Vecchi incontri

di Monkey D Akiko
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


NOTE DELL'AUTORE
Salveeee a tutti! <3
"Gals!" è un'opera che nel corso degli anni mi capita spesso di rivedere, così mi sono detta "Perchè non scriverci qualcosa?" Scritta per puro divertimento, spero possa divertire anche voi! Ci sono parole del dizionario delle gals che spero possiate capire, altrimenti andate a cercare "Gals!" su wikipedia e troverete la spiegazione XD
A presto!
Monkey D Akiko <3



★ Iniziativa: Questa storia partecipa a “Time Travel Time” a cura di Fanwriter.it!
★ Numero Parole: 1144
★ Prompt/Traccia: 5. A torna indietro nel tempo e si innamora di B, che ora ha la sua stessa età.
 

“Ahh quanto era bello il mio Yamatuccio!” 
Miyu stringeva tra le mani le foto del suo fidanzato e ogni tanto le strofinava teneramente contro la guancia.
“Detta così sembra che ora non sia più tanto bello” rispose svogliatamente Ran.
Se ne stava sdraiata sul tappeto della sua stanza, sorreggendosi la testa con una mano, mentre osservava annoiata le moine dell'amica. Si era pentita
fin dal primo momento di averle mostrato le foto di quando lei e i suoi fratelli erano piccoli.
“Non è vero! Il mio Yamatuccio è sempre bellissimo!” protestò gonfiando le guance.
Ran si limitò a sbadigliare.
“Su calma, non è il caso di agitarsi per così poco - ridacchiò Aya - sei fortunata Miyu, io darei qualsiasi cosa per vedere le foto di Otohata da piccolo”
Il suo volto, che teneva tra le mani, divenne tutto rosso e gli occhi le brillavano.
“Ohhhh quanto siete noiose! Foto di qua, foto di là, mi fate infurabbiare! Io voglio andare a fare shopping a Shibuya!” si lamentò sbattendo braccia e gambe a terra come una bambina capricciosa.
“È inutile che fai così, tanto anche se andassimo in centro non potresti comprare niente”
“Ran è di nuovo senza soldi”
Risposero sconsolate le due ragazze alzando le spalle e scuotendo la testa.
“Non è colpa mia se ci sono troppe cose belle e la mia paghetta è misera!” continuò a dimenarsi mentre le altre sospirarono in sincronia.
“Scusa Aya, perché non chiedi semplicemente a Otohata di mostrartele?” riprese il discorso Miyu.
“M-ma cosa dici? Non ne avrei mai il coraggio!” 
Aya iniziò a scuotere freneticamente il capo a destra e a sinistra tenendo le mani strette a pugno davanti al petto.
“Ci risiamo, è in Otohata-mode di nuovo …” commentò Ran che si era appena calmata.
“Forse possiamo chiedere aiuto a numero due” suggerì la bionda, che cercava di aiutare l’amica.
“Non credo mi possa aiutare in questo …”
Ran balzò in piedi e puntò il dito verso Aya.
“L'unica soluzione per vedere Otohata da piccolo è tornare indietro nel tempo!” dichiarò solenne.
Seguì un momento di silenzio.
“Scherzavo! Ahahahah! Questa cosa ha zero senso anche per me!” detto questo si buttò a sedere a gambe incrociate su un cuscino continuando a ridere.
“Ran sei sempre la solita!”
Le due ragazze si scambiarono altre parole ma la mora non le sentì. Aveva lo sguardo fisso davanti a sé e la mente altrove.
“Tornare indietro … nel tempo …” mormorò.
 
 
***
 
 
Il giorno successivo Aya non si fece vedere a scuola e non contattò né Ran né Miyu. Le due ragazze erano preoccupate, non era da Hoscino sparire così all’improvviso e saltare un giorno di scuola.
“Ran, cosa ne pensi?”
“È meglio controllare Shibuya, forse è lì nei paraggi. Nel dubbio chiederò a Mami-rin di cercarla per Bukuro”
La gal suprema sorvegliava l’intero istituto dal tetto, su cui lei e Miyu si trovavano per la pausa pranzo, per assicurarsi che non stesse accadendo niente di sospetto. La sua espressione seria rispecchiava il retaggio della sua famiglia di poliziotti.
“Chiediamo anche a Tastukichi di guardare se si trova a Machida”
“Perché mai dovrebbe aver lasciato Tokyo?” domandò con una smorfia stupida dipinta in volto.
Addio retaggio.
“Machida è ancora nella prefettura di Tokyo …” si limitò a proferire la bionda con sguardo di compatimento.
“Giuuusto! Me lo dimentico sempre …” disse grattandosi il capo.
In quel momento ad entrambe arrivò un messaggio sul cellulare.
“È Aya! Vuole che la raggiungiamo nel laboratorio di scienze”
“Che cosa?! È stata tutto il tempo a scuola?!” gridò stringendo convulsamente il telefono.
Entrambe si incamminarono verso il luogo dell’appuntamento, chi sollevata e chi digrignando i denti.
“Sarà meglio che tu ci dia una spiegazione!” esclamò Ran spalancando la porta del laboratorio appena raggiunto.
Le due rimasero a bocca aperta. La stanza era tutta sottosopra e davanti a loro c’era un enorme macchinario con luci lampeggianti che emetteva sbuffi di fumo come una locomotiva giocattolo. Sulla destra c’erano un computer e delle leve mentre sulla sinistra vi era una rientranza grande come i camerini dei negozi.
“Eccovi qui ragazze!” le salutò Aya comparendo da dietro il colosso di metallo. Indossava un camice bianco aperto, con sotto la divisa scolastica, aveva i capelli intrecciati in una treccia spettinata e portava un paio di grandi occhiali dalla montatura rotonda.
“A-aya, che … cos’è q-questo?”
“Questa, mia cara Miyu, non è altro che … UNA MACCHINA DEL TEMPO!” esclamò mostrandola con il palmo di una mano rivolto al cielo.
“MACCHINA DEL TEMPO???!!” gridarono in coro.
“Non cianciasparare!” la rimproverò Ran.
“Non sto mentendo! Quando ieri hai parlato di viaggi nel tempo ho avuto l’illuminazione. Avevi ragione, l’unico modo per vedere il mio piccolo Otohata-kun è tornare indietro nel tempo! –affermò decisa stringendo i pugni al petto – Ah! Ho detto il mio piccolo Otohata-kun! Che vergogna” esclamò coprendosi il volto ormai rosso.
Era tornata in Otohata-mode.
“M-ma Aya, Ran stava scherzando. Come ti è venuto in mente di tentare un’impresa del genere?”
“Che importa Miyu? Ci è riuscita! Questa macchina del tempo è supersopra!”
Ran scoppiò a ridere e diede delle vigorose pacche sulla spalla ad Aya che per poco non cadde.
“Ma toglimi una curiosità: perché questo look?” aggiunse dandosi un po’ di contegno.
La mora si sistemò gli occhiali e poi disse, facendo l’occhiolino: “Sono pur sempre una gal, se devo fare qualcosa lo faccio con lo stile giusto”
“Il look da laboratorio ti dona proprio Aya, ma sono ancora sottoshock per la tua invenzione. Non so se funziona però anche se così non fosse è incredibile che tu sia riuscita a costruire una cosa del genere in poco più di una notte”
“Scopriamolo subito se funziona! Forza ragazze, si parte per un viaggio nel tempo!”
La regina di Shibuya si fiondò verso il macchinario luccicante e ci si arrampicò sopra.
“Ran, ferma! Non è così che funziona!”
Le altre due le corsero dietro ma non riuscirono a fermarla. Ran, arrampicandosi, azionò per sbaglio una leva. La macchina del tempo iniziò ad emettere più fumo e a vibrare, facendo tremare così tutta la stanza. Il rumore era assordante.
“Ran che hai combinato?!” chiese la bionda.
“Non lo so ma fatela smettere o darò di stomaco!”
Le tre ragazze cercarono di tenersi saldamente a qualcosa ma Miyu cadde dentro alla macchina del tempo.
“Ahh!”
“Miyu!”
Il fumo aumentò e si sprigionò una luce abbigliante. Pochi minuti dopo la situazione era quasi tornata alla normalità: il macchinario si era stabilizzato e il fumo si stava dileguando.
“Coff-coff! Tutto bene ragazze?” domandò preoccupata Ran tra un colpo di tosse e l’altro.
“Sì, per fortuna è tutto finito” rispose Aya massaggiandosi la testa.
“Miyu? – silenzio – Miyu!”
Non appena il fumo si dileguò le due ragazze si resero conto che la loro amica era scomparsa.
“Dov’è finita Miyu?!”
Aya si diresse al computer.
“Temo sia tornata indietro nel tempo ...”
 
 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


NOTE DELL'AUTORE
Salve a tutti! Rieccomi con il secondo capitolo di questa storia. Purtroppo non sono riuscita a continuare prima per gli impegni universitari ma ora la storia è conclusa e non tarderà ad arrivare anche l'ultimo capitolo. Ringrazio tutti coloro che hanno letto la storia, mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate ^^
A presto!
Monkey D Akiko <3



“Ahi, ahi … cosa è successo? Ran, Aya?”
Miyu si tirò a sedere dopo essersi risvegliata sul pavimento. La testa le girava perciò teneva gli occhi chiusi. Non sentendo alcuna risposta li aprì piano e si guardò intorno. Il laboratorio di scienze era come sempre, non vi erano tracce né delle sue amiche né della macchina del tempo. Si alzò piano e fece qualche passo intorno, stringendosi nelle spalle.
“R-ragazze, dove siete? Miyu ha paura …”
La suoneria del cellulare la fece sobbalzare. Guardò lo schermo e lesse il nome di Aya, così un po’ si rincuorò.
“Pronto? Aya? Dove siete finite?!”
“Miyu, calmati. Noi non siamo andate da nessuna parte, sei tu a trovarti nove anni nel passato …”
“CHE COSA? E adesso Miyu come farà a tornare a casa?”
“Sta tranquilla Miyu, adesso io e Aya veniamo a prenderti!” si intromise Ran.
“Non è così facile, purtroppo Ran arrampicandosi sulla macchina del tempo l’ha danneggiata. Mi ci vorranno forse un paio di giorni per sistemarla”
“Un paio di giorni? Accidenti Ran, è tutta colpa tua!”
“Quante storie! Stai bene no?”
“Sì ma-”
“Be cool, be cool! Puoi approfittarne per vedere Yamato, non volevamo tornare indietro nel tempo per vedere i vostri boys?”
“Beh, non ne ero molto convinta ma visto che sono qui … Miyu vedrà il suo Yamatuccio!”
“Non è giusto, volevo vedere Otohata!”
“Nopro! Quando la macchina del tempo sarà riparata ci faremo tutte e tre un bel viaggetto! Divertiti intanto Miyu, noi ti chiameremo quando sarà tutto pronto!”
“Ah a proposito Aya, com’è possibile che possiamo comunicare  con il telefono se mi trovo nel passato?”
“Ho costruito una macchina del tempo in una notte, non essere pignola su questo. A presto!”
La bionda sospirò. Non aveva molte alternative se non quella di aspettare l’arrivo delle compagne. Infondo avevano ragione, poteva sempre vedere il suo Yamato e in quest’anno avevano la stessa età. Il cuore le batteva forte.
Decise quindi di cercarlo, se non altro giusto per ammirarlo da lontano.
Sgusciò furtivamente fuori dal laboratorio di scienze e guardinga si mescolò agli altri studenti. Fortunatamente le divise non erano cambiate molto, le bastò togliere il maglioncino rosa e legarselo in vita.
Anche in quell’anno era l’ora della pausa pranzo, così poté girovagare per un bel po’ ma doveva affrettarsi a uscire dalla scuola o i professori si sarebbero accorti che era un’infiltrata.
Lanciava repentine occhiate a destra e a manca e abbozzava un sorriso ogni qualvolta sentiva una risata maschile che gli ricordava quella del suo amato ma si ritrovava ad abbassare stancamente le spalle quando si rendeva conto dell’ennesimo errore. A suo malgrado, di Yamato non c’era traccia.
Camminava calciando l’erba nel cortile della scuola, con le mani in tasca e la testa chinata. Si stava dirigendo verso il muretto che a breve avrebbe dovuto scavalcare quando sentì ancora delle voci femminili. Voltò leggermente il capo nella direzione da cui proveniva il vociare ma riprese subito il suo cammino sospirando.
“Kotobuki-kun sei il migliore!”
Miyu si fermò di colpo.
“Aaah! Kotobuki-kun!”
Miyu si voltò all’istante e partì a razzo verso di loro. Non poteva essersi sbagliata questa volta, aveva sentito il suo cognome.
Ansimante si ritrovò presto tra delle ragazze che lanciavano gridolini e apprezzamenti vari. Si fece largo tra di loro e finalmente vide cosa stava accadendo.
A qualche metro davanti a lei, c’era un ragazzo alto dai capelli castani che se ne stava in piedi con le spalle dritte rivolte al pubblico e i pugni appoggiati ai fianchi. Di fronte a lui due ragazzi con il busto leggermente piegato in avanti e le mani in tasca lo guardavano dal basso verso l’alto digrignando i denti.
“Quando la smetterai, Kotobuki, di impicciarti in cose che non ti riguardano?” domandò come se ringhiasse sommessamente uno di loro.
Kotobuki, lo avevano chiamato Kotobuki.
“Mi intrometterò sempre quando vedrò delle ingiustizie!”
Il voltò di Miyu si illuminò, doveva per forza essere il suo Yamato. La voce stabile, il senso di giustizia e la figura decisa non potevano che appartenergli.
“Adesso voglio che vi scusiate con Minatomo-kun e che promettiate di non infastidirlo più!” affermò puntando un dito verso di loro.
Solo ora la bionda si era accorta di un ragazzo mingherlino seduto a terra con le ginocchia davanti a lui e le braccia che lo sorreggevano da dietro la schiena. Con la bocca leggermente aperta, spostava il suo sguardo da quei due tizi a Yamato, soffermandosi più su quest’ultimo guardandolo come se stesse implorando aiuto.
“Certo … oppure possiamo dare una lezione anche a te!”
Ghignando, i due si lanciarono caricando un pugno verso il futuro poliziotto che si difese senza problemi.
“Aahh! Kotobuki-kun! Stai attento!” gridarono le ragazze.
“Le risse all’interno della scuola sono vietate!” affermò schivando e parando i colpi dei due avversari.
Yamato era completamente diverso da Ran, lei li avrebbe distrutti senza farsi troppo scrupolo delle regole.
Per quanto Miyu sapesse che nessuno poteva battere il suo tesoruccio, non poteva starsene a guardare senza far nulla.
“Ehi brutti scimmioni! – gridò una volta avvicinatasi a loro – Ma non vi vergognate? Due contro uno è da vigliacchi! Se proprio ci tenete a fare a botte fatelo lealmente!”
I tre ragazzi si fermarono, con i pugni ancora sollevati in aria, a quella voce che contrastava col sottofondo delle fan in fermento.
“E tu che vuoi? Stanne fuori o prendo a pugni pure te!”
“Esatto, se ci tieni al tuo bel faccino fatti da parte, magari dopo andiamo a berci qualcosa, zuccherino. Ah, ah, ah!”
“Lasciatela stare! E tu allontanati, è pericoloso!” li ammonì Yamato.
La ragazza strinse i pugni tenendo le braccia rigide lungo i fianchi e infossano la testa nelle spalle.
“Zuccherino io? Come vi permettete! Ora vedrete cosa succede quando mi fanno infurrabbiare!”
Miyu partì alla carica.
“Vieni, che ti aspetto!” sghignazzò uno di loro caricando un pugno.
“Ferma!” Kotobuki tentò di intervenire ma l’altro ragazzo lo fermò.
La bionda non si fece certo intimidire e, non appena fu abbastanza vicina, afferrò il braccio nemico, fece una mezza giravolta e, usandolo come leva, lanciò a terra quel bellimbusto, lasciando tutti a bocca aperta.
Il ragazzo si tirò su a fatica massaggiandosi la schiena.
“Tu, piccola insolente … – masticò tra i denti che teneva stretti – Ora ti sistemo per le feste!”
“Ma chi vuoi sistemare? Non ti sei ancora accorto di essere stato sconfitto? Prendi il tuo amico e girate a largo se non vuoi che inizi a fare sul serio e, credimi, nessuno vuole vedermi fare sul serio!”
Se ne stava in piedi con le braccia conserte e lo sguardo duro. Vedere qualcuno a terra davanti a lei le ricordava il suo oscuro passato. Era da tanto che non si immischiava in scontri perché lo aveva promesso al suo poliziotto del cuore ma quella promessa non era ancora stata fatta nell’anno in cui era stata catapultata e poi non aveva fatto veramente male a nessuno …
“Basta così!”
La voce ferma di Yamato interruppe i suoi pensieri. Il giovane si fece avanti portando con sé l’altro ragazzo, che teneva fermo bloccandogli il braccio dietro la schiena.
“Adesso voi due e anche tu, Minatomo-kun, verrete con me in sala professori – sentenziò guardandoli a turno – In quanto a te, per questa volta lascio correre ma non fare più una cosa avventata come quella di entra in una rissa!”
Miyu chinò il capo e rilassò il corpo.
“Miyu voleva solo aiutare …” bisbigliò.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


NOTE DELL'AUTORE
Salveeee a tutti! <3 Eccoci all'ultimo capitolo che, tra una cosa e l'altra, mi ero dimenticata di pubblicare ... ops, scusate ^^"
Spero che la storia vi sia piaciuta, ringrazio tutti coloro che l'hanno letta e chi la inserirà tra le preferite, seguite e ricordate. Se vi va, fatemi sapere cosa ne pensate, mi farebbe immensamente piacere! <3
A presto!
Monkey D Akiko <3


Se ne stava lì, abbattuta, in attesa di un suo commento.
“Lo capisco, ma fare a pugni non è il modo giusto. Ora tornate tutte in classe che la pausa pranzo sta finendo” disse rivolgendosi anche alle sue ammiratrici che obbedirono come cuccioli fedeli.
Anche se riluttanti, i teppistelli fecero quanto detto e presto nel cortile non rimase più nessuno.
Yamazaki restò nella stessa posizione finché la campanella suonò. Aveva deluso Yamato, doveva assolutamente rimediare.
Lo aspettò davanti al cancello alla fine delle lezioni. Se ne stava appoggiata al muretto con le braccia dietro la schiena, altrimenti avrebbe fatto avanti e indietro come una disperata.
Il cuore stava per scoppiarle in gola quando finalmente lo vide, circondato ancora da un folto gruppo di ragazze.
“Ya-yamato!” lo chiamò staccandosi dalla muraglia e giungendo le mani al petto.
“Ma questa chi è?”
“E come osa chiamare Kotobuki-kun per nome?”
Risposero le fanciulle contrariate ma il ragazzo le ignorò.
“Ah, sei tu … Miyu, se non ho capito male”
La bionda ebbe un sussulto, andava bene dirgli il suo vero nome?
“Ehm, Miyuki, Miyuki Yamakawa. Io volevo, ecco, volevo scusarmi per oggi”
“Sono io che dovrei scusarmi, veramente … – rispose grattandosi la nuca con lo sguardo rivolto in basso a sinistra – Sono stato molto scortese, tu sei intervenuta per aiutarmi e io, invece di ringraziarti, ti ho rimproverata” finì guardandola negli occhi e abbozzando un sorriso.
“M-ma no! Avevi ragione, la violenza non porta a niente di buono e Miyu- ehm, Miyuki promette che non farà più una cosa del genere!” affermò con le guance imporporate mentre si sporgeva un po’ in avanti.
Yamato sorrise calorosamente, a Miyu sembrò di vedere tutto il mondo più luminoso e bello.
“Mi fa piacere! Allora ci vediamo, Yamakawa!”
Detto questo la sorpassò e, seguito dalle ragazze che le lanciavano occhiatine indispettite, lasciò la scuola.   
Miyu lo seguì con lo sguardo finché scomparve dietro un angolo. A quel punto iniziò a saltellare e a dimenarsi tenendosi il viso tra le mani mentre la folla si teneva alla larga.
“Però adesso che faccio? Il mio Yamatuccio se ne è andato e Ran e Aya hanno detto che sarebbero venute a prendermi tra un paio di giorni …”
Yamazaki iniziò a dondolare sul posto tenendo le mani dietro la schiena. Avrebbe potuto andare a farsi un giro per Shibuya o andare a vedere i suoi amici da piccoli. Per il suo pernottamento avrebbe potuto infiltrarsi a scuola e dormire lì, non poteva di certo tornarsene a casa …
Senza pensarci troppo decise di fare un po’ di shopping, Ran sarebbe stata gelosa dei suoi accessori vintage.
Tutta sola però non riusciva a divertirsi.
Si trovò, alla fine, seduta vicino alla stazione di polizia dove nella sua epoca c’era il suo bel fidanzato e dove la sua animata combriccola era solita ritrovarsi. Era da tanto che non le capitava di stare a lungo senza qualcuno accanto e la solitudine iniziò a pesare sulle sue spalle come un macigno.
Per una strana ironia, stare nel passato le ricordava tristemente i suoi brutti trascorsi.
Senza rendersene conto le lacrime iniziarono a solcare il suo viso e lei si strinse nelle ginocchia. Voleva tornare a casa, voleva qualcuno che le dicesse che andava tutto bene.
Voleva Yamato.
Poi una mano si posò sulla sua spalla.
“Ehi, perché sei così triste?”
Miyu alzò piano il volto verso il proprietario della voce. Un dolce sorriso la accolse come in un abbraccio.
“Yamato!”
La bionda non resistette e si fiondò tra le braccia del giovane che arrossì per il gesto inaspettato ma la strinse forte.
“Ya-Yamakawa … cosa succede?”
“Mi sento tanto sola …” rispose tra un singhiozzo e l’altro.
“Hai litigato con le tue amiche o la tua famiglia?”
Ecco, e adesso come glielo spiegava che era sola perché si trovava in una dimensione temporale diversa per colpa della sua sorellina del futuro?
Dovette ricorrere ad una scusa.
“Vedi, in questo periodo i miei genitori si spostano continuamente da un posto all’altro per delle conferenze di lavoro e io li devo seguire. Non so ancora quando potremo tornare a casa e io mi sento tanto sola senza i miei amici”
“Non trovi un po’ di conforto nella tua famiglia?”
La bionda negò con il capo.
“Loro sono sempre assenti, è come se la mia vera famiglia fossero i miei amici”
Queste parole nascondevano un fondo di verità. La famiglia di Miyu erano Ran, Aya, Yamato, e tutti gli altri.
“Mi dispiace, non deve essere facile per te”
Quanti ricordi le tornarono alla mente. Quelle parole erano le stesse che il suo amato le rivolse la prima volta che parlarono nella stazione di polizia.
Un sorriso non poté che sorgere spontaneo sulle sue labbra.
“Però stare con te mi aiuta davvero tanto!”
Kotobuki arrossì. Yamakawa era davvero una ragazza molto carina. Pensò anche che aveva un animo dolce che era stato ferito troppo a lungo.
“Se è così, ti dirò una cosa molto importante. Il mio sogno è di entrare nel corpo di polizia, come la mia famiglia fa da generazioni, e come futuro poliziotto è mio dovere aiutarti! – dichiarò indicandosi con il pollice al petto e uno sguardo orgoglioso – Andiamo a divertirci, ti terrò compagnia io!”
Miyu esplose dalla gioia e saltò nuovamente al collo del ragazzo.
“Ah! Yamatuccio sei il migliore! Grazie, grazie!”
“Ya-Yamatuccio?” balbettò rosso dall’imbarazzo.
Miyuki era sicuramente una ragazza fuori dal comune ma in fondo le piaceva.
I due andarono in giro per Shibuya come una coppietta felice. Yamazaki era felice, era da tanto che non aveva un appuntamento con il suo tesoruccio, soprattutto un pomeriggio per Shibuya. Avere la stessa età era un vantaggio, potevano fare tante cose insieme. Se le età di Ran e Yamato fossero state invertite, chissà se lui avrebbe potuto comunque aiutarla a cambiare vita?
Il suo Yamato restava il poliziotto dal cuore d’oro che l’aveva salvata ma non poteva negare di essersi innamorata anche del Yamato suo coetaneo.
Improvvisamente il cellulare della ragazza squillò. Era Aya. Miyu si congedò un momento per risponderle.
“Miyu? Come stai? Hai visto Yamato?”
“Ciao Aya! Tutto bene, in questo momento sto avendo un appuntamento con lui, sono in love-love-mode!” rispose dondolandosi.
“E brava Miyu, hai fatto centro!” si congratulò Ran.
“Sono felice per te Miyu!”
“Se mi avete chiamata, ragazze, vuol forse dire che ci sono buone notizie?”
“Esatto! Aya è riuscita a risolvere il problema!”
“Sì ma non è stato facile con te che continuavi a mettere mano ovunque …”
“Be cool, be cool! Ormai è tutto risolto! Miyu, torna al laboratorio di scienze, noi stiamo arrivando!”
“Oh che bello! Anche se dover salutare Yamato mi rende un po’ triste …”
“Capisco come ti senti ma è inevitabile. Ci vediamo tra poco allora!”
“A dopo ragazze”
Eccoci giunto al momento degli addii.
Miyu tornò da Yamato con un’espressione non molto felice.
“È successo qualcosa Miyuki?” su richiesta della ragazza, aveva iniziato a chiamarla per nome.
“Era mia madre, ha detto che mi stanno aspettando per tornare a casa”
“Ah … beh, sarai felice. Rivedrai i tuoi amici.”
“Già. Però …”
“Però?”
“Non rivedrò te …”
Il silenzio calò tra i due. Entrambi tenevano lo sguardo basso.
“Però, questo non è un addio. Vero?” chiese Kotobuki.
Miyu prese le mani del ragazzo tra le sue.
“No, non è un addio. Io vivo molto lontano da qui e non so quando potrò tornare ma sicuramente tornerò”
“Allora io ti aspetterò Miyuki!”
“Quando ci rivedremo, prometti che mi aiuterai ancora?”
Yamato tolse le mani da quelle della ragazza e la abbracciò forte, tenendole la testa contro il suo petto.
“Te lo prometto. Ti aiuterò ogni volta che ne avrai bisogno. Chissà, forse sarò già un poliziotto quando accadrà”
“Sì, sì lo sarai”
Restarono così ancora qualche istante prima che Miyu si staccasse.
“Ora devo proprio andare. A presto, Yamato!”
“A presto, Miyuki!”
La ragazza indietreggiò, si voltò e iniziò a correre via. Poco più avanti si fermò, si girò nella direzione in cui aveva lasciato il ragazzo. Lo saluto con la mano e un sorriso, che lui ricambiò, poi riprese la sua corsa.
Una volta arrivata a scuola, scavalcò la muraglia ed entrò. Una volta che fu davanti alla porta del laboratorio, si sentì invadere da un senso di apprensione. E se le sue amiche non fossero arrivate? Se ci fossero state delle complicazioni?
Esitò con la mano vicino alla maniglia ma subito la porta si spalancò.
“Eccoti qui Miyu! Si torna a casa!”
Ran e Aya erano davanti a lei con dei sorrisi smaglianti e dietro di loro svettava la macchina del tempo.
“Torniamo a casa, sì!”
Le tre si infilarono insieme nella macchina del tempo, pronte alla partenza.
“Tenetevi libere per questo week-end, ragazze, perché andremo a fare shopping nel passato!”
“Ran, sei sempre la solita. Pensi solo agli acquisti?”
“Ma prima andremo a vedere Otohata da piccolo, vero Ran?”
“Nopro, nopro! Possiamo fare tutto quello che vogliamo! Ricordate la regola numero uno delle gal: niente è impossibile per una gal!”

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