Prima e dopo la guerra

di DarkShinigami
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap. 1 - Settembre ***
Capitolo 2: *** I nuovi prof - La maledetta ***



Capitolo 1
*** Cap. 1 - Settembre ***


Disclaimer: Quasi tutti i personaggi e i luoghi presenti in questa storia appartengono a J.K. Rowling e a chi ne detiene i diritti. Il personaggio originale e la trama di questo racconto sono, invece, in quanto mie creazioni, di proprietà della sottoscritta; di conseguenza occorre il mio esplicito e preventivo consenso per pubblicare/tradurre altrove questa storia e/o per estrapolare una citazione dalla stessa.
Questa storia è stata scritta esclusivamente per puro divertimento e non ha alcuno scopo di lucro, non è pertanto intesa alcuna violazione del copyright.
 
Cap. 1 - Settembre
 
La guerra era finita. Il mondo magico era salvo un’altra volta grazie allo sforzo e al sacrificio di molte, forse troppe persone: Lupin era morto; Fred anche; per non parlare di Dobby; della morte di Severus e di quella che aveva lasciato la ferita più profonda di tutte, quella di Silente. L’uomo che aveva capito come sconfiggere il Signore Oscuro e dedicato la sua vita nel compimento del bene supremo. Tutti hanno sofferto per la sua morte, ma quello che ne stava risentendo di più era Harry, che l’aveva visto espirare proprio davanti ai suoi occhi, incosciente di quello che il preside aveva in serbo per lui, l’uomo sapeva sin dall’inizio quale sarebbe stato il suo destino, anzi, quello di entrambi.
Al momento, Harry stava nella casa dei Black, la stessa dove aveva scoperto, e in seguito sarebbe entrato a far parte dell’Ordine della Fenice. Stava da solo, e questo di certo non lo aiutava a superare quella depressione post guerra; dopotutto Kreacher non era mai stato di grande compagnia, perciò passava gran parte del suo tempo sdraiato sul letto, a contemplare il soffitto, oppure faceva un giro veloce nei quartieri babbani, per evitare di entrare in contatto con qualsiasi mago: gli avrebbero di sicuro detto che era un eroe, lo avrebbero ringraziato, ma lui non era affatto contento di ciò. Ogni volta che incontrava per sbaglio qualcuno del mondo magico, ecco che partiva la stessa storia, dicevano tutti le stesse frasi, e lui si sentiva sempre peggio, sempre deluso di quel che aveva fatto. “Magari se non avessi fatto quella scelta, sarebbe ancora vivo.” pensava sempre, se lo ripeteva per tutti quelli che avevano dato la loro vita per far sì che lui adempisse al suo compito, al suo destino di salvare tutti… “Già, salvare tutti. Non sono mai stato il Prescelto: non sono riuscito a salvarli tutti. Bel Prescelto che sono.”. I sensi di colpa lo stavano divorando, finché una mattina dei primi giorni di settembre, Kreacher entrò in camera sua, dove il giovane mago stava, come si aspettava l’elfo domestico, sdraiato sul letto a pancia all’insù, con le braccia dietro la testa a guardare il nulla.
<< Signorino Potter, sono arrivati dei gufi per lei. >> e gli porse tre lettere.
<< Grazie, Kreacher. >> guardò il nome dei mittenti. Il Ministero della Magia, Hermione e una laccata con lo stemma di Hogwarts, proveniva probabilmente dalla McGranitt. Aprì la prima lettera.
<< Gentile Sig. Potter,
 
da parte del Ministero della Magia Inglese e di tutto il Mondo Magico, La ringrazio per i Suoi servizi. Le Sue gesta e il Suo coraggio non saranno mai dimenticati.
Approfitto dell’occasione per farle le mie più sincere condoglianze per tutte le perdite che ha subito.
 
Sinceramente,
 
il Ministro della Magia >>.
La prima lettera era andata, lasciando di nuovo Harry nel suo sconforto. Buttò quel pezzo di carta nel caminetto, sperando così di gettare anche i suoi tormenti nel fuoco; quindi aprì la busta di Hermione.
<< Ciao Harry,
 
come stai? Non ti sei più fatto sentire dopo la fine della guerra, e ci stiamo preoccupando tutti. Attualmente sono dagli Weasley, e sono sicura che sarebbero molto felici di avere anche te, dopotutto abbiamo patito gli stessi mali… non è che ti voglia fare la morale o altro, ma ci manchi, Harry, specialmente a Ron e a Ginny.
Speriamo di rivederti entro metà settembre, perché sia Ron, sia io abbiamo intenzione di terminare la scuola.
Fatti sentire presto, ti prego: abbiamo bisogno di avere tue notizie… almeno se stai bene.
 
Hermione e Ron >>
“Quindi l’hanno firmata insieme; però hanno ragione: sono stato un pessimo amico. Gli scriverò stasera… sperando di aver preso una decisione.” pensò il giovane, e al pensiero del nuovo anno scolastico mosse di corsa le sue dita per aprire la terza e ultima busta, ovvero quella della nuova preside: Minerva McGranitt.
<< Sig. Potter,
 
sperando che questa lettera Le sia gradita, Le chiedo gentilmente di continuare il suo percorso di studi con i suoi colleghi dello stesso anno.
Sono consapevole di ciò che sta passando, ma vorrei che ritrovasse lo spirito combattivo e il coraggio che Le appartiene per affrontare quest’ultimo A.S. Dopotutto, se la memoria non m’inganna, voleva diventare Auror. Spero che le sue aspirazioni non siano cessate: dolerebbe non solo a me, in quanto sua ex-docente che l’ha vista crescere e diventare il giovane uomo che ha reso possibile l’impossibile, ma specialmente a Lei.
 
Spero di ricevere presto una Sua risposta.
In allegato trova i titoli dei libri e le materie del settimo, nonché ultimo anno.
 
P.S.      Nel caso in cui accettasse la mia richiesta, Le assicuro che ci sarà una lieta sorpresa ad attenderla.
 
Sinceramente,
Minerva McGranitt >>
L’occhialuto rilesse un’altra volta il contenuto della lettera. L’ex professoressa di Trasfigurazione sapeva come attirare la sua attenzione, quali bottoni premere, nonostante ciò l’Eletto non sapeva cosa fare, dove andare: non era mai stato un granché a prendere decisioni da solo, perciò colse la palla al balzo. Avrebbe deciso cosa fare e avrebbe rivisto gli altri membri del trio quello stesso giorno. Avvertì Kreacher che sarebbe partito per un periodo di tempo indeterminato, andò nel camino collegato alla Metropolvere più vicino e si materializzò nella Tana.
<< Harry! >> urlò Hermione, stupita (ma non così tanto dopotutto), dell’impulsività del Prescelto. Erano tutti a tavola, e lui era apparso dal nulla senza avvertire, né inviare un gufo. Nonostante ciò, Il-Ragazzo-Che-È-Sopravvissuto fu accolto calorosamente dagli Weasley; Molly fu la prima ad alzarsi e ad andare verso il giovane:
<< Harry caro! Avresti potuto mandarci un gufo per avvertirci della tua visita… ci hai colti di sorpresa. Forza, su, unisciti a noi. >> disse facendolo sedere tra Ginny e George.
<< Grazie signora Weasley, mi scusi per l’intrusione, ma avevo urgente bisogno di… rivedervi, e non potevo aspettare ed inviare un gufo. >>
<< Nessun problema, Harry. >> affermò Arthur << Siamo sempre felici di averti tra noi. Poi, sei “Il-Ragazzo-Che-Ha-Salvato-Il-Mondo” tu, e come potremmo dirti di no? >>
A quella frase gli occhi di Harry si posarono involontariamente su George, che portava ancora le bende sul volto, e i sensi di colpa presero di nuovo il sopravvento, tanti, troppi pensieri, un sacco d’immagini della guerra e della morte che portarono Il-Ragazzo-Che-È-Sopravvissuto a non rivolgere più lo sguardo, né la parola a George per il resto della giornata… e qualcuno se ne accorse.
A fine giornata, al tramonto, Harry decise di contemplare il sole all’orizzonte fuori, a pochi passi dalle rive del laghetto di fronte la Tana. Se ne stava in piedi, accarezzato dal vento caldo proveniente da sud. Una voce femminile lo richiamò; era Ginny, la quale si mise accanto a lui.
<< Hai parlato pochissimo oggi. >> cominciò lei.
<< Tu dici? >> contestò lui, senza nemmeno girarsi.
<< Cos’hai, Harry? È per quello che ha detto mio padre? >> silenzio. << Harry, non puoi sentirti in colpa per ogni cosa che accade. >> disse la rossa alzando il tono di voce, ma il suo ragazzo non si degnò nuovamente di voltarsi: sembrava rimanere impassibile alle sue parole. A quel punto la Weasley più giovane tornò nella posizione iniziale, che era la stessa che l’altro aveva assunto sin dall’inizio. Sospirò.
<< Quel che è successo, è successo… Fred e gli altri sapevano quello a cui andavano incontro, conoscevano i rischi. >> si girò un’ultima volta, prendendo l’Eletto per le mani << Io ti ringrazio per averci salvati. >> lo baciò solo per un istante, non perché lo volesse lei, ma perché erano arrivate altre due persone che, come lei, volevano parlare con Il-Ragazzo-Che-È-Sopravvissuto.
<< Meglio che vada. >> annunciò lei, ed entrò in casa.
Il trio che aveva ucciso Voldemort rimase in silenzio per un lunghissimo secondo, guardandosi negli occhi. Come al solito, fu la ragazza a iniziare il discorso:
<< Immagino tu sia venuto qui subito dopo aver ricevuto la nostra lettera. >> il ragazzo annuì. << Dunque? Che hai deciso? >>
<< Io… io non ho deciso. >> affermò infine con la testa bassa.
<< Come no? Harry, devi decidere il più presto possibile: la scuola inizia tra poco! >>
<< Lo so! Ma la scuola non sarebbe la stessa senza… senza… >>
<< Senza Silente? >> completò la frase Ron.
<< Già… inoltre non c’è neanche più Piton. So che non mi è mai piaciuto, ma sapere che ha fatto così tanto per me senza che io me ne accorgessi, o lo ringraziassi nei suoi ultimi istanti… mi fa venire una rabbia… >>
<< Noi ti capiamo, Harry. >> continuò il rosso. << Ma non puoi combattere i tuoi sensi di colpa da solo. Pensi che non lo sappiamo che sei rimasto per tutta l’estate a casa di Sirius da solo con Kreacher? Per diamine Harry, io sarei impazzito al posto tuo se fossi rimasto solo con quell’elfo maligno! >>
<< Quello che vuole dire Ron… >> interruppe Hermione prima che il suo ragazzo cominciasse a fare un discorso dei suoi e divagasse << …è che noi ci saremo sempre per te, Harry. Lo siamo sempre stati. Perciò devi decidere se venire con noi o meno. Non ti voglio costringere, ma lasciami dire solamente questa cosa: è solo l’ultimo anno, Harry, molto probabilmente sarà l’ultima occasione per entrarci e rivedere i nostri compagni. Vuoi davvero che l’ultimo ricordo di Hogwarts sia quello di una scuola mezza distrutta dalla guerra, dalla battaglia e di te che cammini nella Sala Grande piena di feriti e morti su dei lenzuoli bianchi? >>
L’Eletto guardò di nuovo per terra, poi l’orizzonte che stava dietro di lui. Il sole era appena tramontato e il buio stava prendendo il sopravvento del cielo e di tutto il resto. Fu come una visione per Harry: il sole era lui, e il buio i brutti ricordi e il rimorso di non essere stato abbastanza. Non era una bella visione, voleva la luce, voleva che quella stella tornasse a illuminare i campi, che lui brillasse. Perciò si voltò nuovamente verso i suoi due migliori amici annunciando:
<< D’accordo. Come al solito, mi hai convinto Hermione. Grazie ragazzi. >> si avvicinò alla coppia e il trio, di nuovo unito, si strinse in un abbraccio breve, ma significativo, pieno di sentimenti e speranze.
<< Allora, domani tutti a Diagon Alley a prendere il necessario, e dopodomani tutti al 9 e 3/4! >> annunciò la ragazza, che a quanto pare era l’unica ad avere voglia di tornare sui banchi di scuola. Era come una babbana che aveva scoperto che sarebbe partita per Disneyland. Il rosso commentò la scena:
<< Ah, Hermione, perché sei così felice? A me sta tornando la depressione al pensiero della scuola… e non c’è Piton per diamine! >> risero.
                                                                       ***
Sul treno gioia e malinconia erano perfettamente fusi: nessun sentimento risaltava, positivo o negativo che fosse. I giovani maghi facevano mente locale sui bagagli; altri osservavano i nuovi libri scolastici, cercando così di partire avvantaggiati rispetto ai colleghi dello stesso anno; quelli del primo anno, invece, più di tutti mostravano quel misto di sentimenti così opposti: gioia e paura. Temevano di avere un professore severissimo, o che addirittura potesse essere un Mangiamorte sfuggito al Ministero; tuttavia avevano un fuoco dentro che difficilmente avrebbero contenuto prima di arrivare a destinazione.
Erano a metà del viaggio e la signora che vendeva i dolciumi stava passando di fronte al vagone del famoso trio:
<< Volete delle caramelle, ragazzi? >>
<< Ehm, no grazie. >> rispose Hermione.
Ron la guardava in cagnesco come a voler dire: “Come osi parlare per noi sulle caramelle?!”. La signora stava per andarsene, quando si sentì chiamare:
<< Aspetti! >> era un ragazzo, probabilmente aveva la loro età. Prese delle Tuttigusti ringraziando la signora molto cordialmente, con un bellissimo sorriso. << Aspetta… dove… ti conosco per caso, giovanotto? >>
<< Eh? Non credo signora: è la prima volta che salgo su questo treno. Mi dispiace averla disillusa. >> si scusò, come se il suo peccato peggiore fosse stato quello di somigliare a qualcuno che non conoscesse.
<< Oh, davvero? Certo che sei davvero alto per essere uno del primo anno allora. >> commentò portandosi le mani sul mento << No, perché sai… mi ricordi un giovane che molti anni fa prendeva questo stesso treno. Magari sei il suo fratellino? >> continuò mentre lentamente allungava la mano destra verso il viso coperto da un foltissimo ciuffo di capelli neri. << Eppure questo viso l’ho già visto da qualche parte. >>
<< Purtroppo sono figlio unico, signora. >> affermò lui, abbassando dolcemente la mano rugosa e insistente della donna.
<< Allora Hec! Quanto tempo bisogna aspettare per queste cazzo di caramelle? >> si sentì un urlo decisamente poco pacato. << A-arrivo subito! Mi dispiace signora, ma devo andare. >> disse allontanandosi velocemente, mentre la donna riprese a spingere il carrello borbottando tra sé e sé:
<< Eppure sono sicura di conoscerlo, per diamine. Ma dove? >>
Il trio aveva guardato tutta la scena e incuriosito, Ron chiese:
<< Certo che la vecchia si sta piano, piano rimbambendo. >>
<< Ha anche una certa età, Ron. Penso sia vicina alla pensione. >> rispose Hermione. << Piuttosto, l’avete riconosciuto? >> continuò la Grifondoro.
<< No. Perché, è famoso? >> chiese il rosso.
<< No. >> disse seccamente lei. << Mi chiedevo solamente se uno di voi due lo conoscesse. Io non l’ho mai visto. >>
<< Sarà sicuramente uno del primo anno. >> intervenne Harry.
<< No Harry, non ho mai visto undicenni di 1 metro e 80. >> commentò la giovane. << Magari lui è il primo. >> continuò Ron.
<< Ragazzi, aveva anche un inizio di barba! >> affermò incredula.
<< Come hai fatto a vedere che aveva la barba? >> chiese Harry.
<< E come mai ti sei soffermata così tanto a vederlo? >> chiese il fidanzato di lei, guardandola in cagnesco per la sua evidente gelosia. Hermione rispose con calma:
<< Harry, probabilmente dal tuo lato non lo potevi vedere visto che quello aveva il lato sinistro del volto coperto dai capelli, ma noi qua lo vedevamo perfettamente, e lo confermo: non è un ragazzo del primo anno, e non l’ho mai visto a scuola. >>
<< E con questo che vorresti dire? >>
<< Non voglio andare a conclusioni affrettate, ma potrebbe essere un agente del Ministero inviato per controllare la situazione, visto che siamo appena usciti da un periodo di guerra. >>
<< E a che scopo? >>
<< Non ne ho idea, ma ormai ho l’abitudine di controllare qualsiasi cosa: ogni volta che torniamo ad Hogwarts ne succedono di tutti i colori. >> terminò col viso che si scuriva dalla tristezza dei ricordi.
<< Non penso che quest’anno sarà così, anzi, ne sono quasi sicuro. >>
<< Che intendi Harry? >> chiese Ron.
<< Guardate. >> disse loro mostrando la lettera della McGranitt. << C’è scritto che ci sarà una lieta sorpresa, e anche se non ho idea di cosa significhi, sono sicuro che indicherà un anno tranquillo. >>
<< Forse hai ragione. E probabilmente sarà anche abbastanza strano per noi frequentare Hogwarts senza alcun intoppo, senza preoccuparci di… quelle cose brutte. >> concluse Ron con un mezzo sorriso che poi si è trasformato in una linea piatta e inespressiva.
<< Secondo voi che cosa ci aspetterà? >> chiese curioso l’occhialuto.
<< Boh. Ma dalla McGranitt mi aspetterei anche un regalo tipo “Era il coraggio di tornare a scuola il suo regalo signor Potter.”, o una cosa del genere. Magari era solo una scusa solamente per attirarti. >> continuò l’amico.
<< Ron… stiamo cercando di sollevarci ed essere positivi. Come al solito hai un gran tatto. >> commentò la fidanzata.
<< Che ho detto? >>
<< Piuttosto, Hermione. >> iniziò Harry << Come era fatto quel tipo? Sai, in tal caso la tua ipotesi si dimostrasse vera… dovremmo indagare… no? >>
<< Certo che non le perdi mai le tue abitudini. >> aggiunse lei ridacchiando.
<< Ma se sei stata tu la prima! >> risero.
<< Ad ogni modo… >> riprese lei << Era molto alto. Indossava una felpa giallognola, marroncina con cappuccio. Gli stava abbastanza larga. Non era né abbronzato, né pallido, ma aveva decisamente un bel viso nonostante si vedesse solamente la parte destra del volto: la sinistra era coperta interamente da un sacco di capelli neri, sembravano quasi violacei a tratti. Probabilmente per colpa della luce. L’occhio… non ho visto bene il colore, ma pareva… giallo? O un marrone molto chiaro. E poi il sorriso… era un bellissimo sorriso: sembrava potesse illuminare ogni cuore… per un attimo mi ero perfino scordata che lo stavo “studiando”. >>
<< Hai visto se portasse un simbolo, una spilla di una casa di Hogwarts? >> continuava ad indagare l’Eletto.
<< No. Niente di niente. Ed è anche per questo che mi ero insospettita: mancano pochi minuti all’arrivo, e ancora non aveva indossato la divisa. Alquanto sospetto per un normale studente, no? >>
<< Oltretutto non è solo. C’era un tizio che l’ha chiamato, giusto? >> continuò il ragazzo con la cicatrice.
<< Non sbagli. >>
<< Mm… >> fece Ron portandosi l’indice e il pollice al mento con fare da detective.
<< Che hai Ron? >> chiese il Prescelto.
<< Hai detto che aveva i capelli che coprivano il volto, eh? >> chiese alla ragazza, che annuì. << Mio padre me ne ha parlato di questi tizi. Disse che nel mondo Babbano li chiamino eco, e che si stiano diffondendo a macchia d’olio in questo periodo. >>
<< Si chiamano emo, Ron! >> confermò Harry ridendo.
Sentirono il treno fischiare. Era giunto il momento di scendere.
                                                                                     ***
<< Benvenuti e bentornati a tutti nella Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Sono la preside Minerva McGranitt, e ho il piacere di accogliere tutti voi, facce vecchie e nuove. Prima di spiegare ai nuovi arrivati la Coppa delle Case e quant’altro, ho il piacere e l’onore di accogliere quattro nuovi professori, nonché ex studenti di Hogwarts e gli ultimi, veri eredi dei fondatori della nostra antica scuola. >>
Dal portone d’ingresso al salone entrarono quattro ragazzi, due maschi e due femmine, ognuno di altezza diversa, e si separarono in due coppie, in piedi, ai lati della nuova preside. Ognuno di loro si era messo in linea con uno dei quattro gruppi per cui era divisa la scuola; probabilmente era la loro vecchia casa, oppure quella dei loro antenati. Il trio si scambiò degli sguardi misti tra timore e curiosità. Insomma, “ultimi eredi”, l’ultimo non era Voldemort, che avevano appena sconfitto? Ron bisbigliò:
<< Ragazzi, non dovremmo mica combattere un altro erede di Serpeverde, vero? >>
<< Spero proprio di no, anche perché non è detto che siano i diretti discendenti. Ricordo di aver controllato l’albero genealogico dei quattro fondatori, e mi pare che Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato fosse stato l’ultimo. >> puntualizzò Hermione, mentre tutti e tre ascoltavano il resto del discorso dell’ex professoressa di Trasfigurazione.
<< A partire dalla mia sinistra, abbiamo il professor Hector Leonidas Hughes, della casa dei Tassorosso. Insegnerà Trasfigurazione al posto mio. >> questi fece un inchino di 15 gradi verso gli studenti. I suoi capelli mossi, color cenere e un morbido ciuffo che gli copriva la parte sinistra del volto per intero scatenò qualcosa nei tre ragazzi.
<< Non mi dire… >>
<< Oh cielo! È lui! >> affermò Weasley.
<< Quindi… abbiamo sospettato di un professore. >> commentò Hermione.
<< Vi ricordo che sin dal primo anno abbiamo avuto a che fare con professori sospetti. >> intervenne l’occhialuto.
<< Ma Harry, dopo quello che abbiamo passato, penso che la McGranitt abbia controllato più volte prima di affidare a qualcuno quest’incarico. >> disse la ragazza cercando di farlo ragionare.
<< Sarà, ma io non mi fido ancora. >>
“Tutto è successo sempre perché mi sono fidato di qualcuno.” pensò lui. L’Eletto si mise a osservare il nuovo, sospetto professore e la sua compagnia. L’unico occhio visibile era grande e giallo; esprimeva sincerità e fiducia nonostante l’uomo, dall’aspetto di un ventenne, sembrasse intimorito di tale ruolo, del posto in cui si trovasse, anche se non era nuovo né per lui, né per il resto del gruppo che lo aveva accompagnato. Sorrise verso la Casa dei Tassorosso, spostando l’ingombrante ciuffo e rivelando così l’altro occhio. Era eterocromo, due occhi diversi: il destro giallo, mentre il sinistro rosa, come quello delle persone affette da albinismo. Le ragazze della casata gialla e nera sembravano invaghite immediatamente del nuovo professore, scordandosi che probabilmente aveva il doppio della loro età, solo che non lo dimostrava, come nessuno del quartetto dopotutto: sembrava che si fossero tutti appena diplomati.
<< Continuiamo adesso con la professoressa Lucy Fairjewel, ultima della casa Corvonero. >> disse la McGranitt cercando di riportare l’attenzione delle ragazzine su di sé. Stava indicando la ragazza più bassa del quartetto. Bionda, capelli lunghi con una frangia che le copriva l’alta fronte, portava un paio di occhiali neri come i suoi occhi, delle lenti ovali che le incorniciavano perfettamente il viso tondo. Le forme piene del petto avevano attirato l’attenzione della stragrande maggioranza dei ragazzi, i quali, al contrario delle studentesse, non si chiedevano come facessero quelle esili gambe e quel corpicino, apparentemente debole e magro, a sorreggere un importante peso sul petto.
<< La signorina Fairjewel si occuperà dell’insegnamento degli Incantesimi. Vi ricordo anche che da quest’anno saranno possibili anche delle lezioni private coi i professori, visto che l’anno scorso avevamo tutti altro a cui pensare. >> seguì un eco misto a bisbiglio tra gli alunni.
<< Vi spiego meglio. >> ricominciò la preside. << Ognuno di questi professori sarà disponibile in certi giorni a certi orari e aiuteranno gli studenti bisognosi in una delle materie nelle quali sono specializzati. Diciamo che faranno da “Tutor”. Potrete chiedere aiuto in una delle materie prenotandovi sulla bacheca laggiù. >> terminò indicando la bacheca appesa accanto al portone della Sala Grande.
<< Bene. Accogliamo adesso il Professor Griffiths, dei Grifondoro. Insegnerà Cura delle Creature Magiche assieme ad Hagrid. >>
<< Grazie prof, ma avrei una cosa da aggiungere se permette. Una cosina piccina, picciò. >> chiese lui facendole l’occhiolino. << Quando fa così, Griffiths, non è nulla di buono. >> rispose la strega. << Ma prof, sono cambiato, non sono più uno studente. >> la implorò. Alla fine la donna cedette:
<< Sii breve. >>
<< Ma certo. >> affermò lui tutto sorridente rimanendo al suo posto. << Ragazzi, prima che inizi l’anno ho da darvi un consiglio importantissimo se volete arrivare vivi alla fine di quest’anno. >> prese un bel respiro e urlò:
<< Non vi azzardate più a guardare la mia donna così! >>
Silenzio generale. “Tra tutte le cose che poteva dire, questa?” pensò Harry, sicuro che tutti i presenti condividessero il suo pensiero.
<< Pacato come sempre, Griffiths. >> commentò la ragazza accanto a lui, nonché l’ultima del gruppo. L’ex Grifondoro si girò verso di lei con aria di sfida. Si sistemò un ciuffo di quei capelli spettinatissimi dietro l’orecchio; pareva non se li fosse mai curati: molti lasciati liberi, lunghi poco oltre le spalle e altrettanti raccolti in un codino che non bastava a trattenere la ribellione di quei ciuffi castani. Non c’era un capello che seguisse l’altro, quello era sicuro! << Che vuoi Mi? >> ringhiò lui.
<< Io nulla. Notavo solo che ti sei riaffermato il solito: continui a spaventare i più piccoli. >> disse lei con calma: la rabbia del collega le era scivolata addosso. Dall’inizio della presentazione fino a quel momento era rimasta con le braccia non proprio conserte, ma appoggiate davanti a lei, non sembrava nemmeno interessata a quello che succedeva intorno, si guardava in giro con occhi assenti, senza incrociare lo sguardo di nessuno.
<< Ragazzi dai, smettetela. >> li pregò Lucy mentre Hector si portò una mano sul volto.
<< Signori, vi ho chiamato pensando che foste maturati dopo tutti questi anni e invece vi ritrovo tali e quali! – li sgridò la McGranitt. << “Come ai vecchi tempi” avevi detto Keith, no? Sei stato accontentato: sgridata dalla McGranitt entro le prime 24 ore a scuola… stavolta però hai battuto ogni record. >> continuò “Mi’”. Non era né bella, né brutta, forse sopra la media, ma nemmeno di così tanto. Capelli rossi di media lunghezza, lisci e occhi verdi. A quella vista, Harry cercò di guardare qualcos’altro, qualunque cosa! Troppo simile a qualcuno a cui teneva troppo, qualcuno che poteva vedere solamente nelle foto e nei sogni.
<< Signorina Sliferang, non mi costringa a rimandarla a casa già stanotte! >>
L’ultima professoressa non rispose, si limitò a tornare nella sua posizione.
<< Continuiamo con la professoressa Mina Sliferang, dei Serpeverde. >> << Ovviamente. Avrebbe il carattere giusto per insegnare Pozioni, ma visto che c’è Lumacorno sono tranquillo. >> bisbigliò Ron. << La signorina Sliferang è stata incaricata di una nuova materia: Magia Elementale. Ora, prima di dare l’inizio ufficiale all’anno scolastico avrei una sorpresa per tutti voi. >>
Le porte della Sala Grande si aprirono al “sorpresa” lasciando tutti a bocca aperta… e il Prescelto capì. Capì la lettera. Da quelle porte arrivò un uomo, un uomo dai capelli corvini e la pelle giallastra.
<< Diamo un caloroso bentornato al professor Piton, che avrà la cattedra di Difesa Contro le Arti Oscure. >> e cominciò un bell’applauso, uno di quelli così rumorosi da farti apprezzare il chiasso, il caos. Una reazione alquanto prevedibile: stavano accogliendo un eroe di guerra dopotutto, ma una domanda percorreva le testoline di tutti. “Come è sopravvissuto? L’abbiamo visto morire.” si chiese Harry.
<< Immagino che siate tutti curiosi di sapere che… >> riprese a parlare la nuova preside cercando di resistere alle lacrime << … sono, anzi, siamo tutti riconoscenti alla professoressa Sliferang per aver usato le sue conoscenze per salvare il caro professor Piton e strapparlo alla morte. Spero che con questo siate tutti stimolati a impegnarvi seriamente e molto, molto duramente quest’anno: una minaccia è stata sventata, ma chissà che il mondo non ne stia tenendo un’altra in serbo. >> cominciò un altro applauso, ancora più forte di quello di prima. Si alzarono tutti in piedi, o quasi. Ron si rivolse nel caos generale ai suoi compagni:
<< Ragazzi, ditemi che è uno scherzo. >>
<< Mi sa di no Ron. Siamo increduli come te. >> affermò Hermione mentre i professori stavano tutti prendendo posto sul lungo tavolo. Il nuovo professore di Trasfigurazione si mise immediatamente alla destra della McGranitt, mentre Griffiths e la sua compagna alla destra del loro compagno. A Piton era stato riservato il suo solito posto, con l’ultimo membro dei Serpeverde alla sua sinistra.
 
 
 
Disclaimer: Quasi tutti i personaggi e i luoghi presenti in questa storia appartengono a J.K. Rowling e a chi ne detiene i diritti. Il personaggio originale e la trama di questo racconto sono, invece, in quanto mie creazioni, di proprietà della sottoscritta; di conseguenza occorre il mio esplicito e preventivo consenso per pubblicare/tradurre altrove questa storia e/o per estrapolare una citazione dalla stessa.
Questa storia è stata scritta esclusivamente per puro divertimento e non ha alcuno scopo di lucro, non è pertanto intesa alcuna violazione del copyright.
 
Cap. 1 - Settembre
 
La guerra era finita. Il mondo magico era salvo un’altra volta grazie allo sforzo e al sacrificio di molte, forse troppe persone: Lupin era morto; Fred anche; per non parlare di Dobby; della morte di Severus e di quella che aveva lasciato la ferita più profonda di tutte, quella di Silente. L’uomo che aveva capito come sconfiggere il Signore Oscuro e dedicato la sua vita nel compimento del bene supremo. Tutti hanno sofferto per la sua morte, ma quello che ne stava risentendo di più era Harry, che l’aveva visto espirare proprio davanti ai suoi occhi, incosciente di quello che il preside aveva in serbo per lui, l’uomo sapeva sin dall’inizio quale sarebbe stato il suo destino, anzi, quello di entrambi.
Al momento, Harry stava nella casa dei Black, la stessa dove aveva scoperto, e in seguito sarebbe entrato a far parte dell’Ordine della Fenice. Stava da solo, e questo di certo non lo aiutava a superare quella depressione post guerra; dopotutto Kreacher non era mai stato di grande compagnia, perciò passava gran parte del suo tempo sdraiato sul letto, a contemplare il soffitto, oppure faceva un giro veloce nei quartieri babbani, per evitare di entrare in contatto con qualsiasi mago: gli avrebbero di sicuro detto che era un eroe, lo avrebbero ringraziato, ma lui non era affatto contento di ciò. Ogni volta che incontrava per sbaglio qualcuno del mondo magico, ecco che partiva la stessa storia, dicevano tutti le stesse frasi, e lui si sentiva sempre peggio, sempre deluso di quel che aveva fatto. “Magari se non avessi fatto quella scelta, sarebbe ancora vivo.” pensava sempre, se lo ripeteva per tutti quelli che avevano dato la loro vita per far sì che lui adempisse al suo compito, al suo destino di salvare tutti… “Già, salvare tutti. Non sono mai stato il Prescelto: non sono riuscito a salvarli tutti. Bel Prescelto che sono.”. I sensi di colpa lo stavano divorando, finché una mattina dei primi giorni di settembre, Kreacher entrò in camera sua, dove il giovane mago stava, come si aspettava l’elfo domestico, sdraiato sul letto a pancia all’insù, con le braccia dietro la testa a guardare il nulla.
<< Signorino Potter, sono arrivati dei gufi per lei. >> e gli porse tre lettere.
<< Grazie, Kreacher. >> guardò il nome dei mittenti. Il Ministero della Magia, Hermione e una laccata con lo stemma di Hogwarts, proveniva probabilmente dalla McGranitt. Aprì la prima lettera.
<< Gentile Sig. Potter,
 
da parte del Ministero della Magia Inglese e di tutto il Mondo Magico, La ringrazio per i Suoi servizi. Le Sue gesta e il Suo coraggio non saranno mai dimenticati.
Approfitto dell’occasione per farle le mie più sincere condoglianze per tutte le perdite che ha subito.
 
Sinceramente,
 
il Ministro della Magia >>.
La prima lettera era andata, lasciando di nuovo Harry nel suo sconforto. Buttò quel pezzo di carta nel caminetto, sperando così di gettare anche i suoi tormenti nel fuoco; quindi aprì la busta di Hermione.
<< Ciao Harry,
 
come stai? Non ti sei più fatto sentire dopo la fine della guerra, e ci stiamo preoccupando tutti. Attualmente sono dagli Weasley, e sono sicura che sarebbero molto felici di avere anche te, dopotutto abbiamo patito gli stessi mali… non è che ti voglia fare la morale o altro, ma ci manchi, Harry, specialmente a Ron e a Ginny.
Speriamo di rivederti entro metà settembre, perché sia Ron, sia io abbiamo intenzione di terminare la scuola.
Fatti sentire presto, ti prego: abbiamo bisogno di avere tue notizie… almeno se stai bene.
 
Hermione e Ron >>
“Quindi l’hanno firmata insieme; però hanno ragione: sono stato un pessimo amico. Gli scriverò stasera… sperando di aver preso una decisione.” pensò il giovane, e al pensiero del nuovo anno scolastico mosse di corsa le sue dita per aprire la terza e ultima busta, ovvero quella della nuova preside: Minerva McGranitt.
<< Sig. Potter,
 
sperando che questa lettera Le sia gradita, Le chiedo gentilmente di continuare il suo percorso di studi con i suoi colleghi dello stesso anno.
Sono consapevole di ciò che sta passando, ma vorrei che ritrovasse lo spirito combattivo e il coraggio che Le appartiene per affrontare quest’ultimo A.S. Dopotutto, se la memoria non m’inganna, voleva diventare Auror. Spero che le sue aspirazioni non siano cessate: dolerebbe non solo a me, in quanto sua ex-docente che l’ha vista crescere e diventare il giovane uomo che ha reso possibile l’impossibile, ma specialmente a Lei.
 
Spero di ricevere presto una Sua risposta.
In allegato trova i titoli dei libri e le materie del settimo, nonché ultimo anno.
 
P.S.      Nel caso in cui accettasse la mia richiesta, Le assicuro che ci sarà una lieta sorpresa ad attenderla.
 
Sinceramente,
Minerva McGranitt >>
L’occhialuto rilesse un’altra volta il contenuto della lettera. L’ex professoressa di Trasfigurazione sapeva come attirare la sua attenzione, quali bottoni premere, nonostante ciò l’Eletto non sapeva cosa fare, dove andare: non era mai stato un granché a prendere decisioni da solo, perciò colse la palla al balzo. Avrebbe deciso cosa fare e avrebbe rivisto gli altri membri del trio quello stesso giorno. Avvertì Kreacher che sarebbe partito per un periodo di tempo indeterminato, andò nel camino collegato alla Metropolvere più vicino e si materializzò nella Tana.
<< Harry! >> urlò Hermione, stupita (ma non così tanto dopotutto), dell’impulsività del Prescelto. Erano tutti a tavola, e lui era apparso dal nulla senza avvertire, né inviare un gufo. Nonostante ciò, Il-Ragazzo-Che-È-Sopravvissuto fu accolto calorosamente dagli Weasley; Molly fu la prima ad alzarsi e ad andare verso il giovane:
<< Harry caro! Avresti potuto mandarci un gufo per avvertirci della tua visita… ci hai colti di sorpresa. Forza, su, unisciti a noi. >> disse facendolo sedere tra Ginny e George.
<< Grazie signora Weasley, mi scusi per l’intrusione, ma avevo urgente bisogno di… rivedervi, e non potevo aspettare ed inviare un gufo. >>
<< Nessun problema, Harry. >> affermò Arthur << Siamo sempre felici di averti tra noi. Poi, sei “Il-Ragazzo-Che-Ha-Salvato-Il-Mondo” tu, e come potremmo dirti di no? >>
A quella frase gli occhi di Harry si posarono involontariamente su George, che portava ancora le bende sul volto, e i sensi di colpa presero di nuovo il sopravvento, tanti, troppi pensieri, un sacco d’immagini della guerra e della morte che portarono Il-Ragazzo-Che-È-Sopravvissuto a non rivolgere più lo sguardo, né la parola a George per il resto della giornata… e qualcuno se ne accorse.
A fine giornata, al tramonto, Harry decise di contemplare il sole all’orizzonte fuori, a pochi passi dalle rive del laghetto di fronte la Tana. Se ne stava in piedi, accarezzato dal vento caldo proveniente da sud. Una voce femminile lo richiamò; era Ginny, la quale si mise accanto a lui.
<< Hai parlato pochissimo oggi. >> cominciò lei.
<< Tu dici? >> contestò lui, senza nemmeno girarsi.
<< Cos’hai, Harry? È per quello che ha detto mio padre? >> silenzio. << Harry, non puoi sentirti in colpa per ogni cosa che accade. >> disse la rossa alzando il tono di voce, ma il suo ragazzo non si degnò nuovamente di voltarsi: sembrava rimanere impassibile alle sue parole. A quel punto la Weasley più giovane tornò nella posizione iniziale, che era la stessa che l’altro aveva assunto sin dall’inizio. Sospirò.
<< Quel che è successo, è successo… Fred e gli altri sapevano quello a cui andavano incontro, conoscevano i rischi. >> si girò un’ultima volta, prendendo l’Eletto per le mani << Io ti ringrazio per averci salvati. >> lo baciò solo per un istante, non perché lo volesse lei, ma perché erano arrivate altre due persone che, come lei, volevano parlare con Il-Ragazzo-Che-È-Sopravvissuto.
<< Meglio che vada. >> annunciò lei, ed entrò in casa.
Il trio che aveva ucciso Voldemort rimase in silenzio per un lunghissimo secondo, guardandosi negli occhi. Come al solito, fu la ragazza a iniziare il discorso:
<< Immagino tu sia venuto qui subito dopo aver ricevuto la nostra lettera. >> il ragazzo annuì. << Dunque? Che hai deciso? >>
<< Io… io non ho deciso. >> affermò infine con la testa bassa.
<< Come no? Harry, devi decidere il più presto possibile: la scuola inizia tra poco! >>
<< Lo so! Ma la scuola non sarebbe la stessa senza… senza… >>
<< Senza Silente? >> completò la frase Ron.
<< Già… inoltre non c’è neanche più Piton. So che non mi è mai piaciuto, ma sapere che ha fatto così tanto per me senza che io me ne accorgessi, o lo ringraziassi nei suoi ultimi istanti… mi fa venire una rabbia… >>
<< Noi ti capiamo, Harry. >> continuò il rosso. << Ma non puoi combattere i tuoi sensi di colpa da solo. Pensi che non lo sappiamo che sei rimasto per tutta l’estate a casa di Sirius da solo con Kreacher? Per diamine Harry, io sarei impazzito al posto tuo se fossi rimasto solo con quell’elfo maligno! >>
<< Quello che vuole dire Ron… >> interruppe Hermione prima che il suo ragazzo cominciasse a fare un discorso dei suoi e divagasse << …è che noi ci saremo sempre per te, Harry. Lo siamo sempre stati. Perciò devi decidere se venire con noi o meno. Non ti voglio costringere, ma lasciami dire solamente questa cosa: è solo l’ultimo anno, Harry, molto probabilmente sarà l’ultima occasione per entrarci e rivedere i nostri compagni. Vuoi davvero che l’ultimo ricordo di Hogwarts sia quello di una scuola mezza distrutta dalla guerra, dalla battaglia e di te che cammini nella Sala Grande piena di feriti e morti su dei lenzuoli bianchi? >>
L’Eletto guardò di nuovo per terra, poi l’orizzonte che stava dietro di lui. Il sole era appena tramontato e il buio stava prendendo il sopravvento del cielo e di tutto il resto. Fu come una visione per Harry: il sole era lui, e il buio i brutti ricordi e il rimorso di non essere stato abbastanza. Non era una bella visione, voleva la luce, voleva che quella stella tornasse a illuminare i campi, che lui brillasse. Perciò si voltò nuovamente verso i suoi due migliori amici annunciando:
<< D’accordo. Come al solito, mi hai convinto Hermione. Grazie ragazzi. >> si avvicinò alla coppia e il trio, di nuovo unito, si strinse in un abbraccio breve, ma significativo, pieno di sentimenti e speranze.
<< Allora, domani tutti a Diagon Alley a prendere il necessario, e dopodomani tutti al 9 e 3/4! >> annunciò la ragazza, che a quanto pare era l’unica ad avere voglia di tornare sui banchi di scuola. Era come una babbana che aveva scoperto che sarebbe partita per Disneyland. Il rosso commentò la scena:
<< Ah, Hermione, perché sei così felice? A me sta tornando la depressione al pensiero della scuola… e non c’è Piton per diamine! >> risero.
                                                                       ***
Sul treno gioia e malinconia erano perfettamente fusi: nessun sentimento risaltava, positivo o negativo che fosse. I giovani maghi facevano mente locale sui bagagli; altri osservavano i nuovi libri scolastici, cercando così di partire avvantaggiati rispetto ai colleghi dello stesso anno; quelli del primo anno, invece, più di tutti mostravano quel misto di sentimenti così opposti: gioia e paura. Temevano di avere un professore severissimo, o che addirittura potesse essere un Mangiamorte sfuggito al Ministero; tuttavia avevano un fuoco dentro che difficilmente avrebbero contenuto prima di arrivare a destinazione.
Erano a metà del viaggio e la signora che vendeva i dolciumi stava passando di fronte al vagone del famoso trio:
<< Volete delle caramelle, ragazzi? >>
<< Ehm, no grazie. >> rispose Hermione.
Ron la guardava in cagnesco come a voler dire: “Come osi parlare per noi sulle caramelle?!”. La signora stava per andarsene, quando si sentì chiamare:
<< Aspetti! >> era un ragazzo, probabilmente aveva la loro età. Prese delle Tuttigusti ringraziando la signora molto cordialmente, con un bellissimo sorriso. << Aspetta… dove… ti conosco per caso, giovanotto? >>
<< Eh? Non credo signora: è la prima volta che salgo su questo treno. Mi dispiace averla disillusa. >> si scusò, come se il suo peccato peggiore fosse stato quello di somigliare a qualcuno che non conoscesse.
<< Oh, davvero? Certo che sei davvero alto per essere uno del primo anno allora. >> commentò portandosi le mani sul mento << No, perché sai… mi ricordi un giovane che molti anni fa prendeva questo stesso treno. Magari sei il suo fratellino? >> continuò mentre lentamente allungava la mano destra verso il viso coperto da un foltissimo ciuffo di capelli neri. << Eppure questo viso l’ho già visto da qualche parte. >>
<< Purtroppo sono figlio unico, signora. >> affermò lui, abbassando dolcemente la mano rugosa e insistente della donna.
<< Allora Hec! Quanto tempo bisogna aspettare per queste caramelle? >> si sentì un urlo decisamente poco pacato. << A-arrivo subito! Mi dispiace signora, ma devo andare. >> disse allontanandosi velocemente, mentre la donna riprese a spingere il carrello borbottando tra sé e sé:
<< Eppure sono sicura di conoscerlo, per diamine. Ma dove? >>
Il trio aveva guardato tutta la scena e incuriosito, Ron chiese:
<< Certo che la vecchia si sta piano, piano rimbambendo. >>
<< Ha anche una certa età, Ron. Penso sia vicina alla pensione. >> rispose Hermione. << Piuttosto, l’avete riconosciuto? >> continuò la Grifondoro.
<< No. Perché, è famoso? >> chiese il rosso.
<< No. >> disse seccamente lei. << Mi chiedevo solamente se uno di voi due lo conoscesse. Io non l’ho mai visto. >>
<< Sarà sicuramente uno del primo anno. >> intervenne Harry.
<< No Harry, non ho mai visto undicenni di 1 metro e 80. >> commentò la giovane. << Magari lui è il primo. >> continuò Ron.
<< Ragazzi, aveva anche un inizio di barba! >> affermò incredula.
<< Come hai fatto a vedere che aveva la barba? >> chiese Harry.
<< E come mai ti sei soffermata così tanto a vederlo? >> chiese il fidanzato di lei, guardandola in cagnesco per la sua evidente gelosia. Hermione rispose con calma:
<< Harry, probabilmente dal tuo lato non lo potevi vedere visto che quello aveva il lato sinistro del volto coperto dai capelli, ma noi qua lo vedevamo perfettamente, e lo confermo: non è un ragazzo del primo anno, e non l’ho mai visto a scuola. >>
<< E con questo che vorresti dire? >>
<< Non voglio andare a conclusioni affrettate, ma potrebbe essere un agente del Ministero inviato per controllare la situazione, visto che siamo appena usciti da un periodo di guerra. >>
<< E a che scopo? >>
<< Non ne ho idea, ma ormai ho l’abitudine di controllare qualsiasi cosa: ogni volta che torniamo ad Hogwarts ne succedono di tutti i colori. >> terminò col viso che si scuriva dalla tristezza dei ricordi.
<< Non penso che quest’anno sarà così, anzi, ne sono quasi sicuro. >>
<< Che intendi Harry? >> chiese Ron.
<< Guardate. >> disse loro mostrando la lettera della McGranitt. << C’è scritto che ci sarà una lieta sorpresa, e anche se non ho idea di cosa significhi, sono sicuro che indicherà un anno tranquillo. >>
<< Forse hai ragione. E probabilmente sarà anche abbastanza strano per noi frequentare Hogwarts senza alcun intoppo, senza preoccuparci di… quelle cose brutte. >> concluse Ron con un mezzo sorriso che poi si è trasformato in una linea piatta e inespressiva.
<< Secondo voi che cosa ci aspetterà? >> chiese curioso l’occhialuto.
<< Boh. Ma dalla McGranitt mi aspetterei anche un regalo tipo “Era il coraggio di tornare a scuola il suo regalo signor Potter.”, o una cosa del genere. Magari era solo una scusa solamente per attirarti. >> continuò l’amico.
<< Ron… stiamo cercando di sollevarci ed essere positivi. Come al solito hai un gran tatto. >> commentò la fidanzata.
<< Che ho detto? >>
<< Piuttosto, Hermione. >> iniziò Harry << Come era fatto quel tipo? Sai, in tal caso la tua ipotesi si dimostrasse vera… dovremmo indagare… no? >>
<< Certo che non le perdi mai le tue abitudini. >> aggiunse lei ridacchiando.
<< Ma se sei stata tu la prima! >> risero.
<< Ad ogni modo… >> riprese lei << Era molto alto. Indossava una felpa giallognola, marroncina con cappuccio. Gli stava abbastanza larga. Non era né abbronzato, né pallido, ma aveva decisamente un bel viso nonostante si vedesse solamente la parte destra del volto: la sinistra era coperta interamente da un sacco di capelli neri, sembravano quasi violacei a tratti. Probabilmente per colpa della luce. L’occhio… non ho visto bene il colore, ma pareva… giallo? O un marrone molto chiaro. E poi il sorriso… era un bellissimo sorriso: sembrava potesse illuminare ogni cuore… per un attimo mi ero perfino scordata che lo stavo “studiando”. >>
<< Hai visto se portasse un simbolo, una spilla di una casa di Hogwarts? >> continuava ad indagare l’Eletto.
<< No. Niente di niente. Ed è anche per questo che mi ero insospettita: mancano pochi minuti all’arrivo, e ancora non aveva indossato la divisa. Alquanto sospetto per un normale studente, no? >>
<< Oltretutto non è solo. C’era un tizio che l’ha chiamato, giusto? >> continuò il ragazzo con la cicatrice.
<< Non sbagli. >>
<< Mm… >> fece Ron portandosi l’indice e il pollice al mento con fare da detective.
<< Che hai Ron? >> chiese il Prescelto.
<< Hai detto che aveva i capelli che coprivano il volto, eh? >> chiese alla ragazza, che annuì. << Mio padre me ne ha parlato di questi tizi. Disse che nel mondo Babbano li chiamino eco, e che si stiano diffondendo a macchia d’olio in questo periodo. >>
<< Si chiamano emo, Ron! >> confermò Harry ridendo.
Sentirono il treno fischiare. Era giunto il momento di scendere.
                                                                                     ***
<< Benvenuti e bentornati a tutti nella Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Sono la preside Minerva McGranitt, e ho il piacere di accogliere tutti voi, facce vecchie e nuove. Prima di spiegare ai nuovi arrivati la Coppa delle Case e quant’altro, ho il piacere e l’onore di accogliere quattro nuovi professori, nonché ex studenti di Hogwarts e gli ultimi, veri eredi dei fondatori della nostra antica scuola. >>
Dal portone d’ingresso al salone entrarono quattro ragazzi, due maschi e due femmine, ognuno di altezza diversa, e si separarono in due coppie, in piedi, ai lati della nuova preside. Ognuno di loro si era messo in linea con uno dei quattro gruppi per cui era divisa la scuola; probabilmente era la loro vecchia casa, oppure quella dei loro antenati. Il trio si scambiò degli sguardi misti tra timore e curiosità. Insomma, “ultimi eredi”, l’ultimo non era Voldemort, che avevano appena sconfitto? Ron bisbigliò:
<< Ragazzi, non dovremmo mica combattere un altro erede di Serpeverde, vero? >>
<< Spero proprio di no, anche perché non è detto che siano i diretti discendenti. Ricordo di aver controllato l’albero genealogico dei quattro fondatori, e mi pare che Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato fosse stato l’ultimo. >> puntualizzò Hermione, mentre tutti e tre ascoltavano il resto del discorso dell’ex professoressa di Trasfigurazione.
<< A partire dalla mia sinistra, abbiamo il professor Hector Leonidas Hughes, della casa dei Tassorosso. Insegnerà Trasfigurazione al posto mio. >> questi fece un inchino di 15 gradi verso gli studenti. I suoi capelli mossi, color cenere e un morbido ciuffo che gli copriva la parte sinistra del volto per intero scatenò qualcosa nei tre ragazzi.
<< Non mi dire… >>
<< Oh cielo! È lui! >> affermò Weasley.
<< Quindi… abbiamo sospettato di un professore. >> commentò Hermione.
<< Vi ricordo che sin dal primo anno abbiamo avuto a che fare con professori sospetti. >> intervenne l’occhialuto.
<< Ma Harry, dopo quello che abbiamo passato, penso che la McGranitt abbia controllato più volte prima di affidare a qualcuno quest’incarico. >> disse la ragazza cercando di farlo ragionare.
<< Sarà, ma io non mi fido ancora. >>
“Tutto è successo sempre perché mi sono fidato di qualcuno.” pensò lui. L’Eletto si mise a osservare il nuovo, sospetto professore e la sua compagnia. L’unico occhio visibile era grande e giallo; esprimeva sincerità e fiducia nonostante l’uomo, dall’aspetto di un ventenne, sembrasse intimorito di tale ruolo, del posto in cui si trovasse, anche se non era nuovo né per lui, né per il resto del gruppo che lo aveva accompagnato. Sorrise verso la Casa dei Tassorosso, spostando l’ingombrante ciuffo e rivelando così l’altro occhio. Era eterocromo, due occhi diversi: il destro giallo, mentre il sinistro rosa, come quello delle persone affette da albinismo. Le ragazze della casata gialla e nera sembravano invaghite immediatamente del nuovo professore, scordandosi che probabilmente aveva il doppio della loro età, solo che non lo dimostrava, come nessuno del quartetto dopotutto: sembrava che si fossero tutti appena diplomati.
<< Continuiamo adesso con la professoressa Lucy Fairjewel, ultima della casa Corvonero. >> disse la McGranitt cercando di riportare l’attenzione delle ragazzine su di sé. Stava indicando la ragazza più bassa del quartetto. Bionda, capelli lunghi con una frangia che le copriva l’alta fronte, portava un paio di occhiali neri come i suoi occhi, delle lenti ovali che le incorniciavano perfettamente il viso tondo. Le forme piene del petto avevano attirato l’attenzione della stragrande maggioranza dei ragazzi, i quali, al contrario delle studentesse, non si chiedevano come facessero quelle esili gambe e quel corpicino, apparentemente debole e magro, a sorreggere un importante peso sul petto.
<< La signorina Fairjewel si occuperà dell’insegnamento degli Incantesimi. Vi ricordo anche che da quest’anno saranno possibili anche delle lezioni private coi i professori, visto che l’anno scorso avevamo tutti altro a cui pensare. >> seguì un eco misto a bisbiglio tra gli alunni.
<< Vi spiego meglio. >> ricominciò la preside. << Ognuno di questi professori sarà disponibile in certi giorni a certi orari e aiuteranno gli studenti bisognosi in una delle materie nelle quali sono specializzati. Diciamo che faranno da “Tutor”. Potrete chiedere aiuto in una delle materie prenotandovi sulla bacheca laggiù. >> terminò indicando la bacheca appesa accanto al portone della Sala Grande.
<< Bene. Accogliamo adesso il Professor Griffiths, dei Grifondoro. Insegnerà Cura delle Creature Magiche assieme ad Hagrid. >>
<< Grazie prof, ma avrei una cosa da aggiungere se permette. Una cosina piccina, picciò. >> chiese lui facendole l’occhiolino. << Quando fa così, Griffiths, non è nulla di buono. >> rispose la strega. << Ma prof, sono cambiato, non sono più uno studente. >> la implorò. Alla fine la donna cedette:
<< Sii breve. >>
<< Ma certo. >> affermò lui tutto sorridente rimanendo al suo posto. << Ragazzi, prima che inizi l’anno ho da darvi un consiglio importantissimo se volete arrivare vivi alla fine di quest’anno. >> prese un bel respiro e urlò:
<< Non vi azzardate più a guardare la mia donna così! >>
Silenzio generale. “Tra tutte le cose che poteva dire, questa?” pensò Harry, sicuro che tutti i presenti condividessero il suo pensiero.
<< Pacato come sempre, Griffiths. >> commentò la ragazza accanto a lui, nonché l’ultima del gruppo. L’ex Grifondoro si girò verso di lei con aria di sfida. Si sistemò un ciuffo di quei capelli spettinatissimi dietro l’orecchio; pareva non se li fosse mai curati: molti lasciati liberi, lunghi poco oltre le spalle e altrettanti raccolti in un codino che non bastava a trattenere la ribellione di quei ciuffi castani. Non c’era un capello che seguisse l’altro, quello era sicuro! << Che vuoi Mi? >> ringhiò lui.
<< Io nulla. Notavo solo che ti sei riaffermato il solito: continui a spaventare i più piccoli. >> disse lei con calma: la rabbia del collega le era scivolata addosso. Dall’inizio della presentazione fino a quel momento era rimasta con le braccia non proprio conserte, ma appoggiate davanti a lei, non sembrava nemmeno interessata a quello che succedeva intorno, si guardava in giro con occhi assenti, senza incrociare lo sguardo di nessuno.
<< Ragazzi dai, smettetela. >> li pregò Lucy mentre Hector si portò una mano sul volto.
<< Signori, vi ho chiamato pensando che foste maturati dopo tutti questi anni e invece vi ritrovo tali e quali! – li sgridò la McGranitt. << “Come ai vecchi tempi” avevi detto Keith, no? Sei stato accontentato: sgridata dalla McGranitt entro le prime 24 ore a scuola… stavolta però hai battuto ogni record. >> continuò “Mi’”. Non era né bella, né brutta, forse sopra la media, ma nemmeno di così tanto. Capelli rossi di media lunghezza, lisci e occhi verdi. A quella vista, Harry cercò di guardare qualcos’altro, qualunque cosa! Troppo simile a qualcuno a cui teneva troppo, qualcuno che poteva vedere solamente nelle foto e nei sogni.
<< Signorina Sliferang, non mi costringa a rimandarla a casa già stanotte! >>
L’ultima professoressa non rispose, si limitò a tornare nella sua posizione.
<< Continuiamo con la professoressa Mina Sliferang, dei Serpeverde. >> << Ovviamente. Avrebbe il carattere giusto per insegnare Pozioni, ma visto che c’è Lumacorno sono tranquillo. >> bisbigliò Ron. << La signorina Sliferang è stata incaricata di una nuova materia: Magia Elementale. Ora, prima di dare l’inizio ufficiale all’anno scolastico avrei una sorpresa per tutti voi. >>
Le porte della Sala Grande si aprirono al “sorpresa” lasciando tutti a bocca aperta… e il Prescelto capì. Capì la lettera. Da quelle porte arrivò un uomo, un uomo dai capelli corvini e la pelle giallastra.
<< Diamo un caloroso bentornato al professor Piton, che avrà la cattedra di Difesa Contro le Arti Oscure. >> e cominciò un bell’applauso, uno di quelli così rumorosi da farti apprezzare il chiasso, il caos. Una reazione alquanto prevedibile: stavano accogliendo un eroe di guerra dopotutto, ma una domanda percorreva le testoline di tutti. “Come è sopravvissuto? L’abbiamo visto morire.” si chiese Harry.
<< Immagino che siate tutti curiosi di sapere che… >> riprese a parlare la nuova preside cercando di resistere alle lacrime << … sono, anzi, siamo tutti riconoscenti alla professoressa Sliferang per aver usato le sue conoscenze per salvare il caro professor Piton e strapparlo alla morte. Spero che con questo siate tutti stimolati a impegnarvi seriamente e molto, molto duramente quest’anno: una minaccia è stata sventata, ma chissà che il mondo non ne stia tenendo un’altra in serbo. >> cominciò un altro applauso, ancora più forte di quello di prima. Si alzarono tutti in piedi, o quasi. Ron si rivolse nel caos generale ai suoi compagni:
<< Ragazzi, ditemi che è uno scherzo. >>
<< Mi sa di no Ron. Siamo increduli come te. >> affermò Hermione mentre i professori stavano tutti prendendo posto sul lungo tavolo. Il nuovo professore di Trasfigurazione si mise immediatamente alla destra della McGranitt, mentre Griffiths e la sua compagna alla destra del loro compagno. A Piton era stato riservato il suo solito posto, con l’ultimo membro dei Serpeverde alla sua sinistra.
 
 
 
Disclaimer: Quasi tutti i personaggi e i luoghi presenti in questa storia appartengono a J.K. Rowling e a chi ne detiene i diritti. Il personaggio originale e la trama di questo racconto sono, invece, in quanto mie creazioni, di proprietà della sottoscritta; di conseguenza occorre il mio esplicito e preventivo consenso per pubblicare/tradurre altrove questa storia e/o per estrapolare una citazione dalla stessa.
Questa storia è stata scritta esclusivamente per puro divertimento e non ha alcuno scopo di lucro, non è pertanto intesa alcuna violazione del copyright.
 
Cap. 1 - Settembre
 
La guerra era finita. Il mondo magico era salvo un’altra volta grazie allo sforzo e al sacrificio di molte, forse troppe persone: Lupin era morto; Fred anche; per non parlare di Dobby; della morte di Severus e di quella che aveva lasciato la ferita più profonda di tutte, quella di Silente. L’uomo che aveva capito come sconfiggere il Signore Oscuro e dedicato la sua vita nel compimento del bene supremo. Tutti hanno sofferto per la sua morte, ma quello che ne stava risentendo di più era Harry, che l’aveva visto espirare proprio davanti ai suoi occhi, incosciente di quello che il preside aveva in serbo per lui, l’uomo sapeva sin dall’inizio quale sarebbe stato il suo destino, anzi, quello di entrambi.
Al momento, Harry stava nella casa dei Black, la stessa dove aveva scoperto, e in seguito sarebbe entrato a far parte dell’Ordine della Fenice. Stava da solo, e questo di certo non lo aiutava a superare quella depressione post guerra; dopotutto Kreacher non era mai stato di grande compagnia, perciò passava gran parte del suo tempo sdraiato sul letto, a contemplare il soffitto, oppure faceva un giro veloce nei quartieri babbani, per evitare di entrare in contatto con qualsiasi mago: gli avrebbero di sicuro detto che era un eroe, lo avrebbero ringraziato, ma lui non era affatto contento di ciò. Ogni volta che incontrava per sbaglio qualcuno del mondo magico, ecco che partiva la stessa storia, dicevano tutti le stesse frasi, e lui si sentiva sempre peggio, sempre deluso di quel che aveva fatto. “Magari se non avessi fatto quella scelta, sarebbe ancora vivo.” pensava sempre, se lo ripeteva per tutti quelli che avevano dato la loro vita per far sì che lui adempisse al suo compito, al suo destino di salvare tutti… “Già, salvare tutti. Non sono mai stato il Prescelto: non sono riuscito a salvarli tutti. Bel Prescelto che sono.”. I sensi di colpa lo stavano divorando, finché una mattina dei primi giorni di settembre, Kreacher entrò in camera sua, dove il giovane mago stava, come si aspettava l’elfo domestico, sdraiato sul letto a pancia all’insù, con le braccia dietro la testa a guardare il nulla.
<< Signorino Potter, sono arrivati dei gufi per lei. >> e gli porse tre lettere.
<< Grazie, Kreacher. >> guardò il nome dei mittenti. Il Ministero della Magia, Hermione e una laccata con lo stemma di Hogwarts, proveniva probabilmente dalla McGranitt. Aprì la prima lettera.
<< Gentile Sig. Potter,
 
da parte del Ministero della Magia Inglese e di tutto il Mondo Magico, La ringrazio per i Suoi servizi. Le Sue gesta e il Suo coraggio non saranno mai dimenticati.
Approfitto dell’occasione per farle le mie più sincere condoglianze per tutte le perdite che ha subito.
 
Sinceramente,
 
il Ministro della Magia >>.
La prima lettera era andata, lasciando di nuovo Harry nel suo sconforto. Buttò quel pezzo di carta nel caminetto, sperando così di gettare anche i suoi tormenti nel fuoco; quindi aprì la busta di Hermione.
<< Ciao Harry,
 
come stai? Non ti sei più fatto sentire dopo la fine della guerra, e ci stiamo preoccupando tutti. Attualmente sono dagli Weasley, e sono sicura che sarebbero molto felici di avere anche te, dopotutto abbiamo patito gli stessi mali… non è che ti voglia fare la morale o altro, ma ci manchi, Harry, specialmente a Ron e a Ginny.
Speriamo di rivederti entro metà settembre, perché sia Ron, sia io abbiamo intenzione di terminare la scuola.
Fatti sentire presto, ti prego: abbiamo bisogno di avere tue notizie… almeno se stai bene.
 
Hermione e Ron >>
“Quindi l’hanno firmata insieme; però hanno ragione: sono stato un pessimo amico. Gli scriverò stasera… sperando di aver preso una decisione.” pensò il giovane, e al pensiero del nuovo anno scolastico mosse di corsa le sue dita per aprire la terza e ultima busta, ovvero quella della nuova preside: Minerva McGranitt.
<< Sig. Potter,
 
sperando che questa lettera Le sia gradita, Le chiedo gentilmente di continuare il suo percorso di studi con i suoi colleghi dello stesso anno.
Sono consapevole di ciò che sta passando, ma vorrei che ritrovasse lo spirito combattivo e il coraggio che Le appartiene per affrontare quest’ultimo A.S. Dopotutto, se la memoria non m’inganna, voleva diventare Auror. Spero che le sue aspirazioni non siano cessate: dolerebbe non solo a me, in quanto sua ex-docente che l’ha vista crescere e diventare il giovane uomo che ha reso possibile l’impossibile, ma specialmente a Lei.
 
Spero di ricevere presto una Sua risposta.
In allegato trova i titoli dei libri e le materie del settimo, nonché ultimo anno.
 
P.S.      Nel caso in cui accettasse la mia richiesta, Le assicuro che ci sarà una lieta sorpresa ad attenderla.
 
Sinceramente,
Minerva McGranitt >>
L’occhialuto rilesse un’altra volta il contenuto della lettera. L’ex professoressa di Trasfigurazione sapeva come attirare la sua attenzione, quali bottoni premere, nonostante ciò l’Eletto non sapeva cosa fare, dove andare: non era mai stato un granché a prendere decisioni da solo, perciò colse la palla al balzo. Avrebbe deciso cosa fare e avrebbe rivisto gli altri membri del trio quello stesso giorno. Avvertì Kreacher che sarebbe partito per un periodo di tempo indeterminato, andò nel camino collegato alla Metropolvere più vicino e si materializzò nella Tana.
<< Harry! >> urlò Hermione, stupita (ma non così tanto dopotutto), dell’impulsività del Prescelto. Erano tutti a tavola, e lui era apparso dal nulla senza avvertire, né inviare un gufo. Nonostante ciò, Il-Ragazzo-Che-È-Sopravvissuto fu accolto calorosamente dagli Weasley; Molly fu la prima ad alzarsi e ad andare verso il giovane:
<< Harry caro! Avresti potuto mandarci un gufo per avvertirci della tua visita… ci hai colti di sorpresa. Forza, su, unisciti a noi. >> disse facendolo sedere tra Ginny e George.
<< Grazie signora Weasley, mi scusi per l’intrusione, ma avevo urgente bisogno di… rivedervi, e non potevo aspettare ed inviare un gufo. >>
<< Nessun problema, Harry. >> affermò Arthur << Siamo sempre felici di averti tra noi. Poi, sei “Il-Ragazzo-Che-Ha-Salvato-Il-Mondo” tu, e come potremmo dirti di no? >>
A quella frase gli occhi di Harry si posarono involontariamente su George, che portava ancora le bende sul volto, e i sensi di colpa presero di nuovo il sopravvento, tanti, troppi pensieri, un sacco d’immagini della guerra e della morte che portarono Il-Ragazzo-Che-È-Sopravvissuto a non rivolgere più lo sguardo, né la parola a George per il resto della giornata… e qualcuno se ne accorse.
A fine giornata, al tramonto, Harry decise di contemplare il sole all’orizzonte fuori, a pochi passi dalle rive del laghetto di fronte la Tana. Se ne stava in piedi, accarezzato dal vento caldo proveniente da sud. Una voce femminile lo richiamò; era Ginny, la quale si mise accanto a lui.
<< Hai parlato pochissimo oggi. >> cominciò lei.
<< Tu dici? >> contestò lui, senza nemmeno girarsi.
<< Cos’hai, Harry? È per quello che ha detto mio padre? >> silenzio. << Harry, non puoi sentirti in colpa per ogni cosa che accade. >> disse la rossa alzando il tono di voce, ma il suo ragazzo non si degnò nuovamente di voltarsi: sembrava rimanere impassibile alle sue parole. A quel punto la Weasley più giovane tornò nella posizione iniziale, che era la stessa che l’altro aveva assunto sin dall’inizio. Sospirò.
<< Quel che è successo, è successo… Fred e gli altri sapevano quello a cui andavano incontro, conoscevano i rischi. >> si girò un’ultima volta, prendendo l’Eletto per le mani << Io ti ringrazio per averci salvati. >> lo baciò solo per un istante, non perché lo volesse lei, ma perché erano arrivate altre due persone che, come lei, volevano parlare con Il-Ragazzo-Che-È-Sopravvissuto.
<< Meglio che vada. >> annunciò lei, ed entrò in casa.
Il trio che aveva ucciso Voldemort rimase in silenzio per un lunghissimo secondo, guardandosi negli occhi. Come al solito, fu la ragazza a iniziare il discorso:
<< Immagino tu sia venuto qui subito dopo aver ricevuto la nostra lettera. >> il ragazzo annuì. << Dunque? Che hai deciso? >>
<< Io… io non ho deciso. >> affermò infine con la testa bassa.
<< Come no? Harry, devi decidere il più presto possibile: la scuola inizia tra poco! >>
<< Lo so! Ma la scuola non sarebbe la stessa senza… senza… >>
<< Senza Silente? >> completò la frase Ron.
<< Già… inoltre non c’è neanche più Piton. So che non mi è mai piaciuto, ma sapere che ha fatto così tanto per me senza che io me ne accorgessi, o lo ringraziassi nei suoi ultimi istanti… mi fa venire una rabbia… >>
<< Noi ti capiamo, Harry. >> continuò il rosso. << Ma non puoi combattere i tuoi sensi di colpa da solo. Pensi che non lo sappiamo che sei rimasto per tutta l’estate a casa di Sirius da solo con Kreacher? Per diamine Harry, io sarei impazzito al posto tuo se fossi rimasto solo con quell’elfo maligno! >>
<< Quello che vuole dire Ron… >> interruppe Hermione prima che il suo ragazzo cominciasse a fare un discorso dei suoi e divagasse << …è che noi ci saremo sempre per te, Harry. Lo siamo sempre stati. Perciò devi decidere se venire con noi o meno. Non ti voglio costringere, ma lasciami dire solamente questa cosa: è solo l’ultimo anno, Harry, molto probabilmente sarà l’ultima occasione per entrarci e rivedere i nostri compagni. Vuoi davvero che l’ultimo ricordo di Hogwarts sia quello di una scuola mezza distrutta dalla guerra, dalla battaglia e di te che cammini nella Sala Grande piena di feriti e morti su dei lenzuoli bianchi? >>
L’Eletto guardò di nuovo per terra, poi l’orizzonte che stava dietro di lui. Il sole era appena tramontato e il buio stava prendendo il sopravvento del cielo e di tutto il resto. Fu come una visione per Harry: il sole era lui, e il buio i brutti ricordi e il rimorso di non essere stato abbastanza. Non era una bella visione, voleva la luce, voleva che quella stella tornasse a illuminare i campi, che lui brillasse. Perciò si voltò nuovamente verso i suoi due migliori amici annunciando:
<< D’accordo. Come al solito, mi hai convinto Hermione. Grazie ragazzi. >> si avvicinò alla coppia e il trio, di nuovo unito, si strinse in un abbraccio breve, ma significativo, pieno di sentimenti e speranze.
<< Allora, domani tutti a Diagon Alley a prendere il necessario, e dopodomani tutti al ! >> annunciò la ragazza, che a quanto pare era l’unica ad avere voglia di tornare sui banchi di scuola. Era come una babbana che aveva scoperto che sarebbe partita per Disneyland. Il rosso commentò la scena:
<< Ah, Hermione, perché sei così felice? A me sta tornando la depressione al pensiero della scuola… e non c’è Piton per diamine! >> risero.
                                                                       ***
Sul treno gioia e malinconia erano perfettamente fusi: nessun sentimento risaltava, positivo o negativo che fosse. I giovani maghi facevano mente locale sui bagagli; altri osservavano i nuovi libri scolastici, cercando così di partire avvantaggiati rispetto ai colleghi dello stesso anno; quelli del primo anno, invece, più di tutti mostravano quel misto di sentimenti così opposti: gioia e paura. Temevano di avere un professore severissimo, o che addirittura potesse essere un Mangiamorte sfuggito al Ministero; tuttavia avevano un fuoco dentro che difficilmente avrebbero contenuto prima di arrivare a destinazione.
Erano a metà del viaggio e la signora che vendeva i dolciumi stava passando di fronte al vagone del famoso trio:
<< Volete delle caramelle, ragazzi? >>
<< Ehm, no grazie. >> rispose Hermione.
Ron la guardava in cagnesco come a voler dire: “Come osi parlare per noi sulle caramelle?!”. La signora stava per andarsene, quando si sentì chiamare:
<< Aspetti! >> era un ragazzo, probabilmente aveva la loro età. Prese delle Tuttigusti ringraziando la signora molto cordialmente, con un bellissimo sorriso. << Aspetta… dove… ti conosco per caso, giovanotto? >>
<< Eh? Non credo signora: è la prima volta che salgo su questo treno. Mi dispiace averla disillusa. >> si scusò, come se il suo peccato peggiore fosse stato quello di somigliare a qualcuno che non conoscesse.
<< Oh, davvero? Certo che sei davvero alto per essere uno del primo anno allora. >> commentò portandosi le mani sul mento << No, perché sai… mi ricordi un giovane che molti anni fa prendeva questo stesso treno. Magari sei il suo fratellino? >> continuò mentre lentamente allungava la mano destra verso il viso coperto da un foltissimo ciuffo di capelli neri. << Eppure questo viso l’ho già visto da qualche parte. >>
<< Purtroppo sono figlio unico, signora. >> affermò lui, abbassando dolcemente la mano rugosa e insistente della donna.
<< Allora Hec! Quanto tempo bisogna aspettare per queste cazzo di caramelle? >> si sentì un urlo decisamente poco pacato. << A-arrivo subito! Mi dispiace signora, ma devo andare. >> disse allontanandosi velocemente, mentre la donna riprese a spingere il carrello borbottando tra sé e sé:
<< Eppure sono sicura di conoscerlo, per diamine. Ma dove? >>
Il trio aveva guardato tutta la scena e incuriosito, Ron chiese:
<< Certo che la vecchia si sta piano, piano rimbambendo. >>
<< Ha anche una certa età, Ron. Penso sia vicina alla pensione. >> rispose Hermione. << Piuttosto, l’avete riconosciuto? >> continuò la Grifondoro.
<< No. Perché, è famoso? >> chiese il rosso.
<< No. >> disse seccamente lei. << Mi chiedevo solamente se uno di voi due lo conoscesse. Io non l’ho mai visto. >>
<< Sarà sicuramente uno del primo anno. >> intervenne Harry.
<< No Harry, non ho mai visto undicenni di 1 metro e 80. >> commentò la giovane. << Magari lui è il primo. >> continuò Ron.
<< Ragazzi, aveva anche un inizio di barba! >> affermò incredula.
<< Come hai fatto a vedere che aveva la barba? >> chiese Harry.
<< E come mai ti sei soffermata così tanto a vederlo? >> chiese il fidanzato di lei, guardandola in cagnesco per la sua evidente gelosia. Hermione rispose con calma:
<< Harry, probabilmente dal tuo lato non lo potevi vedere visto che quello aveva il lato sinistro del volto coperto dai capelli, ma noi qua lo vedevamo perfettamente, e lo confermo: non è un ragazzo del primo anno, e non l’ho mai visto a scuola. >>
<< E con questo che vorresti dire? >>
<< Non voglio andare a conclusioni affrettate, ma potrebbe essere un agente del Ministero inviato per controllare la situazione, visto che siamo appena usciti da un periodo di guerra. >>
<< E a che scopo? >>
<< Non ne ho idea, ma ormai ho l’abitudine di controllare qualsiasi cosa: ogni volta che torniamo ad Hogwarts ne succedono di tutti i colori. >> terminò col viso che si scuriva dalla tristezza dei ricordi.
<< Non penso che quest’anno sarà così, anzi, ne sono quasi sicuro. >>
<< Che intendi Harry? >> chiese Ron.
<< Guardate. >> disse loro mostrando la lettera della McGranitt. << C’è scritto che ci sarà una lieta sorpresa, e anche se non ho idea di cosa significhi, sono sicuro che indicherà un anno tranquillo. >>
<< Forse hai ragione. E probabilmente sarà anche abbastanza strano per noi frequentare Hogwarts senza alcun intoppo, senza preoccuparci di… quelle cose brutte. >> concluse Ron con un mezzo sorriso che poi si è trasformato in una linea piatta e inespressiva.
<< Secondo voi che cosa ci aspetterà? >> chiese curioso l’occhialuto.
<< Boh. Ma dalla McGranitt mi aspetterei anche un regalo tipo “Era il coraggio di tornare a scuola il suo regalo signor Potter.”, o una cosa del genere. Magari era solo una scusa solamente per attirarti. >> continuò l’amico.
<< Ron… stiamo cercando di sollevarci ed essere positivi. Come al solito hai un gran tatto. >> commentò la fidanzata.
<< Che ho detto? >>
<< Piuttosto, Hermione. >> iniziò Harry << Come era fatto quel tipo? Sai, in tal caso la tua ipotesi si dimostrasse vera… dovremmo indagare… no? >>
<< Certo che non le perdi mai le tue abitudini. >> aggiunse lei ridacchiando.
<< Ma se sei stata tu la prima! >> risero.
<< Ad ogni modo… >> riprese lei << Era molto alto. Indossava una felpa giallognola, marroncina con cappuccio. Gli stava abbastanza larga. Non era né abbronzato, né pallido, ma aveva decisamente un bel viso nonostante si vedesse solamente la parte destra del volto: la sinistra era coperta interamente da un sacco di capelli neri, sembravano quasi violacei a tratti. Probabilmente per colpa della luce. L’occhio… non ho visto bene il colore, ma pareva… giallo? O un marrone molto chiaro. E poi il sorriso… era un bellissimo sorriso: sembrava potesse illuminare ogni cuore… per un attimo mi ero perfino scordata che lo stavo “studiando”. >>
<< Hai visto se portasse un simbolo, una spilla di una casa di Hogwarts? >> continuava ad indagare l’Eletto.
<< No. Niente di niente. Ed è anche per questo che mi ero insospettita: mancano pochi minuti all’arrivo, e ancora non aveva indossato la divisa. Alquanto sospetto per un normale studente, no? >>
<< Oltretutto non è solo. C’era un tizio che l’ha chiamato, giusto? >> continuò il ragazzo con la cicatrice.
<< Non sbagli. >>
<< Mm… >> fece Ron portandosi l’indice e il pollice al mento con fare da detective.
<< Che hai Ron? >> chiese il Prescelto.
<< Hai detto che aveva i capelli che coprivano il volto, eh? >> chiese alla ragazza, che annuì. << Mio padre me ne ha parlato di questi tizi. Disse che nel mondo Babbano li chiamino eco, e che si stiano diffondendo a macchia d’olio in questo periodo. >>
<< Si chiamano emo, Ron! >> confermò Harry ridendo.
Sentirono il treno fischiare. Era giunto il momento di scendere.
                                                                                     ***
<< Benvenuti e bentornati a tutti nella Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Sono la preside Minerva McGranitt, e ho il piacere di accogliere tutti voi, facce vecchie e nuove. Prima di spiegare ai nuovi arrivati la Coppa delle Case e quant’altro, ho il piacere e l’onore di accogliere quattro nuovi professori, nonché ex studenti di Hogwarts e gli ultimi, veri eredi dei fondatori della nostra antica scuola. >>
Dal portone d’ingresso al salone entrarono quattro ragazzi, due maschi e due femmine, ognuno di altezza diversa, e si separarono in due coppie, in piedi, ai lati della nuova preside. Ognuno di loro si era messo in linea con uno dei quattro gruppi per cui era divisa la scuola; probabilmente era la loro vecchia casa, oppure quella dei loro antenati. Il trio si scambiò degli sguardi misti tra timore e curiosità. Insomma, “ultimi eredi”, l’ultimo non era Voldemort, che avevano appena sconfitto? Ron bisbigliò:
<< Ragazzi, non dovremmo mica combattere un altro erede di Serpeverde, vero? >>
<< Spero proprio di no, anche perché non è detto che siano i diretti discendenti. Ricordo di aver controllato l’albero genealogico dei quattro fondatori, e mi pare che Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato fosse stato l’ultimo. >> puntualizzò Hermione, mentre tutti e tre ascoltavano il resto del discorso dell’ex professoressa di Trasfigurazione.
<< A partire dalla mia sinistra, abbiamo il professor Hector Leonidas Hughes, della casa dei Tassorosso. Insegnerà Trasfigurazione al posto mio. >> questi fece un inchino di 15 gradi verso gli studenti. I suoi capelli mossi, color cenere e un morbido ciuffo che gli copriva la parte sinistra del volto per intero scatenò qualcosa nei tre ragazzi.
<< Non mi dire… >>
<< Oh cielo! È lui! >> affermò Weasley.
<< Quindi… abbiamo sospettato di un professore. >> commentò Hermione.
<< Vi ricordo che sin dal primo anno abbiamo avuto a che fare con professori sospetti. >> intervenne l’occhialuto.
<< Ma Harry, dopo quello che abbiamo passato, penso che la McGranitt abbia controllato più volte prima di affidare a qualcuno quest’incarico. >> disse la ragazza cercando di farlo ragionare.
<< Sarà, ma io non mi fido ancora. >>
“Tutto è successo sempre perché mi sono fidato di qualcuno.” pensò lui. L’Eletto si mise a osservare il nuovo, sospetto professore e la sua compagnia. L’unico occhio visibile era grande e giallo; esprimeva sincerità e fiducia nonostante l’uomo, dall’aspetto di un ventenne, sembrasse intimorito di tale ruolo, del posto in cui si trovasse, anche se non era nuovo né per lui, né per il resto del gruppo che lo aveva accompagnato. Sorrise verso la Casa dei Tassorosso, spostando l’ingombrante ciuffo e rivelando così l’altro occhio. Era eterocromo, due occhi diversi: il destro giallo, mentre il sinistro rosa, come quello delle persone affette da albinismo. Le ragazze della casata gialla e nera sembravano invaghite immediatamente del nuovo professore, scordandosi che probabilmente aveva il doppio della loro età, solo che non lo dimostrava, come nessuno del quartetto dopotutto: sembrava che si fossero tutti appena diplomati.
<< Continuiamo adesso con la professoressa Lucy Fairjewel, ultima della casa Corvonero. >> disse la McGranitt cercando di riportare l’attenzione delle ragazzine su di sé. Stava indicando la ragazza più bassa del quartetto. Bionda, capelli lunghi con una frangia che le copriva l’alta fronte, portava un paio di occhiali neri come i suoi occhi, delle lenti ovali che le incorniciavano perfettamente il viso tondo. Le forme piene del petto avevano attirato l’attenzione della stragrande maggioranza dei ragazzi, i quali, al contrario delle studentesse, non si chiedevano come facessero quelle esili gambe e quel corpicino, apparentemente debole e magro, a sorreggere un importante peso sul petto.
<< La signorina Fairjewel si occuperà dell’insegnamento degli Incantesimi. Vi ricordo anche che da quest’anno saranno possibili anche delle lezioni private coi i professori, visto che l’anno scorso avevamo tutti altro a cui pensare. >> seguì un eco misto a bisbiglio tra gli alunni.
<< Vi spiego meglio. >> ricominciò la preside. << Ognuno di questi professori sarà disponibile in certi giorni a certi orari e aiuteranno gli studenti bisognosi in una delle materie nelle quali sono specializzati. Diciamo che faranno da “Tutor”. Potrete chiedere aiuto in una delle materie prenotandovi sulla bacheca laggiù. >> terminò indicando la bacheca appesa accanto al portone della Sala Grande.
<< Bene. Accogliamo adesso il Professor Griffiths, dei Grifondoro. Insegnerà Cura delle Creature Magiche assieme ad Hagrid. >>
<< Grazie prof, ma avrei una cosa da aggiungere se permette. Una cosina piccina, picciò. >> chiese lui facendole l’occhiolino. << Quando fa così, Griffiths, non è nulla di buono. >> rispose la strega. << Ma prof, sono cambiato, non sono più uno studente. >> la implorò. Alla fine la donna cedette:
<< Sii breve. >>
<< Ma certo. >> affermò lui tutto sorridente rimanendo al suo posto. << Ragazzi, prima che inizi l’anno ho da darvi un consiglio importantissimo se volete arrivare vivi alla fine di quest’anno. >> prese un bel respiro e urlò:
<< Non vi azzardate più a guardare la mia donna così! >>
Silenzio generale. “Tra tutte le cose che poteva dire, questa?” pensò Harry, sicuro che tutti i presenti condividessero il suo pensiero.
<< Pacato come sempre, Griffiths. >> commentò la ragazza accanto a lui, nonché l’ultima del gruppo. L’ex Grifondoro si girò verso di lei con aria di sfida. Si sistemò un ciuffo di quei capelli spettinatissimi dietro l’orecchio; pareva non se li fosse mai curati: molti lasciati liberi, lunghi poco oltre le spalle e altrettanti raccolti in un codino che non bastava a trattenere la ribellione di quei ciuffi castani. Non c’era un capello che seguisse l’altro, quello era sicuro! << Che vuoi Mi? >> ringhiò lui.
<< Io nulla. Notavo solo che ti sei riaffermato il solito: continui a spaventare i più piccoli. >> disse lei con calma: la rabbia del collega le era scivolata addosso. Dall’inizio della presentazione fino a quel momento era rimasta con le braccia non proprio conserte, ma appoggiate davanti a lei, non sembrava nemmeno interessata a quello che succedeva intorno, si guardava in giro con occhi assenti, senza incrociare lo sguardo di nessuno.
<< Ragazzi dai, smettetela. >> li pregò Lucy mentre Hector si portò una mano sul volto.
<< Signori, vi ho chiamato pensando che foste maturati dopo tutti questi anni e invece vi ritrovo tali e quali! – li sgridò la McGranitt. << “Come ai vecchi tempi” avevi detto Keith, no? Sei stato accontentato: sgridata dalla McGranitt entro le prime 24 ore a scuola… stavolta però hai battuto ogni record. >> continuò “Mi’”. Non era né bella, né brutta, forse sopra la media, ma nemmeno di così tanto. Capelli rossi di media lunghezza, lisci e occhi verdi. A quella vista, Harry cercò di guardare qualcos’altro, qualunque cosa! Troppo simile a qualcuno a cui teneva troppo, qualcuno che poteva vedere solamente nelle foto e nei sogni.
<< Signorina Sliferang, non mi costringa a rimandarla a casa già stanotte! >>
L’ultima professoressa non rispose, si limitò a tornare nella sua posizione.
<< Continuiamo con la professoressa Mina Sliferang, dei Serpeverde. >> << Ovviamente. Avrebbe il carattere giusto per insegnare Pozioni, ma visto che c’è Lumacorno sono tranquillo. >> bisbigliò Ron. << La signorina Sliferang è stata incaricata di una nuova materia: Magia Elementale. Ora, prima di dare l’inizio ufficiale all’anno scolastico avrei una sorpresa per tutti voi. >>
Le porte della Sala Grande si aprirono al “sorpresa” lasciando tutti a bocca aperta… e il Prescelto capì. Capì la lettera. Da quelle porte arrivò un uomo, un uomo dai capelli corvini e la pelle giallastra.
<< Diamo un caloroso bentornato al professor Piton, che avrà la cattedra di Difesa Contro le Arti Oscure. >> e cominciò un bell’applauso, uno di quelli così rumorosi da farti apprezzare il chiasso, il caos. Una reazione alquanto prevedibile: stavano accogliendo un eroe di guerra dopotutto, ma una domanda percorreva le testoline di tutti. “Come è sopravvissuto? L’abbiamo visto morire.” si chiese Harry.
<< Immagino che siate tutti curiosi di sapere che… >> riprese a parlare la nuova preside cercando di resistere alle lacrime << … sono, anzi, siamo tutti riconoscenti alla professoressa Sliferang per aver usato le sue conoscenze per salvare il caro professor Piton e strapparlo alla morte. Spero che con questo siate tutti stimolati a impegnarvi seriamente e molto, molto duramente quest’anno: una minaccia è stata sventata, ma chissà che il mondo non ne stia tenendo un’altra in serbo. >> cominciò un altro applauso, ancora più forte di quello di prima. Si alzarono tutti in piedi, o quasi. Ron si rivolse nel caos generale ai suoi compagni:
<< Ragazzi, ditemi che è uno scherzo. >>
<< Mi sa di no Ron. Siamo increduli come te. >> affermò Hermione mentre i professori stavano tutti prendendo posto sul lungo tavolo. Il nuovo professore di Trasfigurazione si mise immediatamente alla destra della McGranitt, mentre Griffiths e la sua compagna alla destra del loro compagno. A Piton era stato riservato il suo solito posto, con l’ultimo membro dei Serpeverde alla sua sinistra.

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Capitolo 2
*** I nuovi prof - La maledetta ***


 
            Mattina del primo giorno. Non tutti i ragazzi erano pronti mentalmente per riprendere il tran tran della scuola, svegliarsi presto, prendere appunti, studiare, sopportare prof bizzarri, e non lo erano neanche fisicamente. La presentazione dei nuovi insegnanti si era fatta per le lunghe, e alla fine hanno terminato di cenare molto, molto tardi.
Harry si svegliò con un mezzo malumore, e Ron forse anche peggio.
<< Diamine. >> si lamentò il rosso alzandosi. << Avrò dormito sì e no quattro ore. >> e continuò a farfugliare qualcosa mentre andava a prepararsi per la colazione. Il-Ragazzo-Che-È-Sopravvissuto gli rispose con qualche verso di stanchezza, testimoniando sia la sua mancanza di ore di sonno, sia la quasi-non-voglia di fare nulla. Quindi chiuse gli occhi mentre si girava dall’altra parte, cercando di recuperare almeno qualche minuto di sonno.
Quando scesero si beccarono l’ennesima ramanzina di Hermione per aver fatto tardi.
Mentre facevano colazione notarono che l’atmosfera era la stessa del primo giorno dell’anno precedente, e di quello prima ancora; in pratica era come se la guerra non ci fosse mai stata.
<< È un sollievo sentire che tutti parlino del futuro e non del passato. Sono tutti emozionatissimi per quest’ultimo anno. >> esclamò Hermione mettendosi al tavolo dei grifoni.
<< Già. >> continuò il ragazzo.
<< A proposito cosa prevede per noi il nuovo orario? >>
<< Non mi dire che non l’hai ancora visto? >>
<< Ehi, ero stanco ieri. >>
La fidanzata sbuffando ammise:
<< È… è un po’ strano. >>
<< Che intendi dire? >> chiese Harry.
<< Vedete… >> ricominciò lei passando ai due ragazzi il foglio con l’orario scolastico. << Ci concentreremo solo su cinque materie, forse sei. >>
<< Magia elementale, Incantesimi, Difesa contro le Arti Oscure, Trasfigurazioni e Pozioni? E questo sarebbe solo oggi? >> chiese Ron timoroso dei suoi voti.
<< Ma questo non è un orario: è un massacro! Non si diplomerà nessuno! E che significa “Lezione extra”? >> continuò a lamentarsi Weasley.
<< Quella è facoltativa Ron; probabilmente sono le ripetizioni di cui abbiamo sentito parlare durante la cerimonia. >>
<< E le dovremmo fare dalle 20:00 a mezzanotte? >>
<< No Ron, dipende dall’orario per cui ti sei prenotato: quello è l’orario in cui puoi incontrare i professori, inclusi sabato e domenica. Sembrano molto disponibili. >>
<< Sì: disponibili a rovinarci l’ultimo anno! >> commentò Ron infine.
***
La prima ora era di Magia Elementale, come già annunciato da Ron; la si praticava nella vecchia aula di Lupin, quella con le finestre enormi. La prof dai capelli rossi li stava aspettando appoggiata alla scrivania.
<< Bene, ora che vi siete seduti tutti, alzatevi. Questa è una magia che si pratica meglio in piedi. >> dichiarò mentre si spostava al centro dell’aula. << Datemi una mano a spostare tutti questi banchi, e non usate la bacchetta: prendetelo come un riscaldamento. Quando avremo finito, mettetevi in cerchio; nel frattempo vi spiegherò che cosa affronterete durante l’anno. >>
<< Ragazzi, voi siete qui per imparare la sublime arte della Magia Elementale. Durante questi anni avete imparato a essere dipendenti della vostra bacchetta; un valore assolutamente sbagliato in mia opinione. Avete visto quanto è facile subire l’incantesimo di Disarmo, Expelliarmus, e non avete idea di quante vittime abbia fatto quest’incantesimo, ancor più delle maledizioni, credetemi! E quando rimarrete senza bacchetta cosa farete? Cosa siete senza quel pezzetto di legno? >> chiese << Siete dei morti che camminano! Perciò durante le mie lezioni vi sarà proibito usare la bacchetta! Se verrete sorpresi a imbrogliare vi costerà caro! >>
<< Bene. Dopo questa premessa, comincia la vera lezione. Ognuno di noi può interagire con almeno uno degli Elementi Naturali, che può essere determinato o dalla discendenza o dalla personalità. I Naturali sono nove: acqua, fuoco, aria, terra, elettricità, ghiaccio, luce, foresta e oscurità. Alla fine dell’anno voglio che ognuno di voi sappia controllare il suo elemento alla perfezione. Per superare il mio esame non accetterò meno di un Eccezionale. >>
<< Ma è il massimo! >> gridò il rosso pensando di non essere sentito, causando un eco di risate soffocate. Hermione alzò la mano:
<< Mi scusi professoressa Sliferang, ma come sapremo il nostro elemento? >>
<< E soprattutto non le sembra di star esagerando? >> bisbigliò Ron a Harry.
<< Con questa. >> aprì il palmo e creò dal nulla una foglia.
<< Che forza! E riusciremo a farlo anche noi? >> chiese Neville.
<< No. >>
<< O meglio, spero di no. Gli alberi sono vivi, e per poterli creare c’è bisogno di altra vita; e siccome non siamo dèi, soltanto chi ha l’Elemento della vita può creare altra vita. >>
<< E lei ce l’ha professoressa? >> chiese una delle Patil.
<< Io li ho tutti. Ho il controllo di tutti gli Elementi, anche degli Innaturali. >>
<< Vuol dire che ci sono altri Elementi? >>
<< Esattamente: vita, realtà, tempo, spazio, mente ed energia. Ma non insegnerò a nessuno di voi come usarli, si rischia troppo. È peggio di usare una delle fatture proibite! >>
<< E come mai professoressa? Insomma, cosa può essere peggiore della maledizione che uccide? >> chiese Harry curioso. La rossa si sedette sulla scrivania sbuffando.
<< Avrei voluto fare una lezione a parte per questo, ma visto che siete così curiosi vi metterò ansia sin da subito. Gli Innaturali alterano l’ordine delle cose, sono poteri che nessuno dovrebbe avere poiché troppo potenti, e se usati, l’universo ti chiede qualcosa in cambio, lo pretende. Potresti pagare un solo incantesimo dimezzando la tua capacità respiratoria, oppure entrando in coma. Potresti addirittura ammattire o, se ti va bene, morire sul colpo. >>
<< Perché dovrebbe essere una fortuna morire? >> intervenne Malfoy.
<< Perché se uno di voi dovesse usare questi incantesimi, se ne è capace, dovrà farlo solo in extremis. Non avete idea della capacità e dei rischi di quest’incantesimi… avere troppo potere è una maledizione, non una benedizione: si può impazzire per il potere, si corrono un sacco di rischi e non solo per via della legge per la quale nulla si crea, nulla si distrugge, ma tutto si trasforma. Quello che prendi, lo devi ridare indietro prima o poi… e se lo dico io che sono una Serpeverde purosangue imparentata con Tom, fidatevi che non è piacevole, né una cosa di cui andar fieri. >>
<< Che cosa ha chiesto a lei l’universo, professoressa? >> chiese Harry
<< Tanto… e ora basta con le chiacchiere! Sono proprio curiosa di sapere quanta gente sverrà durante le mie ore! >>
<< S-svenire? >> commentò preoccupato Ron, e gli sguardi di tutti finirono sul povero Neville, ormai convinto di essere il primo a fallire.
<< Sì, signor Weasley. Questa magia richiede un sacco di concentrazione, specialmente a metà anno, quando inizieremo ad usarli senza movimenti delle mani. >> rispose cinguettante lei mentre distribuiva le foglie agli studenti.
<< Ora dovete esclusivamente concentrarvi sulla foglia che avete in mano. Mi raccomando, non guardate o parlate col vostro vicino, o non combinerete nulla. Quando noterete un cambiamento della foglia, chiamatemi. Se qualcuno non avesse fatto nulla entro la fine della lezione dovrà ripeterlo nei giorni a seguire finché non lo dico io. >>
Tutti si misero a fissare quella piccola foglia che avevano in mano, molti di loro stavano diventando rossi per lo sforzo, mentre altri aspettavano che la fogliolina combinasse qualcosa dicendo cose a caso sottovoce, e tra questi c’era Ron. << Ingrandisci! Diventa piccola! No? Cambia colore! Ehm… diventa gialla! Brucia! Fa’ qualcosa maledizione! >>
<< Non parlate! >> lo rimproverò la prof dandogli uno scappellotto sul collo.
<< Come ai vecchi tempi Ron, eh. >> disse ridacchiando l’occhialuto.
<< Diamine… e non oso immaginare come sarà di buon umore il pipistrello ora che è tornato dalla morte! >>
<< Vedrai che avrò l’elemento più forte Potter! >> esclamò Malfoy.
“Neanche dopo tutto quello che ha fatto è cambiato il biondo platino eh.” pensò Harry cercando di nascondere un mezzo sorriso; in realtà Draco era cambiato veramente e stavano anche cominciando ad avere un rapporto sano, ma non potevano nascondere la rivalità che li ha accompagnati sin dal loro ingresso a scuola.
Era passata una buona mezz’ora e ancora nessuno era riuscito a combinare qualcosa con quella fogliolina. << Prof, ma cos’è che dovrebbe fare di preciso? >> chiese un Serpeverde irritato.
<< Non lo so. >>
<< Che significa “Non lo so”? >>
<< Dipende dal vostro elemento. Potrebbe spezzarsi, polverizzarsi, cambiare colore. Tutto dipende da voi, ma non è una cosa che decidete. >>
Passarono altri cinque minuti e la situazione era rimasta la stessa: gli studenti erano spazientiti e irritati, mentre la professoressa li prendeva in giro.
<< Se non riuscite a fare una cosa così semplice vuol dire che non lo state facendo bene. Ma che pensate? Che basta fissarla? Dovete riuscire a spostare l’energia sulla foglia, c’è bisogno che ve lo dica io? Mezzi babbani che non siete altro! Ha proprio ragione Sev, siete delle teste di… vabbè lasciamo perdere. Non passerete mai il mio esame se continuate a dipendere dalla bacchetta: siete voi la fonte di magia principale, non i peli di unicorno morto! >>
“Incanalare l’energia magica?” questa frase rimbombava nella testa del Prescelto, che però non trovava alcuna risposta. “Ma che forma ha l’energia? Com’è fatta?”
<< Oh guardate che vento si è alzato. Si muove tutto velocemente fuori adesso. >> cinguettò l’erede di Serpeverde con tono strano.
<< Ma è impazzita? >> commentò sottovoce Ron.
<< Ma certo! >> gridò Hermione.
Stettero tutti a guardarla per un paio di minuti finché la riccia non annunciò << È diventata più leggera! >>
<< Come può una foglia essere pesante? >> urlò Ron.
<< Complimenti signorina Granger, è la prima! Deve avere una grande fonte di magia al suo interno! E ci ha messo solo 40 minuti, è un record quasi. >>
<< Vuol dire che non siamo i più lenti? >>
<< Nah, era solo per mettervi sottopressione. Avanti Serpeverde! Una Grifondoro ha finito prima di voi, non mi fate vergognare del mio sangue! >>
<< Ehm, professoressa >>
<< Sì? >>
<< Che elemento ho ottenuto? >>
<< Non ottenuto signorina Granger, ma sono. L’elemento dell’aria è una cosa insita in lei, ed è molto utile: potrà spostare gli oggetti con un colpo d’aria e togliere l’ossigeno ai suoi nemici. La morte per asfissia non è un bello spettacolo, ma grazie a quest’abilità le persone ci penseranno due volte a colpire un purosangue come lei. >>
<< S-sono una… una Nata-Babbana in realtà professoressa. >>
<< Come prego? >> le due si fissarono. La studentessa rimase immobile, probabilmente terrorizzata dall’idea di una professoressa razzista, e gli occhi della Sliferang, adesso sbarrati come nel tentativo di scovare qualcosa nella castana la impaurivano più di ogni altra cosa. Pure Harry li notò: erano verdi, ma di un verde sbiadito, come se la luce al loro interno si stesse spegnendo piano, piano. La professoressa si calmò e le diede le spalle sbuffando.
<< Hermione… Hermione! >> la chiamò Harry. << Stai bene? >>
<< S-sì. Tutto apposto. >>
<< Mi dici come hai fatto? >>
<< Ci ha detto come fare sin dall’inizio. Come avete fatto a non capirlo? >>
<< Nemmeno tu ci sei arrivata subito “Signorina 40 minuti”! >> rispose Ron.
<< Allora, ha parlato di energia, di un flusso e poi era stranamente rimasta incantata dal vento fuori >>
<< Taglia corto, Her! >> la rimproverò il rosso.
<< Potreste anche arrivarci da soli eh. Vabbè. Pensate alla magia dentro di noi come ad un fiume dove l’acqua al suo interno è il nostro potere magico; ora dobbiamo spostarlo nella foglia, quindi in realtà dobbiamo concentrarci sulla mano, e non su quella! Focalizzatevi su quest’immagine e il vostro corpo farà il resto. >>
<< Ok, molto poetico, ma come lo sposto veramente il tutto? >>
<< Spostalo come il vento sposta le foglie. >>
<< Che vuoi dire? >>
<< Che il vento è un liquido signor Weasley. >> arrivò di nuovo la professoressa spaventando il trio.
<< Mi sembrava di aver detto di non parlare durante l’esercizio. Era un test anche per vedere la vostra intelligenza. Ora vi spiego il tutto: far fare quello che volete alla foglia è impossibile per voi al momento, quindi dovete farle fare qualcosa facendola incontrare con la vostra energia, il vostro potere magico. Al vostro interno la magia scorre come un fiume, e i liquidi si spostano con un’energia ancora più forte della loro: la vostra forza di volontà. In questo lasso di tempo che vi rimane dovrete spostare l’acqua del vostro fiume nella vostra mano; poi dividete quest’acqua in piccoli secchielli, ovvero i polpastrelli; in seguito immaginate che questi secchi siano bucati, quindi l’acqua traboccherà e di conseguenza la foglia, che si trova nel mezzo tra la vostra fonte di energia magica e l’esterno, subirà un cambiamento a seconda del vostro elemento. Voglio che sappiate che è impossibile trasferire i nostri poteri a qualcuno di esterno; solo una volta è successo, ma è stato un caso unico, una coincidenza. >> affermò fissando Harry, poi la lezione riprese normalmente e dopo la spiegazione molte persone terminarono l’esercizio.
Il secondo fu Draco.
<< Oh, che meraviglia signorino Malfoy. La foglia si è liquefatta, quindi è un chiaro segno dell’elemento dell’acqua! Con delle lezioni private potrà perfino evocare il ghiaccio. >> la mano del biondo era ricoperta di un liquido verde e pareva avesse tentato di raccogliere della vernice con la mano; qualche goccia gli era finita anche sulle maniche e le scarpe. Uno a uno gli studenti scoprirono se stessi: terra, elettricità, foresta; Ron era fuoco e Neville luce.
<< Dai Harry, persino io ce l’ho fatta… persino Neville! >>
<< Sto facendo del mio meglio! >>
Mancavano ancora pochi studenti e altrettanti minuti alla fine della lezione.
<< Se voi siete la generazione che diventerà il nuovo pilastro del mondo magico siamo messi davvero male. >>
Al sentire queste parole l’occhialuto era deluso, arrabbiato, ma non sapeva se ce l’avesse più con se stesso o la Sliferang, la quale continuava a punzecchiare gli alunni. Tornò a concentrarsi sulla foglia, ma senza successo.
<< Tempo scaduto Potter. >>
<< Ma non sono ancora riuscito a fare niente! Aspetti ancora un po’. >>
<< Ho detto di no. Il suo potere non è più forte come poco tempo fa, e il solo fatto di essere “Il Prescelto” non l’aiuterà né qua con me, né fuori. Si è adagiato sugli allori per troppo tempo, Potter! >>
<< Aveva detto che ci avremmo riprovato all’inizio della lezione! >>
<< Ho detto che l’avremmo fatto finché non avrei detto io “basta”; e adesso proclamo che se entro una settimana non avrà imparato ad evocare il suo elemento, non potrà frequentare le mie lezioni, quindi si potrà scordare il diploma! E adesso esca dalla mia classe, Potter, o sarà d’intralcio ai suoi colleghi. >>
Obbedì.
                                                                                   ***
Quando i compagni uscirono sembravano soddisfatti della lezione; i due del famoso trio ovviamente erano preoccupati per il loro amico che quasi si pentiva di essersi fatto convincere da Hermione.
<< Ci dispiace Harry. >> cominciò lei
<< Già. Chi se l’aspettava che ti avrebbe buttato fuori in quel modo? Sembra Piton il primo giorno, anzi è pure peggio: è razzista e ha persino corretto Hermione sul lessico... anche se quella parte non mi è dispiaciuta poi così tanto, mi ricorda una certa scena, ma quale era? Ah sì: “Leviòsa”, non “Leviosà”. >> continuò Ron.
<< Ce l’ha con me ovviamente. >> intervenne l’eroe allontanandosi. << Le ho ammazzato il cugino d’altronde. >>
<< Harry, per quanto la vendetta possa essere un possibile motivo >> cominciò la riccia << non penso che i professori permettano a un’altra seguace di Voldemort di entrare in queste mura. Insomma, se ce l’avesse con gli assassini di Voldemort, avrebbe riportato in vita Piton, che è stato il primo a tradirlo? >>
<< Beh a me non piace. >>
<< E a lei non piaci tu. >> concluse il rosso.
<< Poi l’avete sentita? L’ha ammesso pure lei di essere una sua parente, e l’ha chiamato pure per nome, il suo vero nome! Non Voldemort, non Tu-Sai-Chi, non Il Signore Oscuro, ma Tom! Quei due avevano un rapporto stretto! E io non mi fiderò mai di lei… e non penso neanche che andrò a lezione. Chi se ne importa di una materia del genere! >>
<< Harry, ormai sei qui a scuola. >>
<< Non m’importa! Non sono per nulla tranquillo sapendo che un’altra seguace di Voldemort si trova in queste mura. Ma come ha fatto la McGranitt ad assumerla? >>
<< Beh, la vecchia li aveva come studenti quei quattro, quindi la conoscerà a modo. >> commentò Ron.
<< Giusto! I professori! >> esclamò il ragazzo.
<< Che hai in mente Harry? La McGranitt non ti parlerà mai del loro passato: non è mai stata disponibile in quel senso, già con la Camera dei Segreti era titubante… non mi dire. Non mi dire che parlerai al professor Piton! >> chiese Hermione.
<< Cosa? No! Anche se si è rivelato buono alla fine, non andrò di certo da lui a chiedergli della sua vita scolastica. >>
“Già ha sofferto a mostrarmela in fin di vita, figuriamoci se gli chiedessi di parlarmi ancora della sua vita triste.”
<< E allora con chi? >> chiesero i fidanzati all’unisono.
<< Lumacorno! >>
<< Harry… Lumacorno è il professore più taciturno di tutti, come farai a… >> ricominciò Hermione, ma fu interrotta da Harry stesso.
<< Perché lui adora parlare della sua collezione di studenti famosi. >> spiegò il ragazzo
<< Lo sai che non ti parlerà mai più, né ti aiuterà con le materie di studio se insisti. >> continuò la riccia cercando di farlo ragionare, ma era inutile.
<< Non importa. Io devo sapere! Anche a costo di rimetterci la media! >>
<< Qualcosa mi dice che non sarò io il peggior studente quest’anno. >> confessò Ron all’orecchio della fidanzata che di tutta risposta gli diede una gomitata allo stomaco.
 

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