Always wear your invisible crown di Voglioungufo (/viewuser.php?uid=371823)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Normalità non proprio normale ***
Capitolo 2: *** Catrame ***
Capitolo 3: *** Tiro alla fune ***
Capitolo 4: *** Oh, so molte cose ***
Capitolo 5: *** Ragni ***
Capitolo 6: *** Alleanze inaspettate ***
Capitolo 1 *** Normalità non proprio normale ***
La
raccolta
partecipa al Corona contest del gruppo facebook «Naruto
Fanfiction Italia».
Bene,
prontissima per affrontare questa sfida! Non avendo la più
pallida idea dei
prossimi prompt e dei personaggi, non ho assolutamente idea di come
sarà questa
raccolta :D Ovviamente voglio provare a tenere un filo conduttore (canonverse
post 699) ma non dico niente, che se mi compare Zabuza tra i
personaggi
mica so come farlo resuscitare.
Quindi,
godiamoci come viene! Sappiamo solo che sarà una raccolta di
One-shot, flashfic
e drabble (sì, insomma, nemmeno quello ho chiaro).
So solo
che
sono già riuscita a infilare l’Obinaru 8)
Spero di
creare qualcosa di decente <3
Hatta
Personaggio: Uzumaki Naruto
Prompts: “Che
lo mangi quello?”
Altri personaggi: Haruno Sakura
e Uchiha
Obito.
Pairing:
Obito/Naruto.
Genere:
Fluff, slice of life, comico.
Verse: Canon.
Rating: Verde
Descrizione: Obito non
mangia e Naruto cerca
di capire perché approfittando del neurone che condivide con
Sakura.
Normalità
non proprio normale
Inizia
tutto
così:
“Che
lo
finisci quello?”
Per il
resto, è una normalissima serata al centro di Konoha. La via
è trafficata come
suo solito dall’andirivieni di civili e shinobi, bambini che
saltano sui tetti
per tornare a casa prima del coprifuoco e le lanterne dei locali sono
accese a
illuminare la notte insieme ai lampioni. Naruto ha ancora una volta
dimenticato
di fare la spesa, perciò per sopperire al frigorifero vuoto
ha deciso di
invitare Obito da Ichiraku, perché non
c’è niente di meglio del ramen dopo una
lunga giornata.
Prende
le
sue solite ciotole, spazzolandole con adorazione e mille complimenti al
cuoco,
chiacchierando con il suo accompagnatore di cose futili, le prime che
gli
passano per la mente. Obito ascolta, attento e divertito dalla foga con
cui
mangia e parla. Ha la solita espressione un po’ corrucciata,
come se si
sentisse allo scoperto, la stessa che ha ogni volta che Naruto lo
trascina
fuori dalla loro casa, dalla prigione che si è auto-imposto.
Lentamente, però,
si sta sciogliendo nel chiacchierare anche con Ichiraku e la figlia;
anche
questo tutto nella norma.
Naruto
ha
finito la sua terza tazza di ramen – e ancora, niente di
straordinario – quando
si accorge che Obito è ancora alla prima, mezza piena, e che
trastulla con le
bacchette immerse nel liquido senza raccogliere la soba.
“Che
finisci quello?” chiede allora, già allungato per
prenderlo.
Ovviamente
per quanto Sasuke sottolinei il contrario, lui
è una persona educata, quindi aspetta che Obito
gli dia il
permesso prima di fiondarsi sulla quarta tazza di ramen e, onestamente,
anche
questo è nella norma. Cosa che con una risata grossa
sottolinea Ichiraku:
“Poco
appetito come al solito, eh?” commenta.
Le
orecchie
di Obito si accendono di rosso all’osservazione ma sorride,
un po’ nervoso e imbarazzato.
Fa spallucce, come a dire: sono fatto
così.
Ma a ben
pensarci, non è la prima volta che succede una scena del
genere. Mentre
inghiotte il brodo rimasto, Naruto ricorda
un’infinità di altre volte in cui
Obito non ha mai finito la sua ciotola di ramen.
Ma non
si
tratta solo del ramen! Anche a casa non finisce mai nulla di quello che
ha sul
piatto quando cucina Naruto. E, okay, magari può
c’entrare la sua scarsa
capacità culinaria, ma c’è anche da
dire che quando cucina Obito si fa sempre
delle porzioni minuscole per sé. Oppure quando vanno a
mangiare la carne
grigliata con gli altri, anche lì lo vede prendere solo
qualche boccone. O
durante le missioni… anche se si sforza Naruto non ricorda
di averlo mai visto
prendere le sue barrette energetiche.
Il fatto
che Obito mangi pochissimo è una normalità.
Ma
questo
non può essere normale, dattebayo!
Inizia
un
periodo di appostamento.
È
arrivato
il momento di mettere in atto tutto ciò che gli ha insegnato
Kakashi nelle
tecniche investigative. Prima di diagnosticare che, sì,
Obito mangia poco e
quel che mangia lo fa a sforzo, deve avere sufficienti prove a suo
favore.
Quindi comincia a spiarlo ai pasti.
Dopo due
settimane, può essere sicuro che: uno, Obito non fa
colazione, al massimo
condivide il caffè con Kakashi quando è alla
Torre dell’Hokage; due, se è da
solo non pranza e cena proprio; tre, quando è in compagnia
trova sempre scuse
per poter diminuire le porzioni; quattro, non accetta mai spunti extra
durante
la giornata.
In
pratica,
a parte i rari casi dove è con altre persone, Obito
sopravvive con l’aria.
La
realizzazione lo fa restare in silenzio per dieci minuti, un tale
record che
Kurama inizia a scuoterlo preoccupato.
Il fatto
è
che è lui a essere
preoccupato,
dattebayo! Obito è un ninja, uno stupido ninja che passa il
tempo ad allenarsi,
con una resistenza incredibile e che copre tantissime missioni. Dove
trova
l’energia per farlo? Perché non mangia?
Com’è possibile che, con tutto quello
che fa nella giornata, non abbia fame? Come?!
L’ansia
raggiunge
picchi tali che deve condividere la notizia con qualcuno.
La prima
persona che gli viene in mente è Sakura e si rende conto che
forse è la scelta
migliore. La ragazza non è solo la sua migliore amica,
è anche un medico. Se le
spiega la situazione magari può fare degli esami a Obito per
assicurarsi che
sia tutto okay, che non sia in procinto di morire affamato.
Insomma,
non può perdere il suo ragazzo perché si rifiuta
di mangiare. Non lo accetta.
Sakura
non
gli crede. Forse un po’ è anche colpa sua, che
quando prova a spiegarle la
situazione è confusionario come suo solito e si perde pezzi
per strada che
ricorda dopo e allora li aggiunge aprendo parentesi che…
Insomma,
Sakura si scoccia e prova a mandarlo via, visto che deve lavorare.
Naruto
allora le racconta di quando non ha finito la sua ciotola a Ichiraku e
di come
non finisca mai le ciotole di Ichiraku.
“Forse
semplicemente non gli piace il ramen” gli fa notare con una
vena che pulsa
sull’ampia fronte.
“A
tutti
piace il ramen!” perde il punto del discorso troppo offeso
dal suggerimento.
“A
Sasuke
no”.
“Ma
che
c’entra? Il teme è un Uchiha”.
“E
Obito
cos’è?”
“…”
Accetta
il
punto di vista, ma non lo condivide.
“Obito
è un
Uchiha diverso” spiega e Sakura fa davvero fatica a non
ricordargli che il dramma
scorre nelle vene di Obito come in tutti gli Uchiha che hanno
conosciuto, che
ha iniziato una strage dopo che era stato ferito emotivamente come
tutti gli
Uchiha che hanno conosciuto, che è un dannato Uchiha fatto e
finito e con lo
sharingan e le ciglia curate.
“In
ogni
caso, non è solo il ramen!” si ricorda il vero
argomento Naruto e inizia a
elencare contando sulle dita: “Non mangia la carne, non
mangia i dango, non
mangia gli onigiri, non mangia il sushi, non mangia il sekihan
e…”
“Okay,
okay” lo interrompe Sakura sentendo che le sta per venire il
mal di testa.
“Naruto, quello che dici non può essere vero e ti
spiego perché: Obito sta
bene. Se non mangiasse da due settimane in modo completo come dici il
suo
metabolismo non riuscirebbe a stare dietro alle sue attività
quotidiane!”
“È
questo
il problema” esulta finalmente Naruto.
“Com’è possibile? Forse è
malato, ha
qualcosa di strano, sta per morire... Sakura-chan, devi assolutamente
fargli
degli esami” si lagna.
Sospira
e
conta fino a dieci.
“Non
posso
fargli degli esami”, dice lenta per fargli entrare tutto
nella zucca vuota,
“senza un motivo serio”.
“Te
l’ho
appena dato il motivo serio!” protesta indignato.
“N-o-n m-a-n-g-i-a” sillaba
sputacchiando.
“E
io ti
ripeto che è impossibile”.
Naruto
sembra sul punto di mettersi a gridare contro il cielo e Sakura
vorrebbe
evitare visto che si trovano dentro un ospedale dove dovrebbe regnare
la pace.
Fortunatamente, prima che si decida a tirargli un cazzotto sulla zucca,
Naruto
si riprende da solo.
“Allora
vieni con me” propone serio, le braccia incrociate.
“Vieni a cena da noi oggi.
E anche domani osserverai Obito insieme a me. Ti dimostrerò
che non mangia!”
Onestamente,
Sakura non ha nessuna voglia di spiare un paranoico come Obito che
è pure
provvisto di sharingan ipnotico, è una missione suicida ed
è sorpresa che
Naruto sia riuscito a farlo per due settimana senza finire affettato da
degli
shuriken volanti. Ma Naruto allo stesso tempo ha quell’espressione.
Quella dannata espressione che fa ogni molta che
si mette qualcosa in testa e niente al mondo gli farà
cambiare idea,
nossignore.
In
questi
casi può fare solo una cosa: sospirare e seguirlo nella
speranza di limitare i
danni.
Trattandosi
ormai di una missione (e di una questione di principio) Naruto si
impegna. Con
una scusa licenzia i suoi tre adorabili genin, poi si dirige a casa con
un
libro di ricette sotto braccio. Ha intenzione di preparare una cena
spettacolare, degna del Clan Akimichi, del Paese della Forchetta, da
livello
Hokage, nuniken grado S… insomma, una cena che nessuno
può rifiutare.
Si
chiude
in cucina con dieci kage bushin pronto ad aiutarlo e si prepara a
produrre piatti
di alta qualità.
Quando
Obito torna, nella casa che condividono c’è un
invitate profumo che fa venire
l’acquolina in bocca solo annusarlo. Ma non sembra fare
effetto sull’uomo, anzi
con lieve preoccupazione si dirige alla cucina.
In un
primo
momento resta sconvolto dalla quantità dei piatti sul tavolo
della cucina, dal
loro aspetto impeccabile. Poi alza gli occhi sul ragazzo, ancora
intento a fare
polpettine di riso.
“Naruto?”
chiede esitante.
“Oh,
sei
tornato” cinguetta prima di dargli un bacio a stampo sulle
labbra.
Obito
è
troppo frastornato per poter reagire, continua a guardare tutti quei
piatti
sempre più preoccupato.
“Sono
tutti
per noi?” domanda.
“No,
no!”
lo rassicura ridendo, celando nel sorriso l’attenzione con
cui l’osserva. “Ho
invitato a Sakura da noi”.
Rassicurato,
Obito ricambia il sorriso. “Oh, Sakura
e…?”
“No,
solo
Sakura” conferma.
L’espressione
atterrita torna sul volto dell’ex-nuniken, come se per lui
sia più facile
affrontare l’intera Alleanza Shinobi che tutti quei piatti.
Non
commenta nulla, però, e quando l’ospite arriva si
siede a tavola senza
protestare al piatto che gli viene messo davanti.
Sakura
chiacchiera allegra, raccontando i continui problemi
dell’ospedale, come però
il reparto pediatrico che sta costruendo con Ino stia andando alla
grande,
apparentemente concentrata solo su Naruto. In realtà i suoi
occhi verdi
continuano a cadere su Obito, che sembra approfittare della
conversazione come
scusa per non mangiare. In effetti muove più la bocca per
intromettersi e
parlare, che per masticare.
Ma non
è
disposta a dare ragione a Naruto. Le brucia già troppo
ammettere che sia un
cuoco migliore di lei, non può cedere anche
sull’assenza di appetito di Obito.
“Obito”
chiama con voce stucchevole, “hai assaggiato questo sashimi?
Te lo consiglio,
prendine un po’!” E inizia a riempirgli il piatto.
Obito,
che
a malapena ha toccato la sua seconda porzione, scuote la testa.
“Sì,
li ho
assaggiati. Non serve, mangiali pure tu” assicura.
Ma sia
Sakura che Naruto
sanno che in realtà
non ha toccato un solo sashimi. A essere onesti, sta tentennando nella
porzione
di soba da troppo tempo senza portarsi nulla alla bocca. Allora
interviene
Naruto, porgendo quella domanda che in due settimane è ormai
diventata una
cantilena:
“Quello
non
lo mangi più?”
Un
sorriso
imbarazzato disegna sulle labbra dell’Uchiha e scuote la
testa.
“Lo
vuoi
tu?” domanda speranzoso, quasi sperasse che qualcuno gli
tolga quel cibo da
davanti.
Rassegnato,
Naruto si allunga a prenderlo. Sakura abbassa lo sguardo sul tavolo,
rendendosi
conto che le porzioni destinate per Obito sono quasi tutte
lì.
Non ha
praticamente toccato cibo.
“Va
bene,
facciamogli questi esami” sospira Sakura.
Come
promesso, ha seguito l’amico nel suo spionaggio e ha potuto
costatare di
persona come Obito sia sopravvissuto tutta la giornata con un
caffè per
arrivare alla sera, dove ha condiviso a sforzo un dango con Genma.
Nient’altro.
Naruto
esulta per aver avuto ragione, ma poi la preoccupazione torna subito ad
aggredirlo. Ora che ha anche la conferma di Sakura che questo non
è normale, è
più in ansia che mai.
Con una
scusa, convince Obito ad andare in ospedale. Si inventa di certi esami
che
tutti gli shinobi devono sostenere ogni sette anni, blaterando che
è arrivato
anche il suo momento di farli.
Ovviamente
Obito fa notare perplesso che Kakashi non gli ha mai parlato di
qualcosa del
genere. Naruto dissipa il dubbio con noncuranza.
“Sai
com’è
fatto il nostro Rokudaime, se lo sarà dimenticato”.
Fortunatamente
Obito è ancora troppo confuso dalla nuova versione di
Kakashi – così diversa da
quella a cui era abituato da
bambino –
per contestare che per quanto svogliato non si sarebbe mai dimenticato
qualcosa
del genere. Al massimo avrebbe fatto finta di dimenticarlo.
In ogni
caso, si sottopone a tutti i test medici senza protestare, molto
più tranquillo
di Naruto che scalpita in sala d’attesa.
Quando
Sakura gli porta i risultati è così convinto che
ci sia qualcosa di sbagliato
che è già pronto a prendere a pugni la morte
stessa, a correre dall’altra parte
del mondo ninja per trovare qualcosa che possa salvare per la quarta
volta
Obito da morte certa.
Invece:
“È
tutto okay”.
La
mascella
di Naruto quasi tocca terra da quanto spalanca la bocca.
“Ma
in che
senso?”
Senza
spazientirsi, Sakura gli piazza davanti la cartella con tutti i
risultati. Sono
solo numeri, grafici ed ecografie che Naruto riesce a interpretare
quanto
interpreta i quadri di Sai.
“Quindi?”
“È
tutto in
regola!” picchietta Sakura sui grafici con una penna,
l’espressione esasperata
come le fosse impensabile credere che qualcuno non sappia leggere una
cartella
medica. “Non c’è un solo valore fuori
posto nel suo organismo. Tutte le
vitamine, il peso, il valore del sangue, del colesterolo…
È perfetto da far
schifo” termina.
Corruccia
la fronte. “Com’è possibile?”
“Onestamente,
non ne ho idea” ammette. Con un sospiro, mostra
l’immagine con il chakra di
Obito. “Certe scansioni sono davvero difficili da fare per
via
dell’interferenza delle cellule di Hashirama, ma…
sta bene. Anzi, ha delle
riserve di chakra mostruose, non come le tue e quelle di Sasuke, ma
quasi”.
Quasi
è
comunque tantissimo e Naruto sa che uno dei modi per tenerle
così elevate è
avere un buon equilibrio fisico, dove la nutrizione ha un ruolo quasi
fondamentale. Non a caso fin da bambino Kakashi-sensei lo inseguiva
perché
mangiasse anche le verdure.
“E
ora che
faccio?” si lagna. È certo che Sakura abbia la
spiegazione, del gruppo è Sakura
quella intelligente.
Infatti
non
lo lascia a bocca asciutta.
“Parlagli”.
Sbatte
le
palpebre. “E cosa gli dico?”
Sakura
si
sta mordendo pensierosa il labbro inferiore con gli incisivi. Nel suo
camice da
medico e la coda sembra molto più grande di lui,
è quasi difficile che sia la
stessa Sakura-chan dei suoi tempi da genin.
“Obito
sta
bene a livello fisico. Ma a livello… emotivo?”
Ora
è
sempre più confuso. “Stiamo…
bene?”
Si
chiede
se deve dirle del sesso grandioso. Probabilmente no, l’unica
volta che ha
provato a parlarne con Sasuke ha quasi rischiato di essere trafitto al
petto da
un chidori per la seconda volta nella sua vita. Non vuole rischiare di
beccarsi
un pugno da Sakura, quindi tace.
La
ragazza,
intanto, sospira.
“Mangiare
non ci serve solo per il nostro fabbisogno calorico, ma
anche… come conforto.
Mangiare i cibi che amiamo ci fa stare emotivamente bene”.
Naruto
annuisce, nella sua mente la sensazione paradisiaca ogni volta che si
scola una
tazza di ramen.
“Forse
Obito si sta punendo” considera Sakura esitando.
“Forse… è un suo modo per
torturarsi. Resistere alla fame, togliersi i suoi piatti
preferiti… così per
pagare quello che ha fatto”.
La forza
di
quella congettura lo colpisce come un calcio di Rock Lee. Si siede su
una delle
sedie della sala d’attesa e guarda il nulla preoccupato.
Perché
ha
senso. Obito è un Uchiha, come gli ha ricordato Sakura,
l’autodistruzione è
iscritta nel suo DNA. Senza contare tutte le volte che fa riferimento a
come
non stia pagando abbastanza per le se colpe. Quante volte ha dovuto
scuoterlo perché
diceva di meritare la condanna capitale?
Non
è così
assurdo. Si impone di non mangiare per pagare la sua colpa.
È qualcosa in
perfetto stile Uchiha.
“Devo
parlargli!” risolve.
Sakura
annuisce. “Sì, è quello che ho
detto” puntualizza.
“Grazie,
Sakura-chan!” grida prima di sparire dalla sala
d’attesa.
Naruto
si è
preparato il discorso. L’ha provato e riprovato macinando
chilometri in
soggiorno. Ha perfino evocato un paio di cloni per assicurarsi di
averlo ben in
testa.
“Vai
alla
grande, capo” gli hanno assicurato prima di sparire in una
nuvola di fumo.
Soddisfatto
annuisce a se stesso. Sarà una pacata discussione tra due
uomini maturi.
Obito
torna
dalla Torre dell’Hokage che è ormai è
scesa la sera. Naruto è seduto sul
divano, che batte il piede nervoso incapace di stare fermo. Nota subito
il suo
essere sulle spine e dopo essersi tolto in giubbotto antiproiettile si
siede al
suo fianco.
“Va
tutto
bene?”
Naruto
resta in silenzio un secondo, cercando di ricordare quale fosse
l’inizio del
suo discorso.
“Obito,
perché non mangi?!”
…E
tanti
saluti al discorso.
Obito
sussulta sbigottito alla domanda diretta, brusca, anche un
po’ disperata.
Inizia anche a lui a muovere una gamba nervoso.
“Ma
che
dici? Io mangio…”
“Non
è
vero!” sbotta fissandolo negli occhi. “Non fai mai
colazione e quando sei da
solo non pranzi! E a cena mangi solo lo stretto necessario e sembri
costretto a
farlo! Perché non mangi? Cosa sta succedendo? Stai cercando
di ucciderti? Vuoi
punirti? Ti prego dimmi perché” piagnucola.
Il lungo
silenzio da parte dell’Uchiha aumenta solo di più
la sua apprensione. Lo sta
guardando come se cercasse una via di fuga, nervoso e combattuto. Non
vuole che
svincoli con una bugia, che cerchi di minimizzare il problema come fa
ogni
dannatissima volta. Quindi lo prende per mano e lo fissa serio, con lo
sguardo
che con il tempo ha capito essere letale per l’altro.
“Dimmi
cosa
sta succedendo”.
La
resistenza continua solo un secondo, ma poi abbassa le spalle vinto e
distoglie
lo sguardo.
“Io
non ho
bisogno di mangiare. Nemmeno di bere” ammette.
Naruto
ha
bisogno di qualche secondo per accertare la frase, ma anche quando la
fa non la
capisce.
“Ma
questo
è impossibile” protesta. “Tutti hanno
bisogno di mangiare per sopravvivere”.
Il
sorriso
amaro che stira le labbra dell’uomo gli fa stringere il
cuore, lascia che sciolga
la presa delle loro mani per arrotolarsi la manica della maglia jonin
fino al
gomito. Con l’indice e il medio pizzica la pelle bianca
trapiantata.
“Più
della
metà del mio corpo è composta da cellule di
Hashirama” mormora. “Questo mi
rende più simile a uno Zetsu che un essere umano. E come uno
Zetsu non mi serve
mangiare o bere per sopravvivere”.
Naruto
lo
guarda con tanto di occhi, sconvolto.
“Tu
non…
mangi?”
Sospira.
“Posso mangiare, se mi sforzo. Ma non è qualcosa
che il mio organismo ha
bisogno. Per questo se posso evito” ammette. “Per
lo stesso motivo non faccio
nemmeno la cacca” aggiunge sperando di stemprare la
situazione tesa.
La
missione
fallisce miseramente.
“Ma
perché…
perché non me lo hai mai detto? Perché ti sforzi
di mangiare?”
Ora
Obito
sembra imbarazzarsi, le orecchie diventano subito rosse.
“Per
fingere che sia tutto… normale” mormora.
“Se non mangiassi significherebbe
riconoscere che non sono più un uomo, è come se
tornassi a essere… Tobi”. Lo
guarda. “Ti ho promesso di essere Obito e… Obito
mangia e beve come tutte le
persone”.
Naruto
prova a resistere. Corruccia le sopracciglia, aggrotta la fronte,
contrae lo
sguardo e stringe le labbra. Poi si getta contro il petto
dell’uomo,
sprofondando in un abbraccio come un koala.
“Credevo
stessi cercando di ammazzarti!” lo insulta con il naso che
cola.
Obito la
giusta prontezza per accusare il colpo e ricambiare la stretta. Passa
la mano
sui capelli biondi, cercando di tranquillizzarlo.
“Guarda,
dopo il terzo tentativo fallito mi sono rassegnato a vivere”
scherza e come
risposta riceve un pugno poco convinto.
“Perché
non
mi hai detto niente?!” protesta. “Ero preoccupato a
morte! Non hai idea…
dell’ansia… pensavo volessi punirti…
Perché non lo hai detto a nessuno?”
Capisce
che
non è il caso di continuare con il sarcasmo. A quanto pare
ha fatto prendere un
vero spaventato a Naruto e comincia a rendersi conto che tenere quel
particolare nascosto a tutti non è stato geniale.
“Mi
dispiace” mormora rafforzando l’abbraccio.
“Sei
un idiota”
lo insulta, ma accetta l’abbraccio. “A saperlo
prima… Non ti avrei mai fatto
mangiare tutto quel ramen”.
“Be’,
il
ramen è buono” tenta di minimizzare e suo malgrado
Naruto si ricorda uno dei
motivo per cui lo ama.
“Il
ramen è
buonissimo e mi dispiace tantissimo che tu non abbia bisogno di
mangiarlo” si
lagna. “Direi che questa punizione deve bastarti e
avanzarti”.
La
risata
di Obito fa vibrare il suo petto e scuote Naruto come un piccolo
terremoto.
Ascoltandola si sente a casa e ha l’effetto di
tranquillizzarlo, quasi si sente
stupido per la preoccupazione che l’ha investito.
Il
momento
viene interrotto dallo stomaco di Naruto, a ricordare che lui invece ha
ancora
bisogno di mangiare, soprattutto dopo la montagna russa di emozioni che
ha
appena provato.
“Non
ho
cucinato niente” si ricorda depresso. Non ha voglia di
mettersi ai fornelli.
“Ichiraku?”
propone quindi Obito.
“Ma
tu non
mangi” osserva.
Gli
bacia
la fronte, la forma del sorriso che preme sulla pelle.
“Vuol
dire
che mangerei anche la mia parte”.
E tutto
sommato va bene così, perché questa è
sempre stata la loro normalità.
|
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Capitolo 2 *** Catrame ***
Personaggio: Uchiha Sasuke
Prompts: Il nero sta bene
con tutto
Altri personaggi: Uzumaki
Naruto, Haruno
Sakura, Sai.
Pairing:
//
Genere:
Fluff, slice of life.
Verse: Canon.
Rating: Verde
Descrizione: Sasuke torna
letteralmente a
Konoha solo perché gli servono vestiti e qualcuno dovrebbe
convincere Sai a tenere
la bocca chiusa.
Catrame
Quando
il
bosco finisce per dare spazio alle alte mura, Sasuke si sente a casa.
È
una
sensazione strana, che ha da poco imparato a conoscere, aggrappandosi
ai
ricordi di quando correva via dall’Accademia per raggiungere
il Distretto
Uchiha e mostrare al suo nii-san tutto ciò che aveva
studiato. Casa ha un retrogusto un
po’ amaro che
sta imparando solo ora a digerire, scoprendo che tutto sommato gli
piace.
Imperturbabile
raggiunge la grande porta d’entrata, mostra la sua targhetta
identificativa
ninja a Kotetsu e Izumu di guardia prima di poter mettere ufficialmente
piede
dentro il territorio di Konoha.
Cammina
lento,
senza fretta, nascosto nel suo mantello nero bruciacchiato,
finché non arriva
abbastanza lontano da non essere notato dai guardiani al cancello.
Sospira rassegnato
e conta.
Uno, due,
tre…
Una
sfocata
figura arancione salta giù dal tetto più vicino e
lo placca aggrappandosi con
braccia e gambe al suo busto, facendogli quasi perdere
l’equilibrio. Non cade
solo perché sapeva sarebbe successo e ha concentrato
sufficiente chakra nei
piedi.
“Sas’ke!”
…No,
decisamente non gli era mancata la voce squillante che grida il suo
nome nelle
orecchie. Assolutamente no.
“Dobe”
ricambia più calmo, più rassegnato da quel
placcaggio inevitabile. “Levati”.
Non lo
ascolta – ovviamente, che ingenuo – ma in suo
soccorso arriva una forza bruta
che afferra il deficiente biondo per la collottola e lo costringe a
mollare la
presa come si fa con un cucciolo di labrador troppo affezionato al suo
giocattolo.
(Sasuke
rifiuta
di considerarsi il giocattolo dell’Uzumaki).
“E
dai,
lascialo respirare” protesta Sakura facendo cadere Naruto a
terra per la troppa
forza impiegata. Invece rivolge il più caloroso dei sorrisi
a Sasuke, unendo
deliziata le mani al petto.
…E
no,
decisamente non gli erano mancati nemmeno gli occhi verdi socchiusi per
la
felicità. Assolutamente
no.
“Bentornato”
cinguetta Sakura.
Un cenno
rigido come risposta può essere sufficiente.
Naruto
si
rimette in piedi, massaggiandosi il sedere dopo il brusco capitombolo.
Ma non
sembra arrabbiato, continua a sorridere con gli angoli della bocca che
raggiungono ambo le orecchie.
“Che
ci fai
qui, teme? Non ci hai detto che tornavi! Ti aspettavamo per il
compleanno di
Sakura!”
…Giusto.
Il
compleanno di Sakura. Mentalmente prende nota di ricordarselo, su
questo non
può essere battuto da Naruto.
In ogni
caso, per mettere in chiaro che la sua visita inaspettata non
è spinta da
nessun inutile sentimentalismo, ma da puro e pragmatico materialismo,
alza i
lembi del suo mantello maltrattato e bruciato, rivelando che anche gli
abiti
sotto non sono messi meglio.
“Mi
servono
dei vestiti nuovi” risponde laconico.
“Oh”
commenta Naruto deluso.
“E
non
potevi comprarli in un paese più vicino, invece di tornare
fin qui?”
Per un
momento Sasuke ha dimenticato che è sempre stata Sakura
quella con il neurone
funzionante.
“La
stoffa
che usa Konoha è molto più resistente ai justu e
anche molto più comoda da
indossare” risponde mascherando il vero significato del suo
arrivo.
Mi mancavate,
stronzi.
Dal
sorriso
eloquente che sta facendo Naruto, quello simile a una volpe che ha
appena
preparato un tranello, non deve esserci riuscito molto bene.
“Quindi
andiamo a fare shopping?” propone invece Sakura
illuminandosi.
“Io vado a fare shopping”
precisa.
“E
noi
veniamo con te!” soggiunge Naruto allacciando un braccio
attorno alle sue
spalle. Sasuke registra appena l’invasione di spazio
personale senza
protestare. Se lo scrolla solo di dosso e inizia a muoversi verso il
Distretto
degli Uchiha. Non si stupisce che Naruto e Sakura lo seguano subito,
come una
mamma oca e i suoi pulcini, come se ci fosse un cordone che li tiene
uniti e
quando uno tira trascina gli altri con sé.
Sospira
e
prova a isolarsi dall’istantaneo chiacchiericcio, da tutti i
gossip che i due
gli stanno raccontando a ritmo incalzante. No, non gli interessa di
sapere di
Shikamaru e Temari. Che Konohamaru ha superato gli esami chūnin (chi
diavolo è
Konohamaru?). Che ultimamente Lee va troppo spesso a Suna
perché siano solo
missioni. Della figlia di Asuma-sensei che diventa sempre
più bella. Di Kakashi
che come Hokage fa proprio schifo e forse quella di nominarlo non
è stata l’idea
del secolo visto che è Obito che fa tutto il lavoro noioso.
Però
registra con affetto, senza farsi vedere, nello scoprire che Naruto ha
iniziato
a seguire una squadra di piccoli genin e che Sakura ha aperto un
ospedale
pediatrico. Quello, forse, gli interessa.
In
qualche
modo, riescono anche a convincerlo a parlare.
“E
tu,
Sasuke? Che hai fatto? Dove sei stato?”
Prima
sono monosillabi,
poi risposte dirette e secche e infine la lingua si scioglie e inizia
anche a
lui a parlare dei posti strani che ha visto, delle persone che ha
incontrato,
di chi ha provato a ucciderlo e chi invece è stato
stranamente gentile di lui.
“I
miei
vestiti sono stati bruciati da alcuni ex scagnozzi di Orochimaru. A
quanto pare
non apprezzano che sia tornato un ninja di Konoha”.
È
un po’ l’effetto
negativo della pace che si sta creando: piccoli villaggi si agitano e
il numero
di nuniken aumenta esponenzialmente. Ma oggi non ci vogliono pensare,
perché
oggi è tornato Sasuke e vogliono solo esserne felici.
Al
Distretto Uchiha le cose sono sempre uguali: è vuoto e
Sasuke è l’unica anima
che si ostina ad abitarci quando torna a Konoha. Appoggia i suoi
pochissimi
bagagli – è abituato a viaggiare leggero
– e poi esce di nuovo, con il borsello
pieno di soldi e l’intenzione di sostituire i vestiti sporchi
il prima
possibile. Sakura e Naruto continuano a seguirlo come due pulcini
allegri e
cinguettanti.
Vorrebbe
sentirsi molto più infastidito di così.
Durante
la
strada, però, il fastidio arriva sul serio e si presenta
nella forma del suo
sostituto, del quale nemmeno ricorda il nome
“Oh,
Sai!”
Ecco,
giusto: Sai. Un nome insulso e insipido quanto la faccia di questo
presunto
sostituto. Come se qualcuno potesse davvero credere di prendere il suo
posto
negli spazi tra Naruto e Sakura. Nella triade, lui non è
previsto.
Per
questo
vorrebbe sfoderare Kusanagi quando Naruto avvolge caloroso un braccio
attorno a
lui e Sakura lo invita a fare shopping con loro.
Sai gli
rivolge uno sguardo incuriosito, gli occhi opachi terribilmente simili
a quelli
di un pesce palla, hanno la stessa luce intelligente
secondo lui.
“Cosa
ti
serve?” chiede.
“Vestiti”.
“Che
genere
di vestiti?”
“Da
viaggio”.
“Perché?
Parti di nuovo?”
“Sì.”
“Perché
non
resti?”
Sasuke
tira
un lungo e profondo respiro dal naso e si chiede perché in
primo luogo stia
rispondendo alle domande di questo patetico sostituto. Decreta che
nella lista
delle persone che non sopporta si trova al secondo posto, subito dietro
Uchiha
Obito – non c’è verso che possa
sopportarlo anche dopo un milione di anni – e prima
di Yamanaka Ino – contatto umano assolutamente non richiesto
e voluto e parla
decisamente troppo. Interessante
far
sapere che nella lista continua a esserci, nonostante la sua prematura
dipartita, Uchiha Shisui: non gli ha mai perdonato che gli portasse via
il
fratello quando erano bambini.
Riprende
a
camminare e ora alla fila di persone che lo segue come paperelle se
n’è
aggiunta un’altra, tutta sgradita.
Spera
solo
di sbrigare presto le faccende.
Non le
sbriga presto. Naruto e Sakura hanno preso troppo a cuore il suo
bisogno di
vestiti. Sono entrati in sette negozi diversi, per ogni negozio Sasuke
ha
comprato almeno tre capi di abbigliamento. In ogni dannato negozio
Naruto ha
provato a rifilargli qualcosa di arancione
e assolutamente antiestetico. La cosa è un po’
degenerata quando Sakura gli ha
proposto un paio di gomitiere rosa.
In
entrambi
i casi è inorridito e si è trattenuto a fatica
dal stringere la mani nel
sigillo del katon e bruciare quelle cose che qualcuno aveva osato
proporre
vendere. Sono ninja, dannazione, devono mimetizzarsi: perché
usare colori così
sgargianti?!
Naruto
protesta
indignato quando escono dal negozio, dicendogli che ogni tanto potrebbe
anche
accettare i loro regali. Cerca manforte dell’amica, ma Sakura
scrolla le spalle
e finge di non esserci rimasta troppo male. Peccato che ormai Sasuke la
conosca
troppo bene per accorgersene.
“Erano
rosa
e arancioni” si giustifica, come se bastassero i colori a
spiegare il problema
della faccenda.
“Non
hai
nemmeno accettato il kunai! I tuoi sono tutti scheggiati.”
“Il
manico
era arancione” tiene il punto Sasuke.
“E
delle
protezioni sono utili…”
“Erano
rosa!”
“Il
rosa e
l’arancione sono due colori difficili da abbinare”.
Cala il
silenzio, l’attenzione dei tre viene calamitata da Sai che
continua a camminare
pensieroso, come se non avesse parlato.
“Cosa?”
chiede Sakura.
Il
ragazzo
sbatte le palpebre.
“Oh,
l’ho
letto in un libro. Arancione e rosa sono colori difficili da
abbinare” ripete. “Non
stanno bene praticamente con niente”.
“Ma io ho i
capelli rosa…” mormora Sakura.
Sasuke
comincia a sospettare che Sai sia masochista quando sorride spensierato
e un po’
plasticoso alla ragazza.
“Infatti
Ino dice sempre che ti vesti…”
Non
riesce
a finire la frase perché Naruto si aggrappa
all’amico in una salvataggio in
estremo, la mano a tappare la bocca con enfasi.
“Bene!” strepita mentre Sai
mugugna e
prova a liberarsi. “Che ti vesti bene!
E sei brava, proprio perché il rosa è un colore
difficile da abbinare”.
Sai
riesce
a liberarsi.
“Veramente
volevo dire che si veste male”.
“Sai,
no!”
“Come
ti
permetti?!”
Annoiato,
Sasuke conferma la propria ipotesi sul masochismo del proprio
sostituto. Forse in
quello si assomigliano, ma lui ha di certo più classe nel
farsi male da solo.
Quattro
negozi dopo, Sakura e Naruto sono soddisfatti, ritengono che Sasuke
abbia
abbastanza vestiti per affrontare il mondo e Sai ha un bernoccolo che
spunta
tra i sottilissimi capelli neri. Nel frattempo, il sole ha iniziato a
tramontare oltre la cresta delle mura.
“Che
dite?
Avviso gli altri e facciamo una grigliata?” propone Naruto.
“No”
prova
Sasuke.
“È
una
bellissima idea!” lo sovrasta Sakura e la sua protesta viene
persa nella
progettazione della serata.
Non
prova
nemmeno a mettersi in mezzo o provare a dissuaderli, sa già
come finirà, e
preferisce deprimersi in se stesso all’idea di dover
incontrare persone
rumorose, incapaci di farsi gli affari propri e che divideranno
l’attenzione di
Naruto e Sakura da lui.
Si
lasciano
con la promessa di rivedersi in gruppo poco dopo, per festeggiare
meglio il
ritorno Sasuke. Non sembrano accorgersi che Sasuke non vuole
festeggiare, ma va
bene così.
Fa la
strada di ritorno rassegnato, finché non arrivare davanti al
negozio dove è
iniziata quella piccola discussione che ha procurato un bernoccolo a
Sai. È vuoto
per l’ora tarda, ma anche aperto. Osserva tentennante la
vetrina per qualche secondo
prima di decidersi ed entrare per un ultimo acquisto. Il tutto dura che
qualche
minuto, poi è di nuovo per strada a raggiungere il suo
Distretto.
Non fa
caso
alla casa che dopo anni puzza ancora di sangue e fantasmi,
l’abitudine gli ha
insegnato a passare oltre senza soffermarsi sui punti dove dovrebbero
esserci
ancora macchie di sangue. Raggiunge la sua camera e getta finalmente il
mantello sporco, usurato e bruciato. È stato un ottimo
compagno di viaggio, ma
ha fatto la sua vita ed è ora di sostituirlo.
Indossa
gli
abiti nuovi in modo meticoloso, ormai diventato pratico a farlo con un
braccio
solo. Maglietta nera, pantaloni neri, un guanto nero, scarpe nere e
infine il
mantello nero, che lo copre dal collo alle caviglie come una campana di
catrame.
Osservandosi
allo specchio Sasuke pensa che in fondo sembra davvero fatto di
catrame, con i
suoi capelli neri a coprirgli il viso e l’unico occhio del
medesimo colore.
Catrame
tranne…
Scosta
il
mantello che si apre davanti, mostrando il polsino rosa al braccio e il
manico
del kunai arancione che sbuca all’occorrenza dalla cintura.
Il suo mantello
nero li nasconde agli occhi di tutti, ma sotto quel catrame ci sono due
colori:
arancione per attaccare ciò che lo ferisce, rosa per
proteggere le sue ferite.
Nella
sua
mente risuonano le parole fastidiose di Sai.
“L’ho
letto in un libro. Il rosa e l’arancione sono
colori difficili da abbinare”.
Sasuke
guarda con soddisfazione come, alla faccia sua, quei due oggetti
colorati
stiano perfettamente bene con lui. Fa un sorriso di
superiorità, il mantello
che torna a coprirlo come una corazza.
A quanto
pare in quel libro non era specificato che il
nero sta bene con tutto. Anche con
il
rosa e l’arancione.
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Capitolo 3 *** Tiro alla fune ***
Personaggio: Haruno Sakura.
Prompts: Smettila di fare
polemica.
Altri personaggi: Uzumaki
Naruto, Hatake
Kakashi, Uchiha Obito e Uchiha Sasuke.
Pairing: Kakashi/Sakura?
Forse? One-side da
parte di Kakashi?
Genere: angst?
Verse: Canon.
Rating: Giallo (Boh,
si parla di budella)
Descrizione: Forse Sakura
dovrebbe smettere di
metterci il cuore, ma come può restare indifferente davanti
al sangue di una
persona speciale?
Tiro
alla fune
Sakura
ricorda il giorno del suo quattordicesimo anno
d’età, quando ebbe un attacco di
panico: Tsunade le aveva appena detto che non poteva più
essere la sua allieva.
C’era
stata
una grossa missione di infiltrazione, ma dei sette ninja mandati solo
quattro
erano tornati, tre feriti e uno che morì in ospedale, mentre
Sakura premeva
ancora le mani scarnificate sull’intestino aperto, afferrando
muscoli e budella
per aggiustarlo. Il fischio dell’elettrocardiogramma piatta
aveva fermato
Tsunade, ma non Sakura, che aveva continuato piangendo di rabbia e
fatica
finché non l’avevo strappata via con forza dal
cadavere sanguinante, mentre
gridava che poteva ancora salvarlo.
Aveva
ancora le mani sporche del sangue di quell’uomo quando
Tsunade gliel’ha detto. Aveva
avuto paura, perché un giorno Naruto sarebbe tornato,
più alto e forte di prima
e anche lei doveva essere forte se voleva aiutarlo. Senza Tsunade, la
sua
maestra, come avrebbe fatto?
“Noi
siamo
medici”, le aveva detto con distaccato cinismo la Godaime,
“noi salviamo le
persone, ma più spesso le vediamo morire”.
(Per
moltissimi
anni Sakura aveva temuto che quella fosse una profezia e si era chiesta
chi dei
due sarebbe morto davanti ai suoi occhi e alle sue mani incapaci).
Davanti
ai
suoi occhi pieni di paura, però, Tsunade si era addolcita.
Aveva preso le sue
mani martoriate dal chakra e le aveva curate, gentile.
“Non
puoi
polemizzare sempre, soprattutto con la morte” li aveva
spiegato. “Non puoi
salvare tutti. Per questo tu non sei adatta a fare il medico: ci metti
troppo
cuore”.
Alla
fine
non l’aveva cacciata e aveva imparato a controllare, a
rassegnarsi e non
polemizzare con la morte. Alla fine, Sakura è diventata un
mednin.
È
diventata
forte e ha lottato al fianco di Naruto. Ha salvato i shinobi di Konoha
innumerevoli volte. Padroneggia il Byakugō. Ha salvato sia
Naruto sia Sasuke fermando
le loro emorragie. Ha superato Tsunade. Dirige l’ospedale.
Ma
continua
a metterci il cuore.
A ventitré anni,
Sakura si sente vicina a un
attacco di panico. Da quella volta ne ha avuti molti – tutti
per causa di
Naruto e Sasuke – ma era da allora che il suo respiro non
accelerava in una
stanza di ospedale.
Si sente
sul punto critico di spezzarsi – come legno che fino a quel
momento è stato
piegato troppo per resistere a oltranza. Le mani le tremano mentre
tenta di non
lasciare neanche una lacrima oltre le ciglia, di tenere salda la voce
nel dare
ordini ai suoi sottoposti.
Può
ancora
fare qualcosa. Non è così grave. Non è
grave.
Può
salvarlo.
I medici
portano la brandina nella sala di animazione, iniziano a predisporre il
lettino
per il nuovo ospite, in modo che una volta pronto le possa risolvere la
sua
emorragia, le sue ossa spezzate, i muscoli lacerati…
Oh mio Dio.
Non
ricorda
l’ultima volta che ha visto Kakashi in questo stato.
“Sakura-chan…”
Il suo
pugno scatta prima che possa controllarlo. Si sente i nervi a fior di
pelle,
suscettibile al minimo fastidio.
Naruto
non
fa in tempo a scansarsi, ma accusa il colpo indietreggiando di un
passo, gli
occhi sgranati per il pugno inaspettato. Raggela nel vedere la furia
che sta
bruciando gli occhi della sua migliore amica.
“Che
cazzo
è successo?!” grida, i ciuffi rosa che si gonfiano
a darle un aspetto più
selvaggio. “Che cazzo avete combinato voi due?! Eravate la
sua guardia, la sua
scorta! Perché cazzo…”
“Era
un
imboscata, non abbiamo fatto in tempo a…”
“Non
avete
fatto in tempo?!” lo accusa. “Sei un cazzo di
jinchūrike perfetto e non ti sei
accorto di una cazzo di imboscata?”
“Sapevano
il fatto loro” prova a giustificarsi alzando le mani al viso,
come a quietarla.
Sakura
spalanca
gli occhi e prova a fare un passo avanti, ma una mano si appoggia alla
sua
spalla. Obito la ferma prima che possa avventarsi alla gola di Naruto.
“Dai,
smettila di fare polemica! Abbiamo…”
È
Naruto a
rendersi conto di quello che sta succedendo, ma non ha il tempo di
avvertirlo. Può
solo vedere la scintilla nel verde furioso prima che Sakura si volta e
colpisca
Obito con un pugno così forte da scaraventarlo
dall’altra parte del corridoio.
(Per una
volta, Naruto è contento che non sia toccato a lui).
“Smetterla?”
echeggia con il fiatone la donna. “Siete la sua guardia
personale, dovete
proteggere l’Hokage! Invece quello mezzo morto è
lui e voi non avete un
graffio!”
Obito
spalanca gli occhi indignato e la guarda dal pavimento.
“Neanche
un
graffio?! Ho perso una mano!”
protesta agitando il moncherino destro.
“Tanto
ti
ricresce!” sbraita.
Obito si
zittisce e Naruto capisce che è
grave.
Sakura sa trattenersi quando è il momento, se non ci riesce
vuol dire che è
terrorizzata a morte.
“Sakura…”
la chiama, tentando di modulare la voce in modo dolce e rassicurante.
“Sembra
peggio di quel che è” la rassicura.
“Obito ci ha portati via con il Kamui appena
ha potuto. È svenuto solo perché vuole fare il
drammatico. Non è troppo tardi”.
Vuole solo fare
il drammatico.
Per un
momento ha la tentazione di colpirlo ancora, ma poi sospira e fa un
passo
indietro. Non è il momento di entrare in panico, quello che
deve fare ora è
evitare che Kakashi, il suo Hokage, muoia dissanguato.
Stringe
le
mani a pugno e si volta verso Sasuke, fino a quel momento restato in
silenzio
in disparte. È venuto non appena ha sentito la firma di
chakra di Naruto e
quella quasi evanescente di Kakashi.
“Porta
questi due deficienti da Shizune” ordina, “e poi
cercami Hinata. Mi servirà il
suo byakugan per tenere sotto controllo il flusso di chakra”.
Sasuke
è
abbastanza furbo da non mostrare il fastidio di essere usato come
fattorino.
Prende Naruto per la collottola e senza delicatezza inizia a tirarlo,
rivolge
poi uno sguardo di ghiaccio al parente, ancora steso dove Sakura
l’ha lanciato.
“Muoviti”
ringhia.
Sakura
li
guarda andare via, ancora tremante.
“Sakura-sama,”
la chiama un membro della sua equipe, “siamo
pronti”.
Si
prende
solo un altro secondo, per raccogliere il proprio panico e dominarlo.
Raccoglie
i capelli nella solita coda pratica e cammina a schiena dritta al
lettino. Lo hanno
già pulito dal sangue e iniziato a tamponare lo squarcio.
“Nessun
organo vitale è stato colpito” l’informa
lo stesso dottore che l’ha richiamata.
“Ma ha perso molto sangue, ci sono tessuti danneggiati e i
canali di chakra
sembrano…”
“Okay”
lo
taglia, la mente già pronta su quello che deve fare.
Osserva
il
corpo steso, mezzo nudo e annuisce fra sé. È
pallido cadaverico, le occhiaie
livide e il respiro così sottile da essere appena udibile;
il cuore sondato
dall’elettrocardiogramma manca battiti, come se singhiozzasse
dal dolore. Le sue
braccia sono segnate da altre cicatrici fresche, più
superficiali ma ancora
aperte. Del resto, Kakashi non ha nessun mostro dentro in grado di
ricucirlo.
Ha solo
lei.
Alza entrambe le mani e
subito vengono
percorse da una luce verde, rassicurante. Le appoggia sullo squarcio
alla
pancia, concentrata.
Smettila di fare
polemica, le ha
detto Obito.
Non puoi
polemizzare con la morte,
l’aveva
sgridata Tsunade.
Stringe
gli
occhi e il bagliore che le sue mani si irradiano si intensifica.
Può avvertire
sotto il suo tocco il sangue coagularsi, i tessuti
rigenerarsi… il chakra
rivitalizzare…
Forse
Sakura ci mette davvero troppo cuore. Forse Sakura quando lavora lascia
che il
bisogno di salvare una vita la prosciughi fino a svenire. Forse Sakura
è ancora
quella ragazzina che singhiozzando aveva tentato a oltranza di guarire
un corpo
già morto. Forse Sakura non ha mai smesso il suo tiro alla
fune con la morte.
Ma dopo
tre
ore di intensa concentrazione può tirare un sospiro di
sollievo: Kakashi ha
ripreso a respirare e l’elettrocardiogramma ha ripreso a
ticchettare regolare.
Si
asciuga
il sudore sulla fronte mentre guarda il colore tornato sul viso del suo
ex-sensei.
Anche
questa volta l’ha avuta vinta lei.
Nonostante
il cessato pericolo di morte, Sakura non lascia la stanza. Controlla i
segni
vitali a ritmo regolare ed è sollevata di vederne il
continuo miglioramento.
Naruto alla fine aveva ragione: sembrava peggio di quel che era, ha
affrontato
situazioni ben più disperata, salvato pazienti con un piede
già nella fossa.
Solo che
questo è Kakashi…
Continua
a
vegliare anche finché scende la sera e la leggera brezza
estiva entra nella
stanza che puzza di disinfettante, muovendo le leggere tende bianche.
Kakashi
contrae il viso e socchiude gli occhi.
“Sono
morto?”
Sembra
sperarlo e Sakura soffia dal naso, esasperata dal desiderio di morte
che sembra
circondare tutte le sue persone speciali – tranne Naruto.
“Sei
vivo”
lo rimbecca.
“Oh”.
“Che
è
successo?” chiede suo malgrado curiosa. È davvero
raro prendere Kakashi di
sorpresa, soprattutto con due ninja del calibro di Naruto e Obito a
guardargli
le spalle.
“Dunque,
stavo meditando sul significato della vita e le strade che ci hanno
portato
fino…” prova a scherzare con voce leggera ma un
colpo di tosse lo costringe a
fermarsi.
Sakura
è
subito al borde del lettino, sposta le lenzuola e controlla la ferita
passandoci sopra le mani, il chakra che rivela eventuali interferenze
nella
guarigione.
Kakashi
tace, osservando le dita sottili e lunghe sfiorare la sua pelle
accaldata per
la febbre – è abbastanza sicuro di avere la febbre.
“Non
sforzarti” decreta alla fine, stringe le mani a pugno e
sembra pronta a urlare.
“Io quei due li ammazzo. Dovevano
proteggerti…”
“Hanno
fatto il loro lavoro” prova a minimizzare Kakashi.
“Mi sono distratto io, ecco
tutto”.
Come se
ci
credesse, Kakashi non si lascia mai distrarre. È
più probabile che Madara sia
risorto dagli inferi per l’ennesima volta.
“Resta
il
fatto che ti hanno portato qui mezzo morto” ringhia.
“Su,
su.
Capita” tenta ancora di alleggerire. “Non facciamo
polemica sterile. Guarda,
sto bene”.
Per
essere
più credibile prova ad alzarsi a sedere, ma Sakura
è fulminea a bloccarlo.
Poggia entrambe le mani sulle sue spalle e lo rimette steso, senza
metterci
troppa forza, abbastanza per essere persuasiva.
“Non
ci
provare, Hokage-sama” lo incenerisce con lo sguardo.
“Sappi che resterai qui
buono finché io non ti avrò dato il permesso di
andartene”.
Ricorda
la
sua adolescenza, quando Tsunade era Hokage e lui trovava ogni modo,
ogni scusa –
anche la più infima – per lasciare
l’ospedale prima del necessario.
“Maa,
se lo
dice il dottore” la sorprende invece mansueto.
Sakura
lo
guarda sospettosa, perciò aggiunge.
“Dovrò visitarti spesso, ti sta bene?”
Gli
occhi
dell’uomo si socchiudono a virgoletta, rappresentanti del
sorriso nascosto
dalla maschera.
“Finché
è
una donna bella come te a toccarmi va più che
bene” rassicura.
Per un
momento Sakura arrossisce e fa un sorriso esitante, le è
sempre difficile
capire fino a che punto l’ex-sensei scherza. Alla fine
scrolla le spalle e
decide di stare al gioco.
Prende
la
cartellina medica, appuntando i risultati che ha appena rilevato dalla
velocissima scansione.
“Non
approfittarne
troppo, Hokage-sama” dice uscendo dalla stanza con un sorriso
esasperato.
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Capitolo 4 *** Oh, so molte cose ***
Personaggio: Sai.
Prompts: “Mi
sono ustionato dappertutto!” “Anche
lì?”
Altri personaggi: Uzumaki
Naruto, Uchiha
Sasuke, Uchiha Obito, Yamato Tenzou e Shizune.
Pairing: Obito/Naruto
accennatissimo.
Genere: comico.
Flashisic
Verse: Canon.
(Continuo dell'os precedente).
Rating: Verde
Descrizione: Qualcuno
faccia restare zitto
Sai!
Perdonate se questo giro
è
un po’ meh, non sto molto bene e non sono al massimo delle
mie prestazioni ;__;
spero vi strappi lo stesso un sorriso.
Oh,
so molte cose
Si sente
un
po’ messo in disparte nella grande stanza di ospedale, ma va
bene così: è
abituato a stare nello sfondo, a osservare quello che succede.
In
realtà
sa che la sua presenza qui non è necessaria. Non
è ferito, né ha partecipato
alla missione di scorta di Hokage-sama. Però qui
c’è anche Sasuke, che non c’entra
niente quanto lui, quindi non vede perché non restarci.
È
piuttosto
curioso di sapere perché Sasuke lo stia guardando
così male, comunque. Se vuole
attaccarlo l’ospedale non è un posto adatto, ci
sono persone malate e ferite,
dovrebbe farlo all’aperto. Per questo finge di non notarlo e,
sorriso appuntato
al volto, osserva Naruto e Obito.
Quest’ultimo
sta maneggiando con le cellule di Hashirama per
trapiantarsi una nuova mano, aiutato da Capitan Yamato,
mentre Naruto si
è tolto la giacca per permettere a Shizune di fasciare le
ustioni di un katon.
Kurama sta già guarendo le ferite più profonde,
ma buona parte della sua pelle
è arrossato da bruciature dolorose.
“Mi
fa
malissimo” frigna come un genin appena uscito
dall’accademia. “Mi sono ustionato
dappertutto” continua affranto poco prima di accettare il
bicchiere d’acqua da
Shizune.
“Anche
lì?”
A Sai
sembrava una domanda ragionevole. Ma non deve esserlo stata,
perché Naruto
sputa l’acqua, Sasuke diventa paonazzo, Shizune strabuzza gli
occhi e Yamato
sospira rassegnato. Solo Obito non ha reazioni, troppo concentrato nel
trapiantarsi quella dannata mano nuova (per inciso: è stufo
di perdere arti. Saranno
anche artificiali, ma lui ci si affeziona).
“Mi
dispiace”
gli dice allora, sincero. Del resto Obito gli sta molto più
simpatico di
Sasuke, quindi può mostrargli cordoglio al momento.
Obito ci
impiega ben cinquanta secondi per rendersi conto che sta parlando con
lui, nel
mentre Naruto continua a tossire l’acqua andata di traverso e
Sasuke sembra
ancora impegnato a capire il significato della frase.
“Uhm,
sì
anche a me” dice Obito sicuro che si riferisca alla mano
andata. “Però, dai, ho
già un ricambio”.
Sai
annuisce, sorpreso e ammirato.
“Ha
senso.
Avere un ragazzo con il pene piccolo non deve essere soddisfacente.
Soprattutto
ora che è anche stato ustionato”.
Se non
fosse per Shizune, aggrappata al ragazzo, probabilmente Naruto si
scaraventerebbe sull’amico impiccione per tappargli la bocca.
Quel che è certo
è che gli sta letteralmente uscendo fumo dalle orecchie.
Yamato
continua a fare finta di niente, rassegnato e abituato, non
c’è più niente che
può sorprenderlo. Sasuke invece guarda Sai come se lo
vedesse la prima volta,
la domanda chiaramente leggibile nei suoi occhi, ma è Obito
quello ad avere il
coraggio di esporla.
“Ma
tu che
ne sai del cazzo del mio
ragazzo?”
Ora, una
persona con un minimo di senso comune si renderebbe conto che la cosa
migliore
è ritirarsi in una fuga strategica, soprattutto se hai due
Uchiha gelosi che ti
guardano con il Mangekyu sgranato. Ma, be’…
parliamo di Sai.
“Oh,
molte
cose” spiega spensierato.
Dall’altra
parte dell’edificio, ancora concentrata su Kakashi, Sakura si
chiede chi
diavolo stia facendo tutto quel fracasso.
[498]
|
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Capitolo 5 *** Ragni ***
Personaggio: Aburame Shino.
Prompts: I ragni non sono
insetti.
Altri personaggi: Sarutobi Mirai
Pairing:
//
Genere:
Fluff, slice of life.
Verse: Canon.
Rating: Verde
Descrizione: Shino passa
sempre inosservato,
ma forse è riuscito a ottenere una nuova amica.
Ragni
Nonostante
il sole accecante e il suo saltare da un tetto all’altro
senza nessun jutsu di camuffamento,
per Shino è facile passare inosservato. Non ha bisogno di
maschere o qualunque
altro trucco usato dagli ANBU per nascondersi: nessuno sembra vederlo
in ogni
caso.
Si
crogiola
in questa trasparenza da quando è bambino. Così
silenzioso, così anonimo, da
finire dimenticato perfino all’interno della propria classe.
Forse è per questo
che fin da piccolo andava d’accordo con Hinata, invisibile
quanto lui.
Da
ninja,
dovrebbe essere felice e fiero della propria capacità di
camuffamento, di far
scivolare gli occhi lontano da lui senza nessun sforzo o consumo di
chakra. Ma non
è una cosa che l’ha reso felice.
Anche
dopo
anni, continua a rimuginare sulla missione di recupero di Sasuke, da
cui fu
escluso nonostante il coinvolgimento di tutti i genin del suo anno. O
ancora,
quando alla recita dell’accademia Iruka-sensei si
dimenticò totalmente di
dovergli dare una parte e rimase dietro alle quinte.
Semplicemente:
si dimenticano di lui.
Sotto
sotto,
soffre questa dimenticanza perenne, ma ha imparato a trarre vantaggio.
Perché,
appunto, è un ninja e passare inosservato senza consumare
chakra ha i suoi lati
positivi, soprattutto quando sei uno shonibi da inseguimento.
Anche
se, in
questo preciso momento, il suo obiettivo non è un abile
ninja sensoriale capace
di sondare qualunque essere vivente nei paraggi. No, è una
bambina.
Sarutobi
Mirai.
Che stia
seguendo la figlia di Asuma-sensei non dovrebbe sorprendere proprio
nessuno. Del
resto è anche la figlia di Kurenai-sensei, la sua maestra.
Non è solo il team
10 che deve prendersi cura della bambina, ma anche il team 8. Ma questo
Kiba e
Hinata sembrano dimenticarselo troppo spesso…
Il che
non
importa, perché ci pensa lui ad assicurarsi che alla figlia
della sua maestra
non succeda nulla.
Dai suoi
appostamenti ha potuto giungere alle seguenti conclusioni: Mirai
è vivace,
iperattiva e ha un’evidente parentela con Konohamaru, visto
la facilità con cui
si è fatta eleggere a capo della banda di mocciosi della sua
età. La sorveglia
da anni e ormai può dire di essersi affezionato a lei, anche
se non le ha mai
parlato. Ovviamente non ha la presunzione di farlo: non è
rassicurante come
Shikamaru, bello come Ino e divertente come Choji. È
più probabile che lui
terrorizzi i bambini, del resto tutti schifano gli insetti.
È
costretto
a ricredersi qualche ora dopo, quando ha praticamente seguito Mirai e i
suoi
amici per tutto il villaggio. Una delle sue amiche ha iniziato a
gridare
terrorizzato, aizzando i suoi sensi da ninja. È
già pronto a scendere in
picchiata a protezione dei bambini da eventuali ninja nemici, quando si
accorge
che la bambina che ha urlato sta indicando qualcosa sul muro.
Un ragno.
Con una
mano appoggiata alla cintura, pronto a sfilare gli shuriken, Shino si
acciglia.
Quell’urlo ultrasonico di pericolo è stato causato
da quel ragnetto?
Evidentemente
sì, perché ora anche gli altri bambini stanno
urlando e correndo dalla parte
opposta. L’unica a restare calma è Mirai, che si
avvicina al ragno sul muro e
lo osserva tranquilla.
“Uccidilo,
Mirai” piagnucola una sua amica.
“Spiaccica
quel mostro!” rincara un altro.
Shino
non
apprezza e sta pensando di intervenire in favore del povero ragnetto,
ma Mirai
agisce per prima. Senza nessuna violenza prende il povero aracnide nel
palmo
della mano e lo porta lontano dalla strada, incurante dei versetti
schifati dei
suoi amici.
Stupito,
Shino la insegue fino al primo spiazzo erboso che trova, lì
Mirai si accuccia e
lascia ricadere il ragnetto nell’erba.
“Ecco,
qui
non ti daranno fastidio” lo rassicurò.
Shino
è
così sorpreso da una tale gentilezza che non pensa di
nascondersi e quando la
bambina lo vede sussulta. A quanto pare lei lo nota.
“Shinobi-san?”
chiede rispettosa osservando l’hitai-ate.
Shino
non
sa come si tratta con i bambini, non ha mai avuto un fratellino e
incute sempre
troppo timore perché sia avvicinino spontaneamente. Si
chiede quindi come fare
ora che è stato scoperto.
“Quel
ragno”
dice alla fine. “Sei stata molto gentile”.
Mirai fa
spallucce, in un modo sfrontato che gli ricorda molto la sua sensei.
“Gli
insetti non mi fanno schifo” spiega con fierezza.
Ma Shino
si
acciglia.
“I
ragni
non sono insetti” osserva. “Sono degli artropodi
terrestri provvisti di
cheliceri. A essere più esatti fanno parte
dell’ordine di Aracnidi, che ha 120
famiglie diverse. Questo è un…” si
blocca, nelle orecchie la voce di Kiba che
gli impone di fermarsi. È così tanto abituato a
essere zittito nei suoi
sproloqui ponderati che ora lo fa da solo.
Ma
quando
abbassa lo sguardo sulla bambina, questa lo sta guardando con gli occhi
sgranati
dall’eccitazione.
“Ne,
Shinobi-nii, ne sai tanti di insetti e ragni!” esclama
emozionata. “Voglio
sapere altre cose sui ragni! Mi insegni?”
E forse
Shino è riuscito a ottenere una nuova amica.
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Capitolo 6 *** Alleanze inaspettate ***
Personaggio: Inuzuka Kiba.
Prompt: “Se lo
mangi ti pago”.
Altri personaggi: Haruno Sakura
Pairing: //.
Genere:
comico, slice of life.
Verse: Canon.
Rating: Verde
Descrizione: Passano gli
anni, ma Kiba non
smette di considerarsi il rivale di Naruto. Per questo è
pronto a sopportare
una intossicazione alimentare!
Alleanze
inaspettate
“Naruto
dice che sono una pessima cuoca”.
Kiba
sussulta sulla panchina e quasi si morde la lingua con un canino
appuntito.
Sbatte le palpebre e si volta verso la kunoichi da capelli rosa che si
è seduta
al suo fianco. Solitamente è difficile prendere di sorpresa
un ninja sensoriale
del suo livello, ma questo è il fatto: non si è
accorto della ragazza
imbronciata finché non l’ha sentita parlare.
È
una bella
giornata di sole a Konoha, non ha missioni, impegni, quindi ha deciso
di andare
a godersi il sole con Akamaru. È seduto a panciolle su
quella panchina da ore,
il gesto più faticoso che compie è rilanciare la
pallina in gomma al cane
ninja. Non pensava di essersi distratto così tanto al punto
di non sentire il
profumo del balsamo di fiori della ragazza.
“Hai
bisogno di qualcosa, Sakura?” chiede comunque educato. Il suo
cervello non ha
registrato quello che ha detto, troppo sorpreso di sentire una voce al
suo
fianco, ma è sempre il caso di essere gentile con
l’erede di Tsunade. Naruto
avrà pura una bestiaccia a curarlo dai pugni, lui no.
Alla sua
domanda,
Sakura incrocia le braccia al petto e aumenta il broncio.
“A
quanto
pare sono una pessima cuoca” ringhia.
Kiba si
chiede come questo possa interessargli, ma annuisce compartecipe.
“Non
si può
essere perfetti in tutto” conferma.
“Sasuke
lo
è”.
…E
ti
pareva che non tirasse fuori il becchino. Che tra l’altro
Kiba ha molto da dire
a riguardo della presunta perfezione del becchino, ma decide di
sorvolare.
“Perché
mi
stai parlando?” chiede quindi, diretto.
Sakura
è
suo amica, certo, ma non quel genere di amica che ti raggiunge alla
panchina
mentre stai giocando con il tuo cane. A meno che non ci sia un doppio
fine,
ovviamente.
Comincia
a
temere di aver preso la scelta sbagliata quando gli occhi verdi si
voltano a
guardarlo, brillanti di una determinazione che sa può
portare solo guai.
“Voglio
proporti un accordo” inizia seria.
“Spara”.
È
un po’
diffidente, ma non liquiderà un’alleanza senza
conoscerne i termini.
“Dici
di
essere il rivale di Naruto. Quindi devi aiutarmi a
distruggerlo”.
Non
inizia
bene. Sì, una parte di lui continua a considerare fieramente
Naruto un rivale
dai lontani esami chūnin, ma ha sempre avuto il sentore che il
sentimento non
fosse propriamente ricambiato. Prima c’era Sasuke, Itachi,
ancora Sasuke,
Obito, Madara e poi ancora una volta Sasuke. Insomma,
l’idiota sembra essere
settato per gli Uchiha e – fortunatamente, diciamocelo
– Kiba non fa parte di
quel clan di drama queen dalle ciglia perfette.
Però,
be’,
perché tirarsi indietro? È sempre felice di fare
un dispetto a Naruto. Cani e
volpi non sono destinati ad andare d’accordo.
“Come?”
chiede quindi.
Akamaru
scodinzola
pigro a terra, gli occhi fissi sulla pallina che tiene tra le mani.
Sakura
si
fa seria. “Semplice. Naruto è convinto di essere
un cuoco migliore di me e che
la mia cucina faccia schifo. Ora… potrebbe
aver ragione sulle mie doti culinarie”, evidenzia
l’ipotetico, “ma non è una
cosa che accetterò. Mi serve qualcuno che assaggi quello che
cucino e gli dica
che sono migliore di lui”.
“Quel
qualcuno sono io” ronza riluttante.
Diciamoci
la verità, ha già avuto la sfortuna di assaggiare
qualcosa cucinato dalla
kunoichi e il suo stomaco non ne è uscito integro. Diamine,
ha vomitato per
tutta la notte nel tentativo di liberarsi dall’intossicazione
alimentare! Non è
un’esperienza che vuole ripetere.
Sta
quindi
per rifiutare, quando Sakura soggiunge.
“Ti
pagherò”.
Le
parole
gli muoiono in gola. Si gira a guardarla per accertarsi che sia seria
e,
kami-sama, ha lo sguardo mortalmente serio, come quella volta che gli
ha fatto
attraversare mezzo Paese del Ferro solo per essere rifiutata da Naruto.
“E
mi
curerai l’intossicazione?” chiede,
perché anche la salute è importante.
Per un
momento Sakura sembra valutare di prenderlo a pugni, ma poi capisce che
sarebbe
controproducente trattandosi del suo unico alleato. Quindi sospira e
annuisce.
Kiba
mostra
i canini appuntiti e lancia la pallina.
“Affare
fatto” concorda.
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