Questa convivenza non s'ha da fare!

di Querdenker
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Giorno 1. ***
Capitolo 2: *** Giorno 2. ***
Capitolo 3: *** Giorno 3. ***
Capitolo 4: *** Giorno 4. ***
Capitolo 5: *** Giorno 5. ***
Capitolo 6: *** Giorno 6. ***
Capitolo 7: *** Giorno 7. ***
Capitolo 8: *** Giorno 8 ***
Capitolo 9: *** Giorno 9. ***
Capitolo 10: *** Giorno 10. ***
Capitolo 11: *** Giorno 11. ***
Capitolo 12: *** Giorno 12. ***
Capitolo 13: *** Giorno 13. ***
Capitolo 14: *** Giorno 14. ***
Capitolo 15: *** Giorno 15. ***
Capitolo 16: *** Giorno 16. ***
Capitolo 17: *** Giorno 17. ***
Capitolo 18: *** Giorno 18. ***
Capitolo 19: *** Giorno 19. ***



Capitolo 1
*** Giorno 1. ***


Questa convivenza non s'ha da fare!
 
Personaggio: Naruto Uzumaki
Prompt: 2. Che lo finisci quello?

 

Naruto ci stava provando ardentemente, ma sembrava veramente difficile resistere; avrebbe perso maledettamente la scommessa che aveva fatto con Sakura, una delle sue due coinquiline.
Ebbene, i fatti erano questi: Naruto Uzumaki aveva affermato che sarebbe riuscito a resistere per ben due settimane senza mangiare carne, pena la pulizia totale di tutta la casa che condivideva con Sakura, appunto, e Hinata.

Aveva resistito per ben otto giorni, tra pranzo e cena - e non poteva neanche barare, maledetta quarantena da Coronavirus! - ma cominciava a vedere cosciotti e bistecche ovunque.
E, come se non bastasse, Sakura non aveva mai mangiato così tanta carne in vita sua, sicuramente per farlo cedere.
Tanto che anche quella sera, per lei e Hinata, Haruno aveva preparato delle succulente bistecche.
"Brutta stronza" pensò Naruto, mentre si sedeva a tavola con sguardo atterrito e si rassegnava a mangiare la sua triste insalata.
Non aveva neanche più la forza di cucinare, per la miseria!.
«Non penso sia una buona idea Naruto-kun» gli aveva detto incerta Hinata, la sera della scommessa. Lui aveva fatto lo spaccone, come sempre. Ma, naturalmente, lei aveva ragione. 
"Quando imparerai ad ascoltare Hinata?" gli sussurrò una voce sconsolata nella sua testa.
Alzò lo sguardo verso Sakura, seduta di fronte a lui che lo guardava un po' incuriosita, mentre addentava un pezzo di carne.
Quando finì il boccone, Haruno fece cenno ad Hinata di avvicinarsi e le sussurrò qualcosa all'orecchio. Hinata la fissò poi con sguardo indecifrabile, e infine annuì.
A quel punto, Sakura si alzò, annunciando di dover andare in bagno.
Problemi da donne, immaginò Naruto, continuando a mangiucchiare l'insalata. 

E a quel punto, accadde: Uzumaki notò che Hinata non stava più mangiando la carne, osservava attentamente la vecchia TV, che trasmetteva un cartone degli anni '80. 
Gli balenò in testa un'idea geniale, almeno a suo dire.
«Hina-chan?»
Hyuuga si girò verso di lui con sguardo dolce, come sempre. In 10 anni che la conosceva, Naruto aveva visto pochissime volte Hinata arrabbiata o seccata, le sue espressioni erano sempre rassicuranti.
«Non dirlo a Sakura, però... Senti, quel pezzo di carne, lo devi mangiare?»
«Naruto...»
«Ti prego Hina-chan, solo un pezzetto! Sto impazzendo, sono in crisi d'astinenza!» sussurrò sofferente.

L'amica sospirò rassegnata, ma gli avvicinò il piatto. Naruto afferrò un po' di carne con le bacchette, mettendosela poi in bocca, mentre Hinata mormorava qualcosa come "perderai".
Naruto non fece neanche in tempo a inghiottire il boccone che sulla soglia della cucina comparve Sakura, trionfante.
«Lo sapevo!»
E a quel punto, Naruto si rese conto di essere stato raggirato dalla sua migliore amica. Si girò verso Hinata, cercando in lei una valida alleata, ma le sue speranze furono tradite: la dolce Hinata, sua fidanzatina per tutte le scuole elementari, l'aveva ingannato.
Non fece neanche in tempo a deglutire, che dalla sua bocca uscì un sonoro "vaffanculo".




 

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Capitolo 2
*** Giorno 2. ***


Questa convivenza non s'ha da fare!
 
Personaggio: Sasuke Uchiha
Prompt: 2. Il nero sta bene su tutto

 

«Dio Sas'ke, ogni volta che entro in questa stanza mi viene voglia di suicidarmi»
Suigetsu camminava a passo lento verso la sedia, che non aveva alcuna traccia di vestiti sopra di essa.
La camera di Sasuke era ordinata maniacalmente, ogni cosa aveva sempre lo stesso posto. E quando pensava di cambiare qualche piccola cosa dell'arredamento, ci pensava per giorni e giorni.
«Taci» lo zittì seccato Uchiha. Non era mica colpa sua se lui era ordinato e il suo conquilino invece navigava nel disordine più totale!
In casa erano rimasti solo loro due: Karin era tornata dai suoi genitori prima dell'inizio della quarantena, così come Juugo. E come se non bastasse, erano davvero a corto di cibo!
«Siediti. – disse poi Sasuke all'amico – Ma composto.»

Suigetsu alzò gli occhi al cielo.
«Lo dico e lo ripeto: ogni volta che entro in questa stanza ho l'insana voglia di uccidermi»
Sasuke gli scoccò un'occhiataccia, ma non ribattè. Si sedette poi sul letto, all'indiana, mentre Suigetsu agguantava un pezzo di carta e una penna, pronto a scrivere.
«Allora? Che ci serve per campare? Può uscire solo uno di noi, quindi segnamoci tutto»
Sasuke lo osservò stupito. O meglio, Hozuki sospettava fosse stupito, visto che Uchiha aveva ben poche espressioni che si allontanassero da quella di disgusto verso il genere umano.

Sasuke cominciò ad elencare, mentre Suigetsu prendeva nota: «Sale, uova, verdura...»
L'elenco effettivamente era piuttosto lungo. Stavano cercando di rispettare il più possibile la quarantena, facendo scorte per diversi giorni, evitando così di uscire.
Quando ebbero finito, Hozuki ricontrollò il foglietto, mordicchiando il tappo della penna. Sasuke cercò di ignorarlo: odiava profondamente quando le persone mordevano le penne, specialmente se non di loro proprietà. Cercò però di soprassedere, non aveva voglia di sentire altre battute da Suigetsu su quanto fosse ordinato in modo maniacale.
Bastavano già Naruto e Sakura, che lo prendevano in giro appena se ne presentava l'occasione.
«Okay, abbiamo fatto la lista, – disse Suigetsu – chi va a fare la spesa?»
Sasuke si alzò dal letto, dirigendosi verso l'armadio. Stranamente, era ancora in pigiama, nonostante fosse un tipo mattiniero ed erano già le 11.
«Vado io» affermò, prima di cominciare a cercare qualcosa da mettersi.

Fu a quel punto che Suigetsu notò una cosa davvero singolare: la stanza di Sasuke era quasi totalmente nera, fatta eccezione per le pareti e i mobili bianchi. Tutto il resto, dalle lenzuola all'abat-jour, erano neri come la notte.
E ora che ci pensava, Sasuke vestiva spessissimo di nero. A volte di blu, o di grigio, ma principalmente di nero. Sogghignò divertito.
«Ehi, Batman! - esordì ironico Suigetsu – Attento a non vestirti in maniera troppo pacchiana, con tutti quei colori fluo che indossi potresti accecare qualcuno!»
Sasuke, che stava ancora rovistando, lo osservò leggermente perplesso, ma non disse nulla, e continuò a cercare imperterrito una maglietta da mettersi.
Suigetsu si alzò dalla sedia, con l'intenzione di dirigersi in cucina per cercare ancora qualche rimasuglio di cibo da ingurgitare.
«Seriamente Sas'ke, dovresti indossare qualche altro colore. Coi tempi che corrono, qualcuno potrebbe scambiarti per un medico della peste!»
«È che il nero sta bene con tutto» spiegò Uchiha, facendo spallucce.
Suigetsu avrebbe tanto voluto dirgli che era ovvio che il nero stesse bene con tutto ciò che possedeva Sasuke, visto che tutto ciò che possedeva era più nero della pece.
Tuttavia lasciò perdere, e si limitò a sogghignare divertito dall'ingenua risposta dell'amico mentre usciva dalla stanza.


 

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Capitolo 3
*** Giorno 3. ***


Questa convivenza non s'ha da fare!
 
Personaggio: Sakura Haruno
Prompt: 3. #karaokeinquarantena

 

«Non avrei mai pensato di dirlo, ma mi manchi. Mi manchi tantissimo, Fronte Spaziosa»
Sakura rise divertita. Era da quasi due ore in videochiamata con Ino, e poteva affermare con chiarezza che la quarantena l'aveva resa molto più smielata del solito.
E inoltre, la videochiamata non rendeva minimamente giustizia alla sua bellezza.

«Mi manchi anche tu»
«Lo so! - replicò divertita la Yamanaka – Ora però devo andare, Shikamaru ha deciso che vuole preparare la cena e ho il terrore che bruci tutto... Persino lui si sta annoiando a non fare nulla!»
Sakura annuì. Sapeva quanto poteva essere terribile affidare la cucina a Shikamaru, quindi non poteva certo biasimare la sua ragazza.
«Va bene. Ci sentiamo dopo!»
Chiuse la chiamata, mentre Ino agitava la mano per salutarla.

Sbuffò sonoramente e si distese sul letto a pancia in su. Sapeva quanto poteva essere efficace una misura come quella della quarantena – che diamine, studiava Medicina! - ma non poteva davvero dire che fosse facile.
Ino le mancava, tantissimo, e sapere di non poter fare assolutamente nulla per cambiare la situazione la seccava, più di quanto volesse ammettere.

Si tolse le cuffie, e si accorse solo in quel momento che dalla cucina proveniva una strana musica.
«Ma che diavolo...»
Si alzò pigramente dal letto, dirigendosi verso l'altra stanza.
Dentro, Naruto e Hinata tenevano due mestoli in mano e cantavano a squarciagola una vecchia canzone che era stata messa nel PC di lei.
Nel telefono di Uzumaki, poggiato sul tavolo, spuntava la faccia pallida di Sai, che stava passando la quarantena insieme al fratello Shin e che se la rideva.

«Sakura-chan! - la voce squillante di Naruto l'accolse – Dai, non stare lì a deprimerti! Canta con noi, per l'amor del cielo»
Haruno lo osservò perplessa: «Questo me lo potevo aspettare da te, pazzo scellerato, un karaoke in questa situazione... Ma persino tu, Hinata?»
L'amica arrossì fino alla punta dei capelli, ma replicò ferma: «Non possiamo certo stare tutto il tempo a deprimerci, no?»

Sakura non poteva certo obiettare. Si avvicinò al telefono di Naruto, per salutare Sai. Un po' le mancavano le sue battute completamente fuoriluogo.
«Come stai?»
«Bene! E tu, come va col fai da te in questi tempi difficili?»
Come non detto. Sakura sospirò, riservandogli un gestaccio.
Si diresse poi verso lo scolapasta, per afferrare un altro mestolo.

«Facciamo questo dannato karaoke, allora!» disse, mentre cercava la canzone adatta.
«Su, su – le disse Naruto, dandole una pacca sulla spalla – non è proprio il momento di deprimersi!»
Sakura annuì seria, mentre si concentrava e si preparava a cantare.
La musica partì e sembrò, almeno per qualche minuto, tornato tutto come prima.


 

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Capitolo 4
*** Giorno 4. ***


Questa convivenza non s'ha da fare!
 
Personaggio: Sai
Prompt: 2. 
"Mi sono ustionato ovunque!" "Anche lì?"

 

Nella cucina di quella piccola casa quattro persone ci stavano a malapena – lui, Naruto, Sakura e Hinata – ma Sai continuava imperterrito ad appollaiarsi nel vecchio tavolo per disegnare. In fondo, Sakura e Hinata erano uscite e non sarebbero tornate prima di mezzanotte, quindi aveva la casa quasi completamente libera.
Erano ore che abbozzava qualcosa, poi cancellava, poi riabbozzava e infine ricancellava: era sull'orlo di una crisi di nervi, tentato di lanciare tutto all'aria.
Guardò l'orologio, erano le 20:30. Sospirò atterrito: da quando il disegno gli causava tanto stress? Erano settimane che non riusciva a produrre nulla di concreto o che lo soddisfacesse ed era sempre tentato di dare fuoco a tutto.

Si diresse verso il balcone, per fumarsi una sigaretta, quando la voce squillante di Naruto lo fece sussultare.
«Sai! Che stavi facendo di bello?»
«Disegnavo» rispose atono quell'altro.
Naruto si avvicinò per osservare il disegno: non era un grande appassionato di arte, in realtà neanche pensava di capirla a fondo, ma gli piaceva molto ciò che disegnava Sai.
Però non riusciva a capire cosa fosse quello.
«Che cosa è?»
«Tu e Neji Hyuuga che copulate»
«Cosa?»
«Cosa?»
Naruto osservò attonito Sai, che se la rideva mentre prendeva una sigaretta e usciva in balcone per fumarla.

Chiuse dietro di sé la porta della cucina, per non disturbare Naruto.
Accese la sigaretta e aspirò. Doveva assolutamente trovare una soluzione a quella situazione orribile, non poteva certo continuare a soffrire ogni volta che provava a disegnare!
Il suo flusso di coscienza venne però interrotto da un urlo di Naruto, proveniente dalla cucina. Poggiò in fretta la sigaretta e aprì di scatto la porta.
«Che succede?»
Naruto saltellava ovunque, sembrava avesse delle molle al posto dei piedi: «Il ramen istantaneo! L'acqua bollente! Mi sono bagnato ovunque!»
«Anche sul pacco?» chiese divertito Sai.
Naruto lo guardò torvo, prima di schiazzare in bagno per cambiarsi.
«Soprattutto sul pacco!»

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Capitolo 5
*** Giorno 5. ***


Questa convivenza non s'ha da fare!
 
Personaggio: Shino Aburame
Prompt: 2. 
"I ragni non sono insetti"

 

Shino Aburame, per tutta la sua vita, si era sempre circondato di persone totalmente opposte alla sua natura. Sembrava quasi che, suo malgrado, le attraesse.
Per esempio Naruto e Rock Lee, suoi amici – o meglio assalitori – da che poteva ricordare. Persone assillanti, estroverse in maniera quasi fastidiosa e sempre pronte a coinvolgerlo in situazioni assurde.
E come se non bastasse c'era Kiba Inuzuka, il peggiore di tutti. Fin da bambini, Kiba era stato attaccato a lui come una cozza al suo scoglio, lo considerava da sempre il suo migliore amico.
Era lui quello che si era dovuto subire tutte le lamentele di Kiba su quanto fosse carina Hinata, o su quanto la amasse.
Poco importava se Shino non avesse mai chiesto l'opinione di Kiba in merito, Inuzuka sentiva lo spasmodico bisogno di assillarlo coi suoi modi logorroici.
Ma la cosa che proprio Shino non riusciva a spiegarsi – davvero, era fuori da ogni logica – era come diavolo lui fosse finito a chiedere a Kiba di vivere insieme durante gli anni dell'università!
Ormai era più di un anno che vivevano insieme, in quello scrauso trilocale. E nonostante tutto, sembrava che la convivenza procedesse a gonfie vele, fatta eccezione per il baccano allucinante che Kiba faceva ogni giorno, l'apatia di Shino e l'assurda aracnofobia di Inuzuka.

Un grido si levò dalla stanza accanto, distogliendo Shino dal suo flusso di coscienza. Uscì da camera sua, precipitandosi in quella di Kiba.
«Cosa c'è?»
Il coinquilino era in piedi sul letto, mentre reggeva la scopa. Aveva un'espressione terrorizzata, il suo colorito leggermente verdognolo.
«Il tuo ragno! Il tuo maledetto Peter, è uscito dalla teca! Porca miseria, portalo via, maledetto insetto!»
Ecco dove era. Aburame si avvicinò al centro della stanza: Peter era vicino al letto, tranquillo e impassibile. Sembrava più che altro confuso dalla situazione, né spaventato, né agitato.
Shino si chinò e porse la mano al ragno.
«Vieni qui» disse dolcemente Aburame all'animaletto, mentre Kiba faceva dei versi indecifrabili.
Peter gli obbedì e salì sulla mano di Shino. Kiba tirò un sospiro di sollievo e scese dal letto, tenendo ancorea la scopa, mentre il coinquilino si allontavana e si dirigeva in camera sua.
«Kiba? - lo richiamò poi Shino, prima di chiudere tranquillamente la porta – I ragni non sono insetti, ricordatelo»


 


 


 


 

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Capitolo 6
*** Giorno 6. ***


Questa convivenza non s'ha da fare!
 
Personaggio: Kiba Inuzuka
Prompt: 2. 
Scommessa

 

«E come si sta comportando quel deficiente di Naruto?»
«Oh, per l'amor del cielo! Eravamo fidanzati alle elementari!»
La voce di Naruto fuori campo lo fece grugnire, irritato. Kiba era in videochiamata con Hinata, la sua ragazza, che ridacchiava. Erano anni che stavano insieme, eppure Kiba non poteva proprio fare a meno di essere geloso del fatto che Hinata avesse dato il suo primo bacio a Naruto.
«Bene, Kiba-kun, non ti preoccupare»

Inuzuka guardò torvo l'amico, che sorriddeva beffardo nello schermo.
«Se penso che tu sei lì, vicino a lei e io qui con Shino...»
«Grazie tante» lo rimbeccò il coinquilino, senza distogliere lo sguardo dalla vecchia TV.
Kiba fece spallucce a mo' di scuse in direzione dell'amico.
«Che nervi, Naruto!» abbaiò poi.
«Suvvia, Kiba-kun... - tentò di calmare i bollenti spiriti Hinata – Potremmo vederci appena questa storia della quarantena finirà!»

Lo sguardo duro di Kiba si addolcì: non poteva farci nulla, appena Hinata gli rivolgeva la parola lui si trasformava in una specie di cucciolo bisognoso di attenzioni.
«Facciamo una scommessa! - esordì poi Naruto, facendogli distogliere lo sguardo da Hinata – Se riesci a non chiamare Hinata per una settimana intera, anzi a non contattarla per nulla, appena la quarantena sarà finita io ti cederò la mia camera e potrai vivere con Hinata per un mese!»
Per un momento, Kiba fu tentato di accettare. Poi, si ricordò di quanto fosse incasinata e sporca la camera di Naruto, senza contare il fatto che avrebbe comunque dovuto dormire separato da Hinata.
«Non ci penso neanche, dannata volpe!» esclamò offeso.

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Capitolo 7
*** Giorno 7. ***


Questa convivenza non s'ha da fare!
 
Personaggio: Hinata Hyuuga
Prompt: 1. 
Per passare il tempo in quarantena, A comincia a preparare torte,
che bruciano inesorabilmente quando B l* distrae.

 

Non poteva che essere soddisfatta del suo lavoro. In un'ora e mezzo aveva preparato due torte, una allo yogurt e una alle banane, e una ciambella al cioccolato.
Da quando era cominciata la quarantena, Hinata non aveva avuto granché da fare: era Sakura che usciva a fare la spesa, quindi oltre che dare una sistemata all'appartamento insieme a Naruto e aspettare l'inizio delle lezioni, non aveva granché da fare.

Quella mattina però, aveva gentilmente chiesto a Sakura di comprare gli ingredienti per fare delle torte; se non altro, adesso aveva qualcosa da fare.
Infornò le teglie e controllò l'orologio: tempo mezz'ora e già due delle tre teglie sarebbero state pronte.
Non rimaneva che aspettare. Forse nell'attesa avrebbe potuto chiamare Kiba, visto che non lo sentiva dal giorno prima. Hinata sapeva quanto Inuzuka si stesse trattenendo dal chiamarla ogni cinque secondi, in preda all'ansia che Hinata potesse ammalarsi da un momento all'altro, vista la sua salute molto cagionevole.

I suoi pensieri vennero interrotti dallo sbattere della porta: Sakura era entrata di corsa nella cucina, con il pc in mano e rischiando quasi di farlo cadere con un'espressione raggiante.
«Hina-chan, guarda cosa ho trovato!»
Poggiò il dispositivo sul tavolo, mentre costringeva Hinata a sedersi. Sakura indicò lo schermo del computer.
«Ho ritrovato un sacco di foto delle superiori! Guarda come eravamo piccoli!»
Hinata sgranò gli occhi: quelle foto risalevano solo a qualche anno prima, ma sembravano passati secoli. Nella foto che stava guardando erano tutti insieme, quelli del loro gruppo, e sembravano piccolissimi. Sia lei che Shino avevano i capelli più lunghi, Sakura era più magra e Sasuke aveva quell'aria perennemente seccata che lo aveva contraddistinto per tutto il liceo.
«Oh cielo, avevo dimenticate queste foto» sussurrò Hinata, con voce rotta. Vedere quella immagini l'aveva resa nostalgica e triste, sembrava passata una vita.
Sakura fece scorrere pigramente le fotografie: c'erano lei, Sasuke e Naruto travestititi da ninja, Shikamaru e Temari beccati in un momento di tenerezza, Hinata e Neji che giocavano a carte. Ogni foto raccontava un aneddoto divertente, che magari all'epoca era stata la fine del mondo, o lo scoop del secolo, ma col senno di poi era solo esilarante.
Una delle ultime immagini li raffigurava tutti alla cerimonia del diploma, Hinata abbracciata a Kiba, che aveva negli occhi un'espressione euforica.

Tutti vicini, tutti pronti a spaccare il mondo.

«Eravamo piccolissimi e tutti insieme» sussurrò poi Haruno.
«Chissà quando potremo vedere gli altri» rispose Hyuuga, asciugandosi una piccola lacrima.
Distolse lo sguardo dallo schermo, notando solo in quel momento il fumo che aleggiava nella stanza.
Impallidì, rivolgendo il suo sguardo al forno.

«Le torte!» esclamò, schiazzando verso di loro. Afferrò velocemente due presine, tentando di tirarle fuori, mentre Sakura guardava allibita la situazione.
I tre dolci erano neri come la pece, insalvabili. Hinata si accasciò nella sedia, sconsolata.
Ci aveva messo tanto impegno...

All'improvviso fu accecata da un flash. Alzò lo sguardo, confusa, e vide Sakura scattarle una foto.
«Anche questa foto la terremo per ricordo! E poi, fra qualche anno, ne rideremo insieme. Su, mettiti in posa Hina-chan!» esclamò l'amica.
Hinata la osservò a lungo, per poi mettersi in posa, sorridente.
Avrebbero superato anche questa.

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Capitolo 8
*** Giorno 8 ***


Questa convivenza non s'ha da fare!
 
Personaggio: Choji Akimichi
Prompt: 1.
 A e B s'incrociano dopo due ore di coda al supermercato
e litigano per lo stesso pacchetto di patatine.

 

Non ce la poteva fare. Non solo aveva perso maledettamente alla morra cinese, costringendolo ad uscire di casa per andare a fare la spesa, ma aveva dovuto stare ben due ore in fila!
Quando Choji riuscì ad entrare era quasi mezzogiorno e il supermercato era stato svuotato per metà: i “pazzoidi”, come li chiamava Shikamaru, non demordevano, la loro idiozia persisteva.
«Finirà mai questa storia?» sospirò seccato. Spinse il carrello, mentre dal cellulare controllava la lista che Ino gli aveva dato, per far sopravvivere loro due e Shikamaru in quella assurda situazione.
Aggiunse pigramente al carrello carne, verdura e qualsiasi cosa che quella fissata di Ino, riteneva salutare quella matta di Ino. La chiusura delle palestre non l'aveva scoraggiata, visto che si allenava in casa!
Roba da pazzi.

Finalmente, Choji riuscì a dirigersi verso il reparto “schifezze”, ormai pimpante. Afferrò di fretta cioccolati e biscotti, spostandosi poi verso lo scaffale che solitamente conteneva la sua marca di patatine preferite. Il ripiano, constatò con orrore Choji, era praticamente vuoto, era rimasto un solo pacchetto.
Non fece neanche in tempo ad afferrare l'ultimo sacchetto, che una mano scura e affusolata lo precedette.
«Questo lo prendo io, Akimichi!»
Choji conosceva quella voce.
«Karui?» disse, voltandosi. Quella ragazza viveva nel suo stesso palazzo, due piani più in basso.
Una volta, Ino aveva trascinato lui e Shikamaru ad una festa che Karui e i suoi amici avevano organizzato nel loro appartamento. Akimichi non poteva dire di conoscerla davvero, ma aveva l'impressione che avesse un caratteraccio.

La fissò perplesso, prima di ridestarsi dalla confusione iniziale e toglierle dalle mani le patatine.
«L'ho visto prima io!» esclamò furibondo. Dopo quella orribile mattinata, non avrebbe permesso a nessuno di prendere le sue patatine preferite!
«Ma chi se ne frega! - ribatté lei – Io le ho prese per prima!»
Choji alzò gli occhi al cielo, irritato: «Non se ne parla neanche!»
I due si squadrarono per qualche istante, fino a che Karui non propose una soluzione.
«Giochiamocela alla morra cinese! Ci affideremo alla fortuna!»
Choji era riluttante all'idea di perdere per la seconda volta in una giornata, tuttavia acconsentì. Aveva pur sempre il cinquanta percento di probabilità di successo!
Sperò solo che la sorte, per una volta, fosse dalla sua parte.

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Capitolo 9
*** Giorno 9. ***


Questa convivenza non s'ha da fare!
 
Personaggio: Ino Yamanaka
Prompt: 1. A si allena mentre B si fa i selfie

 

«Questa è bella!»
Ino aveva il respiro pesante, mentre saltellava sul posto.
Da quando erano state chiuse le palestre, era stata costretta ad allenarsi in casa, senza mancare di provare a coinvolgere i suoi due migliori amici: Shikamaru e Choji.

Inutile dire che la fatica era assolutamente sprecata, visto che si trovava al cospetto degli esseri più pigri della Terra. Quello che però sconvolse Ino, nel bel mezzo del suo allenamento, era il suo coinquilino Shikamaru Nara.
«Hai battuto la testa?»

Shikamaru era quello più reticente – dopo Sasuke Uchiha – a farsi scattare delle foto. E ora era lì, poggiato alla finestra, mentre si fumava una sigaretta e si scattava dei selfie. Proprio vero che questa quarantena stava facendo ammattire tutti.
Nara si girò verso l'amica, mentre imbarazzato giocherellava con un orecchino.
«Temari mi ha chiesto di mandargli qualche foto»
«E di che tipo?» chiese maliziosa lei.
«Niente che sarebbe vietato ai minori» rispose Shikamaru divertito.

Ino schioccò la lingua, incredula: un atteggiamento simile se lo sarebbe potuto aspettare da Hinata, o dalla sua Sakura! Non da Temari!
«Cosa ne sarà di noi? - si chiese retorica, mentre si sistemava l'elastico dei pantaloni – Shikamaru e Temari che si mandano foto come dei quattordicenni!»
Shikamaru spense la sigaretta e la guardò torva: «Non farti strane idee, Ino. Noi non siamo quel tipo di coppia»
Yamanaka sorrise serafica, riprendendo a saltellare sul posto.
«Ah, l'amore» sospirò poi con sguardo sognante.
Shikamaru la ignorò, ricominciando però a scattarsi selfie.

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Capitolo 10
*** Giorno 10. ***


Questa convivenza non s'ha da fare!
 
Personaggio: Shikamaru Nara
Prompt: 1. Guardare le nuvole dal balcone

 

Shikamaru si stava annoiando. E non era proprio da lui, visto che era il tipo di persona che stava bene nel suo dolce far niente. Tuttavia, questa quarantena lo stava veramente sfinendo.
«Che seccatura» sbottò.
Si diresse pigramente verso il piccolo balcone della sua camera, afferrando distrattamente il pacchetto di sigarette.
Accomodandosi nella vecchia sedia malandata che aveva posto lì fuori, si accese una sigaretta. Aspirò la prima boccata, alzando lo sguardo verso il cielo.

Ironicamente, in quel periodo orribile il tempo era magnifico: quel giorno, per esempio, c'era un tiepido sole e le nuvole erano bianche come il latte.
Aspirò nuovamente del fumo, assorto. Sorrise, osservando una nuvola che somigliava ad una patatina. Sicuramente Choji, che stava studiando nella stanza accanto, avrebbe apprezzato.
Buttò fuori il fumo, prima di scorgere una nuvola a forma di ventaglio.
«Che palle.»

Pensare a Temari e alla sua folle collezione di ventagli non lo faceva certo sentire meglio; il fatto era – e questo non l'avrebbe mai ammesso, neanche sotto tortura – che Temari gli mancava da morire.
Certo, erano abituati a vivere distanti, tuttavia quella volta era diverso: nessuno sapeva quanto sarebbe durata effettivamente quella situazione.
Finì in fretta la sigaretta, nervoso. Forse avrebbe potuto chiamarla, ma non voleva apparire come troppo appiccicoso. Senza contare poi, che Temari l'avrebbe preso in giro per mesi, accusandolo di essere un piagnucolone.
Il suoi pensieri vennero prontamente interrotti dal vibrare del cellulare, poggiato sopra la scrivania. Shikamaru si alzò dalla sedia e si trascinò in direzione del telefono, dentro la camera.
Vedendo chi lo stava chiamando quasi scoppiò a ridere. Afferrò il telefono, e si spostò di nuovo verso il balcone, pronto ad accendersi un'altra sigaretta.
«Ciao, Seccatura» esordì, rispondendo al telefono, un sorriso ebete stampato sulle labbra.

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Capitolo 11
*** Giorno 11. ***


Questa convivenza non s'ha da fare!
 
Personaggio: Tenten
Prompt: 3. Slime

 

«Guardate cosa ho trovato!»
Lee era tornato fin troppo trionfante dalla spesa settimanale. Camminava con passo baldanzoso, mentre reggeva i sacchetti.
«Ti prego – disse spaventato Neji – dimmi che non hai comprato tutta la filmografia di Jackie Chan e che ci costringerai a vederla con te»
«Magari!» replicò l'altro ragazzo, alzando le braccia cariche di buste al cielo. Poggiò poi le suddette per terra e si mise a frugare, finché non tirò fuori tre piccole scatoline rotonde, a forma di bidoni della spazzatura.
Tenten sgranò gli occhi: «Non mi dirai che...»
Rock Lee annuì, estasiato: «Li ho trovati per caso nel reparto “cazzate” del supermercato! Ti ricordi, Tenten?»

Come poteva dimenticare? Lei e Rock Lee, quando erano bambini, avevano passato intere giornate a comprare quelle cose viscose, e a giocarci per intere stagioni. Tenten ricordava chiaramente di aver speso un capitale per quelle che sua madre aveva definito più volte “schifezze poco igieniche”.
«Ne hai preso uno Fluffy? Ti prego, dimmi che ne hai preso uno Fluffy»
Lee annuì, mentre Neji li osservava con espressione attonita, incredulo che quei due fossero davvero dei ventiduenni.
Tenten afferrò il bidoncino che Lee le aveva appena porto e lo aprì: la sostanza era proprio come la ricordava, schifosamente adorabile.
Iniziò a tastarlo ed allungarlo, mentre lo sbatacchiava in faccia a Neji, che la osservava con espressione torva.
«Oh, andiamo! Non dirmi che non ci hai mai giocato!»

Hyuuga scosse la testa: «Non me li hanno mai comprati. E sinceramente, ora capisco perché»
Rock Lee squittì, chiaramente disapprovando. Tenten si girò verso di lui, con espressione furba.
«Ebbene, mio caro Lee, abbiamo trovato qualcosa da fare in questa quarantena: dobbiamo risvegliare il bambino che è in Neji!»

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Capitolo 12
*** Giorno 12. ***


Questa convivenza non s'ha da fare!
 
Personaggio: Neji Hyuuga
Prompt: 1. A va a farsi la doccia, ma B ha finito lo shampoo
e non possono uscire a ricomprarlo.


 

Neji era una persona calma e rilassata. O almeno ci provava, a mantenere la calma.
Tuttavia, vivere insieme a Rock Lee non era qualcosa di semplice, visto che comportava un esaurimento nervoso ogni due per tre.
Tutt'ora non riusciva a capire peché diavolo fosse andato a vivere con lui e Tenten.

«Come intendi giustificarti?» chiese Hyuuga.
Aveva un asciugamano avvolto attorno alla vita e i capelli già umidi, visto che era entrato in bagno con l'intenzione di farsi una bella doccia calda...
Però, era stato impossibilitato: quel cretino patentato di Rock Lee aveva confessato di avergli finito il suo shampoo.
Quello che Neji pagava un occhio della testa, visto che era l'unico in commercio che riusciva a curare decentemente i suoi lunghi capelli bruni. E quel che era peggio, è che non poteva certo andare a fare la spesa, visto che l'avevano fatta il giorno prima a causa di quella maledetta quarantena!

«Ho visto una challenge su Instagram, sai, quelle che fanno durante la quarantena... E serviva un flacone di shampoo da donna...»
«Ma certo – rispose Neji, con calma apparente – tu hai preso il mio shampoo per fare una cretinata su Instagram. E in più, non posso uscire a fare la spesa, primo perché puzzo, e secondo perché ieri sei uscito tu a fare la spesa per tutti e tre, Lee.»

Rock Lee impallidì. La voce di Neji era davvero calma, ma ringraziò che il suo migliore amico non avesse qualche oggetto contundente vicino a sé, altrimenti avrebbe finito i suoi giorni sgozzato.
«Puoi usare il mio di shampoo, se vuoi» disse timidamente Lee.
Neji gli scoccò un'occhiataccia assassina: «E io che pensavo che ti lavassi con il sapone per piatti»
Rock Lee incassò la frecciatina, consapevole di non essere nella posizione per poter protestare.
Oltrepassò con lo sguardo la figura di Neji, poggiato allo stipite della porta del bagno, e indicò il mobiletto vicino al lavandino.
«Il mio shampoo è lì, prendilo pure. – disse, cercando di tornare entusiasta come sempre – Non renderà i capelli bellissimi come fa il tuo, ma in fondo non devi andare da nessuna parte...»
La battuta non fu però apprezzata da Neji, che dopo l'ennesima occhiata omicida, si diresse verso il mobile e sbattè sonoramente la porta del bagno.

 


 


 


 


 

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Capitolo 13
*** Giorno 13. ***


Questa convivenza non s'ha da fare!
 
Personaggio: Rock Lee
Prompt: 1. 
A viene beccato da B a guardare programmi trash alla TV.

 

«Lee? Voglio un pizzicotto proprio qui, sul braccio»
Se Rock Lee non l'avesse visto coi suoi occhi, non ci avrebbe mai creduto. Lui e Tenten erano appostati vicino alla porta, e fissavano sconvolti un Neji Hyuuga che stava guardando un noto programma definito dai più “trash”.
Era dovuto correre verso la camera di Tenten – che dormiva sonoramente – e cercare di svegliarla per farle vedere quel raro evento.
Ora loro stavano spiando il coinquilino, mentre questi fissava la TV e tamburellava le dita sul tavolo della cucina.
«Questa quarantena lo sta distruggendo nel profondo» decretò saggiamente Lee, mentre Tenten osservava con espressione preoccupata le spalle dell'amico, ignaro della loro presenza.
«Ma insomma – borbottò Neji, convinto di non essere sentito – lo capisci che lui ti ha tradito?! Eppure ti ostini a voler tornare insieme a lui, sciocca!»

Lee e Tenten si fissarono, sconvolti. Come era possibile che il posato Neji Hyuuga, nemico giurato di tutti i programmi televisivi che causavano l'abbassamento del Quoziente Intellettivo, in quel momento stesse seguendo in maniera appassionata una vicenda degna del miglior programma-spazzatura?
«E se fosse stato contagiato dal virus e stesse iniziando a delirare?» domandò preoccupato Lee.
Tenten scosse la testa e affermò in tono serio:«No. La realtà è molto diversa: Neji non è la persona che pensavamo di conoscere.»
Rock Lee annuì con espressione volutamente drammatica.
«Ci ha mentito. Per tutto questo tempo...» sussurrò, enfatizzando la situazione.
Tenten le poggiò una mano sulla spalla, comprensiva.
«Andiamo via. Non c'è posto qui per noi»
Rock Lee diede un'ultima occhiata a Neji, ancora di spalle, mentre tratteneva a stento le risate. Sorrise infine beffardo: questa suo piccolo segreto non sarebbe stato nascosto ancora a lungo.
Al momento opportuno, sarebbe stato svelato e ritorto contro Neji stesso.



 

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Capitolo 14
*** Giorno 14. ***


Questa convivenza non s'ha da fare!
 
Personaggio: Dosu Kinuta
Prompt: 
A è ubriaco e canta l'inno nazionale sul balcone sbagliando le parole.
 

«Ti prego, per favore, fallo smettere»
Era la terza volta che Kin, con voce lagnosa, gli faceva quella richiesta, ed era la terza volta che Dosu la ignorava.
In fondo, per il momento Zaku non stava facendo nulla che potesse disturbare realmente la quiete pubblica: si stava semplicemente limitando ad applaudire ed urlare “ce la faremo!”, dal balcone del loro appartamento, per incoraggiare tutto il vicinato nel bel mezzo della quarantena.
«Lascialo fare, nessuno ci ha ancora minacciato di morte» bofonchiò Dosu, mentre osservava concentrato la bottiglia di sambuca, ormai vuota.

Ubriacarsi era stata un'ottima idea, aveva ragione Zaku. Lui all'inizio non era stato particolarmente d'accordo, ma se non altro, il vantaggio di ubriacarsi a casa era che nessuno lo avrebbe dovuto riportare lì.
La parte peggiore però, era che lui non beveva così tanto da un bel po' tempo. E un po' perché stava diventando vecchio, un po' perché era decisamente fuori allenamento, Dosu era veramente sbronzo.
«Ha finito di strillare» sentenziò sollevata Kin, in riferimento a Zaku. L'amico in effetti non era più affacciato al balcone e sembrava si stesse dirigendo verso camera sua. Forse sarebbe andato dormire.

Invece, come era prevedibile, Zaku tornò per peggiorare la situazione. Reggeva infatti in mano un vecchio megafono – ma da dove l'aveva tirato fuori? - e sistava dirigendo verso il balcone.
Dosu e Kin non fecero neanche in tempo a fermarlo, che subito cominciò a cantare, o meglio strillare, l'inno nazionale. E c'era una cosa che Zaku non sapeva fare, era cantare.
Lui e Kin si guardarono, esterrefatti, mentre i vicini di casa cominciavano già ad affacciarsi ai loro balconi per protestare, visto l'ennesimo affronto.
«Adesso possiamo farlo smettere?» chiese l'amica stizzita. Kinuta non poté fare altro che annuire, mentre cercava, barcollando, di raggiungere Zaku e tappargli la bocca.
Fu più difficile di quanto pensava: si sentiva pesantissimo e non era poi così sicuro che il suo corpo riuscisse a reggere la sua testa, sembrava di piombo!
Finalmente, lui e Kin riuscirono ad afferrare l'amico e a togliergli il megafono di mano, nonostante le sue sonore proteste.
Dosu riuscì a malapena a chiudere la finestra che dava al balcone, mentre riprometteva a se stesso che il giorno seguente avrebbe appeso un cartellone con le loro scuse.
Era pur sempre una persona educata, lui.

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Capitolo 15
*** Giorno 15. ***


Questa convivenza non s'ha da fare!
 
Personaggio: Shiho
Prompt: 3. Fotografia 

 
La quarantena portava le persone a fare cose orribili.
Come per esempio, risistemare tutta la propria stanza, da cima a fondo.
Era stato allora che Shiho aveva ritrovato le vecchie fotografie del liceo. In realtà erano molte di più di quelle che si aspettava, abbastanza da riempire un piccolo album. La cosa la sorprese positivamente: per sua natura era sempre stata schiva, poco incline a scattare delle foto e a fare amicizia.

Eppure aveva trovato diverse foto che la ritraevano, timida e quasi mai sorridente, insieme a diverse compagne di classe.
E poi, aveva ripescato alcune foto del Club di scacchi a cui faceva parte.
La maggior parte la ritraevano concentrata, intenta a studiare le mosse dell'avversario, gli occhiali spessi che le coprivano il viso.
Nella maggior parte di quelle foto, notò con sorpresa, il suo avversario era Shikamaru Nara.
Shiho arrossì nel vedere quelle foto: aveva avuto una cotta per Shikamaru durante gli ultimi due anni delle superiori, nonostante lui non avesse occhi che per Temari, una ragazza di qualche anno più grande di loro.
Sospirò, rassegnata: dal giorno del diploma, non aveva più visto il ragazzo.
Eppure, lei aveva avuto la convinzione che fossero diventati, se non altro, buoni conoscenti. Evidentemente si era sbagliata.
Con quel pensiero aveva nascosto quelle foto, seccata. Forse, pulire da cima a fondo la stanza e ripescare dei vecchi ricordi, era stata una pessima idea.
A volte, era meglio dimenticare certe cose.

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Capitolo 16
*** Giorno 16. ***


Questa convivenza non s'ha da fare!
 
Personaggio: Matsuri
Prompt: 1. "Ti ricordi di me?"

 

Non ci poteva credere. Tra tutte le persone che poteva incontrare al supermercato, Matsuri aveva incontrato lui.
Era lì, davanti a lei, mentre fissava come un ebete lo scaffale del ramen istantaneo. Il migliore amico di...
«Naruto Uzumaki?» chiese timidamente, mentre afferrava casualmente degli alimentari dagli scaffali. Un po' si vergognava, ma doveva superare la sua paura.
Il ragazzo si girò verso di lei, inconfondibile nella sua zazzera bionda e in quella sua aria da spaccone.

«Sì?» domandò titubante. Non sembrava averla riconosciuta.
«Ti ricordi di me? Al liceo ero nell'altra sezione B»
Naruto sembrò ancora più confuso. Aveva in grembo una confezione di ramen istantaneo e se la passava da una mano all'altra, nervoso.
«Sono Matsuri. Volevo solo sapere... Hai notizie di Gaara-san? Non lo vedo da un sacco di tempo, e con questo virus in circolazione...»
Naruto sembrò illuminarsi: «Ecco chi sei! La fan appiccicosa e strillante di Gaara!»

Matsuri arrossì dalla vergogna: era vero, al liceo era stata veramente assillante nei confronti di Gaara, che però, forse a causa della sua pazienza, non l'aveva mai scacciata via in malo modo.
A ripensarci, si sentiva una stupida.
Naruto si accorse della sua espressione e chinò la testa, quasi scusandosi per il suo comportamento.

«Nonostante la sua debole salute, Gaara sta bene, non ti preoccupare. Quando lo sentirò, gli dirò che ti ho incontrata! Sicuramente si ricorderà di te» rise, canzonatorio, ma non cattivo.
Matsuri annuì, grata, mentre Naruto la salutava con un cenno e si allontanava.
La lasciò lì, imbambolata, mentre le balenava in testa l'idea che forse, dopo tanto tempo, avrebbe potuto contattare lei stessa Gaara, anziché chiedere informazioni a terzi.

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Capitolo 17
*** Giorno 17. ***


Questa convivenza non s'ha da fare!
 
Personaggio: Ayame
Prompt: 2. Consegne a domicilio.

 

«È strano non avere niente da fare anche oggi, non credi?»
Ayame era accovacciata sulla sedia, mentre osservava pigramente la TV.
Ormai non faceva altro da giorni: nonostante, dopo la chiusura del loro locale, l'Ichiraku Ramen avessero attivato il servizio di consegne a domicilio, erano ben pochi coloro che si azzardavano ad ordinarsi del ramen.
Ayame non era neanche più sicura di ricordarsi come si facesse il ramen. E per lei, da sempre abituata a lavorare sodo, tutto ciò era frustrante.

Suo padre sospirò sonoramente, mentre faceva zapping alla TV. 
«Ci dovremo abituare, suppongo» rispose. 
Ayame alzò gli occhi al cielo: come diavolo faceva a stare così tranquillo? Lei odiava stare con le mani in mano, e questa quarantena la rendeva irrequieta. 
Aveva pulito tutta la casa da cima a fondo, aveva sistemato le librerie e aveva perfino lavato le tende!
Guardò l'orologio, sconfortata: erano già le nove di sera e per giunta era martedì. Probabilmente non avrebbe chiamato nessuno, neanche quel giorno. 
Poi, improvvisamente il telefono squillò: Ayame si buttò letteralmente verso la cornetta, pronta a rispondere.

«Pronto? Ichiraku Ramen? Sono Naruto!»
Ayame avrebbe fatto santo quel ragazzo, prima o poi.
«Ciao Naruto»
«Fate servizio a domicilio, vero? Vorrei ordinare il solito, tre porzioni!»
La ragazza, dall'altro capo del telefono, quasi non si metteva a piangere dalla gioia.
«Consegneremo tutto il prima possibile, Naruto. A dopo!»
Ayame riattaccò il telefono, allegra come una Pasqua, mentre il padre, avendo capito la situazione, si metteva già ai fornelli.
«Chi era?» chiese poi l'uomo, quando la figlia lo raggiunse.
Ayame fece un sorriso a trentadue denti.
«Naruto!»
 

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Capitolo 18
*** Giorno 18. ***


Questa convivenza non s'ha da fare!
 
Personaggio: Jirobo
Prompt: 3. A è rimasto solo a casa durante la quarantena
e cerca metodi alternativi per rilassarsi

 

Non aveva più idea di cosa fare. Aveva oziato per giorni, poi aveva deciso di pulire a fondo tutta la casa, aveva perfino ricominciato ad allenarsi! Infine, si era dato ai dolci.
Ed era un bene che Jirobo amasse sia prepararli che mangiarli, perché nel giro di due settimane aveva sfornato almeno dieci torte!
Proprio in quel momento, stava rimettendo a posto tutti gli ingredienti, mentre la torta di mele che aveva fatto cuoceva nel forno.
E dire che non c'era neanche qualcuno con cui mangiarla! 
Emise un verso disperato, mentre sistemava lo zucchero nel suo ripiano: stare in quarantena era brutto, ma stare in quarantena da soli era pure peggio.
Certo, almeno una volta al giorno videochiamava i suoi amici, ma non era la stessa cosa.
Avrebbe dovuto trovarsi qualche cosa di nuovo da fare, altrimenti sarebbe impazzito. Ma cosa poteva fare? Si stava già allenando, e non poteva mica mangiare torte in eterno!

«Che palle»
Si sedette di fronte al tavolo della cucina, ancora sporco di farina e con ancora sopra i gusci delle uova che aveva usato.
Avrebbe potuto ridipingere le pareti della casa. Oppure avrebbe potuto creare un quadro, anche se era un pessimo disegnatore.
Si ritrovò a fissare imbambolato le uova rotte. Poi, il lampo di genio.
Quella sera, Jirobo si ritrovò a dipingere - in maniera disordinata e totalmente priva di senso - i gusci delle uova, mentre un film degli anni Settanta faceva da sottofondo alla TV. 
Se non altro, si era trovato un nuovo hobby.
 

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Capitolo 19
*** Giorno 19. ***


Questa convivenza non s'ha da fare!
 
Personaggio: Rin Nohara
Prompt: 1. A e B si mettono sul tetto del palazzo a prendere il sole

«E se ci beccano?» 
Obito di fronte a Kakashi poteva fare lo spaccone quanto voleva, ma Rin era perfettamente a conoscenza della sua natura nascosta: cauta, quasi impaurita.
«Ma no!» sorrise lei, mentre saliva le ultime scale.
Rin sapeva quanto potesse essere difficile per Obito rimanere chiuso in casa senza poter mai uscire. Ogni volta che poteva uscire, anche solo per buttare la spazzatura, Obito si sentiva staranamente più pimpante. 
E il fatto che Rin non potesse aiutarlo la faceva stare malissimo.

«Forza, forza, muovi quelle gambe Obito!» sussurrò pimpante lei. Salire fino al tetto, senza usare l'ascensore per giunta, forse non era stata una buona idea, ma era Obito desiderava ardentemente sgranchirsi un po' le gambe.
Quando arrivarono, il sole del primo pomeriggio batteva prepotentemente, ma una leggera brezza rendeva la giornata assolutamente piacevole.
Rin si stese nel pavimento del terrazzo, sporco e impolverato, mentre trascinava con sé Obito. Ai vestiti e ai capelli ci avrebbe pensato dopo.
«Rin, questo posto è lercio» osservò Uchiha, mentre lei già si sdraiava.
La ragazza fece spallucce, mentre si copriva gli occhi con la mano. 
«Chi se ne frega - replicò ridendo - Dai, rimaniamo un po' qui. Prendiamo un po' di sole, facciamo gli irresponsabili e poi torniamo giù, a casa. Nessuno viene mai qui.»
Obito studiò la sua ragazza attentamente: Rin aveva sempre un'espressione innocente in volto, anche quando gli proponeva di fare qualche scemenza.
Non avrebbe mai potuto resisterle e dirle di no.
Le strinse la mano, mentre anche lui si sdraiava. Prima di chiudere gli occhi, poté vedere il sorriso soddisfatto e felice di Rin.
 

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