I satelliti non sono stelle

di Manzcan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Primo capito-parte prima ***
Capitolo 2: *** Primo capitolo/ seconda parte ***



Capitolo 1
*** Primo capito-parte prima ***


Primo capitolo 

 

 

prima parte 

 

Correva l’anno 1971 e dopo continue manifestazioni, rapimenti e l’abolizione della pubblicità delle sigarette era arrivato agosto. Tendenzialmente durante l’ottavo mese si va in villeggiatura o in montagna, almeno lo facevano le persone “normali”, poiché un altro tipo di persone, che va dagli undici ai diciassette anni, aspettava la posta. Ma non la posta portata da simpatico postino Jim, no di certo, ma da gufi o civette. Ebbene questi predatori notturni, stavano compiendo il loro lavoro annuale, durante quell’agosto, di portare le lettere d’ammissione di quell’anno scolastico per la scuola di magia e stregoneria di Hogwarts.

 

C’era chi riceveva la lettera un ultima volta e chi, come un undicenne James Potter, la teneva fra le sue mani per la prima volta, ed esultava di gioia, perché non aspettava altro da anni. Ma c’era anche, come una certa Lily Evans, che non sapeva dell’esistenza del mondo magico, o lo conosceva solo per il puro caso di avere un amico coetaneo mago, ma che in realtà non poteva neanche immaginare la realtà.

 

Mancava solo qualche giorno, ormai dal fantomatico primo settembre, e come da copione, decine di studenti andavano a rifornirsi di nuovo materiale scolastico a Diagon Alley. Quel 28 agosto, una ragazzina di nome Lily Evans stava finalmente andando a comprare il suo materiale per la prima volta, accompagnata dai suoi genitori. Sua sorella Petunia si era categoricamente rifiutata di venire, perché non voleva andare, detta sua, nel mondo delle “megere fattucchiere a comprare robaccia Magica”. Anche se in realtà non voleva vedere il mondo speciale riservato solo a sua sorella, infatti non avrebbe mai mandato giù le specialità incredibili di Lily, che a lei erano state negate per natura.

 

Invece Lily era estasiata mondo totalmente sconosciuto, aveva si, sentito storie da quel suo amico, ma non erano nemmeno paragonabili. Tutto ciò che la realtà babbana può soltanto sognare, gli era difronte e stava cercando di imprimere nella sua mente ogni dettaglio. Stava anche cercando, inutilmente, di capire come mai un rospo grosso come un cocomero stesse dando informazioni stradali.

 

La sua prima tappa era la banca dei maghi Gringotts, per poter scambiare le poche sterline dei suoi genitori, presi alla sprovvista da tutte quelle spese fuori budget ,in denaro magico. Vennero anche tristemente a conoscenza che il cambio era estremamente sfavorevole per le sterline, perciò la giovane strega si sarebbe dovuta arrangiare con materiale di seconda e terza mano.

 

“Oh tesoro, se avessimo saputo prima di questo...mondo e di quanto sia sfavorevole lo scambio, avremmo cominciato a risparmiare molto prima!” Disse sua madre preoccupata, in quanto si stava ancora riprendendo dallo shock dei poteri della figlia.

“Mamma non ti preoccupare, non morirò mica per un libro un po’ sfaldato è una divisa scolorita!” Ribatté la streghetta. “Ma se poi ti escludessero? Se non riuscissi a farti degli amici? E se i professori ti discriminassero? E se-” “nostra figlia saprà farsi sentire quanto basta per non farsi mettere i piedi in testa” concluse suo padre mandandogli un occhiolino.

 

Lily aveva un buon rapporto con i suoi genitori, gli hanno sempre voluto bene e nelle loro possibilità non gli avevano mai fatto mancare nulla. Però era più legata al padre, che essendo di personalità pacata e riservata, Lily aveva imparato a leggere i suoi segni d’affetto poco visibili; come avere più cioccolato nel latte la mattina o intendere le pacche sulle spalle come abbracci. Loro due non avevano bisogno di fronzoli, bastava un’occhiata per interpretare un “ti voglio bene”, si capivano via sguardi e silenzi. Tutto il contrario della madre che parlava a macchinetta anche per delle ore e mostrava il suo affetto apertamente senza vergogna costantemente. Ad un occhio esterno i suoi genitori sembrerebbero totalmente incompatibili, ma come lei ben sa, si completano a vicenda.

 

Più tardi e dopo una tragedia per acquistare una divisa decente, la ricerca angosciante di una copia di “infusi e pozioni magiche, di Ansenius Brodus” che non fosse per metà incenerita, decisero di dividersi le spese. I suoi sarebbero andati a comprare il calderone e le provette di vetro, mentre Lily sarebbe andata a comprare la sua bacchetta e il gatto.

Ma dopo neanche venti minuti stava ancora cercando come una disperata il negozio di bacchette, andò persino a sbattere contro qualcuno, facendolo imprecare.

 

“Merlino misericordioso! attenzione!” a quanto pare il loro scontro aveva fatto cadere tutti i pacchetti di quello sventurato. “Ah scusami, perdonami, graziami, n-non volevo!” Una cosa di certo Lily l’aveva presa dalla madre, dare in escandescenze per poco.“Hey calma, non succede nulla” la strega alzò lo sguardo e si ritrovò di fronte un paio di occhiali storti, forse per via dello scontro e dei capelli castano scuro piuttosto disordinati.

 

E anche a dei bellissimi occhi...

 

Viola?

 

Lily era certa di non aver mai conosciuto nessuno con gli occhi viola, almeno sapeva che l’attrice Liz Taylor gli aveva, ma di certo non l’aveva mai incontrata. Rimase qualche secondo ad osservarlo quasi incantata, finché il ragazzo la disincantò.

“Prima volta a Diagon Alley?” Svegliatasi dal suo incanto ci mise qualche attimo a capire la domanda e a formulare una risposta “ah! S-si..è la prima volta che metto piede nel mondo magico” il ragazzo non era per nulla sorpreso, perciò: “credimi ti capisco, anche io fino all’anno scorso non sapevo nulla di tutto ciò” si mise ad indicare con un gesto delle mani l’area circostante “quindi dimmi, dov’è che stai andando così disperatamente?” A lei gli avevano insegnato di non dare troppa confidenza agli sconosciuti per strada, ma sembrava totalmente innocuo e poi se aveva un anno in più di lei, lo avrebbe visto di li a poco a scuola. “Sto cercando un negozio di bacchette” lui sorrise “un momento importante, non ci si dimentica mai della prima, e probabilmente, unica bacchetta” sospirò pensando a quando lui comprò la sua “ Olivander sta infondo alla strada a destra”. Non se lo fece ripetere due volte e si catapultò verso la fine della strada, finché non si fermò di colpo, facendo perdere l’equilibrio a una vecchia strega e si giro gridando “GRAZIE SCONOSCIUTO CON GLI OCCHI VIOLA!” Poi ricominciò a correre, non notò però che un sorriso sincero era spuntato sul volto di quel ragazzo, che pensò che quel anno sarebbe stato molto più interessante.

 

Finalmente Lily era difronte al negozio e senza pensarci due volte entrò. Non c’era molto spazio dove camminare, ogni parete aveva scaffali, su scaffali pieni di scatole per bacchette. Il negozio sembrava vuoto e non c’era nessuno al bancone, la ragazza aspetto due minuti buoni senza che nulla accadesse, finché non si decise a tossire particolarmente forte. “COF-COF!”. E esattamente tre secondi dopo spuntò dal retro bottega un ometto dai capelli elettrizzantemente bianchi e con il volto segnato dal tempo.

“Oh salve signorina...?” “Evans, Lily Evans” disse tutto in un fiato. “Beh sig.Evans non perdiamo tempo!” E cominciò a spulciare uno scaffale li vicino, finché non tirò fuori una bacchetta color noce e gliela porse “ora prova a muoverla” lei la mosse e la lampadina che stava illuminando le loro teste esplose. “No, non è questo il caso- andò a prendere un’altra scatolina- proviamo questa qui” gliela diede, ma non era nemmeno questa la fantomatica bacchetta, visto che fece tremare tutto il negozio, spaventata quasi la buttò sul bancone. “Non preoccuparti” e con un gesto tutto tornò come prima. 

 

Infine gliene mise in mano un’altra “La terza volta e quella buona! Almeno così dicono...” appena presa in mano Lily sentì una sensazione mai provata, come se una forza superiore stesse legando lei, una qualunque ragazzina di periferia, a quel curioso pezzo di legno levigato, che le avrebbe permesso di controllare i suoi doni. Si sentì realmente speciale è legata indissolubilmente a qualcosa, finché i suoi pensieri non furono interrotti dal Olivander e quelle sensazioni sparirono come erano arrivate. “Eccola qui! 1014”, di salice e sorprendentemente sibilante!” Poi si il suo volto si inscurì “Curioso come la magia si risvegli nei più comuni babbani, come se dei falchi insegnassero a volare a delle galline” la giovane strega rimase interdetta “lo dovrei prendere come un’insulto” Ma il fabbricante si rese subito chiaro “Oh, niente affatto. Di solito sono i nati-babbani e i mezzo-sangue a fare grandi cose. Probabilmente per compensare la mancanza di una stirpe. Perciò sig.Evans ti dirò, che puoi aver il sangue più puro fra tutti, ma noi siamo pur sempre umani, perciò la nostra mente e anima non hanno nulla a che fare con il sangue”. Detto ciò, Lily dopo aver pagato se ne andò senza fiatare.

 

Dopo quell’affermazione la strega iniziò a cercare i suoi genitori e a rendersi conto di quanto quella società sfavillante all’apparenza, fosse in realtà come ogni altra comunità di esseri umani, perché potranno pur controllare la realtà con un tocco di bacchetta, ma umani lo si resta sempre, nel profondo. 

 

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Capitolo 2
*** Primo capitolo/ seconda parte ***


Seconda parte Come ogni mattina i membri della famiglia Black vennero svegliati dalle campane, suonate dagli elfi domestici in servizio; ma quella non era una mattina come tutte le altre, era il primo settembre, perciò un giovane Sirius Black si era alzato con almeno due ora d’anticipo. Non aspettava altro da quando un gufo gli aveva portato la sua lettera per Hogwarts, la conferma che per nove mesi sarebbe stato lontano da quella dannatissima casa. L’unica cosa che gli dispiaceva era di dover lasciare suo fratello Regulus da solo, infatti avevano solo un anno di differenza. Ma avrebbero probabilmente frequentato la stessa casa, era da generazioni che ogni membro della nobile casata Black finisse in serpeverde; però Sirius non era così entusiasta, sarebbe finito a frequentare altri figli purosangue e a dover stare a sentire i loro discorsi sulla purezza del sangue, quanto siamo feccia i sangue-sporco e perché tutti i grifondoro, nessuno escluso, facciano schifo. Ma non aveva scelta, quello era il suo destino da erede. Scese per primo a fare colazione, quando ancora gli elfi stavano apparecchiando. “Padron Sirius ben sveglio! Oggi è il gran giorno!” Lo salutò l’elfa addetta alla cucina, Jolewin. “Buongiorno” ma nella sua voce non c’era esaltazione, come ci si aspetterebbe, il giovane Black stava ancora rimuginando su i suoi pensieri. “Non siete contento? Fra qualche ora prendete il treno per la scuola di magia!- poi sospirò nostalgica- sa, padron, la mia mamma era un elfo dì Hogwarts, è propio un bel castello...diventerà la vostra seconda dimora e la casa in cui vi smisteranno sarà la vostra seconda famiglia” però Sirius non era poi così sicuro dell’ultima affermazione. “Non credo che i serpeverde sappiano essere una famiglia” l’elfo stava per ribattere, ma un’altra voce si aggiunse al discorso. “NON ESSERE SENTIMENTALE SIRIUS, LA CASA SERPEVERDE TI RENDERÀ UN DEGNO BLACK!!!” Tuonò sua madre, arrivata da non si sa dove, Walburga Black. Non era mai stata famosa per il suo affetto, anzi alcuni, compreso il suo primogenito, dubitavano persino che avesse un cuore. Il giovane non rispose, non aveva una gran voglia di schiaffi quella mattina, anzi si convinse sempre di più che la sua divisa sarebbe stata verde. **** Arrivarono alla stazione di King’s Cross con mezz’ora d’anticipo, tutto era pronto, divisa e materiale di prima qualità, come ci si aspetterebbe da un rampollo purosangue. Gli addii non furono molto sentiti, una pacca fredda sulla spalla dal padre, un bacio arido sulla guancia dalla madre, che gli ricordò: “tieni alto l’onore della famiglia! Toujour pur” ed infine il saluto di suo fratello. Voleva bene a Regulus, certo non era mai stato vivace come lui, anche se nei piani, non molto sicuri di Sirius, si aggregava sempre. Ed erano pure simili esteriormente, anche se il maggiore con gli anni sarebbe stato di gran lunga più affascinante di suo fratello. Caratterialmente, però, Sirius era allegro, ribelle, aveva idee tutte sue ed era indipendente, un carattere forte in poche parole. Regulus, invece, non era un codardo ma aveva più tendenza a seguire il branco, la massa. Non aveva abbastanza carattere per andare contro corrente; anche se in un futuro, non ben specificato, avrebbe dimostrato il contrario. Ecco perché si sentiva estremamente protettivo nei suoi confronti. Il fratello minore si buttò nelle braccia di quello maggiore, quasi in lacrime e gli disse tutto in un fiato “Scrivimi spesso e non dimenticarmi!” A Sirius scappò un sorriso “Reg non vado mica in guerra! Ci rivedremo a natale, vedrai che il primo trimestre passera con uno schiocco di dita”. Poi Regulus si fece più serio “vedrai Sirius, finirò anche io in serpeverde e staremo insieme come a casa, perciò aspettami!” “Si...certo” Ora l'erede aveva capito che non aveva più scelta, era scontato che sarebbe stato un Serpeverde. *** Il treno fischiò ed era il segno che un nuovo anno era alle porte. Tutti gli studenti sopra il primo anno stavano cercando i loro amici, perciò ai primi i non restava che seguire il fato. Infatti bisognava scegliere con cui viaggiare per la prima volt con cura, perché tendenzialmente si incontravano le amicizie che ti avrebbero accompagnato per i prossimi sette anni. Sirius trovò posto in uno scompartimento con altri ragazzi della sua età, sul lato finestrino c’era una ragazzina malinconica con lunghi capelli rossi, mentre di fronte aveva un ragazzino mulatto dai capelli neri e arruffati, con gli occhiali e un sorriso stampato in faccia. Il treno partì e il ragazzino occhialuto inizio subito ad attaccare bottone “E da un vita che aspetto questo momento! I miei mi hanno raccontato che il soffitto della sala grande è come un cielo e che il campionato di Quidditch è molto sentito!” Aveva l’aria sognante e molto curata, a parte i capelli, e aveva l’aspetto di chi era stato amato ancora prima di venire al mondo. A Sirius non era mai mancato nulla, ma l’amore di una famiglia lo riceveva di rado, eccezion fatta per suo fratello e qualche parente. “Altroché se è sentito e uno dei maggiori motivi per cui c’è maggiore competizione fra le case!” Continuarono su quel discorso per un pò, anche quando un altro studente era entrato e aveva cominciato una discussione con la rossa, che fino a quel momento non aveva proferito parola. “Serpeverde?” Saltò su il ragazzo con gli occhiali, quasi schifato dal pronunciare quel nome. “Chi vorrebbe diventare un serpeverde? Io credo che lascerei la scuola. E tu?” Black si accorse che la domanda era rivolta a lui; era abbastanza esplicito che quel ragazzo disprezzasse la casa verde e argentea, ma lui la disprezzava? “Tutta la mia famiglia è stata serpeverde” Senza alcun tipo di gioia o orgoglio. “Oh cavolo” rispose “e dire che mi sembravi a posto!” Questo fece sorridere Sirius e un ghigno gli si formò in volto. Un pensiero gli arrivò alla mente, in fondo non era una legge scritta che ogni Black doveva per forza essere una serpe. “Forse andrò contro la tradizione. Dove vorresti finire se potessi scegliere?” E qui al ragazzo gli si gonfiò il petto d’orgoglio, il suo perenne sorriso si allargò ancora di più e preso da una vena teatrale, sfoderò una spada invisibile che puntò in aria. “ Grifondoro. Culla dei coraggiosi di cuore! Come mio padre” Nel cuore del giovane Black si mosse qualcosa. Per la prima volta vide un’alternativa al suo destino già tracciato; stava per ribattere quando un verso sprezzante uscì dalle labbra dall’altro ragazzo presente in cabina, che li stava fissando con un’aria di superiorità misto a disprezzo. “Qualcosa non va?” Chiese l’aspirante grifondoro girandosi verso di lui. “No” rispose con finto disinteresse, dato il sorrisetto che dichiarava il contrario “ Se preferisci i muscoli al cervello” Il sistema nervoso di Sirius scattò e la sua arroganza, tipica del suo ceto sociale, fece capolino: “E tu dove speri di finire, visto che non hai nessuno dei due?” Una fragorosa risata, da arte del suo complice, riempì lo scompartimento. La ragazzina lentigginosa scattò in piedi e con volto arrabbiato e oltraggiato allo stesso tempo, disse: “ Andiamo Severus, cerchiamo un’altro scompartimento” Mentre se ne andava, seguita a ruota da quel Severus, lasciò loro un’occhiata schifata. E l’ormone pre-adolescenziale dentro di lui, e del ciuffo nero difronte, gli fecero un verso dietro “ Oooooooooh...!” E cominciarono a scimmiottare e a imitare il suo tono altezzoso. A Sirius non mancò di notare, però, una luce particolare negli occhi del suo compagno, quando a fissare la rossa, prima di fare lo sgambetto all’aspirante Serpeverde. Prima che la coppia chiudesse la porta violentemente, lui o al suo compagno urlò “Mocciosus!” Continuarono il resto del viaggio a chiacchierare o a commentare l’accaduto. Black si senti in sintonia con quel ragazzino dalla chioma ribelle, di cui non sapeva neppure il nome, per giunta. “... ed è così che costrinsi mia madre a fare la crostata al limone tutte le sere per un mese!” Dichiarò infine con un volto nostalgico, seppur avesse soltanto undici anni. “ Ti invidio sai, mia madre non sa neppure cucinare un uovo con la magia...anche se dubito abbia anche soltanto provato” Dichiarò Sirius divertito. “Tu non hai un bel rapporto con i tuoi non e vero?” Chiese il quattrocchi, facendosi più serio “Credo di non averlo propio un rapporto con loro. Io sono l’erede della purissima casata Black! Niente di più, niente di meno” Rispose rassegnato. “Immaginavo fossi un Black, occhi grigi, capelli corvini e un incredibile affetto verso la propria famiglia” risero entrambi. “Però non so ancora il tuo nome” chiese, “ Sirius” pensò a quanto suonasse bene solo e soltanto -Sirius- “Beh Sirius, io sono James Potter” Arrivarono finalmente al castello e dopo il tradizionale viaggio in barca sul lago nero, fu il momento dello smistamento*. Sia l rossa del treno che quel James Potter furono Grifondoro, mentre dei suoi conoscenti purosangue e quel Mocciosus furono dei prevedibili serpeverde. Poi toccò a lui, Sirius Black, tutti in sala si aspettavano l’ennesima serpe verde e argentea, ma quando il cappello parlante si posò su di lui fu un pò confuso. Sentiva si l’ambizione e la purezza del sangue, ma percepì coraggio, audacia e soprattuto un reale desiderio di distaccarsi dagli ideali della sua famiglia, che sinceramente disprezzava con tutto se stesso. Perciò il cappello decise di dichiarare un... “GRIFONDORO!” //////

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