Waiting to be Free [SOSPESA]

di DreamsNene
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Truth #1 ***
Capitolo 2: *** Big Lies #2 ***



Capitolo 1
*** Truth #1 ***


Londra, 1825.
In un paesino sperduto sulle montagne, orfanotrofio.

-Dove credi di andare ragazzina?!-
Disse Lucy, una donna sulla cinquantina, bassa e cicciottella, che cercava di acchiappare una bambina, che aveva sì e no dieci anni. Quest'ultima correva su e giù per una casa piuttosto maltenuta, non nascondendo un sorrisetto birichino, ogni qualvolta la signora inciampava nel suo vestito grigiastro.

Ad un tratto sul suo viso si formò una faccia stupita, non si era nemmeno accorta che era arrivata in un punto cieco del edificio, e ci andò a sbattere contro.
-Presa!- affermò con un ghigno la donna afferrandola per la maglia rossa.
-Ora andiamo nel suo ufficio.-
All'udire questa frase la piccoletta tremò; di sicuro l'aveva fatta grossa.

***

In una delle stanze della casa.

-May... perché continui a dare fastidio alla governante che si occupa di te e di tutti gli altri bambini dell'orfanotrofio?- le chiese la signorina Aria, una dama modesta, molto pallida per via della malattia che le toglieva vigore un giorno dopo l'altro, seduta su una sedia in legno, che appoggiava i propri gomiti sulla scrivania davanti a lei.

May non rispose, tenne solamente la testa bassa.

-May, da quando ti ho trovato davanti all'uscio della porta dell'orfanotrofio in una cesta, che ti guardavi intorno con gli occhi aperti e curiosi, sapevo che saresti stata una bambina molto vivace e spensierata...- Aria prese un bel respiro scegliendo le parole giuste -Ma tu stai crescendo, e devi capire che tra poco troverai una mamma e un papà che ti adotteranno e...- non riuscì a finire la frase perché la piccola la guardò triste dicendo:
-Io non voglio una mamma e un papà nuovi, tu sei la mia mamma!!
Sei sempre stata con me, mi hai cresciuta come farebbe una madre!-
-May, mi fa molto piacere che tu mi consideri come tua madre, ma devi ricordare che sono anche la madre "temporanea" di tutti gli altri bambini dell'istituto.-
La bambina non disse niente e guardò fuori dalla finestra, dove si intravedeva qualche nuvola nel cielo azzurro.
Ci fu un momento di silenzio, rotto dal bussare sulla porta del piccolo ufficio di madame Aria.
-Avanti.-
-Mi scusi per l'interruzione madame Aria, ma il pranzo è pronto.-
-Oh, grazie tante Michael, tra qualche minuto scendo insieme a May per mangiare ed annunciare delle bellissime notizie.-

***

Alcune ore dopo.

-Vedo che tutti abbiamo finito di mangiare, allora, vi annuncio che... Michael verrà adottato da una famiglia in Francia, e lo verranno a prendere la settimana prossima!-

Ci fu un attimo di silenzio, seguito da urla, applausi e schiamazzi di ogni genere, da parte di tutti i componenti della sala.

Una bambina si intristì al pensiero di dover lasciare per sempre il suo amato fratello maggiore.
-Eddai May! Perché sei così triste?-Alcune voci si propagarono nella sala, ci mancava solo questo, pensò la direttrice.

La bambina non rispondeva, tanto lo sapevano di già.

-Non sei felice che Michael abbia trovato una famiglia che gli voglia bene?- Le domande continuavano a uscire, imperterrite, dalle bocche indiscrete dei suoi amici, che non riuscivano a trattenerle.

"Ma May non era molto legata a Michael?" bisbigliò qualcuno.

*Il dado è tratto, rifletté Michael, doveva risolvere il guaio che stavano facendo i piccoli presenti, ma aveva già escogitato qualcosa in passato, in caso di necessità.

-Oh, è vero! Come farà senza di lui che la tolga dai pasticci?- le risposte non arrivavano da May, che se ne stava in disparte.

"Ora rimarrà triste finché non morirà." Esagerò, qualcuno più piccolo che se l'era presa, forse un po' troppo.

"Pss ora ci darà fastidio, e terrà il muso lungo, uffa!" Sussurrò l'ennesima voce;
che fece allontanare la bimba fuori dalla porta fino al piano di sopra, dove si trovavano le camere da letto, lasciandoli alle proprie chiacchiere.

Aprì la porta della cameretta, che condivideva con altre tre bambine della sua età, e salì la scaletta a pioli per arrivare al suo letto.

Si coricò e guardò i disegni fatti con Michael nel corso di tutti gli anni passati insieme.

Ricordò quando sua mamma le raccontava dei suoi primi giorni in orfanotrofio: da neonata era una mina vagante, urlava, batteva le mani, rideva, ma quando arrivava Michael, che allora  aveva quattro anni, si calmava e lo guardava incantata con i suoi occhioni, ed infine gli sorrideva.
Quando aveva cinque anni incominciò a imparare a scrivere, e voleva che il suo "fratellone" la correggesse.

Sospirò, lo sapeva che non sarebbe stata con lui per sempre, ma non pensava di doverlo abbandonare così presto.
Le scese una lacrima che, con la manica della sua magliettina rossa, asciugò all'instante, era molto raro che piangesse.

Senti la porta aprisi e si girò verso la fonte di rumore: era Michael che la guardava con un sorriso stampato sul volto.
Dietro di loro si sentivano le voci che provenivano dal piano terra, dove si trovava la sala da pranzo.

Michael si avvicinò al letto a castello e guardò in alto, dove si trovava May.
Le sorrise e le chiese il permesso di salire sulla sua fortezza. Dopo un piccolo cenno, scalò il letto e si trovò seduto di fianco alla ragazzina, che intanto si era tirata su.

-May, piccola mia.- l'abbracciò forte -Mi mancherai un sacco... ma questo lo sai, anzi mi manchi già vorrei tanto rimanere...-
-Michael, ti prego fratellone, non lasciarmi, non riesco a immaginare delle giornate senza di te!
-Ma, May! Quando ti sposerai, non penso che tuo marito sia felice di vedermi in giro per la casa!- scherzò lui -Poi, non ti abbandonerò, mai! Verrò a trovarti qualche volta, e ti porterò tantissimi regali! 
-Ma, come farò, senza di te, a sopportare le lamentele dei bambini più piccoli e le punizioni che mi da Lucy, senza motivo?!
-Ahah, ma per questo non ti devi preoccupare, con le tue sole forze ce la farai!- disse con un sorriso.
-M-ma ma...-

Lui la interruppe con un abbraccio, cominciava a cedere, però era un ometto e non voleva mostrare che stava per piangere.

-Sorellina, guardami, io sarò sempre con te, nel tuo cuore. Ora prendi questo, un piccolo regalino da parte mia.- e le diede in mano un pezzo di stoffa piegato. Lei lo guardò confusa, poi Michael lo aprì e dentro c'era una cordicella legata, che teneva un anello d'oro, May la guardò con gli occhi luccicanti, era la prima volta che vedeva un oggetto così prezioso.

Il ragazzo gliela mise al collo, le era un po' lunga ma non importava, di getto si buttò tra le sue braccia e gli sussurrò un "grazie".
-May, le sorprese non sono finite, vieni giù con me e vedrai.- la prese per mano e la portò al piano di sotto.

Si sentiva la voce di madame Aria che faceva qualche giochetto con i bambini per tenerli occupati e calmi.
Quando aprirono la porta, una mandria di persone si buttarono addosso a loro, facendoli cadere e ridere.

Dopo che si tirarono su e si misero tutti seduti al loro posto, Aria riprese a parlare.
-Bambini miei, le sorprese non sono finite!- Si girò e fece un segno a Lucy, che annui e uscì.

Ritornò, tenendo per mano un ragazzino, con capelli biondi e un sorriso timido sul volto.
-Bene, ragazzi lui è Peter, dategli un caloroso benvenuto e aiutatelo ad ambientarsi bene.

Peter salutò tutti con la mano e un "ciao" detto sotto voce.
Tutti i bambini dell'orfanotrofio lo abbracciarono e gli dissero il proprio nome, il nuovo componente della famiglia rimase un po' sorpreso, ma sorrise.
Quando fu il turno di May, si guardarono negli occhi per un po' e dopo aver distolto lo sguardo, arrossirono, si strinsero la mano, in segno di amicizia, senza guardarsi.
Qualcuno ridacchiò, qualcun'altro bisbigliò, ma fecero finta di niente.

Il tempo passò e l'amicizia di Peter e di May divenne più solida, erano divenuti inseparabili.

La partenza di Michael mise tristezza nel cuore di May, che fu consolata dal nuovo compagno di giochi.

I due si divertivano un sacco, anche se all'inizio il ragazzino fece fatica ad ambientarsi, essendo piuttosto timoroso nelle persone che non conosceva, ma piano piano si aprì anche con gli altri.

I mesi volarono e arrivò l'inverno, freddo, che portò tanta gioia quanto dolore.

Era il 19 dicembre, Madame Aria, era solita portare aiuto alle persone povere, che avevano bisogno di accudire i bambini e procurarsi cibo.
Una sera la signorina rientrò all'orfanotrofio, molto infreddolita e con qualche linea di febbre.
Tutti si preoccuparono, e provarono ad aiutarla in qualche modo.
Ma soltanto Aria capì cosa le stesse succedendo, ormai la sua fine era vicina.
Era stesa nel suo letto tra le coperte, circondata da cuscini.
Sospirò. 
Lo sapeva, e per questo, aveva deciso di utilizzare il tempo che le restava, per aiutare gli orfani perché, purtroppo non poté avere figli, a causa della sua malattia.

Sentì dei passettini veloci che si avvicinavano al suo letto, girò la testa verso destra e vide il visino di May che la guardava preoccupata.

Rise, era un po' di tempo che non si vedevano: le avevano vietato di entrare nella sua stanza perché era molto debole, e non volevano farla preoccupare per i suoi scherzi. Ma questa volta la bambina, era molto calma, e la cosa la meravigliò.

Le rivolse il miglior sorriso che riusciva fare e, con fatica, si mise seduta, come poteva.
La bambina chiese sottovoce, come se stesse dicendo qualcosa di sbagliato, se si sentisse meglio.

La dama, per non farla intristire, le rispose con una delle più brutte bugie che potesse dire.
-Sto molto meglio May, tra poco potrò ritornare ad accudirvi, e non vi lascerò più, lo prometto!

***

Arrivò l'anno nuovo, con deliziose notizie: alcuni bambini dell'orfanotrofio avevano deciso di fare un coro, per allietare le giornate fredde dei bambini poveri e farli divertire.
Mentre la cuoca e Lucy, insieme a chi non si era unito al coro, sfornarono diverse torte, da dare in beneficenza alle famiglie che a malapena si potevano permettere un tetto.

Purtroppo non tutto finì bene, la signorina Aria li lasciò per sempre, non potendo mantenere la promessa fatta a una di loro.

Durante il funerale May contenne le lacrime, che lasciò andare insieme a Peter quando furono ritornati a casa, mentre Lucy cercava di consolare i più piccoli, riuniti nella sala da pranzo per fare i giochi che si svolgevano dopo mangiato, di solito insieme alla signorina Aria.

La fanciulla di sentiva vuota dentro, ormai le persone a lei care le si erano allontanate, e le toccava rimanere sola.

Peter non poteva capire quello che provava May, ma si sentiva molto triste e dopo il suo pianto liberatorio, provò a tirarle su il morale, con varie marachelle.

***

Nella camera delle bambine

-Peter, come facciamo, ho paura di chi possa essere la prossima mamma, perché penso già di sapere chi sostituirà Aria.- il bambino la guardò con faccia interrogativa - Forza dimmi chi potrebbe essere- la incoraggiò lui, May prese un respiro, lo guardò negli occhi e pronunciò un nome che lo fece schiattare dal ridere, lui sapeva che era impossibile, la nuova madre dell'istituto non avrebbe mai potuto essere lei, pensò.
Purtroppo May era serissima.
-Se Lucy la diventerà, sarà veramente un problema, anche perché con lei non vado per niente d'accordo, e poi secondo me nasconde qualcosa!- Peter la guardò perplesso -Credi veramente che nasconda qualcosa?! Dobbiamo scoprirlo!- i due si batterono il cinque e cominciarono ad escogitare un piano.


















 

*il dado è tratto (Alea iacta est): 49 a.C. Cesare, per un atto di forza, passò il Rubicone, un fiume che divideva il confine settentrionale tra la Gallia Cisalpina e il territorio di Roma e che dunque, secondo le norme stabilite da Silla, non poteva essere oltrepassato dai generali romani senza prima sciogliere il proprio esercito.
Michael, con questa frase vuole dire che non si può ritornare indietro, il danno è stato fatto.
 

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Angolo autrice 
Grazie per aver essere arrivati a fine capitolo, più avanti usciranno i prossimi capitoli.
Vi invito a lasciare una stellina e, se volete, un commento.

Domande: Chi è veramente Lucy? Le ipotesi di May sono giuste?
Le risposte al prossimo capitolo!

Baci!<3

Astrid_Chan04

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Capitolo 2
*** Big Lies #2 ***


I due bambini si divisero alcuni compiti:
mentre uno andava a prendere dei fogli e distraeva la governante Lucy, l'altro entrava nell'ufficio che si trovava all'ultimo piano, e rovistava tra i documenti che si trovavano nei cassetti e poi si sarebbero ritrovati nel bagno.

May si diresse al piano terra dove Lucy rispondeva ad alcune domande dei piccini che le ronzavano attorno, come delle piccole apette da un fiore all'altro.

Sorrise e chiese alla donna dove si trovava la cancelleria, e quest'ultima le indicò il cortile, dove delle bambine si stavano divertendo a disegnare quello che si trovava attorno a loro; May le raggiunse, domandò se poteva prendere un paio dei fogli di carta, che le tre avevano messo sotto un sasso, utilizzandolo come ferma carte.

Quando ebbe il consenso, li acchiappò, perché rischiavano di volare via, a causa del vento.

Intanto Peter andò, silenziosamente, nell'ufficio che, in passato, apparteneva alla signorina Aria, quando aprì la porta un profumo di violette lo avvolse, facendogli venire in mente alcuni ricordi delle giornate felici che aveva passato con la sua nuova famiglia.

Non era cambiato niente dall'ultima volta che c'era entrato, la sedia e la scrivania erano nello stesso posto di prima, come la libreria e il letto.


Flashback.

Era una giornata soleggiata, tutti i  bambini erano felici di poter andare a giocare fuori, tranne uno, lui.

Gli erano appena morti i genitori davanti ai suoi occhi, cercando di salvarlo da dei banditi che avevano fatto irruzione nella loro casa armati di coltelli di vario tipo e varia lunghezza.
Lui.. lui non era un bambino coraggioso, non lo era per niente, non era riuscito neanche a salvare la madre, per di più incinta, dalle mani di quei mostri.

Una lacrima gli solcò la guancia, se l'asciugò subito con la manica del giacchino che indossava.
No, si disse, si era promesso di non piangere più.

"E una promessa si mantiene" gli diceva suo padre, quando lo beccò a a tirare per la coda un povero gatto randagio, e gli prometté di non dargli più fastidio o torturarlo, e quando il genitore gli chiese se aveva mai fatto una promessa con i suoi amici, alla risposta negativa del figlio, il padre rispose alla propria domanda "Una promessa è una frase che si dice quando ci si impegna a fare o non qualcosa" il bambino annuiva, ed infine lo interpellò su cosa bisogna fare quando ne si pronunciava una, per intuire se il bambino era stato attento a quella piccola lezione di vita, e alla risposta giusta di quest'ultimo, gli sorrise e lo lasciò andare guardandolo fiero.

Dopo questa valanga di ricordi, si diresse a cercare qualche indizio nella stanza. Quando si avvicinò alla scrivania, qualcosa attirò il suo sguardo, un foglio, con su scritto in lettere maiuscole:

AUTORIZZAZIONE A GESTIRE L'ORFANOTROFIO LE ALI DEL MONDO.

Al ragazzino vennero i brividi, prese il documento e lo lesse velocemente, dopodiché si diresse al bagno per dare la notizia alla sua amica.

***

Quando May lo vide arrivare, gli corse incontro.
-Ci hai messo un sacco! Ma cosa hai trovat...- non terminò la frase, vedendolo bianco come un lenzuolo, si preoccupò, tant'è che prese un secchio, con dell'acqua gelata dentro, e gliela buttò addosso, per vedere se si riprendeva.

Dopo quella doccia fredda, Peter prese un'asciugamano e un mocio, che, mentre si asciugava, lo passò all'amica, così poté riparare il piccolo danno fatto, qualche secondo prima.

-Allora Peter, mi vuoi dire cosa hai visto, letto, trovato, sentito...- May venne interrotta nuovamente dalla mano dell'amico, che le chiedeva un momento di calma.
- Si, si, ho trovato qualcosa, due cose, una non tanto bella e una bruttissima.
- Dimmi subito quella non tanto bella!
- Ecco, avevi ragione tu, Lucy sarà la prossima madre direttrice di questo orfanotrofio.
- E..e la bruttissima?- tremò la piccoletta.
Peter ingoiò la saliva - A..anche per la bruttissima, hai fatto centro, la.. la governante nasconde tante cose, ma la peggiore è...- il ragazzino non ce la faceva a dirlo, non riusciva a trovare il coraggio per dire una frase del genere.
- ècheLucyhaavvelenatolasignorinaAria!!
- COSA, aspetta ripetilo più lentamente, forse ho capito male.- Peter fece un lungo respiro e gliela ripetò.

L'amica non ci credeva, quella zitella aveva fatto del male a SUA madre, no questo era inaccettabile, poi la donna avrebbe potuto fare del male anche ad altri bambini, e se sarebbe andata a chiedere aiuto nessuno l'avrebbe creduta, non avendo prove.
Non sapeva più cosa fare.

May sbiancò, le cominciava a girare la testa, non capiva più dove si trovava, si appoggiò al muro, ma le sue gambe cedettero, e si ritrovò per terra, con il suo migliore amico, che cercava di tenerla su , senza farla sbattere la testa al suolo.

Peter L'appoggiò con delicatezza a terra, la bambina era svenuta, prese subito un panno, andò al lavandino e lo bagnò, si diresse verso l'amica e glielo mise in fronte, e la guardò, era molto dispiaciuto, forse era meglio non darle la notizia, avrebbe evitato questo pasticcio.
Sospirò, e aspettò che si svegliasse, vegliando su di lei.

***

Nel retro della casa.

Muoviti, vuoi farci scoprire?!
- Dai non arrabbiarti per così poco, che poi le tue urla si sentono dappertutto!
- Scusa?! Ripetilo se ne hai il coraggio!- una ragazzina con i capelli mori e di un riccio folto, alzò il pugno, pronta per attaccare, ma il bambino accovacciato davanti a lei, che cercava qualcosa, si avvicinò pronto per iniziare a picchiarla, ma all'improvviso una palla azzurra passò di fianco a loro, che guardandola, corsero velocemente dietro ad un cespuglio, nascondendosi.

Quando il proprietario dell'oggetto, che li aveva spaventati, se ne andò, i due uscirono dal nascondino, tirando un sospiro di sollievo, poi la bambina porse la mano in segno di scuse ed il ragazzino di fianco a lei, gliela strinse, si rimisero a cercare la cosa misteriosa.

- Jazzy, Jazzy! L'ho trovata, finalmente!- il bambino, tutto felice, le porse una scatola di latta.
- E dimmi Arthur, cosa ci sarebbe qui dentro?- gli disse la ragazzina, scuotendola, ma ad un tratto una espressione schifata si formò sul suo viso, un lombrico era caduto sulla sua scarpa, scivolando dal contenitore arrugginito.
Arthur l'aprì e i suoi occhi luccicarono, la prese dalle mani dell'amica e corse verso l'ingresso della casa, seguito da quest'ultima.

***

Nella camera dei bambini.

May si svegliò, si sentiva tutta indolenzita, la testa le doleva.
Si alzò cercando di capire dove si trovava, era in un letto, non suo, ma bensì in quello di Peter, lo cercò con lo sguardo e alla sua destra, c'era l'amico che dormiva con la testa appoggiata al letto, seduto su uno sgabello.
Sorrise, si era preoccupata per lei, e ne era grata.
Lo scosse leggermente e lui si destò di scatto, pensando a qualche pericolo, ma quando incontrò il sorriso della bambina si rilassò.
- May, come va? Ti senti meglio?- le chiese.
- Si sto benissimo, ma perché sono nel tuo letto, e sta tramontando?
- Oggi pomeriggio sei svenuta, e quando ti ho toccata la spalla per cercare di farti riprendere conoscenza, eri bollente, allora ti ho portato nella camera dei ragazzi, perché era la più vicina al bagno, e ho chiamato Lucy, che ti ha sentito la fronte e capendo che avevi la febbre ti ha lasciato in mia custodia, fino a quando ti saresti svegliata.
- Ah, ora ricordo...- disse con tristezza, tant'è che Peter si preoccupò che stesse di nuovo male, e la sorresse.
- Tranquillo, ora sto bene, ma dobbiamo andarcene, non possiamo rimanere qui con un'assassina!- il bambino la guardò, aveva ragione, ma non sapeva come farlo!

***

Cucina.

- Arthur, mi ripeti cosa stiamo facendo?!
- Fai silenzio, ora sono concentrato, te lo dico dopo.- l'amica annuì e continuò a fissare le mani del giovanotto, che creavano esperte, un qualcosa a lei ignoto.
Dopo dopo qualche ora si sentì un "Evviva!" proveniente dalla bocca del ragazzino, era riuscito a finire la sua invenzione, era un carillon, con un libro che si chiudeva e e si apriva, mentre dalla base usciva una dolce musichetta.

Il bambino si voltò verso Jazzy, che nel mentre si era addormentata su una seggiola, le fece una carezza, prese una coperta e gliela mise sulle spalle, per non farle prendere freddo.
Quello era uno dei regali che le avrebbe fatto per il suo compleanno.

-Arthur, Jazzy, abbiamo finito di apparecchiare per tutti!- disse un bambino sui cinque anni, che era entrato nella stanza.
Il ragazzino più grande gli fece segno di fare piano, perché l'amica stava dormendo, e non voleva che si svegliasse.
Dopodiché, si lavò le mani e prese la cena pronta, che era stata messa di fianco al camino per non farla raffreddare, e si diresse nella sala da pranzo circondato dai più piccini, che erano molto affamati.





 

***
Angolo autrice 
Ecco la revisione del secondo capitolo!
Tra poco usciranno anche il capitolo tre e quattro.

Domandine: Chi sono Jazzy e Arthur? Sono importanti per questa storia?

Un bacio!<3

Astrid_Chan04

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