Remain distant today to embrace each other more warmly tomorrow

di Scaramouch_e
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 01) ***
Capitolo 2: *** 02) ***



Capitolo 1
*** 01) ***


Remain distant today to embrace each other more warmly tomorrow
 
 
Disclaimer: Dichiaro che i Queen non mi appartengo, appartengono solo a loro stessi, e che le cose descritte all'interno della fanfic sono di pura fantasia. 
Buona lettura (:

A vuole correre fuori di casa per un'emergenza, ma essendo in pericolo B deve fermarlo/a.

Roger era assai testardo, e Brian lo sapeva, ma era ancor più cosciente che il suo migliore amico se ne doveva stare a letto e che la salute veniva prima di tutto. 
In qualità di infermiere di Roger, proposto dagli altri loro coinquilini, Freddie e John, Brian era parecchio puntiglioso, e non lo avrebbe fatto uscire anche se il biondino faceva di tutto pur di andare fuori casa. 
“Brimi, mi manca l’aria.” diceva il malato, e Brian sospirava ogni volta comportandosi come un santo, mettendolo a letto e aprendo le finestre della stanza dello studente di medicina, per far passare un po’ di aria. “Brimi mi devo alzare per andare a fare la colazione, mi aiuteresti a scendere le scale?” e il santo ragazzo, alzava gli occhi al cielo e lo aiutava a scendere le scale dell'appartamento a due piani, e a ricongiungersi con Freddie e John per far colazione. 
Tuttavia era la notte che Brian non sopportava più Roger: il biondino era da sempre abituato ad andare a donne e a dormire con loro, e si dimenava nel sonno, non facendolo dormire affatto. 
Una volta Brian lo aveva trovato addirittura che gli era sfuggito dal letto e stava per andare via di casa: in pigiama con sopra il cappotto di pelliccia. Quando si era voltato verso Brian il ragazzo aveva sussultato: il suo migliore amico era bianco come un lenzuolo e con le occhiaie profonde sotto gli occhi. “Brimi.” aveva detto, la respirazione che se ne andava. 
“Tu mi farai ammattire! Rog, vai subito a letto.” 
“Ma mi mancano, Brimi. Mi mancano le donne.” Roger Taylor era testardo, ma quando si trattava di salute Brian lo era di più. “Immaginati me come una donna allora, ma avanti, vai a letto.” 
“Poi ti dovrei scopare.” disse piano, con voce rauca da malattia, Roger. 
Brian alzò gli occhi al cielo e sbuffò contrariato. “Ne parliamo quando stai meglio, adesso nessuna donna sana di mente ti vorrebbe scopare, e nemmeno io.” aggiunse con speranza che questo facesse finire quella strana serata. 
Roger respirò e fissò malamente Brian. “Va bene, vengo con te, solo non ti sognerò di scoparti questa notte.” 
Brian ridacchiò. “Menomale.” mormorò e guardò come un falco, mentre il malato si trascinava al piano di sopra chiudendo lui stesso la porta che dava sulla strada deserta. 
Giurò di aver sentito mormorare da Roger un “Grazie”, mentre si sistemava nuovamente sotto le coperte, ma non ne fu sicuro. Dormì con un sasso e così pure il suo migliore amico. 

Per fortuna due giorni dopo, Roger stava già meglio, e non era pallido come un fantasma e si riusciva a prendere la zuppa lui da solo. 
Brian lo controllava però come se il suo compito non fosse mai finito, giorno ma sopratutto notte, ancora impaurito dalla fuga dell’amico. 

Si rilassò solamente il quinto giorno, quando notò che il colorito in faccia a Roger era diventato ufficialmente sano e che la febbre era scesa. 
“Ora posso andare a scopare le ragazze.” annunciò felice Roger il settimo giorno a cena, e Brian lo fissò per bene, trovandolo che stava bene. 
Un po’ gli sarebbe mancato, ma solo un po’. 
“Ma mi sognerò sempre te.” bisbigliò all’orecchio di Brian mentre mettevano a posto i piatti. Il cuore del ragazzo riccioluto battè nel petto, e abbassò -lui era più alto, Roger era più basso- gli occhi su Roger. 
“Oh.” mormorò mordendosi le labbra. Non pensava che alla fine il suo suggerimento sarebbe andato a buon fine, e invece sembrava di sì: Roger l’aveva sognato veramente. Roger per alleggerire la tensione ridacchiò, buttandogli il sapone addosso, e Brian ricambiò subito, iniziando una lotta nella loro piccola cucina. 

Note.
Grazie alla challenge sulla quarantena, sarà un po' più semplice essere chiusa in casa, nonostante ami stare in casa e non mi deprimo tanto facilmente: anzi ho moltissime cose da fare, che non vi dico. Spero che questa storia vi sia piaciuta, nonostante non sia betata! <3 

#andràtuttobene.

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Capitolo 2
*** 02) ***


Remain distant today to embrace each other more warmly tomorrow
 
 
Disclaimer: Dichiaro che i Queen non mi appartengo, appartengono solo a loro stessi, e che le cose descritte all'interno della fanfic sono di pura fantasia. 
Buona lettura (:


“Se il tempo vola, tu mettilo in gabbia”.

“Forza Brian, vediamo se funziona.” Harold aveva in mano la sua bellissima e nuova chitarra costruita, dopo tre anni, da loro due con un sacco di pazienza, pianti, e dedizione: tre anni passati nello scantinato della casa ad assemblarla e a discutere di come fare. L’aveva iniziata che aveva sette anni e adesso Brian ne aveva dieci, ed era entusiasta di poter suonare finalmente la sua creatura nata dal legno di quercia e di un caminetto in mogano. Harold sfoggiava un sorriso soddisfatto anche lui, mentre osservava il suo unico figlio mettersi a tracolla la chitarra. Le corde, suonarono, ma fu un suono spiacevole, e i due si guardarono. 

“Non ci arrendiamo papà, con il tempo troverò il modo. Voglio suonare questa chitarra, costruita con te, non altre.” disse all’altezza dei suoi dieci anni suo figlio. Harold annuì, orgoglioso. 
Così passarono settimane e Brian si esercitava giorno e notte con la sua chitarra fin quando non gli venne in mente di utilizzare come plettro una moneta da 6 pence. Eccolo lì, il suono limpido che aveva sempre voluto. Corse subito da suo padre e insieme fecero un bellissimo concerto alla madre che li ascoltò meravigliata. Passarono i mesi e gli anni, e il suo ragazzo crebbe. 

Harold guardava sempre più meravigliato quel genio dai capelli ricci castani che aveva fatto passi da gigante e di cui era molto orgoglioso.  Brian, adesso che era al college, gli aveva raccontato che aveva conosciuto altri ragazzi con i quali aveva formato una band rock.
“Suoniamo musica moderna papà. E’ bellissimo, devi venire a vederci qualche volta.” 


“Sai? Non pensavo che fosse possibile, ma avrei tanto che il tempo con Brian non fosse mai volato così di fretta, avrei voluto tenerlo in gabbia... tenerlo con noi.” Harold confidò a Ruth che lo guardò con affetto.
 “Lui ci sarà sempre, amore.” rispose sua moglie, stringendo a sè.
“Non sarà lo stesso.” mormorò suo marito appoggiandosi con cura al suo unico amore. 
Il vecchio genitore non sapeva che quelle parole sarebbero state più che giuste: tutto cambiò, in particolare quando Brian di lì a poco avrebbe fondato gli Smile con Roger Taylor e Tim Staffel, e dalle ceneri della band avrebbe dato inizio alla leggenda chiamata Queen iniziata con una chitarra costruita da bambino che ancora si portava ai più grandi concerti rock e con il ricordo del sorriso orgoglioso di suo padre e di sua madre.

Note. 
Mi è sempre piaciuto molto il rapporto di Brian con il padre e ringrazio la creatrice di questa challenge per avermi permesso di approfondirlo un po'. Se non lo sapete è vero che lui e il padre costruirono la chittarra, che poi Brian e i suoi amici chiamarono Red Special, per via del colore, insieme dalle ceneri di un caminetto. Brian ha scritto anche un libro sulla Red, ma comunque ci sono in internet diversi atricoli sul suo rapporto con la chittarra.
L'immagine in allegato mostra Brian May, con Harold e Ruth a Madison Square Garden, a New York negli anni 70. Spero che anche questa storia vi si piaciuta, e ci vediamo domani con, spero per voi, un personaggio diverso rispetto a Brian (o a Roger.)

 

 

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