Always wear your invisible crown

di Voglioungufo
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Normalità non proprio normale ***
Capitolo 2: *** Catrame ***
Capitolo 3: *** Tiro alla fune ***
Capitolo 4: *** Oh, so molte cose ***
Capitolo 5: *** Ragni ***
Capitolo 6: *** Alleanze inaspettate ***



Capitolo 1
*** Normalità non proprio normale ***


La raccolta partecipa al Corona contest del gruppo facebook «Naruto Fanfiction Italia».

 
Bene, prontissima per affrontare questa sfida! Non avendo la più pallida idea dei prossimi prompt e dei personaggi, non ho assolutamente idea di come sarà questa raccolta :D Ovviamente voglio provare a tenere un filo conduttore (canonverse post 699) ma non dico niente, che se mi compare Zabuza tra i personaggi mica so come farlo resuscitare.
Quindi, godiamoci come viene! Sappiamo solo che sarà una raccolta di One-shot, flashfic e drabble (sì, insomma, nemmeno quello ho chiaro).
So solo che sono già riuscita a infilare l’Obinaru 8)
 
Spero di creare qualcosa di decente <3
Hatta
 
 
Personaggio: Uzumaki Naruto
Prompts: “Che lo mangi quello?”
Altri personaggi: Haruno Sakura e Uchiha Obito.
Pairing: Obito/Naruto.
Genere: Fluff, slice of life, comico.
Verse: Canon.
Rating: Verde
Descrizione: Obito non mangia e Naruto cerca di capire perché approfittando del neurone che condivide con Sakura.

 

 

Normalità non proprio normale

 

 

 
Inizia tutto così:
“Che lo finisci quello?”
Per il resto, è una normalissima serata al centro di Konoha. La via è trafficata come suo solito dall’andirivieni di civili e shinobi, bambini che saltano sui tetti per tornare a casa prima del coprifuoco e le lanterne dei locali sono accese a illuminare la notte insieme ai lampioni. Naruto ha ancora una volta dimenticato di fare la spesa, perciò per sopperire al frigorifero vuoto ha deciso di invitare Obito da Ichiraku, perché non c’è niente di meglio del ramen dopo una lunga giornata.
Prende le sue solite ciotole, spazzolandole con adorazione e mille complimenti al cuoco, chiacchierando con il suo accompagnatore di cose futili, le prime che gli passano per la mente. Obito ascolta, attento e divertito dalla foga con cui mangia e parla. Ha la solita espressione un po’ corrucciata, come se si sentisse allo scoperto, la stessa che ha ogni volta che Naruto lo trascina fuori dalla loro casa, dalla prigione che si è auto-imposto. Lentamente, però, si sta sciogliendo nel chiacchierare anche con Ichiraku e la figlia; anche questo tutto nella norma.
Naruto ha finito la sua terza tazza di ramen – e ancora, niente di straordinario – quando si accorge che Obito è ancora alla prima, mezza piena, e che trastulla con le bacchette immerse nel liquido senza raccogliere la soba.
“Che finisci quello?” chiede allora, già allungato per prenderlo.
Ovviamente per quanto Sasuke sottolinei il contrario, lui è una persona educata, quindi aspetta che Obito gli dia il permesso prima di fiondarsi sulla quarta tazza di ramen e, onestamente, anche questo è nella norma. Cosa che con una risata grossa sottolinea Ichiraku:
“Poco appetito come al solito, eh?” commenta.
Le orecchie di Obito si accendono di rosso all’osservazione ma sorride, un po’ nervoso e imbarazzato. Fa spallucce, come a dire: sono fatto così.
Ma a ben pensarci, non è la prima volta che succede una scena del genere. Mentre inghiotte il brodo rimasto, Naruto ricorda un’infinità di altre volte in cui Obito non ha mai finito la sua ciotola di ramen.
Ma non si tratta solo del ramen! Anche a casa non finisce mai nulla di quello che ha sul piatto quando cucina Naruto. E, okay, magari può c’entrare la sua scarsa capacità culinaria, ma c’è anche da dire che quando cucina Obito si fa sempre delle porzioni minuscole per sé. Oppure quando vanno a mangiare la carne grigliata con gli altri, anche lì lo vede prendere solo qualche boccone. O durante le missioni… anche se si sforza Naruto non ricorda di averlo mai visto prendere le sue barrette energetiche.
Il fatto che Obito mangi pochissimo è una normalità.
Ma questo non può essere normale, dattebayo!
 
Inizia un periodo di appostamento.
È arrivato il momento di mettere in atto tutto ciò che gli ha insegnato Kakashi nelle tecniche investigative. Prima di diagnosticare che, sì, Obito mangia poco e quel che mangia lo fa a sforzo, deve avere sufficienti prove a suo favore. Quindi comincia a spiarlo ai pasti.
Dopo due settimane, può essere sicuro che: uno, Obito non fa colazione, al massimo condivide il caffè con Kakashi quando è alla Torre dell’Hokage; due, se è da solo non pranza e cena proprio; tre, quando è in compagnia trova sempre scuse per poter diminuire le porzioni; quattro, non accetta mai spunti extra durante la giornata.
In pratica, a parte i rari casi dove è con altre persone, Obito sopravvive con l’aria.
La realizzazione lo fa restare in silenzio per dieci minuti, un tale record che Kurama inizia a scuoterlo preoccupato.
Il fatto è che è lui a essere preoccupato, dattebayo! Obito è un ninja, uno stupido ninja che passa il tempo ad allenarsi, con una resistenza incredibile e che copre tantissime missioni. Dove trova l’energia per farlo? Perché non mangia? Com’è possibile che, con tutto quello che fa nella giornata, non abbia fame? Come?!
L’ansia raggiunge picchi tali che deve condividere la notizia con qualcuno.
La prima persona che gli viene in mente è Sakura e si rende conto che forse è la scelta migliore. La ragazza non è solo la sua migliore amica, è anche un medico. Se le spiega la situazione magari può fare degli esami a Obito per assicurarsi che sia tutto okay, che non sia in procinto di morire affamato.
Insomma, non può perdere il suo ragazzo perché si rifiuta di mangiare. Non lo accetta.
 
Sakura non gli crede. Forse un po’ è anche colpa sua, che quando prova a spiegarle la situazione è confusionario come suo solito e si perde pezzi per strada che ricorda dopo e allora li aggiunge aprendo parentesi che…
Insomma, Sakura si scoccia e prova a mandarlo via, visto che deve lavorare. Naruto allora le racconta di quando non ha finito la sua ciotola a Ichiraku e di come non finisca mai le ciotole di Ichiraku.
“Forse semplicemente non gli piace il ramen” gli fa notare con una vena che pulsa sull’ampia fronte.
“A tutti piace il ramen!” perde il punto del discorso troppo offeso dal suggerimento.
“A Sasuke no”.
“Ma che c’entra? Il teme è un Uchiha”.
“E Obito cos’è?”
“…”
Accetta il punto di vista, ma non lo condivide.
“Obito è un Uchiha diverso” spiega e Sakura fa davvero fatica a non ricordargli che il dramma scorre nelle vene di Obito come in tutti gli Uchiha che hanno conosciuto, che ha iniziato una strage dopo che era stato ferito emotivamente come tutti gli Uchiha che hanno conosciuto, che è un dannato Uchiha fatto e finito e con lo sharingan e le ciglia curate.
“In ogni caso, non è solo il ramen!” si ricorda il vero argomento Naruto e inizia a elencare contando sulle dita: “Non mangia la carne, non mangia i dango, non mangia gli onigiri, non mangia il sushi, non mangia il sekihan e…”
“Okay, okay” lo interrompe Sakura sentendo che le sta per venire il mal di testa. “Naruto, quello che dici non può essere vero e ti spiego perché: Obito sta bene. Se non mangiasse da due settimane in modo completo come dici il suo metabolismo non riuscirebbe a stare dietro alle sue attività quotidiane!”
“È questo il problema” esulta finalmente Naruto. “Com’è possibile? Forse è malato, ha qualcosa di strano, sta per morire... Sakura-chan, devi assolutamente fargli degli esami” si lagna.
Sospira e conta fino a dieci.
“Non posso fargli degli esami”, dice lenta per fargli entrare tutto nella zucca vuota, “senza un motivo serio”.
“Te l’ho appena dato il motivo serio!” protesta indignato. “N-o-n m-a-n-g-i-a” sillaba sputacchiando.
“E io ti ripeto che è impossibile”.
Naruto sembra sul punto di mettersi a gridare contro il cielo e Sakura vorrebbe evitare visto che si trovano dentro un ospedale dove dovrebbe regnare la pace. Fortunatamente, prima che si decida a tirargli un cazzotto sulla zucca, Naruto si riprende da solo.
“Allora vieni con me” propone serio, le braccia incrociate. “Vieni a cena da noi oggi. E anche domani osserverai Obito insieme a me. Ti dimostrerò che non mangia!”
Onestamente, Sakura non ha nessuna voglia di spiare un paranoico come Obito che è pure provvisto di sharingan ipnotico, è una missione suicida ed è sorpresa che Naruto sia riuscito a farlo per due settimana senza finire affettato da degli shuriken volanti. Ma Naruto allo stesso tempo ha quell’espressione. Quella dannata espressione che fa ogni molta che si mette qualcosa in testa e niente al mondo gli farà cambiare idea, nossignore.
In questi casi può fare solo una cosa: sospirare e seguirlo nella speranza di limitare i danni.
 
Trattandosi ormai di una missione (e di una questione di principio) Naruto si impegna. Con una scusa licenzia i suoi tre adorabili genin, poi si dirige a casa con un libro di ricette sotto braccio. Ha intenzione di preparare una cena spettacolare, degna del Clan Akimichi, del Paese della Forchetta, da livello Hokage, nuniken grado S… insomma, una cena che nessuno può rifiutare.
Si chiude in cucina con dieci kage bushin pronto ad aiutarlo e si prepara a produrre piatti di alta qualità.
Quando Obito torna, nella casa che condividono c’è un invitate profumo che fa venire l’acquolina in bocca solo annusarlo. Ma non sembra fare effetto sull’uomo, anzi con lieve preoccupazione si dirige alla cucina.
In un primo momento resta sconvolto dalla quantità dei piatti sul tavolo della cucina, dal loro aspetto impeccabile. Poi alza gli occhi sul ragazzo, ancora intento a fare polpettine di riso.
“Naruto?” chiede esitante.
“Oh, sei tornato” cinguetta prima di dargli un bacio a stampo sulle labbra.
Obito è troppo frastornato per poter reagire, continua a guardare tutti quei piatti sempre più preoccupato.
“Sono tutti per noi?” domanda.
“No, no!” lo rassicura ridendo, celando nel sorriso l’attenzione con cui l’osserva. “Ho invitato a Sakura da noi”.
Rassicurato, Obito ricambia il sorriso. “Oh, Sakura e…?”
“No, solo Sakura” conferma.
L’espressione atterrita torna sul volto dell’ex-nuniken, come se per lui sia più facile affrontare l’intera Alleanza Shinobi che tutti quei piatti.
Non commenta nulla, però, e quando l’ospite arriva si siede a tavola senza protestare al piatto che gli viene messo davanti.
Sakura chiacchiera allegra, raccontando i continui problemi dell’ospedale, come però il reparto pediatrico che sta costruendo con Ino stia andando alla grande, apparentemente concentrata solo su Naruto. In realtà i suoi occhi verdi continuano a cadere su Obito, che sembra approfittare della conversazione come scusa per non mangiare. In effetti muove più la bocca per intromettersi e parlare, che per masticare.
Ma non è disposta a dare ragione a Naruto. Le brucia già troppo ammettere che sia un cuoco migliore di lei, non può cedere anche sull’assenza di appetito di Obito.
“Obito” chiama con voce stucchevole, “hai assaggiato questo sashimi? Te lo consiglio, prendine un po’!” E inizia a riempirgli il piatto.
Obito, che a malapena ha toccato la sua seconda porzione, scuote la testa.
“Sì, li ho assaggiati. Non serve, mangiali pure tu” assicura.
Ma sia Sakura  che Naruto sanno che in realtà non ha toccato un solo sashimi. A essere onesti, sta tentennando nella porzione di soba da troppo tempo senza portarsi nulla alla bocca. Allora interviene Naruto, porgendo quella domanda che in due settimane è ormai diventata una cantilena:
“Quello non lo mangi più?”
Un sorriso imbarazzato disegna sulle labbra dell’Uchiha e scuote la testa.
“Lo vuoi tu?” domanda speranzoso, quasi sperasse che qualcuno gli tolga quel cibo da davanti.
Rassegnato, Naruto si allunga a prenderlo. Sakura abbassa lo sguardo sul tavolo, rendendosi conto che le porzioni destinate per Obito sono quasi tutte lì.
Non ha praticamente toccato cibo.
 
“Va bene, facciamogli questi esami” sospira Sakura.
Come promesso, ha seguito l’amico nel suo spionaggio e ha potuto costatare di persona come Obito sia sopravvissuto tutta la giornata con un caffè per arrivare alla sera, dove ha condiviso a sforzo un dango con Genma.
Nient’altro.
Naruto esulta per aver avuto ragione, ma poi la preoccupazione torna subito ad aggredirlo. Ora che ha anche la conferma di Sakura che questo non è normale, è più in ansia che mai.
Con una scusa, convince Obito ad andare in ospedale. Si inventa di certi esami che tutti gli shinobi devono sostenere ogni sette anni, blaterando che è arrivato anche il suo momento di farli.
Ovviamente Obito fa notare perplesso che Kakashi non gli ha mai parlato di qualcosa del genere. Naruto dissipa il dubbio con noncuranza.
“Sai com’è fatto il nostro Rokudaime, se lo sarà dimenticato”.
Fortunatamente Obito è ancora troppo confuso dalla nuova versione di Kakashi – così diversa da quella a cui era abituato  da bambino – per contestare che per quanto svogliato non si sarebbe mai dimenticato qualcosa del genere. Al massimo avrebbe fatto finta di dimenticarlo.
In ogni caso, si sottopone a tutti i test medici senza protestare, molto più tranquillo di Naruto che scalpita in sala d’attesa.
Quando Sakura gli porta i risultati è così convinto che ci sia qualcosa di sbagliato che è già pronto a prendere a pugni la morte stessa, a correre dall’altra parte del mondo ninja per trovare qualcosa che possa salvare per la quarta volta Obito da morte certa.
Invece: “È tutto okay”.
La mascella di Naruto quasi tocca terra da quanto spalanca la bocca.
“Ma in che senso?”
Senza spazientirsi, Sakura gli piazza davanti la cartella con tutti i risultati. Sono solo numeri, grafici ed ecografie che Naruto riesce a interpretare quanto interpreta i quadri di Sai.
“Quindi?”
“È tutto in regola!” picchietta Sakura sui grafici con una penna, l’espressione esasperata come le fosse impensabile credere che qualcuno non sappia leggere una cartella medica. “Non c’è un solo valore fuori posto nel suo organismo. Tutte le vitamine, il peso, il valore del sangue, del colesterolo… È perfetto da far schifo” termina.
Corruccia la fronte. “Com’è possibile?”
“Onestamente, non ne ho idea” ammette. Con un sospiro, mostra l’immagine con il chakra di Obito. “Certe scansioni sono davvero difficili da fare per via dell’interferenza delle cellule di Hashirama, ma… sta bene. Anzi, ha delle riserve di chakra mostruose, non come le tue e quelle di Sasuke, ma quasi”.
Quasi è comunque tantissimo e Naruto sa che uno dei modi per tenerle così elevate è avere un buon equilibrio fisico, dove la nutrizione ha un ruolo quasi fondamentale. Non a caso fin da bambino Kakashi-sensei lo inseguiva perché mangiasse anche le verdure.
“E ora che faccio?” si lagna. È certo che Sakura abbia la spiegazione, del gruppo è Sakura quella intelligente.
Infatti non lo lascia a bocca asciutta.
“Parlagli”.
Sbatte le palpebre. “E cosa gli dico?”
Sakura si sta mordendo pensierosa il labbro inferiore con gli incisivi. Nel suo camice da medico e la coda sembra molto più grande di lui, è quasi difficile che sia la stessa Sakura-chan dei suoi tempi da genin.
“Obito sta bene a livello fisico. Ma a livello… emotivo?”
Ora è sempre più confuso. “Stiamo… bene?”
Si chiede se deve dirle del sesso grandioso. Probabilmente no, l’unica volta che ha provato a parlarne con Sasuke ha quasi rischiato di essere trafitto al petto da un chidori per la seconda volta nella sua vita. Non vuole rischiare di beccarsi un pugno da Sakura, quindi tace.
La ragazza, intanto, sospira.
“Mangiare non ci serve solo per il nostro fabbisogno calorico, ma anche… come conforto. Mangiare i cibi che amiamo ci fa stare emotivamente bene”.
Naruto annuisce, nella sua mente la sensazione paradisiaca ogni volta che si scola una tazza di ramen.
“Forse Obito si sta punendo” considera Sakura esitando. “Forse… è un suo modo per torturarsi. Resistere alla fame, togliersi i suoi piatti preferiti… così per pagare quello che ha fatto”.
La forza di quella congettura lo colpisce come un calcio di Rock Lee. Si siede su una delle sedie della sala d’attesa e guarda il nulla preoccupato.
Perché ha senso. Obito è un Uchiha, come gli ha ricordato Sakura, l’autodistruzione è iscritta nel suo DNA. Senza contare tutte le volte che fa riferimento a come non stia pagando abbastanza per le se colpe. Quante volte ha dovuto scuoterlo perché diceva di meritare la condanna capitale?
Non è così assurdo. Si impone di non mangiare per pagare la sua colpa. È qualcosa in perfetto stile Uchiha.
“Devo parlargli!” risolve.
Sakura annuisce. “Sì, è quello che ho detto” puntualizza.
“Grazie, Sakura-chan!” grida prima di sparire dalla sala d’attesa.
 
Naruto si è preparato il discorso. L’ha provato e riprovato macinando chilometri in soggiorno. Ha perfino evocato un paio di cloni per assicurarsi di averlo ben in testa.
“Vai alla grande, capo” gli hanno assicurato prima di sparire in una nuvola di fumo.
Soddisfatto annuisce a se stesso. Sarà una pacata discussione tra due uomini maturi.
Obito torna dalla Torre dell’Hokage che è ormai è scesa la sera. Naruto è seduto sul divano, che batte il piede nervoso incapace di stare fermo. Nota subito il suo essere sulle spine e dopo essersi tolto in giubbotto antiproiettile si siede al suo fianco.
“Va tutto bene?”
Naruto resta in silenzio un secondo, cercando di ricordare quale fosse l’inizio del suo discorso.
“Obito, perché non mangi?!”
…E tanti saluti al discorso.
Obito sussulta sbigottito alla domanda diretta, brusca, anche un po’ disperata. Inizia anche a lui a muovere una gamba nervoso.
“Ma che dici? Io mangio…”
“Non è vero!” sbotta fissandolo negli occhi. “Non fai mai colazione e quando sei da solo non pranzi! E a cena mangi solo lo stretto necessario e sembri costretto a farlo! Perché non mangi? Cosa sta succedendo? Stai cercando di ucciderti? Vuoi punirti? Ti prego dimmi perché” piagnucola.
Il lungo silenzio da parte dell’Uchiha aumenta solo di più la sua apprensione. Lo sta guardando come se cercasse una via di fuga, nervoso e combattuto. Non vuole che svincoli con una bugia, che cerchi di minimizzare il problema come fa ogni dannatissima volta. Quindi lo prende per mano e lo fissa serio, con lo sguardo che con il tempo ha capito essere letale per l’altro.
“Dimmi cosa sta succedendo”.
La resistenza continua solo un secondo, ma poi abbassa le spalle vinto e distoglie lo sguardo.
“Io non ho bisogno di mangiare. Nemmeno di bere” ammette.
Naruto ha bisogno di qualche secondo per accertare la frase, ma anche quando la fa non la capisce.
“Ma questo è impossibile” protesta. “Tutti hanno bisogno di mangiare per sopravvivere”.
Il sorriso amaro che stira le labbra dell’uomo gli fa stringere il cuore, lascia che sciolga la presa delle loro mani per arrotolarsi la manica della maglia jonin fino al gomito. Con l’indice e il medio pizzica la pelle bianca trapiantata.
“Più della metà del mio corpo è composta da cellule di Hashirama” mormora. “Questo mi rende più simile a uno Zetsu che un essere umano. E come uno Zetsu non mi serve mangiare o bere per sopravvivere”.
Naruto lo guarda con tanto di occhi, sconvolto.
“Tu non… mangi?”
Sospira. “Posso mangiare, se mi sforzo. Ma non è qualcosa che il mio organismo ha bisogno. Per questo se posso evito” ammette. “Per lo stesso motivo non faccio nemmeno la cacca” aggiunge sperando di stemprare la situazione tesa.
La missione fallisce miseramente.
“Ma perché… perché non me lo hai mai detto? Perché ti sforzi di mangiare?”
Ora Obito sembra imbarazzarsi, le orecchie diventano subito rosse.
“Per fingere che sia tutto… normale” mormora. “Se non mangiassi significherebbe riconoscere che non sono più un uomo, è come se tornassi a essere… Tobi”. Lo guarda. “Ti ho promesso di essere Obito e… Obito mangia e beve come tutte le persone”.
Naruto prova a resistere. Corruccia le sopracciglia, aggrotta la fronte, contrae lo sguardo e stringe le labbra. Poi si getta contro il petto dell’uomo, sprofondando in un abbraccio come un koala.
“Credevo stessi cercando di ammazzarti!” lo insulta con il naso che cola.
Obito la giusta prontezza per accusare il colpo e ricambiare la stretta. Passa la mano sui capelli biondi, cercando di tranquillizzarlo.
“Guarda, dopo il terzo tentativo fallito mi sono rassegnato a vivere” scherza e come risposta riceve un pugno poco convinto.
“Perché non mi hai detto niente?!” protesta. “Ero preoccupato a morte! Non hai idea… dell’ansia… pensavo volessi punirti… Perché non lo hai detto a nessuno?”
Capisce che non è il caso di continuare con il sarcasmo. A quanto pare ha fatto prendere un vero spaventato a Naruto e comincia a rendersi conto che tenere quel particolare nascosto a tutti non è stato geniale.
“Mi dispiace” mormora rafforzando l’abbraccio.
“Sei un idiota” lo insulta, ma accetta l’abbraccio. “A saperlo prima… Non ti avrei mai fatto mangiare tutto quel ramen”.
“Be’, il ramen è buono” tenta di minimizzare e suo malgrado Naruto si ricorda uno dei motivo per cui lo ama.
“Il ramen è buonissimo e mi dispiace tantissimo che tu non abbia bisogno di mangiarlo” si lagna. “Direi che questa punizione deve bastarti e avanzarti”.
La risata di Obito fa vibrare il suo petto e scuote Naruto come un piccolo terremoto. Ascoltandola si sente a casa e ha l’effetto di tranquillizzarlo, quasi si sente stupido per la preoccupazione che l’ha investito.
Il momento viene interrotto dallo stomaco di Naruto, a ricordare che lui invece ha ancora bisogno di mangiare, soprattutto dopo la montagna russa di emozioni che ha appena provato.
“Non ho cucinato niente” si ricorda depresso. Non ha voglia di mettersi ai fornelli.
“Ichiraku?” propone quindi Obito.
“Ma tu non mangi” osserva.
Gli bacia la fronte, la forma del sorriso che preme sulla pelle.
“Vuol dire che mangerei anche la mia parte”.
E tutto sommato va bene così, perché questa è sempre stata la loro normalità.
 

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** Catrame ***


Personaggio: Uchiha Sasuke
Prompts: Il nero sta bene con tutto
Altri personaggi: Uzumaki Naruto, Haruno Sakura, Sai.
Pairing:  //
Genere: Fluff, slice of life.
Verse: Canon.
Rating: Verde
Descrizione: Sasuke torna letteralmente a Konoha solo perché gli servono vestiti e qualcuno dovrebbe convincere Sai a tenere la bocca chiusa.

 

 

Catrame

 

 

Quando il bosco finisce per dare spazio alle alte mura, Sasuke si sente a casa.
È una sensazione strana, che ha da poco imparato a conoscere, aggrappandosi ai ricordi di quando correva via dall’Accademia per raggiungere il Distretto Uchiha e mostrare al suo nii-san tutto ciò che aveva studiato. Casa ha un retrogusto un po’ amaro che sta imparando solo ora a digerire, scoprendo che tutto sommato gli piace.
Imperturbabile raggiunge la grande porta d’entrata, mostra la sua targhetta identificativa ninja a Kotetsu e Izumu di guardia prima di poter mettere ufficialmente piede dentro il territorio di Konoha.
Cammina lento, senza fretta, nascosto nel suo mantello nero bruciacchiato, finché non arriva abbastanza lontano da non essere notato dai guardiani al cancello. Sospira rassegnato e conta.
Uno, due, tre…
Una sfocata figura arancione salta giù dal tetto più vicino e lo placca aggrappandosi con braccia e gambe al suo busto, facendogli quasi perdere l’equilibrio. Non cade solo perché sapeva sarebbe successo e ha concentrato sufficiente chakra nei piedi.
“Sas’ke!”
…No, decisamente non gli era mancata la voce squillante che grida il suo nome nelle orecchie. Assolutamente no.
“Dobe” ricambia più calmo, più rassegnato da quel placcaggio inevitabile. “Levati”.
Non lo ascolta – ovviamente, che ingenuo – ma in suo soccorso arriva una forza bruta che afferra il deficiente biondo per la collottola e lo costringe a mollare la presa come si fa con un cucciolo di labrador troppo affezionato al suo giocattolo.
(Sasuke rifiuta di considerarsi il giocattolo dell’Uzumaki).
“E dai, lascialo respirare” protesta Sakura facendo cadere Naruto a terra per la troppa forza impiegata. Invece rivolge il più caloroso dei sorrisi a Sasuke, unendo deliziata le mani al petto.
…E no, decisamente non gli erano mancati nemmeno gli occhi verdi socchiusi per la felicità. Assolutamente no.
“Bentornato” cinguetta Sakura.
Un cenno rigido come risposta può essere sufficiente.
Naruto si rimette in piedi, massaggiandosi il sedere dopo il brusco capitombolo. Ma non sembra arrabbiato, continua a sorridere con gli angoli della bocca che raggiungono ambo le orecchie.
“Che ci fai qui, teme? Non ci hai detto che tornavi! Ti aspettavamo per il compleanno di Sakura!”
…Giusto. Il compleanno di Sakura. Mentalmente prende nota di ricordarselo, su questo non può essere battuto da Naruto.
In ogni caso, per mettere in chiaro che la sua visita inaspettata non è spinta da nessun inutile sentimentalismo, ma da puro e pragmatico materialismo, alza i lembi del suo mantello maltrattato e bruciato, rivelando che anche gli abiti sotto non sono messi meglio.
“Mi servono dei vestiti nuovi” risponde laconico.
“Oh” commenta Naruto deluso.
“E non potevi comprarli in un paese più vicino, invece di tornare fin qui?”
Per un momento Sasuke ha dimenticato che è sempre stata Sakura quella con il neurone funzionante.
“La stoffa che usa Konoha è molto più resistente ai justu e anche molto più comoda da indossare” risponde mascherando il vero significato del suo arrivo.
Mi mancavate, stronzi.
Dal sorriso eloquente che sta facendo Naruto, quello simile a una volpe che ha appena preparato un tranello, non deve esserci riuscito molto bene.
“Quindi andiamo a fare shopping?” propone invece Sakura illuminandosi.
Io vado a fare shopping” precisa.
“E noi veniamo con te!” soggiunge Naruto allacciando un braccio attorno alle sue spalle. Sasuke registra appena l’invasione di spazio personale senza protestare. Se lo scrolla solo di dosso e inizia a muoversi verso il Distretto degli Uchiha. Non si stupisce che Naruto e Sakura lo seguano subito, come una mamma oca e i suoi pulcini, come se ci fosse un cordone che li tiene uniti e quando uno tira trascina gli altri con sé.
Sospira e prova a isolarsi dall’istantaneo chiacchiericcio, da tutti i gossip che i due gli stanno raccontando a ritmo incalzante. No, non gli interessa di sapere di Shikamaru e Temari. Che Konohamaru ha superato gli esami chūnin (chi diavolo è Konohamaru?). Che ultimamente Lee va troppo spesso a Suna perché siano solo missioni. Della figlia di Asuma-sensei che diventa sempre più bella. Di Kakashi che come Hokage fa proprio schifo e forse quella di nominarlo non è stata l’idea del secolo visto che è Obito che fa tutto il lavoro noioso.
Però registra con affetto, senza farsi vedere, nello scoprire che Naruto ha iniziato a seguire una squadra di piccoli genin e che Sakura ha aperto un ospedale pediatrico. Quello, forse, gli interessa.
In qualche modo, riescono anche a convincerlo a parlare.
“E tu, Sasuke? Che hai fatto? Dove sei stato?”
Prima sono monosillabi, poi risposte dirette e secche e infine la lingua si scioglie e inizia anche a lui a parlare dei posti strani che ha visto, delle persone che ha incontrato, di chi ha provato a ucciderlo e chi invece è stato stranamente gentile di lui.
“I miei vestiti sono stati bruciati da alcuni ex scagnozzi di Orochimaru. A quanto pare non apprezzano che sia tornato un ninja di Konoha”.
È un po’ l’effetto negativo della pace che si sta creando: piccoli villaggi si agitano e il numero di nuniken aumenta esponenzialmente. Ma oggi non ci vogliono pensare, perché oggi è tornato Sasuke e vogliono solo esserne felici.
Al Distretto Uchiha le cose sono sempre uguali: è vuoto e Sasuke è l’unica anima che si ostina ad abitarci quando torna a Konoha. Appoggia i suoi pochissimi bagagli – è abituato a viaggiare leggero – e poi esce di nuovo, con il borsello pieno di soldi e l’intenzione di sostituire i vestiti sporchi il prima possibile. Sakura e Naruto continuano a seguirlo come due pulcini allegri e cinguettanti.
Vorrebbe sentirsi molto più infastidito di così.
Durante la strada, però, il fastidio arriva sul serio e si presenta nella forma del suo sostituto, del quale nemmeno ricorda il nome
“Oh, Sai!”
Ecco, giusto: Sai. Un nome insulso e insipido quanto la faccia di questo presunto sostituto. Come se qualcuno potesse davvero credere di prendere il suo posto negli spazi tra Naruto e Sakura. Nella triade, lui non è previsto.
Per questo vorrebbe sfoderare Kusanagi quando Naruto avvolge caloroso un braccio attorno a lui e Sakura lo invita a fare shopping con loro.
Sai gli rivolge uno sguardo incuriosito, gli occhi opachi terribilmente simili a quelli di un pesce palla, hanno la stessa luce intelligente secondo lui.
“Cosa ti serve?” chiede.
“Vestiti”.
“Che genere di vestiti?”
“Da viaggio”.
“Perché? Parti di nuovo?”
“Sì.”
“Perché non resti?”
Sasuke tira un lungo e profondo respiro dal naso e si chiede perché in primo luogo stia rispondendo alle domande di questo patetico sostituto. Decreta che nella lista delle persone che non sopporta si trova al secondo posto, subito dietro Uchiha Obito – non c’è verso che possa sopportarlo anche dopo un milione di anni – e prima di Yamanaka Ino – contatto umano assolutamente non richiesto e voluto e parla decisamente troppo. Interessante far sapere che nella lista continua a esserci, nonostante la sua prematura dipartita, Uchiha Shisui: non gli ha mai perdonato che gli portasse via il fratello quando erano bambini.
Riprende a camminare e ora alla fila di persone che lo segue come paperelle se n’è aggiunta un’altra, tutta sgradita.
Spera solo di sbrigare presto le faccende.
 
Non le sbriga presto. Naruto e Sakura hanno preso troppo a cuore il suo bisogno di vestiti. Sono entrati in sette negozi diversi, per ogni negozio Sasuke ha comprato almeno tre capi di abbigliamento. In ogni dannato negozio Naruto ha provato a rifilargli qualcosa di arancione e assolutamente antiestetico. La cosa è un po’ degenerata quando Sakura gli ha proposto un paio di gomitiere rosa.
In entrambi i casi è inorridito e si è trattenuto a fatica dal stringere la mani nel sigillo del katon e bruciare quelle cose che qualcuno aveva osato proporre vendere. Sono ninja, dannazione, devono mimetizzarsi: perché usare colori così sgargianti?!
Naruto protesta indignato quando escono dal negozio, dicendogli che ogni tanto potrebbe anche accettare i loro regali. Cerca manforte dell’amica, ma Sakura scrolla le spalle e finge di non esserci rimasta troppo male. Peccato che ormai Sasuke la conosca troppo bene per accorgersene.
“Erano rosa e arancioni” si giustifica, come se bastassero i colori a spiegare il problema della faccenda.
“Non hai nemmeno accettato il kunai! I tuoi sono tutti scheggiati.”
“Il manico era arancione” tiene il punto Sasuke.
“E delle protezioni sono utili…”
“Erano rosa!”
“Il rosa e l’arancione sono due colori difficili da abbinare”.
Cala il silenzio, l’attenzione dei tre viene calamitata da Sai che continua a camminare pensieroso, come se non avesse parlato.
“Cosa?” chiede Sakura.
Il ragazzo sbatte le palpebre.
“Oh, l’ho letto in un libro. Arancione e rosa sono colori difficili da abbinare” ripete. “Non stanno bene praticamente con niente”.
 “Ma io ho i capelli rosa…” mormora Sakura.
Sasuke comincia a sospettare che Sai sia masochista quando sorride spensierato e un po’ plasticoso alla ragazza.
“Infatti Ino dice sempre che ti vesti…”
Non riesce a finire la frase perché Naruto si aggrappa all’amico in una salvataggio in estremo, la mano a tappare la bocca con enfasi.
Bene!” strepita mentre Sai mugugna e prova a liberarsi. “Che ti vesti bene! E sei brava, proprio perché il rosa è un colore difficile da abbinare”.
Sai riesce a liberarsi.
“Veramente volevo dire che si veste male”.
“Sai, no!”
“Come ti permetti?!”
Annoiato, Sasuke conferma la propria ipotesi sul masochismo del proprio sostituto. Forse in quello si assomigliano, ma lui ha di certo più classe nel farsi male da solo.
 
Quattro negozi dopo, Sakura e Naruto sono soddisfatti, ritengono che Sasuke abbia abbastanza vestiti per affrontare il mondo e Sai ha un bernoccolo che spunta tra i sottilissimi capelli neri. Nel frattempo, il sole ha iniziato a tramontare oltre la cresta delle mura.
“Che dite? Avviso gli altri e facciamo una grigliata?” propone Naruto.
“No” prova Sasuke.
“È una bellissima idea!” lo sovrasta Sakura e la sua protesta viene persa nella progettazione della serata.
Non prova nemmeno a mettersi in mezzo o provare a dissuaderli, sa già come finirà, e preferisce deprimersi in se stesso all’idea di dover incontrare persone rumorose, incapaci di farsi gli affari propri e che divideranno l’attenzione di Naruto e Sakura da lui.
Si lasciano con la promessa di rivedersi in gruppo poco dopo, per festeggiare meglio il ritorno Sasuke. Non sembrano accorgersi che Sasuke non vuole festeggiare, ma va bene così.
Fa la strada di ritorno rassegnato, finché non arrivare davanti al negozio dove è iniziata quella piccola discussione che ha procurato un bernoccolo a Sai. È vuoto per l’ora tarda, ma anche aperto. Osserva tentennante la vetrina per qualche secondo prima di decidersi ed entrare per un ultimo acquisto. Il tutto dura che qualche minuto, poi è di nuovo per strada a raggiungere il suo Distretto.
Non fa caso alla casa che dopo anni puzza ancora di sangue e fantasmi, l’abitudine gli ha insegnato a passare oltre senza soffermarsi sui punti dove dovrebbero esserci ancora macchie di sangue. Raggiunge la sua camera e getta finalmente il mantello sporco, usurato e bruciato. È stato un ottimo compagno di viaggio, ma ha fatto la sua vita ed è ora di sostituirlo.
Indossa gli abiti nuovi in modo meticoloso, ormai diventato pratico a farlo con un braccio solo. Maglietta nera, pantaloni neri, un guanto nero, scarpe nere e infine il mantello nero, che lo copre dal collo alle caviglie come una campana di catrame.
Osservandosi allo specchio Sasuke pensa che in fondo sembra davvero fatto di catrame, con i suoi capelli neri a coprirgli il viso e l’unico occhio del medesimo colore.
Catrame tranne…
Scosta il mantello che si apre davanti, mostrando il polsino rosa al braccio e il manico del kunai arancione che sbuca all’occorrenza dalla cintura. Il suo mantello nero li nasconde agli occhi di tutti, ma sotto quel catrame ci sono due colori: arancione per attaccare ciò che lo ferisce, rosa per proteggere le sue ferite.
Nella sua mente risuonano le parole fastidiose di Sai.
“L’ho letto in un libro. Il rosa e l’arancione sono colori difficili da abbinare”.
Sasuke guarda con soddisfazione come, alla faccia sua, quei due oggetti colorati stiano perfettamente bene con lui. Fa un sorriso di superiorità, il mantello che torna a coprirlo come una corazza.
A quanto pare in quel libro non era specificato che il nero sta bene con tutto. Anche con il rosa e l’arancione.
 

 

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Capitolo 3
*** Tiro alla fune ***


Personaggio: Haruno Sakura.
Prompts: Smettila di fare polemica.
Altri personaggi: Uzumaki Naruto, Hatake Kakashi, Uchiha Obito e Uchiha Sasuke.
Pairing: Kakashi/Sakura? Forse? One-side da parte di Kakashi?
Genere: angst?
Verse: Canon.
Rating: Giallo (Boh, si parla di budella)
Descrizione: Forse Sakura dovrebbe smettere di metterci il cuore, ma come può restare indifferente davanti al sangue di una persona speciale?
 
 
 
Tiro alla fune
 
 
Sakura ricorda il giorno del suo quattordicesimo anno d’età, quando ebbe un attacco di panico: Tsunade le aveva appena detto che non poteva più essere la sua allieva.
C’era stata una grossa missione di infiltrazione, ma dei sette ninja mandati solo quattro erano tornati, tre feriti e uno che morì in ospedale, mentre Sakura premeva ancora le mani scarnificate sull’intestino aperto, afferrando muscoli e budella per aggiustarlo. Il fischio dell’elettrocardiogramma piatta aveva fermato Tsunade, ma non Sakura, che aveva continuato piangendo di rabbia e fatica finché non l’avevo strappata via con forza dal cadavere sanguinante, mentre gridava che poteva ancora salvarlo.
Aveva ancora le mani sporche del sangue di quell’uomo quando Tsunade gliel’ha detto. Aveva avuto paura, perché un giorno Naruto sarebbe tornato, più alto e forte di prima e anche lei doveva essere forte se voleva aiutarlo. Senza Tsunade, la sua maestra, come avrebbe fatto?
“Noi siamo medici”, le aveva detto con distaccato cinismo la Godaime, “noi salviamo le persone, ma più spesso le vediamo morire”.
(Per moltissimi anni Sakura aveva temuto che quella fosse una profezia e si era chiesta chi dei due sarebbe morto davanti ai suoi occhi e alle sue mani incapaci).
Davanti ai suoi occhi pieni di paura, però, Tsunade si era addolcita. Aveva preso le sue mani martoriate dal chakra e le aveva curate, gentile.
“Non puoi polemizzare sempre, soprattutto con la morte” li aveva spiegato. “Non puoi salvare tutti. Per questo tu non sei adatta a fare il medico: ci metti troppo cuore”.
Alla fine non l’aveva cacciata e aveva imparato a controllare, a rassegnarsi e non polemizzare con la morte. Alla fine, Sakura è diventata un mednin.
È diventata forte e ha lottato al fianco di Naruto. Ha salvato i shinobi di Konoha innumerevoli volte. Padroneggia il Byakugō. Ha salvato sia Naruto sia Sasuke fermando le loro emorragie. Ha superato Tsunade. Dirige l’ospedale.
Ma continua a metterci il cuore.
 
 A ventitré anni, Sakura si sente vicina a un attacco di panico. Da quella volta ne ha avuti molti – tutti per causa di Naruto e Sasuke – ma era da allora che il suo respiro non accelerava in una stanza di ospedale.
Si sente sul punto critico di spezzarsi – come legno che fino a quel momento è stato piegato troppo per resistere a oltranza. Le mani le tremano mentre tenta di non lasciare neanche una lacrima oltre le ciglia, di tenere salda la voce nel dare ordini ai suoi sottoposti.
Può ancora fare qualcosa. Non è così grave. Non è grave.
Può salvarlo.
I medici portano la brandina nella sala di animazione, iniziano a predisporre il lettino per il nuovo ospite, in modo che una volta pronto le possa risolvere la sua emorragia, le sue ossa spezzate, i muscoli lacerati…
Oh mio Dio.
Non ricorda l’ultima volta che ha visto Kakashi in questo stato.
“Sakura-chan…”
Il suo pugno scatta prima che possa controllarlo. Si sente i nervi a fior di pelle, suscettibile al minimo fastidio.
Naruto non fa in tempo a scansarsi, ma accusa il colpo indietreggiando di un passo, gli occhi sgranati per il pugno inaspettato. Raggela nel vedere la furia che sta bruciando gli occhi della sua migliore amica.
“Che cazzo è successo?!” grida, i ciuffi rosa che si gonfiano a darle un aspetto più selvaggio. “Che cazzo avete combinato voi due?! Eravate la sua guardia, la sua scorta! Perché cazzo…”
“Era un imboscata, non abbiamo fatto in tempo a…”
“Non avete fatto in tempo?!” lo accusa. “Sei un cazzo di jinchūrike perfetto e non ti sei accorto di una cazzo di imboscata?”
“Sapevano il fatto loro” prova a giustificarsi alzando le mani al viso, come a quietarla.
Sakura spalanca gli occhi e prova a fare un passo avanti, ma una mano si appoggia alla sua spalla. Obito la ferma prima che possa avventarsi alla gola di Naruto.
“Dai, smettila di fare polemica! Abbiamo…”
È Naruto a rendersi conto di quello che sta succedendo, ma non ha il tempo di avvertirlo. Può solo vedere la scintilla nel verde furioso prima che Sakura si volta e colpisca Obito con un pugno così forte da scaraventarlo dall’altra parte del corridoio.
(Per una volta, Naruto è contento che non sia toccato a lui).
“Smetterla?” echeggia con il fiatone la donna. “Siete la sua guardia personale, dovete proteggere l’Hokage! Invece quello mezzo morto è lui e voi non avete un graffio!”
Obito spalanca gli occhi indignato e la guarda dal pavimento.
“Neanche un graffio?! Ho perso una mano!” protesta agitando il moncherino destro.
“Tanto ti ricresce!” sbraita.
Obito si zittisce e Naruto capisce che è grave. Sakura sa trattenersi quando è il momento, se non ci riesce vuol dire che è terrorizzata a morte.
“Sakura…” la chiama, tentando di modulare la voce in modo dolce e rassicurante. “Sembra peggio di quel che è” la rassicura. “Obito ci ha portati via con il Kamui appena ha potuto. È svenuto solo perché vuole fare il drammatico. Non è troppo tardi”.
Vuole solo fare il drammatico.
Per un momento ha la tentazione di colpirlo ancora, ma poi sospira e fa un passo indietro. Non è il momento di entrare in panico, quello che deve fare ora è evitare che Kakashi, il suo Hokage, muoia dissanguato.
Stringe le mani a pugno e si volta verso Sasuke, fino a quel momento restato in silenzio in disparte. È venuto non appena ha sentito la firma di chakra di Naruto e quella quasi evanescente di Kakashi.
“Porta questi due deficienti da Shizune” ordina, “e poi cercami Hinata. Mi servirà il suo byakugan per tenere sotto controllo il flusso di chakra”.
Sasuke è abbastanza furbo da non mostrare il fastidio di essere usato come fattorino. Prende Naruto per la collottola e senza delicatezza inizia a tirarlo, rivolge poi uno sguardo di ghiaccio al parente, ancora steso dove Sakura l’ha lanciato.
“Muoviti” ringhia.
Sakura li guarda andare via, ancora tremante.
“Sakura-sama,” la chiama un membro della sua equipe, “siamo pronti”.
Si prende solo un altro secondo, per raccogliere il proprio panico e dominarlo. Raccoglie i capelli nella solita coda pratica e cammina a schiena dritta al lettino. Lo hanno già pulito dal sangue e iniziato a tamponare lo squarcio.
“Nessun organo vitale è stato colpito” l’informa lo stesso dottore che l’ha richiamata. “Ma ha perso molto sangue, ci sono tessuti danneggiati e i canali di chakra sembrano…”
“Okay” lo taglia, la mente già pronta su quello che deve fare.
Osserva il corpo steso, mezzo nudo e annuisce fra sé. È pallido cadaverico, le occhiaie livide e il respiro così sottile da essere appena udibile; il cuore sondato dall’elettrocardiogramma manca battiti, come se singhiozzasse dal dolore. Le sue braccia sono segnate da altre cicatrici fresche, più superficiali ma ancora aperte. Del resto, Kakashi non ha nessun mostro dentro in grado di ricucirlo.
Ha solo lei.
 Alza entrambe le mani e subito vengono percorse da una luce verde, rassicurante. Le appoggia sullo squarcio alla pancia, concentrata.
Smettila di fare polemica, le ha detto Obito.
Non puoi polemizzare con la morte, l’aveva sgridata Tsunade.
Stringe gli occhi e il bagliore che le sue mani si irradiano si intensifica. Può avvertire sotto il suo tocco il sangue coagularsi, i tessuti rigenerarsi… il chakra rivitalizzare…
Forse Sakura ci mette davvero troppo cuore. Forse Sakura quando lavora lascia che il bisogno di salvare una vita la prosciughi fino a svenire. Forse Sakura è ancora quella ragazzina che singhiozzando aveva tentato a oltranza di guarire un corpo già morto. Forse Sakura non ha mai smesso il suo tiro alla fune con la morte.
Ma dopo tre ore di intensa concentrazione può tirare un sospiro di sollievo: Kakashi ha ripreso a respirare e l’elettrocardiogramma ha ripreso a ticchettare regolare.
Si asciuga il sudore sulla fronte mentre guarda il colore tornato sul viso del suo ex-sensei.
Anche questa volta l’ha avuta vinta lei.
 
Nonostante il cessato pericolo di morte, Sakura non lascia la stanza. Controlla i segni vitali a ritmo regolare ed è sollevata di vederne il continuo miglioramento. Naruto alla fine aveva ragione: sembrava peggio di quel che era, ha affrontato situazioni ben più disperata, salvato pazienti con un piede già nella fossa.
Solo che questo è Kakashi…
Continua a vegliare anche finché scende la sera e la leggera brezza estiva entra nella stanza che puzza di disinfettante, muovendo le leggere tende bianche. Kakashi contrae il viso e socchiude gli occhi.
“Sono morto?”
Sembra sperarlo e Sakura soffia dal naso, esasperata dal desiderio di morte che sembra circondare tutte le sue persone speciali – tranne Naruto.
“Sei vivo” lo rimbecca.
“Oh”.
“Che è successo?” chiede suo malgrado curiosa. È davvero raro prendere Kakashi di sorpresa, soprattutto con due ninja del calibro di Naruto e Obito a guardargli le spalle.
“Dunque, stavo meditando sul significato della vita e le strade che ci hanno portato fino…” prova a scherzare con voce leggera ma un colpo di tosse lo costringe a fermarsi.
Sakura è subito al borde del lettino, sposta le lenzuola e controlla la ferita passandoci sopra le mani, il chakra che rivela eventuali interferenze nella guarigione.
Kakashi tace, osservando le dita sottili e lunghe sfiorare la sua pelle accaldata per la febbre – è abbastanza sicuro di avere la febbre.
“Non sforzarti” decreta alla fine, stringe le mani a pugno e sembra pronta a urlare. “Io quei due li ammazzo. Dovevano proteggerti…”
“Hanno fatto il loro lavoro” prova a minimizzare Kakashi. “Mi sono distratto io, ecco tutto”.
Come se ci credesse, Kakashi non si lascia mai distrarre. È più probabile che Madara sia risorto dagli inferi per l’ennesima volta.
“Resta il fatto che ti hanno portato qui mezzo morto” ringhia.
“Su, su. Capita” tenta ancora di alleggerire. “Non facciamo polemica sterile. Guarda, sto bene”.
Per essere più credibile prova ad alzarsi a sedere, ma Sakura è fulminea a bloccarlo. Poggia entrambe le mani sulle sue spalle e lo rimette steso, senza metterci troppa forza, abbastanza per essere persuasiva.
“Non ci provare, Hokage-sama” lo incenerisce con lo sguardo. “Sappi che resterai qui buono finché io non ti avrò dato il permesso di andartene”.
Ricorda la sua adolescenza, quando Tsunade era Hokage e lui trovava ogni modo, ogni scusa – anche la più infima – per lasciare l’ospedale prima del necessario.
“Maa, se lo dice il dottore” la sorprende invece mansueto.
Sakura lo guarda sospettosa, perciò aggiunge. “Dovrò visitarti spesso, ti sta bene?”
Gli occhi dell’uomo si socchiudono a virgoletta, rappresentanti del sorriso nascosto dalla maschera.
“Finché è una donna bella come te a toccarmi va più che bene” rassicura.
Per un momento Sakura arrossisce e fa un sorriso esitante, le è sempre difficile capire fino a che punto l’ex-sensei scherza. Alla fine scrolla le spalle e decide di stare al gioco.
Prende la cartellina medica, appuntando i risultati che ha appena rilevato dalla velocissima scansione.
“Non approfittarne troppo, Hokage-sama” dice uscendo dalla stanza con un sorriso esasperato.

 

 

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Capitolo 4
*** Oh, so molte cose ***


Personaggio: Sai.
Prompts: “Mi sono ustionato dappertutto!” “Anche lì?”
Altri personaggi: Uzumaki Naruto, Uchiha Sasuke, Uchiha Obito, Yamato Tenzou e Shizune.
Pairing: Obito/Naruto accennatissimo.
Genere: comico. Flashisic
Verse: Canon. (Continuo dell'os precedente).
Rating: Verde
Descrizione: Qualcuno faccia restare zitto Sai! 
Perdonate se questo giro è un po’ meh, non sto molto bene e non sono al massimo delle mie prestazioni ;__; spero vi strappi lo stesso un sorriso.
 
 
Oh, so molte cose
 
Si sente un po’ messo in disparte nella grande stanza di ospedale, ma va bene così: è abituato a stare nello sfondo, a osservare quello che succede.
In realtà sa che la sua presenza qui non è necessaria. Non è ferito, né ha partecipato alla missione di scorta di Hokage-sama. Però qui c’è anche Sasuke, che non c’entra niente quanto lui, quindi non vede perché non restarci.
È piuttosto curioso di sapere perché Sasuke lo stia guardando così male, comunque. Se vuole attaccarlo l’ospedale non è un posto adatto, ci sono persone malate e ferite, dovrebbe farlo all’aperto. Per questo finge di non notarlo e, sorriso appuntato al volto, osserva Naruto e Obito.
Quest’ultimo sta maneggiando con le cellule di Hashirama per  trapiantarsi una nuova mano, aiutato da Capitan Yamato, mentre Naruto si è tolto la giacca per permettere a Shizune di fasciare le ustioni di un katon. Kurama sta già guarendo le ferite più profonde, ma buona parte della sua pelle è arrossato da bruciature dolorose.
“Mi fa malissimo” frigna come un genin appena uscito dall’accademia. “Mi sono ustionato dappertutto” continua affranto poco prima di accettare il bicchiere d’acqua da Shizune.
“Anche lì?”
A Sai sembrava una domanda ragionevole. Ma non deve esserlo stata, perché Naruto sputa l’acqua, Sasuke diventa paonazzo, Shizune strabuzza gli occhi e Yamato sospira rassegnato. Solo Obito non ha reazioni, troppo concentrato nel trapiantarsi quella dannata mano nuova (per inciso: è stufo di perdere arti. Saranno anche artificiali, ma lui ci si affeziona).
“Mi dispiace” gli dice allora, sincero. Del resto Obito gli sta molto più simpatico di Sasuke, quindi può mostrargli cordoglio al momento.
Obito ci impiega ben cinquanta secondi per rendersi conto che sta parlando con lui, nel mentre Naruto continua a tossire l’acqua andata di traverso e Sasuke sembra ancora impegnato a capire il significato della frase.
“Uhm, sì anche a me” dice Obito sicuro che si riferisca alla mano andata. “Però, dai, ho già un ricambio”.
Sai annuisce, sorpreso e ammirato.
“Ha senso. Avere un ragazzo con il pene piccolo non deve essere soddisfacente. Soprattutto ora che è anche stato ustionato”.
Se non fosse per Shizune, aggrappata al ragazzo, probabilmente Naruto si scaraventerebbe sull’amico impiccione per tappargli la bocca. Quel che è certo è che gli sta letteralmente uscendo fumo dalle orecchie.
Yamato continua a fare finta di niente, rassegnato e abituato, non c’è più niente che può sorprenderlo. Sasuke invece guarda Sai come se lo vedesse la prima volta, la domanda chiaramente leggibile nei suoi occhi, ma è Obito quello ad avere il coraggio di esporla.
“Ma tu che ne sai del cazzo del mio ragazzo?”
Ora, una persona con un minimo di senso comune si renderebbe conto che la cosa migliore è ritirarsi in una fuga strategica, soprattutto se hai due Uchiha gelosi che ti guardano con il Mangekyu sgranato. Ma, be’… parliamo di Sai.
“Oh, molte cose” spiega spensierato.
 
Dall’altra parte dell’edificio, ancora concentrata su Kakashi, Sakura si chiede chi diavolo stia facendo tutto quel fracasso.
 

[498]

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Capitolo 5
*** Ragni ***


Personaggio: Aburame Shino.
Prompts: I ragni non sono insetti.
Altri personaggi: Sarutobi Mirai
Pairing:  //
Genere: Fluff, slice of life.
Verse: Canon.
Rating: Verde
Descrizione: Shino passa sempre inosservato, ma forse è riuscito a ottenere una nuova amica.
 
 
 
Ragni
 
Nonostante il sole accecante e il suo saltare da un tetto all’altro senza nessun jutsu di camuffamento, per Shino è facile passare inosservato. Non ha bisogno di maschere o qualunque altro trucco usato dagli ANBU per nascondersi: nessuno sembra vederlo in ogni caso.
Si crogiola in questa trasparenza da quando è bambino. Così silenzioso, così anonimo, da finire dimenticato perfino all’interno della propria classe. Forse è per questo che fin da piccolo andava d’accordo con Hinata, invisibile quanto lui.
Da ninja, dovrebbe essere felice e fiero della propria capacità di camuffamento, di far scivolare gli occhi lontano da lui senza nessun sforzo o consumo di chakra. Ma non è una cosa che l’ha reso felice.
Anche dopo anni, continua a rimuginare sulla missione di recupero di Sasuke, da cui fu escluso nonostante il coinvolgimento di tutti i genin del suo anno. O ancora, quando alla recita dell’accademia Iruka-sensei si dimenticò totalmente di dovergli dare una parte e rimase dietro alle quinte.
Semplicemente: si dimenticano di lui.
Sotto sotto, soffre questa dimenticanza perenne, ma ha imparato a trarre vantaggio. Perché, appunto, è un ninja e passare inosservato senza consumare chakra ha i suoi lati positivi, soprattutto quando sei uno shonibi da inseguimento.
Anche se, in questo preciso momento, il suo obiettivo non è un abile ninja sensoriale capace di sondare qualunque essere vivente nei paraggi. No, è una bambina.
Sarutobi Mirai.
Che stia seguendo la figlia di Asuma-sensei non dovrebbe sorprendere proprio nessuno. Del resto è anche la figlia di Kurenai-sensei, la sua maestra. Non è solo il team 10 che deve prendersi cura della bambina, ma anche il team 8. Ma questo Kiba e Hinata sembrano dimenticarselo troppo spesso…
Il che non importa, perché ci pensa lui ad assicurarsi che alla figlia della sua maestra non succeda nulla.
Dai suoi appostamenti ha potuto giungere alle seguenti conclusioni: Mirai è vivace, iperattiva e ha un’evidente parentela con Konohamaru, visto la facilità con cui si è fatta eleggere a capo della banda di mocciosi della sua età. La sorveglia da anni e ormai può dire di essersi affezionato a lei, anche se non le ha mai parlato. Ovviamente non ha la presunzione di farlo: non è rassicurante come Shikamaru, bello come Ino e divertente come Choji. È più probabile che lui terrorizzi i bambini, del resto tutti schifano gli insetti.
È costretto a ricredersi qualche ora dopo, quando ha praticamente seguito Mirai e i suoi amici per tutto il villaggio. Una delle sue amiche ha iniziato a gridare terrorizzato, aizzando i suoi sensi da ninja. È già pronto a scendere in picchiata a protezione dei bambini da eventuali ninja nemici, quando si accorge che la bambina che ha urlato sta indicando qualcosa sul muro.
Un ragno.
Con una mano appoggiata alla cintura, pronto a sfilare gli shuriken, Shino si acciglia. Quell’urlo ultrasonico di pericolo è stato causato da quel ragnetto?
Evidentemente sì, perché ora anche gli altri bambini stanno urlando e correndo dalla parte opposta. L’unica a restare calma è Mirai, che si avvicina al ragno sul muro e lo osserva tranquilla.
“Uccidilo, Mirai” piagnucola una sua amica.
“Spiaccica quel mostro!” rincara un altro.
Shino non apprezza e sta pensando di intervenire in favore del povero ragnetto, ma Mirai agisce per prima. Senza nessuna violenza prende il povero aracnide nel palmo della mano e lo porta lontano dalla strada, incurante dei versetti schifati dei suoi amici.
Stupito, Shino la insegue fino al primo spiazzo erboso che trova, lì Mirai si accuccia e lascia ricadere il ragnetto nell’erba.
“Ecco, qui non ti daranno fastidio” lo rassicurò.
Shino è così sorpreso da una tale gentilezza che non pensa di nascondersi e quando la bambina lo vede sussulta. A quanto pare lei lo nota.
“Shinobi-san?” chiede rispettosa osservando l’hitai-ate.
Shino non sa come si tratta con i bambini, non ha mai avuto un fratellino e incute sempre troppo timore perché sia avvicinino spontaneamente. Si chiede quindi come fare ora che è stato scoperto.
“Quel ragno” dice alla fine. “Sei stata molto gentile”.
Mirai fa spallucce, in un modo sfrontato che gli ricorda molto la sua sensei.
“Gli insetti non mi fanno schifo” spiega con fierezza.
Ma Shino si acciglia.
“I ragni non sono insetti” osserva. “Sono degli artropodi terrestri provvisti di cheliceri. A essere più esatti fanno parte dell’ordine di Aracnidi, che ha 120 famiglie diverse. Questo è un…” si blocca, nelle orecchie la voce di Kiba che gli impone di fermarsi. È così tanto abituato a essere zittito nei suoi sproloqui ponderati che ora lo fa da solo.
Ma quando abbassa lo sguardo sulla bambina, questa lo sta guardando con gli occhi sgranati dall’eccitazione.
“Ne, Shinobi-nii, ne sai tanti di insetti e ragni!” esclama emozionata. “Voglio sapere altre cose sui ragni! Mi insegni?”
E forse Shino è riuscito a ottenere una nuova amica.

 

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Capitolo 6
*** Alleanze inaspettate ***


Personaggio: Inuzuka Kiba.
Prompt: “Se lo mangi ti pago”.
Altri personaggi: Haruno Sakura
Pairing: //.
Genere: comico, slice of life.
Verse: Canon.
Rating: Verde
Descrizione: Passano gli anni, ma Kiba non smette di considerarsi il rivale di Naruto. Per questo è pronto a sopportare una intossicazione alimentare!

 

 

Alleanze inaspettate

 

 
“Naruto dice che sono una pessima cuoca”.
Kiba sussulta sulla panchina e quasi si morde la lingua con un canino appuntito. Sbatte le palpebre e si volta verso la kunoichi da capelli rosa che si è seduta al suo fianco. Solitamente è difficile prendere di sorpresa un ninja sensoriale del suo livello, ma questo è il fatto: non si è accorto della ragazza imbronciata finché non l’ha sentita parlare.
È una bella giornata di sole a Konoha, non ha missioni, impegni, quindi ha deciso di andare a godersi il sole con Akamaru. È seduto a panciolle su quella panchina da ore, il gesto più faticoso che compie è rilanciare la pallina in gomma al cane ninja. Non pensava di essersi distratto così tanto al punto di non sentire il profumo del balsamo di fiori della ragazza.
“Hai bisogno di qualcosa, Sakura?” chiede comunque educato. Il suo cervello non ha registrato quello che ha detto, troppo sorpreso di sentire una voce al suo fianco, ma è sempre il caso di essere gentile con l’erede di Tsunade. Naruto avrà pura una bestiaccia a curarlo dai pugni, lui no.
Alla sua domanda, Sakura incrocia le braccia al petto e aumenta il broncio.
“A quanto pare sono una pessima cuoca” ringhia.
Kiba si chiede come questo possa interessargli, ma annuisce compartecipe.
“Non si può essere perfetti in tutto” conferma.
“Sasuke lo è”.
…E ti pareva che non tirasse fuori il becchino. Che tra l’altro Kiba ha molto da dire a riguardo della presunta perfezione del becchino, ma decide di sorvolare.
“Perché mi stai parlando?” chiede quindi, diretto.
Sakura è suo amica, certo, ma non quel genere di amica che ti raggiunge alla panchina mentre stai giocando con il tuo cane. A meno che non ci sia un doppio fine, ovviamente.
Comincia a temere di aver preso la scelta sbagliata quando gli occhi verdi si voltano a guardarlo, brillanti di una determinazione che sa può portare solo guai.
“Voglio proporti un accordo” inizia seria.
“Spara”.
È un po’ diffidente, ma non liquiderà un’alleanza senza conoscerne i termini.
“Dici di essere il rivale di Naruto. Quindi devi aiutarmi a distruggerlo”.
Non inizia bene. Sì, una parte di lui continua a considerare fieramente Naruto un rivale dai lontani esami chūnin, ma ha sempre avuto il sentore che il sentimento non fosse propriamente ricambiato. Prima c’era Sasuke, Itachi, ancora Sasuke, Obito, Madara e poi ancora una volta Sasuke. Insomma, l’idiota sembra essere settato per gli Uchiha e – fortunatamente, diciamocelo – Kiba non fa parte di quel clan di drama queen dalle ciglia perfette.
Però, be’, perché tirarsi indietro? È sempre felice di fare un dispetto a Naruto. Cani e volpi non sono destinati ad andare d’accordo.
“Come?” chiede quindi.
Akamaru scodinzola pigro a terra, gli occhi fissi sulla pallina che tiene tra le mani.
Sakura si fa seria. “Semplice. Naruto è convinto di essere un cuoco migliore di me e che la mia cucina faccia schifo. Ora… potrebbe aver ragione sulle mie doti culinarie”, evidenzia l’ipotetico, “ma non è una cosa che accetterò. Mi serve qualcuno che assaggi quello che cucino e gli dica che sono migliore di lui”.
“Quel qualcuno sono io” ronza riluttante.
Diciamoci la verità, ha già avuto la sfortuna di assaggiare qualcosa cucinato dalla kunoichi e il suo stomaco non ne è uscito integro. Diamine, ha vomitato per tutta la notte nel tentativo di liberarsi dall’intossicazione alimentare! Non è un’esperienza che vuole ripetere.
Sta quindi per rifiutare, quando Sakura soggiunge.
“Ti pagherò”.
Le parole gli muoiono in gola. Si gira a guardarla per accertarsi che sia seria e, kami-sama, ha lo sguardo mortalmente serio, come quella volta che gli ha fatto attraversare mezzo Paese del Ferro solo per essere rifiutata da Naruto.
“E mi curerai l’intossicazione?” chiede, perché anche la salute è importante.
Per un momento Sakura sembra valutare di prenderlo a pugni, ma poi capisce che sarebbe controproducente trattandosi del suo unico alleato. Quindi sospira e annuisce.
Kiba mostra i canini appuntiti e lancia la pallina.
“Affare fatto” concorda.
 

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