Coward

di BlondeFox04
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Parte I - Let me come in ***
Capitolo 2: *** Parte II - The Chronicles of Nunnally: Who are you? ***
Capitolo 3: *** The Chronicles of Nunnally - Where are you? ***
Capitolo 4: *** The Chronicles of Nunnally - Why are you? ***
Capitolo 5: *** Parte III - Make my Geass ***
Capitolo 6: *** Extra - Don't swear on that moon ***



Capitolo 1
*** Parte I - Let me come in ***


COWARD
PARTE I

- Let me come in -



Il palazzo reale che si ergeva nella capitale di Pendragon non era mai stato più vuoto. Ogni reale, servitore o soldato di Britannia era stato incaricato da Sua Maestà Imperiale di svolgere altre mansioni e lasciarlo da solo con la sua fedele complice e il Knight of Zero. Nessuno poteva avvicinarsi e nessuno lo avrebbe comunque voluto. Il Geass aveva reso la popolazione schiava: i forti lo erano del potere, mentre i deboli e gli inermi della paura.


Il potere dei Re ti renderà solo, ma tu sei pronto a riceverlo.


Ogni tenda del palazzo era stata tirata e ogni luce spenta, in modo tale che colui che vi abitava all'interno potesse nascondersi. E nonostante le infinite stanze immerse nell'oscurità, Lelouch aveva scelto di rifugiarsi proprio in quella più piccola e buia che gli ricordava casa. Quella dove aveva nascosto C.C. agli occhi del mondo. Quella dalla quale, una volta uscito ad attenderlo c'era Nunnally. La sua Nunnally. Il suo sorriso. L'unica sua fonte di luce. Si, quella era l'unica cosa che gli importava. Quindi come poteva ora combattere contro di lei?
«Lelouch. Abbiamo già affrontato questo discorso. Dobbiamo andare avanti.»

La voce di Suzaku era chiara, tagliente. E veritiera. Sapeva che doveva farlo, ma non voleva. Non voleva più nulla. Ogni sua mossa e contromossa, ogni impegno, ogni maschera si tramutava in polvere di fronte alle parole della sorella. La sua morte sembrava averlo annientato, ma mai quanto il trovarsela contro. "Sei stato bravo a tenere la maschera anche con lei" gli aveva detto la sua fidata complice, eppure...

«Io non...» iniziò il britanno, lasciando la sua negazione a metà. Fu quindi il giapponese ad opporsi dinanzi a quella fragilità. A denti stretti, lo affrontò con durezza e lo colpì al volto e allo stomaco a pugni serrati. Guardò il suo esile corpo capitolare a terra, per poi urlargli contro. 
«E Euphy allora?! L'hai detto tu stesso, no? Per riscattare il suo nome e per le persone perse! Hai deciso tu di mettere quella maschera, quindi se devi mentire fallo, ma fino in fondo! Ricorda il nostro patto. Lo Zero Requiem-»
«Ci tieni così tanto ad uccidermi, eh, Suzaku?» 
A quel punto il cavaliere non ci vide più. Lo afferrò per il collo della veste bianca e lo tirò su, scagliandolo poi contro la parete. Sapeva che stava solo rispondendo con arroganza al dolore, ma non riusciva ad accettare quell'egoismo.
«Tu... Lo sai perfettamente che non è questo quello che voglio! Non viene dal mio più profondo desiderio, ma da un obbligo nei confronti del mondo intero! Il fine che giustifica ogni mezzo utilizzato, sia da te che da me!» 
Il silenzio dopo quelle urla divenne quasi oppressivo per il britanno onorario. Voleva avere una risposta da quel ragazzo dall'intelletto brillante e gli occhi color dell'ametista. E invece lui stava lì, con il labbro spaccato, a fissarlo senza guardarlo realmente, come fosse perso in un mondo a cui lui non era possibile accedere. In quel momento, Suzaku si chiese se C.C. invece non fosse l'unica persona a poter scorgere il vero Lelouch dietro tutte quelle menzogne. 
Perché non puoi essere sincero con me?
Amareggiato, lasciò andare la presa sul colletto della veste dell'Imperatore. Quindi lasciò scivolare le mani lungo le sue spalle, per poi stringerle abbassando contemporaneamente il capo. Se non l'avesse guardato negli occhi, avrebbe abbassato quelle mura? Lo avrebbe lasciato entrare? 
«Perché non mi dici realmente quello che vuoi dirmi? Ti prego, Lelouch... »
Se solo il cavaliere in quel preciso momento avesse alzato lo sguardo, sicuramente negli occhi del nuovo Imperatore avrebbe visto il turbamento emotivo causato da quelle parole. Parole di cui aveva paura. Lelouch aprì bocca per dire qualcosa, senza però lasciare che alcuna verità su sé stesso potesse uscire da lui. Abbandonarsi al senso delle sue emozioni, scoprirsi di fronte ad un amico o ad un compagno... Se lo avesse fatto, quanto sarebbe stato nudo agli occhi degli altri? Debole. 
Debole.
Serrò i denti e ridusse le labbra ad una linea sottile, lasciando sospesa nel vuoto la sua risposta. 
Una risposta che l'altro capì dopo alcuni minuti. Gli aveva dato il tempo di gettare all'aria l'orgoglio, l'arroganza e l'egoismo. Gli aveva donato la sua fiducia, seguendolo in un piano per la quale aveva rinchiuso ogni suo affetto per l'amico d'infanzia in uno scrigno. Ma Lelouch Vi Britannia, diciassettesimo principe in ordine di successione al trono dell'impero di Britannia era anche questo. Zero era anche questo. E lui, dell'inganno, ne aveva fatto la sua vita stessa. E anche accettando questo, nel profondo Suzaku non aveva accettato che fosse così anche con lui. 
«Codardo.»



 

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Capitolo 2
*** Parte II - The Chronicles of Nunnally: Who are you? ***


COWARD
PARTE II

- The Chronicles of Nunnally: Who are you? -




«Sai Sayoko, quale sarebbe la prima cosa che vorrei vedere se potessi?»
«No, signorina Nunnally.»
«Il volto di mio fratello.»


«Dunque, Governatore Nunnally, questa cella è di suo gradimento?»
La fanciulla dal buon cuore aprì gli occhi. Era ancora difficile per lei mettere bene a fuoco le figure che le stavano dinanzi al buio. Ma anche così, aveva riconosciuto la voce di suo fratello in quell'uomo senza cuore e sleale che posava quelle pietre di ametista sulle sue, di equal colore.
Confusa, si guardò attorno, mettendo ben presto a fuoco il luogo in cui si trovava: le pareti in mattone erano spoglie e umide, rovinate dal tempo, mentre il pavimento era gelido sotto le sue gambe spoglie. Osservandole meglio, notò che il suo vestito rosa e bianco era stato cambiato in uno rosso, più semplice e scoperto, e ai suoi piedi le erano state messe delle catene. Perché legare l'unica cosa che non poteva utilizzare? Metabolizzata la situazione, sollevò il suo sguardo adirato sul fratello che, a quell'espressione, non rispose se non con apatia.
«Che posto è questo? Dove siamo?»
«Siamo nelle segrete del castello di Tintagel. Un luogo di cui nessuno conosce l'esistenza.»
Anche il suo tono di voce era piatto come la sua espressione. Cosa era successo al Lelouch che amava tanto?
«E così... hai deciso di tenermi in questo posto come tua prigioniera?»
«Come puoi vedere.»
«A quale scopo? Tu, fratello... mi hai costretto a darti la chiave della Damocles. Hai vinto e ottenuto tutto. A cosa ti servo ancora?...» chiese supplichevole. Lelouch non si prese neanche il tempo di riflettere. La sua risposta fu netta e il suo sorriso compiaciuto.
«Dimmi, se qualcuno ti vedesse in questo momento, potrebbe mai pensare di poter nuocere in qualche modo all'Imperatore che ha addirittura gettato la sua cara sorellina in una cella? Che ritiene una sua parente una semplice prigioniera di guerra? Tu sei un monito, a tutti coloro che oseranno mai ostacolare il mio cammino. Nobile o plebeo, non importa. Ogni uomo, donna o bambino verrà schiacciato, se ritenuto un intralcio.»
Disdicevole.
«Fratello... Tu... Non puoi dire sul serio...»
La voce di Nunnally divenne sottile, tremante, rotta dal pianto. Abbassò lo sguardo sul suo vestito rosso, stringendone la stoffa fra le mani. In tutta la vita, non era mai stata peggio. Suo fratello era una persona buona, dal cuore gentile... Non era quello che la scrutava dall'alto del suo piedistallo. Non era quel cinico calcolatore che aveva dinanzi. Un uomo meschino che usava le persone. Non riusciva a crederci...
Il rumore di passi che si allontanavano rieccheggiarono per il lungo corridoio in pietra. Una pesante porta in acciaio si aprì, lasciando trasparire quella poca luce di cui ricordava fosse fatto il mondo.
«Ma tu... Chi sei?!»
Urlò a quell'uomo che, senza dare una risposta alle sue domande, si richiuse la porta alle spalle, lasciando sola la piccola principessa con il suo dolore.


«Lelouch. Perché hai deciso di dirle quelle cose?» chiese l'immortale al ragazzo, avvolgendo le braccia intorno al suo busto e appoggiando la guancia sulla sua schiena. Le sembrava ormai diventata una routine, consolare quel ragazzo nel buio di una piccola stanza. Ma anche questo faceva parte del patto, no? Lei lo avrebbe accompagnato lungo la via dei Re e fino alla fine sarebbe stata il suo scudo. La sua complice.
«Per lo stesso motivo per la quale l'ho messa in una cella piuttosto che in una delle tante stanze di questo palazzo.»
«Sei sicuro della tua scelta?»
«Si. Suzaku aveva ragione. Se vogliamo portare a termine lo Zero Requiem anche Nunnally dovrà odiarmi. E quando me ne andrò, anche lei sarà libera di ricominciare in un nuovo futuro.»
«Stai sorridendo?»
«Si.»
«È un sorriso falso.»
«Se così non fosse non sarei Sua Maestà Imperiale, no?»



 

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Capitolo 3
*** The Chronicles of Nunnally - Where are you? ***


COWARD


- The Chronicles of Nunnally - Where are you? -




Giorno dopo giorno, vedere la piccola principessa rinchiusa nelle segrete del castello non era facile per il grande demone cattivo. Respirare era difficile, quando il senso di colpa attanagliava la mente di Lelouch. Erano così tanti i tagli sulle sue deboli mani, fatti man mano che mandava in frantumi qualche oggetto di poco valore all'interno del suo nuovo rifugio. Aveva fatto ristrutturare quel castello abbandonato per utilizzarlo nel caso in cui fosse successo qualcosa alla Capitale. Così, in un futuro senza di lui, C.C., Suzaku e Nunnally avrebbero avuto sempre un posto in cui tornare.
Sua sorella avrebbe scelto oggetti e mobili più carini con cui decorare quel posto, invece di quelli scelti dal demonio Lelouch per essere distrutti. Suzaku avrebbe notato le piccole macchie di sangue incrostate sui tappeti, ma avrebbe provveduto a rimpiazzarli prima che Nunnally li vedesse. E C.C. avrebbe riso all'importanza delle decorazioni e cornici in rilievo sulle pareti della sala del trono. Si sarebbe seduta su quella sedia al centro, risultando più bella che mai incorniciata dalle importanti colonne romane lisce poste ai lati adiacenti della sedia del potere.
In quella stessa sala, l'imperatore aspettava sempre più impazientemente che la strega immortale finisse di truccarlo a dovere. Nascondere le cicatrici era la base per tenere in scacco il mondo intero.
«Non puoi andare avanti così», iniziò la ragazza, sventolando dinanzi a lui un pennello pomposo, dalle setole sporche di cipria. «Il trucco non è magico, sai? Tra poco non sarò più in grado di fare niente su questo bel visino.»
«Ti prometto che mangerò qualcosa più tardi. Adesso fa' il tuo lavoro.»
«Quanta gentilezza! Dov'è finito tutto l'amore che hai dimostrato quando ho impegnato Kallen in combattimento?»
«Maestà.»
La voce di Suzaku fece voltare i due verso l'entrata della sala del trono, interrompendo la loro quotidiana discussione sull'argomento. Discussione che il giapponese non aveva più intenzione di sentire. Con grandi e veloci falcate li raggiunse, lasciando i quattro scalini a distanziarlo da sua Maestà Imperiale, con la quale salutò assumendo la normale posizione militare.
«Da oggi torno a prestare servizio regolare all'interno del nuovo palazzo reale.»
«Molto bene. Mi auguro che ogni problema sia stato risolto.»
«Si. Ogni ostacolo è stato eliminato. Niente si frapporrà più fra voi e i vostri intenti.»
«Ne sono lieto.»
Lieto.
Non sapeva spiegarsi bene il perché, o forse non voleva farlo, ma quelle parole così malinconiche davano al cavaliere un fastidio incommensurabile. Si scambiò una serie di sguardi con C.C., aggrottando le sopracciglia alla vista del pennello. Non ci volle molto prima che capisse quello che stava succedendo lì dentro. Si era già fatto un idea percorrendo i corridoi e i piani del palazzo vuoto.
Non mi dirai mai la verità, non è vero, Lelouch?
«Va tutto bene, Suzaku?», gli chiese preoccupato il moro, riscuotendolo dai suoi pensieri.
«Si... No. In effetti avrei una richiesta.»
Stupito, Lelouch sbattè due volte le lunghe ciglia, prima di assentire con un dolce sorriso il desiderio dell'amico.
«Qualunque cosa per il Knight of Zero.»


«Lelouch non verrà più a trovarmi, C.C.?»
L'immortale si fermò dall'imboccare la giovane, guardando il suo viso farsi sempre più triste. Ripose il cucchiaio nella ciotola, prendendosi qualche secondo di tempo per rispondere a dovere. Sapeva cosa desiderasse Lelouch, ma allo stesso tempo sapeva che non era giusto verso i loro sentimenti. Non avrebbe mai pensato, C.C., di poter ancora sentire il calore dell'affetto più sincero. Ed eccola lì, non più immutabile e impassibile al tempo e le specie. Non era riuscita ad allontanare ciò che più amava da sé stessa andando contro la sua stessa filosofia di vita, ed ora doveva pagarne il prezzo.
«Mi dispiace.»
Cadde il silenzio, dopo che anche l'eco di quelle parole sparirono fra le umide mura della prigione. La ragazza dai lunghi capelli verdi provò a darle nuovamente della zuppa, ricevendo però un lento movimento del capo in negazione.
«Dimmi la verità, sei stata tu a cambiarmi gli abiti, vero?»
«Si.»
«Ogni giorno vieni qui a prenderti cura di me... Sai, prima che Sayoko fosse messa a mia disposizione, era mio fratello a fare tutte queste cose. Lui era così premuroso e gentile...»
«Nunnally...»
«Tu gli sei stata accanto dall'inizio. Quindi lo sai, non è vero? Lui non verrà più perché non vuole più avere questo peso sulle spalle. Non vuole più tradire la sua natura, sopratutto dopo che gli ho detto parole così cattive. Ormai il mio Lelouch è-»
«Ti stai sbagliando.», la interruppe secca. Colpita, l'ex vice governatore rimase ammutolita e con le labbra socchiuse, il respiro caldo come le sue guance rosse per il nervoso e le lacrime a solcare il suo viso. La strega, a quella vulnerabilità, ammorbidì il suo sguardo.
«Lui non può venirti a trovare perché è in viaggio con Suzaku.»



 

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Capitolo 4
*** The Chronicles of Nunnally - Why are you? ***


COWARD


- The Chronicles of Nunnally - Why are you? -




Non aveva contato i giorni.
Era certa non le servisse sapere quante volte il sole era sorto e tramontato, né quante lune si fossero affacciate nel cielo notturno per far compagnia alle stelle sole. Ingannava la sua attesa con C.C., che ogni giorno rimaneva insieme a lei a parlare. L'aveva stupida più di una volta con i suoi racconti e, nonostante si rifiutasse di farle vedere con i suoi occhi ciò che aveva vissuto, non aveva timore che lei sapesse la realtà di ciò che era stato. Questa forse era la cosa che Nunnally apprezzava in lei. Tutti l'avevano fatta andare avanti sfoggiando un sorriso gentile in una terra priva di grazia. Per un proprio bisogno o per rinchiuderla semplicemente in una campana di vetro? Non aveva poi molta importanza. Lei voleva semplicemente essere adulta.
Senza rimorso o paura, avrebbe fronteggiano l'Imperatore suo fratello e avrebbe lottato per la sua libertà e un futuro migliore. Era ancora in tempo per farlo rinsavire dai suoi propositi, ne era certa.
Ma quel giorno sembrò non arrivare mai.


C'era una cosa che Nunnally aveva notato sin da piccola. Suo fratello era elegante in ogni suo movimento e soprattutto possedeva un passo leggero, ma incideva bene il piede sull'asfalto in modo tale da annunciare la sua venuta e il suo ritiro. Questo non era cambiato negli anni. Era molto alto e di poco superava persino Suzaku, tuttavia nulla gli vietava di portare un tacchetto tattico. Anche il giorno in cui era venuto lì giù, il suono del tacco aveva risuonato ad ogni suo passo.
E proprio per questo, quando il suo udito venne meno nel preannunciare l'arrivo di qualcuno diverso da C.C. - lei l'aveva appena lasciata - ne rimase molto delusa.
«Nunnally, come ti senti?»
La ragazza avrebbe voluto rispondere "avvilita, logorata dall'attesa". Quindi si morse le labbra, evitando così di parlare. A questa reazione il soldato sospirò, sedendosi sulle proprie ginocchia, rimanendo di fronte a lei. Era la prima volta che si guardavano negli occhi. La piccola principessa poté sentire dei sentimenti contrastanti al riguardo, non riuscendo a interpretare le emozioni che quelle gemme le stavano trasmettendo.
«Tu mi odi, non è vero, piccola Nunnally?»
«Come?...», sussurrò interdetta. Sbattè gli occhi più e più volte, guardando il suo sorriso malinconico accompagnare uno sguardo che non avrebbe mai immaginato di vedere su di lui.
«Io non potrei mai odiarti, Suzaku! Anche se tu mi hai mentito, io non-»
«Ne sono felice.»
Suzaku accarezzò la testa della ragazza, che a quel gesto gentile e privo di alcun senso, almeno per lei, ne rimase spiazzata. Gli aveva risposto energicamente, come se avesse avanzato un'idea folle. Nunnally non era cambiata, nonostante il mondo intorno a lei fosse completamente sottosopra. Questo rincuorò l'animo del giapponese prossimo al divenire Zero. Ma non appena la ragazza approfittò di quel momento per prendergli la mano, lui la ritirò di scatto. Immediatamente dopo fece per andarsene e la giovane lo chiamò supplichevole per fermarlo.
«Ti prego Suzaku! Non andartene! Parla con me... solo per poco tempo... Non ci proverò più... te lo prometto.»
Se in un primo momento ragionò sull'idea di andarsene seduta stante, subito dopo quelle ametiste lo invogliarono a restare. Quel maledetto colore brillava in una luna crescente. Il suo cuore tremava ancora così tanto al ricordo degli ultimi giorni con Lelouch...
Il giapponese si sedette nuovamente dinanzi a lei, questa volta in una posizione più statica, a gambe incrociate e le mani posate morbidamente sulle proprie ginocchia.
«Te ne sono grata», sussurrò la principessa, riprendendo dopo qualche momento di pausa.
«Sei stato via per molto tempo insieme a Lelouch...»
«Si.»
«Dove siete stati?»
«In Africa.»
«Woah... Dev'essere stato un bel viaggio, allora!»
«Spero che lo sia stato anche per tuo fratello.»
«Era con te, quindi può essere stato solo che piacevole, no?»
Nessuna risposta.
«Posso farti una domanda?»
«Dimmi pure.»
«Perché mi hai mentito, Suzaku?»
«Non volevo che si arrivasse fino a questo punto.»
«E adesso, allora?»
«So solo che non avrei fatto nulla di diverso.»
«Sei deciso.»
«Più che mai.»
«Posso chiederti un'ultima cosa?»
Suzaku assentì con un cenno del capo.
«Perché hai scelto di stare al suo fianco?»
«Lo sai bene, Nunnally. Non è forse vero che io e lui insieme possiamo fare qualsiasi cosa, anche ciò che è impossibile?»


L'ultima notte.
Per ore, Suzaku era rimasto seduto sul trono in silenzio, osservando da ogni angolazione possibile la lunga spada con la quale avrebbe dovuto prendersi la vita del suo migliore amico quella mattina stessa. Non faceva altro che ripensare al sorriso di Lelouch, alle sue parole...
«Come faccio a crederti?», chiese ad alta voce guardando la spada. Passò su di essa due polpastrelli, tagliandosi. Non reagì a quel dolore acuto, quanto alla figura che si stanziava dinanzi la porta della grande sala. In silenzio, Sua Maestà Imperiale lo stava scrutando da diverso tempo senza che se ne rendesse conto. Era insolito per lui.
«Lelouch, sei tu?», chiese per sicurezza. In risposta ricevette una breve risata così schietta da togliere ogni dubbio.
«Non dovresti essere qui.»
«Potrei dirti la stessa cosa.»
Il cavaliere ripose con cura la spada mentre veniva raggiunto a passi leggeri dall'altro. Questi gli prese le dita ferite e le portò alle labbra, leccandone il taglio netto.
«Che stai facendo...?»
«Che domande... mi prendo cura del mio cavaliere, no?»
Suzaku ritrasse la mano e, leggermente in imbarazzo, distolse lo sguardo da quello di un Lelouch abbastanza divertito.
«Non dovresti pensarci così tanto.»
«Sei tu che ti comporti in modo strano.»
«Non parlo di quello.»
Silenzio.
«È inevitabile, per me.»
Lelouch prese respiro, poi si decise. Doveva porre un ultimatum nella mente del ragazzo. Quindi catturò il suo viso fra le mani e poggiò con delicatezza le labbra sulle sue. Dischiuse in un bacio casto, Suzaku si ritrovò a tremare. Era la seconda volta che lo coglieva impreparato e, come per magia, il suo cervello insieme alle sue paure si spensero. Il britanno lo guardò negli occhi con una risolutezza spaventosa.
«Questo è un bacio d'addio, Suzaku. Dormi bene.»
Il cavaliere impallidì e, tendendo una mano verso le schiena del suo imperatore che si stava allontanando, non poté fare altro che lasciarsi abbandonare al suono di quelle parole. Riscosso dal chiudersi della porta, si mosse chiamando il suo nome. Corse fino alla fine della sala, spalancò le porte e lo cercò con lo sguardo. Era come sparito.
Un sogno?, pensò ad alta voce, chiedendosi poi Se ora venissi nella tua stanza, ti troverei lì ad attendermi?.
Un bacio d'addio.
Non doveva seguirlo.


«"Vuoi passare quest'ultima notte insieme a me?", non era questo che dovevi dirgli? Perché non lo hai fatto, Lelouch?», chiese la strega immortale, seduta sul parapetto del balcone presente nella sua stanza. Guardò il moro appoggiarsi contro la porta appena chiusa, scegliendo quasi un altro posto piccolo e stretto dove rinchiudersi di fronte a quella vasta stanza che gli aveva concesso. Non era abbastanza afflitto per definirsi tale, piuttosto aveva l'aria di chi sa la verità. Non sicurezza, ma onestà. Di certo una cosa che su di un volto dalle mille maschere non donava, ma che apprezzava su ogni essere umano.
«Perché altrimenti non mi avrebbe più lasciato andare.»



 

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Capitolo 5
*** Parte III - Make my Geass ***


COWARD
PARTE III

- Make my Geass -




«Non avrai più una vita come Suzaku Kururugi. Mai più.»
«Questo Geass... lo accetto senza indugio.»


«No!! Lasciami!! Stammi lontano!! Fratello mio!!»
Nunnally gridò disperata stringendosi al corpo dell'imperatore appena giustiziato. Kallen aveva provato a portarla via da lì, ma la piccola principessa non ne voleva sapere di allontanarsi dal suo amato fratello. La folla e i ribelli liberi, invece, non fecero altro che gridare il nome del loro salvatore, coprendo quella tragedia con urla di gioia e proclamando la liberazione del mondo dal Demonio Lelouch. I soldati di Britannia si erano ritirati. Geremia si dichiarò dalla parte di Zero in quel momento stesso e liberò il principe Schneizel dalla sua prigionia. Anche lui si inchinò a Zero, che trionfava fiero in cima al carro impugnando la spada autrice del suo nuovo destino.
Il paladino mascherato scese al piano inferiore del carro con un balzo, atterrando proprio accanto alla sua vittima.
«Adesso lo devi lasciar andare.» sussurrò alla ragazza, posando una mano sulla sua. Nunnally continuò a piangere, ma si lasciò convincere dal calore che sprigionava la voce del suo amico d'infanzia. Allentò la presa sui vestiti insanguinati di Lelouch e li lasciò. Portò le mani tremanti al viso, piegandosi su se stessa per il dolore che quella perdita aveva scatenato in lei.
Kallen si premurò di liberarla dalle catene che portava ancora, asciugandosi di tanto in tanto le lacrime con il palmo della mano. Parlò con dolcezza alla britanna, convincendola poco a poco ad appoggiarsi a lei. Fra tutti, la giapponese sapeva bene cosa volesse dire perdere un fratello e la sintonia che avevano le due in quel momento aiutarono entrambe a mettersi in piedi. Il pilota del Guren prese fra le sue braccia quella fragile creatura, portandola in un luogo sicuro, accompagnata sotto ordine di Zero da Geremia e Schneizel.
I guerrieri liberati non generarono domande da sottoporre al loro salvatore mascherato. Come già detto, quello era Zero ed era venuto a salvarli. Tanto bastava.
Dunque all'uomo dei miracoli non rimase che una sola cosa da fare; depose la sua spada e sollevò con cura il corpo ancora caldo di Sua Maestà Imperiale. Lo tenne stretto a sé e sotto lo sguardo confuso della folla lo portò via.


Minuto dopo minuto, passo dopo passo, sentiva il calore del corpo che trasportava sempre più un ricordo lontano. A guardarlo bene, sembrava piacevolmente addormentato. La sua pelle aveva sempre avuto un colorito pallido, ma il nuovo Zero conosceva bene la differenza fra vivo e morto. Raggiunse il Gawain con cui era giunto fin lì. Adagiò il corpo senza vita del ragazzo sul sedile superiore e si tolse la maschera, posandogliela sulle gambe. Guardandolo si accorse che la frangia pendeva più da un lato che dall'altro, così istintivamente gliela sistemò. Poi posò quella stessa mano sulla sua guancia.
Sussurrò con un filo di voce il suo nome, sperando si svegliasse sentendolo. E non vedendosi riflesso nuovamente in quelle ametiste che tanto amava, si sistemò ai comandi e partì.


«Mettilo qui.»
Il giapponese fece come richiesto dalla donna, portando Lelouch sull'altare sacro su cui C.C. rivolgeva ogni giorno le proprie preghiere. Era stato un regalo dell'amico all'immortale, quella chiesa. L'aveva fatta costruire poco distante dal castello di Tintagel appositamente per lei, cosicché fosse libera di esprimere la sua umanità smarrita nel fluire del tempo.
La guardò poggiare le labbra sulla sua fronte e versare lacrime per lui.
«Portami una tinozza con dell'acqua calda e dei vestiti puliti.»
Ubbidì.
Rispettava il suo sentimento. Lo comprendeva, in parte. Immaginò quanto fosse terribile rimanere immutabile in un mondo in costante cambiamento, ma non potè certo dire di sapere appieno quel che si provava.


Quella piccola e angusta stanza aveva il suo odore. Persino le pareti ne erano intrise. Faceva male respirare. Cercò dei vestiti che gli si addicessero, trovando solo abiti pomposi, elaborati. Da puro esibizionista. Poi, raggrinzita in un angolo, trovò la divisa scolastica della Ashford. Lelouch l'aveva sempre tenuta con sé. E proprio come lui, era nascosta sotto appellativi e maschere.


C.C. aveva insistito per lavare e vestire quel corpo da sola. Ancora una volta, il soldato non aveva avanzato motivazioni per rimanere lì. Nunnally era arrivata insieme a Geremia e Kallen al castello e lui aveva il dovere di raccontargli tutto quanto. Il mondo di C. Lo Zero Requiem. Il volere di Lelouch.
La vera storia.




«Sono già passati due anni, eh, Lelouch? Si dice che la vita continui anche senza di noi... ed è proprio così. Zero sta facendo il suo lavoro e gli ingranaggi che hai disposto tengono in piedi ogni cosa. Nunnally è straordinaria... sono sicuro che non te lo dice quando viene qui su a trovarti. È sempre stata modesta.»
«Sai Lelouch, non sono mai riuscito a distinguere la verità dalle tue bugie. Però ho pensato che qualcosa di vero ci fosse, quando tutti e tre insieme abbiamo ammirato il sole calare da questa altura e i girasoli ballare con il vento. Eri solo un bambino, certo. Ma era un sorriso vero, quello che stavi mostrando. Mi chiedo se lo sapessi... se ne fossi consapevole. E se qualche volta volessi solo tornare ad essere quel bambino che sorrideva insieme a me dei fiori. Ti sembrerà stupido da parte mia, a questo punto... ma tu non sei stato da meno. C.C. me lo ha detto prima di partire. Di Euphy. E tu sei stato così codardo da non affrontarmi. Mai, neppure una volta lo hai fatto. E per questo che te ne sei andato, non è vero? Per non affrontarmi di nuovo! Potevi prendere il Code da tuo padre, morire e tornare. E invece non lo hai fatto. E sai come so che questa è la fottuta verità? Perché non appena sono rimasto solo con il tuo cadavere, dopo che C.C. lo aveva lavato, io ho... cercato ovunque il tuo Code. Vedi a cosa mi hai ridotto? Sei il peggiore.»
«Hai voluto che il nome di Suzaku morisse insieme a te, quel giorno. Ma adesso ti prego di accettare questo mio Geass, cosicché possa essere solo Zero. Continua a vivere insieme a me Lelouch... in quella calda terra in cui eravamo solo noi stessi.»

Per sempre.



 

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Capitolo 6
*** Extra - Don't swear on that moon ***


COWARD
EXTRA

- Don't swear on that moon -





Mentre il vento salmastro brizzolava i suoi capelli e quel paesaggio umido e afoso sollevava il suo cuore, la sua mente pensava di non poter più chiamare in altri luoghi l'estate con il suo nome.



Lelouch affondò i piedi nella sabbia calda. Buttò la testa all'indietro, lasciandosi baciare il viso dal sole caldo. Le braccia tese e aperte ad accarezzare il vento.
«Vedo che ti piace.»
Suzaku lo raggiunse, con un sorriso esteso e vivace. Era da molto che non glielo vedeva e questo lo invitò a ricambiare con la stessa intensità.
«È completamente diverso dal Giappone.»
«Si, lo è.»
Quella risposta così pacata lo colpì. Lasciò cadere lentamente le braccia lungo i fianchi e si voltò verso di lui. Per un attimo, gli sembrò che quelle gemme color giada stessero guardando attraverso di lui. Come cogliessero una sfumatura di qualche sorta. Subito si sentì spogliato di tutto ciò che era, così ben presto si ritrovò con gli occhi fissi sulle onde del mare. «Lelouch, hai promesso, ricordi?»


«Vorrei che partissimo. Sta sera stessa. Penserò io a tutto. E tu dovrai solo seguirmi.»
«Seguirti, eh? È un pò presuntuoso come desiderio per un cavaliere, no?»
«E inoltre, in questo viaggio io non sarò il tuo cavaliere. Come tu non sarai Sua Maestà Imperiale.»
«E quindi, chi dovremmo essere?»
«Io sarò Suzaku. E tu sarai Lelouch.»
«Lamperouge o Vi Britannia?»
«Solo Lelouch.»
«Solo Lelouch, dunque... Va bene, Suzaku. Realizzerò il tuo desiderio.»
«Promettimelo.»
«Te lo prometto come Lelouch.»


«Si, si. Ma sei fin troppo insistente.»
«È colpa tua. Hai dormito per tutta la durata del viaggio. Hai già sprecato bene o male dodici ore del mio desiderio.»
«Essere Lelouch vuol dire anche dormire molto, sai?»
«E dimmi, che altro vuol dire essere Lelouch?»
«Beh...», iniziò il britanno titubante, evitando di rispondere come prima cosa "essere un pessimo fratello maggiore", cosa che il giapponese intuì. Il ragazzo che conosceva lui aveva sempre la risposta pronta, menzogna o verità che fosse.
«Ora invece ti dimostro cosa vuol dire essere Suzaku.»
Senza aspettare che la mente del moro continuasse a perdersi nella malinconia, Suzaku lo sollevò di peso e iniziò a correre verso il bagnasciuga. L'altro, dal canto suo, poté solo stringersi e inveire contro il castano, prima di ritrovarsi bagnato da capo a piedi. Con uno slancio disumano aveva portato lui e se stesso a qualche metro di distanza dalla sabbia umida, finendo irrimediabilmente sott'acqua. Tornati in superficie, Lelouch prese subito le distanze, spintonandolo mentre Suzaku non faceva altro che ridere della smorfia che aveva assunto il britanno. Per tutta risposta, quest'ultimo cerco svariate volte di farlo affogare, con scarsi risultati.
Come due ragazzini, rimasero a giocare e sfidarsi nell'acqua, fino a quando il britanno non raggiunse il suo limite massimo.
Senza più forze, si resse sulle spalle del giapponese che lo riportò a riva.
Suzaku lo adagiò su di un telo posto precedentemente vicino i loro bagagli, coprendolo con un asciugamano così grande da abbracciarlo per intero. Tremante, Lelouch si tolse gli indumenti zuppi - una camicia bianca e dei bermuda verde militare - rimanendo con indosso solo l'intimo e si avvolse intorno l'enorme panno in spugna, ringraziando a mezza bocca il ragazzo che si stava prendendo cura di lui. Gli aveva offerto dell'acqua, un sandwich e della frutta esotica. Aveva guardato le pietanze con riluttanza, accettando però di mangiare vista la sua insistenza. Aspettò che si spogliasse e asciugasse anche lui, per poi mangiare insieme. Ogni boccone era sempre più difficile da mandare giù, ma in una mezz'ora riuscì a finire tutto sotto il suo sguardo attento. Esso intercorreva dalle sue mani, al panino, alle sue labbra. E questo gli dava non poco fastidio.
«Smettila. Non sono un bambino.»
«Eppure fai i capricci e rompi oggetti come uno di loro.»
Una nota di sarcasmo e saccenza. Il britanno non poteva esserne più entusiasta.
«C.C. parla troppo.»
«C.C. non parla affatto. Non ci vuole molto a capire quello che combini quando non ci sono. Mi sento quasi... come se fossi una madre. Lascio mio figlio alla tata, lei copre le sue malefatte e alla fine devo fare la parte del cattivo genitore.»
«Pff, lascia perdere. Il grembiule sta meglio a me che a te.»
L'abbozzo di un sorriso sul volto di entrambi era quello a cui si aggrappavano per non continuare quel discorso. L'ironia, lo sbeffeggiamento, il divertimento... tutti modi per allontanare domande più difficili e risposte più dolorose.
«Non ti sembra un po' esagerato portarmi in un altro continente per parlare di questo?»
«Non è per questo che siamo qui. Siamo qui per essere Suzaku e Lelouch.»
Adesso chi è che mente?, pensò il britanno, guardando l'avvicinarsi di nuvole plumbee all'orizzonte.
«Sarà meglio andarsene da qui.», aggiunse il castano, mettendosi velocemente degli abiti asciutti di ricambio e rimettendo a posto. Poi passò all'altro degli abiti asciutti e, non appena furono pronti, entrambi si incamminarono verso la strada.


Il viaggio verso una nuova zona di confort risultò più complicato e pieno di rumore. La pioggia era arrivata a battere su di loro prima che qualcuno potesse dargli un passaggio verso la città, fermandosi solo quando erano arrivati ad un piccolo paese. Le strade erano affollate, piene di mercati e persone che urlavano in una lingua a loro sconosciuta. I bambini giravano a piedi nudi sull'asfalto rovinato. Un ragazzino girava con sulla testa una cesta piena di pane sottile e gonfio, un altro più piccolo portava con sé una capra come si porta un cane a spasso. Una bambina chiedeva soldi per la madre malata, ignorata dalla maggior parte dei passanti. Qualcuno litigava, qualcuno rubava della frutta. Nessuno dei due sopportava quella realtà, ma entrambi sapevano bene che sarebbe cambiato tutto dopo lo Zero Requiem. Ci sarebbero voluti anni, ma alla fine nessuno sarebbe stato più costretto a quella povertà. Le risorse impiegate nell'ambito militare sarebbero passate a ridurre la fame. Tutto si sarebbe svolto al meglio. A metà del percorso, dovettero scendere e procedere a piedi. Si coprirono entrambi con dei turbanti, passando fra la folla e confondendosi con la massa. Suzaku andò avanti con un bagaglio in un braccio e l'altro sulle spalle, tenendo per mano Lelouch per non perderlo e creando una strada sicura in cui poterlo far passare. Superate le zone commerciali, passarono per una strada più isolata e allo stesso tempo ripida. Proseguirono su quel sentiero fino ad uscire dal piccolo paese, raggiungendo una campagna arida. Lelouch non chiese come facesse Suzaku a conoscere così bene quella strada, né come sapesse muoversi attraverso di essa. Sicuramente non lo aveva portato in un luogo casuale, così come tutto il resto.
Camminarono ancora e ancora, fermandosi solo per reidratarsi e dare una piccola pausa al britanno stanco.
Al calar del sole giunsero finalmente ad una piccola capanna in legno in mezzo al nulla. Essa era provvista da un lato di un grande materasso steso in terra, qualche coperta disposta sopra e una lanterna accanto, mentre dall'altro vi era un generatore di corrente elettronica, un cucinino, del cibo in scatola, due tinozze piene d'acqua e un secchio vuoto in acciaio.
«Carino qui. Ci trasferiamo?» chiese Lelouch ironico, entrando e togliendosi di dosso il turbante e i vestiti umidi non appena Suzaku chiuse la porta.
«Molto spiritoso. Non potevo fare diversamente. Se qualcuno ci riconoscesse sarebbe un problema. Anche se questo è diventato suolo Britanno non potevo rischiare un'azione offensiva nei tuoi confronti.» spiegò mettendo giù le borse e mettendosi a controllare il generatore.
«Certo che no.» commentò l'altro, rovistando nella borsa in cerca di qualcosa da mettere. Trovò una maglietta grigia e dei pantaloni morbidi scuri. Poi si buttò sul materasso esausto, fissando la schiena dell'amico mentre questo trafficava con i cavi.
«Da come hai sistemato si direbbe che sapessi in anticipo la mia risposta.»
«Infatti.»
«E se ti avessi detto di no e fossi rimasto al castello?»
«Ti avrei rapito. Va bene la zuppa di fagioli?»
«No.»
«E zuppa di fagioli sia.»


«Lelouch.»
«Mh.»
«Stai dormendo?»
«... No.»
Infastidito, Lelouch si portò le coperte poco più su e le tirò dal suo lato, scoprendo per dispetto l'amico. Anche se gli dava la schiena, era sicuro che lo stesse fulminando con lo sguardo. Il vento non aveva finestre su cui battere, ma solo varchi da cui entrare e portare il freddo sulla loro pelle. Anche un soldato avrebbe avuto bisogno di una coperta.
«Bene.», rispose veemente il castano, tirando non solo le coperte dal suo lato, ma anche il moro, che si voltò per guardarlo contrariato.
«Cosa sono, un salmone nella rete?», sbottò il britanno, trovando in quelle gemme di giada illuminate dal chiarore della luna piena un senso di frustrazione.
«E adesso... Perché mi guardi così? Stavo solo sch-»
«Per un momento. Un singolo momento... eri veramente tu.»
« ...Di che stai parlando?»
«Sulla spiaggia. Eri vero. Non stavi solo... Era come se fossi parte di quello che ti circondava. Naturalmente te. Mentre di solito, quando ti guardo, è come se avessi costruito tu il mondo che ti circonda, insieme alle persone.» «Suzaku... Io sono la menzogna. Ho mentito a te, a Nunnally, a Rolo. Ho mentito a tutte le persone che contavano qualcosa per me e anche a quelle che non contavano nulla. Ho mentito al Ragnarök e a me stesso. Come faccio a essere vero
«Cosa vuoi dire...? Che anche adesso mi stai mentendo?»
Silenzio. Un sospiro. E poi...
«Come faccio a saperlo?»
Dolore. Delusione. Rabbia. Confusione. Compassione. Pena.
Il cuore di Suzaku cambiò così tante forme di sentimento in quel momento che il suo viso non seppe quale espressione assumere. Le labbra semiaperte, il respiro mozzato. Il corpo che, senza rendersene conto, si era issato su quello del moro, incastonandolo in quel materasso, al freddo. Le coperte strappate a loro e abbandonate sul suolo polveroso della capanna. La stretta delle sue forti e grandi mani su polsi esili e sottili.
Bugiardo.
«Suza-»
«FA SILENZIO! STAI ZITTO!!»
Lelouch serrò i denti per il dolore, le labbra ridotte ad una linea sottile. Gli occhi sgranati su quelli furenti dell'amico. Aveva già visto quegli occhi. Così tante volte...
Era affannato. Ogni centimetro del suo corpo reagiva all'impulso di esplodere. E a cercare una verità che continuava a celargli.
«Tu... Sei un maledetto codardo! Continui a nasconderti da me! Ma perché, cazzo... Perché non mi dici una volta per tutte la verità?! Perché non mi dici di cosa hai paura?! Perché non mi parli di quello che provi?! Perché mi tieni fuori da tutto quando sarò proprio io a-».
Suzaku dovette fermarsi. Le labbra tremarono, le lacrime iniziarono a cadere incessantemente sul viso del ragazzo che, di lì a poco, avrebbe dovuto uccidere. Qualcuno che amava e odiava.
Lelouch raccolse con un triste sorriso quelle parole, rammentando mentalmente a sé stesso ogni qual volta in cui aveva voltato dall'altra parte il volto della verità e mostrato la maschera della più falsa apparenza.
A questo, il cuore del soldato di Britannia si spense, così come la presa sui polsi del nuovo Imperatore. Non importava cosa desiderasse, Lelouch non si sarebbe mai mostrato a lui per quello che realmente era.
Almeno sei umano.
«Hai paura di uccidermi, Suzaku?»
«Hai paura di morire?»
«Pff. Come sei testardo.»
Lelouch adagiò la mano destra sul volto interdetto di Suzaku. E di nuovo, il giapponese vide quel ragazzo tranquillo su uno sfondo blu mare, fatto di un calore dell'estate che non avrebbe mai dimenticato.
«Come faccio ad avere paura della morte, quando ho affidato la mia vita a te?»

Dimmi Lelouch, stai mentendo ancora?



 

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