Lo stregone e la “principessina” di New Orleans

di EmilyG66
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L’ingaggio ***
Capitolo 2: *** Voodoo alla tenuta dei La Bouff ***
Capitolo 3: *** Un brillante sotterfugio ***
Capitolo 4: *** Appuntamento per colazione ***
Capitolo 5: *** Inatteso ***
Capitolo 6: *** Un infausto pranzo ***
Capitolo 7: *** Seconda Chance ***
Capitolo 8: *** La relazione va avanti ***
Capitolo 9: *** Problemi in paradiso ***
Capitolo 10: *** Tutto come prima ***
Capitolo 11: *** Abituale cupidigia ***



Capitolo 1
*** L’ingaggio ***


New Orleans quel giorno risuonava di un centinaio di suoni, dal jazz delle strade sino alle abitazioni private, dove uomini e donne facoltosi si apprestavano ad uscire di casa e salire nelle costose auto appena messe in moto.

La città era in fermento come al solito e piena di gente che svolgeva diverse attività.

Alcuni bambini giocavano a rincorrersi sul marciapiede, le donne aprivano le imposte dei piani alti e cominciavano a rassettare la casa, molti si dirigevano a lavoro ed altri a fare compere usufruendo di una delle cinque linee tranviarie del posto.

Seduti ai bar diversi uomini leggevano il giornale mentre le loro signore conversavano scambiandosi gli ultimi pettegolezzi e le auto e i mezzi pubblici marciavano sui ciottoli delle strade poco distanti.

La cittadina era variopinta, armoniosa e con un gradevole via vai di gente di ogni ceto sociale, razza o età. In poche parole: era viva.

Il sole splendeva alto nel cielo azzurro e distribuiva i suoi luminosi raggi sulla strada trafficata spargendoli lungo le vie, sui vialetti alberati, lungo il fiume e giù fino al bayou.

La luce del sole raggiunse anche il silenzioso cimitero, ora molto meno lugubre di quanto lo sarebbe stato una volta che fossero calate le tenebre.

Le lapidi erano tutte al loro posto e le tombe inviolate. Nessuno si sarebbe mai aspettato di scorgervi qualcosa di insolito, eppure una lapide che in precedenza aveva spaventato qualche marmocchio e fatto storcere il naso ai passanti per il “cattivo gusto” avuto nel realizzarla era misteriosamente tornata ad essere una semplice pietra senza più nulla scolpito sopra se non il nome dello sfortunato.

La sgradevole faccia piena di terrore non c’era più ma il nome “Facilier” vi era ancora inciso come un monito, prima o poi sarebbe tornato in quel luogo definitivamente e la tomba l’avrebbe riaccolto.

 

Spostiamoci in una zona un po’ più briosa e svoltiamo l’angolo per entrare nel negozio a lungo trascurato del dottor Facilier.

L’aria era stantia, polvere e ragnatele ricoprivano gran parte degli oggetti presenti al suo interno e non filtrava un raggio di luce.

Era un miracolo che nessuno avesse rivendicato l’immobile dopo l’inattività durata per ben due anni.

Comunque, il nostro stregone era indaffarato per dare al proprio luogo di lavoro un aspetto migliore.

Non che disdegnasse polvere e ragnatele, le quali conferivano all’ambiente quell’aspetto mistico e ricercato, ma sarebbe stato impossibile ricevere clienti a quel modo dato che lo stesso stregone non riusciva a respirare.

Per prima cosa aveva spalancato porta e finestre rimuovendo i tappeti e le tende, dopodiché si era premunito di pulire il tavolo dove avrebbe tenuto nuovamente le sue sedute.

Successivamente aveva preso la scopa e si era dato da fare.

Era così umiliante, non aveva soldi neanche per pagare un ragazzino per pulirgli il negozio ed anche se li avesse avuti non avrebbe gradito affatto che qualcuno mettesse le mani dove non doveva.

Spazzava alla bell’e meglio tutto lo sporco oltre la porta trascurando qua e là qualche angolino.

Fisicamente l’uomo ombra non era cambiato affatto, il suo aspetto non era invecchiato, indossava sempre gli stessi abiti scuri, lo stesso cappello ed il consueto bastone. In quanto nobile da parte di madre.

Gli spiriti erano stati molto chiari con lui: sarebbe rimasto in quel mondo fintanto che avesse fornito loro anime molto spesso, altrimenti…

Facilier rabbrividì e quasi gli cadde di mano la scopa mentre ricordava com’era il mondo dall’altra parte.

No, molto meglio dove si trovava ora.

Allontanò quei pensieri e continuò diligente il proprio operato, almeno aveva ancora la sua ombra ad aiutarlo.

 

Lo stregone aveva profumato la stanza con un incenso rimasto dall’ultima seduta e adesso, mentre bruciava in un contenitore rotondo con il coperchio forato su uno scaffale, l’odore di abbandono del locale era stato soffocato da quest’ultimo.

Guardandosi in torno gli occhi viola dell’uomo si posarono sul pianoforte con evidente desiderio. Avrebbe volentieri suonato un po’ per rilassarsi in onore dei bei vecchi tempi, ma prima avrebbe dovuto accordare lo strumento.

-Ehilà! -irruppe all’improvviso una voce maschile, roca e amichevole.

Il dottore congelò sul posto.

Un cliente?

Non ricordava dove avesse già sentito quella voce ma era certo di conoscerla.

 

Non aveva messo piede fuori dall’emporio dal suo ritorno e non era affatto preoccupato per quello che avrebbe potuto pensare la gente del posto vedendolo ricomparire così dal nulla.

Sapevano fin troppo bene che era strano e misterioso, non aveva certo una buona reputazione. No, Facilier era più intimorito che il principe da strapazzo e la cameriera avessero parlato e che egli sarebbe finito presto in prigione.

-C’è nessuno in negozio? -domandò ancora una volta gentilmente la stessa voce facendosi più vicina.

-Sto arrivando. -disse lo stregone nascosto da un guazzabuglio di oggetti poco distante dall’ingresso.

Ad un gesto del capo la sua ombra smise di sistemare gli scaffali e ritornò al proprio posto sotto i piedi del bokor.

Con calma apparente egli si sbarazzò della scopa lanciandola da qualche parte, si aggiustò addosso il giacchetto stirandone le invisibili pieghe ed inclinò leggermente l’alto cappello riprendendo in mano il proprio bastone.

Fece esattamente tre passi verso la porta prima di fermarsi colto alla sprovvista.

Sulla soglia dell’umile emporio si era appena palesato forse l’uomo più ricco di tutta New Orleans.

Elijah La Bouff soprannominato “Gran Papà”.

-Eccoti qua! L’uomo ombra giusto? -domandò l’omone con un gran sorriso.

La sua figura occupava gran parte della porta e Facilier si chiese come fosse riuscito a passarvici. Il pancione prominente era nascosto da un gilet verde ed indossava un completo costoso color bianco panna.

Lo guardava con insensata benignità, gli occhi azzurri sembravano sorridere anch’essi e destabilizzarono per un momento lo stregone che tuttavia si riprese subito.

-Monsieur La Bouff che piacevole sorpresa! Enchanté, si toglie il cappello il dottor Facilier. -fece con tono affabile l’uomo ombra recitando la stessa frase in rima con cui era solito presentarsi.

Sollevò dunque il cappello per qualche secondo dopodiché, per via dei suoi voluminosi capelli sempre in disordine, lo rimise immediatamente.

L’uomo lo prese subito in simpatia.

-Oh oh! Molto bene, detto fra noi: speravo di trovarla ancora in giro. -disse Gran Papà avvicinando la mano al viso per celare le parole ad inesistenti orecchie indiscrete -Sapete, sono stato al cimitero a trovare mia moglie e ho visto la vostra lapide. Ero un po’ preoccupato a dire il vero. -ammise il ricco signore impettito portando entrambe le mani a stringere leggermente i risvolti della giacca.

Sembrò poi riflettere e piegandosi verso Facilier aggiunse dubbioso: -Non sarete mica resuscitato spero. -

Lo stregone stirò appena il falso sorriso che aveva stampato in faccia e si appoggiò al bastone. In verità era andata proprio così.

 

Dal suo comportamento il bokor dedusse che il ricco uomo non era ancora a conoscenza del fatto che proprio lui, due anni prima, avesse architettato il falso matrimonio di sua figlia e tentato di ucciderlo.

Davvero molto vantaggioso.

-Oh no, no, no. Era solo uno scherzo di pessimo gusto di alcuni vecchi amici, ero andato fuori città per un po’. -negò sollevando una mano.

Elijah espirò sollevato.

-Bene. Parliamo di affari. -continuò sfregandosi le mani. -Posso sedermi? -domandò indicando una delle due sedie intorno al tavolo.

-Vi prego. -rispose lo stregone servizievole inclinando il capo ed indicando la seduta.

Schioccò le dita e la porta si chiuse con un colpo sordo facendo sobbalzare il suo ospite.

Le luci si accesero e commentando con un “Impressionante” l’uomo in carne si sedette. Poco dopo schizzò in piedi.

-Ohi! Credo di essermi punto con qualcosa. -confermò massaggiandosi una natica con la mano destra e piegandosi per ispezionare la sedia con lo sguardo.

Facilier gli si accostò proprio quando La Bouff, scovato il colpevole, emise un versetto vittorioso mostrando lo spillo allo stregone. Questi lo esaminò per un momento dopodiché lo prese e lo ripose nel taschino interno della giacca.

-Siete un uomo molto fortunato, lo spillo che vi ha punto è di colore verde. Simboleggia il denaro ma sfortunatamente perché faccia effetto deve infilzare una bambola, non voi. -decretò con elegante ironia lo stregone facendo il giro del tavolo e sedendosi al proprio posto.

-Ah ah, beh l’imbottitura c’è sempre. -confermò divertito a sua volta Gran Papà battendosi il pancione e posando nuovamente il didietro sulla sedia.

-Cosa posso fare per l’uomo più ricco della città che ha già tutto? -chiese il bokor umilmente.

Mentre diceva ciò incrociò le lunghe gambe e poggiò un gomito sulla tovaglia gesticolando con l’altra mano.

-Dunque, io voglio che lei intrattenga i miei ospiti alla cena di domani sera. -rivelò il ricco uomo andando dritto al punto.

Facilier non se lo aspettò.

-Le dispiacerebbe ripetere? -domandò.

-Ma certo. -rispose La Bouff mettendosi più comodo.

-Desidero ingaggiarla. Vorrei che lei lavorasse per me domani sera, sempre se per lei non è un disturbo. Ho appena concluso un affare molto vantaggioso e modestamente ho sempre dato delle feste meravigliose, tutti si aspettano qualcosa di insolito e sorprendente quest’anno ma sono a corto di idee. -ammise -Ho provato di tutto: trapezisti, mangiatori di fuoco, ballerini, attori di teatro, animali addestrati ecc… - continuò a dire picchiettando un dito sul palmo della mano sinistra mentre elencava.

-Capisco… - confermò lo stregone massaggiandosi il mento e mascherando la propria soddisfazione.

Che branco di idioti e di dilettanti” pensò.

-Allora? -volle sapere Gran Papà.

Facilier decise di tenerlo un po’ sulle spine per puro gusto personale ed iniziò a recitare la parte dell’uomo pieno di impegni.

-Hm...dunque vediamo. Con così poco preavviso...dovrei spostare qualche seduta ma……sì. Sì penso proprio di potere domani. -confermò infine.

-Perfetto! -esultò l’omone.

-E...il compenso? -domandò allora il bokor molto più interessato sfregando le dita della mano destra.

Nei suoi occhi violetti c’era una lucentezza sinistra che l’altro non colse.

-Dunque, penso che un prezzo onesto sia...- Elijah interruppe la frase di proposito chinandosi per sussurrare allo stregone la cifra allo strambo orecchio.

Quest’ultimo sgranò gli occhi, la sua ombra sembrò fremere e guardando il grand’uomo scostarsi il dottore si chiese mentalmente se fosse serio.

-Solo...per “fare i miei giochetti” e predire il futuro a tutti i suoi invitati? -ripeté incredulo.

Erano parecchi dollari quelli che gli aveva promesso, lui non aveva mai posseduto una tale quantità di danaro.

Il signor La Bouff fraintese il suo tono. Forse non era abbastanza…che sciocco, certo che non era abbastanza! Il voodoo era una cosa impegnativa e magica, lui non poteva che comprarne una minima parte.

-Non bastano? Sa che le dico, lei ha perfettamente ragione. Aggiunga pure uno zero e la chiudiamo qui. D’accordo? -domandò con un sorriso pur sempre gentile.

Quel signorotto era infinitamente generoso...fin troppo generoso!

Ripresosi dalla sorpresa il dottore sorrise accattivante allungando una mano.

-Andata. Abbiamo un accordo. -confermò subito stringendo la mano di Elijah il quale si alzò molto grato per ricambiare con una vigorosa stretta.

-Allora ci vediamo domani sera, mi raccomando non faccia tardi. -lo salutò poi l’uomo incamminandosi verso l’uscita.

-No di certo. -affermò Facilier.

Lo accompagnò alla porta ma poco dopo che Gran Papà ne ebbe varcato la soglia si fermò, guardò l’insegna del negozio e si voltò nuovamente verso lo stregone incuriosito.

-Mi tolga una curiosità, perché dottore? Lei non è un vero dottore, o mi sbaglio? -domandò legittimamente.

Lo stregone sorrise ampiamente sollevando appena le spalle.

-Che posso dire, risolvo i problemi della gente... -

-Proprio come un dottore. -concluse per lui il ricco uomo sorridendo all’ironia.

Il bokor annuì.

-Esatto. Au revoir. -disse educatamente, e con un cenno rispettoso del cappello la porta si chiuse lentamente da sola.

Gran Papà lasciò il vicolo di buon umore avanzando baldanzosamente, Facilier invece si gettò su un vecchio divanetto rosso sistemano momentaneamente in un angolo della stanza e coperto sino ad allora da logore coperte.

Si massaggiò le tempie con la mano destra stanco ma soddisfatto dell’affare appena stipulato, un sorriso si fece largo sul suo viso. Entro domani avrebbe ricevuto una piccola fortuna e qualcun altro avrebbe ripulito l’emporio per lui.

Le cose cominciavano a girare per il verso giusto una volta tanto.

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Capitolo 2
*** Voodoo alla tenuta dei La Bouff ***


Facilier non avrebbe mai pensato di ritornare nella tenuta dei La Bouff o di essere il pezzo forte della festa, eppure era così.

Prima che il ricevimento iniziasse era giunto nella sontuosa dimora dei La Bouff, un’enorme casa dallo stile che allo stregone attualmente sfuggiva. Forse coloniale spagnolo o dall’architettura creola francese, non ne era sicuro e non se ne intendeva molto comunque.

Era già stato lì prima ovviamente in incognito e conosceva la strada, ciononostante si fece scortare ugualmente dai domestici solo per il gusto di essere servito.

Venne perciò condotto sul retro della villa dove si trovava un’enorme terrazza.

Un tendone viola era stato messo a sua completa disposizione in un angolo, in modo che potesse riprodurre almeno in parte la quiete di cui il bokor avrebbe poi avuto bisogno per concentrarsi e leggere i tarocchi.

L’interno era confortevole e sufficientemente grande.

Esattamente come nell’emporio c’erano tappeti a terra e drappi sul soffitto, un tavolo rotondo era stato posto al centro e due sedie furono posizionate l’una di fronte all’altra.

Una dozzina di candele erano state stipate in un angolo che, successivamente, lui stesso avrebbe posizionato sul tavolo e acceso. Proprio come aveva specificatamente richiesto inoltre un costoso incenso bruciava diffondendo nell’aria la sua essenza.

All’esterno il cortile era illuminato da centinaia di lanterne appese a dei cavi sopra quella che sarebbe poi servita come pista da ballo.

Il pavimento era così lucido che l’uomo ombra vi si poteva facilmente specchiare.

L’orchestra si trovava già al suo posto su un piccolo podio e le lunghe tavole del rinfresco erano tutte imbandite, sorvegliate accuratamente da un gruppetto di camerieri impettiti.

Facilier rise sotto i baffi nel vederli e quando fu certo di non essere osservato indirizzò alla propria ombra uno sguardo complice. La sagoma nera sembrò leggergli nel pensiero, sorrise mostrando i denti aguzzi e lo stregone la lasciò libera di vagare indisturbata durante la festa.

 

Non passò molto tempo che gli ospiti cominciarono ad arrivare e ad affollare il giardino ben tenuto e la terrazza discutendo animatamente al di sopra della musica.

Tutti erano vestiti elegantemente e nonostante Elijah La Bouff stesse già conversando con altri ricconi la principessina di papà non si vedeva ancora.

L’uomo ombra, a cui era stato appena servito champagne in un bicchiere di cristallo, lo trangugiò di gusto. Dopodiché prese posto nel tendone.

Non dovette attendere a lungo e diversi invitati si fecero subito avanti sebbene un po’ intimoriti per chiedergli di leggere il loro futuro. Nessuno l’aveva visto per oltre un anno e non era esattamente simpatico a tutti.

Con falsa cortesia comunque Facilier li accontentò uno dopo l’altro scendendo a patti con se stesso e ripromettendosi che, esclusivamente per quell’occasione, non avrebbe tirato loro tiri mancini.

Il cielo era divenuto appena più scuro e le stelle brillavano luminose in quella piacevole seppur movimentata serata estiva.

Nel momento in cui il tendone si aprì “da solo” per lasciar uscire uno dei tanti ospiti e lo stregone rimescolava il mazzo di carte un urlo isterico si poté udire da chilometri.

A Facilier quasi caddero i tarocchi dalle abili mani, così colto alla sprovvista si alzò dalla sedia e una volta all’entrata del tendone si sporse leggermente in fuori per cercare di identificare a chi appartenesse quella voce. La sua ombra lo imitò.

Gli occorse solo una fugace occhiata per cogliere il movimento di un abito rigorosamente rosa e capì. Ridacchiò.

-È arrivata la principessina di papà. -dichiarò all’ombra passando il mazzo da una mano all’altra come se fosse sospeso in aria.

 

-Oh Gran Papà, Gran Papà! L’hai fatto davvero! -diceva super eccitata osservando il tendone e saltellando sul posto.

Charlotte La Bouff indossava un abito morbido che le cadeva lungo i fianchi sino al ginocchio, ovviamente di colore rosa, aveva uno scollo a cuore e benché la schiena rimanesse nuda uno scialle quasi trasparente e di un rosa molto delicato le copriva le spalle.

I capelli corti non erano stati acconciati, gli occhi azzurri erano accentuati dal trucco dello stesso colore posto sulle palpebre e solo gli orecchini di perle impreziosivano la sua esile, tuttavia armoniosa, figura.

Ai piedi infine calzava un paio di scarpe col tacco che picchiettavano fastidiosamente sul pavimento.

 

Erano settimane che pregava suo padre di ingaggiare una cartomante o qualcosa del genere per farsi leggere il futuro e finalmente l’aveva accontentata, com’era solito fare in ogni occasione del resto.

Lo adorava!

La ragazza abbracciò con enfasi il genitore prima di stampargli un bacio sulla guancia e sporcarlo di rossetto.

Rapidamente raggiunse il tendone e vi si fiondò dentro. Fortunatamente non c’erano altri ad aspettare il loro turno, altrimenti li avrebbe travolti.

Non degnò il cartomante neanche di uno sguardo indaffarata com’era nel chiudere fugacemente le tende.

-Tocca a me! Voglio sapere tutto riguardo al mio futuro principe! -dichiarò voltandosi finalmente verso lo stregone.

Non rimase colpita più di tanto dal suo aspetto, era troppo concentrata su se stessa per fare o meno apprezzamenti.

Lui sembrava effettivamente oscuro, forse affascinante, ed il colore della pelle non fece alcuna differenza per la giovane ragazza che però notò subito dei difetti nell’uomo.

-Mademoiselle La Bouff, sono onorato di poterla accontentare. -confermò quest’ultimo con voce profonda.

Si alzò dunque in piedi velocemente e agilmente aggirando poi la sedia dall’alto schienale.

Charlotte colse all’istante che nel suo movimento c’era un non so che di flessuoso…probabilmente dato dalle lunghe gambe.

Come se fosse completamente a proprio agio l’uomo le si fece incontro e una volta che le fu molto vicino la signorina La Bouff si accorse di quanto effettivamente fosse alto osservandolo con lieve ed ingiustificato timore.

-Posso? -domandò gentilmente il dottore chinandosi appena ed offrendole la mano per ricevere in cambio la sua da baciare.

La giovane fu deliziata dalla cavalleria e dalla classe di quest’ultimo.

-Certamente. -rispose civettuola allungando la pallida e delicata mano per posarla sulla sua.

Facilier la baciò.

Sapeva bene come prendersi gioco delle persone e in special modo sapeva come raggirare lei.

L’aveva osservata per i suoi scopi, la conosceva, non era esattamente il tipo di donna che quando entra in una stanza fa di tutto per passare inosservata. Esattamente l’opposto, non importa in quali circostanze.

-Da questa parte. -disse lo stregone accompagnandola verso il tavolo.

Le scostò la sedia ed una volta che si fu seduta la riavvicinò.

Sedendosi a propria volta di fronte all’ospite l’uomo notò i segni della sua impazienza e decise di giocare un po’.

Mescolò il mazzo dalle settantotto carte in modi incredibili davanti a lei come se fosse un tutt’uno con esso senza sbagliare, era perfettamente concentrato e persino rilassato.

-Wau! -esclamò Charlotte meravigliata da tanta maestria.

Il dottore si beò dell’attenzione rivoltagli e degli sguardi rapiti, e quando pensò che potesse bastare per il proprio ego le porse il mazzo aprendolo come un ventaglio.

-Prendetene tre… -le sussurrò con tono ammaliatore.

La ragazza diligentemente obbedì e afferrò all’istante le carte.

Facilier fece sparire il mazzo chissà come e chissà dove, si riappropriò delle tre carte scelte sfiorando le mani della miss e le posò sul tavolo rivolte a faccia in giù.

-Queste carte rappresentano il passato, il presente ed il futuro. -spiegò ancora una volta quella sera lo stregone indicando i tarocchi partendo da sinistra.

Saltellando sul posto euforica la giovane tentò di prendere l’ultima carta ma la mano dell’uomo, posatavi prontamente sopra, le impedì di girarla subito.

-Ah ha principessina. -le fece lui scuotendo l’indice dell’altra mano come a volerla rimproverare -Per conoscere il proprio futuro...bisogna prima partire dall’inizio. -ammise con tono ancora più profondo di prima abbandonandole la mano.

Il modo in cui la guardò...così enigmatico inviò un fremito lungo la schiena di Charlotte che non seppe spiegare, dunque ritirò il braccio.

Le candele accese ai bordi del tavolo illuminavano splendidamente quel volto e quegli occhi straordinariamente viola in maniera sinistra, l’incenso nell’aria era soffocante ma non spiacevole.

Con un movimento lento del polso Facilier voltò la prima carta e l’attenzione della ragazza divenuta ad un tratto nervosa si posò sul disegno impressovi sopra.

 

Molti dei suoi clienti preferivano che il loro passato non venisse mai a galla, lo stregone non era d'accordo. Ne comprendeva lo stato d’animo: neanche lui avrebbe voluto guardarsi indietro, tuttavia non provava alcun rimorso nell’ispezionare minuziosamente le loro vite.

Non avrebbe di certo rinunciato ad un simile potere, conoscere i punti deboli del prossimo e sfruttarli per soggiogarli era la cosa che sapeva fare meglio.

 

Detto ciò, l’uomo ombra osservò la carta che raffigurava una piccola principessa sorridente molto simile a Lottie quand’era bambina e tutto gli fu immediatamente chiaro, come se avesse sempre saputo.

Sotto lo sguardo attento della miss iniziò a decifrarne per filo e per segno la vita.

-Siete cresciuta con tutto ciò che una persona possa mai desiderare di avere: Una bella casa, -disse muovendo la mano sulla carta che raffigurò per l'appunto la sua villa -un padre attento, buono e generoso, -continuò a dire passando nuovamente la mano sulla figura che si trasformò in un re grassoccio -ma sopratutto… -

Lasciò la frase volutamente in sospeso fermandosi scenicamente, dopodiché roteò la carta ed una nuova immagine comparì.

-...una madre amorevole. -concluse con dolcezza Facilier certo di aver toccato il nervo giusto per ottenere la fiducia della principessina di papà.

Di fatti la giovane dinnanzi a lui smise di respirare per un breve attimo, l’espressione entusiasta era scemata e le labbra rosee le si schiusero.

Con lentezza e delicatezza prese la carta fra le mani incerta se potesse osare o meno toccarla, lo stregone non glielo impedì attento com’era ad ogni suo movimento.

L’immagine sulla carta raffigurava dettagliatamente una donna, ed era identica a come Lottie se la ricordava: i capelli erano morbidi boccoli biondi che le ricadevano un po’ più giù delle spalle, gli occhi splendidi e color azzurro cielo come i suoi, il volto appariva tondo ed il corpo dalla pelle chiara più adulto e maturo di quello della ragazza.

La giovane La Bouff ricordava inoltre che sua madre fosse sempre leggermente truccata e profumata.

Non aveva idea di come l’uomo facesse a saperlo, era strabiliante.

 

Il dottore attese un momento, poi parlò.

-Era molto bella. -disse semplicemente.

Lottie sorrise rattristata, una lacrima le scivolò lungo la guancia ed emozionata l’asciugò con l’indice.

-Oh sì, sì lo era. -confermò accennando ad un singhiozzo e restituendo la carta al bokor.

-Ma se n’è andata. -continuò a dire quest’ultimo posando la carta nuovamente sul tavolo con solennità.

Vagò con le dita alla carta successiva e girò quella di centro.

Il matto.

Rappresentava l’entusiasmo e ciò fece sghignazzare Facilier, non lo disse però alla ragazza di nuovo tranquilla.

Ancora una volta cambiò il disegno con un gesto della mano e riprese il racconto mostrando le relative figure.

-Hai sempre ottenuto tutto ciò che credevi di volere: giocattoli, vestiti, animali da compagnia...ma non ti è bastato. Tua madre ha lasciato un vuoto dentro di te. -confermò risoluto.

La miss lo guardò colpita con gli occhi ben aperti impressionata da come riuscisse a leggerla così bene, neanche suo padre ci era mai riuscito. Per la prima volta si sentì denudare l’anima.

Lo stregone guardò poi la carta che in quel momento raffigurava un cuore in una corona.

-Ed ora sei alla disperata ricerca dell’unica cosa che potrebbe colmare quel vuoto: l’amore di un principe. Ma non parliamo di un amore qualsiasi...-fece scuotendo la mano come se fosse improponibile e oltraggioso -...ma del Vero amore. -concluse con infima dolcezza.

La giovane sembrò rinascere non appena l’uomo pronunciò queste parole e nuovamente piena di speranza lo vide adagiare la mano sull’ultima carta.

Un fremito la percosse. Era un buon segno no?

Il dottore si prese un momento per osservarla, avrebbe sgretolato i suoi sogni o sarebbe stato proprio lui finalmente ad accontentarla una volta per tutte?

Gli sarebbe quasi dispiaciuto vedere quel bel faccino da bambina inondato di lacrime...quasi.

Sarebbe stato davvero comico tuttavia vederla perdere le staffe da quale brava reale viziata che era e fare i capricci istericamente. Sarebbe stato uno spettacolo sì, pensò cinicamente.

Ad ogni modo Facilier prese la carta senza voltarla.

-Hai tentato così tante volte di ottenere il tuo meritato “E vissero per sempre felici e contenti”...scopriamo insieme se è bastato… -la invitò con complicità lo stregone.

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Capitolo 3
*** Un brillante sotterfugio ***


L’atmosfera si fece inaspettatamente tesa, molto lentamente l’uomo voltò la carta e Lottie trattenne il fiato.

L’eremita.

Descriveva il tempo da sei mesi a due o tre anni.

La ragazza guardò con cipiglio la carta, non era esattamente quello che si aspettava.

Quel vecchio barbuto con il bastone non le ispirava fortuna in amore.

Facilier non sembrò sorpreso e senza scomporsi girò la carta dall’altro lato. Dove prima c’era il dorso della carta identico per tutti i tarocchi in suo possesso ora spiccava la figura degli “Amanti”.

La personificazione della forza dell’amore.

Personalizzata appositamente per la miss La Bouff la carta appariva ai loro occhi come una coppia di sposi nel giorno delle loro nozze, con un un angioletto munito di arco e freccia sopra le loro teste ed un re grassoccio accanto ai due.

-Gli amanti. -decretò lo stregone sollevando la carta per accentuare il fatto che effettivamente fosse uscito uno dei tarocchi che la principessina di papà si sarebbe aspettata di vedere nell’imminente futuro.

-Sì! Sì! Sì! -esclamò entusiasta la giovane sollevando entrambe le braccia e facendo così ridacchiare l’uomo ombra per la sua ingenuità.

Prima che Facilier potesse riporre la carta nel mazzo Lottie gliela strappò dalle mani guardandola avidamente e stringendosela al petto con enfasi come una bambina avrebbe fatto con il proprio tesoro.

Lo stregone rimase sbigottito per un attimo dal suo comportamento e la osservò comicamente più che perplesso sollevando un sopracciglio.

-Che cosa significa? Dimmelo! -domandò elettrizzata puntando gli occhi azzurri sul bokor.

L’uomo ombra riacquistò una parvenza dell’atteggiamento distinto e dignitoso che aveva tenuto sinora e parlò.

-Significa, principessa, che sei destinata a sposarti entro tre anni. -concluse accostandosi a lei mentre parlava e con gli occhi viola fissi nei suoi le sfilava lentamente la carta dalle grinfie smaltate di rosa senza che lei se ne accorgesse.

Quando quelle parole la raggiunsero la donna sorrise se possibile ancora di più e liberò uno strillo molto acuto infastidendo sia Facilier che la sua ombra la quale si portò le mani alle orecchie.

-Lo sapevo! Lo sapevo! Ah ha! Sono così felice! Sposerò il mio principe! -esclamava a voce alta dimenandosi sulla sedia con lo sguardo perso rivolto verso il soffitto.

Lo stregone scosse la testa e non visto digrignò i denti alzandosi in piedi per disfarsi di qualche candela consumata.

Quella donna era davvero rumorosa ed insopportabile!

-Oh non è meraviglioso il matrimonio? -chiese allora sognante miss La Bouff.

-Non saprei. -rispose sincero l’uomo ombra tornando a sedere per mescolare nuovamente i tarocchi.

Non si era mai sposato ne posto il problema di farlo, e non è che potesse esattamente entrate in chiesa e unirsi ad una donna con il rito Cristiano.

Era un stregone voodoo, votato sin dal principio alle forze del male. Lui ed un solo Dio non sarebbero mai andati d’accordo, inoltre doveva ancora trovare il modo di liberarsi dal patto stipulato con gli spiriti Loa ora che ci rifletteva.

Mentre la sua mente vagava alla ricerca un espediente per risolvere il suo problema la principessina di papà non sembrava rendersi minimamente conto, o forse non le importava, che la seduta fosse finita e che avrebbe dovuto sloggiare.

Continuò dunque a vaneggiare indisturbata.

-Com’è romantico il matrimonio,…cedere il proprio cuore e l’anima alla persona che si ama e che si amerà per sempre…- fece sdolcinatamente la giovane con un sospiro avvolgendosi le braccia attorno al suo stesso corpo.

L’uomo ombra a stento l’ascoltava tuttavia a quelle esatte parole tese le orecchie e si immobilizzò fermando del tutto il movimento delle proprie mani, sul suo viso fu ben visibile lo stupore.

La rivelazione lo colpì come un getto d’acqua fredda ed improvvisamente ebbe un’illuminazione.

-L’anima dite… -rifletté con un sorrisetto malvagio e malcelato.

Certo...il matrimonio.

Non era altro che un contratto sacro e inviolabile, uno scambio legittimo di anime. Se lui avesse ceduto la propria anima oscura spontaneamente ad una donna questa ne sarebbe stata la proprietaria finché morte non li avrebbe separi.

L’accordo, o meglio il maledetto ricatto, a cui l’avevano legato non avrebbe avuto più alcun valore.

Aveva trovato una scappatoia.

Facilier era entusiasta dell’idea appena partorita dalla sua mente geniale e calcolatrice, e per questo doveva ringraziare quell’ingenua ragazza che si era rivelata inaspettatamente non del tutto inutile.

 

Lo stregone la osservò attentamente.

Era indubbiamente una bella donna, immersa nel suo piccolo mondo pieno di unicorni, principesse e arcobaleni, non sembrava particolarmente intelligente ma era ricca e aveva un caratterino…

L’uomo ombra era sicuro che lui, al contrario di molti come lo stesso Elijah La Bouff, sarebbe riuscito a domarla se solo avesse voluto e fu così che cominciò a formulare l’idea malsana di provare a conquistare il cuore della principessina di Gran Papà.

In fondo aveva tutto quello che ad un uomo, e a Facilier, avrebbe potuto interessare: un bel corpo e tanto danaro. Dunque perché no?

Avrebbe potuto cavarsela rapidamente con una fattura d’amore se non fosse per un piccolo inconveniente: un incantesimo di questo genere non avrebbe mai funzionato su di lui.

Avrebbe avuto effetto solo se la persona coinvolta era amata davvero poiché l’anima sarebbe stata per sempre ed irrimediabilmente connessa alla sua.

Lo stregone non l’amava, dunque avrebbe dovuto fare alla vecchia maniera sfoderando tutto lo charme che possedeva per conquistare miss La Bouff e giocare bene le proprie carte, e non parlava certo del suo mazzo di tarocchi.

Avrebbe dovuto...corteggiarla e lei non avrebbe accettato niente di meno che un principe come pretendente, per sua fortuna l’uomo ombra per metà lo era. Le sarebbe bastato?

 

Lottie nel frattempo non si era resa conto di nulla e come risvegliatasi si alzò velocemente dalla sedia.

-Devo dirlo a Gran Papà! -esclamò facendo per uscire dal tendone.

-Aspettate! -le disse all’improvviso Facilier con urgenza sorprendendo perfino se stesso.

La ragazza si voltò verso di lui curiosamente e lo stregone tornò composto avanzando verso di lei.

Una volta che le fu di fronte le sfoderò un sorriso affabile e le prese la mano.

-Non concedereste a questo principe del voodoo ancora un po’ di tempo in vostra compagnia? -domandò scegliendo di usare accuratamente il proprio titolo nobiliare.

Non era riconosciuto come tale nella società e l’uomo non possedeva il becco di un quattrino ma era pur sempre un nobile per quanto miserabile.

Come sospettava miss La Bouff spalancò gli occhi azzurri e schiuse la piccola e graziosa boccuccia.

-Voi...voi siete un principe? -domandò sorpresa e improvvisamente interessata.

Il cuore prese a batterle ad un ritmo decisamente più incalzante.

-Precisamente, da parte di mamma -spiegò tirando fuori la testa rimpicciolita della suddetta con una coroncina in testa -che era una famosa strega voodoo nonché regina. E questo fa di me un -

-Principe… -concluse per lui la principessina di papà attratta sbattendo le ciglia.

Inconsciamente si morse il labbro inferiore mostrando i denti bianchissimi e perfettamente regolari.

Facilier capì subito di aver fatto centro e di aver attirato la sua attenzione, ne fu compiaciuto.

La sua ombra si sfregò le mani silenziosamente e ghignò.

 

La giovane cominciò immediatamente a creare castelli di carte nella propria testolina bionda. Ora che ci pensava bene prima non aveva notato quanto fosse attraente in realtà lo stregone.

La pelle scura, gli occhi viola e magnetici, quel corpo longilineo e snello, il baffetto così sottile da sembrare quasi inesistente...e le grandi labbra morbide apparivano quasi irresistibili adesso.

I suoi difetti non sembrarono più tanto evidenti agli occhi della piccola, ingenua e facilmente suggestionabile Lottie. Persino gli zigomi spigolosi e pronunciati erano appropriati per il volto allungato che stava guardando.

In sostanza l’uomo ombra possedeva una bellezza ricercata...In più era un principe!

Sarebbe stata più che compiaciuta con le sue amiche-conoscenti se fosse riuscita a conquistare un raro principe del voodoo, e questa era un’occasione irripetibile.

 

Facilier attese pazientemente una risposta e in breve tempo fu accontentato.

L’espressione di Charlotte mutò in una più sofisticata, abbassò leggermente le palpebre e con tono insolitamente calmo e basso parlò.

-Vi va di ballare? -domandò semplicemente incantevole.

 

La pista da ballo era ghermita di persone, pessimi ballerini secondo la modesta opinione del nostro stregone.

La musica era incalzante ma tutti si muovevano scoordinatamente, come se avessero qualcosa nelle mutande.

L’uomo ombra doveva assolutamente far vedere loro come ci si muoveva su un palcoscenico. Così non chiese gentilmente di poter ballare con la signorina La Bouff ne lei lo trascinò a farlo, al contrario Facilier serpeggiò fin da subito le sue lunghe dita attorno alla figura della ragazza e la condusse in pista.

Fu spettacolare.

Le sue movenze erano così ipnotiche che solo da queste si riusciva a captare l’indiscusso carisma del proprietario.

Abilissimo in diversi brani che non fossero Cajun o Zydeco lo stregone condusse miss La Bouff allo sfinimento facendola divertire moltissimo dalla musica jazz, ad un lento e per finire con un tango.

I passi dell’uomo ombra erano inimitabili, a tratti rigidi come i suoi arti piegati e successivamente incredibilmente fluidi, tanto da sembrare che in realtà di ossa non ne avesse.

La principessina di papà, non c’era bisogno di dirlo, era strabiliata da questo, stregata dal suo modo di muoversi e persino gli altri invitati avevano smesso di ballare per osservare il bokor esibirsi.

Applausi scroscianti si levarono dal pubblico improvvisato alla fine del debutto e fecero si che Facilier con un cenno del cappello se ne saziasse avaramente.

Non c’era niente di meglio al mondo dell’adulazione.

 

Per Lottie invece il momento migliore della serata fu decisamente quando lo stregone la plagiò perché eseguisse con lui quel ballo assai “peccaminoso” chiamato tango.

La ragazza non l’aveva mai sperimentato danzando sempre sulle note di Valzer o musica Jazz.

Ciononostante era molto interessata, e a dir poco infiammata all’idea a dire il vero, di provare un ballo così impudico che incarnasse senz’ombra di dubbio la passione e il desiderio fisico in una certa misura.

 

Le mani dell’uomo ombra furono su tutto il corpo della giovane miss, tenendola stretta contro il proprio petto tanto a lungo che la principessina ebbe modo di percepire sotto i palmo della mano il calore ed il battito accelerato del cuore del bokor.

Facilier sapeva esattamente come prenderla, quando rilasciarla e farla girare. Lottie si limitava a seguirlo senza distogliere gli occhi dai suoi o ad improvvisare tentando di essere più naturale e al tempo stesso più seducente possibile per competere con lui.

Niente avrebbe potuto cancellare il sorriso compiaciuto e seduttivo del dottore in quel momento.

In un attimo furono al centro dell’attenzione di tutti.

Gran Papà lodò le doti della figlia e quando il ballo si concluse applaudì animatamente e bonariamente.

La ragazza dal canto suo non avrebbe mai potuto dimenticare la passione dello stregone.

L’odore dell’incenso impresso su di lui, i caldi respiri sul proprio collo ormai mescolati ai suoi e che le regalarono piacevolissimi brividi. Le mani sulla vita e lungo la schiena, la leggera pressione che l’uomo ombra vi fece con i polpastrelli per invitarla a reclinarsi all’indietro……tutte queste sensazioni bruciavano all’interno del petto di Charlotte La Bouff come se la sua stessa anima stesse andando a fuoco.

Forse aveva appena danzato con un demone e commesso peccato.

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Capitolo 4
*** Appuntamento per colazione ***


Le scarpette di Lottie le facevano male per quanto aveva ballato, perciò lei e Facilier si allontanarono dalla pista e si misero in disparte.

Lo stregone procurò una sedia alla donzella su cui lei potesse sedersi controllando nel frattempo con lo sguardo dove fosse finita la sua malefica ombra.

La trovò al tavolo del buffet intenta a spintonare una donna che, voltandosi, rifilò un ceffone all’ometto stempiato e di bassa statura alle sue spalle.

Facilier non se curò particolarmente e scosse la testa riportando nuovamente l’attenzione sull’oggetto di maggior pregio ed interesse per lui quella sera: la principessina di papà.

Non poté scambiare con lei qualsivoglia parola però perché il padre si stava avvicinando disgustosamente allegro come sempre.

-Dottor Facilier! Siete stato eccezionale, non sapevo che sapeste ballare così bene. Chi l’avrebbe detto. -lo elogiò Elijah portandosi le mani ai fianchi con fare contento una volta che fu loro davanti.

-Ho le mie buone qualità. -rispose onesto lo stregone.

-Non siate così modesto. -fece Gran Papà ingenuamente -Tutti non fanno altro che parlare di voi e delle vostre stregonerie. Ogni persona qui presente si è complimentata con me per il modo in cui avete letto il loro futuro. -ammise.

-Dovere. -rispose semplicemente il bokor.

Il ricco signore ricoprì allora la figlia di complimenti e piccole accortezze che quasi fecero venire il voltastomaco all’uomo ombra per il modo in cui vennero espresse. Tollerava in minima parte quell’attaccamento familiare e non vedeva la necessità di tutto questo affetto.

Educatamente non lo diede a vedere.

Elijah La Bouff si rivolse poi nuovamente al dottore.

-Ah, stavo quasi per dimenticarmene. Trevor! -chiamò.

Svelto un esile servitore dai capelli radi e dai vistosi baffoni marroni si palesò al fianco dell’uomo più in carne reggendo un ingombrante valigetta di pelle.

Gran Papà lo ringraziò, prese la valigia e la porse a Facilier.

-Qui dentro c’è il vostro compenso, come pattuito. Siete stato formidabile, sentitevi pure libero di continuare a godervi la festa. -affermò facendo per stringere la mano dello stregone.

L’uomo ombra passò la valigetta nella mano sinistra e con l’altra scosse quella del signor La Bouff.

-È un piacere fare affari con lei. -confermò sorridendo e accentuando il suo diastema.

Lottie sembrò ricordare all’improvviso qualcosa di importante. Agitandosi sulla sedia impaziente reclamò l’attenzione del genitore nominando più volte il suo nome e quando l’ebbe ottenuta avvicinò brutalmente verso di lei il padre afferrandolo per la giacca.

La ragazza sussurrò all’orecchio del ricco uomo e Facilier ne approfittò per richiamare a se la propria ombra e aprirle appena la valigia perché vi ci s’infilasse a controllare che contenesse in effetti il denaro promesso. La prudenza non era mai troppa.

Il suo fedele compagno uscì svelto dalla valigia quasi subito e la richiuse mostrando un pollice in alto e un ampio sorriso allo stregone molto tranquillo.

-D’accordo allora, se è quello che desideri. -finì per dire Elijah La Bouff allontanandosi quel poco che bastava dalla figlia perché abbandonasse la presa sul suo completo.

Si schiarì la voce mentre la principessina di papà accavallava le gambe tentando di dissimulare la propria eccitazione.

-Mia figlia si stava domando, se non ha altri impegni, se domani mattina fosse interessato a -

-A fare colazione con noi! -lo interruppe la ragazza come suo solito.

Avrebbe fatto qualsiasi cosa per il vero amore, non si sarebbe arresa finché non l’avrebbe trovato ed ora che si presentava l’occasione non si sarebbe certo lasciata sfuggire un uomo del genere. Anche perché, secondo lei, stava invecchiando.

L’uomo ombra fu colto di sorpresa all’insolita richiesta ma non dovette riflettere molto sulla risposta da dare.

Quando si dice la fortuna…

Questo giocava esattamente a suo favore se voleva conquistare il cuore della miss, non poteva certo rifiutarsi.

Rivolse dunque un sorriso affabile alla giovane e parlò.

-Se la principessina non farà troppo tardi stasera… -insinuò maliziosamente -domani sarebbe perfetto. -concluse.

Charlotte contenne appena l’entusiasmo e i gli occhi le scintillarono di felicità.

-Perfetto. -disse suo padre. -Di solito facciamo colazione al-

-Al Duke’s cafe. -lo interruppe nuovamente la figlia.

Indispettito Elijah la Bouff lanciò alla ragazza uno sguardo di muto rimprovero ma non la sgridò.

Lo stregone annuì per confermare che aveva capito. Egocentrico com’era gli sarebbe senz’altro piaciuto vedere miss La Bouff disperarsi e perdere la testa per lui, anche se dubitava fortemente che questo sarebbe mai potuto accadere.

Una volta stabilito l’orario Gran Papà riprese la parola.

-Purtroppo io non potrò esserci domattina, ho degli affari urgenti da sbrigare. Lo capisci vero zuccherino? -si scusò rivolgendosi poi alla sua principessina.

Lei non se la prese.

-Certo papone. -rispose semplicemente ricevendo un bacio sulla fronte dall’amato genitore.

Ora che era tutto sistemato il ricco uomo tornò a dedicarsi agli invitati lasciando da soli Lottie e Facilier.

Quest’ultimo non vedeva l’ora di tornare a casa per spendere l’indomani una parte dei soldi guadagnati, così con tale pensiero in testa si decise a salutare la sua gallinella dalle uova d’oro.

-Bene, si sta facendo tardi. È ora che vada. -affermò.

-Di già? -domandò infelice la ragazza.

Il dottore emise un verso d’assenso e allungò la mano destra prendendo quella della miss per baciarla.

-Temo di sì, buonanotte principessa. -le augurò dopo averle baciato il dorso della piccola e delicata mano. -Ci vediamo domattina. -le sussurrò poi all’orecchio.

Lottie fu colta dai brividi da capo a piedi e si sentì arrossire, l’uomo ombra si allontanò nella notte e scomparve alla vista.

 

Poco dopo, giunto finalmente all’emporio, Facilier vi entrò e chiuse la porta alle proprie spalle.

Posò la valigetta in un luogo sicuro ed il suo corpo venne scosso da tremolii. Dapprima silenziosamente, poi sempre più convulsamente finché lo stregone esplose in una fragorosa risata mal trattenuta che risuonò all’interno del negozio buio.

Anche la sua ombra fece altrettanto svolazzando di qua e di là lungo le pareti.

Il bokor dovette sedersi sul divano dal dolore allo stomaco che suscitò il troppo ridere.

Non si era mai divertito tanto, che branco di sciocchi! Tutti loro! pensò distendendosi una volta che il proprio corpo fu nuovamente sotto controllo.

I La Bouff erano talmente benevoli e creduloni da non rendersi conto che li avrebbe semplicemente sfruttati.

E la principessina sopratutto si stava gettando a capofitto nella sua rete senza che lui facesse il minimo sforzo.

Lo trovò esilarante per quanto patetico, questo gli fece credere che sarebbe stato estremante facile conquistarla.

 

Il mattino dopo di buon ora Facilier aveva stretto un accordo con una donna per ripulirgli il negozio nel pomeriggio e sotto la sua attenta supervisione. Si era poi incamminato verso il bar indossando il miglior completo che aveva, identico come da copione a tutti gli altri che possedeva.

Fortunatamente la principessina di papà aveva scelto un luogo non troppo chic ne costoso per i suoi standard.

Che sia chiaro: non gli sarebbe dispiaciuto affatto mangiare in un ristorante di lusso, si sarebbe adattato senz’altro subito al posto dando l’impressione di poterselo permettere senza trovarsi minimamente a disagio. L’incomodo sarebbe stato per lui non poterci più tornare.

Assaggiare quella fetta di nobiltà che non poteva reclamare per se stesso lo avrebbe portato ad un nuovo livello di follia ed ossessione, e lui lo sapeva.

 

Una volta di fronte al bar di Duke il bokor si accorse che la giovane miss era già arrivata e con largo anticipo per giunta. Insieme alla sua auto e all’autista privato lo attendeva sventolando una mano per farsi riconoscere.

Non che ce ne fosse bisogno, era l’unica nel raggio di chilometri ad indossare un abito rosa-rosa e che si agitava strepitando per strada incurante dei passanti.

Lo stregone si rivolse alle forze più oscure che conosceva perché gli concedessero la forza di continuare con il suo piano e salutò la signorina La Bouff con un cenno della mano ed un falso sorriso.

 

Da quando furono seduti uno di fronte all’altra in un angolino del bar la giovane non smise neppure per un istante di parlare.

L’uomo ombra non riuscì a starle dietro, di prima mattina ciò risultò impossibile e sentì chiaramente il principio di un pressante mal di testa in arrivo mentre beveva il caffè.

Riuscì a consolarsi solo sbirciando di tanto in tanto nella scollatura della donna non del tutto disinteressato e senza farsi notare ovviamente.

Solo il cameriere e la colazione di Lottie, costituita da tè e pasticcini, furono in grado di zittirla momentaneamente.

Quando la ragazza si rese conto che Facilier non aveva aperto bocca se non per risponderle o confermare le sue parole ne fu mortificata.

-Oh perdonatemi, ho straparlato non è vero? -chiese sinceramente dispiaciuta portandosi una mano al viso.

Lo stregone fu quasi sorpreso che se ne fosse accorta.

-Solo un tantino. -confermò usando il pollice e il lungo indice come metro di paragone.

Vedendo il faccino da bambina della miss rattristarsi e distogliere lo sguardo accarezzandosi il braccio destro l’uomo ombra si sentì in dovere di aggiungere: -Ma non importa, adoro starvi ad ascoltare. -

Bugia.

La principessina apprezzò molto il modo in cui le rispose e nuovamente sorridente lasciò scivolare il suo boa di piume rosa sullo schienale della sedia.

-Parlatemi un po’ di voi. -lo invitò con un tono decisamente più sopportabile ora posando i gomiti sul tavolo e il capo elegantemente sulle dita.

Gli occhi azzurri sembravano decisamente interessati così il dottore l’accontentò.

Non rivelò molto su di sé ma trovò finalmente piacevole parlare con Charlotte e ciò fu strano persino per lui.

Non c’erano molti argomenti su cui dialogare in realtà se non del voodoo nella vita del bokor, tuttavia egli stesso non voleva indugiare sui particolari riti che eseguiva ogni mattina o raccontare come mai la testa di sua madre fosse tanto piccola.

No, decisamente il processo per ottenere una tsantsa non era un buon argomento di conversazione per un primo appuntamento, se così poteva essere definito. Sopratutto NON durante un pasto.

...

-E che cosa dicono le carte riguardo voi? -chiese ad un tratto la ragazza con curiosità dopo qualche ora.

Il cameriere aveva già portato via tazze e piattini e lei aveva rigorosamente insistito per pagare il conto umiliando, non intenzionalmente, un po’ Facilier.

Lui trovò la domanda assai intelligente e cominciò a rivalutare in parte l’opinione iniziale che aveva avuto sulla miss.

-Volete sapere chi c’è nel mio futuro? -rispose a sua volta con malizia facendole mordere con nervosismo le labbra per essere stata colta sul fatto.

-Vi confesso che non ne ho idea. È da parecchio tempo che non leggo i tarocchi per me solo. -dichiarò sincero il bokor.

-Fatelo ora vi prego! Potete farlo? -lo pregò vivacemente la giovane accostandosi troppo con il viso al suo e facendo di conseguenza arretrare lo stregone sino allo schienale.

L’uomo ombra si guardò intorno.

Non era il luogo più adatto per una seduta. Avrebbe avuto bisogno dell’atmosfera giusta e di silenzio.

Gli odori del cibo, le chiacchiere dei clienti, lo sferragliare degli oggetti da cucina, gli ordini impartiti dal cuoco ai camerieri e il jazz che risuonava dalla strada lo avrebbero irrimediabilmente deconcentrato e avrebbe potuto sbagliare la lettura.

Forse però per quegli occhioni azzurri da cerbiatta che ancora lo fissavano poteva fare un tentativo.

-Va bene. -decretò infine il dottore per la gioia di Lottie che ritornò educatamente al proprio posto.

Egli dunque tirò fuori dal taschino della giacca il fidatissimo mazzo di tarocchi e si concentrò.

La sua energia doveva scorrere nel mazzo ancora una volta ed il proprio stato d’animo doveva essere calmo, ignorò tutti i suoni mescolando e scelse le tre carte con attenzione.

Le posò sul tavolino ed andò con fare sicuro ad afferrare la carta che gli avrebbe rivelato il futuro.

La ragazza di fronte a lui lo notò e fu lei stavolta a fermarlo avida di sapere di più sul tenebroso e carismatico Facilier.

-Ah ha! Ve ne siete dimenticato? Dovete partire da qui. -gli ricordò posando la mano sulla sua e successivamente l’indice smaltato sulla carta.

Lo stregone sperava di risparmiarselo e invece…

-Come volete. -acconsentì con un sorrisetto.

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Capitolo 5
*** Inatteso ***


Il bokor passò le mani sulle tre carte e queste scomparvero, dopodiché tirò fuori nuovamente il mazzo ed una per una pescò sette carte.

Le dispose sulla superficie di legno secondo un ordine preciso: antiorario e a formare una stella.

Non appena l’ultima carta fu posta al centro della figura miss La Bouff espresse la propria confusione.

-Aspettate, questo non è l’ordine in cui le avete messe ieri sera. -

-Ci sono diverse disposizioni per leggere i tarocchi. -rispose semplicemente l’uomo ombra ormai esperto aspettandosi quell’osservazione.

Per non rivelare il suo passato quella era senz’altro la disposizione migliore e con disinvoltura cominciò a girare le carte.

Prima fra tutte uscì il Bagatto, decisamente simile a lui.

Rappresentava un mago con una bacchetta nella mano, nel suo caso uno scettro, mentre l’altra era posata su un tavolo intenta a leggere i tarocchi.

Significava che Facilier avrebbe avuto un incontro importante o amoroso ed ottenuto ciò che voleva.

Beh buono a sapersi, fin qui tutto bene.” si disse girando la carta successiva e spiegandone di volta in volta il significato.

Il carro.

Indicava una persona sicura di sé.

Il Diavolo ma capovolto.

Lo stregone sorrise, se fosse uscito dritto sarebbero stati guai. Indicava che lui possedeva una forza magnetica, che aveva il potere di influenzare gli altri e che era padrone del proprio destino.

Molto soddisfatto di questa carta girò le altre due.

La torre, che indicava un cambio di vita.

L’imperatore, che rappresentante il successo. Ed infine l’Eremita.

Niente di così eccezionale, ripetevano tutte le stesse cose, così l’uomo passò all’ultima carta posta al centro e circondata dalle altre.

Inaspettatamente sfiorandola Facilier percepì un’insolita vibrazione di energia, perciò impiegò qualche secondo in più prima di voltarla.

Gli amanti.

Erano rappresentati in modo molto diverso da quelli che erano capitati a Lottie ma erano senz’altro loro.

Lo stregone rimase basito nel trovarla nel proprio futuro, decisamente stupefatto. Quando ne afferrò rapidamente il significato, inserendolo nella lettura appena fatta, tutti i tasselli si incastrarono perfettamente nel disegno descritto per lui ed un sorriso sornione si delineò sul viso dell’uomo ombra.

Non rivelò subito a miss La Bouff cosa i tarocchi gli avessero predetto, dunque lei attendeva pazientemente il responso ed osservava le carte cercando di carpirne inutilmente i misteriosi significati. Al contrario Facilier si sgranchì gli arti scrocchiandosi poi le dita compiaciuto.

Una lettura decisamente interessante e assolutamente positiva.

-Allora che cos’è? -domandò la principessina di papà.

Lo stregone prese la carta appena rivelata fra l’indice e il dito medio roteandola magistralmente, poco dopo fermò il movimento e riportò la carta sotto gli occhi della giovane davanti a sé.

-Gli amanti. -dichiarò con disarmante semplicità e tono accattivante.

I suoi amanti avevano le indubbie fattezze di Baron Samedi e della moglie Maman Brigitte, una coppia di divinità Loa molto importanti nella cerchia del voodoo.

Baron Samedi assomigliava incredibilmente a Facilier, era slanciato come lui, indossava un soprabito nero, un cappello a cilindro, guanti bianchi e degli occhiali scuri che ne coprivano in parte il volto su cui era interamente dipinto un teschio bianco.

Stava impettito, elegante nel suo completo mentre inginocchiata ai suoi piedi si trovava Maman Brigitte apparentemente sottomessa al marito ma con dignità e fierezza.

Era molto bella. Al contrario dell’uomo accanto a lei aveva la pelle chiara, bei capelli mori e occhi verdi. Indossava un abito viola stretto in vita ma che scivolava lungo la sua figura morbidamente.

Come per il compagno inoltre anche il proprio viso era dipinto con la pittura perché ricordasse un teschio.

Non c’erano angioletti a volare sul loro capo e la carta sembrava così cupa che niente lasciava credere che fosse in grado di preannunciare l’amore in arrivo.

Lottie pensò comunque che fosse proprio segno del destino che anche il bokor ricevesse quella carta.

Ebbe inoltre l’impressione che l’uomo ombra stesse suggerendo velatamente un possibile coinvolgimento fra loro due, così schiuse le labbra osservando rapidamente prima il disegno della carta poi il volto del proprietario più volte.

-A quanto pare sono destinato anch’io a sposarmi nel giro di tre anni. -commentò in quel momento con fasulla noncuranza il dottore raggruppando i tarocchi sul tavolo fra cui L’Eremita -E chissà, magari la donna perfetta...ce l’ho proprio davanti agli occhi. -concluse deliziosamente sibillino accostandosi alla ragazza.

La giovane miss ebbe un sussulto.

Stava decisamente flirtando e lei non trovò la cosa affatto viscida o inopportuna.

Inebetita dalla sorpresa vide il suo tenebroso principe alzarsi dalla sedia e reclamare ancora una volta la propria mano. La giovane si mise in piedi a sua volta come ipnotizzata da quegli occhi d’ametista.

-Al prossimo incontro. -dichiarò Facilier con un mezzo inchino baciandole la mano.

Per oggi poteva essere abbastanza, non voleva sembrare uno di quei corteggiatori disperati e appiccicosi.

Si avviò dunque a testa bassa e schiena dritta verso la porta del locale ed uscì chiudendosela alle spalle senza voltarsi, ottenendo così l’effetto desiderato.

Charlotte La Bouff si accasciò sulla sedia, fissò il punto in cui lo aveva visto andarsene desiderando che fosse rimasto più a lungo e sopratutto di rivederlo presto, e si portò una mano al petto palpitante.

...

Trascorsero le settimane e Lottie e Facilier iniziarono sul serio a frequentarsi.

Di solito era proprio la miss La Bouff a chiamarlo insistentemente o ad andarlo a trovare nel suo covo...cioè emporio per trascinarlo in qualche posto in cui non era mai stato prima, e con il solo scopo di passare del tempo assieme a lui.

La principessina di papà lo scarrozzava ovunque volesse con la sua auto. Erano stati a teatro, a mangiare in diversi ristoranti, a ballare, e una volta erano andati perfino allo zoo di Audubon.

Trascorrevano il tempo anche nella villa dei La Bouff a prendere un semplice tè nel padiglione, scambiando due chiacchiere, organizzando veri e propri pic-nic in giardino o dei giri in traghetto.

Una volta Facilier si era perfino presentato con dei fiori.

 

Non era molto contento di fare da parassita ma dopotutto questo era il prezzo da pagare per uscire con una donna ricca, e poteva sopportarlo.

Anche gli affari erano notevolmente migliorati, il passa-parola dei La Bouff aveva condotto da lui così tanti clienti che non era stato affatto un problema impossessarsi di ignare anime per i suoi “generosi amici”.

Lo stregone non si lamentava davvero.

Come aveva previsto Lottie non era riuscita ad imporsi su di lui capricciosamente, anzi, proprio l’atteggiamento autorevole del bokor era in grado di frenarla dal comportarsi come una bambina iperattiva quand’era in sua compagnia.

Così l’uomo ombra e la principessina di papà si erano avvicinati, ma non tanto quanto avrebbe voluto il dottore. Non poteva comunque affrettare i tempi o si sarebbe ritrovato incastrato con una moglie ingestibile, o peggio: smascherato.

Non si erano ancora neanche baciati, forse perché nessuno dei due era realmente convinto dal voler concretizzare ciò che sembrava esserci fra di loro.

 

D’altra parte era davvero adorabile vedere i tentativi orchestrati da Charlotte per cercare di far innamorare di lei Facilier il quale, ovviamente, si era fin da subito accorto della cosa.

Lottie stava cercando di “accalappiarlo” e lo stregone le lasciva credere che fosse proprio così e non il contrario.

Altri uomini ci avevano già provato esplicitamente con la biondina ma secondo lei mai nessuno com’era in grado di fare lui, non in modo così spontaneo da non apparire fasullo.

L’aveva corteggiata come si deve ed elogiata con minuzia senza sembrare ai suoi occhi un adulatore opportunista, esattamente come voleva.

Ormai era praticamente fatta si diceva l’uomo ombra.

Il piano per liberare la propria anima e vivere di rendita per il resto della sua esistenza stava procedendo senza intoppi.

Da quanto aveva saputo poi, grazie a miss La Bouff, Tiana e suo marito Naveen vivevano da tanto tempo a Maldonia e raramente le due migliori amiche riuscivano a vedersi.

A Facilier sarebbe bastato tenerle costantemente lontane e non sarebbe stato scoperto.

O così credeva…

 

Charlotte La Bouff era sveglia già da diverse ore e come tutti gli altri giorni ultimamente si era alzata con un vistoso sorriso in volto e un’allegria a dosso quasi contagiosa.

Aveva trascorso interminabili minuti di fronte al proprio guardaroba per scegliere cosa indossare ed ora era seduta alla lucida specchiera intenta a truccarsi.

Se avesse voluto sarebbe stata pronta in pochissimi secondi, ma non aveva fretta quella mattina.

Lei e Facilier non avevano programmato di vedersi però la ragazza sarebbe ugualmente andata da lui, dopotutto: non poteva resistere che poche ore senza il suo “Facy”.

Pensando allo stregone lo sguardo le si addolcì ulteriormente accorgendosi a malapena dei tocchi decisi contro la porta della sua stanza.

-Avanti. -rispose la miss con la mente altrove passandosi un lucido rossetto rosa sulle labbra.

La porta fu aperta quel tanto che bastava perché Elijah La Bouff vi sbucasse col faccione sorridente.

-Tesoro, una chiamata per te. È la tua amica Tiana. -la informò gentilmente.

La principessina di papà spalancò gli occhi azzurri felicissima e come una molla scattò in piedi, corse a spalancare la porta, superò suo padre con la rapidità di un tornado e si catapultò giù per le scale afferrando immediatamente la cornetta del telefono.

Questo assomigliava particolarmente ad un soffione per la doccia ed era stato posto su un bel mobile antico in legno con un solo cassetto.

Era collegato con un lungo cavo a ricciolo ad una base, simile a quella di una bajour, dalla tastiera numerica tonda come quella di un orologio. Era inoltre completamente rosa e dalle cromature dorate.

-Tia, Tia, Tia! -chiamò elettrizzata la bionda saltellando sul posto entusiasta con la cornetta all’orecchio.

Dall’altro capo del telefono Tiana si allontanò leggermente dall’apparecchio a causa dell’alto volume della voce della sua migliore amica e quando quest’ultima si fu calmata parlò.

-È bello sentirti di nuovo Lottie. -affermò con un sorriso sincero che però lei non poté vedere.

-Oh...per me è lo stesso tesoro. -confermò la miss malinconica sedendosi sulla sedia imbottita lì accanto -Mi manchi tanto, sei così lontana. -ammise.

-Beh, governare un regno non è come lo immaginavamo da bambine. -le rivelò l’amica divertita.

-Vorrei poter essere lì con te per abbracciarti Tia. Ho mille cose da raccontarti. -dichiarò la principessina di papà.

Desiderava molto rivederla e sopratutto raccontarle di Facilier.

-A questo proposito ho una bella notizia… -fece Tia senza rivelare subito la sorpresa ma lasciando trascorrere diversi secondi -Sono a New Orleans! -disse infine entusiasta.

-...-

Passò qualche brevissimo istante poi un urlo fu ben udibile da entrambi i capi del telefono.

-Davvero? Ma quando sei arrivata!? Dove ti trovi? Naveen e lì con te? Quanto ti fermerai? -domandò a raffica Lottie sprizzando energia da ogni poro.

-Calma, calma Lottie. -la tranquillizzò pacatamente Tia facendole inutilmente segno con la mano che non reggeva il telefono.

-Sono arrivata qualche minuto fa, no Naveen non è qui e purtroppo sono venuta solo a vedere come procede il ristorante. Ripartirò domattina. -chiarì più pacata.

-Oh. -fece la miss un po’ delusa prima di risollevarsi nuovamente il morale.

-Allora dobbiamo assolutamente vederci! -dichiarò decisa.

-Certo, stavo giusto per chiedertelo. Vediamoci per pranzo qui da Tiana’s ti va? -domandò Tia conoscendo già la risposta che sarebbe seguita.

-E me lo domandi? Ovvio che mi va tesoro e non vedo l’ora di parlarti un po’ del mio uomo. -rispose la principessa di papà su di giri e con vanto cogliendo di sorpresa l’amica.

-Hai incontrato qualcuno? Lottie, ma è meraviglioso! Devi raccontarmi tutti su di lui. -affermò la principessa di Maldonia con una mano al fianco incuriosita.

Mascherò bene la preoccupazione che provò al ricordo delle precedenti relazioni di Charlotte.

-Altroché se lo farò. -confermò la bionda grintosa.

-Perfetto...ora ti devo lasciare, ti aspetto più tardi. Un bacio, ciao. -la salutò la sua migliore amica.

-Ciao Tia, a dopo. -terminò la chiamata quest’ultima riponendo il telefono al proprio posto.

-Papàààà! -risuonò per ogni stanza poco dopo.

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Capitolo 6
*** Un infausto pranzo ***


A mezzogiorno Lottie fece la sua chiassosa comparsa al Tiana’s Palace, spalancò le porte d’entrata ed individuata Tia le corse incontro.

Le gettò le braccia al collo e le due si salutarono con un affettuoso bacio sulla guancia ed un lungo abbraccio prima di sedersi in un angolo del ristorante piuttosto appartato.

Il locale era strapieno come al solito e le amiche, non curanti del chiacchiericcio di sottofondo, furono fin da subito prese da una fitta conversazione incentrata maggiormente sulla vita di Tiana al castello.

 

-E come sta il mio piccolo Ray? -domandò la giovane miss.

-Fin troppo bene. Se potessero i nonni lo vizierebbero tutto il tempo, ma non con me nei paraggi. -confermò risoluta l’altra donna sollevando l’indice.

Lei e Naveen poco dopo il matrimonio avevano avuto da subito un figlio, non che ci fosse da stupirsi conoscendo la libidine del principe coinvolto. Eppure anche se nessuno dei due era mentalmente preparato per questo aveva accolto la notizia con gioia cavandosela egregiamente.

Ancora prima del suo arrivo il nome del piccolo era già stato scelto: Raymond, abbreviato in Ray in onore dell’amico-lucciola nella speranza che avrebbe vegliato come stella sul loro bambino da quel momento in poi.

-I genitori di Naveen ne vorrebbero degli altri ma c’è tempo. -affermò Tia battendosi una mano sullo stomaco piatto ormai da qualche tempo.

Indossava lo stesso abito verde del giorno in cui aveva aperto il ristorante e l’immancabile coroncina in testa.

Questa volta non le sarebbe dispiaciuta una bambina...

-Come ti invidio… -ammise la principessina di papà coi gomiti sul tavolo senz’alcuna reale cattiveria nella voce.

Fra una chiacchiera e l’altra, una canzone jazz e le portate del pranzo finalmente Tia affrontò l’argomento che più voleva uscisse dalla bocca dell’amica.

Lottie sembrò esplodere dalla gioia finendo per contagiare anche lei mentre le raccontava del suo principe e Tia le vide illuminarsi gli occhi ad ogni parola.

Era molto contenta per la sua amica. Si augurava davvero che questa fosse la volta buona, che quest’uomo la rendesse felice e sopratutto che fosse una brava persona.

Contrariamente a ciò che si poteva pensare di lei Lottie non aveva successo con gli uomini, un po’ per via del carattere ingestibile e un po’ perché principalmente tutti erano interessati solo ai suoi soldi. E Tiana non voleva vederla soffrire.

 

Ora la giovane miss le stava narrando quanto il suo spasimante fosse bravo a ballare, che sapeva suonare il piano, che era carismatico, che le faceva venire i brividi dappertutto (anche in posti dove non credeva possibile arrivassero) e quanto fosse affascinante nonostante alcune minuzie non proprio perfette della sua persona quali: le orecchie, i capelli, il diastema ecc…

-Oh Tia, sono ASSOLUTAMENTE pazza di lui! -affermò molto innamorata.

-Sono felice per te Lottie solo...non ti sembra di aver tralasciato un piccolo dettaglio? -chiese Tia quasi divertita.

La principessina di papà sollevò allora un elegante sopracciglio confusa.

-Davvero? Quale? -domandò.

-Il suo nome! -disse l’amica con ovvietà sollevando appena le braccia verso di lei.

-Sono venti minuti che mi parli di lui e ancora non so come si chiama. -le fece notare.

Lottie, continuando a sorridere da un orecchio all’altro, si diede della sciocca.

-Hai perfettamente ragione Tia. Dove ho la testa? -si interrogò retoricamente toccandosi la chioma bionda perfettamente in ordine.

-Hm...credo di sapere dov’è. -rispose sibillina Tiana posando il viso sul palmo della mano destra.

La biondina rise brevemente poi parlò, e stavolta la principessa di Maldonia non avrebbe mai potuto prevedere le parole che sarebbero fuoriuscite dalle labbra dell’amica.

-Si chiama Facilier. -dichiarò senza che il buonumore le si guastasse.

La sua espressione era di pura felicità.

La reale al contrario raggelò, gli occhi le si sbarrarono per lo shock ed il sorriso mostrato fin’ora svanì immediatamente.

Doveva...doveva aver capito male…

Facilier” echeggiò nella sua mente.

Facilier.

Una moltitudine di immagini e di flashback riaffiorarono alla memoria della giovane, tra cui la risata malvagia e sprezzante di quel...quel...mostro!

Quando Lottie le aveva detto di aver incontrato un principe del voodoo non avrebbe scommesso un centesimo che si trattasse proprio dell’uomo ombra.

Gli stregoni voodoo non erano così rari in Luisiana e che lei sapesse Facilier non era un nobile, ma sopratutto: Lui-era-morto!

Lo aveva visto con i suoi stessi occhi essere trascinato negli inferi da degli spiriti, e se l’amica stava dicendo il vero questo significava che era ritornato dal mondo dei morti e che voleva lei.

L’uomo “fantastico” di cui Lottie le aveva parlato sino ad ora non poteva essere lui…

-Facilier come...l’uomo ombra? -chiese con una nota di panico nella voce appena celata abbassando lentamente il braccio che aveva retto il suo capo.

La conferma che le fu data non fece altro che irrigidire maggiormente il corpo di Tiana, gli occhi erano colmi di preoccupazione ed un pensiero volò a suo figlio e a Naveen al sicuro a Maldonia.

-Ascoltami bene Lottie, devi stare alla larga da quell’uomo. -le intimò improvvisamente seria.

Si trovò inoltre a rabbrividire di rabbia e di paura al ricordo di ciò che aveva passato.

Lottie non comprese l’improvviso mutamento dello stato d’animo di Tia e sminuì la cosa.

-Tesoro, non ti devi preoccupare per me. -disse accompagnando la frase con un gesto lascivo della mano -Stavolta non sarà come le altre io -

-No Lottie! -la sgridò la principessa battendo le mani sul tavolo e facendo tintinnare le posate.

Sorprese perfino se stessa.

La giovane miss di fronte a lei smise si parlare spaventata e alcuni clienti in sala, compresi i camerieri, si voltarono verso le due zittendosi all’istante.

-Tia...ma che ti prende? -la interrogò l’amica abbassando il tono di voce dall’imbarazzo.

Tiana non si scompose e giustificò il proprio comportamento.

-È lui lo stregone che ha trasformato me e Naveen in rane, è lui che voleva ingannarti facendoti sposare quel grasso uomo, che ha ucciso Ray e tentato di uccidere anche noi. -dichiarò con risolutezza.

Il cuore della principessina di papà sembrò smettere di battere ed iniziò a stringersi dolorosamente in una morsa.

Non poteva credere alle parole di Tia.

-No, ti sbagli non è possibile. -negò scuotendo la testa.

Facilier non poteva averle nascosto una cosa del genere. Non poteva averle mentito o sarebbe stato come tutti gli altri uomini che aveva incontrato, e lei non credeva di poter reggere un’altra grande delusione.

Nel profondo tuttavia aveva sempre percepito come un senso di pericolo nei confronti dello stregone, smentito però dal suo comportamento e dalla propria ostinazione.

Voleva illudersi, la sua migliore amica non mentiva mai e ciò le fece divenire gli occhi lucidi.

Addolcita dall’espressione sconvolta della bionda Tiana allungò le mani per prendere le sue tra le proprie.

-Mi dispiace Lottie, ma è così. -confermò sincera.

Il labbro della miss tremò, lasciò andare una mano dell’amica per coprirlo e le chiese di raccontarle ogni cosa.

Tia a malincuore, ma molto più calma, l’accontentò confermando con le sue descrizioni accurate che stessero parlando dello stesso carismatico stregone.

Sentire l’intera storia fece davvero male a Lottie ma fu anche necessario.

Le vere amiche si dicono tutto, si vogliono bene come sorelle e si mettono in guardia dagli uomini sbagliati quand’è necessario.

Questo era uno di quei casi.

Una volta che il racconto terminò Lottie aveva il viso triste e lo sguardo spento, così chinò il capo sconsolata.

Come aveva potuto credere che le favole si avverassero?

-Lascia che ce ne occupiamo io e Naveen. Vedrai, non ti darà più alcun fastidio. -si offrì Tiana con fare rassicurante.

La giovane miss la guardò senza vederla davvero, troppo delusa e amareggiata.

Trascorsero alcuni minuti in silenzio in cui la principessina di papà tentò di riflettere, dopodiché trovò il coraggio di risponderle.

-No. -disse semplicemente.

-No? Lottie, ha tentato di ucciderci...è un uomo malvagio. Deve pagare per questo. -spiegò Tiana incredula tentando di farla ragionare.

-Lo so, ora lo so...ma sono...ero innamorata Tia. Capisci? Sul serio stavolta. -le rivelò sollevando il viso piena di sconforto.

L’amica rivolse alla bionda uno sguardo comprensivo.

Non capiva come si fosse potuta invaghire di Facilier, il quale molto probabilmente l’aveva raggirata, ma non poteva neanche pretendere che Lottie resettasse il suo cuore e i sentimenti provati per lui in uno schiocco di dita.

-Per favore, lasciami qualche giorno per pensarci ok? -la pregò quest’ultima.

Tiana usò tutto il tatto di cui era provvista ed annuì.

 

Il pranzo fu inevitabilmente guastato e le due a stento si scambiarono la parola per tentare di aggirare lo spinoso argomento appena trattato.

La principessina di papà però non pensava ad altro.

Poco dopo il caffè si alzò, abbracciò l’amica fingendo che fosse tutto a posto e con un sorriso appena distinguibile uscì dal locale raccomandando infine a Tiana che si sarebbero dovute rivedere quanto prima.

L’autista attendeva la giovane davanti all’entrata del Tiana’s Palace così non appena salì nell’auto Lottie fu portata immediatamente a casa.

 

Una volta giunta a destinazione Charlotte La Bouff si disfò del giaccone e del cappello all’ingresso, salì in camera e chiuse senza gioia la porta della sua stanza.

Osservò per un momento la propria espressione allo specchio e con il cuore pesante si gettò sul letto battendo i pugni e scalciando cominciando a piangere silenziose lacrime amare.

Trascorsero diverse ore ed Elijah La Bouff, che aveva sentito la figlia rincasare, si sarebbe aspettato di vederla discendere le scale allegramente e raggiungerlo per raccontargli come fosse andato il pranzo.

Ciò non avvenne.

L’uomo era seduto sulla poltrona nel proprio studio dando le spalle all’ampia finestra e osservando l’orologio da polso d’oro.

A quell’ora Lottie sarebbe sicuramente uscita per andare a fare shopping o semplicemente dei giri in macchina con lui.

Qualcosa non quadrava e da padre premuroso qual’era Elì alzò il gran didietro dalla comoda seduta diretto alla torre, cioè alla camera, della figlia

Giunto davanti alla porta bussò.

-Principessa sei lì dentro? -domandò.

Non ricevette subito una risposta ma quando arrivò fu flebile.

-Sì. -confermò la ragazza.

-Posso entrare? -chiese suo padre riconoscendone il tono infelice.

Ad un’altra risposta affermativa entrò, chiuse la porta e si accostò alla giovane seduta sul letto.

Aveva un cuscino stretto fra le braccia e guardava oltre la finestra impensierita.

Non aveva voglia di uscire, ne di spendere soldi. Per la prima volta in vita sua cominciava realmente a pensare che un uomo come Facilier fosse interessato solo al denaro e non a lei. Prima non non le sarebbe importato, invece adesso…

-Va tutto bene? -la interrogò il genitore distraendola da quei pensieri.

Le si sedette accanto e le posò una grande e rassicurante mano sulla spalla.

-No che non va bene! Niente va mai bene a me! -esplose la principessina di papà tuffando la testa nel cuscino.

Abituato ai suoi capricci Gran Papà pazientemente spostò la propria mano alla testa della figlia accarezzandone i capelli biondi amorevolmente.

-Su, su, non fare così ti prego. Dì al tuo papà che cosa ti rende triste. -la pregò.

Avrebbe fatto di tutto per renderla sempre felice se poteva farlo, non importa il costo.

Lottie si crogiolò in quelle carezze per un po’ poi sollevò la testa senza guardare il signor La Bouff in volto.

-Papone...tu cosa ne pensi di Facilier? -gli domandò a bruciapelo.

Inizialmente sorpreso dall’insolita domanda l’uomo le rispose sinceramente.

-Beh, di sicuro non è un Santo. -affermò conscio della reputazione di quest’ultimo.

A quelle parole la figura di sua figlia sembrò afflosciarsi ancora di più, così rapidamente Gran Papà riprese il discorso immaginando che qualunque cosa affliggesse Lottie doveva avere a che fare con l’uomo ombra.

-Ma non sta a me giudicare nessuno tesoro. Dagli un’opportunità e sopratutto datti del tempo per conoscerlo meglio, senza pregiudizi. Vi frequentate da poco e sono sicuro che se ha commesso degli sbagli avrà avuto un motivo per farli. -ipotizzò tentando alla cieca di centrare il problema.

Seduta accanto a lui la ragazza stirò le labbra. Certo, suo padre parlava a quel modo solo perché non sapeva che Facilier era il mandante del raggiro orchestrato contro di loro. Ciononostante le sue parole la fecero riflettere e rincuorata almeno in parte la miss abbracciò il genitore ringraziandolo.

Doveva parlare direttamente con lo stregone che le aveva corrotto il cuore ora.

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Capitolo 7
*** Seconda Chance ***


L’emporio di Facilier era lugubre come sempre ma pulito e ordinato, era solo l’atmosfera mistica intrisa ormai nelle pareti da incantesimi e maledizioni a trasmettere un senso di ansia perenne a chiunque varcasse la soglia del negozio.

La principessina di papà lo percepiva ora più che mai stando semplicemente in piedi di fuori dalla porta.

Bussò e questa si aprì da sola scricchiolando lamentosamente. La giovane entrò e si guardò intorno.

I tappeti e i tendaggi rossi e viola catturavano sempre la sua attenzione quando entrava, prima ancora che lo sguardo si posasse sugli oggetti esposti nelle sulle varie mensole.

La maggior parte di esse ospitavano vasetti etichettati e dai quali si poteva percepire un odore discutibile smorzato dall’incenso presente nell’aria.

Un centinaio di candele erano disposte su degli altarini e sopra diversi bauli, alcuni scrigni semiaperti contenevano dei talismani e a fare loro da guardia c’erano delle bambole inquietanti di stoffa cucite grossolanamente.

Simboli sacri e geometrici erano stati disegnati accuratamente sulle pareti, statuette, animali imbalsamati, feticci e maschere osservavano Lottie dall’alto dei loro scaffali e lei rabbrividì posandovi gli occhi.

Molti libri erano stipati uno sopra l’altro in diversi punti della stanza, bambole trafitte da spilli di diverso colore erano state disseminate qua e là, un teschio umano sorrideva da un tavolo e sopra di lui un paio quadri erano fissati al muro.

Le immancabili tsantsa pendevano infine disgustosamente dal soffitto.

La ragazza ne trovò l’aspetto ancora più rivoltante ora ricordando molto bene quando il bokor le aveva spiegato come venivano realizzate.

Bisognava staccare la pelle dal cranio dell’ormai cadavere, rigirarla, cucire gli occhi, la bocca, metterla a bollire ecc…

Il suono di un pianoforte distrasse la giovane miss da quei raccapriccianti pensieri che, nonostante l’orrore, avevano suscitato in precedenza in lei una minuscola parte di interesse ed eccitazione.

 

Seguendo la melodia trovò Facilier seduto su uno sgabello di velluto viola che accarezzava serenamente i tasti del piano eseguendo un motivetto malinconico ma incalzante.

Si accorse subito di lei e si girò appena sorpreso. Non l’aspettava lì.

-Piccola, sei venuta a tenermi compagnia? -l’accolse affabile fissandola senza smettere di muovere le lunghe dita.

Il sorriso che le stava dando morì all’istante notando che la sua ospite non era del solito umore brioso e spensierato, anzi.

Lottie lo guardava dispiaciuta con le braccia incrociate seppellite nello scialle rosa e la borsetta a catenella appesa alla spalla.

Lo stregone capì all’istante che qualcosa non andava, poiché il luccichio di folle amore che provava per lui sembrava essere scomparso dagli occhi azzurri.

Allora smise di suonare voltandosi completamente nella sua direzione.

-Che ti prende? -domandò interessato.

Non sembrava essere lei osservò.

La principessina di papà lo ignorò con difficoltà e si portò al tavolo delle sedute prendendo posto su una delle tre sedie dall’alto schienale.

Si tolse lo scialle dalle spalle, lo ripose con cura sullo schienale e appoggiò la borsetta sulle ginocchia.

-So tutto. -dichiarò senza inutili giri di parole dopo aver preso un bel respiro.

Era già molto che fosse così calma.

L’uomo ombra si paralizzò, era una fortuna che lei gli stesse dando le spalle altrimenti avrebbe visto chiaramente la colpevolezza sul suo viso.

Sapeva del suo vecchio piano? Come?

Il dottore non volle saltare subito alle conclusioni, non c’era bisogno di scavarsi ulteriormente la fossa da solo.

Molto lentamente e con cautela si avvicinò al tavolo e si sedette difronte alla bionda mascherando il proprio stupore.

Sapeva che sarebbe potuto accadere perciò Facilier posò i gomiti sul tavolo con fare meditativo attendendo l’inevitabile.

La giovane alzò lo sguardo per osservare l’uomo che credeva di amare ma l’espressione che aveva era illeggibile.

Parlò francamente.

-Tia mi ha detto ogni cosa. -confermò giocando con la zip della borsetta nervosamente.

Tiana.

Lo stregone serrò la mascella, la detestava.

A quanto pare trovava sempre il modo di rovinargli la vita e la scalata al successo, proprio adesso che cominciava ad abituarcisi…

“Maledizione!” imprecò mentalmente assottigliando per un attimo lo sguardo, unico segno della sua rabbia.

Era stato irrimediabilmente compromesso e ora rischiava la prigione se non peggio.

Stava già escogitando un sistema per rimediare a questo impiccio magari pensando di rapire la giovane miss, chiedere un riscatto o obbligarla a sposarlo, ma nulla di tutto questo avrebbe portato a qualcosa di buono per sé alla fine.

La sua ombra era pronta in agguato dietro di lui ad eseguire ogni ordine quando la ragazza parlò nuovamente ignara del pericolo che avrebbe potuto correre.

-Perché Facy? -chiese semplicemente con tono angosciato e gli occhi tremolanti.

Perché voleva farle fare delle false nozze?

Ignorando il soprannome l’uomo ombra, ormai scoperto, non riuscì a guardare per più di qualche minuto quel visino da cucciolo bastonato dagli occhi dolci e distolse lo sguardo con orgoglio ma a disagio voltando la testa completamente verso destra.

-Dovevo saldare un debito. -ammise alla fine colpevole agitando la mano come a voler sorvolare sulla noiosa questione.

Come se si fosse trattato di una cosa da nulla.

L’ombra al contrario tremolò nuovamente al ricordo e la giovane miss quasi riuscì a catturarne il movimento.

Osservò Facilier che non la guardava in faccia pensando a chissà cosa o semplicemente vergognandosi di se stesso, e lo vide con nuovi occhi.

L’aveva fatto per un debito, poteva capirlo.

Anche se fortunatamente a lei non era, ne sarebbe mai capitato, sapeva che qualcuno poteva anche rimanere ucciso per i debiti.

Improvvisamente ebbe timore per lui.

-E adesso...è tutto a posto? -domandò cautamente la principessina di papà con apprensione.

Lo stregone tornò a guardarla impressionato dal cambiamento nella sua voce. Era preoccupata?

Questo lo illuse che forse non tutto il proprio lavoro fosse andato completamente in fumo.

Sorridendo mestamente le rispose: -Ho pagato anche più del necessario. -

Quelle parole fecero stringere il cuore della giovane, chissà cos’aveva passato…

Lo fissò dritto negli incredibili occhi viola. Apparentemente il carisma dell’uomo sembrava d’un tratto svanito per lei, anche se indubbiamente egli lo ostentasse.

C’erano tante cose che Lottie non conosceva su di lui e, contro il buonsenso dispensatole da chiunque intorno a lei, decise comunque di fare di testa sua e di volerle scoprire a proprie spese.

A discapito di quanto ora sapeva allungò il braccio e posò una mano delicatamente su quella più scura del bokor.

Egli ne rimase veramente scioccato, credeva di essersi giocato la sua unica chance.

Le labbra della ragazza tornarono a sollevarsi verso l’alto e parlarono dolcemente.

-Ti va di uscire stasera? -domandò con tenerezza dimentica di tutto.

Facilier era perfettamente consapevole di non meritarne l’affetto ed esattamente per questo sorrise maggiormente alla stoltezza della bionda.

Strinse la mano affusolata nella propria.

-Che cos’ha in mente la mia principessa per me? -chiese allora caldamente devoto.

...

Contrariamente a quanto si aspettava lo stregone passeggiarono semplicemente nel parco al chiaro di luna, lei stretta a lui e tenendolo sotto braccio. Tutto qui.

Fu davvero insolitamente piacevole.

Parlarono ed egli a tratti flirtò, non fecero altro e le ore trascorsero lente ed inesorabili.

I due camminarono lungo le stradine di terra battuta circondati da alberi frondosi illuminati appena dai lampioni.

Lottie non aveva di che preoccuparsi per gli eventuali malintenzionati nascosti nell’oscurità, perché era accanto all’uomo ombra.

Era una bellissima serata comunque, dal clima mite e gradevole.

Il cielo puntellato di stesse luminosissime era di un blu notte incantevole e privo di nubi.

L’aria tutt’intorno non era affatto gelida ed in lontananza oltre al silenzio del parco si distingueva chiaramente lo zampillare dell’acqua di una fontana.

Ad occhi estranei l’uomo e la giovane a braccetto sarebbero apparsi come una normale coppia di innamorati venuti a fare due passi.

Si fece tardi ed il dottore insistette affinché l’autista personale di Lottie conducesse lei per prima a casa.

Una volta arrivati alla magione dei La Bouff Facilier scortò la sua dama fin sotto al portico.

-Grazie della bella serata. -non trovò niente di meglio da dire quest’ultima portandosi un ricciolo dietro l’orecchio.

Lo stregone non rispose limitandosi ad annuire.

Già, tutto sommato era andata meglio di come avrebbe potuto prevedere.

Un breve silenzio calò su entrambi quando la ragazza si rese conto di aver letto mille volte di quella scena nei suoi romanzetti rosa ed il cuore le accelerò.

L’atmosfera così intima era assolutamente perfetta per un indimenticabile primo bacio.

Mentre rifletteva torturandosi le mani e lanciando di tanto in tanto occhiate colme di aspettativa al proprio principe delle tenebre egli rimase immobile non del tutto sicuro di voler fare la prossima mossa o aspettare che fosse lei a farla.

Cosa stava aspettando?! Si chiese la bionda un leggermente offesa.

L’ombra dell’uomo sgusciò via da sotto i suoi piedi e proiettatasi sul muro alla spalle della donzella invitò il dottore a sbrigarsi incoraggiandolo con un muto gesto delle mani.

A sua volta Facilier, che teneva le braccia dietro la schiena, scosse la mancina infastidito intimando all’oscura figura di non intromettersi e di tornarsene al proprio posto.

Abbassando di nuovo lo sguardo su miss La Bouff si ritrovò improvvisamente catturato fra le esili braccia e dalle sue labbra.

Ne fu incredulo e l’ombra sghignazzò battendosi una mano al ginocchio con ilarità, la principessina di papà lo aveva battuto sul tempo.

L’oscura massa ritornò sotto i piedi del padrone e lì vi rimase.

Erano realmente le labbra di Lottie quelle che si muovevano con tanta audacia contro le proprie?

Le narici dello stregone furono immediatamente invase dall’intossicante profumo dolciastro della giovane e questo lo convinse che no, non si trattava affatto di un’illusione.

All’istante agganciò il braccio destro alla vita della ragazza che se si teneva sulle punte con bramosia portandola più vicina mentre la mano sinistra si tuffava ingorda nei boccoli dorati.

Rispose con fervore all’iniziativa presa da quella boccuccia insolente ma la miss non si accontentò.

Non era capace di starsene con le mani in mano e lasciarsi baciare.

Impensabilmente inclinò il capo in una migliore angolazione e insinuò la lingua nella bocca dell’uomo strofinandola contro la sua, successivamente la passò sul diastema tra i denti e affamata morse infine il succulento labbro carnoso dell’amante sentendo il pizzetto pungerle la pelle.

Al dottore delle anime piacque un sacco.

Era più che eccitato e credette di poter vedere le stelle danzare attraverso le palpebre chiuse.

Non avrebbe mai immaginato che sotto quella facciata di buonismo e pudicizia si celasse una tale lussuria inespressa. Decretò così proprio in quel momento a se stesso che spettasse a lui e a lui soltanto il compito di tirarla fuori. E non vedeva l’ora di farlo.

Le labbra lo cercavano, il corpo lo chiamava.

Il bokor si fece del male fisico per impedirsi di stringere dolorosamente la presa sulla soffice carne della bionda, sollevarle il vestito e accarezzarle le cosce mentre con la bocca sarebbe sceso lungo la gola, clavicole ed per concludere il seno.

La mani della principessina di papà gli accarezzavano il collo impossibilitata nel raggiungerne i capelli schiacciati sotto il cilindro.

Le dita scivolarono lungo il petto stringendo i baveri della giacca di Facilier dopodiché, priva d’aria, Lottie si sottrasse al focoso bacio in un umido schiocco.

Fu allora che lo stregone si fermò per ammirarla molto compiaciuto dalla piega degli eventi.

Respirava con affanno, gli occhi erano languidi ed infuocati, le labbra arrossate e una tonalità di rosso cremisi ne spolverò con rapidità le guance da scoiattolo.

L’uomo ombra le sorrise complice, lei lo imitò e si scostò da lui ricomponendosi prima di suonare il campanello.

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Capitolo 8
*** La relazione va avanti ***


Il motivetto del campanello risuonò nell’aria per qualche secondo e nel frattempo la ricca ragazza sistemò la giacca del suo principe solo per avere la scusa di toccarlo ancora un po’ più a lungo prima di separarsene.

Lui la lasciò fare completamente a proprio agio all’apparenza ma dentro di sé qualcosa si era smosso con quel bacio.

Desiderava più che mai con impellenza drappeggiare nuovamente le braccia intorno a lei e trascinarla via da lì per portarla al negozio dove in seguito l’avrebbe posseduta ancora e ancora tutta la notte sul suo divanetto scarlatto.

Dopotutto, la lussuria era pur sempre un peccato e lo stregone vi si abbandonava volentieri.

Tuttavia la serratura del portone scattò e la porta si schiuse appena.

Il servitore che aveva aperto non si mostrò, avendo però accertato l’identità della giovane miss dallo spioncino. La biondina allora si allontanò definitivamente.

-Buona notte Facilier. -augurò sbattendo le lunghe ciglia e regalando un’ultima carezza al viso del dottore mentre rientrava ancheggiando.

-Notte. -rispose quest’ultimo con voce profonda che avrebbe perseguitato Lottie nei suoi sogni quella sera.

 

Quando la porta venne richiusa Facilier attese ancora qualche secondo sotto il portico illuminato poi calzò meglio il cappello in testa e iniziò a discendere i gradini con una mano in tasca avanzando pienamente soddisfatto.

Così la principessina di papà non era poi tanto innocente come voleva far credere pensò lo stregone, e a conferma di ciò il suo labbro inferiore era ancora dolorante.

Però...la piccola ci sapeva proprio fare con quella lingua, gli sembrava di poterla ancora percepire su di sé.

Non aveva idea di cosa sarebbe stata in grado di fare se solo avesse avuto a disposizione il suo intero corpo, e la cosa lo stuzzicava alquanto.

Quella novità aveva acceso l’interesse dell’uomo ombra divampando in passione in pochissimo tempo. Sorprendente, era il primo stimolo che riceveva da quando era ritornato dall’aldilà.

Doveva trattarsi senza dubbio di un premio, molto gradito, per gli sforzi sostenuti sinora nel tentare di sopportarl...cioè di conquistarla.

Ringraziando gli spiriti per l’abilità nascosta posseduta da Charlotte arrivò all’auto che ancora lo attendeva come se fosse lui il padrone e, pieno di sé, Facilier sorrise con superiorità.

Che spasso!

 

Tre anni dopo...

 

Facilier era comodamente sdraiato a bordo piscina a godersi il sole disteso sul lettino. Espirava totalmente rilassato e la sua espressione era la più tranquilla e beata che si ebbe il piacere di vedere su di lui.

Con le mani dietro la nuca e gli occhiali scuri sugli occhi riceveva i caldi raggi solari in pantaloncini.

Non esisteva alcuna possibilità che s’infilasse il costume di allora più simile ad una tuta che ad un vero indumento da bagno comodo e leggero, e ormai i domestici si erano abituati a questa inappropriata stranezza.

Facilier era un uomo sposato adesso, ancora non poetava crederci.

Dopo il piccolo incidente di percorso avuto con Lottie, a causa dei suoi precedenti, quest’ultima aveva deciso sì di perdonarlo abbastanza in fretta ma si era anche tenuta sul “chi va là” per le settimane che seguirono.

Ciononostante grazie al proprio charme lo stregone era riuscito a dissipare le incertezze della ragazza definitivamente, ora lei era sua e pendeva completamente dalle sue labbra.

Se per lui però era andata di lusso lo stesso non si poteva dire per Tiana.

In seguito alla decisione dell’amica di continuare la relazione con l’uomo ombra la principessa di Maldonia e la giovane miss avevano avuto un’accesa discussione al telefono contornata da una breve sfuriata di Naveen nei riguardi di Facilier che suo malgrado non era lì in quel momento per godersi la scena.

Il principe affermava infatti che il dottore dovesse finire in carcere o peggio. Aveva attentato alla vita dell’erede al trono di Maldonia e della consorte, meritava per tanto un processo e una condanna.

Charlotte fu assolutamente contraria a qualsivoglia punizione tirando in ballo l’amicizia che la legava a Tiana e alla quale lei non sembrava dare importanza.

Inutile dire che le due non si parlarono per qualche tempo e nonostante Tia ebbe fatto riluttante un passo indietro logicamente non si presentò al matrimonio.

Lo stregone e la giovane miss convolarono a nozze un anno dopo in comune per via della religione del bokor e fu così sfarzoso da sembrare effettivamente che si fosse tenuto in chiesa.

Quando l’uomo ombra firmò i documenti che attestavano l’appartenenza della sua anima a Charlotte La Bouff un boato sembrò scuotere la terra ed il dottore seppe di essere libero.

Non appena fu solo gli “amici” dell’aldilà si manifestarono furenti davanti a lui per reclamarne l’anima, o le due anime secondo il voodoo; Una nel corpo ed una che vi entrava e usciva a proprio piacimento durante il sonno, forse la sua stessa ombra.

Gli spiriti avevano provato a rubare la vita di Facilier ma su di lui ora era stata imposta magicamente una specie di barriera inviolabile secondo il contratto di matrimonio.

Dopo che l’uomo ombra si fu dunque preso gioco di loro poté trastullarsi senz’alcun pensiero al mondo e godersi la luna di miele.

Aveva chiuso con il negozio ma non con il voodoo, infatti ogni mattina si dedicava ai suoi soliti rituali: sacrifici di animali, sgozzamenti, incantesimi ecc… E cosa più importante di tutte: non aveva perso i poteri.

 

Mentre lui si crogiolava nel dolce far niente Stella, il cane di Lottie, ispezionò i paraggi col naso a terra e non appena lo vide si dileguò rapidamente.

Durante i primi tempi in cui Facilier fu ospite dai La Bouff la cagnolina lo prese subito in antipatia, sentiva che era un uomo malvagio e tentò di avvertire più volte la padrona ma ringhiandogli spesso contro aveva finito per innervosire la principessina di papà. Ora Stella si limitava a girare alla larga dallo stregone percependone distintamente la cattiveria nel sangue nonostante non le avesse mai fatto niente per minacciarla.

Di questo comportamento lui stesso ne era a conoscenza.

Chissà che fine aveva fatto invece il gatto bianco Marcel…

 

Il dottore allungò una mano sul tavolinetto accanto a se ed individuato un lungo bicchiere lo avvicinò alla bocca bevendo la bibita ghiacciata dalla cannuccia.

Lo ripose nuovamente deglutendo ed espirò deliziato.

“Questa si che è vita.” Si disse mentalmente.

Le cose potevano andargli meglio di così?

Trascorsero alcuni minuti in assoluto relax e in rigoroso silenzio prima che Facilier captasse qualcuno, o meglio un’anima, accanto a lui.

Un paio di morbide labbra si posarono sulle sue delicatamente e poco dopo si allontanarono con lentezza. Un respiro soffiò sulla pelle del viso dello stregone ed un gemito di piacere appena accennato, tipicamente femminile, lo raggiunse in seguito assieme al profumo di lei.

L’uomo ombra fece un sorrisetto sollevando con una mano gli occhiali da sole che avevano celato i suoi occhi viola sinora chiusi. Abituandosi all’intensità della luce del sole ammirò sua moglie.

 

Lottie indossava un costume intero rosa che la copriva un po’ più al di sotto del bacino, aveva delle bretelle, uno scollo rotondo sul davanti non volgare ed uno più profondo sulle scapole. Portava anche un cappello dalla larga falda in testa ed un asciugamano sotto il braccio sinistro.

Il dottore si prese un momento per ispezionare il corpo latteo in cerca di qualche segno che avesse lasciato lì la notte precedente.

Peccato che il costume ne rivelasse solo le lunghe gambe di porcellana o le braccia.

Finché erano da soli, e nonostante conoscesse perfettamente cosa si celasse sotto quegli indumenti, al bokor non sarebbe affatto dispiaciuto vedere di più. Ma purtroppo i bikini non erano ancora stati inventati.

 

-Ciao tesoro. -disse lui soltanto e la ragazza ricambiò il saluto con un tono di voce molto più basso del solito.

Almeno lo stregone era riuscito a toglierle quel brutto vizio di gridare, se non in camera da letto ovviamente. Ora inoltre non era affatto tanto ingenua come un tempo ne capricciosa.

Si accomodò per un momento accanto a lui e Facilier si tirò su a sedere ricompensandola con un nuovo bacio più profondo del precedente a cui presero parte anche le loro lingue.

Si separarono e lo stregone si leccò le labbra compiaciuto, passò l’indice e il pollice sotto il mento della lady e parlò.

-Tu sei la mia Brigitte… -le sussurrò adulandola a modo suo.

Non cogliendo il significato del complimento la giovane miss si scostò da lui indispettita.

-E chi sarebbe adesso questa Brigitte!? -chiese rabbiosamente gelosa che potesse trattarsi di una sua donna precedente.

L’uomo ombra scoppiò a ridere vedendo il broncio che sarebbe dovuto apparire intimidatorio delinearsi su quel volto tondo, non l’avrebbe certo smosso a questo modo.

Quando smise di ridere di lei si spiegò.

-Dolcezza, è uno spirito Loa e moglie di Baron Samedi. -

La principessina di papà perse piuttosto rapidamente quel cipiglio arrabbiato.

-Oh. -le uscì schiudendo le labbra.

Facilier le aveva già parlato di quel personaggio maschile prima.

Le aveva detto che era un Loa potente, spirito della morte e della sessualità. Corrotto, osceno e dissoluto che amava il tabacco ed il rum. Era inoltre invocato per protezione, forza, coraggio ed eccitazione.

Effettivamente a Charlotte ricordava parecchio lo stregone sotto questi punti di vista, in special modo quelli relativi al sesso, e se si identificava in lui allora le aveva semplicemente detto che lei era sua come Brigitte apparteneva a Samedi e viceversa.

Era romanticamente contorno a modo suo.

-...Allora va bene. -ammise la ragazza giunta a tali conclusioni con un sorrisetto.

Di nuovo tranquilla si alzò e ricoprì con l’asciugamano il lettino accanto a quello di Facilier provvisto però di ombrellone poi vi si distese. Successivamente si tolse il cappello, prese il vasetto di crema appoggiato sul tavolo li vicino accanto al drink del marito ed iniziò senza fretta a spalmare la sostanza sul suo corpo.

L’uomo ombra le diede un’ultima occhiata mentre si massaggiava dopodiché inforcò gli occhiali e chiuse nuovamente gli occhi.

Non passarono che cinque minuti buoni quando la principessina di papà ne richiamò l’attenzione.

-Mon amour potresti spalmarmi la crema? -domandò con innocenza mostrando la schiena al coniuge.

Lui si mise a sedere nuovamente, si disfò permanentemente degli occhiali posandoli sul tavolo e prese il vasetto dalle sue mani.

Lottie aveva una pelle molto delicata ma le piaceva comunque stare fuori al sole, e benché si trovasse completamente all’ombra e si fosse messa la crema su ogni parte scoperta dal costume, il dottore delle anime doveva occuparsi rigorosamente delle scapole alle quali non arrivava da sola.

Se la ragazza si fosse inoltre lasciata crescere i capelli non avrebbe avuto bisogno neanche di quello.

-Certo piccola. -rispose Facilier immergendo le dita nel vasetto.

Ne tirò fuori una piccola quantità e, posando con l’altra mano il barattolo, si apprestò a distribuirla sulla pelle di sua moglie.

Diligentemente la massaggiò e quando la miss emise un sospiro d’estasi lui ne approfittò.

Lentamente con i palmi ben aperti scivolò lungo le spalle di lei e chinò il capo per baciarle il collo flessuoso fortunatamente privo di crema solare.

Costellò la pelle della gola di piccoli baci appassionati mentre la principessina di papà si appoggiava con la schiena al petto forte e caldo dello stregone.

I baffi radi le pizzicarono la pelle sensibile ma ormai c’era abituata.

Che uomo fantastico il suo Facy pensò la biondina ricordando a se stessa di non chiamarlo mai così poiché sicuramente non gli sarebbe piaciuto e godendosi le sue attenzioni.

Immersi in quell’intimità l’uomo ombra credette di poter andare oltre e le lunghe dita esperte discesero ancora accarezzando i fianchi della compagna non indifferente alle sue mosse con un pizzico di possessività.

Venne tuttavia interrotto dalle mani della giovane che si posarono delicatamente sulle proprie.

-Facilier… -pronunciò il suo nome con tono di rimprovero voltandosi verso di lui.

Il suo sguardo era amorevole anche se l’aveva appena fermato e il dottore non smise di sorridere accondiscendente, ci aveva provato.

Non era la prima volta che Lottie rimandava i loro “tète-à-tète” ma lui non si era mai lamentato per questo. L’attesa non avrebbe fatto altro che accrescere il desiderio di Facilier e sua moglie ne era più che consapevole.

Lo stregone sollevò le spalle indifferente e sconfitto si alzò per andare a farsi una nuotata. L’acqua fredda sarebbe senz’altro stata d’aiuto a spegnere i suoi bollenti spiriti e sarebbe inoltre riuscita a distrarlo abbastanza a lungo.

La giovane miss tornò a distendersi ed osservò il marito tuffarsi.

Quando riemerse l’uomo ombra aveva i capelli spumosi completamente afflosciati così li schiacciò perché ricadessero all’indietro e fossero molto più gestibili.

Cominciò poi a fare le sue vasche muovendo senza sforzo i lunghi arti.

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Capitolo 9
*** Problemi in paradiso ***


Il dottore fece avanti e indietro per venti minuti circa poi si avvicinò al bordo della piscina per una pausa. Si passò una mano al viso bagnato e riprendendo fiato appoggiò i gomiti sulle piastrelle.

A quel punto Lottie smise di leggere il romanzo che si era fatta portare da un domestico, lo abbandonò sulla sdraio e si accostò al coniuge sedendosi a terra sulla rovente pavimentazione.

Successivamente immerse le gambe in acqua sino al ginocchio deliziata dalla sensazione di freschezza provata sulla pelle accaldata.

Alla vicinanza per nulla sgradita della ragazza Facilier, incredibilmente sereno, sollevò un sopracciglio.

La miss parve tranquilla muovendo i piedi a mollo e sembrava godersi il momento e la sua compagnia. Lo guardò.

Goccioline d’acqua cadevano dai capelli dell’uomo, sulle spalle e lungo la schiena baciata dal sole.

La principessina di papà ne seguì i movimenti con gli occhi apprezzando la vista del corpo snello ma tonico del marito e, come d’abitudine, si mordicchiò l’angolino inferiore delle labbra.

Non poteva resistere dal baciarlo ogni volta che ne aveva voglia, così schizzò appena con un piedino dispettoso il bokor.

Egli non aveva smesso di guardarla e poté accorgersi immediatamente che lei volesse trascorrere del tempo con lui in altro modo, sopratutto quando la biondina ammiccò con un battito frivolo delle ciglia.

Facilier le lanciò un ghigno malizioso e si allontanò dal bordo della piscina insinuandosi fra le gambe di Lottie. Quest’ultima, ora alla sua stessa altezza, sorridendo circondò il collo dello stregone che amava in un dolce abbraccio e scivolò lentamente in acqua accompagnata dalle grandi mani di lui che intanto si erano portate ai fianchi.

Per agevolare la loro differenza d’altezza la ragazza avvinghiò le gambe alla vita dello sposo e l’uomo la sollevò portandola sempre più vicina alle sue labbra.

Le bocche si incontrarono e i due trascorsero un bel momento in quella piacevole giornata estiva.

Adesso era senz’altro lui: Facilier, che poteva definirsi favorito dalla sorte, l’uomo più felice sulla faccia della terra nonché estremamente soddisfatto della sua vita.

 

Lo stregone ora aveva tutto.

Provava un certo un piacere perverso nel guardare i pover’uomini a bordo della strada o quelli di basso ceto dall’alto e con superbia, proprio come si era visto fare tante volte.

Quasi si dimenticò che per troppo tempo era stato uno di loro.

Ora possedeva bei vestiti, servitori che accorrevano ad ogni suo schiocco di dita, denaro a palate e una villa piena zeppa di costose cianfrusaglie talmente grande che la propria voce risuonava in un eco costante in tutte le stanze.

Aveva i poteri, un suocero e una moglie.

La propria anima apparteneva a Lottie che se ne prendeva inconsciamente cura così come lui faceva con la sua, e sopratutto con il bel corpo di lei che non smetteva mai di vezzeggiare.

Mai una volta l’uomo ombra si era comportato in maniera diversa da come lei lo aveva conosciuto mentre la corteggiava, e oramai quella farsa che andava avanti da anni si era talmente radicata nelle abitudini del bokor da divenire la sua vera vita.

Ad un certo punto fu come smettere di mentire e vivere al tempo stesso in una bella bugia che era stato proprio lui ad aver creato.

Infatti aveva recitato talmente bene la sua parte che aveva finito per ingannare anche se stesso, e allo stregone andava bene così.

 

L’uomo ombra era inoltre molto portato per gli affari e non aveva alcun bisogno dei poteri per ingannare il prossimo. Il signor La Bouff rimase assai colpito da questa qualità, tanto da essere più che lieto di lasciare a lui il controllo esecutivo di alcuni grandi progetti.

Si fidava ridicolamente troppo del genero che, ne era sicuro, avrebbe sfruttato al meglio ogni possibilità.

 

In un giorno come un altro Facilier e Charlotte ebbero inaspettatamente una forte discussione.

Al French Opera House, un teatro molto rinomato, si sarebbe tenuto uno degli spettacoli preferiti da Lottie e con degli attori a suo dire incredibili.

Lei desiderava ardentemente che lo stregone l’accompagnasse poiché raramente e diceva di no, ma quest’ultimo aveva un impegno d’affari preso giorni prima e al quale sarebbe andato tra l’altro con Elì.

La giovane miss provò a convincerlo a lungo e in ogni modo, però l’uomo fu irremovibile. In parte anche perché si addormentava sempre a teatro e trovava gli effetti speciali dello spettacolo patetici in confronto ai suoi.

Nessuno dei due volle schiodarsi dalla propria decisione tant’è che la principessina di papà tornò ad essere per un momento una bambina capricciosa.

Questo non fece altro che irritare ancor di più il bokor.

Il signor La Bouff provò ad intervenire per calmare gli animi affermando pacatamente che non fosse necessario che Facilier lo accompagnasse e che avrebbe pensato eventualmente lui a tutto.

I suoi propositi erano buoni volendo mantenere la pace nella coppia e allo stesso tempo accontentare la figlia, purtroppo le parole che usò servirono solo ad indispettire ulteriormente lo stregone.

Non si sarebbe fatto mettere i piedi in testa da nessuno...mai più!

Così dopo aver gridato l’uno contro l’altra la questione venne chiusa e marito e moglie non si scambiarono la parola troppo arrabbiati, orgogliosi e certi entrambi di essere nel giusto.

 

Quella sera dunque la giovane fu accompagnata a teatro e successivamente i due uomini vennero portati al congresso. Una volta finito lo spettacolo poi l’autista, ora a disposizione di Gran Papà e Facilier, sarebbe tornato a prendere la biondina.

 

Lo stregone in quel momento si stava godendo la festa a metà.

Gli piaceva essere circondato da gente ricca ed essere elogiato per il proprio acume, ma da quella mattina, poco dopo la discussione avuta con Lottie, provava un fastidioso senso d’inquietudine.

I tarocchi avevano predetto per lui una brutta giornata, non negli affari ma nella sfera sentimentale tanto da portare ad un litigio, che comunque alla fine si sarebbe risolto, e ad un evento INFELICE.

L’uomo ombra non sapeva cosa aspettarsi e conscio che il fato lavorasse in modo molto misterioso si era impuntato particolarmente affinché sua moglie non andasse a teatro quella sera, o quantomeno non da sola.

Se Lottie non fosse stata così arrabbiata forse si sarebbe potuta accorgere del lieve turbamento del marito.

 

Egli non desiderava affatto che qualche imbecille scambiasse Charlotte, per quanto improbabile, per una “donna dai facili costumi”.

Quelle si aggiravano un po’ dovunque e a Storyville esisteva proprio un vero quartiere a luci rosse legalizzato dove si potevano spendere in una casa del piacere parecchi dollari.

Facilier lo sapeva perfettamente anche senza esserci mai stato, incredibile da credere vero? Ma agli uomini di colore come lui a quel tempo era vietato l’acquisto di tali servizi.

 

Inutile ricordare come testardamente sua moglie gli si era opposta.

Eppure il dottore aveva tutt’ora un brutto presentimento.

Con un cipiglio guardò Elijah La Bouff chiacchierare allegramente reggendo un bicchiere pieno in mano, dopodiché lanciò uno sguardo all’orologio a muro presente nella sala.

Lo spettacolo sarebbe finito a minuti.

Forse in fondo poteva andare a prendere sua moglie, d’altra parte aveva già parlato con chi doveva e non importava molto che rimanesse a questo punto della serata.

 

Charlotte era appena uscita dal teatro indossando per la serata: scarpe eleganti, borsetta un bel cappotto rosa lungo sino al ginocchio ed un cappello a cloche in testa.

La gioia per lo spettacolo appena visto aveva attenuato la delusione che Facilier le aveva provocato, ma adesso osservando la notte scura quel pensiero le tornò alla mente.

Batté così stizzita il grazioso piedino destro racchiuso in una delle scarpette rosa col tacco sul marciapiede nel tentativo di distrarsi.

Perché Jean Pierre non era già lì ad aspettarla? si chiedeva impaziente.

Proprio quella sera doveva tardare?! Il suo autista doveva sempre essere puntuale!

La ragazza attese ancora qualche minuto e molte persone che erano con lei allo spettacolo uscirono in quel momento dal teatro disperdendosi per la strada.

Quando non furono più visibili Miss La Bouff cominciò allora a fare su e giù lungo il marciapiede senza allontanarsi troppo per essere individuata facilmente quando sarebbero venuti a prenderla.

Non ci pensava nemmeno a scostarsi dalla luce dei lampioni posti ai lati del French Opera House, non era così sprovveduta dal rischiare che qualche malintenzionato le si avvicinasse.

 

Sfortunatamente poco dopo due uomini ben vestiti, che stavano camminando per la via decisamente allegri, la notarono.

La principessina di papà li conosceva di vista, tuttavia non volle rivolgere loro ugualmente la parola nella condizione in cui erano.

Non poté farne a meno però quando purtroppo loro la salutarono educatamente e le si accostarono per fare due chiacchiere.

Non erano pericolosi, e se anche fosse successo qualcosa la giovane era certamente piena di spirito per contrastarli e in un’ottima zona per chiedere aiuto eventualmente.

I due uomini non avrebbero fatto niente comunque perché avevano bevuto solo un po’ ed ora stavano tornando a casa.

Dopo una breve chiacchierata squisitamente cortese uno dei due si arrischiò a proporle, conoscendo la sua natura gaia: -Venite con noi signorina Lottie, lasciate che vi offriamo un drink.-

-No grazie, non bevo. -mentì lei.

-Permetteteci almeno di accompagnarvi a casa, non possiamo lasciare una donna come voi qui da sola. -affermò l’altro genuinamente.

La ragazza mantenne un tono calmo nonostante l’imbarazzo provocatole dai due.

-Siete molto gentili entrambi ma il mio autista sarà presto qui, inoltre mio marito non approverebbe. -rivelò loro con fare sofisticato.

-Oh vostro marito è uno “stregone” giusto? -chiese il primo uomo che aveva parlato mascherando alquanto il proprio scetticismo.

-Proprio così. -confermò la miss orgogliosa provando nuovamente a conversare.

-Perché non ci parlate un po’ di lui? -ammise uno posandole una mano sulla spalla.

-Giusto, andiamo a prendere un caffè. -fece l’altro agganciando amichevolmente il braccio a quello della bionda.

...Evidentemente non si era spiegata bene.

Tentando di divincolarsi con gentilezza la principessina di papà declinò di nuovo entrambi gli inviti dei due uomini e stava per passare dunque alla maniere forti, che una signora come lei non avrebbe mai dovuto usare, quando le luci dei lampioni iniziarono a lampeggiare.

Subito qualcosa di oscuro girò intorno ai tre e la coppia di gentiluomini venne afferrata da una forza invisibile, separata dalla giovane e trascinata sull’asfalto per diversi metri.

Lottie si guardò intorno spaventata mentre gli uomini a terra si agitavano nel tentativo di scoprire che cosa li tenesse al suolo.

-Che sta succedendo?! -chiese allora la ragazza ai due.

Una figura maschile, oscura e slanciata li raggiunse in strada. Portava un cappello a cilindro in testa e la sua espressione non prometteva niente di buono.

-Facilier? -domandò confusa la miss più a se stessa che allo stregone.

Si vedeva molto chiaramente che era furente.

-Che cosa credevate di fare a mia moglie!? -sibilò rabbioso avvicinandosi alla coppia di uomini.

La sua ombra, che li aveva afferrati per le loro, li trascinò di fronte al bokor.

Egli calò con la mano destra il teschio che aveva cucito sul cappello e lo applicò invece magicamente al proprio viso. Così mascherato era ancora più intimidatorio.

I due malcapitati, i quali nel frattempo supplicavano e si dimenavano, ammutolirono a quella vista.

-N...niente lo giuro! -ammise uno di loro terrorizzato senza osare distogliere lo sguardo dall’uomo ombra. L’altro annuì incessantemente.

Facilier alzò la testa ed esaminò minuziosamente sua moglie per confermare che stesse bene e a parte lo stupore rivoltogli non sembrava avere nulla che non andasse.

Approvando mentalmente la cosa lo stregone riportò l’attenzione ai due scarafaggi ai suoi piedi.

Non pensava fossero così stupidi da tentare di far del male alla sua donna ma decise ugualmente di rendere chiaro il concetto e di divertirsi un po’ con loro.

-Bene. -rispose con fermezza nella voce più simile ad una minaccia.

Il cielo si rannuvolò all’improvviso, il vento soffiò forte e il bokor estrasse dalla tasca del completo una polverina viola scintillante che soffiò addosso ai gentleman.

Questi tossirono e tutt’intorno a loro cominciarono a spuntare dal terreno asfaltato bamboline voodoo d’ogni tipo, armate di spilli, dal sorriso inquietante e con bottoni al posto degli occhi.

Il ristretto esercito avanzò e i due sfortunati ripresero a scuotersi per sottrarsi alla “magia” che li teneva ancora lì.

-Allora sparite immediatamente dalla mia vista. -ordinò il dottore schioccando le dita.

L’ombra al suo servizio lasciò andare il duo che all’istante si alzò da terra inciampando nei propri passi pur di allontanarsi alla svelta da quel luogo, e se la svignarono.

Quando furono a debita distanza Facilier puntò l’indice destro contro le bamboline che ancora camminavano con lentezza esasperante e l’illusione svanì in una nuvoletta viola.

L’ombra girò intorno a Charlotte un paio di volte finalmente libera d’esser vista ed infine ritornò sotto i piedi del suo proprietario.

Ora lo stregone doveva occuparsi di lei.

Aveva forse esagerato? Forse.

Non era completamente insensibile, ne un tipo geloso, solo...non amava condividere le sue cose.

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Capitolo 10
*** Tutto come prima ***


Facilier camminò in direzione della ragazza incredula ed immobilizzata sul posto.

Era quello il reale potere di Facilier?

Con ancora il volto dipinto egli parlò.

-Ti avevo detto di non uscire stasera, perché non hai voluto darmi retta? -chiese aspro gongolando interiormente per aver vinto quel piccolo scontro fra di loro.

I suoi tarocchi erano infallibili.

Lottie non lo smentì, troppo scioccata da quello a cui aveva appena assistito.

Lo stregone si fermò una volta che le fu davanti ma questa non indietreggiò. Per un momento il bokor credette di aver distrutto la fiducia della miss costruita con tanto sforzo e che ora lei avesse paura di lui.

Fece dunque per rimuovere il teschio dal proprio viso e tranquillizzarla quando lei inavvertitamente lo abbracciò con slancio.

L’uomo respirò un po’ più velocemente irrigidendosi sorpreso mentre la sentiva tremare contro di sé.

Sì, l’aveva senz’altro spaventata. Povera piccola...

-Facy!… -le uscì con voce tremula ma sollevata nello stringerlo stretto.

Facy? Ripeté nella sua mente l’uomo ombra prima di scuotere la testa disgustato dal bizzarro soprannome.

Ok avrebbero dovuto senz’altro parlare di “quello” in seguito.

Sollevò il capo osservando il cielo scuro e sbuffando silenziosamente per ciò che stava per fare avvolse le braccia intorno alla sua dolce metà.

-Va tutto bene piccola, non sono arrabbiato. -confermò.

La principessina di papà, dispiaciuta per il litigio, alzò il volto dal petto del marito e lo guardò in viso.

Con un po’ d’incertezza allungò la mano su quel teschio disegnato, come se temesse di sentire vere ossa sotto le dita e si prese il suo tempo per guardarlo bene.

Gli occhi d’ametista risaltavano così tanto ora...e lei credette che fossero quasi amorevoli nei suoi riguardi, ma la sua di fatti era solo una sensazione.

Scostandole la mano Facilier si disfò con semplicità della pittura passandola nuovamente sul cappello, e la giovane parve memorizzarlo nuovamente prima di alzarsi sulle punte per poi baciarlo lentamente.

Come poteva aver avuto timore di lui? Era pur sempre suo marito dopotutto.

Lo stregone ricambiò i suoi affetti e un’improvviso acquazzone estivo irruppe su di loro.

Rimasero lì incuranti della pioggia per diverso tempo a scambiarsi il respiro.

 

Dopo un po’ un’auto svoltò nella loro direzione suonando il clacson.

I due amanti si voltarono bruscamente interrotti e si resero conto che l’autista era finalmente arrivato.

-Andiamo a casa. -propose l’uomo ombra guidando la moglie, che sorrideva di nuovo, alla vettura con una mano posatale dolcemente in vita.

Entrambi bagnati come pulcini salirono in macchina e la biondina mise fin da subito il capo a riposare sulla spalla del compagno completamente rilassata dal contatto, dopo pochi minuti si addormentò.

Il dottore le drappeggiò un braccio intorno ancora una volta, posò la guancia sui capelli umidi e dorati della ragazza e sfregò poi intimamente la mano contro la sua spalla.

Con Lottie di nuovo fra le proprie braccia si sentiva già meglio e la sensazione di fastidioso tormento era ormai dimenticata.

 

Quando aveva lasciato la riunione d’affari senza dire una parola al signor La Bouff l’auto aveva deciso di non voler collaborare e si era già fermata diverse volte.

Ipotizzando che avrebbero tardato Facilier mandò dunque la propria ombra a controllare la situazione a teatro, quello che successivamente gli venne riferito non lo rese felice...per niente.

Apparentemente sembrava che Lottie fosse in compagnia di due persone, per di più sconosciute a lui e alla sua oscura proiezione, e pareva proprio che questi uomini stessero importunando sua moglie.

L’ombra fu spedita nuovamente dalla ragazza ed un furente quantomeno irrequieto stregone abbandonò auto e autista per raggiungere la donna.

Non avrebbe mai ammesso ad anima viva o morta che fosse preoccupato.

...

Arrivarono a villa La Bouff senz’alcun intoppo che aveva smesso di piovere da un po’, l’uomo ombra scese dalla vettura e prendendo la dormiente miss in braccio la portò a casa.

Come una bambina piccola, una volta varcata la soglia della loro camera da letto, la spogliò dagli abiti bagnati e le mise il primo indumento da notte che trovò facendo particolare attenzione a non svegliarla.

Dopodiché il bokor la mise sotto le coperte e la raggiunse in breve tempo.

 

Al mattino un bel sole inondò coi suoi raggi la camera da letto dei due coniugi preannunciando l’inizio di un nuovo giorno.

La luce intensa destò miss La Bouff la quale con un grugnito poco principesco sollevò una mano per proteggersi gli occhi appena aperti ed immediatamente già richiusi.

Dov’era la maschera che usava sempre per dormire? Perché non era stata svegliata dolcemente e in particolar modo da suo marito?

Si girò infastidita dall’altra parte voltando le spalle alla finestra e facendo sghignazzare così Facilier accanto a lei svegliatosi poco prima.

A quel suono la principessina di papà si strinse come d’abitudine allo sposo imponendosi di aprire nuovamente gli occhi assonnati.

Dapprima ebbe una visione sfocata dell’uomo che amava ma man mano che sbatteva le ciglia la stanchezza si dissipava rendendola più lucida.

Lo stregone era disteso sotto le coperte che lo avvolgevano attorno ai fianchi e appariva decisamente sveglio e perfettamente rilassato come ogni altra mattina del resto.

Girato su un fianco e con la testa sorretta dalla mano sinistra la osservava mentre le labbra si sollevavano in un sorriso, sembrava dilettato dallo stato di letargia della giovane.

-Giorno cherì. -le augurò suscitando in lei un sospiro di contentezza.

La biondina si stiracchiò come un gatto al sole e anche sul suo volto nacque un nuovo sorriso che probabilmente l’avrebbe accompagnata per tutto il giorno.

-Bonjour… -rispose con tono melenso riportando le braccia attorno al dottore.

Già dimentica della serata precedente Charlotte baciò brevemente ma con infinita dolcezza suo marito, e l’avrebbe volentieri coinvolto in una sessione di coccole se non avessero bussato alla porta.

-Avanti. -rispose.

-Permesso...disturbo? -domandò Gran Papà con attenzione aprendo timidamente la porta.

Lo stregone rispose semplicemente scuotendo la testa e a sua volta si tirò su a sedere senza mostrare la propria irritazione.

Non gradiva per nulla quell’intrusione ma ormai ci aveva fatto praticamente l’abitudine.

Notando che i due non erano nel bel mezzo di qualcosa di equivoco il signor La Bouff entrò, chiuse la porta e si avvicinò ai piedi del letto prima di sedervisi bellamente sopra.

-Come sta la mia bambina stamattina? Ho saputo di ieri sera. -argomentò il signor La Bouff.

Concentrò la propria attenzione su sua figlia e mentre i due chiacchieravano l’uomo ombra trovò quel momento propizio per alzarsi dal letto.

 

Da quanto aveva appreso il legame fra Lottie ed il padre era così forte che molto spesso quest’ultimo la cercava a svariate ore del giorno solo per sapere se stesse bene o se le occorresse qualcosa.

Diciamo pure che era un padre fin troppo presente.

Questo non impediva certo al genero di avere un cordiale rapporto con lui, ma ogni tanto il bokor interpellava se stesso riguardo al concetto di confini o privacy conosciuti, o meglio sconosciuti, dal ricco uomo.

Era consapevole che sua figlia non fosse più un bambina e che lui e lei “consumassero” costantemente in preda al desiderio? Perché a volte sembrava proprio che fosse completamente ignaro di cosa accadesse davvero tra moglie e marito in camera da letto.

Forse non li aveva mai sentiti, e Facilier ne dubitava fortemente, eppure i grandi occhioni fiduciosi di Elì si posavano ingenuamente sullo stregone per poi fissare la giovane miss come se fosse il più puro e casto fra gli angioletti.

No, l’uomo ombra non avrebbe mai capito cosa non andasse in quell’uomo.

 

La prospettiva d’intrattenersi un po’ più a lungo fra le coperte con la principessina di papà svanì all’istante e solo con i boxer neri addosso il bokor riferì ad entrambi, per pura formalità, che sarebbe andato a farsi una doccia.

Dopo che padre e figlia ebbero dato appena un segno d’assenso Facilier si infilò la scura vestaglia, raccattò i suoi costosi vestiti dal proprio armadio ed uscì dalla stanza.

...

La giornata trascorse rapidamente e scese la notte.

Quella sera stessa Facilier, Lottie ed Elijah La Bouff rincasarono presto da una cena alla quale il nostro abile stregone aveva vinto parecchio danaro giocando d’azzardo.

Un vero gentiluomo non l’avrebbe fatto, eppure era anche vero che nessuno oltre al bokor possedesse un’ombra fidata in grado di imbrogl…aiutare.

La serata era stata piacevole almeno finché il dottore non rischiò di soffocare durante il pasto in seguito al commento del suocero.

-Mi piacerebbe diventare nonno. Quando pensate di avere figli? -domandò nell’esatto momento in cui Facilier deglutiva della pregiata carne al sangue.

A stento riuscì ad accompagnarla nel posto designato bevendo un lungo sorso di vino rosso suscitando l’attenzione di tutti i presenti.

Non avevano mai discusso di questo argomento nonostante Elì vi scherzasse raramente su.

Lo stregone era certo di non volere figli, almeno per momento e per gli anni a seguire, sua moglie era d’accordo con lui. Tuttavia nell’eventualità che ciò accadesse il bokor aveva già chiari in mente i nomi dei suoi figli, se mai ne avesse avuti.

“Freddie” era quello che avrebbe scelto indipendentemente dal sesso del bambino e “Celia” era quello che prediligeva sua moglie.

Charlotte infatti amava i bambini, era evidente, ma non voleva stravolgere la propria vita perfetta ne sostenere una gravidanza che le avrebbe irrimediabilmente modificato il corpo. Su questo era stata assolutamente intransigente.

Desiderava essere giovane, bella e priva di smagliature ancora a lungo per il suo sposo.

 

Gran Papà non poteva saperlo ma il pensiero di liberarsi di lui aveva attraversato nuovamente la mente dell’uomo ombra.

Le occasioni non erano mancate di certo, eppure quando Facilier ebbe visto come la principessina di papà soffrisse per un improvviso dolore all’intestino che colpì suo padre il bokor abbandonò l’idea.

D’allora la ragazza era stata più attenta a ciò che mangiava Elì terrorizzata al pensiero che potesse avere un attacco di cuore o chissà cos’altro.

Facilier rinunciò così nell’intento di privare la moglie dell’unica figura genitoriale rimastale.

Che l’amasse? Era da escludere.

Il signor La Bouff si occupava di accrescere il conto in banca anche senza l’intervento di Facilier e lui non era certo di volere tutte le responsabilità e lo stress che sarebbero inevitabilmente ricaduti sulle sue spalle alla morte dell’uomo.

Meglio lasciare che si occupasse Elì di tutte le incresciose questioni e che si facesse venire i capelli bianchi a forza di scervellarsi, lo stregone preferiva di gran lunga spassarsela un sacco con la figlia dell’uomo e godersi la vita senza bisogno di alzare un solo dito a meno che non lo volesse.

 

Dopo aver augurato la buonanotte a Gran Papà dunque marito e moglie salirono le scale e arrivarono in camera da letto chiudendosi la porta alle spalle.

Accesero le luci.

L’uomo ombra era un po’ stanco perciò si avvicinò al letto massaggiandosi il collo, al contrario la giovane miss si sedette di buon umore alla toletta.

La stanza di Charlotte era mutata negli anni.

I manichini pieni zeppi di abiti con lustrini e tiare di plastica erano scomparsi così come gli scaffali ricolmi di bambole.

Al loro posto ora si trovavano due grandi armadi di legno, un per lei e uno per lo stregone.

Gran parte del mobilio era stato ridipinto con un colore neutro e più sobrio, così come le pareti completamente rosa.

Contro la parete centrale era stata posizionata una toletta disseminata di trucchi e accanto ad essa un elegante separé.

Dall’altro lato della camera era presente una libreria affiancata al letto a baldacchino principesco provvisto di delicati tendaggi.

Era rimasto praticamente lo stesso ma come per i tappeti, i tendaggi, le pareti e le coperte anch’esso aveva abbandonato il colore ROSA per venire in contro ai gusti del marito di Lottie.

Ormai quella camera non apparteneva più ad una bambina ma ad una giovane donna sposata, e come tale una tonalità più passionale di rosso sostituì in una certa misura il colore preferito dalla miss.

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Capitolo 11
*** Abituale cupidigia ***


Ora alla specchiera, seduta su uno sgabellino in tessuto dal morbido cuscino, la principessina di papà si disfava canticchiando dei gioielli.

Facilier le dava le spalle e dopo aver appeso il cappello su una sedia lì vicino si spogliò della giacca con un semplice movimento delle spalle.

Sedendosi sul letto si tolse le scarpe e i calzini per poi passare a sbottonarsi il gilet che gettò accanto al cappello.

Quando si tolse la camicia di seta nera facendola passare per la testa osservò la giovane alla toletta.

La colse a guardarlo attraverso il riflesso dello specchio e ciò lo fece sorridere sornione.

Lo stregone dunque si alzò e la raggiunse.

Non appena le fu vicino si chinò verso la biondina che apparentemente disinteressata faceva finta di ignorarlo.

L’uomo ombra però la conosceva meglio di così. Voleva le sue attenzioni e ammirandola dallo specchio calò su di lei.

Le labbra furono sull’esile collo e le dita scivolarono sulla pelle di porcellana di sua moglie con infinita lentezza arrivando ad abbassarle sensualmente la bretella del vestito che ancora indossava.

Per quella sera l’uomo ombra aveva permesso a Lottie di rivestire il suo corpo con un abitino rosso che ne mettesse in mostra la scollatura del piccolo seno, la schiena, e ne valorizzasse i fianchi.

Non era quel tipo di signore che si imponeva affinché la moglie indossasse ciò che lui desiderava, tutt’altro.

Amava particolarmente quando Charlotte vestiva abiti provocanti in pubblico così, stando sempre rigorosamente al suo fianco, poteva ostentare la bellezza della propria donna alla pari di un gioiello prezioso che ovviamente solo lui era in grado di possedere.

 

Facilier tempestò morbidamente la pelle della miss con una scia di baci respirandole caldamente sulla gola.

La principessina di papà posò gli orecchini che aveva tra le mani nel portagioie scossa da mille piacevoli brividi caldi.

Infilò la mano destra nei voluminosi capelli del marito e giocò con le ciocche scure con le dita massaggiandole e tirandole leggermente.

La giovane invitò lo stregone a fare di più reclinando il capo e socchiudendo gli occhi, lui si appoggiò al piano in legno della specchiera con la mano destra mentre la mancina scivolò lungo la schiena della bionda.

Con il respiro accelerato lei fece incontrare le loro labbra e quando si separarono lanciò uno sguardo d’intesa al marito.

Il sorriso impresso sul suo volto era appena contenuto, le palpebre scese in un’espressione maliziosa e gli occhi colmi di lussuria.

-Vieni a letto… -riuscì a sussurrarle lo stregone contro l’orecchio sensibile chinandosi ancora una volta.

Il tono con cui espresse quella richiesta era carico di eccitanti promesse inespresse.

Fu spinto delicatamente via dall’indice ben curato di Lottie con molta calma e il dottore si lasciò scostare.

La donna sollevò l’angolino destro delle labbra umide e lucide di saliva in modo adorabile. Accavallando le gambe in maniera provocatoria tornò a guardarsi allo specchio riprendendo la sua precedente occupazione.

Lo stava tentando di proposito, stava giocando con lui al gatto e al topo e Facilier amava particolarmente quando poi alla fine l’avrebbe divorata.

Consapevole dei desideri della moglie l’uomo si allontanò a spegnere le luci del lampadario appeso al soffitto lasciando accese solo le bajour dei vari ripiani.

La stanza fu immersa nella penombra dando alla camera un aspetto molto intimo.

Il bokor di disfò dei pantaloni e si infilò a letto.

Appoggiato alla testiera e distesosi sui morbidi cuscini incrociò le mani dietro alla nuca e attese che la miss finisse di prepararsi per la notte.

La principessina di papà privata ormai dei gioielli iniziò a struccarsi, fu tremendamente lenta in questo e fece aspettare di proposito il bokor per testarne la pazienza.

Impiegò diversi minuti prima che tutto il trucco sul suo viso venne via e non appena si alzò con gioia dallo sgabello l’uomo ombra si animò credendo che finalmente l’avrebbe raggiunto.

Si sbagliava.

La giovane ignorò deliberatamente il suo sguardo affamato e con superiorità ed un sorriso malevolo, che non poteva avergli insegnato che lui, si diresse verso il separé.

Sparì dietro di esso e si svestì.

Il dottore non apprezzò quell’impertinenza, non era necessario che si spogliasse, ci avrebbe pensato comunque lui di li a poco.

Per un momento fu tentato di inviare la sua ombra a scostare quell’inutile barriera, ma non lo fece.

Si concentrò anzi sulla sensuale figura della biondina proiettata sul separé dalla luce della lampada posta sulla toletta.

Il bokor si godette quel debole intrattenimento che l’ombra di Lottie stava ricreando per lui.

La vide far scivolare l’abito lungo il corpo e lasciarlo cadere con un morbido tonfo a terra, sapeva cosa avrebbe trovato se fosse andato lì a prenderla ma lo stregone rimase ugualmente dov’era in attesa.

Lottie si disfò allora del reggiseno che seguì il vestito sul pavimento poi si piegò a raccogliere gli indumenti e li appoggiò al separé.

Solo le sue mani sbucarono dietro di esso per prendere la veste da camera di seta lì appesa, la infilò e finalmente Facilier la vide uscire pronta per lui.

Non poté fare a meno di essere catturato ogni volta da lei e da quello sguardo impudico che ora gli stava rivolgendo. Con un cenno del lungo indice lo stregone le intimò maliziosamente di raggiungerlo e Charlotte ubbidì.

La veste rosa che indossava aveva un morbido scollo a cuore dai bordi ricamati in pizzo, arrivava sino al ginocchio ed era sufficientemente svasata. Si aggrappava a stento alla figura minuta della donna e le spalline sembravano inesistenti tanto erano fini, il seno non troppo abbondante si muoveva liberamente sotto la seta, inoltre c’era troppo tessuto che scivolava deliziosamente sulla sua pelle emettendo un piacevole fruscio ad ogni passo fatto dalla giovane miss.

La principessina di papà avanzò lentamente finché non si trovò ai piedi del letto.

Sotto lo sguardo divertito dell’uomo ombra si arrampicò aggraziatamente sul materasso eppure con la sensualità che l’accompagnava.

Gattonò verso suo marito accomodandosi poi sulle coperte che ne coprivano il bacino e le lunghe gambe.

Il dottore mappò la pelle della giovane con calma scivolando dalle sue spalle lungo la vita e i fianchi mentre lei gli posava le braccia al collo baciandolo lentamente.

Le bocche si assaggiarono contenendo per il momento la loro passione, le dita della bionda si insinuarono nuovamente nei capelli soffici del bokor e nel frattempo le abili mani di quest’ultimo si occupavano di sollevare appena la veste di sua moglie e accarezzarne pienamente le cosce.

La lingua curiosa di Lottie ricalcò la bocca di Facilier e ne morse il labbro inferiore prima di duellare con la gemella.

Il bacio si fece inevitabilmente più appassionato.

La donna strinse il corpo dello stregone schiacciandoli dolcemente insieme petto contro petto, scese con le mani sul torace tonico di lui sfiorandone brevemente i bottoncini di carne più scuri della pelle stessa dell’uomo viaggiando infine lungo i muscoli dello stomaco appena accentuati.

I coniugi si separarono per respirare scambiandosi uno sguardo languido e il dottore sollevò una mano per accarezzare la guancia paffuta della miss, dopodiché non perse tempo avventandosi sul suo collo.

Il pizzetto le irritava la pelle ma la lingua e la bocca del bokor ne lenivano il fastidio più che adeguatamente.

La principessina di papà si abbandonò a quei tocchi esperti e ricambiò assaporando a sua volta la pelle della gola di Facilier baciandola e mordicchiandola come poteva.

Le mani strinsero i corpi un po’ di più poi lo stregone si sottrasse all’attuale compito e guardò la giovane comodamente seduta su di lui dritta negli occhi azzurri.

Si, aveva decisamente fatto centro con lei si disse.

Che tenera, ancora credeva che l’amasse.

Un sorriso maligno si delineò sul volto dello stregone, schiantò la bocca su quella di lei, le afferrò la nuca spingendola contro la propria e con l’altra mano le sfregò la schiena verso l’alto baciandola più difficilmente.

Improvvisamente l’uomo ombra l’afferrò per la vita e con entrambe le mani la rivoltò, sua moglie si aggrappò a lui con le gambe mentre veniva gettata con un tonfo morbido sulle coperte.

Ciò fece si che il loro bacio si interrompesse e Lottie rise per tanta intraprendenza.

Lui, che era spesso composto ed autoritario, perdeva completamente il controllo con lei.

Si trovò così distesa sulla schiena ed imprigionata momentaneamente sotto il corpo del compagno che sorrideva come un bambino a Natale mettendo in mostra tutti i denti, ma in realtà il ghigno che ostentava era molto più sporco.

Il dottore si sollevò di poco per disfarsi del lenzuolo attorcigliato fra di loro in un gesto plateale, dopodiché tornò a dedicarsi alla ragazza.

Distesa sotto di lui ad attendere era capace di dargli un senso di potere non indifferente.

Una gamba liscia come il velluto si sollevò portandosi sensualmente all’anca di Facilier sfregandovi contro la caviglia con lentezza.

Lo stregone l’accarezzò appena più per devozione poi, molto più interessato, fece vagare le mani sino ad incontrare l’ostacolo in tessuto che gli impediva di ammirare la moglie in tutta la sua gloria senz’alcun velo.

Sollevando la veste con la dovuta calma l’uomo ombra la rimosse dal corpo della miss, un brivido di freddo e d’eccitazione la colse e quando la stoffa fu gettata a terra silenziosamente la principessina di papà circondò nuovamente il collo del dottore per avvicinarlo a sé. Quest’ultimo acconsentì viaggiando coi polpastrelli sulla pelle appena scoperta facendola vibrare, successivamente irretito dal desiderio chinò il capo proprio sul seno della giovane che ispirò bruscamente.

Il suo tormentatore giocò con le sue rotondità ottenendo da lei alcuni insoddisfatti gemiti di piacere.

Nel frattempo Lottie osservava il tetto del letto con le palpebre che sfarfallavano.

Facilier non era un amante premuroso o delicato e le sue dolci carezze non erano altro che una presa in giro per la povera ragazza che desiderava avidamente di più.

La lingua dello stregone la vezzeggiò e il suo baffetto la graffiò mentre la miss scendeva con le dita lungo la schiena dell’amato.

I secondi sembravano eterni, poi finalmente l’uomo ombra scivolò con le labbra lungo il ventre piatto della principessina di papà fermandosi però poco prima dell’ombelico.

Alzò lo sguardo verso di lei e con espressione maligna ed un sorriso quasi osceno le fece intuire di essere più che pronto per passare ad “altro”.

La giovane poteva ben dirlo percependo nitidamente la tensione del suo corpo.

Senza bisogno di chiedere nulla il dottore si scostò da lei sollevandosi per spogliarla dell’intimo, non appena l’ebbe fatto tornò subito su di lei baciandola con rinnovato entusiasmo.

Non era un sentimentale ma era passionale.

Come le mani del bokor discendevano bramose lungo le curve della moglie quest’ultima arrivò al bordo dei pantaloni di suo marito provando a toglierli con insistenza.

Divertito dal tentativo Facilier rise appena contro le labbra di lei prima di spogliarsi con un solo gesto, ed un po’ di difficoltà, di entrambi gli indumenti restanti.

Finalmente furono nudi entrambi.

Charlotte lo assalì e lo tirò giù schiena contro il letto invertendo i ruoli.

Ora spettava a lei trovarsi nella posizione migliore per continuare il gioco.

Lo stregone inizialmente sorpreso si prese un lungo momento per osservarla.

Nonostante quel grazioso faccino incombeva su di lui più provocante che mai, ansante ed illuminata parzialmente dalle luci delle lampade sparse per la stanza. Le ombre giocavano sulla sua pelle e lei mostrava con vanto il copro dalle proporzioni perfette drizzando la schiena e sollevando il lungo collo da cigno.

Allo stregone venne irrimediabilmente fame.

Quella donna era in assoluto una tentatrice sotto mentite spoglie non c’erano dubbi, anche se poteva somigliare ad una bambina che credeva ancora nella cicogna era innegabilmente una visione distorta di un angioletto corrotto e all’uomo ombra piaceva pensare che fosse così per merito suo.

Credeva di avere potere su di lui?

Un qualche tipo di controllo?

E allora glielo avrebbe lasciato credere.

Lottie vezzeggiò il suo corpo con le dita, con le labbra, con il respiro perfino mentre si stendeva a poco a poco su di lui facendo combaciare le loro pelli così diverse come se fossero una sola.

I loro corpi caldi si allontanavano impercettibilmente ad ogni respiro e ad ogni battito dei loro cuori, tutto ciò era imperdonabile.

Dovevano essere ancora più vicini, più schiacciati piacevolmente l’uno contro l’altra fin quasi a fondersi.

Dovevano essere in grado di percepire tutto tramite i recettori della pelle, ogni tendine che si fletteva e ogni muscolo che si muoveva o che veniva sollecitato.

La donna stuzzicò la fame del bokor in tutti i punti giusti finché egli non pensò che potesse essere abbastanza.

Quell’erotico giochino era andato avanti anche più del necessario secondo il proprio parere.

Afferrò meglio sua moglie per i fianchi portandola dove entrambi ormai desideravano che fosse e si fusero sul serio.

Fu allora che la vera passione esplose.

 

Tutto divenne rapido, confuso e sfocato mentre Facilier e la giovane miss si amavano.

Si attorcigliarono come impazziti e ben presto lo stregone riprese il pieno controllo fra i roventi baci seppellendosi nel corpo della sua compagna.

 

L’atmosfera dapprima intima era cambiata in qualcosa di diverso e di soffocante, ora erano gemiti di dolore, di piacere e brevi scambi di parole che riempivano l’aria.

Charlotte strinse inizialmente le coperte, poi le spalle del marito con forza supplicandolo infinite volte tra una spinta e l’altra, ma lui rise delle sue suppliche.

Il letto cigolava, le coperte frusciavano e i due amanti sembrarono continuare per delle ore.

 

Poi all’improvviso con un ultimo lamento da parte di entrambi tutto tacque e regnò il silenzio.

Affannato Facilier si lasciò cadere in avanti senza energie, come le membra di un morto e Lottie prontamente lo attendeva ammorbidendone l’impatto con il suo corpo.

Il bokor aveva i capelli arruffati, non molti dissimili da com’erano di solito, e appiccicati alla fronte.

La sua figura sudata venne accolta dalle braccia della donna nelle sue stesse identiche condizioni, rimasero così immobili tentando di riprendere fiato.

Dopo qualche minuto l’uomo ombra scostò il viso per osservare pigramente sua moglie e la propria guancia si adagiò contro il seno sinistro della miss.

Il battito del suo cuore correva ad un ritmo frenetico sotto l’orecchio dello stregone che sorrise soddisfatto ed appagato come ogni volta nel vedere il suo operato sulla giovane.

La principessina di papà annaspava, di conseguenza il petto le si sollevava e abbassava continuamente, gli occhi azzurri da cerbiatta di solito limpidi erano tuttora liquidi per la recente passione e socchiusi, le guance erano spolverate di un bel rosso rubino ed infine le piccole labbra piene come i petali di un fiore apparivano lucide, schiuse, arrossate e ferite lievemente.

I capelli biondi erano arruffati, il collo segnato e ogni volta che deglutiva il bokor avrebbe voluto morderla proprio alla gola e privarla del respiro per sempre.

Così perfetta…

Quando la giovane si fu un po’ ripresa e si accorse dello sguardo contemplativo del marito la bocca si sollevò in un sorriso.

Iniziò dunque a passare una mano nei suoi capelli scostandoli dal viso del dottore prima di attirarlo verso di sé per un bacio lento e calmo.

Una volta che si furono separati Facilier si adagiò al fianco della bionda esausto.

La prima volta che l’avevano fatto era stata una vera rivelazione scoprire che riusciva a stare al passo con lui a letto.

Disteso com’era portò il dorso della mano alla fronte prossimo al sonno, poi ricordandosi di Lottie le passò il braccio sinistro dietro al collo in modo che potesse usare lui come cuscino.

Difatti dopo aver raccattato il lenzuolo stropicciato e ammassato in un angolo del lettone lei si accoccolò contro l’uomo ombra circondandogli il torace contenta.

Poco dopo fra un respiro e l’altro il sonno la rapì.

Il dottore aspettò che lei fosse completamente nel mondo dei sogni per permettersi di giocherellare tranquillamente con i capelli biondi di lei.

Era perfettamente a suo agio, chi l’avrebbe mai detto che un giorno avrebbe potuto possedere tutto questo.

Facilier espirò con un sorrisetto ammirando ancora una volta il delizioso contrasto fra la sua pelle scura e quella chiara della donna che aveva sposato, non avevano mai dato importanza a ciò.

Gli occhi d’ametista indugiarono per l’ultima volta sul viso sereno di Charlotte dopodiché lo stregone la strinse a sé e chiuse gli occhi.

Forse amava davvero sua moglie in fondo…

Doveva trattarsi di un effetto collaterale, una falla nel proprio piano di vita perfetto...ma non così terribile.

Fine.

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