Tomorrow di Mirty_92 (/viewuser.php?uid=73116)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 ***
Capitolo 2: *** 2 ***
Capitolo 3: *** 3 ***
Capitolo 4: *** 4 ***
Capitolo 5: *** 5 ***
Capitolo 1 *** 1 ***
5
1.
Fiori
rosa, fiori di pesco, c’eri tu.
Fiori
nuovi, stasera esco, ho un anno di più.
Stessa
strada, stessa porta.
È stata una giornata strana oggi all’FBI. Niente
che riguardasse il caso, ovviamente. Quello è stato risolto senza troppe
rimostranze, con Abbot che mi lascia una certa libertà di azione, devo
ammetterlo. Sono convinto che ormai il
capo sia addirittura divertito dal mio modo di agire. L’ho conquistato. D’altra
parte io posso farlo, io sono quello che “chiude i casi”. E poco importa se
siano quelli del CBI o dell’FBI. Io posso, io sono Patrick Jane. E, a proposito
di me, oggi è il mio compleanno.
Nessuno qui all’FBI lo sa. O, forse, non
se ne sono ricordati. Da qualche parte nella mia scheda personale deve pur
esserci la mia data di nascita. Anche se non sono più tanto sicuro di quale
data io abbia effettivamente dichiarato alla legge. Potrebbe essere una fasulla
o quella reale. Poco importa. Ma torniamo al punto, ovvero alla mia giornata strana.
Ho avuto per tutto il giorno una sensazione. Era come se per tutto il tempo mi
aspettassi qualcosa che sapevo perfettamente non sarebbe mai arrivatoa. Qualcosa
sul quale, nel profondo del mio inconscio, contavo; contavo davvero. Speravo
che almeno Lisbon fosse a conoscenza del mio compleanno. Eppure proprio lei su
tutti, in questi ultimi tempi è sempre troppo impegnata altrove. Ha cominciato
ad uscire con Pike e pare che le cose fra di loro vadano bene, tra una cenetta
romantica e l’altra. Mentre io passo le mie notti insonni dividendomi tra il divano
dell’ufficio e la cuccetta del mio nuovo camper.
“Jane, scusa. È arrivato questo per te. L’ha
mandato ora il signor Aurelio, del Tavolo Bianco.”
Wylie, l’ultimo rimasto ancora in ufficio,
mi passa un semplice sacchetto bianco per alimenti.
Lo apro curioso e non posso fare a meno di
fare una faccia soddisfatta. Cannoli italiani, siciliani per la precisione.
Ottimo, mi è appena venuta una brillante idea. Mi alzo in fretta e mi dirigo all’uscita
dopo aver salutato e ringraziato il giovane Wylie che rimane un po’ di sasso. Forse
si aspettava che condividessi con lui il contenuto del sacchetto. Ma, come ho
detto, la mia idea è brillante, non mediocre. Troverò un modo per farmi
perdonare da Wylie. Dopotutto è un bravo ragazzo, un ottimo agente informatico.
Raggiungo il mio camper e metto in moto. In
poco più di dieci minuti, nonostante con il camper non possa viaggiare a chissà
quale velocità, ho imboccato la statale: direzione casa di Lisbon. Voglio farle
una sorpresa. So esattamente che stasera non aveva nessuna cenetta romantica perché
Pike non l’ha chiamata per accordarsi. Sono sempre attento ai dettagli e quando
si parla di Lisbon lo sono ancora di più. Sono protettivo nei suoi confronti. Sono
il suo partner dopotutto. Se non ci si copre le spalle a vicenda, che partner
sarei? Sto sfrecciando ancora ad una discreta velocità quando, sicuro, mi
addentro nel quartiere residenziale dove abita Lisbon. Rallento solo quando
sono ad una cinquantina di metri da casa sua. Spengo i fari mentre accosto sul
lato opposto di fronte al suo giardino perché voglio davvero farle una
sorpresa. Mi fermo e vedo che le luci del salotto a piano terra sono accese e
anche quella della finestra del bagno al piano di sopra. Spero abbia già finito
di farsi la doccia e di essere arrivato giusto in tempo per il dolce. È un po’
tardi in effetti ma non mi importa. Una sorpresa è una sorpresa.
Una folata di aria tiepida entra dal
finestrino e mi scompiglia appena i capelli. Porta con sé un profumo dolce, di
fiori. Fiori di pesco. Noto un albero che cresce proprio accanto al vialetto che
conduce alla veranda di Lisbon. Un albero di fiori rosa. Fiori di pesco. Adesso
ci vado. Sono deciso. Esco dal camper e a grandi passi, quasi correndo come un
bambino felice, mi ritrovo in un attimo fuori dalla sua porta, concedendomi
solo un secondo per raccogliere veloce una cosa da terra. Mi sistemo con un
gesto repentino la giacca, come se fossi nervoso e non ne capisco il motivo. Poi
busso. Una, due, tre volte.
Angolo Mirty_92
Buongiorno a tutti!
Non ci posso credere! Sono tornata
a pubblicare una fanfic! Erano anni (veramente!) che non lo facevo più. Il
tempo è passato e tante cose sono cambiate. La mia voglia di scrivere non si è
mai spenta del tutto e tante sono le storie rimaste arenate nel PC. Oggi però
ho avuto un’ispirazione. Una fanfic su un nuovo fandom in cui cimentarmi: The
Mentalist.
E mi sono detta: perché non “rimembrare
i momenti felici” di una bellissima serie TV “nella miseria” di questi tempi
duri per tutti noi? Per cui eccomi qui. Una nuova sfida per me.
Vi presento una long fic/song
fic, ispirata dalla canzone Fiori rosa, Fiori di Pesco
dell’intramontabile
Battisti che si incastra sul finale della puntata 6x20 Il Tavolo
Bianco,con le dovute licenze personali. Capitoli stranamente ma
volutamente corti per il mio modo di scrivere poichè ho deciso
di partire soft per poter entrare in punta di piedi nel nuovo fandom,
senza tante pretese.
Leggete e fatemi sapere cosa
ne pensate!
Ciao a tutti!
|
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Capitolo 2 *** 2 ***
2.
2.
“Scusa
se son venuto qui questa sera.
Da solo non riuscivo a dormire perché
di notte ho ancor bisogno di te.
Fammi entrare, per favore.”
Non è decisamente facile prendere alla
sprovvista uno come me, ma quando la porta si apre e non è Lisbon che mi
ritrovo di fronte, devo ricomporre in fretta la mia espressione facciale,
nascondendo disappunto e timore (?) dietro alla mia solita maschera spavalda. È
Marcus Pike che mi saluta, restando a sbarrarmi l’ingresso, alquanto stranito
anche lui. Perché poi dovrebbe esserlo, mi chiedo? Sono io che ho il diritto di
stranirmi, caso mai, visto e considerato che, a casa di Lisbon, mi viene aperta
la porta da lui. E lui decisamente non è un bello spettacolo.
Niente capelli lunghi e neri, niente occhi verdi splendenti. Insomma, non è
Lisbon! Ci siamo capiti.
Mi ricompongo e chiedo se lei c’è. Voglio
lei. Lui, sembra reagire al rallentatore, ma quando lo fa, la chiama dicendole
che ci sono io alla porta e poi si allontana, rimanendo in casa sua. Cosa
diavolo ci fa a casa sua? Mi sembrava di essere rimasto alle cenette fuori, non
alla semi convivenza in casa!
“Che cosa succede?” mi interpella lei in
modo apprensivo. Si preoccupa per me. Lo percepisco, lo sento.
Ok, la mia sorpresa è andata a farsi
fottere, letteralmente. Avevo pensato a qualcosa di diverso ma la mia abilità
nell’improvvisare mi permette di salvarmi in calcio d’angolo. “Cannoli. Dal
Tavolo Bianco. Il signor Aurelio li ha fatti per me.” Sorrido, sospiro appena e
le porgo il sacchetto con i cannoli. “Dovrebbero bastare anche per Marcus.”
Lisbon mi osserva. Ha uno sguardo acuto,
penetrante, intenso. Ultimamente l’ho sentita troppo spesso dire che capisce
quando le sto mentendo e la cosa non mi piace affatto.
Accetta il mio regalo ma non mi lascerà
andare così facilmente. Non stasera almeno. Vuole una spiegazione. “Jane, non
sei venuto qui a quest’ora solo per darmi dei cannoli.”
Come faccio a dirle che volevo stare con
lei la sera del mio compleanno, magari seduti semplicemente sul divano di casa
sua a chiacchierare mentre ci abbuffavamo insieme di cannoli ora che ho visto
che lei non solo non sa che è il mio compleanno ma, a quanto pare, ha altri
programmi che non mi includono? Non posso. Non ora.
Mi incalza con lo sguardo, è fiduciosa e
spaventata al tempo stesso. Riesco a vederlo bene in quei suoi occhi verdi. Da
un lato vorrei parlare ma qualcosa mi trattiene. Posso sempre dirle una mezza
verità o una mezza bugia, che dir si voglia.
Così lo faccio.
Le dico che ho
riflettuto sulla sua partenza. (Mezza verità, come avrei potuto non pensarci!)
Scusa se son venuto
qui questa sera, da solo non riuscivo a dormire…
Le dico che desidero
solo la sua felicità. (Mezza bugia, desidererei anche altro!)
… perché di notte ho
ancor bisogno di te.
Le dico
che per me è importante che lei faccia ciò che la rende felice. (Verità!)
…Fammi entrare per favore.
Le ho detto tutto quello che potevo dirle mentre la
mia mente pensava ad altro. Lei è ancora davanti a me. Lo so che dovrei
andarmene perché lì ho finito. Non ho più nulla da aggiungere ma non riesco a
muovermi. È un po’ come la sensazione che arriva sempre alla bocca dello
stomaco quando svelo l’assassino. Il caso è chiuso. Vorrei fare dietro front e
correre verso il camper ma qualcosa mi tiene ancora inchiodato lì, di fronte a
lei. Saranno i suoi occhi verdi.
Angolo Mirty_92
Ciao a tutti!
Ecco a voi il secondo mini-capitolo.
Ci tengo a precisare che le poche battute
presenti in questa scena sono tratte dall’episodio 6x20 di The Mentalist, per
cui non mi appartengono e non ne detengo alcun diritto, come, ovviamente, per i
protagonisti di questa storia appartenenti a Bruno Heller e usati da me senza
alcuno scopo di lucro.
La canzone iniziale è sempre “Fiori rosa
fiori di pesco” di Battisti.
Sbrigate le formalità vi dico grazie per
essere passati!
A presto
Mirty
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Capitolo 3 *** 3 ***
3
3.
“Solo
Credevo di volare e non volo
Credevo che l'azzurro di due occhi per me
Fosse sempre cielo, non è
Fosse sempre cielo, non è”
POV Lisbon
Mente. Lo percepisco.
So che sta
mentendo ma non lo ammetterà mai. Sono diventata brava a capirlo. Ok, forse
ancora non lo capisco del tutto ma ora che lo sto fissando, qui, davanti a me, con
i capelli biondi un po’ scompigliati e quegli occhi azzurri che sembrano
leggermi dentro, so di aver ragione.
Mente. Lo sento.
O forse, come
direbbe lui, mi sta dicendo solo una parte della verità. In questo caso la
parte meno importante. C’è altro. Deve esserci dell’altro! Il mio istinto di
detective non può fallire e le volte che lui mi ha incoraggiato ad usarlo per
scegliere dei plausibili sospettati, non ho mai sbagliato. Ho imparato bene in
questi anni, da lui. Ma credo che anche lui abbia imparato qualcosa da me.
Anche se non lo ammetterebbe mai, nemmeno sotto tortura. Nemmeno se lo
logorassi all’infinito chiedendogli di dirmi il vero motivo per cui mi ha fatto
questa piacevole improvvisata.
Di solito non amo
le sorprese ma le sue sì. Non so dire il perché, ho imparato a non chiedermelo
più, a riporre i pensieri più strani su Jane in un piccolo e recondito cassetto
custodito nel doppio fondo del mio cuore.
Annuisco dopo
averlo ascoltato. Ma lui non accenna ad andarsene. È lì fermo, ancora impalato
di fronte a me.
I suoi occhi
stanno cambiando. Lo vedo.
Sembra che un
sottile velo grigio si sia posato sulle sue iridi celesti. Una nuvola
passeggera su un cielo azzurro di finta modestia.
Cosa mi nascondi
Jane? Perché non me lo vuoi dire? Vorrei urlargli contro ma la serata limpida e
l’atmosfera rarefatta mi fermano. Sento che la tensione accumulata da quando ho
saputo che Jane era alla porta di casa mia si sta allentando. I suoi occhi
hanno un effetto benefico su di me. Non voglio più smettere di guardarli. Non
voglio tornare dentro da Marcus. Voglio restare qui, con Jane. Ma non posso.
Non abbiamo più nulla da dirci.
Faccio un respiro
e sono pronta a rientrare in casa.
Angolo Mirty_92
Ciao a tutti!
Questo terzo mini capitolo l’ho scritto
dal punto di vista di Lisbon perché mi serviva un “aggancio” con le parole
della canzone. E siccome è Jane che ha gli occhi azzurri… beh, mi è perso normale
che a parlare fosse Lisbon.
È una sorta di capitolo transitorio, ecco.
Spero vi si piaciuto comunque.
A presto
Mirty
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Capitolo 4 *** 4 ***
4
4.
“Posso stringerti le mani?
Come sono fredde tu tremi
No, non sto sbagliando mi ami
Dimmi che è vero”
Scatto come una molla
e le afferro un polso prima che lei possa entrare in casa. La porta le sfugge
di mano e rimane socchiusa mentre io mi affretto a prendere entrambe le sue
mani tra le mie. Sono stranamente fredde, ma non sudate.
“Jane?” Mi guarda
sbalordita mentre i suoi occhi verdi scattano in continuazione alternandosi tra
le sue piccole mani nascoste tra le mie e i miei occhi. È un attimo ma noto che
i suoi occhi si dilatano appena. Ecco, lo sapevo. Avevo davvero bisogno di
questa conferma? Lisbon prova qualcosa per me. Lo sospetto da tempo ma il problema
è un altro. Posso accettarlo? Mi merito una donna così straordinaria come lei? Non
ne sono ancora sicuro. E se non lo sono io allora non posso coinvolgerla in una
cosa a metà. Non è giusto per lei. Questa è anche la sua vita e…
Sposto appena la
mia mano sinistra sopra le sue e qualcosa le fa rompere ogni contatto con me. Abbassa
gli occhi e libera le mani.
“Senti, Jane, è
tardi. È meglio che tu vada ora.” Trema appena ma cerca di non darlo a vedere. Io
non capisco. Non capisco perché si è allontanata così repentinamente da me. Abbasso
lo sguardo anche io, mortificato. Starà pensando a Pike che la aspetta in casa,
avrà paura che lui possa aver visto quel gesto tanto tenero e dolce che è stato
il tenerle in quel modo le mani. Perché lo so che anche lei ha provato qualcosa
di intenso in quel momento. Poi un luccichio sul mio anulare sinistro richiama
la mia attenzione. La fede. E tutto torna chiaro. Lisbon ha di nuovo notato la
mia fede al dito. La porto ancora e forse la porterò per sempre. Ecco perché ha
deciso di sfuggire dalle mie mani. Lei non mi biasima, lo so. Mi capisce come
forse nessuno è mai riuscito a fare dai tempi di Angela, ma sa anche che non
sono ancora pronto per lei. La mia Teresa in queste cose è un passo avanti a
me.
Cerco di
trattenere un sorriso per nascondere il mio ultimo pensiero. Ho davvero pensato
a Lisbon come mia e l’ho chiamata per nome. Manca poco ma non sono ancora
pronto per te. Hai ragione tu, Lisbon. Forse domani.
“D’accordo. Hai ragione.
Scusa il disturbo. Buona notte, Lisbon. Ah, buonanotte anche a te, Pike.”
Alle mie ultime parole
lei si gira e nota che dietro alla porta socchiusa è comparso Marcus.
Lui le abbozza un
sorriso forse per giustificare la sua comparsa silenziosa e le mette una mano
sulla spalla. Un moto improvviso di gelosia – gelosia? – mi spinge a chiudere
la mano sinistra a pugno e sento il metallo freddo della fede a contatto con la
punta del pollice. Ma è solo un attimo.
“Va tutto bene?”
chiede Pike.
Lisbon annuisce presa
in contropiede. È il mio momento di intervenire. Non riesco a non farlo. Dopotutto
io sono anche questo, irriverente e diretto. Pessima combinazione.
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Capitolo 5 *** 5 ***
5
5.
“Credevo proprio tu
fossi sola
Credevo non ci fosse nessuno con te
Oh, scusami tanto se puoi.
Signore chiedo scusa anche a lei
Ma io ero proprio fuori di me quando dicevo
Posso stringerti le mani?”
“Sì Pike. Tutto bene, grazie. Lisbon aveva
solo le mani un po’ fredde e gliele stavo scaldando.” Mi sfugge un sorriso
sornione. Le mie parole sono come una bomba e la reazione di tutti si manifesta
come fuochi d’artificio, scintillante e improvvisa.
Lisbon sgrana gli occhi verdi, furiosa. Lo
so a cosa sta pensando. Perché devo sempre essere così idiota, guastafeste, eccetera,
eccetera, eccetera? Vedo anche che vorrebbe darmi un pugno sul naso o no, ecco
che ci ripensa. Vorrebbe spararmi se solo avesse con sé la pistola. L’ha
tradita un piccolo moto che l’ha fatta girare leggermente come ad estrarre l’arma
dalla fondina appesa al suo fianco. Ma, per mia fortuna, non ha nulla con sé. Quel
suo gesto istintivo però ha sortito il risultato che speravo. Pike ha lasciato
cadere la mano dalla spalla di Lisbon ed ora mi guarda negli occhi con i tratti
del volto irrigiditi, la mascella troppo serrata. Non sembra un uomo cattivo, è
anche abbastanza intelligente da capire che l’ho provocato ma non vuole fare
nulla, non di fronte a lei. Vuole dimostrare di essere adulto, maturo e
responsabile, di meritare Lisbon. Quest’ultima considerazione mi fa incrinare
leggermente il sorriso. Mi irrita il suo atteggiamento.
“Beh, ma ora problema risolto. Le mani di
Lisbon sono calde, tu sei venuto a vedere se andava tutto bene e, effettivamente,
va tutto bene. Io me ne stavo giusto andando. Ero solo venuto perché pensavo di
trovare Lisbon da sola e le ho portate degli ottimi cannoli. Ah, non
ringraziarmi, Pike. Offre il Tavolo Bianco.” Non posso fare a meno di rincarare
la dose. Voglio uscirne a testa alta, come sempre. Un finto passo indietro spiegando
che va tutto bene e due passi avanti, giusto per punzecchiarlo ancora un po’. Per
fargli capire che lì, a casa di lei, lui non centra nulla.
Mi allontano fischiettando dopo aver fatto
un saluto con la mano quando sento la soave voce di Lisbon che mi urla: “Domani
facciamo i conti, Jane. Stanne certo!”
Sorrido trionfante. “Sì sì, domani.”
Raggiungo il camper e accendendo il motore
con un rombo riparto.
Riesco già a vederlo il sorriso ingenuo e
felice di Lisbon quando scoprirà che nel sacchetto che le ho lasciato non ci
sono solo i cannoli ma anche un rametto reciso di fiori di pesco che ho
raccolto sul viale del suo giardino.
Un ultimo sguardo allo specchietto
retrovisore e poi svolto a destra.
Domani.
E ci sarà sempre un domani per noi finché io
continuerò a fingere di giocare e lei a fingere di non capire che
sì, devo ammetterlo, la amo anche io.
Angolo Mirty_92
Ciao a tutti!
Ecco la fine di questa brevissima long, il
che è già una contraddizione di per sé. Scusate l’ironia. Portate pazienza.
Spero che vi sia piaciuta e che vi abbia
fatto passare bene un po’ di tempo.
Grazie a tutti!
Alla prossima, se mai ci sarà 😉
Mirty
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