Mille e una headcanon

di Dollhades
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** #014. Chi riuscirebbe a sopportare di meno l'assenza dell'altro? ***
Capitolo 2: *** #015. Chi sa fare i nodi alle cravatte e di conseguenza deve sempre aiutare l'altro? ***
Capitolo 3: *** #027. Chi dei due ha paura dei temporali? ***
Capitolo 4: *** #020. Chi dei due prepara la colazione, portandola a letto dall’altro? ***
Capitolo 5: *** #006. Chi dei due finisce più spesso nei guai? ***
Capitolo 6: *** #018. Chi fra i due riuscirebbe a confessare i sentimenti che prova per primo? ***
Capitolo 7: *** #028. Chi dei due ammetterebbe per primo di essere in una relazione sentimentale invece che continuare a credere di essere scopamici? ***
Capitolo 8: *** #009. Chi suggerisce di sperimentare nuove cose a letto? ***
Capitolo 9: *** #014. Chi impiega più tempo a prepararsi per uscire? ***



Capitolo 1
*** #014. Chi riuscirebbe a sopportare di meno l'assenza dell'altro? ***


#014. Chi riuscirebbe a sopportare di meno l'assenza dell'altro? 
 

#014. hundred and one phone call
[Froy x Ichihoshi]

 
«…Sei arrivato?»
«Ichihoshi Hikaru.» rispose con tono esasperato l’albino «Mi hai chiamato ben quindici volte e sono solo le dieci del mattino»

Erano passati sei mesi dall’ultima volta in cui i due ragazzi si erano visti ma, in quel periodo di logorante distanza, non ci fu un singolo giorno in cui non si fossero ritagliati un attimo tutto per loro, chiusi tra le pareti delle loro camere o tentando i più disparati appoggi per mantenere in equilibrio il telefono e vedersi mentre svolgevano piccole mansioni domestiche.

Delle volte il cellulare di Froy prendeva a squillare nel cuore della notte obbligandolo a sedersi con gli occhi impiastrati di sonno e combattere contro la luminosità al massimo dello schermo che minacciava di lasciarlo permanentemente cieco: in quei momenti non faceva in tempo a rispondere che sentiva i singhiozzi e il pianto sommesso dell’altro, le parole biascicate, la voce incrinata e appena udibile di un ragazzo che sulle spalle portava un macigno troppo grande per qualcuno di così piccolo. E allora l’albino posava i piedi scalzi al suolo e, mentre con dolci parole tentava di tranquillizzare il giapponese, recuperava un vecchio carillon girando la piccola chiave d’argento, lasciando che le note de “Fur Elise”  lentamente riempissero la stanza e piano conducessero entrambi tra le braccia di Morfeo.
Erano le notti in cui Ichihoshi sentiva più di tutte le altre la mancanza di quel ragazzo al suo fianco, dei baci sulla fronte quando si risveglia tremante per gli incubi, del suo ventre che s’incastrava alla sua schiena come a proteggerlo da qualsiasi cosa avesse minacciato di renderlo triste e, finalmente, dopo  quelle interminabili giornate passate a scrivere messaggi e fremere nell’attesa di una risposta, poteva rivederlo.

Calò il silenzio, interrotto solo dopo diversi minuti dal giovane dai capelli cobalto.
«…Mi manchi tanto, Froy.»  Prese fiato, sentiva gli occhi lucidi mentre dall’altro capo del telefono la voce si addolciva e piano lo chiamava per nome. «Mi manchi… davvero tanto. Mi manca averti qui, mi manca uscire con te, mi manca tenerti per mano. Mi manca camminare per strada e vedere le ragazze che ti guardano, che commentano perché sei così bello e –smettila di ridere, succede sempre.» S’interruppe offeso alla risata cristallina dell’altro, senza però riuscire a trattenere un sorriso intenerito.
«Sto arrivando Ichihoshi, tranquillo. Questo però non esclude che, se mi chiami ancora una volta, potrei prendere in considerazione l’idea di riprendere un aereo per Mosca e tornare a casa. Adesso devo staccare, ti prometto che presto sarò lì, va bene?» E il più piccolo annuì, guardando l’anello d’argento che troneggiava nella piccola scatolina che teneva tra le dita.



 
Questa storia partecipa alla “Headcanon Challenge” indetta da HarrietStrimell sul forum di EFP.
Mi sto dilettando con lo stile più narrativo, un po' a tentoni, e non potevo non scrivere su questi due bimbi. In Orion sono una coppia canonica, mi rifiuto di accettare il contrario.
Detto questo, mi piaceva l'idea di un Ichihoshi in ansia sia per il ritorno in sè di Froy, sia perchè trova finalmente il coraggio di dichiararsi.
Spero sia di vostro gradimento,
-Ade

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Capitolo 2
*** #015. Chi sa fare i nodi alle cravatte e di conseguenza deve sempre aiutare l'altro? ***


#015. Chi sa fare i nodi alle cravatte e di conseguenza deve sempre aiutare l'altro? 
 
 
#015. Hanged man
[KidouxFudou]
 
Kidou si appoggiò allo stipite della porta, l’abito nero, elegante, già indosso e perfettamente sistemato.
«Hai deciso di impiccarti in casa mia? Se volevi farla finita potevi dirmelo, non ti avrei negato il mio aiuto» incurvò le labbra in un piccolo sorriso ironico, gli occhi taglienti, rossi, seguivano divertiti il fidanzato che, nel provare ad annodare la cravatta da solo, annaspava con un verso simile a quello di un gatto in procinto di rigettare una palla di pelo, ricevendo in tutta risposta un’occhiataccia.

Si avvicinò con calma, il suono dei tacchetti riecheggiò in tutto il salone mentre, con un movimento semplice e deciso, tolse quell’improvvisato cappio dal collo del ragazzo rasato, senza riuscire a trattenere un risolino.
«Ridammela, ci riesco benissimo da solo»
«Hai un concetto molto discutibile della parola “benissimo”» sorrise il regista stirando con le dita la striscia di stoffa vermiglia, prima di allungarsi e scoccare un bacio sulle labbra dell’altro che nel mentre aveva preso ad imprecargli contro, le guance appena tinte di rosso.

Gli avvolse il collo, sollevando il colletto inamidato della camicia, prendendo la lunghezza senza bisogno di distogliere lo sguardo dal suo, in una muta provocazione e, con una danza rapida e sicura delle mani, la cravatta fu annodata con un perfetto nodo all’inglese.
Fudou lo odiava con tutto sé stesso quando assumeva quegli atteggiamenti ma non fiatò, ferito nell’orgoglio distolse lo sguardo facendo intenerire l’altro che gli portò le mani sui fianchi esili e definiti, avvicinandolo a sé ancora di più.
«Devi smetterla di fare il bambino, Fudou Akio» lo riprese con un tono dolce, ritrovando quegli occhi grandi e azzurri, testardi, di cui aveva imparato ad innamorarsi; delicatamente passò le dita affusolate da pianista nel ciuffo dell’altro sistemandolo un po’ mentre le labbra si posarono sulla sua mandibola lasciando una breve scia di baci umidi, facendo piegare di lato la testa all’altro.

E forse era vero, Fedou non sapeva annodare le cravatte, ma non aspettò un secondo di più per dimostrargli che sapeva trasformarle in comode e strette manette di seta.



 
Questa storia partecipa alla “Headcanon Challenge” indetta da HarrietStrimell sul forum di EFP.
Da piccola non mi piaceva nè Kidou nè Fudou, adesso sono innamoratissima di loro due come coppia [e del crackhead]. Non essendo il mio stile classico sono abbastanza incerta, ma almeno devo ammettere che mi diverto. Oltrettutto con questa piccola raccolta spero di poter far sentire inclusi sia i fan della vecchia scuola, sia chi non disprezza le ultime stazioni. 

Spero sia di vostro gradimento,
-Ade

 

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Capitolo 3
*** #027. Chi dei due ha paura dei temporali? ***


#027. Chi dei due ha paura dei temporali? 
 
#027. The warmth of an embrace
[Kira x Haizaki]
 

Haizaki si era realmente pentito di poche scelte prese nell’arco della sua breve vita, ma quella portare il più piccolo nel suo letto, ci avrebbe giurato, fu decisamente la peggiore.
 
Il vento ululava facendo agitare i rami di centenari alberi che graffiavano le finestre, lasciando fischiare freddi sospiri d’aria nella stanza dei due attaccanti, aumentando il tamburellare insistente della pioggia che contribuiva allo spettrale orchestra di mezzanotte. Un fulmine si abbatté non molto lontano, illuminando la stanza di un’abbagliante luce bianca, facendo sobbalzare il ragazzo dai capelli ricci che, in un gesto istintivo, si raggomitolò quasi sparendo tra le coperte candide. L’argenteo lo guardò in silenzio per quasi mezz’ora, nella quale lo osservò sussultare, farsi sempre più piccolo, emettere un verso sottile quando un tuono assordante riempì la stanza: era difficile ricordarsi alla luce del sole che tutta quella arroganza, quella boria insopportabile, non era che solo una delle maschere che il ragazzo indossava.
 
Lo chiamò per nome un paio di volte senza però ricevere una risposta, ritrovandosi a doversi alzare, scocciato, per avvicinarsi al letto e scuoterlo piano da sopra la stoffa; Kira si paralizzò per qualche secondo, biascicando qualche insulto atto ad allontanare il ragazzo che, già allo stremo della pazienza, gli strappò via le coperte: era scalzo, chiuso come un riccio, si teneva i capelli tra le dita pallide e sottili, coprendo il volto con gli avambracci. Non lo vide direttamente, Haizaki, ma fu sicuro che quel leggero bagliore nel buio era dato dalle lacrime che ne bagnavano le gote
 
«Hiroto, alzati.» non un fiato da parte del più piccolo –l’argenteo ne era sicuro, in diciannove anni della sua vita non aveva mai incontrato qualcuno di così non cooperativo; si chinò, sollevandolo di peso seguito da cascate di insulti, prontamente interrotte dall’ennesimo tuono, e se lo portò nel letto. Kira gli diede le spalle, troppo spaventato per alzarsi e tornare nel suo giaciglio scomposto ma ancora abbastanza orgoglioso da non volersi far vedere debole; si crogiolò tra le lenzuola riscaldate dal ragazzo accanto a lui, avvicinandosi fino a far combaciare la sua schiena al ventre di Haizaki sempre più alla ricerca di quel calore che pareva cullarlo con tenerezza. E il maggiore non poté che passare la notte in bianco, con un braccio stretto ai fianchi esili del compagno e uno sotto la testa, privato delle coperte e intrappolato in un uno spazio angusto tra la bestia dormiente e il muro gelido.
 
E se quello era quello che facevano le coppie mai come allora, Ryouhei Haizaki giurò a sé stesso che mai e poi mai si sarebbe fidanzato, inconscio che avrebbe infranto quella promessa solo pochi mesi dopo.
 


 

Questa storia partecipa alla “Headcanon Challenge” indetta da HarrietStrimell sul forum di EFP.
Amo questi due, Haizaki è un po' la donnina dai facili costumi di inazuma eleven: lo si può shippare con novanta personaggi diversi e ci sta perfettamente insieme (anche se questi due hanno delle vibes fantastiche). Ho cercato di rimanere quando il più IC possibile, con un Kira che abbiamo visto tranquillamente nell'anime essere spaventato come un comune ragazzino e un Haizaki che, anche se a modo suo, è caring.
Spero sia di vostro gradimento e spero di averveli fatti apprezzare un po'
-Ade
 

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Capitolo 4
*** #020. Chi dei due prepara la colazione, portandola a letto dall’altro? ***


#020. Chi dei due prepara la colazione, portandola a letto dall’altro?
 
#020. breakfast thoughts
[Nosaka x Nishikage]
 
Nishikage scese a piedi nudi, attento a non produrre il minimo rumore per evitare di disturbare il sonno del ragazzo dai capelli rossi, dirigendosi verso la cucina con un piccolo sorriso ad increspargli le labbra: quel giorno gli avrebbe preparato i pancakes.
 
Aprì un supporto in legno appoggiandoci il vassoio, sistemandoci sopra un tovagliolino di stoffa e le posate mentre la padella iniziava a scaldarsi; da quanto il progetto Ares era stato sabotato i due ragazzi avevano iniziato a vivere insieme e, se prima il castano non aveva potuto effettivamente fare molto per l’altro per evitare di metterlo a disagio, dopo il delicato intervento era diventato normale per lui prendersi cura del minore in piccole attenzioni quotidiane (come preparargli la colazione): era partito tutto come un modo per non farlo sforzare e contemporaneamente assicurarsi che mangiasse correttamente e prendesse i farmaci, tramutandosi poi in una coccola, una scusa per farlo sorridere appena sveglio.
 
E mentre l’odore dolce riempiva la casa, accuratamente impilava i pancakes e sciacquava le fragole, disponendo la colazione in modo grazioso e semplice, fermandosi solo per appoggiarsi un attimo con la schiena al muro e fare mente locale prima di decidere che sì, Nosaka se lo meritava decisamente un po’ di zucchero in più, visto quanto lavorava nell’arco della giornata, aggiungendo quindi una ciotolina di panna fresca vicino ai frutti varipinti.
 
Diede uno sguardo all’orologio sorridendo. “Lo lascio dormire ancora un po’, sarà esausto” si disse iniziando a mettere in ordine quella pasticceria improvvisata che era divenuto il piano cottura, trangugiando al volo il suo frullato proteico prima di avviarsi verso la stanza del più giovane.
Bussò piano, aprendo la porta con un gomito e lasciando cadere lo sguardo su quel volto adesso così tranquillo, abbandonato a Morfeo nel candore di un trespolo di cuscini e coperte candide. Appoggiò il vassoio e si sedette sul bordo del letto del ragazzo, accarezzandone delicatamente una guancia con il dorso della mano, beandosi di quella visione, soffermandosi sulle pallide labbra schiuse da cui gentili sospiri fuggivano.
“Bacialo” la sua vocina interiore lo urlava da quando lo conosceva, inconscia di quali conseguenze tale azione avrebbe portato: al ragazzo non interessavano gli uomini, ne era abbastanza sicuro da quando lo aveva visto interagire con una ragazza dai peculiari capelli arancioni e, di sicuro, un’azione così intima, fatta senza il consenso dell’altro avrebbe solo leso il loro rapporto. Si limitò a baciargli la fronte, delicatamente, chiamandolo a voce bassa per svegliarlo senza farlo sobbalzare.
 
«La colazione è pronta, Nosaka-san» e il rosso aprì gli occhi, in uno sbadiglio sommesso, sorridendo come un bambino vedendo il vassoio e inspirando quell’odore dolce fino a riempirsene i polmoni, approfittando dell’attimo in cui Nishikage si chinò a posargli il supporto sulle cosce per lasciargli un bacio leggero tra il collo e l’orecchio.
 

 

Questa storia partecipa alla “Headcanon Challenge” indetta da HarrietStrimell sul forum di EFP.
Visto che considero quella Threesome la cosa migliore di Ares (non che mi sia piaciuto ma quei tre mi hanno fatto scassare) ecco smth inusual, dove Nishikage sa che non è scontato che a Nosaka piacciano i ragazzi e preferisce salvaguardare il rapporto piuttosto che rischiare di perdere il compagno. Credo che sia la cosa più IC che io abbia mai scritto (me lo scrivo da sola perché mi veniva tristezza, Nishikage è bf material e merita il mondo ma guess, mai una gioia) e a caldo non mi spiace.
Spero sia di vostro gradimento ♥
-Ade

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Capitolo 5
*** #006. Chi dei due finisce più spesso nei guai? ***


#006. Chi dei due finisce più spesso nei guai?
 
#006. Band-aids and blood stain
[Haizaki x Mizukamiya]

 
Mizukamiya sbiancò, un urlo gli morì in gola quando, nell’aprire il portone d’ingresso, davanti a lui vide il compagno sporco di terriccio e sangue, con i rivoli vermigli che dal naso correvano a delineare le labbra e le sue crepe, scendendo lungo il mento e infrangendosi, con una lentezza estenuante, sul cotone della stoffa. Haizaki gli aveva scritto un messaggio pochi istanti prima, “vengo da te stanotte”, che il ragazzo dagli occhi carta da zucchero aveva frainteso come una sorpresa, un gesto romantico, un’improvvisa voglia di vederlo che lo aveva spinto, alle 23:54, a presentarsi alla sua porta: gli salì un conato nel momento in cui, l’aspetto trasandato e ferito del più piccolo, l’aveva riportato alla realtà.
 
Lo fece entrare velocemente, privandolo della giacca e della camicia sporca, facendolo sedere sul tavolo mentre le mani gli tremavano in preda ad attacco di panico mascherato ad arte; lo guardò incapace di proferire parola, alla ricerca di un cenno, un qualcosa che lo rassicurasse che stava bene; l’argenteo in tutta risposta distolse lo sguardo.
«…Una rissa» parlò piano «ma non preoccuparti, volevo solo… avevo bisogno di tranquillità…» Mizukamiya tacque, mettendo una pentola d’acqua a scaldare, recuperando asciugamani puliti, ovatta, cerotti e tutto il necessario per far star meglio il ragazzo che in silenzio fissava i lividi bluastri colorargli il ventre, le braccia, contrastando il rosso che ricopriva le nocche ambrate.
 
Il celeste gli sollevò il volto con le dita pallide, pulendo con attenzione il sangue che andava a seccarsi, soffermandosi sulle labbra che inumidite si schiusero, baciandole. Haizaki infilò le dita nei passanti dei pantaloni del maggiore, avvicinandolo il più possibile a sé, scendendo verso il collo del compagno ma vedendosi brutalmente interrotto da una lancinante fitta dovuta ai colpi subiti; mugolò infastidito quando il maggiore, approfittando dell’attimo, si staccò andando a recuperare l’acqua per  pulirgli le restanti macchie di sangue, per poi mettere dei graziosi cerottini azzurri decorati con un piccoli pinguini sulle abrasioni, divertito.
 
Scese dal tavolo, con un balzo, un sorriso provocatorio gli increspò le labbra mentre approcciò Mizukamiya che ancora rideva gentile, portandogli le mani sulla vita stretta, stringendola, tirandolo a sé.
«No, no, no, no. Non ci siamo proprio capiti. È la quinta volta questo mese che devo pulire le lenzuola dalle macchie di sangue e-» la voce gli morì il gola quando il più piccolo gli morse il collo, possessivo, tirandolo in braccio incurante del dolore.
«Vuol dire che cambieremo piano d’appoggio» sussurrò contro la pelle diafana del compagno, su cui iniziava ad allargarsi piccolo segno violaceo.
 
E Haizaki era davvero andato lì alla ricerca della tranquillità, trovandola nei sospiri dell’altro, nelle dita candide che gli tiravano i capelli, nella voce che incrinata lo supplicava, nel respiro pesante che li avrebbe fatti cadere, stretti l’un l’altro, nelle braccia di Morfeo.


 

Questa storia partecipa alla “Headcanon Challenge” indetta da HarrietStrimell sul forum di EFP.
Mi piacciono tanto loro, non riesco a non parlare di quanto Haizaki si senta a casa quando è con Mizukamiya: in Ares come in Orion hanno un atteggiamento così tenero, con il più grande che vorrebbe prenderlo a sberle ma è troppo affezionato per farlo. Vivo letteralmente per questi due e per il povero Seiryuu che deve togliere le blood stains dalle lenzuola, che è un compito arduo.
Spero sia di vostro gradimento ♥
-Ade

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Capitolo 6
*** #018. Chi fra i due riuscirebbe a confessare i sentimenti che prova per primo? ***


#018. Chi fra i due riuscirebbe a confessare i sentimenti che prova per primo?
 
 
#018. Nothing Good Happens After 2 A.M.
[Genda x Sakuma]
 
Sakuma guardò i compagni di squadra di sbieco: se ne stava lì, seduto nella sala comune, il rossore del secondo Gin gli colorava le gote ambrate, la testa ricadeva su una spalla, le dita, appena intrise di alcol di bassa lega, gentili e assorte percorrevano i bordi del bicchiere di cristallo, emettendo un suono leggero e armonioso.
«Vado da lui» disse dopo diversi minuti di silenzio, una nota decisa che aleggiava in una voce stanca e malinconica, ricevendo in risposta un sospiro sconfortato da parte di un suo compagno che, seduto di fronte a lui, scosse la testa facendo danzare una fitta tenda di rasta.
«Non farlo, è il gin che parla per te. E poi lo sai, non succede mai nulla di buono dopo le due di notte. Vai a letto»  Kidou parlò piano, poggiando entrambi palmi sul legno del tavolino e facendo leva per alzarsi: il ragazzo capì che stava per essere portato, indipendentemente dalla sua volontà, nel dormitorio ma non si oppose: aveva molta coscienza di sé, sapeva che si sarebbe addormentato ricadendo sul ripiano o lungo la tromba delle scale, così si lasciò accompagnare.
 
Rimase da solo tra le pareti candide della sua stanza: ogni suono appariva lontano e ovattato, i pensieri fluivano astratti, tutto sembrava così distante eppure, quando chiudeva gli occhi, vedeva chiaramente quell’immagine: erano muscoli definiti, imperlati di umili goccioline d’acqua, su cui lunghi capelli rossicci ricadevano bagnati incollandosi alla pelle, disegnando indecifrabili ma ipnotici motivi sul volto e sulla schiena di quel ragazzo che, sorridendo divertito, lo guardava uscendo dalle docce comuni come se no, non fosse il corrispettivo vivente di una statua greca. Era stato in quel momento, negli spogliatoi, che Sakuma aveva iniziato a comprendere l’attrazione forte, fortissima, che provava nei confronti del compagno –ci vollero almeno due mesi prima che accettasse, almeno in parte, l’idea di poter essere attratto da un uomo e ancora non lo ammetteva, plagiato da quell’idea comune che fosse sbagliato.
Ma in quel momento, aiutato da quel pessimo consigliere che è l’alcol, decise che fare incursione nella stanza dell’altro era un’idea brillante: abbottonò con movimenti rapidi e confusi la camicia della divisa, pettinò i lunghi capelli bianchi con le dita e uscì, volgendosi spedito ad una porta chiusa che conosceva fin troppo bene, bussandoci con più insistenza di quanta realmente avrebbe voluto usarne.
 
Genda aprì, gli occhi ghiaccio impastati di sonno, e si appoggiò allo stipite cercando di mettere a fuoco il più piccolo.«Spero che sia un’emergenza vera perché, in caso contrario…» ma Sakuma non sentì una parola, perso a guardagli le labbra e complici l’ora, la mancanza di sonno, il gin che stagnava nello stomaco e le clavicole scoperte dell’altro, gli infilò un dito nel colletto del pigiama grigio, tirandolo verso il basso, appropriandosi in pochi istanti di un bacio confuso ma troppo agognato per essere represso oltre.
 
«Sono sicuro» biascicò una volta lasciata la presa sull’altro, un rossore indecifrabile sulle gote «che sia contro il regolamento della Teikoku essere così belli. Stai infrangendo le regole.» e trascinandosi tornò in stanza, rendendosi conto dell’accaduto solo la mattina dopo.
 
Avrebbe dovuto fidarsi di Kidou, non era saggio prendere scelte dopo le due di notte. Non succede mai nulla di buono dopo le due di notte.
 
 

Questa storia partecipa alla “Headcanon Challenge” indetta da HarrietStrimell sul forum di EFP.
* se non conoscete questa quote, mi spiace, ma vi sto fissando con enorme disprezzo. È presa direttamente da “How I met your mother”, da uno degli episodi migliori, dove Ted (il protagonista) è fidanzato ma innamorato da anni di una sua amica, Robin, che alle due del mattino gli scrive un messaggio, con il cuore spezzato, in cui lo invita da lei. Gli amici di lui gli ripeteranno un paio di volte di non farlo perché “non succede mai nulla di buono dopo le due di notte” infatti lui si reca da lei, va in bagno lasciando il telefono in soggiorno e, quando esce, trova Robin al telefono: la sua amica ha risposto alla telefonata della ragazza di lui.
 
È kinda lunghetta e non proprio una dichiarazione, volevo fare qualcosa in cui parlavo dell’occhio di Sakuma ma ieri sera, tra una cosa e l’altra, ho cambiato idea e headcanon almeno 10 volte. E quindi, la lascio incompleta con un affascinante pirata in gay panic che Dio solo sa come sarà uscito dalla sua stanza i giorni seguenti.
Spero sia di vostro gradimento,
-Ade

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Capitolo 7
*** #028. Chi dei due ammetterebbe per primo di essere in una relazione sentimentale invece che continuare a credere di essere scopamici? ***


#028. "chi dei due ammetterebbe per primo di essere in una relazione sentimentale invece che continuare a credere di essere scopamici?"
 
#028. Silent Kiss
[Nosaka x Haizaki]
 
Il ragazzo dai capelli grigi non riuscì a trattenere un sorriso quando il compagno di stanza fece capolino dalla porta del bagno e, dopo essersi dato due colpetti leggeri sul ventre in un muto invito, lo guardò raggiungerlo con aria divertita, pregustandosi il dopo. Nosaka indossava solo un paio di boxer grigi, la pelle ancora timidamente arrossata per via della doccia bollente sembrava lucida sotto la luce sintetica dei lampadari che, posti agli angoli della piccola stanza del dormitorio, la rischiaravano con una luce giallastra, calda.
 
Era diventata un’abitudine, la loro: Haizaki sgaiattolava nella stanza del maggiore che, dormendo da solo, non rischiava di essere colto in fragrante; si metteva comodo e guardava un po’ di tv o stava al cellulare aspettando che l’altro finisse di lavarsi, mettere in ordine e lo raggiungesse sul giaciglio, dove le coccole presto diventavano un caccia, l’accordo dissonante di un’orchestra di sospiri e gemiti a denti stretti, per poi terminare e tornare da Hiroto, addormentato, come se nulla fosse mai successo.
 
Il rosso salì sul letto, appoggiando le mani pallide sul petto del più piccolo, coperto da una maglietta larga, antracite, fece leva prendendo posto sul suo bacino in ginocchio, accompagnato dalle mani dello stesso che lo aiutarono guidandone i movimenti ancora incerti reduce dal delicato intervento. Non c’era disagio o imbarazzo, solo un velato bisogno di attenzioni reciproche mascherate dalla ricerca di predominio che Haizaki, con un’apprensione atipica, aveva preso ad assecondare per evitare che, perdendo il controllo, avesse potuto fargli del male. Fece correre le mani lungo i fianchi pallidi dell’altro, stringendo appena la presa intorno a quella vita talmente stretta da sembrar poter stare tra le sue dita, ne accarezzò i muscoli ben delineati a cui aderiva l’elastico dei boxer, senza nascondere un ghigno di apprezzamento, per poi spingerlo un po’ più indietro, almeno quanto bastava per potersi tirare a sedere e riempire di baci e morsi quella pelle diafana e tanto perfetta che lo provocava, silenziosa.
 
Nosaka cinse la testa dell’altro con un sospiro, beandosi di quelle attenzioni languide che ormai riempivano le loro serate, scostando un ciuffo argenteo dietro l’orecchio del ragazzo per poterne guardare gli occhi, religiosamente chiusi, mentre le labbra si piegavano sotto la pressione della pelle del suo petto in una danza che sapeva di libido e venerazione. Eppure mancava qualcosa, lo percepiva mentre le dita candide andavano a togliere la maglia del minore interrompendo quel contatto; c’era qualcosa di fondamentale che gli sfuggiva.
 
«Non mi baci mai»
«…come scusa?» Haizaki lo guardò confuso, le mani che aderivano al retro delle cosce snelle del rosso avvicinandolo a sé lasciarono la presa per appoggiarsi alle coperte, a supportarlo mentre si piegava all’indietro per guardarlo negli occhi. Nosaka si portò una mano al mento, in un gesto infantile e pensieroso, sedendosi sul ventre muscoloso e scoperto ragazzo che, sotto di lui, lo fissava con l’omicidio negli occhi.
 
«Non è semplice necessità, questa. In caso contrario, non saresti così accondiscende e non sarebbe durata così a lungo. È…» s’ interrupe e contò sulle dita «…quasi un mese. E non ci siamo mai baciati»
Calò un silenzio siderale, nessuno dei due riuscì nemmeno a pensare, consapevoli che la risposta era già lì, palese. Era semplicemente sesso, un bisogno di evadere dalle pressioni e di abbandonarsi all’istinto, di sentire quel dolore tanto lancinante quanto piacevole –unghie che artigliavano la pelle, denti che sembravano affondare nella carne con il solo scopo di lacerarla, le prese ferree che arrivavano a diventare lividi. Un bacio avrebbe rotto la bugia del piacere atto a sé stesso.
Haizaki prese un respiro profondo e riportò le mani sui fianchi dell’altro, tirandolo su di sé per pochi istanti prima di ribaltare le posizioni.
 
«Non credevo volessi essere baciato, bastava chiederlo» esordì con un tono di tagliente ironia, cercando di mascherare il disagio creato e facendolo scemare. Nosaka portò le braccia intorno al collo del ragazzo dai capelli argentei, allacciando le gambe alla sua vita, sporgendosi a sfiorargli le labbra con le sue e lo sentì tremare appena nel ricambiare, i muscoli tesi rilassarsi poco alla volta, quel contatto diventare pian piano più dolce nella consapevolezza di entrambi che quella non era altro che una silenziosa dichiarazione.
E quella notte Haizaki non tornò da Hiroto ma la passò lì, ad accarezzare i capelli cremisi del ragazzo che, steso al suo fianco, riprendeva fiato.
 

Questa storia partecipa alla “Headcanon Challenge” indetta da HarrietStrimell sul forum di EFP.
Ho ampiamente superato il limite delle parole e, per l’ennesima volta, sono partita con un Headcanon diverso da quello sviluppato. Doveva essere su Nosaka che schiaffava i piedi freddi contro la schiena di Haizaki, in inverno, rischiando di essere soffocato con il cuscino ed è finito in questo.
Sempre con Haizaki cambia la hdc e sempre con Haizaki si sfocia nel coito. I don’t have parole.
Detto ciò, stavo pensando di fare un’altra raccolta di flash solo su Haizaki e le varianti delle ship (in realtà su Nosaka, ma Haizaki ha più fidanzati. Oppure farla solo su questi due, altalenando dal sesso al fluff)
Spero sia di vostro gradimento,
-Ade

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Capitolo 8
*** #009. Chi suggerisce di sperimentare nuove cose a letto? ***


#009. Chi suggerisce di sperimentare nuove cose a letto?
 
 
#009. Nurse dress
[Nosaka x Hiura]
 

Il ragazzo dai capelli rossi sorrise non appena udì il rumore dei tacchi avvicinarsi: avevano comprato quel costume per un’indagine quando i giocatori francesi, inspiegabilmente, erano finiti ricoverati per un’intossicazione alimentare e Hiura, con i suoi tratti androgini e delicati, aveva ricoperto perfettamente il ruolo dell’infermierina, distraendo molti medici e destando l’invidia di innumerevoli colleghe; sarebbe stato un vero e proprio peccato gettarlo via.
 
Nosaka fece correre lo sguardo lungo quella figura longilinea che, appoggiata allo stipite, lo guardava incerto: il vestito candido, svasato, copriva appena le cosce lisce del ragazzo, lasciando spazio ai reggicalze allacciati ad arte che timidi sorreggevano la banda di pizzo di un paio di parigine di una qualità fin troppo alta –lingerie, ne era sicuro; Hiura si morse appena le labbra, accentuate da un velo di rossetto, colto dall’imbarazzo dato da quel ragazzo che pareva quasi contemplarlo.
Non passò molto prima che il maggiore si alzasse, avvicinandosi e bloccando il ragazzo dai capelli azzurri tra il suo corpo e la parete, sfiorandogli con due dita il collo, beandosi del tremito innocente che lo scosse.
«Non posso dare la colpa ai medici che ti guardavano, chi non lo avrebbe fatto infondo?» sussurrò prima di stringere le mani intorno agli esili fianchi, portandoli a combaciare con i suoi mentre una scia di piccoli baci umidi prese ad adornare il collo del minore. Le mani del rosso si bearono del contatto con lo sprazzo di pelle delle cosce, salendo fino a sentire il raso sotto i polpastrelli, giocandoci distrattamente mentre, con lo sguardo, reclamava un bacio a quegli occhi stretti per l’imbarazzo che si sgranarono non appena sentì la pressione che le dita esercitavano sulla stoffa.

«N-non tirarle troppo, sono di mia nonna»
 

Questa storia partecipa alla “Headcanon Challenge” indetta da HarrietStrimell sul forum di EFP.
Colpa di Sonrisa che mi asseconda quando partorisco stronzate all’una del mattino. OVVIAMENTE IC, cper chi si fosse dimenticato Hiura menziona sempre sua nonna, indipendentemente dal contesto. E il vestito da infermierina è canon di Orion, così…
Un po’ di nonsense fa bene, su
Spero sia di vostro gradimento,
-Ade

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Capitolo 9
*** #014. Chi impiega più tempo a prepararsi per uscire? ***


#014. Chi impiega più tempo a prepararsi per uscire?
 
#014. Walk-in Closet
[Kira x Afuro]
 

Il cielo aveva iniziato ad incupirsi lasciando che le prime goccioline di pioggia disegnassero intricati e complessi motivi sull’asfalto chiaro a causa delle polveri, i rami degli alberi venivano sospinti da un delicato e gelido vento che con sé portava la tempesta, le persone si stavano affrettando a rientrare nelle loro abitazioni eppure, su una moto scura parcheggiata davanti ad un vecchio portone di legno, un ragazzo appoggiava la testa alle braccia, annoiato e sull’orlo di una crisi di nervi.
 
«Sei in ritardo di ben tre ore. Quando sono arrivato c’era il sole, Afuro. C’era il fottuto sole.»
«Uh, sta diventando brutto in effetti, ma non capisco di cosa ti lamenti: sono io il tuo sole. Comunque non preoccuparti, ordiniamo d’asporto e guardiamo un film» sorrise il biondo ammutolendolo e riavviandosi la lunga chioma mentre, con piccoli passi eleganti, si avvicinava alla moto; tolse una fogliolina impigliata tra i capelli ricci del ragazzo con due dita, volgendo gli occhi rossi a quel cielo plumbeo e pesante che ormai era in procinto di scoppiare in una pioggia liberatrice optando infine per aprire il cancello, facendo all’altro cenno di seguirlo per mettersi al riparo –cosa che avvenne non senza un’ingente cascata di insulti.
 
«Mi spieghi cosa hai fatto per tre, tre fottutissime ore? Hai ridipinto la monna lisa, scoperto il mistero di druidi, ristrutturato casa, fatto due partite a calcio… cosa precisamente
Ma nel momento stesso in cui misero piede nella casa del biondo fu chiaro a Kira il motivo delle interminabile  ritardo: la folata di profumo fu così forte da stordirlo, il riflesso di alcune palette dalla texture olografica sembrò volergli lacerare la retina non appena la luce sintetica dei lampadari le colpì, la porta aperta della cabina armadio lasciava intravedere file e file di abiti, borse, scarpe, kimono, accessori per capelli e altri diecimila articoli di cui il castano ignorava persino l’esistenza.
 
«Dimmi che non ci hai impiegato delle dannate ore per scegliere come vestirti.»
«Scusami, non ti piace quello che vedi? L’ombretto non si abbina da solo alla giaccia, Hiroto.» cinguettò mellifluo Afuro in una piroetta, come a voler mostrare un capolavoro, avvicinandosi all’attaccante e facendo un piccolo balzo all’indietro quando quello minacciò di morderlo, tra il divertito e l’esasperato.
 
«Ti avrei preferito nudo, ci avresti impiegato di meno e mi sarebbe piaciuto di più»
«Questo…» iniziò il biondo, sfiorandosi con le dita esili e chiare, ancora un po’ sporche d’illuminante una natica coperta dalla stoffa morbida del jeans «…non lo vedi neanche con il binocolo.»
E il castano lo guardò accigliato prima di schioccare la lingua contro il palato, con aria di sfida, buttare la giacca sul pavimento e gettare il compagno di peso sul baldacchino.
 

Questa storia partecipa alla “Headcanon Challenge” indetta da HarrietStrimell sul forum di EFP.)
Avevo tanto idee ma tra malessere fisico, poco tempo e scandali vari ho sviluppato solo questa storiella, con Kira che arriva alle 15:00 e alle 18:00 Afuro si presenta finalmente, minacciandolo, dopo tre ore di attesa, di lasciarlo anche in bianco. Insomma, da omicidio
Spero sia di vostro gradimento,
-Ade
 

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