The Number Eight

di JennyPotter99
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La chiamata ***
Capitolo 2: *** Ci vediamo solo a matrimoni e funerali ***
Capitolo 3: *** Ballare come se nessuno ti guardasse ***
Capitolo 4: *** Il viaggio nel tempo ***
Capitolo 5: *** Run girl run ***
Capitolo 6: *** Genitori per un giorno ***
Capitolo 7: *** Rancore ***
Capitolo 8: *** Sospetti ***
Capitolo 9: *** Mistero ***
Capitolo 10: *** Il giorno che non c'è stato ***



Capitolo 1
*** La chiamata ***


Nel lontano 1° ottobre 1989, 43 donne in tutto il mondo partorirono contemporaneamente, senza avere effettivamente nessun segno di essere incinte.
All’epoca, il miliardario Sir Reginald Hargreeves decise di prendersene con se otto e crescerli come fossero suoi.
Tutti, tranne uno.
L’ottavo figlio era già suo.
Il bambino in questione, o meglio, la bambina, era stata partorita lo stesso giorno dalla moglie di Reginald, morta poi di parto.
O almeno era quello che era stato detto a Mandy da suo padre.
Gli otto bambini possedevano delle grandi abilità che il miliardario aveva sempre fatto sì che usassero e soprattutto si allenassero a controllare.
Inizialmente non gli aveva nemmeno dato dei nomi, semplicemente dei numeri.
Ma poi, col passare del tempo, avevano iniziato a chiamarsi con dei nomi veri, crescendo.
Luther, il numero 1, possedeva la forza bruta ed era il leader della squadra.
Diego, numero 2, agile abilità di usare lame affilate come armi.
Allison, numero 3, dal potere particolare, era in grado di controllare le persone solamente con la frase “Ho sentito delle voci”.
Klaus, numero 4, con la capacità di parlare con i defunti.
Numero 5, non gli era mai stato dato un vero nome, poiché era scomparso a 15 anni: il motivo? Possedeva il potere di poter viaggiare nel tempo, e, un giorno, era rimasto intrappolato.
Ben, numero 6, detto anche il Kraken, il suo corpo si trasformava in quello di un mostro con tentacoli.
Vanya, numero 7, in realtà lei non aveva poteri, era cresciuta come spalla destra di Reginald, come una specie di segretaria.
E così arriviamo alla numero 8, Mandy: lei possedeva il controllo di tutte le emozioni della mente umana e sapeva giostrarle a suo piacere.
Lo scopo di creare questa squadra?
Salvare il mondo.
Da cosa?
Non lo sapevano nemmeno loro.
Questi otto ragazzi erano stati riuniti e addestrati per combattere il male, come fossero supereroi.
Sir Reginald li aveva chiamati “Umbrella Academy”.
Ma una volta diventati adulti, sembrava che questo motivo non bastasse più.
Pian piano i fratelli e le sorelle si erano sperati, tutti per ragioni diverse.
Avevano sì dei caratteri contrastanti, ma su una cosa andavano d’accordo: l’odio per il loro padre.
E fu proprio Reginald a riunirli da grandi: gli otto fratelli erano venuti a conoscenza che il loro padre era morto.
In effetti, si vedevano solo in determinate circostanze, come il matrimonio di Allison, finito poi con un divorzio.
Ormai non erano più bambini e le loro vite erano cambiate quasi radicalmente.
Dopo un cuore infranto, Mandy si era dedicata al ballo e al canto.
Ma.. non quello sobrio.
Aveva un lavoro come spogliarellista-cantante nei borghi della città.
Scriveva canzoni e si esibiva sul palco quasi tutte le sere.
Fu quella sera, che suo fratello Klaus decise di venirla a trovare per dirle della brutta notizia.
Era evidente che era cresciuto, lo sguardo da bambino era sparito e aveva lasciato posto ad una chioma di ricci e un po' di barbetta sul mento.
Il locale era adatto per lui, dato che era continuamente ubriaco.
Si sedette ad un tavolo, ordinò una birra e si godette lo spettacolo.
Mandy era venuta su molto bene: per Klaus era inebriante guardare come si muovesse sinuosamente con il corpo abbronzato e i capelli lunghi ondulati.
Era così preso che si dimenticò perfino della birra.
Quando Mandy si piegò sul palco per raccogliere le generose mance dei clienti, Klaus si avvicinò e lanciò 10 dollari.
La ragazza alzò lo sguardo verso di lui e le passarono davanti quasi 20 anni di infanzia.
Non poteva credere che Klaus fosse proprio lì, davanti a lei.
Era passato così tanto tempo dall’ultima volta che si erano visti.
E quella volta non era nemmeno stata un gran che.
Klaus le fece un sorrisetto e un occhiolino, ma Mandy non sembrava altrettanto felice di vederlo.
Alla fine dello spettacolo, Klaus fece capolino nel suo camerino.
Entrò lentamente facendo un applauso.-Wow.- commentò. -Cazzo, vorrei saper ballare come te. Per i soldi, ovviamente.-
-Che cosa vuoi Klaus?- domandò lei, mentre si struccava allo specchio, senza dargli troppo conto.
-Dov’è finita quella cicatrice tanto sexy?-
Non appena Mandy si tolse un po' di fondotinta dal volto, si vide un evidente cicatrice che partiva dal naso fino al lato del labbro.
-Oh, eccola lì!- esclamò Klaus, mentre lei sbuffava. -Senti, sono qui per nostro padre.-
-Ho tagliato i ponti con lui tanti anni fa, sto solo aspettando che crepi.- continuò Mandy.
-E’ già successo.- puntualizzò Klaus.
Mandy lo guardò attraverso lo specchio e dai suoi occhi notò che non stava affatto mentendo.
Quindi si voltò a guardarlo.- Cosa è successo?-
Lui alzò le spalle.- Ancora non lo so. Gli altri si vedranno all’accademia domani mattina per il funerale.- spiegò lui.
-D’accordo, ci vediamo domani mattina.-
Klaus non sembrava volersene andare subito.- Mandy..- mormorò.
Ma lei non rispose, continuò a struccarsi.
-…Mi sei mancata.- continuò l’altro.
Mandy non voleva ascoltarlo, aveva il cuore già troppo rotto.- Vattene, Klaus.- aggiunse con tono duro.
Allora lui annuì e fece come comandato.
Klaus e Mandy avevano avuto una storia moltissimo tempo prima, ma non era andata a finire bene.
Perché?
Ogni cosa a suo tempo.

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Capitolo 2
*** Ci vediamo solo a matrimoni e funerali ***


La mattina successiva, Mandy si preparò psicologicamente per rivedere la casa in cui era cresciuta e tutti i suoi fratelli.
L’Umbrella Academy era una villa enorme, dieci  stanze da letto, un salone ampio e una cucina.
Per non parlare dei di libri, quadri e il grande studio del Sir Hagreeves.
Rientrare in quel salone per lei fu dura: si respirava sempre la stessa spaventosa aria.
All’entrata c’era un lungo divano, poi un camino e sul muro il dipinto di Numero 5, che i ragazzi non vedevano da tempo.
-Chissà che fine ha fatto.-
Mandy udì una voce bassa e roca provenirle dalle spalle: era Luther, il numero 1 della famiglia, alto, biondo e molto muscoloso.
-Ciao Luther.- lo salutò lei, sorridendo.- Si è poi capito cosa fosse successo?-
-Papà diceva che probabilmente era rimasto intrappolato in uno dei suoi viaggi nel tempo. Conoscevi Cinque, sapevi quanto era testardo. Ha osato troppo e ci è rimasto fregato.- spiegò Luther.
Numero 1 era stato l’ultimo ad andarsene dall’accademia e nemmeno per sua volontà: Reginald lo aveva spedito sulla Luna per quattro lunghi anni a fare esperimenti, senza un vero motivo.
-Gli altri sono in cucina.-
Mandy prese un lungo respiro e si preparò ad incontrare gli altri.
-Ehi, ehi, mancavi solo tu!- esclamò Diego, andandola subito ad abbracciare.
Diego era stato un po' un migliore amico per Mandy quando era piccola, lui era sempre lì a consolarla.
-Manca anche vostra sorella Vanya.- intervenne Grace.
Grace era la loro mamma robot, troppo perfetta  e troppo gentile per essere una mamma vera.
Creata appositamente da Sir Reginald.
Grace aveva ragione, mancava Vanya, ma nessuno si era mai accorto della sua presenza: tendeva a stare in silenzio e in disparte, essendo quella senza poteri.
Mandy si avvicinò per salutare Allison, la sorellina dalla pelle scura e le treccine.-Ciao Ally, mi dispiace di non essere venuta al tuo matrimonio.-
Mandy era stata l’unica a non assistere alle nozze di Allison, giusto perché era presente anche Klaus.
-Non preoccuparti, non è andata a finire proprio bene.- commentò l’altra, ridacchiando.
-Sono qui anche io, non me lo sarei perso.- si annunciò Vanya, con timidezza.
-Non meriti di stare qui, non dopo quello che hai fatto.- intervenne Diego.
-Intendi fare così anche oggi?- sbuffò Allison.
-Perché? Cosa ha fatto?- domandò Mandy, del tutto ignara del fatto.
-Non hai visto il libro che ha scritto su tutti noi? Senza permesso, ovviamente.- rispose il fratello.
In realtà a Mandy non sembrava un vero torto: l’Umbrella Academy era così famosa che ormai la conoscevano tutti, anche senza doverci fare un libro sopra.
Bastavano le foto dei giornali dei crimini sventati, i quadri che circondavano la casa e i disegni degli ombrelli perfino sui vetri dell’entrata.
-Ho fatto i biscotti!- intervenne Grace, mettendo a tavola un piatto piano di biscotti.
-Lascia stare Diego, sei nostra sorella.- continuò Mandy, abbracciando Vanya.
Mandy prese un biscotto e fece un giro della casa.
Lungo il corridoio vi erano appesi le fotografie del gruppo con il padre nel passare degli anni.
All’inizio ce ne era uno con la squadra al completo, tranne Vanya: stretti appassionatamente, con le maschere sugli occhi per nascondere l’identità.
Ma già nel secondo ritratto, Mandy non c’era più: era stata la prima ad andarsene.
-Quando se n’è andata, suo padre ne è stato distrutto.- commentò Pogo, dietro di lei.
Pogo era stato una specie di badante per gli otto fratelli da piccoli: si trattava di uno scimpanzé, sempre vestito per bene, con gli occhiali tondi, la spalla destra di Reginald.
-Avevo 15 anni, mi sentivo abbastanza grande da prendere le mie decisioni da sola.- ribatté Mandy. -E mi sono salvata da quel sadico bastardo.-
-Tutto quello che ha fatto suo padre lo ha fatto..-
-…Per il mio bene, sì.- lo interruppe lei. -Mi dicevi sempre così.- continuò, con un sorriso nervoso.- Era il mio bene, quindi, anche quando mi ha fatto questa?- chiese, indicando la lunga cicatrice sul volto.
Pogo sospirò e non rispose.
-Wow, sono riuscita a lasciarti senza parole.-
In seguito, Mandy proseguì al piano di sopra e ritrovò la sua vecchia camera.
Era rimasto tutto proprio come l’ultima volta.
Il letto fatto, la finestra aperta, il pigiama piegato.
La scrivania con lo specchio alla sinistra si era un po' impolverata, ma la foto c’era ancora e si vedeva bene.
La foto di lei e Klaus, spalla a spalla, come un vero duo.
Fu dura per lei rivederla e così decise di nasconderla dentro al diario nel cassetto.
Quello stupido diario che non avrebbe mai dovuto scrivere.
Perché se non lo avesse scritto, suo padre non sarebbe mai andato a ficcanasare.
Poi aprì l’armadio e oltre ai suoi vestiti, Mandy vide tutte le sue armi come le aveva lasciate.
Oltre al suo potere di controllare le emozioni, a Mandy era stato insegnato come difendersi con le armi da fuoco.
Insieme ai vestiti, c’erano pistole di grande e piccolo calibro e fucili.
Ma Mandy notò subito che ne mancava una: la sua makarov, importata direttamente dalla Russia da suo padre, con il disegno della bandiera americana.
Non sapeva chi l’avesse presa, ma poco le importava.
Prima di uscire dalla stanza, andò a controllare un piccolo particolare: il foro di proiettile nello stipite della porta c’era ancora.
Risaliva al giorno in cui era fuggita da lì.
Un giorno che Mandy non si sarebbe mai dimenticata.
Proprio vicino alla propria stanza, c’era lo studio di Sir Reginald: come se dovesse sempre osservarla, da vivo.
Quando vi entrò, Mandy notò Klaus che sembrava stesse prendendo qualcosa dal cassetto, in modo molto furtivo.
-Che stai facendo?- gli chiese lei.
Lui si voltò in fretta con un sorrisetto nervoso e nascose le mani dietro la schiena.- Ehi Mandy!- esclamò.
-Stai rubando a nostro padre?-
-Tecnicamente è morto, quindi non glielo sto rubando, prendo solo in prestito.- rispose lui, mettendosi in tasca un vecchio contenitore per l’inchiostro fatto d’argento.
Poi Mandy si accorse di come fosse vestito: pantaloni attillati di pelle, una maglietta bucherellata e una pelliccia nera smanicata.
-Ma come diamine sei vestito?-
-Oh questo? Ti piace? E’ uno straccetto!- esclamò ridacchiando e prendendo in mano un leggio dorato.- Oh, questo deve valere molto.- mormorò, tra se e se.
-Cosa ci devi fare con questa roba?-
-Mi serve la droga, subito! O diventerò pazzo!- continuò.- Oh, ma sta zitto!- urlacchiò poi, con lo sguardo rivolto verso la fine della stanza.
Mandy non aveva idea di cosa stesse succedendo.
Poi Klaus tirò fuori dalla pelliccia la pistola colorata come la bandiera americana.- Questa quanto dici che valga?-
Mandy sgranò gli occhi e cercò di togliergliela di mano.- L’hai presa tu, allora!-
-Sbaglio o è con questa che hai quasi cercato di uccidermi?-
-Se avessi voluto ucciderti, lo avrei fatto.- ribatté lei, digrignando i denti.
-Beh, so che ha un valore affettivo per te, quindi te la restituirò.- sospirò Klaus, ridandole l’arma. -E mi prenderò questo bel….coso.- continuò, mettendosi sotto la pelliccia un contenitore quadrato fatto d’oro.
Mandy non sapeva cosa fosse successo a Klaus col passare degli anni, aveva solo capito che era abbastanza strambo.
Infine, la numero otto andò nella camera da letto di suo padre, dove era deceduto.
Notò qualcosa di strano: il monocolo non c’era, l’oggetto che Sir Reginald portava sempre con se.
Luther si presentò nella stanza.- Pogo dice che è morto d’infarto.-
-Non mi stupisce, era vecchio.- commentò lei. -Tu sei rimasto qui dopo tutto questo tempo?-
In effetti, Luther era stato l’unico a rimanere in accademia.
-Ci sono stati degli eventi..E..Poi..Lui mi ha spedito sulla luna a fare ricerche.- spiegò il numero uno. -Il suo monocolo è sparito…Qualcuno deve averlo preso.-
-Già, ci stavo pensando anche io. Non andava mai in giro senza.-
Subito dopo, Luther si avvicinò a Mandy in modo sospettoso.- Io credo che qualcuno lo abbia rubato…E che lo abbia ucciso.- sussurrò.
Sir Reginald probabilmente aveva molti nemici, compresi quasi i loro figli.
Se il monocolo era sparito, doveva esserci una spiegazione.
Che il loro padre fosse stato assassinato?
 

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Capitolo 3
*** Ballare come se nessuno ti guardasse ***


7 anni prima.
 
Klaus e Mandy si nascosero sotto il tavolo della cucina, alle due di notte, con una torcia e la mappa del mondo rubata proprio quel giorno durante una missione.
-Ok..Qui c’è la statua della libertà…E devo assolutamente salirci!- esclamò Mandy.
-Niente sarà mai come la torre Eiffell!- commentò Klaus.
-Mi prometti che andremo in entrambi i posti?- chiese lei, cerchiando con un pennarello rosse le due famose strutture.
-Te lo prometto.- ribatté lui, stringendo il mignolino al suo.
I due si sorrisero ed erano così vicini che potevano sentire l’uno il respiro dell’altro.
Klaus si avvicinò di più per cercare di baciarla, quando entrambi udirono un rumore, probabilmente era Grace.
Velocemente spensero la torcia, che Klaus si nascose sotto i vestiti, mentre Mandy nascose la cartina dentro una scatola di cereali.
Grace accese la luce e li colse in fragrante a..mangiare.
-Che sta succedendo qui?- chiese il robot.
-Scusaci mamma, avevamo fame.- mentì Mandy.
 
Oggi.
 
Data la tremenda accusa che Luther sospettava, i fratelli si riunirono in salone per discuterne.
Mandy osservò bene il quadro di Numero 5 e ne sentì una leggera malinconia: dopotutto era il più simpatico del gruppo, dopo Klaus.
-Mi ricordo che gli lasciavo sempre un panino al burro d’arachidi e marshmallow la sera, nel caso tornasse.- disse Vanya, malinconica.
-Oh si, mi ricordo. Sono inciampato su quei spuntini un paio di volte.- aggiunse Pogo.
Calò poi il silenzio: non avevano organizzato un funerale vero e proprio.
Non ci sarebbe stata nessuna bara, dato che il vecchio era stato cremato.
Poi Luther si alzò.- Dovremmo iniziare..-
-Vuoi spargere le sue ceneri?- domandò Mandy.
-Si, nel suo posto preferito. Sotto la quercia, in cortile.- rispose numero uno.
-Ci sarà un rinfresco? Adoro i pasticcini!- intervenne Klaus, con in mano un bicchiere di vodka.
Si era anche cambiato d’abito: aveva messo una gonna nera e un paio di stivali con le borchie.
-Quella è la mia gonna?- intervenne Allison.
-Questa? Oh si, l’ho trovata in camera tua. E’ vecchia, sì, ma è molto ariosa sai..per i gioielli di famiglia!-
Il comportamento di Klaus stava facendo decisamente irritare Mandy.
-Ci sono ancora molte cose su cui discutere.- intervenne Luther.
-Tipo cosa?-
-Tipo com’è morto.-
-Ci risiamo..- borbottò Diego.
-Credevo fosse stato un infarto.- continuò Vanya.
-Questo dice il coroner, ma secondo me c’è qualcos’altro. L’ultima volta che l’ho sentito mi è sembrato strano. Mi disse di stare attento di chi mi fidavo.- spiegò Luther.
-Era un vecchio che stava iniziando a perdere qualche rotella.- aggiunse Diego, innervosito. –
-Si, ma credo che lui sapesse che stesse per succedere qualcosa.- ribatté l’altro, per poi spostare lo sguardo su Klaus.- Senti, lo so che non ti piace farlo, ma devi parlare con papà.-
Grazie alla sua capacità, Luther voleva che il fratello evocasse il padre per parlargli.
-Senti..Non è che posso semplicemente chiedergli “Ehi papà, smetti di giocare a tennis con Hitler e parla con me”.- disse Klaus, accendendosi una sigaretta.
Mandy si alzò di scatto e lo guardò con le braccia conserte.- Io credo che tu i gioielli di famiglia non ce li abbia proprio!-
-E’ che non sono nello spirito giusto..-
-Sei fatto?- chiese Allison.
-Certo! Perché non lo siete anche voi? Questa situazione è assurda.- esclamò l’altro, sorseggiando.
Mandy non capiva cosa stesse succedendo e iniziò a pensare che forse era meglio non capire. -Fatto? Ma di che sta parlando?! E’ il tuo cazzo di potere!-
Klaus sospirò e si alzò, arrivando faccia a faccia con la sorella.- Scoprirai che le cose sono un po' cambiate da quando sei andata via.-
-Non abbiamo tempo di discutere, il monocolo è sparito!- intervenne Luther.
-Ancora con questa storia? Mio Dio! A chi frega di un cazzo di monoloco?- sbottò Diego.
Solo Allison aveva capito la situazione.- Mandy, calmati, stai facendo incazzare tutti.- le disse.
Probabilmente, data la sua rabbia, Mandy non si era accorta che stava facendo arrabbiare i fratelli.
-Giusto, scusate.- disse, rimettendosi seduta.
-Comunque, qualcuno deve averlo preso. Qualcuno che gli stava vicino, con rancore.- continuò Luther.
-Oh Mio Dio.- ridacchiò Diego, in modo nervoso.
-Cosa?-
-Credi che sia stato uno di noi.-
Iniziò a crearsi un brusio e stavolta non per colpa di Mandy.
-Ok, ragazzi, credo che dovremmo darci tutti una calmata!- intervenne proprio lei.
-Tsk, certo come no. Vado ad uccidere mamma e torno.- commentò sarcasticamente Diego, andandosene.
-Tu sei pazzo.- disse anche Klaus, proseguendo verso la cucina.
Tutti si allontanarono da Luther, dato che li accusava di aver assassinato il padre.
-Io non intendevo che..- balbettò lui.
-Tranquillo, hanno solo bisogno di tempo.- lo rassicurò Mandy, accarezzandogli la possente spalla.
Poi tornò in cucina per prendere un altro di quei biscotti: almeno Grace aveva un lato positivo.
Trovò di nuovo Klaus a frugare nella dispensa, in particolare dentro una vecchia scatola di cereali.
-Eccola qui!- esclamò, tirando fuori un foglio impolverato.
Lo mise sul tavolo e ci soffiò sopra: era una mappa del mondo.
-E’ la nostra mappa..- sorrise meravigliata Mandy. -L’hai tenuta.-
-Certo, quando te ne sei andata l’ho conservata…Mi immaginavo che magari avessi visto la torre Eiffell…o..-
-La statua della libertà.- dissero contemporaneamente, con un sorriso.
Mandy avrebbe voluto dirgli di aver viaggiato in tutto il mondo, ma in realtà non si era mai allontanata dalla città.
-Non è proprio così..-continuò sospirando. -Dopo esser scappata, sono andata in cerca della mia madre naturale, ma con scarsi risultati.  Alla fine un’anziana donna mi ha fatto entrare nel suo strip club perché diceva che le ricordavo la sua figlia defunta Charlotte: mi ha dato un letto, un lavoro, fin che ha potuto.- spiegò Mandy.
In quel momento i due iniziarono a sentire una melodia classica provenire dal piano di sopra e sapevano benissimo a quale dei fratelli corrispondeva il gusto musicale.
-Luther.- disse di nuovo insieme.
Mandy lo guardò meglio e notò che era molto cambiato dall’ultima volta.- Invece, a te cos’è successo?- gli chiese, sedendosi sul tavolo.
-Sono peggiorato, da quando te ne sei andata. Le voci erano sempre di più e mi facevano diventare pazzo.- rispose lui.
-E quindi hai iniziato a drogarti?-
Klaus prese un bel respiro prima di rispondere.- E’ l’unica cosa che li tiene a bada tutti.- continuò. -A parte Ben, lui rompe sempre il cazzo.- esclamò, indicando qualcosa accanto a se.
Ben, Numero 6, il Kraken era morto in una vecchia missione e da quel giorno, per qualche strano motivo, non si era mai staccato da Klaus.
-Cioè, tu vedi Ben?-
-Già, ti saluta.-
Mandy alzò la mano e la mosse al vento per salutare il fratello.
-Accidenti, questa musica è deprimente.- commentò Klaus.
-Ti ricordi quando gli abbiamo rubato il giradischi?- domandò Mandy, ridacchiando.
-Come dimenticare quella sera?- aggiunse Klaus, sorridendo.
Poi si mise al centro della stanza, si tolse la pelliccia e le porse la mano come un galantuomo.
Lei sorrise timidamente, scese dal tavolo, fece un inchino fingendo di indossare un vestito e gli afferrò la mano.
Klaus le fece fare una giravolta e la strinse a se, iniziando a dondolare.
-Sono un grandissimo ballerino come allora.- si vantò Klaus.
Mandy ridacchiò e si lasciò andare alla melodia, guardandolo intensamente negli occhi.
Probabilmente si rese conto che anche se erano passati sette anni, Klaus non aveva mai smesso di piacerle.
In un attimo si ritrovarono fronte a fronte, quasi labbra a labbra, se qualcosa non li avesse interrotti.
Un fulmine si scaraventò proprio nel cortile dell’accademia.
Poi un altro e un altro ancora.
Tutti i fratelli uscirono fuori e notarono che non si trattava di un semplice temporale.
Nel cielo si era formata una nuvola blu che continuava a mandare tuoni e fulmini.
-Tutti dietro di me!- esclamò Luther.
Poi, improvvisamente, dalla nube blu uscì fuori qualcuno che cadde al suolo.
Era un bambino, non un semplice bambino, era il loro fratello.
-Vedo solo io un piccolo numero 5?- si domandò Diego.
Numero 5 si guardò intorno, poi addosso, notando di avere ancora l’uniforma dell’accademia.- Merda.-
 

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Capitolo 4
*** Il viaggio nel tempo ***


-In che giorno siamo?- domandò numero cinque, prendendosi del pane e del burro d’arachidi dalla dispensa.
-Il 24 marzo.- rispose Diego, confuso.
Anche i suoi fratelli erano confusi, infatti erano seduti al tavolo intorno a lui per chiedere spiegazioni.
-Bene.-
-Dove sei stato?- domandò Vanya.
-Nel futuro…E fa schifo, comunque.- rispose il ragazzo, facendosi un panino col burro d’arachidi e marshmellow.
-Lo sapevo.- commentò Klaus, stringendo le ceneri di suo padre.
-E quanto tempo sei stato nel futuro?-
-Più di 30 anni, la mia coscienza ha tipo 58 anni, ma il mio corpo 13.- spiegò poi, notando da un giornale lì vicino che il padre era morto.- Ah, mi sono perso il funerale.-
-Tu lo sapevi?- domandò Luther.
-Qualche parte di “futuro” non hai capito?- ribatté l’altro. -Bello sapere che non è cambiato niente.-
Sembrava che numero 5 non avesse nient’altro da dire: andò in camera sua e si cambiò d’abito, mettendosi sempre una divisa dell’accademia.
Consisteva in dei pantaloncini blu scuri, una camicia con sopra un maglione con lo stemma dell’Umbrella e una giacca quasi elegante.
Tutti si prepararono a fare il “funerale” al loro padre e mentre Luther prendeva le ceneri, numero 5 si affiancò a numero 8.
-E’ bello il quadro in salone…Carino che non mi abbiate dimenticato.- commentò, facendo risplendere gli occhi azzurri sotto la chioma mora.
-Papà non ha mai perso la speranza.- continuò Mandy. -Ma era così infuriato…Riuscivo a sentire rabbia e tristezza in lui.. Il giorno in cui…-
Numero 5 la guardò con gli occhi socchiusi. -In cui?-
-In cui mi ha fatto questa.- rispose lei, indicando la cicatrice. -Me l’ha fatta lo stesso giorno in cui sei sparito, con quel suo bastone del cazzo.-
Il ragazzo fece una ridarella.- Ci sono cose peggiori.-
-Tipo quello che è successo a Ben?-
In cortile c’era proprio una statua in suo onore, con la scritta: Che l’oscurità in te trovi pace nella luce.
Stava piovendo a dirotto quando gli otto fratelli si riunirono lì per spargere le ceneri.
-Quando è pronto, ragazzo.- disse Pogo a Luther.
Allora numero 1 fece cadere le ceneri tra le foglie dell’autunno.
Calò un silenzio imbarazzante: la polvere avrebbe dovuto volare via, ma non c’era un filo di vento.
-Forse era meglio con un po' di vento.- commentò Luther.
-Beh..- iniziò lo scimpanzé.- Sir Reginald mi ha reso tutto quello che sono oggi, era il mio padrone e gli sono grato.-
Era una conferma, stavano davvero dicendo addio al loro padre.
Sapere che non c’era più, fece versare qualche lacrima a Mandy: si ricordò gli attimi in cui aveva cercato di volergli bene, ma anche quelli brutti.
Suo padre era stato sempre quello che aveva negato a Mandy di amare Klaus e a Klaus di amare Mandy.
Era stato lui ad avvertirla che Klaus non sarebbe mai scappato con lei e la cosa più triste, fu che era la verità.
Klaus non si presentò e così Mandy decise di andare via da sola.
E da quel giorno Mandy provava solo odio e rancore per entrambi.
Klaus le strinse la mano cercando di consolarla, ma Mandy la lasciò subito.- Non fraintendere, non sto piangendo per lui.- affermò lei.
-Era un mostro, si sta meglio senza di lui.- aggiunse Diego.
-Diego!- esclamò Allison, contrariata per le sue parole.
-Mi chiamo numero 2!- continuò l’altro.- E sai perché? Perché lui non si è mai degnato di darci dei nomi veri. -Ero solo io a vedere la sofferenza negli occhi di tutti voi?- domandò, avvicinandosi a Mandy e accarezzandole la guancia dolcemente.
-Smettila.- borbottò Luther.
-Tu dovresti essere il primo a darmi ragione. Ti ha mandato a chilometri di distanza…Pensa a quanto non sopportasse la tua vista!-
Luther ringhiò e gli corse in contro, dando inizio ad una vera e propria rissa.
Si presero a pugni a vicenda, fin che Diego non ne evitò uno e il colpo di Luther andò dritto alla statua di Ben, distruggendola.
-E addio alla statua di Ben.- commentò Klaus. -Scusa, Ben.-
Indignati dal loro comportamento, rientrarono tutti e decisero di andarsene tutti a casa.
Diego diede un passaggio sia a Klaus che a Mandy, che doveva iniziare un turno di lavoro.
Prima però si fermarono sulle rive del porto, a guardare come la luna toccasse quasi l’acqua.
Diego scese dalla macchina e si avvicinò pensieroso alla fine della strada, così Mandy decise di seguirlo.
-Tutto bene?- gli chiese. Notò poi che in mano aveva il vecchio monocolo di Sir Reginald.- Lo avevi preso tu, allora..-
-Vuoi dirlo a tutti?-
Non avrebbe avuto senso e neanche le importava di quello stupido oggetto: glielo prese dalle mani, lo osservò un ultima volta e poi lo tirò verso l’acqua. -E’ morto da anni, per me.- affermò, con tono duro.- Tu che fai nella vita adesso?-
-In realtà la mia vita non è cambiata molto: continuo a combattere i criminali.- rispose Diego, tirando fuori una radiolina.- L’ho rubata alla centrale.-
-E come hai fatto?-
-Ho un’amica lì.-
Da come ne parlava, non sembrava che quell’”amica” fosse propria un’amica.
Proprio in quell’istante, il walky talky vibrò, comunicando che due persone mascherate erano appena entrati dentro un club notturno e avevano smantellato tutto.
Nell’ascoltare l’annuncio, Mandy riconobbe subito la via dell’accaduto.- Oh Mio Dio.-
-Cosa? Lo conosci?-
-Si! E’ il club in cui lavoro!-
-Non voglio interrompere il vostro pensare, ma abbiamo fame!- esclamò Klaus da dentro l’auto.
Diego e Mandy corsero nella macchina diretti immediatamente sul posto.

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Capitolo 5
*** Run girl run ***


17 anni prima.
 
Mandy si allacciò le scarpe in fretta e in furia: lei e Klaus avevano pochi minuti prima che Sir Reginald tornasse dalla sua passeggiata giornaliera.
Mise le ultime cose nello zaino, quando la porta si aprì.
-Mancano esattamente 3 minuti! Dobbiamo fare in fretta!- esclamò Mandy, guardando l’orologio.
Ma quando si voltò verso la porta, non c’era Klaus, ma suo padre con uno sguardo infuriato.
-Me lo sarei aspettato da lui, ma non da te numero 8.- le disse, accigliato.
Mandy non voleva più nascondere quello che provava, era stufa di dover sottostare a lui. -Il mio nome è Mandy.-
-Che cosa hai intenzione di fare? E’ tuo fratello! Tutto questo è uno scempio!-
-Fratellastro.- lo corresse lei. -Come hai fatto a saperlo?-
L’uomo estrasse da sotto la giacca un piccolo quadernino rosa.- Grace ha trovato questo.-
Era il suo diario segreto, dove ovviamente scriveva tutto.
Che stupida, pensò lei, non si potevano tenere segreti dentro quella casa.
-Lui non verrà, Mandy, l’ho fatto ragionare.- continuò l’anziano.
Ma lei non ci credeva: lo avevano pianificato così bene e così a lungo che Klaus non avrebbe potuto rinunciare proprio all’ultimo.
-Tu menti!- esclamò la bambina.
-Lo vedi?!- gridò l’altro. -Lui non è qui!-
Mandy sobbalzò al suo grido e poi guardò l’orologio: mancavano 12 secondi all’ora di incontro.
La lancetta sembrò andare così lenta, la fece sudare freddo.
Eppure, passato il tempo, Klaus non si presentò.
-E’ stata un’idea sciocca, numero 8 e per questo verrai punita.- aggiunse, tirando fuori la chiave della sua stanza. -Rimarrai chiusa qui senza cibo ne acqua fin che lo deciderò io!-
Mandy tentò di fermarlo, ma era solo una bambina.
Tirò più volte la maniglia della porta, ma era ben chiusa.
Infine, si accasciò piangendo su di essa.
***
Si era fatta sera e Mandy era rimasta a piangere sul letto.
Erano le sette, quando prese un’importante decisione: se ne sarebbe andata da sola.
Ovviamente anche la finestra era serrata, così prese uno dei suoi lunghi fucili e ruppe il vetro.
Poi legò tra loro delle lenzuola dall’armadio e le gettò giù, cercando di crearsi una via di fuga.
Improvvisamente la porta si aprì: era Klaus, con in mano la chiave, tutto sporco e impolverato.
-Mandy! I-io..- balbettò, senza sapere esattamente cosa dire.
Ma alla bambina non importava: in quelle ore passate da sola aveva accumulato solo odio per il fratello.
-Va via, Klaus.- gli disse Mandy, caricandosi lo zaino sulle spalle.
-Mandy, tu non capisci..- continuò l’altro.
-Certo che capisco! Ho capito tutto!- esclamò Mandy, piagnucolando. -Ora vattene!- gridò poi.
Klaus insisteva e Mandy non voleva perdere tempo o altrimenti suo padre l’avrebbe scoperta di nuovo.
Senza pensarci due volte, afferrò la sua pistola con i colori dell’America e gliela puntò contro.- Non te lo ripeterò ancora.-
-Lascia solo che ti spieghi..-
Tutto d’un tratto partì un colpo e il proiettile finì nello stipite della porta.
-Non fallirò con il prossimo colpo, Klaus!- continuò, con le lacrime che continuavano ad uscire.
Anche a Klaus scese qualche lacrima e in quel momento si arrese.- Va bene..- sussurrò, per poi richiudere lentamente la porta.
Mandy lasciò la presa sulla pistola e si accasciò in ginocchio sul pavimento.
Tutto quello per cui aveva sperato, le si stava sgretolando tra le mani.
Ma doveva fuggire da lì, rifarsi una nuova vita.
Aveva ancora così tanto da vivere.
Si rialzò velocemente e posò la pistola insieme a tutte le altre.
Uscì dalla finestra e si aggrappò alle lenzuola per scendere quei pochi metri e ritrovarsi a terra.
Si nascose dietro un muro quando vide i fratelli uscire in fila indiana, insieme a suo padre, probabilmente per una missione.
Sperò che nessuno la vedesse.
Ma qualcuno la scoprì: Diego.
La guardò confuso e Mandy gli fece cenno di stare zitto, con il dito sulle labbra.
Allora il fratello capì.
Prima di salire in macchina con gli altri, le fece un sorriso e un cenno con la mano, come per salutarla.
Mandy fece altrettanto e quando l’auto partì, scappò via, verso una meta sconosciuta.
E da quel giorno fino alla morte del loro padre, Mandy non avrebbe mai rivisto i suoi fratelli.
 
Oggi.
 
Giunti sul posto, Mandy non poté credere ai propri occhi: dal retr dell’edificio usciva fumo, le luci andavano e venivano ed era tutto completamente distrutto.
Entrò velocemente, ignorando pompieri e poliziotti, per dirigersi da Agnes, l’anziana proprietaria che l’aveva accolta quando era piccola.
Stava cercando di parlare con un’agente donna, ma era evidentemente spaventata.
Non appena vide Mandy iniziò a balbettare a vanvera.
-Mandy! Non so cosa è successo! Il negozio! Tutto!- esclamò piagnucolando.
Numero 8 le andò in contro e l’abbracciò.- Ssh Agnes, va tutto bene.- continuava a ripeterle.
Diego e Klaus si guardarono a vicenda, capendo che la sorella stava decisamente utilizzando i suoi poteri sulla vecchia.
Subito dopo, infatti, Agnes si calmò e sorrise all’agente.
-Wow, come ha fatto?- domandò la donna, guardando i due fratelli.
I due fecero i vaghi.
Così il detective Patch poté interrogarla: una donna tutta sulle sue, con la pelle color cappuccino e la coda in cui raccoglieva una chioma nera. -Sa dirmi esattamente cosa è successo?-
Agnes prese un bel respiro e rispose.- Era una serata tranquilla…Mi ricordo di quest’uomo ciccione e pelato che è entrato con il suo figlioletto..Ho pensato subito che fosse strano che portasse il figlio in un posto del genere..- raccontò lei. -Poi improvvisamente sono entrati questi due tipi, erano vestiti elegantemente, con delle maschere strane e hanno iniziato a sparare all’impazzata.- continuò singhiozzando.
Mandy le mise una mano sulla spalla.- Ok Agnes, va bene così.-
-Vi conoscete?- domandò la poliziotta.
-Si, io lavoro qui.- rispose Mandy, in maniera distratta.
Andò subito sul retro: i camerini erano distrutti, c’erano vetri dappertutto, ma Mandy cercò una cosa in particolare: la foto di lei e Klaus.
Tentò di trovarla sotto le macerie, ma senza successo.
-Qualsiasi cosa tu stia cercando, è andata distrutta.- le disse Patch. -Che cos’era?-
-Niente..Solo..Solo una foto..- sospirò Mandy.
-Mi dispiace, chiederò a quelli della scientifica se perquisendo ne trovano una.-
-Grazie..-
-Che cosa farai adesso?- domandò Diego.
-Dovrò tornare per forza all’accademia.-
Quell’idea non le piaceva proprio, ma ormai non aveva più un posto in cui stare.
-Tu non dovresti essere qui!- esclamò la donna, prendendo Diego per la maglietta e spedendolo fuori. -Se ci sono novità, aggiornerò la sua amica, signor Hagrevees.-
-Ah certo, adesso dobbiamo fare i formali, detective Patch.- ridacchiò Diego, mentre l'altra gli confiscava la radiolina.
I tre fratelli tornarono quindi in auto, allontanandosi dalla “scena del crimine”.
-Quindi..Tu e la poliziotta mh…- commentò Klaus.
-E’ una lunga storia.-
***
Mandy se ne fece un ragione e passò la notte all’accademia.
Effettivamente non aveva nessun vestito, quindi decise di bussare alla porta di Allison per chiedergliene alcuni.
Anche lei era rimasta lì.
-Ehi, tutto bene?- le chiese Allison.
-Si..Ehm..Il posto in cui dormivo è stato saccheggiato e distrutto da due tipi mascherati…Quindi…Non ho niente da mettere.- spiegò Mandy.
-Accidenti, mi dispiace, prendi quello che vuoi.-
Mandy aprì l’armadio e afferrò i primi vestiti meno eccentrici che vedeva.
Allison era sempre stata una tipa alla moda e alcune di queste sue caratteristiche l’avevano portata nel mondo della recitazione.
-Allora, come va ad Hollywood?- domandò Mandy.
Allison ridacchiò appena.- Una merda.-
-Perché..?-
-Il divorzio è una cosa dura da affrontare se hai anche una bambina.-
-In realtà ho seguito tutto tramite i giornali, ma non so come sia andata veramente.-
-Ho fatto una cazzata.- rispose Allison, abbassando lo sguardo. – Mia figlia, Clare, aveva spesso degli attacchi quel periodo..Io.. Volevo solo aiutarla.-
Mandy immaginò cosa la sorella stesse per dire.- Hai usato i suoi poteri su di lei..-
-Lui l’ha scoperto e così..Eccomi qui.-
-Non credo che tu abbia fatto niente di male se cercavi solo di aiutarla.- commentò Mandy.
-Grazie…Solo io la penso così.-
Mandy abbracciò la sorella prima di scendere di sotto e fare colazione.
Trovò Klaus a cucinare in mutande, con solo la pelliccia mentre fumava una sigaretta.
Numero 5 era seduto a tavola e lo guardava con uno sguardo misto disgusto e confuso.
Mandy cercò di non guardare il fratello mezzo nudo e si sedette accanto a Numero 5.
-Ma che diamine gli è successo?- domandò lui. -Non che mi stupisca, ma è peggiorato.-
-I morti gli danno alla testa, quindi si droga per non sentirli.- spiegò brevemente Mandy.
Klaus aspirò dalla sigaretta e poi presentò ai fratelli due piatti di uova e beacon, con una doppia porzione in quello di 5.
-Se hai 58 anni devi metterti in forze, caro vecchio mio!- esclamò.
-Senti..- iniziò il ragazzo, riferendosi a Mandy. -…Credo che tu stia la più intelligente qui dentro.-
-Grazie…- si meravigliò l’altra.
-A parte il fattuccio di innamorarti di questo homo sapiens.- continuò indicando Klaus.
Mandy lo osservò bene e si ricordò che Klaus non aveva tutte le rotelle a posto.- Touché.-
Numero 5 tirò fuori dalla tasca un occhio di vetro.- Ho bisogno che mi porti in questo posto.-
Numero 8 afferrò quello che sembrava una protesi quasi vera di un occhio con la pupilla marrone e sul retro resse la piccola scritta.
Si trattava appunto di una clinica che sviluppava protesi.
-E a cosa ti servirebbe?-domandò lei.
-Ti sarei grato se non facessi domande..-
-Posso venire anche io?- intervenne Klaus.
-Basta che stai zitto.- puntualizzò 5.
-Evviva! Si parte all’avventura!-

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Capitolo 6
*** Genitori per un giorno ***


Dato che fortunatamente, almeno la macchina non le era stata distrutta, Mandy la prese e accompagnò numero 5 e Klaus all’entrata di questa clinica per protesi.
Si sedettero in sala d’attesa per parlare con qualcuno, ma più il tempo passava e più numero 5 si innervosiva.
Sembrava una cosa importante per lui.
Ad un certo punto uscì un dottore con un camicie bianco, qualche capello biondo sul capo e dei buffi baffi.
-Ehi!- esclamò 5, andandogli in contro.
-Ragazzino…Ti sei perso?- domandò egli, scambiandolo ovviamente per un bambino.
-Ho bisogno di sapere di chi è questo.- gli disse 5, dandogli la protesi oculare.
-Non posso rivelartelo ragazzo sono informazioni private..-
D’improvviso numero 5 gli afferrò il camice.- Tu non capisci!- digrignò fra i denti.
-Dove sono i tuoi genitori? Vigilanza!- balbettò impaurito.
Allora Mandy decise di intervenire o le cose si sarebbero messe male.
-Siamo qui!- esclamò Mandy, afferrando il braccio di Klaus.
Gli fece cenno di stare al gioco.
-Oh si, ecco, ci scusi per nostro figlio, è un tantinello aggressivo.- continuò Klaus, togliendo le mani di 5 dal dottore. -E’ caduto dal seggiolino da piccolo.-
-Perché non ne parliamo nel suo ufficio?- chiese Mandy.
Allora i quattro si trasferirono nell’ufficio del medico: era tutto bianco, con una grande finestra che dava sulla città e un interessante palla di vetro natalizia che l’uomo teneva sulla scrivania.
-Come ho già detto a suo figlio, le informazioni sono private e senza il consenso del proprietario, non posso rivelare niente.- spiegò egli, mentre si sedevano faccia a faccia.
-Non possiamo avere il permesso se lei non ci da il nome!- esclamò numero 5.
-Non è un mio problema, mi dispiace.-
Ad un certo punto, Klaus si alzò. -E il mio permesso?-
-Cosa?-
-Chi le ha dato il permesso di mettere le mani su mio figlio.- gli disse Klaus. -Ha il labbro rotto.-
Ne Mandy ne 5 capivano cosa stesse dicendo.
-Ma no, suo figlio sta bene..-
Di scatto, Klaus diede un pugno al fratello, facendogli sanguinare il labbro superiore. -Il nome! Ora!- Esclamò poi.
-Lei è pazzo..- balbettò l’altro.
-Oh, lei non ne ha idea.- ridacchiò  Klaus.
Per quanto fosse pazzesco, sembrava che quel piano stesse funzionando, il dottore si stava intimidendo.
Klaus afferrò la palla di vetro sulla scrivania e se la ruppe in testa, bagnandosi tutti i capelli e facendosi uscire anche del sangue.- Dio, che male.-
Mandy rise sotto i baffi, mentre il dottore mise le mani sul telefono per chiamare la polizia.
Ma Klaus gli prese la cornetta dalla mano.- Siamo stati aggrediti! Nell’ufficio del dottor. Big! Correte!- esclamò. -E’ quello che succederà Grant..-
-Mi chiamo Lance..-
-Tra 60 secondi due guardie entreranno da quella porta e noi gli diremo che ci ha picchiato a sangue.- intervenne Mandy.
-Esatto.- puntualizzò Klaus, prima di dare un pugno anche a Mandy.
-Ma sei impazzito?!- gridò lei, con il naso che le sanguinava.
-Dobbiamo sanguinare tutti!- commentò il fratello. -Starà bene in prigione, Grant. Fidati, ci sono stato. I bocconcini come te..- continuò, iniziando a muovere il bacino per simulare un atto sessuale.- Starà alla grande.-
-Cristo, sei davvero un pazzo bastardo.- disse infine il dottore, iniziando a cercare il fascicolo tra l’archivio.
-Grazie.- affermò Klaus, sputando un vetrino.
L’uomo prese un fascicolo e poi fece uno sguardo confuso.- Strano.-
-Cosa?-
-Quell’occhio..Con quel numero di serie non è stato ancora fabbricato…Dove lo hai preso?-
La ricerca era stata inutile, tuttavia Mandy voleva saperne di più.
-Sono stato bravo, vero figliolo?- domandò Klaus, mentre uscivano dall’edificio.
-Non ha importanza.- borbottò 5, nervoso.
-Perché quest’occhio è così importante, comunque?- intervenne Mandy.
-Qualcuno perderà quell’occhio nei prossimi sette giorni e il mondo come lo conosciamo, finirà!- esclamò l’altro, contrariato.
Mandy non aveva idea di cosa stesse parlando, sapeva solo che il naso le bruciava da morire.
-Posso avere i miei 20 dollari, ora?- continuò Klaus.
-20 dollari? Non avevamo detto che ti avrei dato 20 dollari. Il mondo sta per finire e tu pensi solo a farti!-
-Si, ma ho anche fame..-
Numero 5 sospirò scuotendo la testa e si sedette sugli scalini della clinica.
-Ho capito perché sei così rigido! Ovviamente non scopi da anni…Lì, tutto solo nel futuro..- commentò Klaus, sedendosi accanto a lui.
-Non ero solo…Si chiamava Dolores.-
-Davvero? Quanto siete stati insieme?- chiese Mandy, curiosa.
-Più di 30 anni.-
-Cazzo! La mia ultima relazione è durata tipo…3 settimane.-
Mandy pensò che quella frase fosse del tutto inappropriata e gli diede una botta sulla nuca per farlo stare zitto.
Subito dopo, numero 5 alzò gli occhi al cielo e sparì, probabilmente con i suoi poteri.
Ma Klaus non se ne era accorto e continuava a parlare.- Forse solo perché ero stanco di cercare un posto dove dormire. Faceva un osso buco da paura, comunque..-
-Klaus..-
-Cosa?-
-Se né andato.-
Si guardò intorno e scoprì che il fratello era saltato da un lungo all’altro, come faceva sempre.
-Perfetto, stavo parlando da solo.- sospirò Klaus.
-No, no, è stata una storia affascinante.-  commentò Mandy. -Torniamo a casa, curiamoci queste ferite.-
-Va bene, mammina.-
 
18 anni prima.
 
Uno degli addestramenti di numero 8 per quanto riguardava le armi, consisteva in unire i pezzi di una pistola, caricarla con i proiettili e infine sparare al mirino nel minor tempo possibile.
Il suo record era di 13 secondi e mezzo e quella mattinata precisa, Sir Reginald aveva riunito i fratelli in cortile per assistere all’esame di Mandy.
Su un tavolo c’erano pezzi di pistole diverse: Mandy doveva assemblare quelli giusti, caricarla e infine sparare al centro del mirino.
Il padre era pronto con il suo orologio da taschino, mentre tutti i fratelli erano lì ad osservarla.
C’era anche Klaus, che le fece un occhiolino.
Mandy gli sorrise e arrossì.
-Concentrati numero 8!- esclamò Sir Reginald.
La bambina tornò seria, prese un respiro e quando suo padre le diede il via, unì velocemente i pezzi dell’arma, la caricò con 5 proiettili e poi sparò al mirino.
Ma qualcosa andò storto: la pistola non sparò.
-Caricatore sbagliato, numero 8.- sospirò suo padre. -Ti sei distratta, sono molto deluso da te.- continuò, per poi voltarle le spalle.
L’esame era andato male e Mandy sapeva che sarebbe passato del tempo prima che a Reginald passasse l’arrabbiatura.
-Ehi, non fa niente.- le disse Klaus, avvicinandosi. -La prossima volta andrà meglio.- le sorrise, facendole un altro occhiolino.
Mandy voleva lasciar perdere, ma qualcosa glielo impediva.
-Andiamo, vieni, so io cosa ti ci vuole.- continuò lui.
Anche se con titubanza, Mandy lo seguì e Klaus la portò silenziosamente in camera di Luther.
-Che ci facciamo qui?- sussurrò lei, sottovoce.
Klaus si guardò intorno e notò che Luther non c’era: così, in fretta, afferrò il suo gira dischi e velocemente ne uscì, tornando in cortile.
-Ma sei pazzo? Lui tiene a quel giradischi!- esclamò Mandy, nervosamente.
-Non ti preoccupare, gliel’ho solo preso in prestito.- continuò Klaus, mettendo la puntina sul disco.
Partì una canzone lenta, che si mischiò al canto degli uccellini.
Klaus si mise al centro del cortile e fece un inchino, porgendole la mano in modo cavalleresco.
Mandy arrossì, si inchinò anche lei, facendo finta di avere un vestito e poi gli prese la mano.
Klaus le fece fare una giravolta e poi iniziarono a ballare un lento.
La strinse a se e poggiò la fronte sulla sua, guardandola intensamente negli occhi.
Mandy lo trovava così carino e Klaus sapeva che provare qualcosa per la sorella era del tutto vietato, ma questo lo eccitava di più.
Poggiò le labbra sulle sue per la prima volta, dopo averlo desiderato per tanto tempo.
Nel mentre, qualcuno li stava guardando di nascosto.
Sir Reginald avrebbe dovuto impedire tutto ciò, altrimenti sarebbe stata l’Apocalisse.

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Capitolo 7
*** Rancore ***


Oggi.
 
-Ahi, ahi!-
-E’ ovvio che faccia male, ti sei dato una palla di vetro in testa.- gli disse Mandy, tamponando il sangue con un panno bagnato.
Fortunatamente non c’erano ulteriori ferite e non servivano punti.
Tutto ciò che fece Mandy fu togliere i piccoli vetri dai ricci del fratello: poi prese un cerotto dalla valigetta del pronto soccorso in una mensola della cucina e glielo appiccicò alla fronte.
-Tocca a te.- disse Klaus, scendendo dal tavolo.
-Scherzi? Non mi faccio curare da un tipo fatto.- disse lei, tamponandosi il naso per togliere il sangue.
-Ragazzi, cos’è successo?- intervenne Grace.
Mandy la guardò subito male, l’odio e il rancore per quello che le aveva fatto non era ancora passato e probabilmente non sarebbe mai andato via.
-Niente Grace, tutto apposto.- le rispose.
-Ma sciocchina, ti vedo sanguinare.- insistette l’altra.
-Ho detto che va tutto bene, Grace, fatti i fatti tuoi.- ribatté Mandy.
Il robot le sorrise e se ne andò.
-Wow che scontrosa, cosa ti ha fatto?- domandò Klaus.
-Ha letto il mio diario, ecco cosa.-
-Tu hai un diario?!-
Passarono millesimi di secondi prima che Klaus potesse sfrecciare su per le scale, pronto a leggere il diario della sorella.
-Klaus no! E’ privato!- esclamò lei, seguendolo di sopra.
Nonostante avessero la stessa età, Klaus andava molto più veloce di lei, forse grazie alle droghe.
Klaus si fiondò sul cassetto e prese il diario rosa, aprendolo alla prima pagine che trovava.
-23 marzo: oggi Klaus mi ha guardata più volte mentre eravamo a tavola. Quegli occhi verdi e la pelle cappuccino mi fanno impazzire, mi verrebbe voglia di intingerlo nel latte.- lesse Klaus.
Mandy si coprì la faccia con entrambe le mani, diventando rossa come un peperone. -Oddio.-
-Oh Mandy, questi sono pensieri molto profondi.- commentò lui, sarcasticamente.
-Dammelo!- esclamò lei, togliendogli il diario dalle mani per riporlo dov’era. -Avevo 14 anni, sono cambiate un sacco di cose.-
-Già, come il fatto che hai cercato di infilarmi una pallottola in testa.- continuò Klaus.
-Ero arrabbiata con te. Avevamo un appuntamento e  non ti sei presentato.-
Quella conversazione iniziò a farsi accesa.
-E non ti sei chiesta perché?!- ribatté l’altro.
-Certo! Sono stata tutto il pomeriggio chiusa qui dentro, a pensarci!-
-E l’unica conclusione a cui sei arrivata è che io ti abbia tradito.-
-Certo! Ti conosco. Sei inaffidabile tutt’ora.-
Klaus la guardò male, con un sopracciglio alzato. -Bene.-
-Bene!-
Infine Klaus le diede una spallata e se ne andò.
Mandy non voleva litigare con lui, ma quelli erano i fatti.
Si asciugò alcune lacrime che le erano scese, quando sentì una melodia provenire dalla camera di Vanya, accanto alla propria.
Stava suonando il violino ed era anche piuttosto brava.
-Sei migliorata.- commentò Mandy.
-Grazie, ci sto dedicando molto tempo.- rispose Vanya. -Vi ho sentito litigare…Voi due state..?-
-Oh, no no, neanche per sogno. Abbiamo avuto il nostro momento e lo abbiamo sprecato.- spiegò la sorella. -E tu invece? Hai qualcuno?-
Vanya sorrise timidamente. -In realtà, ci sarebbe un ragazzo…Gli faccio qualche lezione, si chiama Leonard, è carino.-
Mandy le diede una spintarella.- Beh, allora buttati sorella!-
Scoppiarono a ridere entrambe, quando Allison entrò nella stanza col fiatone, piuttosto preoccupata.- Ragazze, c’è qualcosa che dovete vedere tutti!-
 
17 anni prima.
 
-Andatevene via..Vi prego, basta!-
Erano ore che il povero Klaus era stato rinchiuso dentro quelle quattro mura, al buio.
Le voci gli rimbombavano nella testa e sembravano non voler smettere.
Klaus sapeva che il padre voleva che imparasse a controllarle, ma più ci provava e più non ci riusciva.
La paura e le emozioni prendevano il sopravvento.
Ed era proprio per quello che gli piaceva stare insieme a Mandy: quando era con lei, tutti i problemi non esistevano, né le voci, né il resto.
Ma accadeva naturalmente, poiché Mandy non aveva mai usato i suoi poteri su di lui.
Klaus si sentiva sporco e impaurito.
Non c’era via d’uscita, solo la porta d’entrata e suo padre aveva l’unica chiave.
Non sapeva nemmeno che ora era, non sapeva se sarebbe riuscito a raggiungere Mandy per scappare via con lei.
Ad un certo punto la porta si aprì e la luce del giorno batté sugli occhi del ragazzo.
Klaus riconobbe bene la figura di suo padre. -Papà, ti prego, ora basta.- balbettò.
-Come hai osato solo pensare di poter fuggire via di qui?- domandò l’uomo.
Allora Klaus capì che Reginald aveva saputo, chissà come, del suo piano di scappare con Mandy.
-Io la amo!- gridò Klaus.
-Amare?! E’ tua sorella e tu hai 15 anni, sciocco ragazzino!- esclamò Reginald, contrariato. -Rimarrai qui fino a che non cala il sole, come punizione. Non penserai mai più a quella ragazza, non le metterai mai più gli occhi addosso e non le rivolgerai mai più la parola!- continuò, mentre richiudeva la porta a chiave.
Klaus continuò a piangere e si raggomitolò su se stesso, abbandonandosi al suo destino.

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Capitolo 8
*** Sospetti ***


Allison, Klaus, Vanya, Mandy e Luther si riunirono nella stanza in cui Sir Reginald teneva le cassette della video sorveglianza.
Mandy non era a conoscenza che sparse per casa c’erano addirittura delle video camere.- Ma che cavolo..-
-L’ha installate quando sei scappata, così da controllarci tutti.- spiegò Luther.
-A proposito, devo ringraziare te se la mia vita privata è andata letteralmente a puttane!- commentò Klaus.
-Klaus, c’è qualcosa di più serio.- intervenne Allison, inserendo una cassetta.
Il video raffigurava la telecamera posta nella camera di Sir Reginald: Grace gli aveva appena portato una tazza di tè.
Ma dopo qualche sorso, il vecchio sembrava non sentirsi bene.
Lo si vide accasciarsi sul letto e Grace non fare niente per aiutarlo.
Per Mandy fu una soddisfazione vedere che Grace, a quanto pare, aveva ucciso suo padre.
-Santo cielo, l’ha avvelenato?- chiese Vanya.
-Non ne ho idea, ma andremo fino in fondo a questa storia.- rispose Luther.
-D’accordo, anche gli altri devono essere avvisati.- intervenne Mandy. -Vado a cercare 5, so dov’è.-
-Vengo con te, devo cercare il mio pusher.- continuò Klaus.
Mandy sospirò e alzò gli occhi al cielo, facendo finta di non aver sentito.
Per 5 trovare il proprietario di quella protesi oculare sembrava di vitale importanza: quindi Mandy decise di tornare alla clinica.
Ed infatti numero 5 era proprio appostato lì, dentro un furgone.
Mandy entrò al posto del passeggiero. -Ehi, ti sei dato allo stalkeraggio.-
-E chi è questa bellissima donna?- domandò Klaus, dai posti dietro, riferendosi ad un manichino ben vestito, anche se solo la parte superiore.
-Vattene! Sono impegnato!- esclamò 5.
-Volevo solo avvisarti che probabilmente è stata Grace ad uccidere papà.- continuò Mandy.
Il ragazzo fece uno guardo confuso.- Davvero? Non ne sarebbe capace, è un robot….O si?-
Mandy alzò le spalle, ne sapeva ben poco di quella storia. -Comunque, possiamo darti una mano in questa cosa.-
-Ah si? Tu e..?-
I due guardarono dietro e videro Klaus letteralmente sbaciucchiarsi con il manichino, affermando che fosse del tutto inaffidabile.
-Che c’è? Un po di privacy, per favore, qui dietro ci stiamo dando dentro!- esclamò lui.
-Tu non dovevi andare dal tuo pusher?- gli chiese Mandy, sbuffando.
-Si da il caso che io non abbia soldi e poi voglio stare  un po' con la mia famiglia!-
-Stiamo parlando di cose importanti.-
-Intendi dire che non riesco ad essere serio?-
-No, neanche un po'. Via di qui.-
-Bene!- ringhiò Klaus, uscendo dal furgone.
-Comunque…Non ho bisogno del vostro aiuto, ho fatto delle cose che neanche immagineresti di fare.- continuò numero 5.
-Sai qual è il tuo problema? Hai sempre creduto di essere il più bravo, fin da piccolo, ma la realtà è che sei incasinato come tutti noi.- commentò Mandy.
-Mandy…Io non credo di essere più bravo di voi..Io SONO più bravo di tutti voi.- affermò l’altro. -Ho fatto di tutto per tornare indietro e cercare di salvarvi il culo.-
A  quel punto entrambi videro Klaus fuggire da un supermercato con delle buste di patatine, sicuramente rubate.
-E ora mi chiedo se sia stata la decisione più saggia…-
***
Nel pomeriggio, anche Diego vide il video della sorveglianza: lui era l’unico che teneva più di tutti a Grace, l’aveva sempre considerata una vera e propria mamma.
-Credete davvero che Grace avrebbe potuto fare del male a papà?- chiese Vanya.
-Non torni a casa da un po', Vanya. Grace è cambiata e papà era sempre più paranoico.- rispose Luther.
-Se fosse stato avvelenato, l’autopsia lo avrebbe rivelato.- intervenne Diego.
-Non c’è bisogno di un’autopsia se posso vederlo con i miei occhi.- ribatté numero 1.
-Forse la gravità ti ha accecato la vista.- continuò Diego, mandando indietro il video.
Tutti guardarono con attenzione: inizialmente Reginald aveva il suo monocolo e dopo che Grace gli si era avvicinata un po', era sparito.
-Gli ha preso il monocolo per pulirlo.- affermò numero 2.
-E allora dov’è? E’ sparito dal funerale.-
Mandy e Diego si guardarono, ma lei non avrebbe detto la verità se il fratello non fosse stato d’accordo.
-Perché l’ho preso io..- ammise Diego.
-Per tutto questo tempo ce lo avevi tu?!- esclamò Luther, contrariato. – Dammelo.-
-L’ho buttato.-
-Cosa?! Come hai potuto?!-
I due avrebbero cominciato a riprendersi a botte, se Vanya non fosse intervenuta. -Ascoltate, so che papà non era proprio un libro aperto, ma ricordo una cosa che diceva: mamma doveva essere protettrice… Era stata programmata per intervenire nel caso di pericolo.-
-Beh, se il suo hardwere è danneggiato, dovremmo spegnerla.- intervenne numero 1.
-Ehi! Non è un’aspirapolvere che puoi spegnere e mettere nell’armadio!- esclamò Diego.
-Allora votiamo.- continuò Luther.- Io voto di spegnerla.-
-Io sto con Luther, mi dispiace, stava guardando nostro padre morire senza fare niente.- disse Allison.
Tutti fissarono Vanya.
-Lei non dovrebbe nemmeno votare.- commentò Diego.
-Stavo per dire che sono d’accordo con te!-
Mandy ridacchiò nervosamente. -Sentite, a me non me ne frega un cazzo, quel robot mi ha solo fottuto la vita.-
-Ehi, è mia madre! E non la spegneremo solo perché tu non hai vissuto la tua bella favoletta d’amore!- intervenne Diego, con aria dura.
Mandy non poteva credere che proprio lui le stesse rivolgendo quelle parole.- Senti chi parla, non mi sembra che tu sia stato più fortunato di me! Andiamo a chiederlo alla detective Patch!-
-Adesso basta!- esclamò Allison. -Comunque non possiamo fare nulla se tutta la famiglia non vota, manca 5.-
-E tu, tossichello?- chiese Diego a Klaus.
-Sai cosa? Sto con Diego, cazzo! Perché se Ben fosse qui, mi darebbe ragione.- rispose numero 4.
-Ovviamente.- disse Mandy, sotto voce.
***
Quando si fece sera, dopo cena, nel rientrare nella sua stanza, Mandy vide Luther cercare di medicarsi il braccio.
Aveva il braccio talmente possente che non riusciva a toccare l’altro.
-Ehi, ti do una mano se vuoi.- intervenne Mandy.
-Magari, grazie…-
Gli sorrise e si avvicinò, notando che aveva un brutto taglio su quello sinistro.
Ma prima di notare la ferita, vide che il braccio aveva più peli di quello di una scimmia.
Mandy cercò di non dire niente per non offenderlo e iniziò a medicarlo.
-E’ successo quando io e Diego ci siamo picchiati al funerale.- disse Luther.- Lui e i suoi stupidi coltelli.-
Mandy ridacchiò appena e gli fasciò il braccio con più garze.
-So che me lo vuoi chiedere, quindi ti risponderò.- continuò numero 1. -E’ successo durante la mia prima missione da solo. Ero rimasto solo io, non c’era più nessuno. Papà mi raccontò che tornai all’accademia in condizioni critiche e ha dovuto intervenire.. beh..in questo modo. Mi sono risvegliato così, con il corpo di uno scimmione.-
La ragazza fu scioccata da questa sua storia. -Wow, e io che pensavo che la mia storia fosse la più triste di tutti.- commentò, mettendo un cerotto per fare tenere le garze unite fra loro. -Mi dispiace tanto, Luther.-
-Mi ha salvato…E’ questo l’importante.-
Improvvisamente dal piano di sotto si udirono degli spari.
Scesero tutti al piano inferiore e notarono due individui vestiti con degli smoking: uno più magro con una maschera a forma di cane e uno un po' più robusto con una maschera a forma di orso.
Stavano sparando senza un obiettivo preciso: Mandy si nascose dietro il divano e vide Diego proteggersi con un tavolino.
-Diego! Sono quelli del night club!- gridò lei.
-Si, l’ho pensato anche io! Ma che cosa vogliono?!-
-Non ne ho idea! Cosa facciamo?!-
-Che ne so! Sei tu quella con l’arsenale dentro l’armadio!-
Mandy si ricordò, infatti, di avere tre pistole e due fucili dentro l’armadio in camera sua. – Cazzo, è vero.-
Il problema era arrivarci senza essere uccisi.
-Coprimi!- disse a Diego, prima di fiondarsi sulle scale.
Numero 2 cercò di distrarre il tipo con la maschera da cane, mentre Luther si era direttamente fiondato col corpo su quello con la maschera d’orso.
Mandy gattonò su per le scale e giunta al piano di sopra vide Klaus, in bagno, in accappatoio, con le cuffie alle orecchie, comportarsi come se niente fosse.
-Oh, ma davvero?!-
Mandy non aveva tempo: aprì l’armadio e caricò il fucile.
Ma subito dopo si ricordò che non sparava da 17 anni.
Prese un bel respiro: dopotutto lo aveva fatto per anni e anni, era come andare in bicicletta, non poteva essersi dimenticata come si facesse.
Tornò di sotto e proteggendosi con la ringhiera delle scale, iniziò a sparare contro i due.
Mirò bene e un proiettile finì contro l’orecchia del tipo vestito da cane, mozzandogliela.
Mandy esultò soddisfatta e diede un bacio al suo fucile, non si era dimenticata affatto come si facesse.
I due fuggirono come codardi dalla porta d’ingresso e finalmente tutto si calmò.
-Ragazzi, state tutti bene?!- gridò Allison.
Vanya scese dal piano di sopra. -Ma chi diavolo erano?!-
-Non ne ho idea, ma sono stati loro a distruggermi la casa.- intervenne Mandy.
Si guardò poi intorno, notando che mancava qualcuno.- Aspettate…Dov’è Klaus?-

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Capitolo 9
*** Mistero ***


Avevano cercato in tutte le stanze della casa, ma Klaus sembrava essere sparito.
Mandy andò a controllare in cucina e vide Grace che tranquillamente lavorava a maglia, come se non fosse successo niente.
-Grace…Non hai sentito dei rumori?- le domandò.
-Quali rumori?- chiese lei, sorridendo in quel modo che Mandy trovava assai nervoso.
-I tipi mascherati che hanno sparato per casa.-
-Ma di che stai parlando, sciocchina?-
E poi, quando la chiamava in quel modo, le si ribolliva il sangue di rabbia.
Si sedette accanto a lei e notò che si stava infilando l’ago nel braccio da sola, senza sentire alcun dolore.
Grace era un robot, non poteva provare sentimenti e di certo non li aveva mai provati verso Mandy.
In quel momento pensò solo alla vendetta verso di lei.
Prese un coltello dal cassetto e lentamente fece un’incisione sul suo braccio, non usciva nemmeno sangue.
-Mandy, che stai facendo?-
Sotto la pelle finta non c’erano altro che filamenti elettronici, erano quelli a farla muovere e a farla parlare.
Non c’era nient’altro.
Con il coltello, Mandy tagliò il primo filo.- Questo è per aver letto il mio diario.- le disse, versando una lacrima. -Questo è per aver ucciso papà.- continuò, spezzandone un altro. -E questo è per avermi rovinato la vita.-
Rompendo l’ultimo filo, Grace chiuse gli occhi e si spense definitivamente.
-Buona notte, mamma.-
***
La prima cosa che venne in mente a Mandy su Klaus, era che era stato probabilmente portato via da quei tipi con le maschere.
Mandy salì in bagno, nell’ultimo posto in cui aveva visto Klaus ed effettivamente sulla mochette c’erano dei segni di trascinamento.
Klaus era stato rapito.
-Mandy!- gridò Diego, salendo le scale. -Mi ha chiamato Patch! Hanno trovato l’uomo che è venuto al night club, la sera della sparatoria.-
-E?-
-E’ morto, è stato ucciso. Ma dalle testimonianze di altre persone che abitano vicino al locale, hanno visto entrare un vecchio e un bambino: circa 15 anni, con una divisa blu e i capelli neri.- continuò Diego. -Ti ricorda qualcuno?-
Mandy fece 2+2.- 5!Credi che stiano cercando lui?-
-C’è solo un modo per scoprirlo, dobbiamo trovarlo prima di loro!-
A quel punto si udì Luther gridare dalla cucina: probabilmente aveva trovato Grace.
-Oddio, mamma!- esclamò Diego, vedendo le sue condizioni.
-Sono stati sicuramente qui tipi di ieri sera.- intervenne Allison.
Mandy non rispose e fece la vaga, sembrava essere l’unica preoccupata per Klaus.
Quindi, Diego e Mandy andarono in cerca di numero 5.
Numero 8 rivelò al fratello della faccenda della protesi e i due tornarono al furgone davanti la clinica.
5 si trovava proprio lì, nel retro, con  il manichino e una fiaschetta, con probabilmente dell’alcool.
-Credi che sia..?- domandò Mandy.
-Ubriaco fradicio.-
-Non possiamo portarlo all’accademia, non è sicuro.- commentò lei.
Diego afferrò il fratello e diede il manichino a Mandy. -Portiamolo da me, nessuno lo cercherà lì.-
Mandy annuì.- Tu devi essere…Dolores.- continuò, riferendosi al manichino.
-Chi?-
-Niente, è una lunga storia.-
Mandy seguì Diego in un vicolo, mentre numero 5 sembrava stesse affrontando il dopo sbornia.
-Se mi vomiti addosso, ti uccido.- lo minacciò Diego.
-Sai cos’è buffo? Sto affrontando la pubertà, di nuovo. Non posso crederci che stia succedendo ancora. E’ questo che si fa quando il mondo ti fa Ciao ciao, puff, andato!- Numero 5 stava decisamente delirando. -Comunque…Di che parlavate?-
-Due tipi mascherati hanno attaccato l’accademia e preso Klaus.- rispose Mandy.
-Hanno rapito Klaus?!- esclamò Diego.
Mandy sospirò. -Già, sembro essere l’unica ad essersene accorta.-
-Ah…Hazel e Cha-Cha.- intervenne 5.
-Chi?-
-Degli agenti che lavoravano con me..E’ una lunga storia, non capiresti.-
Mandy ringhiò nervosamente, posò il manichino su un cassonetto e rimise il fratello con i piedi per terra. -Senti, hai rotto le scatole con questo atteggiamento Io so tutto e voi non sapete un cazzo, ok? Quei due hanno distrutto la mia casa e adesso hanno preso Klaus. Quindi, devi dirmi che cosa vogliono!- esclamò, scuotendolo più volte.
Ci fu un momento di silenzio, Mandy credeva di averlo spaventato, fin che non le vomitò sulle scarpe.
-Merda.-
***
Diego portò i due fratelli a casa sua: una seminterrato di una palestra per pugili che lui aveva arredato piuttosto bene.
Numero 5 si era addormentato, così Diego lo poggiò sul proprio letto.- Se non sapessi che è un idiota, direi che è anche carino mentre dorme.-
-Non preoccuparti, la sbornia gli passerà e tornerà la solita persona sgradevole.- commentò Mandy.
-Tu cosa sai?-
-Non molto. Blaterava continuamente della fine del mondo e che lui fosse tornato indietro per salvarci tutti.- spiegò Mandy, quando udirono un rumore.
Diego le fece cenno di fare silenzio ed estrasse uno dei suoi coltelli.
Anche Mandy si era portata dietro la sua pistola con i colori dell’America: la estrasse da dentro i pantaloni, pronta ad usarla.
Qualcuno bussò alla porta e Diego andò ad aprirla, col coltello pronto.
-Se solo provi ad usare quell’affare su di me, ti denuncio alla polizia!-
Si trattava solo del vecchio proprietario della palestra.
-Che cosa vuoi, Al?- gli chiese Diego.
-Una mezz’ora fa, ha chiamato una certa detective Patch, ha detto che dovevi raggiungerla in quel vecchio motel in fondo alla strada.- spiegò egli. -Ha detto di aver trovato tuo fratello.-
Diego e Mandy si guardarono confusi.- Le hai parlato di 5?- domandò Mandy.
-Si, ma non ha senso..-
Se loro avevano recuperato numero 5, allora di quale fratello parlava la poliziotta?
-Klaus!- esclamò Mandy, prima di fiondarsi verso l’uscita.
-Aspetta Mandy, dobbiamo organizzare un piano!-
Non le interessava del modo in cui lo avrebbe salvato, doveva salvarlo e basta.
Corse più veloce della luce verso quel motel, usando tutto il fiato che aveva in corpo.
Non poteva permettere che succedesse qualcosa a Klaus.
Salì gli scalini che portavano alle camere, era sera, quindi preparò la pistola.
Le tendine di quasi tutte le stanze erano scostate, perciò a Mandy bastò fare capolino dalla finestra per vedere se c’era qualcuno.
Quando arrivò alla camera in cima alle scale, vide Klaus, al buio.
Riuscì a vedere che aveva in dosso solo un asciugamano alla vita, perdeva sangue praticamente ovunque e un cerotto gli copriva la bocca.
Lentamente aprì la porta e con passo felpato gli andò in contro, ma lui le faceva cenno più volte di non avvicinarsi.
D’improvviso la luce si accese e scoprì i due individui tenere in ostaggio due persone.
Un uomo alto teneva tra le braccia la detective Patch, puntandole la pistola alla  schiena.
Una donna di colore, invece, stringeva Klaus con una pistola sulla sua tempia.
-Fai solo un altro passo e li facciamo fuori.- disse la donna.
Mandy cercò di tenere i nervi saldi, era brava dopotutto a controllare le emozioni.
-Che cosa volete?- domandò, puntandogli la pistola contro.
-Noi vogliamo solo prendere numero 5.- rispose l’uomo a sinistra.
-Perché?-
-Informazioni riservate, troia.- continuò la donna a destra.
A Mandy quella parola non era piaciuta per niente, ma non sapeva a chi dei due sparare.
Se avesse colpito la donna, l’ex ragazza di Diego sarebbe morta e se avesse sparato all’uomo, Klaus avrebbe perso la testa.
Non sapeva cosa fare e iniziarono anche a tremarle le mani.
-Mandy, ho trovato la foto.- intervenne la poliziotta, cercando di sorridere. -Va tutto bene, fai quello che devi fare.-
Era come se la detective Patch le stesse dicendo di salvare Klaus: probabilmente aveva visto dalla foto che erano molto uniti.
Allora Mandy prese un bel respiro e notò che sul soffitto vi era un enorme lampadario legato con delle corde a due viti e stava per cedere.
Così, velocemente, sparò al lampadario che cadde sopra la donna.
Ella, per proteggersi, fu costretta a lasciare la presa su Klaus che corse fra le braccia di Mandy.
-Va via, scappa!- gli ordinò lei.
Nel caos, partì un colpo di pistola dritto nella schiena della detective Patch.
Mandy tentò di sparare ai due, ma non li centrò nemmeno una volta, era troppo sotto pressione.
Entrambi scapparono dalla porta sul retro, mentre la donna sanguinava a terra.
-Oddio, mi dispiace.- singhiozzò Mandy, accasciandosi su di lei.
La poliziotta non riusciva a parlare, tutto quello che fece fu prendere la foto di lei e Klaus dalla tasca e mettergliela fra le mani.
Presto sarebbe arrivata la polizia e Mandy non poteva stare lì a contaminare la scena.
Prese la sua pistola e uscì dalla stanza, scappando in un vicolo dall’altra parte della strada.
Si guardò intorno per cercare Klaus, gridò il suo nome, ma lui non c’era.
Avrebbe dovuto dire lei a Diego che la ragazza che amava, era morta

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Capitolo 10
*** Il giorno che non c'è stato ***


Mandy prese un bel respiro, controllò le sue emozioni e ripose la pistola nel didietro dei pantaloni.
In quel momento sentì la polizia arrivare anche Diego si fece vedere.
Aveva gli occhi disperati.- Che cosa è successo?- domandò piagnucolando.
-M-mi dispiace..I-io..- balbettò Mandy, non sapendo cosa dire.
-Dovevi aspettarmi! Avevo un piano!- singhiozzò il fratello. -A te importa solo di lui, vero?- chiese, riferendosi a Klaus. -Ti è mai fregato qualcosa di noi?-
In realtà forse, sotto sotto, era così: Mandy non aveva mai avuto un grande legame con tutti gli altri fratelli.
Nessuno dei due disse altro.
Mandy decise di tornare da Numero 5 e farsi dire tutto quello che sapeva riguardo la fine del mondo di cui tanto blaterava.
***
-Quindi, quando arriverà questa apocalisse?- domandò Mandy a Numero 5.
-Non so dirti l’ora precisa, so solo che ci rimangono 4 giorni.- rispose il ragazzo. -Quando sono andato in avanti e sono rimasto intrappolato, ho trovato il disastro. Era tutto distrutto, l’Accademia crollata e voi con lei. Tu e Klaus…Eravate stretti insieme..Quando vi ho trovati, Luther teneva in mano questo.- continuò, estraendo la protesi oculare.
-Perché non hai detto niente prima? Avremmo potuto aiutarti.- commentò lei. -E quei due che hanno distrutto lo strip club e sono venuti in accademia?-
-Hazel, l’uomo e Cha Cha, la donna, lavoravano per il mio vecchio capo. Si tratta di un’agenzia che controlla gli avvenimenti temporali e fa si che quello  che deve succedere, succeda.-
-E tu cosa c’entri con loro?-
-Ero un assassino, proprio come loro. La Commissione, quest’agenzia, mi ha contattato nel futuro e così ho iniziato a lavorare per loro come cecchino.- continuò 5. -Hai presente l’assassino di JFK?-
Mandy alzò un sopracciglio, insinuando che suo fratello avesse ucciso il presidente degli USA. -Sei stato tu?-
-In realtà io avrei dovuto fare fuori l’assassino. Ma ero stufo di uccidere le persone…Così ho studiato un modo per tornare da voi e impedire tutto quello che era successo..Ed eccomi qui.-
-Quindi, viaggiate letteralmente nel tempo.-
-Sì, io so farlo per dote naturale, ma loro utilizzano una valigetta.-
Numero 5 notò che qualcosa preoccupava la sorella.- Stai bene?-
-Hazel e Cha Cha  avevano preso Klaus come ostaggio ed ora è sparito di nuovo..- sospirò Mandy.
-Non mi stupisce.- commentò l’altro. -Sarà in qualche vigolo a farsi..Mandy…Devo trovare il proprietario di quest’occhio prima che il mondo finisca. Vuoi aiutarmi o no?-
Mandy sapeva che se si sarebbe messa in una situazione del genere, probabilmente avrebbe passato molti guai.
Ma Klaus era sparito, non aveva più una casa e quindi non aveva niente da rischiare.- D’accordo.
Mercoledì
 
Klaus non si era fatto vedere per tutto il giorno: forse Numero 5 aveva ragione e il fratello era solamente tornati nei vicoli bui della città a farsi di qualche strana droga.
Mandy non riusciva  a dormirci su e quindi decise di andare in cortile a prendere un po' d’aria.
Prese il giradischi di Luther e lo portò con se.
Mise la puntina sul disco e partì una canzone lenta, che le ricordò il giorno in cui lei e Klaus si erano baciati per la prima volta.
Chiuse gli occhi e cercò di immaginarsi la scena nella sua testa.
Si strinse su se stessa e iniziò a dondolare, immaginando che fosse Klaus a tenerla da dietro.
Sorrise tra se e se, sembrava quasi che potesse sentire il suo tocco.
Ma improvvisamente sentì davvero delle braccia afferrarla, sentì un respiro caldo nell’orecchio e il calore di un corpo vero.
Riaprì gli occhi e si voltò: Klaus era davvero davanti a lei.
Era impolverato, sporco e indossava una divisa militare.
-Klaus..- mormorò lei, guardandolo negli occhi.
Klaus poggiò la fronte sulla sua e le mise entrambe le mani sulle guance.- Sei qui..- sussurrò lui, sfiorandole il naso.
-Tu sei qui, Klaus, che cosa è successo?- domandò lei, confusa dalla situazione.
-Ssh.-
Klaus la zittì e subito dopo poggiò le labbra sulle sue.
Inizialmente fu un bacio dolce che si trasformò poi in pura passione.
I due non si baciavano da 17 anni e sembrava un’eternità.
Lui le strinse i capelli fra la mano e lei si attaccò alla sua maglietta per approfondire il bacio.
Poi presero respiro.- Klaus, che cosa è successo?- gli chiese Mandy, vedendo spenti i suoi occhi verdi.
-Ho bisogno di un bagno.- balbettò lui.
I due si diressero in bagno e Mandy preparò la vasca.
Sembrava che Klaus non riuscisse a muoversi, quindi lei gli tolse lentamente i vestiti: era sporco di terra e polvere, aveva delle ferite mai viste prima, un tatuaggio nuovo sul braccio e una piastrina al collo.
Mandy non riusciva a capire cosa fosse successo, vedeva solo che il fratello era piuttosto sconvolto.
Dopo esser entrato nell’acqua saponata, prese una spugna e iniziò a passargliela lungo la spalla. -Puoi dirmi cosa è successo?-
Klaus prese un respiro come se stesse raccontando di una vita intera.- Quei due, al motel, avevano una valigetta..-
-Si, Numero 5 dice che ci puoi viaggiare nel tempo…Cazzo Klaus, l’hai usata?-
-Credevo che ci fosse del denaro, non sapevo cosa sarebbe accaduto se l’avessi aperta..-
-E dove sei finito?-
-Guerra del Vietnam, 1968.- rispose, con gli occhi fissi nel vuoto.
Mandy riuscì solo a immaginare cosa Klaus avesse passato, ecco perché era così sconvolto.- Oddio, quanto tempo ci sei stato?-
Klaus passò con lo sguardo dal vuoto alla ragazza accanto a se. -Un anno.-
-Mi dispiace tanto, Klaus.-
-Tra quanto arriverà la fine del mondo?- chiese lui, cambiando discorso.
-4 giorni, così dice 5.-
-Moriremo tutti, vero?-
-Si..- sussurrò Mandy, passandogli la spugna sul petto.
Klaus le afferrò la mano di scatto, facendo cadere la spugna in acqua.-Andiamocene fin che siamo in tempo.- le disse e sembrava anche piuttosto convinto.
-Che cosa?-
-Prendiamo una macchina, andiamo a vedere la Torre Eiffell, la Statua della Libertà! Non era quello che volevi?- esclamò, prendendole il viso fra le mani.
-Klaus…Ma quando capirai che io volevo solo stare con te?-
Nel ricordare quei brutti momenti, a Mandy scese una lacrima.
Klaus le fece un mezzo sorriso e le portò una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
Si avvicinò col viso e torno a baciarla passionalmente.
Uscì poi velocemente dalla vasca e la prese in braccio, portandola in camera propria.
Mandy si spogliò in fretta, senza staccare la bocca dalla sua.
Già col fiatone, Klaus si sdraiò sul letto e lei su di lui.
I loro ansimi iniziarono a risuonare nella stanza, fino a trasformarsi in veri e propri gemiti.
Mandy si aggrappò letteralmente alla sua pelle, desiderandolo sempre di più.
A Klaus le ferite facevano male, ma non importava: scambiò le posizioni, mettendosi fra le sue gambe e facendo aderire bene le sue cosce attorno al proprio bacino.
Continuò ad ondeggiare dentro di lei fino ad arrivare al culmine del piacere.
La guardò negli occhi e la baciò un’ultima volta.
Si sdraiò poi dall’altra parte del letto e i due si ritrovarono a guardare il soffitto, senza sapere cosa dire.
Scoppiarono solo a ridere e si strinsero a vicenda.
-17 anni.- commentò Mandy.
-17 anni.- affermò Klaus. -Ascolta, dicevo sul serio…Sul fatto di partire.-
Mandy riprese fiato e ci pensò su: finalmente aveva la possibilità di realizzare tutti i suoi desideri. -Si, facciamolo.-
E fu così che il giorno dopo, presero la mappa dalla scatola di cereali e affittarono una macchina.
All’oscuro di tutti, Mandy si mise alla guida, felice di partire con il ragazzo che amava verso la destinazione che aveva sempre voluto visitare.
Stavano uscendo dalla città, quando Klaus le prese la mano.- Ti amo, Mandy.-
Mandy lo guardò, quasi commossa.- Anche io ti amo, Klaus.-
Ma quando la ragazza tornò con gli occhi sulla strada, dovette premere velocemente il freno, altrimenti avrebbe investito un pedone.
Si trattava di Cha Cha ed  era anche piuttosto infuriata.
Puntò la sua pistola contro Mandy: il proiettile attraverso il vetro e le andò direttamente in petto.
-Va a fanculo, stronza.- esclamò la donna.
-No, oddio no, Mandy!-
Klaus urlò disperatamente e la prese per tirarla fuori dalla macchina.
-Qualcuno mi aiuti!-
Ma nessuno rispose alla chiamata e Mandy esalò l’ultimo respiro tra le sue braccia.
Klaus pianse sul suo corpo e quando alzò lo sguardo, già poteva vedere lo spirito della sorella.
In quel momento maledì il suo potere di poter vedere i morti.
Probabilmente Sir Reginald aveva sempre saputo che Klaus e Mandy non avrebbero mai potuto stare insieme.
Ma nessuno dei due poteva saperlo, perché quel giorno non c’era mai stato.

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