Set a fire in my head tonight

di Stillintoyou
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** (0) prologo ***
Capitolo 2: *** (1) Passato ***
Capitolo 3: *** (2) Manipolazione ***
Capitolo 4: *** (3) Sacrificio ***
Capitolo 5: *** (4) Libertà ***
Capitolo 6: *** (5) Bugie ***
Capitolo 7: *** (6) Rinascita ***



Capitolo 1
*** (0) prologo ***


“Show and tell.

Why can't you fucking hear me?”

 

“Mostra e racconta.

Perché cazzo non mi puoi sentire?”

 

Prologo

 

Il buio legava il corpo della ragazza come se fossero funi strette, salde, legate ad un soffitto che in realtà non esisteva. Era in trappola.

Nel guardare verso il basso, vide altri mille corpi fluttuanti, dalla pelle pallida. Così pallida da farle capire che quelli erano morti.

Nel guardarli, Void riusciva a vedere ogni creatura:

Fenice, Banshee, Kitsune, Chimera, Basilisco... tutte lì.

Persone, come lei, legate ad un qualcosa.

Delle mani si allungavano verso di loro, e dei fili trasparenti uscirono fuori da polsi e caviglie.

Ed eccoli nudi, senza la possibilità di muoversi per contro loro. Controllati, privi di coscienza e volontà.

Ora, erano burattini manovrati da quelle mani...

 

‹‹ Ehi, apri gli occhi! ›› la voce di Hells risuonò come un tuono tra le pareti di quella stanza buia.

Le parole di quel sogno lentamente scemarono nella sua testa.

Non era un sogno raro... era fin troppo frequente... in quei giorni più che mai, dopo aver letto il bestiario.

Fuori diluviava, la luce era totalmente assente, le pareti sembravano fini come fogli di carta.

‹‹ Che c'è? Che succede? ›› mugugnò Void, sfregandosi una mano contro gli occhi ancora assonnati. Solo un lenzuolo il pile copriva il suo corpo.

‹‹ Dobbiamo andarcene di qui, ecco che succede ›› sbuffò il ragazzo, mentre si rivestiva frettolosamente ‹‹ odio questo schifo di posto ››

‹‹ Ma fuori piove ›› non che per lei fosse un enorme problema ‹‹ non possiamo aspettare a domani? Insomma... io – ››

‹‹ No, non possiamo, Void. Potessimo ti avrei lasciata dormire, no? ›› rispose abbastanza scontroso.

Void, in realtà, avrebbe voluto risponderlo con toni altrettanto scontrosi.

Avrebbe voluto. Ma capiva già da sola che qualcosa non andava. Non era solito del ragazzo essere così frettoloso ed ansioso di spostarsi.

Così, lentamente, si alzò da quel materasso rumoroso e cominciò a piegare il plaid ‹‹ Che è successo? ››

‹‹ Hero ›› tagliò corto ‹‹ mi è arrivata una soffiata. Stanno arrivando. Ed io, onestamente, non voglio farmi trovare qui ››

Void rise nervosamente, e tirò indietro i capelli, portandosi dietro all'orecchio ‹‹ E chi ti ha dato questa soffiata, eh? Quale dei tuoi nuovi amici? E perché stanno venendo qui? Insomma, cosa abbiamo da temere? ›› Hells si sistemò la maglietta ed inspirò, sbuffando poco dopo ‹‹ insomma... se nascondo le code e le orecchie, sono in grado di apparire come una semplice umana, no? ››

‹‹ Void... non è quello il problema ››

‹‹ E qual è il problema? ››

‹‹ Tu ›› lo disse in modo secco. Void tirò indietro la testa. Fu come ricevere un pugno in faccia ‹‹ tu, sei il problema ›› Lei corrugò la fronte, e rapidamente abbassò lo sguardo.

Si guardò le mani. Tremava.

 

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Capitolo 2
*** (1) Passato ***


“Here is the darkness

I know myself”

 

“Qui nell'oscurità

riconosco me stessa”

 

 

Passato

 

Il bosco.

Quella era l'unica vera casa di Void.

Non era mai riuscita a trovarsi a suo agio circondata dalle altre persone. È sempre stata sola, per quel poco che riusciva a ricordare della sua infanzia.

 

Il suo quirk, da quello che ricorda è questo il modo con cui vengono chiamati quei “poteri”, ha sempre spaventato gli altri.

Per lei... in un certo senso, era una sorta di maledizione.

Sempre stato motivo di prese in giro, e lei non ne ha mai capito il motivo.

Non aveva qualcuno a cui appellarsi per chiederne il motivo. Non aveva una mamma con cui confrontarsi o che le spiegasse le cose basi.

Non aveva modo di imparare a controllarsi.

Non ha mai conosciuto i suoi genitori, per cui, ha passato gran parte dell'infanzia all'interno dell'orfanotrofio. I bambini la evitavano per colpa dei suoi occhi: completamente neri, tranne l'iride, che era rossa. Mettevano gli altri in soggezione.

La coda lunga e le orecchie, poi, spesso venivano tirate dagli altri bambini. Come se non bastasse, ha imparato a leggere con più fatica rispetto agli altri, perché leggeva tutto al contrario.

Dai quattro anni in poi, sul volto di Void cominciarono a comparire dei piccoli segni.

Cominciarono a formarsi dei pallini sopra l'arcata sopraccigliare, che però poteva nascondere con una frangia. Poi arrivarono delle strisce sulle guance.

All'età di 6 anni, cominciò a crescerle un'altra coda.

Per quanto anche gli altri bambini ormai avessero cominciato a sviluppare poteri, Void continuava ad attirare più attenzione degli altri.

“Sei una kitsune, anzi, peggio! Hai il pelo nero! Sei una nogitsune! sei un mostro!”

“Ho letto un libro dove quelle come te vengono bruciate, portano sfortuna e malattie!”

“Se scappi da qui dovremmo chiamare un acchiappa cani, non credi? Sei una mezza volpe, no?”

“Hai le pulci!”

“Nessuna famiglia ti vorrà mai. Andrebbero direttamente in un canile!”

ed altre cose fin troppo cattive per dei bambini. Void non ci dava peso, in tutta realtà. La situazione diventava pesante solo quando dalle parole si passava a spintori, tiri alle code (ben più forti di quando erano bambini) o lotta con i quirk, in un vano tentativo di vedere se il suo quirk consisteva solo nell'avere l'aspetto di una volpe.

Ma lei non usava mai il quirk “per intero”.

Alcuni di loro, nonostante la cattiveria, volevano diventare degli eroi.

Si esercitavano ogni giorno col proprio quirk, frequentavano delle lezioni, ed alcuni erano ispirati da grandi nomi, come “quello biondo che sorride”, di cui Void a stento ricordava l'aspetto. Altri dal “ragazzo broccolo”, come lo chiamava lei. Tutti, anche se in età precoce, sapevano cosa fare da grandi.

Void no. Non si esercitava nemmeno ad usare il proprio quirk, se non per cose basilari, come cercare di capire cosa fosse in grado di fare. Non lo usava nemmeno per difendersi, come già detto.

L'oscurità che risvegliava. Quella specie di fuoco che divampava...

Più il tempo passava, più l'aspetto di Void sembrava inquietare le persone.

La verità, alla fine, è che col passare degli anni, Void cominciò ad essere apatica nei confronti degli altri bambini.

 

“Cos'è giusto? Cos'è sbagliato? E perché? Chi l'ha deciso?

Perché gli eroi sono eroi? Perché i villain sono villain?

Cosa differenzia gli uni dagli altri?”

Mille domande aleggiavano nella sua testa. Nessuna risposta.

Le motivazioni degli altri bambini erano tutte futili, niente di veramente completo.

Inoltre, non parlavano con lei. Non direttamente.

Non capiva cosa ci fosse di male nelle azioni dei villain. Non capiva perché i bambini se la presero tanto con lei, quando chiese una cosa del genere.

Non capiva perché poi l'attaccarono come se fosse “una di loro”, ma sapeva che doveva difendersi.

Ma capii che provocare emicranie talmente forti da provocare allucinazioni e vomito, era una cosa cattiva.

Aveva dieci anni, con cinque code, quando scappò dall'orfanotrofio per rifugiarsi altrove.

Non aveva la benché minima idea su dove andare, ma si lasciò guidare dal proprio istinto.

Alla fine, si ritrovò all'interno di una sorta di boscaglia. Aveva letto di posti simili solo sui libri della biblioteca.

Era la prima volta che si trovava bene in un posto. Era sola, ma... in realtà era sempre stata sola, nonostante tutte le persone all'interno della struttura.

Quella desolazione immersa negli alberi era tutto ciò di cui aveva bisogno per poter trovare sé stessa.

Quella scelta fu come un'illuminazione, per lei. Lei non era sbagliata. Il suo quirk non la rendeva diversa.

Il mondo lo era. La società.

E lei non ne faceva parte. Lei era superiore. Lei era una dea, e nessuno poteva toccare il territorio di una dea.

Si era autoconvinta di una cosa simile, ed era bene così.

Nessuna difficoltà di adattamento in quella zona. Per nutrirsi? Cacciava, per lo più.

Sì, come un animale. Si nutriva di ciò che trovava.

Semplice capacità di adattamento.

Non aveva una casa vera e propria, all'interno del bosco, ma una vecchia catapecchia abbandonata che cadeva a pezzi, ma se cose “basilari”, come l'acqua, andavano ancora.

Quello bastava, per una come lei, che tanto passava la maggior parte del tempo fuori casa. Non voleva un castello o robe simili. Ci passava le notti piene di pioggia, tanto, e niente di più.

Tornava una volta al mese “nella società”, per pochissimo tempo. Giusto quando non trovava da mangiare, voleva dei vestiti nuovi, coperte, bagno schiuma e cose così. Insomma, cose utili.

Non aveva soldi, quindi le rubava con facilità. Sarà stato il suo essere una mezza volpe, o il suo quirk, ma nessuno ha mai fatto caso ad una bambina che rubava le cose.

Imparò a “far sparire” le code e le orecchie, anche se tanto non avrebbe dato molto nell'occhio, dato che non rimaneva mai abbastanza a lungo da guardarsi attorno o essere fermata.

Non guardava le altre persone, in modo molto egoistico. Badava solo a sé stessa.

Il fatto di ritrovarsi all'interno di uno spazio completamente aperto, e completamente suo, aveva incrementato la voglia di scoprire di più sul suo quirk. Ma aveva bisogno di qualcuno su cui provare. E no, non aveva voglia di addentrarsi in città.

Approfittava di tutti coloro che “osavano” entrare nel bosco, creando loro allucinazioni (con conseguenti emicranie, nausee, vomiti etc... ci mise del tempo a capire che le cose erano collegate) esercitandosi con quel “fuoco oscuro” (così lo chiama), ma tutto a debita distanza.

Imparò a controllare le allucinazioni, decidendo lei stessa cosa far vedere, e creandosi delle “guardie del corpo immaginarie”, in grado di infliggere danni anche esteriormente.

Se nell'allucinazione la persona veniva trafitta, beh... accadeva anche nella realtà.

Il lato negativo della cosa era l'avere la stanchezza addosso ed un forte mal di testa, ma per il resto... si sentiva viva.

Quel posto, tutto quel posto, era casa sua. Il suo territorio. E non permetteva a nessuno di avvicinarsi. Era giusto così. Il suo quirk... lei si sentiva una Dea. E nessuno poteva e doveva andare contro una Dea.

Il suo quirk era perfetto per impedire alle persone di invadere il suo territorio.

Ogni volta che qualcuno entrava, finiva con non uscire mai più. Void sterminava chiunque, indipendentemente dal sesso, ma prediligeva i maschi.

Crescendo, la sua velocità ed agilità aumentarono, anche grazie a dei continui allenamenti.

Poteva saltare facilmente da un albero all'altro, e sfruttò ogni sua abilità fisica per sterminare chiunque. Imparò ad usare agilmente anche le code come arma, abbastanza muscolose da poter sollevare anche sé stessa. Si dava lo slancio con quelle, con un colpo secco era in grado di spezzare le ossa delle persone.

Si tratteneva dal farlo solo in vista di famiglie con figli. Non li uccideva, ma li portava ad allontanarsi.

Nessuno, eccetto lei e gli animali, doveva stare nel suo territorio.

Per un buon periodo di tempo, nessuno mise più piede nel bosco.

Non aveva nemmeno idea di quanto tempo fosse passato dall'ultima volta In cui “un umano” avesse messo piede in quel posto.

Anzi, in realtà ormai aveva proprio praticamente perso ogni singola cognizione del tempo. A cosa le serviva, tanto, tenere conto degli anni che passavano?

Sapeva solo che ormai aveva tutte e nove le code, e, da quanto aveva capito leggendo dai libri (che prendeva e teneva con sé... ma le biblioteche servono a questo, no?), significava aver raggiunto il livello massimo di saggezza e potere.

Si vestiva molto se sentiva freddo, si vestiva poco se sentiva caldo, mangiava come voleva, si vestiva come voleva.

Forse le sparizioni delle persone che entravano lì dentro aveva portato il messaggio di non varcare quella soglia. Forse, finalmente, le persone diffidavano di quel posto, e lei poteva finalmente vivere in pace.

 

Mille possibilità. Una sola realtà.

Quel giorno, si era vestita fin troppo leggera, ma stava bene. Sorprendentemente bene.

Era come se ci fosse un fuoco, dentro di lei, che non le permetteva di sentire freddo nonostante l'abbondante scollatura e la gonna cortissima.

Le code non erano ben visibili, e lei aveva deciso di andare in città per prendere qualcosa dal market.

Una volta infilata in quel posto caotico, gli occhi le caddero sullo schermo gigante appeso ad una palazzina. Davano le notizie. Non ci aveva mai badato fino a quel momento.

La voce riecheggiava in tutta la strada. Come aveva fatto, fino ad ora, ad evitare quel fracasso fastidioso?

Non diede peso alle parole di quel presentatore dalle orecchie ad ali di pipistrello e, direttamente e senza troppi complimenti, si infilò in quel piccolo market di fiducia.

Il commesso la salutò col solito sorriso. Void non sapeva nemmeno se fosse cortese perché era suo dovere o, semplicemente, perché era una bella ragazza.

Non era stupida, ma fin troppo cosciente del suo bell'aspetto.

Mentre passava verso il reparto igiene, aguzzò le orecchie. Due signore erano ferme nel reparto gastronomia.

Parlavano di villain, di quanto tempo addietro ci fosse una linea netta tra la lega dei villain ed i suoi attacchi contro la UA e cose simili.

Void a mala pena sapeva dell'esistenza di quella scuola, tanto che non gliene fregava niente di intraprendere una carriera stupida come quella dell'eroe.

Morire per gli altri? Che senso aveva, quando si poteva benissimo vivere per sempre o, comunque, condurre una vita in santa pace?

‹‹ Ma in realtà non si è sciolta, questa lega, non lo sai? ›› disse una di loro ‹‹ non hai visto quanto questa città pulluli di villain? Il tizio con la mano in faccia si è scontrato con una con una cicatrice nell'occhio destro ed una maschera strana. Erano vicino a casa mia. Hanno discusso a lungo, forse anche lottato. Ero terrorizzata e ho deciso di non ascoltare ››

Nella testa di Void si formò l'immagine di un ragazzo che, invece del volto, possedeva un enorme mano. Storse il naso.

‹‹ Ma va! ›› rispose l'altra ‹‹ la lega si è sciolta tempo fa grazie all'intervento di eroi del calibro di All Might. Poi, ora, c'è Deku a difenderci. Nessuno si metterebbe contro di lui. Quell'anno, dalla UA, sono usciti eroi fortissimi. La maggior parte della lega e di tutte le altre gang si sono sciolte, scoraggiati da loro ››

‹‹ Si saranno anche sciolti, ma questo non impedisce loro di agire nel buio. Magari ci sono nuove reclute. Pensaci. Nel bosco, per esempio, nessuno può entrare. Ogni volta che qualcuno si addentra lì, sparisce completamente ›› ora sì che l'argomento attirò l'attenzione di Void più che mai ‹‹ è ovvio che lì dentro ci sia qualcosa. Qualche base, forse, e magari un intera organizzazione ››

‹‹ Direi che non sarà più un problema. Ho sentito che gli Hero vogliono addentrarsi ed indagare ››

‹‹ Gli Hero moriranno se entreranno lì e c'è un'intera organizzazione ad attenderli ››

Void non ascoltò oltre. Non era niente di interessante, ma erano cose importanti. Aveva dissuaso le persone dall'entrare nel suo territorio, ma attirato l'attenzione di pesci ben più grossi.

Prese delle cose dagli scaffali. Un po' di tutto. Gettò ogni cosa nel primo carrello vuoto, preso ad una signora che si era appena spostata.

Uscì dal negozio senza nemmeno soffermarsi alle lamentele delle signore. Il commesso fece finta di non vederla nemmeno.

Qualcosa ribolliva nel suo cuore. Lei DOVEVA tornare nel suo territorio.

‹‹ Ehi! Ti ho detto di fermarti! ›› furono le uniche ed ultime parole che sentì uscire dalla bocca della stessa signora a cui aveva preso il carrello, poco prima di lasciar uscire tutte e nove le code, darle un colpo secco e farla schiantare contro il muro.

Le persone in strada, che avevano assistito alla scena, cominciarono a gridare come matti.

C'era seriamente motivo di fare tutto quel casino?

Void sbuffò. La città era seriamente noiosa.

Le urla che chiamavano l'intervento degli eroi e della polizia, per un misero atto simile le fecero intuire che la spesa di quel giorno sarebbe andata veramente a farsi fottere.

Sbuffò una seconda volta e cominciò a correre via. Allungò la strada di chi sa quanto, prima di giungere finalmente nel bosco. E nonostante la distanza sentiva ancora le sirene della polizia.

‹‹ Mi hanno seguita. Davvero? Ma perché? ››

mentre si addentrava sempre di più, rifletté sulle parole della signora.

Gli eroi volevano entrare lì.

Forse era quello.

Ma se rimaneva ferma... forse avrebbero interpretato il silenzio come l'ennesima sparizione.

Avrebbe potuto attaccarli uno ad uno, farli separare... ma troppa energia sprecata, e troppo rischio.

Continuò a correre.

Pochi minuti. Silenzio.

Dov'erano tutti?

Poi sentì puzza. Un odore talmente forte da farle pizzicare il naso. Un fumo intenso.

Le venne d'istinto correre al riparo.

Poi fu come un lampo.

Si schiantò contro un corpo, e se non fosse stato per le code, probabilmente sarebbe caduta a terra.

Il viso del ragazzo contro cui si scontrò, si fece vicinissimo al suo.

‹‹ Trovata! ›› occhi neri, iride gialla.

Simili ai suoi.

Void non mosse un muscolo, ma praticamente gli ringhiò contro.

‹‹ Dovresti dirmi grazie, almeno ›› disse, poi, quasi scocciato.

‹‹ Grazie? ›› chiese Void ‹‹ fuori da qui. ››

‹‹ Non sarai un po' troppo aggressiva nei confronti di chi ti ha appena liberato del problema “polizia?”. Non erano molto intenzionati a farti restare qui. Hai ucciso un civile ››

‹‹ E allora? La gente muore tutti i giorni. Dov'è il problema? Mi voleva fermare, ed io ero di fretta. Ho pure lasciato di là il carrello ››

‹‹ Non è una cosa carina uccidere qualcuno solo perché sei di fretta ›› incrociò le braccia ‹‹ non si fa. Nessuno te l'ha detto? ››

‹‹ Eh? ›› Void corrugò la fronte ‹‹ e perché? ››

‹‹ Perché le persone sono esseri viventi...? ››

‹‹ Anche le mosche, eppure se mi infastidiscono le schiaccio ››

Il ragazzo di fronte a sé aveva le sopracciglia sollevate. Stupito. Fin troppo.

Void non capiva seriamente la differenza tra le due cose.

‹‹ Sei strana ››

‹‹ Tu mi sei piombato davanti senza troppi complimenti e pretendi pure di essere ringraziato. Io invece voglio solo che tu te ne vada ›› si scostò e riprese a camminare ‹‹ il mio ringraziamento consiste nel lasciarti uscire da qui illeso ››

‹‹ Oh, no, tu ora mi stai a sentire ››

‹‹ Prego? ›› ma si fermò, girandosi a guardarlo con aria superiore ‹‹ e perché? ››

‹‹ Non hai idea di cosa hai combinato, vero? Hai attirato attenzione. Sarai anche un essere abbastanza normale, ma sei apparsa dal nulla e hai creato scompiglio. In più il mio fumo, qui, ha fatto fuori la polizia. Sarai sulla bocca di tutti in meno di un'ora, e sono abbastanza sicuro di non essere stato l'unico ad averti vista entrare qui – eccetto la polizia, ma non è più un problema – ››

‹‹ La polizia è opera tua, non mia ››

‹‹ Sì, ma nessuno oltre te lo sa. Ed io sono un ragazzo dall'aspetto troppo carino per poter aver fatto qualcosa di male. Inoltre la mia famiglia è conosciuta. Tu... vivi in un bosco, no? Sei in netto svantaggio ››

‹‹ Continuo a non vedere il problema. E come sai dove vivo? ››

‹‹ Non lo sapevo, l'hai confermato. Allora, vuoi il mio aiuto? ››

‹‹ No ›› secca, e riprese a camminare.

Ma il ragazzo non smise di seguirla, anche se in silenzio. Void lo lasciò fare. Voleva vedere fino a dove fosse intenzionato a spingersi.

Intanto, lei valutava come farlo fuori.

Dopo essere arrivata di fronte alla casa, e solo allora, si voltò e decise di concedergli di spiegarsi meglio.

Il suo nome era Hells, o meglio, così era quello con cui il ragazzo si era presentato, le spiegò che l'attenzione che aveva attirato era fin troppo ampia. E non aveva la benché minima idea di quanto fosse stato d'impatto per... tutti.

Aveva attirato fin troppe bocche.

 

Era quello il modo in cui Void ed Hells s'incontrarono.

L'inizio che forse nessuno voleva vedere.

Il quirk di Void e di Hells li portava, e porta, ad essere l'uno l'opposto dell'altro.

Void una nogitsune.

Hells, invece, un mastino infernale.

Un cane ed una volpe.

Due esseri che di norma non vanno minimamente d'accordo.

Nemmeno mitologicamente parlando.

Il motivo per cui per Hells fu un gioco da ragazzi individuare Void, è legato al suo quirk.

Ha visto morire una persona di fronte a sé, ed ha seguito “l'odore” del colpevole.

Hells aveva spiegato a Void come funziona il suo quirk. Crea del fumo dal terreno, pesante come quello degli incendi, che penetra nei tessuti e nei polmoni ed impedisce la respirazione, ustionando tramite quello dall'interno.

Il suo quirk è tramandato da padre a figlio, ma a detta sua è una condanna. Non potrà usufruire al massimo del suo quirk finché suo padre sarà in vita, ed è meglio così.

Disse che una volta morto suo padre, il suo quirk, oltre a quel fumo, gli avrebbe permesso cose terribili. Oltre al fumo, avrebbe potuto controllare la temperatura corporea delle persone, facendole bruciare dall'interno come se stessero ingoiando del fuoco vivo. Praticamente li scioglie vivi.

‹‹ Mitologicamente parlando, il mastino infernale è colui che protegge le porte dell'altro mondo. In pratica sentiamo quando muore qualcuno. Siamo sensibili a questo. Niente di negativo ››

‹‹ Sensibili? Piangete? ››

‹‹ … No, lo sentiamo e basta. Sempre mitologicamente parlando, i mastini accompagnavano gli spiriti nell'oltretomba. E hanno tutti poteri legati al fuoco ››

‹‹ E tu? ››

‹‹ No. Mio padre sa far prendere fuoco al proprio corpo. Io no ››

Void era rimasta confusa da quelle parole.

Hells dovette spiegarle come funzionava la trasmissione dei quirk da genitori a figli.

Ci vollero quasi due ore, ma alla fine capì.

A modo suo.

‹‹ Quindi... quando tuo padre morirà, tu avrai una sorta di miglioramento del quirk? ››

‹‹ In pratica. Non di molto, te l'ho già spiegato. Per fortuna non sarò capace di prendere fuoco in pieno stile torcia umana ››.

Hells aveva sempre un'aria un po' distaccata. Diversa da quella di Void.

Anche nel parlare dei suoi genitori e del suo Quirk.

Lui gli spiegò molte cose che Void non sapeva.

Le spiegò come nacquero i quirk, dell'esistenza di diversi quirk come i loro, sviluppati su miti.

Le raccontò meglio le cose che aveva sentito in città, riguardanti eroi e villain.

Passarono molto tempo insieme, e sorprendentemente parlando, a Void non dava fastidio la sua presenza. Principalmente perché, alla fine, anche lui stesso aveva cominciato a difendere quel territorio, dicendo che probabilmente era portato a farlo dal suo quirk.

Void non indagò oltre. Non le interessava realmente.

Col tempo, lui le confessò che il suo vero nome è Takeda Tamotsu (dal significato di proteggere/diffendere) , ma lo considerava il “deadname”. Tutti, anche in famiglia, lo conoscevano come Hells, diminutivo per Hellhound.

Void invece non aveva un nome... ma era veramente importante?

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Capitolo 3
*** (2) Manipolazione ***


“Would you lie for me?

Cross your sorry heart and hope to die for me?”

 

“Mentiresti per me?

Giureresti sulla tua misera vita, potessi morire per me?”

 

 

 

Manipolazione

 

Chiaramente col passare del tempo la situazione tra i due cambiò radicalmente. Sarà stata l'età, gli ormoni o chi sa cosa, ma tra i due, razze diverse o meno, nacque qualcosa che convinse definitivamente Void a lasciarsi andare.

Lui, comunque, si prendeva cura di lei come nessun altro aveva fatto, e forse anche quello aveva influito.

Dal momento in cui Hells era decisamente messo bene economicamente, aveva fatto rimettere a nuovo quella sorta di catapecchia che Void chiamava casa. L'aveva resa nettamente più vivibile. Gli addetti ai lavori, selezionati da Hells, erano molto restii al voler mettere piede nel bosco, ma lo fecero comunque (per il bene del loro portafoglio, sicuramente).

Nonostante i capricci di Void al riguardo, alla fine optò per lasciarlo fare, distratta anche dal ragazzo.

Impianto elettrico ed idraulico nuovo, arredamenti nuovi... tutto nuovo, tutto fin troppo “lussuoso” per una abituata ad un semplice materasso poggiato sul pavimento.

Piano piano, comunque, Hells l'abituava alla “vita in società”. Non si sentiva poi così tanto a disagio, finché lui era nelle vicinanze, ma detestava gli sguardi che le altre ragazze rivolgevano a quel ragazzo.

Man mano che i due passavano del tempo assieme, la bolla protettiva che Void aveva attorno a sé si scioglieva, lasciando che, invece, le attenzioni del ragazzo si trasformassero in amore.

Anche in quel caso, non badò al tempo trascorso con lui. Mesi e mesi, il tempo passava come se niente fosse, ed era un continuo susseguirsi di eventi che lentamente entravano nella normalità della vita di Void.

Nonostante ciò, Hells sapeva che aveva tra le mani una sorta di bambina a cui doveva insegnare ogni singola cosa, senza apparire troppo frettoloso o irruento per non farla spaventare.

Tutto con calma, dal primo bacio alla prima volta, fu come insegnarle a camminare.

Non ironicamente parlando, solo dopo aver fatto l'amore Void capì che la loro era una relazione, cosa che Hells, invece, pensava fosse abbastanza palese.

Da lì capì che, invece, per Void niente era dato per scontato.

Tuttavia, dal momento in cui la cosa era diventata ufficiale, sembrò cominciare ad andare tutto a rotoli. Non tra di loro, e non per loro volontà.

Le continue sparizioni nel bosco non era un problema che gli Hero e le altre autorità avevano accantonato.

Sebbene le sparizioni si fossero affievolite, per via del fatto che Void cominciasse a frequentare più spesso la vita mondana assieme a Hells, il mistero rimaneva tale e volevano, anzi dovevano, trovare il modo di venirne a capo.

Cosa segnò l'inizio di tutto il tracollo?

 

Un solo nome:

Ikuyo Maeda.

 

Una ragazza carina, fin troppo alta per avere solo sedici anni e con un fisico e delle curve che avrebbero fatto invidia alla modella più bella del mondo.

Occhi gialli come il sole, capelli verde acqua e tante lentiggini color arcobaleno.

Questa ragazza era apparentemente in ottimi rapporti con Hells, ma oltre questo, lui non le aveva mai detto altro, insinuando che fosse una cosa di poco conto.

Non si erano mai soffermati a parlare di lei. Mai.

Hells rimaneva sempre molto vago su di lei, dicendo, semplicemente, che non gli importava abbastanza della sua esistenza da reputarla un argomento interessante.

Ogni volta che lo incontrava diventava un brodo di giuggiole... cosa che, in realtà, Void detestava.

Dalla relazione col ragazzo aveva potuto conoscere meglio aspetti del proprio carattere di cui non sapeva nemmeno l'esistenza. Come, appunto, quella gelosia così forte da farle ribollire il sangue nelle vene.

Sapeva benissimo di essere particolarmente territoriale. Era palese, dato il modo in cui difendeva il proprio territorio.

Ma non aveva idea che una cosa del genere non fosse limitato “al posto”, ma anche alle persone. Eppure era ben consapevole di non correre rischi, del tipo di perdere Hells per colpa sua.

Ma vedeva bene di tenere i propri pensieri per sé, limitandosi ad occhiatacce quando Ikuyo cominciava ad attaccarsi troppo ad Hells in modi che nemmeno Void si permetteva di fare.

Ma il ragazzo, decisamente, non era stupido, e fin troppo attento ai modi di Void, per cui rifiutava – educatamente – Ikuyo e l'allontanava, invitandola a placare i suoi modi di fare.

Hells non si preoccupava della gelosia della ragazza e, anzi, riusciva a giustificare i suoi modi di fare dato il suo passato della ragazza.

Tuttavia, Ikuyo non poteva sapere determinate cose, e non capiva il perché il ragazzo tendesse ad essere più distaccato da quando c'era Void.

 

Quella che stavano per affrontare sembrava una notte come le altre.

Invece, Hells le disse di indossare un vestito elegante, perché quella sera era il loro anniversario, ed ironizzò sul fatto che in teoria fossero gli uomini a dimenticarsi di cose del genere (Void non se n'era dimenticata: non aveva proprio tenuto conto del tempo che passava).

Aveva prenotato nel miglior ristorante della città, un posto con vista panoramica.

Hells sapeva benissimo che quel gesto in realtà era quasi inutile: la ragazza si accontentava veramente di poco, e gli sarebbe bastato anche un semplicissimo panino con carne per renderla la serata migliore di sempre, ma aveva semplicemente voglia di farla stare bene ed abituarla ad una vita diversa da quella selvaggia a cui era solita.

Dopo la cena decisero di andare a fare quattro passi, con la scusa di digerire.

Hells poggiò la giacca sulle spalle di Void e, così, cominciarono a camminare per strada parlando del più e del meno... con diversi riferimenti sessuali. La ragazza aveva deciso di usare la scusa del regalo d'anniversario come giustificazione per portarlo a letto, e di conseguenza tornare a casa il più in fretta possibile.

Non poteva minimamente immaginare che, invece, la ragione per cui dovettero tornare a casa fosse proprio Ikuyo.

Questa li incrociò casualmente, uscendo dal vicoletto che stavano per imboccare per tornare nel bosco, e subito si avvicinò ad Hells.

Puzzava di Alcolici, e l'odore così forte fece arricciare il naso di Void.

Tuttavia a stento seguì il loro discorso, già pensando a come sarebbe andata una volta arrivati a casa, ma il cambio del tono di voce di Ikuyo la fece rinsavire.

Aveva cominciato a gridare accuse ed insulti nei confronti della Nogitsune, usando parole piuttosto pesanti, il tutto come se lei non fosse nemmeno presente.

Ma, alla fine, Void ignorò le sue parole. Era fin troppo superiore per darci peso.

E – oltretutto – era piuttosto abituata a sentirsi dare della demone, del mostro e cose del genere.

Infatti il problema non sorse per gli insulti, quanto quando Ikuyo diede uno schiffo sonoro ad Hells.

Solo in quel momento Void perse effettivamente ogni traccia di pazienza.

Qualcosa in lei, per qualche attimo, si spense.

La fissò, e pochi attimi dopo, il naso della ragazza di fronte a sé cominciò a perdere sangue come se avesse un rubinetto aperto.

Void non sentì una sola parola né da lei né da Hells. Fece uscire una sola coda e, con un colpo secco di questa, scagliò la ragazza contro il muro del vicolo in modo talmente forte da aver sentito il rumore delle ossa spaccarsi.

Il sangue colò dal muro.

Sangue misto a qualcos'altro che a Void diede solo un lieve fastidio alla vista. Era disgustoso.

Il corpo della ragazza, col cranio completamente aperto, fece capire a Void che sicuramente da quel momento in poi non si sarebbe più avvicinata al ragazzo.

Lui. Era. Suo.

Doveva semplicemente stare al suo posto. Fosse rimasta lì, lontana, non sarebbe successo niente.

Se l'era andata a cercare.

Saranno state le urla, o forse il rumore, ma questo attirò l'attenzione di molte persone, per cui dovettero andare via il più in fretta possibile.

 

Il ritorno a casa fu piuttosto silenzioso.

“È incazzato come una bestia” fu l'unico pensiero che barcollava nella testa di Void.

Una volta nel bosco, Hells disse solo che avrebbe dovuto evitare.

Ma, perché? Aveva solo agito per proteggerlo.

Nessuno poteva toccare il suo viso. Nessuno, eccetto lei.

Lo sguardo severo del ragazzo, comunque, pochi attimi dopo tornò tranquillo.

Sbuffò in modo rassegnato e, in tutta calma, cercò di spiegarle un'altra volta il perché non doveva uccidere le persone.

A dirla tutta, Void non aveva nemmeno capito di averla uccisa.

Di tutto quel discorso, durato forse un'ora, l'unico messaggio recepito era stato “niente sesso”.

Non che non stesse prestando attenzione alle sue parole, anzi, pendeva dalle sue labbra, ma non capiva cosa ci fosse di male: lei stava semplicemente difendendo qualcuno di sua proprietà. Qualcuno che, oltretutto, era certa che volesse tutto meno che un'amicizia salda.

Sentiva quel pensiero dentro la pelle, e le causava prurito, odio, nervoso così intenso da farle rodere gli organi interni.

 

Ma... già dal giorno successivo qualcosa cambiò.

Il bosco fu praticamente preso d'assalto dagli Hero, e Void venne portata via dalla casa a forza da Hells per evitare che venisse trovata.

Era particolarmente agitato.

Ovviamente ci furono dei morti nel cammino, ma niente di più e niente di meno di quelli che ci sarebbero stati comunque.

Il suo Quirk era più attivo, più forte, la puzza di zolfo più intensa.

Le persone quasi morirono istantaneamente.

Non aveva mai visto Hells così tanto protettivo come in quel momento.

 

‹‹ È mattina ›› sbuffò lei, una volta arrivati in città ‹‹ ed io ho sonno. Hai intenzione di dirmi dove vuoi andare o vuoi girare per la città come un vagabondo? ››

‹‹ Smettila di lamentarti ›› sbuffò lui a sua volta ‹‹ preferivi restare lì? ››

‹‹ Beh, sì? ››

‹‹ Quanto credi che ci metteranno gli Hero a rintracciare la casa? Onestamente sono stupito che ci abbiano messo così tanto a fare un'imboscata del genere. Avranno dovuto sondare il terreno o cose simili ›› poggiò l'indice sul labbro, socchiudendo gli occhi ‹‹ o forse qualcuno ha dato una soffiata dopo ieri. Dannazione, spero vivamente di no ››

‹‹ Mi sarei potuta liberare di loro in pochi attimi ›› rispose lei, incrociando le braccia dietro la testa ‹‹ sono mezze cartucce, in confronto al mio quirk ››

‹‹ Void, erano circa cinquanta agenti speciali e quindici pro hero, tra cui Eraser head. Il tuo quirk sarebbe stato cancellato, non avresti potuto usufruire dei tuoi giochini mentali ››

‹‹ Non so chi sia ›› fece le spallucce ‹‹ ed avrei comunque potuto usare le code e la mia agilità ››

‹‹ Ne avresti cappottato due o tre, ma cosa avresti fatto contro gli altri? ››

‹‹ Tu sei con me, Hells. Avrebbero tenuto a bada me, ma te? ››

‹‹ Saremmo stati comunque in svantaggio e – … senti, volevo solo proteggerti, okay? E comunque durante la fuga ne sono morti parecchi. Io non voglio avere niente a che fare con Eraser head ›› Void decise di lasciar cadere il discorso. Non capiva la gravità della cosa, ed Hells non poteva negare di sentirsi frustrato da ciò.

‹‹ Forza, comunque. Andiamo a casa mia ››

‹‹ Oh, mi farai conoscere i tuoi genitori? ››

‹‹ In questo momento, a dire il vero, spero non siano in casa ››

‹‹ … ti vergogni di me? ››

‹‹ No, è perché sei in vestaglia da notte. Hai idea di quante domande farebbero? ››

‹‹ Non capisco, perché? ››

Hells, quasi frustrato, poggiò la mano sulla sua fronte.

Void fu certa di aver visto una vena della sua fronte ingrossarsi.

Scosse la testa e decise di lasciar stare le spiegazioni per quella volta e, semplicemente, si avviò verso casa.

Void, seriamente, non ci vedeva nulla di male nell'essere vestita in quel modo. Ignorava persino gli sguardi dei passanti e pensava solo al seguire il ragazzo, palesemente infastidito, a differenza della ragazza.

A pochi passi da quella che, presumibilmente, era la casa di Hells, i due si fermarono.

Un'ampia casa piena zeppa di finestre. Un ampio giardino. Un cancello aperto. Una finestra sfondata.

Void era affascinata dall'immensa abitazione. Fino a quel momento non aveva conosciuto abitazioni più grandi dell'orfanotrofio.

Lo sguardo di Hells fu come congelato.

Camminarono quasi più lentamente, poi lui cominciò a correre, e lei lo seguì.

Un vialetto tutto sporco, come di fango. La porta quasi buttata giù. I vetri sporchi.

Era tutto perfetto.

Perfetto...

No, niente era perfetto.

La scena davanti a loro occhi non era perfetta. Era tutto incasinato.

Mobili rovesciati, le scale quasi tutte sfondate, le pareti piene zeppe di macchie strane.

Ma non c'era odore di sangue.

‹‹ Apri il rubinetto in cucina ›› disse Hells con tono severo. Void era confusa. Non sapeva nemmeno dove fosse la cucina. Sollevò il dito per provare a dirglielo, ma lui le gridò ‹‹ Vai nella strafottuta cucina e apri quel cazzo di rubinetto. Ora! ›› Void arretrò, e si sbrigò a cercare la cucina.

Non poteva essere lontana.

Intanto, Hells correva da una stanza all'altra. Non c'era nessuno in casa, oltre loro.

Il piano di sotto era vuoto.

Il secondo piano era anche messo peggio del primo piano.

L'intonaco dai muri era mezzo staccato, il pavimento pieno di cenere e l'aria era quasi irrespirabile. Aveva fitte alla testa da ore.

Void provò ad aprire i rubinetti della cucina, poi dei bagni.. tutti i rubinetti che riusciva a trovare, ed in tutti il risultato era sempre lo stesso.

L'acqua scese per pochi istanti, subito dopo diventava una sorta di liquido marroncino e, poco dopo, si solidificava.

Gridò la “scoperta” ad Hells, ormai al terzo piano della casa. Poi, infine, optò per raggiungerlo.

Era ovvio che fosse successo qualcosa ai suoi genitori.

Ma non immaginava di trovarli completamente sfigurati.

Hells era in quella che, presumibilmente, era la camera da letto dei suoi genitori.

Il letto era completamente sfatto, distrutto. Le pareti erano ricoperte della stessa sostanza che usciva dai rubinetti, ed invece i corpi... beh...

probabilmente avevano provato a chiuderli nell'armadio.

O forse erano chiusi lì, ma Hells lo aveva aperto.

Sua madre e suo padre erano lì.

La stessa sostanza marroncina e solidificata era fuori dalle loro bocche e continuava ad uscire in modo continuo da lì, dagli occhi, dal naso... ovunque.

La pelle di suo era ricca di venature evidenti, violacee, la pelle ormai giallastra.

Sua madre, invece, era come se avesse provato a mangiare sé stessa a partire dalle labbra, cercando forse di smettere di rimettere quella sostanza. Gli occhi quasi fuori dalle orbite e le mani prive di unghie. Dopo un attento sguardo, Void, notò delle unghie incastrate nel legno dell'armadio.

Era una scena da voltastomaco, ed Hells non riusciva a distogliere lo sguardo dai due.

Rimasero in casa chi sa quanti minuti, fermi in quella stanza, e Void non sapeva decisamente cosa fare. Ma non potevano stare lì.

Sarà anche un ingenua, sì, ma era consapevole di quanto fossero forti i suoi genitori, e chiunque fosse stato lì avrebbe certamente fatto fare la stessa fine a loro.

Provò, quindi, a prendergli la mano per tirarlo via, ma lui la spostò con uno schiaffo.

I suoi occhi erano spalancati, il viso pallido dallo shock.

‹‹ Sono morti ›› disse ‹‹ morti ›› ripeté, poi un sorriso si formò sulle sue labbra.

Una risata di pochi secondi. Void non capiva cosa ci fosse da ridere, ma lo assecondò per un attimo e basta.

‹‹ Morti. ›› disse, di nuovo, con un tono più serio, poi si guardò la mano.

Era talmente sotto shock che non sapeva manco lui cosa fare.

Ridere? Piangere? Urlare?

No.

Niente di tutto quello.

Strinse il pugno ed inspirò.

Senza che lui aggiungesse altro, Void capì. Ecco perché il suo quirk sembrava più forte, durante la fuga.

Chiuse gli occhi, allora, e si avvicinò di nuovo a lui. Forse avrebbe dovuto provare a consolarlo.

Era una cosa brutta, dopotutto, no?

Nel momento in cui abbracciò il suo petto, lui si lasciò quasi sopraffare dal dolore. Solo in quel momento, e solo per quell'attimo strinse la ragazza sé. Void chiuse gli occhi,stringendolo come se volesse fondere il corpo insieme al suo. Pochi minuti. Ma lui non lasciò scivolare nemmeno una lacrima. Tremava come una foglia.

Poi, con un gesto rapido, lui le afferrò il viso. Le sue dita premevano contro la pelle in modo così forte da farle quasi sentire dolore, ma allentò un po' la presa quando avvicinò il viso a quello della ragazza, incatenando i propri occhi ai suoi.

‹‹ Tu uccideresti per me, vero? ››

Void era confusa da quella domanda. Sapeva che lui non voleva che facesse cose del genere.

Tentennò, prima di rispondere.

‹‹ Sì che lo faresti ›› si auto-rispose, alla fine, e la presa sul suo viso si trasformò in una carezza che le percorse il viso come se lo stesse disegnando. Dettaglio per dettaglio.

Non le diede nemmeno il tempo di rispondere, perché quando notò che stava per farlo, avvicinò di più le labbra alle sue, portando la mano sulla spallina della vestaglia da notte e spostandola lentamente per sfilarla ‹‹ così come moriresti per me, non è vero? ››

‹‹Sì ›› rispose, senza pensarci troppo. Forse presa dal suo tocco, forse dalle sue labbra così vicine e tentatrici.

Un sorriso si dipinse sul volto del ragazzo. Un sorriso che Void non aveva mai visto. Tirato ed innaturale.

Pochi secondi dopo, la spallina della vestaglia da notte scivolò giù dal braccio. Le mani di Hells si poggiarono sui fianchi della ragazza, mentre le sue labbra si posarono delicatamente sul collo della ragazza, dove cominciò a lasciare una striscia di baci delicata.

Di norma non si sarebbe tirata indietro, ma... quella situazione era fin troppo strana persino per lei.

‹‹ Hells, ti stai seriamente eccitando di fronte ai tuoi genitori morti? ›› domandò, ed a quel punto lui si fermò. Si sollevò, e con sguardo freddo osservò i corpi dei propri genitori.

‹‹ Hai ragione. Andiamo via da qui ››

‹‹ Cosa? E dove andremo? ››

‹‹ Non lo so. Da qualche parte dove Razan non potrò trovarci ›› sollevò la testa, osservando il soffitto ‹‹ non possiamo stare qui un minuto di più ›› e cominciò a camminare.

‹‹ Aspetta, aspetta. Chi è Razan? ›› domandò Void, seguendo il ragazzo.

‹‹ Uno dei villain che girano qui attorno. Non lavora in gruppo, ma è uno dei più temuti. Deve aver approfittato degli Hero lontani per potersi muovere... o forse ha dato lui la soffiata. Senti, non mi interessa. ›› sbuffò, scendendo le scale fin troppo rapidamente.

Era diventato freddissimo di colpo, come se fino a poco prima non fosse pietrificato dalla scena.

‹‹ Era un amico di famiglia ›› riprese ‹‹ e devo ucciderlo. Devi ucciderlo ››

Void annuì. Avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di renderlo felice ed orgoglioso.

Era certamente stupita da questo suo cambio improvviso.

Le aveva sempre detto che quel suo modo di fare era sbagliato, che uccidere era sbagliato, ma ora...

Dopo un breve silenzio, prima di uscire dalla porta della casa, Hells inspirò.

Guardò Void, accanto a lui, con la coda dell'occhio. Uno sguardo tagliente.

‹‹ Se ha fatto ciò che ha fatto ›› cominciò. Una piccola pausa, aspettando che Void gli rivolgesse finalmente lo sguardo ‹‹ è perché hai ucciso sua figlia per me, ieri notte. Hai attirato l'attenzione. Probabilmente qualcuno mi ha riconosciuto ››

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Capitolo 4
*** (3) Sacrificio ***


“I would die for you my love, my love.
I would lie for you my love, my love
I would steal for you my love, my love 
I would die for you my love, my love”

“ Morirei per te, amore mio, amore mio.
Mentirei per te, amore mio, amore mio.
Ruberei per te, amore mio, amore mio.
Morirei per te, amore mio, amore mio”
Sacrificio

E così iniziò un continuo susseguirsi di spostamenti che quasi non dava tregua ai due.
Passavano due giorni in un posto e poi si spostavano di nuovo. Di casa in casa, ostello e ostello, hotel e hotel.
Cambiamenti radicali anche nei loro comportamenti.
Per Void era tutto diverso, ora.
Prima, comunque, Hells le metteva un freno:
“Uccidere per divertimento era sbagliato. Uccidere era sbagliato. La vita umana era così fragile, non era da trattare come quella di una mosca”.
Ma dopo la scena vista dagli occhi del ragazzo, era cambiato tutto.
Lui era cambiato, e quella sete di vendetta gli seccava la gola ed il cuore. Ora, Void, aveva tutto il diritto di uccidere chiunque si mettesse in mezzo nella loro ricerca di Razan.
Lei doveva vendicare Hells.
Lei voleva vendicare Hells... ma, era davvero un suo volere?
Lui sapeva benissimo che lei, pur di vederlo soddisfatto, avrebbe fatto qualsiasi cosa.
La consapevolezza di avere così tanto potere su di lei lo aveva reso inconsciamente egoista, ma a Void, quello, non interessava.
A lei interessava solo vederlo felice. Non si rendeva minimamente conto di essere semplicemente uno strumento.
La furia omicida di Void era un'arma perfetta.
Il problema di Void, quello principale, era l'ingenuità.
Sarà stata l'età, il fatto di non avere mai avuto qualcuno che l'amasse e le desse le stesse attenzioni, il fatto di essere accecata dall'amore per il ragazzo, ma... era fin troppo ingenua.
Per lei, quello, era semplicemente un atto di amore e di difesa.
Voleva vederlo felice. Voleva che fosse orgoglioso di lei. Voleva il suo amore e la sua approvazione.
Hells era cambiato.
Era più freddo, meticoloso, perfettino.
Sì, le dava attenzioni, ma erano diverse da prima.
Carezze, baci, sesso, parole dolci... sì, ma con un certo distacco.
Giusto quando si trovavano in intimità era tutto più “simile”, quasi come se in quel momento riuscisse veramente a rilassarsi.
Void lo capiva, però. O meglio, faceva del suo meglio per capirlo: doveva essere dura vedere i propri genitori morti. Sfortunatamente non poteva capirlo fino in fondo.

Quella notte, Hells non riusciva a darsi pace.
Faceva avanti e indietro per la stanza, nonostante fosse stato il primo a dire che era il caso di dormire, ed era parecchio scocciato dal fatto che Void fosse ancora sveglia ad aspettarlo.
Quindi, lei, per lasciaro tranquillo, decise di mettersi a letto per prima.
Ma... Hells aveva la testa tra le mani. Tirava con forza i capelli, digrignava i denti.
Faceva avanti e indietro per la stanza, reggendo in mano un bicchiere di Tequila che tracannava ogni 10 minuti come se fosse acqua distillata.
Avevano circa sei bottiglie, in quella stanza, e già quattro di quelle erano finite.
Il corpo del ragazzo era carico di venature dorate. Il nervoso che aveva in corpo, insieme all'alcool, avevano fatto attivare il suo quirk da chi sa quanto, ma proprio perché stava bruciando l'alcool non faceva alcun tipo di effetto,
Stava semplicemente bevendo per sfizio, in un vago tentativo di affogare i pensieri, forse.
Void fingeva di dormire da ore ormai, pensando che l'isteria del ragazzo si sarebbe placata nel giro di un'ora, esagerando, e sarebbe tornato a letto.
Non si muoveva, non volendo farlo arrabbiare di più.
Ma sobbalzo quando, in preda al nervoso, lanciò la bottiglia contro il muro.
A quel punto si mise seduta sul letto.
Il corpo di Hells, oltre quelle venature dorate che Void trovava affascinanti, era ricoperto di sudore. Riusciva a vederne le gocce nel buio grazie alla luce delle venature.
Inspirò e poggiò le mani sulle ginocchia, lui, sbuffando.
‹‹ Che c'è, Hells, che hai? Perché non vieni qui con me? ››
‹‹ Stiamo girando inutilmente. È impossibile  che nessuno sappia dove si trovi quel figlio di puttana.
No... lui c'è. Ne sono sicuro ››
‹‹ Agisce da solo, no? ››
‹‹ Ma che cazzo ne so ›› si rimise dritto con la schiena, afferrando un altra bottiglia di Tequila ‹‹ ricordi il tizio che hai ucciso ieri? ››
‹‹ Quali dei dieci, Hells? Sono giorni che faccio fuori persone. Sono stupita che non ci abbiano ancora beccati gli hero ››
‹‹ Quello che animava gli oggetti ››
‹‹ Oh. Sì, e beh? ››
‹‹ Ricordi cosa ti ha detto, prima di morire? ››
Void scosse la testa. Non ricordava niente, dopo aver ucciso qualcuno.
Era sempre presa dalla rabbia e l'eccitazione.
‹‹ Bene, ha parlato di Gorou Fujiwara. Tu non lo conosci, ma io sì. Mio padre andava spesso nel bar gestito da lui, e... ››
‹‹ Okay, e...? ››
Hells rimase in silenzio per un attimo. Il suo sguardo rimase perso nel buio della stanza.
Poi, un sorriso illuminò il suo viso.
‹‹ Non dista molto da qui ›› disse, avvicinandosi poi al letto. Il suo viso era cambiato dall'essere insensibile ad essere quello di un bambino che aveva appena trovato la sua caramella preferita.
Si abbassò, sollevò il volto di Void e depositò un bacio sulla sua fronte.
‹‹ Dormi, piccola. Torno tra un attimo. Tieni il telefono vicino e, se succede qualcosa, chiamami, okay? ››
‹‹ Aspetta. Dove vai? Solo, senza di me.. ma sei matto? ›› nel vederlo ignorarla, Void si agitò anche di più.
Non voleva lasciarlo andare da solo.
Non voleva vederlo uscire. E chi avrebbe più dormito, dopo?
Inutile dire che, infatti, non chiuse occhio fino all'alba. Quando di fatti tornò in stanza Hells.
Fece comunque finta di svegliarsi bella riposata, aspettando notizie dal ragazzo.
Notizie che non arrivarono.
Queste sue uscite notturne si protrassero per quasi due settimane, ed ogni notte tornava più pieno di botte e lividi. Tanto che Void era frustrata dal non essere coinvolta in quello che faceva. Non poteva difenderlo, e non poteva curarlo.
Non poteva fare nulla perché Hells non voleva metterla in mezzo.
Hells voleva solo che Void recuperasse le energie la notte, in modo che di giorno potesse continuare la caccia senza disturbi e distrazioni al di fuori di lui.
La cosa positiva, era quelle uscite gli stavano procurando indizi certi su dove trovare Razan.

A circa tre settimane di distanza da quando quella situazione notturna era iniziata, Hells si decise a renderla partecipe. Non gliene disse la ragione, e tanto meno le disse dov'erano diretti.
La portò di fronte a quello che sembrava essere un magazzino abbandonato.
Bussò.
Una voce femminile gli disse di farsi avanti, e così aprì la porta.
Sì, di fatto, aveva portato Void in un magazzino.
Presumibilmente, la voce che lo aveva invitato ad entrare, proveniva dalla ragazza seduta sullo scatolone di fronte a loro.
Capelli verdi, corti, occhi enormi ed uno sguardo che la raccontava lunga sul suo stato mentale.
‹‹ Ben tornato, Hells. È questa la volpe? ››
Void corrugò la fronte
‹‹ Sì ›› rispose Hells ‹‹ dov'è lui, Ichigo? ››
La ragazza balzò giù, fiondandosi di fronte a Void fin troppo vicina per i gusti della nogitsune.
‹‹ È carina! Sono sicuro che gli piacerà un sacco! ma.. non vedo le code! Dove sono le code? È vero che sono nove? ››
‹‹ Vuoi provarle sulla tua pelle? ›› Void le ringhiò quasi contro, allontanandola con uno spintone.
Odiava quella confidenza.
Tutta via, quella Ichigo, non sembrava offesa o afflitta dal gesto.
Guardò Hells, e si degnò di risponderlo
‹‹ È di là. È incatenato. È stato piuttosto complicato trovarlo e trattenere gli altri dalla voglia di strappargli le budella. Ha ammazzato un paio dei nostri, quindi ti avverto ›› la ragazza cominciò a camminare, facendo loro cenno di seguirla, e così fecero ‹‹  Alpha è piuttosto incazzato al momento, ma ha mantenuto la parola e non lo ha ucciso ››
‹‹ Bene. Ci penseremo io e la mia ragazza ››
Void, confusa, sollevò entrambe le sopracciglia ‹‹ quando avevi intenzione di aver affidato ad altri il compito di trovare Razan? ›› brontolò
‹‹ Non prendertela, il tuo compito è stato comunque fondamentale. Razan aveva capito di avere alle calcagna qualcuno con un quirk che non conosceva. Tu sei nessuno per la società, nessuno ti conosce, quindi non aveva modo di sapere come funziona il tuo quirk e questo l'ha messo in allerta. Per cui, in preda alla paranoia di sfuggirti, non ha badato alle azioni dei sons of silence ›› diede un cenno con la testa verso Ichigo ‹‹ questa gang ››.
Void era ancora più confusa di prima.
‹‹ E perché non mi hai detto niente? ››
Hells non rispose a quella domanda. Fece semplicemente le spallucce.
Il silenzio durò poco, dato che in breve tempo raggiungerò uno stanzino piccolo.
Troppo piccolo per tutte le persone lì dentro.
La centro della stanza c'era una sedia con sopra un uomo imbavagliato, con gli occhi bendati e legato con una catena.
Di fronte a lui, con le braccia conserte, c'era un uomo col petto scoperto ed i capelli rossi.
Void notò subito dei segni sul suo viso, ed istintivamente toccò la propria guancia.
Non erano gli stessi, ma si sentì quasi rincuorata dal non essere l'unica ad avere “il viso sporco”.
Hells aveva delle piccole linee rosse sotto gli occhi, ma erano talmente fini da averle scambiate per trucco per chi sa quanto tempo.
L'uomo, comunque, si voltò non appena vide Hells entrare in stanza.
‹‹ Eccoli, Alpha ›› disse Ichigo, spostandosi immediatamente per farli entrare. A quel punto, tutti i presenti – tranne Razan – si voltarono a guardali.
‹‹ Niente male ›› commentò quel “Alpha”.‹‹ io e Beta ci stavamo di fatto chiedendo quanto tempo ci avresti messo a convincerla ›› a quel commento, un ragazzo biondo accanto a lui, con gli occhi neri e l'iride blu, ridacchiò sotto i baffi.
‹‹ Già, pivello. Sei stato puntuale ››
‹‹ Non avevo bisogno di convincerla ›› commentò Hells, e si avvicinò a loro ‹‹ Void va dove vado io. Non ho bisogno di pregarla in ginocchio. Ti da fastidio, forse? ››
‹‹ E tu vuoi altri pugni, forse? Dovresti rispettare i tuoi senpai ››
‹‹ Dorian ›› lo richiamò il rosso, con un tono serio ‹‹ non è questo il momento. Hells, muoviti a fare ciò per cui sei qui, prima che perda la pazienza e decida di agire io. Un patto è un patto, ma se non ti sbrighi, sarò io a riservargli il trattamento che merita ››
Hells annuì. Si girò verso Void, allungando la mano nella sua direzione.
Void capì. Si avvicinò, quindi. Si rilassò, e lasciò uscire tutte e nove le code.
Hells si mise dietro Razan, poggiò le mani sulle sue spalle. Un sorriso si dipinse sul suo volto. Non era gioia. Non era malinconia. Era proprio come se in quel momento non fosse nemmeno lui.
Rapidamente, la pelle di Hells assunse un colorito che, in genere, assumeva solo dopo aver usato fin troppe volte e per troppo tempo il quirk. Quasi nera, e le venature dorate irradiavano la stanza.
Razan cominciò a muoversi come se fosse in prema alle convulsioni. La pelle diventava dal rosata a rossa, poi lentamente marrone. A quel punto, Void lo fissò attentamente. Riuscì a guidare la sua mente per fargli credere di essere attaccato. Il suo corpo cominciò a sanguinare in più punti. Non voleva ucciderlo lei. Voleva torturarlo, e lasciare che fosse Hells ad ucciderlo del tutto, lasciandolo bruciare dall'interno.
Altro sangue. Sangue, sangue e ancora sangue. Poi il sangue smise di uscire, perché il calore lo faceva solidificare subito.
Così Void usò le code per spaccargli le ossa.
Le grida erano soffocate, ma erano musica per entrambi i ragazzi.
L'aria era carica di zolfo, e qualcuno tossiva.
Ma importava? no. Si stavano divertendo.
E questo, fino a quando non smise di muoversi.
Qualcuno di quei ragazzi fece un controllino veloce per capire se fosse morto o meno.
E sì. Era morto.

Lo lasciarono lì. Non spostarono il corpo, per quello che aveva potuto capire Void mentre si allontanavano da quella stanza.
Alpha, Hells e Void, comunque, uscirono da lì stanza insieme, lasciando il resto delle persone in compagnia di quel morto.
Entrarono in una stanza ancora più piccola, per niente addobbata.
All'interno c'erano solo scatoloni ed un tavolo – con sopra altri scatoloni – , sulla quale il rosso si sedette. Void pensò che fosse un pazzo, perché quel tavolo non aveva l'aria di qualcosa in grado di reggerne il peso.
‹‹ Quindi, Void. È un piacere incontrare una nogitsune dal vivo ›› Alpha inclinò la testa. Con un rapido sguardo, squadrò la ragazza dalla testa ai piedi, tanto che Void, per la prima volta, provò un forte disagio nell'essere osservata in quel modo ‹‹ fantastica. Omega aveva ragione, dopotutto. Avrei voluto fosse ancora viva per vederne una con i propri occhi.
Leggeva di continuo il bestiario per individuare tutti i quirk rari prima di All for one ›› il volto del ragazzo, in quel momento, si spense.
Se prima la sua espressione era ricca di eccitazione nel vedere la nogitsune, cambiò radicalmente nel nominare il nome quella donna.
Void si sentì quasi in dovere di porgli delle domande riguardo la sua morte, ma si trattenne. Non le interessava seriamente.
‹‹ Cos'è un bestiario? ›› chiese, piuttosto.
‹‹ Un libro che raccoglie tutte le figure “magiche e mitologiche” ›› rispose Hells ‹‹ come noi.
I quirk come il mio e il tuo provengono da mitologie. Sono rari ››
Alpha cominciò a frugare dentro uno degli scatoloni sul tavolo. Poco dopo, tirò fuori un libro e lo lanciò in direzione di Hells, che lo afferrò al volo.
Poi, dopo aver passato la mano sulla copertina decorata d'oro, lo porse a Void.
‹‹ Quello è il bestiario che ci ha lasciato Omega, prima della sua morte. Era consapevole del fatto che da lì a poco All for one l'avrebbe rintracciata per averlo, quindi si è fatta cancellare la memoria, così che non ci potessero trovare, prima di.... ›› e prese una lunga, lunghissima pausa.
Né Void né Beta dissero niente al riguardo. Persino Void capì che quel ricordo era un qualcosa di troppo delicato.
‹‹ Comunque ›› Alpha scosse velocemente la testa, come per scrollarsi di dosso quel pensiero, sfoderò un sorriso apparentemente naturale, scendendo dal tavolo per avvicinarsi ai due ragazzi. Porse la mano ad Hells, con un cenno di approvazione ‹‹ un patto è un patto, giusto? ››
‹‹ Hai la mia parola ›› rispose Hells, afferrando e stringendo la mano di Alpha. Poco dopo, Alpha porse la mano anche a Void.
Ma lei non la prese. La fissò in modo quasi disgustato.
‹‹ Lei non stringe le mani di nessuno ›› intervenne Hells ‹‹ odia il contatto fisico, ma fa parte del patto e lo rispetterà. Non preoccuparti ››
‹‹ Che patto? ››
Alpha ritrasse la mano, sollevando un sopracciglio ‹‹ lo spero ››

Il patto?
Era chiaro e limpido.
I sons of silence avrebbero rintracciato Razan e portato Hells, a patto che lui e la nogitsune diventassero membri della gang guidata da Alpha.
La gang contava un gran numero di persone dai quirk particolari, e Hells e Void sarebbero stati perfetti in quel gruppo. Inoltre, a quanto Void poteva immaginare dalle parole dette da Alpha, Omega stessa sarebbe stata felice di una cosa simile. Void, quindi, interpretava quel volere da parte dell'uomo (sì, uomo... a quanto pare, Alpha aveva 42 anni, ma non li dimostrava per niente) come un tributo alla donna.
Inoltre, il loro compito principale consisteva proprio nel cerca di individuare tutti i quirk presenti nel bestiario. Ecco perché Alpha aveva affidato a lui il bestiario di Omega.
Alpha sosteneva una teoria in cui tutti i quirk come quello, prima o poi, erano destinati ad incontrarsi, com'era successo a loro.
Anche lui, quell'uomo, possedeva un quirk simile: l'urlo di una Banshee.
Tuttavia, Void, rifiutava l'idea di far parte di un gruppo di persone. Era abituata ad essere il capo di sé stessa e non dipende da nessuno, ed odiava il fatto che Hells l'avesse sostanzialmente venduta.
I due litigarono a lungo, infatti, dopo essere usciti da quel posto.
Un litigio dove lui, alla fine, ebbe la meglio.
Usò il suo stesso amore contro di lei.
‹‹ Non avevi detto che saresti addirittura morta per me? ››
E quelle parole giocarono con la sua testa. Void non era il tipo di persona che tradiva la fiducia del prossimo.
Sì, Void avrebbe fatto di tutto per lui. Pur di vederlo felice e di essere amata. Pur di saperlo suo.
Lo avrebbe fatto, e lo aveva fatto, eppure a quanto pare non era abbastanza.
Il tono di voce di lui, durante quella discussione, cambiò quando vide che il volto della ragazza s'incupì nell'essere improvvisamente consapevole di averlo sostanzialmente deluso.
Forse qualcosa, in lui, gli disse che rischiava di perderla.
‹‹ Piccola mia, ascolta ›› le prese il viso tra le mani. Lo sguardo Hells, ormai, non aveva più quella luce di affetto che aveva prima. Era uno sguardo diverso, ormai, da dopo la morte dei suoi genitori.
Da dopo che il suo quirk si era potenziato. Si era spento qualcosa ed acceso un'altra luce.
Accarezzo le guance della nogitsune, sforzandosi, comunque, di apparire il più dolce possibile ai suoi occhi ‹‹ dobbiamo unirci a loro. Siamo ancora giovani, e siamo senza una casa. Vedi la gang di Alpha come una famiglia, okay? Abbiamo bisogno di loro, e loro hanno bisogno di noi ››
Void non era comunque convinta di una cosa del genere.
Una famiglia...
Per lei, Hells era la sua unica famiglia.
‹‹ Questo ti renderebbe felice? ›› chiese, ingenuamente. Lui annuì.
Alla fine, per Void, era quella la cosa importante. 
‹‹ Va bene... se questo ti renderà felice, mi unirò a loro insieme a te ››
Chiudere un occhio per rinunciare alla propria libertà, per far sì che lui potesse trovare il suo posto.
Era anche questa una forma di amore.
Lentamente, però, Void capì una cosa: Hells era diventato egoista.
E forse, lo era diventato proprio per colpa sua.

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Capitolo 5
*** (4) Libertà ***


“Would you beg or would you crawl?

Stick a needle in your hungry eyes for me?”

 

“Supplicheresti o strisceresti?

Ficcheresti uno spillo nei tuoi occhi affamati per me?”

 

Libertà

 

Missione dopo missione, scontro dopo scontro, Void continuava a sentirsi un pesce fuor d'acqua.

Mentre Hells, conosciuto come Psi all'interno della squadra, si trovava benissimo.

Alpha lo aveva preso sotto la sua ala protettiva, tenendo un occhio di riguardo nei suoi confronti per via di tutto il potenziale dimostrato dal ragazzo (cosa che a Beta aveva fatto imbestialire).

Void, invece, aveva assunto il nome di Omega. Un po' perché era sostanzialmente l'ultima arrivata ed un po' per via del fatto che fosse il membro più ribelle tra loro.

Potenziale o no, Void tendeva a starsene per i fatti propri. Ma per qualche strana ragione, Alpha non era infastidito dal suo comportamento, ed era per quel motivo che Void, comunque, non era infastidita da lui quanto dagli altri.

Sì, con Hells collaborava benissimo, ma svolgeva i propri compiti solo perché era Hells a tenerla a bada e per via del rispetto nei confronti di Alpha. Ma non si lasciava comandare a bacchetta.

Void, comunque, continuava a ritenersi letteralmente una dea ed il capo di sé stessa.

Svolgeva i compiti, sì, ma come e quando voleva lei.

Si rivoltava molto facilmente contro gli altri membri, ed aveva finito col passare ad una lotta vera e propria contro Beta quando questo provò a richiamarla. Per dispetto, alla fine, aveva deciso di andare ad uccidere delle persone per i fatti propri, lasciando volontariamente delle tracce dietro di sé.

Inutile dire Alpha, Beta, Gamma e Delta dovettero rimboccarsi le maniche per sistemare quel macello.

Quello che a Beta faceva imbestialire, oltretutto, era che Alpha non riprendesse mai Void per i suoi modi. Non aveva mai preso nessun tipo di posizione severa nei suoi confronti, sostenendo che lei, semplicemente, avesse bisogno di tempo per adattarsi ad uno stile di vita differente.

Alpha sapeva bene che Void era “selvatica” ed incontrollabile (Parole che probabilmente Hells stesso aveva usato per spiegargli quei suoi modi di fare.), sopratutto con la sua furia omicida. Era proprio quella la ragione per cui la voleva assolutamente nel suo gruppo.

Ma Void sapeva che non si sarebbe mai piegata al volere di un altro Alpha.

Ci provava, ma era una cosa più forte di lei.

Voleva fare di testa sua.

La cosa per lei era più importante, era rendere Hells.

Infatti, le sue vittime principali, era chiunque osava nominare la famiglia del ragazzo (in modo cattivo, ovviamente. Come “si meritavano quella fine” o chi sosteneva che fosse stato il figlio ad ucciderli).

Giorno dopo giorno, Void prendeva sempre più libertà.

Usciva più spesso senza avvisare nessuno del team, si faceva i fatti propri. Uccideva se voleva, rubava se le andava, si scontrava con altri team rivali.

Si era persino imbattuta dello strano ragazzo con le mani in faccia di cui aveva sentito parlare tempo fa al market.

Un tizio strano, che a Void divertiva parecchio.

Gli girava attorno, ma lui non era interessato. Lei, semplicemente, si divertiva a seguirlo e a farlo arrabbiare. Le ricordava uno zombie, e non era poi così male, ma avrebbe voluto regalargli una crema idratante.

Un volta, preda alla rabbia, polverizzò un palo della luce a pochi metri dalla Nogitsune.

L'unica reazione della ragazza fu spalancare la bocca stupita, ma non si spaventò, né corse via.

Anzi, cominciò a farsi delle domande sulla funzione di quel quirk. Domande che optò per tenere per sé, vedendo il ragazzo già parecchio infastidito.

Nei suoi giri di ricognizione, aveva incontrato tanti Villain e tanti Hero (con cui, però, non aveva nessuna interazione), tra cui la ragazza con i capelli bianchi e maschera sorridente. Fece un po' fatica a ricordarne il nome. Poi capì che invece Nori era certamente più semplice degli altri nomi del gruppo che doveva imparare. E poi, lei, le stava simpatica.

Nori, poi, per quanto il suo aspetto ricordasse quello di una ventenne, era una donna adulta.

In cuor suo Void cominciò a sperare di invecchiare bene come lei.

A parte questo, Nori con lei era stata piuttosto gentile e l'aveva aiutata a leggere il bestiario. Ecco, forse, quel gesto avrebbe fatto infuriare Alpha, ma nessuno – nemmeno Hells – l'aiutava a leggere, nonostante praticamente tutti sapessero che lei, purtroppo, avesse ricominciato a leggere ogni frase al contrario. Forse lo stress aveva preso il sopravvento su quella sua dote.

 

Una notte, dopo l'ennesima bravata, Void tornò nella stanza dove stavano lei ed Hells.

Per lei quella era sufficiente, anche se sapeva bene che era una semplice sistemazione temporanea.

Alpha si stava mobilitando per trovare ai due una posizione più decente di una semplice stanza con un materasso. Non che ci fosse bisogno di una casa più grande: non erano mai a casa, praticamente, perché dal momento in cui erano ancora apprendisti erano chiamati a fare anche il più piccolo del lavoro per dimostrare la loro fiducia.

Void, però, non ironicamente non faceva praticamente niente che potesse dare buona impressione ad Alpha. Eppure, sembrava soddisfarlo ugualmente. Probabilmente era per il suo modo di fare, così impulsivo ed implacabile, ed Alpha lo vedeva come una vera e propria sfida.

Quindi, presumibilmente, era tutto okay.

Stanca dal fare avanti e indietro, Void si stiracchiò rumorosamente una volta varcata la soglia della loro camera da letto.

Hells era già mezzo sdraiato, con la schiena però poggiata contro il muro. Il suo viso era illuminato dallo schermo del cellulare, ed aveva un espressione seria e distaccata.

La ragazza, quindi, si liberò rapidamente dei vestiti e si sdraiò accanto a lui, fissandolo in attesa che questo la degnasse di uno sguardo.

Passarono, forse, dieci minuti, ed alla fine Hells mise il telefono sul comodino, voltandosi verso la ragazza.

‹‹ Sei nuda ›› disse lui, corrugando la fronte ‹‹ copriti col plaid, altrimenti ti sentirai male ››

‹‹ In realtà stavo pensando... ›› Void arricciò le labbra, affrettandosi ad accavallarsi sulle gambe di Hells prima che potesse mettersi di lato per dormire.

Infatti, dato che le sue intenzioni erano proprio quelle, sbuffò in modo sonoro per il gesto della ragazza.

Cosa che Void ignorò apertamente, non pensando minimamente che quello sbuffo fosse causato dal suo gesto.

‹‹ Potresti scaldarmi tu, no? ›› continuò, sorridendo il ragazzo drizzò la schiena per avvicinarsi al suo volto ‹‹ per un pochino, almeno ›› ma, semplicemente, le diede un bacio sulla guancia, poi uno a fior di labbra.

‹‹ Ho sonno ›› rispose lui poco dopo, poggiando la fronte sulla sua palla. Legò le braccia dietro la sua schiena, però, e la tirò letteralmente giù con sé, facendo attenzione a non farla sbattere al muro.

‹‹ Guarda che va bene anche una sveltina, Hells. Dai, non lo facciamo d- ››

‹‹ Da ieri ›› l'anticipò lui ‹‹ calma i tuoi spiriti. Non m'interessa se ti sei eccitata uccidendo qualcuno. Cosa che, oltretutto, dovresti cominciare a tenere a freno ›› concluse.

‹‹ E perché? ››

‹‹ Perché è sbagliato ››

‹‹ Uccidere chi infanga il nome della tua famiglia e te è una cosa sbagliata? ››

‹‹ Non penso che tu stia uccidendo solo persone così ››

‹‹ Per lo più, sì ›› Hells chiuse gli occhi, inspirando. Discutere con lei, alla fine, era seriamente una causa persa ‹‹ faccio quello che faccio per te ››

‹‹ Okay ›› disse, infine, giusto per accontentarla e poter dormire.

 

 

‹‹ Ehi, apri gli occhi! ›› la voce di Hells risuonò come un tuono tra le pareti di quella stanza buia.

Le parole di quel sogno lentamente scemarono nella sua testa.

Non era un sogno raro... era fin troppo frequente... in quei giorni più che mai, dopo ciò che aveva scoperto.

Fuori diluviava, la luce era totalmente assente, le pareti sembravano fini come fogli di carta.

‹‹ Che c'è? Che succede? ›› mugugnò Void, sfregandosi una mano contro gli occhi ancora assonnati. Solo un lenzuolo il pile copriva il suo corpo.

‹‹ Dobbiamo andarcene di qui, ecco che succede ›› sbuffò il ragazzo, mentre si rivestiva frettolosamente ‹‹ odio questo schifo di posto ››

‹‹ Ma fuori piove ›› non che per lei fosse un enorme problema ‹‹ non possiamo aspettare a domani? Insomma... io – ››

‹‹ No, non possiamo, Void. Potessimo ti avrei lasciata dormire, no? ›› rispose abbastanza scontroso.

Void, in realtà, avrebbe voluto risponderlo con toni altrettanto scontrosi.

Avrebbe voluto. Ma capiva già da sola che qualcosa non andava. Non era solito del ragazzo essere così frettoloso ed ansioso di spostarsi.

Così, lentamente, si alzò da quel materasso rumoroso e cominciò a piegare il plaid ‹‹ Che è successo? ››

‹‹ Hero ›› tagliò corto ‹‹ mi è arrivata una soffiata. Stanno arrivando. Ed io, onestamente, non voglio farmi trovare qui ››

Void rise nervosamente, e tirò indietro i capelli, portandosi dietro all'orecchio ‹‹ E chi ti ha dato questa soffiata, eh? Quale dei tuoi nuovi amici? E perché stanno venendo qui? Insomma, cosa abbiamo da temere? ›› Hells si sistemò la maglietta ed inspirò, sbuffando poco dopo ‹‹ insomma... se nascondo le code e le orecchie, sono in grado di apparire come una semplice umana, no? ››

‹‹ Void... non è quello il problema ››

‹‹ E qual è il problema? ››

‹‹ Tu ›› lo disse in modo secco. Void tirò indietro la testa. Fu come ricevere un pugno in faccia ‹‹ tu, sei il problema ›› Lei corrugò la fronte, e rapidamente abbassò lo sguardo.

Si guardò le mani. Tremava.

Non le capitava quella sensazione da tanto tempo.

‹‹ Io...? ››

‹‹ Sì. Per chi credi che stiano venendo qui? Per me? ›› Hells rise, ma con una risata che più nervosa che altro ‹‹ no. Per te. Hai di nuovo attirato l'attenzione ››

‹‹ Sono sicura che non mi abbia vista nessuno. Sei sicuro che qualcuno dei tuoi nuovi amici non abbia fatto la spia? ››

‹‹ No, altrimenti perché mai mi avrebbero avvisato? ›› Void, comunque, si sbrigò ad indossare i vestiti. Doveva essere un incubo.

Void affinò l'udito, sentendo un rumore di passi in lontananza.

‹‹ Hells... ›› provò a chiamare il ragazzo, già di fronte alla finestra.

‹‹ Muoviti o non ti aspetterò ›› disse con un tono severo, poi, dopo aver aperto la finestra, si lanciò giù da questa.

Stando con gli altri membri del team, il corpo di Hells cambiò radicalmente. Aveva raggiunto una muscolatura ed un agilità nuova, aiutato sicuramente anche dal suo quirk. Questo gli permise di sopportare l'impatto della caduta.

Void, comunque, si sbrigò a raggiungerlo.

Hells, di fatto, non aspettò la ragazza, però. Si mise a correre. Non voleva in alcun modo scontrarsi con gli eroi.

Nella fuga, Void vide circa venti persone dirigersi verso la casa.

Un'imboscata.

 

Una volta abbastanza lontani, i due si fermarono.

Un cantiere.

Non pensarono minimamente di andare nel posto dove, in genere, il team si riuniva.

Se qualcuno degli eroi li stesse seguendo... beh, avrebbero rovinato tutta l'organizzazione. Era un rischio che nessuno voleva correre.

Più che altro, il pensiero di Void non era rivolto al gruppo quanto ad Alpha, l'unico che effettivamente capiva i suoi modi di fare e l'unico di cui effettivamente le importava qualcosa.

Non parlarono subito, ma gli occhi di Hells erano fissi sulla nogitsune, con una palesissima aria di disprezzo.

Da quando, lui, le rivolgeva certi sguardi? Nella testa di Void c'era una lista lunghissima di domande a cui non sapeva darsi una risposta.

Le parole del ragazzo, sul fatto che la colpa fosse sua, rimbalzavano nella sua testa come una pallina da tennis.

Cosa c'era di male in quello che stava facendo?

‹‹ Non ha niente da dire? ›› disse, lui, infine.

No, lei non aveva niente da dire.

‹‹ Neanche scusa? ›› continuò, aspettandosi chi sa quale reazione da parte della ragazza.

Ma era solo, semplicemente, confusa.

Frustrato, Hells schioccò la lingua, alzando lo sguardo verso il cielo.

Era una notte senza stelle.

Void provò a riflettere, ma quando la mano si Hells si poggiò sulla sua guancia, la ragazza smise anche di pensare.

Una carezza dolce, ma uno sguardo freddo e severo.

‹‹ Dobbiamo parlare. Seriamente. ›› cominciò lui.

Void non capiva ancora il perché di quello sguardo, ma annuì, poggiando la mano sulla sua. A quel tocco, Hells sottrasse la mano ‹‹ ho deciso di lasciarti ›› .

A quel punto, in Void di spense qualcosa.

Schiuse le labbra, sgranando gli occhi.

Non si sentiva in grado nemmeno di piangere.

Perché? Cos'era successo così, di colpo?

‹‹ cosa..? ›› fu l'unica cosa in grado di susssurrare.

Nello sguardo di Hells non c'era nessun rimorso.

Void continuava a non capire.

‹‹ Tutto questo. Tutto è successo per colpa tua ›› Hells, intento, indietreggiò ‹‹ non avevo mai riflettuto su questo, fino a quando la tua assenza, i tuoi continui allontanamenti, non mi hanno dato l'opportunità di riflettere. Ci pensavo già da un po', quindi in realtà non è niente di improvviso.

Non ho più voglia di farmi trascinare nei tuoi casini ››

‹‹ Nei miei casini? Io ho seguito il tuo volere fino ad ora. Ho fatto tutto ciò che volevi, ti ho seguito, mi sono unita ad una squadra di cui non m'interessa, rinunciando alla mia libertà! ››

‹‹ Bene, allora è la tua notte fortunata ›› indietreggiò ancora, poi le diede le spalle ‹‹ sei libera di andartene. Non me ne faccio più nulla di te, Void, sei diventata solo un peso morto ingestibile ››

‹‹ Ma... sei l'unica famiglia che ho. Dove andrò senza di te? ››

‹‹ Non è un mio problema ››

‹‹ Io... ›› Void sentì le proprie labbra tremare.

Le lacrime invaderle gli occhi. Le gambe tremare come foglie.

Mai, come prima di quel momento, si sentì fragile ed esposta.

Tra le lacrime, video solo Hells portarsi una mano sul volto, ma non si fermò dal camminare.

Eppure sentiva che anche lui stava male.

Non poteva immaginarlo insofferente.

O forse lo era?

La testa di Void era così piena di domande che non sapeva nemmeno da dove iniziare, a cosa pensare.

Void allungò una mano nella sua direzione, camminando in maniera insicura con le gambe tremanti ‹‹ Aspetta! Ti prego! Posso cambiare! Possiamo... posso... io... ›› ma Hells non si fermò.

Continuò a camminare, fino ad uscire dal cantiere.

Void, a quel punto, si lasciò cadere rumorosamente sulle ginocchia, lasciando cadere delle lacrime lungo le guance, per la prima volta, dopo anni.

 

Void aveva fatto di tutti per Hells.

Tutto per farlo felice, farsi amare e sentirsi amata di riflesso.

Avrebbe fatto inginocchiare il mondo, se solo avesse potuto, per renderlo l'uomo più felice del mondo.

Non capiva cosa fosse andato storto. Non le era stato spiegato cos'era giusto o sbagliato.

Aveva capito solo che uccidere era una cosa sbagliata, ma lui stesso le aveva ordinato di uccidere alcune persone. Era lui stesso un controsenso.

Cosa avrebbe fatto Void, da quel momento in poi?

Se fosse servito a qualcosa, sarebbe tornata da lui strisciando come un verme. Ma poi, pensò... si era ridotta davvero a quel punto?

Da quando?

Strinse una mano contro il petto.

Inspirò, e sollevò il volto di colpo, come se qualcuno le avesse dato un pugno dal basso.

Se il mondo, in quel momento, si era spento per lei, allora un'altra luce di si accese.

Capì.

Sì, lei si era annullata al suo volere.

Si era lasciata andare, ma lui si era spento già da tempo.

Non era colpa sua.

Lui l'aveva usata. Era diventata la sua bambola, ed abbandonarsi in quel momento sarebbe stato ammettere che senza di lui non era niente.

Lasciò uscire tutte e nove le code, poi le avvolse attorno al corpo per scaldarsi.

Aveva davvero bisogno di Hells?

Una come lei, cresciuta da sola, aveva bisogno di una persona spregevole come lui?

Quindi, Void, decise cosa fare.

Lasciò che la rabbia prendesse il sopravvento, e decise di utilizzarla come scusa per rinascere un'altra volta.

Tornare nel team di Alpha? No, era fuori discussione. Hells l'aveva “liberata”, ed avrebbe utilizzato quel permesso per liberarsi di tutte le cose.

Void, infatti, non apparteneva a nessuno.

Non aveva bisogno di nessuno.

Lei era l'alpha di sé stessa, e non poteva essere domata così facilmente.

Sogghignò e, dopo essersi passata le mani sotto gli occhi per asciugare le ultime lacrime, cominciò a camminare verso il centro della città.

Ora era libera.

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Capitolo 6
*** (5) Bugie ***


“ ‹‹ Come on, little lady, give us a smile ››

No, I ain't got nothing to smile about.

I got no one to smile for, I waited a while for a momento to say I don't owe you a goddamn thing”

 

“ ‹‹ Dai, piccola ragazza, dacci un sorriso ››

No, non ho niente per cui sorridere.

Non ho nessuno per cui sorridere, ho aspettato una vita per un momento per dire che non ti devo un maledetto nulla.”

 

Bugie

 

Passarono circa due mesi.

Void ed Hells si incontrarono solo accidentalmente, ma non si rivolsero nemmeno un sorriso o una parola. Continuarono la loro strada.

Void era, intanto, tornata all'interno della propria casa nel bosco, e tirò un sospiro di sollievo nel vedere che era tutto integro. Gli eroi non erano nemmeno entrati per controllare o chi sa che. Certo, era tutta impolverata, ma non era un grosso problema per Void.

Anzi: pulire l'aiutò ad occupare la mente.

Era tornata ad essere sé stessa... più o meno.

Era sé stessa con qualcosa in più. Non poteva avercela a morte contro Hells, dopotutto non rimpiangeva il tempo e le esperienze vissute con lui e per lui.

L'avevano aiutata a crescere ed aveva imparato molte cose.

Oltretutto, ora girava più spesso in città. Non era più una bambina e non era più abituata a dormire su un materasso distrutto o lavarsi con l'acqua fredda.

Ora faceva molta più attenzione a non dare nell'occhio, a come si muoveva e a dove andava.

Non poteva comunque negare di essere ricercata, e non poteva fare finta di niente.

Per uscire di casa doveva coprirsi il volto, fare il possibile per non dare nell'occhio.

Grazie a quello, capì anche perché molti villain giravano prettamente di notte.

Durante quel periodo di tempo, la ronda diurna e notturna da parte degli eroi era diventata fin troppo frequente, e quello per lei era diventato un problema da non sottovalutare.

Ma non era spaventata.

Era cresciuta.

Non aveva paura di affrontare problemi.

Non aveva avuto paura anche quando, nonostante tutte le sue precauzioni, si scontrò comunque contro due eroi.

Era successo proprio mentre tornava a casa.

Eraser head e Healing water, e quella non poteva essere una coincidenza.

Void non era così stupida da non capirlo: erano proprio all'entrata del bosco.

Le diede fastidio dover ammettere che Hells aveva ragione quando diceva che non poteva farcela contro Eraser.

Infatti, quando Void provò ad usare il proprio quirk contro di lui, non ci riuscì. Provò a ferirlo con le code, e sebbene riuscì ad accecarlo, l'altra hero lo curò subito.

Sebbene per qualche attimo riuscì ad avere il proprio quirk indietro, si ritrovò quasi immediatamente immobilizzata dalle bende dell'eroe ed impossibilitata ad usare il proprio quirk.

L'arrivo degli altri eroi, poi, bastò per farle passare la voglia di opporsi.

Ma non era spaventata.

Era semplicemente irritata.

 

Passò quindi giorni in cui venne sbattuta da una questura all'altra, perché apparentemente nessuno voleva prendersi la responsabilità di sbatterla in prigione.

Le avevano fatto un sacco di domande, ma Void le aveva ignorate tutte.

Ignorate al punto di non averli manco ascoltati, persa nei propri pensieri.

Aveva ascoltato solo quando avevano chiesto informazioni relative al proprio quirk, e trovò divertente il fatto che riuscissero a basarsi solo sulle informazioni date da Eraser.

Sapevano solo la metà delle cose, dato che l'uomo non aveva avuto a che fare con le allucinazioni, ma solo con le code.

L'uomo della questura, quindi, ebbe a che fare in prima persona con le allucinazioni, scampandosela per poco. Ne uscì giusto con una ferita grave.

Quel gesto, comunque, le costò una benda sugli occhi.

In quel momento Void capì anche che per poter utilizzare le allucinazioni doveva assolutamente essere cosciente dell'ambiente circostante e di quante persone erano presenti in stanza.

Insomma: la vista era indispensabile.

 

Alla fine, finalmente, sebbene fosse bendata, qualcuno si prese la briga di incarcerarla.

Una voce femminile le disse che da lì ad un mese l'avrebbero trasferita in un carcere di massima sicurezza, ma che prima doveva essere interrogata a dovere.

Non venne trattata di certo con i guanti, comunque.

Una volta dietro le sbarre venne privata della benda, e chiunque l'avesse sbattuta in quella cella uscì immediatamente.

Una stanza con una porta.

Una stanza tutta bianca, claustrofobica, ma con una finestra in alto abbastanza grande, ma con delle sbarre grosse e ravvicinate.

Luce dentro la stanza? Minima ed indispensabile.

Nonostante Void non si fosse mai lamentata dei luoghi, quel posto le faceva veramente venire il voltastomaco.

Una brandina dal materasso così fine da ricordarle un tappeto, un water, un rubinetto ed un tavolo con una scrivania. Ecco il suo nuovo arredamento.

 

Aveva provato invano a sfondare la porta con l'aiuto delle code, ma era tutto inutile. Oltretutto, per quanto le fornissero cibo, sembravano dargliene volontariamente la metà per far sì che rimanesse debole.

Durante i primi giorni nessuno aveva provato ad avvicinarsi, se non per darle il cibo, ma a distanza della prima settimana aveva cominciato a farla uscire, dopo aver preso le dovute precauzioni (coprirle gli occhi e metterle una camicia di forza) per portarla dalla psicologa.

Inoltre, per sicurezza, a quanto pare Eraser era sempre presente.

Durante gli incontro con la psicologa la benda le veniva rimossa: bastava l'eroe alle sue spalle per difendere la donna di fronte a sé.

Void sbuffò nel vedere che la psicologa era la stessa eroina che l'aveva sbattuta dentro insieme all'eroe alle sue spalle.

Gli incontri ormai avvenivano da due settimane.

Void continuava a non spiccicare parola.

Le domande erano sempre le stesse:

“Perché l'hai fatto? Qual è il tuo quirk? Conosci altri come te? Fai parte di un organizzazione? Da dove vieni?”

Il tono della donna era sempre cordiale, apparentemente amichevole, e si comportava come se le importasse effettivamente qualcosa di lei e della sua salute.

A seguito di quelle domande, c'erano le classiche “come stai? Dormi abbastanza?” ed a quelle, Void, cercava di rispondere nel modo più cordiale possibile.

Ma subito dopo il suo atteggiamento tornava ad essere il più distaccato possibile.

Lo rimase anche quando la psicologa cominciò a cercare di intraprendere un discorso con lei, sul come avessero trovato la ragazza.

Lei era sempre stata convinta di non essere seguita o tenuta sotto controllo... ma in realtà il bosco era sempre stato monitorato.

Dovevano solo trovarla “da sola”. La presenza di qualcuno insieme a lei, con un quirk pericoloso ed implacabile, a lunga distanza, era un intralcio per gli eroi.

Void era una, era stata vista, ed era più facile da gestire di qualcuno capace di agire a larghe distanze.

Quel qualcuno, Void aveva capito benissimo essere “Hells”. Il fatto che fosse stata avvistata solo lei, quindi, le provocò anche più rabbia del dovuto.

‹‹ Se sapevate della mia presenza lì, allora perché non avete preso precauzioni? ››

‹‹ Ogni cosa ha suo tempo, cara ›› rispose lei con calma. Ma dall'espressione, sembrò stupita della domanda di Void.

‹‹ O avevate paura di me? ›› chiese, quindi ‹‹ dell'ignoto. Forse i vostri amati eroi non sono tanto coraggiosi come dicono di essere ››

‹‹ Diciamo che hanno dato priorità ad altro ››

‹‹ Quindi la società fa schifo, presumo. Dal mio punto di vista, se un membro della mia famiglia dovesse scomparire, farei di tutto per trovarlo ››

‹‹ Quindi sarebbe stato meglio che le famiglie, per prime, si muovessero, secondo te? ››

‹‹ Penso che la società, per voi eroi, sia una grande famiglia ››

‹‹ Quindi sei una persona vendicativa. È per vendetta che hai ucciso Maeda? ››

Void rimase zitta. Non aveva mai parlato della ragazza.

‹‹ Sappiamo che sei stata tu ad ucciderla. Ti hanno vista. Perché non me ne parli? ››

Non parlò. Non aveva niente di cui parlare.

 

Durante la notte, ad ormai tre settimane e mezzo, Void sentii delle voci provenire da fuori la finestra. Voci familiari, ma era troppo stanca per provare a muoversi dal lettino.

Stanca, affamata e debole.

Si era semplicemente svegliata per via del rumore.

Qualcuno, lì fuori, aveva cominciato una lotta.

 

Il mattino seguente, mentre Void si passava le mani tra i capelli per cercare di pettinarli con le unghie (diventate eccessivamente lunghe), una poliziotta entrò per portarla alla solita visita dalla psicologa, seguita dall'eroe cancella quirk.

Era strano. C'era qualcosa di strano.

Insomma: la visita, in genere, era di sera.

Arrivati nella stanza, priva ormai delle misure di sicurezza, Void si ritrovò di fronte all'eroina Mizu (era questo il nome con la quale si era presentata dell'hero/psicologa), ma non solo: accanto a sé era presente un uomo alto, con profonde occhiaie, molto simile ad Eraser, ma con dei capelli viola tirati su.

‹‹ Come stai oggi, cara? ››

Void non rispose alla domanda della donna. Non subito, perché era concentrata nel guardare l'uomo alle sue spalle. Mizu, a quel punto, si voltò a guardarlo a sua volta.

‹‹ Ti stai chiedendo chi è, vero? Non preoccuparti, Shinso è qui solo per una chiacchierata con te ››

‹‹ Io con lui non parlo ›› disse Void in modo schietto ‹‹ e non voglio parlare nemmeno con te ››

Mizu le rivolte un sorriso, che Void trovò alquanto irritante.

Lo sguardo di quel ragazzo le metteva pressione ‹‹ ma voglio fare la persona educata, e quindi risponderò solo a te... a ciò che voglio. Quindi, oggi, sto bene. Ho fame, però ››

‹‹ Posso chiedere ai colleghi di portarti qualcosa da mangiare, se vuoi ››

‹‹ Sì, grazie ››

‹‹ Tuttavia, sopratutto oggi, dovrai collaborare. Hai sentito qualcosa, ieri notte? ››

‹‹ Solo la mia fame ››

‹‹ Beh, ieri ci sono stati dei movimenti da parte di due grandi team di villain. E, guarda strano caso, proprio vicino a dove ti trovavi tu. Ne sai niente? ››

Void non rispose.

Di fronte al silenzio della ragazza, Mizu si dimostrò calma e composta, con una pazienza enorme.

‹‹ Vediamo, allora, se ti dico i nomi dei team. Da quello che abbiamo potuto capire, si tratta della lega dei Villain, che credevamo ormai sciolta da anni, con a capo Shigaraki Tomura, e i sons of silent, capitanata da colui che si fa chiamare “alpha” ››

Void riuscì a mantenere una compostezza che non sapeva nemmeno di avere, nel sentire “alpha”.

‹‹ Ora ho la tua attenzione? ›› riprese lei, incrociando le mani sotto il mento e poggiandocelo sopra ‹‹ pare si siano temporaneamente uniti, ed il fatto che sia successo proprio con il tuo arresto ci dà da pensare che sia dovuto proprio a questo. Non sei una persona di molte parole, è vero, ma abbiamo bisogno di sapere tante cose da te. Come, per esempio, che tipo di rapporti hai con Tomura Shigaraki? ››

‹‹ Perché dovrei dirvi una cosa del genere, mi prendi forse per una stupida? ››

A quel punto, il ragazzo, Shinso, sbuffò ‹‹ è troppo chiedere la tua collaborazione? ››

‹‹ Sì, lo è ›› dopo quella risposta, però, fu come sentirsi comandata.

‹‹ Ora avremmo la tua collaborazione. Ora risponderai ad ogni domanda, va bene? ››

Void annuì contro la sua volontà. Che era quella strana pressione che sentiva addosso, dopo?

‹‹ In che rapporti ti trovi con Shigaraki Tomura? ››

‹‹ Non ho rapporti con Shigaraki Tomura ››

‹‹ E con Alpha? ››

‹‹ Era il mio capo, siamo in buoni rapporti ››

Mizu e Shinso si scambiarono un'occhiata rapida.

‹‹ E dimmi, sapevi che la lega dei villain è ancora in piedi? ›› chiese Mizu

‹‹ Non so nemmeno di cosa stiate parlando, e non è una cosa di cui mi interessa ››

‹‹ Sai perché i due team si sono uniti? ››

‹‹ Dovrebbe interessarmi? ››

‹‹ Pensi siano uniti per liberarti? ››

‹‹ Non penso siano uniti. Alpha non è una persona collaborativa con persone esterne al proprio gruppo. Penso vi stiate fasciando la testa per nulla, e mi state annoiando ››

‹‹ Io, invece, penso si siano uniti per liberarti. Quindi, ora ti chiedo: quanti membri ci sono all'interno del team di Alpha? Conosciamo quasi tutti i membri della lega dei villain, sempre se... non si sono moltiplicati, ma quelli di Alpha sono quasi del tutto segreti, e sappiamo che tendono a crescere e cambiare ›› Void si morse le labbra e chiuse gli occhi.

Si tappò la bocca. Non voleva parlare.

Parlò contro il palmo della mano, premendo così forte da non far capire una sola parola.

Decide di provare a riprendere il controllo del proprio corpo.

Cominciò a muoversi sulla sedia sulla quale era seduta. Non riusciva nemmeno a liberare le code.

Calma.

Doveva restare calma.

Le domande di Mizu continuavano insistenti, ma lei continuava a tenere le labbra contro il palmo della mano e cercava di concentrarsi su altro per non badare alle domande.

Poi, di colpo, ci riuscì, in qualche modo.

Shinso sembrò stupito da quel suo modo di fare, e le impose di non muoversi.

Void, però, aveva isolato la propria mente e di colpo, come se scoppiasse una bolla, era di nuovo a capo del proprio corpo. Tuttavia, capii che l'unico modo di uscire da lì, era la collaborazione.

Tornò composta, e decise di giocare anche lei ad un gioco insieme a loro.

Lo scopo di quella seduta era farla pagare con l'inganno.

Allora, a quel punto, anche lei li avrebbe ingannati.

‹‹ Quindi ›› riprese Mizu, nel vedere la ragazza composta ‹‹ quanti sono? ››

‹‹ Solo sei. Alpha, Beta, Gamma, Delta, epsilon ed Hells, che corrisponde la lettera zeta ››

‹‹ Hells? ››

‹‹ Takeda Tamotsu, il figlio di Yamado Takeda ››

‹‹ L'imprenditore trovato morto insieme a sua moglie, assassinati da Maeda Razan ›› intervenne, per la prima volta, Eraser ‹‹ il corpo di Maeda era stato ritrovato in fondo ad un lago ››

‹‹ Ha ucciso lui Razan? ››

‹‹ Sono stata io. Solo io ››

‹‹ Puoi dirci dove si trova il rifugio del team di Alpha? ››

‹‹ Ne cambiano uno ogni settimana ››

E le domande andarono avanti per ore.

Le risposte erano tutte fasulle. Dalla prima all'ultima.

D'altronde, era una nogitsune. Una volpe. E le volpi sanno ingannare chiunque.

Se era vero quello che avevano detto lì, allora significava che Alpha non l'aveva abbandonata, nonostante lei avesse scelto di abbandonare il team.

 

Le guardie del carcere aumentarono.

Le ronde furono più frequenti, e Void non riusciva nemmeno a chiudere occhio a causa dei continui colpi che davano alla porta ad intervalli di 10 minuti, per controllare che fosse ancora dentro.

A quanto aveva capto da quella discussione, il terrore che viveva nei loro cuori, durante quelle ore, era causato dall'idea che i due team stessero collaborando per farla uscire.

 

Ma non fu così.

Passarono giorni.

Apparentemente le acque si erano calmate.

Un falso allarme.

Un fraintendimento delle cose, ma le guardie continuavano la loro ronda.

Void non era più uscita per andare agli incontri dalla psicologa.

Poi, una notte, riconobbe la puzza di zolfo.

Cominciò a tossire.

Il corpo si stava riscaldando.

‹‹ Hells? ›› chiamò il ragazzo.

Avrebbe preferito morire più che vederlo, ma morire in quel modo.. no, no di certo.

Colpi, spari, urla.

Void camminò verso la porta, poggiando la mano sul metallo di questa. Ritrasse subito la mano.

Era incandescente, come se qualcuno le stesse dando fuoco.

Cominciò a tossire più forte per via del fumo.

Qualcuno, poi, diede un pugno alla porta.

‹‹ Ehi, Void, ascoltami ›› la voce non era familiare. Era un uomo. ‹‹ trova un modo di raggiungere la finestra. Tomura e Kurogiri apriranno la finestra. La lega e i sons of silent vedranno di tenere a bada le guardie per un po'›› chiunque fosse, certamente non era membro del team di alpha. Void, comunque, annuì.

Raggiungere la finestra era l'obbiettivo principale, anche perché voleva respirare aria pulita.

Seppure Debole, Void uso le code per sollevarsi da terra e raggiungere la finestra, ma prima che potesse sollevare la testa per cercare di far uscire il naso fuori dalle sbarre, della polvere le cadde sul volto.

Quando sollevò il volto, infine, per capire da dove provenisse, con suo stupore notò l'assenza delle sbarre.

Void, confusa ma felice di non vedere le sbarre, si sforzò di sollevarsi di più con le code per guardare fuori, ma scivolò all'indietro quando una donna si sporse dalla finestrela.

Il volto era aperto in un sorriso che mostrava dei denti affilati e due occhi rossi e brillanti spiccavano nel buio della stanza, insieme a quei capelli argentei sotto i raggi lunari.

‹‹ Void, giusto? ›› disse con una voce quasi sdoppiata, e le porse la mano alla ragazza. ‹‹ vieni con me, ti porto fuori da qui. Puoi fidarti di me ››

Void era come incantata da quanta oscurità sentiva provenire dalla donna. Aiutata, nuovamente, dalla poca forza che aveva ancora nelle code, si risollevò il tanto giusto per afferrare la mano della donna, e, grazie a lei, si spinse fuori dalla finestra.

Fuori dalla finestra, come di fatto sospettava, c'erano solo sei o sette metri di altezza.

La donna la circondò con un braccio, poi balzò giù insieme a lei. Void non era certamente spaventata dall'altezza, quanto dal terrore di non sentirsi più le gambe per via della debolezza, e quindi di essere d'intralcio.

La caduta, tuttavia, fu a rallentatore, opera del quirk di una delle persone lì giù.

Una volta a terra, Void rimase attaccata al braccio della donna in modo particolarmente grato-

Inizialmente non aveva badato a tutte le persone che circondavano “l'uomo con la mano in faccia” (Tomura, quindi. Mizu le aveva fatto vedere una foto, e lei lo riconobbe subito.), ma erano tante. Quello che attirò di più l'attenzione di Void, fu quello simile ad un fumo. Tomura, comunque, ora aveva tante mani lungo il corpo, e Void era particolarmente tentata di toccarle per capire se fossero vere o finte.

Com'era piccola quella grande città, per aver incontrato di nuovo il tizio che polverizza le cose.

‹‹ Richiama gli altri. Dii loro che l'operazione è conclusa ›› disse Tomura ad una ragazza accanto a sé. Questa annuì, poggiandosi una mano sulla tempia. Intanto, Tomura, aveva già girato le spalle e ripreso a camminare ‹‹ e, Kimiko. Se mai vorrai unirti a noi anche tu, insieme al tuo “maritino”, sappi che saresti la benvenuta ›› aggiunse, poi una sorta di spazio nero si aprì di fronte a sé, ingoiando Tomura e tutti quelli che gli andarono dietro.

Void si girò in direzione della donna dai capelli bianchi, colei che l'aveva tirata fuori da lì che, in tutta risposta, schioccò la lingua in modo quasi disgustato dalle parole di Tomura.

Quindi, il suo nome era Kimiko.

 

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Capitolo 7
*** (6) Rinascita ***


“ I am his, and He's mine, in the end it's him and I ”

“ Io sono sua, lui è mio, ed alla fine siamo solo lui ed io”

 
Rinascita

Per quanto Void volesse rimanere ferma ad aspettare l'uscita degli altri, Kimiko riuscì a convincerla ad andare lontano da lì, al sicuro.
D'altronde, comunque, Void era abbastanza consapevole dell'alto rischio di stare così esposte.
Così, facendo ben attenzione e seguendo bene i movimenti della donna, raggiunsero un bar.
Void aveva riconosciuto la via. C'era stata insieme ad Hells. Avevano l'appartamento lì, la notte che Hells aveva conosciuto Alpha. Quindi, come d'istinto, capì che quello era il famoso Bar a cui si era recato, e che l'uomo che Kimiko le presentò come “suo padre”, era Fujiwara.
Ma non ne fece parola.
Kimiko, intanto, aveva cambiato aspetto una volta varcata la soglia della porta.
Fu come se qualcosa uscisse fuori dal suo petto.
I capelli cambiarono colore, diventano biondi con sfumature magenta verso la fine, ed anche i suoi occhi diventarono magenta... ed il suo viso diventò normale, armonioso, anche se stanco (chi sa quanto tempo era in giro).
Dopo pochi minuti entrò quasi in modalità crocerossina, facendo sedere la ragazza al bancone e dandole ogni sorta di cibo presente all'interno del piccolo edificio.
Inizialmente Void si dimostrò abbastanza diffidente verso tutte quelle cure offerte dalla donna. D'altronde non la conosceva, ma dopo un po' si ritrovò a parlare con quella “cosa” uscita dal suo corpo
 Fade, come un'ombra oscura senziente. Era simpatico. Aveva cominciato a girarle attorno come fanno i cani.
Tanto che era immerso nel discorso e dalle attenzioni di Kimiko, Void non aveva minimamente badato alla presenza di una terza persona, che poi, grazie a Fade, aveva scoperto essere “il papà” di Kimiko.
Non aveva spiccicato parola, ma si spostava ogni tanto da un tavolo in fondo alla stanza, fino alla porta. Come se stesse facendo la guardia.
Forse era proprio così. C'era d'aspettarselo, d'altronde.
‹‹ Vuoi qualcosa da bere? Un tè, magari? ›› chiese Kimiko, ma una domanda inutile, dato che in realtà era già pronto.
Void annuì, comunque, prendendo la tazza con entrambe le mani appena Kimiko versò la bevanda.
‹‹ Come l'avete saputo? ›› chiese, tamburellando le dita ai lati della tazza in ceramica.
‹‹ La notizia della tua cattura è stata mandata in onda praticamente subito.
Alpha ha chiesto il mio aiuto, dicendo che forse una persona esterna sarebbe stata più gradita della sua presenza. Ne ho parlato con mio marito, ma era già al corrente della situazione, dato che Tomura era già intenzionato a muoversi per liberarti. Alpha e Tomura in realtà si odiano a morte, quindi è quasi un miracolo che non si siano scontrati tra di loro ››
Void, confusa, corrugò la fronte.
‹‹ Perché Tomura aveva intenzione di liberarmi? ››
‹‹ Per via del bestiario, probabilmente. Anche lui è a conoscenza del contenuto del libro.
Per lui potresti essere un buon membro della lega. Hai un quirk particolare e sai come usarlo. Aspettati qualche convocazione da parte sua nei prossimi giorni. Tomura non fa niente se non per avere qualcosa in cambio ›› allungò una mano, poi, dando una piccola e leggera pacca sulla testa a Void. Istintivamente, lei abbassò le orecchie ‹‹ te ne terrò lontana io. Finché mi starai vicina non si avvicinerà a te. D'altronde, sicuramente, anche Kanon non ti avrebbe voluta nelle sue mani ››
‹‹ Kanon? ››
‹‹ Omega. Sono sicura che ne l'hai già sentita nominare ››
Non capiva il collegamento tra Tomura e Omega.
Ma prima che potesse chiedere qualsiasi altra cosa, la porta del bar si aprì.
Void, quindi, si girò per guardare chi fosse entrato. Sebbene volesse sorridere nel vedere entrare Alpha, ogni minima intenzione di farlo si cancellò nel vedere Hells esattamente dietro di lui.
Con tutte le persone presenti nel suo team, doveva per forza esserci anche Hells?
Alpha rivolse una rapida occhiata in direzione dell'uomo. Un cenno con la testa, poi camminò verso il bancone. La tensione tra i due era così alta da sentirla persino Void.
‹‹ È andato tutto bene? ›› chiese l'uomo. Kimiko annuì.
‹‹ Dov'è il resto del Sons? Hai solo il novellino? ››
‹‹ Psi era l'unico di cui avevo bisogno. Il quirk agisce su una vasta distanza, quindi, muoversi con lui è più sicuro. Persino Shinotenshi se n'è tenuta alla larga ››
Hells, intanto, si era avvicinato a Void e seduto sullo sgabello accanto al suo, restando tra lei ed Alpha. Nessuna distanza di sicurezza. Anzi, la sua intenzione era proprio quella di parlare con lei, sebbene stesse facendo il possibile per fargli capire che la sua intenzione era tutto meno che interagire con lui.
Gli aveva letteralmente dato le spalle, mettendosi a fissare le bottiglie di alcool.
Hells sbuffò ‹‹ ehi, non fare così. Che ti hanno fatto lì dentro? ›› 
‹‹ Niente di interessante, in compenso mi stavi soffocando col tuo dannato quirk ››
‹‹ Finché Dabi non ti ha parlato attraverso la porta non avevo la benché minima idea di dove fossi. E comunque ero troppo concentrato sul non farmi uccidere ›› Void schioccò la lingua, e finalmente si decise a bere dalla tazza di tè ‹‹ mi dispiace, okay? Non volevo ferirti ››
‹‹ Non fa nulla, sono uscita da quel posto illesa ››
‹‹ Non parlavo della cella ››
La ragazza sollevò un sopracciglio. Era davvero convinto che delle semplici scuse sarebbero bastate? Dopo che le aveva praticamente dato dell'oggetto in modo sotto inteso?
Non funzionava così, con lei. Sfortunatamente per Hells, Void era una persona piuttosto permalosa.
Non si degnò nemmeno di risponderlo, ma fece le spallucce e riprese a bere.
Alpha, intanto, che continuava la chiacchierata con Kimiko, prese il viso di Hells con una mano come si fa con i cani e premette le dita contro le sue guance ‹‹ e poi, comunque, guarda che bel faccino che ha! ››
‹‹ Non dirmi che te la fai col nuovo arrivato.... ›› questo commentò arrivò direttamente da Gorou, che si portò una mano sulla fronte.
‹‹ No. Cioè, beh, non contro la sua volontà ›› Void corrugò la fronte, improvvisamente interessata alla conversazione. In realtà non capiva di cosa stessero parlando, ma data l'espressione di Hells, riuscì a capire che quelle parole, per lui, fossero piuttosto scomode ‹‹ sì, insomma, non ci sarebbe niente di male. Poi dove sarebbe il problema? detto da te, poi ››
‹‹ Ci mancherebbe pure farlo contro la sua volontà ›› rispose l'uomo di fronte alla porta ‹‹ non ci sarebbe niente di male, solo che... dai, smettila, lo stai mettendo in imbarazzo. Come tuo solito ››.
Void continuava a non capire.
Si sentiva a disagio senza nemmeno sapere l'argomento. 
Cosa facevano insieme?
‹‹ Ma quale imbarazzo. Ehi, Psi, che dici, limoniamo qui davanti a tutti per far capire loro quanto è profondo il nostro amore? ››
‹‹ No ›› 
‹‹ Oh ›› fu l'unica cosa uscita dalla bocca di Void, prima di alzarsi dalla sedia ‹‹ Oh, capisco, ora è chiaro ›› in realtà non sapeva come sentirsi. Le venne da ridere, ma riuscì a trattenersi. Sollevò le sopracciglia, allontanando la tazza da sé e guardando Kimiko.
‹‹ No, ehi, cosa. No, non hai capito, aspetta! ››
‹‹ Non c'è molto da aspettare, ma potevi dirmelo di essere gay ››
‹‹ Gay? Io? No che non sono gay! ››
‹‹ Guarda come cancella così il nostro amore ›› brontolò Alpha, poggiandosi al bancone in modo fin troppo teatrale ‹‹ ho il cuore spezzato dal bel faccino. Kimiko, cara, dovresti proprio consolarmi ›› corrucciò le labbra, ma in tutta risposta, dalla donna, ricevette un colpo con uno straccio.
‹‹ Alpha, ti prego, non ora ›› digrignò i denti Hells
‹‹ … non capisco ›› e Void continuava a sentirsi stupida.
Hells sapeva bene che l'ingenuità di Void non la portava a capire subito di scherzi di quel tipo.
E tanto meno poteva capire quel livello di amicizia con Alpha.
Per cui, spesero dieci minuti buoni a cercare di farle capire quella situazione imbarazzante.
Minuti in cui, però, per quanto Void avesse capito lo scherzo, rimase ferma al fatto che quindi non era stata lasciata per l'apparente omosessualità di Hells, ma perché era stufa di averla come giocattolo. Avrebbe preferito l'omosessualità.
Quindi, alla fine dei giochi, rimase comunque a debita distanza da lui, raggiungendo Kimiko dietro il bancone.
L'argomento del discorso si spostò quindi a dove far andare Void. Per quanto lei volesse tornare nella casa del bosco, capiva bene da sola che fosse una cosa fuori discussione.
Poteva tornare lì solo per un paio di ore, ogni tanto, ma stabilirsi lì era impossibile.
Alpha le propose di tornare con loro, ma anche quello era fuori discussione. Sopratutto per la presenza di Hells, e non gli avrebbe mai chiesto di scegliere tra loro due.
Comunque, lei, non sarebbe rimasta sotto i suoi ordini.
Rispettava la sua figura autoritaria, perché era un buon leader, ma non voleva sentirsi incatenata a qualcuno in quel modo.
Ormai era ovvio che avrebbe sempre fatto di testa sua e non voleva un capo.
Non era stupido né egoista, quindi capì e accettò la sua decisione.
Tanto, comunque, Void gli doveva un enorme favore. Non si sarebbe tirata indietro di fronte ad una sua richiesta di aiuto.
A quel punto della conversazione, anche Gorou si era unito.
L'ideale sarebbe stato far andare Void il più lontano possibile dalla città, ma questo non avrebbe cancellato il suo essere ricercata, e da sola, purtroppo, c'era da ammettere che non ce l'avrebbe mai fatta.
Quindi andarsene via, in quel momento, risultava una scelta poco saggia. Magari col tempo le cose si sarebbero calmate: d'altronde non era l'unica criminale.
Il fatto che rientrasse nei “villain” solo per aver ucciso due o tre persone non riusciva proprio a capirlo. Sopratutto perché, in fin dei conti, l'aveva fatto a fin di bene... dal suo punto di vista.
Per qualche strano motivo, Kimiko si sentiva in dovere di prendersene la responsabilità.
Eppure, invece, Void non voleva essere la responsabilità di nessuno.
Non voleva sentirsi come un oggetto all'asta, però... alla fine, decise di accogliere la proposta di Kimiko: stare da lei, almeno per un periodo di tempo.
Così che, magari, intanto riuscisse a riprendersi del tutto. Poi, eventualmente, avrebbe preso la propria strada.
Gorou, comunque, per assicurare che la situazione non precipitasse più avanti, dal momento in cui tutti conoscevano il volto di Void, decise di contattare Toshio.
L'uomo lavorava come Psicologo e psichiatra, non aveva uno schieramento preciso nella “faida” tra villain ed eroi. Era lo stesso uomo che aveva cancellato la memoria di Omega, ed era in ottimi contatti con Gorou.
Il compito di Toshio era quello di cancellare la memoria degli eroi che avevano catturato o visto Void, in modo da ridurre in modo netto le persone che potevano darle la caccia.
Un compito difficile, ma non impossibile... anche perché, per esempio, la maggior parte delle guardie del carcere era stata eliminata durante l'evasione.
Toshio era un uomo degno di fiducia, e Gorou era certo che non avrebbe avuto problemi nel farlo.

Quindi, Kimiko diede a Void una felpa larga che teneva nel magazzino del bar. Gliela fece indossare, insieme alla divisa da lavoro. Si cambiarono e poi intrapresero la strada verso la casa della donna. Inutile dire che Void si sentiva solo un peso.
Durante il cammino, Kimiko si dimostrò estremamente gentile verso di lei, e fecero un giro chiaramente più lungo per arrivare alla casa.
Kimiko aveva deciso di approfittare di quel momento di calma e solitudine tra loro per chiacchierare.
Ciò che aveva portato molta curiosità nella donna, era il comportamento di Fade nei confronti della ragazza, consapevole che non si comportava così con tutti.
Void, comunque, aveva deciso di lasciarsi andare. Le raccontò tutto ciò che sentiva “importante”. Piccoli dettagli del passato, non troppo approfonditi, Hells, com'erano arrivati a quel punto.... e le chiese perché la polizia la vedesse come un pericolo.
A quella domanda, comunque, a differenza di Hells, Kimiko rispose con tutta tranquillità. Non era stupita.
In poco tempo aveva capito il modo di ragionare della ragazza, ed aveva capito che quella sua confusione era normale.
Le spiegò le cose “base” della società. Le regole imposte dalla morale, ma non le disse “questo non si fa”. Kimiko, comunque, era l'ultima persona a poterle dire “non uccidere”. Anche lei, se necessario, lo faceva.
Sarà stata la pazienza di essere madre, ma le spiegò tutto passo per passo.
Un po' si rivedeva in quella ragazza... giusto un po'.

Una volta arrivati a casa, Kimiko si diede da sola una manata in faccia.
Non era un problema la presenza di Void, ovviamente, altrimenti non si sarebbe proposta di portarla a casa con sé: il problema era non aver avvisato Dabi.
Lui era già meno disposto a far entrare degli estranei in famiglia. In particolare da quando era diventato padre.
Poi, oltretutto, sapeva bene chi fosse Void.
Tomura ed Alpha avevano parlato di lei, ovviamente, prima di andare a salvarla, e chiaramente Tomura aveva avvisato tutti del suo essere un “tanti” una bomba ad orologeria.
Comunque Void non aveva cambiato le sue abitudini: non avrebbe mai toccato una famiglia, ma questo Dabi non poteva saperlo.
Quando entrarono in casa, l'espressione di Dabi tradì il suo “benvenuta”.
Un sorriso congelato sul volto ed uno sguardo da “non mi devi dire niente?” rivoltò a Kimiko, che comunque ignorò per andare ad avvisare il resto della famiglia e preparare una camera.
Nonostante Kimiko le avesse dato il permesso di girare in casa da sola, per adattarsi, Dabi non la lasciò sola nemmeno per un attimo.
Anzi. Le stava col fiato sul collo, e la situazione sembrò peggiorare quando uno dei figli di Kimiko, Yuichi, li raggiunse nel salotto per presentarsi.
Il volto di Dabi assunse un espressione quasi di panico e gelosia del tutto immotivata.
Non era successo niente. Si erano solo presentati.
Si era messo volontariamente tra di loro nel vedere la fin troppa disponibilità del ragazzo, ricevendo, comunque un richiamo da parte di Kimiko.
In tutto questo, Void non capiva cosa stesse succedendo e perché.
Tuttavia, non era una cosa molto importante.

I giorni successivi era ovvio che Dabi si stesse sforzando di accettare la presenza di Void. Comunque, lei faceva il possibile per non essere troppo di peso, e sopratutto per essere il più “normale” possibile, nascondendo le code. Le piaceva stare in compagnia di tutti loro, anche se faticava a ricordare i nomi di tutti (come suo solito), e cominciava a considerare quella casa il suo nuovo posto nel mondo.
Aveva cominciato a vedere Kimiko come una sorta di figura materna, il che era un sollievo ed allo stesso tempo una cosa strana per lei. Non le era mai capitato di averne una.
Contava molto sulla sua presenza ed il suo supporto che, ovviamente, non mancavano da parte della donna.
Come previsto tempo addietro, Tomura disse a Dabi a chiamare Void per raggiungerli durante un incontro. Incontro a cui, però, non andò. Sia perché Kimiko avrebbe fatto di tutto per non farla andare, sia perché Itsuki, l'altro figlio della coppia, le aveva chiesto di non partecipare e di restare a casa con lui.
Non che lei avesse lontanamente intenzione di andare da Tomura.... o meglio, sarebbe andata, ma non si sarebbe unita alla lega dei villain.
Per lei era giusto restare a casa con loro.
E poi, non avrebbe mai detto di no a Itsuki.
Void si era presa una cotta praticamente a prima vista e faticava a nasconderlo.
Per quanto cercasse di trattenersi, finiva sempre o per fissarlo o col ritrovarsi a cercarne il più piccolo contatto fisico. Non che il ragazzo si tirasse indietro di fronte a quei comportamenti, dal momento in cui l'assecondava.
Tanto che alla fine si era formato un rapporto più stretto tra loro.
Forse era proprio quello il motivo per cui Dabi il più delle volte finiva col borbottare tra sé e sé.
In realtà Void non capiva il perché, ma non ci dava peso.
Non si metteva effettivamente in mezzo. Forse anche perché Kimiko non glielo permetteva.
Dabi non odiava Void. Era semplicemente geloso dei suoi figli.
Quello della ragazza non era un caso specifico causato solo dal suo passato e dal suo modo di fare.
La cosa fu confermata quando Kawa, la “fidanzatina” di Yuichi, si presentò di colpo a casa.
Quel suo piombare in casa di colpo le costò quasi la vita, dal momento che l'essere territoriale di Void non era minimamente passato.
Entrò in casa dando il bando di essere arrivata e, nonostante Void fosse comodamente sdraiata su Itsuki mentre questo giocava ai videogiochi, si alzò di colpo per fiondarsi in direzione della voce.
Arrivata lì, fortunatamente, Yuichi era già arrivato da lei, e quindi Void si fermò dal fare qualsiasi cosa, capendo che era qualcuno di familiare a loro.
Nel vedere Dabi borbottare, capì anche che Yuichi e Kawa stavano insieme.
Kawa, poi, somigliava un sacco alla psicologa che la seguiva in prigione, il che in realtà le fece quasi saltare i nervi. Infatti, poi, scoprì che la ragazza era sua figlia. E no, questo non la fece calmare. Nemmeno quando tornò indietro da Itsuki, ma trovò comunque il modo di occupare la testa una volta ri-sdraiata su di lui.
‹‹ Tuo fratello si tinge i capelli? ››
‹‹ Chi, Yuichi? ›› rispose distrattamente Itsuki, non distogliendo lo sguardo dal televisore, nonostante Void fosse di nuovo sdraiata su di lui ed aveva cominciato a giocare con le punte dei suoi capelli.
‹‹ Sì. Kimiko e Dabi non hanno i capelli rossi, lui li ha proprio rossi rossi››
‹‹ Penso li abbia ereditati da Endeavor ››
Void rimase in silenzio per un attimo, poi, confusa, inclinò lievemente la testa ‹‹ Chi è Endeavor? Cioè, Yuichi è figlio di un altro? Caspita, eppure somiglia molto a tuo padre... ›› 
‹‹ No, no. È nostro nonno. Endreavor, il pro hero... Eiji Todoroki, non ti dice niente? Shoto? ››
Void corrugò la fronte, più confusa di prima. Non conosceva i pro Hero... non tutti. Pochi.
Insomma, non sono cose interessanti per lei, ma cercò di sforzarsi, dato che sembrava essere una cosa importante.
‹‹ Quello biondo che sorride sempre come un idiota? ››
‹‹ No, quello è All Might, non è nemmeno più in carica... Endeavor è subito dopo di lui ››
‹‹ Okay, quello col fuoco, quindi. Beh, ora ha senso ››
‹‹ Se ti interessa, comunque, anche All might è nostro nonno. Ma né mamma né papà parlano mai di loro e tanto meno con loro››
‹‹ Evidentemente non sono persone importanti ››
La cosa positiva, comunque, anche dal punto di vista di Itsuki, era che Void fosse totalmente disinteressata agli eroi. Nemmeno dopo aver saputo della parentela famosa.
Per Void, dal momento in cui Itsuki aveva detto che non erano importanti, allora erano inesistenti.
Aveva sentito di All might durante la sua infanzia, ma non si era mai interessata a lui, così come al resto degli eroi.
Ma, comunque, il fatto che nonostante il tempo passato in città, non conoscesse minimamente il nome degli eroi più famosi era esattamente la dimostrazione di quanto lei non si guardasse minimamente attorno.
‹‹ No, infatti ›› detto questo, Itsuki spense la console dal controller e lo poggiò accanto a sé, decidendo di spostare completamente l'attenzione sulla ragazza ‹‹ passando a cose importanti, invece, ci hai pensato su? ››
‹‹ A cosa? ››
‹‹ Al tuo nome ›› avevano parlato di quell'argomento per una nottata intera. Void non aveva mai dato peso al fatto di “non avere un nome”, e per lei era sempre stata una cosa normale.
Non capiva come mai a lui potesse sembrare così tanto strano. Scosse la testa, quindi.
Non conosceva molti nomi, se non di persone incontrate per caso o durante la sua vita.
E poi, in tutta onestà, veniva abbastanza distratta dalla sua presenza.
‹‹ Secondo me Miyako ti sarebbe bene, scritto come bello, notte e bambina ››
‹‹ Te l'ho detto, Itsuki, a me non fa differenza. Sono abituata a farmi chiamare Void. Ma Miyako mi piace, te l'ho detto anche ieri notte ›› Itsuki fece le spallucce
‹‹ Ieri notte mi sembravi piuttosto distratta, quando ti sei infilata nel mio letto ››
Void corrucciò le labbra, incrociando le braccia con un espressione offesa.
‹‹ Era ovvio, eri mezzo nudo. Avresti dovuto avvisarmi, lo sai che mi infilo nel tuo letto ad una certa ora! ››
‹‹ Beh, magari non ti ho volontariamente avvisata ›› assunse un espressione ammiccante, ed un sorrisetto si dipinse sul suo volto nel vedere Void arrossire ‹‹ e poi, sei comunque rimasta nel letto. Non sembravi mica dispiaciuta ››
‹‹ Fossi stata dispiaciuta sarei uscita dal letto, invece che dormire con te ›› brontolò lei ‹‹ dal momento in cui sei mio, ed io tua, in fin dei conti, non ci vedo niente di male ›› esporsi in quel modo, ed ammettere quel pensiero a voce alta, per lei, era letteralmente un mettersi a nudo e correre un rischio. Comunque, ciò che era successo con Hells, l'aveva segnata, volente o nolente.
Sapeva che le sue emozioni ed i suoi legami erano un punto debole, ma sentiva di potersi fidare del legame con Itsuki al punto di essere disposta a fronteggiare quel rischio.
E poi, comunque, non era più sola e non lo sarebbe stata mai più..

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