Red and White

di JennyPotter99
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I. ***
Capitolo 2: *** II. ***
Capitolo 3: *** III. ***
Capitolo 4: *** IV. ***
Capitolo 5: *** V. ***
Capitolo 6: *** VI. ***
Capitolo 7: *** VII. ***
Capitolo 8: *** VIII. ***
Capitolo 9: *** IX. ***
Capitolo 10: *** X. ***



Capitolo 1
*** I. ***


Un saggio uomo diceva: da grandi poteri, derivano grandi responsabilità.

I fratelli Parker lo sapevano bene.

Il destino li aveva trasformati in eroi, ma presto si sarebbero resi conto che ciò avrebbe portato degli enormi sacrifici.

Avrebbero dovuto rinunciare a molte cose, a molte persone.

E soprattutto a seguire l'amore.

Ma iniziamo dal principio.

In un piccolo quartiere del Queens, vivevano due fratelli normali e non molto fortunati.

I loro genitori erano morti quando erano piccoli e perciò erano stati cresciuti dallo zio Ben e dalla zia May, ormai vecchi quando i due avevano raggiunto i 18 anni.

Erano fratelli eterozigoti: Peter, il maggiore, era un ragazzo magrolino, con gli occhiali e un po' goffo.

Aveva una chioma di capelli castani e un paio di occhi azzurri.

Sua sorella Clary, invece, aveva lunghi capelli biondi che a stento riusciva a controllare.

Aveva un carattere timido, dolce e sempre con la testa fra le nuvole, anche se soffriva terribilmente di vertigini.

Il giorno in cui la loro vita cambiò, era proprio il diciottesimo compleanno di Clary.

Peter e Clary frequentavano l'ultimo anno di superiori e come ogni adolescente, entrambi avevano delle persone che gli facevano battere il cuore.

Una di queste era la famosa Mary Jane Watson, sognata da tutti i ragazzi della scuola per il suo sorriso ammaliante e i lisci capelli rosso fuoco.

Ovviamente non aveva mai notato Peter e oltretutto era fidanzata con Flash, un armadione di due metri che terrorizzava Peter.

Subito dopo aver fatto colazione, lo zio Ben coprì gli occhi di Clary, conducendola sul vialetto.- Ancora un passo e ci siamo.-

-Zio, non dovevate per forza regalarmi qualcosa. So che ti hanno licenziato dall'azienda.- gli disse Clary, avanzando lentamente fuori.

-Oh, ma fatti gli affari tuoi!- replicò zia May: sembrava una nonnina dall'aria tranquilla, ma sotto sotto anche lei sapeva essere esuberante.

Non appena lo zio Ben le scoprì gli occhi, Clary vide una bella bicicletta nuova con un fiocco rosso.

-Wow, è bellissima, grazie!- esclamò saltellando, montandoci sopra.

-Io invece è meglio se corro, prima che perda il bus.- sospirò Peter, osservando l'orologio al polso.

Dopo aver baciato entrambi gli zii, ecco sfrecciare davanti la casa una lucida Rolls Royce nera con i vetri oscurati.

E così veniamo alla super mega cotta di Clary Parker.

Si chiamava Harry Osborn: un affascinante ragazzo dal ciuffo castano e riccio, due occhi scuri e un sorriso perfetto.

-Ehilà, di chi è il compleanno?- le domandò sorridendo, abbassando il finestrino.

Clary divenne tutta rossa e non riuscì a rispondere.

-Dai, Sali, hai vinto un passaggio omaggio sulla limousine Oscorp!-

Per l'entusiasmo, Clary saltellò ancora di più: afferrò il suo zaino e salì in macchina.

Accanto ad Harry, c'era suo padre, il famoso Norman Osborn.

Alla sua età era stato attraente quanto suo figlio: poi, col passar del tempo, oltre alle rughe, il suo sorriso aveva assunto un'aria inquietante.

Quando era bambina, Clary aveva avuto perfino gli incubi.

Pochi istanti dopo, mentre erano in viaggio, Norman tirò fuori un pacchetto.- Con gli omaggi della Oscorp Industries.-

Norman era il leader della Oscorp, un'enorme azienda che studiava e produceva armi sempre più tecnologiche, al servizio dell'esercito americano.

Da quasi un anno, Clary lavorava come segretaria di Norman.

-Oh signor Osborn, non doveva.-

-Harry ha molto insistito: dopotutto siete amici da quando eravate dei bambini.- replicò Norman.

Lusingata che Harry avesse pensato a lei, aprì il pacchetto, estraendo un bellissimo vestito bianco, stretto, con spalline corte.

Clary non era proprio un tipo da indossare quei vestiti, si vergognava troppo e inoltre credeva di non avere il fisico adatto.

-E' il tuo colore preferito, no?- le domandò Harry.

Clary incrociò il suo sguardo, balbettando.- S-sì, te ne sei ricordato.-

Lui fece una ridarella.- Clary, sei la mia migliore amica.-

L'entusiasmo scomparve quando la ragazza udì quelle due parole fatidiche che, ogni volta pronunciate da Harry, le spezzavano il cuore.

Quella particolare mattinata, la classe del liceo Midtown avrebbe visitato ad un importante museo di ragni geneticamente modificati.

-Per favore, puoi lasciarci qualche passo più avanti?- domandò Harry all'autista.

-Perché dovrebbe?- ribatté Norman.

-Papà, vado ad una scuola pubblica, non voglio che mi vedano arrivare con una Rolls Royce.-

-Non c'è da vergognarsi solo perché ti hanno espulso da tutte le scuole private in cui sei andato.-

Essendo la colonna portante di una famosa azienda, ovviamente la famiglia Osborn era molto ricca.

Non solo possedevano una Rolls Royce, ma anche un'enorme villa all'ultimo piano, compresa di varie camere e un ampio attico in pietra.

-Sta tranquillo Harry, lasciali parlare.- aggiunse Clary, sorridendogli.

Harry alzò l'angolo della bocca in un ghigno dolce.- Come farei senza di te?-

Entrambi scesero dalla macchina, incontrando Peter lungo la strada.

I tre amici si unirono con il resto della classe e il professore per entrare nel museo.

Peter si mise al collo la fotocamera: non solo amava la fotografia, ma faceva foto per il giornalino scolastico.

-Tutti i ragni che vedete sono geneticamente modificati, perciò i loro normali sensi sono stati ampliati e devo dire che hanno risposto molto bene.- spiegò la scienziata.- Per esempio, questi aracnidi, divisi in celle, risultano avere una forza, una velocità, un'agilità e una resistenza più potente di un qualsiasi ragno.-

Peter si avvicinò alle piccole gabbiette in vetro e notò che in una di esse mancava un ragno, ma non ci fece molto caso e tirò fuori la macchinetta fotografica.

Nello stesso momento, Flash gli diede una spallata apposta, per fargli venire la foto mossa.

-Ehi, lascialo stare.- intervenne Harry, guardandolo a brutto muso.

-Perché altrimenti che mi fai?- rispose Flash, ridacchiando.

Il professore li interruppe prima che venissero alle mani.

Mentre attraversavano il museo, Clary mise gli occhi sui bei abiti che indossava Mary Jane.

Lavorava sì come segretaria di Norman, ma aveva sempre avuto una passione per la moda.

Di fatti la sua camera era piena di tessuti cuciti da lei.

-Quella gonna è fantastica.- commentò sospirando.

-Lei è fantastica.- aggiunse Peter.

-E' la nostra vicina di casa da quando avevamo 6 anni, possibile che ancora non le ai rivolto la parola?-

Il fratello alzò le sopracciglia.- Beh, tu hai chiesto ad Harry di uscire?-

Peter aveva ragione: perciò Clary prese un bel respiro.- D'accordo: io chiedo ad Harry di uscire, se tu parli con MJ.- rispose, porgendogli la mano.

-Affare fatto.-

Dopo essersi stretti reciprocamente la mano, il gruppo arrivò in una gabbia più grande, circondata da curiosi ragni bianchi e neri.

-Questo è un rarissimo esemplare di ragno bianco, il Cheiracanthium, ne sono rimasti pochi al mondo: grazie ai nostri esperimenti, questi esemplari hanno prodotto ben 15 uova.-

Clary si piegò sulla gabbia per osservare.- Mi scusi, io ne conto 14.-

-Oh, beh, è normale che qualcuno non sopravviva.-

-Che schifo.- commentò Harry, affiancandola per guardare.

Era il momento giusto per farsi avanti.

-Già: personalmente sono sempre stata spaventata da tutte le cose che volano.-

-Solo perché soffri di vertigini.-

Era dall'inizio della mattinata che Harry faceva sorprendenti considerazioni su di lei, come se si ricordasse ogni minimo particolare di come era fatta.

-Wow, sai più cose tu di me che io di me stessa.- continuò Clary, incrociando le braccia: si sentiva stranamente sicura.

-Sono anni che cerco di convincerti di venire con me a fare il bungee jumping.-

Allora in quel momento, prima che se ne andasse, dalla bocca di Clary uscì qualcosa di cui non si sarebbe mai aspettata.- Andiamoci allora...- gli disse, forse a voce troppo alta.- E poi, magari...- sussurrò, poggiandosi alla gabbietta per sembrare il più normale possibile.- Possiamo andare a cena fuori insieme.-

Prima che Harry si voltasse a guardarla con uno sguardo accigliato, Clary sentì una forte puntura sulla mano che le fece fare un gridolino di dolore.

Se la guardò e vide chiaramente una piccola bolla sulla mano, come un pizzico di zanzara.

-Mi stai chiedendo di uscire?- le chiese Harry.

Clary alzò lo sguardo di scatto.- Cosa?! No! Insomma, volevo dire, sì!-

Il ragazzo si grattò il capo, imbarazzato.- Clary, ecco, sei la mia migliore amica e non mi va di infrangere questo rapporto, capisci?-

Clary si morse un labbro e abbassò lo sguardo, annuendo, con il cuore che si faceva ancora di più a pezzi.

Forse perché non era bella quanto le ragazze della sua classe o indossava vestiti di seconda mano.

-Certo...Capisco.-

Alla fine del tour, Clary raggiunse Peter fuori.- Allora, com'è andata?-

-Bene...Credo. Le ho fatto qualche foto per il giornalino, ma niente di più.- rispose Peter, sistemandosi gli occhiali sul naso.

-A quanto pare hai avuto più fortuna di me.- commentò l'altra, sbuffando.

-Non so, credo che mi abbia morso qualcosa.- borbottò Peter, grattandosi la mano.

Clary osservò come la sua puntura assomigliasse molto alla propria.- Anche a me!-

-Dovremmo preoccuparci?-

-Nah...Magari è solo una zanzara.-

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Capitolo 2
*** II. ***


Mentre tornavano a casa, nessuno dei due si sentiva proprio al 100% bene.
Salirono le scale per andare in camera barcollando, sudando freddo e con le gambe molli.
-Sicuro di stare bene? Non hai una bella cera.- gli disse Clary, con gli occhi calanti.
-Nemmeno tu.- borbottò Peter, asciugandosi la fronte.
-Meglio dormirci su..-
-Sono d’accordo…-
Sia Clary che Peter dormirono fino al giorno successivo, con dolori a tutto il corpo e facendo incubi.
Quando il sole albeggiò, un raggio di sole svegliò Peter che, senza accorgersene, era finito mezzo nudo a dormire sul pavimento.
Ancora un po' intorpidito, si alzò e si mise gli occhiali.
Si accorse però che con quelle lenti vedeva tutto sfocato, come se in realtà non li avesse.
Togliendoseli, infatti, scoprì di vederci molto meglio.
Successivamente si mise davanti allo specchio, vedendo che qualcosa nel suo fisico era sicuramente cambiato.
I pettorali e le braccia erano molto più gonfie, come se in una notte avesse fatto un mese di palestra.
Solo che non si spiegava come fosse possibile.
-Peter!- urlò sua sorella e dalla porta accanto corse in camera sua. Non appena si accorse dei cambiamenti del fratello, sgranò gli occhi.- Oh mio Dio, che ti è successo?!-
-Non lo so, mi sono svegliato così!-
-Anche io, guarda!- esclamò, togliendosi la maglietta del pigiama e specchiandosi.
Inizialmente Peter voltò lo sguardo, imbarazzato, ma poi notò gli addominali sulla pancia della ragazza.- Wow, che addominali!-
-Ma che addominali!- continuò lei, mettendosi di profilo.- Guarda le mie tette, sono enormi!-
Peter alzò un sopracciglio.- Secondo me sono normali.-
Clary gli diede uno schiaffo sulla spalla, scoppiando a ridere.- Credi che sia per via di quel pizzico?-
-Non ne ho idea, ma è fantastico!-
Entusiasta del suo nuovo fisico, Clary volle metterlo subito in mostra: quel giorno decise di non mettersi più i soliti abiti, ma qualcosa di più stretto e usare i trucchi che le avevano regalato da bambina per truccarsi un po'.
Forse Harry l’avrebbe notata di più.
-Ieri non è andata poi così male, oggi posso riprovarci.- disse Peter, mentre andavano verso la fermata dello scuola bus. Lui a piedi e lei in bici.
-Probabilmente avrai più fortuna di me.-
-Ehi, non dimenticatevi che ripitturiamo la cucina oggi pomeriggio!- urlò lo zio Ben dalla finestra.
-Sicuro zio Ben, non cominciare senza di noi!- rispose Peter.
-E voi non cominciare con me.- replicò l’uomo, facendogli un occhiolino.
-Ripetimi cosa le dirai.- domandò Clary, pedalando sul marciapiede.
-Beh…Ciao, MJ, sai, noi siamo vicini da molto tempo e non so se tu ti sei mai accorta di me, ma io mi sono accorto di te.- continuò Peter, fantasticando.- E sei bellissima.-
-Così la spaventerai.- ridacchiò Clary.
Peter sbuffò, grattandosi la fronte.- Non ce la farò mai.-
-Devi solo credere un po' in te stesso.- ribatté Clary.- E…Ehm, correre.-
Peter la guardò stranito.- Correre?-
Clary indicò dietro le sue spalle.- Il bus.-
-Oh cavolo!-
Il fratello prese a rincorrere lo scuola bus che frequentemente perdeva.- Fermi l’autobus!!-
Clary sospirò e pedalò verso la scuola.- Siamo rimasti due sfigati.-
***
Clary mise la catena alla bici ed entrò nell’edificio, andando al suo armadietto per prendere i libri.
Fu in quel momento che giunse Harry.
-Ehi Clary, mi presti il libro di matematica, me lo sono dimenticato a casa.-
-Certo.-
Nello stesso momento in cui le passò il libro, il ragazzo notò qualcosa di diverso in lei.- Ehi, sei diversa, hai cambiato qualcosa?-
Clary sorrise per il fatto che lo avesse notato.- Sì, io ho messo un po' di…-
-Hai cambiato dentifricio? Ma sì, certo! Ti fa i denti più bianchi, molto meglio!- continuò Harry, dandole un amichevole pacca prima di proseguire in classe.
Clary roteò gli occhi e chiuse l’anta dell’armadietto, battendoci più volte la testa.
Al suono della campanella, fece per andare in aula, ma qualcosa la bloccò.
La sua mano era letteralmente rimasta appicciata all’armadietto: anche con tutta la forza, non riusciva a staccarsi e non si spiegava il perché.
-Parker!- gridò un ragazzo lungo il corridoio.
Peter le si fiondò alla spalle, come terrorizzato.
Clary riconobbe anche la voce di Flash, piuttosto furioso.
-Che cosa gli hai fatto?- gli domandò Clary.
-Non lo so, è stato stranissimo: MJ era scivolata su una pozzanghera di succo e io l’ho percepito, capisci?! Prima che accadesse! Sono riuscito ad afferrarla e a salvarle la colazione! Ma il sacchetto non mi si staccava dalla mano e accidentalmente ho colpito Flash, è stato un incidente.- spiegò velocemente Peter. -So che è da pazzi, ma devi credermi.-
-Ti credo, sono 5 minuti che cercò di scollarmi dall’armadietto!- borbottò Clary, cercando di tirarsi via la mano.
Fu in quel momento che giunse Flash, seguito da Mary Jane e tutta la sua banda.
-Flash, è stato un incidente!- esclamò MJ.
-Il mio pugno sulla sua faccia, eccolo l’incidente!- ribatté Flash, arrabbiato, pronto ad alzare le mani.
-Ti prego Flash, non possiamo parlarne?- gli chiese Peter, cercando di essere pacifico.
Ma Flash sembrò non accettare e dopo che vennero circondati da altri alunni, tentò di dargli un pugno dopo l’altro.
Inaspettatamente, Peter li schivò tutti, per poi rispondere con un potente gancio destro.
Flash era sicuramente molto più possente di Peter, ma quest’ultimo sembrava batterlo in agilità.
A quel punto spuntò anche Harry.
-Dagli una mano, Harry!- gli disse MJ.
Nello stesso istante, un amico di Flash corse verso Peter, però il ragazzo lo evitò con una strabiliante capriola all’indietro.
Harry sgranò gli occhi.- A chi dei due?-
Prima che l’altro tentasse di nuovo di colpire il fratello, Clary riuscì con forza a liberarsi dall’anta, staccandola però dal resto dall’armadietto e con un gesto secco, lo colpì sul viso, atterrandolo.
Né Clary né Peter si spiegava cosa fosse successo.
Lasciando l’anta per strada, Peter afferrò la mano della sorella e corse via in un vicolo, per evitare che qualcun altro li vedesse.
-Ma che diamine è successo?! Com’è possibile?!- esclamò Clary, confusa.
-Non lo so, mi sono sentito di fare quelle cose e le ho fatte.- rispose Peter, col fiatone.
Clary si prese qualche minuto per pensarci su.- E se fossero stati quei ragni a morderci? Insomma, ha senso, erano geneticamente modificati. Velocità, sensi acuti, agilità..-
Peter si guardò le mani.- …E capacità di arrampicarsi.- sussurrò tra se e se, spostando poi lo sguardo sul muro.
-Che vuoi fare?-
Il ragazzo non rispose e lentamente mise le dita sulle mattonelle.
Poi anche quelle dell’altra mano e infine i due piedi.
Magicamente restò attaccato.
-Oh mio Dio.- sussurrò Clary, spalancando la bocca.
Peter scoppiò a ridere.- E’ fantastico, fallo anche tu!- esclamò, proseguendo verso il tetto.
Quel palazzo era veramente molto alto, ma Clary voleva testare se avesse le stesse capacità del fratello.
Così prese un bel respiro e si appoggiò al muro con le dita.- Basta non guardare giù, no?-
Improvvisamente, una mattonella si staccò dalle altre e le fece perdere l’equilibrio su entrambe le braccia.
Credeva che sarebbe caduta giù per quei tanti metri che aveva già fatto, ma non fu così.
I suoi piedi rimasero attaccati al muro, come fossero incollati.
L’istinto le disse di guardare giù e non ebbe poi tanta paura.
Seguì così il fratello fino all’attico del palazzo, trovandolo pensieroso.- Che c’è?-
-Stamattina, su quel sacchetto, c’era una specie di ragnatela. Credo sia uscita dal mio braccio.-
Clary fece uno sguardo disgustato.- Beh, i ragni le producono, credi che ne siamo capaci anche noi?-
Peter si posizionò alla fine del palazzo, dove c’era un grosso vuoto tra quello e l’altro edificio.
Di scatto, il ragazzo pose la mano in avanti.- Vai ragnatela!-
Clary scoppiò a ridere sotto i baffi.- Cos’è? Un cane?-
Il fratello roteò gli occhi.- Perché non provi tu allora?-
-Non ho idea di come si faccia.-
Clary voltò la mano col palmo in su e dopo essersi concentrata sul punto esatto in cui la ragnatela sarebbe dovuta andare, essa uscì spontaneamente dal suo polso, appiccicandosi ad un balcone dall’altra parte. -Wow.-
Peter fece lo stesso, ridendo divertito.- Io salto, vieni anche tu?-
L’altra staccò la ragnatela con un gesto secco.- Ho rischiato di fare un volo di 10 metri poco fa, io sto apposto così.-
-D’accordo.- continuò Peter, aggrappandosi alla sua tela.- Alla riscossa.- mormorò fra se e se, prima di buttarsi dal palazzo.
Giunto a terra però, rimase attaccato alla ragnatela e invece di staccarsi, andò a finire contro un cartello pubblicitario.
-Appunto.-

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Capitolo 3
*** III. ***


 
Fortunatamente incolumi, Clary e Peter tornarono di corsa a casa quando era già sera tardi.
Si erano infatti dimenticati di tornare in tempo per aiutare lo zio Ben a pitturare la cucina.
Mentre Peter divorava il polpettone avanzato dalla cena, Clary si sdraiò sul suo letto, cercando di metabolizzare tutte le cose che erano successe in quella giornata.
Aveva ottenuto l’ennesimo rifiuto di Harry, ma non si sarebbe arresa.
Ora che era finalmente sicura del suo fisico, indossò quel vestitino bianco e si guardò allo specchio.
Si piaceva.
***
-Lo sapevi che Flash ha un’auto da 13 mila dollari?- le chiese Peter, addentando il suo toast per colazione.
-Compra un auto anche tu.- replicò Clary, sedendosi col giornale del giorno e una tazza di latte.
-Con quali soldi?-
-Vediamo.- Clary aprì il giornale alle offerte di auto.- Chi diamine spende 33 mila dollari per una macchina?- Il suo sguardo andò a fermarsi su un curioso annuncio.- Ehi, guarda qua!-
Peter, che dal giorno prima riusciva a leggere anche senza i suoi soliti occhiali, diede un occhiata.- Incontro tra figure pittoresche, al vincitore 3.000 dollari per 3 minuti!-
-Perché non ti batti? Vinceresti sicuro.- gli propose Clary.
-Che cosa intendono con Figure Pittoresche?-
-Forse intende tipo una maschera o un costume.-
Per il resto di quella mattinata, i due fratelli si chiusero in camera per ideare un personaggio e un costume da usare.
Peter si occupò di fare il disegno e Clary di cucire l’abito con i vestiti che avevano.
Nel pomeriggio, chiesero allo zio Ben di accompagnarli in biblioteca: di certo non potevano dirgli che sarebbe andati a fare una lotta per soldi.
Ben fermò la macchina davanti all’edificio, ma dal suo sguardo si vedeva che qualcosa lo turbava.
-Aspettate un secondo, dobbiamo fare un discorsetto.- esordì l’uomo, incrociando le braccia dopo che furono usciti dall’auto.
-Possiamo parlarne dopo?- Peter capì subito che voleva fargli una ramanzina.
-No, parliamo adesso.- replicò lo zio.- Capisco che avete 18 anni e adesso tutto cambia. Ma non vi fate vedere per delle ore e fate delle risse a scuola.-
Clary sospirò: suo zio non avrebbe mai capito la loro situazione, per questo non gliene avevano parlato.- Te l’ho detto, è stato Flash a cominciare.-
-Ma questo non vi da il potere di finire. Dovete capire che da grandi poteri, derivano grande responsabilità.- commentò l’altro.
-Zio Ben, stiamo bene, non ti devi preoccupare.- aggiunse Peter.
-So che non sono vostro padre…-
-Allora non fingere di esserlo.- ribatté la ragazza.
Clary era stata la prima a soffrire il fatto di non avere dei genitori, una mamma che le pettinasse i capelli o che condividesse con lei la passione dei vestiti.
L’uomo abbassò lo sguardo.- D’accordo, passo a prendervi più tardi.-
Non appena se ne fu andato, Peter e Clary sgattaiolarono al posto in cui si tenevano gli scontri.
Si trattava di un enorme palestra con degli spalti e un ring al centro.
Dietro le quinte una signora dietro una scrivania prendeva le iscrizioni.
Peter si presentò con una felpa rossa sopra la quale Clary aveva disegnato un enorme ragno nero, dei pantaloni rossi, delle scarpe da ginnastica dello stesso colore e un passamontagna che gli scoprisse il viso, tranne gli occhi.
Quegli incontri si rivelarono essere dei veri e propri spettacoli, tant’è che c’erano tifo, luci e un presentatore con tanto di microfono.
-5 secondi al prossimo incontro, qual è il tuo nome ragazzo?- domandò egli.
-Oh, hai pensato ad un nome?- continuò Clary.
-Certo, il ragno umano.-
La sorella  storse la bocca.- Il ragno umano? E’ tutto quello che sei riuscito a trovare?-
-Che c’è? E’ perfetto con il contesto.-
-2 secondi!-
-Okay, okay! Si chiama Spiderman.- rispose velocemente Clary, prima di raggiungere gli spalti.
Il campione da battere era un grosso omone dai possenti muscoli e le vene che gli si vedevano chiaramente uscire dal corpo per quanto era pompato e sudato.
Rubò il microfono al presentatore.- Chi viene con me per 3 minuti di giochini?!- esclamò con voce rauca.
Tutti lo acclamavano come Sega L’osso: la cosa più buffa era la tutina aderente che indossava.
Clary vide il precedente sfidante andare via in una barella, con pesanti ferite. -Oddio, ma che ci è venuto in mente?-
In compenso a quell’uomo, Peter era uno stecchino che stava per essere spezzato da un sasso enorme.
D’improvviso, non appena salì sul ring, esso venne circondato da gabbie e chiuso a chiave.
-Cosa?! Ehi! Io non mi sono iscritto per una lotta in gabbia!- replicò Peter, prima che sega l’osso tentasse di dargli un pugno.
Ma grazie ai suoi sensi acuti, Peter fece una capriola all’indietro e si aggrappò alla gabbia.
L’uomo lo guardò male.- Che ci fai lassù?!-
-Bello quel completino, te lo ha regalato tuo marito?- ribatté Peter, con sarcasmo, prima di dargli un calcio e fargli perdere l’equilibrio.
Ora sì che era arrabbiato.
Qualcuno da sotto il ring gli passò una sedia di legno, che usò sulla schiena di Peter più volte, atterrandolo.
Preoccupata, Clary corse sotto la gabbia per incitarlo.- Peter rialzati, avanti!- gli urlò.
Il fratello strinse i denti e bloccò il suo sfidante prima che potesse colpirlo di nuovo, dandogli un calcio potente sul viso.
Sega l’osso cadde all’indietro, con il naso sanguinante e infine svenne.
-Abbiamo il nostro vincitore!- annunciò il presentatore, alzando il braccio di Peter con la folla che acclamava.
Clary saltò e applaudì sul posto: da quando avevano acquisito quei poteri, la loro vita stava diventando sempre più entusiasmante.
Ma a quale prezzo?

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Capitolo 4
*** IV. ***


 
Clary e Peter si recarono nell’ufficio del proprietario: l’uomo col sigaro stava già contando il bel malloppo delle iscrizioni e porse a loro un biglietto da 100 dollari.
-100 dollari? L’annuncio diceva 3 mila.- gli disse Peter.
-Diceva 3 mila per 3 minuti e tu lo hai battuto in 2. Perciò prenditi questi e ritieniti fortunato.-
-Ma ci servono 3 mila.- ribatté Clary, accigliata.
L’altro fece una ridarella fastidiosa.- E dove sta scritto che questo è un problema mio?-
Con rabbia Clary e Peter presero i 100 dollari e si avviarono all’ascensore, facendo entrare un altro tizio dopo di loro.
Mentre aspettavano l’ascensore, udirono delle grida provenire dall’ufficio e poi un uomo ne uscì con una borsa dalla quale volavano banconote e una pistola.
-Fermatelo, mi ha preso tutti i soldi!-
Sotto sotto, Clary pensò che se lo meritasse e anche Peter.
Entrambi si scansarono e lasciarono che il ladro prendesse l’ascensore al loro posto, così da scappare.
-Ma che vi è preso?! Lo avete lasciato andare?! Non vi rendere conto che sta scappando con  i miei soldi?!-
Clary alzò egoisticamente il sopracciglio.- E dove sta scritto che questo è un problema mio?-
Una volta cambiati i vestiti, tornarono alla biblioteca dove lo zio Ben li sta aspettando.
Proprio davanti all’edificio, c’era una calca di persone, compreso qualche poliziotto.
Curiosi i due fratelli si avvicinarono, scoprendo che al centro del caos c’era proprio lo zio Ben che perdeva sangue da una ferita al petto.
-Oddio, è mio zio!- esclamò Peter, accasciandosi su di lui.
-Che cosa è successo?!- singhiozzò Clary.
-Un uomo ha fatto una rapina nelle vicinanze, poi ha preso la sua macchina e gli ha sparato. L’ambulanza sta arrivando.- spiegò la polizotta.
Con uno sguardo, Clary e Peter capirono che si trattava dell’uomo che avevano appena lasciato scappare.
Loro erano i responsabili.
Anche se i soccorsi stavano arrivando, lo zio sembrava troppo debole.
-R-Ragazzi..- sussultò con le lacrime agli occhi, accarezzando la guancia di Clary.
-N-No, ti prego, no…- piagnucolò lei, prima che il suo fiato si spegnesse e gli occhi gli si chiudessero.
Lo sguardo dispiaciuto di Peter, divenne poi di rabbia e corse via a passo deciso.
-Peter?! Peter cosa vuoi fare?!- lo chiamò la sorella, inseguendolo in un vicolo.
Egli si cambiò velocemente, rimettendosi il costume.- Vado a prenderlo.-
Di scatto, afferrò la sorella per un fianco e con una ragnatela saltò al di sopra del palazzo.
Da lì poté vedere la macchina dello zio Ben, inseguita dalla polizia e dove si stava dirigendo.
-Vieni con me o no?- le domandò Peter, indossando il passamontagna.
Per una volta, Clary mise da parte la sua paura del vuoto e annuì con decisione.
Lei non aveva un costume, solo dei jeans con degli stivali a tacchi alti.
Così fu costretta a toglierseli e successivamente sparò una ragnatela all’edificio davanti.
-Okay, sei pronta? Al 3.- continuò Peter, facendo la stessa cosa.- Ci sei?-
-Ci sono.-
-1…-
Peter si lasciò cadere da quell’altezza e con un’altra tela, si aggrappò al palazzo a fianco, così da ondeggiare fino alla strada e così via.
-Dannazione Peter! Che fino hanno fatto il 2 e il 3?!- urlò Clary, prima di seguirlo, fra urla e sudore freddo.
Dopo che ebbe iniziato a dondolare per un po' però, sembrò quasi piacerle.
Peter atterrò sul tettuccio della macchina, rompendolo per togliere al ladro l’arma dalla mano, senza successo.
Clary invece cadde sul parabrezza, impedendogli di vedere la strada e così andò a sbattere verso un edificio abbandonato.
Stordito, egli ci entrò per sfuggire alla polizia, ma non sarebbe sfuggito ai fratelli Parker.
Il palazzo aveva solo colonne e pavimenti, le fondamenta non erano state costruite: i due ragni sfruttarono il buio per avvicinarsi lentamente a lui.
Clary lo seguì lungo le scale e non appena gli fu davanti, il ladro tentò di spararle, ma la ragazza evitò il proiettile.
Successivamente, Peter gli tolse la pistola con una ragnatela, attirandola a se.
Poi, Clary, con rabbia, gli diede un pugno, spingendolo sempre di più verso il bordo del palazzo, dove non c’erano finestre.
Sia Clary che Peter gli afferrarono le braccia prima che potesse cadere, mentre aeroplani della polizia iniziarono a perlustrare l’area.
-Vi prego, abbiate pietà!- pregò l’uomo, tremando per l’altezza dalla quale sarebbe caduto.
-E tu l’hai avuta per mio zio?!- replicò Peter, rosso in viso. -Non lo faccio se non sei con me.- disse poi alla sorella.
Lo zio Ben era appena morto e lui era il suo assassino.
Clary guardò bene suo fratello e fece un cenno con la testa.
Infine, lasciarono la presa e l’uomo cadde giù, morendo.

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Capitolo 5
*** V. ***


Dopo aver preso atto del loro gesto, tornarono a casa.
La zia May li aspettava preoccupata e con gli occhi gonfi.
I tre si strinsero in un triste abbraccio.
***
Il giorno dopo i funerali, Clary fu costretta a tornare al lavoro: alla Oscorp era una giornata importante.
Il gruppo di uomini che rappresentava le forze armate americane, sarebbe venuto in azienda per verificare la situazione, ovvero a che punto fosse il gas di potenziamento, ovvero un siero che incrementava le prestazioni umane.
Non che l’aliante, un marchingegno alato in grado di volare, munito di mono bombe e la tuta apposita a controllarlo.
Erano giorni che Clary si preparava alla visita del generale Slocum.
Tuttavia, tra Norman e il suo secondo, lo scienziato Mendel Stromm, c’era qualche disaccordo.
Secondo Norman erano più che pronti ad iniziare gli esperimenti sugli umani, per Stromm invece, bisognava tornare allo stadio di progettazione.
Clary non poté fare molto: il generale preferì dare retta a Stromm e diede un ultimatum a Norman, quello di finire il progetto entro pochi giorni, altrimenti avrebbero cancellato il loro contratto.
***
Passarono i mesi e con l’estate giunse il giorno del diploma.
Per quel particolare giorno, sotto la toga, Clary decise di indossare il vestito bianco, cercando di rapire lo sguardo di Harry.
Così, mentre lui era impegnato a guardare qualcosa, Clary si tolse la toga e gli si appostò dietro.- Harry…-
Il ragazzo sembrò concentrato da qualcos’altro: più in là, Mary Jane e Flash stavano discutendo della loro rottura.
Lo sguardo di Harry era molto interessato, come se la ragazza sotto sotto le piacesse e questo fece perdere e speranze a Clary.
Dentro di se si domandava che cosa avesse MJ che lei non aveva.
Successivamente, Harry si voltò a guardarla.- Ehi, il vestito ti sta alla grande!- commentò sorridendo.
Anche Clary sorrise appena, anche se tristemente.- Grazie..-
-Buone notizie: mio padre ha confermato quell’appartamento a New York, andiamo a vivere tutti e tre insieme!-
-Grandioso!- esclamò Peter, dandogli una pacca sulla spalla.
Almeno Clary fu contenta che avrebbe avuto Harry così vicino anche mentre si faceva spazio nel mondo.
Peter ed Harry sarebbero andati all’università, ma Clary invece avrebbe cercato di ampliare la sua passione per la moda.
Infine, Zia May fece mettere vicino i due fratelli per scattargli una foto.- Oh, vostro zio sarebbe fiero di voi.-
Dalla morte dello zio Ben, Clary continuava a fare incubi: la morte di quel ladro la ossessionava.
Era evidente che mancasse a tutti e tre, di fatti tornarono a casa con sguardo basso.
Clary si tolse subito quel vestito che non aveva avuto proprio successo, quando Peter bussò alla sua porta. -Ehi, com’è andata?- le chiese, riferendosi ad Harry.
-Un fiasco, mi arrendo Peter. Anzi, credo che tu debba sbrigarti a farti avanti con MJ, perché credo che piaccia anche a lui.- spiegò Clary, osservando la foto dello zio Ben sul comodino.- Mi è mancato tantissimo oggi.-
-Lo so, anche a me.- continuò Peter, sedendosi sul letto accanto  a lei.
-Le ultime parole che gli ho detto sono state orribili.- singhiozzò, slacciandosi la coda. -Se solo non avessi lasciato andare quel tipo…-
-Ehi, lo abbiamo fatto insieme.- replicò Peter, prendendole la mano.- La colpa è di entrambi. Condividiamo il dolore..- aggiunse, posando prima due dita sulla propria fronte e poi sulla sua, come fossero collegate.- Da fratello a sorella.-
Clary sorrise per il suo gesto e si asciugò le guance.- Oh, ho finito i nostri costumi.-
La ragazza prese da un cassetto due costumi: quello di Peter era rimasto lo stesso, Clary aveva migliorato la maschera, aggiungendo due fessure nere al posto degli occhi e il materiale, trasformandolo in gomma comoda.
Per se stessa invece, oltre ai colori bianco e nero come il ragno che l’aveva morsa, sulle spalle aveva un cappuccio nero e il bordo delle fessure degli occhi rosso.
-Clary, sono magnifici!-
La sorella gli fece un sorrisetto furbo. -Lo so, lo so. Li proviamo?-
Non esitarono nemmeno un attimo e dopo aver indossato i costumi, volarono via dal Queens, fino in città, dondolando da palazzo a palazzo con le ragnatele.
Si fermarono su un edificio, guardando la vastità di New York, sentendo poi dei spari provenire da un edicola.
Capirono che c’erano due ladri che la stavano rapinando.
-Qualcuno deve fermarli, vieni con me?- le chiese Peter.
-Ti sto dietro, bello!-
I due fratelli saltarono giù e raggiunsero il negozio.
-Ehi, mi pare di capire che quei soldi non sono i vostri!- esclamò Clary, prima che uno dei due potesse spararle.
Lei evitò il proiettile e con forza gli afferrò il polso, slogandoglielo fino a che non gli cadde la pistola.
Nel frattempo, Peter lanciò una ragnatela sugli occhi del compagno, così da non fargli prendere la mira per sparare e infine gli diede un calcio.
Sentirono l’arrivo della polizia, così produssero un enorme ragnatela per terra, così che i due ladri ci rimanessero attaccati.
Il proprietario dell’edicola aveva guardato tutto a bocca aperta.- Ma voi chi siete?-
-Ehm..Io sono Spiderman.- rispose Peter.- E lei è…-
Di fatti non avevano pensato ad un nome per Clary.
-…Spider Woman.-
-Cosa?! No! Fa Schifo! Non ci sai proprio fare con i soprannomi.- commentò la sorella. -Sono White Woman.-
Proprio quando le sirene della polizia furono più vicine, i due fratelli se la squagliarono.
***
Clary e Peter avevano compreso la bellezza del loro gesto e perciò soddisfatti, continuavano a farlo.
Tramite la stazione della polizia che mandava le notizie alla radio, i fratelli Parker sapevano sempre quando c’era bisogno di una mano e con l’identità nascosta dai costumi, si tuffavano in città.

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Capitolo 6
*** VI. ***


 
1 mese dopo.
 
Era passato un mese dal diploma: Peter, Clary ed Harry si erano ambientati nel nuovo appartamento, tornati ad essere uniti come erano da bambini.
Clary si accontentava di avere Harry come amico, dato che sembrava non avere altre speranze in ambito amoroso.
Nel frattempo che Clary continuava a lavorare alla Oscorp, quella mattina, decise di aiutare Peter a girare per la città in cerca di un impiego.
Mentre passeggiavano sul marciapiede, videro Mary Jane nel suo montgomery e Peter non esitò ad avvicinarsi.
-Ehi ciao, che ci fate qui?- domandò la ragazza.
-Mendico un lavoro e Clary mi da una mano.- rispose Peter, con gli occhi che gli brillavano. -Tu invece? Mi avevi raccontato di voler recitare a teatro.-
-Sì, infatti ho finito adesso un’ audizione.-
-Miss Watson, mancano 6 dollari dalla tua cassa!- urlò un signore dall’altra parte del marciapiede, uscendo da un fast food.- Sto parlando con te!-
MJ sospirò e si voltò verso di lui.- Si, ci sento, ho capito!- gli urlò, mostrando ai due fratelli che sotto il cappotto aveva la divisa di quel locale.- Che bel sogno, eh?-
-Beh, è normale, ti servono soldi e da qualche parte dovrai pur cominciare.- commentò Clary: non le stava tanto simpatica, ma sapeva che cosa voleva dire fare la gavetta. Prima di arrivare a fare la segretaria per Norman, puliva i pavimenti della Oscorp.
-Non ditelo ad Harry.-
Sia Peter che Clary la guardarono straniti.- Non ditelo ad Harry?-
-Sì, usciamo insieme, non ve lo ha detto? Non credo che approverebbe.-
Clary giurò di riuscire a sentire il cuore di Peter che si sgretolava. -Sta tranquilla, non gli diciamo niente.-
***
Con sguardo basso, Peter tornò all’appartamento insieme a Clary.
C’era Norman al telefono ed Harry alla scrivania con un paio di occhiali da vista, che gli facevano assumere un’aria più dolce, che cercava di fare i compiti dell’università.
-Finalmente sei arrivato, mi devi dare una mano, non ci capisco niente.- borbottò Harry.
-Ciao ragazzi, finalmente voi potrete dirmi chi è!- intervenne Norman.
-Chi è chi?-
-La misteriosa ragazza che esce con Harry.-
Il ragazzo scosse più volte la testa, dato che non ne aveva fatto parola.
-Mi dispiace signor Osborn, ma Harry non ce ne ha parlato.- rispose Clary, incrociando le braccia come offesa.
-Peter, Harry mi ha detto che cerchi un lavoro, posso fare qualche telefonata.-
-Oh, no, grazie, vorrei cavarmela da solo.- replicò Peter.
-Ti fa molto onore.- commentò Norma, sorridendogli.
Era da un po' di tempo che Clary notava il modo in cui Norman trattava Peter, come fosse suo figlio, mentre con Harry si comportava in modo diverso, come se si vergognasse di lui.
Clary si sedette su una poltrona a leggere il giornale, il Daily Bugle: in prima pagina c’era un annuncio.
Cercavano un fotografo che facesse le fotografie a Spiderman e White Woman.
E chi meglio di Peter?
***
Il giorno dopo, alla Oscorp, i superiori di Norman fecero una riunione per gli aggiornamenti settimanali.
-Sono fiero di annunciare che la Oscorp Industries ha superato tutte le altre aziende per la produzione di armi per il nostro esercito.- esordì Norman, seduto a capo tavola, con Clary affianco.
-Buone notizie, per questo vendiamo la società.- disse il capo dell’amministrazione.
Entrambi rimasero spiazzati. -Cosa..?- balbettò Norman.
-Ma il signor Osborn è il capo di questa azienda, porta il suo nome, non potete farlo.- intervenne Clary.
-Vi rendete conto di quanto ne ho sacrificato?!- esclamò l’uomo, alzandosi dalla sedia.
-Signorina Parker, ci assumeremo la responsabilità di trovarle un altro impiego.-
Clary osservò l’angoscia negli occhi del suo capo: lavorare per loro, sarebbe stato come tradirlo.- No grazie, me lo cerco da sola il lavoro.-
-Come preferisce…Per quanto riguarda te, Norman, mi spiace, ma sei fuori.-
***
Mentre Peter era diventato ufficialmente un fotografo per il Daily Bugle, Clary avrebbe fatto presto un colloquio per essere assunta come commessa in un negozio di abbagliamento a Brooklyn.
Il signor Jameson, capo del Daily Bugle, non aveva proprio una simpatia per i due nuovi eroi di New York ed in ogni articolo non faceva altro che screditarli.
Tuttavia, il quel giorno di festa, Peter avrebbe dovuto fare qualche foto.
Era la festa dell’unità mondiale e tutta Times Square era stata abbellita con festoni, palloncini e una banda a cantare.
Clary sapeva che l’amministrazione della Oscorp avrebbe annunciato quella stessa mattina che l’azienda stava chiudendo.
Si guardò intorno e notò che erano tutti riuniti sulla grande balconata dell’edificio più antico della piazza.
Curiosa, prese la fotocamera di Peter e diede un’ occhiata con l’obiettivo: come pensava, Norman non c’era.
Inquadrò poi qualcosa che non le piacque affatto: Mary Jane ed Harry erano insieme.
Peter notò il suo sguardo quasi disgustato.- Che hai visto?-
-Niente, meglio se non vedi.- balbettò Clary, chiudendo l’obiettivo.
Ma il fratello non l’ascoltò e guardò.- Già, meglio di no.- borbottò.
Il suo sguardo andò successivamente a posarsi su uno strano uccello che volava in cielo e sembrava si stesse avvicinando. -Ma che cos’è quello?-
Clary guardò nella sua stessa direzione: era troppo grande per essere un uccello e infatti lo riconobbe subito.- Ma quello è l’aliante della Oscorp.-
Non appena si fece più vicino, i due capirono che si trattava di un uomo che, non sapevano come, ma possedeva l’aliante e la tuta prodotte dalla Oscorp.
Non solo, aveva anche le piccole bombe incorporate che lanciò fra la folla, creando il caos.
Ne usò una anche sulla balconata, facendo spezzare la terrazza in pietra.
Mary Jane si ritrovò quasi a cadere giù, mentre una pietra colpì la testa di Harry, facendolo svenire.
Senza esitare, Clary e Peter si tolsero i vestiti.
Da quando avevano deciso di iniziare a sventrare i crimini della città, indossavano sempre la tuta sotto i vestiti normali.
Mentre Mary Jane combatteva per restare aggrappata, Clary e Peter affrontarono il criminale.
La sua faccia era coperta da una maschera da folletto verde, ma i suoi occhi e la sua bocca si scrutavano dietro una rete.
Peter gli lanciò una ragnatela proprio sugli occhi per distrarlo.
Intanto, Clary, che aveva visto più volte da vicino l’aliante e sapeva benissimo dove fossero i comandi, ci si mise sotto e con forza penetrò dentro la macchina, staccando i fili.
Di fatti, egli perse il controllo e volò via, con il fumo che usciva dalle turbine.- Ci rivedremo, eroi!- gridò, prima di fuggire.
Proprio in quell’istante, Clary notò che la balconata si era rotta e Mary Jane stava volando giù.- Peter!-
Spiderman si affrettò a lanciarsi nel vuoto per afferrarla prima che toccasse il suolo, con successo.
Successivamente, Harry, con la testa sanguinante, si risvegliò lentamente. -C-Cosa è successo?-
Clary vide che la pietra si stava sgretolando sotto i loro piedi.- Devo portarti via di qui, non è sicuro.-
Harry annuì, ma appena fece un passo avanti, il pavimento sotto i suoi piedi crollò, facendolo cadere.
Clary lo acchiappò per un braccio, tenendosi con i piedi attaccati al muro.- Ti ho preso!- esclamò, usando tutta la forza per tirarlo su e farlo aggrappare a se.
Lanciò poi una ragnatela verso un edificio sicuro e ce lo portò.
-Stai sanguinando.- gli disse Clary, indicandogli la tempia.
Harry era ancora molto scosso.- G-grazie…- balbettò, sorridendo poi improvvisamente, come se lei fosse la cosa più bella che avesse mai visto.- Ma tu chi sei?-
Harry non le aveva mai fatto quel sorriso prima d’ora. -Mi chiamano White Woman.-
Prima che potesse fare altre domande e soprattutto che arrivasse la polizia, Clary fuggì via.

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Capitolo 7
*** VII. ***


Quella stessa  sera, Peter, Clary ed Harry si ritrovarono a casa.
Harry era al telefono con MJ che continuava a dire quanto fosse fantastico Spiderman che l’aveva salvata.
-Non devo chiederti com’è andata, allora.- mormorò Clary al fratello, con un sorrisetto.
Anche se, sotto sotto, Peter era ancora infastidito dal fatto che il migliore amico non le avesse detto che usciva con la ragazza che gli piaceva.
-Sta bene.- esordì Harry, dopo aver attaccato il telefono ed essersi sistemato il cerotto che continuava a cadergli dalla tempia. -Peter...Mi dispiace di non avertelo detto, ma io sono innamorato di lei.-
Peter intuì subito che quella frase avesse ferito sua sorella.- Non fa niente.-
-Vieni, ti cambio quella medicazione, così andiamo a farci tutti una bella dormita.- intervenne Clary.
Lei ed Harry proseguirono in bagno e lei gli disinfettò i punti sula ferita.- Tu stai bene?-
-Sì…Non grazie alla polizia, comunque.-
Clary fece la vaga.- Ah no?-
-Stavo per cadere dalla balconata ed è saltata fuori quella donna in bianco. Mi ha salvato.- raccontò Harry, ancora con sguardo confuso.- E’ stato strano, ma anche…bello. E’ come se per una volta nella mia vita mi fossi sentito…-
Clary sapeva bene cosa stesse per dire, perché anche lei avrebbe voluto tanto sentirsi in quel modo.- Speciale?-
Harry la guardò con un leggero sorriso.- Esatto.-
-E come fai a sapere che era una donna?- gli chiese, stuzzicandolo.
-Beh, aveva…- balbettò Harry, facendo il segno del seno femminile che fece scoppiare a ridere entrambi. Mentre Clary gli sistemava il cerotto, divennero seri.- Ma che cos’era quella cosa?-
Qualcuno aveva rubato l’aliante e la tuta alla Oscorp: Clary avrebbe scoperto il perché.- Non lo so, ma chiunque sia, qualcuno deve fermarlo.-
***
Il pomeriggio successivo, quando il sole era già tramontato, Clary aveva finito il suo colloquio ed era stata assunta in una piccola boutique di Brooklyn.
Non appena uscì dal negozio, sentì un allarme provenire da un fast food: qualcuno lo stava rapinando.
Così si nascose in un vicolo per indossare il costume, entrare nel negozio e fermare il rapinatore incappucciato.
Ma quando egli si voltò verso di lei, si rivelò essere criminale della festa, indossava ancora quella maschera da Goblin.
Di scatto, le spruzzò qualcosa sul volto.- Fai la nanna.-
Quel gas le entrò dentro la rete della maschera e a contatto con il naso, la fece svenire.
Si risvegliò sul soffitto di un edificio e accanto a se c’era anche Peter, col costume, anche lui stordito.
-Ehi, stai bene?- gli domandò, scuotendolo per svegliarlo.
-Sì, che è successo?-
-Non lo so.- Clary provò ad alzarsi, ma le sue gambe non riuscivano a muoversi.
-Siete paralizzati, momentaneamente.- intervenne il Goblin. -Siete delle creature stupefacenti, io e voi non siamo poi così diversi.-
-Io non sono come te. Tu sei un assassino.- continuò Peter.
-Beh, a ciascuno il suo. Voi avete scelto la strada degli eroi e a questa città per un po' è piaciuto. Ma ciò che la gente ama più dell’eroe è vedere l’eroe fallire, cadere, morire combattendo. Nonostante tutto quello che hai fatto per loro, alla fine ti odieranno.-
Nessuno dei due fratelli riusciva a capire che tipo di voce avesse, dato che sembrava modificata grazie alla maschera.
-Perciò, perché disturbarsi? Ci sono 8 milioni di persone in questa città e il loro scopo è quello di portarsi sulle spalle esseri eccezionali.- proseguì Goblin, chinandosi su Clary.- Noi siamo esseri eccezionali. Potremmo unirci, pensate a quello che creeremo. O possiamo batterci ancora, ancora e ancora, fino a morire.- esclamò, prendendo il viso della ragazza fra la mano.- Potrei schiacciarvi come insetti, in questo momento, ma non lo farò: unitevi a me.- disse infine, prima di saltare sul suo aliante.- Pensateci bene, eroi!-
***
Né Clary né Peter ricordarono molto di quella sera, sapevano solo che mai si sarebbero uniti a Goblin.
Giunse il giorno del Ringraziamento: Harry avrebbe sfruttato quell’occasione per organizzare un pranzo nel nuovo appartamento e così presentare Mary Jane a suo padre.
Oltre al rituale del tacchino, Clary e Peter erano stati incaricati di prendere un barattolo di salsa di pomodoro per gli spaghetti.
Ma usciti dal supermercato, si imbatterono in un grosso incendio scoppiato in un condominio.
C’erano già numerosi pompieri, ma una donna continuava ad urlare che all’interno del palazzo c’era ancora il suo bambino.
Così Clary e Peter accorsero e saltarono tra le fiamme.
Trovarono il neonato sotto un soffitto che stava per crollare.
Clary si affrettò a tenere ferme le tegole di legno pesanti sulla schiena, prima che schiacciassero il bambino. -Sbrigati, prendilo!-
Peter prese il piccolo in braccio ed entrambi uscirono prima che ci fosse l’ennesima esplosione.
-Oh grazie, che Dio vi benedica.- disse la donna, stringendo a se il neonato.
La gratitudine, ecco perché i fratelli Parker continuavano a farlo.
-Ehi fermi, siete in arresto!- intervenne un poliziotto.
La polizia continuava a rincorrerli da quando avevano ucciso quel ladro, senza mai riuscire a prenderli.
Improvvisamente, da dentro il palazzo, si udirono delle urla femminili.
-C’è ancora qualcuno!- osservò Clary.
-Dobbiamo andare.- continuò Peter.
-Mi trovate qui quando tornate.- affermò il poliziotto.
-Non torniamo affatto, capo.- commentò Clary, prima di tuffarsi dentro il palazzo insieme al fratello.
Le fiamme e il fumo erano troppo alte per vedere bene, ma Clary vide qualcuno poco più in là, con una coperta sul capo.- Ehi, siamo qui, non ti preoccupare!- esclamò, avvicinandosi.
Di scatto, egli si voltò, urlando contro Clary: era ancora lui, il Goblin.- Bu!- gridò, ridendo.- Avete pensato alla mia offerta? Siete dentro o siete fuori?- gli domandò, tenendo qualcosa in mano dietro la schiena.
-Sei tu che sei fuori, Goblin.- rispose Peter.
-Sì, fuori di testa.- aggiunse Clary.
-Risposta sbagliata!-
Successivamente, Goblin lanciò contro di loro ciò che aveva dietro la schiena.
Clary sapeva benissimo di cosa si trattasse, l’ennesimo accessorio Oscorp: una bomba dalla quale uscivano lame taglienti. -Cavolo.-
-Che facciamo?- domandò Peter, mentre avanzavano verso di lui.
-Non lo so!-
Peter poté solo proteggersi con le braccia, facendosi un brutto taglio sul polso.
Anche Clary cercò di evitarli, piegandosi all’indietro, ma una lama la colpì sotto l’occhio.
In seguito, entrambi spararono una ragnatela di fuori e fuggirono prima che Goblin potesse fare un’altra mossa.
-Nessuno dice di no a me!-

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Capitolo 8
*** VIII. ***


Recuperata la salsa di pomodoro, i due fratelli si arrampicarono fino alle proprie camere e si sistemarono per il pranzo.
Arrivò anche Norman che zia May fece sedere a capotavola, ma avevo uno sguardo strano: stanco e tutto sudato sulla fronte.
Clay si sedette davanti a Mary Jane, imbarazzata dal fatto che non solo fosse la fidanzata di Harry, ma che il ragazzo l’avrebbe presentata al padre quello stesso giorno.
-Papà, ti presento Mary Jane Waston. MJ, questo è mio padre, Norman Osborn.- disse Harry.
La ragazza gli strinse la mano.- Molto piacere signore, ho sentito parlare molto di lei.- Quando MJ si mise a tavola, guardò stranita Clary.- Clary, che hai fatto sotto l’occhio?-
Clary notò che stava perdendo sangue dal viso e cercò di inventarsi una scusa sul momento.- Oh, sono inciampata in strada, stamattina, sapete, sono così maldestra.- ridacchiò, tamponandosi la ferita.
-Peter, il tuo polso!- esclamò zia May, riferendosi al taglio che il nipote aveva sul braccio.- Prendo la cassetta del pronto soccorso.-
Immediatamente Norman aggrottò le sopracciglia.- Com’è successo?-
-Ehm, un pony express mi ha quasi investito, ma sto bene, davvero.- rispose Peter.
I fratelli Parker sudarono freddo, sperando che tutti se la fossero bevuta.
Ad un certo punto, Norman si alzò e indossò di fretta il cappotto.- Scusate…Devo andare.-
-Cosa? Papà!- gli chiese Harry, inseguendolo fuori.- Che cosa fai? Finalmente io organizzo tutto per farti conoscere Mary Jane e tu te ne vai?-
Anche se erano fuori dall’appartamento, le loro parole si sentivano comunque.
-Si Harry, sono tutte molto carine fin che non cominciano a ringhiare intorno al tuo conto in banca.- commentò Norman.
-Lei non è così.- affermò il figlio.
-Posso darti un consiglio sulla tua amichetta? Togliti lo sfizio con lei e poi scaricala al volo.- disse infine l’altro, prima di andarsene.
Peter e Clary si ritrovarono a guardarsi in modo impacciato, mentre Mary Jane si era chiaramente offesa.
-Grazie per avermi difesa, Harry.- intervenne MJ, alzandosi da tavola per andarsene.
-Hai sentito tutto?- domandò lui.
-Lo hanno sentito tutti, quella carogna.-
-La carogna è mio padre! Se tanto mi va bene diventerò la metà di lui, perciò chiudi la bocca sulle cose che non sai!- ribatté Harry.
A Clary non stava simpatica Mary Jane, ma non voleva nemmeno che venisse trattata in quel modo.- Harry!-
Il ragazzo la guardò male, ma con le lacrime agli occhi.- E tu che vuoi?! Non far finta di conoscerlo solo perché lavori per lui!- disse infine, chiudendosi in camera.
Clary sapeva che quelle cose non le pensava veramente, ma sicuramente stava avendo più successo con lui in vesti di White Woman, che come se stessa.
***
La sera successiva, Clary stava per chiudere il negozio, quando entrò un ultimo cliente.
Mentre contava l’incasso della giornata, vide entrare Harry che si mise ad osservare le scarpe.
-Ehi.- lo salutò sorpresa.
Anche lui si rivelò essere stupito.- Ehi, lavori qui?- le chiese sorridendo.
-Già e tu che ci fai qui?-
-Oh…Ehm, volevo comprare qualcosa ad MJ, sai, per farmi perdonare… Non pensavo davvero quello che ho detto.-
Quella era la conferma che dopotutto anche Clary conosceva bene Harry.- Lo so.- affermò, sorridendogli appena. -Che cosa avevi in mente?-
-Beh, le piacciono le scarpe, a quanto so. Queste sono molto carine.- rispose Harry, indicando un paio di stivaletti neri.
-Ottimi,  sono economiche, ma sono carini e comodi allo stesso tempo.- commentò Clary, iniziando a fare un pacchetto.- Allora…Hai più rincontrato la tua eroina?- continuò, stuzzicandolo ancora.
Harry sorrise, ma abbassò la testa, come se ne fosse dispiaciuto.- Sfortunatamente no, ma…Invade i miei sogni, ultimamente. E…Se ti dico una cosa prometti di non ridere?-
Clary incrociò le dita.- Parola di scout.-
-L’altro giorno mi stavo quasi per gettare dal mio attico per vedere se sarebbe venuta a salvarmi.-
Inizialmente la ragazza rimase in silenzio, esterrefatta dalle sue parole, poi rise sotto i baffi.
-Vedi, stai ridendo!- esclamò Harry, andandole dietro.
-No, no, scusa è che…E’ una cosa molto dolce.-
Alla fine si ritrovarono a guardarsi negli occhi sorridendo, fin che non si creò un silenzio imbarazzante.
-Beh, grazie.- disse Harry, prendendo la busta. A quel punto gli suonò il telefono.- Bernard? Sì, ho fatto, dove sei? Cosa? E io cosa dovrei fare? Tornare a casa a piedi, ma sei impazzito, sono a Brooklyn! D’accordo, mi arrangerò da solo.- sospirò, attaccando.
-Che succede?-
-La mia limousine ha bucato.- sbuffò.- Non ci penso nemmeno a prendere uno schifossimo taxi, vado a prendere la metro.-
-Ma è a miglia da qui ed è sera..- commentò Clary, preoccupata.
-Beh, se dovessero aggredirmi, userò il tacco della scarpa.- aggiunse Harry, con sarcasmo.- Ci vediamo dopo.-
Clary lo salutò con la mano, ma non appena si voltò fece capolino dal negozio per vedere in che direzione andasse.
Non lo avrebbe mai lasciato andar via da solo, così chiuse la boutique e andò in un vicolo per mettersi il costume.
Seguì Harry fino al ponte di Brooklyn, tenendosi a distanza, arrampicandosi ai fili elettrici.
Improvvisamente, un uomo e una donna camminarono sospettosamente dietro al ragazzo e di scatto lo spinsero verso un impalcatura in costruzione che affacciava proprio sul fiume.
La donna gli puntò una pistola contro e l’uomo estrasse un coltello.
-Dammi tutti i soldi!- gli ordinò lei.
Clary intervenne e atterrò proprio dietro le loro spalle.- Perché non te la prendi con qualcuno della tua stazza?-
Allora i due si voltarono di scatto verso di lei e la donna sparò.
Lei cercò di evitare il proiettile, ma distratta dal fatto che si trattasse di Harry, riuscì ad evitarlo per un pelo e le colpì la spalla.
Anche se un po' dolorante, con un calcio le tolse l’arma di mano e poi la legò ad un palo della luce con un paio di ragnatele.
-Smettila o il tuo amichetto vola di sotto!- esclamò l’uomo, con il coltello puntato alla gola di Harry.
-Sì, vola di sotto, hai capito?!- aggiunse la donna.
-Zitta tu.- commentò Clary, zittendola con una ragnatela sulla bocca. -Cerchiamo di rimanere tutti calmi.-
-P-Prendi le scarpe, valgono molto.- balbettò Harry, evidentemente spaventato dato che se lo avesse lasciato andare, avrebbe fato un volo di 15 metri.
L’uomo ringhiò e gli strappò la busta dalla mano.- Ora liberala.- ordinò poi a Clary.
Lei non poteva lasciare che due ladri la facessero franca.- Neanche per sogno.-
-Se la metti così…-
Inaspettatamente, egli diede una spinta ad Harry che cadde giù dal ponte.
-Harry!-
Clary non esitò a lanciarsi nel vuoto: lanciò una ragnatela sul petto di Harry e con l’altra mano ne usò un’altra che si appiccicò all’impalcatura.
-Ti ho preso, tranquillo.-
Lo tirò su e lo fece aggrappare al proprio bacino.
-Tutto bene?-
-S-sì.- tremò lui, guardando nervosamente verso il basso.
-Soffri di vertigini?- gli domandò Clary, ridacchiando.
-No è che… è alto.-
-Beh, se hai paura, tieniti stretto a me allora.- gli sussurrò, guardandolo negli occhi.
Harry non riuscì a vedere i suoi attraverso la maschera, ma poté percepire il proprio corpo riscaldarsi, stringendosi al suo.
-Sembra che tu abbia una calamita per i guai.- continuò Clary, mentre penzolavano dal ponte.
-E tu hai una calamita per salvarmi.- rispose Harry, ridendo.
Dietro la maschera, Clary si sentiva più sicura, meno goffa del solito e sembrò che anche ad Harry piacesse la cosa.
-Quelle scarpe erano davvero costose?-
Harry scoppiò a ridere.- No, non valevano niente!-
-Hai mentito!-
Risero insieme per qualche minuto e a Clary sembrò di essere in un sogno.
-Come posso ringraziarti, questa volta?-
-Non serve che mi ringrazi…-
Lentamente, Harry prese tra le dita il bordo della maschera e la alzò.
Clary crebbe per un momento che volesse togliergliela.- A-aspetta…-
-Sssh, sta tranquilla.- mormorò Harry, sollevando la maschera solo per scoprirle le labbra.
D’un tratto, ci poggiò sopra le sue, baciandola passionalmente.
Clary sentì un caldo brivido lungo la schiena e il suo istinto da ragno le disse di ricambiare con dolcezza.
O forse non era per via del suo istinto da aracnide.
Stava proprio baciando Harry Osborn e per testare che fosse tutto vero, si diede pure un pizzicotto sulla coscia.
Clary non aveva mai baciato nessuno e che il primo fosse Harry, faceva avverare ogni suo desiderio.
Peccato che lui stesse pensando di baciare la donna in bianco.
-Scusa, sono stato indiscreto?- sussurrò lui, mettendole apposto la maschera.
Clary era ancora stregata dall’accaduto.- N-no, per niente.-
-Dovrei tornare a casa, ma non so se mi va…- continuò Harry, bagnandosi le labbra come ad assaporare il suo sapore ancora una volta.
-Beh, io devo tornare a dare un’occhiata alla mia città.- rispose Clary, aiutandolo a risalire. -Forse è meglio se prendi un taxi.-
-Direi di sì.-
Harry fermò un taxi per strada e tornò all’appartamento sano e salvo.
Clary si arrampicò alla propria finestra, si stese sul letto e si tolse la maschera, con un sorriso a 32 denti.
Ancora non ci credeva.
Ad un certo punto, qualcuno spalancò la porta. -Clary, devo raccontarti assolutamente una cosa!-
Clary di scatto si coprì con tutte le coperte, dato che aveva ancora il costume: era Harry.
-Scusa, non è un buon momento?-
Cercò di inventarsi la prima scusa che le venne in mente.- Ehm..No, stavo per andarmi a fare la doccia, sono nudissima.-
Harry voltò subito lo sguardo.- Oh scusa, va bene, facciamo domani.-
Clary arrossì.- Certo, buonanotte.-
Così la ragazza si tolse la tuta e fece per andare in bagno, quando la porta si spalancò di nuovo.-
-Clary, presto!-
Fu costretta a coprirsi di nuovo di scatto.- Ma non bussa nessuno in questa casa?!-
Peter sembrava preoccupato.- Zia May…E’ successo qualcosa!-

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Capitolo 9
*** IX. ***


L’ospedale aveva chiamato urgentemente Peter al telefono quando un’ ambulanza aveva caricato la zia May per un’aggressione avvenuta alla vecchia casa.
Quando i fratelli Parker giunsero sul posto, la barella stava giusto entrando in ospedale.
-Scusate, è nostra zia!- disse Peter ai medici.
-La stiamo portando in sala operatoria, vi faremo sapere.- disse velocemente un infermiere.
-Quell’orribile maschera verde!- esclamò la donna, quasi stesse delirando.
Ma entrambi sapevano a chi si riferisse.
-Maschera verde?-
-Goblin!-
-Ma perché avrebbe dovuto attaccare zia May?- domandò Clary, confusa.
A quel punto, Peter sgranò gli occhi.- A meno che non abbia scoperto chi siamo…-
***
Le cose si stavano facendo pericolose: dopo quell’incidente, Peter e Clary iniziavano a temere che il loro rivale avrebbe puntato alle persone che amavano, facendo chissà cosa.
La mattina dopo, Clary andò a trovare la zia in ospedale: dormiva profondamente, ma i parametri erano stabili.
Le rimboccò bene le coperte e le baciò la fronte, quando in stanza entrò Harry, con un mazzo di fiori.
-Ehi, ciao, come sta?- chiese.
-Bene, ha solo bisogno di riposare un po'.- rispose Clary, mettendo i fiori dentro un vaso. -E tu come stai? Peter mi ha detto della tua piccola avventura di ieri sera. Lo sapevo che non dovevo lasciarti andare da solo.-
-Sto bene, non ti preoccupare.- aggiunse Harry, sedendosi su una delle sedie davanti al letto.
-E Mary Jane?- domandò curiosa, sedendosi accanto a lui.
-Non mi vuole parlare e poi, beh…credo di essere innamorato di qualcun altro.- disse lui, arrossendo.
Clary alzò le sopracciglia, sorpresa di sentirgli dire quelle parole.- Ah sì e chi è la fortunata?-
Harry la guardò dritto negli occhi.- Lo sappiamo entrambi: mi ha salvato due volte e mi ha praticamente stravolto la vita.-
La ragazza si morse un labbro per trattenere la contentezza.- Ah, è lei.-
-So che è assurdo.-
-Nah, non lo è…Insomma, Peter fa le foto sia a lei che a Spiderman e un po' l’ho conosciuta.-
-Davvero? E’ com’è?- domandò lui, con lo sguardo di un bambino che vuole conoscere da vicino il suo calciatore preferito.
-Beh ha… un bel fisico, è coraggiosa, sicura di se, ma anche dolce e gentile.-
Non fu difficile per Clary descrivere se stessa.
-Potrei parlarle di te..-
-Lo faresti?-
-Certo! Vado lì e le dico: sai, Harry è una delle persone più belle che conosca.- spiegò, incrociando i suoi occhi scuri.- E’ affascinante, ha un sorriso che ti mozza il fiato,  è generoso e dimostra sempre amore alle persone alla quale vuole bene.-
Harry sorrise arrossendo.- Le diresti davvero questo?-
Clary ricambiò il sorriso con gioia.- Certo.- gli disse, guardando poi l’orario.- Oh, devo andare da tuo padre per fargli firmare le dimissioni.-
-Vieni, ti accompagno.-
Quando aprirono la porta, Mary Jane e Peter erano fuori che ridevano insieme e si stringevano le mani.
Tra i 4 calò un silenzio imbarazzante e Harry si rese finalmente conto del fatto che probabilmente anche a MJ interessasse il suo migliore amico.
***
Quando arrivarono a casa Osborn, era tutto molto silenzioso.
Le pareti antiche scricchiolavano e le porte mezze aperte del vento facevano un inquietante rumore.
-Papà?- lo chiamò Harry, cercandolo nelle varie stanze.
Clary andò a cercarlo in soggiorno: un’ampia stanza dove c’era un tavolino con bevande alcoliche, un divanetto, l’accesso all’attico, un grosso dipinto di Norman e uno specchio a muro.
In quel momento, Clary notò che lo specchio era aperto, come se dietro le mura ci fosse qualcos’altro.
Curiosando, andò lentamente ad aprirlo, scoprendo che c’era veramente qualcosa dietro.
-Che stai facendo?-
Clary sobbalzò e si voltò verso Norman.- Signor Osborn…Mi scusi.-
-Papà.- intervenne Harry, raggiungendoli.- Avevi ragione su MJ…E’ innamorata di Peter.-
Norman sospirò e prese il viso del figlio tra le mani.- Harry, so che non sono un padre molto presente…-
-N-no, tu sei un uomo impegnato, lo capisco.-
Allora l’uomo lo abbracciò.- Ho intenzione di cancellare alcuni torti subiti, figlio mio.- continuò.- E non preoccuparti per quella ragazza, la dimenticherai.-
-E’ buffo: MJ è praticamente l’unica a non sapere cosa Peter prova per lei.- commentò Harry.- Il resto del mondo già lo sa.-
Quella frase fece render conto Clary di una cosa:. Se Goblin aveva attaccato zia May, poteva attaccare chiunque, anche MJ o addirittura Harry.
-Scusate, mi sono ricordata che devo fare una cosa urgente.- esclamò lei, mentendo ancora e correndo verso la porta.
Harry la inseguì.- Clary, stai bene?-
Dimenticandosi per un attimo di essere Clary e non White Woman, gli afferrò le mani.- Ti prego Harry, quel tipo è ancora in giro, rimani qui, per favore.-
Harry capì che c’era qualcosa che non andava.- Clary, che sta succedendo?-
-Promettimelo.- replicò lei, guardandolo dritto negli occhi.
-Va bene, te lo prometto.-
***
Clary raggiunse di corsa Peter che era ancora con la zia May in ospedale.
Bussò col fiatone alla porta.- Peter, devo parlarti.- gli disse, cercando di non far preoccupare la zia che si era da poco risvegliata.
-Che succede?- le chiese Peter, chiudendosi la porta alle spalle.
-Credo che dovremmo chiamare MJ, ho un bruttissimo presentimento.-
Peter accorse al primo telefono che c’era sul corridoio, inserì una monetina e compose il numero della ragazza.
Come Clary si aspettava, rispose una voce brutta e roca.
-Dov’è lei?- domandò Peter, con rabbia e a denti stretti.
-I due fratellini possono uscire a giocare?-
Con forza, Peter riattaccò la cornetta, furioso. -L’ha presa!-
-Che cosa facciamo?-
-E’ un problema mio, tu va da Harry.- rispose, facendo già per togliersi i vestiti.
-Cosa? No! Non ti lascio a combatterlo da solo!- replicò la sorella.
Peter la guardò negli occhi. -Harry è più importante, lo so. Va.-
Suo fratello sapeva da sempre quanto tenesse ad Harry, così Clary indossò la tuta e si avviò a casa Osborn.
Entrò attraverso l’attico, trovando il ragazzo a versarsi un po' di rum.
-C’è un goccio anche per me?-
Harry sobbalzò e goffamente fece cadere tutto.- C-Certo, sì, come no.- Pulì il pavimento e si fermò a guardarla.- Ti ha mandata Clary? E’ stranamente preoccupata per me.-
-Fa bene, c’è un brutto muso che gira in città.-
Poi divenne inaspettatamente serio.- Volevo tanto rivederti.-
-Ah sì?-
Senza accorgersene, entrambi si avvicinarono l’uno all’altro, come due calamite che si attraggono.
Harry le mise una mano sulla guancia.- Vorrei tanto…Avere di più.-
-Non posso…-
Successivamente, il ragazzo squadrò lo smoking di suo padre e prese la cravatta.- Potrei…- mormorò, tra se e se, prima di mettersela sugli occhi e legarsela dietro la nuca.- Che ne dici?-
Clary scosse una mano davanti ai suoi occhi, confermando che non vedeva nulla.
E poi, come una liberazione, si tolse la maschera e respirò a pieni polmoni.- Così è perfetto.- rispose, cercando di camuffare la voce.
Allora Harry mise le mani in avanti e le toccò il viso, sfiorandole le labbra con le dita e poi mettendogliele delicatamente tra i capelli.
Una volta visualizzato bene il suo viso, Harry poggiò la fronte sulla sua e la baciò con passione, assaporando ogni attimo e ogni suo gusto.
Clary cinse le sue spalle, unendo le mani dietro il suo collo, fino ad accarezzargli tutta la schiena.
Inaspettatamente, lo fece anche lui e dopo aver trovato la zip del costume, iniziò ad abbassarla fino al fondoschiena.
Stava risultando tutto così normale, come se fossero Harry e Clary.
Nient’altro.
Lei lasciò che la tuta cadesse a terra e si accinse a sbottonargli la camicia.
E ancora più naturalmente, finirono avvinghiati tra le lenzuola, passando una serata di passione.
Mentre entrambi dormivano, Goblin tornò a invadere i suoi incubi.
La sua orrenda maschera la fece svegliare di soprassalto nel letto di Harry che sembrava dormire profondamente, ancora con gli occhi coperti.
C’era qualcosa, dalla mattina prima, che attualmente la rendeva curiosa: sapere cosa ci fosse dietro quello specchio.
Così si rimise la tuta e a passo felpato, evitando anche il maggiordomo Bernard per il corridoio, andò fino al salone e aprì lentamente lo specchio, come se avesse paura di scoprire qualcosa di orribile.
Di fatti, qualcosa di terribile c’era.
Clary scoprì che quello non era altro che il covo del Goblin, dove c’erano tutti i suoi accessori e gli oggetti della Oscorp.
Questo le fece capire una straziante verità.- Oh Mio Dio, è lui, è Norman!-

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Capitolo 10
*** X. ***


Clary sfrecciò di nuovo in camera.- Harry, devo andare scusami, devo aiutare mio fratello.- gli disse, scuotendolo, mentre fuori si sentivano le sirene della polizia.
Harry si svegliò di scatto.- Ah, quindi è tuo fratello.-
Clary si maledì per aver detto quelle parole di troppo.- Sì e credo sia in pericolo.- rispose, dandogli un veloce bacio.- Tu resta qui, mi raccomando.- continuò, prima di indossare la maschera e volare giù dal balcone.
Le auto della polizia condussero fino al ponte di Manhattan e notò subito Mary Jane  dentro un ambulanza.
-Lui dov’è?!- le domandò, atterrando davanti a lei.
MJ era molto scossa e riuscì solo ad indicargli un vecchio palazzo che stava cadendo a pezzi.
Clary ci saltò dentro attraverso le ragnatele: si trattava di un terreno con antichi muri in mattone che stavano cedendo.
Peter era a terra, con la maschera mezza distrutta e Goblin gli stava tenendo un piede sulla mano per impedirgli di lanciare ragnatele.
-Fermo!- lo bloccò Clary, cercando di non fare passi falsi.
-Se invece di rifiutarmi, aveste deciso di stare al mio fianco, la morte della vostra amichetta sarebbe stata veloce e indolore.- esordì Goblin, prima di afferrare Clary al collo e stringerla forte.- Ma adesso che mi avete fatto incazzare veramente, io ed MJ ci divertiremo come pazzi!-
Quella frase fece talmente infuriare Peter che, anche se senza molte forze, si alzò e gli diede un pugno, facendolo sbattere contro un muro di mattoni.
Peter aveva intenzione di colpirlo di nuovo, ma Clary lo fermò.- No, aspetta!-
Forse sotto alla tuta da Goblin c’era il signor Osborn, ma qualcosa non la convinceva: la perdita dell’azienda e subire l’umiliazione, probabilmente lo avevano reso malvagio.
-Signor Osborn, la prego di ragionare, questo non è lei.- gli disse Clary.
Peter sgranò gli occhi.- Il signor Osborn?!-
A quel punto, l’uomo si tolse la maschera, piagnucolando.- Clary, Peter…Grazie a Dio esistete.-
-Lei ha cercato di uccidere zia May, ha cercato di uccidere Mary Jane…- continuò Peter, stupefatto.
-No, Goblin ha fatto tutte quelle cose! Non lasciate che si impossessi di me di nuovo!- esclamò Norman, come fosse lui la vittima.
Intanto, Clary si guardò intorno, chiedendosi dove fosse l’aliante.
-Vi prego…Io sono stato come un padre per voi…Siate dei figli per me, adesso.-
Ma a Peter quella commedia non convinceva affatto.- Abbiamo già avuto un padre: si chiamava Ben Parker.-
Improvvisamente, Norman assunse uno sguardo serio.- Andate con Dio, sciocchi!-
L’aliante, nascosto del buio, si attivò e volò verso i due fratelli con le lami taglienti che c’erano al suo interno.
-Attento!-
Clary scansò suo fratello dal mirino e anche lei si accovacciò a terra, facendo sì che il marchingegno colpisse Norman proprio al petto.
-No!-
Clary accorse da lui, cercando di capire come salvarlo, ma era impossibile, ormai le spade erano conficcate nel suo corpo.
-Clary…- mormorò Norman, guardandola negli occhi.- Non dirlo ad Harry.- disse, prima di esalare l’ultimo respiro.
Nonostante tutto, era vero che Norman aveva sempre pensato a Clary e sapere che era morto, che Harry avrebbe dovuto piangere per suo padre, la distrusse.
***
I fratelli Parker decisero che non avrebbero potuto portare il corpo a casa vestito da Goblin.
Così gli tolsero la tuta, lo avvolsero dentro una coperta e lo portarono a casa Osborn.
Peter lo lasciò delicatamente su divanetto, entrando dall’attico.
Harry si svegliò, sentendo dei rumori.
Si mise i pantaloni, si tolse la cravatta dagli occhi e per sicurezza prese la pistola da dentro il comodino.
Lo spettacolo che trovò in salone, gli fece tremare le gambe: suo padre, morto e Spiderman accanto a lui.
-Che cosa hai fatto?!- urlò, puntandogli l’arma contro.
-Harry…- sussurrò Clary, dietro di lui.
Harry si voltò di scatto, con le guance bagnate.- C-Cosa…- balbettò, lasciando cadere la pistola dalla mano e andando a stringere il corpo di Norman, mentre Peter fuggì via.- Che cosa gli avete fatto?!- gridò piangendo.
-Harry, lascia che ti spieghi…-
-Vattene…- mormorò lui, senza riuscire a guardarla.
-Harry..-
-Vattene!- insistette lui, rosso in viso.
Clary non poté fare altro che uscire dall’attico e lasciare che Harry colmasse il suo odio.
***
La mattina dopo ci furono i funerali.
Vestita in nero, Clary poggiò una rosa bianca sulla bara di Norman prima che venisse seppellita.
Nonostante tutto, gli aveva voluto bene.
Mentre la bara veniva messa dentro la fossa, Clary affiancò Harry che, a sguardo basso, versò una lacrima.
Poi, dolcemente, avvicinò la propria mano a quella della ragazza e la strinse.
Quel giorno le cotte, le amicizie, i momenti imbarazzanti non ebbero più importanza.
Erano uniti fin da piccoli e questo bastava ad entrambi.
-Mi dispiace tanto Harry, so cosa significa quando muore qualcuno di caro.- gli disse Clary, mentre i familiari se ne andavano.
-Ma lui non è morto, mi è stato portato via.- commentò Harry, accigliato.- Lo giuro sulla tomba di mio padre, quei due la pagheranno.-
Clary sentì un brivido gelido lungo la schiena: in un attimo era passata da essere amata ad essere odiata.
-Ed inizierò riprendendomi tutto quello che gli hanno tolto, compresa la Oscorp.- continuò.- Scappa da quel buco a Brooklyn, vieni a lavorare per me.-
Clary lo guardò sorpresa.- Cosa?-
-Eri la segretaria di mio padre, ora sii la mia. Ho bisogno di qualcuno che mi rimanga accanto, Clary.- rispose Harry, mettendole una ciocca di capelli dietro l’orecchio.- E io scelgo te.-
Lei ne fu più che felice.- Assolutamente sì.-
Mentre Harry tornava alla limousine, Clary riuscì a sentire come più in là, MJ che dichiarava il suo amore a Peter.
Ma egli, spaventato del fatto che i propri nemici avrebbero potuto prenderla di mira, rifiutò.
Quando la ragazza se ne andò piangendo, Clary si avvicinò a suo fratello.
-Ora capisco quello che diceva lo zio Ben: da grandi poteri, derivano grandi responsabilità.- esordì Peter.- E io non posso permettere che le facciano del male di nuovo.-
-Rinuncerai a lei, quindi?- gli chiese Clary.
-Devo e dovresti anche tu, con Harry.-
Clary abbassò lo sguardo, sull’orlo di piangere.- Non mi perdonerà mai.-
-Abbiamo fatto una scelta, abbiamo preso la strada degli eroi.- continuò Peter, prendendole le mani.- E’ il nostro talento.-
Clary annuì, anche se tristemente.- E la nostra maledizione.-
 
CONTINUA…

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