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di myyouthisyourss
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** Capitolo uno: Gli esordi. ***
Capitolo 3: *** Capitolo due: Compassione. ***
Capitolo 4: *** Capitolo tre: Ripensamenti. ***
Capitolo 5: *** Capitolo quattro: La minaccia. ***
Capitolo 6: *** Capitolo cinque: Il confronto. ***
Capitolo 7: *** Capitolo sei: Riconoscersi ***
Capitolo 8: *** Capitolo sette: Alleanze ***
Capitolo 9: *** Capitolo otto: Cuore di pietra ***
Capitolo 10: *** Capitolo nove: Il diario. ***
Capitolo 11: *** Capitolo dieci: Pensieri. ***
Capitolo 12: *** Capitolo undici: Lucius Malfoy. ***
Capitolo 13: *** Capitolo dodici: Come neve. ***
Capitolo 14: *** Capitolo tredici: Il gioco dell’errore ***
Capitolo 15: *** Capitolo quattordici: Porte chiuse. ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***


Si chiuse dietro le spalle la porta, buttò giù la bacchetta, mi guardò dritta negli occhi e urlò "Eccomi, mi arrendo". 

Non avevo la minima idea di cosa stesse succedendo, percepivo solo una grande tensione nell'aria. 

Eravamo solo io e lui. Due anime in due lati opposti della stanza. 

 

Tenevamo le distanze, quasi come fossimo soggetti ad una forza repulsiva, eppure sia lui che io sapevamo che prima o poi queste frontiere si sarebbero distrutte. 

"Sono anni che mi perseguiti, Grenger. È dal primo anno che mi guardi con quegli occhi profondi che io cerco costantemente di ignorare, eppure, siamo qui adesso, mi sono arreso." 

 

Continuava ad alzare il tono di voce come se fosse arrivato al limite della sopportazione. 

Avevo paura, iniziai a respirare in modo affannato. Non avevo paura di lui, avevo paura di quanto sarebbe potuto accadere. 

Iniziò ad avanzare lentamente verso di me che ormai ero completamente appoggiata al muro. 

 

"Dovrei odiarti, dovrei considerarti una stupida babbana, dovrei respingerti, dovrei trasformarti in qualcosa di mostruoso, ma non ce la faccio, mi hai preso, sono completamente tuo ora" 

 

Continuavo a rimanere in silenzio mentre lui avanzava, non sapevo più come gestire la situazione. Sentivo che il mio respiro si faceva sempre più intenso, e quando si trovò a un centimetro dal mio naso, ebbi il terrore che potesse accorgersi di quanto stessi fremendo dalla voglia di averlo e quanto stessi morendo dalla voglia di respingerlo. 

Noi eravamo così: ci odiavamo, e nel profondo ci volevamo. Avevamo sempre giocato con sguardi, con parole, ma non ci eravamo mai sfiorati, e in quell'esatto momento, quando si trovò a pochissimi centimetri da me, capii che ormai era arrivata la battuta d'arresto. 

 

Mi prese la testa delicatamente e senza capire in che modo, mi ritrovai completamente legata alle sue labbra. 

Fu un bacio dapprima lento, dolce, successivamente si fece sempre più violento. Sentivo quanto mi voleva, sentivo quanto aveva aspettato, sentivo quanta complicità avevamo ormai creato in cinque anni, sentivo tutto. 

Mi abbandonai completamente a lui quella notte. Mi spogliò delicatamente e io cercai di fare altrettanto con lui. Mi sentivo una perfetta incapace e invece lui era bravissimo. Pensai "Chissà quante altre volte l'ha fatto" e mi sentivo tremendamente stupida e innocente, non sopportavo l'idea. 

 

Quella notte diventammo una sola cosa, un unico corpo, un'unica mente. E finimmo così: sfiniti, esausti sul letto. Lui mi accarezzava, mi guardava e con la mano destra disegnava dei cerchi sulla mia schiena. Io invece gli toccavo i capelli, era l'unica cosa che mi riusciva. 

 

"Cosa ci è preso?" domandai.

"Ti voglio Hermione. Ti voglio ogni secondo"

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Capitolo 2
*** Capitolo uno: Gli esordi. ***


Com'eravamo finiti a volerci così tanto, non lo sapevamo neanche noi. 

A volte dobbiamo semplicemente lasciarci trasportare dal fato anche se questo è crudele, gioca brutti scherzi e fa succedere le cose più impossibili.

Quando misi piede ad Hogwarts, ricordo che Draco fu uno dei primi studenti che notai. Mi colpì subito per le sue qualità manipolatrici, per la sua astuzia ma soprattutto per la sua indifferenza nei confronti degli altri. Pensavo sempre che se fossi stata come lui, in molte situazioni avrei sofferto di meno. Lo invidiavo da morire, e quando trovavo i miei compagni di gruppo a parlare male di lui tacevo, non dicevo una parola. Essere una grifondoro e non parlare male di un serpeverde, e in particolare di un Malfoy, è una cosa che accade davvero con bassa frequenza da quando Hogwarts esiste. 

Col tempo, però, iniziai ad odiare Malfoy con tutta me stessa. Invidiavo la sua indifferenza e cattiveria, ma quando usò le sue armi più potenti contro di me per la prima volta, arrivai alla conclusione che fosse davvero un essere spregevole. 

Ricordo ancora la prima volta che mi trattò come fossi niente, la ricordo benissimo, perché fu proprio quel giorno che per la prima volta parlai male di lui. 

Era un periodo di noia per Malfoy, ormai non sapeva più a chi dar il tormento, aveva sfruttato tutti fino all'esasperazione, mancavo solo io e col tempo sarei diventata il suo bersaglio preferito. Quella volta, uscendo dall'aula notai che era appoggiato alla porta, stava aspettando qualcuno, e non capii che quel qualcuno ero io. 

Appena provai ad uscire dall'aula mi bloccò con un braccio intralciandomi il passaggio. 

 

"Puoi passarmi i tuoi appunti?"

 

Non credevo che ce l'avesse proprio con me, non ci eravamo mai rivolti la parola eppure lui stava chiedendo proprio a me una mano con lo studio. Ero quasi incredula, Malfoy non era uno che chiedeva aiuto a nessuno, figuriamoci ad una grifondoro come me.

Ha solo voglia di scherzare, pensai.

 

"Cosa?". 

 

La mia risposta fu istintiva, da bambina che non si aspettava quella domanda e soprattutto da quella persona.

 

"Non ci senti stupida mezzosangue? Ti ho chiesto gli appunti." 

 

Alla sua richiesta il suo gruppetto di amici iniziò a ridacchiare e lui si voltò per fargli l'occhiolino come segno d'esortazione, come se stesse facendo qualcosa di memorabile. 

Non lo conoscevo bene, sapevo solo che era uno stronzo, ma non volevo essere il suo ennesimo giochetto, il suo svago e il suo modo per passare il tempo. Non so bene da dove mi uscì il coraggio, ma la mia riposta fu efficace per quel momento. 

 

"O ti levi davanti e mi fai passare o ti faccio mangiare la polvere. Se vuoi appunti la prossima volta cerca di stare più attento in classe".

 

Si spostò con una faccia sorpresa e mi lasciò passare.

Tenevo stretti i miei libri al petto mentre avanzavo fingendomi sicura di me con la paura che mi avrebbe fatto qualche strano incantesimo o mi avrebbe offesa come solo lui sapeva fare, ma non disse nulla, probabilmente era rimasto spiazzato. Mentre avanzavo sentivo il suo sguardo addosso, continuava a guardarmi e a scuotere la testa, forse incredulo, forse offeso.

Lo stesso giorno, mentre i miei compagni parlavano di incantesimi, pozioni e lezioni dell'ultimo periodo, dal nulla esclamai

 "Lo odio, ma chi si crede di essere?"

 

"Ma di chi stai parlando Hermione?" mi chiese Harry.

 

"Di Malfoy, lo odio" 

 

"Tutti lo odiano, perché ci stai pensando così tanto?" rispose Ron intromettendosi.

 

"Già" mi limitai ad esclamare. La verità è che continuavo a domandarmi anche io del perché ne fossi rimasta così sorpresa. Era strano per me che una persona che mi aveva sempre considerata invisibile, tutto d'un tratto non solo mi rivolgeva la parola ma lo faceva anche con arroganza e prepotenza. 

 

All'epoca non sapevo che la storia sarebbe andata avanti per giorni, mesi, anni. All'inizio erano solo sgambetti, offese innocenti, ma crescendo diventò quasi un vero e proprio odio che io non riuscivo a giustificare. L'avevo provocato, l'avevo fatta grossa e per tutti gli anni a seguire andammo avanti così, tra provocazioni, tra botte e risposta, bacchettandoci. Ero l'unica che riusciva a tenergli testa, e lui non si arrendeva mai. 

Io, dal canto mio, riuscivo sempre a trovare una parola che lo facesse ammutolire o lo mettesse a tacere almeno per un'ora, ma poi la storia ricominciava.

Tutti mi dicevano di smetterla di rispondere alle sue provocazioni, che lui voleva proprio questo, ma io non riuscivo a smettere. Sentivo costantemente il bisogno di mettermi in competizione con lui, di farmi rispettare. Desideravo la sua più totale indifferenza, e invece era sempre li pronto ad attaccarmi, a dirmi qualcosa di cattivo. 

Solo una volta provai a fermarlo, a mettere pace tra noi. Lo aspettai alla fine di una partita di quidditch in cui aveva dato parecchio fastidio ad Harry solo per il gusto di provocarmi. L'avevo capito subito, si vedeva da come mi guardava. 

 

"Se per provare a ferire me devi far male ai miei amici mi sembra che la stupida mezzosangue non sia io tra me e te"

 

Lo guardai sicura mentre giocavo con la bacchetta e mi imposi di sorridere come se non m'importasse nulla.

Lui era un po' sudato e stava per rientrare da quella faticosa partita. 

 

"Come prego?"

 

"Senti Malfoy, smettiamola, basta" 

presi una pausa, giusto il tempo di guardarlo negli occhi, poi continuai. 

 

"Facciamo come se non ci conoscessimo, tu ignori me e io ignoro te. Alla pari. Per tutti questi anni mi hai sempre rinfacciato il fatto che io sia una mezzosangue a differenza di molti di voi. Bene, dimostrami la tua nobiltà e la tua superiorità, ignorami. Fa come se non esistessi. Sii nobile d'animo"

 

Mi guardò intensamente, era serio. Aveva gli occhi stanchi, si vedeva. Per un momento pensai che me l'avrebbe data vinta, che avrebbe accettato. Dopo tanti anni passati a darmi il tormento, almeno ora che eravamo grandi e vaccinati, avrebbe accettato il compromesso.

Ma non fu così, si aggiustò il colletto della divisa, mi guardò divertito, sorrise ed entrò nello spogliatoio per cambiarsi.

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Capitolo 3
*** Capitolo due: Compassione. ***


Ci sono tanti momenti con Draco che non dimenticherò mai, alcuni belli altri un po' meno. 

Ricordo perfettamente quando durante una lezione di pozioni del professor Piton, eravamo tutti distratti, nessuno riusciva a concentrarsi, così il professore decise per punirci di farci passare i giorni prima delle vacanze di Natale al castello a formulare ben due pozioni da soli, senza darci la minima indicazione e per di più in gruppi da due. 

La punizione risultò uno strazio per tutti gli studenti. Nessuno aveva la minima voglia di creare intrugli pericolosi senza l'aiuto di un professore soprattutto i giorni prima delle vacanze natalizie. 

 

"Bene, devo realizzare una pozione senza indicazioni, fantastico, mi sono giocato l'anno" si lamentò Ron seduto accanto a me. 

 

Cercai di rassicurarlo come meglio potevo, in fondo una via d'uscita doveva pur esserci da quella punizione. 

E mentre cercavo di consolare il mio amico, ancora non sapevo che la mia punizione sarebbe stata doppia. Piton iniziò a dare indicazione sui gruppi e sulle pozioni da realizzare: Veritaserum e un'Amortentia. 

Ricordo l'esatto momento in cui il professore, aggiustandosi il colletto e guardando la classe iniziò ad elencare i gruppi. 

 

"Grenger, lei è con Malfoy. Bisogna collaborare anche tra casate diverse"

 

Eccola la doppia punizione che arrivava come una pugnalata al cuore.

Io e Malfoy scattammo dalla sedia e seduti da due lati opposti dell'aula ci 

guardavamo con aria quasi disgustata.

 

"Professore, potrei chiederle di cambiare compagno?" domandai a Piton. Mi considerava una brava allieva e magari avrebbe accettato la mia richiesta per premiarmi del mio impegno, avrebbe capito. Ma il professor Piton, che era già molto freddo e rigido di suo, quando era arrabbiato diventa una belva feroce e affamata, non voleva sentire se e ma. 

 

"Grenger, torni immediatamente seduta" rispose, e poi il vuoto più totale. Non più una parola, non più un cenno, niente di niente, ero condannata.

 

All'uscita dell'aula gli studenti mormoravano, si disperavano, tutti avevano paura di combinare disastri alle prese con quegli intrugli magici.

Io camminavo al centro tra Ron ed Harry, il primo che continuava a lamentarsi di essere capitato in gruppo con un certo Lupin che se ne intendeva meno di lui, e l'altro che invece stava zitto comprendendo quel che stavo pensando.

Fu proprio Harry a irrompere nei miei pensieri.

 

"Hermione, devi solo collaborare con lui, sei brava e capace, riuscirai a finire in un giorno e te lo leverai dai piedi"

 

Già, ma io tra i piedi non ce lo vorrei neanche per un secondo, figuriamoci per un giorno, pensai. 

 

Ci misi un po' per metabolizzare gli insulti che sarebbero volati e i dispetti che mi avrebbe fatto, poi presi coraggio e camminai spedita fino al suo gruppo di amici dove lui era al centro che rideva, scherzava e faceva battute.

Quell' indifferenza gliel'avevo sempre invidiata.

 

"Ciao Draco, dal momento in cui dobbiamo collaborare questa è la lista degli ingredienti che devi portarmi. Al resto ci penso io, non preoccuparti. Ti aspetto alle 19.30 in sala pozioni, dopodiché puoi andare, ci penso io al resto" gli dissi porgendogli una lista di tanti ingredienti e parlando in modo rapido e veloce.

 

Malfoy li lesse uno ad uno. Aveva gli occhi puntati sul foglio, leggeva e col dito teneva il segno. Aveva i capelli leggermente spettinati da quel lieve vento che tirava nei corridoi ed era terribilmente affascinante, stronzo, ma affascinante.

 

"Grenger adesso detti anche tu le regole?" 

 

"Puoi dirlo forte, ci vediamo" 

 

E così lo salutai tornandomene in camera mia e sperando nella sua puntualità. 

Quando all'orario stabilito scesi in aula pozioni ero quasi convinta che non si sarebbe presentato, così, giusto per farmi un dispetto, ma io non mi sarei per niente innervosita, anzi, da sola avrei lavorato meglio, ma purtroppo era li che mi aspettava in anticipo. 

 

"Ah bene, sei in anticipo a quando vedo, hai portato quello che mi serve?" gli chiesi.

 

"Certo, non vedi?" disse lui indicando mille e più erbe e spezie che aveva poggiato sul tavolo stando attento a tenerle ben separate. 

 

"Perfetto, puoi andare" 

 

"Certo, così dirai a Piton che il lavoro l'hai svolto da sola? Io resto qui."

 

"Malfoy, per chi mi hai presa? Più lontani siamo, meglio è, già sai come finirà" 

 

"Grenger, ho detto che resto, punto" 

 

Mi arresi, in fondo il lavoro era anche il suo. Avevo preparato l'Amortentia tantissime volte, l'avevo studiata bene e non gli chiesi una mano. Sapevo già cosa fare e come fare. In meno di mezz'ora riuscii ad ottenere la prima pozione. 

Draco mi guardava incuriosito, aveva la testa poggiata sul braccio e continuava a sbuffare come se si stesse annoiando a morte. 

 

"Bene, hai finito?" 

 

"Si" dissi "Annusa, dovrebbe odorare delle cose che ami di più, è una specie di filtro d'amore, non so perché Piton ce l'abbia assegnato" 

 

Malfoy avvicinò il suo naso a quell'intruglio. 

 

"Allora? Che senti?" 

 

"Torta al cioccolato, la stessa che mettono sempre la mattina. Ah e ora che mi concentro bene sento anche il profumo di mia madre." 

 

"Lei vuoi molto bene eh?"

 

"Già, peccato sembri non ricambiare" disse con gli occhi bassi ed un velo di malinconia in volto. "Ma queste sono cose che non ti riguardano Grenger".

 

Scossi subito la testa ricordandomi del perché ero li: finire al più presto quel compito e sbarazzarmi di Malfoy. Non era certo il momento per farmi intenerire.

Consultai il mio libro di pozioni per trovare il secondo intruglio assegnatoci da Piton.

Veritaserum, non l'avevo mai sentito. 

 

Lessi ad alta voce quanto riportato sul manuale. 

 

'Costringe a dire la verità o, meglio, impedisce di mentire. Celebre per i suoi effetti, tre sole gocce sono sufficienti per costringere chi lo beve a svelare i suoi più intimi segreti'

 

"Fantastico, c'è scritto tutto tranne come prepararla, che facciamo?" esclamai parlando più con me stessa che con lui.

 

"Ed io che pensavo sapessi fare tutto." rispose lui.

 

Mi infastidiva, non lo sopportavo. Odiavo ogni suo minimo movimento. Odiavo che fosse li, odiavo il modo in cui muoveva la sua bacchetta anche solo per gesticolare, odiavo come mi parlava, odiavo il suo tono di superiorità. Volevo sparisse. 

 

"Se sei così bravo, provaci tu" 

 

"E levati" disse strattonandomi dal tavolo.

 

Lo vidi mischiare nel pentolone tutti gli ingredienti in un modo che non sapevo se fosse casuale o meno, ma dal viso non mi pareva per niente sicuro di quanto stesse facendo. Dopo circa mezz'ora che andava avanti a mescolare, si aggiustò un ciuffo di capelli che gli pendeva dal viso e mi rivolse la parola nuovamente.

 

"Fatto. Forse abbiamo sbagliato tutto, ma è meglio che andare li a mani vuote." 

 

Prese una boccetta e iniziò con calma a svuotare il liquido bollente. 

Andava piano, eppure era poco sicuro nei suoi movimenti, tant'è vero che una goccia gli finì dritta sulle mani.

Iniziò ad imprecare ed io risi, fin quando non notai che un po' di pelle era andata via e usciva una quantità modesta di sangue. 

Dal viso mostrava un'evidente sofferenza.

Non sapevo cosa avrebbe fatto lui al posto mio, probabilmente avrebbe continuato a ridere e se ne sarebbe andato. Ma io provai compassione.

A volte è questo quello che distingue le persone buone da quelle cattive. Le persone buone riescono a provare compassione per il prossimo, si sentono coinvolte nelle vite degli altri, e ci mettono tutto, ci mettono cuore e sentimento. Le persone cattive invece sono fredde, aspre, non riescono a compiacersi per il dolore altrui, conducono una vita distaccata, dall'alto.

Io facevo-e faccio-parte della prima categoria di persone, non riuscivo a vederlo così. 

 

"Draco, calmati, adesso ci penso io, corriamo in camera mia"

 

I suoi occhi si addolcirono e decise di seguirmi, forse per disperazione, forze per fiducia. 

Arrivammo nella mia camera col fiatone, lo feci accomodare sul letto. Aveva iniziato a sudare oltre che perdere sangue ed io ero fortemente in pena per lui. 

Presi dal cassetto un paio di garze e tamponai la ferita, me l'avevano insegnato i miei genitori. Fatto ciò gli sbottonai i primi tre bottoni della camicia che portava sotto la divisa presi una pezza bagnata e gliela posai sulla fronte adagiandolo al letto. 

Cambiavo continuamente le garze e la pezza e dopo un'ora aveva smesso di tremare e di sanguinare. 

Lo guardai riprendersi quasi come una madre fa col figlio. Era bellissimo. Aveva quei capelli biondissimi che gli si appiccicavano sulla fronte e la pelle bianca, color latte, perfettamente abbinata alle lenzuola del mio letto. 

 

"Come stai?" 

 

"Meglio, ha smesso di bruciare" 

 

"Non so cosa tu abbia creato con quegli ingredienti, ma non lo farei bere nemmeno al mio peggior nemico" 

 

Rise. "Quindi non lo daresti a bere neanche a me?"

 

Lo guardai, inclinai la testa per seguire meglio il movimento dei suoi occhi, volevo mi guardasse.

 

"Tu non sei il mio peggior nemico" 

 

"Grazie Grenger" disse.

Poi, come se fosse la cosa più naturale del mondo, si sedette e mi poggiò una mano sul viso, scostandomi i capelli.

Quella carezza aveva un sapore diverso da quelle che generalmente ricevevo. Era più innocente, era dolce, e soprattutto non era una sua tipica offesa.

Mi sdraiai a netta distanza da lui, ci osservammo per un po'.

Non capii bene cosa stesse succedendo, ma mi piaceva quel momento di pace.

 

Quella sera non sapevo cosa pensare, cosa dire, ogni parola era superflua, sapevo solo che nonostante le offese, gli insulti e i dispetti, Draco Malfoy non mi avrebbe mai fatto del male.

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Capitolo 4
*** Capitolo tre: Ripensamenti. ***


Dopo quella sera in cui avevo aiutato Draco, ci rivedemmo altre due volte da soli per cercare di ultimare la pozione che Piton ci aveva assegnato. Nulla da fare, nei libri non c'era scritto niente e nessuno sapeva come uscire da quel tunnel buio, neanche gli allievi più bravi. 

Il giorno della consegna arrivò, nessuno aveva ultimato correttamente il lavoro. Io e Draco piuttosto che combinare altri ridicoli disastri decidemmo di consegnare solo la prima pozione che avevamo portato a termine, ma non fummo apprezzati. 

Passammo la lezione completamente umiliati dal professor Piton, che non faceva altro che sottolineare il nostro fallimento e spesso rideva compiaciuto.

 

"Spero almeno che nessuno si sia fatto male mentre componevate le vostre misere pozioni" 

 

Io e Draco ci guardammo da lontano. Non avevo parlato a nessuno dei miei amici di quella strana serata in cui Malfoy si era dimostrato gentile nei miei confronti e sembrava quasi una persona innocente, ingenua, senza quella cattiveria che lo imbruttiva, lo consumava. Quando lo guardavo non riuscivo più a pensare a tutte le minacce, tutte le offese e tutti i dispetti, pensavo solo al suo "Grazie Grenger" e ai suoi capelli biondi incollati alla fronte quella sera. 

È mai possibile che una sola frase gentile e un solo sguardo intenerito riescono a cancellare tutto il male ricevuto? Probabilmente si. Perché le persone cattive te le senti dentro, la loro cattiveria ti mangia. Malfoy non era cattivo, Malfoy era solo fragile, io lo sapevo, me lo sentivo. 

Dopo quella lunga lezione non mi rivolse la parola per ben tre giorni. Mi sentivo in pace. Era bello camminare per i corridoi senza essere continuamente attaccata, mi stava bene. 

Era fatto così, fuggiva quando si sentiva smascherato, quando qualcuno riusciva a togliergli quella corazza, quel muro che continuava a costruire giorno per giorno. 

Ma la pace durò ben poco. 

Dopo quei giorni di benessere e armonia, riuscì a rovinare tutto. Me lo ritrovai davanti la porta del mio dormitorio un pomeriggio prima della lezione di Incantesimi. Inizialmente pensavo volesse solo dare il tormento a qualche ragazzina del secondo anno collocata nel mio stesso piano, ma quando mi guardò capì che stava aspettando me. Era poggiato allo stipite, un braccio alla vita e mi guardava sospetto.

 

"Grenger, devo parlarti, fammi entrare" 

 

Odiavo quel suo modo di dettare comandi, se fosse stato un mio amico mi avrebbe chiesto di entrare, lui no, lui lo pretendeva. 

Senza neanche rispondergli, aprii la porta e gli feci spazio per entrare, poi chiusi a chiave. 

 

"Cosa vuoi Draco?" 

 

"Grazie per esserti presa cura di me, ma basta. Questa pace tra noi non mi piace." 

 

Lo guardai quasi inorridita, erano tre giorni che non mi dava il tormento e lui era già li a protestare, come se fosse un suo diritto, una sua passione. 

 

"E quindi?" esortai.

 

"E quindi sappi che tu resterai sempre la sporca mezzosangue e io Draco Malfoy." 

 

"Fantastico, puoi continuare a darmi il tormento quanto ti pare, non avrai più reazione o risposta. Tu non sei così, non capisco che gusto ci trovi, ma se proprio insisti avrai la mia più totale indifferenza" 

 

Si appoggiò alla finestra, guardò fuori, cominciava a nevicare. 

 

"Non sei il mio spasso Grenger, semplicemente Hogwarts non è un posto per te" 

 

"Ah e lei sarebbe il professor Malfoy venuto qui a giudicare a chi spetta continuare gli studi di stregoneria? Mi scusi tanto"

 

Non rispose, aveva capito che non avevo intenzione di litigare. Aveva chiarito le sue intenzioni ed uscii dalla stanza lasciandosi dietro un'amicizia che non sarebbe mai nata, che non avrebbe mai coltivato.

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Capitolo 5
*** Capitolo quattro: La minaccia. ***


Mi recai alla lezione di incantesimi dopo aver fatto una bella doccia calda. Fuori nevicava, faceva freddo. Un freddo pungente, lo sentivi sin dentro le ossa. Rilassai i muscoli ed ebbi tutto il tempo per riprendere la concentrazione per affrontare la lezione di incantesimi del professor Vitious, era un tipo strano, ma riusciva sempre ad attirare la nostra attenzione con quei suoi strani modi di fare. 

 

Nel corridoio tutti bisbigliavano, c'era qualcosa che non andava. Ad Hogwarts la pace non era all'ordine del giorno, ma nonostante tutto, si percepiva subito quando qualcosa non andava per il verso giusto. Lo capivi dal viso degli alunni, soprattutto i più piccoli e dal vociferare dei professori che spesso si riunivano in gruppo come se facessero parte di una congrega.

Vidi Harry e Ron in lontananza, mi diressi verso loro, vidi che confabulavano, sapevano qualcosa.

 

"Ragazzi che succede?"  

 

"Voldemort, Hermione, Voldemort!" urlò Ron. Aveva la pelle sempre più bianca-forse un po' a causa della paura- e le sue lentiggini rosse erano particolarmente evidenti quel giorno. 

 

"Shh! Ma sei pazzo? Non urlare" lo rimproverò Harry.

 

"Voldemort cosa?" 

 

"È qui Hermione, ne parlano tutti. Qualcuno lo ha liberato, l'ha evocato. Stamattina Silente ha chiuso i sotterranei del castello. Qualcuno dice che si trovi proprio li" 

 

Rimasi paralizzata. Voldemort mi faceva paura, faceva paura a tutti. Harry lo aveva affrontato più volte, ma io continuavo ad avere paura. Ero convinta che prima o poi sarebbe finita male ed avevo il presentimento che stavolta avremmo avuto noi la peggio. 

Iniziammo a confabulare tra noi, volevamo andare nei sotterranei, cercare di capire cosa lo tenesse in vita. Si parlava di un amuleto maledetto, un amuleto che nessuno aveva il coraggio di toccare e di distruggere. Harry subito aveva pensato che anche stavolta saremo stati noi a fermarlo, ma io e Ron continuavamo ad esortarlo a farci gli affari nostri. 

 

"Harry, Silente saprà cosa fare". E mentre esclamai questa frase notai che stava per raggiungerci Malfoy con il suo gruppo di amici, camminavano spediti, in fila, quasi come se avessero studiato quelle posizioni e quei passi. Avevano una disciplina tutta loro che nessuno riusciva a comprendere, nessuno-soprattutto-riusciva a sopportare. 

 

"Ma guarda un po'. Cosa faranno stavolta i nostri impavidi eroi?" esclamò un serpeverde. 

 

"Lasciali perdere, si vede lontano un chilometro che hanno una paura fottuta" esclamò Draco ridendo. 

 

Stavo per rispondere, l'avrei mandato nei sotterranei con un incantesimo, l'avrei fatto sparire, ma mi ricordai della mia promessa, mi ricordai della mia decisione di restare completamente indifferente. Mi voltai. 

 

"Dai Grenger non fare l'offesa" 

 

Continuava. 

 

"Vattene Malfoy, farai tardi a lezione" disse Ron. 

 

"Ti trasformo in un rospo Weasley!" 

 

E si voltò continuando a camminare con i suoi compagni come fosse il padrone della scuola. 

 

Quella stessa notte Harry e Ron bussarono alla mia porta. Mi alzai dal letto, lessi l'ora, erano le quattro del mattino. Pensavo fosse una specie di prova di evacuazione. Al castello eravamo soliti effettuare queste prove in periodi in cui c'erano nuovi pericoli. 

 

"Hermione, apri, siamo noi" disse Harry sussurrando. 

Li feci accomodare.

 

"Ragazzi sono le quattro, spero sia importante" 

 

"Io volevo solo dormire insieme a voi, ho una paura tremenda, ma Harry sta continuando a dire che dovremmo curiosare in biblioteca per scoprire qualcosa su quel maledetto amuleto." 

 

Rispose Ron quasi in preda al panico. 

 

"Harry, stai esagerando"

 

"Hermione, ti prego" 

 

E fu così che senza sapere esattamente come, presi il mantello dell'invisibilità che Harry mi aveva chiesto di tenergli e decidemmo di consultare la libreria segreta di Hogwarts.  

 

Tutti e tre stretti sotto quel manto ci incamminammo per il corridoio. Faceva freddo, lo ricordo benissimo e la paura di essere scoperti aumentava quella sensazione di tremolio. 

Ci recammo in biblioteca quasi senza problemi. 

 

"Bene" dissi "Ora..?" 

 

Harry stava cercando il libro 'Amuleti e Simboli magici'. Cercammo in ogni scaffale, in ogni angolo di quella misera biblioteca. Il vuoto cosmico. 

Mi sarei arresa già dopo i primi quindici minuti ma Harry era testardo e Ron quasi ci stava prendendo gusto. Fu proprio quest'ultimo a notare che nel ripiano destinato al libro c'era uno spazio vuoto. 

 

"Perfetto" disse Ron "Qualcuno è stato qui prima di noi" 

 

Senza il loro consenso mi recai presso l'entrata della biblioteca. C'era un grande librone dorato dove veniva segnalato ogni singolo spostamento di ogni libro e manuale.

Accarezzai la copertina quasi accecata dal suo colore, lo aprii. Trovai la registrazione del nostro libro che era stato prelevato qualche ora prima.

 

"Ragazzi venite, guardate" li richiamai.

 

'Amuleti e simboli magici prelevato da Albus Silente' 

 

"Grazie professor Silente" esclamò Ron portando le mani sul viso, quasi disperato e assonnato.

 

"No ragazzi, questa non è la grafia di Silente" fece notare Harry.

 

Studiai attentamente ogni singola lettera, ogni singola sillaba. Avevo già visto quella grafia da qualche parte. Mi era troppo familiare. Ad un tratto collegai tutti i tasselli, mi vennero in mente quaderni scarabocchiati e appunti presi alla rinfusa. Io sapevo a chi apparteneva quella grafia.

 

"Malfoy!" esclamai. 

 

"Come Hermione?"

 

"È la grafia di Malfoy!"

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Capitolo 6
*** Capitolo cinque: Il confronto. ***


Dopo aver riconosciuto la grafia di Malfoy, io e i miei compagni restammo seduti a terra dinanzi l'androne della biblioteca per cercare di capire cosa fare. 

 

"Okay ragazzi, ormai è tardi, ma domani notte andremo da Draco a dirgli che sappiamo che ha preso il libro" esclamò Ron. 

 

"Vado solo io ragazzi, lasciate perdere voi" dissi io. Avevo voglia di parlargli, di testare il suo comportamento  nonostante tutto. Ero fatta così, non mi arrendevo così tanto facilmente, ero testarda, e soprattutto troppo incuriosita da Malfoy. 

 

"Hermione, ma che dici?" 

 

"Ragazzi, per favore. Voi non conoscete Malfoy." 

 

"E tu cosa ne sai di lui?" chiese Ron ridendo. "Oltre che è uno stronzo, ovviamente" 

 

"So anche altre cose. Fidatevi di me." 

 

Loro si guardarono, non capirono. Non gli avevo ancora raccontato di quanto accaduto mentre svolgevamo il compito assegnatoci da Piton, e non avevo la minima intenzione di farlo. Sapevo perfettamente che quei due sarebbero stati capaci, in un momento di rabbia, di usare quel suo momento di debolezza che aveva vissuto con me come un ricatto, come una minaccia. Temevo che in uno dei tanti momenti in cui Malfoy gli avrebbe dato fastidio, loro avrebbero tirato in ballo tutta la sua debolezza. Io volevo proteggerla. 

Le debolezze degli altri non si spiattellano in giro, non si appendono ai muri, vanno custodite. E anche a me sarebbe piaciuto andare a dire in giro che Draco Malfoy si era fatto terribilmente male con una delle sue stesse pozioni e che si era fatto aiutare da quella che lui aveva sempre chiamato 'sporca mezzosangue', ma non l'avrei fatto. L'odio non si spegne con altro odio. Esso è l'alimento di se stesso. Semina odio sull'odio, e raccoglierai odio.

Io non volevo questo. 

Alla fine i miei due amici annuirono, si fidavano terribilmente di me, e poi si trattava solo di prendere quel libro e scoprire perché Malfoy l'aveva preso prima di noi.

Non ebbi neanche il tempo di annuire, che sentimmo dei passi farsi sempre più vicini. Ci coprimmo col mantello. Ron iniziò subito a sudare ed Harry dovette trattenere un gemito a causa mia che gli avevo pestato un piede.

Era Argus che come al solito a quell'ora faceva il giro di tutte le stanze del castello col suo stupido gatto, odiavo quella bestiola. 

Riuscimmo molto delicatamente a passare alle sue spalle con quel mantello che ci rendeva invisibili. 

 

Ci lasciammo quella notte alle spalle, sapendo che quella seguente sarei andata io da Draco a chiedere spiegazioni. 

La giornata proseguì come al solito. C'era la solita aria che si respirava ad Hogwarts quando tutti avevano paura. I ragazzini del primo anno terrorizzati, con le facce cadaveriche di chi si incontrava coi compagni la notte per dormire in gruppo. Quelli invece più grandi, di cui facevo parte anche io, continuavano a scommettere che anche questa volta Harry Potter avrebbe fatto il suo dovere e avrebbe messo a posto Voldemort.

Quella giornata, come ogni volta che avevamo scrutato posti  inaccessibili agli studenti, mi sentivo gli occhi dei professori addosso, come se sapessero che eravamo stati nella libreria segreta. Ovviamente  non era così, nessuno sapeva niente, ero solo troppo paranoica. 

 

Quella notte mi alzai alle due e mezza. Dovetti usare il mantello dell'invisibilità anche se stavo andando solo da Malfoy, purtroppo era severamente vietato circolare di notte nel castello, soprattutto con Voldemort nei sotterranei. 

Bussai alla porta di Draco delicatamente. 

Lui mi aprì, era in pigiama, completamente spettinato, gli occhi grigi e vuoti. Ci mise un po' per mettere a fuoco la mia figura. 

 

"Che vuoi Grenger?" chiese.

 

"Shh! Fammi entrare" per una volta ero io quella che aveva delle pretese, che aveva dettato un ordine, che non aveva chiesto il permesso. 

 

Entrai chiudendomi la porta alle spalle, e mi accomodai su una sporgenza del davanzale della sua finestra. 

 

"Come stai?" gli chiesi indicando la medicazione che continuava a tenere sulla mano. 

 

"Mezzosangue non dirmi che ti sei permessa di entrare a quest'ora in camera mia per chiedermi come sto. Sto bene" 

 

"Non sono venuta per questo

 

Non sapevo precisamente se arrivare dritta al dunque, se esitare, se essere esplicita. Non sapevo nulla di quel che stavo facendo, per un attimo desiderai Ron e Harry al mio fianco, ma non erano li, avevo voluto fare tutto da sola. 

 

"Allora? Ti sbrighi?" esortava lui. 

 

"Tu hai qualcosa che mi serve." 

 

"Io ho tutto quello che ti servirebbe, a dirla tutta. Ho il sangue puro, questo ti servirebbe, eppure non posso dartelo" disse ironicamente. Era evidente che non aveva capito. 

 

"Malfoy, il libro, quello che hai preso alla libreria segreta ieri notte spacciandoti per Silente." 

 

"Mezzosangue ti stai immischiando in situazioni più grandi di te." 

 

"Malfoy, voglio il libro. Ma soprattutto voglio sapere a cosa ti è servito" dissi porgendo la mano come ad aspettare che me lo desse. 

 

"Se vuoi posso darti quello stupido libro, tanto non c'è niente, ma non ti dirò perché l'ho preso" disse lui.

 

Dopo un quarto d'ora passato a chiedergli del perché avesse preso il libro, non ci fu modo di farlo parlare, non ne voleva sapere niente. Io ero esausta, stanca, in quelle due notti avevo dormito poco e male, ormai ero stufa di chiedere. Presi il libro e aprii la porta per uscire. Mi guardai intorno per controllare che non ci fosse nessuno, il mantello dell'invisibilità mi copriva ma non fare rumore era impossibile. 

Appena misi la testa fuori la porta notai subito Argus e il suo gatto spelacchiato seduti proprio fuori i dormitori dei serpeverde. 

Ogni sera, Argus, dopo aver fatto il giro di tutto il castello controllava un singolo dormitorio ogni notte. Il giorno prima si era piazzato dai Corvonero, quel giorno invece era il turno dei Serpeverde e io non avevo vie di fuga. Non riuscivo a passargli davanti senza fare un minimo di rumore e il suo gatto aveva le orecchie fin troppo rizzate. 

Con uno scatto rientrai in camera di Draco.

 

"Che vuoi ancora?". Stava per rimettersi a letto, doveva solo rimboccarsi le coperte. 

 

"C'è Argus qui fuori, non posso andare via."

 

"Bene, siediti sulla sedia e aspetta che vada via. Ogni volta alle quattro e mezza se ne va" 

 

Mi sedetti sulla sedia mentre lui si metteva a letto. Stava al caldo, era stanco ed io invece ero li, più stanca di lui, un po' tremolante dal freddo e  lo guardavo. 

 

"Non posso dormire con una Grifondoro che mi guarda così, come se fossi in punto di morire" disse acido, poi mi guardo bene e chiese "Hai freddo vero?" 

 

"Si." Risposi.

 

"Se vuoi..puoi venire qui. Ma questo non significa niente Grenger, è solo per ricambiare il favore della mano" 

 

Non avrei mai voluto stare a dormire con Malfoy, era l'ultimo dei miei desideri. Ma fuori faceva troppo freddo e io non riuscivo più a tenere gli occhi aperti. 

Mi infilai nel letto con lui, mi rimboccai le coperte e respirai.

Il suo letto sapeva di lui, ma soprattutto di pulito. Era un odore rilassante, ti entrava dentro. 

 

"Grenger ci faremo del male io e te se continuiamo così" disse lui. 

 

Non avevo ancora capito al tempo a cosa si riferisse, lo lasciai semplicemente perdere e mi addormentai nel giro di pochi minuti.

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Capitolo 7
*** Capitolo sei: Riconoscersi ***


La mattina seguente mi svegliai con un odore di menta e di fresco che penetrava sin dentro le narici.

Aprii delicatamente gli occhi e quando ricordai di non essere nel mio dormitorio scattai dal letto. Avevo davvero passato la notte con Draco Malfoy.

Mi affacciai alla finestra, i miei compagni erano tutti giù che svolazzavano sulle scope. Fantastico, ho perso le lezioni, pensai.  Allo stesso tempo, però, quella dormita mi aveva fatto bene, avevo troppo sonno da recuperare e potevo leggere il libro che tanto avevamo cercato e che ero riuscita ad ottenere da Malfoy. Probabilmente Harry e Ron sarebbero stati sorpresi e orgogliosi, ma avrebbero fatto mille domande a cui ancora non sapevo come rispondere.

Proprio mentre stavo per rimettermi a letto per riposare un altro po' uscì Malfoy dal bagno. Quando aprì la porta l'odore di menta si fece più forte, capii che era il suo bagnoschiuma e che aveva appena fatto una doccia.

Aveva una camicia bianca e pantaloni grigi, camminava piano, aveva perso anche lui le lezioni ed evidentemente non gliene fregava niente di recuperare. 

 

"Buongiorno Grenger" 

 

Non risposi, sorrisi aspettando un'offesa che non arrivò. 

 

"Dormito bene?" mi chiese. 

 

"Avrei potuto dormire meglio." 

Non era vero, non avrei potuto dormire meglio di così. Era stato un sonno pulito, tranquillo, rilassato, meritato soprattutto. 

 

"Perché mi hai chiesto il libro? Vuoi cercare l'amuleto di Voldemort, vero?" 

 

Annuii, Harry e Ron mi avrebbero urlato contro, ma sarebbe stato ridicolo mentire. 

 

"Sai, non capisco perché mi sei sempre tra le scatole, in qualsiasi cosa. Sembra quasi come se non riuscissi a starmi lontana" disse lui stendendosi accanto a me.  

 

"In ogni caso, stiamo cercando la stessa cosa. Che ne dici di consultare il libro insieme?" 

 

In quel momento pensai a Harry e Ron che sicuramente si erano preoccupati nel non vedermi a lezione e nel vedere assente anche Draco. Pensai alla loro preoccupazione, alla loro agitazione, pensai a come si sarebbero sentiti, ma per quella mattina avevo deciso di dare retta a me. Avevo deciso che sarei stata li, sul letto di Malfoy a consultare quel grande librone.  

 

"Ci sto" risposi. 

 

Incrociammo le gambe sul letto, aprimmo il libro e iniziammo a sfogliare e leggere ogni singola pagina. Il libro aveva tantissime figure a colori di tantissimi tipi diversi di amuleti. Alcuni erano molto belli e suggestivi, sembravano quasi le pietre di quelle collane o quegli anelli che i babbani si regalavano durante le occasioni importanti. In modo particolare, una pietra azzurra mi ricordava tanto un anello di mia madre che da piccola indossavo sempre per giocare, gliel'aveva regalato la nonna ad un compleanno speciale, ci teneva parecchio. 

Leggemmo ogni singola pagina fino ad arrivare ad un amuleto molto curioso. 

Era un amuleto in ferro con al centro una pietra grigia. Solo a guardarlo mi veniva in mente la paura, la morte, le tenebre. Se avessi dovuto collegare un amuleto a Voldemort, avrei usato proprio quello. 

Leggemmo quanto vi era scritto. 

 

'Il suddetto amuleto può essere usato per custodire un'anima che può essere liberata se alimentato dalla magia'

 

"È questo, l'abbiamo trovato Draco" 

 

Lui non rispose, continuava a guardare quell'amuleto disegnato sul grande librone. Era sbiancato, era diventato più pallido del solido. Mi guardò con gli occhi spalancati, non lo avevo mai visto così impaurito in vita sua.

D'un tratto si alzò di scatto dal letto, si recò di fronte alla cassettiera accanto a questo, aprì tutti i cassetti e iniziò a scavare e tirar fuori tutto. Vestiti, libri, formulari, appunti presi alla rinfusa. 

 

"No, cazzo, no" imprecò.

 

"Che cerchi Draco?" 

 

"È mio, quell'amuleto ce l'ho io. L'avevo messo nel cassetto, ce lo tramandiamo di generazione in generazione ed ora non è qui." 

 

Sobbalzai. 

Ecco perché due giorni prima aveva tanto lottato per cercare quel libro, ecco perché insisteva nel non volermi dire il motivo di tanta insistenza, si sentiva colpevole. Aveva paura che qualcuno avrebbe potuto accusarlo. Aveva il presentimento che l'amuleto che aveva riportato Voldemort indietro era il suo, e quando il suo presentimento diventò certezza si sentiva terribilmente in colpa.  

 

"Malfoy sei stai mettendo in scena tutta questa farsa perché non hai il coraggio di dirmi che tu hai evocato quel mostro, dimmelo o peggiorerai le cose!" minacciai.

 

"Ma sei pazza Grenger? Io ho paura di quel mostro. Mi ha rovinato la vita, la notte quasi non ci dormo al solo pensiero e tu ora vorresti accusarmi?" aveva alzato il tono di voce. 

 

Lo guardai intensamente negli occhi cercando di trovare una nota di sinceritá. 

 

"Ti prego Hermione, credimi".

 

Hermione.

Non mi aveva mai chiamato per nome. Ed ecco che nei suoi occhi compariva nuovamente quell'innocenza, quella sincerità che solo io avevo visto una volta e che ora si ripresentava. In quel momento Malfoy mi sembrava più distrutto della sera in cui si era bruciato con la sua pozione. Leggevo nel suo volto un disperato bisogno di qualcuno che lo abbracciasse, che gli credesse, che si dimostrasse aperto nei suoi confronti. 

Ancora una volta quel qualcuno ero io.

 

"Troveremo chi te l'ha rubato e fermeremo Voldemort" dissi come se sapessi cosa fare. 

 

Mi guardò nuovamente e per un attimo mi sembrò rassicurato.

 

"Solo una cosa Malfoy. Abbiamo bisogno di Harry e Ron e lo sai bene anche tu" 

 

Si sedette su una sedia sedia, e con le mani sul viso esclamò "Io non mi alleo mai coi nemici, ma se questi hanno altri nemici in comune con me, allora posso patteggiare"

 

Sorrisi. Parlava di nemici come se io e i miei compagni lo fossimo per davvero. Che sciocco serpeverde, pensai. 

Hogwarts mi aveva insegnato che i nemici non sono sempre quelli che si distinguono da te. Molto spesso i veri nemici li hai sotto al naso, ti ronzano intorno e nemmeno te ne accorgi, ma questa era una lezione che Draco avrebbe imparato presto.

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Capitolo 8
*** Capitolo sette: Alleanze ***


Quel giorno accadde una cosa che per me era inverosimile, Malfoy aveva accettato di aiutare me, Harry e Ron. 

Metà del lavoro l'avevo già fatto correttamente, insomma avevo scoperto qualcosa sul magico amuleto e soprattutto avevo convinto Malfoy a collaborare, restavano solo tre punti: convincere i miei amici, mettere insieme i pezzi e sconfiggere Voldemort. 

Quel pomeriggio restai nel mio dormitorio a leggere e rileggere il libro, in particolare mi soffermai più volte sulla frase "...può custodire un'anima che può essere liberata se alimentato dalla magia".

Chi aveva alimentato l'amuleto per liberare Voldemort? 

La mia più grande paura era di essere l'artefice di tutto: e se ad alimentare l'amuleto fossimo stati proprio noi studenti che ogni giorno siamo qui a studiare e sperimentare nuovi incantesimi? 

 

Ron ed Harry mi raggiunsero al dormitorio.

 

"Tu sei pazza, sei completamente pazza" urlò Ron appena entrato in camera mia.

 

"La notte sappiamo che vai in camera di Malfoy e il giorno dopo non ti presenti alle lezioni, ti rendi conto cosa ci hai fatto pensare?" Ron sembrava disperato.

 

"Pensavamo ti stesse torturando" disse Harry facendo cenno con la mano a Ron di calmarsi. 

 

"Ragazzi va tutto bene, abbiamo avuto un contrattempo" 

 

Non avevo intenzione di raccontare loro che avevo dormito con lui, ultimamente stavo nascondendo troppe cose ai miei amici, ma lo facevo per il loro bene e per la mia sanità mentale, e avevo intenzione di continuare così. 

 

Gli raccontai dell'amuleto, di ciò che avevo scoperto, che apparteneva a Malfoy e sulla mia teoria in base alla quale eravamo stati noi studenti con la nostra magia ad alimentare l'amuleto. 

 

"Non so se sia più folle la tua teoria o il fatto che tu ci stia chiedendo di collaborare con quel serpeverde" disse Ron.

 

"Hermione, per una volta sono d'accordo con Ron, ti fidi?" 

 

Presi la mano a tutti e due e li feci sedere a terra sul mio tappeto. Lo facevamo sempre al primo anno quando dovevamo confabulare sulle coppiette più grandi o di cosa accadeva a scuola, era una cosa nostra, una nostra consuetudine, qualcosa di intimo.

 

"Ragazzi, se vi dicessi che mi fido di Draco, vi direi una bugia. Ma cosa abbiamo da perdere? Dirà a qualcuno che abbiamo rubato un libro dalla biblioteca? Bhè, l'ha fatto prima lui falsificando la firma di Silente. Dirà a qualcuno delle nostre indagini? L'amuleto è suo e verrebbe automaticamente considerato colpevole. Quando non hai più nulla da perdere non fa male provare a fidarsi delle nuove alleanze. Noi cosa abbiamo da perdere? Nulla.

 

Mi guardarono come inteneriti, avevo ragione, era evidente, facevano sempre così quando avevo ragione io. 

Li convinsi, non so come, ma lo feci. 

In quella scuola avevo visto le cose più strane del mondo tra incantesimi, trasformazioni, pozioni magiche eppure in quel momento la cosa più incredibile mi sembrava quell'alleanza che si stava stringendo. 

 

"Ora ragazzi vi prego accantoniamo per un attimo questa alleanza e questa situazione, oggi c'è una partita di Quidditch e devo rovinare Malfoy" disse Harry. 

 

Risi, gli concessi quella battuta. Il quidditch per la nostra scuola veniva considerato quasi come una religione, non potevo far altro che passarci sopra. 

Ci recammo tutti e tre al campo, Harry andò con la squadra negli spogliatoi mentre io e Ron ci accomodammo sulla torretta a fare il tifo. 

Mi sedetti accanto ad Hagrid, adoravo guardare le partite con lui, la prendeva quasi sul personale e nel tifo metteva tutto se stesso. Una volta fu così entusiasta della vittoria che non si accorse che stavamo tornando tutti al castello. 

 

"Ciao Hagrid" lo salutammo.

 

"Ciao ragazzi, stavo cercando proprio voi. Domani vi voglio nella mia capanna dopo le lezioni, dobbiamo parlare" 

 

"Riguarda quello che pensiamo?" chiese Ron.

 

"Probabilmente si" rispose. 

 

Cercai di non pensarci, decisi di prendere le cose più alla leggera almeno in quel momento.

Nel frattempo la partita era iniziata, Grifondoro in vantaggio grazie al nostro portiere che riusciva a parare ogni tentativo dei Serpeverde di guadagnare qualche punto. 

Nel frattempo vedevo Harry e Draco che si battevano duramente per il boccino d'oro. 

Quando si facevano più vicini a me cercavo di ascoltare la conversazione, era una cosa che mi aveva sempre divertita.

La maggior parte delle volte si minacciavano, quella volta fu diverso.

 

"Non farci pentire di esserci fidati di te" gli disse Harry.

 

"Sono ufficialmente dei vostri Potter, ma in questa partita proprio non posso essere dalla vostra parte" 

 

E con quella frase Draco riuscì ad afferrare con colpo rapido il boccino d'oro. 

Serpeverde vincitore.

Sentivo la torretta dei Serpeverde esultare come non mai, era bellissimo per loro vincere, soprattutto contro Grifondoro. 

Intanto Hagrid imprecava.

 

"Ci tenevo troppo a questa partita"

 

"Hagrid, ma tu tieni a tutte le partite" aggiunsi ridendo.

 

Intanto Draco esultava sulla sua scopa esibendosi in capriole ed acrobazie. 

La nostra tribuna si era svuotata, io con la scusa di voler aspettare Harry rimasi li a fissarlo. 

In fondo era una scena dolce vederlo così sorridente davanti ad i suoi compagni. Sembrava così felice, ed io mi chiesi se quella felicità fosse dettata dall'aver vinto o dall'aver battuto Harry che era considerato il miglior cercatore. 

Mentre lo fissavo lui mi notò, notò che ero rimasta da sola. Non appena ebbe girato lo sguardo verso di me io alzai la testa come a fingere indifferenza, ma era troppo tardi, se n'era accorto. 

Volò verso di me, verso la torretta dei Grifondoro. 

 

"Adesso mi ammiri addirittura?"

 

"Sto aspettando Harry, non sentirti lusingato" 

 

"Peccato che il tuo amico sia già tornato al castello" sorrise mentre mi svolazzava di fronte con la scopa.

 

Arrosii, mi sentii tremendamente in imbarazzo. Sorrisi, in fondo il sorriso è l'arma migliore per evitare situazioni imbarazzanti. 

 

"Hai un bel sorriso Grenger"

 

Si voltò e volò verso gli spogliatoi.

Per la prima volta, gli occhi di Draco erano vispi, avevano preso colore. 

Anche il ghiaccio si scioglie e prende colore, pensai.

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Capitolo 9
*** Capitolo otto: Cuore di pietra ***


Non ero abituata a ricevere i complimenti, nessuno mi aveva mai detto di avere un bel sorriso prima d'ora a scuola. Insomma, le uniche lusinghe che ricevevo erano da parte dei ragazzini più piccoli del secondo o terzo anno e che non m'interessavano. 

Nessuno della mia età mi faceva complimenti o si approcciava a me poiché mi mostravo sempre abbastanza distaccata da quel punto di vista. Non sapevo se realmente potessi piacere a qualcuno dei miei corsi, ma non m'interessava saperlo. 

Passai ore quella giornata a pensare al suo complimento, ero distratta, non riuscivo a studiare. Harry e Ron si interrogavano sul perché Hagrid ci volesse nella sua capanna, ma non riuscivo a seguirli, quasi non m'importava, l'avremmo scoperto l'indomani. 

Non vidi Malfoy per il resto della giornata e mi stava bene, riuscii a vederlo solo la sera in mensa.

Ero seduta accanto a Romilda Vane che non faceva altro che spettegolare su Laura Madley, una povera tassorosso vittima di innumerevoli critiche per aver avuto rapporti con un ragazzo dei corvonero giá impegnato. Quella sera in mensa c'era pollo con salsa di rana, non era una salsa fatta con rane vere, ma a causa del colore verdognolo la chiamavano così, ed era molto buona oltretutto. Quando in mensa c'era il pollo, significava sempre che c'erano buone notizie, ma quel giorno non accadde un bel niente.

Una giornata piatta, inutile, l'unica novità erano i Serpeverde che gioivano e saltellavano per il castello a causa della loro vittoria.

Da lontano vidi pavoneggiare quel biondo platino e capii che era lui. Si sedette al tavolo dei serpeverde sulla panca di destra, giusto di fronte a me. 

Non alzai più la testa per il resto della cena, se l'avessi fatto probabilmente i nostri sguardi si sarebbero incrociati, non mi andava. Ma Malfoy non lo potevi evitare, se lui aveva deciso che tu gli avresti dato attenzioni, faceva il possibile per farsi notare.

Era testardo, cocciuto, non potevi evitarlo, e se lo facevi era peggio per te e per il suo stato d'animo tormentato.

Si alzò con calma senza perdermi d'occhio, fingeva di parlare coi suoi compagni, si avvicinò a me e mi versò della salsa di rana addosso. 

Era finita ovunque, sul mantello, nei capelli, sul tavolo..

 

"Scusami mezzosangue" rise "Non avrei mai voluto"

 

Rise, rise di gusto insieme ai suoi amici, come se quello scherzo fosse stato divertente, come se fosse la cosa più epica mai successa ad Hogwarts. 

Mi alzai, non ero intenzionata a star zitta, col tempo avevo imparato ad essere testarda, e se lui sapeva fare una cosa, io volevo farla meglio. 

Presi un pezzo abbastanza grande di pollo, lo immersi nella salsa, con la mano sinistra gli scostai il colletto della camicia e con la destra gli infilai tutto nei vestiti. 

 

"Perdonami Serpeverde" dissi con stizza.

 

I Grifondoro e i Tassorosso che avevano assistito alla scena iniziarono a ridere, lui non poteva sopportare tutta questa umiliazione. 

Era stato umiliato da Hermione Grenger, sapientona, sangue marcio, Grifondoro, tutto ciò che lui odiava.

 

Mi voltai e me lo lasciai alle spalle mentre mi recavo al dormitorio per farmi una doccia e cercare di togliere lo sporco dai capelli. Volevo eliminare ogni traccia di cibo dal mio corpo, peccato che la doccia non potesse lavare via anche i pensieri.

Me lo ritrovai dietro, scattante, più sporco di me, me ne accorsi solo quando ero entrata nel dormitorio.

 

"Che ci fai adesso qui, sei pazzo?"

 

"Grenger voglio ucciderti."

 

"Entra e non far rumore" 

 

Lo feci entrare in camera mia, non era giusto che un Serpeverde se la spassasse per il pianerottolo dei nostri dormitori, sperai che nessuno mi avesse vista.

 

"Io dico che voglio ucciderti e tu mi inviti nella tua stanza?" chiese.

 

"Uccidermi? Dai Malfoy smettila, fatti una doccia, gira i tacchi e vattene, non voglio neanche più parlarti". Poggiai le mani ai fianchi.

 

Non disse niente, neanche una semplice imprecazione, niente di niente. Si recò presso il mio bagno e si diede una veloce ripulita, quando uscì sembrava rimesso al mondo. 

Stava per uscire dalla mia stanza, lo afferrai per un braccio, non volevo che andasse via così. Non poteva trattarmi come un giocatolo, non poteva farmi un complimento, trattarmi bene e poche ore dopo ritornare ad odiarmi. 

 

"Ascoltami bene Malfoy, io mi sono stufata di te"

 

"Come scusa?" rise.

 

"Hai sentito bene. O sei con me o contro di me"

 

Malfoy mi guardò, sguardo penetrante, occhi di ghiaccio come suo solito. 

Mi prese il braccio con forza.

 

"Mi chiedi di scegliere? Tutta la vita contro di te" 

 

"Quindi non sei più dei nostri?"

 

"Sono dei vostri solo per sconfiggere Voldemort, dopodiché non ti degnerò neanche più del saluto"

 

L'aveva chiamato per nome. Draco non chiamava mai Voldemort per nome, era mai successo, non in mia presenza. Ad Hogwarts nessuno aveva mai osato, in giro si vociferava che chiunque lo avesse nominato avrebbe avuto sette anni di sfortuna. Era una credenza che mi faceva ridere, mi ricordava la credenza babbana degli specchi. Quando sentivo dire questa stupida diceria, pensavo sempre che i maghi passano la maggior parte del loro insulso tempo a criticare i babbani e porre delle linee di confine con loro, ma che in realtà queste linee non sono così spesse come credono loro. 

 

"Ciao Malfoy"

 

Furono le uniche parole che mi feci scappare, non volevo sentirlo, non volevo vederlo, volevo solo sentire il rumore della mia porta chiudersi, aprire gli occhi e vedere che era sparito, ma non accadde. 

Ancora una volta si era sentito completamente odiato è messo da parte, aveva questa mania di protagonismo mista controllo che non sopportavo.

Si sedette sul mio letto, accarezzò con una mano il mio piumone, lo sentì che era soffice, vellutato e caldo.

 

"Vieni qui"

 

Mi avvicinai, non so ancora per quale assurdo motivo, e sentii improvvisamente la sua mano sui miei capelli. Mi stava togliendo un pezzo di pollo che mi aveva tirato addosso.

Ebbi il coraggio di pietrificarmi, il mio istinto mi diceva di abbracciarlo, di stringerlo come fosse mio amico. A tratti mi eccitò, mi venne quasi voglia di baciarlo, aveva un aspetto che -odiavo ammettere- era irresistibile e sapevo per certo di non essere l'unica ragazza a pensarlo.

In quel preciso momento avrei voluto fare di tutto, ma l'unica cosa che mi riuscì fu pietrificare il mio cuore.

Non potevo farmi trattare così, non volevo essere il suo giocattolo, e soprattutto se l'avessi anche solo toccato mi avrebbe scaraventata all'altro lato della stanza.

 

"Vai via da me"

 

Chiuse la porta, se ne andò, ma solo fisicamente..



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SPAZIO AUTRICE!
Salve ragazzi, non é da me scrivere uno spazio autrice, ma oggi ne avevo bisogno. Vorrei sapere cosa ne pensate della storia (in bene e in male). Sto scrivendo per puro divertimento ma mi farebbe piacere avere un feedback da parte vostra.
Un abbraccio.
F. 

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Capitolo 10
*** Capitolo nove: Il diario. ***


Nella capanna di Hagrid c’era sempre uno strano odore di legno misto a the ed erba fresca. 

Erano mesi che non mettevamo piede in quel posto e nulla era cambiato, a partire dalle sedie di legno per finire al camino sempre acceso, la capanna si trovava in un posto in cui non batteva la luce del sole, faceva sempre freddo. Era sempre lui, il solito Hagrid.

Alto, un po’ goffo, in carne ma estremamente dolce. Erano anni che ci ritrovavamo li a bere the, la sua bevanda preferita. Inizialmente non riuscivamo a bere quegli strani intrugli che preparava ma dirgli di no era praticamente impossibile e ci avevamo fatto l’abitudine pur di farlo contento.

Stavamo parlando di esami, Ron come al solito non faceva altro che lamentarsi su come la sua carriera scolastica stesse andando a rotoli come se non sapesse che l’avrei fatto copiare agli esami, come succedeva da tanti anni a quella parte. Si faceva sempre prendere dall’ansia, ma quando lo aiutavo a copiare era buffissimo. Avevamo ormai adottato tutte le strategie più impensabili, e le tenevamo per noi, le custodivamo segretamente.

Al terzo anno addirittura comandai uno studente più piccolo, che era in debito con me, di indossare il mantello dell’invisibilità di Harry e di consegnare a Ron il foglio con tutto l’esame svolto. Sapevamo bene che se Piton se ne fosse accorto ci avrebbe espulsi, ma noi rischiavamo sempre. Era un po’ una nostra consuetudine, un nostro rituale che attuavamo ad ogni esame.

 

Bene ragazzi passiamo alle cose importanti”

 

Hagrid fece l’ultimo sorso dalla sua tazza.

 

Cos’hai da dirci di tanto importante?” chiese Harry.

 

Harry, so che voi sapete delle voci che girano ad Hogwarts” 

 

“Ovvero?”

 

Era una domanda retorica, conoscevamo tutti la risposta, ma chiaramente volevamo fargli uscire quante più informazioni possibili.

 

“So che sapete che Tu Sai Chi si nasconde nei sotterranei di Hogwarts e so anche che sapete che a tenerlo in vita è un potente amuleto” rispose.

 

Io e Ron ci guardammo, sospirò. 

 

Hagrid, abbiamo scoperto che quell’amuleto appartiene a Draco, e non riesce più a trovarlo” esclamai.

 

Hagrid spalancò gli occhi, come se si fosse appena ricordato di qualcosa di importante. Si alzò e con movimenti delicati iniziò a scavare in un’incavatura che teneva nascosta accanto al camino. 

 

Molte volte voi studenti vi ostinate a gettare strumenti e oggetti fuori dalle finestre dei vostri dormitori come se questi si materializzassero nel nulla, in realtà finiscono tutti nel mio giardino”

 

Poggiò un cofanetto sul tavolo. Era di legno, non un legno resistente, uno di quelli vecchi e corrosi dal tempo, lo si vedeva dei bordi oro ormai troppo sbiaditi.

 

Hagrid che vuoi dire?” chiese Ron.

 

Voglio dire che tutto ciò che voi gettate io lo raccolgo e se trovo qualcosa di interessante lo prendo” 

 

Aprì il cofanetto e poggiò sul tavolo un libro rilegato con una corda. Ci soffiò sopra e cumuli di polvere invasero la stanza.

Aveva una copertina in pelle e un’aria particolarmente inquietante, somigliava a quei libroni che il professor Piton ci faceva continuamente leggere in due giorni quando decideva di punirci.

 

Harry, sai cos’è questo?”

 

“Un libro!”

 

Sbagliato! È l’inconscio di Malfoy, di Draco Malfoy” 

 

Ron odiava quei discorsi lunghi, gli mettevano ansia, preferiva parole dirette e precise. Gli si leggeva subito in viso che fremeva dall’ansia: diventava più pallido, le lentiggini si facevano più evidenti e gli sudavano le mani.

 

Hagrid cosa vuol dire l’inconscio di Draco Malfoy?”

 

“Significa che questo è il suo diario in cui ha scritto dei pensieri...intimi” esclamò Hagrid.

 

Ci guardammo tutti e quattro. 

Non sapevamo se fosse più imbarazzante che Malfoy avesse questa specie di diario segreto o che questo stesse per diventare accessibile a tutti.

Era imbarazzante, faceva sorridere, ma non in quel momento. In quel momento sembravamo solo curiosi di scoprire cosa pensasse quella mente così tanto macabra e oscura, quali fossero i pensieri di una persona così cupa, figlia dell’oscurità. 

 

Io non lo leggo” disse Harry.

 

Harry dici sul serio?” rispose Hagrid.

 

Harry, e se ci fosse scritto che fine ha fatto quell’amuleto? E se scoprissimo che Malfoy ci sta truffando? Andiamo Harry non essere stupido.” disse Ron strappando il libro dalle mani di Hagrid.

 

Le voci iniziarono a confondersi, iniziarono ad urlare, ad esprimere opinioni contrastanti. Hagrid se ne stava li a cercare di placare la situazione, senza ottenere risultati.

Da un lato Harry, che dimostrava sempre la sua onestà intellettuale e non voleva invadere i pensieri di un’altra persona, e dall’altro Ron, che invece se ne infischiava altamente dell’intimità e della riservatezza di un Serpeverde.

Le voci erano forti, non riuscivo a concentrarmi e a pensare.

 

Immobilus!” 

 

Li immobilizzai. Rimasero li, con le bocche aperte, il libro conteso tra i due e gli indici alzati in segno di reciproco rimprovero. 

Pensai per una frazione di secondi, dopodiché strappai il libro dalle loro mani.

 

Questo lo tengo io e lo leggerò, ma solo io.” esclamai e riuscii a leggere Harry nel pensiero, come se riuscissi a percepire la sua delusione e disapprovazione nonostante fosse immobilizzato.

Lo guardai e gli poggiai una mano sulla spalla.

 

Scusami Harry, io non mi fido di Malfoy”

 

Era quella la mia decisione ed ero irremovibile, senza neanche sapere il perché. Mi dispiaceva immergermi completamente nell’intimità mentale di qualcuno senza il suo consenso, mi dispiaceva terribilmente.

Ma io avevo bisogno di leggere, avevo bisogno di capire se quell’alleanza che ci aveva promesso era solo una presa in giro, se il suo scopo era depistare l’attenzione, se in realtà il vero alleato di Draco fosse Voldemort.

Avevo bisogno di capire troppe cose, avevo troppe domande senza risposta, e quel diario, quel libro rappresentava forse la soluzione ai miei problemi. 

Tenere quel diario mi faceva male, terribilmente male, se avessi letto che in realtà Draco sapeva perfettamente dove si trovasse il suo amuleto e se avessi scoperto che stava tramando contro di noi, contro di me, ci sarei rimasta male. 

Il nostro rapporto era bipolare, un secondo prima mi trattava con decenza e quello dopo era li a puntarmi il dito per motivi assurdi e negligenti e la mia preoccupazione era per i miei amici. Io ero abituata ai suoi atteggiamenti, alle sue manipolazioni continue, ero abituata a tutto. Harry e Ron no, e se Draco stava tramando contro di noi era meglio scoprirlo subito. 

 

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Capitolo 11
*** Capitolo dieci: Pensieri. ***


Non riesco a dormire, questa è la terza notte di seguito. Ho sonno, sono distrutto, ma non riesco, ho paura.

 Ci sono pensieri che mi tormentano, mostri che si impossessano dei miei momenti di pace, vengono a disturbare i miei sogni. 

Ieri notte l’ho sognato, ho dormito mezz’ora, ma non l’avessi mai fatto. 

Ero in un tunnel, lo stesso tunnel che sogno da diciotto anni a questa parte, stavolta però era diverso, c’era una luce in fondo. Io cercavo di raggiungerla, correvo ed allungavo le mani, ma alla fine nell’esatto momento in cui finalmente mi era sembrato di averla presa, lui era dietro di me. 

Mi chiedo quando questo finirà.” 

 

 

Oggi è stata una delle giornate più noiose della mia vita. Ho passato la giornata a dare il tormento ai ragazzi più piccoli, ormai è diventato un gioco tra me e loro. Hanno paura di me, sono un Serpeverde, e il mio cognome non fa altro che alimentare il tremolio delle loro gambe. 

Mi diverto a leggere nei loro occhi la paura di reagire, sono buffi, mi fanno ridere. Oggi però no, non mi hanno fatto ridere, oggi era diverso.” 

 

Non ero soddisfatta, mi sentivo tremendamente in colpa, stavo scavando tra i suoi pensieri come se fosse una cosa normale, non era giusto. Più andavo avanti più scoprivo dettagli della sua anima che non mi appartenevano e che non dovevo conoscere.

La sua insonnia, i suoi strani sogni, i suoi tormenti ai ragazzini più piccoli, erano cose troppo private, se qualcuno avesse fatto lo stesso con me io mi sarei arrabbiata a morte. 

Avevo quel diario sulle ginocchia e continuavo a leggerlo e sfogliarlo, e appena capivo che in quelle pagine non ci sarebbe stato nulla di quel che volevo sapere, strizzavo gli occhi e passavo avanti. 

Tutto d’un tratto, un colpo di fulmine: se avesse scritto qualcosa su di me?

Cercai di dividere le pagine seguendo un preciso ordine cronologico, mi basavo su fatti che conoscevo, eventi che venivano raccontati che coinvolgevano tutto il mondo esterno e non solo lui. 

Arrivai alla sera in cui Piton ci aveva incaricati di fare una pozione insieme per punizione, la sera in cui si era ferito e io l’avevo aiutato. 

 

Odio il professor Piton e i suoi strani modi di punire noi allievi. Oggi abbiamo dovuto preparare una pozione e ovviamente sono capitato insieme alla Grenger, mi sembra ovvio. Le sfortune sempre a me.

Mi sono ferito da solo, pensavo di poter essere più bravo di lei, ho cercato di fare la pozione da solo e non ci sono riuscito, sono solo stato male. Ho creato qualcosa che è andato contro di me.

Nessuno è più bravo di lei, mi tocca ammetterlo. Se avessi lasciato fare a lei probabilmente non sarebbe successo nulla, e invece mi sono ritrovato sul suo letto dolorante, sanguinante e con una pezza bagnata sul petto e la fronte. 

Oggi per la prima volta mi sono accorto che la Grenger ha degli occhi nocciola molto profondi, non so spiegarlo bene, ma quando eravamo sdraiati sul letto faccia a faccia mi sono accorto che i suoi occhi sono espressivi, quasi come se parlassero. 

Se fosse una Serpeverde e una purosangue forse non sarebbe così male.”

 

“Stanotte ho fatto una cosa che non dovevo fare. 

Lei è entrata in camera mia per chiedermi del libro che ho rubato nella libreria segreta, è entrata per chiedermi spiegazioni e non è potuta andar via. Se fossi stato un minimo lucido l’avrei lasciata marcire sulla sedia, l’avrei fatta morire di freddo tutta la notte, ma non l’ho fatto. Abbiamo dormito insieme.

Ma ci pensi? Io e la Grenger nello stesso letto. 

Si è addormentata subito, era stanca, si vedeva dagli occhi. Neanche il tempo di rimboccare le coperte e già dormiva.

L’ho guardata, ammetto di averla fissata per almeno una mezz’ora. Mi faceva tenerezza, sembrava così piccola e innocente. Quando dorme perde l’aria da saputella combattiva, sembra tutto quello che definirei “angelico”.

Era da almeno settimane che la notte avevo incubi e non dormivo, stanotte con lei accanto non è stato così, ho dormito, ho dormito profondamente, ero così rilassato che stamattina ho saltato le lezioni e non me n’è fregato nulla” 

 

Chiusi il diario di scatto, stava diventando ridicolo, stavo esagerando. Leggere quelle parole così innocenti su di me mi faceva venire i brividi, mi sentivo lo stomaco accartocciato.

Ero riuscita a placare i suoi incubi, non riuscivo a leggere null’altro. 

Malfoy mi stava mostrando una parte di se che io non conoscevo a fondo, e avrei tanto voluto approfondire la questione, ma mi imbarazzava tremendamente leggere quelle parole su di me.

Arrivai al dunque, arrivai a capire ciò che mi interessava scoprire.

 

“Mi sono alleato con i tre Grifondoro, sembra assurdo ma l’ho fatto. Devo capire cosa mi succede, devo capire perché non riesco più a dormire, perché ho perso l’amuleto, se è colpa mia che lui sia di nuovo qui. Ci sono troppe cose che devo capire e se allearsi con loro è un presupposto per trovare la pace, lo farò, farei di tutto.”

 

Non mi aveva mentito, voleva davvero allearsi con noi. Non stava tramando nulla alle nostre spalle, era terribilmente sincero e indifeso. 

Sentivo come un senso di dovere nei suoi confronti, ero così dispiaciuta di sapere che stesse soffrendo. Per tutti i miei anni ad Hogwarts mi aveva dato il tormento, non aveva fatto altro che litigare con me e darmi pretesti per odiarlo, ma io non ce la facevo a sapere che era in pericolo, che stava male. 

Era una persona terribilmente sola, abbandonato dalla sua famiglia e sottovalutato dai suoi amici. 

Passava i giorni a sottolineare la differenza tra “purosangue” e “sanguemarcio” o “mezzosangue” perché essere di sangue puro era l’unico pretesto che possedeva per vantarsi, per sentirsi più speciale e per essere apprezzato.

Aveva bisogno di me, dei miei amici, aveva bisogno di aiuto. 

E nonostante la sera prima avessimo avuto l’ennesima discussione, gettai il diario per aria e feci uno dei gesti più stupidi che potessi fare. 

Uscii dal mio dormitorio e corsi, corsi tanto, come se stessi scappando da qualcosa.

Attraversai i corridoi calpestando oggetti, spingendo persone senza neanche scusarmi, corsi come non avevo mai corso in vita mia.

Mi precipitai fuori la sua porta, bussai. 

Aprii piano, come faceva sempre, come se avesse paura di trovare qualche strano nemico fuori la porta.

 

“Non dovevo sparire ieri sera?” disse.

 

Entrai, chiusi la porta e senza esitare, senza pensarci, senza dubitare lo abbracciai.

Un abbraccio lungo, intenso, forte.

Non me ne fregava nulla di quale sarebbe stata la sua reazione, non me ne fregava nulla di cosa avrebbe detto. Io sapevo che lui a me ci teneva, sapevo che non mi avrebbe mai fatto del male.

 

Io ci sono Draco, io ci sono” 

 

Rimasi li, con le braccia morbide sui fianchi, impalato, non se l’aspettava.

Mi staccò, mi spinse lontano.

 

“Ma che ti prende, sei impazzita?”

 

Indietreggiò lentamente come se stesse quasi per scappare.

 

Io ci sono”

 

Lo guardai dritto negli occhi, il contatto visivo è fondamentale per far capire ad una persona che sei davvero interessata a lei.

Questa volta fu lui ad avvicinarsi e stringermi. Strinse fortissimo, si vedeva che non era abituato agli abbracci dal modo in cui non voleva staccarsi. 

Poggiò la sua testa nell’incavatura tra il mio collo e la mia spalla. Riuscivo a sentire il suo profumo, i suoi battiti accelerati. 

 

Aiutami” disse.

 

Lui non lo sapeva ancora che già in quel momento, con quell’abbraccio lo stavo aiutando.

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Capitolo 12
*** Capitolo undici: Lucius Malfoy. ***


Non gli dissi nulla del diario, non ne ebbi il coraggio, finsi semplicemente di essere compassionevole e di aver avuto un’intuizione.
Quella sera Draco era tra le mie braccia, così indifeso, senza maschere, senza mostri.
Non sapevo esattamente cosa stessi facendo ma mi impossessai del suo letto come se fosse ormai mio da un pezzo.

“Dormo qui stanotte” dissi.

“Come vuoi, ma ti prego di non parlarne con nessuno” disse stendendosi accanto a me.

Si mise la mani dietro al collo e cominciò ad osservare il soffitto. Mi resi conto di quanto poteva essere affascinante, aveva delle ciocche di capelli davanti agli occhi che ogni tanto spostava con dei soffi leggeri. Mi chiedevo a cosa stesse pensando. 
Qualche mese prima, vederlo così mi avrebbe provocato una grande indifferenza, e invece quella sera ero curiosa di sapere cosa pensasse, cosa volesse, come si sentisse. 
Allungò un braccio verso di me.

“Vieni qui” 

Mi avvicinai, mi strinse. 
Così mi addormentai quella sera, tra le sue braccia, con la testa sul suo petto. Riuscivo a sentire i suoi battiti, uno ad uno, riuscivo a sentire i suoi respiri ma soprattutto il suo profumo. Era così terribilmente profumato, mi ricordava quando mio padre aveva un appuntamento importante e si riempieva di profumo.
Fu una notte tranquilla, rilassante.
Desiderai restare tra le sue braccia per sempre, ma purtroppo era un desiderio lontano, la mattina avevamo lezione e non potevamo permetterci di saltarle per la seconda volta. 
Alle cinque del mattino, quando ero certa che non ci sarebbe stato nessuno nei corridoio, decisi di tornare nel mio dormitorio.
Gli diedi un’occhiata, era li che dormiva beatamente, in pace con se stesso e col mondo.
Gli lasciai un biglietto e me ne andai. 

“Hermione hai degli occhi spaventosi” sussurrò Ron cercando di non farsi sentire dalla McGranitt. 
Quella mattina avevamo lezione di trasfigurazione, e la mia mente era altrove. Avevo sonno, terribilmente. Nel mio dormitorio non ero riuscita a chiudere occhio, avevo il suo profumo che quasi mi tormentava. 

“Lo so Ron, ho passato la notte a cercare informazioni su Malfoy, ne parliamo dopo”

Mentii, mentii spudoratamente. Mi aveva chiesto di non raccontare niente a nessuno e così feci, e tralasciando la mia promessa, ero io stessa a non voler raccontare nulla ai miei amici. 
Non sapevano niente di me e Draco. Di tutte le volte che l’avevo aiutato, di qualche volta che avevamo dormito insieme. 
Non riuscivo a dirglielo, non potevano saperlo, mi avrebbero giudicata male e si sarebbero arrabbiati con me e non avevano tutti i torti. Stavo commettendo errori su errori, mi stavo fidando di una persona che per anni si era divertita a darci il tormento, che continuava a tratti a umiliarmi e imbarazzarmi. 
Mi stavo fidando di quello che loro consideravano “nemico”. 
Uscimmo dall’aula coi nostri libri stretti alle braccia quasi come se avessimo paura che qualcuno potesse rubarceli. 
Ci recammo in biblioteca e cercammo un tavolo piccolo, per tre, così potevamo essere sicuri che nessuno ci avrebbe interrotto. 
Ci sedemmo sistemando e aprendo i libri per dare l’impressione di star studiando, chiaramente non era così. 

“Ho letto il diario” esclamai.

Harry poggiò la testa sul braccio, sperava che non l’avessi fatto, ma non era così.
Mentii ancora una volta, decisi di non parlare delle parole che Draco aveva speso per me, in fondo non erano poi così importanti. Erano cose che riguardavano solo me e lui. 

“Ho accontentato entrambi. Ho cercato di scoprire se stesse tramando alle nostre spalle ma senza leggere dettagli della sua vita privata, in modo da far felice Harry.” 

“No dai Hermione, avremmo potuto appendere le pagine in giro per la scuola, avremmo potuto scoprire quante ragazze si è fatto e parlarne ai quattro venti” rise Ron.

Al solo pensiero rabbrividii, non mi andava di pensarci ne tanto meno di fare una cosa simile. Sapevo che Ron scherzava, ma sapevo anche che infondo dopo tutto quello che gli faceva passare, il pensiero l’aveva seriamente sfiorato per un attimo. 

“Dai Ron, sii serio” sbuffò Harry. 

“Cos’hai scoperto allora?” continuò.

“Non sta tramando contro noi, anzi, ha paura che qualcuno stia tramando contro di lui” 

“Perfetto, perché anche io ho qualcosa da dirvi” disse Harry.

“Ieri ero da Silente, mi ha convocato nel suo studio. Pensavo dovesse dirmi qualcosa di importante e invece mi ha solo chiesto di stare attento e non andare più da Hagrid, neanche in compagnia”

“Harry se reputi importante l’ennesimo rimprovero di Silente ti prego di non continuate..” esclamò Ron.

“Aspetta. La cosa importante è che proprio mentre uscivo dal suo studio ho visto Lucius Malfoy che invece stava per entrare. Portava al collo un ciondolo che mi sembrava l’amuleto di Malfoy, non ricordo bene com’è fatto l’amuleto che stiamo cercando, ma mi sembrava lui.” 

Rimanemmo a bocca aperta.
Io lo ricordavo bene quell’amuleto, era dorato, pieno di ghirigori e con una pietra rossa al centro. Lo ricordavo benissimo.
Harry concordava con la mia descrizione. Ma com’era possibile che il padre avesse rubato l’amuleto al figlio? A quale scopo? 
Decidemmo di parlarne con Draco, era lui il diretto interessato, era arrivato il momento della vera alleanza, il momento in cui le cose si facevano davvero vive. 
Lo incontrammo nel pomeriggio nel cortile.
C’era un’aria fredda, nevicava. Era il periodo che preferivo di più ma che allo stesso tempo tenevo. Quando c’era la neve era difficile vivere ad Hogwarts, succedeva sempre qualcosa. 
Harry e Draco avevano le loto scope e le loro divise di Quidditch, si sarebbero dovuti allenare qualche ora dopo.
Ron mi teneva le mani, cercavamo di scaldarci a vicenda. La soluzione sarebbe stata incontrarci nella scuola, in qualche dormitorio, ma non potevamo rischiare.
Avrei tanto voluto dire ai miei amici che io ormai conoscevo tutte le scorciatoie e tutti i modi per entrare nei dormitori dei Serpeverde senza creare sospetti, ma non potevo farlo. 

“Quell’amuleto lo trasmettiamo di generazione in generazione, ma non ne esiste una copia. Se mio padre ha un amuleto come il mio significa che è stato lui a rubarlo, ma non capisco il motivo” spiegò Draco.

La sua pelle era pallidissima, aveva freddo, si vedeva. Spesso buttava lo sguardo alle mie mani intrecciate a Ron, quasi come se avesse voluto chiederci di unirsi a noi per scaldarsi. 

“Forse lo fa per proteggerti” disse Ron. 

“O per usarlo contro di lui” ribattè Harry.

“Non sono venuto qui per sentir dire da uno stupido Grifondoro che mio padre trama contro di me.” disse innervosito.

Nutriva un gran bene nei confronti del padre, aveva preso da lui molti atteggiamenti, molti pensieri. Lucius Malfoy aveva plasmato una creatura a sua immagine e somiglianza, era stato educato per essere forte, presuntuoso e ambizioso come il padre. 
Gli voleva un gran bene, era legato tremendamente a quell’uomo, in maniera che quasi non riuscivo a spiegarmi. 
Sentivo che in quelle circostanze la mia parola avrebbe fatto la differenza. 

“Non sta dicendo che tuo padre sta tramando contro di te, vuole solo considerare tutte le ipotesi” dissi.

“Grenger, è ridicolo” disse poggiandosi una mano sulla fronte.

“Ho un piano!” esclamò Ron. 

Io ed Harry sospirammo, sapevamo benissimo che Ron non aveva quasi mai un vero piano, interveniva sempre per sdrammatizzare e per strappare un sorriso, ma eravamo pronti a sentir qualcosa di tremendamente stupido. 

“Ricordate quando Piton ci ha assegnato la pozione della verità?” disse.

“Certo, la Veritaserum, io e la Grenger ci abbiamo lavorato insieme” disse Malfoy.

Mi faceva sorridere il fatto che lo ricordasse. 

“Ottimo. Tu dovrai parlare con tuo padre, dargli qualcosa da bere e versare qualche goccia di Veritaserum nella tazza” 

Per una volta Ron aveva detto qualcosa di intelligente, io e Harry ci guardammo sorridendo. 

“Weasley stai dimenticando che nessuno è riuscito a realizzare quella pozione” 

Era vero, Draco aveva ragione, quella pozione era difficilissima da realizzare, nessuno c’era mai riuscito, ma io sapevo benissimo che il professor Piton aveva sempre qualche boccetta nascosta da qualche parte di ogni pozione esistente ad Hogwarts e sapendo di essere una delle sue allieve più apprezzate non mi feci molti scrupoli a chiedergliela.
Organizzammo un piano ben strutturato.
Io avrei chiesto la pozione al professor Piton, sperando e pregando di trovarlo in una delle sue giornate buone, Harry avrebbe avvertito Silente del possibile pericolo rappresentato da Lucius Malfoy, Ron sarebbe andato furtivamente da Hagrid per scoprire come si può spezzare il legame che c’è tra la magia e un amuleto e Draco avrebbe parlato col padre dopo aver ottenuto la pozione. 
Avevamo pianificato tutto nei minimi dettagli: io, Ron ed Harry avremmo agito nello stesso momento, mentre Draco avrebbe dovuto aspettare l’indomani per parlare col padre. 
Non esitammo un attimo, ci separammo per metterci a lavoro. 
Cercai Piton nella sala professori, ma non era li insieme agli altri, cercai in tutti gli atri e i corridoi in cui era concesso a noi studenti entrare, e non era da nessuna parte. Restava solo un posto: la sala di pozioni.
Lo trovai proprio li a lavorare a qualche strana e nuova pozione. Questo forse era uno degli unici aspetti che apprezzavo del professore Piton, era ambizioso e nonostante avesse tutte le competenze necessarie per insegnare ad Hogwarts lui continuava a scoprire nuove cose, nuove pozioni, nuovi incantesimi. Sperimentava e si metteva all’opera per noi studenti. 

“Vuole restare ancora li per molto signorina Grenger?” 

Mi ero incantata senza neanche accorgermene ed ero rimasta sul ciglio della porta.

“Mi scusi professore, non era mia intenzione disturbare, avrei bisogno di un favore” chiesi timidamente.

“Sono tutto orecchie” disse posando la boccetta che aveva appena versato nel pentolone.

“Avrei bisogno di una boccetta di Veritaserum” 

Speravo non mi chiedesse il perché, ma ovviamente non fu così.

“A cosa le serve?” 

“Sa, da quando ha dato quel compito a tutta la classe e nessuno è riuscito a portarlo a termine sono rimasta con questo pensiero fisso. Vorrei analizzarla” 

Inventai questa scusa al momento, non ero una maga a mentire, ma avevo pensato che puntare tutto sulla mia ambizione potesse essere una buona scusa e probabilmente non si sarebbe fatto troppe domande.
Purtroppo non fu così, ero una delle sue allieve preferite, ma questo non significava certo che potevo avere tutto e subito, soprattutto da un professore freddo e distaccato come Piton. 

“Signorina lei è consapevole che non posso spacciare boccette di pozioni in giro per la scuola? Se la deve meritare se la vuole.”

“Cosa dovrei fare?” 

“Presto vedrà signorina Grenger, esca dalla sala”

Uscii dalla sala senza esitare, mi fidavo delle parole del professore, e se aveva detto che presto mi avrebbe dato modo di guadagnarla, sicuramente sarebbe stato così. 

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Capitolo 13
*** Capitolo dodici: Come neve. ***


Quella mattina mi aggirai per i corridoi, ero intenzionata a richiedere al professor Piton la Veritaserum. Il giorno prima avevo promesso di essere paziente, ma la verità era che non ci avevo dormito per tutta la notte, mi serviva, e subito.

Erano le sette e mezza e la lezione con lui iniziava alle otto. Io ero già li nei corridoi, facevo avanti e indietro tenendomi ben stretti i libri. 

Non passò, non lo vidi. Iniziai a pensare che aveva usato qualche strano incantesimo dell’invisibilità perché ero stata li tutto il tempo e non l’avevo visto. Non mi restava altro che aspettare la fine della lezione.

 

“Ti ho aspettata stanotte”

 

Sobbalzai quando sentii quella voce dietro le spalle, sobbalzai dalla paura, ero troppo concentrata e immersa nei miei pensieri.

Quando mi voltai la voce ebbe un volto. Il volto aveva i soliti capelli platino e i soliti occhi gelidi e cupi, era Draco, non lo vedevo dal pomeriggio precedente e la sua visione mi tranquillizzò.

Era stranissimo per me collegare Malfoy alla tranquillità, ma era un periodo in cui tutte le certezze che avevo costruito stavano crollando, per cui non ci facevo neanche più caso. La normalità ormai era solo un lontano ricordo.

 

“In che senso mi hai aspettata?” chiesi.

 

Poggiò un braccio al muro, assunse una di quelle posizioni che probabilmente vedevo solo nei film babbani quando l’uomo voleva sedurre la sua donna, mi fece ridere per un attimo.

 

“Pensavo che mi avresti portato la pozione e che, beh...avresti dormito con me” sorrise.

 

Ci teneva, ci teneva a dormire con me, sapeva che in qualche modo riuscivo a placare i suoi incubi e finalmente avevo indirettamente saputo che lui lo apprezzava e gli piaceva.

 

“Dormire con te? Non sono la tua fidanzata Malfoy.” risi.

 

“Ma io ne avevo bisogno”

 

“Potevi cercarmi, anche io ho un letto” 

 

Perché dovevo essere io a cercare lui? Perché dovevo recarmi io furtivamente nel suo dormitorio rischiando tutto? 

Perché ero sempre io?

Aveva paura di essere scoperto, è chiaro. Non riusciva a rischiare, si chiudeva nella sua zona comfort e gli stava bene così. 

Ma la vita ad Hogwarts non è fatta di comfort zone, anzi, tutt’altro. Era fatta di rischio, pericolo, e un Serpeverde nel dormitorio di una Grifondoro sarebbe stata una cosa strana, folle, ma ad Hogwarts eravamo abituati a cose ben più folli di quella. 

Desideravo che mi cercasse.

 

“Ah scusami” alzò le mani “Beh allora ci vediamo in classe Grenger” continuò.

 

Si scostò dal muro ed entrò in aula lasciandomi alle sue spalle.

 

“Buongiorno ragazzi, oggi ho un compito speciale per voi” annunciò Piton.

 

L’intera classe sbuffò: chi fece finta di sbattere con la testa contro il tavolo, chi mise le mani nei capelli, chi stava avendo dei crolli mentali interiori. Quando Piton assegnava i cosiddetti “compiti speciali” non succedeva mai nulla di buono e noi studenti eravamo sempre portati all’esasperazione. 

O nessuno riusciva a completare in maniera corretta il compito oppure, nel peggiore dei casi, ci assegnava qualche pozione che causava danni permanenti a tutta la scuola.

Quel giorno ero seduta vicino a Luna Lovegood.

 

“Fantastico, vedo che quest’uomo ama esasperarci” disse.

 

“Bene, so che in passato avete provato a realizzare una felix felicis e lo studente che è riuscito a completare il lavoro ha ottenuto una boccetta della pozione. Oggi vi chiedo di realizzare una Pozione Antilupo, il vincitore avrà una boccetta di Veritaserum” continuò Piton.

 

Mi guardò, questo compito era indirizzato a me. Dovevo per forza realizzare quella pozione, avevo bisogno della Veritaserum. Guardai Harry, Ron e Draco, uno sguardo che diceva tutto.

Non importava chi, ma uno di noi quattro doveva essere per forza il vincitore di quella boccetta, ci serviva. 

 

“Professore, obiezione! Perché proprio una Pozione Antilupo?” esclamò Ron dal fondo dell’aula.

 

“Perché è la pozione di cui stiamo parlando da settimane, ma lei questo non può saperlo signor Weasley considerando che durante le lezioni dorme.” 

 

Sapevo perfettamente che Piton avrebbe risposto punzecchiandolo e sapevo alla perfezione che non bisognava più dire una parola se volevamo essere almeno un po’ avvantaggiati nel nostro lavoro.

 

“Lavorate in coppia e buon lavoro” esclamò uscendo dall’aula. 

 

Mi precipitai verso Harry. 

Se volevamo realizzare al meglio la pozione dovevamo collaborare, eravamo i più bravi della classe e avevamo buone probabilità di vincere. 

Ron e Luna lavorarono insieme, mentre Draco lavorò con un Corvonero che non avevo mai visto prima d’allora.

Non avevo un buon rapporto con i Corvonero e i Tassorosso, ero mal vista da loro, avevano sempre voglia di sopraffare il mio lavoro e le mie conoscenze, quasi non ci sopportavamo. 

Pochi di loro erano miei amici e poche erano le facce che conoscevo. 

 

Aprii il libro.

 

“La Pozione Antilupo fu inventata da Damocles Belby ed è una pozione complessa che permette ad un Lupo Mannaro di mantenere il controllo mentale se presa la settimana del plenilunio. 

Per una politica del Ministero della Magia atta a controllare il fenomeno del Licantropismo, questo preparato è strettamente controllato e può essere creato solo da persone con autorizzazione ministeriale. “

 

“Hermione, perché Piton ci ha dato il permesso di fabbricare una pozione proibita?” mi chiese Harry. 

 

“Non lo so Harry, l’importante è vincere quella boccetta” risposi. 

 

Ci muovevamo con un’enorme fretta, sapevamo di avere altri validi avversari che sarebbero riusciti a comporre la pozione per cui dovevamo assolutamente lavorare bene ed essere veloci.

Harry iniziò a studiare, leggere e migliorare la ricetta al meglio.

Io mi recai in giro per la scuola a cercare gli ingredienti e avevo intenzione di reperire qualcosa in più per Draco e Ron nel caso in cui non fossero riusciti a trovare tutto.

Per una volta non m’importava di primeggiare, l’importante era che quella pozione sarebbe arrivata a noi.

Mi serviva: 

 Polvere d’Argento,

Radice di Aconito,

Piume di Augurey,

Succo di Bubotuberi,

Corteccia di Carpine ,

Elleboro,

Pietra di Luna,

e Fiori di Mughetto. 

Non ci misi molto a reperire tutto l’occorrente, ormai conoscevo Hogwarts, era casa mia e sapevo benissimo la postazione di ogni singolo ingrediente, e quando qualcosa mi sfuggiva, mi bastava semplicemente chiedere ad un professore. 

Ritornai subito da Harry dandogli tutto l’occorrente necessario e ci mettemmo all’opera.

Dopo mezz’ora eravamo sudati, i miei capelli si erano gonfiati a causa del vapore che emanava il pentolone. 

Neville aveva consegnato la sua pozione, ma aveva fallito, secondo Piton non aveva aggiunto la giusta quantità di polvere d’argento. Questo fallimento ci demoralizzò, non perché Neville fosse bravo ma perché continuavamo a leggere la ricetta e ad ogni lettura sembrava sempre più impossibile.

Io ed Harry avevamo quasi terminato, dovevamo solo finire di amalgamare bene e il tutto, quando tutto d’un tratto dal fondo della sala si levarono due voci.

 

“Abbiamo finito!” 

 

Erano Luna e Ron.

Io e Harry ci guardammo perplessi ma soprattutto fiduciosi. Sapevamo che Ron non era particolarmente bravo a preparare pozioni, ma sperammo che avesse raggiunto un risultato ottimale.

Piton li scrutò con attenzione. 

 

“Signor Weasley spero non ci faccia esplodere tutti” 

 

Sentii Malfoy che ridacchiava, mi girai subito verso di lui lanciandogli un’occhiata di fuoco. Non aveva il diritto di ridere di un mio amico che tra l’altro cercava di aiutarlo, a volte avevo come l’impressione che Draco si dimenticasse che eravamo li per lui, per aiutarlo.

Il professor Piton prese la boccetta di Ron e Luna, la analizzò da cima a fondo quasi come se avesse voluto trovare il pelo nell’uovo. L’agitò, la capovolse, ne analizzò la temperatura.

 

“Il colore è perfetto”

 

Bene, bisognava solo provarla.

Piton prese un panno e lo bagnò con dell’acqua calda, dopodiché ci versò tre gocce della pozione sopra. 

Non sapevamo quale fosse il giusto criterio per capire se la pozione fosse fatta bene o meno ma ci affidavamo completamente al professore. 

 

“La Veritaserum è vostra, dici punti a Corvonero per la signorina Lovegood e dici a Grifondoro per il signor Weasley!” 

 

Ron e Luna si diedero il cinque, io ed Harry esultammo cercando di non dare nell’occhio e Draco da lontano fece l’occhiolino prima a Harry, poi a Ron ed infine a me.

La pozione era nostra, stava a noi farne l’uso che avevamo stabilito.

 

“Caspiterina ragazzi, penso che non riuscirò mai più a eccellere con Piton com’è successo oggi” disse Ron con la sua boccetta di Veritaserum in mano. 

 

Si vedeva dai suoi occhi che era fiero del suo lavoro e fiero di aver portato dieci punti a Grifondoro. Io dal canto mio sapevo bene che Ron era in gamba, ma si applicava poco quanto niente nello studio, era distratto e maldestro.

 

“Sono fiero di te” gli disse Harry stropicciandogli i capelli. 

 

Portammo la pozione a Draco, come sempre avevamo deciso di vederci nel giardino e ci eravamo accordati sul fatto che l’indomani avrebbe convocato suo padre e avrebbe avuto una discussione con lui in merito all’amuleto.

Ron ed Harry decisero subito di tornare al dormitorio e prepararsi per la cena, io invece rimasi ancora un po’ in giardino, volevo contemplare la neve. 

Erano giorni che nevicava ad Hogwarts ed io non ero mai realmente riuscita a godermi la mia atmosfera preferita. Avevo sempre altri pensieri, altre situazioni che mi distraevano e ormai trovare un po’ di tempo per me stessa, per far spazio nella mia mente e per osservare il mio quadro generale era diventato impossibile.

 

“Che c’è? Non segui i tuoi amichetti?” rise Malfoy. 

 

“Sta zitto”

 

“Sei nervosa?”

 

“No, sto osservando la neve, vorrei un po’ di silenzio” 

 

Draco rigirò la boccetta affidatagli da Ron tra le mani, accavallò le gambe e chiese “Cosa ci trovi di bello?” 

 

“È semplice, pura, pulita, soffice.” 

“Non parlavo della neve”

“E di cosa?” lo guardai.

“Di Weasley..” sorrise.

“Draco spero tu stia scherzando, ma che ti passa per la mente?” 

 

Erano anni ormai che a scuola giravano strane voci su me e Ron. 

C’era chi diceva che facessimo sesso, chi invece sosteneva che avessimo una relazione segreta. Tutte baggianate! Che bisogno c’era di nascondere una relazione? 

Non avevo mai provato nulla per Ron se non un bene incondizionato, un bene fraterno. 

 

“Quindi le voci che girano..”

“Sono false” lo bloccai subito.

 

“E nella neve? Cosa ci trovi di bello nella neve?” chiese.

“Te l’ho già detto, è morbita, soffice, pulita, bianca, pura” sorrisi.

“Praticamente il mio opposto” rise.

“Si, il tuo opposto” 

 

Si alzò dalla panchina e si avvicinò alla neve, la toccò quasi come se non l’avesse mai vista, si accovacciò e ne prese una bella manciata, dopodiché senza destare sospetti me la scaraventò addosso, tutta d’un colpo.

 

“Malfoy sei uno stupido” urlai.

 

Pensavo fosse uno dei suoi tanti modi di disprezzarmi. Ero così abituata ai suoi dispetti che pensavo fosse l’ennesimo gesto per darmi fastidio, per provocare la mia ira.

Stavo per cacciare la mia bacchetta e fare un incantesimo, ma quando mi accorsi che si era sdraiato sulla neve mentre rideva, capii che non era un gesto malizioso. Capii che stava scherzando, voleva trattarmi come una sua amica.

Posai la bacchetta e senza pensarci due volte iniziai a ricoprirlo di neve.

Lui la lanciava a me e io la lanciavo a lui.

Ridevamo, ridevamo di gusto, non ci accorgevamo di avere ormai i capelli bagnati e il naso rosso dal freddo.

C’eravamo io, lui e la neve, nient’altro.

Ci alzammo, e con le mani incrociate iniziammo a spingerci. Lui mi spingeva dietro e io dovevo stare attenta a non inciampare, ma maldestra come sono era inevitabile cadere. 

Inciampai all’indietro atterrando sulla neve soffice e lo trascinai con me.

Ci ritrovammo l’uno sopra l’altra, io sotto e lui sopra. Eravamo vicini, così vicini che quasi i nostri nasi si toccavano.

Lo guardai negli occhi, quegli occhi grigi, gelidi. 

Il freddo che provavo a causa della neve che ormai mi era finita ovunque era niente a confronto al suo sguardo.

Quel gioco, quel momento, quegli occhi era tutto così terribilmente sbagliato, lo spinsi da un lato e mi alzai di scatto.

 

“Grazie per avermi aiutato” esclamò mentre cercava di alzarsi da terra. 

 

“Devo andare adesso, mi verrà un raffreddore” dissi voltandomi e camminando a passo svelto.

 

“Grenger!” mi chiamò.

 

“Si?”

 

“A volte sei...simpatica” 

 

Sorrisi e andai via lasciandolo solo con la neve, in quell’esatto momento mi chiesi chi dei due fosse più freddo.

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Capitolo 14
*** Capitolo tredici: Il gioco dell’errore ***


 

La cena quella sera fu più noiosa del solito.

Harry e Ron non facevano altro che parlare di ragazze, e io non avevo la minima intenzione di entrare nei loro discorsi, mi sentivo tremendamente estranea, non ero dell'umore giusto.

Con la forchetta continuavo a girare e rigirare il cibo nel mio piatto, quasi come ad ispezionarlo, ma non avevo voglia di mangiare. 

 

"Hermione, tutto bene?" mi chiese Harry.

 

Non avevo dubbi che notasse tutto, Harry era quasi ancorato telepaticamente alla mia mente e riusciva subito a captare quando ero giù di morale o quando qualcosa non andava per il verso giusto.

 

"Tranquillo Harry, sono solo molto stanca"

 

"Guarda che a noi puoi dire tutto" disse Ron.

 

Già, i miei migliori amici, quelli che consideravo fratelli, potevo dire di tutto a loro, ma come facevo a dirgli che mi sentivo indissolubilmente legata al nemico? Come potevo trovare le parole per spiegare quelllo strano legame tra me e Malfoy?

Non davo un nome al nostro rapporto, mi piaceva pensare di avere un legame con lui e basta. Non volevo dare nomi, non volevo etichettare o categorizzare, sapevo solo che ero legata a lui in qualche modo.

Decisi di risalire al mio dormitorio, avevo bisogno di una doccia calda e di dormire profondamente, non ero dell'umore adatto per restare sveglia fino e tardi a parlare coi miei amici.

Ero quasi certa che mi avrebbero considerato folle considerando che l'indomani non avevamo lezioni e potevamo riunirci tutti nell'androne comune a chiacchierare, ma non l'importava. La mia mentre era in continuo subbuglio, aveva bisogno di riposo.

 

Mentre salivo le scale assorta nei miei pensieri, mi accorsi di un'altra presenza, era lui. 

Era così, sbucava quando meno me l'aspettavo, era sempre tra i piedi, anche quando cercavo di respingerlo, a volte avevo l'impressione che mi seguisse, ma ovviamente erano solo mie stupide paranoie.

Iniziai a velocizzare il passo sperando non si accorgesse di me e che soprattutto non mi chiamasse, mi ignorasse. 

 

"Ti stavo cercando" 

 

Lo ignorai, feci finta di non ascoltare pregando Merlino che stesse parlando con qualcun altro di cui non mi ero accorta. Avevo bisogno di essere ignorata, di essere una tra tante.

Da un lato volevo stare con lui e scoprire tutto ciò che mi ero persa, tutto quel che non avevo mai saputo in quegli anni, dall'altro volevo stare da sola. 

Ma il fato, gioca brutti scherzi la maggior parte delle volte, ero così assorta nei miei pensieri che dimenticai il movimento delle scale e inciampai poggiandomi sul braccio destro.

Controllai di non essermi fatta male, avevo solo una piccola sbucciatura. 

 

"Grenger tutto bene?" si avvicinò a me porgendomi la mano, il contatto e lo scontro erano inevitabili, non potevo ignorarlo. 

 

"Si" mi alzai aiutandomi con la sua mano.

 

"Qualcosa non va?" 

 

"Sono...sovrappensiero, ho bisogno di riposare, sono molto stanca" risposi.

 

Ci guardammo per una frazione di secondi .

 

"E tu? Perché non stai cenando?" chiesi.

 

"Non ho molta fame, ho solo assaggiato qualcosa" 

 

"Bene, allora ci vediamo" dissi dandogli le spalle e continuando a salire le scale.

 

Mi voltai con una fretta tale da sembrare di avere qualcosa da fare, la verità è che sentivo la necessità di essere ignorata.

 

"Aspetta!" mi afferrò il polso e fui costretta a voltarmi scattante verso di lui. 

 

"Posso stare a dormire da te stanotte?" 

 

Annuii, non volevo mostrare felicitá per la sua richiesta, volevo farla sembrare quanto più normale possibile. 

Draco Malfoy era diventata l'unica persona in grado di farmi desiderare la solitudine e la compagnia allo stesso tempo, e il tutto culminava sempre con lo stare da soli ma insieme.

Salimmo le scale, io avanti e lui di qualche passo più dietro, dovevo assicurarmi non ci fosse nessuno sul piano che ci potesse vedere anche se effettivamente erano tutti a cena.

Quella sera peró non eravamo gli unici ad aver rinunciato alle pietanze che la nostra mensa offriva, qualche gradino più su riconobbi il mantello dei Tassorosso e la capigliatura dorata, doveva essere Cedric Diggory.

Cedric era uno dei miei pochi amici Tassorosso, era un ragazzo davvero in gamba, una delle persone che vantava della mia stima. Era gentile, educato e soprattutto bravo e coraggioso, il classico bravo ragazzo da sposare, le ragazze ad Hogwarts stravedevano per lui, ed io per prima spesso mi imbarazzavo a parlargli.

 

"Ciao Hermione" mi salutò sorridendo.

 

"Ciao Cedric, non sei a cena?"

 

"Non mi andava molto in realtà, ma vedo di non essere l'unico" disse indicando me e Draco con gli occhi.

 

"Ah si, noi stiamo svolgendo un compito insieme.." dissi tesa, ero una frana a mentire.

 

"Per Piton!" aggiunse Malfoy.

 

"Interessante" esclamò lui.

 

Sorrisi e passai oltre, non vedevo l'ora di raggiungere il mio dormitorio.

 

"E dai Grenger non mi aspettavo ti facessi Cedric Diggory, tutti ma non lui" rise Draco mentre si sedeva sul baule posto davanti al mio letto. 

 

"Ma che dici Malfoy, siamo amici"

 

"Allora sarò diventato cieco, perché ho notato una particolare intesa e un forte imbarazzo" disse.

 

Stavo sistemando i miei appunti e tutti i libri disordinati sulla scrivania e non volevo dargli più la soddisfazione di contraddirlo, volevo acconsentire. Infondo il mio rapporto con Draco funzionava così.

 

"Chissà" esclamai ridacchiando. 

 

Silenzio. 

Un lungo silenzio tra noi era raro. O ci insultavamo o parlavamo da persone civili, ma il silenzio era raro. Lo guardai con la coda dell'occhio mentre sistemavo le ultime scartoffie. 

Stava fissando il vuoto, si era imbambolato.

 

"Sei geloso?" chiesi ridendo con un velo di ironia tra le mie parole.

 

"Di te? Spero stia scherzando" rise.

 

"Tanto lo sappiamo tutti che tra te e Luna Lovegood c'è del tenero, non fare il sostenuto" 

 

Erano queste le voci che giravano a scuola ormai. Me l'aveva raccontato Luna in prima persona. Mi aveva detto che qualche settimana prima Draco se l'era portata a letto, mi aveva parlato bene di lui. 

Mi disse che in quel momento di intimità era stata bene, era stato un gentiluomo, non il solito Malfoy presuntuoso ed arrogante. 

D'altro canto Draco non aveva mai avuto nulla contro Luna, era forse una delle poche persone che tollerava e questo semplicemente perché la riteneva svitata, lunatica, quasi le faceva pietá.

Mi ero chiesta come avesse fatto a portarsi a letto una ragazza per la quale provava solo sentimenti di compassione. 

 

"Ti prego non assillarmi anche tu con questa storia" si portò le mani agli occhi.

 

Risi di gusto.

 

"È stato un momento di debolezza okay? Sesso e nient'altro, sai com'è lei.." continuò. 

 

"Com'è lei?" chiesi avvicinandomi.

 

"Pazza!" 

 

Cacciai la mia bacchetta, gliela puntai alla gola e gli alzai il mento. 

Ero sempre stata dalla parte delle donne, tutte, senza alcuna distinzione. Odiavo dover assistere ad episodi di molestie, odiavo quando le mie compagne mi raccontavano di ragazzi che si prendevano gioco dei loro corpi, odiavo sentire una ragazza piangere per un ragazzo, per un'offesa o per il semplice difetto di sentirsi sbagliate.

Ero quello che i babbani definivano "femminista" e più di tutto odiavo che Draco, in quel momento, fosse seduto in camera mia a sparlare di una ragazza a cui tenevo e più di tutto odiavo il pensiero che l'avesse solo usata, che non avesse provato nulla per lei.

 

"Malfoy, finché il tuo sguardo incrocerà il mio, ti assicuro che non avrai mai modo di usare e sparlare di una ragazza in mia presenza, soprattutto se è mia amica" lo minacciai con la bacchetta tesa in alto.

 

Alzò le mani.

 

"Sono impressionato" disse alzando un sopracciglio. 

 

Fu un attimo, un singolo attimo.

Mi strappò la bacchetta scaraventandola a terra con una velocità che gli invidiai, intrecciò la sua mano con la mia e con l'altro braccio mi attirò a se prendendomi per i fianchi. 

Fu un minuto che per me durò un'eternità.

Sentivo il suo fiato sul collo e sapevo che lui sentiva il mio. Aveva il suo solito profumo di menta mischiato a muschio, qualcosa che qualche tempo dopo avrei definito paradisiaco. 

Mi guardava con quegli occhi gelidi, color ghiaccio, color neve e io ne restai paralizzata.

Era così che lui attirava le ragazze, pensai.

Ci sapeva fare coi movimenti, con gli sguardi, con le parole, coi suoi mezzi sorrisi ed il tutto era accompagnato dal fascino e la bellezza che, mi faceva male ammettere, non gli mancavano.

Era più alto di me di quasi venti centimetri e reggere il mio sguardo per lui era un gioco da ragazzi, non posso dire lo stesso di me.

Ero fissa su di lui, ma mi sforzavo, tanto.

Non potevo essere la sua ennesima trappola, non potevo cedere ad una tentazione peccaminosa come quella, non potevo rischiare di far succedere qualcosa di spiacevole. 

 

"Ma non fare lo stupido" dissi ridendo e staccandomi.

 

La mia risata era quasi isterica, non c'era nulla di divertente in quella situazione, ero io che volevo far finta che fosse tutto ironico. Volevo fingere -e sperare- che il suo gesto fosse stato ironico per non rendere il nostro rapporto imbarazzante.

Mi resse il gioco e rise a sua volta come se stessimo giocando a vedere chi cade per primo nell'errore.

Ma quanto sarebbe durato quel gioco? Quanto altro tempo ancora avremmo continuato a giocare?

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Capitolo 15
*** Capitolo quattordici: Porte chiuse. ***


La notte passò troppo in fretta.

Non dormimmo abbracciati come era successo l'ultima volta, ma allo stesso tempo cercavo di avvicinarmi a lui come se avessi bisogno di sentirlo più vicino, come se davvero avessi desiderato di annullare ogni distanza. Mi meravigliava il mio modo di cercare  calore da un ragazzo freddo come il ghiaccio. 

Quella notte non si degnò di allungarmi il braccio o la mano e quando la mattina mi svegliai il suo lato era vuoto, lui non c'era.

Mi capovolsi verso sinistra e annusai il cuscino, sapeva tremendamente di lui. 

Lo abbracciai, lo strinsi a me immaginando ci fosse lui, ma ovviamente non c'era. Quanto mi sentii ridicola.

Mi lasciò un biglietto. 

 

"Mi sono allontanato prima del tuo risveglio, ho convocato mio padre a scuola molto presto, non posso rischiare di perdere l'appuntamento.

 

Draco." 

 

Quella mattina Draco avrebbe parlato con suo padre, non sapevo cosa aspettare. 

Decisi di trovare il modo di occupare il tempo, quel giorno non ci sarebbero state lezioni e non potevo permettermi il lusso della nullafacenza aspettando l'arrivo di Draco.

Presi un libro e decisi quindi di mettermi davanti al camino della sala comune a studiare, ne avevo proprio bisogno.

Mentre aprii la portà mi colpirono subito Ron e Harry che confabulavano tra loro.

 

"Ron tu davvero credi ad una persona così distratta come tua sorella?" disse Harry.

 

"Harry se c'è una persona di cui mi fido è sicuramente Gin, perché mai dovrebbe mentire?"

 

"Non dico che sta mentendo, dico solo che ha sbagliato persona.." 

 

"Buongiorno" mi intromisi nel discorso. 

 

Il gelo. 

Ron mi guardava con un'aria di accusa, come se avessi commesso un crimine. Mi squadrava dalla testa ai piedi e non aveva la minima intenzione di nascondere il fatto che fosse tremendamente arrabbiato con me. 

Harry si passò una mano tra i capelli sistemandosi gli occhiali e rise.

 

"Tu!" esclamò Ron puntandomi il dito.

 

"Io cosa?"

 

"Hermione la sorella di Ron è convinta di aver visto Draco uscire dal tuo dormitorio stamattina molto presto, gli dici che non è così?" disse Harry ridendo.

 

La resa. 

Mi sembrava vicina la resa dei conti. Iniziai a sudare freddo, cosa avrei dovuto fare? Dire ai miei amici tutta la verità e sentirmi tremendamente giudicata, oppure continuare a fingere e mentire?

Bugie su bugie, nascondigli su nascondigli, e pian piano sarei arrivata ad un'umiliazione senza fine.

Perché dovevo essere la ragazza perfetta? Perché dovevo sempre dire la verità? Perché dovevo sempre sottostare all'aspettativa di frequentare sempre e solo le persone giuste? Perché mai avrei dovuto portare il peso dei miei sentimenti? 

Desideravo follemente il diritto di potermi perdere, di poter cadere e di finire con la faccia dritta contro un muro. Desideravo farmi male, ma questo non era possibile, le brave ragazze come me fanno sempre la cosa giusta e non cadono mai nel peccato. 

 

"Ron tua sorella è pazza" esclamai ridendo.

 

Bugie e ancora bugie.

 

"E soprattutto perché la mattina presto girovagava per la scuola?" cercai di distogliere subito l'attenzione. 

 

Silenzio, mostrò una faccia perplessa.

 

"Ron mi dispiace dirti che la tua sorellina si vede con qualcuno" rise Harry.

 

"Sciocchezze!" esclamò Ron "Hermione, stai palesemente mentendo" continuò. 

 

"Andiamo Ron, Draco? Ma sei serio?" 

 

Harry continuava a ridere, la sua risata mi feriva. La sua risata rispecchiava perfettamente i miei sensi di colpa, rispecchiava il mio malessere e tutto il mio comportamento balordo nei loro confronti.

Quella risata mi ricordava quanto facessi pena. 

Mi rinchiusi nel mio ordine mentale ed iniziai a studiare. A tratti capivo quel che leggevo, a tratti no ma fingevo comunque di essere concentrata per evitare altre domande e altre irruzioni. Sapevano tutti bene che odiavo essere disturbata mentre studiavo e nessuno si sarebbe permesso di interrompermi o rivolgermi anche solo una piccola attenzione.

Alzai lo sguardo per staccarmi un momento da tutte quelle parole alla rinfusa, da quei caratteri che componevano parole che presto o tardi avrei dovuto memorizzare e notai subito una figura in lontananza. 

Cercai di metterla a fuoco sistemandomi gli occhiali, era Cedric venuto nella nostra sala comune.

Cedric era solito girovagare per Hogwarts, non riusciva proprio a stare fermo ed inoltre godeva il pregio di avere molti amici nelle varie casate con cui perder tempo nei momenti di noia.

Pensavo fosse venuto per cercare Harry, spesso studiavano insieme, ma mentre si avvicina sempre di più capii che stava cercando me.

 

"Ciao Hermione" mi salutò.

 

"Ciao Cedric" 

 

"Ti disturbo?"

 

"Per niente" sorrisi.

 

Mi faceva piacere parlare con qualcuno per potermi distrarre, per evadere ancora una volta dai miei pensieri. La mia vita era un'eterna evasione da Draco, dai suoi dispetti e allo stesso tempo dal suo fascino.

 

"Mi chiedevo se stasera ti andrebbe di fare una passeggiata con me.." 

 

Cedric, il ragazzo dei sogni di tutte le ragazze ad Hogwarts stava chiedendo a me di uscire. Non riuscii a captare nell'immediato la proposta, mi era raramente capitata una situazione del genere.

 

"Certo, va bene" risposi senza pensarci più di tanto. 

 

"Ci vediamo all'ingresso alle otto e mezza, dopo cena" 

 

Annuii, mi schioccò un bacio sulla guancia e voltandosi andò via. Riuscii a vedere il sorriso sulle sue labbra, un bellissimo sorriso. 

In quel momento dimenticai completamente l'esistenza di Draco, di ciò che stava accadendo e del pericolo in vista. In quel momento pensai solo a me stessa e a cosa fosse giusto.

Ma ben presto avrei imparato che non sempre le cose giuste son quelle che ti fanno stare bene, lo avrei imparato presto.

Continuai ad immergermi nelle pagine del libro che tenevo sulle ginocchia e senza accorgermene si fece ora di pranzo. Non ci avevo minimamente fatto caso, furono Harry e Ron a chiamarmi per pranzare. 

Scendemmo le scale tutti e tre insieme, Ron non faceva altro che parlare e destare ansia.

 

"Chissá come sta Draco e se ha finito di parlare col padre" 

 

"Ron, sta tranquillo, presto lo sapremo" 

 

Quando aprimmo la porta della mensa, il mio sguardò si portò automaticamente al tavolo dei Serpeverde: lui non c'era.

Non era li, non era seduto, non stava pranzando. 

Arriverà presto, pensai.

Ma non era possibile, non sarebbe arrivato, i Serpeverde erano tutti al completo e l'unico posto vuoto era il suo.

D'istinto mi voltai e iniziai a correre, come se avessi perso il controllo del mio agire. 

 

"Hermione ma dove vai?" urlò Harry.

 

"Torno subito!"

 

Corsi come non avevo mai corso in vita mia, sentivo come se avesse bisogno di qualcuno, come se avesse bisogno di me. 

Corsi quelle scale maledicendo ogni singola volta che cambiavano, arrivai davanti la sala comune dei Serpeverde e mi incamminai verso il suo dormitorio respirando affannosamente.

La porta era chiusa, c'era un'aria gelida, e non era il tempo, era uno stato d'animo. 

Avvertivo freddezza, brividi, era ansia. 

Non volevo aprire la porta di scatto, magari stava bene e si stava facendo una semplice doccia, decisi di appoggiare l'orecchio. 

 

"Draco, è per il tuo bene" 

 

"Padre, come può questo essere questo per il mio bene?" 

 

"Il signore oscuro ti vuole Draco, ti vuole, e fin quando non ti ricongiungerai a lui non potrà vivere. E per farlo devo tenere il tuo amuleto, dopo averlo alimentato per bene sarà di nuovo tuo così che potrai dargli vita" 

 

"Mai!" 

 

Silenzio, un silenzio tenebroso.

 

"Draco non rendermi le cose complicate"

 

Dracò pronunciò un incantesimo che non riuscii a riconoscere, ma dal rumore di metallo che si posava sul pavimento capii che aveva provato a strappare l'amuleto al padre.

 

"Legilmens!"

 

Conoscevo bene quell'incantesimo.

Legilmens veniva utilizzato per costringere il nemico a sottoporsi a falsi pensieri, per convincerlo di pensieri oscuri, per piegarlo mentalmente.

Non potevo permetterlo, dovevo intervenire.

 

Aprii la porta di scatto, puntai la bacchetta contro Lucius Malfoy.

 

"Confundus!" 

 

Si portò le mani alla testa e si accasciò a terra.

Mi avvicinai a Draco dando le spalle al nemico, sembrava sconvolto.

 

"Draco, va tutto bene, ci sono io!" 

 

"Sei una stupida Hermione Grenger" esclamò prendendomi la mano.

 

Lucius Malfoy si alzò dal pavimento, ero stata stupida a pensare di averlo atterrato con un semplice incantesimo per principianti. Lui era un forte e potente mago oscuro ed io una semplice ed insignificante studentessa alle prime armi. 

 

"Stupeficium!" 

 

Fui colpita da una profonda fitta allo stomaco e ben presto mi ritrovai dall'altro lato della stanza. La testa finì contro un baule in cui Draco teneva vecchi vestiti e scartoffie varie, i miei occhi cominciarono a chiudersi pian piano.

La testa girava, lo stomaco era in subbuglio, quasi non riuscivo a veder nulla.

Ricordo solo il volto di Draco prendere colore, alzarsi e lanciare un Expelliarmus al padre. 

Quando mi svegliai fui invasa da muschio e menta, ormai quell'odore mi era così familiare che capii subito di essermi addormentata nel letto di Draco.

Mi alzai di scatto, come se avessi fatto un brutto sogno, lui era accanto a me e teneva la sua mano sul mio braccio. Quando vide che avevo aperto gli occhi sorrise, un sorriso confortante, un sorriso che sapeva di casa.

 

"Dov'è?" chiesi.

 

"Se n'è andato Hermione" 

 

Hermione.

Quel nome risuonò nella mia testa più forte di quanto l'avesse pronunciato.

 

"Che ore sono?"

 

"È quasi ora di cena. Hai dormito molto, sono venuti Ron e Harry e già sanno tutto quello che è successo con mio padre. Hanno deciso di lasciarti qui considerando il tuo stato" 

 

"E si sono fidati di te?" risi.

 

"Non ti mangio mica" alzò le spalle.

 

Occhi dentro occhi, ancora una volta incontrai quel grigio cristallo, quel vuoto e allo stesso tempo quella pienezza. 

L'avevo salvato, mi aveva salvata. Ci eravamo salvati. 

Non riuscivo a dirgli grazie, non potevo far altro che stringermi in quelle coperte, inspirarne l'odore e fissarlo intensamente. 

 

"Ho avuto paura" ammise.

 

"Di cosa?"

 

"Di perderti" 

 

Si avvicinò di più a me, stavolta il contatto fisico era davvero inevitabile.

Era steso su un fianco, rivolto verso me, e mi guardava. Non riuscivo a leggere rabbia, rammarico o delusione nei confronti del padre, ma solo tanta ma tanta paura. Quel ragazzo aveva fascino, coraggio e paura da vendere. 

Con le dita iniziò a scendere il mio braccio disegnando dei cerchi in un modo così delicato che mi fece sussultare per una frazione di secondi. Quando toccò il palmo della mia mano si ritrasse per qualche secondo, ma poi la prese tra la sua e incrociò le nostre dita. 

Mi aveva sfiorato la mano e me l'aveva stretta. In quel momento sentivo di volerlo baciare. Ma a quel pensiero risi, non avrei mai potuto baciare Draco Malfoy. 

Improvvisamente si abbassò verso di me, istintivamente mi scostai di qualche millimetro.

 

"Non ti muovere" disse. 

 

"Che vuoi fare?" chiesi.

 

"Ti voglio guardare"

 

Continuò ad avvicinarsi fino a far toccare i nostri nasi. Mi guardava dritto negli occhi, non distoglieva lo sguardo. 

Ormai era così, gli piaceva il contatto visivo coi miei occhi, e a me piaceva sbagliare. 

Improvvisamente mi ricordai del mio appuntamento con Cedric. 

L'avrei dovuto incontrare dopo cena, e invece ero li, nel letto di Draco, coi capelli scompigliati, i vestiti stropicciati e la testa completamente altrove.

Lo scostai col braccio.

 

"Devo proprio scappare" dissi alzandomi.

 

"Dove vai? Dobbiamo ancora parlare di mio padre.."

 

"Possiamo parlarne domani? Mi sono ricordata di avete un impegno" 

 

"Dove vai?"

 

"Ho...ho un appuntamento con Cedric"

 

Impallidì, il colorito gli divenne più bianco del solito. Quella carnagione, già di per se bianca, ebbe per una manciata di minuti il colorito della neve pura. 

Inarcò le sopracciglia sforzandosi di sorridere.

 

"Diggory? Avevo ragione quando dicevo che ti eri fatta quell'insignificante tassorosso" rise, mai in vita mia avevo udito una risata così finta. 

 

"E a te che importa?" 

 

Lo guardai diritto negli occhi, stavolta non poteva sfuggirmi, ne ero sicura. 

Riuscivo a percepire il suo stato d'animo di assoluta tempesta, sentii che si stava pentendo di avermi difesa davanti al padre, sentivo l'odio fare su e giù per il suo sistema nervoso, sentivo la sua voglia di volermi far del male. Era tutto così percepibile e chiaro. 

Avrei voluto correre dall'altro lato del letto, annullare l'appuntamento con Cedric Diggory, abbracciarlo e tenerci stretti tutta la notte. Ma quel rapporto stava diventando insostenibile, ero solo in stato di confusione, non potevo. 

Era tutto così tossico. 

 

"M'importa" disse.

 

"Non voglio più perdere tempo" esclamai quasi arrabbiata, perché era così difficile per lui ammettere quel che stava succedendo? 

 

"Grenger.." 

 

"Si?"

 

"Se esci da quella porta per andare da Cedric, non tornare più da me. Non voglio che dormiamo insieme o che mi aiuti, saremo solo semplici alleati" 

 

Lo guardai ancora, per l'ultima volta.

 

"Addio Malfoy" 

 

Gli voltai le spalle, chiusi la porta. 

Chiusi la porta che mi conduceva a lui, chiusi la porta senza mai però gettare la chiave.

 

 

 

——————-

Spazio autrice!

 

Ciao a tutti i miei lettori. 

Mi dispiace tanto avervi lasciato in sospeso, ma sono stata impegnata con un esame universitario che fortunatamente è andato a buon fine e ultimamente mi sto dedicando parecchio allo studio. 

Eccomi però con un nuovo capitolo, forse il più lungo che abbia mai realizzato. 

Come al solito mi fa piacere leggere la vostra opinione.

Spero stiate tutti bene, alla prossima.
F.

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