
Poteva morire come Theon invece che come Reek, libero e orgoglioso di essere ancora Theon Greyjoy.
Euron lo colpì mentre distratto osservava Yara, sentì la lama fredda trapassargli il petto ma non faceva male nemmeno quella, a fargli male fu l’urlo di Yara.
Prima di cadere a terra prese il pugnale che aveva riposto nella cintura e colpì Euron, non fu certo di averlo ucciso ma almeno ci aveva provato.
Insieme zio e nipote caddero a terra mentre Yara correva da suo fratello.
«Theon!» urlò lei prendendo la testa del fratello tra le sue mani.
«Va via di qui, scappa» disse lui, sentì il sapore del sangue inondargli la bocca.
«No, non ti lascio. Mi ha sentito?!»
«Yara…»
Euron era a terra, svenuto non poco lontano.
«Mia regina, non possiamo fare niente per lui. Se restiamo tutto questo sarà stato inutile» disse uno degli uomini che aveva accettato di seguire il principe Greyjoy in quella missione.
«Non abbandonerò mio fratello.»
«Sì invece, lo farai.»
«Theon…»
«Ciò che è morta non muoia mai. Ora raggiungerò nostro padre nelle profondità del mare, banchetterò con lui e i nostri fratelli nelle profonde sale dell’abisso. Potrò chiedere perdono a Robb e a lord Stark» disse Theon, avrebbe voluto aggiungere altro ma il sangue continuava a uscire e il respiro a essere sempre meno.
Sentì le labbra di Yara posarsi sulla sua fronte.
«Ciò che è morto non muoia mai ma risorga più duro e più forte» rispose Yara con voce tremante, diede un ultimo saluto al fratello e poi se ne andò.

 

 

 


 

 

 

JON

Erano tutti esausti, infreddoliti e affamati.
Fortunatamente Davos aveva pensato a tenere calda la sala più grande e qualche camera e c’era anche del cibo, non era un granché ma Jon e tutti gli altri se lo fecero andare bene.
La creatura venne rinchiusa per il bene di tutti in un grosso baule che poi li avrebbe seguiti fino ad Approdo del re.
«Li ho lasciati morire» disse Jon dopo aver terminato il racconto.
«Hanno scelto liberamente» gli ricordò Jorah che era rimasto al suo fianco.
«Non doveva andare così…»
«Molte vite andranno sacrificate Jon Snow, questo lo sai. Quegli esseri non si fermeranno finché non troveremo un modo per uccidere il loro creatore e spero di essere in vita per vederlo» disse lord Beric.
«Hai sempre lui» ribatté il mastino che nonostante stesse gelando si teneva a una certa distanza dalle fiamme.
«Thoros mi ha riportato in vita per sei volte, se dovessi morire ancora… be’ vorrei restarlo.»
«Sarà il signore della luce a deciderlo Beric.»
Beric prese una coppa di vino e la bevve quasi tutta.
«Lo hai riportato in vita per sei volte?» chiese Jon.
«Non sono stato io ma il signore della luce, io ero solo un povero ubriacone.»
«Confermo» disse Clegane guardando torvo Thoros.
Jon involontariamente si toccò il petto, le cicatrici sarebbero rimaste per sempre sul suo corpo e ogni volta che le vedeva sentiva la rabbia assalirlo.
«Chi è stato a farti tornare?» chiese Thoros di Myr avvicinandosi a Jon.
Jon lo guardò per un po’ ma non rispose, non era certo che dirlo fosse la cosa giusta anche se ormai conosceva quegli uomini, sarebbe morto per farli sopravvivere.
«E’ stata la donna rossa» rispose poco dopo.
«E ha un nome?»
«Melisandre, non so altro di lei.»
«Viene da Asshai delle ombre, un tempo serviva re Stannis» aggiunse Davos che fino a poco prima era rimasto in silenzio.
«Andiamo a riposare, domani all’alba partiremo per andare al Castello Nero e se saremo fortunati per il tramonto saremo lì» disse Jon.
Rimase ancora qualche istante a scaldarsi le ossa, a sentire il calore del fuoco penetrargli la pelle e lo trovò piacevole, una parte di lui ne era quasi attratto.
Il calore che sentiva lo fece pensare a Daenerys Targaryen.
«Se R’hllor ti ha concesso di tornare è perché ha un piano per te» disse Thoros di Myr posando una mano sulla spalla di Jon.
«E quale? Vorrei tanto saperlo. Vorrei sapere perché non mi ha lasciato al mio riposo, perché mi ha riportato indietro.»
«Io questo non lo so, Jon il futuro non è scritto, è incerto e mutevole. Le fiamme sono difficili da interpretare e spesso noi preti e sacerdotesse ci sbagliamo, siamo pur sempre umani non dei. Tu e Beric siete tornati per una ragione, sono certo che giocherete un ruolo importante durante la Lunga Notte.»
«Sono stanco di combattere, non ho fatto altro da quando ho lasciato Grande Inverno sette anni fa. Ho perso mio padre e due dei miei fratelli.»
«Lo so, Beric era amico di lord Stark e ha continuato a far rispettare il suo ultimo ordine e sono certo che ci proverà fino alla sua morte. Ma entrambi sappiamo che a uccidere la Montagna in realtà spetta a suo fratello, non a Beric o a me. Ho scrutato le fiamme e ti ho visto molte volte, e nelle visioni non eri solo.»
«Eppure mi sento così.»
«Non dovresti, lei sarà al tuo fianco. Non potremmo farcela senza di lei.»
Daenerys - pensò Jon.
Si chiese dove fosse ora, forse nel suo letto? O forse a vagare come uno spettro nella desolante fortezza di Roccia del Drago? Avrebbe mai cambiato idea su di loro?
«Daenerys ci aiuterà, mi ha dato la sua parola» disse Jon.
«Lo farà. Ora è meglio per entrambi riposare, domani è un nuovo giorno Jon. Che R’hllor vegli su di te e su tutti noi, poiché la notte è oscura e piena di terrori.»









 


DAENERYS

L’aria era gelida, e la neve aveva iniziato a cadere ma il dorso di Drogon la teneva calda e il suo sangue sembrava esserle di aiuto.
Rhaegal e Viserion volavano poco distanti e Dany li osservava felice, erano così cresciuti ed erano anche più disciplinati del loro fratello più grande.
Si era fermata solo due volte per riposare e far riposare i suoi draghi, con l’aiuto di Drogon aveva acceso un piccolo fuoco e cercato di riposare ma in realtà non aveva fatto altro che osservare la neve cadere e ricoprire ogni cosa.
Aveva sorvolato molte fortezze e ormai era davvero arrivata nel Nord, la neve era molta e per la prima volta in vita sua Daenerys la sentì sotto ai suoi piedi.
Le sembrava quasi la melodia di un grillo, era soffice ma dove c’era ghiaccio poteva pure essere dura e scivolosa.
Ricordava la Barriera per via della visione avuta a Qarth, ma quando la vide dall’alta estendersi per leghe e leghe le sembrò più un sogno che realtà.
Era davvero lì e presto Jon, Jorah e gli altri sarebbero arrivati e lei voleva essere presente al loro ritorno.
«Avanti Drogon» disse al suo drago, lui aumentò e poi calò in picchiata tanto che per un istante lo stomaco di Dany ne risentì, nonostante volasse spesso non c’era ancora del tutto abituata.
Vide piccole creature sulle mura di ghiaccio, sembravano quasi formiche come le sembrava una formica ogni forma di vita quando era in groppa a suo figlio.
Fortunatamente Drogon non atterrò dentro ma fuori e mentre Daenerys scendeva dal dorso della possente creatura le pesanti porte del Castello Nero si spalancavano per lei, vide Viserion scuotere le sue ali ed emise un suono che poteva solo dire ‘feritela e vi uccido’.
«Buoni figli miei» disse loro Daenerys avvicinandosi a Viserion che subito si calmò e si fece fare una carezza da lei.
«Maestà» la chiamò un uomo.
«Sei tu il Lord comandante?» chiese Daenerys avvicinandosi a lui.
«Sì, il mio nome è Edd. Benvenuta al Castello Nero, entra sarai stanca.»
Edd, l’uomo al suo fianco e altri confratelli osservarono intimoriti i suoi draghi.
«Non temete non vi faranno alcun male, ma non posso dire lo stesso per quanto riguarda la selvaggina» disse lei cercando di tranquillizzare gli uomini in nero.
«Posso solo sperare che sia così e fidarmi delle tue parole. Entra, è meglio chiudere in fretta le porte.»
Dany si discostò dai suoi figli ed entrò nel cortile del Castello Nero.
Si osservò in torno, curiosa. Era tutto così nuovo e al tempo stesso familiare poiché era esattamente come Jon Snow le aveva raccontato.
«Altezza io… io devo ringraziarti» le disse l’uomo che era a fianco al Lord comandante.
«Per quale ragione? Non mi conosci.»
«No ma… ti devo la vita di mio fratello. Lord Tarly.»
«Tu sei il famoso Sam?» chiese lei.
«Famoso non saprei, però sì sono io. Sam.»
«Sappi che mi dispiace molto per tuo padre, ho dato a tutti loro la possibilità di scegliere. Tuo fratello avrebbe preferito morire che inchinarsi ma poi Jon è riuscito a dissuaderlo.»
«Dickon mi è molto caro ma non posso dire lo stesso del lord mio padre.»
Dany si avvicinò e gli prese la mano.
«Si è inchinato per amor tuo e della vostra famiglia, spero di potergli dimostrare che non sono la despota che crede e che un giorno possa accettarmi come sua regina. Per il momento mi basta sapere che non ho perso del tutto i miei alleati.»
«No, l’Alto Piano o ciò che ne resta sarà dalla sua parte e di conseguenza dalla tua.»
«Sam! Lascia che sua maestà si rifocilli un po’ e si riscaldi ora» disse Edd.
«Grazie, ma in realtà vorrei sapere se Jon e gli altri sono arrivati.»
«Non ancora, ma sono certo che arriveranno a breve. Nel frattempo vieni con me, il mio studio è caldo e posso farti rimediare qualcosa dalle cucine.»

Dany annuì e seguì Edd l’addolorato fino allo studio.
Il Castelo Nero era freddo quanto il ghiaccio che ricopriva la Barriera, alcune ale erano distrutte notò Daenerys.
«Un incendio molto tempo fa» le spiegò il nuovo comandante.
«E non sono state riparate?»
«Pochi uomini e poche risorse per poterlo fare, molti fortilizi sono in rovina e non possono essere presidiati anche se questo ci aiuterebbe.»
«Farò in modo che questo cambi» disse lei, poi si avvicinò al fuoco e si scaldò le mani che iniziavano ad essere congelate.
Jon ha vissuto qui - pensò lei osservando quel luogo così freddo e strano ai suoi occhi.


Poco prima del tramonto un corno risuonò e le porte vennero immediatamente aperte.
«Vado a vedere di chi si trattata» disse lord Edd.
Ma Dany lo seguì e quando vide entrare Jon il suo cuore perse un battito.
Il suo sguardo cercò Jorah e fu felice di trovarlo lì, aveva temuto per il suo orso eppure qualcosa non andava.
I suoi soldati mancavano e c’erano uomini che lei non conosceva.
Jon alzò lo sguardo e la vide scendere le scale che portavano alle stanze del Lord Comandante.
«Khaleesi» disse Jon posando un ginocchio a terra.
«Jorah» rispose lei aiutandolo a rialzarsi.
Gli diede un bacio sulla guancia e poi si avvicinò a Jon.
«Lieta di vedere che il re del Nord è tornato» disse lei.
«Te lo avevo promesso. Daenerys i tuoi Immacolati non ce l’hanno fatta» la informò subito lui, «sono morti con onore e lieti di dare le loro vite per permetterci di portare a termine la missione. Loro mi hanno chiesto di dirti che è stato un onore servirti e scegliere in che modo morire.»
«Le loro morti non saranno state vane» rispose la regina d’argento.
«Non lo saranno mia regina, la missione è conclusa» le disse Jorah indicando una cassa pesante che si trova a terra.
«Loro chi sono?»
«Amici» rispose Thoros di Myr.
«Non vi conosco ser.»
«Avremo modo di conoscerci maestà, ora se volete scusarci vorremo mangiare e riposare.»
«Ma certo, venite con me.»
Dany restò sola nel cortile assieme a Jon e a Sam.
«Sam, mi auguro che tu sia un maestro ora.»
«Non esattamente Jon… ma andare alla Cittadella è stato utile ma non quanto sperato.»
«Troveremo un modo Sam, insieme.»
«Sì, be’ io… ci vediamo più tardi Jon.»
Una volta rimasti soli Jon si avvicinò alla sua amata regina e la prese per mano.
«Vieni con me.»
«Dove?»
«A vedere lo spettacolo più bello della tua vita» rispose il lupo bianco dandole un bacio, mentre la neve continuava a cadere.












 

Eccomi con un nuovo capitolo o meglio tre!
Spero che vi stia piacendo, ringrazio tutti coloro che leggono. Sia chi lo fa silenziosamente e chi mi lascia delle recensioni che apprezzo sempre molto. 
Grazie a tutti e a presto!

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Capitolo 33
*** TRENTATRE ***


TRENTATRÉ








JON

Jon prese Daenerys per mano e la portò verso la grande gabbia che sarebbe stata tirata su fin sopra il grande muro di ghiaccio.
Dany guardò quella cosa a lei sconosciuta con diffidenza.
«Non avere paura, è sicura.»
«Ormai dovresti saperlo che non mi spavento facilmente» replicò lei, Jon sorrise e attese che due dei suoi ex confratelli aprissero la porta per loro.
«Lord comandante» disse quello a destra.
«Sapete che non lo sono più» rispose Jon.
«Per noi lo sarai sempre, tu mi hai insegnato come si combatte.»
«Non l’ho dimenticato Jack, spero che tu abbia imparato a difenderti meglio.»
«Sì mio lord, ma me le hai davvero suonate» disse Jack ridendo.
Non sarà sufficiente - pensò tristemente Jon guardando quel giovane ragazzo, giovane quanto lo era Bran il suo piccolo fratellino che lo stava aspettando a Grande Inverno assieme ad Arya e anche a Sansa.
«Tirateci su.»
«Ai tuoi ordini» rispose l’altro confratello.
Jon entrò per primo e quando anche Daenerys fu dentro, la gabbia venne chiusa e iniziò ad essere tirata su.
Per lui era abitudine nulla di nuovo, era salito sulla Barriera così tante volte ma per lei invece era tutto così nuovo e i suoi occhi brillavano a ogni singola cosa che vedeva per quanto fosse banale.
Sembrava una bambina a cui veniva offerto il regalo più bello del mondo.
Non ha mai visto nulla di queste terre - dovete ricordare Jon a se stesso, tutto era davvero nuovo per lei.
Jon le prese la mano e la strinse forte, poi la portò alle labbra e la baciò.
Quando era entrato e poco dopo l’aveva vista lì ad attenderlo il suo primo desiderio era stato quello di smontare da cavallo e baciarla incurante degli spettatori ma questo Daenerys sapeva bene che non glielo avrebbe perdonato facilmente e non perché non lo amasse ma perché un re deve saper gestire le sue emozioni ed era certo che quello fosse stato anche il suo desiderio.
«Dove mi stai portando?» chiese lei quando finalmente arriveranno sul grande muro ghiacciato.
«Vedrai, devi solo fidarti di me.»
Dany annuì e lascio che Jon la conducesse dove voleva, non chiese più nulla.
«Fa attenzione non voglio che tu ti faccia del male.»
«Starò attenta» disse lei stringendo di più la mano di Jon.
Poi dopo poco il lupo bianco decise di fermarsi e fece voltare Daenerys verso la foresta.
«Mio zio Benjen mi parlava sempre della Barriera, ero così smanioso di venire e di appartenere finalmente a qualcosa ma lui non voleva.»
«Perché?»
«Mi disse che dovevo vivere prima di unirmi ai Guardiani della Notte e che non avevo idea delle rinunce che avrei dovuto fare, aveva ragione. Non gliel’ho mai potuto dire è scomparso mentre era di pattuglia, probabilmente morto o peggio» disse lui e poi si voltò verso di lei, i suoi occhi violetti che lo osservavano.
Daenerys posò la sua mano delicata sul suo volto, gli accarezzò i capelli e poi tornò a fissare il panorama.
«La prima volta che ho guardato al di là della Barriera ero poco più di un ragazzino, un ragazzino stupido che non aveva idea di ciò che sarebbe accaduto. Quando seppi della morte di mio padre maestro Aemon mi disse di fare una scelta così come anni prima l’aveva fata lui. Ho perso mio padre, ho perso Robb, Sansa è stata torturata per anni ad Approdo del re e stuprata notte dopo notte da Ramsay Bolton, Rickon è stato ucciso d’avanti ai miei occhi e non ho potuto impedirlo; solo gli dei sanno cosa avranno dovuto affrontare Arya e Bran in questi sette anni.»
Lo sguardo di Jon era distante, perso nei ricordi della sua infanzia, nei giorni in cui la neve aveva permesso a lui e a Robb di giocarci e anche alle sue sorelle.
Un tempo in cui gli Estranei erano solo i mostri delle storie della Vecchia Nan.
«Ho dovuto dire addio ad Ygritte e sono morto, ancora non so perché il dio rosso mi abbia concesso di tornare ma ora, ora che tu sei qui al mio fianco non potrei essergli più grato.»
«Jon anche io gli sono grata, più di quanto credi» rispose lei.
«Volevo che tu vedessi questo» le disse Jon indicando il tramonto, era un tramonto pallido e stanco, i colori non erano caldi e accesi ma infondo era già tanto riuscire a vederlo.
«E’ bellissimo» rispose lei poi appoggiò la testa sulla spalla di Jon.
«Probabilmente avrai visto tramonti più belli oltre il mare stretto.»
«Ne ho visti molti è vero, ma questo è uno dei più belli. Sai perché?» chiese.
«Perché?»
«Perché sono con te Jon» gli rispose e poi la regina d’argento lo baciò, mentre il sole tramontava e scompariva lentamente lasciando il posto alle tenebre.

 

 



 

 

YARA

Aveva abbandonato Theon.
Ancora.
Non riusciva a perdonarsi, non poteva, suo fratello era morto per salvarla perché credeva di doverglielo, di dover dimostrare di essere ancora un uomo di ferro, un principe.
Ora tutto ciò che poteva fare mentre la nave veleggiava sulle scure acque in direzione di Roccia del Drago era mantenere la parola data alla sua regina e un giorno, con il favore del dio Abissale, uccidere Euron Greyjoy.
Un vecchio conoscente che l’aveva seguita anche a Grande Inverno la raggiunse mentre osservava le stelle splendere in cielo e piangeva in silenzio la morte del fratello.
«Yara, stai bene?» chiese.
Yara lo conosceva da tutta la vita, era poco più grande di lei e molte volte si era proposto ma lei lo aveva sempre rifiutato.
Aveva già un marito ed era l’ascia che avrebbe piantato nel petto di suo zio Euron.
«Starò bene solo quando Euron sarà morto e il trono di mio padre liberato dal suo assassino.»
«Ce la farai e noi ti aiuteremo a riprendere ciò che ti appartiene Yara.»
«Prima devo vendicare Theon, fare in modo che la sua morte non sia stata vana» rispose lei senza smettere di osservare il cielo.
Lui le posò una mano sulla spalla, in circostanze diverse Yara lo avrebbe condotto sottocoperta e lo avrebbe scopato ma ora il dolore e la rabbia erano troppo vivi in lei per poter pensare a fare sesso.
Perdonami Theon, ho sbagliato tutto con te - pensò lei e lasciò che quella traversata si portasse via il dolore poiché quando sarebbe scesa e avrebbe incontrato nuovamente Daenerys Targaryen non lo avrebbe fatto con le lacrime agli occhi ma da pari, da donna a donna.

 






 


DAENERYS

Edd quella sera cenò con Jon, Daenerys e gli altri uomini che erano tornati dalla spedizione.
Anche se era il Lord Comandante non amava mangiare nella tavola rialzata da solo, continuava anzi preferiva ancora nonostante il comando essere Edd l’addolorato.
«Mai in vita mia avrei creduto di vedere dei draghi, be’ potrebbero pure incenerirmi.»
«Non lo faranno mio lord» rispose lei cercando di tranquillizzarlo.
I suoi figli incutevano timore a chiunque, chiunque tranne che a Jon Snow.
Jon le sorrise.
«Devi sapere che Edd è sempre stato un uomo come dire…»
«Addolorato» rispose il comandante.
«Esatto» replicò Jon e poi sorseggiò della birra.
Daenerys aveva provato a berla ma aveva un sapore veramente disgustoso per lei e così si era limitata all’acqua.
«Ahh maestà ti sei persa molte battaglie memorabili che sono avvenute alla Barriera, vero Sam il distruttore?» disse Edd.
«Smettila di chiamarmi così, io…»
«Hai ucciso un estraneo Sam, e poi distruttore non è il soprannome peggiore che hai avuto» gli rammentò Jon.
«E’ vero anche questo ma… io non sono come voi.»
A Dany quel ragazza impacciato sembrava così diverso dal fratello che era quasi morto per seguire il padre.
«Raccontatemi di qualche battaglia allora, conoscerò meglio il mio regno così.»
«Quella contro i bruti è stata decisamente la peggiore fino ad oggi. Sono riusciti ad entrare nel Castello Nero, hanno scalato la Barriera, sono riusciti ad aprire i nostri tunnel. Molti uomini sono morti quella notte per difendere questo posto.»
«A Pyp, a Grenn. E a tutti nostri fratelli caduti» disse Jon alzando la sua coppa.
I suoi occhi tristi tornarono al passato, Dany sapeva che in quella battaglia lui aveva perso la donna che amava e i suoi più cari amici.
Tutti lo imitarono, inclusa Daenerys.
«Non hai quasi toccato cibo.»
«Non ho molto appetito Jon, non preoccuparti sto bene» rispose lei sorridendogli.
Jon la accompagnò fino alla sua stanza, sarebbe voluto entrare ma lei lo fece desistere.
«Stai un po’ con loro, noi ci vedremo domani.»
«O più tardi, se mi vorrai Dany.»
«Jon io…»
Le parole le si bloccarono in gola, non era quello il momento avrebbe dovuto rimandare.
C’erano ancora troppe cose da risolvere, forse dopo l’incontro con Cersei Lannister se fosse andato bene, be’ forse avrebbe trovato il coraggio di parlare a Jon del loro futuro, di ciò che sarebbe potuto essere.
«Vai dai tuoi amici ora.»
Jon la osservò in silenzio, la accarezzò il volto pallido e le diede un bacio, dei quanto le erano mancati quei baci, quelle mani, il suo volto, i suoi occhi.
Chiuse gli occhi e cercò di trattenere le lacrime, non voleva che Jon la vedesse piangere.
«Jon» lo chiamò quando si fu allontanato «la mia porta sarà sempre aperta per te» disse e poi entrò in quella stanza riscaldata dal fuoco che ardeva nel camino, si buttò sul letto e si raggomitolò su se stessa, si addormentò poco dopo per svegliarsi solo nel momento in cui Jon dopo essersi steso accanto a lei, la strinse forte a sé.












 

Dato il periodo in cui ci troviamo mi auguro che voi miei cari lettori stiate bene e spero con questo piccolo capitolo di farvi passare qualche minuto si spensieratezza, se avete voglia di farmi sapere cosa ne pensate ne sarei felice.
Un abbraccio a tutti voi.

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Capitolo 34
*** TRENTAQUATTRO ***


TRENTAQUATTRO







DAENERYS
E così era stato, quella porta era rimasta aperta per Jon Snow, Dany attese in quel letto ricoperto di pellicce mentre il fuoco nel camino andava spegnendosi, un legno solitario stava bruciando e quel fuoco le ricordò la pira che aveva dato la morte al suo sole-e-stelle e al tempo stesso aveva dato la vita ai suoi draghi.
Tirò più su le coperte e si rigirò nel letto immaginando quante volte Jon fosse stato in quella stessa stanza, magari in quello stesso letto o in qualsiasi altro luogo di quella fredda Barriera che ora, era l’unica speranza per tutti gli esseri viventi.
«Jon» mormorò e poi alla fine i suoi occhi cedettero e si addormentò.

 

 

 

 

JON
«Sam, è bello rivederti.»
«Lo è anche per me Jon, non sai quanto. Purtroppo non ho forgiato la mia catena come tu avresti voluto» ammise tristemente il suo amico.
«E tu cosa vorresti davvero? Hai eseguito un mio ordine perché ero il Lord Comandante ma ora non lo sono più, sono di nuovo Jon.»
«No amico mio» rispose Sam scuotendo la testa, «tu sei un re ora. E credo di dovere a te la vita di mio fratello.»
«No» rispose Jon sorridendogli, «io non ho fatto nulla, è stata Daenerys.»
Jon sorseggiò un po’ di birra, Daenerys lo stava aspettando davvero?
Quella porta sarebbe davvero stata aperta o la regina d’argento avrebbe cambiato nuovamente idea? A volte il suo umore sembrava mutare come i colori della Barriera, eppure Jon non poteva fare a meno di lei, fare a meno dei suoi occhi violetti, delle sue labbra rosee, di quei capelli come la luna.
Quando erano saliti aveva visto il suo viso diventare rosso per il freddo e il vento e mai Daenerys Targaryen le era sembrata più bella.
Non aveva avuto paura quando la gabbia aveva iniziato a muoversi per il vento, non aveva urtano come avrebbe fatto qualche altra lady e nemmeno si era aggrappata a lui pregando di difenderla.
No, non l’avrebbe fatto, era troppo orgogliosa e soprattutto ne aveva passate troppe per lasciarsi intimorire da un po’ di vento.
«Jon io ho sentito delle voci… e ecco…»
«Vuoi sapere cosa c’è tra me e lei mi sbaglio?»
Sam annuì.
Anche se erano passati anni, Sam era ancora in parte il ragazzino ingenuo che era arrivato alla Barriera, lo stesso che lui e Spettro e gli altri avevano tentato di proteggere.
«Sam io la amo» gli confessò Jon.
«Ma Jon lei è una Targaryen.»
«E con questo? Io sono solo un bastardo eppure lei mi ama lo stesso e non le importa che io sia uno Snow, non le importa che io sia il re del Nord. E’ solo che le nostre vite sono state difficili Sam e Daenerys non crede di meritare di amare ancora. Il suo cuore è stato ferito troppo profondamente e temo di non essere capace di guarire quelle ferite.»
«Se la ami così tanto non dovresti arrenderti no? Forse le serve tempo.»
Le serve amore - pensò Jon.
«Come è andata con Gilly e il piccolo?»
«Bene, è stato un lungo viaggio ma alla fine è andato bene.»
Jon sorrise a Sam e finì la birra che era rimasta nella sua coppa.
«Va da lei Jon» gli disse Sam.
Il lupo bianco sorrise al suo amico e piano piano si alzò dal tavolo.
Quella birra era davvero forte e in parte ora si sentiva molto più libero, uscì fuori e raggiunse gli alloggi del comandante, Edd aveva ceduto la sua stanza alla regina e nessuno meglio di Jon Snow conosceva quella strada.
Lasciò che il vento gli soffiasse sul viso portando via tutte le preoccupazioni, almeno per qualche ora, pregò gli dei di dargli pace, quella pace che aveva scoperto di poter trovare solo tra le braccia di Daenerys.
Quando arrivò ai suoi vecchi alloggi era quasi congelato nonostante la sua pelliccia ma la porta, be’ quella porta era davvero aperta per lui, la sua regina non aveva cambiato idea.
Entrò piano per non svegliarla, Daenerys dormiva tranquilla raggomitolata e coperta da molte pellicce.
Sembrava che per il momento gli incubi fossero terminati anche senza di lui.
Sorrise nel vederla, sembrava quasi una bambina in quel letto, piccola e indifesa ma di certo quella ragazza era tutto tranne che indifesa.
Gli Immacolati, un Khalasar e tre draghi, senza contare gli alleati.
Jon sollevò le coperte e senza svegliarla dopo essersi tolto le enormi pellicce si sdraiò al suo fianco.
La strinse a se dolcemente e lei ricambiò quella stretta sussurrando il suo nome.
Se fossero stati in un altro luogo, in un altro momento tutto sarebbe stato ancora più perfetto, se solo le guerre, gli estranei, i tradimenti e la conquista per il Trono di Spade non fossero mai esistiti loro sarebbero potuti essere felici.
Alla fine Daenerys si svegliò, si voltò verso di lui e lo osservò senza dire nulla.
«Scusami, non volevo svegliarti.»
«Non importa» rispose lei.
Jon le sorrise, quanto aveva desiderato quel momento mentre si trovava oltre la Barriera? E ora lei era lì, quasi nuda tra le sue braccia.
«Mi sei mancata Dany.»
«Anche tu Jon» rispose e alla fine non riuscì più a trattenersi e lo baciò.
Tutto ciò che era avvenuto a Roccia del Drago, la sua ritrosia, le sue grandi paure sembravano come svanite almeno per quel momento, eppure anche quando l’aveva portata sulla Barriera per mostrarle il tenue tramonto sembrava non importargli più nulla.
Jon le sollevò la veste e mentre una mano le accarezzava il viso l’altra le risaliva le cosce, finché non trovò quello che cercava e quando fu dentro di lei, Dany ansimò e strinse Jon ancora più forte a sé.
Quella notte fu solo loro ed era da molto che non succedeva.
La prese più volte finché l’alba non li sorprese ancora stretti, avvinghiati, sudati nonostante il freddo e ansimanti.
«L’alba» sussurrò amaramente Jon Snow.
«L’alba arriva sempre e sempre troppo presto. Quanto vorrei che non arrivasse mai.»
«Cosa vorresti davvero?»
«Una vita semplice, dormire tra le tue braccia e sentirti dentro di me ogni notte, non desidererei più altro ora.»
«E cosa ha fatto cambiare idea a Daenerys Targaryen, se poso chiedere?»
«Puoi» rispose lei sorridendo ma non disse altro, lo baciò ancora e poi si mise sopra di lui.












DAENERYS
Jon era uscito poco dopo e lei aveva finito di lavarsi e sistemarsi.
La Barriera era davvero il luogo strane e speciale di cui Jon Snow le aveva parlato, e capiva anche perché lui si sentisse così legato a quel luogo, c’era qualcosa di magico.
Era ormai tempo di andare, i suoi figli la stavano aspettando oltre quella alte mura ghiacciate e di questo ne era più che certa, poteva quasi percepirli.
«Maestà, è stata un vero piacere conoscerti» disse Edd l’addolorato baciando la mano della regina d’argento.
«Anche per me mio Lord, presto vi manderò dei rinforzi hai la mia parola.»
«Ci farebbero davvero comodo e a parte re Stannis sei stata l’unica sovrana da molto tempo a farci visita.»
Daenerys avrebbe voluto replicare, Stannis era esattamente come suo fratello Robert un usurpatore.
«Credo che un vero re o regina dovrebbe avere a cuore ogni suddito e nonostante indossiate il nero fate comunque parte dei Sette Regni e io non lo dimenticherò.»
«Edd hai anche la mia parola che presto Grande Inverno invierà uomini per aiutare i Guardiani, dammi solo il tempo di fare ritorno a casa.»
«Sai che ho fiducia in te, avanti andate ora o farete tardi e non voglio quella cosa alla Barriera. Tu ed io sappiamo quanto possono essere pericolosi. Non vorrei che venisse ad ammazzarmi durante la notte.»
Jon sorrise al suo vecchio amico, Edd era ancora Edd nonostante fosse il Lord Comandante ora.
Jorah Mormont attendeva la madre dei draghi alla grande porta della Barriera, oltre a lui si trovavano anche gli altri partecipanti della missione. Daenerys osservò per un po’ il Mastino, la sua reputazione lo aveva preceduto.
Quando le porte si aprirono vide i suoi tre draghi, Drogon agitò le sue ali nere e gli altri due imitarono il fratello, quello era il saluto alla loro madre.
«Khaleesi, sei certa che questa sia la soluzione migliore?»
«Non la migliore forse ma sicuro la più veloce, non credi ser?»
Jorah osservò i draghi, lui era stato presente al momento della loro nascita poiché quel giorno era certo che Daenerys fosse morta uccisa dalla pira che aveva bruciato come un lupo famelico il corpo di Khal Drogo.
«Vuoi davvero che saliamo su quei mostri?» domandò il Mastino mentre posava a terra la cassa di legno.
«Sì ma prima dobbiamo assicurare quella… cosa
Lei non l’aveva ancora vista ma aveva udito degli urli così strani e strazianti.
«No, scordatelo.»
«Avanti Clegane, arriveremo in un batter d’occhio e questo ci farà decisamente risparmiare tempo.»
«Salici tu coglione ubriaco.»
Alla fine anche il Mastino venne persuaso a volare su Drogon.
Era la scelta migliore e più veloce eppure… Rhaegal era inquieto, sua madre riusciva a percepirlo esattamente, fumo usciva dalla sua bocca.
Si avvicinò a suo figlio, gli fece una carezza per calmarlo.
«Che succede?» chiese Jon avvicinandosi a sua volta.
«Non lo so, forse la creatura lo agita.»
Anche Jon alla fine nonostante la paura accarezzò il drago e poco dopo sembrò calmarsi.
Dany guardò sorpresa il re del Nord.
Perché Rhaegal gli permette tutto questo?
Infine con immenso stupore di tutti il drago sembrò chinarsi verso Jon, esattamente come Drogon faceva con lei per farla salire sul suo dorso.
In quel momento Daenerys capì.
«Io… Jon credo che Rhaegal voglia essere cavalcato. Da te.»














 

Hey, no non sono sparita anche se ora sto scrivendo più raramente nonostante la quarantena. Come sempre non è il tempo il mio problema ma lo scrivere qualcosa di decente... be' spero che vi sia piaciuto questo capitolo anche se breve. 
Ovviamente come sempre spero che stiate tutti bene.
Fatemi sapere cosa ne pensate, mi fa piacere leggere le recensioni.
A presto spero!
-Lily

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Capitolo 35
*** TRENTACINQUE ***


TRENTACINQUE








JON

«Cosa? Cavalcarlo? Daenerys io non posso!»
«Rhaegal lo vuole, io… è strano da spiegare ma lo sento e non capisco ma è ciò che lui vuole.»
Jon guardò sbalordito Daenerys e Rhaegal che ancora stava chinato ad attendere che lui salisse sul suo dorso.
«Jon sali.»
«E’ assurdo non ho idea di come si cavalchi un drago!»
«Non lo saprai finché non lo avrai fatto, nemmeno io sapevo cosa fare quando sono salita sul dorso di Drogon. Devi solo tenerti stretto a lui, il resto lo farà Rhaegal.»
«E’ una follia.»
«Forse lo è davvero ma so ciò che vuole mio figlio anche se non riesco a spiegarmelo.»
Il vento soffiava impietoso, la notte la neve aveva cessato di cadere ma il cielo era così bianco che Jon era certo che entro sera avrebbe nuovamente nevicato.
«Devi fidarti di me Jon.»
Jon la guardò, aveva le guance rosse e i capelli raccolti in una singola treccia mezza sfatta, gli occhi che viola che osservavano uno dei suoi tre terribili figli senza capire ma a dire il vero nemmeno Jon capiva.
Come può volere che io lo cavalchi?
«Mi fido di te» rispose e così alla fine si fece coraggio mentre tutti guardavano silenziosamente, aspettavano di vedere cosa sarebbe accaduto, se il drago si sarebbe ribellato o se davvero quello di essere cavalcato era il suo volere.
Molto tempo fa Daenerys gli aveva detto che un drago non è uno schiavo, però la sua sottomissione a lui non aveva senso.
Sam osservava Jon assieme agli altri così piano piano salì su quel grande essere a squame, era caldo almeno non sarebbe congelato volando.
Il drago sollevò la testa.
«Alcuni andranno con lui, gli altri con me» disse Daenerys osservando quel gruppetto di gente pressoché sconosciuta.
«Sam ti aspetto a Grande Inverno.»
«Ci sarò Jon, a presto amico mio e nel frattempo abbi cura di mio fratello.»
«Lo farò, a presto.»
Tormund, Davos e Beric salirono su Rhaegal assieme a Jon mentre il resto cavalcò Drogon assieme a Daenerys al non-morto che avrebbero portato ad Approdo del re da Cersei Lannister.
Quando il drago si alzò da terra fu una sensazione strana, le sue grandi ali scossero la neve dal terreno ghiacciato poi non appena suo fratello fu in volto lui lo seguì e altrettanto fece Viserion.
Daenerys si voltò verso Jon e gli sorrise, non era arrabbiata ma come lui non capiva.
Il calore del corpo del drago gli impedì davvero di congelare e di questo fu infinitamente grato a Rhaegal perché nonostante gli abiti pesi a quella quota il freddo si sentiva e non poco, da lassù Jon si sentiva come il padrone del mondo se solo fosse stato un drago avrebbe ucciso ogni estraneo, avrebbe ucciso il Re della notte e almeno quella guerra la guerra più importante sarebbe finita.
Per qualche istante perse Daenerys tra la nebbia ma non era preoccupato dato che intravedeva la coda di Drogon e Viserion volava affianco a Rhaegal.
Volarono per molto tempo finché Dany non gli fece cenno di atterrare anche i draghi dovevano riposare e anche i loro cavalieri.
Scendere fu molto più strano che librarsi in aria, sentì come un vuoto allo stomaco ma mai aveva provato sensazioni simili invita sua.
«Come ti senti?» chiese Daenerys una volta che furono a terra.
«E’ stato fantastico, mai lo avrei creduto possibile.»
«Lo è, soprattutto la prima volta» rispose lei facendo una carezza a Viserion che verso Jon era molto più restio del fratello.
«Anche per te è stato così?»
«Se intendi fantastico sì, ma il monto è stato molto più pericoloso. Ero ancora a Meeren e Drogon era sparito da settimane finché un giorno durante dei combattimenti nella Baia degli schiavisti lui fece il suo ritorno, nel frattempo i Figli dell’Arpia si levarono contro di me. Drogon ne uccise molti ma uccise anche degli innocenti, un drago non sa fare distinzioni come noi per questo sono stata costretta a rinchiudere Rhaegal e Viserion per un po’ di tempo mentre mi trovavo a Meeren. Sono corsa nell’arena perché aveva una lancia conficcata nel petto, ero così furiosa Jon e lui percepiva la mia ira così come i suoi fratelli anche se non potevo vederli così dopo aver estratto la lancia con fatica sono salita sul suo dorso e gli ho detto di volare via, non è stato facile domarlo. I miei antenati sapevano farlo ed erano in molti io non avevo idea di cosa fare e di come farlo.»
«Sei scesa in un’arena con persone che ti volevano morta, sei la donna più unica che io conosca.»
«Potresti avere qualunque lady se solo lo volessi.»
«Io non voglio nessuna lady ma solo una donna dai capelli come la luna e occhi come pietre preziose» disse poi incurante dei presenti la baciò.
Daenerys non lo respinse ma era molto più rigida e trattenuta rispetto al giorno prima.
«Non riesco a spiegarmelo Jon, non capisco perché mio figlio ti abbia permesso una cosa simile.»
«Vorrei poterti dare una risposta ma non ce l’ho. Una volta quando ero bambino feci un sogno e in quel sogno c’era un drago e io lo stavo cavalcando. Vidi anche una donna dai capelli scuri e gli occhi grigi assomigliava ad Arya ma non era lei, all’epoca Arya era poco più di una neonata, quando mi svegliai mio padre era al mio capezzale e ricordo che chiamò subito il maestro. Più tardi mi raccontò che ero stato male ed ero salvo per miracolo ma quando gli parlai del mio sogno il suo sguardo si rabbuiò mi disse di non parlarne più e che i draghi non esistevano, oh se potesse vedermi adesso» disse Jon e Daenerys strinse la sua mano, sapeva quanto lo addolorasse parlare di suo padre, «anche mio zio Benjen era tornato a Grande Inverno e con lui era più facile parlare, glielo raccontati gli dissi del drago e che lo stavo cavalcando e di quella donna dagli occhi grigi come una tempesta che mi chiamava, lui mi guardò e restò in silenzio poi mi strinse a sè. Mi chiese di non parlarne più con mio padre e per la prima volta vidi mio zio piangere gli chiesi il perché ma non volle dirmelo mi disse che era felice che io fossi ancora vivo. Avrei così tante domande da fargli da fare a mio padre.»
«E ora lo hai cavalcato davvero un drago. Mi dispiace vorrei aiutarti ma non posso, essere regina non mi da questi poteri se li avessi anche io avrei risposte alle mie domande.»
Si riposarono ancora un po’ e nel frattempo la regina argenta si recò dal suo cavaliere assicurandosi che stesse bene ma Jorah Mormont era solido come una quercia nonostante l’età la lunga marcia la battaglia e il volo su un drago. Si sarebbe fatto infilzare da mille lame piuttosto che ferire la sua regina ancora una volta.
Quando fecero ritorno a Roccia del Drago era ormai il tramonto nonostante fosse pallido come quello visto alla Barriera e la neve aveva ripreso a cadere fitta e copiosa.
Atterrarono sull’altura più vicina alla fortezza e subito furono accolti da Missandei e da Tyrion Lannister.
«Mia regina finalmente siete tornati.»
«E’ accaduto qualcosa in mia assenza?»
«Molte a cose a dire il vero, inoltre…» disse Tyrion posando i suoi occhi su Jon «abbiamo un’altra visita dal Nord, Sansa Stark è qui.»
In quel momento il cuore di Jon perse un battito.

 






 

DAENERYS

Una delle sorelle dell’uomo che amava e che era il re del Nord si trovava a Roccia del Drago e lei veniva a saperlo solo ora.
«Perché nessuno mi ha avvisata del suo arrivo?» chiese al suo consigliere.
«Ho ritenuto opportuno non disturbare la vostra impresa, inoltre…»
«Parla» lo esortò Daenerys.
«Yara Greyjoy è arrivata poco dopo lady Sansa, ferita ma viva.»
«Mia sorella sta bene?» chiese Jon preoccupato.
«Sì più che bene, è arrivata assieme a Brienne di Tarth.»
Jon sembrò tranquillizzarsi a sentire quel nome.
«Brienne di Tarth? Non ho mai sentito questo nome.»
«Lei…» disse Tyrion ma poi osservando il piccolo gruppo non poté credere ai suoi occhi «che mi venga un colpo, Sandor Clegane.»
«Folletto, sei vivo.»
«Già a quanto pare sono vivo e anche tu, l’ultima volta che ti ho visto stavi scappando dalla battaglia alle acque nere se non sbaglio.»
Il Mastino fece un verso misto a un rantolo, forse una risata giudicò Daenerys.
«Cosa fai qui?»
«E’ una lunga storia, hai detto che Brienne di Tarth è qui.»
«Sì è così.»
«E anche l’uccellino, alla fine si è liberato.»
«Tyrion di a Yara e anche a lady Sansa di andare nella sala del tavolo, noi arriveremo subito. Immagino che vorrà rivedere suo fratello.»
«Sì maestà» rispose il nano chinando la testa.
Missandei si avvicinò alla sua regina e lei la abbracciò così come avrebbe abbracciato una sorella se solo ne avesse avuta una.
«Maestà lady Yara è molto provata, lord Tyrion non vi ha detto tutto ma forse vuole che sia lei a farlo.»
«Presto mi dirà lei ogni cosa, Jon andiamo.»
Jon seguì Daenerys dentro la fortezza dopo aver salutato Rhaegal, osservò tre draghi spiccare il volo ma Daenerys continuò a camminare dritta sapeva già che sarebbe andati a caccia ed era dunque inutile preoccuparsi ora inoltre aveva questioni più urgenti e incontrare Sansa Stark la intimoriva non poco.
I passi riecheggiarono nei corridoi di Roccia del Drago, si voltò verso Jon per cercare il suo sguardo e lui prese la sua mano e la strinse.
Quando entrarono le torce erano già state accese così come il grande camino e tre figure stavano in piedi ad attenderla quasi con impazienza.
Conosceva già Yara ma il suo volto era stanco e provato, ferita.
«Yara» disse andandole incontro.
«Maestà» rispose lei inginocchiandosi alla sua regina ma Daenerys la aiutò subito a rialzarsi.
«Cosa ti hanno fatto?»
Lei chinò il capo, Jon si fece avanti e Sansa dopo essersi brevemente inchinata a lui gli corse incontro e lo abbracciò.
«Jon!»
«Stai bene?» chiese lui accarezzandole il volto.
«Ora che sei qui molto meglio.»
Jon sorrise a sua sorella e poi prendendola per mano la condusse fino a Deanerys.
«Altezza lei è mia sorella Sansa Stark principessa di Grande Inverno.»
«Principessa Sansa ho sentito molto parlare di te.»
«E io di te vostra grazia» rispose.
Aveva gli occhi azzurri come il cielo in una giornata di caldo intenso, i capelli ramati che alla luce del fuoco splendevano ancora di più.
«Lei è Brienne di Tarth, è al mio servizio.»
«Lady Brienne sei la benvenuta.»
«Grazie maestà» rispose la donna sgraziata in armatura.
«Principessa Sansa, re Jon e mia regina dovete sapere che… che mio fratello il principe Theon Greyjoy è morto.»
Yara cercò di restare impassibile nel dare quella notizia ma Daenerys vide i suoi occhi diventare lucidi e le sue labbra contrarsi.
«Come?» domandò lei.
«Nostro zio Euron è stato lui ad ucciderlo così come ha ucciso Ellaria Sand e sua figlia, mi ha risparmiata solo per attirare Theon. Non volevo lasciarlo e ora il suo corpo non potrà riposare tre le profondità del mare, non potrà banchettare nel grandi sale del Dio Abissale.»
«Theon mi ha salvata da Ramsay mi dispiace per la sua morte» disse Sansa restando al fianco di Jon.
«Anche se in passato non ci amavamo è stato comunque un fratello per me così come lo era per Robb, ha salvato Sansa e ha salvato Bran e Rickon. Mi dispiace Yara.»
«Ti giuro che la sua morte non sarà vana noi sconfiggeremo Euron Greyjoy e pagherà per quello che ha fatto assieme a Cersei Lannister» disse Danerys stringendo la mano a Yara «siete venuti da me a Meeren a chiedere aiuto e io manterrò la promessa, tuo fratello prima o poi giacerà con i suoi avi nelle sale del vostro dio.»














 

Eccomi! Non ricordo nemmeno più da quanto non aggiorno questa storia maaaa in ogni caso ogni tanto rispunto un po' come i fughi ahah. 
Come sempre spero che stiate bene e se avete voglia fatemi sapere cosa ne pensate!!
Un bacio a tutti Lily.

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Capitolo 36
*** TRENTASEI ***


TRENTASEI









SANSA

Prima di uscire da quella stanza Sansa aveva guardato un’ultima volta Daenerys Targaryen e l’aveva trovata bellissima tanto quanto un tempo aveva trovato bella Margaery Tyrell.
Occhi viola come una pietra preziosa e capelli argentei come la luna e infatti uno dei molti nomi di Daenerys Targaryen era regina d’argento.
Avrebbe voluto poter conversare con Tyrion cosa che aveva rimandato dal suo arrivo a Roccia del Drago ma ancora non si sentiva pronta ad affrontare il suo ex marito ammesso che fosse così.
Jon l’aveva presa per mano e dopo un saluto e uno sguardo a Daenerys - sguardo che non le era affatto sfuggito - aveva condotto Sansa verso un lungo corridoio in cui si trovavano scale a chiocciola.
«Dove stiamo andando Jon?»
«Nella mia stanza» aveva risposto il fratello senza fermarsi, ma quando lei si era voltata indietro aveva visto Tyrion ma Jon continuava a salire senza lasciarla.
Aprì la porta e subito dopo che Sansa fu entrata la chiuse senza smettere di guardare la sorella.
«Che cosa fai qui?»
«Non sei felice di vedermi?»
«Certo che lo sono ma… ma perché sei venuta Sansa?»
«E’ giunta una lettera a Nord da Cersei Lannister, non potevo lasciarti solo. Jon tu non la conosci.»
«No, non verrai ad Approdo del Re non metterai nuovamente piede in quella città!»
«Credi che io lo voglia?! Ho dovuto aspettare così tanto per tornare a casa ma ora è necessario che io venga, Cersei è stata una buna maestra nonostante tutto e da lei ho imparato più di quanto tu possa immaginare Jon. Ogni parola che dirà sarà una menzogna.»
«Sansa non metterò la tua vita in pericolo ancora. Ti ho permesso di venire all’incontro con Ramsay, sono rimasto a guardare e ti ho lasciata fare dopo la battaglia ma questo, questo non posso permettertelo.»
«Ramsay era mio Jon, non avresti potuto impedirmelo. Ormai sono qui e verrò con te e con lei fino ad Approdo del Re, che ti piaccia o no. Jon lascia che ti aiuti io so come pensa. Non hai voluto ascoltarmi in passato ti prego di farlo ora.»
«Se verrai sarai in pericolo e io non so se potrò proteggerti» disse Jon avvicinandosi alla sorella e stringendole le mani, il camino era spento poiché non li aspettavano ma la stanza era ancora illuminata anche se a breve quei tenui raggi di sole sarebbero spariti per lasciare posto alla notte.
Jon mi credi così indifesa? Non sono più una bambina - avrebbe voluto dire Sansa ma non lo fece.
Si limitò a guardare il fratello a stringere la presa su di lui, di certo non sarebbe lasciata sfuggire quell’occasione per conoscere meglio Daenerys Targaryen.
«Sansa, come stanno?» domandò fissandola con i suoi occhi grigi.
«Bene per quanto possibile. Arya è sempre irritante e impulsiva e Bran… non lo so, lui è cambiato molto e dice cose che non comprendo. Sapeva di Ramsay e non solo del matrimonio, mi ha detto cose che solo io potevo sapere. Arya è molto più arrabbiata di un tempo e non è semplice gestire la sua rabbia, spero solo che in mia assenza non combini qualche disastro. Lei ha una lista.»
«Lista?»
«Sì, una lista di persone da uccidere. Era alle Torri Gemelle quando Robb e nostra madre sono stati uccisi dai Frey a parte questo non mi ha detto molto.»
Sansa si strinse le mani sulle spalle e poi si sedette sul letto di Jon.
«Siamo cambiati così tanto ormai.»
«Ma siamo ancora una famiglia, gli Stark hanno di nuovo Grande Inverno.»
«Per quanto Jon? Bran ha detto che tra non molto ci sarà la guerra, ancora.»
«Posso patteggiare una tregua con Cersei, Tyrion ha lavorato a questo.»
«Tyrion» disse Sansa sospirando «non ho ancora parlato con lui, so di doverlo fare.»
«Prenditi il tempo che ti serve, Tyrion lo capirà.»
«Lo spero.»
Sorrise a Jon, felice di rivederlo, felice di sentire nuovamente la sua stretta protettiva, la preoccupazione nella sua voce per la sua sorte gli era mancato così tanto eppure…
«E’ molto bella» disse improvvisamente guardando il fratello.
«Lo è, anche se lei non sembra rendersene conto.»
«Ti piace?» domandò temendo al tempo stesso la risposta.
«Sarei uno sciocco se rispondessi di no, Sansa io… io la amo.»
In quel momento tutte le speranza di Sansa Stark crollarono, speranze per il Nord, speranze per qualcosa che non riusciva ad ammettere nemmeno a se stessa.
«E lei?» rispose nonostante tutto.
«Anche lei mi ama, ma continua a mettere il dovere prima di qualunque altra cosa.»
«E’ pur sempre una regina, e non vorrei mai averla contro. Non la temo da sola ma ho visto i draghi Jon e ho visto parte dei suoi alleati e se mai decidesse di attaccarci… saremo perduti.»
«No Sansa, Daenerys non è nostra nemica e non solo per ciò che prova per me ma perché vuole unire i Sette Regni, lei vuole la pace tanto quanto noi.»










 

 

DAENERYS

«Non mi avevi detto di quanto fosse bella.»
«Direi che tra tutte le donne di Approdo del Re Sansa era una delle più belle. Ho cercato molte volte di aiutarla e di essergli di conforto ma si era costruita una corazza impossibile da abbattere» rispose Tyrion Lannister.
«Credo di non piacerle.»
«Come puoi dirlo? Non vi conoscete.»
«Non hai visto i suoi occhi mentre mi osservava? Io sì e conosco quello sguardo Tyrion.»
Era vero, lei lo sapeva e lo sapeva anche il suo Primo Cavaliere.
Aveva temuto così a lungo quell’incontro e ora che era lì sarebbe stato ancora più difficile.
La sua spossatezza era tornata, l’euforia di aver visto la Barriera e di aver trascorso del tempo con Jon era svanita e ora che erano di nuovo a Roccia del Drago non poteva permettersi di pensare a qualcosa che non fosse l’incontro con Cersei ma Sansa Stark aveva mandato tutto all’aria.
«Dalle un’opportunità, Sansa è una ragazza dolce e gentile e credo che se vi conosceste meglio…»
«Io non voglio esserle nemica ma dubito che accetterà altro.»
«Le parlerò, infondo ho molte cose da chiederle.»
Daenerys prese due coppe e versò del vino, poi ne passò una a Tyrion Lannister.
«E cosa mi dici di quella donna in armatura?»
«Brienne di Tarth maestà. Un tempo apparteneva alla guardia arcobaleno di Renly Baratheon e fu accusata di averlo ucciso, cosa di cui dubito. Jaime mi ha parlato di lei, è estremamente leale non avrebbe mai ucciso l’uomo che suppongo amasse. Dopo ciò che avvenne si unì a lady Stark e ora serve sua figlia.»
Daenerys passeggiò fino ad uscire fuori sulla terrazza che mostrava il mare.
Così vicino eppure così lontano.
«E l’uomo che hai chiamato Mastino?»
«Sandor Clegane» disse Tyrion raggiungendola con le sue corte gambe, «Clegane era il cane da guardia di mio nipote Joffrey, il fratello minore di Gregor Clagane.»
«L’uomo che uccise la moglie di mio fratello Rhaegar e suo figlio» rispose rabbrividendo.
Molte storie erano giunte oltre il mare stretto sulla sorte dei suoi nipoti, nipoti che se fossero stati vivi oggi avrebbero avuto la sua età più o meno.
«Molti lo chiamano la Montagna che cavalca o semplicemente la Montagna.»
«Viserys me ne ha parlato qualche volta.»
«Con tutto il rispetto ma dubito che il principe Viserys abbia conosciuto la Montagna.»
«Re. Re Viserys» rispose osservando il nano.
«Perdonami, re Viserys.»
«Era un fratello orribile ma era pur sempre il mio re. Ti sarei grata se le parlassi Tyrion, lei mi crede sua nemica.»
«Se così sarà allora le farò cambiare idea, sono bravo a convincere gli altri.»
«E’ una delle ragioni per cui sei il mio Primo Cavaliere, è stata la tua lingua a salvarti.»
Tyrion rise e diventò ancora più grottesco, tuttavia Daenerys provava affetto per lui e mai lo avrebbe deriso.
«Molte volte la mia lingua mi ha quasi fatto uccidere, sono lieto che una volta tanto sia servita a salvarmi la vita.»
«Credi che questo avrà mai una fine?»
«No maestà, dubito che le guerre avranno mai fine. Sì la pace è possibile e tu la otterrai ma prima o poi dopo che ce ne saremo andati be’… chi può dire quanto durerà la pace che stai cercando di ottenere? Sappiamo che tu non puoi avere figli.»
«Questo non c’entra.»
«Invece sì, quando muore un re e non ci sono eredi scoppiano guerre tra vari pretendenti a dire il vero scoppiano anche quando ci sono troppi pretendenti. Non c’è fine al potere che gli uomini desiderano.»
«E tu? Tu cosa desideri?» chiese Daenerys Targaryen senza smettere di guardare negli occhi Tyrion Lannister.
















 

Prima o poi concluderò sia questa che la storia sulla Jonsa.
Spero che stiate bene lettori/lettrici!
Mi auguro anche che questo capitolo sia di vostro gradimento. 
Un bacio e a presto spero!

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Capitolo 37
*** TRENTASETTE ***


TRENTASETTE








TYRION

Tyrion Lannsiter restò a guardarla per qualche istante, cosa avrebbe potuto rispondere?
Quale era la risposta giusta quando lei sapeva già cosa desiderasse davvero.
«Sono il tuo Primo Cavaliere, cos’altro dovrei desiderare? Consigliarti e aiutarti è ciò che voglio.»
«A Meeren mi hai aiutata, ma da quando siamo arrivati in questa terra le tue strategie hanno fallito una dopo l’altra.»
«E’ vero, ho sottovalutato mia sorella ma non accadrà più. Quando la incontreremo…»
«Sansa Stark è venuta fin qui per questo, credo che tu non sia il solo ad avere un conto in sospeso con lei.»
«Cersei non mi preoccupa» rispose Tyrion bevendo poi un altro sorso di vino, un vino decisamente migliore di quello di Essos.
«E cosa ti preoccupa allora?»
«Come reagirai tu. Cersei non sarà amabile ma non lo è mai stata del resto, non come me almeno e quel giorno non dovrà vedersela solo con te ma anche Jon Snow e Sansa Stark, il che peggiorerà di gran lunga il suo umore. Tu sei impulsiva mia regina, vorrei che ti trattenessi il più possibile per il bene di tutti noi.»
«Impulsiva? Non ti ho forse dato ascolto molte volte?»
«Sì e certe volte è servito come ad esempio risparmiare la vita del giovane Tarly ma a quell’incontro saranno presenti anche altre persone e una delle quali sarà Jaime» disse Tyrion posando lo sguardo sulla sua amata regina.
«Lo sterminatore di re.»
«Sai bene perché agì in quel modo.»
«So ciò che tu mi hai raccontato e non è ciò che ho creduto per tutta la vita, se mai ne avrò l’opportunità vorrei che fosse lui stesso a dirmelo.»
Questa vorrei proprio vederla, mi chiedo come reagirà nel vederti Daenerys Targaryen.
La giovane regina era inquieta dal suo ritorno a Roccia del drago e soprattutto dal suo incontro con Sansa Stark.
«Domani cercherò di parlare con Sansa e spero che questo possa tranquillizzarti in parte.»
L’umore dei draghi era quello della regina e quando la regina era inquieta i suoi figli erano inquieti e in particolar modo Drogon il più feroce dei tre.
«Te ne sono grata, cerca di farle capire che io non sono una nemica per lei e tanto meno per il Nord.»
«Ci proverò, ho delle risposte da avere da lei prima.»
«Tyrion io voglio che Sansa Stark sia una mia alleata, non mia nemica» disse la regina argentea fissandolo con i suoi occhi viola.
«Farò il possibile affinché ciò avvenga credimi ma di questo forse dovresti parlarne anche con Jon, infondo è suo fratello e chi può conoscerla meglio di lui?»
«Domani parlerò con Jon» disse, poi si voltò e tornò a fissare un punto indistinto, «è tardi e sono stanca, è meglio che io mi ritiri.»
«Ti auguro una buona notte maestà» disse il nano guardandola un’ultima volta e notando quanto fosse cambiata negli ultimi tempi.

 






 

 

JON

Da quando era tornato dalla missione oltre la Barriera e aveva ritrovato Sansa  la situazione a Roccia del Drago era diventata strana, sua sorella si comportava in modo strano dal giorno in cui si erano rivisti e soprattutto era molto protettiva più del solito compito che spettava a lui.
Daenerys non le piaceva e lo vedeva dallo sguardo che le lanciava e dal modo in cui ne parlava, i draghi la mettevano in soggezione rendendola ancora più nervosa di quanto già non fosse e spesso la vedeva nella collina più alta quella che sembrava il parco degli dei, la vedeva lì sola o in compagnia di Brienne di Tarth e quella mattina stava per raggiungerla quando Tyrion Lannister arrivò all’improvviso.
«Jon sono lieto di vederti qui, come sta Sansa?»
«Non lo so, dice di stare bene ma è inquieta.»
«Non stento a crederlo, ha vissuto molte cose per non esserlo.»
«Già ma vorrei che non lo fosse, che si sentisse al sicuro almeno a Roccia del Drago e per il poco tempo che ci resta da passare qui.»
«Questo posto non le piace» disse il nano osservando la sua ex moglie, aveva la schiena dritta e i lunghi capelli ramati scendevano giù leggermente ondulati, «proprio come non le piaceva Approdo del re.»
«Non le piaceva per via di ciò che è accaduto ma qui…»
«Dovresti conoscerla meglio di me, credo che Sansa non apprezzi la mia regina.»
«E’ per questo che sei qui? Ti ha mandato lei?»
«In parte sì, Daenerys mi ha chiesto di parlarle ma lo avrei fatto lo stesso. Sansa ed io abbiamo molte cose di cui parlare, cose che non ci siamo detti in questi giorni dato che mi ha evitato.»
«Lo so, non era pronta e non sapeva come avvicinarti dopo ciò che è accaduto.»
«Di certo la fuga di mia moglie non è stata piacevole da scoprire ma non gliene faccio una colpa, anche io sono fuggito alla fine. Volevo proteggerla, ci ho provato ma ho fallito» disse Tyrion e Jon notò rammarico nella sua voce, teneva davvero a Sansa, «soffriva di insonnia da quando vostro fratello e sua madre vennero uccisi alla Nozze Rosse, ma per quanto mi sforzassi di aiutarla tutto ciò che la faceva stare meglio era andare nel Parco degli Dei come se quell’albero avesse potuto risponderle o cambiare le cose.»
«Va a parlarle, ha solo bisogno che tu faccia il primo passo è forte ma non così forte e ho paura che prima o poi…»
«No, non accadrà. Io parlerò con Sansa ma tu devi parlare con Daenerys, ho provato a tranquillizzarla ma non sono certo che abbia funzionato. E’ certa che tua sorella la odi e vorrebbe cambiare questa situazione forse la mia lunga lingua questa volta risulterà utile.»
«Lo spero. Tyrion… Sansa non la odia ma ha paura di lei» disse Jon poi se ne andò lasciando Tyrion lì in modo che anche lui trovasse il coraggio necessario per affrontare Sansa.








 

 

TYRION

I capelli di Sansa erano raccolti in una treccia e il vento a volte li faceva quasi ondeggiare, osserva quell’albero sicuramente immaginando di vedere quello di Grande Inverno nel parco degli dei.
«Mia signora.»
«Lord Tyrion» rispose lei un po’ in imbarazzo, ormai il momento di parlare era arrivato «sarei dovuta venire prima da te, è una delle molte cose di cui devo scusarmi.»
«Non voglio scuse solo la verità.»
«Ti va di passeggiare?»
«Certo.»
Per un po’ rimasero in silenzio ad ascoltare il suono delle onde che si infrangevano contro gli scogli o sulla riva, il mare era agitato almeno quanto lo era il cuore di Tyrion Lannister, aveva sempre considerato Sansa una ragazzina ma non per questo l’aveva considerata brutta anzi e spesso si era vergognato di quei pensieri.
«Non ho ucciso Joffrey» disse Sansa sposando i suoi occhi azzurri su di lui.
«Lo odiavi certo ma so che non sei stata tu, e nemmeno io.»
«Ho avuto paura e qualcuno mi ha aiutata a fuggire quella sera, non volevo lasciarti lì e farti incolpare davvero ma… mi hanno trascinata via dicendomi che saresti morto e se fossi rimasta sarei morta anche io, non che la mia vita da allora sia stata facile.»
«Ho sentito molte cose» ammise Tyrion.
Gli occhi azzurri di colei che per breve tempo era stata sua moglie si riempirono di lacrime.
«Ramsay era un mostro, mi ha stuprata ogni notte, mi ha picchiata, mi ha costretta a vederlo torturare la mia gente ma sono sopravvissuta anche a lui e ora lui è morto e io sono qui.»
«Ciò che ti è accaduto è stato orribile Sansa, io ho sempre e solo voluto aiutarti e se me lo avessi permesso lo avrei fatto.»
«Ora lo so ma all’epoca… eri pur sempre un leone.»
«Non uno di quelli cattivi.»
«No, decisamente non uno di quelli cattivi ma non riuscivo a fidarmi di te.»
«Mio nipote ce l’ha messa tutta per farsi odiare da te e da tutto il popolo non posso biasimarti per la poca fiducia.»
«Spero che tu possa perdonarmi e anche…»
«Anche?» chiese lui aiutandola ancora una volta.
«Lasciarmi libera.»
«Non abbiamo scelto noi quell’unione mia signora, per ciò che mi riguarda sei libera da ogni legame.»
Sansa gli sorrise, c’era qualcosa di così delicato e puro nonostante tutto ciò che aveva passato che per qualche istante fece dimenticare a Tyrion ciò che provava per Daenerys Targaryen ma poi il suo volto tornò nella sua mente, i suoi occhi violetti i capelli argentei.
«Sansa sono qui anche per un’altra questione a dire il vero, sai che sono il Primo Cavaliere di Daenerys e in quanto tale ci sono dei compiti che devo svolgere.»
«E io sono uno di quei compiti» rispose lei e la sua espressione mutò diventando più dura, come la pietra.
Non sarà semplice renderla amica della regina.
«Ho sempre pensato che saresti stata una regina perfetta per i Sette Regni, eri nata per esserlo se solo le cose fossero state diverse. Ad ogni modo ora Daenerys è tornata a casa e vuole riconquistare il suo trono.»
«Jon si fida di lei, tu ti fidi di lei.»
«E tu no.»
«No, non mi fido della tua regina e non mi fido dei suoi draghi e non voglio che il Nord debba piegarsi a lei la mia gente ha sofferto fin troppo per mano dei Lannister, dei Frey e dei Bolton. Il re folle fece uccidere mio nonno e mio zio, suo figlio rapì mia zia come posso fidarmi di lei?»
«Perché lei non è suo padre così come non tutti i Lannister sono leoni cattivi.»
Sansa si voltò a osservare Jon che ancora era su quella piccola montagnetta e li osservava da lontano, una strana espressione si impadronì di lei ma durò solo per qualche secondo, secondo che per Tyrion fu più che sufficiente e proprio in quell’istante mentre Daenerys raggiungeva Jon Snow capì che difficilmente Sansa Stark sarebbe diventata amica o tanto meno alleata di Daenerys Targaryen.















 

Oddio è davvero un secolo che non aggiorno!! Chiedo venia. 
Be' spero che stiate tutti bene, ho visto che le letture sono salite e questo mi fa piacere, davvero. 
Vi ringrazio e vi saluto!
Un bacio a tutti/e

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