chilling adventures of peaky blinders

di katris jackson
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** ding dong! the witch is gone ***
Capitolo 2: *** sympathy for the devil ***
Capitolo 3: *** ain't no rest for the wicked. ***



Capitolo 1
*** ding dong! the witch is gone ***


Ada Spellman era una strega brillante. Questo è quello che tutti nella congrega continuavano a dire di lei,
  • "La strega più talentuosa della sua età, se volete il mio parere!”- Soleva vantarsi il sommo sacerdote della chiesa della notte, che era molto vicino alla famiglia e si prendeva cura di Ada come se fosse una parente.
 E in effetti era una strega brillante, ma soprattutto era una ragazza intelligente. Amava vivere tra gli umani e, anche se erano troppo facili da ingannare, avevano qualcosa di molto prezioso che Ada desiderava ardentemente e che loro davano per scontato: potevano scegliere. Gli umani, con l'intelligenza e la forza limitate che si ritrovavano, avevano la possibilità di scegliere la loro strada, potevano scegliere di essere buoni o cattivi e di vivere secondo le proprie regole. Per le streghe era diverso, erano destinate sin dalla nascita ad accettare quello stile di vita e quella cultura, venivano preparate soltanto alla stregoneria e alla fine firmavano Il Libro Della Bestia diventando membri della congrega. Una vita già pianificata, e non si trattava di un piano qualsiasi, era il piano del Diavolo in persona. Ada era una brava ragazza, intelligente, molto romantica e desiderava una vita semplice, con un uomo buono e semplice, e una casa semplice in campagna. Ma agli inizi dell'800 per le donne, anche se streghe, la vita non era così semplice, non potevano semplicemente "scappare e inseguire i loro sogni". Ma, pensate che Ada Spellman avrebbe mai accettato un "no" come risposta?                              
Anche se era davvero piena di qualità, sicuramente la migliore che possedeva era la capacità di ottenere dagli altri esattamente quello che le serviva, ed effettivamente era  una qualità subdola, ma non la usò mai contro gli altri ... quasi mai.
Dunque: c'era una strega paffuta, piccola ma molto forte nella congrega, che era sempre sul punto di essere scomunicata, che aveva sempre qualcosa di arguto da replicare alle streghe della vecchia scuola e continuava a borbottare "So come sfuggire a tutto questo! Giuro su Satana un giorno me ne andrò, anche se dovrò scavarmi la via d’uscita con un cucchiaino.” Forse era solo il borbottio di una strega pazza e frustrata o forse, Ada aveva trovato il modo di scappare da quella vita  a cui non avrebbe mai potuto adattarsi. Solo un piccolo, piccolo, insignificante dettaglio ... al suo battesimo oscuro, che si sarebbe celebrato in occasione del suo sedicesimo compleanno, mancava meno di una settimana. "Farai meglio ad affrettarti Ada, solo i cervi veloci si scrollano di dosso i cani" ripeteva a se stessa la giovane strega.
  • "So cosa stai pensando, Ada" le ripeteva suo fratello Edward -"Nemmeno io credo che questo stile di vita ti si addica, ma piccola, questo è quello che sei! E devi imparare ad apprezzarlo. Potrà sembrarti orribile ora, ma se ti rendessi conto che è la cosa giusta da fare,  sarebbe come abbracciare la tua vera natura."
Ada amava suo fratello, più di quanto non amasse le sue sorelle che avevano abbracciato la magia con fervido amore,  ma le sembrava che parlasse come ogni altro stregone che conosceva, era come se tutti fossero stati sottoposti a lavaggio del cervello e programmati per dire esattamente la stessa poesia.
  • "Sì caro, dimmi qualcosa che non so" rispondeva  lei baciandolo sulla fronte.
Tre giorni prima del compleanno di Ada, la congrega si riunì per discutere di qualcosa di cui ad Ada non poteva importare di meno, quando la riunione finì, la ragazza si avvicinò alla strega paffuta e sussurrò:
  • "Mi piacerebbe scavarmi una via d’uscita da qui con un cucchiaino"
  • "Vorresti, non è vero ?!" rispose l’altra con un sorriso malvagio "Indovina? Sembra che tu possa iniziare dal fango sotto il tuo portico "strizzò l'occhio e le fece cadere un piccolo libro nel cappotto " L'erba del vicino è sempre più verde ma la tua ... Non la cambierei per nessuna al mondo "
Non appena arrivò a casa, Ada si chiuse nella sua stanza e annegò nel libro. Parlava di "terreni magici" come il terreno di Caino, che aveva il potere di riportare in vita i morti, e Ada sapeva che una parte di quel terreno era nel suo giardino, e poi un’ altra tipologia, che era sottolineata in rosso, attirò la sua attenzione: un tipo di suolo che avrebbe dovuto avere il potere di trasportare le persone nell’atrio dell'inferno. Sul bordo della pagina qualcuno aveva scritto "apparentemente l'atrio dell'inferno è solo un quartiere miserabile nella periferia di Birmingham, gente semplice, un po’ sudata  e che tende a bere molto". "Gente semplice" erano le parole più belle che Ada avesse mai letto nella sua vita, pensò di nuovo alle parole della strega paffuta "... l'erba del vicino è sempre più verde, ma la tua ... Non la cambierei per nessuna": era chiaro come il giorno ... quel terreno magico era sotto il suo portico ...  la sua via d’uscita era esattamente un passo fuori dalla sua porta.
Sarebbe una bugia se dicessi che Ada uscì di corsa dalla sua porta e annegò nel suo splendido futuro ... era sul punto di farlo ma ... sua madre sbatté la porta sbraitando
  • "ADA, CHE COSA STAI LEGGENDO ?! "- Ada si congelò, il libro era spalancato tra le mani, non riusciva a pensare abbastanza in fretta a una bugia credibile; sua madre le strappò il libro e la trascinò al piano di sotto.
 Il sommo sacerdote era seduto su una sedia rossa accanto al caminetto, suo padre stava versando bourbon scusandosi in tono amichevole, suo fratello sembrava deluso, stava  nascosto nell'ombra giudicandola con gli occhi infuocati; le sue sorelle erano sedute sul divano come una perfetta corte suprema, pronte a giudicarla, come avevano sempre fatto, per essere così “strana” e diversa da loro. Ada iniziò a tremare:
  • "Chiedo scusa ... posso sapere di cosa sono accusata?" - Chiese in tono debole e spaventato.
  • "Tesoro, sono sicuro che si tratti di un terribile malinteso... vedi, c'è stato un furto qualche mese fa nella mia biblioteca privata ... qualcuno ha rubato  “L'Enciclopedia dei terreni magici e maledetti” e non sono riuscito a rintracciare il libro perché era sotto un certo incantesimo, ma stasera ho casualmente provato a trovarlo di nuovo e così ho notato che  l'incantesimo era scomparso e il libro è stato localizzato qui. E ho paura che sia il libro che tua madre tiene tra le sue mani. Ora, non credo in alcun modo che potresti averlo rubato tu, così presumo che qualcuno lo abbia lasciato cadere nella tua tasca o nella tua borsa mentre eri distratta.”
  • "S-s-si signore."
  • "Non aver paura, so cosa c'è nel tuo cuore, potresti dirmi chi ha fatto una cosa così orribile?"
  • "Io ... non posso, mi dispiace... non ne ho idea"- Ada era davvero un’orribile bugiarda.
  • "Ada per l'amor di Satana, non pensi di averci già coperto di vergogna abbastanza per una notte?"- sibilò sua madre stringendole il braccio con più forza.
  • "O per tutta una vita?"- Sussurrò suo fratello con disprezzo.
  • "Non ho più niente da dire."- disse fermamente la giovane strega.
  • "Allora temo, che coprire un ladro sia un crimine tanto spregevole quanto il furto stesso. L'Oscuro Signore in persona ha disposto una punizione. La tortura della goccia, per due giorni. Verrai rilasciata il giorno del tuo oscuro battesimo, in tempo per prepararti per la cerimonia. Sono terribilmente dispiaciuto miei cari amici, ma come Ada sta per imparare, le leggi sono uguali per tutti." Il sommo sacerdote lasciò la stanza svanendo in una fiamma nera.
Ada si sentì scomparire, la frizione sul braccio si affievolì lentamente, e in un tremito si ritrovò nuda appesa con una catena per i polsi al tetto del covo della congrega, come un animale in procinto di essere massacrato…
Ada non urlò, non pianse, non implorò, nonostante la paura la stesse violentando e la tortura tentasse di farla impazzire. Continuava a pensare "tieni duro Ada, il lupo che sa come sopravvivere alla fame, si fa strada fino alla fine dell’inverno"
Passarono i due giorni, la tortura della goccia fece in modo che Ada tenesse gli occhi ben aperti per 48 ore, con lo stomaco che ruggiva. Sua madre e le sue sorelle si presentarono al tramonto del secondo giorno, la tirarono giù, la lavarono e la vestirono per la sua cerimonia. Ada non disse una parola, camminò lentamente attraverso il bosco con il suo vestito di pizzo nero, e quando si trovò di fronte all'altare il sommo sacerdote le chiese:
  •  "Ti piacerebbe dire qualcosa cara?"
  • "Preferirei scavarmi una via d’uscita da qui con un cucchiaino"- poi guardò la strega paffuta con gli occhi pieni di rabbia e disperazione.
La donna trasalì in quell'istante, poi si ricompose, e mentre Ada era costretta a firmare il libro, la strega usò tutto il suo potere enorme per trasportare Ada sotto il suo portico. La ragazza si sentì di nuovo scomparire, e proprio quando pensò che stesse fluttuando verso la libertà una figura orrenda cominciò a trattenerla e graffiarla. Sotto il portico della sua casa Ada  vide un essere con le corna e una faccia di capra, pelliccia, pustole e saliva schiumante, ma  solo quando incontrò i suoi occhi malvagi fu sicura di stare combattendo Satana stesso. Continuarono a lottare fino a quando qualcuno non tirò via Ada e la gettò nel fango, proprio nel terreno maledetto, mentre affondava lentamente nel fango Ada vide a malapena suo fratello affrontare con coraggio il Demonio.
Quando emerse dalla pozza acquitrinosa grondando e sputando argilla, Ada sentì la pioggia che le scorreva addosso, non sapeva come rialzarsi, le sue braccia e la sua schiena sembravano aver perso tutta la forza.
  • "O mio Dio! Cosa le è successo, signorina?"-  la voce era calda e gentile, anche se nascondeva un potente tono profondo. Un paio di braccia forti e morbide sollevarono Ada da terra come se fosse senza peso. Aprì a malapena gli occhi e chiese - "Come ti chiami?" .
  • "Arthur ... Arthur Shelby signorina."- rispose l’uomo che le stava salvando la vita.
  • "Penso che ti sposerò Arthur" -  disse ancora la ragazza. Quando svenne lentamente, notò che la mano destra dell'uomo era coperta di sangue.
Poco prima dalla parte umana del portale:
Il vecchio uomo con la pelliccia di capra girava spesso per le periferie di Birmingham, e non era nemmeno raro che i gitani lo incontrassero lungo i loro percorsi per il paese. Di solito aveva strani manufatti e talismani per cui le donne zingare, specialmente le cartomanti, andavano pazze. Quel giorno uscì dalla bruma zoppicando con più affanno del solito:
  • Una ragazza, una ragazza è emersa dal fiume!- farneticava
Arthur era tornato dalla battuta di caccia e stava sventrando le bestie quando lo sentì gridare.
  • “Ehi amico! Di che parli?”- chiese.
  • “Sulla riva! Una ragazza! È comparsa dal nulla!”- ripeté quel povero vagabondo. Dal suo aspetto avrebbe anche potuto sembrare un povero, docile mendicante ma se incrociavi il suo sguardo… si capiva perché nessuno al mondo volesse avere a che fare con lui.
  • “Vado a vedere di che si tratta!”- gridò Arthur ai suoi, poi si avviò lungo il fiume.
Una ragazza esile come un daino si arrampicava sul ciglio fangoso del letto del fiume. La sua pelle era diafana e i suoi capelli di un castano molto intenso, i suoi occhi color whisky incontrarono quelli di Arthur solo per un secondo ma non servì un momento di più per fare innamorare il ragazzo.
Ora penserete che Ada sia vissuta per sempre felice e contenta, ma certamente potrete immaginare che Satana ritorni sempre per riscuotere i suoi debiti, e in questo caso, il signore oscuro se la presa comoda, tenendo  le sue grinfie avvinghiate sul destino della famiglia di Ada.

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Capitolo 2
*** sympathy for the devil ***



Ada Spellman sposò Arthur Shelby due anni dopo, il 13 maggio, sotto un cielo nuvoloso color crema. La cerimonia zingara fu veloce e intima, la festa durò un'intera giornata e una notte durante la quale i numerosi membri della famiglia ballarono, bevvero e giocarono fino a svenire esausti a terra, sui tavoli, persino sui cavalli. Ada pensava sempre che i gitani avessero abitudini estreme, erano sempre eccessivi e melodrammatici, ma nonostante ciò amava vivere con loro. Viaggiavano molto in giro per l'Inghilterra, sempre alla ricerca di un nuovo modo di sopravvivere e di sfuggire allo stile di vita classico. Arthur era un uomo insolito: era molto affettuoso e si prendeva cura della famiglia con attenzione e passione, aveva una vivacità nello spirito e nell’intelletto unica nel suo genere; ma aveva anche un aspetto oscuro e affascinante quando parlava di affari, la sua mente funzionava come una macchina raffinata e alla fine tutti i pezzi dei suoi piani si incastravano esattamente al loro posto. Aveva occhi blu elettrici, capelli rossi e lentiggini su tutto il corpo, era forte e bello, ma c'era molto di più sotto il suo aspetto da apprezzare.
Ebbero il loro primo figlio un anno dopo e lo chiamarono come il fratello di Ada: Edward. Il bambino aveva gli occhi di Arthur e i capelli castano scuro di Ada, molte nuove lentiggini gli spuntavano ogni giorno sulle guance e sembrava così intelligente, anche se era così piccolo e morbido. Era una famiglia strampalata, semplice e appassionata, e Ada sentiva che la paura del suo passato svaniva lentamente, non aveva mai detto la verità su come era arrivata a Birmingham quel giorno, ma i gitani conosceva il valore dei segreti, quindi non facevano mai domande scomode.
Ada passò 7 anni viaggiando con la famiglia, le piaceva quella vita semplice ma avventurosa, viaggiarono attraverso il paese e quando tornarono a Birmingham suo marito aveva un piano da condividere con lei.
Arthur Shelby aveva pensato di stabilirsi in città per molto tempo, era affascinato dalla complessa armonia della società moderna e voleva iniziare un’impresa da lasciare come eredità per la sua famiglia. Ada non era mai stata con un altro uomo in tutta la sua vita, ma era così innamorata di lui che sarebbe andata in cima al mondo a piedi nudi tenendogli la mano, e lo amava di più perché, da quando erano insieme, Ada sapeva che era protetta e poteva riposare tranquilla.
Ma la città moderna era piena di tentazioni e le tentazioni sono esche che il  Diavolo usa per attirarti nella sua tana e convincerti a vendere la tua anima.
Arthur comprò un cavallo e lo addestrò per le gare, diffuse le voci che i cavalli zingari venivano infusi di magia e poi correvano nei campi per due giorni e due notti in modo che gli spiriti li cavalcassero e li addestrassero come nessun altro essere umano potesse fare. I ricchi e gli sciocchi compravano ogni bugia che sembrasse abbastanza sofisticata per loro, quindi scommettevano su quella bestia e Ada era lì per prendere le scommesse, con  il suo secondo figlio nel grembo. Quando il momento fu opportuno, Arthur piazzò la trappola per il suo pubblico di matti: drogò il suo cavallo talmente tanto che, mentre il giudice sparava, impazzì completamente e, senza controllo, fuggì dall'ippodromo. Gli Shelby si tennero tutti i soldi delle scommesse e Arthur si giustificò raccontando che il cavallo era impazzito perché era stato maledetto da qualche altro concorrente.
Gli affari andavano bene, Arthur continuava a lavorare come un mago vendendo sempre nuovi trucchi al suo pubblico, Ada si prendeva cura della famiglia e delle finanze. Trovarono una proprietà che potevano permettersi nel distretto di Small-Heat e iniziano a vivere lì con i loro due figli: Edward e Sabrina, la chiamarono così in onore della madre di Arthur, era la bambina più bella e dolce che quel lembo di terra avvelenata potesse mai sperar di vedere, e i suoi genitori non potevano che essere affascinati dalla sua tenerezza. Ada non amava quel posto perché poteva sentire l'odore del Signore Oscuro in ogni angolo, poteva quasi sentire il cancello dell'inferno cigolare sinistramente alle sue spalle e il custode di quell’atrio infernale era il sudicio mendicante con la pelliccia di capra e gli occhi demoniaci, che vendeva talismani e spazzatura di ogni tipo lungo il fiume. Ma fintanto che non sentiva il suo alito sul collo si sentiva protetta, dato che l'ultimo posto in cui qualcuno penserebbe di cercare i propri nemici è casa sua.
Poi un giorno tutto cambiò, dopo molti anni di pace, Ada si svegliò dal peggiore degli incubi che avrebbe mai potuto avere. Era in strada a Small-Heat, camminava nel fango nuda, la sua pancia era grande e custodiva un'altra vita, si diresse verso una fabbrica in fondo alla strada, entrò e trovò il Signore Oscuro che lucidava un fucile a pompa, mentre Ada entrava nella stanza, lui sollevò la testa e quando furono abbastanza vicini tese la mano e le toccò il ventre con le sue grinfie. In quel momento Ada sentì un dolore terribile e iniziò a sanguinare, cadde a terra mentre il dolore cresceva e il diavolo cominciò a ridere forte e follemente, un serpente scivolò fuori dal suo grembo e si strinse attorno al suo collo. Quando non fu più in grado di respirare, il signore oscuro la guardò negli occhi e le sparò.
Si svegliò tutta sudata e tremante, il respiro del Diavolo sul suo viso, il suo cuore batteva come un tamburo.
Ada scoprì di essere nuovamente incinta 3 giorni dopo, rimase scioccata e spaventata nell’apprendere la notizia, ma doveva tenere duro per la sua famiglia. Il bambino arrivò quel novembre, lo chiamarono Thomas, aveva gli occhi di suo padre, come i suoi fratelli ma era diverso, aveva qualcosa nel suo spirito più selvaggio e più cattivo di tutti gli altri. Ada lo allevò avendo paura di lui, aveva il sospetto che sangue magico scorresse nelle sue vene ma doveva stare attenta: non insegnare a uno stregone a esercitare il proprio potere lo rende una preda più facile per il Signore Oscuro, ma addestrarlo significa  esporre la famiglia ad un potere oscuro e pericoloso. Così segretamente, Ada introdusse Thomas alla stregoneria. Tommy era un bambino misterioso, silenzioso e serio, non giocava mai con i suoi fratelli e stava sempre in un angolo, osservando con i suoi occhi scintillanti che non ti lasciavano mai sapere cosa c'era nella sua mente. Era sempre invischiato in qualche situazione inspiegabile: camminare a piedi nudi a mezzanotte per le strade, giocare con animali morti, osservare persone che non conosceva per ore, incendiare le cose, parlare da solo nel cuore della notte. Ada sembrava che fosse felice solo quando lo stava addestrando, e poiché era suo figlio, dopotutto, era contenta di vederlo appagato nel tempo trascorso insieme.
Presto fu chiaro che Tommy era il figlio più intelligente, iniziò ad aiutare il padre a fare affari all'età di 7 anni, imparava velocemente e aveva un modo per far funzionare le cose esattamente come aveva programmato.
Ma poi arrivarono ​​i giorni bui ...
Un giorno Arthur tornò a casa con un regalo per sua moglie, non era insolito, quindi Ada non era preoccupata, quando aprì la scatola vide una collana con un enorme zaffiro scintillante nel mezzo: puzzava come il diavolo in persona.
  • "Ti piace?"-  Chiese Arthur con un sorriso ingenuo e uno sguardo ancora innamorato, Ada era senza parole.
  • "Dove l'hai trovato tesoro?"- gli chiese.
  • "Il mendicante con la pelliccia di capra me lo ha venduto per niente, Tommy ha detto che ti sarebbe piaciuto, ho pensato che fosse stupendo e che si abbinasse ai tuoi begli occhi"
Ada sorrise e mostrò a suo marito quanto fosse grata, poi trovò Thomas e lo mise all’angolo
  • "Senti il ​​profumo, vero?"- Gli urlò in faccia- "perché lo hai lasciato comprare a tuo padre?"
  • "A causa del profumo…" rispose il  ragazzo con un'espressione inquietante e fredda sul viso, Ada rimase scioccata, mise la collana sotto chiave e cominciò a controllare davvero suo figlio.
Era il diciassettesimo compleanno di Edward, Sabrina aveva solo 10 anni ma era una bambina davvero bella: aveva i capelli rossi lunghi e ondulati che usava legare con fiocchi rosa, le piaceva indossare il suo vestito migliore e i gioielli di sua madre per le occasioni speciali. Quindi Tommy la convinse a indossare lo zaffiro. A cena, quando Ada vide sua figlia con la collana, il suo cuore si fermò per un secondo
  •  "Ma che bella signorina!" - Disse Arthur ridacchiando.
  • " ‘Brina, dove hai trovato quella collana?"- chiese Ada.
  • "Tommy mi ha mostrato dove lo tieni ... volevo davvero indossarlo mamma! Per favore non essere arrabbiata! "- rispose la bambina, suo padre la teneva tra le sue braccia con uno sguardo da innamorato.
  • "Non ti preoccupare dolcezza”-  la rassicurò lanciando ad Ada uno sguardo scherzoso -“Non è arrabbiata!".
La cena fu piacevole, la famiglia si divertì, poi Edward uscì con i suoi compagni per bere e divertirsi. Ada preparò i bambini per dormire, prese la collana e la nascose di nuovo.
Quella notte il Signore Oscuro sussurrò nelle orecchie di Thomas, il bambino svegliò sua sorella nel cuore della notte, rubò la collana da sua madre e la fece indossare a sua sorella, la prese per mano e la portò fuori in strada.
Edward lasciò il pub completamente distrutto, era così ubriaco che riuscì a malapena a camminare dritto, iniziò ad avere strane visioni e divenne davvero spaventato, aveva una piccola rivoltella che aveva preso da suo padre perché aveva sempre paura di camminare da solo a Small –Heat di notte, così la tirò fuori e continuò a camminare verso casa.
Sabrina era così assonnata che camminava con gli occhi chiusi nel fango, Thomas continuava a tirarla dal braccio in direzione dei pub.
La figura di Edward Shelby apparve dalla nebbia, Tommy si fermò in mezzo alla strada e cominciò a chiamarlo per nome, ogni volta sempre più forte.
Edward vide una strana figura che lo chiamava con voce spaventosa dalla fine della strada, puntò la sua pistola in quella direzione tutto tremante, la figura era orrenda, era gigantesca e brutta con due teste e un sacco di lucidi occhi azzurri. Edward minacciò la figura, ma quando fu troppo vicina per scappare in qualsiasi altro modo,  il ragazzo premette il grilletto ... tre volte.
Tommy era immobile, teneva la mano della sorella, il corpo piccolo e delicato della bambina giaceva al suolo, Edward si ricompose e vide quello che aveva fatto, si sentiva vuoto, gridava e gridava più che poteva allora Tommy lo guardò con occhi gelidi e disse "fratello, cos'hai fatto?"
Edward sentì qualcosa che si spezzava dentro la sua anima, una strana ma giusta forza gli fece prendere la pistola e spararsi alla testa.
Ada si svegliò al suono del primo sparo. Gli altri si persero nella notte. Scoprì che i suoi figli non erano nei loro letti, la collana era scomparsa, corse in strada e vagò per molte ore nel buio. All'alba trovò i corpi. Tommy era in piedi sotto la pioggia del mattino, lo strano uomo con la pelliccia di capra gli stava consegnando una moneta, ai suoi piedi i suoi fratelli erano morti in un disperato ultimo abbraccio: Sabrina che indossava la collana, Edward con ancora in mano la pistola. Il resto era solo una sfocatura. Ada si incolpò di non essere stata abbastanza attenta e forte per proteggere la sua famiglia, portò a casa Tommy e affrontò la tragedia.
Come conseguenza di questi eventi sfortunati e tragici, Arthur Shelby impazzì e morì dopo troppi anni di sofferenze nel suo piccolo vecchio letto, sua moglie lo coccolò fino all'ultimo momento.
Tommy crebbe come se non avesse memoria di nessuno di questi eventi, conservando la stessa misteriosa indole, ma la usò soltanto per gli affari. La casa si svuotò da qualsiasi voce, se non il rantolo continuo dello sciagurato Arthur e quando anche quello si spense Ada decise che non aveva più niente di amato in quella bettola.
In una giornata nebbiosa di dicembre, la figura di Ada Shelby fu vista uscire dalla città tremando e zoppicato, portando con sé una carriola in cui aveva raccolto tutto il terreno maledetto. Si fermò quando non riuscì più a camminare, gettò il terreno in un abbeveratoio in modo che nel peggiore dei casi una mucca o una pecora ci sarebbero finiti dentro. Si fermò in un ostello e affittò una stanza per passare la notte. Era mezzanotte quando arrivarono gli zingari, che derubarono tutti in ogni stanza del palazzo, compresa Ada che, parlando un po’ di rumeno, cercò di spiegare la maledizione dello zaffiro, nessuno le credette e, poiché era troppo vecchia e debole per contrattaccare, le tolsero comunque la collana. Ada fece qualcosa che non avrebbe mai pensato di fare: maledisse la gente zingara, le stesse persone che l'avevano amata e accolta come una figlia di sangue, stavano sprecando tutti i suoi sforzi per sistemare le cose. Era quasi mattina quando se ne andarono, Ada si diresse sconfitta verso l'abbeveratoio e piangendo si tuffò nel fango.
Riemerse tossendo ai piedi del portico della casa in cui aveva vissuto da bambina, qualcuno la aiutò a tirarsi su e la trascinò in casa. Ada non credette ai suoi occhi nel vedere suo fratello, invecchiato non più di qualche giorno, che la accompagnava gentilmente in casa come se fosse una bestia randagia, stringendola con quello che Ada volle immaginare essere entusiasmo, gioia di rivederla… voglia di riabbracciarla.
Zelda e Hilda rappresentavano rispettivamente la sorella peggiore e migliore che avesse avuto, Hilda l’aveva sempre sostenuta, cercando di non dare troppo nell’occhio visto che occupava già un posto privilegiato nel mirino delle sorelle e non voleva peggiorare la sua situazione. Zelda, d’altro canto, rappresentava la capobranco di quei mastini infernali.
  • “Pensavamo che fossi morta, o peggio che ti fossi fatta battezzare!”- sibilò Zelda con uno sguardo severo.
  • “È sempre una gioia parlare con te, sorella.”- disse Ada tremando avvolta nella coperta che le aveva offerto Hilda.
  • “Andiamo Zelda non essere così severa, ognuno ha fatto le sue scelte di vita in fondo!”
  • “ Si, e qualcuno ha fatto quella sbagliata come sempre. Ma guardati… posso contare i tue anni con le rughe sulla tua fronte…”
  • “Ho vissuto abbastanza vita in questi 50 anni, più di quanta me ne senta di vivere a questo punto… non resterò con voi, ma non avevo idea di dove andare…”
  • “Resta con noi per tutto il tempo che ti serve tesoro…”
  • “ Devi andare via, ti abbiamo salvato una volta, non possiamo rischiare ancora.”- disse Edward introducendosi nel discorso all’improvviso, era cupo e preoccupato, sembrava che ci fosse molto di più nella sua testa di quello che ci si aspettasse.- “Ti cercherò una casa in campagna e metterò un incantesimo perché tu possa continuare la tua vita in pace… mi prenderò cura di te come potrò, non sarai sola mai più.”- Edward la guardò come quando da piccola si avvicinava tropo al fuoco del camino, uno sguardo duro ma comunque pieno di preoccupazione fraterna.
  • “Grazie… grazie di tutto Edward…
Ada si trasferì in collina, in un cottage di legno d’acero, coltivava piante e fiori e le vendeva sul proprio portico ai contadini che sapevano della sua esistenza, suo fratello e sua sorella Hilda le facevano visita ogni giorno a turno per un tè e un po’ di compagnia. Era uno strano piccolo cosmo in cui si poteva dimenticare ma, Ada non ebbe il tempo di farlo. Quando arrivò la Grande Guerra, la polmonite si portò via Ada, prima di morire raccontò finalmente al fratello tutta la verità sulla propria vita e tutto il dolore che aveva portato con se, lo avvertì della maledizione e infine disse “Sai come si chiamava la mia principessa? Sabrina… come la mamma di Arthur… la donna che sia mai stata più simile ad una madre per me… Edward, vorresti chiamare tua figlia Sabrina? Per me? Non chiamarla Ada, è un nome maledetto, ma Sabrina… Sabrina è stato il nome dei miei angeli…”
Edward seppellì la sorella con quella promessa nel cuore, e quando molto tempo dopo nacque sua figlia la chiamò Sabrina… come la sorella a cui voleva che somigliasse.
 

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Capitolo 3
*** ain't no rest for the wicked. ***


Birmingham, 1924
  • “Dico io, ma stai cercando di prendermi per il culo Far?”- urlava il responsabile della fornace al grosso ragazzo di colore che aveva di fronte. Farrell si chiamava quell’uomo, alto e statuario come uno dei baobab che crescevano nei villaggi Africani da cui i suoi genitori erano arrivati.
  • “Garantisco io per lui, il mio fratellino sembra piccolo, ma lavora duro come tutti noi.”- disse senza incrinare un sopracciglio.
Per il capo cantiere era un po’ difficile credere che quell’affare pelle e ossa, esile come una ballerina fosse uno dei fratelli di Far, gli altri tre avevano la stessa stazza del fratello maggiore, lavoravano come muli e non conoscevano riposo, per questo erano stati bene accolti nella fornace, dove servivano uomini instancabili e ignifughi che fossero davvero disperatamente in cerca di un impiego.
  • “Facciamo che oggi sei in prova smilzo, vediamo come te la cavi con il carbone.”- il capo cantiere prese una carriola di carbone e la mise in mano al ragazzino, lui non emetteva suoni, non tirava nemmeno su lo sguardo per confrontare il suo interlocutore, traballando solo un momento mentre afferrava la carriola, avanzò placido verso le fornaci.
  • “Non farmene pentire Far”- concluse dandogli una pacca sulla spalla.
  • “No signore”- disse lui senza tradire l’armatura di orgoglio glaciale che lo rivestiva
Il ragazzino trasportò la carriola di carbone alla prima fornace, l’operaio in un accordo silenzioso ne rovesciò il contenuto nel fuoco, prese un altro sacco di iuta e il ragazzo se lo caricò sulla spalla dirigendosi verso il fondo della fabbrica, dietro le macchine a cui lavoravano i fratelli martellando acciaio bollente come operai di Efesto. Aprì il sacco che doveva contenere carbone e ne uscì fuori una tenuta da lavandaia, la indossò velocemente, rimuovendo il bendaggio che gli comprimeva il petto e il berretto sotto cui nascondeva una crocchia di ricci castani. La ragazza lavandaia sgusciò sul retro della bottega coperta dal custode a cui aveva allungato due scellini, si diresse spedita verso la casa verde e ritirò un cesto di panni sporchi, poi viaggiò spedita verso la lavanderia. Stese il lenzuolo azzurro sistemando una sterlina sotto la molletta, poi prese il cesto di panni puliti e si avviò sul retro. La lavandaia di turno diede la sterlina al figlio che corse al pub dal padre per dare il segnale di avvenuto pagamento. La ragazza vestita da lavandaia nascose il cesto di panni puliti, da cui aveva estratto un kit per lucidare le scarpe, si tolse il travestimento e, nuovamente vestita come un ragazzetto mingherlino, andò in strada a cercare clienti. I giovani peaky blinders erano molto facili da attirare, soprattutto se erano in vena di sbornie già alle 11 del mattino. Il ragazzetto mingherlino lustrò le scarpe al membro della gang, appuntandogli sapientemente un piccolo nastrino rosso sull’orlo del pantalone. Il barista del pub ricevette la banconota da suo figlio pochi minuti prima che il ragazzo con il nastrino sul pantalone varcasse la soglia, come prevedeva il patto, mischiò il loro whiskey del mattino con del sonnifero casalingo e li servì. Un’ora dopo i giovani adepti dei peaky blinders dormivano beati sui divanetti del pub. Il cameriere, che aveva ricevuto mezza sterlina dal barista, ripulì il tavolo e si assicurò di fare sparire un berretto con la lametta e di consegnarlo al suo capo. Il barista diede al figlio il cappello, il bambino corse come un razzo alla lavanderia e mise il berretto nel cesto di panni puliti. Il ragazzetto mingherlino, liberatosi del kit da lustrascarpe, entrò nella lavanderia, la giovane lavandaia gli consegnò un completo con cappotto appena stirato “ Da consegnare entro le 13” disse lei solenne assicurandosi che le colleghe sentissero, il ragazzetto annuì. Uscì dal retro, indossò il completo, prese dal cesto di panni puliti il berretto e vi nascose dentro la chioma, poi uscì di nuovo in strada.
Thomas Shelby si dirigeva verso il pub con la solita fretta del diavolo, estrasse il porta sigarette e mise in bocca una cicca bianca, poi la accese flemmaticamente. Ripeteva quel gesto ogni volta con la medesima fluidità, come se fosse una sorta di gesto catartico per calmare i nervi, come un rito scaramantico per scongiurare le maledizioni dei suoi molti nemici, o dei suoi molti demoni.
Notò con le proprie antenne da soldato e con la coda dell’occhio il giovane peaky blinder che lo seguiva con passo fiero, che non sembrava particolarmente interessato a nascondere il fatto che lo stesse seguendo. Tommy lo ignorò.
La ragazza nel completo da peaky blinder seguiva Thomas Shelby sulla strada per il Garrison, a pochi passi dall’uscio si sfilò il berretto e sciolse i ricci castani, poi si sistemò bene la visiera sulla fronte e varcò l’uscio.
Tommy entrò nel pub e ordinò il suo solito whiskey, una ragazza vestita come i suoi scagnozzi lo affiancò al bancone, “lo stesso per me!” disse con una nota di saccenza, Tommy la degnò al più di uno sguardo sorpreso e di un sopracciglio sollevato, prese il suo bicchiere e si sedette ad un tavolino da solo per consultare un giornale. La ragazza prese il suo bicchiere ed andò a sedersi di fronte a lui, Tommy lasciò cadere il lembo superiore del giornale solo per lanciarle uno sguardo penetrante; non gli capitava spesso, ma non incrociò occhi intimiditi al suo cospetto, ma due pupille brillanti come ambra che lo sfidavano con l’arroganza vivace di chi è consapevole della propria intelligenza.
  • “Mi scusi…”- disse lui masticando la sigaretta e protendendosi verso la ragazza vestita da uomo.
  • “Non si preoccupi Mr. Shelby, non ho l’abitudine di offendermi per le formalità..”- disse lei protendendosi a sua volta verso il suo interlocutore, allungò una mano delicatamente, come per accarezzare un mastino feroce e gli sfilò la cicca dalle labbra, quindi si mise a fumare allungandosi sullo schienale.
Tommy era così colto di sorpresa da non essere certo di sapere come reagire. Sgranò gli occhi batte le palpebre e ripeté il suo gesto di scongiuro come i passi di un valzer.
  • “ Non so cosa voglia esattamente lei da me signorina, ma posso dirle di non essere interessato, sono qui per affari…”
  • “Anche io Mr. Shelby, e non vedo in che modo possa dichiarare di non essere interessato ad un’offerta che non ha ancora ascoltato…”
  • “Affari?”- rispose Thomas lasciandosi sfuggire una risatina.
  • “ Esattamente. Anche se non si tratta precisamente di un’offerta, in quanto non c’è alcuna possibilità che lei rifiuti l’accordo.”
  • “Come fa ad esserne sicura?”
  • “Mi creda, conosco molto bene il suo gioco, ma questa volta il mazzo non é stato truccato da lei…”
Thomas preferì non proferire parola, per non tradire la propria curiosità o la propria insofferenza. La ragazza vestita da uomo continuò.
  • “Lei Mr, Shelby sta per appropriarsi delle fornaci sulla sponda ovest del fiume, e sta per nominare me sua socia al sessanta percento, caccerà gli attuali macellai che la possiedono e la gestiscono con le peggiori maniere che conosce, e poi si farà da parte lasciando che io mi occupi del resto…”
Thomas sbottò in una risata di scherno “Questo è una specie di scherzo? Perché non ho tempo da perdere…” fece per alzarsi.
  • “Lei non rifiuterà la mia offerta Mr, Shelby, perché io ho qualcosa che lei desidera disperatamente…”
Thommy non avrebbe saputo dire che cosa lo spinse a fermarsi, girare sui tacchi e piantarsi di fronte quella misteriosa donna d’affari che lo aveva approcciato, schiacciò la sigaretta e mise le mani sui fianchi spazientito: “Cosa?”- sibilò.
La donna se ne stava adagiata comoda sulla sedia come un gatto capriccioso, le gambe fasciate da pantaloni maschili accavallate sinuosamente, il suo sguardo da serpe domestica brillava eccitato per aver catturato l’attenzione della preda; estrasse un ritratto dalla tasca del suo cappotto.
  • “Ha mai visto questo ritratto Mr. Shelby? Saprebbe dire chi è la donna nel mezzo…. E cosa indossa?
Thomas sentì il sangue gelarsi in ogni singolo capillare del suo corpo, ogni nervo di cui aveva percezione si tese dolorosamente, il calore del suo corpo si concentrò dentro la sua testa e gli stritolò le meningi…
  • “Cosa diavolo stai cercando di fare?”- sputò a denti stretti avvicinando minacciosamente il viso ad un pollice di distanza dal naso della ragazza.
Lei aspirò un tiro di sigaretta, avvolse i loro occhi in una nuvola di fumo bianco, le iridi di Thomas sembravano riempire l’aria di cariche elettriche.
  • “Questo è il vantaggio che trarrebbe dal nostro accordo Mr. Shelby. Conoscere una verità che le sta soffocando il cuore, l’unica colpa che le tormenta l’anima nonostante le mille che dovrebbero inondare la sua coscienza. Mr. Shelby, io non ho molto da offrirle in termini di denaro, se non quel quaranta percento che la Shelby’s Company Limited acquisirebbe al termine dell’affare; ma ho da offrirle forse la soluzione alla sua dannazione…”
Il cuore di Thomas batteva come quello di un cavallo da corsa, un milione di scenari si affollavano nella sua testa e si rendeva conto che stava cedendo alla debolezza di cancellare dalla propria coscienza la macchia di colpa per la morte di sua moglie. La donna della foto, che assomigliava vagamente a sua sorella Ada, reggeva sulle gambe un bambino che sarebbe potuto essere  Tommy stesso all’età di sei o sette anni; una bimba, che avrebbe spacciato per la figlia di Arthur, stava tra la donna e quello che sarebbe potuto essere Arthur in persona, sull’estrema sinistra era immortalato Jhon, o un ragazzo troppo simile a lui. La donna della foto indossava una collana, la collana che Thomas rivedeva nei suoi incubi più oscuri, adagiata sul corpo esanime della sua innamorata, la collana di zaffiri che aveva preso dai russi.
  • “Certe maledizioni viaggiano per mezzo mondo e per mezzo secolo pur di ritrovarci… quando c’è di mezzo il Diavolo…”- continuò mistica la donna vestita da uomo.
Thomas esplose come un petardo, agguantò il collo esile della ragazza e lo strinse ferocemente: “Stai cercando di fottermi? O di farmi impazzire ? Chi ti manda, CHI?”- gridò attirando gli sguardi di tutto il locale, ruggendo furiosamente ad un millimetro di distanza dal viso di lei.
  • “Lei non mi ucciderà… preferisce avere anche il più piccolo barlume di speranza di redimersi, che mettere al sicuro tutto il resto. Per quello che vale per un uomo come lei, può fidarsi di me… non ho intenzione di tradirla… ma nemmeno io credo alle storie sulla fiducia…”- la donna vestita da uomo sfiorò delicatamente il polso di Thomas, la sua voce calma e suadente vece sciogliere la morsa intorno alla sua gola, si svincolò dalla presa facendo scivolare le sue spire altrove. “ la mia offerta è equa… e allettante. Mr. Shelby, mi aspetto una risposta e di incontrarla presto per definire meglio i nostri piani… sono sicura che sarà un’esperienza, per entrambi.”
Si alzò spingendo indietro la sedia, si arrotolò i capelli dentro il berretto e si diresse alla porta.
  • “Perché il travestimento?”- chiese Tommy prima che lei si allontanasse ancora.
  • “Crede davvero che i suoi cani da caccia avrebbero permesso ad una ragazza nera di muovere un passo a meno di un miglio da lei Mr. Shelby? Così si sottovaluta, ha delle ottime guardie… soprattutto nell’ultimo periodo.”
Thomas non disse niente, continuò a fissarla…
  • “Può trovarmi nel quartiere nero Mr. Shelby, chieda di Arabella.”- si stirò la visiera in segno di commiato ed uscì.
Thomas si accinse a ripetere il suo gesto di scongiuro. La campanella del Garrison suonò nuovamente, Arabella varcò spedita la soglia, arrivò davanti  lui e gli sfilò dalle labbra la sigaretta che aveva appena acceso, poi uscì… definitivamente.
…pochi giorni dopo…
Il quartiere nero per certi versi era il peggiore di Birmingham, per altri il migliore. Nessun altro angolo della città, nemmeno Small-Heat conosceva uno squallore simile, eppure nessun’altro posto era così allegro e vivace. I bambini riempivano le strade con le loro voci e i loro giochi, in ogni postribolo c’era musica che suonava e la puzza di fogna era coperta con successo dall’odore di cibi poveri ma speziati. Thomas avanzava in quei vicoli come un’animale fuori dalla sua gabbia per la prima volta, un po’ insicuro, ma senza far venir meno la propria indole sprezzante e sospettosa.
Una donnona vestita con abiti tradizionali si agitava su un uscio richiamando i bambini in un’altra lingua, Thomas si avvicinò e le chiese di Arabella, la donna lo squadrò con occhi analitici, poi si fece mezza risata incredula: “Dannazione, quella ragazzina si che sa il fatto suo! Mi aveva avvertito che ti saresti fatto un giro dalle nostre parti una di queste sere… Beh, la casa di Arabella è la terza su quel vicolo a sinistra, buona fortuna con quella matta!” – per niente rassicurato, Thomas si congedò e si diresse dove gli era stato indicato.
Dalla bettola che doveva essere casa di Arabella proveniva un buon odore di stufato e un sacco di voci, dalla finestra che dava sulla strada si vedeva la famiglia strimpellare uno strumento  e canticchiare in una cacofonia indefinita. Una coppia di mezza età ballava una coreografia scoordinata al centro della stanza, quattro ragazzi alti e possenti stavano seduti al tavolo e facevano da accompagnamento ad Arabella che, in piedi sul tavolo, suonava e dirigeva i canti. Il suo sguardo trovò quello di Thomas come se sapesse dove trovarlo nella penombra, come due calamite di poli opposti che si avvicinano abbastanza da attrarsi. Sorrise con occhi felini, si congedò in maniera teatrale dalla famiglia e andò alla porta.
  • “Venga dentro Mr. Shelby, non c’è bisogno che la vedano”- disse sporgendo solo la testa fuori,
Thomas entrò in casa e insieme salirono le scale senza affacciarsi sulla cucina, arrivarono in una piccola mansarda che appariva insieme una camera da letto, l’ufficio di uno stratega e il laboratorio di un meccanico. Arabella si muoveva sicura fra quelli che dovevano essere i suoi attrezzi del mestiere: soldi, marchingegni e documenti di ogni genere.
  • “Non mi sono fatta cogliere impreparata!”- lo sfidò sagace tirandosi su le maniche della camicia. Tommy notò senza sorprendersi che era ancora vestita da uomo, fu certo che per lei quelli erano gli unici vestiti consoni da indossare, aveva pantaloni mogano tirati su con le bretelle e una camicia ingiallita e rattoppata che le conferivano insieme la credibilità di un uomo e la sensualità di una giovane donna, quella sensualità che nasce dal celare le proprie bellezze.
  • “Non sto dicendo che accetto il suo patto…”- disse Thomas per conservare un po' di integrità
  • “Lo so, sono qui per convincerla…”
Arabella tirò fuori piantine e documenti, iniziò a destreggiarsi come una cartografa o una burattinaia tra i fili dei suoi discorsi: parlò di agguati e di spedizioni punitive, di vendette e di vite riscattate; la sua arguzia e la sua intelligenza trasudavano dalle parole e dagli sguardi, una malvagità non voluta si celava dietro i dettagli di un piano perfetto su cui aveva lavorato per i sette anni in cui i fratelli avevano lavorato come schiavi alla fornace, subendo qualsiasi sevizia e ingiustizia per salvare la famiglia dalla fame e dalla strada. Sembrava danzasse senza imbarazzo nel contatto fisico, sollevando il mento del suo possibile socio quando non lo vedeva concentrato, facendosi scivolare intorno a lui per raggiungere questo o quel foglio, permettendosi di colpirlo, di sedersi su un lato della sua sedia, di rubargli una sigaretta… Sfidava lo sguardo di Thomas e le sue domande come se avesse studiato il copione per quella conversazione tutta la vita, sembrava non respirasse quando illustrava i cavilli del contratto che avrebbero sottoscritto insieme come esito del piano e poi quando ore dopo quel groviglio di sotterfugi fu districato si sedette di fronte Tommy, e con occhi imploranti aspettò un verdetto.
  • “Hai preparato davvero una bella scenetta, devo dire che sono impressionato dal lavoro che hai fatto… ma non sono qui per accettare di impiegare uomini e tempo in un colpo che non mi frutterà più denaro di quanto non me ne costi…”- Thomas si accese una cicca bianca ed espirò una nuvola di fumo denso.- “ sono qui perché c’era un particolare nella tua offerta che potrebbe valere  la riuscita del piano..”- fece baluginare i propri occhi tersi nella penombra.
Arabella sogghignò furbescamente, girò dietro una scrivania e ne estrasse una busta…
  • “Ecco il mio pasticcino per attirarla nell’affare, Mr. Shelby”- sventolò la busta come un araldo da guerra.
  • “Una lettera?”- replicò lui scettico.
  • “Una lettera… scritta da Thomas Shelby, il primo della famiglia, nel 1879 sul suo letto di morte. Dice qualcosa a proposito di uno zaffiro, qualcosa a proposito di una donna che ne conosceva i segreti”- avanzò elegante verso il gangster assomigliando ancora una volta ad una serpe che danza al suono del flauto di un incantatore, lui allungò una mano trepidante per la curiosità- “ nah-ah-ah, prima gli affari, poi il pagamento.”- lo ammonì lei.
  • “Come faccio a sapere che non mi stai ingannando? Che quella busta non è un falso o che è semplicemente vuota?”- la interrogò.
  • “Credo che dovrà fidarsi almeno un poco, nel caso in cui sia una fregatura può sempre uccidermi… ma mi creda, il viaggio che intraprenderemo quando aprirà questa busta non sarà semplice come il piano che le ho appena illustrato…”

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