Adam and Eve

di Claydine
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Andrà tutto bene ***
Capitolo 2: *** Il lupo e il cerbiatto ***



Capitolo 1
*** Andrà tutto bene ***


Era passata da poco l’alba quando aveva visto la terraferma per la prima volta dopo settimane, Evelyn non aveva mai visto le montagne in vita sua.
Il mare sembrava brillare alla luce dei primi raggi, era come se tanti piccoli diamanti volessero darle il benvenuto. Sarebbe stato davvero bello se quell' isola si fosse chiamata Diamante per il colore dell’oceano, e non per le enormi miniere e riserve.
Anche se era considerata un membro dell’alta aristocrazia, le donne dei regni ad ovest dell'isola Capitale continuavano a guardarla dall’alto in basso, come se fosse la più ricca dei pezzenti e probabilmente anche qui non sarebbe stato diverso.
Suo padre, Archibald Sand era stato nominato nuovo ambasciatore di Ambra nel regno di Diamante: lo sapeva da circa due anni, ma l’effettivo trasferimento avveniva solo ora  poiché l’Alto Giudice di Diamante rimandava di continuo il permesso di ingresso nel regno. Era chiaro che nessuno li volesse nel loro piccolo mondo perfetto.
Infondo erano degli estranei, erano a prima famiglia ad est della Capitale ad arricchirsi con il commercio di Ambra. Non discendevano da grandi eroi di guerra, da re o da regine. Non si vestivano con ingombranti abiti pomposi e assurde parrucche e sceglievano la vita semplice allo sfarzo. 
Le premesse erano tutte buone, no?
Ma in quei due anni dalla nomina Diamante non aveva certo ignorato il patrimonio dei Sand e in totale spontaneità aveva fatto dono alla famiglia di un'intera scorta privata fornita dei migliori tra i loro soldati. Tra questi Adam Storm era stato scelto come guardia del corpo personale di Evelyn.
Gli ambrosiani in realtà erano un regno molto pacifico: non c'erano guerre o alcun tipo di violenza e il loro stile di vita era basato sulla meditazione. Preferivano lo scontro verbale a quello fisico. In realtà per due anni la scorta aveva lavorato ben poco.

Proprio mentre pensava a lui, Adam era salito sul pontile e l'aveva raggiunta, Evelyn aveva chiuso gli occhi e sorrideva mentre il vento le scompigliava i lunghi capelli castani e le faceva svolazzare il vestito bianco. Adam le aveva posato uno scialle sulle spalle e lei l'aveva ringraziato con un altro sorriso. 
Adam era di fianco a lei, e guardava a braccia conserte le montagne avvicinarsi sempre di più. Evelyn scrutava il suo sguardo attraverso i capelli biondi scompigliati dal vento: non c'era traccia di gioia, stava tornando a casa sua e non era felice. Aveva notato anche che per la prima volta da più di un anno Adam portava la sua divisa nera da agente. 
Si era accorto che lo stava osservando e ora la guardiava con i suoi occhi verdi come il mare.
“A che pensi, Eve?”
“Che se ci sarai tu, forse questa nuova casa non sarà così terribile.”
“Faremo il modo di renderla il più accogliente possibile.”
“Quel branco di galline dell’alta società… Non voglio mischiarmi con loro.”
“Non sei obbligata a farlo, non preoccuparti.”
“E tu? Stai tornando a casa, non sei contento?”
Adam aveva alzato le spalle: “Per dieci anni ho viaggiato con mio padre, gli altri otto li ho passati in accademia nella Capitale, sono tornato e il mese dopo sono partito per Ambra. In realtà quest'isola non la sento casa mia." 
“Non so se riuscirei a vivere senza l’idea di un posto a cui poter tornare. Mi sembra disorientante.”
“Ragazzina, a volte un ponto di ritorno non è per forza un luogo fisico.”
“Allora quale sarebbe il tuo punto di ritorno, vecchietto?”
Evelyn era più giovane solo di due anni. A volte Adam la trattava come una bambina.
“Sei tu.”
La guardava dritta negli occhi e le sorrideva come solo raramente faceva. Altre volte la trattava come una donna.
Evelyn sorrideva, aveva appoggiato la testa al braccio di lui e insieme attendevano di arrivare a terra. 

La loro non era una vera e propria relazione: Evelyn aveva una terribile cotta per lui fin da quando due anni prima era arrivato ad Ambra e quando finalmente glielo aveva confessato, quasi un anno fa, la risposta che aveva ricevuto l'aveva rasserenata e confusa allo stesso tempo. Adam la amava, ma la sua missione era proteggerla finché il padre non l’avesse sollevato dall’incarico. Quando Eve avrebbe compiuto ventiquattro anni, l’età minima per una ragazza dell’alta aristocrazia per sposarsi, sarebbero andati insieme da suo padre per sollevare Adam dall’incarico e chiedere ufficialmente la mano della figlia. Archibald aveva già reso noto al ragazzo, anche lui proveniente da una famiglia benestante (come quasi tutti i diamantini), che sarebbe stato felice di una proposta simile. L’uomo aveva sempre cercato di assecondare i desideri della figlia e anche la madre, nuovo Giudice del tribunale di Diamante, si trovava spesso in accordo con il marito.  I genitori di Evelyn sapevano i rischi che la figlia correva in una terra come Diamante, nota per atteggiamenti esuberanti, feste sfrenate e un stile di vita molto più sregolato della umile Ambra e un uomo come Adam al fianco della figlia per loro sarebbe stata una vera benedizione.
Nonostante questo progetto, Adam non aveva mai accelerato i tempi con Eve, sapeva che avrebbero avuto tutta la loro vita per fare qualsiasi cosa avessero voluto e sollevare uno scandalo avrebbe potuto anche impedire il loro matrimonio. Ad Ambra erano molto ferrei sul rispetto delle tradizioni.
Si erano limitati a baciarsi alcune volte, nascosti dietro un albero come ragazzini timidi. Ovviamente a loro non bastava, ma mancavano solo due mesi al ventiquattresimo compleanno di Evelyn e Diamante adottava tutto un altro stile di vita, non avrebbero rischiato più del necessario.
"Adam, andrà tutto bene vero?"
Adam le aveva circondato le spalle con le braccia e l'aveva baciata sui capelli: "Andrà tutto bene."
 

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Capitolo 2
*** Il lupo e il cerbiatto ***


Eric Steiner guardava la nave proveniente dal regno di Ambra attraccare al porto dalla finestra del suo palazzo. indossava i suoi occhiali con telescopi incorporati con cui riusciva a percorrere con lo sguardo i tre chilometri che lo separava dal porto. Aveva individuato l’ambasciatore Sand e con un sorriso ironico si era acceso un sigaro:“Eccolo là il grassone.”
Archibald era stato accolto da un gruppo di nobili e dall’Alto Giudice in persona, l’autorità più rilevante di tutta l’isola; o almeno lo sarebbe stato se non gli piacessero tanto le donne e gli alcolici che Eric gli procurava. Guardava l’ambasciatore con disgusto mentre beveva del rum da un bicchiere di cristallo: quell’uomo era così allegro, così baldanzoso, così… grasso. Gli dava la nausea.
Una nuova distrazione gli veniva data dalla moglie che era sbarcata con l’uniforme nera e oro dei Giudici. Eleanor Sand era di una bellezza rara, come molte delle donne ambrosiane: alta, fisico asciutto e lunghi capelli dorati raccolti in un’ampia treccia. Lei era più composta, più ordinata, quasi fredda, eppure avanzava con la sicurezza di una dea mentre si recava a porre i suoi omaggi all’Alto Giudice.
Ma non era a loro che Steiner mirava, non per il momento almeno. Non si era soffermato più di tanto a studiare Eleanor, i suoi occhi erano alla ricerca di una preda ben più giovane.
Finalmente l’aveva individuata: bella come la madre, ma più piccola ed esile. L’abito bianco non lasciava molto all’immaginazione, come nella moda di Ambra e le spalle erano coperte dai lunghi capelli castani.
Steiner riusciva ad associarla solamente a un cerbiatto, un piccolo cerbiatto spaurito finito proprio nella tana del lupo.
Una guardia con la divisa degli agenti di Diamante le aveva preso la mano e la stava aiutando a scendere dal pontile: il vestito della ragazza non era ingombrante, ma abbastanza lungo per farla cadere in acqua.
Steiner si era concentrato sul viso del ragazzo, era così simile a… che fosse proprio il figlio minore di Horace Storm? 
L’uomo si era lasciato scappare una risata: in ogni suo piano doveva sempre trovarsi uno Storm fra i piedi.

Steiner aveva premuto un interruttore vicino alla finestra, azionando un campanello il cui suono riecheggiava per tutto il maestoso palazzo, il palazzo più grande di tutta l’isola.
Pochi istanti dopo nella sua stanza era entrato un uomo dalla stazza imponente, la barba curata e lo sguardo di ghiaccio. 
“Jacob, sono arrivati.”
“Ha visto la ragazza, signore?”
“Sì e per fortuna è pure molto attraente.”
L’uomo aveva annuito accennando un sorriso:“Devo andarla a prendere?”
“Con calma, con calma. prima le presentazioni. Il padre sembra in buona salute… ce ne occuperemo.”
Jacob si era voltato e stava per uscire, quando il suo padrone l’aveva richiamato all’attenzione.
“Sai chi è la guardia della ragazza? Il piccolo Adam Noah Storm, te lo ricordi?”
“L’ultimo della lista. Gli conviene dormire con gli occhi aperti allora.”
Per la prima volta Steiner si era voltato verso il suo tirapiedi e aveva sorriso:“Già, si dice che in quest’isola gli Storm muoiano come mosche.”
Entrambi avevano riso, dopo di che Jacob aveva preso il cappotto ed era andato a prendere la vettura del suo padrone.

Jacob era la guardia del corpo di Steiner da ormai dieci anni ed era anche il suo servitore più fidato. Si occupava principalmente di incarichi segreti e non convenzionali, ma Steiner pagava bene e a lui tanto bastava. Da quando era trapelata ad una delle feste a palazzo che Evelyn Sand era la più giovane e ricca ereditiera di tutti i regni, Eric si era messo subito all’opera per accelerare i tempi di trasferimento del nuovo ambasciatore: le miniere erano ancora stracolme di diamanti, ma non rendevano più come un tempo e il tenore di vita dell’uomo, beh, era impressionante. 
Se avesse sposato la ragazza al suo ventiquattresimo compleanno avrebbe avuto una moglie trofeo per almeno un paio di anni, fino a quando uno spiacevole incidente avrebbe potuto terminare la vita dell’ambasciatore Sand e della sua intera famiglia; un inatteso evento tragico che avrebbe reso Steiner più ricco dell’Imperatore in persona.
Jacob sapeva che il suo padrone era un sadico pazzo, ma sapeva anche che era in grado di ottenere tutto ciò che voleva e ora, più di ogni altra cosa, Eric Steiner voleva Evelyn Sand.

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