Sei gradi di separazione

di meiousetsuna
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** …fredda come il deserto ***
Capitolo 2: *** ...un vino dallo strano sapore ***
Capitolo 3: *** …quella della Gattina che giocava con una tigre ***
Capitolo 4: *** ...una calda coperta a quadri ***
Capitolo 5: *** ...al servizio di Sua Maestà ***
Capitolo 6: *** …come l’acqua per il cioccolato ***



Capitolo 1
*** …fredda come il deserto ***


Documento senza titolo

Raccolta di flash di 500 parole esatte per “La challenge delle sei coppie”, di GiuniaPalma
La challenge consiste nello scrivere di sei diverse coppie, che ho messo in quest’ordine: NOTP, crack, het, canon, slash, OTP.
Prima del titolo di ogni storia, il lettore dovrebbe immaginare di veder scritto: QUESTA COPPIA É…

NOTP: Sherlock/Irene
Note e Scuse in fondo alla storia
in questo capitolo: Het, uso di droghe leggere
, rating giallo

…fredda come il deserto

Di giorno il calore era spietato, ardeva fino a incendiare l’aria di bianco, con ondate vibranti che si potevano vedere stringendo gli occhi. Ma di notte l’escursione termica era pesante, come se soltanto in quelle ore di relativa quiete ottobre si ricordasse di esistere.
Sherlock arrotolò con un movimento secco e preciso la cartina improvvisata col biglietto dov’era scarabocchiata una mappa che aveva memorizzato, con la precisione di chi è abituato a compiere un gesto. La prima boccata di charas* la aspirò forte, inghiottendola per riempirsene i polmoni, soffiandola fuori con gusto, lentamente, perché il sapore amaro coprisse quello ancora peggiore che aveva sulla lingua. Solo allora stese la mano elegante per passare la canna alla sua amica.
“Non sei molto cavalleresco, avresti dovuto lasciami fare il primo tiro, mister Holmes”.
Irene sorrise mentre con la sinistra spostava il niqab** arrotolato come una sciarpa: se l’avesse bruciato, attraversare Erbil senza essere notati sarebbe risultato impossibile. Solo poche ore, e una macchina sicura li avrebbe prelevati nel pieno centro della capitale, secondo le istruzioni di Sherlock.
‘Il miglior nascondiglio è quello più in vista’.
C’erano pattuglie armate che li cercavano nelle abitazioni sospette, nei mercati affollati e, col calare del buio, nelle stradine insidiose pullulanti di disperati e trafficanti di ogni genere. Nessuno aveva controllato il perimetro delle mura della cittadella, spezzate e scoperte, non particolarmente adatte a celare alcunché. Specialmente due stranieri dagli occhi azzurri; gli occhiali da sole erano privilegio degli uomini, così Irene, dopo essere sfuggita alla decapitazione, aveva dovuto seguire Sherlock a testa china e sguardo basso, come una sposa onesta.
“Hanno pensato tutti che fossi tua moglie”, la donna premé le labbra in modo da lasciare della saliva sulla sigaretta prima di renderla “la cosa ti dà fastidio?”
“Nessuna delle due”, Sherlock le fissò la bocca per rimarcare il concetto “stavi meglio, col rossetto rosso”.
“Ouch! Senti il bisogno di passare alle offese, sei spaventato? O sai dove guardare più di quanto avessi capito?”
Prima che il ragazzo potesse obiettare, Irene si era sollevata dalla nicchia dov’era seduta, e con un passo l’aveva raggiunto, appoggiato con la schiena alla parete ornata di arabeschi sgretolati. Si sedette sulle sue lunghe gambe, le ginocchia aperte premute leggermente contro i fianchi magri di Sherlock.
“Potrebbero trovarci e ucciderci stanotte, moriresti vergine; per me sarebbe una macchia, non credi?”
Il bruno alzò le spalle con noncuranza, facendo un altro tiro, particolarmente profondo.
“Hai le pupille dilatate, se non sbaglio la chimica non mente”. La voce di Irene era suadente, graffiava come la sabbia che avevano inghiottito nei primi disperati chilometri di fuga.
“Lo so. Il THC altera alcune funzioni e stati fisici”. Con una risata sommessa Irene recuperò la sigaretta, curvandosi a soffiargli il fumo sulle labbra. Senza preavviso gli coprì gli occhi, sentendolo sussultare.
“Puoi immaginare che sia chi vuoi tu. Devi solo lasciarmi fare delle cose che ti piaceranno”.
“Non mi interessa”. Il tono non era affatto fermo quanto avrebbe voluto.
“Prova a fuggire, allora”.
Non mi interessa”.


Note:
* Tipo di hashish locale
** Velo delle donne musulmane che può essere indossato anche separatamente dall’abito tradizionale
Le scuse sono di due tipi:
1)Mai avrei pensato di scrivere Adlerlock, ma la giudice mi ha sgamata subito quando ho detto: odio sia John/Mary che la Adlerlock. Cara Giunia, questa è scritta col sangue ^_____^ peggio non potevo fare!
2)Ho dovuto scegliere un luogo, perché “i terroristi” che stanno per decapitare Irene (potevano spicciarsi) non ho capito bene chi siano, e dovevo dare un contesto. Ho scelto una zona calda nel 2012-13. Non c’è alcuna mia idea specifica nel voler “accusare” il Kurdistan iracheno, non è il sito giusto

 

 

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Capitolo 2
*** ...un vino dallo strano sapore ***


Documento senza titolo

Crack: Mary/Janine
Note e Scuse 0.2 in fondo alla storia
In questo capitolo: femslash, what if?
rating giallo

…un vino dallo strano sapore

 

Non era ideale rischiare di ubriacarsi a un matrimonio, essendo la damigella d’onore; ma era stata la cerimonia più assurda di sempre, e il vino aveva uno squisito, carezzevole bouquet.
“Come puoi dire che è cattivo? Secondo me sei tu che hai strani gusti”.
Mary rise in modo simpatico: bocca spalancata, testa appena inclinata indietro.
“Sono incinta. Sei l’unica che si è fatta qualche domanda, Janine. So scegliere la mia migliore amica”.
“Davvero!? Auguri, Mary, ma allora… non dirmi che John non lo sa, è un dottore!”
“Pensa che prenda la pillola, ma ho smesso da cinque mesi; qualche settimana fa ho contratto un virus, non sarà sospettoso. L’hai conosciuto, no?”
“Mary… sai che non dirò niente, ma perché? Sembrate innamorati, certamente sarà felice”.
Janine era perplessa, ma si stava facendo un quadro; non era stupida.
Mary Morstan era comparsa nella sua vita all’improvviso, ma si era fatta in quattro per lei. Il posto di segretaria per Charles Magnussen era ottimo, anche se aveva la tentazione di licenziarsi; lui era inquietante. Quella raccomandazione che le aveva girato ‘non sono più single, questo è un lavoro senza orari e con poche ferie, ma si guadagna bene’ gliel’aveva richiesta indietro. ‘Una sera mi lasceresti il portone con l’allarme disattivato?’ Come uno scherzo.
Guardò fuori dall’ampia vetrata della saletta da toilette dove si erano chiuse. Nel corridoio vuoto, Sherlock Holmes stava aiutando un nervosissimo John a ripassare un giro del valtzer.
“Che ne pensi?”
A Janine non servivano troppe specifiche.
“Gay, purtroppo. Me lo sarei fatto dieci volte altrimenti, la tua damigella sarebbe scomparsa sotto qualche tavolo. Oh, per questo…”
Mary stirò le labbra in un ghigno, facendo spallucce.
“Cosa immagini che sarebbero diventati se Sherlock non fosse tornato appena in ritardo? Pensa, un giorno, non potevo rischiare ancora. Voglio una famiglia, Janine”.
“Che spreco... guarda che bel corpo che ha! Dovevo arrendermi invece di sperarci tutto il giorno, ma conosco tanti metrosexual che non sono convinta fino alla prova”.
Lo sguardo della damigella si spostò sull’amica.
“Come fai a sopportarlo?” Janine posò il flûte, aveva bevuto abbastanza “Magari combineranno qualcosa… secondo me dovresti trovarti un’amante”.
Probabilmente la frase era innocente, una battuta per sdrammatizzare, ma era stata rivolta alla persona giusta. Facendo l’occhiolino la bionda mise le mani sotto l’ampia gonna, estraendo gli slip di pizzo, roteandoli intorno all’indice come un pistolero dei western.
“Non l’ho mai fatto con l’abito da sposa addosso. E non credo che il mio caro marito stia per rimediare”.
“Stai scherzando!?” Janine soffocò una grande risata dietro le mani giunte.
“Alla prima damigella spetta un sacco di sesso, è mio dovere”.
“Prendiamo una stanza? Chi sono io per dirti di no, l’addio al nubilato non l’hai voluto!”
“Qui, dove rischiamo che ci vedano”.
“Sei pazza, Mary!” Janine la baciò con foga, lasciandosi slacciare l’abito lilla fino alla vita mentre le sollevava le sottogonne di tulle, con una risata sincera.
“Per questo mi vogliono, sono pericolosa”. La sua voce, però, di divertente non aveva nulla.


Note:
È un what if? quindi ho girato la cosa come volevo: però la parte di Mary è proprio la mia visione di lei.
Janine invece mi piace, qui l’ho peggiorata per esigenza di crack-paring; Mary si è appena sposata…
Grazie, Giunia
, mi sfidi ad alzare l’asticella delle mie remore! Finirò che sarò una donna provatissima!

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Capitolo 3
*** …quella della Gattina che giocava con una tigre ***


Documento senza titolo

Het: Kitty Riley/Richard Brook (A.K.A. Moriarty)
Note e Specifiche in fondo alla storia
In questo capitolo: missing moment
rating arancione

…quella della Gattina che giocava con una tigre

“Non lo voglio fare, Richie, dai…”
Uno sbuffo sulla frangetta, un battito di ciglia appesantite dal mascara, una smorfietta da bambina maliziosa.
Patetica. Doveva almeno servire a qualcosa di divertente.
“Forza, vieni qui, Kitty-kitty-kitty…”
Richard aveva un sorriso dolcissimo, ma anche un fuoco nero che brillava negli occhi; la giornalista a tratti riusciva a notarlo, però era davvero bello, e vittima di quel bastardo di Holmes, come lei.
Quando l’aveva contattata non si era posta troppe domande, per essere una cronista d’assalto. Cioè, le avrebbe fatte, però c’era quel curriculum con le esperienze in teatro e in TV, per CBeebies*, poi… chi non controllerebbe le credenziali di un attore prima di lasciarlo lavorare con dei bambini? Una mezza risata le morì in gola, mentre immaginava il mostro descritto da Sherlock Holmes come un rapitore e assassino, che dialogava con un pupazzo di pelouche.
Era solo un ragazzo spaventato che aveva bisogno di comprensione, di qualcuno di affidabile che raccontasse la sua storia in modo corretto. E talmente sexy… che male c’era a giocare un po’?
Kitty scivolò in ginocchio sul pavimento con poca grazia, rabbrividendo per il freddo del marmo sulla pelle nuda. Si sentiva buffa, più che conturbante, mentre ― indossando solo il suo migliore intimo ― camminava a quattro zampe verso di lui, che aspettava seduto sul letto.
“Miao”.
“Brava, ecco la mia gattina… vieni da papà, non metterci tutto il giorno”.
Brook batté leggermente le mani sulle ginocchia, come per invogliare un animaletto a salirgli in grembo. Quando Kitty arrivò in mezzo alle sue gambe aperte la prese per le trecce, tirando piano per farle sollevare il viso, fissandola con uno sguardo mellifluo.
“Sono stata brava, Richie?”
“Sei meravigliosa, siamo fatti per stare insieme”.
(Sei una povera idiota, ho schioccato le dita e sei caduta nella rete)
“Ti piace questo pizzo nero?” Le labbra dipinte di rosa erano increspate a formare un cuore.
“Sei eccitante, e bellissima”. La voce di Richard era decisamente più felina e morbida di quella della bionda dal nome vezzoso; lei era una gatta che sapeva mostrare gli artigli, ma lui era molto, molto più pericoloso. Una tigre da salotto, che si stava facendo accarezzare finché non avesse avuto fame. O la possibilità di evadere, o si fosse annoiata troppo.
(Sei banale, prevedibile, scontata… chissà come saresti con le impronte delle mie dita intorno alla gola)
“Ci tieni a me? Qualche volta non sono sicura…” si lamentò con un tono irritante.
“Come fai a dubitarne?” l’espressione del giovane era sconfortata “mi hai offerto una mano nel momento peggiore della mia vita, sei così coraggiosa! Se quel maniaco di Holmes mi venisse a cercare qui, so che gli terresti testa. Fammi vedere come ti sta questo”.
Il cappello da deerstalking  calò sulla fronte di Kitty, lasciandola perplessa.
“Sta meglio a te, tu hai talento per investigare, non lui”.
Prima che lei potesse replicare, si trovò sdraiata sul letto, con Richard che le sfilava il tanga.
“Voglio leccarti tutta… ma il cappello non lo togliere”.

Note:
* CBeebies è uno storico programma per bambini piccoli della BBC ‘con presentatori’. Tipo la Melevisone, con i Teletubbies (vero e letterale): niente di più perverso, abbinato a James e in generale! XD
Di mio, credo che Moriarty sia bisessuale, quindi trovo questo missing moment abbastanza plausibile
GRAZIE ai lettori sopravvissuti, e soprattutto a chi sta lasciando un prezioso parere: so che le coppie sono davvero weird, ma lo spirito del gioco forse ne guadagna...XD

 

 

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Capitolo 4
*** ...una calda coperta a quadri ***


Documento senza titolo

Canon: Gary/Billy
(proprietari del Cross Keys Inn nell’episodio del mastino di Baskerville)
Note e Specifiche in fondo alla storia
In questo capitolo: missing moment, pre-slash
rating giallo
…una calda coperta a quadri

sei-gradi

“Ma quanto era ridicolo il dottorino, eh? ‘Avete delle noccioline?’ Pensava di essere in un cocktail bar?”
Gary si tirò sulle spalle la coperta lavorata con affetto dalla mamma; ogni quadro aveva un colore, essendo di scarti di lane diverse, ma nessuna gli piaceva altrettanto. Come quei bei maglioni che gli sferruzzava per Natale, con le renne e l’agrifoglio, caldi e confortevoli come un abbraccio.
“La cosa assurda è stata un’altra, Gary-bear*, dai ci puoi arrivare”.
Ci puoi arrivare, senti il genio! L’ho capito anche io che stanno insieme, ma perché fingono di no?”
L’uomo si girò, passando un braccio robusto intorno alla vita del compagno, che lo ricambiò con un bacio.
“Non lo so nemmeno io, i londinesi sono un mistero… sono i primi a sbandierare i diritti gay, a rendere il matrimonio di Elton John festa nazionale, poi arrivano qui e vogliono camere separate; sai che c’è? Ci considerano campagnoli, ecco”. La voce di Billy era decisamente stizzita.
“Non te la prendere, anatroccolo. Quando mi sono scusato perché non avevamo doppie il dottore si è innervosito, ma l’altro non ha risposto niente, mica ha protestato! Forse sono giornalisti, anche se hanno detto di no, e vogliono solo confonderci…”
“Hum…” Billy iniziava a vedere il lato divertente “a me Watson ha chiesto le patatine”.
Una risata di cuore scosse i due uomini mentre si stringevano più vicini, scacciando quel freddo sottile che si insinuava nell’antico cottage, malgrado al piano terra l’enorme camino restasse acceso fino a notte.
“E per me champagne, buon villico” esclamò imitando al suo meglio la voce profonda del detective “e la colazione servita a letto! Sai che facciamo?”
Quando Billy sbarrava gli occhi e una luce furbetta li illuminava, Gary si ricordava perché si era innamorato di lui dal primo giorno. Lo aveva conquistato con la sua vivacità un po’ irrequieta quando si era appena trasferito nel distretto di Grimpen, e non avendo ancora la linea telefonica aveva bussato a casa sua per chiedere di fare una chiamata.
“Ora ci alziamo, e andiamo dietro la porta; vuoi vedere che sono nella stessa stanza che giocano al dottore?”
“Stai scherzando, Billy?” Gary era tornato di buon umore. Gli era dispiaciuto di quel povero cane che avevano lasciato nel bosco. Mangiava, sicuro, però non avrebbero dovuto usarlo per attirare i turisti. Ogni volta che gli chiedevano qualcosa si sentiva in difficoltà, e quei due l’avevano allarmato più del solito; quegli occhi di ghiaccio l’avevano affettato come una lama.
“Non riesco a dormire se mi devo tenere la curiosità! E poi non potrei lo stesso, quando c’è umido hai il naso chiuso e…”
“Io non russo! Potrei avere il respiro pesante, ma non è lo stesso! E anche se fosse è sgarbato da parte tua raccontarlo proprio ai due damerini”.
“Non ti offendere, dai… sai che ti dico? Lasciamoli alle loro cosacce” Billy alzò lo sguardo al cielo con quel fare drammatico che per il compagno era proprio irresistibile “però anche noi. Domani facciamo la gara di occhiaie”.

Note:
* Gary-orsacchiotto (invece di Teddy bear) è una mia invenzione, questi due mi fanno tenerezza!
Secondo la TJLC, questa è una evidente coppia specchio di John e Sherlock; infatti nella flash parlano di sé quasi come i Johnlock. Billy deriva probabilmente da William quindi sta per Sherlock.
Cara Giunia, spero che la scelta di personaggi davvero così secondari non ti dispiaccia: ero stata tentata da Harriet per la quale provo solidarietà, ma loro hanno vinto XD

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Capitolo 5
*** ...al servizio di Sua Maestà ***


Documento senza titolo

Slash: Mycroft/Lestrade
Note e Specifiche in fondo alla storia
In questo capitolo: what if? pre-slash, commedia
rating giallo

…al servizio di Sua Maestà

Quella stanza di mattoni a vista dipinti di grigio perla, levigati come porcellana, sembrava più adatta a ospitare un salotto di intellettuali che un’area fitness.
Nell’appartamento di Pall Mall che aveva l’onore di appartenere a Mr. Holmes, nulla era meno che sontuoso e sobrio allo stesso tempo.
Come facesse Myc ad apparire così elegante anche mentre sudava copiosamente, Lestrade se lo chiedeva ogni volta che lo aiutava ad allenarsi. Infatti il suo… amante? Che parola melodrammatica, l’influenza degli Holmes permeava quella casa insinuandosi perfino nel modo di pensare! Quando aveva provato con ‘ragazzo’ il mento di Mycroft si era sollevato ad altezze mai raggiunte, mentre formulava un seccato: “Non siamo adolescenti, credo che tu lo capisca”. La risposta era stata una delle splendide risate che erano tornate a brillare sul viso dell’ispettore da quando aveva dato ascolto a Sherlock, una mattina di tre mesi prima. L’investigatore era entrato a Scotland Yard col consueto turbinio di cappotto svolazzante, ricci ondeggianti e discutibile presunzione, piombando dritto nella sua stanza.
“Spero ti stia godendo i soldi della scommessa su John e me, Gavin, perché tra poco farò lo stesso”.
Senza dargli tempo di formulare un commento, Sherlock aveva guadagnato la porta, ma all’ultimo si era affacciato indietro, facendo l’occhiolino.
“Parlo di mio fratello, in caso non avessi notato l’ovvio”.
Dopo il divorzio, Lestrade si era ripromesso di non cercare ulteriori guai. Era stato un duro colpo per un uomo fedele e affidabile come lui, anche se aveva ottenuto l’affido congiunto delle bambine e ne era davvero felice. A proposito, non si era mai spiegato come un giudice, che di norma lascia i figli alla madre visto che non l’aveva accusata per non turbarle… oh.

Credo di doverti ringraziare, mi dispiace di non averlo capito prima
Sono convinto che sia stata la decisone più giusta MH
Posso offrirti da bere, uno di questi giorni?

La risposta era arrivata dopo ben quarantacinque secondi di incertezza.
Mi farebbe piacere MH

La serata si era conclusa col bacio più imbarazzato che si fosse mai visto, ma da allora tutto era andato incredibilmente in discesa; ed eccolo lì, ― a proposito di pendenza delle strade  ― a contare i minuti e le miglia percorse da Mycroft sul tapis roulant, mentre beveva una birra dalla bottiglia.
“Andiamo, puoi fare di meglio, abbiamo settato solo il due per cento di pendenza!”
“Ti ricordo, Gregory, che non desidero partecipare alle Olimpiadi, ma semplicemente mantenere il mio peso corporeo”.
Lestrade sospirò brevemente, passando una mano tra i folti capelli brizzolati, come faceva quando rifletteva. Per un Holmes rispondeva a qualunque nome iniziasse per G, per l’altro un diminutivo era troppo cheap. Quando era lui a chiamarlo Myc, il politico fingeva di risentirsi, però gli brillavano gli occhi. Si era negato tutto per troppo tempo.
“Migliorerà anche la tua efficienza cardiaca, la tua resistenza, l’elasticità… devo essere esplicito?”
“Ti stai lamentando, Gregory?” Il tono voleva essere annoiato, ma tradiva un filo di esitazione.
“Per niente, però preferisco allenarti io… corri da me, forza”.

Note: Il titolo è ambivalente. Da una parte Mycroft è “la Regina”, figura alla quale Sherlock lo equipara  nella scena del lenzuolo a Buckingham Palace. Dall’altra, sia Greg e Mycroft sono al servizio della legge, quindi del Paese. James Bond ci stava bene…
Cara Giunia, qui siamo proprio arrivate “in my area” ^___^

 

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Capitolo 6
*** …come l’acqua per il cioccolato ***


Documento senza titolo

OTP: John/Sherlock
Note e Specifiche in fondo alla storia
In questo capitolo: True Love, hints!di finale interattivo
rating giallo

                                  …come l’acqua per il cioccolato

“Non credo che sia completamente igienico, sai?”
John non poteva fare a meno di sorridere osservando Sherlock pesare lo zucchero di canna con la bilancia digitale da laboratorio. Dopo l’ennesima lamentela sulle imperfezioni dei gingerbread acquistati dai migliori fornai, il dottore aveva suggerito al suo fidanzato di prepararli con le proprie preziose mani, che mai si abbassavano a svolgere qualsivoglia faccenda domestica.
Il bruno era rimasto incredulo, poi aveva dato un’occhiata alla ricetta scelta da John su un sito di cucina. Lo aveva sfidato con quegli occhi cristallini che lo mandavano su di giri ogni volta che si soffermavano su di lui, con una malizia che raramente si mostrava con tanta evidenza.
“Se ti fa piacere, Jawn, non c’è niente che non farei per te”.
Così uno stupefatto Watson era stato spedito da Tesco a comprare spezie, melassa, farina… mentre faceva la fila, aveva immaginato una serie di scenari. Sherlock che cucinava avvolto in un lenzuolo. Sherlock che gli preparava una tazza di Darjeeling con accanto dei biscotti fragranti di forno pretendendo una ricompensa in natura, che gli avrebbe elargito con estremo entusiasmo. Ma questi sogni non gli sembrano realistici; difatti al suo rientro ciò che aveva trovato era il tavolo di cucina con alcuni utensili, provette e ammennicoli impropri che il detective si era affrettato a sostenere che fossero preferibili per la precisione.
“Questo cioccolato fondente è una tua variazione?” Un sorriso da gatto che ha acchiappato il topo brillava tra le labbra rosee di Sherlock; presa la tavoletta ne spezzò tre quadretti, portandoli alle labbra del suo innamorato.
“Non puoi rovinare una ricetta tradizionale, mangialo tu; lecca le dita, per favore, si è sciolto”.
John “tre continenti” Watson non aveva bisogno di una lucetta lampeggiante per distinguere un segnale d’invito. Dopo aver eseguito l’ordine si appoggiò con i gomiti al tavolo, aspettando.
“Per favore, John, non coprire il computer, devo leggere”.
Questo improvviso calo di memoria era strano, ma il dottore era troppo preso ad ammirare le splendide mani da violinista che dosavano la cannella, lo zenzero, la noce moscata, i chiodi di garofano… profumi meravigliosi che gli sarebbero rimasti addosso tutto il pomeriggio.
Alla fine, con un gesto elegante Sherlock si tolse la giacca, per poi slacciare i polsini, arrotolando le maniche per non sporcarsi mentre impastava.
“Hai messo la camicia viola mentre non c’ero?”
“È quella che pref…” La frase non poteva proprio finirla con John che gli aveva assalito la bocca senza preavviso, e che faceva scorrere le mani su tutto il suo corpo.
“Andiamo in camera, adesso”.
John”, la voce di Sherlock era appena un mugolio “ma non volevi stare davanti alla webcam?”
“Cosa!? Ma la luce è spenta! Non mi dire che è hackerata, e che lo sapevi!” Senza attendere un’inutile risposta, John si lanciò verso lo schermo. “Mycroft, aspetta che ti metta le mani addosso…”
“Non è mio fratello, John, sono loro, non vedi?”
“Non ci credo!” John sbatté il coperchio del PC con un gesto secco. “Ma che gente è?”

Click

Fine della raccolta

Eh sì, John ci ha sbattuto il PC in faccia! Non è un maleducato? #^__^#
Grazie a GiuniaPalma, e ai superstiti lettori e soprattutto recensori di questa raccoltina: è stata scritta con divertimento, amore, e tanto gusto della sfida ai miei limiti sui paring!
Note: Il titolo è una frase idiomatica spagnola, che si riferisce a una persona in preda alla passione, che è “bollente come l'acqua per fare la cioccolata calda in tazza”, ed è un bellissimo film di Alfonso Arau.

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