La valle del tempo

di bolt
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


CAPITOLO 1

 

L’orologio dello studio segnava le otto e trenta e Will stava dormendo sulla scrivania.

Quando la porta si aprì sbucò da essa Emily, la sua segretaria. Entrò con lo stesso sorriso di sempre e pronunciò la solita frase di quando entrava per ricordargli qualcosa.

Al rumore della porta Will riaprì gli occhi e chiese alla segretaria cosa voleva.

-Una chiamata. Vostro figlio vi sta cercando – rispose lei timidamente.

Will tirò un sospiro che la diceva lunga.

Si alzò, sporse la mano verso Emily e prese il telefono in modo prepotente. Rispose con il solito tono seccato.

-Cosa vuoi sono a lavoro?

-Ti pagano per dormire? - lo provocò il figlio.

-Ascoltami io …

Non lo fece neanche terminare.

-Tra quanto torni?

Will sospirò scocciato ancora una volta.

-Non lo so. Oggi ho dovuto …

Non lo fece finire neanche ora.

-Oggi dovevamo andare al cinema o sbaglio?

-Tommy mi dispiace ma …

-Ho capito, ci siamo di nuovo.

-No, aspetta. Cosa hai capito? Tommy. Tommy.

Urlava alla cornetta a vuoto, ormai il figlio aveva riagganciato.

-Posso fare qualcosa per lei dottore? - domandò Emily

-Portami subito la giacca. Oggi torno a casa prima.

 

L’orologio della cucina segnava le otto e trenta e Tommy lo sapeva benissimo. Era dalle sette e trenta che aspettava una chiamata del padre. Era passata un’ora e trenta e il padre ancora non si faceva vivo.

Will non era più lo stesso da quando si era separato da Camilla, la sua ex moglie. Era triste, solitario e parlava poco. Tutte le volte che parlava era per una questione importante. Will non era un buon ascoltatore e Tommy non era un bravo narratore quindi i due si erano ridotti a scambiarsi poche parole.

Tommy preferiva confidarsi con Camilla che purtroppo vedeva poche volte all’anno. I due passavano ore al telefono e si raccontavano i propri problemi.

Lei gli raccontava degli ex che aveva avuto dopo il divorzio con Will. Mentre Tommy parlava dei bulli che aveva incontrato a scuola.

Parlavano per ore senza stancarsi mai. Purtroppo in quel periodo la rete dei cellulari faceva fiasco quindi i due rimasero d’accordo che si sarebbero risentiti dopo qualche tempo.

Tommy non aveva mai pensato a un altro modo di passare il tempo. Quasi sempre stava al telefono.

Aspettò Will che gli aveva promesso una serata insieme ma l’attesa era interminabile. Ormai erano le otto e trenta e di Will non vi era traccia.

Dopo la chiamata al padre, prese la giacca e si diresse verso lo studio. Non ne poteva più di aspettare. Si era dimenticato il loro impegno. Era furioso.

Trovò abbastanza velocemente un autobus, salì e si sedette. Vedeva la città dal finestrino e si perdeva nei suoi pensieri.

Ripensò alla lunga chiacchierata con Camilla di qualche giorno prima. Erano entrambi appassionati degli anni Sessanta e spesso facevano riferimento a quegli anni. Amavano ricordare le attrici dell’epoca e in particolare Sharon Tate. Quella storia li aveva appassionati entrambi. Lei era la loro attrice preferita.

Lo scorso giovedì il nome della donna era uscito per caso parlando dei nuovi film in programmazione al cinema.

Camilla aveva nominato “Once upon time in Hollywood” e Tommy ne era entusiasta.

Per lui era bello che qualcuno tenesse in vita la memoria di Sharon.

Lo squillare del telefono interruppe i suoi pensieri. Sul suo cellulare c’era un messaggio di suo padre.

-Tommy mi dispiace per essermi dimenticato il nostro impegno. Tuttavia so come farmi perdonare. Sono al centro commerciale. Ho preso i pop corn e ho trovato un vecchio dvd con un film degli anni Sessante. Un film con l’attrice che ti piace tanto. Poi domani andiamo al cinema e vediamo il nuovo film di Tarantino. Che ne pensi?

Appena lesse il messaggio rabbrividì. Doveva correre a casa. Non poteva farsi trovare fuori dal padre.

Scese di corsa dall’autobus e iniziò a correre verso casa. Avrebbe potuto chiamare un taxi ma faceva prima in quel modo. Tanto non aveva percorso troppi chilometri.

Non appena entrò in casa, il telefono squillò più volte. Prese la cornetta e riconobbe subito la voce di Will.

-Pronto per la serata tra uomini?

-Ce la faremo?

-Chi lo sa.

-Ehi non scherzare.

-Io torno fra cinque minuti. Nel frattempo non mandare a fuoco la casa.

-Ci proverò – disse Tommy ridendo.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2

 

Quella mattina fu la sveglia, come ogni giorno, che fece alzare Will e Tommy. Puntuale come al solito, alle 6:59, poiché alle 7 era troppo tardi secondo Will. L’oggetto iniziò a rimbombare quella strana canzoncina esotica di cui entrambi ignoravano il titolo. Entrambi provavano un odio profondo per quel motivetto.

Insomma per farla breve, era una mattina che poteva sembrare come le altre. I due si alzarono e fecero colazione. Ma quella non era una giornata come le altre e presto lo avrebbero capito.

Una nuova avventura avrebbe cambiato la loro vita in maniera elettrizzante.

Tutto sembrava normale in quella giornata, ma non ci sarebbe più stato nulla di banale nelle loro vite.

Tommy e Will litigarono come di consueto ma non perché erano arrabbiati semplicemente per pura necessità.

In seguito, con le loro facce assonnate e arrabbiate, si diressero allo studio di Will.

Di solito Tommy non si lasciava coinvolgere dal lavoro del padre ma questa volta era una cosa grossa.

Will si stava occupando di una macchina del tempo e la cosa lo incuriosiva. Il progetto di chiamava P1S4 ed era molto complicato. Era formato da centinaia di pulsanti, circuiti di comando, ingranaggi e pezzi di ferro ingarbugliati che non davano l’idea della solita macchina del tempo che si vede nei film.

Prima di quella giornata non avrebbe mai sospettato che suo padre partecipasse a un tale progetto.

Appena arrivati Tommy fu accolto da Emily. Invece Will entrò nel suo studio insieme ad altre sei persone, probabilmente scienziati.

Tommy voleva vedere cosa combinava Will ma con la segretaria fra i piedi non era possibile. Fortunatamente Emily si addormentò e lui ne approfittò per sgattaiolare in giro per i laboratori.

Era l’ora di pranzo e Wille e i suoi colleghi erano in pausa pranzo. Una volta nello studio privato del padre Tommy rimase incuriosito da alcune mappe. Diede un’occhiata al tutto e lesse progetto P1S4, macchina del tempo. Ne rimase stupito.

Non riusciva a credere che suo padre, che considerava un fannullone, avesse potuto realizzare un progetto del genere. Sui fogli lesse un altro dettaglio, laboratorio 214. Uscì dallo studio e si mise a cercare questo misterioso luogo. Per fortuna non era stato scoperto da nessuno.

Trovò il laboratorio 214 ma la porta era chiusa. Tornò indietro per cercare un oggetto con il quale aprire la porta.

Su un tavolo trovò un portapenne che svuotò all’istante. L’unica cosa utile che vi trovò erano delle graffette. Ne smontò una e la utilizzò per aprire la porta, ma non fu affatto semplice.

All’interno era tutto buio e fece fatica a trovare l’interruttore delle luci. Una volta trovato, lo premette e la stanza si illuminò. Quando vide l’oggetto che lo incuriosiva pensò che non era come lo aveva immaginato. Tuttavia era sicuro che quella era la macchina del tempo.

Il suo intento iniziale era di osservare la macchina. Però una volta dentro una forza misteriosa lo spinse ad avvicinarsi.

Si avvicinò all’ammasso di ferraglia e girò quella che sembrava una serratura. Era curioso di entrare in quella macchina. Si trovò davanti tanti tasti che per un momento non avevano senso ma poi vide uno schema.

Tommy selezionò l’anno in cui voleva arrivare, cioè il 1969. Con suo grande stupore trovò anche un tasto con scritto luogo. La macchina era più precisa di quanto pensasse.

La mano tremò quando vide il pulsante start. La testa di Tommy si riempì di incertezze: che cosa sto facendo? la macchina era completa? È sicuro? Sarò in grado di tornare indietro? Stava per rinunciarci quando sbucò un altro punto interrogativo nella sua mente. Che cosa aveva da perdere?

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3

 

Era il 30 luglio 1969 e a Hollywood tutto taceva. La giornata era appena iniziata e una giovane donna incinta di otto mesi si rilassava su uno dei tanti balconi della sua villa. Il marito, un noto regista, era fuori per lavoro e non sarebbe tornato prima di una quindicina di giorni.

A casa c’erano solo lei e il suo piccolo. Pensava e ripensava se fosse maschio o femmina.

Lo squillare del telefono la riportò alla realtà. Era il suo manager all’altro capo della cornetta.

Parlarono di un nuovo film, lei era un’attrice. Dopo una lunga chiacchierata, la donna sentì un botto che attirò la sua attenzione. Attaccò bruscamente e si diresse verso il luogo del presunto incidente.

Una nuvola di fumo impediva alla donna di capire cosa avesse davanti a sé. Era confusa, non capiva dove si trovasse, doveva tornare indietro.

Qualcosa attirò la sua attenzione. Guardò bene e vide una specie di macchina. Si avvicinò e notò che non era vuota.

Tommy era fermo, immobile con gli occhi socchiusi. Pian piano si accorse che non era più nella macchina del tempo. Non ci capiva molto. In quel momento davanti a sé aveva solo immagini sfocate.

Passata un’ora era di nuovo cosciente.

Era in una stanza grandissima e arredata con uno stile piuttosto vintage che personalmente adorava. Si mise a osservare ogni piccolo particolare di essa. Ma l’ispezione durò poco perché una donna entrò nella stanza. Aveva in mano un vassoio con un bicchiere d’acqua e un po' di pasta. Tommy la osservava stupito e lei prestò lo notò.

-Qualcosa non va?

-NO! - rispose bruscamente Tommy.

-Allora perché mi fissi?

-Tutto questo è impossibile.

-Cosa è impossibile?

-Lei è …

-Sì, sono la moglie di un famoso regista. Devi avermi vista su qualche rivista.

-Lei non è solo la moglie di un regista. Lei è una delle migliori attrici che esistono.

-Davvero?

-Certo. Io ho visto tutti i suoi film. Non solo quelli girati da suo marito. Sono un suo grande fan.

Tommy non poteva credere ai suoi occhi, era davanti a Sharon Tate. Aspetta, ma non è possibile. Dove si trovava? Era un sogno? La macchina del tempo aveva funzionato? Non era uno scherzo?

-In che anno siamo?

-Come sarebbe non lo sai?

-Che anno è?

-Siamo nel 1969. Precisamente è il 30 luglio.

-Solo otto giorni.

-Otto giorni per cosa?

-Nulla, pensavo ad alta voce.

Non poteva raccontarle del suo omicidio senza passare per pazzo o senza cambiare il futuro?

La giornata continuò tra riposo e mille pensieri per Tommy. Mentre non sapeva cosa combinasse Sharon. Erano due ore che non si faceva viva.

Decise di alzarsi dal letto e andare a cercarla. La ritrovò in cucina che fumava una sigaretta. Sharon non si accorse subito di lui.

-Che ci fai qui?

-Ero venuto a cercarti… comunque non dovresti fumare in gravidanza.

-Non inizierai anche tu a farmi le prediche. Tutti mi dicono che devo smetterò o morirò.

-Non sarà il fumo.

-Cosa?

-Scusa, stavo pensando di nuovo ad alta voce.

-Ok.

-Comunque sei fantastica.

-Perché conosci il mio lato positivo, quello che voglio far vedere e capire alla stampa.

-Anche ora lo sei.

L’attrice non rispose ma si sentiva lusingata e allo stesso tempo stranita. Per qualche minuto rimasero in silenzio.

Tutte le paure di Sharon vennero a galla e scoppiò in lacrime.

-Cosa è successo? Suo marito ha fatto qualcosa?

La donna raccontò a Tommy i suoi timori sulla relazione con il marito. Non si meritava tanta sofferenza.

Ora Tommy si sentiva in dovere di regalarle una vita migliore. Voleva tanto portarla con sé. Ma come poteva spiegarle la situazione?

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