After Ever After

di KathR
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Welcome Back ***
Capitolo 2: *** Call me, Maybe. ***
Capitolo 3: *** 3. When blue-blood meets Brooklyn ***
Capitolo 4: *** 4. Goodmorning Sunshine ***
Capitolo 5: *** 5. Run Away ***
Capitolo 6: *** 6.6 Hurt ***
Capitolo 7: *** .7 When the party is over ***



Capitolo 1
*** Welcome Back ***


 
Welcome Back.



-Ispirazione last minute!-
Dico con un sorriso a Lily ed Erik, che scendono felici le scale di casa Waldorf-Bass. Mio fratello si sposa, sono così emozionata.. Chi l’avrebbe mai detto? Quando aveva chiamato per dirmelo, qualche mese prima, non riuscivo a crederci. La sua storia con Serena era stata così travagliata e piena di alti e bassi, spesso avevano mollato, ma mai fino in fondo, e infatti, eccoci qui. Sono tornata da Londra appena due settimane fa, ho terminato il mio stage alla casa di moda e adesso Blair mi ha offerto un posto come stilista di punta della Waldorf Design. Avevo una certa ansia nel tornare a New York dopo tutto questo tempo, ne sono successe così tante negli ultimi dieci anni che avevo giurato a me stessa di non metterci più piede. Ma i “mai più” sono limitativi, soprattutto quando la futura sposa di tuo fratello ti chiede di realizzarle il vestito da sposa e la sua migliore amica, nonché proprietaria di una delle più grandi aziende di moda della città, ti offre un posto tanto prestigioso, così eccomi qua!

Sono stata lontana per cinque anni e adesso questo posto, che un tempo era casa mia, mi sembra così diverso, forse perché anche io sono diversa. Vi ricordate la piccola J di Brooklyn? Quella che voleva a tutti i costi diventare ciò che non era? Quella dei complotti e degli intrighi? Quella in eterna lotta con Blair Waldorf? Beh, quella Jenny non esiste più! Ho ventiquattro anni, ho un nuovo lavoro e con l’anticipo sulla mia futura collezione autunno-inverno ho pagato l’affitto di un delizioso appartamento a Park Avenue. La piccola J  ha lasciato il posto a Jennifer Humphrey, donna in carriera.. Credo che questo nuovo inizio mi piaccia!
Arrivo nella stanza dove Serena ha appena fatto uscire il truccatore, indossa la vestaglia di seta, l’abito da sposa è ancora sul manichino.
-Jenny!-  sorride appena mi vede, è radiosa, semplicemente bellissima.
-Ciao!- le sorrido felice, andandole incontro e abbracciandola, facendo attenzione a non strapazzarla troppo. –Sei emozionata?-
-A dire il vero, sono impaziente. Che c’è nella busta?- chiede, accennando con la testa al sacchetto che ho in mano.
-Oh, giusto! È solo un piccolo accorgimento per il vestito.- Mi guarda incuriosita, mentre mi metto a lato del manichino e comincio il mio lavoro. Dieci minuti dopo ho terminato: riprendendo appena un lato del vestito ho fatto in modo che la parte davanti sia leggermente sollevata, così da fare intravedere il tulle della gonna. In questo modo ho anche creato un gioco di drappi sul fianco sinistro che danno all’abito un effetto ancora più elegante. E’ bellissimo, uno dei miei lavori migliori fino ad ora! Serena si copre la bocca, stupita.
-Oddio, Jenny, è bellissimo..- sussurra, abbracciandomi di nuovo. Il suo affetto mi ubriaca momentaneamente.  Mi è mancato tutto questo, sono felice di essere qui.
-Beh, si va in scena!- dico, cercando di alleggerire l’atmosfera. Serena ridacchia e comincia a vestirsi.
-Sei stupenda!- esclamo guardandola, sembra una principessa, ma dopotutto, quando non lo sembra?!
-Bene, a questo punto io vado di sotto ad aspettare con ansia la tua entrata trionfale, a dopo!- Lei annuisce ed io guadagno la porta. Dovrei andare a controllare mio fratello? Ma no, può farcela, a meno che non sia rannicchiato vicino all’armadio in posizione fetale a dondolarsi.. Sorrido, scuotendo la testa, impossibile, sta per sposare la ragazza di cui è innamorato da quando aveva quindici anni, è quello che vuole ogni ragazzo, sono sicura che anche lui non vede l’ora di farlo.

Sto ancora scendendo le scale, quando noto che Chuck sta salutando un ragazzo di spalle e subito mi si gela il sangue nelle vene. E’ alto, ben piazzato, indossa un elegante completo grigio, i capelli corti perfettamente pettinati. Quando si volta, ogni mio, sebben minimo, dubbio si sgretola.. Nate..
Si, erano più di cinque anni che non lo rivedevo, da quando mi ero trasferita a Londra non lo avevo più sentito e mi ero come dimenticata della sua esistenza, semplicemente perché era più facile. Ma in quel momento, con i suoi occhi blu puntati addosso, sembrava che il tempo non fosse mai passato. Fa un sorriso e io ricambio, ha un aspetto così serio e formale, è diventato un uomo, e se possibile, è ancora più affascinante. Il pianista attacca a suonare, segno che ormai la cerimonia sta cominciando, così mi precipito al mio posto di fianco ad Erik e Nate si siede dalla parte opposta, vicino alla finestra.
Era strano, ma nelle due settimane che avevo passato a New York dal mio ritorno avevo rivisto praticamente tutti, persino Penelope (sposata ad un facoltoso imprenditore), tutti eccetto Nate.
Da mio padre e mio fratello sapevo che era molto preso dal lavoro, lo Spectator è diventato un giornale molto importante in città e si vociferava di una sua potenziale carriera politica, ma ancora niente di ufficiale. E’ diventato adulto, ha lasciato perdere le idiozie da adolescente e si è ben integrato in quella che è stata l’idea di futuro che suo nonno ha da sempre concepito per lui. Nathaniel Archibald sta diventando ciò che da sempre sarebbe dovuto diventare. Sapevo che l’avrei rivisto, ma non avevo tutta questa fretta di farlo. Ero sicura che non si sarebbe perso il matrimonio di due dei suoi migliori amici, ma da una parte speravo che qualcosa lo trattenesse, come non detto!
 
Il ricevimento è un tipico party di Lily, intimo ma allo stesso tempo molto elegante, senza contare il favoloso catering che ha ingaggiato. Dan e Serena sono meravigliosi, oggi persino mio fratello ha un che di affascinante, sarà l’effetto dell’amore. Addento il mio cupcake di pasta e verdure in modo davvero poco fine, mugolando per quanto è delizioso. Con la bocca ancora piena, mi volto in cerca di una flute di champagne, quando mi accorgo di colpo che davanti a me, in tutto il suo splendore, Nate ne tiene in mano due. Smetto di masticare e sgrano gli occhi.
-Ciao Jenny!- mi saluta, mostrando quel sorriso sghembo che non poche volte, in passato, mi ha fatto tremare le ginocchia, non che adesso siano proprio salde. Rimango un momento di sasso, devo parlare, adesso, devo far uscire qualche suono dalla mia bocca, forza Jenny, puoi farcela! Ingoio violentemente il mio boccone, promemoria: la prossima volta che vai ad una festa a cui partecipa anche il ragazzo di cui sei stata innamorata per tutto il periodo della scuola e che non rivedi da ben cinque anni, fai bocconi più piccoli.
-Ehi..- la mia voce è goffa e soffocata, non mangerò mai più ad un evento, lo giuro! Vedendomi in difficoltà, da gentiluomo quale è sempre stato, Nate mi porge una flute. Gli faccio un sorriso riconoscente, poso il piatto con dentro quel che rimane di quel maledetto cupcake e la prendo. Bevo un sorso, molto meglio!
-Quando sei tornata?-  mi chiede. Okay, quindi vuole parlare, d’accordo, posso farcela.
-Un paio di settimane fa, appena finito il mio stage, sai Serena mi ha chiesto di cucirle l’abito..-
-E’ molto bello, sei diventata molto brava!- un complimento, non è poi così male rincontrarsi.
-Grazie, tu invece? Dan dice che sei diventato un tipo tutto casa e lavoro.- lo provoco sorridendo, lui ricambia.
-Sai com’è, non avendo più l’età per i week-end di perdizione, ho dovuto trovare un’alternativa!- imita un tono depresso e disperato e subito scoppiamo a ridere. Infondo non è cambiato, ha mantenuto il suo carisma, è sempre Nate. Mi rilasso un po’, mentre continuiamo a chiacchierare. Gli racconto di Londra, di come ho passato gli ultimi cinque anni, di quanto, in confronto al mio capo inglese, Eleonor sembrasse un dolce cucciolo di dalmata. E ridiamo, ridiamo molto. Mi è mancato e soprattutto mi sono mancata io con lui, la mia scioltezza, la mia disinvoltura. Dopo aver lasciato New York, non ero per niente in pace con me stessa. Ero stata ferita e umiliata da persone a cui volevo dimostrare  qualcosa, con cui, per farlo, mi ero aperta, mostrando il più vulnerabile lato di me. Per questo avevo deciso che da quel momento in poi avrei indossato una maschera, sarei stata il più fredda e distaccata possibile. Ci ero riuscita, non che per tutto quel tempo ero stata una monaca di clausura, avevo avuto qualche storia, ma niente di serio, non riuscivo a fidarmi, quindi tutte le mie relazioni non duravano più di un paio di mesi. Ma qui con Nate mi sento tranquilla, è una strana sensazione, ma piacevole.
-Quindi lavorerai per Blair?- chiede, stupito.
-No, lavorerò CON Blair.- sottolineo –Promuoverà la mia prima collezione indipendente, dopo di che inizieremo una collaborazione.-
-Wow, Jenny, sembra che il tuo sogno si stia finalmente avverando.-
-Già..- sospiro. E’ uno strano momento, senza che me ne sia resa conto ci stiamo guardando negli occhi. E’ così intenso, è come se entrambi avessimo qualcosa da dire ma che il peso di ciò sia così grave da impedirci di farlo.
-Sono felice di rivederti..- il suo tono è cambiato, le sue parole mi travolgono, mi mettono K.O., forse anche il fatto che la sua mano stia dolcemente accarezzando il mio braccio non aiuta la mia lucidità. Sono ferma, non riesco a fare nulla, non riesco neanche a muovere le braccia che ho incrociato al petto.
-Anche io..- è il meglio che riesco a fare, dov’è la Jenny fredda e distaccata, perché è così difficile con lui?!
In quel momento il suo cellulare squilla, non ho mai amato un suono così tanto in vita mia.
-Scusami, io.. devo..-
-Tranquillo, il mondo ha bisogno di te!- trillo, forse con un po’ troppa enfasi. Okay, più o meno sono tornata in me, mantieni la calma.
Nate sorride e si allontana velocemente. Mentre parla al telefono ha lo sguardo rivolto verso l’alto, una mano nella tasca dei pantaloni. Ha un’aria così autoritaria, non ricordo di averlo mai visto così. Riaggancia, e comincia a digitare quello che sembra un messaggio. Capisco che da li a pochi secondi mi raggiungerà di nuovo, così mi volto, fingendo che la mia attenzione sia rivolta ad altro, non voglio che pensi che l’ho fissato per tutto il tempo. Prendo un nuovo sorso di champagne, quando sento alle mi spalle che Nate è tornato. Ottimo lavoro J!
-Era lo Spectator, c’è stato un grosso incendio e uno dei miei redattori dice che dobbiamo far uscire un’edizione speciale, devo mandare qualcuno sul posto e..- è agitato, sicuramente è una cosa grossa quindi non voglio che perda tempo a spiegare che succede a me.
-Oh, certo, certo, capisco.- Sorrido, facendogli capire che non sono assolutamente contrariata dal fatto che se ne vada, anche se un pochino lo sono.
-Suppongo che ci vedremo in giro..-
-Beh, lo spero..- solo dopo averlo detto me ne davvero rendo conto.. spero????? Dio, Jenny, fai funzionare il filtro cervello-bocca. Alzo lo sguardo su di lui, sul suo volto fa di nuovo capolino quel sorriso sghembo.. Nate Archibald, così mi uccidi..  
-Allora ciao.- dico di colpo, voltandogli le spalle e buttando giù tutto lo champagne che mi era rimasto,
BENTORNATA JENNY!!!!




Angolo autrice:
Si, Jenny e Nate. Personalmente li adoro e non mi piace che non sia nato mai nulla tra loro. Ecco perchè ho deciso di scrivere come, secondo me, la storia potrebbe continuare. Spero che vi piaccia e che siate in molti a seguirla, già mi appassiona molto questa storia e sarò regolare nel pubblicarla settimanalmente. vi abbraccio tutti, un bacio :*
Kath

 

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Capitolo 2
*** Call me, Maybe. ***






Call me, maybe 





Mi sveglio di soprassalto e mi rendo conto di non essere mai andata veramente a letto. Ero  appoggiata al tavolo del soggiorno, la testa immersa tra un centinaio di fogli. Mi stropiccio gli occhi, cercando di fare mente locale, stavo finendo i disegni da presentare a Blair, devo essermi addormentata. Comincio a riordinare, riponendo tutti i fogli dentro la grande cartellina nera che ho appoggiato vicino alla sedia, buttando un occhio all’orologio: le 7.00. Tiro un sospiro di sollievo, devo essere all’atelier alle 9.00, ho tutto il tempo di farmi una doccia e andare a prendere un caffè, Dio solo sa quanto ne ho bisogno, devo affrontare Blair di prima mattina.

Faccio per alzarmi, e solo adesso mi rendo conto quanto l’aver passato la notte su una sedia sia stata una pessima mossa, Dio la mia schiena! Mentre mi dirigo dolorante verso il bagno, mi cade lo sguardo sulla finestra della cucina, quella che si affaccia su Central Park. Mi piace il mio nuovo appartamento, soprattutto per la vista di questa finestra. Anche l’appartamento di Londra si affacciava su Hyde Park, era bellissimo, ma niente a confronto di questo. Più ci penso, più sono felice della scelta che ho fatto, anche se non è stato facile prenderla. Come non è stato facile convincere mio padre a vendere il loft, dopo essere tornato ad Hudson con mia madre. Ha insistito moltissimo perché tornassi a vivere lì, dal momento che ci sono cresciuta e che, per la prima volta, sarebbe stata effettivamente casa mia. Ma troppi ricordi contiene quella casa e tornare a vivere lì, avrebbe significato una retrocessione del mio processo di crescita, senza contare che è troppo distante dal mio posto di lavoro. Questo appartamento mi rispecchia perfettamente, è piccolo, essenziale ma centrale e perfetto. Qualche anno fa avrei fatto carte false per vivere in un posto come questo e adesso, eccomi qua, dove volevo essere, dove DOVEVO essere.

Mi faccio la doccia più calda di sempre, sperando che la temperatura dell’acqua riesca in qualche modo a sciogliere la tensione che i muscoli hanno accumulato durante la notte. Mi asciugo, guardandomi un secondo allo specchio. Oh Dio! Sono pallida più del solito (se possibile) e ho delle occhiaie da fare invidia a un panda! Dovrò lavorare bene di pennello per nasconderlo, altrimenti sarò un bersaglio troppo facile per Blair, non ne sono impaziente.
Una volta finito di truccarmi la situazione è migliorata, ma non sono certo fresca come una rosa. Entro in camera, dove il letto è perfettamente intatto e apro l’armadio. Decido di indossare un abito al ginocchio grigio e nero, un giacchetto di pelle con le maniche a tre quarti color antracite e un paio di sandali neri con plateau legati alla caviglia. Mi guardo allo specchio, aggiustandomi i capelli biondissimi, lasciati liberi sulle spalle,  sono pronta! Torno in soggiorno, recuperando le ultime cose: cellulare, chiavi, lucida labbra, ficcando tutto nella mia borsa. Prendo la cartellina nera e, finalmente, posso uscire di casa.

Sono da poco passate le otto e, dato che l’atelier è a soli 4 isolati, decido che posso prendere un caffè al mio chiosco del parco preferito, quello vicino al lago.

Ho appena pagato quando, nella panchina a pochi metri, noto un ragazzo che sta facendo stretching. Indossa un paio di pantaloncini blu scuri e una t-shirt bianca. E’ sudato, segno che ha finito di correre o che, forse, sta facendo una pausa e mi da le spalle. Non ci vuole più di un secondo prima che lo riconosca e subito mi blocco. E’ passata più di una settimana dal matrimonio di mio fratello ed e sono stata così impegnata a finire i disegni per la mia collezione, che mi sono completamente dimenticata di lui.  Magari anche  lui si è dimenticato di avermi rincontrata, magari è meglio che facciamo finta di non esserci mai rivisti e continuiamo ognuno per la sua strada, con un po’ di fortuna, fra un po’ di tempo ci saluteremo solo con convenevoli. Fortuna?? Jenny, ma sei impazzita?? Non è il momento per una lite con me stessa, dovrei voltarmi dall’altra parte e fuggire, lui non mi ha ancora vista! Sono girata e mi sto per incamminare, quando..
-Jenny??!- la voce di Nate mi gela lì, dove sono, merda! Okay Jenny, respira. Mi volto di scatto.
-Nate!!- fingo stupore, FALSA!! Lui sorride, levandosi gli auricolari e lasciandoli pendere intorno al collo, mentre inizia ad avvicinarsi. Anche se le gambe si sono trasformate in due zavorre, più pesanti del piombo, faccio forza per muovermi ed andargli in contro.
-Che fai qui?!- chiedo, la domanda più stupida e banale del mondo, è ovvio che sta correndo, cominciamo male. -Cioè è ovvio, ma..- Cerco di salvarmi, ma è sempre peggio. Fortunatamente Nate si mette a ridacchiare e la cosa mi tranquillizza, così sorrido anche io.
-Tu, piuttosto? Strano vederti qui a quest’ora.- chiede, e sembra piuttosto confuso. Pensa che io abiti ancora a Brooklyn, forse è per questo che non capisce per quale motivo io sia lì, chissà cosa pensa?
-Io sto andando al lavoro, sono uscita di casa ed era ancora presto, così ho deciso di venire a prendere un caffè.-
-Di.. casa??- si, decisamente devo aver omesso di aver traslocato, l’ultima volta che abbiamo parlato.
-Si, ho affittato un appartamento a Park Avenue.- ammetto, sorridendo.
I suoi occhi si illuminano e io rimango folgorata per un istante, avevo dimenticato quanto quello sguardo potesse essere penetrante.
-Ma è fantastico, quindi adesso siamo praticamente vicini!- Sembra.. entusiasta?!
-Credo che dovremmo abituarci a situazioni tipo questa..- e questa da dove mi è uscita?? Ma perchè la mia boccaccia non si chiude una volta per tutte, Dio, a volte desidererei essere muta!
- Sono contento che sei tornata in città, speravo mi chiamassi!- Dice Nate, tranquillamente, come se fosse
la cosa più normale del mondo. Alzo gli occhi verso di lui, in una muta richiesta di spiegazioni.
-Io ho provato, ma il tuo vecchio numero è debilitato, ho pensato che lo avessi cambiato quando sei andata in Europa, ma il mio è sempre lo stesso..-Sorride, quasi in.. imbarazzo?! Nate Archibald in imbarazzo, con me?? Assurdo! Se me lo avessero detto qualche anno fa sarei scoppiata a ridere. Nate non mi ha mai considerata una ragazza. MAI. Non sono mai stata nulla di più di una sorellina carina e indifesa, una sorta di cucciolo malato da proteggere. In passato ho sprecato un tempo indefinito a cercare di fargli capire che potevo essere una donna attraente e matura, senza alcun risultato, e adesso? Adesso arrossisce confessando che sperava lo chiamassi, ma che..??
-Oh, è solo che.. ho avuto molto da lavorare e..- suona come una patetica scusa, una di quelle che si rifilano a quelli con cui non siamo intenzionate a uscire, ma è la verità.
-Non devi darmi spiegazioni Jenny, ho capito.- Il suo tono è cambiato, pensa che abbia fatto a posta a non chiamarlo, NO!! NON HAI CAPITO!!!!!!
-Sto andando all’atelier a consegnare questi bozzetti- mostro la cartellina. –Ho il week end libero e poi da lunedì si comincia a lavorare con i tessuti.- Snocciolo tutte queste informazioni sperando che servano come spiegazioni, Hai capito?? Ho il week end LIBERO!!!
-Mi dispiace di non averti chiamato!- Dico infine, sperando che questo enfatizzi ancora di più il concetto. Certo non sarò io a chiedergli di uscire, ma non rifiuterò se lo farà.  “Certo che non lo farai, lo stai praticamente implorando di chiedertelo!” Oh, zitta tu!!!
-Farò finta di crederci..- Ghigna e io sfoggio uno dei miei migliori sorrisi di scuse, se ti aspetti che ti chieda qualcosa, bello mio, ti sbagli di grosso!  Passano vari secondi in cui non ci parliamo, ci limitiamo a sorridere e a guardarci negli occhi. Cedi, Nate, cedii!
- Allooora..- comincia lui, si si si..
- Che ne dici di andare a berci una cosa, magari sabato?- SI, SI, SI, SI, SIIIIIIIIIIII!!!!!!!!!!!
- Sabato??- chiedo, mentre dentro sto esplodendo di gioia. –Va bene!- ho un tono così tranquillo, chissà da dove mi è uscito!
Non mi ero accorta di quanto fossimo vicini, ma comincio a sentire la tensione quando, inspiegabilmente, Nate si piega versi di me e mi da un leggero bacio sulla guancia. Mi toglie il respiro. Non ho più la facoltà di formulare un pensiero. Erano anni che non lo avevo così vicino a me, la sensazione è la stessa di quella di una ragazzina di quindici anni. Mi guarda negli occhi.
-Aspetto che mi chiami, Jenny!- ghigna di nuovo, si volta e se ne va, riprendendo a correre. Io rimango lì, ferma, a fissarlo completamente inebetita  finchè non sparisce..

Aspetto che mi chiami..




 Angolo autrice:
ecco un nuovo capitolo, ho deciso di pubblicarlo un pò prima perchè sono pochi coloro che hanno cominciato a leggere questa storia, ma io ci tengo tanto, quindi spero di riuscire ad appassionarvi. Alla prossima, un mega bacio,
Kath
 
 

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Capitolo 3
*** 3. When blue-blood meets Brooklyn ***





 
When blue-blood meets Brooklyn







-Per me uova al bacon e una tazza di caffè.
-Per me invece, pancakes ai frutti di bosco e un latte di soia macchiato, grazie.
Erik mi guarda, interrogativo.
-Pancakes? Rufus sa che adesso mangi P-A-N-C-A-K-E-S??-Scrollo la testa, fingendo un’espressione inorridita.
-Per l’amor del cielo, sei impazzito?? Se mio padre sapesse che ho sostituito i suoi meravigliosi Waffle con un incrocio fra, e qui cito, ‘una mezza crepes e una sorta di focaccina insipida’, credo che mi chiuderebbe in casa a rimpiangere questa scelta.
-Magari ha tutto questo odio verso i pancakes perchè non sa cucinarli…- Ci guardiamo un secondo, poi scoppiamo a ridere. Se mi chiedessero che cosa mi sia davvero mancato di New York in questi anni, risponderei sicuramente Eric. Si, è vero, in passato abbiamo avuto molti alti e bassi, spesso mi sono comportata da vera stronza con lui, ma è anche vero che è l’unico che mi conosce davvero. Quando tutto andava male, lui era lì per me, mi ha sempre perdonata, anche quando non lo meritavo.

Sono in città da qualche settimana ormai, eppure questa è la prima volta che riusciamo a vederci. Si, eravamo insieme al matrimonio di Serena e Dan, ma non abbiamo potuto parlare poi molto, così ieri, dopo un’estenuante giornata con Blair a revisionare i miei bozzetti, ho chiamato Eric per chiedergli di fare colazione insieme ed eccoci qua.
-Allora, raccontami di Londra, com’è?
-Piovosa…- commento con uno sbuffo, notando come la sua espressione sia delusa dalla mia battuta. –Okay Eric, cosa vuoi sapere veramente??- lo guardo, appoggiando al tavolo le braccia incrociate.
-Voglio sapere se hai infranto qualche cuore, se nelle piovose notti londinesi hai permesso a qualche bel britannico di scaldarti il letto!- la sua voce è piuttosto alta e mi va di traverso il mio latte che poco prima la cameriera ha servito.
-Eric!!- lo rimprovero, lanciandogli addosso il tovagliolo.
-Cosa?! Hai 24 anni, sei una donna in carriera e sei uno schianto da quando hai deciso di ripulirti, molto meglio, fra parentesi.
Lo guardo di nuovo, con gli occhi più sbarrati di prima, da quando Eric è diventato così esplicito? Divertita alzo le mani, in segno di resa.
-Va bene, ammetto che lo stile gotico non si addiceva propriamente alla mia figura, soprattutto il trucco, ma ehi, avevo 17 anni! E poi ti ricordo che quando ci siamo conosciuti avevi i colpi di sole… biondo platino!

Appoggio le spalle allo schienale della sedia, schioccando le dita. Un secondo dopo scoppiamo entrambi in una grossa risata, che viene interrotta dall’arrivo delle nostre ordinazioni. Con le lacrime agli occhi, cominciamo a mangiare.
-Dai, Jenny, davvero mi vuoi dire che non hai incontrato nessuno in tutto questo tempo?
Lo guardo, quasi dispiaciuta per la risposta che sto per dargli. Eric si aspetta una storia succulenta, o magari la più melensa e dolce delle romanticherie, ma non avrà niente di tutto ciò.
-Nessuno che valga la pena ricordare.- sorrido, una specie di sorriso di scuse, e torno ai miei pancakes.
E’ strano come la mente faccia certe associazioni alle volte, ma in quel preciso istante, mentre la mia forchetta ha appena infilzato un mirtillo, mi viene in mente Nate. “Ti va di andare a bere qualcosa sabato?”… “Aspetto che mi chiami”… E’ come se una secchiata di acqua gelida mi si rovesciasse addosso. Perché diavolo mi è venuto in mente di cambiare numero quando sono andata in Europa? Si, allora sembrava un’ottima idea, chiudere i ponti col passato definitivamente, essere lontana da tutto e per davvero, ma adesso mi sembra la cosa più stupida del mondo. Si perché se non lo avessi fatto, adesso sarei già stata invitata ad uscire e la mia unica preoccupazione sarebbe che cosa indossare. Dio, ma perché mai ieri al parco, Nate non mi ha chiesto il mio nuovo numero?? Sarebbe stato tutto più facile! Dannati maschi!!

-Tutto a posto?- chiede Eric, si vede che ho una faccia strana. Penso un attimo di dire sì, di far finta di niente e di rimandare il problema almeno fino all’ora di pranzo. Ma chi voglio prendere in giro? Sono abbastanza grande per ammettere che non sono assolutamente in grado di gestire una situazione del genere da sola, che mi roderei l’anima fino in fondo e che alla fine non combinerei nulla. Perciò decido di dirglielo, e chissene frega di quanto potrà essere imbarazzante.

-A dire la verità… No..- Eric rimane in silenzio, invitandomi a continuare. Così caccio fuori tutto: il mio incontro con Nate al matrimonio, la nostra chiacchierata, l’incontro di ieri, la sua richiesta di chiamarlo. Tutto, senza freno, senza riprendere fiato. Tiro un lungo sospiro alla fine del mio monologo e guardo Eric, che mi sta fissando intensamente, senza lasciar trapelare niente dalla sua espressione. Passano due minuti buoni, dopo di che non ce la faccio più.

-Dai, cosa hai da dire?

-Dico che era ora!- ed è tutto quello che non mi aspettavo. Mi aspettavo qualche parolaccia, qualche “non impari mai”, qualche rimprovero, che mi prendesse il cellulare e bloccasse il suo numero, cose così. Sbalordita chiedo spiegazioni.

-Si, mia cara, era ora. Sono anni che voi due vi sfiorate senza mai davvero toccarvi. Vi ha diviso di tutto: circostanze, persone, alla fine un continente. Eppure appena vi rivedete non potete fare a meno di cercarvi, perché è questo che non avete mai smesso di fare. Prova a fare in modo che vi troviate una volta per tutte, almeno capirai com’è e a quel punto deciderai se ne vale la pena.
Ha ragione, santo cielo ha proprio ragione! Ho sempre avuto un debole per lui, mi è sempre piaciuto, a tratti sono anche stata innamorata di lui, ma non siamo mai stati davvero insieme. Tutto ci separava: la mia età, Brooklyn, la sua ragazza di turno, le mie cazzate, Gossip Girl… Non è forse questo il motivo per cui me ne sono andata? Per evitare di finire definitivamente sotto un treno e morire dentro? Ma adesso che è tutto finito, adesso che ho una seconda chance, per quale motivo dovrei sprecarla? Non sono più la persona che ha lasciato New York otto anni fa, non voglio passare la vita a chiedermi come sarebbe stato.

-Oh, wow… quindi credi che dovrei chiamarlo??

-Se non lo fai tu, lo faccio io!- mi fa l’occhiolino, avvicinandomi il cellulare che avevo lasciato sul tavolo. Sorridendo e scrollando la testa, cerco il suo numero in rubrica, ed eccolo lì, dove è sempre stato. Con un sospiro profondissimo, faccio partire la chiamata.

-Magari ha da fare, sono solo le 11…- cerco una scusa non appena parte il primo squillo. Una marea di dubbi mi assale, e se stesse lavorando? E se invece ieri non fosse stato serio e avesse detto quello che ha detto così, tanto per dire?? Voglio assolutamente attaccare questo telefono!!

-Non essere sciocca Jenny, è sabato mattina!- mi offre un’espressione di incoraggiamento ma sono troppo tesa per ringraziarlo.
Sta squillando da un po’ ormai, sono quasi decisa a lasciare perdere, quando..

-…Pronto??

-Nate?? Tutto bene?- Non so perché, mi sembra che abbia una voce strana.

-Oh, Jenny, sei tu…- comincia a ridacchiare e la sua voce pian piano torna normale.

-Già… Perché stai ridendo?- mi dà quasi fastidio, subito penso a tutte le cose negative che mi possono venire in mente: mi sta forse prendendo in giro? Non è cambiato niente da otto anni fa? Ci sto cadendo di nuovo??Giuro che ora riattacco!
Deve aver intuito qualcosa dal mio tono, perché subito si affretta a spiegare.

-Niente, è solo che…- si ferma un secondo e sento dal microfono una sospiro. –Okay, so  che non dovrei dire una cosa del genere, la mia reputazione ne risentirebbe, ma… Da quando ci siamo incontrati ieri mattina, non mi sono staccato un secondo dal cellulare. Aspettavo che mi chiamassi, così non l’ho lasciato neanche un minuto, eccetto adesso, mentre mi facevo la doccia…- ridacchia di nuovo, ma io sono completamente paralizzata. In questo momento non riesco a pensare ad altro che a Nate che esce di fretta dalla doccia per rispondere alla mia chiamata.
Devo dire che l’immagine non mi dispiace affatto, credo anche di essere arrossita. Apro la bocca diverse volte, ma ogni volta a vuoto, cosa si suppone che io dica in casi come questo? Purtroppo ho la mente offuscata da parole tipo petto, nudo e bagnato, che forse è un bene che io stia zitta. E’ passato tanto tempo, ma se c’è una cosa che in otto anni non è affatto cambiata, è l’aspetto di Nate, se possibile, è ancora più bello di prima.

-Ehi, Jenny, ci sei??
Per fortuna ci pensa lui a richiamare la mia attenzione, stavo decisamente divagando.

-Ehm, si… Certo… Ci sono… mmm… Dimmi….- Cristo, Humprey, concentrati!

-Mi hai telefonato tu…- percepisco che sta sorridendo, un sorriso sornione, un sorriso di quelli provocanti che solo Nate sa fare, uno di quelli che mi facevano trasformare le ginocchia in gelatina.
Che sto facendo? E lui? E adesso che dovrei rispondere? Ehi, un attimo, so esattamente cosa dire! Ecco il pane per i tuoi denti, Archibald!

-Si, ma a quanto pare ti ho fatto un favore… com’era?? “Da quando ci siamo incontrati non mi sono mai staccato dal cellulare” e, aspetta… ah ecco “aspettavo che mi chiamassi!”
Eric mima una “O” enorme con la bocca, e io gli faccio l’occhiolino. Sono fiera di me, ecco la ragazza che avrei sempre voluto essere con lui. Sento una risatina nella cornetta  e so di aver colpito nel segno.

-Un punto per te Jenny, okay che facciamo? Continuiamo a girarci intorno o ci diamo un appuntamento e stasera ci vediamo?
Wow, dritto al punto! Un turbinio di emozioni mi invadono, non riesco a decifrarle e non mi ci impegno nemmeno, ci vorrebbe troppo, decido di seguire la sua scia.

-Sarebbe un peccato continuare a perdere tempo, non trovi??- ma tutta questa grinta dove diavolo l’ho trovata???

-A dire il vero si, quindi… beviamoci qualcosa stasera, ti mando un messaggio con l’indirizzo e l’orario, ci stai?
Mi fermo un secondo. Certo che ci sto, ovvio, non è forse questo che ho aspettato tutto questo tempo? Ma non mi va che lui abbia in mano il gioco, preferisco tenere una cordicella anche io, non si sa mai.

-…Ti va?- ecco l’insicurezza che aspettavo, si beh ora posso parlare.

-Si, chissà come mai, ma ultimamente di sera mi viene sempre sete…- sono così contenta di non vederlo in faccia, non credo che sarei riuscita a dire le stesse cose guardandolo, quegli occhi… sono… ahhhhhhhhhh!!!!!!!!!!!!

-Ci conto.- non ho tempo di replicare, Nate ha già riattaccato. Guardo il cellulare… Che diavolo è appena successo? Ho spudoratamente flirtato al telefono con Nate Archibald, davanti ad Eric, così? Come se niente fosse?

-WOW! Questo sì che è stato elettrico!- Eric mi risveglia dal mio stato di trance.

-Di che stai parlando?- Ho afferrato perfettamente la sua allusione, ma non ho alcuna intensione di

ammetterlo, mio Dio sarebbe troppo imbarazzante.

-Del fatto che probabilmente stasera, il tuo letto lo scalderà Nate!-

-E’ solo un drink!-
Già, è solo un drink, vero?!
 
 
**
 
 
Come promesso, Nate mi ha subito messaggiato con il nome e l’indirizzo del locale. L’appuntamento è per le 21.45 al Gates, un nuovo locale di tendenza a pochi isolati da casa mia. Sono fortunata che sia così vicino, altrimenti non farei mai in tempo, considerando che è sabato sera, sono le 21.30, ed io sono in biancheria intima di fronte alla mia cabina-armadio. Nella mia stanza sembra esplosa una bomba. Ho vestiti ovunque, senza una minima idea di cosa indossare. E’ il colmo, sono una stilista!! Come faccio a non sapere cosa indossare!? Io dovrei avere chiare le occasioni d’uso, è il mio lavoro. Ma non esiste un completo perfetto per un “drink senza impegno (che ancora non sai se vuoi che diventi impegnato) con un ragazzo che non rivedi da otto anni ma di cui sei innamorata da quando ne avevi quindici”, no, decisamente non esiste!
Sono nervosa, troppo nervosa, non riesco a pensare lucidamente quando sono così. Mi guardo un secondo allo specchio, concentrandomi sul mio completino intimo di pizzo nero. Che cosa voglio trasmettere stasera? Voglio dire a Nate “ehi, sono tornata, ma non sono più quella di una volta, guardami!” Voglio essere sexy, ma non sfacciata, sofisticata, ma non rigida. Mi accarezzo le spalle, il collo niveo e finalmente ho l’illuminazione. Recupero dal mucchio sul letto un top di seta nero con le spalline sottili e il paio di jeans più attillati che ho, così da mettere in evidenza le mie gambe, senza però essere volgare. Apro l’armadio delle scarpe (sì, ho un armadio per le scarpe) e trovo il mio decoltè nero preferito, quello con le borchie. Infilo le scarpe saltellando, mentre corro in bagno. Non mi trucco molto, solo un po’ di mascara e un bel rossetto rosso. Non voglio mettere nessuna collana, così da lasciare al collo un’attenzione particolare, giusto qualche goccia di Miss Dior. Capelli sciolti sulle spalle, pochette borchiata alla mano, giacca di pelle nera, sono pronta per uscire. Attento a te Archibald, Jennifer Humphrey sta arrivano.

Le vie pullulano di gente, ma fortunatamente riesco a rimediare un taxi appena uscita di casa. Dieci minuti dopo, l’insegna luminosa sulla strada mi dice che sono arrivata. E’ un posto molto carino, ma come sospettavo molto affollato, tanto che c’è un po’ di fila all’entrata. Rassegnata, mi accodo, sapendo che è già tardi e sperando che Nate non si stufi e se ne vada. Certo potrei scrivergli un sms, ma con la musica che si sente da fuori, non sono così sicura che lo leggerebbe, non in tempo comunque.

-Signorina Humprey?!- mentre sto ragionando tra me e me, la voce del buttafuori sulla porta mi richiama.

-Si??

-Prego.- mi indica il nastro rosso e fa segno di passare. Confusa per il gesto di riguardo, ma contenta per non dover più aspettare, lo ringrazio ed entro. Lascio la mia giacca al guardaroba e finalmente ci sono.
Wow, è proprio un bel posto! Luce soffusa, musica alta ma gradevole, pieno di gente. Gente ai tavoli, gente sulla pista da ballo, gente seduta sugli sgabelli del bancone del bar. Ed è proprio lì che si concentra la mia attenzione.
Camicia arrocciata sulle maniche, jeans scuri, non è seduto è solo appoggiato al bancone, un drink davanti che ho l’impressione sia un Martini Dry, aria annoiata. Non mi ha ancora vista, così decido di godermi questa visione. Una minuscola parte di me grida di scappare, di far finta di non essere mai arrivata e di fuggire a gambe levate, ma non lo farò, non dopo tutto il tempo che ho aspettato! Così mi avvicino.

-Gin Lemon.- sorrido al barista che annuisce. Non ho ancora guardato Nate in faccia, ma percepisco la sua sorpresa, così mi volto.

-Ehi..- non mi ero accorta di essere così vicina, il suo profumo mi invade le narici e la sua voce roca mi fa correre un brivido lungo la schiena, cominciamo bene!

-Credo di doverti ringraziare per aver lasciato il mio nome alla sicurezza, saresti invecchiato aspettandomi…- ridacchio, portandomi il mio bicchiere alle labbra.

-Non è forse quello che ho fatto finora?- il mio cuore è colmo di gioia, si, lo so che è una battuta, ma non posso fare a meno di sperare che ci sia qualcosa di vero in quello che sta dicendo. Non mi sto illudendo, solo che è bello sognare.

-Non sapevo che un futuro sindaco avesse agganci anche in posti come questo..- cerco di portare l’attenzione a un argomento un po’ più neutrale, sono appena arrivata, fatemi respirare!!

-Non sono il futuro sindaco, comunque anche tu hai agganci in questo posto, solo che ancora non lo sai!-
Lo guardo interrogativa, non capendo che intende dire.

-Questo posto è di Chuck!

-Di Chuck?- sono sbalordita. So che Chuck sta avendo un gran successo con la sua catena di alberghi, ma non avevo idea che possedesse locali, non dopo il Victrola.

-Si, non è come pensi però. E’ l’unico locale di questo tipo che possiede. Lo ha aperto da poco, senza credere che potesse andare così bene, invece sembra che far ubriacare e ballare la gente sia ancora una cosa che gli riesce bene. Non ha intenzione di farne una catena però, anche se glielo hanno proposto, lo tiene più per Blair..- prende un sorso dal suo bicchiere.

-Per Blair?

-Si.. sai sono sposati ma i giochi piacciono ancora a entrambi così…- fermo Nate con la mano, prima che sia troppo tardi. Ho afferrato il concetto, non c’è bisogno che sia così esplicito.

-Oh mio Dio, Nate! Ti prego, non continuare, ho afferrato..- entrambi scoppiamo a ridere, finchè lui non si ferma a fissarmi.

-Sei bellissima, Jenny.
 
 
**
 
 
Ci siamo seduti ad un tavolo e abbiamo cominciato a parlare e a bere.. bere un sacco. Abbiamo riso un ripensando ai vecchi tempi, a quanto Penelope fosse andata in fissa con lui e a come lui facesse puntualmente finta di niente. Sto finendo il mio ultimo shottino quando noto l’ora.

-Ehi ma sono le due!- mi alzo di scatto in piedi, pessima mossa, comincia a girare tutto, così anche Nate si alza.
-Tutto a posto??- mi sorride, tenendomi per le spalle, temendo che possa cadere. Le sue mani sono calde a contatto con le mie spalle nude, una sensazione così piacevole che rischio di sciogliermi.

-Si, è solo che credo di aver bevuto un po’ troppo.- biascico, abbozzando un sorriso.

-Meglio andare.- sentenzia lui, senza lasciare la presa su di me, facendosi largo tra la folla, dirigendosi verso il guardaroba. Nel marasma, una mano scende, ancorandosi alla mia vita, mentre
Nate continua a guidarmi verso la nostra meta. E’ una cosa così bella che spero di non arrivare mai.
 
-Tu dove abiti?- chiedo a Nate in un momento di lucidità. Purtroppo per me la fila è durata davvero poco e in men che non si dica, ci siamo ritrovati fuori dal locale, pronti per salutarci.

-Al prossimo isolato, tu invece?

-Oh, a una decina, ma non preoccuparti, arriviamo da te a piedi e poi prendo un taxi, fammi fare l’uomo stasera.- sorrido e lui annuisce, accennando una risatina.

Dopo un isolato, noto che si ferma sotto un bel palazzo di mattoni.

-Beh, io sono arrivato.- sorride, sembra divertito da questa situazione. –E’ strano, di solito è la ragazza che lo dice a me.

-E tu cosa fai, invece?- chiedo con un sorrisetto allusivo.

-Di solito, se sono stato bene… provo a baciarla…- si ferma, avvicinandosi pericolosamente a me.
Siamo fronte contro fronte, i nostri nasi si sfiorano, percepisco il suo respiro caldo sulle labbra.
-…Sei stata bene, Jenny..?

In quel momento, sembra che il tempo non sia mai passato, mi sento di nuovo quella quindicenne impacciata e innamorata del migliore amico di suo fratello. E’ come se niente sia cambiato, con la differenza che invece è cambiato tutto. Siamo grandi, siamo maturi, non c’è più niente che ci impedisca di fare quello che vogliamo.

Così mi sposto leggermente in avanti e faccio toccare le nostre labbra e ci baciamo. Sto baciando Nate! Dopo otto anni, sento di riuscire di nuovo a respirare!






Angolo autrice:
Ecco, dopo un luuuungo momento di pausa, un nuovo capitolo. E' un pò più lungo degli altri, spero serva per farmi perdonare. Alla prossima (non passerà troppo tempo, promesso!).
Un bacino ;*
Kath

 

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Capitolo 4
*** 4. Goodmorning Sunshine ***
















 
Goodmorning Sunshine



Un raggio di sole mi colpisce dritta in faccia. E’ così fastidioso che non posso fare a meno di strizzare gli occhi. No, non voglio svegliarmi, non vogli alzarmi. Sono ancora ad occhi chiusi, ma ho come una strana sensazione. Sono, come dire.. disorientata. Si, ecco, disorientata è la parola giusta! Non ricordo di aver mai dormito da questa parte del letto, forse è per questo che non ho mai avuto problemi col sole. Ero così distrutta ieri sera? Beh forse si, sto cercando di ricordare come sono tornata a casa, ma proprio non ci riesco. Apro svogliatamente un occhio e la prima cosa che metto a fuoco è il mio top abbandonato  per terra, accanto ad una poltrona. Una poltrona?? Io non ho poltrone! E quella cos’è??? Chi ha messo una porta finestra nella mia stanza??? In un attimo, il panico mi assale. No. No. No. No. Non può essere! E’ assurdo! Dio, Jenny, che diavolo hai combinato?! Decido di voltarmi, lentamente, così lentamente che il lenzuolo quasi non si muove. Oh merda!! Eccolo lì, guancia sul cuscino, occhi chiusi, respiro lento e regolare e torso nudo! Anche io sono nuda, nuda come un verme.  In un attimo, mi torna in mente tutto.

Nate infila le mani nel mio giacchino, accarezzandomi i fianchi. Le sue mani grandi cominciano a fare su e giù sulla mia schiena, fino ad alzare del tutto il top, entrando a contatto con la mia pelle. E’ una sensazione indescrivibile, una sensazione così agognata che subito mi accende dentro. Io voglio Nate, lo voglio da così tanto che fa quasi male. Continuo a baciarlo, come se da questo dipendesse la mia vita.

Dopo di che ho una serie di immagini che si susseguono. Lui che chiude la porta sbattendomici contro; io che gli sbottono i pantaloni; lui che mi strappa le mutandine (già le ha strappate!) e poi orgasmi. Tanti orgasmi. E’ stata una nottata favolosa, il miglio sesso della mia vita, e con Nate poi, chi lo avrebbe mai immaginato anche solo un mese fa? Ma allora perché mi manca l’aria? Perché ho la nausea? Lui se ne sta lì, tranquillo, addormentato, meraviglioso, e io? Io dovrei essere felice, dovrei avere un’overdose di felicità. Invece no, io ho paura! Non so bene di cosa, so solo che ho bisogno di andarmene, ho bisogno di andarmene ora. Sgattaiolo fuori dal letto, infilando velocemente i jeans e il reggiseno. Raccolgo il top e le scarpe e fuggo via, facendo attenzione a fare il più silenziosamente possibile, se Nate si svegliasse sono sicura che non riuscirei a sopportare la sua reazione, qualunque essa sia.
Okay, sono fuori, che sollievo.

-Buongiorno Jennifer!-  ma che scherziamo? Deve essere uno scherzo. Non è possibile!!

-C..Chuck?- mi volto e vedo Chuck Bass, in perfetto ordine con il suo impeccabile completo grigio, che tiene per mano suo figlio Henry. Mi guarda, un ghigno beffardo che indugia sul mio addome. Abbasso lo sguardo anche io.. Santo cielo, ho infilato solo la giacca aperta, niente top, accidenti potrebbe andare peggio di così? Mi affretto ad agganciare la zip.

-Oh, non preoccuparti, in questo modo mio figlio imparerà ad apprezzare un bel corpo. Visto Henry, sembra che zio Nate si sia divertito stanotte.

-Non è..

-..come sembra?- mi interrompe Chuck

-Certo che no.-  per fortuna Henry è troppo piccolo per riuscire a comprendere la situazione, ma vorrei comunque sotterrarmi.

-E’ stato un piacere, ciao piccolino.- mi infilo le scarpe e me ne vado spedita, è inutile stare a fare congetture, sono stata a letto con Nate, sono scappata e sono stata intercettata da Chuck durante la fuga. Esiste forse modo migliore per iniziare una giornata?

Ho bisogno di un caffè!


Angolo autrice:
ciao a tutti, lo so che il capitolo è davvero molto breve, ma è una scelta voluta. Ho un capitolo in corso che sarà molto più lungo e ricco, ma, non volendo farvi aspettare ulteriormente, ho deciso di pubblicae questo, come una sorta di anteprima. Fatemi sapere che ne pensata, a presto
Kath <3

 

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Capitolo 5
*** 5. Run Away ***




Run Away




Nate PoV


Bussano alla porta. In un primo momento non me ne rendo davvero conto, è un rumore ovattato, lontano, credo di immaginarlo, ma è sempre più insistente, perciò capisco di non sognare. Okay, bussano alla porta. Ancora ad occhi chiusi, ma consapevole di non essere solo, allungo dolcemente una mano verso l’altro lato del letto. Voglio accarezzare quella pelle liscia, voglio affondare di nuovo le dita tra quei capelli morbidi, voglio baciare quella dolcissima bocca ancora una volta prima di tornare alla realtà. Chi bussa può aspettare. Il materasso sembra infinito, così decido di aprire gli occhi. Nessuno. Mi tiro a sedere, il mucchietto di vestiti che erano ammassati per terra è scomparso. Jenny se n’è andata. Continuano a bussare alla porta, magari è scesa a prendere un caffè. Mi alzo infilandomi velocemente i pantaloni del pigiama e apro la porta.

-Jenny!- ma alla porta Chuck sogghigna, portando con se un Henry che appare piuttosto confuso.

-Mi dispiace distruggere le tue aspettative mio caro amico, ma siamo solo noi…- sogghigna ancora, devo ammettere che si, sono deluso, è anche un po’ sconcertato.

-Hai… per caso… incontrato…- cerco di tastare il terreno, conosco Chuck al punto di essere certo che se sa qualcosa, lo dirà da solo, senza bisogno che lo chieda
esplicitamente.

-Jenny Humphrey? Si… era piuttosto… in disordine, sai scarpe in mano, capelli arruffati e… oh mezza nuda… Sembrava proprio stesse scappando, che hai combinato stanotte, Archibald?

Sembra davvero divertito, ma la scena che descrive, per me, è terrificante! Scappata? Perché mai dovrebbe essere scappata?! Magari è successo tutto troppo in fretta (in effetti siamo usciti solo una volta!), ma è stato fantastico! Voglio dire WOW! Non posso credere che se ne sia andata così, senza svegliarmi, senza una parola.

-A dire la verità, me lo chiedo anche io.- abbasso lo sguardo su Henry che mi fa un sorriso enorme, di rimando sorrido anche io, prendendolo in braccio e facendolo ridere di gusto.

-Andiamo, mi vesto e usciamo a fare colazione, sto morendo di fame…- guardo Chuck e lo blocco ancor prima che riesca a dire niente.

-Almeno per stamattina, possiamo evitare battute?
Con fare condiscendente, Chuck mi dà una leggera pacca sulla spalla.

-Come desideri, Sciupafemmine!
Ecco. Appunto.
 



Jenny PoV


Sono in fila da Starbuks, ho assolutamente bisogno di un maledetto caffè. Ho mille pensieri che mi vorticano per la testa; che starà facendo Nate? Oddio perché me ne sono andata? Anzi, perché ho deciso di andarci a letto?? L’ho desiderato per così tanto tempo, ma non ho mai considerato che cosa sarebbe potuto succedere dopo… Lo consideravo così irraggiungibile, e adesso? Adesso che faccio?
Mentre mi sto rodendo il fegato e l’unica cosa che vorrei fare è scavare un buco e ficcarmici dentro, dato che anche Chuck è al corrente di quello che è successo, mi viene un colpo al trillo del mio cellulare. Mi stanno chiamando! E se fosse Nate? Non sono pronta, che cosa dovrei dirgli? Anzi, dovrei rispondergli?
Ma lo schermo del telefono che si illumina mi fa notare che un’altra imminente scocciatura sta cercando la mia attenzione, una scocciatura che, mi venga un colpo se lo dirò un’altra volta, sono felice che si presenti proprio in questo momento. E’ Blair che, se mi chiama alle dieci di domenica mattina, vorrà sicuramente sapere qualcosa in più riguardo i miei bozzetti, così rispondo.

-Pronto?

-Sei andata a letto con Nate?!?!?!

Avevo detto che ero felice? Mi rimangio tutto, ma come fa a saperlo di già? Speravo di riuscire ad arrivare a lunedì mattina indenne, prima che il suo terzo grado mi avrebbe fatto sputare tutto ciò che era possibile sputare, ma sarei stata preparata. Sarei andata all’atelier con lo spirito giusto. Così non vale, non so cosa dire, mi distruggerà. Giuro che taglierò la lingua a Chuck, parola mia!

-Buongiorno anche a te Blair.- cerco di tergiversare, magari riesco a cambiare discorso.

-E sei uscita da casa sua senza neanche rivestirti completamente? Mio figlio ti ha vista mezza nuda!
Come non detto, come faccio a levarmi da questo impiccio?

-Senti Blair, io…-

-No, Jenny Humphrey, sentimi tu! Non mi importa niente di cosa faii nel tempo libero, davvero, puoi divertirti e saltare da un fiore ad un altro, libera, come una farfalla. Non mi interessa. Ma almeno abbi la decenza di tenerti per te le tue bravate e di non dare spettacolo. Anche se Gossip Girl non esiste più, adesso c’è molto di più in ballo, la stampa, i giornalisti. Sei la mia nuova stilista di punta e non voglio assolutamente che la mia collezione sia pregiudicata dal fatto che tu non sei in grado di allacciarti uno stupido giubbino, è CHIARO?

Oh, mio Dio questo si che è intimidatorio. Pensavo che mi avrebbe fatto chissà quale predica su Nate, ma la cosa che le interessa è il lavoro e in effetti ha ragione. Non voglio pregiudicare la mia carriera proprio ora che tutto sembra andare così bene.

-Hai ragione, Blair, scusa non..- ma ormai ha riagganciato. VOGLIO IL MIO CAFFE’!
 



Passa così il resto della settimana, china sul mio lavoro. All’atelier nessuno aveva fatto parola di ciò che era accaduto, sembrava che nessuno lo sapesse, o quantomeno, a nessuno importava nulla. Solo Blair, dall’alto del suo piedistallo, incrociava le braccia e non si preoccupava di nascondere il suo disappunto, ma con quello potevo conviverci.
Oggi sono qui, da StarBuks. Davanti a me ho una pila di book con campioni di tessuto, e accanto al gomito, un caffè macchiato che si sta raffreddando. Ho gli occhi fissi sul mio portatile, sto scrivendo l’ennesima e-mail ai fornitori italiani per quel dannatissimo tessuto spinato. Sono così presa da quello che sto scrivendo, che mi accorgo che la sedia dall’altra parte del tavolino viene spostata solo per il rumore delle gambe di metallo che strisciano sul pavimento. Anzi, sono così assorta, che non mi accorgo di avere compagnia, finchè una mano (una mano che conosco molto bene) mi chiude il computer. Rimango un attimo spiazzata per la sorpresa e alzo lo sguardo, per incontrare due occhi azzurrissimi che mi fissano attentamente. Dio, se non fossi seduta, probabilmente avrei dovuto appoggiarmi a qualcosa. Questa vista dovrebbe essere illegale. Ha i capelli deliziosamente arruffati, una maglietta bianca che fa sembrare le sue spalle ancora più larghe.  Decido di prendere in mano la situazione

-Ehi, e se fosse stata una cosa importante?

-Sicuramente non la faresti qui!- ha ragione, cavolo.

-Che ci fai qui? Sono le due del pomeriggio, e non parlare di caffè, so che detesti quello di StarBucks.
Non ci parliamo da cinque giorni, non mi ha telefonato né ha mandato messaggi, l’idea che sia qui per me è inverosimile, mi irrita non capire il motivo della sua improvvisa comparsa.

-In realtà sono andato all’atelier, Blair ha detto che probabilmente eri qui… Jenny, dobbiamo parlare!-
Ehi, ehi, ma che succede? Non l’ho mai visto così serio in vita mia, adesso sì che sono nervosa!

-No, non credo.- Non voglio, non voglio parlarne. Sarebbe ancora più imbarazzante.

Nate alza un sopracciglio e si sporge in avanti, senza smettere un attimo di fissarmi dritta negli occhi. Se possibile, mi sembra ancora più bello.

-Dai, pensi davvero che le cose possano andare come sono andate e far finta di niente? Come se non sia successo?

-Perchè no? E’ quello che stiamo facendo e mi pare che funzioni!

-Jenny…- Sembra esasperato. –Non si può fare del sesso davvero stupendo, senza poi parlarne. E poi voglio sapere perché te ne sei andata la mattina dopo, senza dire niente e poi sei sparita!

Improvvisamente tutta l’angoscia e la paura che mi avevano spinta a fuggire dal suo letto quella mattina avevano preso forma. E’ lui, io ho paura di lui. Di ciò che rappresenta. Ho sempre avuto un debole per Nate, fin da quando avevo quindici anni sono stata attratta da lui. Era come la luce blu per le falene (che brutta similitudine J, ma è così). Negli anni, l’ho visto innamorarsi in modo repentino, è uno che si innamora facilmente, ma ancora più facilmente si disinnamora. Prima Blair, Serena, Vanessa, Juliet, fino ad arrivare a quella ragazzina, Sage.
Ancora oggi non sono immune alla sua luce blu, ci sono andata a letto. Ma sono più grande adesso e sono in grado di impormi come comportarmi, per questo sono scappata. Vorrei buttarmi in questa cosa a capofitto, vorrei davvero vedere come va, vorrei innamorarmi di nuovo, vorrei Nate solo per me. Ma non sono certa di quanto possa essere solo per me, non ho intenzione di soffrire ancora.

-Senti Nate, è stato bello, davvero, ma non ti ho chiesto niente e non mi aspetto niente da te, ci conosciamo da tanto tempo, questa cosa ci è capitata, possiamo andare avanti?

Mi alzo e raccolgo la mia roba.

-No, ehi, Jenny aspetta…- Fa per alzarsi, ma io mi sono già voltata.

-Addio, Nate.
 



Angolo Autrice:

hey there! Lo so, le cose non vanno proprio come vi aspettavate, soprattutto perché sembra che J non si fidi così tanto di Nate, ma non disperate le cose si evolveranno in positivo, ve lo assicuro. Mi raccomando fatemi sapere come la pensate e se avete ipotesi su come la storia potrà continuare, intanto vi mando un bacio grande
Kath <3

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Capitolo 6
*** 6.6 Hurt ***




HURT

 

 

 

Stavo cercando di darmi un tono, speravo di riuscire a voltarmi e sparire da quel maledetto Starbucks prima di subito. Proprio in quel momento, però, il mio raccoglitore si era aperto e tutti i miei bozzetti si erano sparpagliati a terra. –Fantastico.- Mi chino ed inizio a raccoglierli alla rinfusa, percependo la figura di Nate alla mie spalle, fermo, ancora scioccato dalle mie parole di qualche attimo fa. Una volta raccolto tutto, faccio un passo in direzione della porta, ma Nate mi afferra il polso, rude e deciso, mi fa quasi male.

-Jenny…- riesce solo a dire. Mi viene da piangere, non voglio voltarmi, non voglio guardarlo in faccia, ma la sua stretta è troppo forte, non credo che mi lascerà andare.

-Perché ti importa di questa cosa?- gli ringhio contro. –Perché ti sei fissato con me? Cos’è, sei solo in questo periodo e hai pensato “ehi è tornata Jenny, potrei scoparmela e vedere come va, tanto per passare il tempo, a lei non dispiacerà!”?- Nate mi lascia il polso, facendo un passo indietro.

-Che cosa stai dicendo?- mi chiede, sembra terribilmente sconvolto dalle mie parole. Forse sto esagerando, ma sono stata così male per Nate in passato, che per la prima volta mi sembra di essere sincera e, anche se mi rendo conto che potrei ferirlo profondamente, non riesco a fermarmi.

-Dico che da quando ti conosco, non mi hai mai vista davvero. Non sono stata mai la prima e Dio solo sa quanto lo volevo. Ero sempre l’intervallo tra te e Vanessa, te e Serena. Ho fatto cose orribili e ferito tante persone, solo per avere la tua attenzione e tu in ogni singola situazione hai preferito qualcun’altra. Non posso più farlo!

Nate non dice una parola, mi guarda fisso e per la prima volta ho la sensazione che mi veda. Sono io, davanti a lui. Una persona vera, fatta di sentimenti e di delusioni, non la ragazza che aveva costruito e che aveva pensato di conoscere per tutto questo tempo. Abbasso lo sguardo e me ne vado.

Esco da Starbucks praticamente in lacrime, sperando che nell’uscire, Nate non mi veda. Piangere davanti a lui non è più contemplato, specialmente in un momento simile. Per fortuna il tutto è scongiurato dall’arrivo di un taxi, mi ci fiondo dentro, assecondando il mio impellente bisogno di scappare. Sono tornata a Manhattan, ho rivisto Nate, ci sono uscita e andata a letto, è stato così stupido. Ma a che diavolo pensavo? Uno dei motivi per cui sono andata via, anche se l’ho ammesso a fatica perfino a me stessa, era proprio il mio sentimento per lui. Ogni volta che ci avvicinavamo io non riuscivo più a rispondere di me stessa, avrei fatto qualsiasi cosa per lui, compromesso qualsiasi rapporto, solo perché lui provasse un minimo di quello che provavo io. Non è mai successo. E allora perché ora? Si stava ripetendo lo stesso ritornello degli anni passati: io mi avvicino, lui pensa di volermi, io mi innamoro follemente, lui sceglie qualcun’altra. Non può succedere di nuovo, sono più grande, più realista e consapevole. Ho il lavoro dei miei sogni, la mia sfilata è vicina, devo concentrarmi su questo, su questo e su nient’altro.

Il taxi si ferma di fronte all’atelier, mi asciugo gli occhi, consapevole di aver fatto un macello con il trucco, pago ed esco.

-Alla buonora… sai di avere il mascara sulle guance, vero?!- come diavolo ha fatto a notarlo seduta alla scrivania del suo ufficio?

-Si Blair, io...- entro, accostandomi la porta alle spalle -...ho visto Nate.- dico d’un fiato, poggiando il raccoglitore sulla sua scrivania, allargando le braccia in segno di resa e guardando verso l’alto, non posso piangere di nuovo! Sono stanca, distrutta, non ho la forza di dire altro, aspetto solo che lei mi pugnali per l’ennesima volta.

-Siediti.- con mia grande sorpresa, invece di inveire contro di me, Blair indica gentilmente la poltrona davanti a sé.

-Che cosa è successo?- chiede con aria preoccupata.

-Aspetta, ti interessa? Come a un… un’amica?- chiedo incredula.

-Oddio no! Chiedo in qualità di capo, sto tutelando un mio dipendente, dipendenti felici, clienti felici. Allora vuoi dirmi cosa succede?

Adesso la riconosco, ma comunque noto qualcosa di diverso in lei, forse è la maternità ad averla ammorbidita, ma sento che potrei davvero raccontarle come mi sento e magari mi farebbe bene. E così, cercando di trattenere ulteriori lacrime, mi apro con Blair come non avrei mai pensato di fare in tutta la mia vita.

-Credo di essere ancora innamorata di lui, Blair. Anzi credo di non aver mai smesso di amarlo. Hudson, Londra, mi hanno aiutato a sopravvivere, non sarei mai riuscita a rimanere a Manhattan vedendolo con altre ragazze. Quando l’ho rivisto è stato come se il tempo non fosse mai passato ed ora mi sento di nuovo quella ragazzina quindicenne emarginata che non riesce a trovare il suo posto nel mondo. Non mi è mai piaciuta quella Jenny, non sono io!

Blair, che stranamente mi ha ascoltato in silenzio per tutto il tempo, mi porge un fazzoletto. Non ho pianto, ma ho evidentemente gli occhi lucidi, credo che a questo punto dovrei proprio lavarmi la faccia.

-Beh, mia cara, senza dubbio Nate è una persona volubile e te lo dico per esperienza personale, si è sempre innamorato con un soffio di vento, ma dopo la piccola Sage le cose sono cambiate.

-Che intendi?- chiedo curiosa, da quando sono tornata ho chiesto pochissimo della vita privata di Nate, non volevo sembrare una stalker disperata, ma ora che Blair me la sta offrendo su un piatto d’argento, non posso che approfittarne.

-Voglio dire che negli ultimi cinque anni, non ci ha presentato nessuna ragazza, non ha mai portato nessuno ne a feste o eventi familiari, guarda il matrimonio di Dan e Serena.- Ora che mi ci faceva pensare era vero. Da quando con Sage si erano mollati, Nate aveva iniziato a presenziare agli eventi da solo, l’avevo notato dagli articoli dello Spectator o delle varie riviste scandalistiche, ma pensavo fosse una mossa politica. da qualche tempo si vociferava di una sua possibile candidatura a sindaco e pensavo che quella dello scapolo fosse la nuova immagine che voleva mostrare di sé stesso.

-Si, ma questo cosa c’entra?- incalzo, so che Blair vuole arrivare da qualche parte ma non capisco dove.

-C’entra. Forse non dovrei dirtelo, ma ho sempre avuto dei dubbi sulla relazione di Nate con Sage. Non so, è come se lui cercasse in lei…- si blocca e mi guarda. Continuo a non capire, che vuole dire?

-Cercasse..?

-Te Jenny, cercava te in quella ragazza. Giovane, problematica, con una situazione familiare instabile, un padre presente che però non riesce a gestirla totalmente. Una ragazza che ha bisogno di essere salvata da sé stessa.- le parole di Blair non mi piacciono affatto, che cos’è adesso Nate cerca determinati tipi di ragazza, tipo i serial killer?

-Beh era perfetta, non capisco come possa essere finita!- dico inacidita.

-Davvero non lo capisci? E’ finita perché non eri tu, tu sei quella che Nate vuole.

Mi si blocca il cuore e non riesco a rispondere. Che abbia ragione? E se fosse vero, io? Cosa voglio io?

 

Angolo autrice:
lo so che il ritardo è imperdonabile, ma spero comunque che la storia vi continui a piacere ed appassionare.

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Capitolo 7
*** .7 When the party is over ***


 



When the party is over
 
Busso alla porta con forza, mi aspetto che qualcuno esca da un momento all’altro per farmi smettere. Sono fuori di me, dalla scenata di stamattina, io e Jenny non ci siamo più parlati, non risponde ai messaggi e ignora le chiamate. Da questa mattina non faccio che pensare che questo comportamento è insensato e che non può trattarmi così, la rabbia ha cominciato a montare in me come un fuoco e più ripensavo alle sue parole più la fiamma aumentava. Devo assolutamente vederla, o non so che potrei fare.  

Dopo essermene andato da quel maledetto Starbuks non sapevo che fare, ho vagato per la città ripetendomi in testa quello che Jenny mi aveva detto non sono mai stata la prima per te… Forse era vero, forse non avevo mai preso in considerazione una relazione con lei, ma ero solo un ragazzo e comunque non avevo mai voluto ferirla. Adesso la musica era cambiata e da quando l’avevo rivista volevo solo passare del tempo con lei, non sapevo se ne sarebbe nato qualcosa di serio, ma non vedevo l’ora di scoprirlo. Così, dopo aver passato quella nottata di fuoco, quella conversazione era stata come una doccia fredda ed era stata la prima volta da quando la conoscevo che avevo avuto davvero la sensazione di perderla. Neanche quando era partita mi ero sentito così, dentro di me sapevo che sarebbe tornata e che per noi non sarebbe stata la fine, ma dopo quelle parole, avevo avvertito che fra noi si era rotto qualcosa e quel gelo mi aveva spaventato. Avevo pensato tutto il giorno a cosa fare, mi ero rinchiuso nel mio ufficio, cancellando tutti i miei appuntamenti, non avrei potuto concentrarmi e, in quel momento, l’ultima cosa di cui avevo bisogno era una crisi anche al lavoro. Più pensavo alle parole di Jenny e più le trovavo ingiuste, insomma non si era interessata nemmeno per un minuto a me, a come mi sentissi io. Aveva solo deciso che ero uno stronzo egoista e mi aveva liquidato così.

Avevo rimuginato su questo per tutto il pomeriggio e il risultato è stato questo, sono qui ora, davanti alla sua porta, rischiando di buttarla giù. Mi fanno male le nocche, ma non ho intenzione di smettere di bussare, non finché non si deciderà ad aprire. Non passa molto tempo che sento da dentro il rumore del chiavistello. Pochi secondi dopo, sorpresa e spaventata, Jenny apre la porta: è avvolta in un maglione di lana che la copre appena, le sue gambe chilometriche sono deliziosamente nude, i piedi scalzi. Mi guarda con gli occhioni spalancati e la bocca socchiusa, completamente struccata, è così bella che quasi mi dimentico di tutta la rabbia che ho covato finora, vorrei solo chiudermi la porta alle spalle e baciarla fino a farla smettere di respirare.

-Oddio Nate, ma sei impazzito?- il suo tono però mi fa riprendere, così, senza dire una parola, la scanso in maniera prepotente ed entro in casa sua. –Ehi, ma che fai?- mi rimprovera. –Entra pure..- dice infine sarcastica, chiudendosi la porta alle spalle, quando senza dire una parola, mi piazzo nel suo soggiorno a braccia incrociate.

-Sai una cosa, Jenny?  Sei una codarda.

-Come scusa?

-Si! E sei anche un’egoista. Sei venuta a letto con me dopodiché non hai minimamente pensato a come mi sentissi io, sei sparita di colpo e quando finalmente ti ho trovata per parlare, avevi già deciso e non ti sei interessata a me, non ho potuto dire nulla. Sei una stronza, Jenny, e anche un’ipocrita.- Le sputo in faccia tutto, senza trattenermi e senza pesare le parole. Dopotutto deve rendersi conto di quanto le sue parole mi facciano stare male, io non sono una cattiva persona e se c’è qualcuno che non ho mai preso in giro quella è proprio lei. Jenny mi guarda, durante tutto il mio discorso ha gli occhi fissi su di me, la bocca arricciata, sembra che odi ogni singola sillaba che esce dalla mia bocca, ma
questo non mi ferma.

-Forse era quello che volevi no, farti una scopata con me, capire come fosse, e il giorno dopo tirare fuori la storia della damigella ferita per tornare ad essere la vittima di turno.- Non penso niente di quello che ho appena detto, ma non sopporto di vederla indifferente e in silenzio, voglio provocare una reazione, voglio che si arrabbi. Sono presto accontentato, di colpo Jenny mi sferra uno schiaffo a cinque dita in piena faccia.

-Mi fai schifo.
Lo dice piano, scandendo ogni lettera di questa frase. I suoi occhi sono lucidi, ma non si staccano dai miei, siamo a pochi centimetri l’uno dall’altra, il suo respiro si fonde con il mio, il suo profumo mi ubriaca.

-Non è vero!
Senza capire come mi tuffo su di lei, impossessandomi delle sue labbra. Jenny è restia e cerca quasi di respingermi, ma infine si arrende, assecondandomi, divorandomi, con una fame e un trasporto tale che mi fa perdere la cognizione del tempo e dello spazio. Le infilo le mani fra i capelli, tenendola stretta per la nuca, impedendole di muoversi, continuando a baciarla disperatamente. Quando infine mi stacco da lei, abbiamo entrambi il fiato corto. Senza dire una parola la afferro per farla sedere sul tavolo della cucina e Jenny mi prende il viso con due mani e mi bacia di nuovo con impeto. La sua lingua mi accarezza e si muove sinuosa all’interno della mia bocca, come se volesse risucchiarmi ogni goccia di linfa vitale. Le mie mani si muovono freneticamente sulle sue gambe, adoro le sue lunghissime gambe bianche, le ho sempre trovate arrapanti da morire. Di colpo le allargo le cosce, stuzzicandola piano attraverso il pizzo nero delle mutandine, facendola gemere. Quel suono mi riempie la testa e mi fa arrivare il sangue al cervello, potrei vivere di quel suono e di nient’altro per sempre. Continuo a toccarla nel suo punto più sensibile e Jenny inizia a contorcersi, fino a buttare la testa all’indietro, lasciando il collo a mia completa disposizione. Senza pensarci due volte mi fiondo su di lei e inizio a succhiare inesorabilmente. L’idea che possa restarle il segno mi fa solo eccitare di più, lei è mia, tutti lo devono sapere.

-Ti prego…- ansima piano e non capisco se mi stia chiedendo di fermarmi o di continuare e possederla qui, dove ci troviamo. Non mi fermo, mi abbasso la zip dei pantaloni e, nell’infilarmi il preservativo, noto che Jenny si è già tolta le mutandine e le ha gettate a terra. Non ho bisogni di altro. Entro in lei con una facilità da farmi credere che siamo fatti l’uno per l’altra, perfettamente compatibili. Jenny allaccia violentemente le gambe ai miei fianchi, tenendomi per la nuca e baciandomi piano. Quando spingo per la prima volta, emette un suono strozzato proprio sulle mie labbra “oh Nate.”Comincio a muovermi dentro di lei, il ritmo serrato e inesorabile, al punto che Jenny è costretta ad aggrapparsi al ripiano per non finire sbalzata all’indietro dalla forza dei miei affondi. Jenny, di rimando, inizia a muovere i fianchi assecondando le mie spinte, mandandomi fuori di testa.  Durante tutto il tempo continuiamo a guardarci, è come se entrambi volessimo dirci qualcosa, ma nessuno dei due è in grado di farlo. Stiamo facendo sesso per sfogarci, per liberarci dalla frustrazione e dalla rabbia che proviamo e dipendiamo interamente l’uno dall’altra. Ogni spinta e ogni gemito ci fanno avvicinare di più al culmine, non sono sicuro di quanto ancora riuscirò a resistere.

-Dio mio, Nate!- Urla infine Jenny, venendo, stringendo ancora di più le gambe intorno a me. Bastano quelle parole a farmi perdere il senno e vengo anche io, appoggiando la fronte sulla sua, ansimando a un centimetro da lei.

-Non ti faccio così schifo, eh?- Non so perché dico una cosa così stupida mentre sono ancora dentro di lei. Sta di fatto che, proprio in quel momento, Jenny si stacca. Quel movimento così brusco e freddo mi fa sentire come se avessero tagliato via parte di me.

-Vattene Nate!- dice Jenny con un filo di voce, prima di chiudersi in bagno. Mi levo il preservativo e mi tiro su la zip, uscendo da quell’appartamento più in fretta di come ci ero entrato, sono proprio uno stronzo!


Nota autrice:
si sono sbrigata a pubblicare questo capitolo a cui tngo particolarmente, spero che vi piaccia. a presto.

 

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