La mia redenzione

di fabi300108
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La situazione di partenza ***
Capitolo 2: *** Si rimescolano le carte ***
Capitolo 3: *** Benvenuta in casa mia ***
Capitolo 4: *** Piccole gentilezze ***
Capitolo 5: *** I nodi vengono al pettine ***
Capitolo 6: *** Il cappio si stringe ***
Capitolo 7: *** Lunga è la notte ***
Capitolo 8: *** Il matrimonio ***
Capitolo 9: *** Io e te ***
Capitolo 10: *** Il giorno dopo ***
Capitolo 11: *** In Provenza ***
Capitolo 12: *** Più vicini... ***
Capitolo 13: *** In fiamme ***
Capitolo 14: *** Nessuna remora... ***
Capitolo 15: *** Confessioni ***
Capitolo 16: *** L'esame ***
Capitolo 17: *** Un tè amaro ***
Capitolo 18: *** Daphne ***
Capitolo 19: *** Trovare la rotta nella tempesta ***
Capitolo 20: *** Asteria studentessa ***
Capitolo 21: *** Draco realizza... ***
Capitolo 22: *** Sanare ferite, curare dolori... ***
Capitolo 23: *** Handfasting ***



Capitolo 1
*** La situazione di partenza ***


Buongiorno! A distanza di anni, non so se troverò ancora qualcuno che mi conosce. In ogni caso benvenuti ai nuovi e bentornati ai veterani. Questi giorni in casa e un'idea improvvisa mi hanno fatto venire una grandissima voglia di scrivere. Spero vivamente in un vostro riscontro. A presto... 

Nessuno poteva parlare male di lui. Certo neanche bene.

Mai un sorriso, mai un incoraggiamento, mai una parola di conforto, d'altro canto mai un errore, mai uno sbaglio, mai un'incertezza.
inire sotto le sue mani è quasi sempre una garanzia di salvezza. Con le nuove arrivate in reparto si ripeteva sempre lo stesso copione: incantate da quegli occhi color della tempesta, dal camice impeccabile dagli abiti eleganti e dai modi raffinati, cadevano perdutamente innamorate al primo sguardo, per poi disilludersi rapidamente alla sua prima frase sferzante, fattibilmente la primissima volta che apriva bocca in loro presenza.

Draco Malfoy era il fiore all'occhiello e il cruccio dell'intero San Mungo. Mangiamorte redento, ritornò a Hogwarts e conseguí i MAGO con ottimi punteggi, quindi espatriò. Restò fuori dall'Inghilterra per dieci lunghi anni, celato al mondo sperando nell'oblio, mentre percorreva il suo personalissimo cammino di redenzione. Un'illuminazione sulla via di Damasco, un'inaspettata epifania: il percorso per divenire medimago, una trasformazione totale e completa, la sua vita dedicata a salvare delle vite. Anni di studio a cavallo tra il mondo magico e quello babbano, apprendendo da entrambi, attingendo da qualsiasi fonte di sapere a lui disponibile, tirocini nelle parti più sperdute del mondo, notti intere a consumarsi la vista su tomi polverosi e consunti. Niente a distrarlo, nessuna amicizia, il suo mondo lontano, le pozioni lo aiutavano ad assopire i sensi di colpa e a dormire senza sognare. Alla morte dei suoi genitori, cinque e sei anni dopo la grande battaglia, il suo cuore era ormai di pietra. Suo padre più che morire si spense, per i dispiaceri per la fine del mondo che conosceva e il non riuscire a trovare nel nuovo mondo che si stava creando il suo posto. Non accettò mai la scelta del figlio. A breve lo seguì Narcissa, fedele compagna di vita, raggiunse nella morte quello che fu il suo compagno per quasi tutta la sua vita. Tornò in Inghilterra in sordina, con un curriculum degno di una persona di vent'anni più grande, ottenne un posto al San Mungo e si immerse anima e corpo nel suo lavoro.

Non era il tipo con cui dividere un panino o prendere un caffè, i suoi "buongiorno" si limitavano a un gesto del capo e i tirocinanti lo evitavano come la peste, ma nel suo lavoro era un genio. Il primo ad arrivare e l'ultimo ad andarsene. Esattamente alle sette del mattino il rumore dei suoi passi riecheggiava nei bianchi corridoi di marmo dell'ospedale. Una cartella in mano, la bacchetta nell'altra, con elaborati gesti del polso muove la bacchetta facendo apparire sui suoi appunti parametri vitali e aggiornamenti. Il suo reparto è uno dei più duri, sospesi sull'orlo del limbo, i pazienti sono in sonno indotto, coloro che sono in bilico tra la vita e la morte.

È lui prevalentemente a tenerli da questa parte del fiume, molti li ha ripresi per i capelli. Su qualche paziente si sofferma un po' di più. Aggiunge una pozione alla flebo di una vecchia strega, mormora un incantesimo puntando la bacchetta al petto di un maganò di mezza età, chiede al tirocinante il campione di sangue di una bambina. Lo fulmina con lo sguardo quando il giovane non riesce al primo tentativo a trovare la vena e scostandolo malamente gli prende il necessario dalle mani e lo effettua lui con estrema abilità e con mani gentili sulla piccola addormentata.

Un nuovo ricovero. Una giovane donna. "Esponi il caso" La sua voce è acciaio ghiacciaio, quella del suo assistente tremula: "Asteria Greengrass 24 anni, parametri vitali adesso stabili, è arrivata stanotte dopo aver perso molto sangue per essersi tagliata le vene dei polsi per un tentato suicidio". Draco Malfoy guarda il volto pallido della donna, i polsi sottili sembrano ancora più esili e pallidi avvolti dalle bende, i lunghi ricci biondi sono sparpagliati sul cuscino candido e creano quasi un'aureola intorno al suo viso.
"Aggiungi alla terapia altri 25cc di rimpolpasangue,"
…………………………………………
L’acqua calda della doccia lenisce i muscoli stanchi e affaticati dopo una lunga giornata passata in piedi. Il bagnoschiuma agli agrumi toglie dalle narici l’odore dell’ospedale. lo scroscio dell’acqua è quasi ipnotico, rilassante. Draco esce dalla doccia e si friziona i capelli in un piccolo asciugamano bianco. Velocemente si infila un paio di pantaloni neri e una maglietta blu scuro.

Il “crack” della materializzazione non lo prende di sorpresa.
“Già a casa caro?”

Madeline si toglie il cappello appuntato sui ricci castani e bacia distrattamente il fidanzato sulla guancia sfiorandogli una spalla con una carezza. La stanza in immacolato ordine, perde nel giro di qualche secondo la sua aurea di perfezione. Le scarpe col mezzo tacco della donna finiscono scomposte sul parquet chiaro, le calze parigine pendono una dal letto e una floscia a terra, il cappello di traverso è poggiato sul letto.

“Sono le venti, il solito orario”

La giovane solleva le spalle continuando a spogliarsi. Coetanea di Draco ha terminato gli studi a Beauxbatons senza infamia nè lode, ed è in Francia che si sono conosciuti, qualche anno dopo, mentre lui frequentava un corso su dei rari anatemi e lei si occupava della registrazione dei partecipanti.

“Hai già mangiato?”

“Si ho mangiato fuori”

Draco si dirige in cucina, apre l’enorme frigo metallizzato a doppio sportello e velocemente si condisce un sandwich con della lattuga e un po’ di roast beef freddo. Lo mangia in piedi, facendo le briciole sul lavandino. Sistema un paio di cose in una stanza già intonsa,e con la bacchetta spegne le luci. Fuori dalla finestra si vedono le mille luci di Londra, osservatore privilegiato dal suo appartamento al diciassettesimo piano. Quando torna in camera lei sta già dormendo. Silenziosamente Draco si infila sotto le lenzuola, si gira sul lato sinistro e chiude gli occhi.

Il sonno lo accoglie immediatamente.

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Capitolo 2
*** Si rimescolano le carte ***


“Non accetto questo baccano nel mio reparto! Vi sembra di essere in una pescheria?”

Il rimprovero di Draco è appena più elevato di un sussurro. La sua voce è quasi metallica, le labbra stretta nell’ira, persino il fruscio del camice sembra pieno d’ira. Non tollera malumori e caos, non sotto la sua giurisdizione, non sotto i suoi occhi e nel suo reparto e quei rumori di tafferuglio che risuonavano per tutto il corridoio lo hanno mandato totalmente fuori dai gangheri. Gli occhi ferini stretti e sottili come quelli di un gatto, si sgranano leggermente nel mettere a fuoco la scena nella stanza. Asteria, che la sera prima sembrava immersa in un sonno profondo quasi come la morte, adesso è sveglissima, gli occhi stralunati e la fronte umida di sudore, i capelli sul viso, prova a divincolare i polsi dalla stretta del tirocinante e le linde bende bianche sono già macchiate di sangue.

“Tu lasciala subito! E lei si contenga, cosa succede qui?”

Con un brusco gesto del braccio scaccia il suo assistente dall etto della malata e nel medesimo movimento le afferra delicatamente un polso e poggia il lungo dito diafano sulla grossa vena alla base del pollice.

“Ha i battiti accelerati, faccia lunghi respiri profondi”.

L’uomo le abbassa leggermente una palpebra per notare la pupilla dilatate e lo sguardo inquieto.
La voce del tirocinante è stizzita anche se vi è una punta di timore

“Professore… La signorina si è agitata quando le ho detto che potrebbe essere dimessa anche domani”

Draco si volta verso di lui, sibilando da serpente qual è:

“Taci ed esci fuori, non agitare la paziente dovrebbe essere la base della tua formazione! Incompetente”

La porta si richiude dietro le spalle del tirocinante e Draco si permette il lusso di un sospiro di sollievo. Con delicatezza scioglie le fasce dai polsi della giovane e con eleganti momenti della bacchetta le pulisce prima di fasciarle nuovamente.

“Ecco, tutto sistemato”

Lo sguardo che gli lancia la ragazza è di puro ghiaccio, i suoi occhi color nontiscordardimé sembrano lanciare lampi gelidi:

“Lasciatemi tornare a casa e io ci riprovo”

Lo sguardo dell’uomo è volto a fulminarla ma lei non abbassa gli occhi e ricambia la sfida dello sguardo di lui.

“Questo non è un luogo di villeggiatura e lei è più che maggiorenne, nessuno le dice di tornare a casa se non vuole”

Asteria ride, una risata acida e sarcastica che non illumina per niente i suoi occhi e non dà requie al suo cuore:

“Parli come se non conoscessi il nostro mondo! Dopotutto eri un Serpeverde e in classe con mia sorella. Tu sei un uomo, per te la guerra è finita, ma il nostro mondo non è cambiato… Anzi, la situazione è peggiorata per noi.”

La confidenzialità con cui si è rivolta a lui, spiazza l’uomo, le persone che gli danno del tu si contano sulle dita di una mano e una paziente difficilmente si rivolge a lui in questo modo. La maggior parte delle persone anzi, ignorano le sue origini e non osano fiatare sul suo passato.

“Io mi sono scrollato di dosso il mio passato. Ognuno deve essere artefice del proprio destino”

Lo sguardo di Asteria adesso è pieno di tristezza.

“Tu non sei stato sigillato nella tua camera, non ti hanno rifiutato la compagnia e il cibo perché ti sei rifiutato di sposarti”
“Molte ragazze sarebbero felicissime di sposarsi e avere una casa propria, sicuramente una residenza nobiliare, il membro di una famiglia importante…”
“Pucey”
“Poteva andarti peggio”
“Pucey padre”

Un brivido freddo scorre lungo di schiena di Draco: Pucey padre, fosse stato al posto di Asteria si sarebbe buttato di testa da una scogliera. Se Pucey figlio è un trentenne piuttosto piacente per quanto non particolarmente brillante, il padre è un sessantacinquenne della vecchia scuola Serpeverde. Retrogrado e aggressivo è rimasto vedovo quattro anni prima. Draco ricorda la moglie, intravista in qualche ricevimento, una streghetta che aveva paura solo a fiatare e che camminava sempre un paio di passetti indietro al marito. Improvvisamente non riesce più a tollerare di stare in quella stanza, si alza bruscamente.

“Posso darti un paio di giorni più per trovare un situazione”

Nonostante chiude la porta dietro di sé, i suoi pensieri finiscono sempre in quella stanza, rivive con la mente quel dialogo, le facce di Pucey e di Asteria si rincorrono nella sua mente. Esce un po’ prima per tornare a casa, sente la necessità di trovarsi tra le sue mura, di staccare la spina. Si materializza direttamente nell’ingresso di casa sua. Sente lo scroscio della doccia, strano, la casa sarebbe dovuta essere vuota. Apre la porta del bagno e trova sotto il soffione della grande doccia idromassaggio Madeline avvinghiata a un uomo dai capelli castani, il suo collega. La donna lancia un gridolino e si copre con le mani seno e pube, celandosi dietro l’uomo. I battiti del cuore di Draco aumentano mentre monta l’ira, ma la sua voce e il suo colorito non lasciano trasparire nulla. Ignora totalmente con lo sguardo l’uomo. Mentre parla però il suo cuore è sordo e muto.

“Hai mezz’ora di tempo per prendere le tue cose e andartene. Se ti vedo ancora intorno o se provi a ricontattarmi ti affatturo.”

Draco volta le spalle e richiude silenziosamente la porta del bagno, materializzandosi nei pressi di un piccolo pub babbano a due passi dal San Mungo. Ordina un whiskey liscio che beve in un unico sorso, dopo un minuto ne richiede un altro che manda giù altrettanto velocemente. I suoi passi risuonano nuovamente nel corridoio di marmo dell’ospedale, entra nella camera di Asteria:

“Preparati, se vuoi ti ospito a casa mia.”

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Capitolo 3
*** Benvenuta in casa mia ***


Asteria è sempre vissuta nel lusso, ma la casa di Draco la lascia a bocca aperta, abituata alle residenze nobiliari magiche, l’appartamento ultramoderno, con vista Londra e ricco dei più moderni elettrodomestici babbani le sembra esotico e straordinario. Non ha neanche una valigia, non ha che i vestiti che ha indosso, il suo destino è cambiato così velocemente da spiazzarla del tutto. Vede ancora il rosso vivo del suo sangue bagnare le piastrelle in ceramica bianca del bagno dei suoi genitori e i suoi ricci impregnarsi di esso mentre perdendo i sensi si accasciava sul pavimento. Non vedeva altre scappatoie, meglio la morte, meglio la fine, adesso ogni respiro non sa dove la condurrà.

Una piccola Elfa Domestica di mezz’età si materializza al richiamo di Draco.

“Ortensia questa è la signorina Greengrass. Procurale tutto quello di cui ha bisogno, dormirà nel mio studio, ti chiedo gentilmente di renderlo adeguato”

Asteria rimane stupida dalla gentilezza con cui Draco si rivolge alla creaturina, si guarda intorno e non fa che dire grazie. Lei che in ospedale non ha abbassato lo sguardo un secondo, adesso non riesce a sollevarlo verso gli occhi di lui, non ha mai avuto bisogno di niente ma ora si ritrova ad elemosinare.

“Io non ho niente, non so cosa…”

Draco la interrompe subito:

“Quando faccio qualcosa è perché la voglio fare e perché ne ho la possibilità. Non ti preoccupare di niente, penserà Ortensia a fornirti del necessario. Ora siediti, saresti dovuta restare ancora in ospedale, bisogna continuare la terapia. Ora ti bevi la tua Rimpolpasangue, ti fai somministrare il dittamo, e stai buona”

Neanche questa volta le permette di rispondere, ma appena apre bocca lui è pronto a ribattere:

“E basta ringraziare”

Scende velocemente la sera e il buio, il verso degli uccelli notturni è nitido per la vicinanza dell’appartamento a un grande parco cittadino. Draco sente come un macigno, la rigidezza delle sue spalle e delle sue braccia, una strana sensazione di pesantezza affatica le sue membra, a livello delle palpebre una pressione costante. Evita come la peste il bagno dove solo poche ore prima ha visto Madeline tradirlo, il sangue gli sale al cervello mentre rivede la scena, stringe i pugni fino a conficcarsi le unghie nella carne, provocandosi due leggeri graffi, punta al secondo bagno dell’appartamento e velocemente si spoglia per poi infilarsi nella grande vasca da bagno, riempita già con la magia di calda acqua profumata e piena di schiuma. Mentre si lascia cullare dal calore, sente i suoi muscoli sciogliersi, il martellamento delle sue tempie scemare. Gli effetti, già blandi, dei due drink presi sono totalmente scomparsi. Solo adesso l’uomo riesce a metabolizzare quello che è successo nelle ultime ore, quando si è lasciato totalmente trascinare dagli eventi. Dire che Madeline era l’amore della sua vita è una totale esagerazione, gli piaceva quella ragazza, sapeva come comportarsi, trovava gradevole la sua compagnia, lo eccitava, gli era stato fedele. Aver condiviso il corpo di lei con un altro, lo avrebbe fatto ruggire dalla rabbia, gli amori finiscono, si sa, bastava che lei glielo dicesse e si sarebbero salutati con i migliori auguri, ma mangiare nel piatto dove aveva mangiato un altro, aver fatto la parte dell’ignaro tradito non era facile da sopportare e capire. È sempre stato chiaro Draco nelle sue relazioni, un ruolo ad ogni persona e da molti anni, quasi a non voler ripetere gli errori del passato, netto nelle sue scelte ma ora si ritrova con una donna in casa, di cui non riesce a trovare un ruolo. A poche ore dalla fine della sua relazione, si ritrova ad averne instaurata un’altra senza saperne le regole, ha fatto in passato, nell’ambito della sua professione, atti di totale altruismo, interventi gratuiti, elargizioni di fondi, turni extra, ma mai nella sua vita privata e ospitare Asteria sembra un’azione che facilmente si può paragonare ad un atto di beneficienza. Chinando indietro il capo si immerge nella vasca e sotto il pelo dell’acqua sembra che la testa gli diventi vuota e priva di pensieri.

Deve averci messo più tempo di quanto avesse immaginato. Sul grande divano angolare color crema, proprio dove l’aveva lasciata, Asteria dorme, stremata dalla giornata. Riposa come una bambina, rannicchiata, le mani sotto il capo, giunte quasi in preghiera, la bocca leggermente imbronciata, le palpebre chiuse azzurrine. Draco getta gli occhi al cielo, ma quel leone che solitamente si trova nel suo petto e che lui prova incessantemente ad ammansire, in questo momento fa le fusa. Non vuole svegliarla, delicatamente la prende in braccio, mettendole un braccio intorno alla schiena e l’altro sotto le ginocchia, la porta nello studio, dove Ortensia ha già preparato il divano-letto. Fa un cenno silenzioso a Ortensia che scosta le lenzuola color acquamarina e una volta riposta Astoria, Draco gliele rimbocca intorno, le toglie i riccioli biondi da davanti al viso. Con un incantesimo al termostato fa sì che la temperatura rimanga costante per tutta la notte.

Tornato in cucina, congeda l’Elfa nonostante le proteste di lei, opposizioni che avevano come tema una cena calda e una tavola da apparecchiare. Velocemente si riscalda una piadina e la condisce con le prime cose che trova. Apre il balcone e mangia nell’aria fredda di un settembre londinese. Draco si infila nel suo grande letto, un bicchiere colmo d’acqua sul comodino coperto da un tovagliolo, la sveglia digitale a fianco, le tende tirate e i vetri monodirezionali permettono a Draco di guardare la città senza essere visto. Spontaneamente allunga una mano come a cercare il corpo caldo di Madeline accanto a lui, nel sentire il materasso fresco e il vuoto ha un moto di stizza. Non di meno, nel giro di qualche minuto sprofonda sempre più nel sonno.

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Capitolo 4
*** Piccole gentilezze ***


Nel mettere a fuoco dopo aver aperto gli occhi, Asteria ha quasi un moto di panico, non riconoscendo né il letto né il soffitto. Nel giro di qualche respiro, gli avvenimenti della sera prima si incastrano nella sua memoria, in un puzzle che finalmente ha senso. Nel sollevarsi, la vista le si appanna leggermente ma è solo un attimo, si sente ancora debole. Non vuole alzarsi e andare in giro per la casa, quindi aspetta e si guarda un po’ intorno.  La stanza non è molto grande, ma accogliente, una bella scrivania in noce è in bella mostra su un tappeto dei toni dell’amaranto, dietro di essa delle tende color tortora, celano parzialmente delle finestre all’inglese e fanno perfettamente pendant con il divano e la poltrona. Le due pareti laterali sono quasi completamente rivestite da delle lunghe librerie, una serie di riconoscimenti attirano la sua attenzione: diploma, laurea, specializzazione, qualche premio e pubblicazione. Su un leggio sono poggiati tre bei tomi rivestiti in pelle verde bosco, in blu notte e in rosso amaranto, la ragazza legge i titoli: “Medicina magica e terapia psicologica babbana per il superamento dei traumi”, “Lo sviluppo celebrale: potenziamento pozionista e verifica con neuroimmagining”, “I livelli di coscienza: La consapevolezza nell’oblio e l’oblio nella consapevolezza”, tutti con lo stesso autore: Draco Lucius Malfoy. Un timido bussare alla porta. Al tremulo: “Avanti” di Asteria fa capolino la testa rassicurante dell’Elfa:

“Buongiorno signorina, ho sentito che si è svegliata, nel contenitore sotto al letto c’è tutto quello che le può servire per lavarsi e cambiarsi”

“Grazie”

“Mi segua, il padrone ha detto di non usare il bagno grigio, vuole sostituire la doccia, potrà usare quello crema”

Dopo aver usufruito dell’acqua calda e di un cambio semplice ma pulito, Asteria si sente assolutamente rinvigorita. Si sente ancora più fragile privata della bacchetta ma la sua è rimasta nella residenza dei suoi genitori, nel bagno dove ha tentato quel gesto insano e in ogni caso, l’avrebbero requisita al San Mungo, il normale protocollo per i casi come il suo. La ragazza indossa una leggera gonna a ¾ color lavanda, una camicetta di un lilla tenue e delle scarpe a mezzo tacco color crema. Dopo averli lavati e asciugati con l’aiuto della magia di Ortensia, li raccoglie rapidamente in una treccia.  L’Elfa continua a parlare ciarliera mentre la conduce in cucina, Asteria si siede in uno degli alti sgabelli intorno al tavolo ad isola.

“Il padrone il sabato dorme di più. ma lui tutti i giorni non inizia la mia giornata senza il mio caffè”

Come materializzato dalle parole dell’Elfa, l’uomo entra in cucina, camicia celeste con le maniche rimboccate, pantaloni color tortora e i capelli né acconciati e né impomatati, sembrano ancora più chiari, un po’ scompigliati e morbidi all’aspetto.

“Signore, Ortensia, meglio ancora Draco, te lo ripeto continuamente, non sono il padrone né tuo né di nessun altro, né lo voglio essere. Comunque, hai perfettamente ragione sul caffè, che a proposito Asteria ti consiglio vivamente”

Draco si siede su un altro sgabello, dalla parte completamente opposta rispetto ad Asteria e sorseggia il suo caffè mentre legge la Gazzetta del Profeta.

“Dovrete pur mangiare qualcosa… Non potete bere solo il caffè”.

L’uomo guarda la creaturina si direbbe quasi con affetto misto a scherno:

“Si mangia per vivere cara Ortensia, non si vive per mangiare. Ma spazzolerò qualsiasi cosa tu mi voglia mettere davanti.”

Asteria guarda la scena, in terza persona, come una spettatrice, si sente come Alice caduta nello specchio. Osserva quell’uomo che dovrebbe essere il frutto della società dalla quale lei ha provato a fuggire nel peggiore dei modi, comportarsi nel modo più bizzarro e fuori dal copione. Ha trovato una fune alla quale aggrapparsi lanciata dal più improbabile dei marinai. Sbocconcella le due uova strapazzate e il bacon che Ortensia le mette davanti, mentre guarda Draco, di fronte a sé, fare lo stesso. Quando un paio di minuti dopo l’Elfa si smaterializza dicendo di dover fare la spesa, la tensione comincia a salire in Asteria. È Draco a iniziare la conversazione, mentre beve il suo secondo caffè:

“Ortensia è stata con me da quando sono nato. Quando sono morti i miei genitori e ho liberato tutti gli elfi, lei è stata l’unica a manifestare una profonda disperazione al pensiero di andarsene, quindi le ho proposto di continuare ad “occuparsi” di me. Lei è felice e io ho qualche sgravio in meno.”

“È stato molto gentile da parte tua, l’hai accolta, come hai fatto per me. Ma io non disturberò a lungo”.

“Non è un disturbo, ma dimmi, cosa pensi di fare?”


“Non mi sono specializzata dopo Hogwarts, non posso farmi vedere in giro, non mi resta che l’estero…Conosco il francese”
L’uomo la guarda con attenzione, pensando ad una risposta:

“Avrai tutto il tempo di pensare a ciò che vorrai fare, nessuno ti rincorre, per qualsiasi cosa puoi rivolgerti tranquillamente a me o ad Ortensia. Vorrei che non pensassi mai più di non avere una via d’uscita, sentiti libera di prendere qualsiasi scelta, non ti verrà meno il mio appoggio.”

Asteria arrossisce imbarazzata da tante gentilezze, si sente meno in imbarazzo a chiedergli quello che più desidera:

“Ti ringrazio ancora e tanto, anche se non lo vuoi sentire, se mi potresti aiutare, la prima cosa che mi servirebbe è una bacchetta, la mia è rimasta a casa”.

“Manderò Ortensia a procurartene una uguale… Com’è la bacchetta che ti ha scelto?”

“Legno di alloro e cuore di crine di unicorno, flessibile”.

“Vedrò di fare il possibile, la manderò da Olivander, credo che non sia il caso che vada tu”.

“No, non penso sia un bene farmi vedere in giro, almeno per ora”

La voce dell’uomo diventa un po’ più rigida e professionale nel cambiare argomento:

“Ti vedo ancora un po’ pallida, come ti senti?”

“Bene, un po’ stanca, quando mi sono svegliata per qualche secondo girava tutto”

Draco estrae la bacchetta e fa un paio di eleganti movimenti nell’aria, valori numeri e strane linee appaiono nell’etere. L’uomo le guarda assorto per un po’, poi con un movimento fluido le prende il polso, come a voler confermare con le dita il valore risultato dall’incantesimo.

“Ancora un po’ superficiale e debole”

Materializza tra le sue dita una provettina piena di un liquido verde menta e la porge ad Asteria:

“Questa prendila tra quattro ore, adesso scusami, ma anche se non sono di turno, sono solito fare un giro in reparto per accertarmi che vada tutto bene. Sentiti libera di utilizzare la libreria e in generale tutta la casa, qui non c’è un’“ala ovest” proibita, passa il tempo nel modo che più preferisci”

Asteria rimane sola, medita un po’ sulla stranezza di quella battuta sull’ala ovest, per la prima volta è artefice delle sue scelte, per la prima volta nella sua vita, con mille pensieri che le frullano per la testa, sogni fino ad allora solo sfiorati col pensiero, opportunità smarrite, desideri irrisolti. Ricorda la sua passione per le creature magiche, il suo MAGO col massimo dei voti, i manuali reperiti e letti quasi a morsi, la vincita di quella borsa di studio e suo padre che le strappa la lettera e la colpisce sul viso con uno di quei manuali. Lavorare, che idea! Sporcarsi le mani poi, con schifose creature… Che vergogna per la famiglia! Asteria sembra ancora sentire sulla guancia il calore e il dolore di quello schiaffo, ma quel desiderio del suo cuore sembra essere più presente che mai, lo accarezza con la mente mentre già medita su come attuarlo. La giornata passa un po’ lentamente ma arriva la sera.

Quando Draco si materializza perde un po’ della sua compostezza nel vedere del fumo fuoriuscire dalla cucina e Asteria sconvolta, che provava a sventolare il fornetto a microonde in fiamme. L’uomo riesce a estinguere l’incendio con un semplice Auguamenti. Con un dito tremante, la donna indica il televisore, dove un ignaro cuoco stava mostrando come svolgere un arrosto:

“Sembrava così facile…  Volevo cucinare qualcosa per farti trovare pronto… Non so cos’è successo, scusami, scusami…”

L’uomo apre lo sportellino del fornetto e ritrae l’informe massa che era una teglia di alluminio e della carne carbonizzata. Stranamente, adesso che la tensione è sciolta sente nel petto ribollirgli un forte desiderio di scoppiare in una risata, gesto totalmente inconsulto per lui.

“Questo non è un forno normale, è un microonde, non puoi mettere una teglia del genere qui, non lo potevi sapere, grazie per il pensiero che hai avuto per la cena, lo apprezzo davvero tanto. Facciamo che ordino una pizza.”

La guarda, totalmente afflitta e le sorride anche un po’ intenerito:

“Non te la prendere, era un primo tentativo, quando avrai la bacchetta vedrai che andrà meglio, dai che tra poco ceniamo”

Draco è piacevolmente colpito, il leone nel suo petto acciambellato al sole, Madeline non aveva mai pensato a fargli trovare qualcosa di pronto, neanche quando arrivava stremato in tarda notte.

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Capitolo 5
*** I nodi vengono al pettine ***


Aveva ragione Draco, da quando, tre giorni dopo, Asteria riebbe in mano una bacchetta, il suo umore e la sua qualità di vita migliorò notevolmente. Prese in prestito dalla biblioteca magica più vicina enormi tomi sulla cura delle creature magiche e li divorò nel giro di pochissimo. Con il benestare di Draco, appellò dalla fornitissima biblioteca di Villa Malfoy, altri libri, tra cui un paio davvero rari e interessanti e con degli studi sperimentali e innovativi che però sembravano essere davvero molto promettenti. Dalla sezione selezioni della Gazzetta del Profeta, vide un bando per quattro borse di studio complete, da stanziare per aspiranti Curatori. Due anni di un corso molto selettivo e formativo per diventare esperti e curatori delle più disparate creature magiche. Tra i docenti vi erano personaggi del calibro di Rolf Scamander, Luna Lovegood, Rubeus Hagrid, Charlie Weasley e Artemisia Fraser la scrittrice del Libro Mostro dei mostri. Un sogno in pratica. Asteria aveva due mesi di tempo per prepararsi alla prova di ammissione, studiava con diligenza, ma non ci pensava a fondo, accarezzava quel sogno con estrema delicatezza per paura di farlo scoppiare come una bolla di sapone o di restarci troppo male in caso di esito negativo. Per quanto imbarazzata per l'enorme debito che sentiva di contrarre nei confronti di Draco, percepiva chiaramente come lui non la vedeva così. L'aveva accolta come si fa con un uccellino caduto dal nido. L'aveva curata, accudita, le aveva dato da mangiare e procurato i mezzi per passare del tempo di qualità. Le aveva ridato una bacchetta, quindi la magia, e per una strega questo era un dono inestimabile. Lei gradiva molto la sua compagnia, nei rari momenti in cui era in casa. Era un compagno di conversazione preciso e attento, che preferiva ascoltare piuttosto che esprimersi, ma che quando lo faceva, aveva sempre un punto di vista calzante e peculiare. Dietro quegli occhi grigi di mare agitato, si celava una viva fiamma d'intelligenza, di arguzia, d'ironia, la spingeva a togliersi la sua armatura di buone maniere e di diplomazia, per affermare almeno con lui, i suoi veri pensieri. Lei cominciava a porgli delle domande e lui piano piano, cominciò ad aspettare quel momento della sera nel quale gli avrebbe raccontato la sua giornata e lei la sua. Non aveva mai sperimentato cosa volesse dire avere una donna in casa. Madeline era un'ospite. Asteria captava i suoi umori e agiva di conseguenza. Aveva preso il controllo della cucina e Draco non si ritrovò più a mangiare un sandwich in piedi, catalogò i libri e adesso anche senza bisogno dell'incantesimo di Appello, si trovava tutto più facilmente e il suo studio era molto più ordinato, le piante beneficiarono della bacchetta e delle cure di Asteria, tanto che, un’anonima pianta, contro ogni previsione si era riempita di boccioli. Dopo una decina di giorni, quella situazione di pace fu interrotta dal funesto Crack della materializzazione alle quattro del mattino:

"Malfoy, dove sei codardo?"

Il signor Grengrass sputacchiante e urlante si era materializzato direttamente in casa e sbraitava. Con lui due maghi dall'aspetto losco e macilento, un giovane mago tutto azzimato e di capelli neri impomatati, con un accenno di baffo sul labbro superiore tale da sembrare sporco e Ortensia che piangente e gemente si tirava le orecchie:

"Padron Draco, padron Draco, io seguita, io no sporca traditrice, io no traditrice…"

Draco esce dalla sua camera, i capelli scomposti, indosso solo i pantaloni del pigiama, la bacchetta sguainata.

"Che succede Grengrass? Che diritto hai di venire a casa mia?"

" Non fare il finto tonto Malfoy… Quella tua elfa ha comprato da Olivander la stessa bacchetta di mia figlia, ha preso abiti femminili della sua taglia, Gufi hanno portato al tuo indirizzo tomi su disgustose creature magiche, lei era ricoverata nel tuo reparto e un medicuncolo ha detto che l'ultimo che l'aveva vista prima della dimissione eri tu. Dov'è mia figlia?"

n quel momento Asteria fa il suo ingresso. Le guance imporporate, i capelli biondi e i ricci sciolti e lunghi fino al sedere, una pallida camicia da notte rosa chiaro i piedi nudi.

"Padre!"

Il viso dell'uomo si storce in una smorfia di profondo disgusto e ribrezzo:

"Puttana!"

Le punta contro la bacchetta, ma è Draco a spingerla dietro di sé e a rispondere al suo schiantesimo e per un po' le scintille rosse guizzarono per la stanza. Grengrass voleva vederlo quantomeno ferito, Draco diceva e parava colpi ma non attaccava. Si interrompono quando il fiato venne meno al vecchio mago.

" Hai rapito mia figlia"

" Le ho solo dato ospitalità"

"Hai compromesso il suo matrimonio"

"Lei ha compromesso la sua felicità dandola in sposa a un vecchio"

"Le figlie non hanno scelta. I genitori scelgono il meglio per loro. Ti sei fatto un nemico Malfoy, lasciami andare con mia figlia e te la caverai oggi, ma avrai un nemico per la vita."

"Non ne ho assolutamente intenzione"

"Non sono affari tuoi"

Draco si volta verso Asteria con uno sguardo dispiaciuto. Sa che quello che farà per liberarla le darà dolore e tanto imbarazzo, ma è l'unica soluzione. Draco di dipinge un ghigno sul volto:

"L'ho scopata Grengrass, lei ora viene dal calore del mio letto, dalla stretta delle mie braccia… L'ho fatta godere ogni notte, più volte a notte anche… Era vergine sai? Adesso non è più appetibile per Pucey. Non vorrà i miei scarti"

Lo sguardo dall'uomo da impietrito si riempie d'ira, sta per lanciare un Avada. Asteria è sconvolta, il volto rosso, gli occhi pieni di lacrime di irritazione, paura e speranza. Solo l'intervento dell'uomo impomatato permette di evitare il peggio.

"Terenzius Gallott, legismago del signor Greengrass ed esperto del diritto magico civile e penale. Secondo il Codice dei maghi, volume 4 sezione: Antica Magia e normativa purosangue, lei ha disobbedito all'articolo 3 comma 4:
"La giovane strega di famiglia purosangue, resta nella protezione del padre di famiglia fino al compimento del 31° anno d'età o al matrimonio. In caso di matrimonio sarà il marito a discriminare per lei le migliore scelte."
Lei, caro signore, non solo ha tolto la giovane dalla protezione e dall'affetto dei suoi cari ma è entrato fortemente in contraddizione con l'articolo 6:
"Il pudore, la modestia e l'immacolata persona della giovane, devono essere in toto salvaguardati. Ogni atto che farà venire meno le sopracitate caratteristiche sarà punito ai termini di legge" Ed eccoci al punto. Come legale della famiglia Greengrass mi appello al comma 3 dell'articolo 6 del volume 4.
 "Avendo, deliberatamente violato una fanciulla purosangue maggiorenne ma sotto la protezione della famiglia, anche se con il di lei consenso, si imputi al reo il pagamento di una somma non inferiore ai 15000 galeoni e la stipula di un matrimonio per la giovane con il suddetto o in caso di impossibilità con un mago ritenuto degno dalla famiglia. Se la ragazza in precedenza aveva contratto una promessa di matrimonio, si risarcisca il fidanzato di pari somma attribuita al padre della sposa. Se il fidanzato superando l'onta, decide di non rescindere le promesse fatte, venga a lui stipulato un ulteriore indennizzo di 3500 galeoni."

Lo sguardo di Draco è duro e tetro, i suoi pugni contratti.

"Non ho mai sentito di queste leggi! Sono da barbari!"

"È il nostro codice dei Maghi signore, porti rispetto!"

Draco si mette una mano tra i capelli, il volto di Asteria è pallidissimo.

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Capitolo 6
*** Il cappio si stringe ***


Zabini ha avuto a stento il tempo di infilarsi una camicia e un paio di pantaloni prima di materializzarsi a risposta del Patronus di Draco, i suoi capelli sono ancora scomposti e prova a sistemarli un po’ con la mano, sul suo viso, i segni del cuscino. Una volta terminati gli studi a Hogwarts ha intrapreso la carriera giuridica e al parti di Draco, nel giro di pochi anni è riuscito a farsi valere, in barba alla giovane età e adesso è uno dei magi-avvocati più richiesti e con ottime possibilità di diventare a breve il giudice più giovane del consiglio superiore magico. Blaise è l’unica persona con cui Draco ha mantenuto i contatti, è stato il moro ad allungare una mano verso di lui, con garbo e senza doppi fini, quando lui e tutti i Malfoy venivano considerati peggio della feccia, e questo Draco non l’hai mai dimenticato.

Chiusi nello studio di Draco, con l’incanto Muffliato a nascondere i loro bisbigli, hanno delucidato l’uomo su tutta la faccenda. Zabini è incredulo e furente:

“Terenzius Gallott è sempre stato un verme. Non si faceva scrupoli di niente, calpestando ogni morale per vincere le sue cause. Greengrass l’avrà riempito di soldi, perchè con questa manovra che ha fatto, nessuno se non personaggi abietti e privi di scrupoli lo ingaggeranno nuovamente. Il Codice dei maghi, volume 4 sezione: Antica Magia e normativa purosangue, è una pagina nera nella giurisprudenza magica. Scritto nel pieno dei secoli bui del dominio purosangue è intriso di tali e tanti e antichi incantesimi, da non poter essere mutato, ogni legismago con un minimo di coscienza mantiene la promessa non scritta di non usare mai le leggi ivi contenute per una causa. Gallott ha decretato la sua fine sociale usandolo, ma adesso dobbiamo trovare una soluzione, perchè purtroppo è valido.”

Gli occhi verdi di Asteria sono due pozze di paura e incertezza, si tormenta le dita magra, piena di sensi di colpa per i guai che sta procurando a Draco.

“Se dicessimo la verità, cioè che voi non avete avuto rapporti, Asteria sarà sottoposta a una serie di visite imbarazzanti alla presenza di Pucey, a quel punto lui non si potrà rifiutare di sposarla e tu sarai libero da ogni obbligo”

Draco si volta verso Zabini:

“Non ho intenzione di lasciarla nelle fauci del lupo. Questo è fuori questione.”

La voce di Asteria sembra un pigolio, ma è stranamente ferma mentre poggia la manina bianca sul braccio teso di Draco:

“Non ho intenzione di trascinarti nei guai con me, diremo la verità e tu continuerai la tua vita.”

“Asteria no. Punto. Vai avanti con le opzioni Blaise.”

“A questo punto la situazione si complica: continuando la versione che voi avete convissuto more uxorio, lei ha sempre meno di 31 anni, quindi deve sottostare alla giurisdizione del padre o di un marito”.

“Si deve sposare”

“La devi sposare. Per aver convissuto, hai una sorte di diritto di prelazione, sei l'unico a cui il padre non può dire no. Poi si contratta sulla cifra di dare a Pucey e a Greengrass per il risarcimento del danno subito.”

“E sia!”

Draco si alza bruscamente dalla poltroncina e aprendo un cassettino della scrivania estrae una bottiglia di whisky e tre bicchierini che riempie generosamente. Porge i due ai suoi compagni e tenendo un bicchiere per sé, lo solleva nel gesto del brindisi:

“Al nostro matrimonio allora cara!”

“Draco io non te lo posso permettere…"

L’uomo la fa tacere con un gesto della mano, un sorriso un po’ malinconico e un po’ sghembo si dipinge sul suo viso.

“ Ti ho detto che io mi sono specializzato sia in medicina magica che babbana, e nel momento in cui ho terminato i miei studi, tra i babbani, prima di essere definito medico, ho dovuto sottostare a un giuramento. Risale al IV° secolo A.C, è piuttosto vetusto, ma lo spirito di quel giuramento è qualcosa di sublime, io ti ho presa come paziente, ti ho rimessa in sesto e ti ho dato un’opportunità. Non voglio togliertela. Un contratto a me non cambia. Avresti la tua libertà, la possibilità di fare carriera, una vita. Ma stiamo decidendo noi per te. Tu cosa vorresti fare?”

“Io vorrei essere libera di fare quello che voglio”

Lo sguardo di Blaise è pieno di compassione, “Una volta uscite fuori quelle leggi è impossibile cara. Anche se fuggissi adesso, Draco dovrà pagare migliaia di galeoni e tu farai una vita durissima. Non puoi evitare il carcere, solo scegliere il carceriere, tuo padre, Pucey, Draco…”

“Grazie Draco.”

Blaise si sfrega si poggia le mani sui pantaloni per far leva per alzarsi:

“ Deciso. Adesso per quali condizioni mi devo battere?”

“Non voglio un matrimonio in grande, nulla di sfarzoso, poca pubblicità. Anche qui e adesso mi sta benissimo. In ogni caso lei resterà qui fino al matrimonio. Tu come testimone. Non tirare a lungo sui soldi, non mi importa più di tanto, non voglio problemi, basta che ci lasciano in pace. Non mi importa di dote o null’altro. Asteria vuoi aggiungere altro?”

“Va benissimo quello che hai detto.”

Blaise va a fare il suo lavoro, la sua controparte è un osso duro, lo deve ammettere e il disprezzo per lui sale sempre di più. Nello studio, il silenzio di Draco e Asteria è rotto solo dai rintocchi della pendola. Mezz’ora dopo Blaise rientra, totalmente esausto.

“Pagherai il prezzo minimo per legge a Grengrass e a Pucey, il matrimonio si potrà svolgere all’ufficio di stato civile domani, insieme a me, come testimone ci sarà Daphne per garantire la validità dell’atto.”

“Mi sembra vada più che bene”

“C’è dell’altro. Non ho potuto fare niente a riguardo. Quella serpe ha messo la clausola coniuctione carnis per evitare in futuro un eventuale divorzio per non consumazione, in caso di divorzio lei sarebbe libera e non vogliono che accada”.

“Cosa vuol dire?”

“Il matrimonio deve essere de facto. Dovete avere rapporti, attestare che sia stato consumato.”

Asteria sbianca, era qualcosa a cui non aveva minimamente pensato.Ciò che esce dai denti stretti di Draco è un sibilo di profonda rabbia.

“Non sono un cavallo da monta! E se una volta sposati mi rifiutassi?”

“Aprirebbero una causa per l’annullamento del matrimonio per impotenza.”

“Quell’allocco lì e il suo cliente starebbero in stanza con noi per accertarsi che io e la mia mogliettina compiamo i nostri voti matrimoniali?”

“Non scherzare, che ci hanno provato. Ho limitato a un incantesimo. Nel momento nel quale... Voi… Nel vostro attestato di matrimonio comparirà un sigillo che sarà la prova incontrovertibile della vostra unione.”

“Asteria?”

“Ho scelta?” “Brava, questo è lo spirito giusto…”

“Comunque ho detto che sulla fiducia non erano necessarie visite o controlli vari sull' illibatezza di Asteria e che tu non ti saresti avvalso di questo diritto.”

“Grazie. Adesso manda via questa gente da casa mia. Domani ci dobbiamo sposare, e la notte sta finendo.”

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Capitolo 7
*** Lunga è la notte ***


Finalmente il silenzio ritorna nell’appartamento. Con un ultimo funesto crack, dopo uno sbrigativo saluto, anche Blaise se ne va.

Fuori albeggia, nella parte inferiore della volta celeste il cielo comincia a diventare delle sfumature del viola e del rosa, ma in quella superiore, le stelle brillano vivide e lucenti nel blu boleite. Una pallida falce lattea di luna crescente, non riesce a oscurare la luminosità delle stelle. Draco spalanca le finestre. L’aria fresca del mattino muove le tende e abbassa subito la temperatura della stanza. Aiuta anche lui, che si sente quasi febbricitante. Londra ancora dorme, solo poche luci, illuminano sparute finestre, una donna con un figlio piccolo, magari uno studente che ha un esame tra poche ore, qualcuno che va a lavorare molto presto, qualche insonne. Nonostante la finestra aperta,i sensi di Draco sono in allerta e riesce a sentire i lievi passi di Asteria. Il suo sguardo rimane fisso su Londra mentre parla:

“Che notte.”

“E che giornata sarà domani… Draco grazie…”

“Pensavo di essermi emancipato dalle costrizioni del nostro mondo e invece continuiamo ad essere costretti in usanze retrograde e in obblighi. Basta ringraziarmi, ti prego. Non ci sono abituato, te l’ho già detto, una cosa la faccio perché voglio. Mi sento quasi in debito con l’universo per le opportunità che nonostante tutto ho avuto, aiutarti mi sembra un po’ ricambiare questo favore.”

“Dio, io non so nulla di te e tu di me! E ci siamo ritrovati in questa situazione…”

L’uomo si volta verso di lei. Le vede i molli ricci biondi incorniciarle il viso, la camicia da notte cerulea che ben si abbina al verde dei suoi occhi, le sue labbra tumide e rosee, il suo sguardo. Tutto in lei sa di innocenza, non si capacita di come qualcuno abbia solo pensato di poterla sporcare.

“Su questo hai perfettamente ragione”

Con due lunghe falcate eleganti si avvicina a lei , un sorriso che quasi sembra impacciato, mentre tende una mano verso di lei:

"Piacere, Draco Malfoy!" Anche le sue labbra si stirano in un sorriso un po' triste:

"Asteria Greengrass"

Si siedono sul divano e cominciano a parlare, Draco apre il mobile bar e prepara due Apple martini, la spontaneità con cui lo porge a lei, non le permette di declinare l'offerta e cominciando a sorseggiarlo sente un po' del peso che ha nel petto, allentarsi. Parlano dell'infanzia, ricordi molto simili, di Hogwarts, Asteria racconta del suo smistamento, di come il Cappello Parlante l'ha smistata a Serpeverde per le sue suppliche silenziose, mentre lui l'avrebbe dirottata in pochissimi secondi verso Tassorosso. Il discorso va verso gli anni bui, Asteria è stata ritirata da Hogwarts e di ciò che suo padre ha fatto in quegli anni non ha ben chiara idea, ma Draco che ne sa un po' di più preferisce tacere. Le mostra il braccio, un enorme chiazza di tessuto cicatriziale copre l'area una volta deturpata dal Marchio Nero. Le racconta di come si è mutilato per togliersi quello scempio dal braccio. Senza il minimo anestetico, raschiando la pelle in una sorta di rito di redenzione. Lei racconta dei lunghi anni a casa a vegetare, del matrimonio di Daphne con un imprenditore romeno che ha studiato a Durmstrang, lui le parla del suo percorso per diventare medico. Ormai albeggia, dal parco cittadino poco lontano, i cinguettii degli uccelli del mattino hanno lasciato spazio a quelli degli uccelli notturni. Quando Draco si stiracchia i suoi muscoli sono indolenziti, quando lo fa lei la testa le gira un po' e notandolo lui la fa appoggiare nuovamente al divano:

"Non sei abituata a bere"

"Proprio no"

Lungo è stato il giorno e ancora di più la notte, ed è così, scomposti sul divano che li trova qualche ora dopo Blaise.

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Capitolo 8
*** Il matrimonio ***


Draco si annoda la cravatta. Grigio-azzurra, dello stesso colore dei suoi occhi. Non comprende a pieno il lieve tremore della punta delle sue dita, ma preferisce non usare la bacchetta. È solo in stanza e questa lieve debolezza se la può concedere. Sente la testa ancora un po' leggera per la notte quasi insonne e l'alcool, quindi a malincuore decide di non correggere con un' invitante goccia di brandy, il nero caffè amaro di Ortensia. Tra poche ore sarà sposato. Sposato! E ad una Greengrass! Il vecchio Lucius ovunque si trovi potrà esserne felice. Appena un paio di settimane prima nella sua vita non c'era che il lavoro e  Madeline e il tiepido conforto che  veniva dal corpo di lei,  bello e giovane, nel letto accanto a sé. C'è qualcosa che lo intriga nella piccola Asteria, sarà il barlume di ironia che spesso vede aggirarsi come un'ombra furtiva nei suoi occhi, sarà la franchezza nel parlare e le prospettive che assume. Pensa che insieme potranno stare bene, poi, mentalmente si bacchetta:

"È un contratto Draco. Stai facendo un'opera di carità."

Nello studio anche Asteria si veste. Indossa un abito verde mela in seta che arriva al ginocchio in una gonna pieghettata con sopra una giacchetta color crema in lanetta e a scarpette a mezzo tacco del medesimo colore. Alla luce, muovendosi, il tessuto sembra delle sfumature dei suoi occhi. I suoi ricci, sciolti, scendono come una cascata di miele e sole sulla sua schiena, fino al sedere. Il crack della materializzazione la fa sobbalzare.

In una nuvoletta di fumo, compare sua sorella Daphne, bellissima in un abito turchese che la fascia fino ai piedi e coi capelli morbidamente trattenuti in uno chignon, da cui, come per caso, sfuggono due ricci a incorniciarle il viso. Le porge una scatolina.

 

"Qualcosa di vecchio"

 

Nella scatola, due bellissimi fermacapelli di argento in stile liberty, richiamano la forma di una libellula, le pietre dure che la compongono sono di varie tonalità di verde.

 

"I fermagli di nonna… Daphne grazie"

 

La donna sorride.

 

"Non vedo il motivo di tutta questa rabbia e ostracismo, alla fine hai fatto anche una scelta migliore del vecchio bavoso Pucey, ma sai che a papà non va bene nulla che scombina i suoi piani."

 

"Io non volevo fare questa scelta, volevo essere libera di scegliere da sola quello che volevo."

 

La donna ruota gli occhi all'indietro in uno sbuffo un po' ironico e un po' irritato.

 

"Per metà sei riuscita a ottenere quello che volevi… La considererei una vittoria". 

 

Frugando nella pochette argentata, Daphne le porge un paio di orecchini, due piccoli punti luce:

 

"Questi sono qualcosa di prestato e li rivoglio… E poi… "

 

Tira fuori una delicata giarrettiera bianca con un fiocchetto blu notte e piegandosi, solleva la gamba della sorella infilandogliela:

 

" E questo è qualcosa di blu. Con l'abito nuovo ci siamo"

 

Alla vista dell' giarrettiera le guance di Asteria erano diventate di brace, Daphne lo nota. 

 

"Hai capito che c'è la clausola congiuntio carnalis? Se non consumate il rapporto tutto questo sarà inutile."

 

"Ho capito, ma non è facile"

 

"Lo so che non è facile…"

 

Asteria solleva lo sguardo verso il viso triste della sorella.

 

"Come va con Victor?"

 

Gli occhi di Dapne sono velati da malcelata malinconia, ma le sue labbra strette si stirano in una smorfia ironica:

 

“Come può andare tra una nobile coppia purosangue? Benissimo, magnificamente, purtroppo il suo lavoro non ci permette di vederci quanto vorremmo.”

 

Ormai è ora, le due donne escono dalla stanza, imbattendosi immediatamente in Draco:

“Daphne… Asteria, stai benissimo”

 

L’uomo rapidamente segue con gli occhi tutta la sua figura, perfettamente soddisfatto di quello che vede.

 

“Ti è andata bene Malfoy”

 

La voce di Daphne è sferzante. Era sua compagna di casata a Hogwarts, dello stesso anno per giunta, ha visto le lacrime della Parkinson per i suoi tradimenti, le scorrettezze che gli riuscivano così facilmente… Esterrefatta dall’ingratitudine della sorella, Asteria fa per riprenderla, ma prima di poter dire qualcosa, la voce di Draco la interrompe colpendola piacevolmente,

 

“Hai ragione Daphne”

 

L’esortazione di Blaise interrompe qualsiasi ulteriore comunicazione e insieme si smaterializzano.


I successivi minuti resteranno anche negli anni futuri, nella memoria di Asteria, come qualcosa di nebuloso e di non facilmente tangibile, era troppo impegnata a controllare i battiti del suo cuore. Diverso discorso vale per Draco, riuscì a conservarne tutti i ricordi, ogni percezione proveniente dai suoi sensi: il formicolio dei riccioli di Asteria sul suo polso mentre si chinava per firmare il registro, l’odore di legno delle panche dell’ufficio di stato civile, la voce quasi metallica del funzionario.  La madre di Asteria non diede nessun segno di riconoscimento per il frutto del suo ventre. Alla vista del pallore della ragazza, Draco le sussurrò qualche parola di incoraggiamento e le poggiò una mano una schiena pronto eventualmente a sorreggerla. Le carte sono state firmate, le promesse enunciate rapidamente. Mentre stringeva la mano di Asteria, con fare medico, Draco allunga l’indice sulle vena del polso di lei, per misurarne i battiti, per accertarsi che non era a un passo dal crollare. L’ultima firma Draco la mette sull’assegno per il l signor Greengrass.

 

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Capitolo 9
*** Io e te ***


Ciao a tutti, grazie per seguirmi sempre di più, in particolare sono le recensioni che mi invogliano ad andare avanti, quindi non mi deludete! Grazie!
Fabiana


"Sdraiati, sei pallidissima, solleva le gambe, ecco forza, stai un po' così".

 

La materializzazione è stato il colpo finale per far cedere Asteria. Ben provata dalla giornata, alla fine ha ceduto. Draco la aiuta a sdraiarsi sul divano, le solleva le gambe, le mette una pezzuola fresca in fronte, tutto sotto lo sguardo accorto e attento di Blaise. 

 

"Dovremmo fare una bella curetta ricostituente Asteria, mi sembri un po' deboluccia"

 

La fa sorridere, stemperando un po' la cupezza del momento. Nell'affaccendarsi intorno a lei, i suoi sensi sempre all'erta, percepiscono la novità della pesantezza sull'anulare, la presenza di quella vera d'oro giallo, a testimonianza dell'Unione avvenuta: "un sol corpo, un sol cuore, una sola anima". Dopo qualche minuto le gote di Astoria riprendono colore e lei si azzarda a sedersi. La testa non le gira.

 

"Grazie Draco, ora va meglio"

 

Blaise ne approfitta per porgere ai due una lettera:

 

"Un presente, per le vostre nozze"

 

È una bella lettera in carta elaborata, grana spessa e ghirigori colore glicine. Dentro un foglio con vergate poche frasi, una collanina con una piuma d'argento  e un rametto di lavanda essiccato. 

 

"Ho pensato che vi farebbe bene staccare per un po''

 

La collana è una passaporta, attivabile a piacimento, porta a una piccola proprietà di Blaise in Provenza, sta regalando loro un viaggio di nozze.

 

"Grazie Blaise, è un bellissimo pensiero"

 

Draco abbraccia l'amico, solo il fatto di aver pensato a un regalo è l'unico stralcio di normalità in una situazione strana e piena di paradossi. 

 

"Adesso vi lascio sposini, lungi da me fare il moccolo…"

 

La casa sembra diversa adesso, il silenzio non da pace, ma è pesante, denso di timore. Il suono del campanello non aiuta. Un'altra sorpresa, un altro regalo. Un fattorino consegna due pacchi magici inviati da Daphne.  È il tocco delle bacchette congiunte dei due a far aprire il primo. In un turbinio di scintille, fumo e piccoli fuochi d'artificio, si materializza un bel tavolino in ferro battuto con decorazioni a mosaico e sedie abbinate apparecchiato con una tovaglia in lino color crema e un runner color limone sgargiante, piccole candele profumate volteggiano sopra di loro e due scaldavivande in ottone nascondono qualcosa nei due posti apparecchiati. Draco scosta la sedia facendole sedere, quindi di accomoda al suo posto. E mentre lo fa, una dolce musica da camera comincia a diffondersi nell'aria. Mentre mangiano, cominciano a chiacchierare:

 

"È stata gentile tua sorella a pensare a questo."

"Sì è molto meno dura di quel che sembra"

"Ti vuole bene"

"Mi ha sempre protetta quando poteva, certo non poteva fare miracoli. Per quello sei deputato tu."

 

Draco si schernisce, leggermente in imbarazzo.

 

"Si fa quel che si può".

 

Nonostante Asteria stia  cominciando a rilassarsi, la sua mente va all'altro pacchetto arrivato, nel quale c'era un bigliettino incastrato nel nastrino: " Solo per Asteria". Lo apre più tardi nel bagno. Arrossisce alla vista di quella camicia da notte color ghiaccio, col completino intimo abbinato tutta veli e trasparenze, ma per nulla volgare. Facendosi coraggio la indossa, beve un goccio dall'ampolla inviatole dalla sorella e si spruzza un po' del profumo sempre presente nel pacco. Trema un po' quando si dirige per la prima volta, verso la camera da letto di Draco, ma è con mano sicura che abbassa la maniglia ed entrò. Draco era già a letto, sotto le leggere lenzuola verde acqua si vede solo dal busto in sù, fasciato da una maglietta di cotone nera. Sta leggendo una rivista specialistica di medicina alla luce dell'abat-jure, solleva lo sguardo:

 

"Asteria sei bellissima."

"Grazie"

"Certo la stanza non è il massimo, ma ci sarà tempo per renderla degna di te"

 

Asteria si guarda intorno, per quanto i mobili siano sicuramente molto costosi, tutto ha un aspetto funzionale e spartano. 

 

"Onestamente, non l'avevo neanche guardata la stanza"

 

Draco le sorride:

 

"Dai, vieni…"

 

Lui scosta le lenzuola e lei si sdraia accanto a lui. Draco le cinge le spalle con un braccio, accostandola a sé, portando la testa di lei sul suo petto.

 

"Stiamo un po' così, vediamo che effetto fa stare l'uno accanto all'altra…"

 

Con mano leggera le sfiora il viso, i riccioli, carezzendola dolcemente, il raso della camicia da notte, gli solletica le cosce. Lui con le dita sta saggiando i contorni del viso di lei, la depressione delle fossette, gli avvallamenti delle guance, la gobbetta del naso. A un certo punto Asteria si volta leggermente, sfiorandogli il collo teso con un bacio. Draco quasi sobbalza, come se avesse subito una una scarica elettrica. Lei continua, seguendo il contorno del collo di lui con tanti piccoli baci. Asteria sente un calore nel suo ventre, una frenesia crescente e selvaggia. Cinge il suo collo con entrambe le braccia voltandosi verso di lui e si mette a cavalcioni sull'uomo.

 

"Asteria!"

 

L'odore del profumo proveniente dal suo collo e le pupille un po' dilatate, fanno fare rapidamente la diagnosi a Draco. Prendendola per i polsi, la porta sotto di sé, bloccandola.

 

"Sei totalmente fatta."

 

Recuperando dal comodino la bacchetta, mormora un incantesimo. I componenti del profumo vengono svelati:

 

"Amortentia, Felix felicis, cupidatis, vigoros congiuntis… Asteria ti faccio così paura e ribrezzo, da dover prendere cose del genere?"

 

La ragazza non è in grado di rispondere, trenta ancora di baciarlo e di strofinarsi contro di lui, abilmente Draco evita di essere baciato sulla bocca e  con una serie d'incantesimi le toglie quel profumo di dosso. Nel giro di pochi secondi, gli occhi di lei tornano a essere più lucidi.

 

"Allora ragazza che hai combinato?"

 

Nessuna risposta da parte di Asteria, non ancora del tutto in sé, si vede costretto ad appellare dei nastri per legarla, un leggero odore dolciastro, rimette in allerta Malfoy.

 

"Non hai messo solo il profumo, hai anche ingerito qualcosa."

 

L'uomo si reca in bagno trovando la fiaschetta incriminata. Assaggia appena.

 

"Anche qui Amortentia, ma è l'alcool a far la maggiore". 

 

Recuperando una boccettina, le fa bere il contenuto. Dopo un po' Asteria ritorna in sé.

 

"Puoi slegarmi per favore?"

 

Pronto Draco obbedisce, dopo un po' è lei a rompere il silenzio:

 

"Perché non hai continuato?"

 

"E me lo chiedi? Ne avrò fatte di sciocchezze, ma non ho mai forzato una ragazza a fare nulla, tantomeno non mi sono mai approfittato di lei ubriaca o sotto pozione. Ti faccio così paura da esserti ridotta in quel modo?"

 

Nel farle quell'ultima domanda la voce di Draco si inclina in una nota dispiacere.

 

"No, no, non paura, soggezione…"

 

Draco ride, di pancia, di cuore, facendo sobbalzare anche lei per i tremiti del suo petto, offendendola un po':

 

"Per Merlino Asteria, ti posso assicurare che c'è gente nel mondo magico che non si farebbe problemi a sputarmi in faccia! Altro che soggezione! Qualche timore lo incuto a lavoro, ma non voglio assolutamente timore tra noi, né remore di alcun tipo. Un rapporto da pari alla pari."

 

Dopo un po' di silenzio l'uomo continua:

 

"Non ti toccherò questa sera, o almeno non in quel senso, al diavolo tutti! Ne abbiamo di tempo, non verranno a romperci domani, non li farò osare tanto. Quando vorrai, quando sarai pronta, non così e ora!”

 

Poi addolcendo il tono:

 

“Dormi Asteria, è stata una giornata lunga”

 

Le sfiora la fronte liscia con un bacio, appena sopra i morbidi ricci, le accarezza i capelli mentre lei si addormenta spossata, e non sente le parole che lui sussurra:

 

“E poi cara, non avrei mica sprecato così il nostro primo bacio…”

 

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Capitolo 10
*** Il giorno dopo ***


Ciao care (e se ci sono cari) ho scritto dell'aspettato primo bacio, ma bisognerà ancora un po' travagliare per giungere a quel punto, spero di continuare ad interessarvi e di avere un vostro riscontro.
Fabiana


La prima a svegliarsi è Asteria. Ha bisogno di qualche secondo per far sì che gli avvenimenti del giorno prima, come pezzi di un puzzle, riescano a trovare il giusto posto. Arrossisce nel ricordare lo spettacolo che ha dato la notte prima. Solo in quel momento percepisce la presenza di Draco accanto a sé. Questa è la prima volta che lo può osservare privo di maschere e controlli. Nel sonno non si possono avere travestimenti e Asteria osserva quel viso un po’ teso anche nel dormire, i capelli per la prima volta  fuori posto, le labbra chiuse morbidamente, non può fare a meno di pensare che è un bell’uomo. Dorme con un braccio sotto la testa e l’altro disteso lungo il corpo fuori delle lenzuola, si intravede la brutta cicatrice sul braccio dove prima c’era il Marchio Nero. Il suo respiro è regolare e calmo. Le viene spontaneo allungare una mano per sfiorargli i capelli con una carezza, e nel farlo, l’occhio finisce sulla fede che porta all’anulare. Non sa neanche quando e come Draco è riuscito a procurare gli anelli in così poco tempo. Nell'abbassare nuovamente lo sguardo verso di lui, vede ricambiare il suo sguardo da due occhi grigi. Ha la tentazione di ritrarre la mano come scottata, ma la trattiene lì, sui capelli di lui.

“Buongiorno”

Buongiorno”

Draco prende la mano di lei e vi poggia sopra un bacio, poi si puntella su un gomito passandosi la mano sul viso e tirandosi indietro i capelli.

“Hai dormito bene?”

“Molto, mi sono svegliata solo pochi minuti fa”

Draco annuisce, guarda l’orologio alla parete.

“Io sarei in licenza matrimoniale, ma non mi piace lasciare le cose a metà, voglio sistemare il reparto  e ho in mente un paio di pazienti che mi danno preoccupazioni e non mi farebbero stare tranquillo se non li visitassi. Ti piacerebbe sfruttare il regalo di Blaise? Penso che non potrebbe farci che bene, allontanarci per un po’ ”

Si mi piacerebbe molto, la Provenza deve essere bellissima in questo periodo”

"Allora è deciso, oggi sistemo i miei affari e domani partiamo”

L’uomo si tira su dal letto e apre il primo cassetto del comodino, prende una carta di credito che porge ad Asteria:

“Avrai bisogno di vestiti, valigie, trucchi… Fai tu, sentiti libera di spendere quel che vuoi…”

“Draco…”

“Niente chiacchiere e ringraziamenti. Se proprio vuoi ringraziarmi, baciami da lucida il collo come hai fatto ieri…”

Nonostante il tono leggero con cui parla Draco e il sorriso malandrino con cui si rivolge a lei, Asteria diventa color peperone.

“A proposito di ieri…”

Draco la interrompe con un gesto della mano:

“Anche io, al posto tuo, mi sarei messo sotto incantesimo e mi sarei fatto un goccetto per andare a letto con me. Fidati se ti dico che puoi stare tranquilla e che non ti giudico e come ti ho detto, non faccio mai ciò che non voglio fare… A proposito, smetti di comportarti da ospite, sentiti libera di invitare delle amiche, di apportare cambiamenti alla casa, di passare il tuo tempo nel modo che più preferisci. Certo se mi ritrovo a dormire in un letto di trine e tulle rose, aspettati che io dica la mia anche alzando la voce…”

Nonostante l’assenza di Draco, la giornata passa velocemente per Asteria. Non possiede che i pochi vestiti che le aveva procurato Ortensia il primo giorno. Per questo passa la giornata a comprare il minimo guardaroba e i necessari prodotti. Si passa lo sfizio di entrare in una libreria e di sfogliare i libri esposti. Ci passerebbe delle ore.

“Quello che hai preso è molto bello”

Si volta, un viso simpatico, due occhi castani e una massa di ricci del medesimo colore, una ragazza la guarda con simpatia.

“Adoro quell’autore, ho letto credo tutti i suoi libri e quello è il mio preferito”

“In effetti mi incuriosiva molto, lo prenderò grazie.”

Asteria passa nel bar della libreria una piacevole mezz’ora a chiaccherare con quella ragazza, poi, memore di quello strano apparecchio che le aveva dato Draco qualche giorno prima, le da il suo numero di cellulare. Prova la nuova sensazione di essere se stessa e padrona della sua vita, di creare nuove amicizie, di scoprire nuove passioni ed è estremamente piacevole. Il giorno dopo si parte.

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Capitolo 11
*** In Provenza ***


Ciao a tutti! Fattibilmente non pubblicherò per una decina di giorni essendo in vacanza, per questo ho deciso di pubblicare oggi questo capitolo che originariamente dovevano essere due. Spero che vi piaccia! Fatemi sapere!
Fabiana


Ad Asteria seccò la bocca nel momento in cui vide Draco pronto per partire. Indossava dei pantaloni color crema e una camicia lavanda. Ma anche lei, vestita con un abito color glicine e delle scarpe con la zeppa in corda legate dietro il polpaccio era uno spettacolo per la vista. Attivata la Passaporta si ritrovarono sullo zerbino della casa di Blaise.

Era una piccola casetta su due piani in pietra chiara. Un glicine si arrampicava fino al balconcino del piano superiore, piante di rose e di gelsomino erano nel piccolo giardino, delimitato da una staccionata in legno grezzo. Intorno il nulla. Il cielo più terso, il cinguettio degli uccelli. Sotto lo zerbino, la piccola chiave in ottone che apre la casa. Entrano in un ambiente unico, le ruvide parete bianche, le travi a vista in legno grezzo nel soffitto, dello stesso colore del tavolo, abbellito da un semplice vaso di vetro con dentro dei fiori di campo freschi. C’è una cucina essenziale nella parete più lontana dell’entrata, abbellita da maiolica delle gradazioni del bianco, del violetto e del blu. Salgono la scala a chiocciola in pietra che porta al piano di sopra, dove vi è un piccolo bagno e un’unica camera da letto, una tenda bianca agganciata a guisa di baldacchino al soffitto ondeggia sul letto, preparato con delle lenzuola di un violetto pastello. Il pavimento è un parquet schiarito, color sabbia, un vello di pecora e una piccola panca ai piedi del letto. Avvicinandosi al balcone Asteria resta stupita e profondamente innamorata dal panorama che vede:

“Draco, vieni, è bellissimo”

Dall’altezza del balcone si rese conto che sono a pochi metri dallo strapiombo di una scogliera, e il verde degli alberi si mesce magistralmente al grigio della roccia e all’azzurro cristallino delle acque del mare. Sul balcone lui mette la mano su quella di lei, poggiata sul davanzale, con noncuranza e naturalezza, come se quasi non volesse farsi scorgere.

“Hai ragione è proprio bellissimo. Penso che staremo bene qui. Ho tante cose in mente…”

La guarda negli occhi, portandosi la mano di lei alle labbra:

“ Ricordati che resto il tuo medico, in questa vacanza voglio rimettermi in sesto. Cibo buono, aria pulita, movimento, sole…A proposito, è quasi ora di pranzo"

L'uomo apre il frigorifero e rapidamente reperisce una confezione di piadine e il necessario per farcirle.

Sei bravo con questi attrezzi babbani"

raco ha messo una padella sul fuoco a riscaldare e dopo un paio di minuti, vi poggia sopra la piadina.

"Quando ho intrapreso il percorso per diventare medico, mi sono reso conto di molte lacune che abbiamo nel nostro sistema e che sono risolte in modo ineccepibile nel sistema babbano. Quindi ho deciso di specializzarmi anche nella loro medicina, prendendo un doppio titolo. Ho rivalutato totalmente il loro sistema di vita e sperimentato e adottato tante delle loro tecnologie"

"Tecnologie?"

"Tecnologie: novità, progressi nella tecnica. L'automobile per dirne una, il frigorifero per conservare i cibi, la televisione… È un bene prendere il meglio di ogni cosa non trovi?"

" Assolutamente si. Mi sarebbe tanto piaciuto poter sperimentare e crescere in una mentalità così aperta"

"Neanche io ho avuto questa possibilità, ma siamo ancora in tempo. Siediti Asteria, si fredda."

Mangiano quelle piadine con cotto, formaggio e funghi e Asteria si gusta la sua con appetito, quasi famelica.

Dopo pranzo, si cambiano velocemente, escono di casa, trovando una piccola scaletta in roccia, riescono a scendere dallo strapiombo e finiscono in una piccola spiaggia quasi inaccessibile. Impalpabile e sottile sabbia bianca, le onde azzurre e cristalline… Asteria stende un telo dove si siedono per un po' ad ammirare la natura circostante e ad ascoltare i versi dei gabbiani. Dopo un po' Asteria si alza a avvicinandosi al mare, si lascia lambire dalle onde le caviglie. È presto fatto che si sfila il caftano, restando in costume, un bikini verde smeraldo e appuntandosi in alto i capelli con un incantesimo, si volta verso Draco:

"Non ti fai un bagno?"

L'uomo si alza sorridendo, sfilandosi la maglietta:

"Certo!"

Non ha il fisico dell'accademico ma pettorali e addominali definiti e gambe forti di chi si muove molto. Nuotano in quelle acque incontaminate, scoperta una grotta sotterranea nella parete della falesia, con un semplice incantesimo testa-bolla, la esplorano, trovando un tripudio di anemoni arancioni e di coralli rossi, nuotando in una galleria che è quasi uno stretto budello, si ritrovato in un piccola piazzetta di stalattiti e stalagmiti fuori dall'acqua, un antro oscuro da esplorare. Una leggera corrente spinge lei verso di lui, Asteria poggia le mani sul suo petto ridendo e lasciandosi avvolgere dalle sue braccia, le bocche sono troppo vicine, incurvate in due sorrisi. Un urlo spezza l'incanto e gli occhi di Draco da languidi e rilassati tornano nel giro di un paio di secondi ad essere attenti e operativi. L'urlo è di un bambino, sulla riva, con la sua famiglia, la donna accanto a lui è nel panico. Nonostante la lontananza Draco vede la gamba del piccolo sporca di sangue, forse ne sente l'odore. Tornano a riva. Il bambino è stato punto da una medusa e per il dolore si è spinto verso gli scogli ferendosi ulteriormente la gamba. Nonostante la sua pronuncia non sia da primo della classe, si fa capire perfettamente:

"Sono un medico, posso aiutare… Allora ragazzino che hai combinato? Forza coraggio, datti un po' di tono o non fai una bella figura con questa bella signorina che è con me… Bravo, così va meglio… Asteria per favore la mia borsa…"

Asteria va subito a recuperarla nei pressi dei loro teli. È profondamente colpita dalla presenza di spirito con cui con un incantesimo non verbale ha fatto materializzare la borsa.

"Ecco qua, ora con queste pinzette tolgo questo tentacolo che è rimasto attaccato, adesso disinfetto… Tranquillo non brucia, e controlliamo questo graffio…"

Asteria accanto a lui lo assiste porgendogli gli strumenti, ammira come spiega ogni passaggio di quello che fa, al suo piccolo paziente per rassicurarlo.

"Qui, ho dei cerotti che tengono ben unità la ferita così non ti resterà il segno…"

Dopo aver disinfettato per bene anche il graffio, con l'aiuto di Asteria che tiene il più possibile allineati e accostati i lembi della ferita, posiziona i cerotti. Un po' di tempo dopo, dopo aver fasciato il bambino, rassicurato i genitori e schivato i loro ringraziamenti, restano nuovamente soli nella spiaggetta.

"Sei stato bravissimo con quel bambino"

"Avevo pensato a una specializzazione in pediatria, poi ho cambiato direzione, mi piacciono i bambini, ma a piccole dosi, e trattare coi genitori è spossante"

Arrivati a sera, dopo la cena, quando Draco si avvicina al dondolo in ferro battuto del giardino per portarle una coppetta di gelato al limone, la trova addormentata, rannicchiata sul dondolo, i piedi nudi poggiati al ferro, le mani unite sotto la guancia, un sorriso anche nel sonno. Col cuore sciolto come il gelato nella coppetta, Draco la solleva e la porta in camera da letto.

I giorni passano lieti, tra scalate, passeggiate nei piccoli e caratteristici borghi, nuotate… Draco impara a conoscere un'altra Asteria, in un ambiente totalmente nuovo, libera da qualsiasi condizionamento, è un'altra persona. Parla francese speditamente, sicura, si lascia trasportare dai momenti e coglie ogni possibilità. Sta imparando a sciogliersi con lui, non è sempre sul chi vive, la metà dei suoi discorsi non sono composti da: "grazie" o da "scusa". Talvolta, nel passeggiare, allunga una mano verso di lui intrecciando le dita con quelle di lui, o la poggia sul suo braccio, dove lui, coprendola con la sua mano, le fa fare una maggiore pressione sulla pelle, per sentirla meglio. Spesso quasi lo sovrasta, ordina per entrambi, prima ancora che lui guardi il menù e il caso vuole che azzecchi sempre, prende tutto dalla giornata, si addormenta totalmente stanca e soddisfatta. Una sera lui le si avvicina con due scope in mano:

"È una serata magnifica, ti andrebbe un giro in scopa?"

Lei arrossisce e scuote la testa in un gesto di diniego:

"Non sono una grande volatrice, la mia esperienza si esaurisce al primo anno ad Hogwarts"

"Allora sali con me…"

Sembra intimorita e un po' dubbiosa, ma si lascia trasportare.

"Va bene"

"Mettiti qui,davanti a me, tra le mie gambe. Tieniti con entrambe le mani dalla scopa, qui, ecco…"

Draco decolla, il braccio avanti con il quale manovra, fa anche da cintura di sicurezza ad Asteria. Va piano mentre prende quota, e il verde dell'erba lascia presto lo spazio all'azzurro del mare. È quel magico momento della giornata nel quale il giorno si volta a notte. Il sole ormai quasi completamente sceso lungo la linea dell'orizzonte, infiamma coi suoi ultimi raggi il mare, la parte bassa del cielo e ovunque si rifranga. In alto, le stelle più lucenti, già brillano, come orgogliose di aver superato il chiarore del sole per emergere. La luce arancione inonda i campi di lavanda, e anche da quell'altezza si sente il dolce profumo, e quasi color lavanda è una parte del cielo, con i toni del blu che stanno cominciando a vincere quelli del rosso e del rosa. L'aria comincia ad essere più fresca e un leggero venticello scompiglia i capelli di Asteria e Draco. Sono così vicini che lei sente i battiti del cuore di lui, quasi confusi coi propri, ogni suo respiro, il profumo del suo dopobarba… Percepisce nel cuore un insieme di sentimenti confusi di cui ne coglie sprazzi poco lucidi: tenerezza, benessere, affetto e con un po' di timore, coglie pure anche il nascere dell'attrazione e del desiderio. Poggia una mano sulla guancia di Draco e voltando leggermente il viso di lui in una posizione più consona per i suoi piani, gli sfiora la guancia con un bacio. Draco ridacchia tra sé, anche se i battiti del suo cuore aumentano e le vibrazioni del petto di lui fanno traballare anche lei:

"Asteria mi fai sbandare…"

Dopo un po', plana dolcemente su uno scoglio, quasi un isolotto in mezzo al mare, con la parte pianeggiante grande poco più di un letto matrimoniale. Draco ha le guance arrossate per il volo, i capelli un po' scomposti, l'aria della sera gli ha ridato vigore. È felice. Fa materializzare un telo, sul quale si siedono, e un cestino da pic-nic, ne estrae una bottiglia di vino e due calici. Versa il vino bianco, è leggermente frizzante e le bollicine salgono velocemente in superficie in un moto allegro.

"A noi"

"A noi"

Asteria fa tintinnare il bicchiere contro quello di Draco, sorridendo. Si stringe a lui quando Draco la tira dolcemente verso di sé.

" Sono ancora il mostro delle fiabe?"

Lei lo guarda aggrottando la fronte, una ruga interrogativa si forma nella sua liscia fronte bianca:

"Non lo sei mai stato per me. Era una paura generica la mia, non rivolta a te. Ho provato a fuggire da un matrimonio combinato e mi sono ritrovata in un altro…"

"Bilancio?"

Lei lo guarda i lucidi occhi verdi sembrano brillare alla luce delle stelle e richiamare la luce del faro che da lontano è un riferimento del porto del paese più vicino. Il rumore della risacca copre quasi le sue parole:

" Sei l'uomo migliore che avessi mai potuto sperare e sognare"

Come una corda troppo tesa che a un tratto, giunta al limite della sua flessibilità si spezza, Draco si avvicina verso di lei e la bacia. È un bacio tenero, per quanto sembri che voglia essere il preludio di uno ben più approfondito. Labbra contro labbra, poggiate dolcemente. Spostando leggermente la testa di lato e cingendogli la nuca con le mani, Asteria lo spinge a osare di più. Draco socchiude le labbra e lei risponde magistralmente facendo diventare il bacio appassionato e vorace. Draco la tiene dai fianchi, circondandogli la vita e tenendole una mano aperta sulla schiena, lei si stringe a lui, avvicinandolo dal collo e giocando con i suoi capelli… Spinge un po' troppo facendogli perdere la presa, ma lui la lascia cadere giù con sè, e finiscono abbracciati, lei sopra di lui. Senza interrompere il bacio…

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Capitolo 12
*** Più vicini... ***


Ciao! Rieccomi!! Spero vi piaccia questo capitoletto di transizione e di ritrovarvi  caricate e più riposate e pronte a recensire e a continuare a leggermi. Saluti!!
Fabiana


Un'onda più capricciosa delle altre, dovuta forse a un'imbarcazione poco lontana, investe lo scoglio bagnandoli. Sorridono, le labbra separate ma vicinissime. I ricci bagnati di lei sembrano molle nere nell'oscurità. La camicia azzurra bagnata di lui e l'abito di lei, aderiscono come guanti ai loro corpi. Asteria rabbrividisce, ma non è solo il freddo. Si solleva leggermente e con la bacchetta asciuga i loro vestiti. Nel notare che le onde, come se si stessero prendendo più confidenza, stanno invadendo lo scoglio, Draco pensa che sia meglio andare. Sulla strada del ritorno, le stelle brillano luminose. Tiene forte a sé Asteria nel tragitto, riparandola col suo corpo, dal freddo della notte.

Le giornate passano, si approcciano alla fisicità come due adolescenti assennati che sperimentano un passo alla volta e spostano man mano e con rispetto i loro limiti, disegnando di volta in volta nuovi confini. Passano le giornate sulle spiagge, talvolta negli eleganti lidi, talvolta in piccole spiagge isolate dal resto del mondo, mangiano nei più appartati localini disponibili o qualcosa di veloce e semplice in casa ma con le migliori materie prime. Passeggiano al crepuscolo sulle colline rese viola dalle piante di lavanda,tra il brusio delle api e beandosi di quel profumo. Girano i piccoli borghi sul mare o nelle colline e si prendono un’intera giornata per visitare Marsiglia.

Adesso, sono sdraiati sulla sabbia bianca e farinosa dello loro spiaggetta, col rumore della risacca e lo stridio dei gabbiani, al tramonto, un po’ celati da uno scoglio, lui sta accarezzando il seno nudo di lei, mentre lei accarezza la schiena di lui e mettendogli una mano dietro la nuca lo avvicina di più a sé per baciarlo meglio. Le labbra di Asteria scendono sul collo di Draco, sfiorando il largo tendine con una serie di baci.

"Avevi detto che volevi essere baciato nuovamente così…"

La voce di lui è un po' roca:

"Infatti non smettere"

Un patronus si materizza davanti a loro. I servigi di Draco sono richiesti con urgenza, per quanto dispiaccia loro disturbarlo in licenza matrimoniale. Lui le accarezza una guancia. Si parlano guardandosi negli occhi, sfiorandosi e accarezzandosi a vicenda:

"Sembra che la nostra luna di miele sia finita"

"Così pare"

"Vuoi restare qualche altro giorno? Per il tempo che avevamo prefissato?"

"Non ti lascio solo"

"Allora torniamo a casa".

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Capitolo 13
*** In fiamme ***


"Padrone, padrona bentornati! Gli operai hanno montato la doccia nuova e io ho pulito tutto e fatto la spesa"

"Benissimo Ortensia, ma la prossima volta che mi chiami padrone ti tiro le orecchie! E lo stesso vale per Asteria"

La sensazione che prova Asteria nel ritornare a Londra è strana. È piacevole essere di nuovo lì, ma sarà diverso. È stato in Provenza che hanno imparato a conoscersi, a essere una coppia, adesso la bolla rosa ha lasciato spazio alla vita reale, alla quotidianità. Stranamente ritrova con metà rapidità una routine. Con un paio di abili gesti della bacchetta sistema il contenuto delle valigie di entrambi e riprende il ritmo dello studio interrotto da tutte quelle novità. Nel tardo pomeriggio, meritevole di una gratifica per le numerose pagine studiare, si incontra brevemente con la sua conoscenza della libreria, con la quale è stata in contatto tramite messaggi e si gusta un gelato. Quasi volando si getta tra le braccia di lui, quando torna dal lavoro, spingendolo verso la tavola con la cena, da lei apparecchiata con cura.

"Una cena seduto dopo una giornata di lavoro? Mi sembra di sognare!"

"Com'è andata oggi?"

"Di casi particolari oggi c'è stata un'amnesia da maledizione che sarà davvero difficile da trattare, spero bene, almeno in un recupero parziale e un'operazione per un'emorragia cerebrale per uno scontro con un bolide impazzito."

"Una giornata piena."

Ribattè Asteria riempiendogli il piatto di arrosto e patate.

"Ci sono giornate molto peggiori… Tu invece?"

" Ho studiato tutto il giorno. Poi nel tardo pomeriggio mi sono vista velocemente con quella ragazza conosciuta in libreria"

"Hai pranzato?"

"Un gelato fuori alla sei…"

"Asteria!"

La voce di Draco ha una forte nota di rimprovero…

"Non rompere! Non mi fai paura anche se vuoi sembrare Barbablù…"

"Ah! È così adesso?"

La carica sulle sue spalle, tenendola da sotto le ginocchia, incurante dei suoi strilli e dei colpi che lei gli dà un po' ridendo un po' protestando. La getta sul letto e pronto e sinuoso come una serpe, le trattiene le mani sopra la testa tenendola dai polsi con una mano e si china sul suo viso, baciandola con passione e stringendosi a lei… È un bacio lungo e vorace che lo lascia quasi senza fiato. Le sussurra tra i denti:

" Allora rispetterai i pasti?"

Lei è quasi tramortita, le labbra gonfie, il sangue in subbuglio…

"No"

Draco rafforza la stretta, facendola leggermente gemere per il fastidio.

" E allora se non vorrai ascoltarmi… Nè come tuo marito e né come tuo medico, dovrò fare a modo mio…"

Comincia a baciarle gli zigomi alti, il dietro delle orecchie, le soffia leggermente sul collo e sostituisce il soffio alle labbra, scivola sul décolleté sussurrandole parole quasi intellegibili.

" Ti farò bruciare per autocombustione, fino a quando non ne potrai più e sarai tu a chiedermi di più e te lo negheró fin quando non ti strapperò quella promessa…"

Con incantesimo non verbale le lega i polsi con un nastro di seta alla testata del letto e mettendosi sopra di lei, si muove appena, accendendole i sensi senza darle la soddisfazione dell'appagamento. Draco non ha perso il controllo, scruta negli occhi di lei anche il minimo barlume che lo possa spingere a fermarsi, a trattenersi, ma vi legge solo passione. Le bacia le palpebre chiuse, con la lingua segue la linea della mascella e fa aderire il bacino a quello di lei, che si inarca per approfondire il contatto.

"Buona ragazza…"

Le sue dita scorrono lungo le costole di lei, le bacia l'ombelico, le solleva la gonna sfiorandole le cosce. La guarda negli occhi e le dà un bacio sopra gli slip. Asteria si sente invadere come dalla corrente elettrica, si agita, si divincola, non riesce più ad accontentarsi di quegli sfioramenti…

"Draco…"

"Sì mia cara?''

"Faccio tutto quello che vuoi… Ma ti prego… Fai l'amore con me".

E vi lascio ancora appese! Fatemi sapere la vostra e aggiornerò presto!
Fabiana

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Capitolo 14
*** Nessuna remora... ***


Sperando di soddisfarvi e di aver tenuto testa alle aspettative... Buona Lettura
Fabiana.


Draco sogghigna e scioglie i lacci che le tenevano ferme le mani per permetterle di stringerlo a sé. La guarda negli occhi, la bacia con dolcezza.

" Non stiamo più scherzando, posso smettere… Sicura?"

Adesso è serio, non sta più giocando. Asteria lo può leggere nei suoi occhi, si sarebbe tirato indietro, si sarebbe tirato indietro mille altre volte solo a un suo cenno. Questo non fa che convincerla maggiormente. Lo stringe ancora di più a sé e lo bacia con maggiore trasporto, mentre le sue dita attentano ai bottoni delle asole, liberando pian piano il suo torace. Lui le mordicchia il labbro, mentre lei gli fa scivolare la camicia dalle spalle e lo carezza sul petto e sulla schiena nuda. Draco quasi ruggisce al tocco delle sue mani e la priva di abito e reggiseno, guardandola alla luce tenue dell'abat-jour.

"Sei bellissima"

Si china sul suo seno baciandoglielo. Fa scorrere le mani su tutto il corpo di lei, le sfila le mutandine e comincia ad accarezzarla più approfonditamente. Geme rauca quando Draco inserisce due dita dentro di lei e le poggia le labbra sul collo mordicchiandolo e baciandolo. Draco la sfiora come se fosse una chitarra, come se solo lui sapesse come e dove toccare per farla suonare. Le sfiora le labbra con un bacio e si sfila i boxer. Poi prende la mano di Asteria e dopo avervi posto sopra un bacio, la poggia, dove maggiormente sente il bisogno di essere toccato, dove il desiderio si tiene a stento a freno.

"Toccami, dappertutto, non voglio remore tra noi, Asteria ne morirei, mi sono messo messo troppo in gioco per far sì che questa sia una finzione"

Asteria sgrana gli occhi, mai lui si è esposto come in questo momento. E lei lo capisce, Merlino! Come se lo capisce…

"Non è più una via di fuga Draco, voglio tutto quello che sta succedendo..."

Asteria lo accarezza, lo sfiora con le dita, prendendolo in mano, gli fa inseguire quel piacere che fino a poco prima lui ha dato a lei. Draco allontana la mano di lei, e mentre di perde in un altro bacio passionale, aderisce al suo corpo. Guardandola negli occhi, Draco entra in lei, perde il contatto visivo quando lei rotea gli occhi per il piacere e questo gesto, lo eccita ancora di più facendolo gemere. Asteria asseconda i suoi movimenti, si attacca alle sue spalle e gli cinge i fianchi con le gambe. Draco aumenta l'andatura facendola gemere ancora e ancora,fa scivolare una mano tra di loro per stimolarla anche esternamente e solo quando la sente giungere al culmine del piacere, non si trattiene più e si riversa lei con un gemito, senza remore, completamente, del tutto appagato e non c'è distinzione tra il piacere dell'uno e dell'altro. Nel piacere le ha fatto urlare il suo nome.

Sarebbe molto comodo fingere di essersi addormentati, cullati dal soddisfacimento del piacere, ma non sono due codardi. Asteria si poggia sul petto di Draco, giocherellando con i peli del suo petto, lui le bacia i ricci sulla fronte:

"Tutto bene?"

Asteria annuisce, stringendosi un po' più a lui e coprendosi meglio col lenzuolo.

"Sei tranquilla?"

Lei lo guarda sollevandosi su un gomito. Inarcando un sopracciglio:

"Vuoi un voto?"

"Guardala questa piccola serpe… pensavo di essermi preso per moglie un agnellino e mi ritrovo una serpe…"

Riprende a baciarla un po' per poi stringerla nuovamente a sé.

" È stato bellissimo Draco… Davvero e tu che pensi?"

"Vuoi sapere se sono appagato? "

Interrompe il discorso con un bacio:

"Lo sono del tutto…"

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Capitolo 15
*** Confessioni ***


Il giorno dopo a colazione l'appetito non manca, anzi, Asteria mangia a quattro palmenti:

"Ho una curiosità...Quante donne sono passate da quelle lenzuola?"

Lui solleva lo sguardo dal piatto e inarca un sopracciglio incuriosito:

"Sono solito lavare le lenzuola e anche se il caso lo richiede, gettarle via…"

"Dai! Hai capito quello che intendo!"

"Non vorrei mica che lo dica a mia moglie!"

" Non a tua moglie… Ma dirlo a me?"

Draco sospira bevendo il suo caffè.

"Vuoi sapere più in generale o nello specifico?"

"Più specifico che puoi…"

Draco riflette un po', poi comincia a parlare, enumerando sulle dita per non dimenticare nessuna o perdere il conto:

"4 ragazze negli anni della scuola, la mia prima volta è stata a quindici anni. 7 dopo, di cui 2 relazioni serie, 2 brevi frequentazioni e 3 per un'unica notte. Non ho mai frequentato nessuna prima di aver chiuso la precedente relazione. Con nessuna ho contatti… Tu?"

"A parte te? Uno…"

Draco razionalmente è felice di quel numero così piccolo, ma in modo più primordiale, sente come una vipera risvegliarsi nel suo petto, la gelosia verde e letale si sdrotola. Certo non poteva prenderla per vergine, ma l'idea che qualcun altro le abbia potuto dare lo stesso piacere che le ha dato lui, lo manda in bestia. Si sforza a sorridere, un ghigno teso:

"Devo sfidarlo a duello?"

Gli occhi di Asteria si tingono di tristezza.

"Duelleresti con un fantasma, è morto a diciassette anni, durante la battaglia di Hogwarts''

Gli occhi di Draco si sgranano e a distanza di anni, nel petto emerge per l'ennesima volta il rimorso. Lui che ha sempre un linguaggio pulito e consono esclama una parolaccia.

"Lo potevo conoscere?"

"Non credo. Era un Grifondoro con la passione per la fotografia… Un anno più grande di me."

"Il Grifondoro nato babbano, pietrificato dal Basilisco! Faceva parte dell'esercito di Silente!"

"Sì, erano quelli gli anni in cui abbiamo iniziato a frequentarci… Come Serpeverde non sarei stata ben accetta nel suo gruppo, né io mi potevo permettere che la mia famiglia scoprisse le mie frequentazioni con un ragazzo nel quale sangue, la magia era così recente… Quindi ci incontravano di nascosto… Tante chiacchiere, tantissimi sogni, negli ultimi tempi qualche momento d'amore…"

"Mi dispiace molto, quanto dolore in quegli anni e io dalla parte sbagliata della barricata"

"Eri una pedina, come lo ero anche io. Anche Potter aveva il suo ruolo che doveva portare fino alla fine. L'importante è non ricadere più in quelle dinamiche. Essere un po' più noi e meno quello che gli altri si aspettano da noi."


Un paio di ore dopo, il telefono di Draco vibra proprio quando ha appena finito il giro di visite. Allunga il passo verso il suo ufficio per non essere disturbato.

"Blaise! Che piacere sentirti! Come mai ti sei piegato all'utilizzo di questo rozzo mezzo babbano invece dei tuoi amati gufi?"

"Spinto dalla privacy! Mentre il mio riconoscibilissimo gufo, al tuo ben noto indirizzo potrebbe essere intercettato una decina di volte."

"Discorsi top secret allora…"

"Rogne più che altro… Gallott ha chiesto l'accesso agli atti per la certificazione del vostro matrimonio, ho mosso qualche aggancio all'ufficio anagrafe, posso guadagnare cinque giorni rispetto ai tre di prassi, ma non oltre, non saprei come giustificare…"

"Lascialo verificare…"

"Vuoi dire che…"

"Usando i tuoi paroloni da Azzeccagarbugli, che siamo una coppia de facto…"

"Va tutto bene? È stato penoso, costretto?"

" Per nulla, è stato naturale… Non stiamo giocando… Ci stiamo provando seriamente e devo dire che non ci riesce neanche difficoltoso".

"Vuoi dirmi che siete una vera coppia?

"Sì…"

"Le congratulazioni sono d'obbligo allora"

"Direi… Sta andando bene"

"Sono felice per te Draco, davvero tanto…"

Una camicia da notte colore sabbia dorata cingeva Asteria voluttuosamente al pari della coda di una sirena, difficile capire dove terminavano i biondi ricci e iniziava il tessuto. Aveva cenato sola, Draco l'aveva avvisata che un intervento più difficile del previsto l'avrebbe fatto ritardare. Certo non si era aspettato di trovarla sveglia, ad aspettarlo, semisdraiata sulla penisola del divano, a leggere alla luce della abat-jour uno dei suoi tomi, certo non in quella mise.

"Asteria… Buonanotte, è molto tardi"

"So leggere l'ora"

"Da quando ti vesti così per dormire?"

"Da quando voglio fare colpo su mio marito" Draco si china su di lei le poggia una mano dietro la nuca e baciandola si comincia a sbottonare la camicia con l'unica mano libera…

"Non hai bisogno di fare colpo…"

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Capitolo 16
*** L'esame ***


"Asteria!"

La voce di Draco sembra quella di Barbablù mentre batte col pugno sulla porta del bagno.

"Non ti permettere di entrare"

"Asteria sono un medico, so gestire una nausea" ruggì quasi sibilando tra i denti.

Rumori di acqua che scorre e di Asteria che tossisce.

"Fatti i fatti tuoi…"

Con la bacchetta Draco apre la porta ed entra. Vedendola quasi abbracciata al water, con gli occhi colmi di lacrime, la rabbia un po' diminuisce. Le sorregge la fronte scostandole i capelli dal viso.

"Piccola ingrata scellerata… A che servo io?"

"Non voglio che mi vedi stare così"

" Non sei la prima né l'ultima a vomitare per il nervosismo prima di un esame. Al primo anno dell'università, prima di scoprire di essere bravino, era la mia prassi. Prova dirlo a qualcuno però che ti scotenno. Forza alzati piano, siediti sul bordo della vasca"

Draco inumidisce una salvietta e le rinfresca viso e collo. Nelle ultime settimane Asteria ha studiato tutto il possibile, ha dormito cinque ore a notte, talvolta Draco si svegliava nel cuore della notte e la trovava accanto a sé a leggere, l'abat-jour spostata per non disturbarlo o in salone a ripetere. Non fosse stato per Ortensia a rifornire il frigo, entrambi avrebbero saltato pasti su pasti.

"Adesso sistemati. Ti preparo qualcosa per tenere buono lo stomaco."

Tornata in cucina, nonostante il pallore, Asteria è di nuovo in sé, i capelli raccolti in una treccia, una camicetta a manica lunga azzurra infilata dentro pantaloni blu scuro, una cintura di corda colore crema così come le scarpe, due piccoli punti luce azzurri alle orecchie.

"Stai benissimo. Adesso ti accompagno in moto, meglio evitare la materializzazione. Ti ho tostato due fette di pane con la marmellata d'arance, mangiale e bevi quel mezzo bicchiere di succo che ti ho versato, ti servono un po' di zuccheri e poi ti bevi questo."

Draco le porge un bicchiere nel cui fondo c'è un piccola quantità di un liquido violetto.

"Tiene a freno lo stomaco ma non diminuisce la tensione. Sono convinto che l'ansia è necessaria per riuscire, ma se vuoi qualcosa anche per quella, basta che tu me lo dica."

"No, no, va bene così grazie… Come hai detto che mi accompagni?"

Draco ghigna mentre la conduce in garage, dove lei non è mai entrata. Una bella moto grigia metallizzata fa mostra di sé.

"Questo è il mio gioiellino, è come andare sulla scopa ma restando per terra e si riesce a limitare il traffico che si incontrerebbe in auto."

La giornata passa lentamente per Draco, non può fare a meno di controllare e ricontrollare il cellulare in attesa di notizie di lei. Un messaggio laconico:

"Ho finito, ci vediamo a casa."

Draco cerca di tornare il prima possibile e la trova immersa nei libri a confrontare il suo lavoro con quello che ricerca, è scarmigliata e buffa.

"Allora com'è andata?"

Lei alza gli occhi dai tomi, stupendosi per non averlo sentito tornare:

"Le tracce erano più difficili di quel che pensavo, ma riguardando credo di essere andata benino, certo in qualcosa potevo dettagliare meglio."

"In cosa consisteva l'esame?"

" Sette domande a risposta aperte in circa mezzo rotolo di pergamena l'una, in quattro ore"

"Bello tosto"

"Sì… Guarda, mi hanno lasciato tenere la brutta"

La ragazza gli porge il foglio:

1) Il candidato descriva le caratteristiche del veleno di Acromantula e il più sicuro metodo di prelievo.
2) Venghino esposte le abitudini di accoppiamento, gestazione e parto degli unicorni.  
3) I Therstral tra leggenda e realtà.
4) Malattie e accidenti comuni nell'Ippogrifo.
5) Il ciclo vitale della Fenice e le sue più peculiari caratteristiche.
6) La comunicazione degli Avvincini, tra di loro e con altre specie.
7) Le difficoltà nei rapporti tra la razza umana ed Elfi, Goblin e Centauri.


"Io non saprei rispondere a nulla. Ho solo imparato a mie spese che non si insultano gli Ippogrifi…"

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Capitolo 17
*** Un tè amaro ***


I giorni passano lenti per Asteria. Adesso non c'è che aspettare. Dopo aver corso tanto per un obiettivo è difficile restare fermi con le mani in mano. Per questo ha ridato nuova vita alle piante del balcone, si è cimentata nell'arte degli impasti e dei lievitati, ha ripreso il suo amore per la letteratura classica. Ogni gufo è un piccolo tuffo al cuore, mandi gufi ne entrano tanti in quella casa… Uno in particolare causa un po' di scompiglio, un invito a un tè domenicale da parte della madre di Asteria.

"Vorrà salvaguardare le apparenze"

"Non mi piacciono questi giochetti, poi dopo aver preteso da me…"

"Sono pur sempre i tuoi genitori, io coi miei ho fatto pace nella mia mente, mal che vada che può succedere? Che ci vada il tè di traverso?"

La casa di Asteria è esattamente come le l'aveva lasciata un paio di mesi prima. Nel lavarsi le mani, alla vista della vasca nella quale si era aperte le vene, sente come un ronzio in testa e la vaga sensazione di un capogiro… Si sono vestiti con cura per questo pomeriggio, in completo pantaloni grigio-argento e camicia azzurra lui e con un abito con maniche a tre quarti e gonna al ginocchio verde bottiglia lei. Le maniere leziose e false con cui la signora Greengrass si rivolge a loro, per puro beneficio degli ospiti stringevano lo stomaco dal nervosismo ad Asteria.

"Draco caro ti piace il tuo wiskey? Asteria tesoro, spostati un po' così tuo marito sta più comodo… Come dicevo a Rachel…"

Draco senza farsi notare, fa scivolare nella tazza da tè di Asteria una generosa dose del suo liquore, per poi sussurrarle all'orecchio, facendola sorridere:

"Ne hai più bisogno tu di me… Piccoli sorsi e mangia qualche biscotto o a te va subito alla testa."

Asteria ha la possibilità di sussurrare qualche parola a sua sorella. Mentre il signor Greengrass con un fare quasi paternalistico parla di borsa e finanza a Draco, come se la base di partenza di quegli investimenti, non fossero i galeoni sottratti a lui.

"Come va?"

"Va bene"

"Sei sicura? Ti tratta male?"

"Va benissimo… Non potrei volere di più. E tu?"

"È fuori per lavoro. Meglio così."

La voce della signora Greengrass è leziosa ma i suoi occhi le sferzano come una frusta:

"Ragazze non vi appartate, state con noi".

Gli occhi felini di Draco vanno ad Asteria e rapidamente la raggiunge nel crocicchio di persona. La signora Nott si rivolge a lui.

"Draco caro, mi ha riferito il nipote del mio giardiniere, un bravo ragazzo, posato, di aver visto Asteria alla selezione per le borse di studio per curatore delle creature magiche… Ovviamente l'ho bacchettato a dovere, dire tali assurdità!"

"Perché mai? L'avete rimproverato quando aveva ragione, ho accompagnato io stesso Asteria"

"Che scelta bislacca… Una donna del nostro censo che lavora… Poi tu torni a casa stanco e lei magari ancora non c'è, e chi bada agli Elfi? Alla casa?"

"Entrambi abbiamo la bacchetta signora Nott, se torno prima io, preparerò da mangiare per entrambi, se torna prima lei, avrò io il piatto caldo in tavola, e casa nostra funziona benissimo così"

........................................................................................................................................................
"Che giornata!" Draco seduto sul detto si sfila le scarpe e comincia a sbottonarsi la camicia.

"Sarebbe stata più lunga senza la tua correzione al mio tè"

"Dovere mia cara…"

"Tutto quello spettacolo per fare bella figura e la signora Nott poi, hai visto che sguardo ha fatto mia madre mentre lei diceva del corso?…"

"Inutile che te la prendi, ti fai solo il sangue marcio… L'importante è che stiamo bene fra noi"

"Hai ragione… Mi aiuti con i ferretti?"

Draco comincia a sfilare quei piccoli strumenti di tortura metallici dalla testa di Asteria... Affonda le mani nei suoi ricci massaggiandole nuca e collo…

"Per Merlino! Questo è fantastico… "

"Non gemere così, mi fai bollire il sangue"

" Non abbastanza visto che sei ancora vestito".

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Capitolo 18
*** Daphne ***


Ciao a tutti, non mi sono dimenticata di voi e della nostra storia, ma ho cominciato nuovamente a lavorare e o cambiato casa <3, spero di essere più regolare adesso, saluti
Fabiana


Il rumore dei tacchi a spillo di due eleganti décolleté nude risuona sul pavimento di marmo nero lucido dello studio di avvocatura. Blaise solleva lo sguardo dal fascicolo che stava leggendo per rivolgersi alla nuova cliente:

“Buongiorno signora Aulide”

Nell’istante in cui mette a fuoco la giovane donna, l’incantesimo di disillusione da lei effettuato svanisce, i suoi tratti del viso ritornano i soliti, così come il colore degli occhi e dei capelli, le morbide curve del corpo snelliscono, Sgranando gli occhi, Blaise la riconosce:

“Daphne!”

Il sorriso ironico di lei, invece di alleggerirla, sembra che la faccia sembrare più vecchia:

“Ifigenia, Ifigenia Aulide, hai letto i documenti, c’è voluto molto per procurarli”

“Io non capisco”

“Eppure sei un avvocato, e anche bravino mi dicono, hai tirato fuori da un bel pasticcio mia sorella, ma è troppo tardi per me.”

Gli occhi della giovane si velano, come se nel raccontare vedesse nella nebbia, le ombre di quei momenti:

“Tutto sommato non mi è dispiaciuto quando i miei genitori mi hanno presentato l’uomo che avrei dovuto sposare. Cinque anni più grandi, un bel patrimonio, affascinante… Certo, c’era qualcosa di metallico e pungente nel suo sguardo, ma non ci ho fatto caso. Poi, però da sola con lui ci sono rimasta io...”

Con eleganza, senza ombra di lascivia, si sbottona la camicetta verde, mostrando la pelle bianca del petto, poco sopra il pizzo crema del reggiseno. Un nero segno di morso con la traccia del sangue pesto in corrispondenza dei denti, una costellazione di lividi violacei, di unghiate sulle scapole… Blaise tira aria tra i denti, restando senza fiato, alla vista di quel bellissimo corpo devastato.

“Questi sono i regali di nozze di mio marito… E non sono neanche le sue carezze più pesanti… Mi annulla, mi schiaccia, è nella mia mente. Mi ritrovo a censurare persino i miei pensieri, a temere, anche con la certezza di non essere mai scoperta, di pensarla diversamente da lui. Ogni sua parola verso di me mi fa sentire piccola, schifosa, stupida, e io non sono così. Il divorzio non è contemplato nel nostro mondo, solo la fuga e questa è la strada che ho scelto.”

La voce dell’uomo sembra uscire da una tomba:

“Come ti posso aiutare?”

La donna estrae dalla borsetta due lettere sigillate.

“Queste sono le mie volontà… Rinuncio a tutti i benefici della mia primogenitura in favore di Asteria e qualsiasi mio bene svincolato voglio che passi a lei. Non voglio rischiare di essere raggiunta e ritrovata. Passa tutto a mia sorella. La seconda lettera è per Asteria, solo per lei. Se riesci a fargliela avere. Brevi manu. Sottobanco."

“Ti servono soldi? Aiuto?”

Lei lo guarda con uno sguardo pieno di profonda consapevolezza:

“Mi serve prendere in mano la mia vita, e ho gli strumenti per farlo… Qualcosa però la puoi fare… Cambia queste regole barbare, battiti per far sì che non ci siano più donne costrette a sposarsi, a sottostare ad una vita che non è la loro… Dai un senso agli studi che hai fatto, diversamente le parole legge e giustizia non avrebbero un senso.” ……………………………………………………………………………………………..

Gli occhi di Asteria sono asciutti, ma di lacrime ne hanno versate tante in queste ultime ore. Tiene ancora tra le dita, rannicchiata sul divano, un po’ stropicciata, la lettera di sua sorella. Quella lettera che le ha consegnato Blaise con quello sguardo profondamente contrito e il cuore che batteva sordo. Come ha fatto a non capire che la situazione fosse tanto penosa, come ha potuto essere così cieca, stolta e egoista? Draco è nel suo studio, lascia la moglie, giustamente a vivere il suo dolore, lui c’è e ci sarà, ma adesso questo dolore è solo suo. Nonostante tutto, si passa le mani tra i capelli, tormentato per non aver avuto il sentore dell’orrore, per non aver potuto fare nulla. Ricorda l'orrore negli occhi di Blaise mentre lontano dalle orecchie di Asteria gli descriveva quel corpo massacrato. Lo stesso dolore è quello di Blaise, che pensava che quella parte della Legge Magica fosse dimenticata a marcire da tutti e non viva e purulenta, pronta a fare soffrire. E le intere sue scelte non gli sembrano più così valide...

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Capitolo 19
*** Trovare la rotta nella tempesta ***


Ci volle parecchio per riprendere Asteria. Per l’ennesima volta, Draco la tirò su dai capelli da un mare di incertezza e disperazione. Questa volta, per la prima volta, lui vide appieno il suo dolore, la profondità della sua devastazione, del senso di colpa di lei. La riprese con le catene, dalla stagnazione profonda del suo sconforto, con le parole, con pozioni lenitive, col suo corpo. Lei si attaccò a lui come un naufrago a uno scoglio mentre impazza la tempesta. La terza sera dalla lettura di quella lettera di Daphne, all’accostarsi del corpo di lui, mentre lei piangeva nel letto in silenzio, col buio che esacerbava il suo dolore, la semplice presenza di lui era un conforto, il suo braccio che la cingeva, il suo calore, un corroborante piccolo sollievo.

"Non farmi pensare"

Un sussurro sul collo del marito e Draco la esaudì. La accarezzò nella sua interezza, quasi a voler raggiungere la sua anima. Con le mani, con la bocca, con l'intero suo corpo, baciò, lambì e scavò nel corpo di lei, entrando dentro di lei come a voler toccare il centro per togliere il suo dolore e affondando i polpastrelli nella carne morbida della giovane donna. Annebbiò per un po' la sua mente, facendola assopire prima nel piacere e poi nel sonno.
I signori Greengrass non aiutarono, piombarono in casa Malfoy convinti di trovare Daphne a chiedere asilo. Venne anche quell'odioso avvocato Gallott con la sua voce querula:

"Il Codice dei maghi, volume 4 sezione: Antica Magia e normativa purosangue afferma nell'articolo 35 sottosezione terza che: Coloro che celano, danno riparo, agevolano la sacra unione carnalis congiuntis del matrimonio…"

Dovettero bere il Veritasserum entrambi per convincere i Greengrass di non saperne nulla. Una settimana dopo, il cuore di Asteria ricominciò a battere normalmente, il più piccolo e anonimo dei gufi, le arrivò in casa, sembrava non avere nulla, ma nella zampetta posteriore, ben nascosto dalle piume aveva legato un ramoscello con dei piccoli fiori di rosa, i fiori di Daphne, sua sorella stava bene.
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"Coglione!"

In uno stretto vicoletto nei pressi del tribunale della Magia, Blaise sferrò un pugno micidiale sulla mascella di Gallott facendo scricchiolare sia la sua mano, che la faccia di lui, ma quasi non lo sente il dolore. Lo strattona per la giacca, sbattendolo contro un muro:

"Sei la vergogna della categoria, ci stai facendo ripiombare nel medioevo… Vedi di sparire o queste ti sembreranno carezze"

Gallott lo guarda pieno d'odio, la bocca piena di sangue:

"Ho amici potenti, mi proteggeranno!"

"Anche in bagno Gallott? Anche la notte? Conosco incantesimi che non lasciano traccia… Si è liberato un posto in amministrazione, fai domanda lì, dove non puoi fare danno e vedi di sparire…” …………………………………………………………………………………………….......................................................................
“Hai rischiato grosso”

Draco mormora incantesimi, puntando la bacchetta contro la mano tumefatta di Blaise che pian piano si sgonfia…

“Gallott è solo un codardo, non parlerà, ma almeno, forse non potrà fare più guai…”

Blaise apre e chiude la mano, provando la funzionalità delle dita:

“Voglio fare qualcosa di buono per tutti Draco, ho aperto un istanza alla commissione superiore della legislazione magica, farò eliminare quella parte del codice dei maghi...Metterò fine a questa vergogna…
"……………………………………………………………………………………………....................................................................

Una pergamena pesante, ricamata, sigillata con della ceralacca color cremisi. Un bel corsivo chiaro in inchiostro nero. Ammessa! Tanti paroloni per una semplice parola che cambia la vita. Ammessa.il secondo punteggio più alto fra un paio di centinaia di persone, vincitrice di una borsa di studio, in casa Malfoy, c’è un motivo per cui festeggiare…

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Capitolo 20
*** Asteria studentessa ***


Asteria si gettò a capofitto in quel nuovo mondo di lezioni, laboratori e tirocini, con entusiasmo e voglia di fare bene. Avvolta in enormi felpe calde e con una piuma appuntata nei biondi ricci, Asteria è la studentessa più attenta mai vista. Come una fenice risorge dalle sue stesse ceneri, sembra fare mille cose e tutte bene. Dopo le prime due settimane di test d’ingresso e prove pratiche, Asteria viene convocata col cuore in gola dai responsabili del corso. Già si vede fuori, insufficiente, cacciata via. Invece, tra volti sorpresi, le viene proposto di frequentare un percorso intensivo col fine di terminare il percorso in un anno invece che in due. Hanno visto troppo potenzialità nella giovane, per sprecare una giovane risorsa così promettente, considerate le molte possibilità lavorative che si apriranno nel settore nel giro di quei mesi. Otto ore al giorno a lezione ma Asteria trovò sempre il tempo di occuparsi della casa, di essere presente per Draco, di studiare le lezioni, di dedicare del tempo per sé, come se avesse una giratempo, come se una giornate per lei durasse 36 ore.

Per questo, la preoccupazione di Draco non fu poca, quando due mesi dopo l’inizio del corso, al suonare della pendola alle nove e trenta, ancora non c’era ombra di Asteria. Già dalle otto di sera, Draco era inquieto, non era certo la prima volta che tornato dal lavoro, aveva trovato la casa vuota, ma lo sapeva sempre da prima e quasi a voler tener fede a ciò che aveva detto a quel tè alla signora Nott, si rimboccò le maniche e si occupò lui, bacchetta alla mano, di sistemare e di preparare qualcosa per cenare. Col passare dei minuti e il non rispondere di Asteria ai suoi messaggi, l’irrequietezza di Draco comincia a diventare ansia, la casa è sistemata, la cena pronta per essere riscaldata, manca la sposa. Draco sbuffa spazientito, è un modo come un altro per provare ad esorcizzare la tensione che sta provando, si concentra sulla sua irritazione nell’essere solo. Appena due sere prima l’aveva rimproverata vedendola pallida a cena e pronta a stramazzare sul piatto. Comincia un paio di esercizi di mindfulness per provare a tenere a freno i battiti che sente accelerare. Basta, allo scoccare delle dieci il suo limite di sopportazione è arrivato. Si infila il cappotto e si smaterializza per materializzarsi sulla soglia della scuola di perfezionamento di Asteria. Un ragazzo con un insieme di foruncoli, che succhia la punta di una piuma di zucchero è dietro il desk dell’accettazione, Draco stringe forte i pugni fino a far diventare le nocche bianche per non strapazzarlo:

“Buonasera, mi servirebbe parlare con la signora Greengrass”

La voce di Draco è metallo ghiacciato, ma il ragazzo sembra non percepire il pericolo.

“Non c’è nessuno qui”

Non fa neanche il gesto di provare a contattare qualcuno, di sfogliare, un registro o qualcosa…

“Qualcuno c’è, tu per quanto inutile, mi stai davanti… Mia moglie frequenta questa scuola, non riesco a rintracciarla. Ci sono tirocini ancora attivi, aule studio a disposizione?”

“ Non è qui… Forse dovrebbe stare più attento a sua moglie…”

Il sorrisetto ebete sul viso del ragazzo, fa perdere a Draco quel poco di autocontrollo che era riuscito a mantenere, lo tira fuori dal banco sollevandolo per il colletto della veste, lo sguardo del ragazzo è atterrito.

“Hey che succede qui?”

Un vocione burbero e un passo pesante, risuonano nell’atrio, Draco mette giù il malcapitato per rivolgersi verso il nuovo arrivato. Gli anni sono stati clementi per Hagrid, nel groviglio ispido della sua barba e dei suoi capelli, i peli bianchi si vedono a malapena e le rughe sono celate.

“Stavo solo insegnando al vostro segretario il modo di rivolgersi al pubblico. Forse non si ricorda di me professor Hagrid, sono Draco Malfoy, sto cercando mia moglie, Asteria Greengrass.”

Nei pochi secondi che Draco aveva a disposizione, decide di attuare un comportamento che nel più breve lasso di tempo lo poteva portare al risultato. Gli occhi di Hagrid si sgranano dalla sorpresa, ma è quel tipo di persona buona che crede nelle seconde e nelle terze possibilità, e adesso, nel vedere quell’uomo dalla sguardo serio ma garbato, nel sentire le sue parole prive di sarcasmo, e nel vedere la mano tesa, pronta a stringere la sua, quella di un mezzogigante, non tentenna nel porgergli la sua manona ruvida.

“Draco… Sì il ostro Rufus qui, non sa sempre come comportarsi. Come posso aiutarti?”

“Mia moglie frequenta questa scuola… Asteria…”

“La piccola Asteria!”

La voce di Hagrid è quasi un ruggito di entusiasmo:

“Tua moglie è proprio fantastica! Sembra avere un potere speciale con le creature, fa fare loro quello che vuole… Adesso è con la professoressa Fraser la direttrice e Charlie Weasley, un caso spinoso, un drago imbufalito, e lei non ha voluto che quel diavolo di ragazza!”

Dal nulla appare il patronus di Charlie Weasley, una salamandra, dal quale emerge la sua voce:

“Missione completata, Asteria ferita, diretti al San Mungo”

Il cuore di Draco, letteralmente si ferma, mentre due gocce di sudore freddo, scendono macabramente lungo la sua schiena.

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Capitolo 21
*** Draco realizza... ***


Draco non dice una parola, non sente neanche del tutto l’esclamazione di Hagrid, si è già smaterializzato. Non sente neanche la stretta allo stomaco che caratterizza la materializzazione, già cammina a passo veloce sui lustri pavimenti di ceramica bianca del san Mugo.

“ Professore Malfoy?”

La segretaria di mezz'età dell’accettazione lo guarda con fare interrogativo da sopra la montatura color tartaruga degli occhiali.

“Beatrice cerco una paziente, Asteria Greengrass”

La donna agita con un elegante movimento la bacchetta, nell’aria , materializzando un sottile foglio di pergamena che porge a Draco dopo avergli dato una rapida occhiata:

“Primo piano: Reparto ferite da creature magiche, area tre: ustioni e bruciature”

“Grazie”

Draco non ci pensa neanche a prendere le scale o l’ascensore, ma si materializza direttamente sul pianerottolo del piano, più avanti non può andare per gli incantesimi anti-materializzazione. Suona la campanella per accedere al reparto e qualche secondo dopo, da una piccola finestrella nella porta, emerge la testa di una pacifica guaritrice:

“Mi dispiace il reparto è chiuso alle visite”

“Sono un medico, il professore Malfoy, lavoro con le lesioni celebrali”

“Non abbiamo chiesto un consulto professore…”

“Mi chiami Ippocrate Smethwyck, mi conosce”

“Il professore è impegnato adesso”

Il volto di Draco diviene quasi paonazzo, è infuriato, sferra un pugno alla porta, alza il tono della voce rabbioso:

“Per Merlino! Mi apra questa porta o faccio uno sfacelo! Sono un medico, uno dei migliori qua dentro e dietro quella porta c’è mia moglie, mi faccia passare o lancio un incantesimo la avviso…”

“ Quindi se c’è sua moglie come paziente, qui come medico non serve e non oserà oltre…”

“Bombarda m…”

“Malfoy!”

La voce del primario, dietro le spalle della guaritrice, fa frenare Draco.

"Fallo passare, e tu Malfoy non minacciare mai più una persona nel mio reparto”

Draco con due passi rapidi supera il lungo corridoio, svolta alla curva e trova Charlie Weasley, sporco di fumo appoggiato allo stipite di una porta. Accanto a lui una donna, ha superato i 45 anni ma li porta con grazia, ha una bruciatura sulla guancia in guarigione, è molto più bassa di Draco, ma ha uno sguardo  e una voce risoluta che le fa guadagnare centimetri.

"Lei è il marito di Asteria?"

Draco annuisce in attesa che la voce ritorni.

"Sua moglie è stata fantastica, non ho mai avuto un'allieva così dotata… Scusa Charlie, la sua bravura è versatile su ogni creatura… Era un caso difficile… Un mago… Un omuncolo che vive di illeciti commerciando di contrabbando, per fare contento il figlio di otto anni, ha soddisfatto il desiderio del bambino… gli ha regalato un drago! Un Grugnocorto Svedese, arrivato chissà come qui, la situazione come può immaginare è degenerata e sono stati costretti a chiamarci. Stava andando tutto liscio, quando quel bambino pestifero, entra improvvisamente reclamando il suo… animaletto… Al ricordo dei capricci del bambino e delle botte prese, il draco stava per farne un arrosticino, se non fosse stato per Asteria… È stata incredibile, bacchetta alla mano, riflessi pronti e nervi d'acciaio. Purtroppo è stata colpita dalla fiammata. La stanno curando."

Draco apre la porta. Asteria è seduta su un lettino medico, i suoi jeans sono strappati e anneriti, la sua maglietta aderisce al suo busto, la fiammata improvvisa del drago l’ha colpita sul lato sinistro del corpo, dalla spalla all’inizio della coscia. Frammenti di tessuto si mescolano al sangue e alla pelle martoriata di Asteria, tuttavia, al vedere il marito, la smorfia di sofferenza del suo viso, si tramuta in un sorriso, il bianco dei denti che spicca sul viso fuligginoso di lei.

“Draco…”

In quel momento resta come paralizzato, quasi ansante. Per un paio di secondi non riesce a muoversi in nessuna direzione, stringe i pugni per trattenere il tremito delle mani. Guarirà… La magia risana quelle ferite. È andata bene.

"Asteria.."

Si avvicina alla moglie e con mano tremante le accarezza il viso. Ha una gran voglia di piangere. La gola stretta in un modo.

"Scusa se ti ho fatto preoccupare, se sono stata incosc…"

Draco si rende conto di essere in un punto di svolta della loro relazione. La sua successiva frase condizionerà il loro rapporto e il modo di Asteria di essere una lavoratrice. Per quanto il cavernicolo che dimora in lui vorrebbe prenderla per i capelli, trascinarla in casa e non farle vedere più la luce del sole se non mano nella mano con lui, la coscienza batte al suo petto ed è quella che lo fa parlare.

"Non ti permette di chiedere scusa, è il tuo lavoro. Quello che vuoi fare. So che sei stata impeccabile. La direttrice del tuo corso è entusiasta di te. E anche da Hagrid non ho sentito che parole di elogio. Hai in dono e ti piace usarlo, devi metterlo a beneficio del mondo…"

Asteria stringe forte la mano di lui rincuorata, se la porta alla bocca per dargli un bacio. Entra un medimago. Non degna Draco di uno sguardo, si rivolge direttamente alla sua paziente.

“Si è fatta male per bene signora! Adesso le faccio evanescere gli abiti per poter pulire le ferite e poi disinfettare e bendare.”

Un drago forse peggiore di quello che ha colpito Asteria, ruggisce e sputa fiamme nel petto di Draco, accendendo anche se d’ira  gelosa, la sua anima al momento ghiacciata e cristallizzata nel terrore.

“Sono un medico, faccio io… Lo dica pure a Smethwyck… mi occupo io qui.”

Quando Smethwyck entra in stanza, Asteria è già stata medicata con la magia. Il responsabile del reparto si limita a evocare un incantesimo che proietta nell’aria gli incantesimi usati da Draco per curare Asteria, annuisce in silenzio, poi si rivolge verso la paziente:

“Guarirà bene nel giro di un paio di giorni, non resterà traccia… Suo marito non ha fatto nulla di meno di quello che avrei fatto io… Un ottimo medico, certo, ma considerando il carattere di suo marito capisco come mai lei affronta con tanta serenità i draghi…”

Draco si strofina sotto la doccia, Asteria dorme serena, il dolore assopito da una pozione antidolorifica e un unguento emolliente. Le mani di Draco ancora tremano per il nervoso, per la paura. Asteria pochi minuti prima, ha voluto il conforto delle sue braccia, l’adrenalina ancora in circolo nel suo corpo l’ha spinta ad estinguere il suo desiderio nel corpo di suo marito. Questa è stata la peggiore prestazione di Draco, più traballante e incerta della sua prima volta. Si muoveva lentamente, sfiorandola appena per timore di farle male, cercando di contenere il tremito delle sue mani e il fremito della sua bocca, ma Asteria sembrò non accorgersene. Adesso sotto la doccia non riesce più a contenere il tremore delle sue spalle e delle sue mani, il suo viso è bagnato d’acqua e lacrime. Specchiandosi vede il terrore nei suoi occhi e il pallore tetro del suo viso. Non ha mai avuto tanta paura in vita sua. Portandosi le mani alla testa e tirando indietro i capelli, realizza: non hai mai amato così in vita sua.

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Capitolo 22
*** Sanare ferite, curare dolori... ***


Non è certo stata questa l'unica volta in cui Asteria si ferí a lavoro. Certo mai così gravemente… Un paio di punture di schiopodo, un morso di folletto, un graffio da un avvincino… Draco sbuffando si ritrovò a medicare un paio di volte scorticature e morsi. Fino a qualche settimana dopo, quando lo chiamarono d’urgenza mentre faceva il giro in reparto. Non ci poteva credere che quella fosse sua moglie, quel corpo sul quale si leggevano i segni di morsi, di graffi, il ventre quasi eviscerato, metà del corpo, viso compreso profondamente ustionato. Eppure, il suo torace magro continuava ad alzarsi ed abbassarsi nel respiro arrancato che andava a morire sulle sue labbra sporche di sangue. Eppure, gli occhi verdi di lei erano lucenti, chiari e limpidi, e rivolti verso di lui, con la preghiera muta delle sue labbra gementi che sembrassero dire una sola parola:

“Aiuto, aiutami”.

Draco si solleva di scatto dal letto, è immerso in un bagno di sudore, i capelli quasi appiccicati al capo, il petto ansante per il cuore in tumulto e la gola riarsa, quasi ustionata. Questa è la terza volta in dieci giorni che rifà lo stesso incubo. Asteria, perfettamente incolume, dorme serena accanto a lui, le lenzuola attorcigliate, mollemente drappeggiate lungo il corpo di lei, la veste una camicia da notte azzurro cenere, aderente come un guanto, segue tutte le curve del corpo, mostrando anche la fossetta dell’ombelico. Leggermente sollevata mostra le lunghe gambe bianche. Nonostante il languore allo stomaco che Draco prova alla vista della moglie in déshabillés, la paura è ancora viva nella sua mente.

Qualche ora dopo Draco entra nell’ufficio del San Mungo di un suo collega:

“Ho attacchi di panico e incubi notturni, vorrei che mi prescrivessi un tonico con valeriana, echinacea e passiflora…”

Il collega, un suo coetaneo, specializzato in psichiatria e su cui Draco fa spesso riferimento per i suoi pazienti, lo guarda inarcando un sopracciglio e con un sorrisetto sbieco:

“ Malfoy, sei l’unico che viene da un medico con la diagnosi e pretendendo la cura che vuoi tu. Siediti un attimo, parliamo, che succede?”

“ Io i cervelli li vedo e li tocco Mirot, tu invece vuoi capire cose c’è dentro...Quello che non si può vedere…”

“Non avrei scelto psichiatria diversamente…”

Dopo un profondo sospiro, Draco decide di confidarsi con il collega:

“Mia moglie sta facendo il corso per diventare una curatrice ed esperta di creature magiche, qualche settimana fa ha avuto un incidente con un drago… Non tornava a casa, sono andato a cercarla e mentre ero in istituto è arrivata la notizie del suo ferimento, mi sono precipitato qui, ho minacciato di sfondare la porta per entrare in reparto per vederla, ho ruggito contro un collega per medicarla io. In tutto questo sentivo come un buco nel petto, mi controllavo a stento ma andavo avanti. Da allora non dormo bene, faccio incubi nei quali lei è morta. Sono spesso in una situazione di irrequietezza…”

“Hai vissuto un’esperienza molto dura, hai un disturbo post-traumatico da stress… Gli infusi con i composti che hai nominato vanno benissimo, ma Draco hai mai pensato di andare in terapia?”

“In terapia, mi stai dando del pazzo?”

“No, ti sto dando della persona prossima ad un esaurimento, che ha vissuto e continua a vivere esperienze molto difficili, con un lavoro stressante, che si è rapidamente sposato e deve gestire pesi molto molto pesanti per la maggior parte delle persone… Avrei giusto cinque minuti di tempo se vuoi approfittare…”

Draco si accomoda meglio nella poltroncina, quell’ora di terapia, divenne un appuntamento settimanale ben proficuo e fisso. Inizialmente si muovevano in superficie, quello che si può verificare semplicemente pensandoci appena, in seguito andarono a scavare nel profondo, portarono alle luce elementi che Draco mai prima di allora aveva visto con chiarezza e tanto meno su cui aveva focalizzato la sua attenzione, disseppelirono elementi dolorosi per poi sanarli. comincia ad alleggerire la sua anima, e i risultati si vedono… Nel tornare a casa solleva la moglie dai fianchi e la fa volteggiare per poi baciarla sulle labbra, al lavoro per quanto sempre attento e scrupoloso al massimo, è più garbato e disponibile al dialogo, tanto che, nel giro di poco, si ritrova nel ristorante del San Mungo a sorseggiare della Burrobirra con i colleghi dopo un turno di lavoro. Il sorriso affiora sulle sue labbra con molta più naturalezza e spontaneità e non cerca di celarlo, così come spesso si lascia andare alla spontaneità, senza celare dietro i suoi occhi tristi ogni pensiero.

“Moglie! Asteria!”

“Bentornato… Cos’è questa esuberanza? Non che mi dispiaccia! Draco la stringe a sè baciandole una tempia."

Appella un paio di valigie, ho proprio voglia di staccare un po’ e il tuo istituto è chiuso per il ponte di Ognissanti, la Scozia ci aspetta!”

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Capitolo 23
*** Handfasting ***


Ciao a tutti, scusate per il ritardo! Spero vi piaccia e datemi un feedback vi prego! Grazie
 A presto 
Fabiana


“Edimburgo?”

“ Nay...Per i veri scozzesi Edimburgo è troppo a sud, noi andiamo nel cuore delle Highlands, in un piccolo alberghetto nel centro di Inverness…

Si materializzano nei piccoli vialetti acciottolati del centro storico magico di Inverness. Da tutte le vetrine il sorriso sdentato delle zucche fa capolino. Candeline ondeggianti fluttuano nell’aria, dando dei caldi riflessi al numero notevole di fantasmi che girano per le vie. Sono fantasmi di tutte le epoche. Lo spirito inquieto di un Highlander morto nella vicina Culloden, litiga ancora nel suo rauco gaelico con un giovane caporale inglese morto nella medesima battaglia, una nobile dama dell’ottocento guarda interessata la vetrina di una cioccolateria, un pirata con un enorme gorgiera e una gamba di legno, cammina ondeggiante come se fosse ancora sulla tolda della sua nave. L’odore di cibo è inebriante. Zucca, castagne, stufato... Lo stomaco di Asteria gorgoglia, dopotutto è quasi l’ora di cena. Girano una piccola curva a gomito, è così stretta che nel passare entrambi affiancati, sfiorano il muro con il gomito. Una piccola piazzetta, al centro del quale c’è un gazebo in pietra. Una giovane coppia si guarda negli occhi avvolgendo intorno alle loro mani stretti dei fili colorati.

“Cosa stanno facendo?”

“Si stanno sposando bella signora!”

Un uomo dalla folta criniera rossa, il viso spruzzato di lentiggini e un sorriso bonario e gioviale, si rivolge ad Asteria mentre con movimento della bacchetta abbassa la saracinesca della sua erboristeria. La sua voce ha un forte accento scozzese, perfetta per narrare.

“Si chiama Handfasting, deriva dai riti celtici pre-cristiani ma non è andato perso nel corso dei secoli e qualcuno lo utilizza fino ad ora… I due sposi legano con quei fili le loro mani e le loro vite, per un anno, per la vita o per l’eternità… Un po’ più viscerale e intenso del rito canonico. Questa è una notte speciale signora…”

“Halloween”

“Samhain… La fine dell’estate, il tempo del raccolto, la fine e l’inizio. Questo è il giorno perfetto per consacrare un cambiamento, per fare un po’ di introspezione. Molte coppie stasera legheranno le loro mani nella piazza principale. Siamo maghi dopotutto, e questa è la notte delle streghe… Una notte perfetta...!”

Infreddoliti si infilano nel pub al pian terreno del loro albergo. Draco si propone di portare sopra le valigie mentre fa sedere lei nell’unico piccolo tavolino di legno disponibile. Le pareti del pub sono coi mattoni a vista, i tavolini piccoli e tondi tentano di muoversi e sono bloccati sono dai gomiti degli avventori, delle candele ondeggiano sopra le teste e un enorme camino scoppiettante occupa un terzo di una parete. Sopra ogni tavolo ci sono delle tovaglie di tartan, delle piccole piantine di edera e delle piantine di erica bianca come centrotavola. Un po’ trasalita dalla parlantina della vivace cameriera, Asteria ordina una quantità necessaria di piatti anche un po’ dubbi onestamente. Draco ritorna proprio nel momento in cui gli poggiano davanti un piatto fumante di Haggings e del Black Pudding. Draco la guardò dubbioso, nel vedere che il piatto di Asteria contiene del salmone scozzese e un assaggio di formaggi tipici.

“A me dai la carne mista cotta dentro le budella di pecora e tu ti prendi un salmone magro?”

Asteria lo guarda ridendo, portandosi alla bocca la punta della forchetta con un filetto di salmone.

“Voglio assaggiare anche il tuo… Poi tranquillo, non è stata cotta nelle budella, ma nello stomaco… Quella simpatica cameriera mi ha esplicitato tutta la procedura nel dettaglio, a suo parere è una delizia”

Tutto si rivela all’altezza dell'entusiasmo della cameriera e si lasciano trasportare anche per assaggiare un filetto di Aberdeen Angus, una fetta di carne spessa e succosa, con morbide patate al forno come contorno. Draco ordina per terminare un whisky Talisker, servito con un bicchiere d’acqua e del cioccolato. Ride di gusto quando Asteria assaggiando dal suo bicchiere,  strizza gli occhi e quasi si soffoca per il bruciore della bevanda. Il cioccolato invece è un magnifico fondente, corposo, che si scioglie piacevolmente in bocca e sembra scendere quasi al cuore. Asteria sta mandando giù l’ultimo boccone di pudding dolce con crema inglese quando la cameriera si avvicina con un foglietto per lei. Draco pochi minuti prima si era defilato per andare in bagno. Asteria legge le pochissime parole vergate dalla calligrafia elegante e tesa del marito.

Sali in camera

Asteria sorride, può solo immaginare quello che il marito ha in mente per lei. Apre la porta di un bel legno di noce scuro della camera. Un bel camino scoppiettante illumina la stanza. Draco non c’è da nessuna parte. Asteria nota un vestito sul letto, un altro bigliettino sopra.

“Mettilo”

Asteria sembra Alice caduta nello specchio, indossa il completo che Draco ha preparato per lei. Si tratta di un abito tipico scozzese color verde bosco e con elementi marroni che si sposano perfettamente al color del grano dei capelli di Asteria. La donna si infila le calze pesanti e le scarpette con la fibbia e il mezzo tacco, con la bacchetta stringe il corpetto, fermato e chiuso in alto da una pettorina e aggancia il bel mantello verde bosco sotto il mento. Solo quando è completamente vestita, la bella spilla d’argento a forma di libellula con una goccia d’ambra incastonata, comincia a brillare. Asteria la sfiora, una passaporta. Si ritrova solo qualche metro più avanti, nella stradina che avevano attraversato un paio d’ore prima. Gira l’angolo a gomito. In lontananza, sotto un arco a sesto acuto, c’è Draco. La bocca di Asteria inaridisce al solo vederlo, è bellissimo. I capelli scendono spettinati e un po’ arruffati, togliendoli quell’aura di immacolata e fredda perfezione che sempre lo contraddistingue. I suoi occhi, si illuminano al pari di quelli di un gatto, la luce di un grande falò nella piazza principale illuminano il suo viso e forniscono i suoi occhi di riflessi dorati. Indossa un paio di stivali neri alti e dei pantaloni marroni, sopra un cappotto con una fantasia scozzese e il collo protetto da un fazzoletto bianco. Sta cominciando a nevicare, grossi fiocchi di neve sembrano quasi piume mentre scendono. Asteria raggiunge Draco, le sue mani sono protette da mezzi guanti, ma le punte delle sue dita sono gelide, Draco stringe le mani di leti tra le sue, vi poggia un bacio sopra, soffiandole sulle punte un po’ di fiato caldo, la guarda negli occhi.

“Tutto ciò che ci è capitato è fuori da ogni regola, fuori da ogni schema. Non pensavo potessi ritrovarmi in una tale situazione… Ma non conta più niente ora, almeno per me. Io ti amo Asteria. Amo la tua caparbietà, amo la tua fragilità che mi farebbe venire voglia di stringerti a me e non lasciarti più andare, amo quando mi vedi tornare a casa con l’umore pessimo e capisci già che qualche paziente mi preoccupa o non c’è l’ha fatta e nel bacio silenzioso e nella carezza che mi dai c’è tutta la tua comprensione. Amo che quando cucini assaggi ogni cosa perché non sei certa del tuo lavoro, amo che quando leggi sei così assorta che non ti rendi conto che ti osservo per ore… Asteria sarò pazzo, ma io ti voglio sposare, perché sono libero di farlo. Voglio legare le mie mani alle tue, ma non per un anno e un giorno, ma per l’eternità, per ogni vita che esista… Sei la metà che mi completa…”

Gli occhi di Asteria sono lucenti, brillano nella notte come delle stelle. Stringe forte tra le sue le mani di Draco, accarezza la fede di lui con un dito. Le parole della bocca le escono stentate per l’emozione, si perde negli occhi di lui.

“Io a te devo tutto… La vita intera, tutto quello che ho… Anche io ti amo Draco… Credo di amarti dalla nostro prima nozze, da quando non hai fatto l’amore con me e mi hai dato tempo, ma forse ti amavo già prima, quando hai deciso di sposarmi, ma adesso ti amo perché mi hai salvata, perché mi hai fatto decidere su me stessa, ti amo perché ti vedo ogni tanto con la bacchetta controllare che io non sia anemica e mettermi di nascosto pozioni ricostituenti nei cibi...”

Con la mano sfiora la guancia del marito e si stringe a lui, mentre il cuore dell’uomo diventa di panna e i suoi battiti accelerano. Draco la prende per mano, portandola accanto al falò della piazza principale, molte coppie sono nella loro stessa posizione, si guardano negli occhi e tenendosi per mano, con l’altra mano incrociano lacci sopra le loro mani tese. Draco estrae dalla tasca due nastri , sono formati a loro volta da altri nastri intrecciati tra di loro:

“Spero che non ti dispiaccia, mi dispiace di coglierti impreparata, e aver fatto tutto da solo, ma volevo farti una sorpresa e nonostante tutto, ti dirò, lo ammetto, che il tuo sì, mi fa sentire felicissimo e non lo davo assolutamente per scontato…”

Draco le porge uno dei due, tenendo l’altro per sé.

“Quello che hai tra le mani è il mio laccio. Lo compongono un lembo della mia divisa di Hogwarts, il segnalibro della mia tesi di laurea, parte del tessuto della cravatta che avevo il giorno che ti ho portata a casa dall’ospedale, un rametto di lavanda del nostro viaggio, un pezzo di tessuto della camicia da notte che avevi la prima volta che abbiamo fatto l’amore, un lembo del vestito che indossi oggi… Per fare il tuo ho usato il nastro con cui era fermata la pergamena di ammissione al corso di specializzazione, una striscia della camicia del giorno dell’esame e una del giorno del nostro matrimonio, anche della tua divisa di Hogwarts, la lavanda anche per te e un pezzo della camicia che indosso oggi… Se vuoi aggiungere qualcosa…”

Gli occhi di Draco sono così colmi di dubbio, di paura di fallire, di paura di essere stato invadente, arrogante, che lui non può fare a meno di accarezzarlo.

“Draco mi dispiace soltanto che non ho fatto nulla, che non posso ricambiare…! "

“Dicendo di sì, stai facendo tutto…”

L’uomo materializza una coroncina e la pone sulla testa della moglie. Si tratta di un oggettino grazioso, una coroncina composta da edera, con piccoli fiori di Elleboro, lavanda e bacche di agrifoglio. Draco le prende la mano e comincia a intrecciare sulle loro mani tese il suo laccio, Asteria fa altrettanto col suo.

“Gli antichi credevano che nel giorno di Samhain la dea piangesse per la morte del dio... Anche io oggi voglio morire, per rinascere uomo, con tutte le mie fragilità, con tutte le mie paure, con tutte le consapevolezze che ho e con tutto quello che non sò… Da questo momento, in piena consapevolezza voglio che diventiamo un'unica cosa. Tu sei sangue del mio sangue, ossa delle mie ossa. Col mio corpo ti onoro, ti dono il mio spirito, fino alla fine della nostra vita e per ogni altra vita e mondo che ci potranno essere."

Asteria lo guarda negli occhi, sa cosa fare, sa cosa dire…

"Samhain è un giorno di rinnovo. Un giorno per guardarsi dentro e se io mi guardo dentro, vedo che tu ci sei sempre stato… Anche quando non ti conoscevo, anche quando non era nella mia vita, anche senza avere un nome… Era scritto nelle stelle, nel destino. Il tuo sangue è il mio, le tue ossa sono le mie… Adesso e per sempre…"

Asteria e Draco sollevano le bacchette, stringendo con la magia i lacci intorno alle loro mani. Quando i nodi si sono stretti, una serie di scintille scaturisce dal nulla intorno al loro, i nastri sciolti cadono a terra e con loro estremo stupore, Draco e Asteria notano il disegno di un tatuaggio, che riprende i decori dei nastri, decorare le loro mani, si completa sono quando uniscono le loro mani, intrecciando le dita… Stupiti osservano le loro mani… Un uomo si avvicina a loro, è l’anziano officiante che stava celebrando il rito per una coppia poco lontana da loro:

“Marchium aeternum… Un incanto prezioso e raro… Avviene tra pochissime coppie, è una magia antica, avviene solo quando vi è la più totale consapevolezza tra la coppia e gli amori più solidi e eterni… Mi era capitato di vederlo una volta sola nella mia vita…”

Solleva la manica mostrando la sua pelle incisa da un simile disegno.

“Grazie per avermi ridato questa emozione…”

Il camino della loro camera è quasi ardente, la coperta morbida e accogliente, il materasso si china sotto il loro peso accogliendoli. Si amano con una passione fuori dal tempo e dallo spazio, in una bramosia di pelle ardente, di abbracci avvolgenti, di baci dati e desiderati. Si rende carne, pelle e sangue quella promessa: essere una sola cosa.

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