Five Little Kisses

di Sabriel Schermann
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Bacio d'Amore ***
Capitolo 2: *** Bacio di Mamma ***
Capitolo 3: *** Bacio Rubato ***
Capitolo 4: *** Bacio di Padre ***
Capitolo 5: *** Primo Bacio ***



Capitolo 1
*** Bacio d'Amore ***



Bacio d’Amore

 

 

 

 

 

 

 

 

Rickard si era appena coricato quando Den comparve sulla soglia della stanza.
Gli avevano servito da poco la cena e Jan l’aveva aiutato a nutrirsi: dopotutto, erano settimane che non infilava del cibo nello stomaco.
La testa gli vorticava e il trambusto caratteristico dell’ospedale gli penetrava prepotente nei timpani come una lama sottile.
Era esausto, ma quando incrociò lo sguardo del ragazzo dai capelli color cioccolato, la vita parve impossessarsi nuovamente della sua anima.
Den se ne stava sulla porta con un mazzo di tulipani stretto tra le mani; per istanti infiniti si osservarono con attenzione, increduli entrambi di trovarsi nuovamente l’uno di fronte all’altro.
«Grazie» mormorò Rickard, senza staccare lo sguardo dal corpo minuto del compagno. «Dunque dev’essere quasi primavera» continuò, alludendo ai fiori traboccanti dal vaso posto accanto al letto.
Una smorfia gli si dipinse sulle labbra: un anno era terminato e lui non se n’era nemmeno reso conto.
Aveva festeggiato nel silenzio della sua mente, nell’esilio dal proprio corpo.
«Veramente non è nemmeno febbraio» sorrise il ragazzo accanto a lui, interrompendo il fluire dei pensieri.
Per un istante, la memoria lo riportò indietro nel tempo, a quel giorno maledetto che avrebbe potuto segnare la propria fine.
Vide Den avvicinare la sedia su cui, fino a pochi minuti prima, era accomodato il padre adottivo di Sindy.
«Mi sei mancato» sussurrò il ragazzo con voce strozzata, «temevo di non vederti più».
«E invece mi devi sopportare ancora» sorrise il compagno, asciugando le lacrime solitarie sul volto dell’altro, per poi soffiargli un bacio sulle guance, sulle tempie, sulle labbra.
Rimasero così fino a quando l’orario di visita non terminò, cullandosi tra i propri respiri, sorreggendosi a vicenda, inconsapevolmente.
Un pigro sorriso si dipinse sul viso del convalescente: Sindy sarebbe stata felice di rincontrarli insieme, dopo tanto tempo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Prompt: Riempire qualcuno di baci.


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Capitolo 2
*** Bacio di Mamma ***



Bacio di Mamma

 

 

 

 

 

 

 

 

Elena era appena tornata dal lavoro quando ritrovò il piccolo Rickard in cucina a trastullarsi con i suoi dinosauri-giocattolo.
«Perché non vai in camera?» gli suggerì, osservando l’orologio posto sopra la porta.
Edwin sarebbe rincasato presto e la cena sarebbe stata pronta in qualche decina di minuti.
«Non posso» le rispose distrattamente il bambino, intento a maneggiare Dino il gallimimo, impegnato in uno scontro feroce contro il nemico per eccellenza: il tirannosauro Susan¹.
La donna osservò con attenzione i suoi movimenti, con espressione divertita. «I tuoi dinosauri si stancano ad arrivare fino al letto?» lo punzecchiò con un sorriso.
Rickard si volse con uno scatto. «No! Loro sono agili e forti» asserì concitato, «ma David è con la sua amica».
Elena fece ben attenzione a nascondere la sensazione di nervosismo che cominciava a salirle dallo stomaco.

Quel furfante non si è nemmeno degnato di dirmelo, borbottò tra sé, gli ho detto mille volte di badare a suo fratello!
Levandosi le scarpe in un gesto fulmineo, si impose di calmarsi; in fondo, il suo primo figlio stava crescendo ed era giusto che facesse le proprie esperienze.
Un trambusto improvviso la risvegliò dai propri pensieri: Dino il gallimimo era precipitato sul pavimento, evidentemente sconfitto dall’avversario.
«Gaccie» mormorò il piccolo Rickard notando la madre restituirgli il giocattolo.
«Mamma, ma che cos’è un bacio?»
La donna si volse con sguardo allarmato, colta alla sprovvista da un tale interrogativo.
Avrebbe potuto rispondere che lo avrebbe compreso una volta adulto, ma le sue conoscenze da psichiatra le suggerivano che, in quel modo, Rickard non sarebbe stato affatto stimolato ad imparare.
«Come fai a conoscere questa parola?» gli chiese curiosa, in tutta risposta.
La curiosità infantile del bambino, però, era stata catturata nuovamente dai suoi amati esemplari giurassici.
«Ora ti mostro che cos’è un bacio, birbantello» sorrise la madre, prendendo il corpicino di peso e depositando lievi baci sui capelli.

Imparerai anche questo, piccolo mio, pensò Elena, osservando il suo ultimo figlio ridere e gridare con la gioia tipica dei bambini della sua età, ancora incapace di percepire le pene.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Prompt: «Che cos’è un bacio?»

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

¹Susan, spesso abbreviato in Sue, è uno degli scheletri di Tyrannosaurus Rex più completi ritrovati al mondo, precisamente nel 1990, in un luogo remoto del South Dakota, negli Stati Uniti.
È stato denominato tale in onore della sua scopritrice, Susan Hendrickson.


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Capitolo 3
*** Bacio Rubato ***



Bacio Rubato

 

 

 

 

 

 

 

 

Erik ed Elena si incontrarono per l’ultima volta nell’ufficio di quest’ultima, in un'afosa mattinata estiva.
L’uomo andò a trovarla di proposito, per informarla che stava per lasciare il lavoro e si sarebbe presto trasferito in un’altra città.
«Non cercarmi più» le aveva ringhiato, senza ricordare di essere stato lui stesso a catapultare la donna nella propria vita, immischiandola nella spiacevole vicenda.
«Vorrei ricordarti che sono sposata e ho tre bambini» gli aveva gridato lei di rimando, «e soprattutto, amo mio marito!»
Elena aveva volutamente scandito l’ultima parola; amava Edwin più di quanto amasse se stessa e non avrebbe potuto compiere alcun gesto per allontanarlo da sé.
«È stato un incidente» mormorò l’uomo, d’improvviso afflitto e stanco.
Il suo viso presentava uno spettacolo raccapricciante: era chiaro non dormisse da qualche tempo, ormai.
Non appena aveva messo piede nell'ufficio, un intenso aroma dolciastro gli era penetrato nelle narici, tipico della collega: anche quando aveva poggiato le proprie labbra sulle sue, ricordava bene l’intenso profumo al miele che la donna indossava.
Dopo qualche minuto passato in silenzio, entrambi si esaminarono negli occhi, convinti che la situazione fosse divenuta troppo imbarazzante per restare nello stesso luogo.
Elena si sedette alla scrivania, fingendo di esaminare le cartelle cliniche di alcuni pazienti che aveva in cura.
«Ho fallito, Néné¹» mormorò l’uomo accovacciato di fronte a lei, lo sguardo fisso a terra. «Volevo solo curare mio fratello, invece ho rovinato la mia famiglia».
La voce roca e tremante suggeriva fosse sul punto di scoppiare in lacrime.
Erik non aveva idea del modo in cui la moglie lo avesse scoperto: un giorno, semplicemente, rincasò e trovò l'abitazione completamente vuota.
Le pareti erano improvvisamente divenute grigie, il pavimento si era trasformato in un profondo buco nero. La famiglia, come la conosceva lui, non esisteva più.
«Mi manca la mia piccola Anja» sussurrò con un filo di voce, prima di lasciarsi andare sulla poltroncina dell’ufficio della dottoressa Van Römer².
«Baciarmi è stato il tuo unico sbaglio» sibilò la donna, tentando di reprimere la propria natura di accostarsi all’uomo e stringerlo in un abbraccio.
Detestava Erik per ciò che aveva fatto, per essersi spinto oltre, per aver rischiato di rovinare il suo piccolo nido di felicità.
Attanagliata dal rimorso per la propria freddezza, aggiunse: «Capisco il tuo dolore, Erik».
Poi l’uomo si asciugò le lacrime, tirandosi in piedi con sguardo solenne.
«Ti prego… non salutarmi se mi riconosci» mormorò, prima di abbandonare per sempre l’ufficio della fidata collega.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Prompt: «Baciarmi è stato il tuo unico sbaglio».

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

¹ Néné era il soprannome della principessa Elena di Wittelsbach, nonché sorella di Elisabetta di Wittelsbach, meglio nota come Sissi.

² Si tratta di una storpiatura del cognome dello psichiatra olandese Lucien von Römer, conosciuto maggiormente per i propri scritti sull’omosessualità.


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Capitolo 4
*** Bacio di Padre ***



Bacio di Padre

 

 

 

 

 

 

 

 

Jan aveva passato la notte in ospedale, osservandola dormire.
Gli avevano permesso di restare per evitare che la bambina si potesse svegliare sola o fuggire: l’uomo aveva omesso, nel tentativo di convincere i medici, che Sindy si era addormentata con una mano intrecciata alla sua.
Osservò a lungo quel corpicino magro e sottile, i capelli corvini e lucenti sotto la luce al neon della stanza.
«Questa bambina non deve vedere un letto da un bel po’» aveva commentato uno dei medici che avevano provveduto a visitarla, in un misero tentativo di sdrammatizzare la situazione.
Jan aveva raccontato più volte agli specialisti il modo in cui l’aveva trovata, quello stesso giorno, ma nessuno di loro parve credergli davvero.

O forse sarebbe meglio dire che è stata lei a trovare me, pensò dentro di sé.
Solamente il ginecologo parve dargli ascolto; probabilmente, per lui era stato più facile: aveva potuto trovare facilmente le prove dell’accaduto.
«C’è una cosa che non capisco» aveva detto, «il suo imene è spezzato».
Poi se ne andò, informando l’uomo che li avrebbe lasciati riposare, tornando solamente la mattina successiva per un controllo.
«Dopodiché potete anche andare» aggiunse, in un tono di voce preoccupato e dubbioso al tempo stesso.
Prima di addormentarsi a sua volta, Jan rifletté sulla giornata appena trascorsa, pensando alla pista di pattinaggio e al modo in cui la bambina si era rivolta a lui, con evidente timore.
Si chiese se fosse fuggita da qualche traffico illegale, da qualcosa che andava ben al di là di tutto ciò che fosse in grado di concepire, oppure se si fosse perduta.
Dovunque provenisse, Jan comprese all’istante che non l’avrebbe abbandonata al suo destino: lei gli ricordava una poesia che non riusciva a rammentare, una canzone che non era mai esistita, un posto in cui non doveva essere mai stato.
Le soffiò un bacio sui capelli, prima di accomodarsi sulla sedia accanto al letto, con le dita ancora intrecciate in quelle sottili della bambina.
«Buonanotte, piccola mia».
Non si sarebbe lasciato sfuggire la figlia che l’universo gli aveva donato, in una generosa sostituzione di quella perduta.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Prompt: Bacio della buonanotte.


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Capitolo 5
*** Primo Bacio ***



Primo Bacio

 

 

 

 

 

 

 

 

Le vacanze estive erano ormai terminate ed era tempo di tornare a scuola.
David uscì prima del solito quella mattina, avviandosi con la sua bicicletta color zafferano verso la città vicina.
L’aria fresca di settembre portava ancora con sé il sole e i ricordi dell’estate; dopo quasi mezz’ora trascorsa a pedalare per le vie di Sugar City¹, un edificio grigiastro comparve dinanzi ai suoi occhi: scorse qualche conoscente tra la folla, fino a quando lo sguardo non si posò sul suo vecchio amico e sulla ragazzina che scendeva dalla motocicletta nuova.
«Ehi» lo salutò avvicinandosi, le iridi puntate sulla giovane dalla chioma aranciata.
«È mia sorella» gli sorrise l'interlocutore, «quest'anno inizia anche lei».
Osservandolo, David pensò che Lukas pareva particolarmente entusiasta di cominciare la scuola quell'autunno: forse perché era il loro ultimo anno scolastico, o forse perché aveva appena sfoggiato il suo nuovo scooter davanti a tutti i compagni.
«E questo gioiellino?» domandò David stupito: si trattava di una vecchia Vespa PK² in ottimo stato e completamente rivestita di lamiera bianca.
«Me l'ha regalata il mio contatto» rispose Lukas, sfoggiando l'ennesimo sorriso della mattinata. «È un uomo dalle mille risorse».
David comprese subito di chi si trattasse: sapeva che Lukas aveva fatto interessanti conoscenze durante la pausa estiva.
«Ti va di fare un giro?» domandò l’amico in tono concitato, come se la scuola non stesse per iniziare, come se la sorella non l’attendesse alla fine delle lezioni. «Torneremo in tempo per non far insospettire Alex, tranquillo» ammiccò Lukas, quasi leggendogli nel pensiero.
Ma David aveva i pensieri altrove; il viso fresco della ragazza si era subito insinuato nella sua memoria, gli occhi turchesi, le labbra sporgenti, che avrebbe volentieri sfiorato con le proprie…
«No, Lukas» decretò infine, avviandosi verso l’entrata. La campanella era suonata da un pezzo e nel cortile erano rimasti soltanto loro due. «Stavolta no» continuò, suscitando i profondi sospiri dell’amico.

 

 

 

 

 

 

 

 

Prompt: Immaginare un bacio

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

¹ Si tratta della città di Halfweg, situata a nord-ovest di Amsterdam; viene chiamata Sugar City grazie alla famosa e longeva fabbrica di zucchero che si trovava nella zona.

² Modello di scooter prodotto tra il 1982 e il 1984, secondo Wikipedia.


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