A casa di Becky

di vento di luce
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 ***
Capitolo 2: *** 2 ***
Capitolo 3: *** 3 ***
Capitolo 4: *** 4 ***
Capitolo 5: *** 5 ***
Capitolo 6: *** 6 ***
Capitolo 7: *** 7 ***



Capitolo 1
*** 1 ***




Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro. Questi personaggi non mi appartengono,eccetto quelli originali,ma sono di Yumiko Igarashi.
Un saluto a chi leggerà questa fanfic. :)
 
*********
 
“Attenta”,aveva gridato un ragazzo dai capelli castani,balzando fulmineo da cavallo,facendo da scudo,con il proprio corpo,a quella fanciulla minuta,”ti sei fatta male?”,le aveva poi chiesto,aiutandola a rialzarsi. Al contatto di quella mano leggermente ruvida la ragazza,mentre scuoteva la testa,era arrossita. “Adesso devo andare e mi raccomando,stai attenta la prossima volta”,le aveva infine detto il giovane sorridendo,ricomponendo il mazzo di quei fiori sparsi a terra,allontanandosi.
 
 
 Maria,con il volto fra le mani,osservava il paesaggio fuori dalla finestra della sua stanza quel pomeriggio,ripensando a quanto era accaduto. Mentre si dirigeva dai Clarke,aveva chiesto al cocchiere di fermarsi per qualche istante,rapita da quel paesaggio variopinto,così diverso dalla sua terra nativa,quando un canguro stava per travolgerla. Il padrone di quella lussuosa tenuta di campagna era amico di vecchia data di suo zio,il Duca Dangering. L’uomo aveva così proposto alla nipote di far compagnia ad una loro cugina,in visita ad alcuni parenti in Australia.
Con lo sguardo perso verso quei prati sconfinati,la nobile sospirò,immaginando quel ragazzo dalla carnagione baciata dal sole,dai muscoli ben definiti,ma soprattutto da quegli occhi azzurri,di cui non sapeva nemmeno il nome.
“Signorina Maria”,disse ad un tratto una cameriera bussando alla porta,ridestandola da quei pensieri,”la cena sarà servita fra poco,per qualunque cosa sono a sua disposizione.”
“Ti ringrazio”,rispose solamente la fanciulla,scegliendo poi,fra i vari vestiti che aveva portato,uno di colore lilla che aveva indossato più volte ai balli cui prendeva parte a Londra.  Acconciò i boccoli con dei nastri che le aveva regalato una delle sue amiche più affezionate ed aprì la porta,percorrendo il corridoio fino alla grande scalinata.
 
“Questi fiori sono meravigliosi”,esclamò una ragazza proporzionata e dalle sopracciglia ben delineate,al piano inferiore,percependo quel fresco profumo,appoggiata ad una colonna.
“Lei è la signorina Becky?”,sussurrò la giovane Dangering,mentre continuava a scendere le scale.
“Chiamami solamente Becky”,disse l’altra,toccandosi i lunghi capelli con una mano.
“Benvenuta Maria”,esclamò poco dopo il padrone di casa,andando incontro alle due ragazze,”vedo che hai già conosciuto Becky,spero che abbia fatto un buon viaggio. Vedrai,ti troverai bene qui con noi.”
“Vi ringrazio dell’ospitalità signor Clarke”,rispose la fanciulla facendo un inchino,seguendo il padre e la figlia fino alla grande tavola,apparecchiata con cura,imbandita di prelibatezze di ogni genere.
Maria,nonostante fosse abituata ad una cucina raffinata,assaporò con insolito appetito quella carne tenera,all’aroma di arancia,conversando con i Clarke con cortesia per tutta la serata.
“Domani dovrò allontanarmi alcuni giorni per affari a Sydney”,disse infine l’uomo al termine del pasto,mentre sorseggiava del vino,”ma tornerò per il fine settimana. Con Becky sarai in buona compagnia”,concluse con fare bonario.
 
Dopo essersi congedata Maria,stanca per la giornata appena trascorsa,tornò nella sua stanza,indossando una veste leggera. Poteva percepire quell’aria mite sulla sua pelle e,prima di coricarsi,si sedette allo scrittoio per scrivere,come da promessa,alla sua migliore amica:
 
“Cara Elizabeth,
 
come stai? il viaggio è andato bene e finalmente sono arrivata in Australia. Il signor Clarke e sua figlia,la signorina Becky,sono molto gentili con me. Nonostante sia arrivata da poco,non immaginavo di trovare una terra così meravigliosa,la natura è rigogliosa,il cielo limpido come non lo avevo mai visto. Sai,Becky mi ha detto che domani faremo un picnic e mi farà conoscere i suoi amici e poi è successa una cosa,una sciocchezza,ma a te ho sempre raccontato tutto.
Dopo aver lasciato Lady Emily,una cugina di mio zio a Sydney da alcuni suoi parenti,mentre stavo proseguendo in carrozza fino alla residenza di campagna dei Clarke,ho incontrato un ragazzo. Sai la cosa buffa? Un canguro mi stava quasi venendo addosso,uno spavento! Non avevo mai visto un animale simile,se lui non si fosse messo davanti,non oso immaginare. Dovevi vederlo,è così diverso da quelli che incontriamo a Londra,alle feste. Purtroppo non so niente di lui,ma non potrò mai dimenticare quegli occhi azzurri e quel sorriso luminoso. E tu come va con Jack?
 
Ora devo andare,la stanchezza inizia a farsi sentire.
Con affetto.
Tua Maria.”
 
 
Mentre le palpebre cominciavano a farsi pesanti,la ragazza piegò il foglio,riponendolo dentro un piccolo cassetto. Si sdraiò poi sul letto,accarezzando i capelli ormai liberi,guardando la luce della luna che filtrava dai vetri,fino ad addormentarsi.
 
“Vieni con me Maria”,esclamò Becky la mattina seguente,dopo aver fatto colazione,prendendo la cesta che la cuoca aveva preparato. “Ti presento Fulmine”,disse una volta nella stalla,adiacente la tenuta,”il cavallo che mi ha regalato mio padre. Ogni volta che veniamo in questa casa amo fare delle lunghe cavalcate,è come un fratello per me.”
“Ciao Fulmine”,sussurró l’altra accarezzando quel manto candido.
Becky poi,tenendo l’animale per le redini,si diresse con la nobile fino al cancello,mentre alcune persone stavano arrivando.“Ragazze voglio presentarvi Maria,mia ospite”,esclamò,”Maria queste sono Betty,Carol,Isabel e Mary,ci conosciamo da molto tempo.”
“Molto lieta”,rispose la fanciulla con un cenno della testa,abbozzando un sorriso.
“E questi sono i Buttman”,continuò Becky con un ghigno indicando,più in disparte,una bellissima fanciulla bionda a fianco di due giovani,molto somiglianti fra di loro.
 Maria,nell’incontrare quegli occhi azzurri,sussultò.
 
*********
 

 

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Capitolo 2
*** 2 ***




*********
 
“I fratelli Abel e Arthur”,disse Becky,ignorando l’altra.
 Nell’udire quel nome,la nobile sentì le guance avvampare.
“Io invece sono Georgie”,si presentò la ragazza,tendendole una mano.
Si diressero così tutti insieme,camminando su quel prato sconfinato,fino a un grande albero,sistemando su un telo colorato il cibo semplice,ma gustoso,che Georgie e Becky avevano portato.

“Sembra tutto delizioso”,esclamò Betty,prendendo un sandwich.
“Assaggiane uno anche tu Abel”,disse Becky,seduta vicino al giovane.
“Così sei inglese”,chiese Isabel bevendo del succo,osservando l’elegante vestito che Maria indossava.
“Si”,rispose la nobile,sfiorando accidentalmente la mano di Arthur,nel prendere un panino al formaggio.
A quel contatto il ragazzo sorrise.
”Sono nata a Londra e sono qui per imparare i vostri usi e costumi”,continuò la giovane Dangering,tenendo fra le mani quel pane soffice.
“Come sei fortunata”,intervenne Mary,giungendo le mani”,io sogno da tempo di studiare in Inghilterra.”
“Raccontaci,com’è la vita nel tuo Paese?”,chiese Carol.

Fra piacevoli conversazioni e curiosità da soddisfare,il tempo trascorse veloce quella mattina e Maria,respirando quell’aria pura ammirava,come incantata,il paesaggio incontaminato. Chiuse poi per un istante le palpebre,sentendo il sole solleticare la sua pelle candida e quell’erba fresca fra le dita.
 “Questo è per te”,disse Georgie,ridestando la fanciulla da quella gradevole sensazione,porgendole una fetta di torta al cioccolato,”l’ho fatta con le mie mani,spero ti piaccia.”
“é molto buona”,rispose poco dopo la ragazza,assaporandola a piccoli bocconi.
“Maria,sai come ho conosciuto Abel?”,esclamò ad un tratto Becky,accarezzandosi i capelli,”il mio Fulmine era molto nervoso quel giorno,stavo quasi per cadere e lui mi ha salvata!”,continuò con gli occhi che le brillavano.
La nobile,ascoltando quanto accaduto,incontrò le iridi chiare di Arthur,distogliendo subito lo sguardo.
“Becky perché non giochiamo un po’ con il tuo cavallo?”,propose Betty.
“Ottima idea,io e Abel cavalcheremo per primi,non è vero Abel?”,replicò la giovane alzandosi,prendendolo sottobraccio,seguita dalle altre.

“Arthur,vi raggiungo subito”,disse Georgie,mentre finiva di riordinare e sistemare i resti nel cestino.
Il ragazzo annuì,incamminandosi.
”Scusami per ieri se non mi sono presentato,purtroppo andavo di fretta”,esclamò raggiungendo Maria,rimasta poco dietro.
“Non devi scusarti”,balbettò la nobile,”anzi sono io che devo ringraziarti.”
“Così sei nata e cresciuta in Inghilterra”,iniziò a dire il giovane,al suo fianco.
“Si”,rispose l’altra,mordendosi il labbro inferiore.
“Io invece sono nato qui,in Australia.”
“è una terra bellissima.”
“è meravigliosa”,continuò  Arthur,”vivo proprio qui vicino e ho una fattoria.”
La fanciulla,cullata da quel tono di voce pacato,iniziò man mano a sentirsi sempre più a suo agio,come se lo conoscesse da tempo,quando un tonfo la fece sobbalzare.
“Georgie!”,gridò il giovane girandosi,tornando indietro nel vedere la ragazza a terra.
“Credo di aver preso una storta”,disse l’altra,massaggiandosi una caviglia.
 “Aspetta,non muoverti”,esclamò prendendola in braccio,”Maria puoi per favore dire agli altri che riporto Georgie a casa?”
“Certo”,mormorò la nobile.
“Mi dispiace davvero”,sussurrò Georgie,baciando Arthur sulla guancia.
Maria,nel vedere la fanciulla andar via,mentre quei graziosi piedi fluttuavano in aria,abbassò lo sguardo.
 
“Avanti”,disse nel frattempo,nella lontana Londra,una voce maschile,guardando fuori dalla finestra del suo lussuoso studio.
“Scusatemi signore”,esclamò un uomo entrando.
“Parla”,rispose l’altro,stringendo un sigaro fra le labbra secche.
“è tutto predisposto come avevate ordinato.”
“Bene,puoi andare”,intimò solamente quell’individuo dalle folte sopracciglia,continuando ad osservare il paesaggio grigio.
Si sedette poi alla scrivania di legno massiccio,prendendo delle carte nel cassetto dal doppio fondo. Man mano che lo sguardo scorreva su quei fogli,un guizzo illuminò i suoi occhi,piccoli come due fessure e le labbra si incresparono in un sorriso maligno.
 
Quella sera,dopo cena,Maria rientrò nella sua stanza,ormai familiare. Guardò nella specchiera il volto dalla leggera doratura,riflettendo riguardo quello che spesso le ripeteva sua cugina Elise. Una ragazza del suo rango non poteva fare certe cose e i nobili dovevano entrare in confidenza solamente con gli altri nobili o al massimo con persone facoltose,in determinate circostanze,mentre doveva  mantenere le distanze da chi apparteneva ad un ceto sociale inferiore. Pensò però che non si era mai sentita così bene. Durante la giornata appena trascorsa non aveva usato il suo solito ombrellino,aveva mangiato con le mani,cosa che avveniva molto raramente e sentiva il desiderio di fare delle cose che gli altri facevano per lei,come cucinare.

Sospirando,si sedette di nuovo allo scrittoio.
 
“Cara Elizabeth,

Mi sto trovando bene qui,mi sono molto divertita oggi e le amiche di Becky sono simpatiche. Ma soprattutto,non potrai crederci,sai chi c’era con noi? Quel ragazzo di cui ti ho parlato. Ancora mi batte forte il cuore se ci penso. Si chiama Arthur,non è un bellissimo nome? Quasi non riuscivo a guardarlo e quando siamo rimasti soli per un momento,dovevi vedermi,ero così imbarazzata. Appena però abbiamo iniziato a parlare,mi ha messa subito a mio agio,ha un tono di voce così calmo. Pensa,si è addirittura scusato per non essersi presentato ieri. Possiede una fattoria qui vicino e ha un fratello,Abel,si somigliano davvero molto. Becky mi ha raccontato che ha conosciuto Abel perché una volta la ha salvata,come Arthur ha fatto con me,non è una buffa coincidenza?Con loro poi c’era una ragazza,Georgie,ha dei capelli di un biondo dorato come non avevo mai visto. È stata molto gentile con me,è così spontanea. Ma purtroppo le è successa una cosa brutta,è inciampata su un pezzo di legno e si è slogata una caviglia,ma Arthur l’ha subito soccorsa e riportata a casa. Quando però ho visto Georgie fra le sue braccia,baciarlo su una guancia … A volte mi sento una sciocca,forse sogno troppo,ma tu sei l’unica che può capirmi e a cui possa raccontare tutto.
Un abbraccio.
Tua Maria.”
 
La ragazza ripose poi la lettera nel solito cassetto e,accostando le tende di tessuto pregiato,si sdraiò sul letto,aprendo il diario che portava sempre con sé,dove annotava le frasi dei suoi libri preferiti.

Toccandosi le labbra con un dito,ne lesse una pagina:
 
“Ho lottato invano. Non c’è rimedio. Non sono in grado di reprimere i miei sentimenti. Lasciate che vi dica con quanto ardore io vi ammiri e vi ami.”

“Si struggeva dal desiderio di sapere cosa si agitasse in quel momento nell’animo di lui,in che modo egli pensasse a lei e se,ad onta di tutto,gli fosse ancora cara. Forse era stato gentile perché si sentiva a suo agio,eppure c’era stato quel non so che nella sua voce che non somigliava a un senso di agio. Non avrebbe saputo dire se,vedendola,egli avesse provato più gioia o più dolore,ma quel ch’era certo era che non l’aveva veduta con animo indifferente.”
 
Quelle parole passionali le ricordarono i tanti pomeriggi trascorsi a fantasticare con le sue amiche a Londra,bevendo del tè. Ognuna di loro aveva un Mr. Darcy o avrebbe sperato di incontrarlo.
 
“Mi stai ascoltando Arthur?”,disse in quel momento Abel,nella stanza che condivideva con il fratello.
“Si”,rispose l’altro,con lo sguardo verso la parete,”me lo ricordo che dobbiamo andare a prendere quel carico.”
“Stai per caso pensando a qualcuno?”,chiese il giovane con voce maliziosa.
“E tu Abel,non stai forse anche tu pensando a qualcuno?”,esclamò Arthur girandosi,tirandogli il cuscino,”dormiamo adesso,domani dobbiamo alzarci presto.”
 
Maria invece continuava a sfogliare quelle pagine,non riuscendo a prendere sonno,troppi pensieri affollavano la sua mente quella notte,quando udì d’improvviso dei passi,provenire dal corridoio,sempre più vicini. Con il cuore in gola si alzò di scatto,portandosi le mani al volto.
 
*********
 
Note:

-Le frasi che Maria ha annotato nel diario appartengono al libro “Orgoglio e Pregiudizio”,scritto da Jane Austen,scrittrice inglese,pubblicato nel 1813.

-Mr. Darcy è il protagonista maschile di “Orgoglio e Pregiudizio”,rappresenta l’eroe romantico,connotato anche da lati non positivi,ma che sa cambiare per amore.

 

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Capitolo 3
*** 3 ***




Nel ringraziare chi ha recensito questa storia sino adesso,Sissi1978,NeveDelicata,Alarnis,Postogna04,Francyzago77,Tetide,CarSav e chi ha letto,auguro una serena Pasqua a tutti voi.

Un saluto.  :)

*********
 
In quegli istanti,che sembravano interminabili,la nobile ricordò,con il respiro affannato ed il volto imperlato di sudore,quegli uomini che avevano fatto irruzione nel palazzo di suo zio il Duca in cerca di denaro ed oggetti preziosi,quegli spari,il maggiordomo ferito. Dopo quel terribile episodio aveva avuto per molto tempo paura ad addormentarsi e,quei rumori improvvisi,risvegliarono in lei la paura recondita.

“Maria”,disse una voce femminile bussando alla porta,distogliendola da quel flusso di pensieri,”sei sveglia,posso entrare?”
“Becky”,sussurrò la ragazza sospirando,asciugandosi la fronte con un fazzoletto,”si,entra pure.”
“Nemmeno tu riesci a dormire vero?”,esclamò l’altra,adagiandosi sul letto,”sai,mio padre non mi ha fatto mai mancare niente,ma è spesso via per lavoro e a volte mi sento sola”,continuò,appoggiando la testa sul cuscino,”vuoi sapere la verità? Quando mi è stato detto che saresti venuta qui e che eri un’aristocratica inglese,ho pensato subito che fossi una smorfiosa. Invece mi sono proprio sbagliata sul tuo conto.”
“Becky”,mormorò Maria,colta di sorpresa da quelle rivelazioni,prendendo le mani delicate della ragazza.
  “Voglio svelarti una cosa che non ho mai detto a nessuno”,disse la giovane Clarke,ormai un fiume in piena,”devi sapere che dalla prima volta che ho incontrato Abel ho sentito subito che c’era qualcosa di diverso,che lui era diverso. Le mie amiche più care pensano che per me sia soltanto un divertimento,che ami farmi notare. All’inizio lo odiavo,è vero,ma solo perché mi teneva testa,poi … non ce ne sono molti così.”
 La nobile,nell’ascoltare quelle confidenze,iniziò a comprendere meglio quella fanciulla,che oramai poteva considerare quasi una sua amica,nonostante la conoscesse da poco e a comprendere meglio alcuni suoi atteggiamenti.
“Ogni volta che ci vediamo però,c’è sempre quella Georgie,è davvero insopportabile”,esclamò ancora Becky,”sembra quasi che Abel non possa far niente se lei non è d’accordo. Una volta,alla festa del mio compleanno,mi ha persino lasciata sola per seguirla. Io davvero non capisco come un ragazzo possa comportarsi in quel modo con sua sorella.”
“Sua sorella?”,ripeté Maria.
“Sì,perché,non lo avevi capito?”
La giovane Dangering,portandosi una mano al petto,rimase in silenzio.
“Abel mi piace molto”,disse l’altra,”ma so bene che il desiderio più grande di mio padre è che sposi un nobile,qualcuno che conti in società. Mi sta dando un’ottima educazione,sono la sua unica figlia,pensa se gli dicessi di provare dei sentimenti per qualcuno che lavora in una fattoria. Maria,mi stai ascoltando? È da oggi che sei strana.”
“Io … ”,rispose la nobile tentennando,decidendo poi di raccontare a Becky i suoi turbamenti,ormai sentiva che poteva fidarsi. Le due ragazze continuarono così a parlare,fino a crollare,nel cuore della notte.
 

“Svegliatevi dormiglioni”,esclamò l’indomani Georgie in camera dei fratelli,schiudendo la bocca nel vedere quei due letti vuoti e disfatti. Aprì allora la finestra,inspirando quell’aria pura ed iniziò a riordinare la casa,aiutando la madre nelle varie faccende domestiche. Cucinò poi un pranzo sostanzioso per Abel e Arthur che,al loro ritorno,sarebbero stati come al solito affamati.
 

Maria e Becky invece dormirono fino a tardi quella mattina decidendo,dopo colazione,di andare a fare un giro in paese. Quando l’aristocratica scese dalla carrozza,molte persone del posto la guardarono con curiosità e qualcuno provò anche ad avvicinarsi,salutandola timidamente.


“Guarda lì”,disse poco dopo Abel,mentre sistemava l’ultimo sacco pesante sul carro, dirigendosi davanti a un negozio,seguito dal fratello. “Le sta bene,non è vero?”,esclamò scorgendo Maria provare un vestito,mentre Becky osservava dei cappellini.
“Si,molto”,sussurrò Arthur,seguendo con lo sguardo quella figura aggraziata volteggiare,ammaliato da quelle movenze.
“Adesso andiamo o la mamma si arrabbierà”,esclamò poi Abel dando una pacca a quel giovane,che sembrava non ascoltarlo,continuando a guardare le dita sottili della ragazza,fra le pieghe di quel leggero tessuto bianco.
 

“Mi è venuta una bellissima idea”,disse Georgie poco dopo a tavola,adornando l’arrosto con delle erbe aromatiche,”perché non invitiamo Maria e Becky a casa nostra?”,
“ Georgie”,intervenne la signora Buttman,portandosi una mano al volto,”Becky è una ragazza molto ricca e Lady Dangering è una nobile e non è nemmeno di queste parti.”
“Maria è una ragazza molto simpatica.”
“Ma non so se … “
“Dai mamma”,insistette la fanciulla.
“E va bene,fai come vuoi”,esclamò infine la donna scuotendo la testa,mentre i due fratelli,gustando quella carne saporita sorrisero,guardandosi per un istante.
 

Georgie portò così a cavallo,quel pomeriggio stesso,l’invito nella tenuta di Becky,consegnandolo ad una cameriera.
“Maria”,disse la giovane Clarke al ritorno,sventolando quel foglietto,mentre la servitù portava i pacchi dentro,”i Buttman ci hanno invitate da loro per domani.”
Nell’udire quelle parole,le chiare iridi della nobile brillarono. Era solamente un giorno che non vedeva Arthur,ma era come se non lo vedesse da tempo. Aveva trascorso con l’amica tutta la giornata fuori,si era divertita ad acquistare degli abiti eleganti,ma più comodi di quelli che indossava abitualmente e,quando erano infine andate a trovare Isabel,il tempo era volato. La madre della ragazza infatti,deliziata dalla presenza di Maria,aveva insistito per farle rimanere a cena.


Quella sera Becky,prima di rientrare in casa,andò a trovare il suo amato cavallo,mentre Maria,che iniziava a sentire la stanchezza,decise di ritirarsi.
Percorrendo il corridoio che conduceva alla sua stanza udì ad un tratto,passando davanti ad una porta socchiusa,dei gemiti.
Si fermò per un attimo,tornando indietro a piccoli passi.
“Sei bellissima”,esclamò una voce maschile.
“Mi fai impazzire”,rispose l’altra,femminile.
La ragazza,affacciandosi a quello spiraglio vide,nella penombra,dei vestiti a terra e una donna,a cavalcioni su un uomo,che le accarezzava i lunghi capelli e la schiena nuda fino ad afferrarle i fianchi sinuosi. Nel guardare poi quel seno prosperoso oscillare e quei movimenti sensuali del bacino,Maria sbarrò le palpebre,correndo via fino alla sua camera.
Si gettò sul letto soffocando il volto sul cuscino,percependo uno strano calore,non scrivendo alla sua amica quella sera. Si rigirò più volte,in preda quelle a sensazioni che non aveva mai provato,addormentandosi.


La mattina seguente,seduta alla tavola imbandita al posto che preferiva,vicino alla finestra,incontrò d’improvviso quelle ardenti iridi nere.
”Per servirvi signorina Maria”,le disse fra il personale quella ragazza nuova,dai capelli corvini,in quel momento raccolti,”il mio nome è Jessica.”
 

*********

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Capitolo 4
*** 4 ***




*********
 
Poco dopo arrivò anche Becky,sedendosi vicino alla nobile,considerando a malapena la nuova cameriera.
Mentre le due ragazze parlavano,gustando la ricca colazione,rimasero all’improvviso in silenzio vedendo sulla porta una figura alta,dai capelli ribelli.
“Buongiorno  signor Fletcher”,lo salutò la servitù.
“Mi scuso per il ritardo”,rispose quell’uomo dalla voce profonda,andando incontro alle due giovani presentandosi,facendo loro il baciamano,”il mio nome è Gregory Fletcher.”
“Piacere signor Fletcher,io sono la signorina Clarke,la padrona di casa,lei è la Duchessa Maria Dangering,mia ospite”,disse Becky,indicando l’aristocratica,che fece un cenno con la testa,”mio padre mi aveva detto del vostro arrivo ma purtroppo,come vi avranno già comunicato,è fuori. In attesa che ritorni,spero la permanenza qui sia di vostro gradimento.”
“Vi ringrazio per la vostra cortese ospitalità”,esclamò l’altro sedendosi,incontrando lo sguardo di Jessica,che aveva iniziato a servirlo.
 
Terminato il pasto Becky,in attesa di recarsi dai Buttman nel pomeriggio,decise di mostrare all’uomo i vasti possedimenti della sua tenuta. Mentre camminavano fianco a fianco,Maria ammirò la spigliatezza della ragazza nell’intrattenere gli ospiti,cosa di cui a palazzo Dangering si occupava suo fratello,Irwin,quando suo Zio il Duca era via. La mattinata trascorse così allietata dai racconti del signor Fletcher e dai suoi aneddoti riguardo i lunghi viaggi che aveva fatto per il mondo.
 
 “Signorina Dangering posso entrare?”,disse poi Jessica,bussando alla porta della stanza della nobile.
“Entra pure”,rispose l’altra che stava camminando avanti e indietro,guardando quei vestiti poggiati sul letto. Fece varie prove,scegliendone infine uno lilla,sedendosi alla specchiera per farsi pettinare. Nel sentire quelle mani dai movimenti quasi bruschi fra i capelli,incontrò di nuovo quelle iridi nere riflesse nello specchio.
“Stai davvero bene”,esclamò Becky,vedendo la fanciulla in corridoio.
“Anche tu”,disse l’altra sistemandosi il cappellino,ammirando quell’abito verde smeraldo,che faceva risaltare la vita sottile,scendendo le scale insieme scherzando,fino ad uscire fuori.
“Vi auguro di trascorrere un lieto pomeriggio”,esclamò in quel momento il signor Fletcher che stava leggendo alcune pagine del libro Il Milione,seduto vicino al portone d’ingresso,porgendo loro la mano per aiutarle a salire sulla carrozza che le attendeva.
 
Quando Jessica vide dalla finestra le due andar via,si guardò intorno,iniziando a frugare ovunque,quando quel piccolo cassetto attirò la sua attenzione. Nell’aprire quelle lettere,si gettò sul letto fra quegli abiti preziosi,ripensando a quando aveva incontrato quell’uomo tempo prima,un giorno che sembrava come tanti,al porto. Le aveva chiesto se conosceva un posto dove dormire,una banale scusa aveva pensato lei,come facevano di solito gli uomini con cui aveva a che fare. Ma,dall’abbigliamento elegante,dal modo di parlare,di porsi,si era subito resa conto che fosse diverso. “Mi sembri una ragazza sveglia”,le aveva detto Gregory quasi trafiggendola con lo sguardo dicendole che,se lo desiderava,avrebbe potuto offrirle un lavoro in una ricca tenuta di campagna vicino Sydney,all’apparenza come cameriera,ma senza perder d’occhio quella nobile,Maria Dangering. Porgendole in anticipo del denaro in un sacchetto,le aveva anche detto che avrebbe pensato a tutto lui,dall’assunzione al comportamento da tenere in quella casa. Jessica aveva pensato che,per una vita come la sua,in quella locanda,era una proposta più che allettante e che cambiare aria le avrebbe fatto bene. “Come te la sei fatta?”,aveva poi chiesto fra fresche lenzuola dopo aver consumato la loro prima notte di passione,quasi soggiogata dal velo invalicabile che avvolgeva quell’uomo,in una stanza d’albergo dove alloggiava,accarezzando quella piccola cicatrice sotto la barba. “Un incidente una volta su una nave”,aveva risposto lui ripensando a quella notte a palazzo Dangering,scostandole la mano,girandosi dall’altra parte. I patti erano stati chiari dall’inizio,niente domande personali e riserbo assoluto riguardo quella faccenda. Ma più Jessica doveva starne fuori,più si chiedeva per conto di chi lavorasse quell’uomo e il perché di tanto interesse verso quella ragazzina.
 
 “Non sapevo tuo padre avesse ospiti tanto affascinanti”,esclamò Maria rivolgendosi a Becky,portando una mano alla bocca,giunte quasi a destinazione.
“Veramente non mi sono mai interessata più di tanto a chi frequenta la nostra casa”,disse l’altra,”mio padre conosce molte persone,comunque hai proprio ragione,ma mai quanto Abel.”
Georgie nel frattempo,cambiatasi d’abito all’ultimo momento,dopo aver sistemato la casa e cucinato,stava adornando la tavola con dei fiori. La signora Buttman invece era andata a trovare una vicina che non vedeva da tempo e sarebbe stata via per tutto il pomeriggio.
 
“Benvenute”,esclamò Georgie poco dopo sull’uscio,vedendo le ragazze arrivare,mentre Abel e Arthur andarono loro incontro.
“Carino qui”,disse Becky entrando,arricciando il naso.
Maria,guardando quegli ambienti modesti ma accoglienti,nell’accomodarsi,percepì un’atmosfera quasi familiare.
“è molto buono”,esclamò assaggiando uno di quei biscotti,il cui profumo fragrante aveva pervaso tutte le stanze,dopo aver chiesto alla ragazza bionda se il dolore alla caviglia le fosse passato.
“Sto bene,non era niente davvero,sei molto gentile”,rispose Georgie,”Becky prendine uno anche tu”,continuò porgendole il piatto.
“Grazie,faccio da sola”,disse l’altra.
Nell’ascoltare quelle chiacchiere,ogni istante che passava sempre più insopportabili,si morse il labbro inferiore. “Abel perché non mi mostri qui fuori?”,intervenne ad un tratto, alzandosi.
“Va bene”,esclamò il giovane,non riuscendo a smettere di guardare la sorella,accompagnando Becky a passeggiare nei dintorni.
 
“Davvero lo hai cucito tu?”,continuò intanto Maria,ammirando il vestito semplice,ma fine,che Georgie indossava.
“Si,mi ha insegnato la mia mamma,è davvero bravissima.”
La nobile,osservando quel volto incorniciato dai lunghi capelli biondi,quelle fattezze  delicate,pensò che quella fanciulla possedesse una bellezza aristocratica,ancor più di molte sue conoscenti,che vedeva nelle occasioni mondane. Pensò anche che,se Abel e Arthur non fossero stati suoi fratelli,sarebbe stato più che plausibile si fossero innamorati di lei e che,certe premure che avevano,che forse a suo parere Becky mal interpretava,derivavano solamente da una sana gelosia fraterna e dal bisogno di proteggerla.
Nel conversare,la giovane Dangering raccontò poi loro anche qualcosa riguardo la sua vita quotidiana a Londra,suo fratello Irwin,sua cugina Elise,le sue amiche,quando Georgie disse:
“Arthur,perché non fai vedere a Maria gli animali?”,iniziando a sistemare la cucina,una volta i due usciti,in modo che la madre,al ritorno,avrebbe trovato tutto in ordine.
 
“Abel io ti piaccio?”,esclamò in quel momento Becky seduta vicino al fiume,osservando l’acqua scorrere,con la testa poggiata sulla spalla del ragazzo.
“Io veramente …”,rispose l'altro.
“Dimostramelo”,disse la fanciulla,avvicinando il suo viso a quello del giovane,perdendosi in quegli occhi blu che tanto amava,fino a chiudere gli occhi.
Abel,nel vedere quelle labbra leggermente protruse si avvicinò,poi si ritrasse e poi si avvicinò di nuovo,schiudendole. A quel caloroso contatto,Becky poggiò una mano su quel petto muscoloso,lasciandosi andare totalmente.
 
“Bene”,esclamò nel frattempo Gregory nella stalla di palazzo Clarke,dopo aver letto le lettere che Jessica gli aveva consegnato,”hai fatto davvero un ottimo lavoro”,continuò con voce roca,accarezzando il collo morbido della ragazza,scendendo fino al seno. La attirò poi a sé alzando quelle vesti con foga,afferrandole una coscia,mentre Fulmine,dietro la staccionata,continuava a scalciare.
 
A fine giornata la nobile,una volta rientrata nella sua stanza,dopo aver lasciato Becky col cuore che le batteva all’impazzata,trovò un biglietto sullo scrittoio.
 
“Carissima Maria,
spero che stia bene,verrò presto a trovarti.
Con affetto.
Lady Emily.”
 
Lesse aprendolo pensando che,nonostante si trovasse da poco nella dimora dei Clarke,si era quasi dimenticata della sua parente. Prima di partire aveva promesso a suo Zio che avrebbe appreso riguardo l’alta società australiana e che sarebbe ritornata in patria con un bagaglio più ricco ma,conosciuti i Buttman,aveva iniziato a vedere la realtà da un altro punto di vista. E non riusciva a smettere di pensare a quel che le aveva raccontato Becky prima di ritirarsi,a quel bacio che avrebbe tanto desiderato fosse successo anche a lei.
 
“Parla piano o Georgie ci sentirà”,disse in quel momento Arthur,sul suo letto.
“Sai cosa provo per lei,a volte vorrei davvero …” ,esclamò Abel,togliendosi la camicia,rimanendo a torso nudo,sedendosi accanto al fratello,
“Dobbiamo mantenere il segreto”,lo interruppe l’altro.
“Lo so,ma prima o poi scoprirà la verità.”
“è solamente nostra sorella,non dimenticarlo mai”,disse Arthur guardando quel giovane negli occhi.
”Oggi ho baciato Becky”,esclamò Abel tutto d’un fiato,portando le mani alle ginocchia.
Nell’ascoltare quella rivelazione,Arthur sussultò. Anche lui,come il fratello,nutriva dei sentimenti verso Georgie,non definibili ma,pensando al tempo trascorso quel pomeriggio con Maria,rimasti soli,a quando la aveva vista accarezzare quell’agnellino seduti sul fieno,aveva sentito come un nodo allo stomaco.
“Anche io avrei voluto …”,sussurrò.
“Cosa?”,chiese Abel.
“Niente”,rispose l’altro,”raccontami,come è stato?”
 
Mentre i ragazzi continuavano a parlare,Mary ascoltava i loro discorsi dietro la porta. “Lasciali fare sono giovani,vedere altre ragazze li farà distrarre”,le aveva detto il vecchio Kevin quando la donna era passata a trovarlo,prima di rincasare. Anche lei condivideva quel pensiero,vedere qualcun altra che non fosse Georgie non avrebbe potuto che far loro bene ma,Becky Clarke e Maria Dangering non erano due fanciulle qualunque,provenivano da un mondo del tutto diverso da quello dei suoi adorati figli. La signora Buttman così,tornando nella sua stanza,assalita da quei dubbi,non sapendo cosa fosse davvero giusto,chiuse infine gli occhi mentre Abel,girandosi più volte nel suo letto,si alzò uscendo fuori. Camminò fino alla porta alla quale non doveva avvicinarsi,aprendola piano,respirando quel profumo delicato,il profumo della sua Georgie. Richiudendola,si sedette sulle vecchie assi di legno,come faceva sempre da bambino,immaginando quei capelli castani biondi,quegli occhi azzurri verdi,sospirando,contemplando il panorama notturno.
 
“E così si chiama Arthur”,mormorò nel frattempo Gregory nella sua stanza,accarezzando i capelli fluenti di Jessica,addormentata sul suo petto dalla folta peluria,contorcendo le labbra in una smorfia,”deve dimenticarlo,il prima possibile.”
 
*********
 
Note:
 

-Il libro “Il Milione”  parla dei viaggi in Oriente,in particolare in Cina,tra il 1271 e il 1295 dai fratelli Niccolò e Matteo Polo e il figlio del primo,Marco che,prigioniero all’epoca dei genovesi,dettò l’opera al suo compagno di cella,il letterato Rustichello da Pisa.

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Capitolo 5
*** 5 ***




*********
 
La giovane Dangering quella mattina,prima di scendere per colazione,decise di scrivere di nuovo alla sua amica londinese.
 
 “Cara Elizabeth,
Mi trovo davvero bene qui,sono stata a casa di Arthur,ero così emozionata che non sapevo nemmeno cosa indossare. Ho trascorso dei momenti bellissimi in sua compagnia,quando abbiamo passeggiato da soli mi sentivo come se il tempo si fosse fermato. Sai una cosa?Georgie è solamente sua sorella e io che mi stavo preoccupando tanto. Con Becky ci scambiamo confidenze,mi ha detto che le piace molto Abel e mi ha persino raccontato che si sono baciati,non è meraviglioso?Quanto avrei voluto anche io … ma forse è meglio non faccia certi pensieri. È tutto così diverso in questo posto,solo che a volte penso a mio Zio,non credo sarebbe contento. Sai una novità? C’è un nuovo ospite dai Clarke,un uomo davvero affascinante,si chiama Gregory,vedessi le cameriere come lo guardano,specialmente una,Jessica,è molto bella e ha degli occhi così neri che a volte,quando li incrocio con lo sguardo,mi sento quasi a disagio. Forse non dovrei parlare riguardo certe cose,non lo ho detto nemmeno a Becky,ma credo abbia una relazione con lui. Li ho visti una volta di notte e … non immagini l’imbarazzo. Vorrei fossi qui.
Un abbraccio.
Maria.”
 
Nell’aprire il solito cassetto,la fanciulla corrucciò le sopracciglia osservando le lettere spostate,o forse pensò fosse solamente una sua impressione,decidendo poi di farle spedire.
 
“Ben ritrovata Maria”,disse il signor Clarke dopo esser finalmente rientrato nella sua dimora quel pomeriggio,avendola fatta chiamare nel suo studio.
“Ben ritrovato anche voi signore”,rispose la nobile vedendo l’uomo,che stava sorseggiando un alcolico in compagnia di Gregory,andarle incontro.
 “Mi hanno comunicato poco fa che la tua parente verrà a trovarci domani,cosa ne diresti se organizzassimo un ricevimento? È da tanto che non ne do uno,sono sicuro che anche Becky ne sarà contenta.”
La ragazza acconsentì,ringraziando l’uomo congedandosi,andando a comunicarlo subito all’amica. Iniziarono così a preparare gli inviti per i vari conoscenti della zona,per Carol,Isabel,Betty,Mary e per i Buttman,che non potevano mancare.
 
Quando Georgie lesse quel biglietto a casa in cucina,la signora Buttman sospirò portandosi una mano alla fronte,preferendo non dire niente. Ripensava a quanto le aveva detto Kevin,che la cosa migliore era lasciarli fare,che i ragazzi erano ormai cresciuti ma,in quel continuo scambio di visite,la donna pensò a come sarebbe andata a finire quella storia.
“Cos’ha?”chiese la sorella ad Arthur,vedendo Abel alzarsi all’improvvisò,andando nella sua camera,chiudendo la porta.
“Niente,forse è solo stanco”,rispose il giovane sorridendo mentre il fratello,sdraiato sul suo letto,tamburellava le dita di una mano sulle lenzuola,guardando il soffitto.
 
La mattina seguente,quando il signor Clarke stava passeggiando fuori come sua abitudine,sbarrò gli occhi nel vedere quella donna scendere dalla carrozza. Aveva immaginato la parente di Maria come una signora non più nel fiore degli anni,invece era ancora giovane e di bell’aspetto,con un grazioso neo vicino il labbro superiore.
Quando si riunirono tutti a tavola il padrone di casa,conversando,quasi stentava a credere che Lady Emily fosse ancora nubile. La donna invece era incuriosita in modo particolare da Gregory che,seduto al suo fianco,aveva premura di versarle da bere quando il bicchiere rimaneva vuoto. Assaporando quel vino di qualità osservò nei dettagli quel volto mascolino,facendo più volte delle domande che l’uomo riuscì però con abilità a sviare,riconducendo il discorso sempre a lei.
 
Dopo pranzo iniziarono i preparativi e Lady Emily camminò con Maria all’aria aperta,confessandole di essere entusiasta per la festa che il signor Clarke aveva deciso di dare quella sera stessa,ripensando a quelle alle quali partecipava a Londra,sentendo così meno nostalgia della sua città. Becky invece rimase nella sua stanza,impaziente di rivedere Abel,mentre la servitù non era stata tanto indaffarata come in quelle ore. Anche Jessica non faceva che prendere ordini e non aveva avuto modo di sorvegliare la giovane Dangering,se non ascoltare di sfuggita un insignificante dialogo fra lei e la sua parente. Il signor Clarke si accertò infine che tutto fosse perfetto,dal cibo da degustare all’orchestra. Aveva preferito non dare più feste dopo la scomparsa della moglie ma,vedendo Becky più di buonumore,anche per la presenza di Maria,aveva deciso di utilizzare il grande salone dove le danze si protraevano fino a notte fonda,quando la madre della ragazza era ancora viva.
 
All’orario prestabilito iniziarono così ad arrivare gli ospiti,compresi i Buttman.
“Aspettatemi qua,torno subito”,disse Georgie ai fratelli poco prima di entrare nella sala,che si stava iniziando a riempire. Durante il tragitto in carrozza,quasi in prossimità della tenuta dei Clarke,si era toccata la stoffa sotto un braccio per sistemarla,scoprendo fosse lacera proprio in quel punto. Salì allora al piano di sopra,guardandosi intorno in cerca di uno specchio,sciogliendosi la folta chioma per coprire lo strappo,quando udì una voce chiamarla.
“Georgie che piacere vederti,la festa è al piano di sotto”,esclamò Maria,che stava uscendo dalla sua stanza.
“Io veramente … ecco ho un problema ”,farfugliò la ragazza.
“Vieni”,rispose la nobile rientrando dentro,facendola accomodare. Quando Georgie le spiegò l’accaduto,la nobile cercò fra i suoi vestiti uno che le stava un poco più grande.
“Questo andrà bene”,disse mostrandole un raffinato vestito rosa,”e con questo nastro puoi acconciarti i capelli.”
“Non so come ringraziarti”,esclamò la giovane guardando la sua immagine riflessa.
Quando le due fanciulle si diressero poi in corridoio Gregory,nel vedere quella bionda, sussultò nascondendosi.
“Maria,dov’eri?”,disse Becky,mordendosi un labbro,osservando Georgie scendere la scalinata.
 
Abel e Arthur nel frattempo si stavano intrattenendo con Isabel,Betty,Carol e Mary,che fecero loro i complimenti per l’eleganza. La signora Buttman aveva cucito  quegli abiti per le occasioni speciali,i due ragazzi così non sfigurarono affatto rispetto agli altri invitati,ma anzi li superarono in bellezza.
Quando Becky,Maria e Georgie li raggiunsero quest’ultima,nel vedere i fratelli schiudere la bocca,fece loro l’occhiolino.
“Mi sei mancato Abel”,esclamò la giovane Clarke prendendo il ragazzo per mano,iniziando a guidarlo al suono della prima sinfonia.
“Anche tu”,rispose l’altro guardandola negli occhi,stringendola a se,cercando di seguirla nei passi.
Sentendolo di nuovo così vicino  la ragazza,appoggiando per un attimo la testa sul suo petto,immaginò fossero soli in quella sala,continuando a volteggiare con leggiadria.
“Questo vestito ti dona molto”,disse invece Arthur rivolgendosi a Maria,che non le era mai apparsa così bella come quella sera.
“Sei molto gentile”,balbettò la nobile,”ti andrebbe di …”
“Ballare? Posso provarci se mi aiuterai tu”,esclamò l’altro,cingendole la vita.
A quel contatto la fanciulla,muovendosi al ritmo di quelle note,non riuscì quasi più a distinguere il sogno dalla realtà.
 
Georgie intanto,rimasta in disparte vicino a una finestra,osservava divertita Abel e Arthur danzare,all’inizio impacciati,ma man mano sempre più sciolti,pensando alle volte in cui muoveva i  piedi nudi sull’erba,mentre loro battevano le mani a tempo.
“Conoscete per caso quella ragazza?”,chiese Lady Emily al signor Clarke,poco più in là,scorgendola.
 “Abita in una fattoria qui vicino ed è qui con i suoi due fratelli,sono amici di mia figlia. Quel giovane che vedete con Becky le ha salvato la vita una volta durante un incidente a cavallo,gli sono profondamente riconoscente. L’altro è quello che sta con Maria.”
La donna,guardando meglio Georgie,ammirando quel volto,quelle ciocche dorate pensò che,se non lo avesse sentito con le sue orecchie,avrebbe stentato a credere fosse una contadina e che somigliava tantissimo a un’aristocratica che aveva incontrato molto tempo prima in un’occasione mondana,ma non riusciva a ricordarne il nome. Osservando poi Maria con quel ragazzo,le tornarono alla mente gli uggiosi pomeriggi londinesi,passati insieme a leggere libri. Peccato che Arthur,nonostante l’aspetto,non fosse un ricco gentiluomo come i protagonisti che affollavano quelle pagine. L’aristocratica però aveva notato che la rigida divisione di classe inglese sembrava essere meno formale in quel contesto,oppure era solamente apparenza.
”Madame  permettete”,disse il padre di Becky,ridestando Lady Emily da quei pensieri. Era molto tempo che non teneva compagnia a una donna e lo fece per tutta la serata,trascurando anche alcune vecchie conoscenze.
 
“Potreste concedermi l’onore di questo ballo signorina?”,esclamò poi una voce profonda,mentre la festa era ormai entrata nel vivo,”il mio nome è Gregory Fletcher,sono ospite del signor Clarke,posso sapere il vostro nome?”
“Georgie”,balbettò la fanciulla,colta di sorpresa,”va bene.”
“Un nome bellissimo,come voi”,disse l’uomo facendole il baciamano,conducendola al centro della sala,”da dove venite,non mi sembrate di queste parti”,continuò muovendosi con sicurezza,sfiorando il suo ampio torace contro quello della ragazza. In quell’incontro così ravvicinato Georgie trasalì,le uniche braccia forti che la avevano tenuta stretta,facendola sentire protetta,erano state quelle del suo defunto padre,Eric,quelle di Abel dove amava rifugiarsi e di Arthur,quando combinava qualche guaio.
 “Abito in una fattoria qui vicino con i miei due fratelli,siamo amici della signorina Clarke”,rispose arrossendo,”quello laggiù è Abel,mentre l’altro è Arthur”,esclamò indicandoglieli.
Nel sentire quel nome,Gregory increspò le labbra.
 “Stanno davvero bene insieme non è vero?”,disse Betty rivolgendosi a Becky e Maria,che si stavano riposando un momento,osservando quella coppia danzare sotto lo sguardo ammirato dei presenti.
“Come vorrei essere al suo posto”,esclamò Isabel,assaggiando un manicaretto.
Abel,nel vedere la sorella fra le braccia di quell’uomo,prendersi quelle confidenze,iniziò a bere un bicchiere dopo l’altro,dirigendosi poi in corridoio.
Arthur,approfittando che la giovane Clarke fosse distratta dalle sue amiche,che continuavano a tempestarla di domande riguardo Gregory,si allontanò a piccoli passi,raggiungendo il fratello.
 
“Dannazione”,sussurrò Abel,appoggiato a una colonna.
“Cerca di calmarti”,gli disse Arthur poco dopo.
“Ma non capisci?”,rispose l’altro digrignando i denti,”come si permette quel vigliacco?Vorrei spaccargli la faccia.”
“Abel calmati”,ripeté di nuovo il fratello,appoggiandogli le mani sulle spalle,”Georgie ha il diritto di ballare con chi desidera.”
“ Lasciami solo”,esclamò il ragazzo portandosi le mani alla testa scuotendola,sentendo che iniziava a girare,”lasciami solo ti ho detto.”
“Va bene,ma ti prego fallo per lei”,disse Arthur,allontanandosi.
“Maledizione”,imprecò ancora Abel,battendo un pugno su quel marmo pregiato,girandosi di scatto,udendo il frastuono di quel vassoio a terra. “Ti prego di scusarmi”,disse raccogliendolo,restituendolo a quella ragazza davanti a lui,”scusami ancora,non volevo spaventarti.”
“Non si preoccupi signore”,esclamò Jessica guardando il viso di quel ragazzo un istante prima iracondo,distendersi in quel sorriso,trasalendo.
 “Ci vediamo”,disse poi Abel con un cenno della mano rientrando in sala,continuando a toccarsi il capo. Nel vederlo andare via la fanciulla immaginò che,se fosse stata una dama e non solamente una povera cameriera,che forse si era anche cacciata in brutta situazione,non avrebbe desiderato che quel giovane dagli occhi blu come cavaliere quella sera. In preda a quei pensieri improvvisi,ma piacevoli,rientrò nelle cucine.
 
Arthur invece si era fermato a riflettere,appoggiato a un muro vicino lo studio del signor Clarke,quando sentì dei passi. Girandosi alla sua destra,vide quell’uomo che poco prima stava danzando con Georgie.
“Salve”,esclamò Fletcher con un sorriso sghembo,accendendosi un sigaro.
Il ragazzo,nel guardare quegli occhi taglienti,salutò con la testa,percependo come una folata gelida attraversargli le ossa,alla vicinanza di quel corpo dall’imponente statura.
 “Ma quella è…”,mormorò poi una volta uscito fuori,vedendo quell’esile figura,seduta su uno scalino,“Maria!”
“Arthur sei tu,non ti avevo più visto”,rispose la ragazza,”sai,a Londra durante i ricevimenti esco spesso fuori”,continuò quando un brivido la percorse.
“Hai freddo?Aspetta”,le disse il giovane togliendosi la giacca,posandola sulle sue spalle scoperte.
“Ti ringrazio”,esclamò la fanciulla accostandosela,quasi stordita da quel profumo,”la luna stasera è bellissima non trovi?”
“è vero”,disse Arthur,sedendosi vicino la giovane.
In quegli istanti che sembravano interminabili il ragazzo,perdendosi in quei grandi occhi,avvicinò sempre di più il viso a quello di Maria,sfiorandole una guancia con una mano,quando una voce squillante lo ridestò.
 
“Arthur,dove sei Arthur!”
“Sono qui Georgie”,rispose il giovane alzandosi,andandole incontro di corsa.
“Presto vieni!”
La nobile,vedendo il ragazzo andar via abbassò lo sguardo,rientrando poco dopo.
“Arthur,Abel sta male”,continuò la sorella con voce accorata.
“Cosa?”,esclamò vedendo poco dopo il fratello svenuto a terra,accerchiato dagli invitati e Becky piegata su di lui.
“Chiamate subito un medico”,intervenne il signor Clarke,quando Abel,riaprendo gli occhi,con voce flebile disse:”Non è necessario,adesso mi sento meglio.”
“Va bene”,mediò il padrone di casa,mentre il ragazzo sentiva tutto intorno rimbombare,”ma per stasera rimarrai a dormire qui e ti fermerai fino a quando non starai meglio”,concluse ordinando  ad alcuni membri della servitù di portarlo in una delle camere riservate gli ospiti,scusandosi per l’inconveniente con  i presenti,che man mano iniziarono ad abbandonare il palazzo.
 
“Becky sei qui,posso entrare?”,chiese Maria in vestaglia quando ormai tutti erano andati a dormire,bussando alla porta della stanza della ragazza.
“Avanti”,rispose l’altra.
”Volevo sapere come sta Abel”,disse vedendo la fanciulla di spalle,seduta sul letto.
“Sta bene,avrei tanto voluto vegliarlo per tutta la notte,ma mio padre mi ha detto di ritornare nella mia camera,che ha bisogno di riposare.”
“Capisco”,sussurrò la nobile.
“Maria tu da che parte stai?”,esplose Becky girandosi verso di lei.
“Cosa intendi?”
“Perché hai dato quel vestito a Georgie,perché sei così gentile con lei? Hai visto come la guardavano tutti,hai visto Gregory e Abel,l’ho visto come la guardava,volevo rimanere sola con lui e invece … ecco cosa è successo,io mi sono confidata con te”,esclamò la giovane Clarke in un turbinio di parole.
“Becky ascoltami”,disse la nobile interrompendola,sedendosi accanto alla ragazza,prendendole le mani,”Georgie è solamente sua sorella,anche mio fratello a volte quando qualcuno mi guarda più del dovuto ha simili atteggiamenti.”
“Scusami,è che gli voglio bene”,rispose l’altra con occhi umidi,”come non ne ho mai  voluto a nessuno.”
Maria lasciò così che la ragazza si sfogasse,decidendo di parlare di quanto successo con Arthur in un altro momento.
 
Nel frattempo Gregory,nella sua stanza,iniziò a scrivere:
 
“Rapporto 1.
Sta procedendo tutto come previsto,quel Clarke è uno sciocco e come immaginavo sono riuscito a guadagnarmi subito la sua fiducia. Ho anche una collaboratrice in questa casa,conosciuta al porto,una sgualdrina che mi aiuta a non dare nell’occhio e a non annoiarmi troppo qui. Non penso avrò problemi a organizzare tutto,Malory mi aspetta a Sydney e credo che riuscirò a portargli Maria quanto prima. Ma c’è un fattore della zona,un certo Arthur,del quale quella stupida si è invaghita. L'ho trovato senza troppi sforzi,non pensavo in una simile fortuna,non credo darà problemi e al momento la situazione sembra essere sotto controllo.”
 
“E se ce ne darà …”,sussurrò l’uomo gettandosi poi su una poltrona di velluto,a gambe divaricate, mentre Arthur,guardando proprio in quel momento il letto vuoto del fratello,provò una strana inquietudine. Tenendo fra le mani una pistola,nascosta sempre con cura,insieme a quei resoconti che il suo pensiero lucido amava riportare e che nessuno,per alcun motivo al mondo,avrebbe dovuto leggere,Fletcher sfiorò con la canna quella piccola protuberanza sul volto,sua compagna dopo quella notte a palazzo Dangering.
 
Il Duca lo aveva convocato con la massima riservatezza nel suo studio,per affidargli una missione delicata. “Questo è quanto”,gli aveva detto infine l’aristocratico,dopo aver spiegato ogni cosa riguardo il viaggio che avrebbe dovuto intraprendere in Australia. Mentre stavano discutendo degli ultimi dettagli,il silenzio che avvolgeva il palazzo era stato squarciato da quegli spari e in un attimo Gregory si era trovato due uomini addosso. Durante la colluttazione era riuscito ad avere la meglio e a salvare la vita di Dangering,riportando solamente quella cicatrice come ricordo. “Dei volgari ladri”,aveva detto Fletcher sputando su quei cadaveri,dileguandosi nel cuore della notte,avvolto in un mantello,mentre gli sgherri del Duca avevano recuperato la refurtiva dalle tasche dei malcapitati,facendo sparire i loro corpi. Dopo quell’episodio il potente aristocratico non aveva più avuto alcun dubbio riguardo le capacità di quell’uomo,dotato della freddezza necessaria,eccellente nell’uso delle armi e nella lotta,oltre all’aspetto del tutto gradevole e a quel modo di porsi che lo facilitavano con qualunque tipo di persona.
 
Dangering aveva così iniziato a tessere la sua tela,mandando una lettera al padre di Becky,presentando Gregory come un suo collaboratore di fiducia,che avrebbe fatto da intermediario in un affare che dovevano concludere. Una banale scusa per giustificare la presenza dell’uomo nella tenuta dei Clarke,quando il terrifico Malory,da tempo in corrispondenza con il Duca riguardo quella faccenda riservata,attendeva a Sydney lo sviluppo degli eventi.
“Quella Georgie sarà mia”,disse infine Gregory Fletcher o meglio Jayden Harris,continuando a carezzare la pistola.
 
*********
 
 

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Capitolo 6
*** 6 ***



*********
 
Il Duca Dangering quella notte si alzò dal letto,non riuscendo a dormire. Indossando una delle sue preziose vestaglie si diresse alla finestra osservando,con le mani dietro la schiena,quel paesaggio avvolto dalle tenebre.
Andò poi nel suo studio,sedendosi alla solita scrivania,pensando a quando,giorni prima,uno dei suoi collaboratori gli aveva detto dell’ennesimo traffico. Quella era la sua vita da sempre,accumulare più ricchezze possibile e accrescere il potere personale.
Aprendo di nuovo il cassetto dal doppiofondo lesse ancora,fra quei documenti,l’ultima deplorevole lettera di Malory.
“Maria”,mormorò posando quelle carte,scuotendo la testa fra le mani.
 
La mattina seguente Lady Emily,ringraziando il signor Clarke per l’ospitalità,ripartì promettendo che sarebbe tornata quanto prima. Gregory aveva proposto alla donna di recarsi insieme a Sydney,in quanto doveva sbrigare un impegno di lavoro,chiedendo anche a Maria di accompagnarli. La ragazza aveva accettato,sapendo l’uomo trovare sempre le parole giuste per indurre le persone,senza che se ne rendessero conto,a far quel che desiderava. Nel guardare così la carrozza oltrepassare il cancello,il padrone di casa sospirò,rientrando dentro.
 
“Signore posso?”,disse Jessica in quel momento bussando alla porta della stanza dove stava riposando Abel.
Alla vista di quel giovane seduto sul letto,la ragazza sussultò.
“Ci si rivede”,esclamò Abel con un cenno della mano.
“Si signore”,rispose solamente Jessica che ben ricordava quella voce carezzevole,posando della biancheria pulita,che le avevano ordinato di portare,su una sedia.
“Chiamami solamente Abel va bene?Non sono proprio abituato a queste formalità.”
La fanciulla annuì,aprendo un poco la finestra per far cambiare l’aria
“E tu come ti chiami?”,continuò il giovane.
“Jessica”
“Lavori qui da molto?”
“Da poco,vi aiuto a cambiarvi signore,Abel”,si corresse l’altra.
“Va bene”,disse il ragazzo sfilandosi la maglia sudata,rimanendo a torso nudo.
Nel vedere quel torace,quei muscoli ben definiti,Jessica pensò che Abel non aveva nulla da invidiare a Gregory,seppur fosse di una bellezza più acerba per la giovane età. Toccò quella pelle accaldata,indugiando con le dita un poco più del dovuto,mettendo poi i vestiti sporchi in una cesta.
“Allora ciao e grazie”,esclamò il giovane sorridendo.
“Abel”,sussurrò Jessica una volta uscita in corridoio,rimembrando d’un tratto dove avesse sentito quel nome. “Ma certo”,continuò portandosi una mano alla bocca,quando vide Becky trafelata andarle quasi addosso.
 
“Abel,come stai?”,disse la giovane Clarke,che aveva preferito rimanere a palazzo quella mattina,sedendosi vicino al giovane,prendendogli una mano.
“Adesso sto bene,non preoccuparti”,rispose il ragazzo.
“Sono stata così in pensiero per te”,continuò l’altra,guardandolo negli occhi.
Abel,osservando quelle iridi chiare,l’attirò d’improvviso a se,affondando una mano in quei capelli lunghi,sfiorando quelle labbra fino a schiudere la bocca,facendole mancare quasi il respiro.  La fanciulla,a quella sensazione indescrivibile,come la mente fosse annebbiata,si strinse ancor di più a lui,sdraiandosi su quel corpo che tanto desiderava,rispondendo a quel bacio,il loro primo vero bacio.
 
A palazzo intanto giunse in quel momento un uomo distinto,con il viso dai baffi sottili. Era lì di passaggio e,quando il signor Clarke seppe che era un medico,gli chiese se poteva visitare un suo ospite che non si era sentito bene,dal momento che stava per chiamare un dottore per scrupolo.
L’uomo accettò di buon grado,seguendo così una cameriera fino alla camera di Abel.
“Benvenuto dottore,sono Becky Clarke,la figlia del padrone casa”,esclamò la ragazza aprendo la porta facendo le dovute presentazioni,dopo essersi ricomposta sbuffando,”vi lascio soli.”
Abel,vedendo quell’uomo frugare in una grande borsa nera,imbronciò le labbra,gli sembrava una cosa del tutto inutile,ma sapeva che non poteva sottrarsi.
“Sei sano come un pesce ragazzo,ma è meglio che ti riguardi almeno per un altro giorno”,disse il medico dopo aver ascoltato quanto accaduto e una breve visita. Salutando poi il giovane,facendogli i migliori auguri,scese al piano di sotto quando udì delle voci.
“Grazie papà”
“Abel è tuo amico,non devi ringraziarmi.”
Era  il signor Clarke,mentre accarezzava la testa della figlia,che gli cingeva la vita. A quella scena il dottore rimise il cappello,pensando che avrebbe chiesto a qualcun altro della zona riguardo quel che gli interessava. Dirigendosi all’uscita chiese a un membro della servitù di portare i suoi saluti al padrone di casa,perché doveva ripartire subito per motivi personali. Si incamminò così lungo il viale,rifiutando il denaro offerto con insistenza,credendo che niente valesse più di un abbraccio paterno.
 
Nel frattempo Gregory,una volta accompagnata Lady Emily e rimasto solo con Maria,aveva domandato  alla ragazza se le fosse dispiaciuto fermarsi per poco da un suo amico che non aveva avuto ancora il tempo di visitare da quando si trovava in Australia,prima di rientrare. La nobile,soggiogata di nuovo da quel modo di fare così persuasivo,aveva risposto che non vi era problema. La carrozza si diresse così alla periferia della città fino a quell’antico maniero,circondato da una fitta vegetazione.
“Da questa parte signori”,esclamò il maggiordomo facendoli entrare,richiudendo il pesante portone. La ragazza,percorrendo quel corridoio dalle strette finestre,dove filtrava poca luce,osservava quelle statue dalle fattezze sinistre. La colpì in particolare un mezzobusto che rappresentava un volto maschile dai lineamenti affilati,il naso aquilino ben scolpito e due piccoli occhi che sembravano scrutarla.
Giunti in un grande salotto dall’antica mobilia un uomo dalla pelle rugosa,seduto su un divano,si alzò sorreggendosi a un bastone,andando loro incontro con andatura zoppicante.
“Ben trovato Baudwin”,disse Gregory salutando il signor Malory,come se lo conoscesse da sempre,”quanto tempo.” La recita era appena cominciata.
“Così questa graziosa signorina si trova nella stessa casa dove adesso risiedi”,esclamò l’anziano padrone di casa dopo i convenevoli,assaporando un alcolico pregiato.
“Si,appartiene a un’antica casata inglese,quella dei Dangering.”
“Quale onore”,rispose l’altro,guardando Maria annuire,”quando sono stato a Londra ne ho sentito parlare,so che sono molto vicini alla Regina.”
Gregory spiegò alla fanciulla che lui e Baudwin si erano conosciuti durante un viaggio e si erano tenuti in contatto promettendogli,se fosse capitato a Sydney,che gli avrebbe fatto visita.
I due uomini continuarono poi a conversare riguardo aneddoti passati e l’affare che Fletcher doveva concludere con il signor Clarke,quando Maria  posò lo sguardo su una collezione di coltelli.
“Ve li posso mostrare se lo desiderate”,disse il vecchio alzandosi,”questo è di antica fattura”,continuò con un ghigno aprendo la vetrina,prendendo quell’oggetto affilato fra le mani.
“Signore vostro figlio è rientrato”,lo avvertì proprio in quel momento una cameriera.
“Bene,fallo passare”,rispose l’altro,rimettendo l’arma al suo posto,”vi presento mio figlio,James Malory”,disse alla nobile indicandolo.
La fanciulla,nel guardare quel ragazzo poco più alto,con l’addome prominente e i capelli radi avvicinarsi,facendole il baciamano con mano tremante,sussultò. Un senso di disgusto si impadronì  di lei a quel contatto,pulendo senza farsi vedere,con un fazzoletto,la pelle appiccicosa.
Baudwin riprese a parlare coinvolgendo anche il figlio,mentre Gregory,grattandosi la testa,osservava quel giovane guardare Maria con insistenza.
“James perché non accompagni la Duchessina Dangering a vedere i fiori in giardino?”,esclamò Malory poco dopo”molto meglio che ascoltare i nostri noiosi discorsi.”
“Come volete padre”,balbettò il ragazzo,uscendo fuori con la nobile,che lo seguiva a testa bassa.
“Così siete ospite nella campagna qui vicino”,disse James deglutendo,camminandole al fianco.
“Si”,rispose solamente Maria,scostandosi un poco a quell’odore pungente,sgradevole.
 “E come vi state trovando qui?”
“Bene”,rispose la ragazza mordendosi il labbro inferiore.
“Sono belle non è vero?”,continuò il giovane provando a intavolare una conversazione,porgendo una rosa alla ragazza,che lo ringraziò sfiorando appena quella mano sudata,quasi pungendosi,camminando ancora fra quelle siepi.
“Non vi preoccupate,andate pure”,esclamò poco dopo la nobile con un sorriso tirato,sbrigandosi a congedarsi,quando un membro della servitù chiamò il ragazzo.
Rientrò così dentro sospirando,percorrendo di nuovo quel tetro corridoio,udendo ad un tratto una dolce melodia provenire dal piano di sopra. Si fermò per un istante decidendo poi di salire quei gradini,proseguendo fino ad una stanza in fondo,dalla porta semiaperta. Nell’affacciarsi poco,vicino a uno stipite,vide una donna dai capelli biondi fino alle spalle muovere le dita sottili sulle corde di un’arpa,con le palpebre chiuse. Maria,come rapita,rimase ad ascoltare e le sembrò le gote di quel volto bellissimo fossero bagnate dalle lacrime. Infine andò via,cercando di far meno rumore possibile e sperando di non incontrare nessuno,accompagnata da quel suono che si faceva sempre più lontano,desiderando tornare a palazzo Clarke quanto prima.
 
A casa Buttman invece,da quando era stato recapitato quel biglietto in cui il signor Clarke avvisava che Abel stava bene ma che,su consiglio del medico si sarebbe fermato per un altro giorno,Mary aveva iniziato a tenersi occupata più del solito. Non era mai successo che suo figlio non fosse tornato a dormire e,mentre impastava con veemenza dando forma a dei biscotti,si chiese cosa fosse davvero accaduto. Torturata così da quel dubbio non fece che sgridare Georgie per ogni minima cosa,quando Arthur propose alla ragazza di accompagnarlo a pescare.
“La mamma è arrabbiata oggi”,disse la ragazza seduta vicino al fiume,strusciando i piedi nudi sull’erba.
“Non te la prendere Georgie”,esclamò il fratello,”è solamente preoccupata per Abel.”
“Manca anche a me,ma sono sicura che Becky si prenderà cura di lui”,disse l’altra,”Arthur”,lo chiamò poi.
“Dimmi”,rispose il ragazzo,mentre sistemava la canna.
“Scusami per ieri sera,io non …”
“Non preoccuparti”,rispose sorridendo,non immaginando la sorella lo avesse visto,”guarda Georgie,aiutami”,continuò facendo cadere il discorso,tirando su un grosso pesce. Arthur in quel frangente avrebbe voluto parlare di tante cose,di Maria,di Abel,di quell’uomo con cui la sorella aveva ballato ma,continuando quella pesca fruttuosa come raramente capitava,preferì tacere.
 
La giovane Dangering invece,dopo esser ritornata nella tenuta dei Clarke aveva visto Becky,raggiante,solamente per poco. Quando la sera poi si ritirò nella sua stanza,indossando una vestaglia fresca di bucato,pensò all’invito del signor Malory,poco prima che andasse via,a una festa in maschera che avrebbe organizzato a breve. Colta di sorpresa,aveva esitato per un istante,accettando infine per educazione e perché l’uomo le aveva detto che avrebbe potuto portare sue conoscenze.
Sdraiata su quel letto sempre più familiare,mentre prendeva uno dei libri che aveva portato con se,”Romeo e Giulietta”,le tornò alla mente il volto malinconico di quella donna,chiedendosi chi fosse. Sfogliando quelle pagine,lette innumerevoli volte,si soffermò al primo incontro dei due innamorati proprio a un ricevimento in costume:
 
“Romeo:Se con indegna mano profano questa tua santa reliquia(è il peccato di tutti i cuori pii),queste mie labbra,piene di rossore,al pari di contriti pellegrini,son pronte a render morbido quel tocco con un tenero bacio.
Giulietta:Pellegrino,alla tua mano tu fai troppo torto,che nel gesto gentile essa ha mostrato la buona devozione che si deve. Anche i santi hanno mani e i pellegrini le possono toccare e palma a palma è il modo di baciar dei pii palmieri.
Romeo:Santi e palmieri non han dunque le labbra?
Giulietta:Si pellegrino,ma quelle son labbra ch’essi debbono usar per la preghiera.
Romeo:E allora,cara santa,che le labbra facciano anch’esse quel che fan le mani:esse sono in preghiera innanzi a te,ascoltale,se non vuoi che la fede volga in disperazione.
Giulietta:I santi,pur se accolgono i voti di chi prega,non si muovono.
Romeo:E allora non ti muovere fin ch’io raccolga dalle labbra tue l’accoglimento della mia preghiera. (la bacia) Ecco,dalle tue labbra ora le mie purgate son così del lor peccato.
Giulietta:Ma allora sulle mie resta il peccato di cui si son purgate quelle tue!
Romeo:O colpa dolcemente rinfacciata!Il mio peccato succhiato da te!E rendimelo,allora,il mio peccato.(la bacia ancora)
Giulietta:Sai baciare nel più perfetto stile.”
 
Portandosi una mano al petto,pensò a quando a Londra era andata a vedere quella rappresentazione teatrale proprio con Lady Emily. L’enfasi con cui aveva recitato l’attrice che impersonava Giulietta,i suoi movimenti sul palco erano ancora impressi nella mente. Persa fra quei pensieri la nobile tornò poi alla realtà,che stava concretizzando pian piano ben diversa da come l’aveva immaginata. Suo Zio non avrebbe mai dato il permesso ad una relazione con un ragazzo come Arthur,gli appartenenti all’aristocrazia vivevano in un mondo del tutto diverso e seguivano leggi invisibili,ma ben radicate. Non aveva mai fatto troppo caso a quella condizione,fino a quando il problema non si era presentato,come se lo era posto anche la stessa Becky. Il divario poi sarebbe stato ancora più evidente in altri contesti,oltre ad un oceano che li avrebbe presto divisi.  Con occhi umidi pensò che forse stava correndo troppo con la fantasia,ma quello che stava accadendo  non era più sotto il suo controllo. Cercando di distrarsi,decise che l’indomani avrebbe chiesto a Georgie di accompagnarla in una delle più famose sartorie di Sydney,sorridendo alla faccia che avrebbe fatto Arthur. Sapeva che Becky sarebbe stata  impegnata di nuovo con Abel e,dopo il chiarimento che lei e l’amica avevano avuto,immaginò non se la sarebbe presa.
 
Nel frattempo Gregory nella sua stanza scrisse di nuovo:
 
“Rapporto 2
Sono riuscito a portare Maria da Malory senza che sospettasse niente,è avvenuto tutto in modo naturale. Ha iniziato a prendere confidenza con quel bamboccio e il vecchio,come d’accordo,l’ha invitata a quella pagliacciata in maschera.”
 
 Poche parole per un piano ordito a tavolino che Fletcher stava man mano eseguendo,senza che gli fosse però stato comunicato un piccolo dettaglio. James non aveva un aspetto proprio dei migliori,oltre a un imprevisto di cui nemmeno il Duca poteva essere a conoscenza,la presenza di quell’Arthur,con il quale il paragone era impietoso. I modi poi impacciati del figlio di Baudwin,che Gregory  aveva potuto osservare per poco,non facevano che peggiorare la situazione. La battaglia sembrava così essere persa in partenza,nonostante un patrimonio invidiabile,ma Fletcher era abituato alle difficoltà e se la sarebbe sbrigata da solo,come sempre. Riponendo così quel foglio al sicuro,conscio che in un modo o nell’altro avrebbe portato a termine la missione,sapeva però bene quanto l’essere attraenti potesse tornare utile,come il modo di fare. Battendo le mani sul bracciolo di quella poltrona dove spesso si sedeva,pensò che avrebbe dovuto insegnare qualcosa a quel ragazzo per sopperire a quelle mancanze e soprattutto,se non vi fossero state altre soluzioni,far sparire quel fattore. Mentre quei pensieri affollavano la sua mente,bussarono alla porta all’incirca verso la stessa ora,dopo il pasto serale. Entrò Jessica iniziando a spogliarsi,facendogli il solito resoconto riguardo Maria,comunicando che non aveva scritto altre lettere e che,per quel che aveva potuto ascoltare,la nobile non aveva parlato di niente di particolare. L’uomo si alzò così facendo una smorfia,accarezzando quella vita sottile,perdendosi in quel corpo sinuoso. La ragazza,nonostante amasse quelle mani sapienti,fece quel che doveva fare,senza particolare trasporto quella volta,andando poi via prima del solito.  
Richiusa la porta Gregory era di nuovo Jayden,solo con se stesso. Massaggiandosi il collo si diresse nudo alla finestra,osservando il panorama per alcuni istanti,infilando poi solamente un paio di pantaloni. Soddisfatto comunque dell’amplesso si accese un sigaro,pensando però che stava iniziando a stancarsi. Tante donne erano cadute fra le sue braccia forti,ma quella ragazza bionda ,quella sua ingenua malizia,lo avevano catturato da subito,oltre a quel volto che sembrava cozzare con l’ambiente circostante e l’uomo sapeva che difficilmente si sbagliava.  
Pensò poi,digrignando i denti,alle parole di Jessica pochi minuti prima,mentre divorava le sue labbra,riguardo quell’Arthur. Gli aveva chiesto se lo avesse incontrato alla festa e se somigliasse davvero così tanto ad Abel,come ricordava di aver letto di sfuggita in una di quelle lettere. A Jayden non era passato inosservato il tono con il quale la ragazza aveva pronunciato quel nome,oltre all’agitazione di Becky.
“Georgie,Abel,Arthur”,sussurrò infine sfregandosi il mento,credendo che avrebbe avuto più da fare di quanto previsto.
 
Jessica invece,quando palazzo Clarke era ormai immerso nel silenzio,si ritagliò un suo spazio,seduta su un vecchio baule,in una stanza usata come deposito per gli oggetti che non servivano più. Era uscita dall’angusta camera che condivideva con un’altra cameriera,ormai addormentata,accertandosi nessuno l’avesse vista.
 
“Ti aspetto stasera a mezzanotte in punto,al secondo piano nell’ultima stanza.
Jessica.”
 
Aveva scritto ad Abel lasciando quel biglietto sul vassoio della cena,che le avevano detto di portare,prima di servire il padrone di casa e gli altri.
 
“Mi trattate come un malato eppure io sto benissimo”,le aveva detto il ragazzo che era stato tutto il giorno in quel letto,alzandosi ogni tanto,trascorrendo molte ore con Becky,che non lo aveva lasciato un momento.
“Signore,scusa Abel,sono gli ordini.”
“Lo so e non voglio crearti problemi. Non ti annoi a volte qui?”,aveva continuato lui.
“è il mio lavoro e ho sempre molte cose da fare. ”,aveva risposto Jessica salutandolo,sbrigandosi ad uscire.
“A presto”,aveva infine detto Abel.
 
La ragazza si era accorta di come quel giovane aveva guardato il suo corpo prorompente,che era difficile non notare,nascosto nell’uniforme,oltre a quel modo di fare simpatico,sfrontato,a quel sorriso. Tutti segnali che le avevano fatto intuire qualcosa o in realtà era quello che desiderava? Era stata forse troppo audace?
Assillata da quei dubbi si mordicchiò un’unghia,pensando che in genere erano gli uomini a corteggiarla. Ma,avendo sentito per caso nelle cucine che l’indomani sarebbe ripartito e che forse non avrebbe più avuto l’occasione di rivederlo,aveva deciso che in fondo non aveva niente da perdere.
Fece dondolare una gamba rimuginando,mentre il ticchettio di quell’orologio polveroso,accantonato in un angolo,continuava a scandire il tempo,minuto dopo minuto,quando una bambola di porcellana catturò la sua attenzione. Raccogliendola le tornò alla mente quella di pezza che le aveva regalato suo padre,che tanto amava e con cui giocava da bambina. Una bambina che le circostanze della vita avevano fatto crescere troppo in fretta. Cullata da quei ricordi Jessica guardò di nuovo quelle lancette,era mezzanotte e venti.
 
*********
 
Note:

-Romeo e Giulietta,come molti sapranno,è una tragedia composta da William Shakespeare,la cui prima pubblicazione risale al 1597. Nel testo le battute che legge Maria riguardano il primo incontro dei due innamorati,in una calda notte di luglio,durante un ballo in maschera.
 


 

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Capitolo 7
*** 7 ***



Salve a tutti. Prima del capitolo c’è un riassunto della storia fino a questo momento, per riprendere le fila del discorso e ricordare meglio alcuni passaggi. Per chi non avesse letto i capitoli precedenti non leggere quanto scritto.
Un saluto. :)
 
SPOILER:

Maria, giunta in Australia per accompagnare Lady Emily, una sua parente in visita ad alcuni familiari a Sydney, su proposta di suo Zio, il Duca Dangering, è ospite di un suo amico, il signor Clarke che ha una figlia, Becky. Maria, poco prima di giungere in quel palazzo di campagna, incontra un ragazzo che la salva da un canguro che stava quasi per travolgerla, rimanendone subito colpita. Arrivata poi in quella casa la fanciulla inizia ad addentrarsi pian piano in quella nuova  realtà. A un pic-nic conosce le amiche di Becky e soprattutto i Buttman, ritrovando fra loro quel giovane che aveva conosciuto, Arthur, insieme al fratello Abel e a una ragazza bionda. All’inizio la nobile è timida nei confronti del ragazzo, non sapendo poi ancora che quella fanciulla, di nome Georgie, non è altro che la sorella, scoprendolo in seguito parlando con Becky, con la quale inizia ad entrare man mano in confidenza. Maria scrive anche le impressioni di quel che di bello sta vivendo alla sua amica londinese Elizabeth ed inizia a sognare. Nel frattempo a palazzo arriva una nuova cameriera, Jessica ed un uomo misterioso, Gregory Fletcher, dai modi galanti e dal saper conversare, che in realtà già conosce la ragazza. Jessica, ammaliata da quel modo di fare, aveva accettato in precedenza la proposta dell’uomo, con il quale aveva anche iniziato una relazione sessuale, di tenere d’occhio la nobile Maria Dangering, lavorando sotto copertura come un membro della servitù. Gregory però non è sincero con lei riguardo la sua vera identità e la faccenda che coinvolge Maria. La nobile intanto inizia a frequentare i Buttman sempre più insieme a Becky. Le due ragazze vanno in visita anche nella loro modesta casa e Abel e Becky si baciano, mentre Maria conosce meglio Georgie e trascorre del tempo in compagnia di Arthur. Abel e il fratello si confidano riguardo queste dolci conoscenze e parlano anche di Georgie. Arthur rimarca che è solamente la loro sorella, a differenza di Abel che non riesce a pensare alla ragazza solamente in questo modo. La madre Mary è preoccupata per i figli perché frequentano due ragazze molto distanti da loro per ceto sociale, ma al tempo stesso pensa che la loro compagnia permetta ai ragazzi di distrarsi da Georgie. Gregory intanto, aiutato da Jessica che gli consegna alcune lettere scritte da Maria, scopre che la nobile è invaghita di un certo Arthur. Nel frattempo il signor Clarke, che era andato via per alcuni affari, ritorna a palazzo e, avendo saputo dell’arrivo di Lady Emily in visita alla giovane Dangering, propone alla fanciulla di organizzare una festa.  Il padre di Becky, vedovo, conoscendo la parente di Maria, riscopre dopo molto tempo il piacere di essere di nuovo in compagnia femminile. Lady Emily, osservando poi Georgie al ricevimento, pensa che la ragazza somigli molto a una donna che aveva incontrato molti anni prima a Londra. Becky nel frattempo si intrattiene con Abel mentre Maria balla con Arthur, sentendosi sempre più a suo agio vicino a quel giovane. Gregory invece rimane folgorato da Georgie e scopre, parlando proprio con lei danzando, l’identità del famoso Arthur.  Abel, vedendo la sorella fra le braccia di quell’uomo, inizia a bere fino a uscire poi fuori dalla sala, animato da una gelosia incontrollabile, con Arthur che lo segue cercando di calmarlo.  Rimasto solo Abel conosce per caso  Jessica, che sembra rimasta colpita da lui, facendole cadere il vassoio in uno scatto di rabbia.  Arthur invece nei corridoi incontra Gregory, sentendosi gelare da quello sguardo, uscendo poi fuori vedendo Maria. I due giovani, complice anche l’atmosfera, stanno per baciarsi, quando Georgie chiama il fratello per dirgli che Abel non si è sentito bene. Il signor Clarke ordina così di far portare il ragazzo in una stanza degli ospiti, facendolo rimanere a palazzo. Nel frattempo Maria e Becky hanno un confronto dove quest’ultima non si sente compresa dall’amica per la presenza di Georgie nella vita di Abel, ma la nobile la rassicura. Gregory poi, solo nella sua stanza, toccandosi la cicatrice che ha sul volto, non avendo detto a Jessica la verità su come se la fosse procurata, ricorda la notte in cui il Duca Dangering gli aveva affidato in segreto la missione riguardante Maria. Fletcher aveva quella ferita per aver salvato la vita dell’aristocratico da alcuni ladri intrufolatisi nella tenuta di notte. Una notte della quale anche Maria si ricorda, avendo sentito grida e spari. Gregory aveva ricevuto dal nobile inglese l’ordine di partire per l’Australia per portare Maria da Malory, un uomo da tempo in corrispondenza con il Duca, che li attendeva a Sydney. Dangering, per giustificare la presenza di Gregory Fletcher, il cui vero nome è Jayden Harris, dai Clarke per permettergli di avvicinarsi a Maria senza destare sospetti, aveva scritto al padre di Becky che avrebbe inviato l’uomo per fare da intermediario in un affare. Fletcher però constata che la faccenda è più complicata di quanto previsto per la presenza di quell’Arthur. Il Duca a Londra continua intanto a gestire i suoi traffici ma, aprendo ogni volta quel cassetto dal doppiofondo e leggendo i documenti e quelle lettere di Malory sembra turbato. Jessica nel frattempo, servendo la mattina seguente Abel in camera inizia a prendere confidenza con il ragazzo che a sua volta ha delle effusioni intime con Becky.  Proprio mentre il giovane Buttman è ospite in quella casa giunge per caso un uomo che si trovava lì di passaggio per chiedere alcune informazioni. Saputo fosse un medico il signor Clarke gli chiede di visitare Abel e il dottore lo trova in ottima forma. L'uomo va poi via non avendo modo di chiedere riguardo quel che  voleva sapere. Il padre di Becky spera di rivedere presto Lady Emily, che è partita per Sydney accompagnata da Gregory che ha fatto anche venire Maria, per portarla poi, sulla strada del ritorno, da Baudwin Malory facendo finta sia un suo vecchio amico. La nobile osserva quel maniero sinistro e fa anche la conoscenza del figlio del padrone di casa, James, di aspetto non gradevole e dai modi impacciati, che sembra mostrare interesse verso di lei. Maria trovatasi sola in giardino con quel ragazzo riesce poi a liberarsi della sua presenza, quando è attirata da una dolce melodia al piano superiore del palazzo, scoprendo una donna bionda suonare l’arpa. Nel frattempo la signora Buttman è sempre più preoccupata e sgrida Georgie che a sua volta si scusa con Arthur per aver interrotto quel momento con Maria. La nobile invece  continua a sognare, sempre più cosciente però della sua situazione, per la differenza di ceto sociale fra lei e Arthur, immaginando un amore inconsistente. Maria ha anche ricevuto da Malory l’invito a una festa in maschera nel suo maniero, mossa studiata di cui anche Gregory ne è a conoscenza. Fletcher però constata che i problemi sono due, l’imprevista presenza di Arthur e l’aspetto e il modo di fare di James, oltre al desiderio che sente verso Georgie. Jessica intanto, pensando di non vedere più Abel, gli lascia un bigliettino sul vassoio della cena, sperando di incontrarlo quella notte.
 
*********
 
Abel si era svegliato la mattina seguente in quel confortevole letto,troppo grande per una sola persona, accarezzato dalla luce del sole che filtrava dalla finestra, pensando che quel modo di vivere, serviti e riveriti, non fosse poi così male.
“Abel sei sveglio posso entrare? Sono Maria”, disse la ragazza più mattiniera del solito, bussando alla porta.
“Si entra”, rispose l’altro.
“Volevo sapere come stavi, ieri si è fatto tardi e non volevo disturbarti, Becky però mi ha detto che ti senti meglio”, continuò la nobile entrando, arrossendo nel vedere che il giovane fosse a torso scoperto.
“Sto benone”, esclamò Abel sgranchendosi, infilando una maglietta.
 “Ne sono lieta, volevo anche dirti, prima che vai via, di una festa in maschera che si terrà a Sydney. Il padrone di casa mi ha detto che posso invitare chi desidero e mi farebbe piacere partecipassi, come anche a Georgie e Arthur.”
“Credo proprio che Georgie sarà contenta quando glielo dirò”, disse il ragazzo massaggiandosi il collo.
 
La fanciulla poi si congedò, rientrando nella sua stanza pensando che, nonostante Abel e Arthur si somigliassero molto di aspetto quest’ultimo, per quel che lo aveva potuto conoscere, era più pacato e riservato, molto diverso dal fratello. Ma entrambi persone dalla bellezza, oltre che fisica, dello spirito, come anche Georgie. Questo, constatò la nobile, il bagaglio più prezioso che avrebbe portato con se rientrando in patria.
In attesa poi del ritorno di un servitore che aveva mandato dai Buttman per chiedere a Georgie se fosse stata disponibile a recarsi insieme a Sydney nel pomeriggio, Maria decise di scrivere di nuovo alla sua amica londinese. Ma, appena prese la carta, copiose lacrime iniziarono a rigarle le gote. Le stavano tornando di nuovo alla mente i pensieri della sera prima, pensieri che storie fantastiche, feste e vestiti non potevano cancellare. E, nonostante avesse sempre raccontato tutto ad Elizabeth, quella volta non se la sentì di parlare di come stava procedendo quella dolce conoscenza, di materializzare su quel foglio umido il suo sogno d’amore. A volte la ragazza immaginava, illudendosi, che tutto forse si sarebbe risolto, ma sapeva che niente si sarebbe risolto. Suo Zio non era il padre di Becky, un uomo di buon cuore che forse con il tempo avrebbe anche potuto accettare una relazione fra Abel e la figlia. Per la giovane Clarke c’era una speranza. Era tanto invece per Maria poter vivere un rapporto autentico, fatto di piccoli gesti come tenersi per mano, come una qualunque ragazza della sua età invece che continuare a sognare avventure fantastiche? Si, era tanto per Maria Dangering, nipote del Duca Dangering uomo dei più  potenti a Londra, addirittura vicino alla Regina Vittoria. Mentre quel cognome le rimbombava nella testa, la nobile accartocciò quel pezzo di carta, cercando poi di ricomporsi prima di scendere per colazione e andare a fare un giro in campagna con il signor Clarke, come d’accordo.
 
Ad Abel invece il primo pasto della giornata venne portato in camera per ordine del padrone di casa, che continuava a trattarlo con tutti i riguardi.
“Allora volete proprio viziarmi?”, esclamò il ragazzo mentre stava ammirando quel panorama incontaminato fuori dalla finestra, vedendo Jessica entrare.
“Buongiorno”, rispose solamente l’altra, posando il vassoio con la colazione e la cesta con il vestito che il giovane aveva indossato alla festa, pulito.
“Ah scusa”, disse poi Abel grattandosi una guancia, ”ieri pomeriggio Becky  mi ha fatto rimpinzare con un dolce al cioccolato e non avevo proprio fame. Spero questo non ti crei problemi”, continuò vedendo Jessica silenziosa osservare la cena ancora al suo posto, intatta.
“Nessun problema”, rispose la ragazza sospirando, sbrigandosi a infilare quel biglietto che aveva scritto in tasca, pensando quanto fosse stata sciocca. Aveva aspettato quel giovane per tutta la notte fino a crollare su quel vecchio baule, mentre lui dormiva beato chissà da quanto.
 “Abel io …”, esclamò poi deglutendo avvicinandosi d’istinto, osservandolo in piedi davanti a lei in tutta la sua bellezza,  “io …”, continuò sfiorandogli il volto con una mano quando un tonfo li fece sobbalzare.
Becky, in piedi davanti alla porta, raccolse da terra il libro che aveva con se fuggendo via.
 
“Becky” , gridò il ragazzo uscendo di corsa dalla stanza, ”Becky aspetta”, ripeté seguendola fino in giardino, riuscendo ad afferrarla per una mano, trascinandola nella stalla, chiudendo la porta ,accertandosi non li avesse visti nessuno.
“Lasciami”, disse la fanciulla con occhi umidi, mentre cercava di liberarsi da quella presa.
“Becky ascoltami”, esclamò Abel appoggiando i palmi delle mani al muro bloccandola, avvicinando il suo viso a quello della ragazza, così vicino da sentirne il respiro, “non è come pensi, le avevo solamente chiesto di sentire se ero accaldato. Tu mi piaci, mi piaci molto.”
Becky, ogni volta che si perdeva in quegli occhi blu, era sempre come fosse la prima volta. E, senza avere il tempo di rispondere, sentì di nuovo quelle labbra morbide sulle sue e quei morsi inaspettati sul collo. Non era come la volta prima, dalle tenere carezze, la ragazza poteva in quel momento percepire quel corpo, avvinghiato al suo, fremere e premere con forza, fino quasi a farle mancare il respiro. Abel, del tutto poi in preda alla passione, le tirò giù il vestito affondando il volto in quei piccoli seni sodi, tempestandoli di baci, la voleva, la desiderava come non mai. Becky si lasciò così andare a quelle sensazioni meravigliose, a quella bocca che continuava a muoversi sulla sua pelle, scendendo sempre più in basso, quando il ragazzo si fermò all’improvviso.
“Abel, dove vai Abel?”, disse la fanciulla  spaesata, con voce accorata, guardandolo uscire fuori dalla stalla senza dire una parola.
 “è meglio ritorni a casa, mia madre sarà in pensiero per me”, rispose l’altro senza girarsi, facendo un cenno con la mano, ” salutami tuo padre e ringrazialo per tutto.”
“Abel”, sussurrò Becky vedendolo allontanarsi, accarezzando il suo cavallo gettandosi poi a terra con il cuore in subbuglio, come il suo giovane corpo.
 
Il ragazzo, prima di varcare il cancello, rientrò un momento nella stanza dove era stato ospite per prendere il vestito che gli aveva cucito sua madre. Mentre scendeva infine di nuovo le scale in quel frangente pensò che, se non fosse andato via in quel modo brusco, non sarebbe riuscito a trattenersi e quella ragazza non lo meritava, non a quel modo. Nonostante poi Abel stesse facendo di tutto per dimenticare Georgie, la sorella era ancora nella sua testa. Un amore idealizzato che lo aveva fatto desistere da qualunque tentazione, ma quella volta era diverso, Becky non era come tutte le altre, nonostante fosse iniziato quasi tutto per gioco. Lo aveva riempito di premure, ci teneva davvero a lui e sentiva che doveva portarle  rispetto. Il padre della ragazza inoltre era una persona squisita e tutte quelle gentilezze avevano scaldato il cuore di Abel, che aveva sempre tenuto tutto dentro da quando aveva perso la figura paterna. Perso fra quei pensieri il giovane si ricordò poi di Jessica, che avrebbe voluto almeno salutarla ma non sembrava essere da nessuna parte e non gli andava di chiedere a qualche membro della servitù. Uscì così dal palazzo salutando solamente il maggiordomo immaginando che, se non ci fossero state Becky e Georgie e si fosse trovato in altre condizioni, avrebbe ricambiato volentieri le attenzioni di quella fanciulla, la più sensuale avesse mai conosciuto.  Pensò anche che Arthur era più bravo a gestire l’affetto per le persone a lui vicine, come per Maria e per la sorella, almeno così aveva intuito. “Salve”, udì ad un tratto Abel quasi all’uscita, vedendo quell’uomo che aveva ballato alla festa con Georgie, causa del suo malore, che lo stava fissando. Il giovane Buttman rispose con un cenno della testa, sostenendo quello sguardo insolente, incamminandosi poi a piedi fino a casa. Aveva chiesto il giorno prima a Becky chi fosse quell’individuo, ma la ragazza gli aveva detto solamente che si chiamava Gregory e che soggiornava nel suo palazzo perché doveva concludere un affare con suo padre. Lungo la strada il giovane, facendo dei profondi respiri, cercò di mettere ordine nella sua mente confusa fino a ritrovare, una volta a casa, la madre che stava riempiendo un secchio d’acqua alla fontana andargli incontro abbracciandolo. Abel annegò così i suoi turbamenti in quei piatti semplici e deliziosi, i suoi preferiti, che gli aveva cucinato Mary come fosse tornato da un lungo viaggio.
 
Maria quel pomeriggio rientrata a palazzo Clarke, saputo dal servitore che Georgie aveva accettato con entusiasmo il suo invito, iniziò a preparasi in attesa della carrozza che aveva mandato a prendere la ragazza.
“Queste sono le misure di Arthur, come mi avevi chiesto”, disse la fanciulla bionda consegnando un foglietto alla nobile.
“Grazie”, rispose Maria sussurrandole poi qualcosa all’orecchio.
“è una bellissima idea”, esclamò l’altra.
“Georgie posso chiederti una cosa?”, disse la giovane Dangering.
“Certo.”
“Com’è il rapporto con i tuoi fratelli, vi è mai capitato di litigare?”
“Sono meravigliosi”, rispose Georgie d’impeto, ”magari qualche volta discutiamo, specialmente se facciamo arrabbiare la mamma, ma mi hanno sempre protetta.”
Nel sentire quelle confessioni Maria pensò al rapporto con Irwin, più freddo e formale.
“Sono sicura che ci divertiremo alla festa”, disse quasi arrivate, cambiando argomento, ”ho invitato oltre a Becky e al padre anche la mia parente che si trova a Sydney, forse l’hai conosciuta a casa dei Clarke.”
La fanciulla scosse la testa.
“Allora la conoscerai. E poi Gregory”, continuò la nobile, ”è affascinante non è vero? Vedessi come vi guardavano tutti.”
Nel sentire quelle parole Georgie ricordò quando aveva danzato con quell’uomo, pensando che, fino a quel momento, le uniche persone di genere maschile con le quali era sempre stata a stretto contatto erano i suoi giovani fratelli.
Giunte a Sydney, in quella lussuosa sartoria di antica tradizione che le aveva suggerito il signor Clarke, Maria venne accolta con tutti gli onori. Parlò poi con la proprietaria facendole vedere in un’illustrazione gli abiti di Giulietta e Romeo, commissionandone due uguali mentre Georgie comprò della stoffa per cucire il suo abito e quello di Abel.
 
Trascorse appena una giornata che il signor Malory inviò l’invito ufficiale a casa di Becky, con la data  dell’evento che si sarebbe tenuto fra due giorni nel suo palazzo. La giovane Dangering si preoccupò così di scrivere gli inviti, mandando personalmente dei servitori da Lady Emily e dai Buttman, con un pacco a parte per Arthur, ben confezionato, contenente il vestito della sartoria e il libro di Romeo e Giulietta che la ragazza aveva portato con se in Australia. Quella volta poi Becky confidò a Maria che avrebbe preferito non invitare le sue amiche perché voleva dedicarsi solamente ad Abel.
 
Quando a casa Buttman fu consegnata, oltre alla partecipazione al ricevimento, quella scatola per Arthur il ragazzo, vedendo il suo nome, la prese andando in camera sua, con la madre che sospirò nel vedere quella porta chiusa.
“Questo vestito è come quello di Romeo, il protagonista della storia.
Spero ti piacerà.
Maria.”
Lesse il ragazzo su un foglietto, provando poi quell’abito, notando che gli calzava a pennello.
“Mamma mettiamoci al lavoro”, esclamò Georgie in cucina dopo aver finito di lavare alcune tazze, avvicinandosi alla macchina da cucire, iniziando a tagliare la stoffa. Mary in quel frangente avrebbe voluto sgridare la fanciulla perché non era quella la vita che desiderava per i suoi figli, fatta di feste continue e frivolezze, con persone con le quali non avevano niente in comune e senza aver la possibilità di contraccambiare in alcun modo. Ma, vedendo i suoi ragazzi con la mente di nuovo occupata, decise di arrendersi ancora. L’unica cosa che davvero sperava era non fosse mai accaduto loro niente di male.
 
Arrivato il giorno della festa due cameriere, che avevano aiutato Maria e Becky a vestirsi, accompagnarono le due amiche fuori fino alla carrozza, dove le attendevano il signor Clarke e Gregory. Jessica invece, da quando Abel era andato via, non si era più vista nei lunghi corridoi del palazzo, era infatti confinata nelle cucine a svolgere i lavori più duri. “Sei più indispensabile qui”, le aveva detto il maggiordomo, ma la ragazza sapeva che dietro quelle nuove disposizioni c’era Becky. Invidiosa come lo erano tante della sua bellezza e che temeva le avesse portato via Abel, anche se ormai non si trovava più in quella casa oppure solamente una punizione per qualcosa che non aveva commesso. Questo pensava Jessica mentre puliva alcuni mobili, gettando poi di scatto quello straccio a terra pestandolo, consapevole che, se avesse fatto parte dell’alta società , non ci sarebbe stata storia.
“Al diavolo!”, esclamò. Tutti le davano ordini e stava sgobbando più in quel palazzo di lusso che nella locanda dove aveva sempre lavorato, iniziava così a non sopportare più quella situazione.  Vedeva inoltre Gregory, che continuava a fare la bella vita, pochissimo e quella che era sembrata  un’occasione per migliorare la sua vita si stava rivelando un pessimo  affare. Non le importava più di controllare quella sciocca ragazzina venuta da Londra ne di scoprire le reali intenzioni di Fletcher, non le importava più di niente. Si sentiva solamente una stupida, che si era lasciata circuire dalle belle parole di quel tipo che la stava solamente usando. Cosa ci faceva lì? Ancor più nervosa diede un calcio a un secchio colmo d’acqua, ritrovando come d’improvviso il suo orgoglio. Tornò  poi nella sua angusta stanza, gettando le poche cose che aveva portato in quella misera borsa, lasciando un biglietto in cui avvisava che lasciava il lavoro per urgenti motivi personali, nessuna parola invece per Gregory. Cercando infine di non farsi vedere, uscì fuori da quella tenuta, fermando un fattore che doveva recarsi a Sydney, pagandogli il passaggio. Lungo la strada Jessica pensò ad Abel, che avrebbe dovuto parlargli, mentre osservava quei prati verdi, libera.
 
“Georgie sei pronta?”, disse nel frattempo Arthur bussando alla porta della camera della sorella, ”ti aspettiamo qui fuori.”
“Un attimo e arrivo”, rispose la ragazza osservando con soddisfazione allo specchio il vestito da fata dei boschi che aveva cucito con le sue mani. Acconciò poi i capelli in modo più sofisticato del solito, quando la sua mente tornò a quello che le aveva detto Maria riguardo Gregory. Georgie pensò che le attenzioni di quell’uomo le facevano piacere e che le sarebbe piaciuto rivederlo, ma pensò anche che, se Abel non fosse stato suo fratello, sarebbe stato lui il suo principe azzurro, il suo uomo ideale.
“Cosa pensi di quel tipo Arthur?”, chiese intanto Abel al fratello, scalciando un piede sull’erba, mentre continuavano ad aspettare la sorella.
“Dici quell’uomo che ha ballato con Georgie a casa di Becky? Non lo so, l'ho visto così poco”, esclamò l’altro ricordando quello sguardo.
“Ho saputo da Becky che in questo periodo vive a casa sua, che deve concludere un affare con suo padre, ci sarà anche lui alla festa, me lo ha detto Georgie, ma ti confesso che non mi piace, per niente. ”
“Posso comprenderti ma magari è una persona a posto. Dobbiamo fidarci di Georgie, in fondo non sta facendo niente di male e non possiamo decidere noi al posto suo. Abel, qualunque cosa accada promettimi di non comportarti come l’altra volta, promettimelo.”
“Io voglio solo che nostra sorella non soffra, per nessuna ragione al mondo”, rispose il ragazzo digrignando i denti, “Arthur sai, Becky è davvero una cara ragazza, mi sto affezionando a lei e non vorrei mai ferirla.”
“Sono sicuro che saprai fare la cosa giusta”, disse Arthur ascoltando quelle confessioni, posando una mano sulla spalla del fratello.
“Anche io devo dirti una cosa, a casa dei Clarke io e Maria ci stavamo per baciare. Lo so che è un’aristocratica, ma è del tutto diversa dalle altre, ha una nobiltà d’animo come non ho mai visto in nessuna ragazza.”
“E bravo Arthur”, esclamò il fratello dandogli un colpetto sul petto.
“Eccomi, possiamo andare”, disse in quel momento Georgie aprendo la porta prendendo Abel a braccetto, mentre i fratelli non poterono che ammirare quella bellezza ancora più superba.
 
“Signor James le serve aiuto?”, chiese nel frattempo un membro della servitù a palazzo Malory, poco prima dell’inizio della festa.
“Faccio da solo, vai”, rispose bruscamente l’altro gustando dei dolci a letto, come amava spesso fare. Pulendosi poi con un dito la bocca tutta sporca di zucchero pensò che quella sera doveva assolutamente riuscire a fare colpo su Maria. Mentre continuava ad abbuffarsi la sua mente tornò a quando l’aveva vista per la prima volta a Londra, molto tempo prima, a un ricevimento a casa di un nobile inglese. Era giunto in città dalla lontana Australia con il padre che avrebbe dovuto concludere alcuni affari con un aristocratico, un certo Duca Dangering. Essendo così Baudwin stato molto occupato quel periodo, aveva procurato a James inviti per varie feste per non farlo annoiare e per fargli  fare nuove conoscenze. Il ragazzo aveva sempre partecipato controvoglia, fino al giorno in cui aveva notato quella ragazza, dalla dolce risata e dalla grazia innata, spiccare fra tutte. Ricordò come, in quel frangente, avrebbe tanto voluto invitarla a ballare ma le gambe, quasi fossero state paralizzate, non glielo avevano permesso. Non era riuscito nemmeno ad avvicinarsi per presentarsi, intimidito da tutti quei cavalieri intorno alla fanciulla. Era così rimasto ad ammirarla, invisibile fra la folla, quando aveva udito un cameriere esclamare: “Duchessina Maria Dangering desiderate da bere?”
Sfregandosi le mani James aveva pensato che forse la fortuna non lo aveva del tutto abbandonato e che avrebbe avuto la possibilità di rivederla.
“Farò tutto quello che è in mio potere, devi fidarti di me”, gli aveva detto Baudwin, ascoltando quella richiesta, ”ma adesso dobbiamo ritornare in Australia, la nave partirà domani.” Malory aveva sempre accontentato suo figlio, orfano di madre dalla nascita. Lo aveva cresciuto da solo, abituato alle difficoltà, essendosi costruito una posizione partendo dal basso con dei piccoli traffici illeciti, sempre più grandi man mano che aveva allargato il cerchio delle conoscenze della gente che contava, fino a diventare lui stesso uno di quelli che contava. Da persona concreta qual era aveva sperato che James, ritornati in Australia, avesse dimenticato quella fanciulla, che fosse stato solamente un capriccio. Invece Il ragazzo non era riuscito a togliersela dalla testa in alcun modo, avendo rifiutato tutte le ragazze, anche più belle della giovane Dangering, che il padre gli aveva proposto. Nella sua testa c’era solo Maria, sempre più un’ossessione e James, ad ogni giorno trascorso, aveva alternato sempre più scatti d’ira improvvisi a fasi di profonda depressione. Avendo visto non sembrava esserci altra soluzione, Baudwin aveva così deciso di scrivere al Duca Dangering, per esporgli la questione con franchezza. La giovane sarebbe dovuta venire in Australia con una scusa mentre al resto avrebbe pensato lui, una volta arrivata.  L’unica richiesta era la presenza di uomo di fiducia, scaltro, per fare da tramite. Era così iniziata da quel momento una fitta corrispondenza fra l’aristocratico e Malory, per definire il da farsi. Il potente Duca era per la prima volta tenuto in scacco da un plebeo, come un uomo qualunque e, se non ci fosse stato quel segreto di cui nessuno sarebbe dovuto mai venire a conoscenza a legarli, il nobile inglese non avrebbe mai accettato una richiesta, anzi un ricatto simile.
“Non le accadrà nulla di male”, gli aveva scritto Baudwin più volte in quelle lettere, muovendo le fila di quella bizzarra faccenda. Una faccenda alla quale il Duca mai avrebbe pensato di farne parte, complice dell’infelicità di sua nipote, consegnata a uno come Malory dall’altra parte dell’oceano, che aveva sfruttato l’occasione a suo favore per ottenere un titolo nobiliare. Quando l’aristocratico aveva salutato Maria su quella dannata nave in partenza verso l’ignoto, gioiosa di fare una nuova esperienza, aveva maledetto il giorno che era entrato in combutta con quell’uomo, pensando quando sua nipote sarebbe tornata, sempre se fosse tornata. E soprattutto sentendosi colpito nell’onore, immaginando una Dangering, appartenente a una delle famiglie più nobili inglesi, maritata con quel goffo individuo che aveva visto una volta di sfuggita.
In quell’istante James, ridestandosi da quei ricordi, si alzò dal letto accarezzando, come fosse una persona reale, quel ritratto di Maria che suo padre si era fatto inviare dal Duca, in attesa del giorno in cui la ragazza sarebbe arrivata. E finalmente quel giorno era arrivato.
Indossò così il vestito da moschettiere che si era fatto cucire, immaginando di essere il nobile Athos o l’impavido D’Artagnan, personaggi che aveva sempre ammirato da quando il precettore gli aveva donato il libro “i tre moschettieri.” Si pettinò infine i capelli trattenendo il respiro per qualche secondo, espirando poi facendosi coraggio, uscendo dalla sua stanza. Non poteva fallire.
 
Baudwin invece non era ancora sceso, si trovava nelle stanze di quella donna bionda che risiedeva nella sua casa. L’uomo sapeva quanto quella serata sarebbe stata importante per suo figlio e poteva in fondo capire il sentimento che lo animava, lui stesso non ne era immune.
“Questo è per te”, disse allacciando una collana con uno splendido rubino su quel collo delicato, ”nessuna potrà eguagliare la tua bellezza, spero ci onorerai con la tua presenza”, disse poi facendole il baciamano, congedandosi zoppicando.
Rimasta sola la donna, che non aveva detto una parola, attanagliata da un senso di disgusto come sentisse ancora quelle labbra secche sulla sua pelle, si avvicinò a un prezioso specchio appeso al muro. Guardò riflessi i suoi begli occhi, sempre più spenti, accarezzando i capelli che un tempo portava lunghissimi. Questo era diventata Sophie , l’ombra di se stessa. Sospirando si toccò i polsi, ricordando quel giorno che aveva tentato di suicidarsi con le schegge di un bicchiere in frantumi. Ma non le avevano permesso nemmeno di morire, come di fuggire, essendo le uscite del palazzo sempre controllate, nonostante potesse muoversi liberamente al suo interno.  Cos’altro avrebbe potuto fare allora se non sperare con tutta se stessa che il suo amato Fritz e la sua piccola Georgie fossero ancora vivi? Una flebile luce in quel buio che aveva oscurato la sua anima martoriata, dopo quella terribile notte. Gli uomini di Malory l’avevano intercettata mentre stava cercando di raggiungere il campo dove si trovava suo marito, portandola via con la forza fino a quel maniero che sarebbe diventata la sua gabbia dorata, lasciando la sua bambina sotto la pioggia battente. Quel pianto straziante non l’aveva mai abbandonata, cos’era successo dopo?  Baudwin aveva sempre dimostrato che avrebbe fatto qualunque cosa per lei, se solo avesse voluto e, nonostante vivesse come una prigioniera, non le aveva mai fatto mancare nulla e non l’aveva mai sfiorata nemmeno con un dito. Ma, come poteva Sophie anche solo provare un minimo d’affetto per chi l’aveva strappata alla sua famiglia a quel modo distruggendola? Il suo cuore, anno dopo anno, si era congelato, vivendo nei ricordi e nell’illusione di poter riabbracciare i suoi cari.  A palazzo l’uomo la faceva chiamare come la signora Elaine Malory, sua consorte e, da quando si trovava lì, nessuno della servitù, ben istruita, si era mai permesso di farle alcuna domanda sconveniente, come da dove venisse o il motivo per il quale spesso non partecipasse ai pasti. Baudwin la lasciava libera di agire come preferiva in casa, l’unico ordine che doveva rispettare era di rispondere sempre si chiamasse Elaine Malory a chiunque avesse chiesto il suo nome. Nonostante il  paese natale della donna fosse l’Inghilterra e non la conoscesse nessuno, il navigato  uomo aveva immaginato la prudenza non era mai troppa. La donna così trascorreva quelle giornate, tutte uguali, in solitudine, non trovando ristoro nemmeno nel sonno. Non riceveva quasi mai gli ospiti che venivano a visitare Baudwin e non aveva stretti rapporti con nessuno, meno che mai con James , che era sempre stato freddo nei suoi confronti e tenuto all’oscuro dal padre riguardo la sua vera storia. L’uomo aveva solamente detto al figlio che, dopo tanti anni di solitudine era opportuno avesse preso moglie, per trascorrere la vecchiaia in compagnia quando lui un giorno se ne sarebbe andato. L’unica persona verso la quale Sophie mostrava la minima confidenza era una giovane cameriera di nome Judith, dalla quale amava farsi pettinare e con la quale scambiava qualche parola. E l’unica consolazione della donna era suonare quell’arpa, come faceva a Londra nella sua amata casa, annebbiando ogni volta la mente provata da tanto dolore.
Sentendo poi le voci al piano di sotto che diventavano sempre più rumorose, posò quel gioiello su un mobile, uscendo in corridoio.
Camminò fino alle scale, respirando la vita che scorreva sotto di lei. I tempi in cui partecipava ai ricevimenti con il suo amato Fritz, ammirati da tutti, erano ormai lontani. Cullata da quei ricordi incrociò all’improvviso lo sguardo di una dama che stava passando proprio in quel  momento, osservandola fino a vederla scomparire. Sophie infine, corrucciando le sopracciglia, ritornò nelle sue stanze.
 
Malory padre e figlio invece stavano ricevendo  gli invitati nella grande sala che si stava man mano affollando. L’uomo era conosciuto in città per prestigio e, seppur non partecipasse attivamente alla vita politica, aveva una notevole influenza nell’ambiente. Quando giunse voce che avrebbe organizzato una festa nel suo maniero la notizia fece scalpore e molti vollero parteciparvi, da personaggi di spicco a persone comuni intrufolatesi mediante qualche conoscenza.
Quando arrivò anche Gregory, che indossava un normale vestito con solamente una maschera a coprire la parte superiore del volto come il signor Clarke, presentò quest’ultimo e la figlia, vestita da principessa medievale, ai padroni di casa. Il padre di Becky poi, vedendo Lady Emily andar loro incontro vestita da dea romana, s’illuminò. Quella donna era l’unico motivo per il quale aveva deciso di partecipare. Maria invece si guardava attorno con impazienza, attendendo l’arrivo di Arthur quando James disse:
“Signorina mi concedete l’onore di questo ballo?”
A quelle parole la fanciulla trasalì, costretta però ad accettare per cortesia l’invito di quel ragazzo, quasi dimenticando fosse stato presente anche lui. Si trovò così di nuovo sola in sua compagnia, fra quelle grosse braccia che cercavano di sorreggerla. James si impegnava a farla volteggiare a fatica, mentre la nobile non riusciva a distogliere lo sguardo dall’ingresso della sala. Ascoltava inoltre a malapena le chiacchiere di quel giovane, cercando di stargli vicina il meno possibile, quando vide finalmente Arthur con la coda dell’occhio, bellissimo nel suo costume. Appena la sinfonia terminò Maria si congedò da quell’indesiderato cavaliere in tutta fretta, raggiungendo il suo Romeo. Il giovane Malory, sentendo quelle braccia sottili scivolargli via, guardando la nobile camminare veloce fino a quel ragazzo che stava con una fanciulla bionda, strinse i pugni.
“Non ho mai visto una sala tanto grande e che bei vestiti”, esclamò Goergie salutando la giovane Dangering, continuando ad osservare gli ospiti, mentre Becky si era già allontanata con Abel, vestito da pirata.
“Balliamo anche noi?”, esclamò Arthur sorridendo, ammirando il vestito di Maria, uguale a quello che aveva visto nel libro che la ragazza gli aveva dato, sentendosi un poco più avvezzo a quel mondo.
Quando James, continuando ad osservarli, vide quel giovane alto e dal fisico ben definito prendere la mano della nobile iniziò a sudare, come se stesse vivendo quella maledetta scena per una seconda volta. “Questa volta nessuno me la porterà via, nessuno”, sussurrò però tremando, pensando che no, non sarebbe finita a quel modo, che non lo avrebbe permesso.
“Qualcosa non va signor James?”, disse una voce alle spalle del ragazzo.
“Siete voi”, rispose l’altro con una smorfia, scrutando il volto beffardo di Gregory.
”Lo so non era previsto ma state tranquillo, troveremo una soluzione. Intanto rilassatevi e godetevi la festa, tutto questo non durerà per molto”, esclamò l’uomo ridendo, alzando il calice che aveva in mano.
James , ascoltandolo parlare, ricordò ad un tratto le parole di suo padre che gli aveva detto che potevano fidarsi di lui, che era stato inviato apposta e che non aveva mai fallito una missione. Ma il giovane, con il volto sempre più deformato, sentiva che si stava di nuovo sgretolando tutto sotto i suoi occhi.
 
“Vi dispiace se ve la rubo per un momento?”, esclamò poi Gregory avvicinandosi a Georgie, mentre il signor Clarke stava presentando la ragazza a Lady Emily. “Felice di ritrovarla signora”, disse Fletcher facendo il baciamano alla parente di Maria, volgendo tutte le sue attenzioni alla ragazza bionda.
“Salve signor Gregory”, disse Georgie.
“Chiamatemi solamente Gregory , non sono poi così vecchio”, rispose l’altro scherzando, posandole una mano dietro la schiena, pronto in posizione.
“Stasera siete ancora più bella”, esclamò l’uomo iniziandola così a condurre al ritmo di quelle note, “sapete, somigliate ad una di quelle muse che ho visto una volta durante uno spettacolo teatrale, siete mai stata a teatro?”
Georgie fece cenno di no con la testa.
“E vi piacerebbe andarci?”
“Si, molto”, sussurrò la fanciulla ricordando quella volta in cui aveva proposto alla madre di accompagnarla ad una rappresentazione, avendo sentito alcune signore parlarne in paese, ma la donna le aveva risposto che non doveva perdere tempo con quelle sciocchezze.
Nell’udire quella risposta limpida e osservando quelle iridi cristalline, Gregory sentì le sue membra farsi fluide, provando d’improvviso una profonda dolcezza. Cosa gli stava succedendo? Il volto di quella ragazza, dall’indiscussa bellezza ma dotata di una purezza d’animo e di una rara spontaneità, gli aveva ricordato d’improvviso la sua amata, defunta sorella. Continuando a tenere Georgie fra le sue braccia pensò che non poteva farlo, che non poteva comportarsi con lei, nonostante il desiderio di possederla stesse diventando sempre più forte, come aveva fatto con tutte le altre.
“Qualcosa non va?”, disse la fanciulla all’uomo che era rimasto d'un tratto in silenzio.
“Niente”, rispose Gregory illuminando il suo viso di un sorriso sincero, come non faceva da tempo. Mentre si godeva così quei momenti preziosi l’uomo, senza pensare più a secondi fini, passò ad un tratto con Georgie vicino a Baudwin che si stava intrattenendo con alcuni ospiti in un lato della sala. Quando il vecchio osservò quel luccichio al polso della ragazza, riconoscendo quel braccialetto, sussultò. Com’era possibile si trovasse lì, era davvero lei?
Con uno sguardo di ghiaccio fece un cenno immediato ad uno dei suoi uomini, nascosti a controllare come di consueto, mentre gli ospiti continuavano a conversare e a danzare. Il signor Clarke ballava raggiante con Lady Emily, mentre Becky era sempre con Abel. Dopo quanto era accaduto  l’ultima volta la fanciulla non voleva pensare più a niente, ma solamente trascorrere più tempo possibile con il ragazzo che amava standogli accanto, assaporando quei momenti di felicità.
 
Anche Arthur continuava a condurre Maria a ritmo di musica, quando ad un tratto esclamò:
“Grazie per il libro”
“è uno dei miei preferiti”, rispose la ragazza.
“Una storia bellissima, ma molto triste”, commentò il giovane.
La nobile annuì esclamando poco dopo : ” sai che in questo giardino ci sono delle rose bellissime, ti piacerebbe vederle?”
Arthur fece cenno di sì e così i due ragazzi, tenendosi per mano, uscirono dal maniero finalmente soli, lontani da tutti, come avevano tanto desiderato entrambi durante tutta la serata.
“è qui”, disse Maria.
Inebriato da quel profumo il giovane si avvicinò alla fanciulla, levandole la maschera dal suo bellissimo volto, vedendo quegli occhi chiari brillare. Poggiò poi una mano su quella vita sottile, sfiorandole le labbra infine baciandole con tutto quel che di indefinito sentiva dentro. Maria, come in un vortice, si abbandonò a quelle sensazioni nuove che tanto aveva sognato, come se il mondo intorno non esistesse. Ma quella volta non era un sogno, stava dando al ragazzo che amava il suo primo bacio, quello che le avevano raccontato tante volte le sue amiche, che non faceva dormire la notte.
 
 “Dottore anche voi qua?”, esclamò nel frattempo Abel vedendo entrare nella sala  in quel momento il medico che lo aveva visitato a casa di Becky andandogli incontro, mentre la fanciulla stava parlando con alcune signore che conosceva.
“Ben ritrovato ragazzo, si sono appena arrivato”, disse l'uomo, ”vedo con piacere che sei in ottima forma.”
“Grazie. Non ho mai partecipato a feste simili”, esclamò l’altro grattandosi la nuca, “siete da solo? Io sono qui con mio fratello Arthur e Georgie, mia sorella, c’è anche il signor Clarke e sua figlia.”
“Georgie hai detto?”, disse il dottore sbarrando gli occhi, ”una ragazza bionda con gli occhi verdi?
Abel annuì, aggrottando un sopracciglio.
"E dov’è adesso?”, continuò il medico prendendo il giovane per le spalle, parlando sempre più concitato.
“Dottore cosa vi prende?”, esclamò Abel spiazzato da quella reazione.
“Ora non posso spiegarti, dimmi solo dov’è?”
“è qui, era qui fino a poco fa”, rispose il ragazzo guardandosi intorno.
In quel momento si udirono degli spari fuori dal palazzo.
“Maria”, sussurrò Arthur a terra tendendole la mano, il sangue che sgorgava, fino a perdere conoscenza.
 
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Note:
-“I tre moschettieri” è un romanzo di Alexandre Dumas in collaborazione con Auguste Marquet, pubblicato nel 1844.

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