Mostro

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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 7 dicembre 2019 ***
Capitolo 2: *** 8 dicembre 2019 ***
Capitolo 3: *** 13 dicembre 2019 ***
Capitolo 4: *** 17 dicembre 2019 ***
Capitolo 5: *** 9 gennaio 2020 ***
Capitolo 6: *** 11 gennaio 2020 (ore 10:30) ***
Capitolo 7: *** 24 febbraio 2020 ***
Capitolo 8: *** 16 marzo 2020 ***
Capitolo 9: *** 18 marzo 2020 ***
Capitolo 10: *** 23 Marzo 2020 ***
Capitolo 11: *** 2 Aprile 2020 ***
Capitolo 12: *** 3 aprile 2020 ***
Capitolo 13: *** 7 Aprile 2020 ***
Capitolo 14: *** 9 Aprile 2020 ***
Capitolo 15: *** 10 Aprile 2020 ***
Capitolo 16: *** 20 aprile 2020 ***
Capitolo 17: *** 21 Aprile 2020 ***
Capitolo 18: *** 25 aprile 2020 ***
Capitolo 19: *** 30 aprile 2020 ***
Capitolo 20: *** 5 maggio 2020 ***
Capitolo 21: *** 9 maggio 2020 ***
Capitolo 22: *** 13 maggio 2020 ***
Capitolo 23: *** 17 maggio 2020 ***
Capitolo 24: *** 20 maggio 2020 ***
Capitolo 25: *** 22 maggio 2020 ***
Capitolo 26: *** 24 maggio 2020 ***
Capitolo 27: *** 27 maggio 2020 ***
Capitolo 28: *** 31 maggio 2020 ***
Capitolo 29: *** 2 giugno 2020 ***
Capitolo 30: *** 7 giugno 2020 ***



Capitolo 1
*** 7 dicembre 2019 ***


7 dicembre 2019
 
L’ultima volta che ho messo nero su bianco qualcosa in questo diario risale al maggio del 2011, sei anni fa. Allora facevo la maturità e tutte le angosce e le frustrazioni degli ultimi giorni in quella tanto odiata scuola, li dovevo pur mettere da qualche parte.
Ho iniziato questo diario quando avevo praticamente sei anni. Perché me lo scrivo da sola? Non so, il dottor Callisto mi ha detto di fare così, tenere un diario e scrivere.
Scrivere scrivere scrivere ancora e ancora, senza rileggere. Anche se la curiosità l’ho avuta e sono andata a vedermi le cose di quando avevo sei anni.
Mia zia mi aveva preso questo bel quadernetto. Era “ecologico” diceva, perché lei è attiva da prima di Greta. Mi sarebbe bastato comprare i fogli bucati e riempirlo di anno in anno, meno quaderni da comprare meno carta da consumare. O almeno, lei pensava così.
Lo portai a scuola orgogliosa. Ma le maestre avevano altre idee. Volevano un quaderno per ogni cosa.
Già allora, io e la scuola non andavamo d’accordo. Così iniziai ad usarlo come piccolo diario.
Stronzate di bambini: “Oggi ho visto Federica.” “Oggi Carla mi ha preso in giro”. “Oggi Marco mi ha dato un bacio sulla guancia”.
E poi ho trovato una pagina dove avevo scritto soltanto: “Ho paura”.
E per un attimo il mio cuore si è fermato.
È stata la prima cosa che ho detto al dottor Callisto quando lo sono andata a vedere: Ho paura.
Di chi?
Del mostro.
Anche alla mia veneranda età ancora sogno i mostri. Uno in particolare sembra avere una predilezione per me: lo vedo in piedi a fianco al mio letto, in faccia ha solo occhi e sopracciglia, niente bocca o naso, le mani hanno dita lunghissime, ne ho contate sei ma potrebbero essere di più, e tiene sempre in mano uno strumento che sembra… L’ho spiegato al dottor Callisto con le uniche parole possibili: uno stetoscopio fallico.
Mi aspettavo che commentasse con qualche perla di saggezza sulla sessualità repressa, ma per fortuna non l’ha fatto. A quanto pare non è del ramo freudiano.
Abbiamo parlato degli incubi, del fatto che, onestamente, non li reggo più.
Anche perché la mia vita si sta lentamente distorcendo con loro: ormai ricerco, sembra paradossale, immagini orrorifiche e violente, passo notti intere cercando di restare sveglia e per non addormentarmi guardo film horror. Perché in qualche modo sono gli unici a rispettare il mio cupo umore.
Il signor dottor Callisto, con il buon senso che contraddistingue gli “adulti”, mi ha detto di smettere, oltre che di iniziare questo diario.
Avevamo tracciato insieme le linee della terapia. Ma quando sono tornata a casa l’ho dovuto cambiare.
Cinquanta euro a seduta per una seduta una volta a settimana non sono il massimo, almeno non dal punto di vista dei miei genitori, che hanno sempre anteposto il denaro a me.
E non ritengono che io abbia davvero bisogno d’aiuto. Dicono che tanto prima o poi gli incubi vanno via.
Ma io ho paura. Ho paura ho paura ho paura ho paura ho paura.
Ok devo calmarmi. Il cuore mi batte troppo forte e non capisco perc
 
Ho alzato gli occhi dal foglio. A volte capita. E il mostro era riflesso nello specchio. Era proprio lui con la sua faccia bianca e tremenda.
È stato in linea visiva per un attimo, poi è sparito.
Non si è dissolto è proprio sparito come un filmato tagliato male.
Guardava me.
Ho urlato e poi sono andata a vomitare, per fortuna in casa mia non c’è nessuno. Ho acceso tutte le luci (camera era in penombra) e il computer e la televisione, ora c’è una confusione pazzesca in camera e mi sono calmata.
Ecco perché scrivo.
 
Sono le 20. Ormai sto molto meglio. Ma ho capito che con Callisto di questo non posso parlare. Con nessuno posso.
Nessuno mi crederà mai.
 
Ho paura.

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Capitolo 2
*** 8 dicembre 2019 ***


8 dicembre 2019
 
Che giornata di m
 
Oggi abbiamo fatto l’albero. Adoro fare l’albero è l’unica cosa buona della giornata. Adoro le luci e le palline di Natale. Il Natale ormai è la festa preferita dei cinici. Ne parla di più chi lo odia che chi lo ama. Però mentre leggevo su facebook alcune cose, una delle pagine che seguo aveva condiviso il post di un tale.
Pare che sia una specie di scrittore, anche se scrive sotto pseudonimo.
Non ho capito bene cosa fa, non è molto chiaro. Comunque era molto interessante perché parlava delle origini pagane del Natale.
Ho deciso di seguire questo tipo. Domani farò visita alla sua pagina.
 
Ore 02:00 del mattino
Sono ancora sveglia, non riesco a dormire perché il Mostro mostro è ricomparso in camera mia poco prima che andassi a dormire.
Ho spento la luce e nel buio ho immediatamente distinto il suo pallore e la tunica bianca che indossa.
Ho riacceso immediatamente la luce e ovviamente non era più lì.
Se dovessi morire diranno “questa è pazza!”
Voglio ammazzar
Forse se mi faccio una camomilla andrà meglio.
 
Ho bevuto quasi mezzo litro di acqua bollente e insapore. Ma tanto è inutile dire a mia madre di comprare quelle di marca, o almeno quelle biologiche.
Prenderà sempre quelle più economiche, anche se poi non le toccherà perché anche lei sa che fanno schifo.
Mentre bevevo ho notato che ho scritto “02:00 del mattino”.
In teoria ora sarebbe il 9 dicembre, ma per me è ancora come se fosse ieri.
E continuerà così per tutta la notte.
Tanto so già che oggi non si dorme.
Anche da bambina non riuscivo a dormire. Stavo con la lucina notturna accesa e gli occhi sgranati a guardare il soffitto. Poi c’è stato il periodo che le luci mi hanno dato fastidio. Le osservavo in silenzio come fossero piccoli occhi che mi spiavano. E non dormivo.
 
Vorrei tanto poter sognare quei sogni belli di cui a volte si parla.

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Capitolo 3
*** 13 dicembre 2019 ***


Fuori piove.
 
Studiando la storia del “Natale pagano” ho scoperto che il 25 dicembre corrispondeva in antichità al giorno in cui il sole, per la prima volta dopo tanto, sorgeva un pochino prima del solito e tramontava un pochino più tardi.
In alcuni simpatici calendari moderni, di quelli che (ormai raramente) ti danno in omaggio nei negozi, supermercati o con gli abbonamenti, ci sono scritti gli orari in cui il sole sorge e tramonta, insieme alle fasi della luna.
E confermano la tesi.
Alcuni dicono che gli antichi se ne sono accorti perché erano molto legati alla natura, molto più di noi.
A me invece viene un dubbio: quello che se hanno avuto così tanto tempo per osservare stelle e pianeti, e la luna e il sole e i loro rispettivi cicli, forse questa storia dell’insonnia è molto più antica di quanto immaginiamo.
Oggi spendiamo parole contro gli schermi e le luci, nonché soldi per pasticche di ogni genere calmanti o anestetiche.
E  nonostante tutto, non si dorme. Non dormo più nemmeno io.
Il 9 alla fine sono riuscita a stare sveglia tutta la notte e così il giorno successivo e quello dopo ancora. E il mostro non è tornato.
Ieri sera però sono crollata. Il mostro è ricomparso ma solo nel dormiveglia finale, poco prima che mi alzassi per la colazione.
Era lì in piedi vicino al mio letto a osservarmi calmo, o almeno suppongo che lo fosse.
Comunque questa volta mi ha fatto meno paura del solito. Forse perché questo scrittore studioso del folklore che mi ha avvicinato alla storia del “Natale pagano”, che mi ha aiutato a rimanere sveglia nei giorni precedenti, mi ha incantato con i suoi studi sul folklore e sulle leggende, presenti e passate, metropolitane e non. Ha perfino una sessione dedicata ai creepypasta e una sui “Mostri”, che però non ho ancora visionato. Sta sul suo sito, un bel sito devo dire, dove però (questo mi piace meno) c’è una sezione per le donazioni. Non mi convincono mai troppo quelli che chiedono “donazioni” su internet, ho sempre paura che ci sia qualcosa che non va.
Comunque questo tipo mi piace proprio. Si fa chiamare “
ASIM”, sempre tutto maiuscolo. Perché non lo so. Ho sospettato sia un modo per imitare ASIMOV, visto che dice di scrivere di fantascienza.
Ecco una cosa strana: ci sono tanti post, ma non ho visto libri. Comunque sono ancora distrutta quindi non andrò a cercarli adesso. Tre notti in bianco a leggere di Bigfoot, degli esperimenti della CIA e altre cose sono più che sufficienti.
 
Non riesco a dormire.

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Capitolo 4
*** 17 dicembre 2019 ***


17 dicembre 2019
 
Ho passato diverse notti insonni ma hanno dato i loro frutti. Asim è davvero la persona più acculturata che io abbia mai conosciuto online.
Nel suo blog c’è di tutto: esoterismo, scienza, letteratura, cinema, politica, economia, filosofia, si autodefinisce uno che “ama lo scibile umano in tutte le sue forme”. Io ho la laurea in economia e anche se molte cose che ha scritto non corrispondono ai miei studi devo dire che molte cose, già quando le studiavo, sapevo che non dicevano il vero. C’è una narrativa “mainstream” obbligatoria per noi studenti. Soprattutto per noi non eccellenti.
Mi sono pentita di Anche stanotte non si dorme comunque. Forse ho trovato finalmente un modo per scacciare questi incubi: si chiamano Energy drink.
Magari aver ascoltato quel coglione di Alex e averli presi mentre andavo all’università.
Ma quel coglione Quello lì Alex che fine avrà fatto?
Quasi quasi gli mando un messaggio.
 
Sono le quattro del mattino e io sono alla quarta lattina, ma mentre bevevo ho sentito il cuore che iniziava a galoppare così ho versato tutto nel cesso neanche fosse vomito.

 
HO VISTO IL MOSTRO CAZZO ADESSO MI APPARE ANCHE DA SVEGLIA SONO NELLA STANZA DEI MIEI A SCRIVERE
 

 
   Risultati immagini per macchia di sangue su foglio bianco
 

 

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Capitolo 5
*** 9 gennaio 2020 ***


9 gennaio 2020
 
Notte fonda, prima notte a casa. Mi sono dovuta fare più di due settimane d’ospedale per quei fottuti drink energetici.
All’ospedale il mostro non è apparso quindi ho qualche speranza che non si faccia più vedere, chissà.
Quanta gente muore  All’ospedale il cibo faceva schifo, l’aria era sempre fredda e c’era un rassicurante odore di medicinali. Rassicurante perché mi hanno imbottita di sedativi e ho finalmente dormito come dio comanda. Be, imbottita forse è troppo. Col fatto che ho quasi mandato a puttane il sistema cardiaco non hanno potuto darmi troppa roba, perché altrimenti
BOOM! Esplodeva tutto di nuovo come quella volta che ho iniziato a sputare sangue nella camera dei miei. Ho sporcato praticamente metà pagina del 17. E non si sono neppure svegliati. Ho avuto anche tempo di nasconderti prima di balzare sul letto (mi muovevo veloce e a scatti) per dire loro di chiamare l’ambulanza.
Mi sono inventata che sto studiando perché voglio entrare alla magistrale (ma col cazzo che lo faccio) non potevo certo dirgli del mostro.
Comunque, due settimane senza reali contatti umani e le attenzioni dei miei genitori soltanto, sono state comode. Appena tornata poi ho trovato tutti i regali adesso me li scar
 
 
 
 
Il mostro è ancora qui.
Scoprirò chi sei.
 

BASTARDO!
 

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Capitolo 6
*** 11 gennaio 2020 (ore 10:30) ***


11 gennaio 2020 (ore 10:30)
 
Dopo un’altra notte disturbante ho preso i sonniferi. Non sono molto forti, ce li ha prescritti il medico dell’ospedale, per i prossimi tre mesi, prima di una visita di controllo.
Anche se il dottor Callisto mi aveva detto di non rileggere, l’ho fatto e mi sono accorta che già solo in questa frase iniziale ho scritto al plurale. Come se io e la mia famiglia fossimo una cosa sola.
Ho davvero la mente fottuta.
Comunque, non ho altri posti per confidarmi e provare a pianificare qualcosa. Quindi userò il diario come quei foglietti sparsi per pianificare gli esami e i loro studi.
D'altronde se si vuole arrivare alla laurea in corso quando si fa economia aziendale, qualcosa si deve inventare. Vorrei non aver mai
 
Dunque, il mio esame qui è un mostro che si presenta ogni notte e a volte nei sogni e che mi provoca un disagio enorme pur, nella maggior parte dei casi, non facendo nulla.
E quando fa qualcosa ho solo dei ricordi vaghi e confusi. Non ho ancora capito cosa succeda. Ma lo avevo già visto in passato? Che angosce rappresenta? Rappresenta la mia frustrazione? La paura in sé e per sé? La tristezza? Chi è? Che vuole da me?
Se avessi fatto questi stessi ragionamenti per gli esami assurdi che dovevo
Comunque, l’esame è il
MOSTRO.
E il ricovero in ospedale è stato utile per scoprire una cosa interessante: è presente
SOLO in casa mia.
Effettivamente c’era stato un precedente, poiché aveva iniziato a comparire prima che vedessi il dottor Callisto ed ero andata una volta a dormire da una mia amica e il mostro non si è presentato. Comunque, siccome sono povera in canna e dipendente da una famiglia castrante, non saprei proprio che fare per andarmene da qui.
I sonniferi aiutano ma poi mi mandano
K.O. per tutto il giorno.
Il Mostro ha iniziato a comparire anche di giorno.
Ma se vado via di casa, non si fa vedere.
Posso stare fuori casa ma fino a un certo punto. Credo che è proprio quello che farò adesso. Prendo le mie cose ed esco. Tanto più tardi devo anche andare dal dottor Callisto.

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Capitolo 7
*** 24 febbraio 2020 ***


24 febbraio 2020
Nell’ultima pagina che ho scritto dico che vado dal dottore. Ed è stato proprio così. Doveva essere una visita e poi sarei tornata a casa.
Solo che, mentre aspettavo l’autobus, ha suonato il telefono: era Billy.
Non è il suo vero nome, ma io l’ho chiamato così in passato (l’ho visto quando ho riletto) e così lo chiamerò.
Non lo sentivo da mesi. Mi ha detto che i suoi genitori erano partiti per New York e mi ha chiesto se volevo essere sua ospite fino al loro ritorno (avvenuto ieri sera).
Ho accettato felicemente. Anche perché ero sicura che il Mostro non si sarebbe presentato a casa sua. E per fortuna, è stato proprio così.
Sono tornata a casa ho fatto valigia e biglietto e me ne sono andata, ignorando beatamente i miei genitori. Sono maggiorenne e pure laureata, non voglio più avere paura di loro.
Di Billy ho scritto veramente poco eppure lo conosco da una vita.
Forse è questo un motivo, forse è perché è usuale, un’abitudine, o almeno lo è stato fino a un anno fa. Dopo la mia laurea dovevamo andare in vacanza insieme, ma ebbe una crisi all’inizio dell’estate. Da lì solo qualche messaggio, fino alla telefonata del 17.
Crisi depressiva intendo.
Alla stazione ci siamo abbracciati fortissimi per quasi cinque minuti e ci siamo raccontati tutto.
Billy è mio amico dall’infanzia. Era un bambino molto strano. Ma con me andava d’accordo.
Parlava spesso di sogni strani che aveva, sogni di mostri che però descriveva con una precisione millimetrica. Aveva perso il padre prima di nascere e sua madre viveva con un nuovo uomo, che io trovavo molto inquietante. E anche Billy.
Capitava così che fosse sempre lui a venire a casa mia.
Alle medie, il patrigno di Billy fu promosso e andò a Firenze.
Io e Billy però continuammo a sentirci. Il mio primo amico su Facebook.
Billy crebbe, ma non riuscì mai a integrarsi, da nessuna parte.
Quando io iniziai l’università, lui era alla terza bocciatura al liceo.
In quel periodo entrò a far parte di un gruppo ufologico, gente che aveva identificato i suoi mostri come alieni che popolano la terra e schiavizzano l’umanità alle sue spalle.
Stranamente, veramente stranamente, la sua “ricerca” è stata molto sostenuta dalla sua famiglia e in particolare dal suo patrigno, che ha pagato anche le costose sedute di parapsicologia a cui ha partecipato per quasi tre anni.
Quando venne alla mia laurea, mi disse che tutti i “parassiti” che lo avevano schiavizzato fin da piccolo erano finalmente andati via. Poi però, subito dopo, ci fu la crisi depressiva. E io (che ammetto mi ero un po’ allontanata, anche perché praticamente non parlava più di lui o di cose che gli piacevano o meno, ma solo di alieni e torture aliene e navi aliene e complotti alieni) mi chiesi se non fosse stato per il fatto che il suo dottore parapsicologo, che aveva in cura diverse persone oltre a lui, dopo essersi fatto donare 5000 euro per un certo evento speciale, era sparito senza lasciare traccia.
O meglio, una traccia c’era eccome: la polizia trovò tra le sue carte alcuni documenti delle identità che aveva assunto in precedenze.
Era stato maestro di meditazione addestrato dal Dalai Lama in persona, costellatore familiare, veterinario olistico, pediatra olistico e tanto altro, in varie parti d’Europa e sempre con un nome diverso.
In parole povere, una truffa.
Il gruppo che si era creato si sciolse, nessuno si interessò più a Billy. A parte me, tutti gli amici erano di quell’ambiente.
Io probabilmente non gli bastai.
Non mi chiamò, non uscì di casa, smise di bere e mangiare. E alla fine lo ricoverarono nel reparto psichiatrico dell’ospedale per depressione catatonica. Con tanto di sondino per il nutrimento.
Quando l’ho rivisto in stazione ero felice: stava bene.
Magro, sempre con le sue “occhiaie infinite” ma stava bene.
Mi ha detto che comunque non ha mai smesso di crederci a quella storia degli alieni. Dice che ci sono troppe analogie tra i suoi incubi e quelli di tante persone sparse per il mondo.
Ora studia queste materie con amore e questo studio, dice, lo ha salvato.
Mi ha fatto piacere anche se temevo di dovermi sorbire ancora una volta i suoi sproloqui. Quando io ero andata da lui proprio per non pensare ai mostri.
Per fortuna, a parte qualche aggiornamento di notizie (non sapevo ad esempio che i rettiliani fossero allergici all’argento come i lupi mannari! Quante cose si imparano.) e la notizia che sta cercando un nuovo gruppo, sempre appoggiato dal suo patrigno, non ha detto altro sull’argomento.
La nostra vacanza è stata semplicemente conoscere bene Firenze.
Se non altro me la sono goduta.
Anche perché con questo virus che gira, forse non converrà partire più per un po’.
Tutto è andato bene finchè non ho deciso io, dopo un sogno piuttosto cruento (un incubo abbastanza normale considerando come sono stati tremendi quelli di questo periodo) ho deciso di raccontargli del mio Mostro.
Billy era molto interessato: ha iniziato a farmi domande, anche in modo piuttosto insistente e invadente. Alla fine è sparito nel suo studio ed è tornato poco dopo.
“Devi vedere una cosa.” Mi ha detto.
Sono andata e per poco non ho urlato: a schermo pieno, c’era un ritratto di lui. Il Mostro. Il
MIO mostro.
E di chi era il dipinto?
Di Asim. Lo scrittoe. Quello che io avevo già incontrato.
“Gli incontri non avvengono mai per caso.” Mi ha detto Billy.
Stavo per domandargli, provocatoriamente, se quello glielo avesse detto il suo amato parapsicologo, ma poi non me la sono sentita.
Il ritratto era lo sfondo di un video dove la voce dello scrittore, che non compariva mai (ha una voce bellissima molto bella) che raccontava di quando aveva incontrato il mostro nei suoi sogni, di cosa era successo e di come quella figura lo avesse accompagnato per anni e anni. Aggiungendo di essere disposto a dare consulenze a chiunque avesse avuto lo stesso tipo di incontri. Se non altro per “conviverci” meglio, nel caso non se ne fosse andato.
“Ma un giorno accadrà.” Concludeva.
Billy mi ha detto che conosce Asim da molto. Che ai tempi era stato indeciso tra lui e il parapsicologo che aveva poi scelto (solo per comodità, siccome stava a Prato). A quanto pare ASIM fa consulenze a cinque anni. Si fa pagare e ha una partita iva, tutto regolare.
Ma io ho detto, sul momento, di no.
Allora sì che ho ricordato a Billy la sua esperienza.
Lui ha detto che non c’entra nulla, che esistono tanti truffatori ma anche tanti bravi.
Gli ho chiesto come mai non ne avesse trovato uno al caso suo, ancora.
Non mi ha risposto e il resto della giornata è trascorso piuttosto silenzioso.
Poi non ci abbiamo pensato più. Ma da quando sono tornata, il Mostro si è fatto rivedere, quindi forse dovrei iniziare a pensarci.

 

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Capitolo 8
*** 16 marzo 2020 ***


16 marzo 2020
 
Non ho scritto per molto tempo. Ma cosa si scrive quando non si ha nulla da fare?
Fai tre anni di Università, ti prendi la laurea. Il lavoro non lo vedi manco con il cannocchiale con cui hanno individuato i buchi neri. Poi arriva il virus e non devi più trovare scuse né per non cercare lavoro ( ho gettato presto la spugna ma che dovevo fà?) né per uscire di casa. E non sei obbligato a svegliarti presto. Non posso dire che ho dormito bene e tanto in questi giorni ma il Mostro si è fatto vedere molto meno.
Come è successo?
Beh la chiusura forzata mi ha spinto ad approfondire quanto scritto da ASIM, e ho scoperto tante cose, tutte molto interessanti.
Se non fosse per il fatto che il Mostro lo sto incontrando anch’io costantemente, lo scambierei per un altro di quei tanti blog complottisti che girano. Invece sul Mostro, come su tanto altro, contiene informazioni molto interessanti. Come sono interessanti i metodi per scacciarlo.
A quanto pare questo Mostro non è qualcosa di fisico. Non del tutto almeno. È una “Egregora”, termine molto pesante e significativo che io riassumerò nel modo in cui l’ho riassunto a ASIM quando ho parlato con lui in Chat: “Un pensiero pensato da molte persone che prende vita propria e acquisisce una sua coscienza e inizia ad agire e contagiare più persone possibili. Diventa così possibile evocarlo, ma di solito non è sempre possibile usarlo. In quanto pensiero è più forte di noi umani.”
ASIM ha detto di essere rimasto colpito dalla mia definizione e che in linea di massima era giusta. Comunque mi ha chiarito il concetto e mi ha consigliato cosa fare: mi ha dato gratis una delle sue meditazioni guidate e una serie di piccole istruzioni e consigli.
Ero molto scettica, soprattutto dopo quanto successo a Billy. Ma so anche che a volte queste cose funzionano come effetto placebo e io volevo ritrovare un po’ di serenità così ho seguito i suoi consigli e hanno funzionato!
Ho praticato la meditazione tutti i giorni (o almeno credo di averlo fatto, è la prima volta che ci provo e so che è molto difficile in realtà meditare davvero.) Ho seguito i suoi consigli, che riguardavano soprattutto regimi alimentari e altre abitudini, per esempio mi ha sconsigliato di vedere più di un film ogni due giorni, divieto esteso anche alle serie TV e di non giocare, almeno per un po’ ai videogiochi; e ho ragionato anche su quello che leggevo sul blog e credo che tutto abbia a modo suo perfettamente senso. Secondo quanto descritto è un Egregora dei pensieri ansiosi e io durante e dopo l’università ne ho avuti parecchi.
A causa della sua vaga sembianza umanoide viene confuso spesso con un alieno, uno di quelli degli altri blog e
Pensandoci quella parte della conversazione non mi era piaciuta per niente. Non so come mai ma il modo con cui si riferiva a certi blog sempre dello stesso ambiente (controinformazione, controcultura, complottismo ecc) mi ricordava tanto quello di una mia compagna di università quando parlava male di tutti quelli che avevano un libretto migliore del suo. Per un po’ le ho anche offerto il caffè, ma quando ha iniziato a tirare frecciatine anche a me, dopo il mio trenta e lode in economia industriale, l’ho lasciata perdere. Ho anche smesso di risponderle su facebook.
Devo dire però che ASIM ha citato subito le “fonti” contro cui si è scagliato. Le sono andate a vedere ed in effetti sono piuttosto scadenti come blog. Solo uno sembrava valido ma era dichiaratamente di parte: politica socialista. Che va bene, non ho nulla contro i socialisti. In generale non ho nulla contro nessuna ideologia. Io sono contro le persone che le portano avanti, perché le persone, gli altri esseri umani, sono naturali nemici di ogni altro umano su questo pianeta. Homo Homini Lupus.
Anche le ideologie sono egregore? Dovrei crederlo ad ASIM.
Comunque, nella conversazione, oltre a sparare merda sugli altri, ASIM mi ha anche dato le istruzioni necessarie e poi mi ha proposto, dopo una settimana, di organizzare un incontro via skype.
Prima ho voluto verificare che i suoi consigli funzionassero davvero. Per sette giorni ho visto il Mostro solo un paio di volte e pur dormendo poco non mi sono mai sentita stanca. Anzi, ieri sera verso mezzanotte, mentre mi lavavo i denti, mi sentivo addirittura felice della giornata passata! Anche perché per passare il tempo ho letto un libro molto divertente che mi ha tirata proprio su!
Alla fine l’ho contattato stamattina e mi ha detto che poteva vedermi già oggi!
Tra un paio d’ore ci incontreremo su skype!
È strano, mi sento un po’ emozionata, come se una celebrità mi avesse appena concesso udienza.
C’è da dire che ASIM è molto visionato, sembra quasi un influencer, nel suo piccolo.
Non vedo l’ora di sentirlo e di poter parlare finalmente di tutto questo con qualcuno che non mi crede pazza!
 
Ore 17
 
VAFFANCULO!
 
Bene mi sono sfogata.
Dopo averti scritto, sono andata a prepararmi per l’incontro. Alla gente piace dire che quando è su skype sta in mutande. Io però ho voluto fare le cose per bene: camicia e jeans.
Mi sono lavata la faccia, come stamattina, e per sicurezza mi sono rilavata i denti.
Per un attimo ho avuto la tentazione di mettermi il profumo, poi mi sono ricordata che stavo dietro lo schermo di un computer e mi sono messa a ridere.
L’appuntamento era alle 17, ma alle 16 e 30 ero già pronta, cuffiette in testa e webcam accesa.
Mi sono collegata.
C’era un messaggio di dieci minuti prima.
“Ciao. Purtroppo ho avuto un impegno improvviso. Devo completare un articolo da consegnare entro le sei per la rivista TopSecretFiles (usciremo a fine mese, compraci!) e assorbirà tutta la mia attenzione per questo pomeriggio. Possiamo rimandare l’appuntamento a domani pomeriggio alla stessa ora? Grazie.”
Il dottor Callisto mi ha detto di scrivere sempre tutto quello che provo. E cosa ho provato io in quel momento? Onestamente, non saprei come descriverlo.
Ricordo solo che sono rimasta seduta sulla sedia, con le braccia lungo i fianchi per alcuni minuti, con le cuffiette ancora indosso.
Poi ho sollevato il braccio destro. Ho digitato: “Va bene, ci vediamo domani allora.”
E ho spento. Però sono rimasta sempre lì.
Mi sono ricordata di un video epic fail che aveva girato nella chat dell’università, quella volta che Mario Draghi venne a dare una “conferenza” in facoltà, ci furono anche delle proteste da parte di alcuni studenti.
In questo video c’era una nostra compagna, Elena, una tipo fissatissima con il neoliberismo, che cercava di avvicinarlo e non ci riusciva proprio.
Alla fine restava lì imbambolata mentre lui entrava nella macchina.
Ci avevo riso sopra, la conoscevo era una completamente cretina.
Ora, invece, la cretina ero io. Per un attimo mi è parso anche di intravedere il Mostro, riflesso nello schermo buio che mi osservava sorridente.
Ma quando mi sono girata non c’era e questo mi ha fatto sentire stranamente molto sola.
Poi mi sono chiesta se fosse stata una buona idea rispondere subito che mi andava bene domani come appuntamento. Ma io ho visto che per questo giornale ha scritto moltissimi articoli. È uno dei loro più importanti articolisti quindi ha perfettamente senso che debba fare per loro un lavoro di questo tipo. Forse ha iniziato stamattina e per vari motivi non ha potuto finirlo e deve pensarci ora.
Certo però quel “Compraci!” suona proprio strano scritto da lui. Di solito ha un linguaggio posato sia in quello che scrive sul suo blog che nelle chat che ha avuto con me.
Anche quando ha sbugiardato gli altri blog, non è mai cascato nel turpiloquio.
Avrà avuto fretta, quando si ha fretta, le cadute di stile capitano.
 
 
Non so se Callisto classificherebbe quanto sto per scrivere alle emozioni. In ogni caso, ci sono proprio rimasta male.
 
Prendo la mascherina e vado a buttare l’immondizia. Farò il giro lungo. Così mi passerà.

 

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Capitolo 9
*** 18 marzo 2020 ***


18 Marzo 2020
 
Ieri mattina entrando su skype per sistemare l’audio in previsione dell’incontro nel pomeriggio, ho visto che ASIM era online.
Non so perché, ho avuto come un presentimento.
Gli ho scritto chiedendogli conferma e subito mi ha risposto che nel pomeriggio c’era la possibilità che dovesse rimandare nuovamente. Così abbiamo deciso per oggi.
Non so come mai mi sia venuto il presentimento che non ero destinata a vederlo neanche ieri. Comunque alla fine abbiamo concordato per oggi.
Volevo scriverlo, ma non so perché all’improvviso mi sembrava di non capire più cosa stavo provando. Né perché.
È stata una brutta sensazione, ma ho pensato che fosse dovuta all’insieme di emozioni ambivalenti che ho provato in questi due giorni e dalla quarantena che mi tiene da giorni chiusa in casa.
Una parte di me mi ha detto: “Se anche oggi non si fa vedere, lascia perdere”. Ma mentre lo pensavo mi veniva da piangere.
E per fortuna che oggi è arrivato.
Ci siamo visti subito dopo pranzo e parlare con lui è stato bellissimo!
Soprattutto perché ho ricostruito gradualmente il percorso che il Mostro ha fatto nella mia vita.
Non c’è dubbio che questa Egregora abbia puntato me a causa del disagio post universitario. Che è stato molto profondo.
Esattamente come è stato per il liceo, ho perso tutte le amicizie che avevo consolidato. Ammesso che siano mai state reali amicizie. Ma è sempre stato così per me: durano di più quelle fuori che dentro gli ambienti che frequento.
Con ASIM ho parlato dell’università soprattutto in termini negativi e lui mi ha raccontato di come, il giorno della laurea, si sia alzato e se ne sia andato facendo il dito medio davanti alla commissione d’esame, dopo che loro avevano criticato la sua tesi. Una tesi di oltre duecento pagine dedicata ai ritrovamenti di Pompei. Aveva studiato beni culturali. Aveva finito ma alla fine non si è laureato.
Ha ascoltato le mie disavventure universitarie con interesse.
Non ha fatto come Callisto, che cercava di farmi vedere a tutti i costi il lato positivo della situazione. Con ASIM finalmente ho pianto liberamente, confessando che mi sono laureata solo perché era stato richiesto dai miei genitori e che anche se prendevo quasi sempre trenata, a me economia non è mai realmente piaciuta.
E ASIM mi ha detto che l’origine della persecuzione non può essere che lì. Il mio inconscio ha registrato qualcosa di abbastanza negativo da attirare quel pensiero, e dargli energia.
È questo che cercano di fare, per sopravvivere: si nutrono dei nostri sentimenti, come noi mangiamo il cibo.
L’unico modo per mandarli via, è purificare i pensieri e i sentimenti.
Devo dire che la parola purificare mi ha un po’ intimidito, ma mi ha detto di non preoccuparmi; ci siamo accordarti di risentirci tra due settimane. Mi ha passato il link delle altre meditazioni (che però sono in vendita) e di procedere per ora con i consigli che mi ha dato. In più mi ha detto quando uscirà la rivista con il suo articolo, che a quanto pare parla proprio dell’università e di come è manipolata.
Ci siamo salutati e mi ha lasciato dentro una bellissima carica positiva!
Devo uscire ora a buttare l’immondizia.
 
Sono quasi le sei e sono rannicchiata nel mio letto.
Mentre ero fuori a gettare la busta, ho visto chiaramente il Mostro apparire in fondo alla strada.
Non mi ero mai resa conto che fosse così alto né che avesse le braccia storte.
Comunque era laggiù ed era lui, ne sono sicura, anche perché non portava mascherina o altre cose e mi fissava da lontano.
Sono praticamente corsa via ad una velocità che non immaginavo di poter raggiungere e in casa mi sono rinchiusa in camera.
Mi sono ripresa da poco e solo ora ho trovato il coraggio di scrivere. Cosa fa adesso? Inizia ad apparire anche  fuori?
Poi mi è venuto in mente che quel pianto davanti al computer, per quanto sul momento fosse stato liberatorio, già quando mi ero tolta le cuffiette, avevo iniziato a chiedermi come mai mi era venuto da piangere così di fronte a qualcuno che a malapena conoscevo. E poi c’è stata un’altra cosa che mi ha dato da pensare. Il fatto che lui sia stato calmo di fronte al mio sfogo. So che fa consulenze pure ad altre persone, ma non mi aspettavo che si comportasse quasi da psicologo, come Callisto.
Anche perché lui non ha una laurea in psicologia, anzi in generale non ha una laurea.
Ha abbandonato tutto il giorno stesso in cui doveva prenderla e non l’ha mai più riavuta.
Pensandoci bene, quando avevo detto di non essere più studentessa (come all’inizio credeva lui) ma di essere già laureata, ha fatto una stranissima esclamazione.
“Ah!”
Quel tipo di “Ah!” che di solito senti da qualcuno che si era creato una sua aspettativa ed è andata delusa.
E poi non mi ha fatto domande. Non ha chiesto con quanto sono uscita, dettagli sulla mia tesi o cose così. Mi ha chiesto diretto: “E per caso ti è piaciuto il tuo percorso di studi? Sei soddisfatta?”
 
Mi sono fermata e ho riletto più volte quanto scritto.
Devo dire che da scritta questa frase suona assai minacciosa.
Voglio dire, lui sorrideva mentre me lo chiedeva era calmo. C’era stata l’esclamazione ma poi la sua espressione era tornata quella di sempre.
Ma mi sta tornando in mente una ragazza che aveva fatto psicologia e che bazzicava da noi perché lì andava il suo ragazzo, che aveva commentato che chi sorride mostrando troppo i denti, non è sempre necessariamente sereno. Dipende dal tipo di sorriso ovviamente. In oriente non mostrano mai i denti perché è considerato un atto animalesco e soprattutto minaccioso.
 
Ma cosa sto scrivendo?
Non devo farmi prendere dalla paranoia che tutti sono contro di me, come facevo al liceo. Ho trovato qualcuno con cui parlare e visto che il Mostro inizia a farsi vedere anche fuori, devo tenermelo stretto.

 

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Capitolo 10
*** 23 Marzo 2020 ***


23 Marzo 2020
 
Sono molto perplessa.
L’ho detto anche a Callisto nella video-visita su skype (i miei hanno stranamente insistito che io riprendessi a parlare con lui, hanno organizzato loro l’incontro).
Non ho potuto spiegargli il perché, non troppo però, almeno, perché bho
Non ho potuto spiegargli tutte le ragioni, mi sono inventata che sto in contatto con uno scrittore che fa corsi di scrittura online, non posso certo dirgli che sto in contatto con un guru di internet, capace che lo dice ai miei genitori.
In ogni caso, alla fine almeno non ho parlato con Callisto del Mostro.
Gli ho detto che per distrarmi sto studiando “scrittura creativa” e poi gli ho raccontato cosa mi lasciava perplessa.
Questa mattina, nella piazza deserta, ero la prima davanti all’edicola. Sapevo che quel giorno sarebbe uscita la rivista di ASIM e infatti era ancora nello scatolone. Alla mia edicola arrivano sempre più o meno cinque copie, ma le vendono tutte, mi ha spiegato la signora nascosta dalla grande mascherina.
Ho pagato in contanti e me ne sono tornata a casa felice come una pasqua.
Non vedevo l’ora di leggere l’articolo, almeno avrei avuto qualcosa che potesse tenermi compagnia. Per non guardare la tv e non giocare ai videogiochi, sto leggendo tanto, ma anche la lettura ha il suo peso. Per godersi bene un libro bisogna essere concentrati davvero su di esso. Altrimenti, ci si perde.
E a me voglia e concentrazione non arrivano mai a comando. Purtroppo.
Comunque mi sono seduta sul letto e ho guardato nell’indice.
ASIM si firma con il soprannome anche in rivista.
Gli altri articoli erano tutti dedicati alle tematiche attuali: la diminuzione dell’inquinamento, no-vax e pro-vax, le grandi epidemie del passato (e chi le ha volute), e altre cose del genere.
Il titolo di
ASIM diceva “Contagio Psichico”.
Ho immaginato che avrebbe parlato proprio delle egregore ed infatti era così.
Il problema è che arrivata più o meno alla fine della seconda colonna di pagina uno (e l’articolo era di tre pagine con due colonne a testa, accompagnate da immagini piuttosto cupe), mi sono resa conto che qualcosa non andava.
Sono andata a verificare. Sono entrata nel blog di
ASIM e ho digitato le parole “contagio” e “egregore”. È comparso un post intitolato “Una malattia chiamata pensiero” e ho iniziato a leggere.
Nella mano destra l’articolo, davanti a me lo schermo.
Ebbene, i primi tre paragrafi dell’articolo erano
I D E N T I C I  ai primi tre dell’articolo. Non era stata cambiata neanche una parola.
Ho copiaincollato tutto il post e l’ho stampato e mi sono messa a studiare il confronto sul cartaceo. Tutto uguale, c’era perfino un errore in comune. Nel finale, quando chiude il suo lungo discorso,
ASIM  ha scritto nel suo post: “Quale che sia la risosta giusta, noi restiamo esseri spirituali in un mondo materiale, la nostra forza è questa”.
Chiaramente una svista, un errore di battitura.
Solo che sull’articolo c’è la stessa identica frase con l’errore. Giuro!
Questo non significa solo che ha copia incollato il post, ma che non lo ha neanche riletto prima di mandarlo in redazione!
E poi, lui e il capo-redattore della rivista sono amici, si vede anche dalle foto che si fanno assieme. Ho seguito la pagina del capo-redattore, spesso lo cita, con quelle “foto” che hanno immagini epiche e scritte in font incredibili sopra.
Possibile che non si sia accorto di nulla? È legale?
Mentre facevo quel discorso a Callisto, lui mi ha interrotto e mi ha chiesto perché la cosa mi avesse tanto colpito. Mi ha anche chiesto di abbassare la voce perché, senza accorgermene, stavo quasi urlando. E in effetti sentivo qualcosa nel petto di forte, come se un animale tra le sbarre della gabbia toracica volesse uscire.
Gli ho spiegato che
ASIM aveva spostato il nostro primo appuntamento dicendo proprio che doveva dedicare tempo all’articolo. Pure all’ultimo momento.
Callisto è rimasto muto qualche secondo con uno sguardo strano. Poi mi ha chiesto di raccontargli come fossero andate le cose dall’inizio. Io l’ho fatto, omettendo ovviamente tutta la parte dedicata al Mostro.
Lui mi ha ascoltato (quello devo dire lo ha sempre fatto), poi mi ha detto chiaramente che non gli sembrava molto professionale come comportamento. Mi ha chiesto, con strana insistenza, maggiori dettagli. In particolare sui pagamenti.
E lì mi sono resa conto che non avevo mai parlato chiaramente di soldi con
ASIM. Anche se sul sito dice che gli incontri (tranne il primo che è libero) costano venti euro.
Ho riferito a Callisto.
Lui ha annuito e mi ha consigliato di lasciar perdere.
Mi ha detto che è un periodo strano, dove tutto può essere il contrario di tutto. Amenochè qualcuno non appartenesse a qualche piattaforma o scuola online ufficiale, meglio non dare credito a nessuno.
Di solito uno psicologo non arriva a consigliare le cose in questo modo.
Mi ha molto inquietato il modo in cui lo ha fatto, sembrava che parlasse con una persona sotto droga.

MA CHE CAZZO VUOLE QUELLO?
Gliel’ho fatto notare e lui ha fatto in parte ammenda, ammettendo che non sono la prima paziente ad avergli descritto offerte strane di professionisti del web.
Io gli ho detto che in realtà a me
ASIM piaceva molto. Mi sembrava competente nella sua materia. Forse, ho ipotizzato, alla fine ha pensato di dare un post del blog per tutte le persone a cui manca la connessione. Dopotutto sta venendo fuori che sono tante qui in Italia.
Forse alla fine non aveva finito in tempo l’articolo, forse l’emergenza ha cambiato i parametri di pubblicazione.
Callisto non ha insistito, ma mi ha invitato a stare attenta.
 
Alla fine mi sono letta gli altri articoli, per curiosità ho visitato pure i blog (quando c’erano) degli altri giornalisti. Sembra che nessuno abbia fatto lo stesso di ASIM.
Devo dire che sono veramente perplessa, è molto strano.
 
Forse era solo una scusa. Quel giorno gli girava molto male e non voleva vedermi. Forse non voleva vedere nessuno e non soltanto me.
 
(ore 23:30)
Scusa diario ma non dormo. Sono stremata ma non dormo. Mi chiedevo, e se gli avessi involontariamente detto qualcosa che lo ha offeso durante i primi contatti? Dopotutto ero ancora un po’ scettica, anche perché l’esperienza di Billy insegna. Forse ho detto qualche parola di troppo. Lui si è offeso ma non me lo ha voluto dire ma solo far capire.
Lo fanno spesso le persone. Ci rimangono male, dicono che non ci sono rimaste male, ma poi fanno di tutto per fartela pagare. L’ho fatto anch’io qualche volta. Anche perché purtroppo in questa società non è buona educazione mostrare i propri sentimenti, o mostrarsi offesi, o se lo fai lo devi fare con violenza, come molti del politicamente corretto tipo.
 
Ma se lui è al di sopra di queste cose, come dice di essere, perché non mi ha semplicemente detto che si è offeso?
 
Mi sto facendo troppi pensieri. Meglio che mi metta a dormire o qui finisce che muoio di sonno, altro che virus.

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Capitolo 11
*** 2 Aprile 2020 ***


2 aprile 2020
Non ho scritto nulla ieri perché non amo il primo aprile.
E anche perché ero molto stanca.
Sto cercando di fare la brava, ci sto provando davvero: mi sveglio ogni mattina alle otto, mi lavo e indosso una tuta, per stare in casa ma dire che sono vestita. Mangio la colazione che ho programmato, poi mi siedo e ascolto una meditazione di ASIM. Ha fatto lo “sconto quarantena” e le ho comprate tutte.
Credo siano i venti euro meglio spesi.
Tuttavia, dopo l’entusiasmo della sveglia e la meditazione per caricarmi per la giornata, subentra sempre una grande e, credo, immotivata stanchezza.
Ecco due cose che ho notato: l’aumento della “cattiveria” e quello della stanchezza.
Cosa intendo per cattiveria?
Il fatto che mi sono all’improvviso scoperta a sorridere davanti alla TV osservando i numeri della quarantena. In quel momento c’era il Mostro nella stanza con me e ho visto che di riflesso sorrideva anche lui.
E allora sono stata pervasa da un’angoscia potente.
Sono corsa in bagno e, senza capire perché, ho vomitato. Forse è stata l’emozione.
 
Sono sempre stata costretta a uscire. A stare in mezzo alle persone. Agli altri bambini. Proprio loro che ogni primo aprile mi facevano qualche scherzo. Senza che io gli avessi fatto mai nulla. Ma a pensarci bene gli scherzi me li facevano sempre. È che il primo di aprile si alzava l’asticella.
Ho dimenticato il nome di tutti i compagni di tutte le classi che ho avuto. Quelle amicizie da “dedica da diario” duravano meno del diario stesso.
A livello umano la nostra società faceva schifo già prima di questo disastro. Ora chissà quanti ragazzi sono felici di non vedere più i loro compagni. Come lo ero io ogni domenica e ogni vacanza estiva che facevo. Non rimpiango il mondo di fuori, non mi rendeva felice. E quando lo ero, era sempre una felicità troppo “particolare”. Non c’era nessuno a condividerla con me.
Ora non devo a nessuno spiegazioni se sto chiusa in camera mia. Mia mamma non viene più a bussarmi per dirmi “esci che c’è il sole”. Per poi magari commentare che dovrei farmi più bella, che dovrei indossare vestiti migliori e stronzate così.
Vorrei tanto che quella stronza crepa
Adesso tutto il mondo prova l’angoscia del futuro che io ho provato per anni. E mi chiedo se anche loro non abbiano un Mostro a fargli compagnia in stanza.
Ormai lo vedo solo di giorno. È sparito dai miei sogni.
E ogni giorno la sua presenza mi fa sempre meno paura. È strano, molto strano. Un effetto benefico? Forse sto imparando ad affrontarlo.
Di certo, la dieta che ASIM ha programmato per me, mi aiuterà a restare magra. I suoi consigli alimentari che dispensa ogni giorno sul suo blog sono molto preziosi. Da quel che ne so è un vegetariano e si informa molto su ogni cosa che mette in bocca. Ha una specie di enciclopedia sui prodotti confezionati, sarebbe meglio non mangiarli, ma lui dice quali sono sani e quali no.
ASIM però, anche stavolta, ha rimandato l’appuntamento. Ha parlato della prossima settimana, prima di pasqua. Non so cosa sia successo. Ha parlato di “impegno improvviso”. Stavolta non mi ha pesato perché ero molto molto stanca. Sono stata tutto il giorno al letto con la figura del Mostro che torreggiava sopra di me e mi osservava.
 
Chi sto prendendo in giro? Da quando ho ripreso in mano la penna per scrivere non faccio altro che piangere. Callisto lo avevo spostato apposta per sentirmi con lui e proprio in una giornata in cui qualcosa mi spaventa più del solito, non so cosa, forse che sorridevo mentre guardavo i numeri che salivo e mi dicevo “Evvai! Un altro mese a casa!” e poi mi sento male perché cazzo non sono pensieri normali questi. Non volevo nulla, solo parlare con qualcuno che non fossero i miei, che a malapena mi rivolgono la parola in questi giorni perché hanno una paura fottuta del virus.
Ho pianto tantissimo e non so neanche perché, mi è sembrato di tornare a quando avevo quindici anni e andavo dietro a Francesco.
L’ho nominato a volte nel diario. Rivedendo le foto che avevo scattato mi rendo conto di quanto fosse brutto, ma per me era come un dio greco.
Gli ho sbavato dietro per quasi due anni, nella speranza di avere un appuntamento.
Era l’unica cosa che non mi faceva pesare l’andare a scuola.
Lui non mi invitava mai così mi feci coraggio io. Tre volte lo invitai a uscire. Tre volte rimandò all’ultimo momento. Studio, sport, impegni già presi. Ancora mi ricordo le scuse. E mi ricordo che mi mettevo a piangere e mia madre mi diceva “la prossima volta andrà meglio.”
Poi arrivò il giorno in cui fu lui a invitarmi. E io sono quasi impazzita di gioia; ma l’appuntamento è stato disastroso. Almeno dal mio punto di vista.
Non era il ragazzo che credevo: era volgare, rozzo, perfino violento con alcuni estranei, come il cameriere cinese che gli portò gli involtini al vapore invece di quelli fritti.
Io ci rimasi male e rimasi zitta tutto il tempo mentre lui parlava e parlava. Credo che la cosa gli piacque perché disse che voleva vedermi ancora. E mi invitò.
Ma io, a due ore dall’appuntamento, lo chiamai e gli dissi che non potevo più: pan per focaccia.
Da allora non mi ha più cercata e la cosa mi ha reso più amara la vendetta (io avevo sbavato dietro di lui per molto più tempo) ma mi ha anche, come dire, rassicurato. Mi ha sollevato dalla responsabilità di eventuali rifiuti futuri.
In seguito ho scoperto che aveva questo tipo di atteggiamento con tutte le ragazze che ci provavano con lui.
“Ma lo sai che lo ha fatto anche con me? A me ha detto che non poteva venire più perché lo scaldabagno era rotto e non si era potuto lavare i capelli!”
Ancora mi ricordo l’incontro con quella che però non mi ricordo come si chiama. Era una del suo gruppo di tennis e gli andava dietro da molto più tempo. Lei però lo ha mollato alla seconda scusa.
E ha conosciuto altre che sono arrivate fino alla terza, come me.
Da allora ho imposto a me stessa la regola delle “tre possibilità”. Alla terza, quella persona è come morta.
Per tre volte non riesci a prendere un caffè con me? Evidentemente non ti va.
Per tre volte non fai la parte a te assegnata al gruppo di studio? Cambio gruppo.
Per tre volte dici di no? Non ho motivo per aspettare un sì.
Sgarri tre volte? Sei morto. O morta. Pensandoci, l’ho fatto molto più con le ragazze che con i ragazzi.
 
ASIM è diverso. Voglio dire siamo in una situazione di emergenza, avrà avuto altre chiamate, magari c’è gente che ha la casa piena di Mostri da sloggiare.
Ci sarà qualcuno che ha più bisogno di me.
C’è sempre. I miei genitori non hanno fatto altro che ricordarmi sempre quanto chi mi circonda sia sfortunato. E in parte so che è vero.
Pensandoci, ad un certo punto durante il primo incontro aveva fatto una frase tipo “in fondo si capisce che sei una forte” o qualcosa del genere.
Scommetto che conta sul fatto che sono forte, che sono brava, scommetto che è stato un atto di fiducia. Però la verità è che questa situazione non so quanto la reggerò. Comunque non mi devo disperare ha solo rimandato a domani.
 
Andrà tutto bene

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Capitolo 12
*** 3 aprile 2020 ***


3 Aprile 2020
 
LA GENTE MORIVA ANCHE PRIMA DEL VIRUS
 
Ecco il riassunto della mia conversazione con ASIM di oggi.
No, non è il massimo.
Alla fine abbiamo parlato di tutto meno che del Mostro che è stato seduto a distanza a osservarmi per tutto il tempo. Eppure, eravamo partiti bene.
Appena avevo acceso la videochiamata ha sgranato gli occhi, ha sorriso e ha detto “ciao Mostro”, perché anche lui lo vedeva. Prova che non sono pazza.
Anche perché dopo che l’ha detto il mostro si è alzato e se n’è andato via dal raggio visivo della telecamera. Si è seduto più in là. Curioso però perché se io guardavo la mia immagine in telecamera non vedevo nulla. Credo sia perché le capacità di ASIM sono effettivamente superiori come dice.
È strano però che abbiamo parlato di tutt’altro dopo.
Abbiamo discusso praticamente solo del virus come se non si parlasse già abbastanza di lui. Prima o poi gli apriranno pure un fan club, ammesso che non ce ne abbia già uno.
E poi la discussione è andata avanti proprio perché quello che diceva non mi piaceva molto. Ho cercato di esprimere il mio parare a riguardo più volte e giustamente lui mi ha ricordato che non sono una biologa, virologa o chichesia.
Pensandoci però nemmeno lui
Comunque il succo della cosa è che secondo lui c’è di mezzo un complotto per deprimere la popolazione anche perché si moriva di morti pure peggiori già prima del virus.
Non so perché ma mentre faceva quel discorso ho istintivamente guardato il Mostro ed è successa una cosa piuttosto inquietante.
Mentre lo guardavo pensavo che, se lui era davvero l’incarnazione delle angosce umane, depressione, ansia e così via, non serviva un complotto del genere.
Anzi, molta della depressione si raccoglie nella finta socialità e non nel vero isolamento.
E mentre pensavo a tutto quello, il mostro ha piegato varie volte il collo.
Come per annuire.
Era fottutamente inquietante, tanto che volevo urlare, ma non ce l’ho fatta. Seduta davanti alla telecamera con il cuore che voleva sfondare la pelle e la testa che sudava freddo (credevo fosse un modo di dire, invece esiste è vero) mi sono persa per strada molto del discorso di ASIM.
Ci ha messo un po’ a chiedermi come stavo. Gli ho risposto “bene” ma la voce faceva paura. Sembrava quella di un moribondo.
Lui ha esibito un calmo sorriso da asceta e mi ha detto che la paura è normale, ma va presa e trascesa. Attendere che passi. Presto sarebbe venuta l’abitudine e alla conta dei numeri avremmo scoperto che era solo un’influenza.
Gli stavo per dire che non aveva molta importanza se era vero o no, che la gente sta male e sta morendo e che, peggio ancora, questa cosa non mi tocca. Che forse in questa stanza il vero Mostro sono io.
Ma alla fine non ce l’ho fatta sono solo crollata a piangere. Non ho avuto nemmeno tempo di chiedergli spiegazioni per l’articolo del giornale.
 
Mi sono fatta un tè. Ho pianto di nuovo mentre scrivevo. E mi sto rendendo conto che non ricordo quasi nulla dell’incontro, tranne quelle poche cose che ho scritto. Come fossero parole andate perdute. Eppure io ho una buona memoria. Non posso credere che la mia testa non le abbia registrate.
Comunque, la prossima data è nella settimana pasquale, ora che ci penso devo anche chiedergli del pagamento. È strano che non mi abbia ancora chiesto i soldi.

 

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Capitolo 13
*** 7 Aprile 2020 ***


7 Aprile 2020
Ieri ho parlato di nuovo con Callisto; gli ho descritto le mie giornate, omettendo accuratamente ogni accenno verso ASIM; gli ho parlato della mia nuova dieta, della meditazione, del fatto che dormo molto.
Mi ha chiesto come vanno i miei sogni.
Non ho potuto mentirgli: il Mostro non appare più.
D'altronde ormai è padrone della stanza quasi quanto me. È stato seduto a osservarmi per tutto il tempo, mentre parlavo con Callisto.
Callisto ha anche detto che la dieta che sto seguendo non lo convince troppo. Mi ha consigliato di reintrodurre alcuni zuccheri, se non altro per non farmi cadere addormentata ogni volta.
Alla fine l’ho ascoltato e sono andata a comprare quegli yougurt al cioccolato super-artificiali di cui però da bambina andavo ghiottissima. Avevo smesso di prenderli dalle medie in poi e ritrovarli è stato fantastico.
Mentre mettevo in bocca il cucchiaio ripensavo alla mia infanzia. Stavo spesso male e per questo non dovevo andare a scuola e mi piaceva molto.
A scuola gli altri bambini urlavano, tiravano oggetti, sembravano non avere rispetto per nulla o nessuno. Stranamente le maestre intervenivano solo se qualcuno piangeva.
Molti dicono che questa quarantena danneggerà i bambini. Secondo me fa molti più danni la scuola.
È quello che ho detto oggi ad ASIM, nel primo appuntamento che non mi ha rimandato. E lui era pienamente d’accordo.
Abbiamo anche parlato della questione pagamento. Sì, le sue sedute costano 20 euro (nulla in confronto ai 50 di Callisto).
Ma mi ha detto che posso pagare quando voglio e io gli ho promesso che lo farò al più presto. Ha detto che non lo fa per soldi. Fosse per lui il sistema non userebbe il denaro, gli esseri umani sarebbero liberi dalla sua schiavitù.
Mi è venuto il dubbio che molti degli “strani” atteggiamenti nei miei confronti siano nati proprio dal fatto che io ho una triennale inutile in economia. Magari è questo che l’ha lasciato un po’ così nei miei confronti fin dai primi tempi.
Certo c’è da dire che la comunicazione umana è proprio strana: nelle chat, fin dall’inizio, è sempre stato molto distaccato nei miei confronti. O almeno, l’impressione era questa.
Faccia a faccia invece Schermo a schermo invece, si comporta in modo completamente diverso. Abbandona ogni formalità, usa termini semplici. A volte parla perfino in dialetto. E ci sono dei momenti in cui sembra comprensivo e perfino affettuoso.
Nei post è veramente una specie di oratore, ha un livello di comunicazione molto molto alto.
Però dal vivo sa “umanizzarsi”, e questo è bello!
Sono proprio felice di averlo incontrato.
 
22:00
C’è qualcosa che non va
Non capisco una cosa proprio
Ok sono entrata nella pagina facebook di ASIM. Ho tipo la cronologia strapiena di visite a lui e c’era un post lunghissimo contro le “persone che non pagano”. Era proprio questo il titolo del post.
Oltre a parlare del denaro in termini spirituali, della schiavitù sotto cui la legge del profitto ci tiene e del fatto che dovremmo tutti insieme rovesciare questo sistema, ha anche fatto uno sproloquio contro tutte le persone che non lo hanno pagato che, a quanto sembra, sono molte.
Non so perché ma mentre leggevo stavo male. Forse perché anch’io non ho pagato.
Il tono cordiale con cui mi aveva detto che per lui il pagamento non era un problema, che potevo farlo quando voglio, nel post era completamente sparito.
Sono corsa a pagare, per un attimo stavo per dargli sessanta euro, poi mi sono ricordata che la prima è libera. Ma quaranta sarà il prezzo giusto? Mi sembra sì che ne abbiamo avute solo due. I continui rimandi mi hanno fatto perdere il conto.
 
Non dormo. Perché è stato così cortese con me?
Perché non essere subito severo e dirmi che voleva i soldi? Sarebbe stata una richiesta legittima e comprensibile, soprattutto per me che ho studiato economia.
La sua gentilezza era solo una facciata? O è stata l’aggressività del post?
Le cose scritte possono essere confuse, forse non era poi così aggressivo.
Il Mostro mi guarda e sorride.

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Capitolo 14
*** 9 Aprile 2020 ***


9 Aprile 2020
Ore otto. Mi sveglio da un sonno senza sogni e vedo il Mostro.
Faccio colazione e c’è il Mostro.
Vado a meditare e c’è il Mostro.
Non importa dove sono, non importa che faccio. Ormai è sempre con me. Sorride, non dice nulla. Ha sempre lo stetoscopio fallico. Ormai mi chiedo davvero a cosa serva, visto che non lo usa mai.
Da un po’ di tempo però qualcosa è cambiato e non è solo il fatto che mi segue fuori e che sento che non ho più paura di lui.
È cambiato il fatto che sento sempre più il bisogno di parlargli.
In tutto questo tempo, ho parlato di lui a tutti: a Callisto, a ASIM, al diario e perfino ai miei genitori. Ma non ho mai parla CON lui nel vero senso della parola.
Non ho mai provato a chiedergli “cosa vuoi tu da me?” che sarebbe di solito la prima cosa da fare in generale con chi ti va dietro.
Mostro o umano che sia.
Non l’ho fatto nei sogni, non l’ho fatto da lucida e forse ho sbagliato.
Dopo il primo yogurt pieno di zuccheri che ho mangiato (l’avevo scritto nel diario due giorni fa), visto che non riuscivo a dormire ne ho mangiato un altro. E poi un altro ancora. Ne mangiavo uno mentre scrivevo a ASIM che lo avevo pagato e lui ringraziandomi mi chiedeva i dati per la ricevuta.
Io i dati glieli ho mandati, la ricevuta però ancora non mi è arrivata.
E così ho mandato a puttane tutta la dieta a bassi zuccheri che avevo organizzato. Oggi mi sono fatta anche un panino colo prosciutto per pranzo e non avrei mai immaginato di sentire così tanto il buon sapore dell’affettato.
Sarà anche un’illusione. Sarà che quando non mangi una cosa che non ti piace per tanto tempo e poi la rimetti in bocca, le papille gustative urlano di gioia per la semplice illusione di avere finalmente qualcosa di buono. Però non importa: quel panino è stato il mio pranzo migliore da quando ho iniziato la dieta.
Le verdure sono tante e buone, ma se devono essere di stagione, alla lunga stancano. È bene non eccedere in nessun caso, né in carne né in verdure, ed è bene dare una possibilità anche ai cibi che di solito non piacciono. Non amavo gli spinaci, ma ormai li so fare anche con burro e peperoncino e devo dire che così vengono proprio buoni! Ma non sono ancora pronta a rinunciare alla carne. E ora che ho ripreso anche un po’ di zuccheri, mi sento decisamente meglio.
Ho avuto molte amiche che avevano deciso di diventare vegetariane o vegane e ora mangiano più carne di prima. Così come ho avuto amiche all’università che si dicevano socialiste-anarchiche e poi andavano al McDonald.
A pensarci bene, tutte queste persone erano più conoscenze che amiche. E a pensarci ancora meglio, l’unica persona veramente estrema in caso di dieta era un ragazzo, vegano convinto, che però si guardava bene dal costringere gli altri a fare come lui. In tutto il tempo che l’ho conosciuto, non l’ho mai sentito lamentarsi dei pasti degli altri o vantarsi della sua insalata. Si sedeva con noi con le sue verdure, sempre diverse. Sorrideva, chiacchierava, parlava degli esami, del suo papà che a quanto ricordo era stato malato.
Se mi avesse dato consigli sulla dieta, tuttavia, mi sarebbe stato subito antipatico.
Quindi perché mi sono lasciata convincere così facilmente da ASIM? Passando così un mese (più o meno, ho iniziato la dieta subito dopo il primo incontro, quindi forse non è un mese, ma il tempo è tipo dilatatissimo in questo periodo) a sentire addosso la stanchezza e con la pressione piuttosto giù.
Non voglio tornare a mangiare solo schifezze, questo no. Ma voglio potermi concedere qualche sfizio.
A ben pensarci, a parte la “dieta” e la questione dei videogiochi e dei film, ASIM non mi ha dato mai ordini particolari. Ma una persona che quando apre bocca (o poggia le mani su una tastiera) inizia a prendersela con tutti (farmaci, cibo, frequentazioni tossiche) non può non influenzare almeno un po’ i suoi lettori.
Poi dice sempre che ognuno è libero di fare come vuole, ma sembra detto in quel modo che usano i genitori quando parlano con i ragazzini, sperando di farli sentire in colpa. E riuscendoci.
 
Mi sono resa conto che mentre scrivevo il Mostro mi osservava sorridendo ancora più del solito. Sembrava veramente felice delle mie elucubrazioni (chissà forse anche da dove stava poteva leggere il diario). Non mi resta che parlargli, non ho scelta.

 

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Capitolo 15
*** 10 Aprile 2020 ***


10 Aprile 2020
Ok. Ok. Ok. Ok. Ok.
Sto tipo per urlare ma è da ieri che mi tengo dentro questo urlo, che non capisco se è di terrore, di gioia di sfogo bo
Sono seduta alla mia
Ieri alla fine ci ho parlato. Ho girato la sedia per mettermi proprio di fronte a lui. Non mi ero preparata nulla. Ho agito completamente d’istinto.
Ho iniziato con la domanda più ovvia: “Chi sei?”
Non ha avuto molto successo.
Il Mostro ha semplicemente sorriso e ha fatto uno strano gesto con quella mano stranissima, nella mia direzione. Forse un modo per indicarmi.
Non ho dato peso alla cosa, penso che se l’avessi fatto sarei impazzita sul posto sono andata avanti.
“Chi stai cercando?”
Questa volta è andata bene. Mi ha risposto. Per la prima volta in mesi di frequentazioni, ho finalmente sentito il Mostro parlarmi. Mi ha detto: “Chi cerca trova.” Aveva una voce molto strana. Scarna e profonda. Non so perché ho pensato al termine “scarna” è proprio stupido e inadatto. Ma io ho fatto economia, non lettere.
Ricordo solo che sentirla mi ha impressionato, ma non spaventato.
Il cuore mi batteva fortissimo perché mi sembrava di essere sulla strada giusta.
“Perché solo io ti vedo?”
Non so nemmeno come mai mi fosse venuta in mente quella domanda. Mi ha risposto: “Non solo te.”
Confermando tutte le teorie dette anche da ASIM.
Proprio in quel momento è stato lui a parlare, proprio mentre pensavo a ASIM.
“Stanne fuori”. Ha detto proprio così.
“Fuori da che?” gli ho chiesto.
“Tutto. Non è vero che le cose sono per tutti. Alcuni sono protetti. Resta dove stai.”
Non capivo, era tutto strano. La voce si era fatta impastata e non sono neanche sicura che fossero quelle le parole che dovevo sentire.
“Resta dove stai, o vai altrove. Ma stanne fuori. Non è sicuro, non sei tu.”
Stavo per fare un’altra domanda. Quando è successo qualcosa di incredibile.
Il Mostro si è alzato ed è sparito davanti ai miei occhi.
Così. Senza fronzoli tipo nuvole di fumo o cose del genere.
Preso e andato.
E la cosa fantastica è che ancora non si è fatto rivedere.
Ma per tutto il tempo che è seguito sono stata tesa: cosa intendeva dire con tutte quelle strane parole? Era come se mi volesse avvisare di un pericolo imminente. Non riesco proprio a capire. Ma non era lui il pericolo?
 
Alla fine ho urlato con la testa infilata nel cuscino. È stato come svuotare l’anima di qualcosa che mi portavo dietro da diversi giorni.
E ora sto bene.

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Capitolo 16
*** 20 aprile 2020 ***


20 aprile 2020
Il Mostro se n’è andato. Poi è tornato ed è andato di nuovo via. E ancora, e ancora. Sono stata tentata di scrivere per tutta la settimana ma non l’ho fatto, non è andata così perché ho avuto bisogno di tempo per elaborare tutto.
Esattamente dieci giorni fa (undici in verità perché tutto è successo la sera del nove, non lo dimenticherò mai) il Mostro ha avuto con me una conversazione che chiamarla “criptica” è quasi un modo per semplificare.
Poi si è alzato e se n’è andato. Sparito, come se avesse dovuto dirmi tutto il necessario e ormai non ci fosse più bisogno di lui.
Il giorno successivo sono stata con un grande magone in corpo, finchè non ho urlato dentro a un cuscino e finalmente ho liberato tutto. La paura, la tensione e la stanchezza dei giorni precedenti mi sono sembrati volare via tutti in una volta in quell’urlo liberatorio.
Da allora la mia vita mi è sembrata, finalmente, dopo tanto tempo, tornare normale.
In realtà però sono successe più cose particolari in questi giorni che nei miei anni di “pre-virus” e di presenza di Mostro, che comunque si è rifatto vivo. Ma questa volta con modalità diverse da prima.
Non sono una simpatica, non mi piace troppo parlare. Quindi nei primi tempi di quarantena, quando ancora qualcuno diceva che “ad aprile tanto finisce” e tutti si erano messi a chiamare anche persone che da anni non contattavano, io non ho ricevuto nessuna telefonata. E non ne ho fatta nessuna io stessa.
Sentivo di non avere nulla da condividere, o che comunque non sarei stata capita. In più avevo passato quasi un mese da Billy (con cui sono stata comunque in contatto in questi giorni) ed ero completamente concentrata su ASIM e il Mostro. Non avevo motivo per cercare condivisione.
Il giorno dopo la sparizione del Mostro, qualcuno si è degnato di chiamarmi.
Era dell’Università, come mi aspettavo non di Economia. Un numero ancora salvato nei miei contatti di cui mi ero completamente dimenticata. Si trattava di Alice, sociologia, sufficientemente pazza da decidere di fare un esame in più, che davano nella nostra facoltà.
Diceva che aveva bisogno anche di conoscenze di tipo economico per il lavoro che voleva fare. Anche se onestamente non mi ricordo quale fosse.
Ma ricordo tutto di lei: imbranata come me nei rapporti in facoltà, per nulla competitiva, non era quel tipo di persona che se le passi gli appunti non te li ridà; sembrava ingenua, e anche lenta, ma alla fine arrivava sempre per prima. Un personaggio particolare, che o si ama o si odia.
E stranamente, non facevo parte della seconda categoria.
Alice mi piaceva molto, ammiravo alcune cose di lei. Soprattutto il fatto che dichiarava i suoi punti deboli. Sembrava non aver paura dei possibili insetti che prendono di mira le ferite per entrare nei corpi. Le persone fanno lo stesso con le anime.
Le persone fanno lo stesso con le anime.
Non so perché ma mentre scrivevo queste parole mi è salita un’angoscia fortissima e ho immaginato un millepiedi con la faccia bianca del Mostro.
Meglio tornare ad Alice, che d’aspetto mi sembrava anche molto bella. Credo lo sia ancora.
Ho risposto al telefono sorpresa. Era stata alla mia laurea e avevamo continuato a sentirci, ma a singhiozzo, a piccole dosi. Mi aveva chiamato quando ero da Billy e scusandosi aveva riattaccato promettendo di farsi risentire.
Abbiamo iniziato a parlare, ci siamo scambiate esperienze e pareri sul presente e sul futuro; io le ho fatto una specie di analisi economica e ho deriso quanti sui social si dilettavano ormai a parlare di economia come fosse la loro unica materia.
Lei ha fatto lo stesso per sociologia, ammettendo però che anche i “sociologi del web” erano a modo loro molto interessanti. Ha detto che la sociologia riguarda tutti noi e non soltanto uno laureato in materia.
Ho sempre ritenuto Alice intelligente e affidabile, so anche che è un po’ superstiziosa e crede ad alcune cose del sovrannaturale. Ma nonostante questo, non sono riuscita a parlarle del Mostro.
Né di ASIM, anche se più volte, non so come mai, mi è venuta la tentazione di farlo durante la conversazione. Che comunque è stata molto piacevole.
Ci siamo salutate con la ripromessa di risentirci. Ma a parte i contatti proprio stretti credo che ormai nessuno chiama più nessuno. Perché c’è poco o nulla da raccontare.
Eppure l’idea di provare a parlare con qualcuno di cosa sta succedendo mi è rimasta dentro per molto tempo.
Così ho chiamato Billy, e gli ho raccontato dei miei progressi con ASIM.
Gli ho detto però anche delle cose che mi erano sembrate strane, come la questione dell’articolo, il rimandare gli incontri, la stanchezza delle meditazioni, la questione pagamento, il continuo cambiamento di registro linguistico dal vivo fino online.
Billy mi ha ascoltato e ha concordato con me che ci sono delle anomalie. Ma lui ha anche detto che forse sono proprio queste anomalie a dimostrare che ci si può fidare. Nella sua esperienza, l’uomo che avrebbe dovuto aiutarlo con gli alieni chiedeva sempre di essere pagato in anticipo ed era molto costruito nel suo parlare.
In più è ovvio che quando si scrive e quando si parla le differenze ci sono.
La cosa che invece gli ha dato fastidio è sia la questione che ASIM dichiaratamente non crede negli alieni (o almeno non nella versione che li vuole come dominatori di questo mondo) e che le sue meditazioni mi stanchino così tanto.
Mi ha chiesto dettagli e qui qualcosa di strano è successo: mentre ne parlavo, il Mostro è ricomparso. L’ho detto anche a Billy e lui ha concordato con me che qualcosa non andava. Non ero pronta a rivederlo, mi sono rannicchiata sotto le coperte e ho sentito qualcosa di tremendo nel petto che presto ha travolto tutto il resto del corpo. Credo di aver avuto un’esperienza vicinissima all’attacco di panico. Billy mi ha aiutato a calmarmi e poi mi ha detto di inviargli immediatamente tutti gli audio di ASIM. In altre circostanze gli avrei detto di no, anche perché ho pagato per averli e sarebbe quasi una forma di pirateria.
Ma è stato tutto così strano che gli ho detto di sì senza pensarci due volte.
Quando la telefonata è finita ero pronta a riaffrontare il Mostro. Ma è nuovamente sparito nei dieci minuti successivi.
Per un altro po’ di tempo sono stata tranquilla, ma dopo quella conversazione non ho più voluto usare le meditazioni guidate. Ho provato da sola, ma devo dire che stare ferma e cercare di staccare la mente non fa per me. Però devo dire che ora faccio effettivamente più attenzione a tutti: quello che penso, che provo, anche i gesti più semplici sento di percepirli meglio; anche il rapporto con il mio corpo sta migliorando, soprattutto ora che ho integrato frutta e verdura. Un po’ di dieta non mi ha fatto poi così male.
Però devo dire che almeno adesso non mi sembra più di svenire
Comunque, forse non dovevo togliere del tutto certe cose ma solo riequilibrarle; certo però che se voglio continuare a seguire ASIM devo avvertirlo.
Non si può dire a un dottore che stai prendendo le sue medicine anche se non è vero perché ti hanno fatto male.
ASIM poi non è un dottore.
Comunque, la cosa più importante che è successa, e ne ho parlato anche stamattina con Callisto, riguarda me e la mamma.
Io ho sempre visto il rapporto con lei come molto distante. Ho sempre pensato che, sebbene non dichiarate, avesse delle aspettative verso di me. E che io gliele abbia tutte deluse. Spesso ci siamo ritrovate a discutere e litigare e il più delle volte mi sono sempre sentita “in minoranza”. I genitori si sentiranno sempre come autorità verso i figli, non c’è niente da fare. In più, mia madre mi considera viziata perché non è mai riuscita a darmi un fratello o una sorella. Lei era cresciuta con altre tre sorelle, le mie zie, e quindi è sempre stata lottatrice e competitiva. Mi ha sempre cresciuto con un’ottica che le cose si devono guadagnare, che nella vita nulla è regalato, neanche l’aria che respiriamo. Forse è stato anche per questo che sono finita a fare economia.
Ma mi ha sempre dato fastidio essere definita una viziata solo perché non ho fratelli. Mi ricordo di certi miei compagni che erano sempre pieni di giocattoli e ne chiedevano sempre di nuovi, mentre io da bambina mi vergognavo perfino di accettare le caramelle delle zie, ricordandomi quello che diceva mia madre.
È stato proprio andando a scuola che ho iniziato a pensare che qualcosa nel suo modo di fare non andasse.
Comunque è successo giovedì. Stavo in camera a leggere quando ho sentito all’improvviso una strana sensazione di angoscia. Ho alzato gli occhi dal libro e ho visto che il mostro era in camera seduto a osservarmi.
Stranamente non sorrideva e devo dire che senza sorriso fa ancora più paura perché la bocca diventa anormalmente piccola.
L’angoscia ha iniziato a salire e così ho sentito il bisogno di uscire. Non avevo ancora buttato l’immondizia e ho pensato che quello fosse un buon momento per farlo.
Sono uscita dalla mia stanza e in corridoio ho visto mia madre stesa per terra con la bocca spalancata e gli occhi semichiusi. Non ricordo moltissimo del tempo che è seguito, se ci ripenso provo solo quella stessa angoscia fortissima che avevo iniziato a sentire in camera mia e che è culminata quando ho visto mia madre in quelle condizioni, la memoria ritorna a quando stavo seduta con mia madre sul divano e lei aveva ricominciato a riprendere i sensi. Appena sono stata sicura che riuscisse a stare seduta da sola, sono corsa a prendere il misuratore di pressione. Aveva effettivamente la pressione molto bassa, ma non credo si sia trattato di un collasso.
Mia madre si è comportata come al solito. In una casa con cui sei in competizione con altri tre cuccioli non puoi mostrarti debole. Così ha cercato di rimettersi in piedi per continuare quello che stava facendo, ma le sue gambe non reggevano.
Alla fine abbiamo chiamato il dottore. Non gli piacevano i numeri della pressione, ma andare al suo studio era escluso, così come la visita a domicilio.
Ha voluto parlare con la mamma (ci è stato tipo dieci minuti) e poi con me. Alla fine mi ha detto che la cosa migliore era lasciar riposare la mamma e che la casa sarebbe stata sulle mie spalle. Il dottore deve essere molto in confidenza con mamma per aver fatto questa considerazione. Da subito non ha minimamente pensato a mio padre e onestamente non ci avrei pensato nemmeno io. Lasciare la casa in mano a papà significa perderla. Almeno ha avuto la buona volontà di aiutarmi a portare la mamma a letto (l’abbiamo praticamente trascinata). Mentre era stesa, quella cara stronza, ha fatto la considerazione di ricordarmi che non mi sono mai occupata delle cose di casa “come faremo che tu non sai fare nulla?”.
Stavo per dirle che era proprio un peccato che quella specie di collasso non l’avesse uccisa, quando ho visto il mostro stare sulla soglia di camera dei miei. Aveva l’espressione molto arrabbiata.
Mi sono vergognata del pensiero, mi chiesi se l’avesse sentito.
“Vorrà dire che imparerò!” ho esclamato e me ne sono andata. Anche se ammetto che mi sono tenuta il magone dentro per molto tempo. Sempre con il mostro vicino.
Ormai sono diversi giorni che la casa è interamente sulle mie spalle. Mia madre aveva fatto molte pulizie i primi tempi della quarantena e questo mi ha facilitato il lavoro. Ma alla fine mi sono scoperta più brava di quanto pensassi, sia in cucina, che nelle altre mansioni. Ho dovuto anche occuparmi della spesa e questo mi ha permesso di stare più tempo fuori e respirare la nuova aria di questa città. Ho assistito alla lenta riapertura delle cartolerie e alla preparazione delle librerie. Ho fatto la fila e ho avuto un po’ più di libertà nella scelta di quello da mettere nel carrello, prima mi limitavo a riempire la lista di cose mie (tanto abbiamo tre calligrafie distinte) e non sempre le vedevo arrivare a casa.
Occupandomi di casa e di mamma (che ha ricominciato a venire in salotto solo da ieri) mi sono resa conto di quanto faccia fatica ogni giorno. Non è facile occuparsi della casa, è come se fosse un essere vivente che ha bisogno di cure continue.
Che bella metafora! Pensandoci è così anche dentro di noi, batteri buoni che vivono nel nostro organismo e ci proteggono, ma noi dobbiamo avere la giusta dieta per proteggere loro. Noi siamo i batteri buoni delle nostre case: senza di noi le pareti crollerebbero, i pavimenti si sporcherebbero, sarebbero solo dei luoghi vuoti e privi di significato e atmosfera. E invece noi li riempiamo delle nostre emozioni e dei nostri ricordi. Non ci sono emozioni e ricordi molto belli nella nostra casa, ma forse anche per la cura che le ho dato in questi giorni, qualcosa è cambiato.
Ho infatti usato dei prodotti diversi da quelli che di solito usava mamma, meno inquinanti (almeno spero, così dice l’etichetta) e più profumati. Ho preso la scala e sono andata a spolverare dove lei non era riuscita (soffre di vertigini). Ho cucinato parecchie cose buone, ma semplici, e sono riuscita in un paio di casi a coinvolgere anche papà.
Alla fine mamma è rimasta colpita dal mio sforzo e ha apprezzato, per la prima volta, la mia persona. Lei che perfino alla laurea ha detto “è andata bene, ma non capisco perché ti hanno dato quattro punti invece del massimo” per la prima volta mi ha detto “Hai fatto un bel lavoro”.
Ero talmente contenta del complimento che sono quasi scoppiata a piangere.
Parlando stamane con Callisto abbiamo riflettuto su questo punto, ovvero su quanto la mia vita sia stata focalizzata alle aspettative altrui e su come io mi sia convinta di deluderle sempre. Il comportamento di mia madre ha contribuito molto, ma molto è dipeso anche da me. Ammetto che quando ero piccola mi faceva un po’ paura. È sempre stata molto alta, pure più alta di papà e questo quando si è bambini fa effetto. Forse anche per questo ci siamo sempre tenute a distanza reciproca, o forse la distanza è partita proprio da me. Forse ero io che dicevo più volte “no” nel momento di giocare con lei e lei non capendo perché si sentiva sperduta.
 
Di certo c’è che in questi giorni sto facendo un lavoro interiore non da poco. Mi sono perfino resa conto che effettivamente un po’ viziata lo sono. Ci sono tanti modi di esserlo. Anche quello di scrivere le cose che vuoi dal supermercato e aspettare che sia tua madre a portarle, caricandosi lei tutte le buste, è un modo. E d'altronde, mamma non mi ha mai chiesto aiuto, perché anche lei si è “viziata” dell’idea di dimostrarsi forte. Forse siamo tutti così. Un po’ viziati, spaventati dagli altri, a volte pigri, a volte aggressivi. Ora mi vergogno tremendamente del pensiero che ho avuto (anzi di tutti) contro la mamma, perché ho capito quanto è importante nella mia vita, tanto più adesso che non sono indipendente. E perché so che non tutti hanno la fortuna di avere una mamma. ASIM per esempio è rimasto orfano da bambino. È cresciuto con padre e nonni. Figlio unico, come me. Mi ricordo che avevo letto uno dei suoi articoli dedicato al “parassita genitrice” nella quale elencava e esplicava tutti i comportamenti disfunzionali che i genitori hanno verso i figli. E avevo ritrovato molti punti anche con mia madre. Però ora mi viene il dubbio che quel post fosse un po’ troppo esagerato. Sì lei ha sbagliato in tante cose, crescendomi, ma cazzo non è un mestiere facile il suo: ha dovuto tenere in vita me, mio padre e la casa. Il tutto con un lavoro part-time che neanche le piaceva.
Ci sta che magari uno di questi giorni riuscirò a parlare con lei di queste sensazioni. Magari un confronto chiarificatore ci aiuterà. Anche perché io mi sto rendendo conto che di lei so molto poco. Per esempio non sapevo che prendesse già da due anni le medicine per tenere alta la pressione.
Callisto ha detto che sarebbe una bella cosa: parlare a volte è meglio che tacere.
Sotto certi aspetti ASIM dice lo stesso. Vorrei parlarne anche con lui. Magari può darmi qualche consiglio in più.
 
Dovevo vedere ASIM nel pomeriggio, ma proprio poco fa mi ha scritto per rimandare l’appuntamento. Di nuovo. Questa è tipo la quarta o la terza volta che mi rimanda all’ultimo momento. Spero che sia qualcosa che fa credendo che non ho impegni per via della quarantena, perché se lo facesse nella realtà e io avessi ad esempio un lavoro flessibile, lo avrei già piantato in asso, perché perdere tre/quattro turni per stare appresso a lui e trovare la buca proprio non si può. Però lui che sta facendo? Che si riunisce su Skype con altri “ricercatori dell’occulto” per discutere delle ricerche? Che poi come fanno a fare le ricerche se non si possono muovere da dove stanno? Che fanno la realtà virtuale delle case infestate? Si mettono su twich a cercare insieme il bigfoot di GTA San Andreas? Deve copia incollare un altro post del blog da mandare alla rivista e ci mette tre ore perché ha il computer lento?
Non so perché ma oggi per questo rimando mi sento veramente arrabbiata! Crede che sto facendo questo lavoro con lui per gioco? Perché voglio divertirmi a dare la caccia alle entità evanescenti?
Vaffanculo vaffanculo vaffanculo vaffanculo
 
Il Mostro è tornato. Di nuovo. E sembra anche più furioso della volta precedente. Questa volta esco e vado a comprare dei nuovi fogli per il diario che stanno quasi finendo. Magari c’è anche qualcosa che manca nella credenza. In ogni caso meglio che mi muova un po’ altrimenti spacco qualcosa.

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Capitolo 17
*** 21 Aprile 2020 ***


21 aprile 2020
 
Notte fonda.
Questa mattina, quando mi sono svegliata, mi sono resa conto che a soffocarmi non era solo la rabbia per il rimando dell’appuntamento, ma anche un senso di smarrimento.
Perché nella vita di buche ne ho avute molte ma quasi tutte sono stata in grado di prevederle. Salvo le prime ovviamente. E quasi sempre sono anticipate da un evidente, o comunque malcelato, disinteresse dell’altra parte.
Giuro ho sempre avuto un grande intuito per le buche. A volte mi sono divertita a provare a organizzare certi incontri solo per vedere fino a che punto arrivava la buca.
Ma ASIM non si è mai mostrato disinteressato. Ha sempre ascoltato tutto e quando mi ha parlato mi ha fornito elementi e spiegazioni e consigli.
Quindi perché si comporta così?
Me lo sono chiesta in mille modi diversi ho anche provato a cercare di capire se gli ho fatto qualcosa. A volte facciamo del male a qualcuno senza farlo apposta.
Vedi me e la mamma.
Ma alla fine niente, non ho trovato nessun elemento. Ho anche letto e riletto i messaggi in chat, ma non c’è stato verso. Non ho mai detto parolacce né accennato a opinioni ideologiche o politiche.
L’unica cosa che mi viene in mente è questa storia dell’università, ma mi sembra così assurdo. Passi l’invidia, è un sentimento umano e ASIM è fatto di carne come me. Ma possibile che un uomo di oltre quarant’anni si ritrovi a invidiare una “pischella” come me che neanche sa cosa farci con la laurea che ha preso?
Mi sembra una cosa così anomala. A quarant’anni, laurea o meno, dovresti avere tutte le sicurezze della vita, tanto più se lavori da anni con qualcosa che ti piace. Non credo che si guadagni molto nel paranormale, ma voglio dire, che altro potrebbe fare qualcuno che vive con l’ottica che qualunque lavoro interno al sistema è schiavismo?
Già io ho il magone perchè non so nemmeno se mai avrò un lavoro. Vivo nell’incertezza e nell’insicurezza continua. Con un Mostro che mi piantona per giunta.
Mi ha fatto compagnia tutta la notte scorsa, parte del giorno ed è ancora qua. Anche perché non ce l’ho fatta. Ho finito per passare la giornata a piangere, chiedendomi perché venissi quasi scacciata da qualcuno che in teoria avevo contattato per aiuto e che doveva avere più esperienza e consapevolezza di me sul campo. Mi sembra di essere tornata a scuola, quando gli insegnanti stavano lì in classe e dicevano che dovevamo ascoltarli, ma non facevano nulla di concreto per mantenere la situazione.
La mattina sono riuscita a trattenere molta della tristezza dandomi un gran da fare. Ormai casa nostra brilla al punto che quasi quasi pubblico le foto del pavimento su instagram e cerco lavoro nel campo delle pulizie.
Ci sta che mi assumono in tronco. Giuro che non mi aspettavo che così tanta sporcizia potesse radunarsi nella linea di confine tra due piastrelle.
Sono stata lì con lo spazzolino e la candeggina almeno due ore e il lavoro comunque non è finito. All’improvviso è entrata mia madre e è rimasta immobile ad osservarmi qualche secondo prima di chinarsi e dirmi “Basta così tesoro, hai fatto abbastanza oggi”. Mi ha dovuto quasi trascinare via tanto ero concentrata e convinta di finire tutte le linee. Ma era l’unico modo per tenere i pensieri lontani.
Infatti quando ho finito ho di nuovo sentito le mille domande tornare: perché sto così? Perché mi tratta così? Cosa ho fatto?
E mentre me ne stavo lì a chiedermelo ecco che il Mostro si rifà vivo sorridendo sornione. Il bastardo.
Alla fine non ho resistito: ho avuto bisogno di parlare con qualcuno. Ho chiamato Billy e non è stata una buona idea. Avrei dovuto chiamare Alice.
Billy mi ha ascoltato, ma l’unica cosa che ha saputo dirmi è che tutto è certamente anomalo, ma in questo periodo nulla è normale.
Ha detto che secondo lui non gli ho detto nulla di male e che se così fosse sarebbe lui a dovermelo fare presente.
Gli ho detto che l’avrei visto nel pomeriggio e che avrei chiarito quella e altre faccende. Come la questione dell’articolo, e della ricevuta (che ancora non mi è arrivata).
Billy ha poi detto che alcune cose delle meditazioni non gli tornavano, quindi mi ha detto di non farle più, per un po’ almeno. Ha detto che in un suo libro ha tutto il necessario per spiegarmi cosa non va e perché. Solo che non riesce a trovarlo. Stranamente in casa sua a pulire e a tenere l’ordine è il suo patrigno. Cosa che non aveva mai fatto prima, io stessa lo ricordo come un uomo distratto e disordinato. Forse ha messo il libro da qualche parte nascondendolo senza accorgersene.
Alla fine però abbiamo parlato solo di ASIM e di quel senso di abbandono (ok forse sto esagerando ma non so come chiamarlo  e del fatto che sto male, più male di prima. Alla fine della telefonata stavo ancora peggio e il Mostro sempre lì a ridacchiare. Poi è venuto il pomeriggio e finalmente ho visto ASIM. Il magone è passato appena mi ha salutato e il Mostro è sparito.
Ho provato comunque a parlare degli argomenti. Gli ho confessato che c’ero rimasta male del rimando.
“Certo, chiunque ci rimarrebbe male. Ma purtroppo ho delle energie limitate durante la giornata. Se non posso dedicare la giusta attenzione alla persona è meglio non vederla. Altrimenti le farei dei danni.”
A me sembra che faccia danni anche rimandare Aveva senso come discorso quindi non ho potuto discutere molto. Ho provato a fare una battuta bonaria sul fatto che il destino non voleva farci incontrare, ma ASIM non l’ha presa molto bene.
Ha fatto un’espressione molto strana ricordava il Mos e mi ha risposto per le rime con un tono severo:
“Non c’entra il destino. È una questione di professionalità. Non posso vedere qualcuno se non posso dargli il cento per cento del mio aiuto.”
E da lì abbiamo passato (anzi ha passato lui perché io stavo zitta) dieci minuti buoni a rispiegarmi che ci sono energie in ciascuno di noi e anche se noi siamo “infiniti” questo non significa che possiamo essere sempre disponibili per gli altri.
Ti dirò mi sono vergognata molto. Anche perché effettivamente il mio caso non è pesante come altri che mi ha raccontato e che ha descritto sul suo blog. Capisco che ci siano precedenze.
Eppure Callisto ha ben tre medici e quattro infermieri, tutti schierati in prima linea in ospedale, in cura in questo momento (me lo ha detto per spiegarmi la differenza tra la depressione di chi si sente inutile a casa e quella di chi ha continuato a lavorare, ovviamente non ha fatto alcun accenno ai nomi o alla sessualità dei pazienti) e comunque un angolino per me lo ha sempre trovato. Senza mai rimandare. Sì sono cinquanta euro ma forse sono meglio spesi dei venti di ASIM.
Il problema è che Callisto non ha creduto al Mostro, mentre ASIM sì.
Comunque, finito lo sproloquio, ho cercato di parlare dell’articolo, ma alla fine il discorso ha virato da tutt’altra parte. È stato proprio quanto ci siamo detti che mi tiene sveglia in questo momento.
ASIM ha voluto parlare dell’energia sessuale.
E mi ha fatto notare di quanto una vita priva di essa sia vissuta a metà. Mi ha consigliato di darmi da fare. Una gioventù senza soddisfare quel bisogno può portare a una vecchiaia con problemi di salute e non solo fisici ma anche “spirituali”.
Non so perché ma il suo discorso stavolta mi ha profondamente disturbato. Forse anche per questo non sono stata molto e non ho voluto parlare di nient’altro, limitandomi a prendere appuntamento tra due settimane.
È vero. Non aver avuto ancora un uomo nella mia vita un po’ mi pesa, anche a livello psicologico, a volte penso di essere l’ultima vergine rimasta. Ma la verità, è che non ne ho mai avuto voglia veramente; salvo le pulsioni ormonali dell’adolescenza, non ho mai cercato l’altra metà in modo ossessivo, non ho mai sentito la mia vita a metà solo perché non ho qualcuno con cui scopare.
E se avesse ragione? E se tutti i miei problemi venissero da lì?
Alla fine niente, mi sono iscritta a Tinder. So che non è il momento migliore per cercare qualcuno, ma magari chissà, sarà proprio nella distanza che troverò qualcuno di adatto.
 
 
Ok è ancora più notte ma ho fatto un tentativo disperato.
Le domande continuavano a girarmi nella testa. Ma siccome non riuscivo a darmi una risposta, ho deciso di porle all’unica persona al corrente veramente di tutto quanto me: il Mostro.
Ho esordito con “Ciao Mostro”.
E lui ha replicato con un gesto della mano.
Riproduco qui sotto la nostra conversazione. Sono abbastanza sicura che tutto sia letterale così come ce lo siamo detti. Anche perché non sono cose che si dimenticano facilmente.
 
Io: “Vivo una vita a metà secondo te?”
M: “La metà è il tutto.”
Io: “Tu non mi aiuti così, sai?”
M: “Tutto aiuta.”
Io: “Anche… ASIM?”
M: “Tutto aiuta.”
Io: “Perché rimanda gli appuntamenti secondo te?”
M: “Il tempo non esiste.”
Io: “Lo scrive anche lui, ma allora perché rimanda?”
M: “Il tempo non c’è.”
Io: “Ho capito. Ma allora spiegami, cosa gli ho fatto?”
M: “Tu sei.”
Io: “Io sono…?”
M: “Sì.”
Io: “No, non hai capito, ti ho chiesto cosa gli ho fatto di male?”
M: “Tu sei.”
Io: “Almeno sai dirmi perché sto così male?”
M: “Chi cerca, trova.”
Io: “Cosa cazzo devo cercare me lo spieghi?!”
M: “Tu, nulla. Stanne fuori. Non sei tu.”
 
Non ci ho capito niente. O forse qualcosa lo sto iniziando a capire. In ogni caso, anche stavolta è andato via. E tutto il magone è passato.
 
Credo di stare bene adesso. Proverò a dormire.

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Capitolo 18
*** 25 aprile 2020 ***


25 Aprile 2020
Oggi ho infranto il regolamento imposto da Callisto perché mi sono resa conto di una cosa. Per regolamento intendo quello che prevede la non-rilettura del diario.
Ma ho avuto un buon motivo per farlo.
Questa mattina quando mi sono svegliata mi è venuto un forte magone. Ci ero già andata a dormire e infatti quando ero stesa l’ultima immagine che avevo era proprio quella del Mostro che torreggiava sopra al mio letto.
Il motivo del magone a pensarci adesso è stato stupido: praticamente su tinder mi ha scritto uno che ha iniziato, senza neanche presentarsi troppo, a chiedermi incontri sessuali per quando il lockdown sarà finito. Quando gli ho chiesto l’età ho scoperto che aveva qualcosa come quarantacinque anni. Ma non è stato quello il peggio. Il peggio è stato che io gli ho detto la mia di età mi ha scritto “ah scusa, pensa che ti facevo più piccola.” Ed è sparito.
È la quinta persona al di sopra dei trent’anni che mi contatta. E non è nemmeno la più vecchia. Questo penso mentre finalmente cancello il profilo disinstallo la app e mi preparo a altri mesi di castità sicura.
Quel commento mi ha messo un tale brivido addosso che a cena non resisto, vado in bagno e vomito. Il mostro continua a stare lì a fissarmi e stamattina non era da meno.
Solo che questa volta mi sono accorta che ha il naso. E ieri sera non ce l’aveva.
Pensandoci bene all’inizio era stato solo un volto bianco e vuoto con degli occhi che mi fissavano, così inquietante che quando è comparsa la bocca evidentmente mi sono sentita meglio. Ma non ci ho pensato finchè non ho visto stamattina che aveva il naso.
Che poi non è nemmeno giusto chiamarlo naso perché somiglia vagamente a quello di un cane, solo tipo danneggiato e coperto di pelle bianca e mi sono guardata bene dal toccarlo per sentire se era umido.
Allora però ho ripensato alla bocca e sono corsa a leggere il diario e ho scoperto che la prima volta che ne ho parlato è stato il giorno in cui ASIM mi ha dato buca. La prima. Quando ho visto il volto bianco comparirmi nel nero del computer, ma sorridente. Come è possibile che non abbia fatto caso allora alla bocca?
E credo di aver capito che sì, ci ho fatto caso, ma stavo pensando solo alla buca ricevuta e alla fine ho finito per non dargli importanza.
Certo però è un caso veramente particolare che il Mostro abbia iniziato a comporsi proprio mentre mi vedevo con ASIM. Perché?
 
È tutto il giorno che sto chiusa in camera mia a piangere. E meno male che è il venticinque aprile e tutto è chiuso. Non voglio essere vista dai miei in questo stato. Ieri mi hanno visto mentre correvo in bagno a vomitare, quindi mi hanno lasciato in pace.
L’unica compagnia che ho avuto è stata quella del Mostro. Ho paura che presto o tardi inizi a mostrare altre parti del suo copro ancora più terrificanti.
Non c’è niente da fare, più guardo il naso, più mi sembra brutto.
Anch’io avevo un naso brutto, pensandoci. Per “fortuna” era anche abbastanza danneggiato da permettermi, raggiunta la maggiore età, di poter fare l’operazione di chirurgia per migliorarlo: non respiravo più da una delle narici.
Ma dopo quel cambio non sono stata felice. Sì, ho respirato come mai avevo fatto nella vita, ma praticamente non mi riconoscevo più nemmeno allo specchio. Ci ho messo del tempo per riabituarmi, per piacermi di nuovo, per convincermi che quella allo specchio ero sempre io. Mi ricordo ancora quando l’ho capito: il giorno che ho incontrato una mia compagna di liceo, anche lei al primo anno di università, solo che io al primo semestre avevo fatto due esami, lei invece quattro.
“Sempre indietro tu, vero?”
E io lì ho realizzato che potevano anche togliermelo il naso e sarei rimasta comunque quella che era sempre troppo riservata, troppo indietro, troppo intelligente, troppo sola, troppo silenziosa, troppo tutto.
Quando mi dicevano che avevo il naso brutto era una scusa, in realtà alla gente non piacevo perché io ero semplicemente io.
Da allora mi sono data a una testarda misantropia. Ho annullato qualunque contatto con le “amicizie” della scuola dell’obbligo e nell’ambiente super competitivo dell’università non mi sono curata di crearmene altre; sarebbero state tutte interessate e tossiche, mi dicevo.
E anche adesso mi viene il dubbio che questo magone sia la fine del lockdown a darmelo. Appena riaprirò tutto ecco che starò di nuovo tra le palle a tutti, che avranno sempre qualcosa da ridire su qualsiasi cosa io faccia o non faccia. Varrà anche per i miei genitori, almeno credo.
E io sarò ancora a chiedermi cosa voglio dalla vita, piantonata da una creatura terrificante, che magari continuerà a tirare fuori ulteriori inquietanti appendici.
 
Non se ne va e io non riesco a mandarlo via. Ho trovato ASIM online e sorprendentemente questa volta mi ha scritto lui per primo. Mi ha chiesto come stavo. Ho provato a chattare con lui a spiegargli la situazione, speravo in un consiglio o anche solo un po’ di conforto. Mi ha detto semplicemente che certi sentimenti vanno vissuti appieno affinchè passino quasi volesse dire che gli attacchi di panico sono un bene Non ho capito cosa intendesse, ma dopo varie frasi e diversi giri di parole, mi sono sentita peggio di prima. Sentivo che non ero in grado di comunicare davvero il mio disagio perché avevo paura di essere vista come una stupida o una debole. Era una cosa che non provavo da anni: pura e semplice ansia da prestazione.
Neanche agli esami tuttavia sono stata tanto male.
Quando li preparavo sì, ma non quando li davo.
E poi io non stavo dando un esame. Io stavo male perché c’è una cosa che vedo soltanto io e non capisco perché.
Se è perché sono speciale non lo voglio più essere.
Se è perché sono pazza a questo punto preferisco drogarmi con gli psicofarmaci e mettere fine a questo strazio.
Purtroppo la chiacchierata con ASIM non è servita a nulla.
 
Credo che crollerò dal sonno. Spero solo di stare meglio domani mattina.

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Capitolo 19
*** 30 aprile 2020 ***


30 Aprile 2020
Non so come e perché sono in grado di scrivere in questo momento.
Forse è davvero l’unica cosa di cui ho bisogno. Anche perché credo che la pace che ero stata finalmente in grado di toccare quando avevo iniziato il mio percorso, non la rivedrò per un bel pezzo.
Ieri mattina, svegliandomi, ho visto che c’era il Mostro in camera mia. Dopo quella nottataccia di giorni prima se n’era finalmente andato e io risvegliandosi me lo sono trovata davanti con la stessa espressione “neutra” di quando mia madre era cascata per terra. Immediatamente ho pensato al peggio.  Mi sono alzata e sono corsa in corridoio dove ho trovato mia madre in piedi che mi osservava sorpresa, anche se molto pallida. Le ho chiesto se era tutto apposto e lei senza rispondere mi ha abbracciato per poi portarmi in camera.
Dopo essersi seduta con me sul letto mi ha chiesto se avevo sentito Billy durante la quarantena e come lo avevo sentito.
Le ho detto che avevamo parlato, che stava bene, ma non capivo come mai quell’improvviso interessamento.
Dopo un momento di silenzio, mia madre mi ha detto che era capitata una cosa molto grave: la notte prima, Billy aveva accoltellato sua madre e il suo patrigno.
Entrambi sopravissuti, per fortuna.
Billy adesso è piantonato dai carabinieri, chiuso in casa, ma non è finita lì: il telegiornale non è stato molto chiaro, ma pare che anche i suoi genitori siano in arresto.
Ascoltando quella notizia l’unica cosa che riuscivo a pensare era la disarmante verità che l’unica persona con cui avevo un rapporto umano di sincera confidenza è qualcuno che non potrò vedere mai più.
 
Non  ho guardato il tg. Non ho cercato notizie. Sono stata stesa sul letto con il Mostro seduto ai piedi. Non ho mangiato, né dormito.
Vorrei provarci adesso. Ma tra un po’ dovrei vedere ASIM.
 
Ero in condizioni disastrose, abbiamo deciso insieme di rimandare.
 
BILLY CHE COSA HAI FATTO PERCHE’

 

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Capitolo 20
*** 5 maggio 2020 ***


05 maggio 2020
Ieri è stato il tana libera tutti. Anche se si diceva che non doveva essere così, è andata proprio così.
Sono uscita anch’io. Non avevo nulla da comprare, nessun lavoro da fare né congiunti da vedere. Ma alla fine sono uscita.
Ho passeggiato e ho visto la gente che per la prima volta finalmente si salutava con un sorriso e non in modo rancoroso o borbottone.
Io però non avevo nessuno che mi salutava o nessuno da salutare. Ora che Billy è rinchiuso in galera ho perso anche l’unico amico che avevo.
Cosa è cambiato della mia vita in tutti questi anni? Cosa o realizzato? Cosa ho concluso? Nulla. Assolutamente nulla. Credo di non essere la sola a pensarla così ormai, molti si sono trovati di fronte a questo fantasma durante questa chiusura.
Ma io credo di non essere destinata a migliorare. Mentre camminavo mi sentivo vuota. Il Mostro, dopo la scoperta di cosa era successo a Billy, è sparito. Forse perché sono talmente a terra che ho esaurito le mie energie. Un osso vuoto senza midollo o carne residua. Ormai nessuna creatura, entità, egregora o quello che cazzo gira lassù si avvicinerebbe a me. Persino ASIM mi ignora. Non so cosa abbia visto esattamente dall’altra parte dello schermo, ma mi ha detto che si capiva che ero in “uno stato di atroce sofferenza”. Ha detto proprio così. Ma non ha risposto alle mie richieste di un nuovo appuntamento nè mandato un messaggio per chiedermi come stavo. In compenso lo ha fatto Alice, non le ho risposto, le avevo parlato io di Billy, forse ha capito che era lui quello di cui hanno parlato ai giornali e telegiornali. Almeno credo ne abbiano parlato. Io non ho avuto la forza di seguire o fare nulla a malapena ho mangiato. Ieri ho avuto la forza di uscire. Ma ho solo provato, per la prima volta nella mia vita, la sensazione di non provare nulla. Come se un dolore profondo avesse appena bruciato tutto il mio sistema nervoso ed emotivo riducendomi al nulla. Ho girato per tutto il quartiere. Speravo che la polizia mi arrestasse, non avevo l’autocertificazione con me. Ma niente, non c’è stato verso. Ero sola e sentivo di non fare più parte della realtà. Di essere un pezzo di nulla che vagava nella materia senza riuscire a capirci più niente.
Alla fine sono tornata a casa, sono salita fino in cima al palazzo e sono uscita nel terrazzo. Ho osservato la città che si stendeva oltre la grata e in lontananza le montagne. Ho stretto il metallo e ho messo un piede pronta a scavalcarlo.
Mi sentivo così vuota che ero convinta che nel vuoto mi sarei dissolta o che avrei addirittura volato.
In quel momento guardando in basso, con un piede poggiato ancora a terra e uno già oltre la grata, ho visto il Mostro.
Era appeso con una mano a un tubo sottostante e guardava verso di me con gli occhi più spalancati del solito. Non so perché, credo in quel momento gli coprissero mezza faccia e gran parte della fronte, forse ho visto male, comunque mi sono terrorizzata e ho subito tirato indietro la gamba. La possibilità di cadere tra le braccia di quella cosa o che lei in qualche modo si aggrappasse a me mi ha angosciato tantissimo e siccome uscivo da quasi quattro giorni di completa anestesia emotiva, il sentimento mi ha scosso il corpo al punto da provocarmi il vomito.
Poi è arrivata mia madre. Mi ha detto di avermi visto dalla finestra mentre entravo nel palazzo e che non vedendomi tornare aveva deciso di venire a vedere che stava succedendo.
“Sai ho cercato di buttarmi ma poi ho vomitato” le ho detto e non so nemmeno perché.
Lei credo fosse sul punto di avere un altro malore, giuro non ho mai visto mia madre cambiare espressione così velocemente. Si è avvicinata e mi ha detto che era meglio tornare a casa. Non ha detto nulla sull’accaduto, mi ha lasciato andare in camera mia e stendermi a dormire, cosa che ho fatto (alzandomi giusto per il bagno e qualche pasto). Avrei quasi voluto mi sgridasse, ma non è quel tipo di persona capace di esprimere bene i suoi sentimenti.
Comunque mi chiedo se non sia stato proprio il Mostro ad avvertirla.
 
È mattina, ieri ho tentato di ammazzarmi tirandomi indietro solo per paura (e non della morte). Ho scritto il pezzo all’alba, poi sono tornata a dormire, quando mi sono svegliata ho sentito qualcosa. Non so cosa sia, ma di sicuro non è più il vuoto che avevo sentito fino a prima. Ammesso che il vuoto e il nulla siano delle sensazioni. A pensarci bene, credo che nemmeno questo diario può catturare davvero quello che ho provato in questi giorni. Una cosa è sicura però: il lavoro che sto facendo per cercare di progredire, come persona e come benessere, non mi sta facendo per niente bene. Da quando ho iniziato la situazione è nettamente peggiorata. A livello emotivo e a livello di visione del Mostro. Se chiedersi il perché accadano certe cose ci porta a costruire narrazioni di ogni genere e a trovare capri espiatori negli altri, cosa che io ho sempre fatto anche prima di tutto questo in realtà, allora forse è meglio non porsi un certo tipo di domande. Penso al mio Mostro, ma anche a tante altre figure che hanno fatto parte della mia vita. Non voglio dire che non credo al sovrannaturale, ma ho notato come spesso le persone si ritaglino il sovrannaturale a loro immagine e somiglianza. Molto spesso lo fa anche la scienza che inevitabilmente si adatta a ciò che studia e alle tecnologie che ha a disposizione per studiare, quindi figuriamoci quanto possa essere semplice farlo nel momento che si parla di cose astratte. Da quando parlo con ASIM l’unica cosa che sento è un accusa continua verso gli altri: il sistema, i parassiti, i guru e compagnia bella, tutti sbagliati. Ma al tempo stesso anche una tremenda richiesta di responsabilizzazione per me, come se la mia vita fosse solo mia e dunque nelle mie mani. Come se non esistessero i miei genitori né nessun altro, nemmeno Billy. Come se non ci fosse un rapporto di interreciprocità in questo mondo umano come c’è in natura, cosa che purtroppo stiamo scoprendo non è così: ognuno di noi è responsabile di se stesso e degli altri in tutti i modi e in tutti i sensi.
E ragionando su tutto questo, non viene fuori nulla che possa aiutarmi a sfuggire da questo Mostro, che forse non è nemmeno realmente un egregora, visto pure che sembra poter ampiamente agire nel mondo materiale e cambiare aspetto. Non so cosa cazzo sia ma sinceramente io tutto quello che volevo sapere era come sbarazzarmene e invece sento che passo passo sto andando verso orizzonti e riflessioni che non mi appartengono, o che comunque vorrei pormi da sola e in modo diverso.
Ora incontrare ASIM diventa un’ansia continua anche perché succede sempre qualcosa che ci impedisce di vederci correttamente e quando capita sembrano solo chiacchierate fuori tema. Si parla di avere una visione del tutto, ma alla fine andiamo sempre a parlare solo della negatività che ci circonda. Al punto che ieri tutte quelle persone che si salutavano calorosamente mi sembravano false. Quando invece credo non lo fossero. La gente non si vuole sempre male e io non sono la sola che ha sofferto in questo periodo. Né prima.
Se non dobbiamo avere paura dell’altro, non dobbiamo stare sempre a parlare male della “gente” in generale. E questo invece è stato il pane quotidiano delle mie conversazioni con ASIM. Se con Callisto ero costretta a vedere solo il lato positivo, con ASIM mi sono trovata a vedere solo quello negativo. Che però avevo già ampiamente riconosciuto da sola. Forse approfondirlo non è stato un bene.
Alla fine ciascuno di noi darà una sua versione di questo periodo. Forse cambierà tutto o forse nulla. Ma di sicuro io devo assolutamente cambiare qualcosa. Devo smettere di stare male senza motivo, altrimenti non saprò dare la giusta energia quando ci saranno motivi di allarme. Per esempio con mia madre. Avrei dovuto aiutarla, magari anche litigarci. Invece alla fine siamo rimaste così. Lontane. Anche se è venuta in camera mia più volte, lo so perché l’ho beccata svegliandomi per il bagno o per mangiare. Ed è anche rimasta nella notte, perché ho visto il cuscino sulla poltrona. Quindi ha sofferto molto per me. Per colpa mia. Come io ho sempre dato la colpa a lei di tante delle mie sofferenze. Se invece di stare a meditare (che poi forse non meditavo neanche, stavo solo lì seduta a sentire musica e uno che parlava) o ad aspettare incontri su Skype che poi venivano cambiati avessi dedicato tempo a interrogarmi davvero su di me, su ciò che mi circonda e sul Mostro, e magari anche a dare una mano maggiore in casa, forse non mi sarebbe venuta voglia di ammazzarmi.
Invece a furia di ragionare su tutta l’esistenza, ho finito per non vederla più, per trasformarmi in nulla.
E in tutto questo, non ho trovato risposta alla domanda originale. Chi è il Mostro? Perché mi segue? Perché ce l’ha con me?
Niente. L’unica cosa che volevo sapere è proprio quella che mi viene negata.
L’unico che mi ha risposto è stato il Mostro stesso, con un gesto, indicandomi. E pensandoci, lo vedo solo io (che ASIM mi abbia mentito quel giorno in chat?), compare quando sto male o quando sta per succedere qualcosa di brutto che mi riguarda da vicino. Più è passato il tempo e io sono stata male, più lui si è composto. E quando gli ho chiesto chi fosse, mi ha indicato. Forse, come avevo già pensato, il vero mostro qua sono io.
 
Non so cosa ne sarà del mio futuro, ma so che non voglio più stare così. Devo affrontare questa cosa.

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Capitolo 21
*** 9 maggio 2020 ***


9 maggio 2020
Devo scrivere.
Oggi mi ha chiamato Billy. La chiamata risultava come “numero sconosciuto” perché stata usando il telefono di una delle psicologhe del centro. Di solito non rispondo mai a “numero sconosciuto”. Meno male che oggi ho pensato di farlo.
Appena ho sentito la sua voce ho avuto un tuffo al cuore e per poco non sono scoppiata a piangere. Ero onestamente felicissima di sentirlo.
Siamo stati a parlare per oltre mezz’ora, ho messo giù solo pochi minuti fa e sono rimasta stesa sul letto ad ascoltare il battito del mio cuore per cercare di riprendermi dall’emozione.
Billy mi ha detto di non essere in prigione, ma in un centro psichiatrico. A quanto pare sta in camera con uno anoressico con cui però va d’accordo. Mi ha spiegato che è chiuso lì e che ci resterà per un po’, ma la galera non sarà per lui.
Mi ha chiesto se avevo sentito i tg, o letto qualcosa. Io ho ammesso che non avevo avuto il coraggio di farlo. Billy mi ha detto che in ogni caso non è stato detto molto sia perché il virus è ormai l’argomento principale che perché le indagini sono ancora in corso. Ecco i fatti: Billy si era messo a cercare quel libro per me, era sicurissimo che qualcosa non andasse nelle meditazioni di ASIM ma non sapeva cosa ci fosse di sbagliato. Alla fine, siccome non si trovava, è andato a cercarlo nell’unico posto dove non aveva ancora guardato, ovvero nella casa che hanno sul mare, in provincia, una proprietà del suo patrigno da sempre, un posto dove però io non sono mai andata.
Comunque, lì ha trovato sia il libro che tutto il materiale conservato, non da lui ma dal suo patrigno, del suo periodo nel gruppo ufologico. Senza sapere perché, ha pensato che siccome ormai era lì (raggiungere la casa inventandosi una buona scusa per superare tutti i controlli non era stato facile), voleva mettere un po’ a posto, magari spolverare, anche come gesto di gentilezza per i suoi genitori e gli sforzi fatti durante la quarantena. Mentre sistemava, ha però rotto una specie di grosso barattolo di ceramica, simile a un pentolone con il coperchio. Un cimelio di famiglia vecchio e impolverato e inaspettatamente pesante. Tra i cocci Billy ha però trovato delle foto. Foto di lui e di altri bambini, nudi, tenuti per le braccia e le gambe da adulti che indossavano delle maschere.
Mentre mi raccontava è scoppiato a piangere e mi ha detto che all’improvviso una serie di tremendi ricordi gli avevano bucato il cervello: quelle orribili e nebbiose visioni di bambino erano all’improvviso chiare e reali, come se qualcuno avesse appena pulito un vetro appannato; non erano stati gli alieni a rapirlo, era stato qualcun altro. E quelli che aveva subito, purtroppo, non erano stati degli esperimenti medici…
Mi ha detto che ha pensato subito che la colpa fosse del suo patrigno perché era stato proprio lui a convincerlo a frequentare il gruppo ufologico, a dare credito alle voci di quello che poi si era rivelato un truffatore. L’intero gruppo era rimasto stupito dal sostegno che la famiglia gli aveva dato. Ma dopotutto, quale modo migliore di levarsi un testimone se non convincendolo a dare la colpa a qualcun altro? Magari addirittura a qualcosa che non c’è?
A quel punto, Billy è scoppiato in una risata isterica, sembrava un pazzo. Le foto erano polaroid, alcune molto rovinate, ma ha riconosciuto uno dei bambini, uno dei nostri compagni delle elementari, che poi era andato via a metà del terzo anno. Ha anche detto che è sicuro che in una delle sue foto, a tenergli un polso era una mano femminile. Per questo ha accoltellato anche sua madre, perché non era sicuro che non fosse colpevole. E, in ogni caso, non lo aveva protetto abbastanza. Ha nascosto le foto in un punto sicuro della casa, ne ha presa solo una, è tornato a Firenze e ha affrontato direttamente i suoi genitori. Vedendo che entrambi erano chiaramente spaventati e davano risposte vaghe, ha capito che probabilmente non avrebbe ottenuto né verità né giustizia con una semplice chiacchierata.
Così ha preso un coltello dalla cucina e li ha colpiti più volte, assicurandosi di non prenderli “troppo bene”. Poi ha chiamato la polizia. Si è costituito. Ha mostrato la foto, ha detto dove erano nascoste le altre e anche, se lo ricordava, il nome del bambino che aveva riconosciuto. È venuto fuori che si è impiccato a sedici anni, lasciando una lettera nella quale dichiarava di sentirsi un pervertito perché da bambino aveva “fatto l’amore con creature semi-animali” e ora quello era rimasto il suo solo gusto sessuale.
Le indagini sono ancora in corso, ma il patrigno a già detto che vuole parlare, perché non vuole finire in galera da solo.
Continuando a ridere, Billy mi ha detto di sentirsi benissimo, ora non ha più paura di nulla. Dice che lo Stato lo manterrà per un bel po’ dentro a quell’ospedale, quindi non è preoccupato del fatto che “dopo il virus non ci sarà lavoro”.
Poi è sceso un silenzio inquietante, tanto che io ho anche chiesto se era ancora in linea.
Billy allora mi ha finalmente parlato con il suo tono di voce di sempre: mi ha chiesto scusa, si è sentito responsabile di avermi coinvolto con ASIM e ora più che mai, ora che vede il mondo da una prospettiva più realistica, vorrebbe non averlo mai fatto. Mi ha detto di non fidarmi di nessuno dell’ambiente, mai più. Mi ha detto di troncare subito qualsiasi rapporto umano con ASIM. Che per quanta roba ci possa essere sopra e intorno a noi, per quante creature soprannaturali malvagie possano vivere nell’universo, i mostri che più ci fanno male sono proprio gli altri esseri umani, nostri diretti concorrenti. Un immortale non ha paura di un mortale, perché lo vede nel suo limite, un mortale può aver paura di un immortale ma nulla può contro l’infinito. Mentre un mortale può imporre limiti a un altro mortale. E trarne benefici.
Proprio come ha fatto il suo patrigno e probabilmente tutti gli altri adulti che lo circondavano. Ma adesso, al sicuro tra quelle mura, può essere finalmente lui a usare gli adulti.
“Come hai fatto a farti rinchiudere in un ospedale psichiatrico? Credevo fossi a casa con i carabinieri.”
“È stato facile, ho tentato di ammazzarmi mentre loro non guardavano. Ho fatto una scenata e mi hanno subito portato qui. Non volevo restare più in quella casa.”
Poi mi ha detto che doveva ridare il telefono alla psicologa che aveva fatto proprio una grande eccezione per lui, dopo aver “simulato” una crisi durante la colazione, ma che ci saremmo sentiti presto comunque.
Ci siamo salutati e ha riattaccato.
 
Dal cinque sono chiusa in casa. Ora devo uscire. Volevo scrivere di più ma prima devo uscire e raccogliere le i dee. Ho infilato le scarpe da ginnastica e la tuta. Il parco vicino casa mia è riaperto.

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Capitolo 22
*** 13 maggio 2020 ***


13 maggio 2020
Oggi io e Callisto ci siamo salutati. A quanto pare mia madre lo ha chiamato e gli ha fatto una piazzata dopo il mio tentativo di suicidio. E lui stesso si è scusato per aver ignorato certi segnali durante la terapia.
Non gliene faccio una colpa: ci siamo incontrati poche volte in verità, e con questa storia delle videochiamate capire certi stati d’animo era più difficile.
Ovviamente la scelta finale spetta a me: mi ha detto che se desideravo continuare una terapia scegliendo un altro dottore posso dirgli chi ho scelto e Callisto potrà dirgli (o dirle) cosa ha funzionato e cosa è andato storto nella nostra terapia. Non si fa spesso, anche per via della storia del segreto professionale, ma se capitano fatti particolarmente gravi durante la stessa terapia alcune informazioni posso essere fornite. A quanto pare il mio tentativo di suicidio rientra in una di queste gravità.
Altrimenti posso anche rinunciare a svolgere una terapia psicologica: sono maggiorenne, posso scegliere io cosa fare. A quanto pare non sono stata ritenuta da TSO. Ma io ho già deciso che chiederò aiuto perché è inutile nascondersi, io sto male. Sto male con gli altri e con me stessa, e non solo perché mi vedo comparire in giro una creatura che non dovrebbe esistere. Il mio malessere viene da più lontano, è come se vivessi il presente nella prospettiva del mio passato, di ogni singola cosa che ho fallito o che semplicemente non è andata bene. E questo non è giusto. Così facendo mi sto rendendo conto che non ho né un presente né un futuro e forse anche per questo spesso divento ossessiva nelle cose che sul momento mi appassionano o emozionano in qualche modo. Come la storia del Mostro.
Ho spiegato questa idea a Callisto, ho promesso che avrei cercato con attenzione a chi rivolgermi e che glielo avrei comunicato e alla fine l’ho salutato, per sempre.
La nostra ultima chiamata è stata, penso, la prima veramente sincera.
Ammetto di aver avuto piuttosto paura a confidarmi con lui, sia perché il suo atteggiamento di positivismo assoluto non mi corrispondeva, sia perché sentivo che se avessi detto qualcosa di più su certe cose mi avrebbe dato dei consigli che non avrei seguito. Per ASIM ad esempio già aveva mostrato avversione quando lo avevo presentato come un semplice “maestro di scrittura online”; se avesse saputo per quale motivo vero lo contattavo, si sarebbe messo a dire in mille modi diversi di non frequentarlo più.
Cosa che comunque ho intenzione di fare.
Avevo maturato questa decisione due giorni prima che Billy mi chiamasse, la sua telefonata è stata solo la gocciolina finale che ha fatto traboccare un vaso già pieno. Forse addirittura già traboccante.
Anche perché in quei giorni, dove non sono uscita di casa e ho continuato ad essere una specie di zombie anche dentro, ho provato più volte a sentirlo e ASIM si è sempre negato, ogni volta con una scusa diversa.
Ad un certo punto è arrivato a dirmi: “Non ci crederai mai, ma sono più occupato in quarantena che prima”, seguito da uno smile.
Non so perché ma quell’improvvisa presa di confidenza, dopo non avermi nemmeno chiesto come stavano andando le cose, mi ha fatto letteralmente salire il sangue agli occhi. Ho deciso lì che sarebbe finita, anche se non l’ho voluto ammettere a me stessa.
Comunque ho cominciato togliendo tutti i salvataggi fatti sul blog, il mi piace alla pagina di facebook, il seguito alla pagina instagram… via via che cancellavo mi sono resa conto di come il suo mondo fosse diventato anche il mio, di come mi ero sovrapposta a tutto quello che diceva: le pagine sul cibo sano, sugli oggetti futili, sulle pratiche di pulizia del corpo e della casa. Mi sono seriamente spaventata di vedere a che livello era arrivata la mia ossessiva ricerca e di come si era spostata dal Mostro ad altro. Che intanto era in piedi vicino al computer a osservarmi.
Poi quando ho finito e lui è andato via, ho scoperto che stavo già meglio. Ma solo dopo la chiamata di Billy mi sono davvero ripresa. Ho anche sentito Alice.
Mi sono in parte confidata con lei, parlandole anche di ASIM. E anche lei, come Callisto e Billy, mi ha espresso delle perplessità sul suo metodo.
Ovviamente non le ho detto tutto, non le ho parlato del Mostro.
Comunque sono riuscita a ottenere un ultimo incontro con ASIM.
Voglio guardarlo in faccia (sempre su uno schermo, ma meglio di nulla) porgli giusto le ultime domande, quelle che voglio fargli da un sacco di tempo, chiedergli la stramaledetta ricevuta di pagamento delle sedute e poi salutarlo per sempre.
Spero che così la mia ossessione per lui e per la sua visione del mondo venga definitivamente spezzata.
 
C’è una cosa che ancora non capisco: perché mi sono ossessionata a tal punto con lui? Rileggendo quanto ho scritto (ormai posso farlo, dopotutto non sono più paziente di Callisto) mi rendo conto che anche se ho detto cose che hanno senso, la storia del “vivere sempre nel passato” in questo caso non basta.
C’è dell’altro. Scritto così sembra quasi una questione di innamoramento ma non è così. Io ho sempre provato un senso di soggezione verso ASIM. Ero arrivata a sentirmi inquietata da alcuni suoi atteggiamenti. E questo con l’amore non c’entra nulla. Tanto meno con l’innamoramento, dove anche il più psicopatico tra gli psicopatici può essere visto come un santo.
Qui è il contrario: c’era una visione iniziale a distanza di santità, poi però ecco che arriva la soggezione e la paura di non essere abbastanza all’altezza per avere le risposte che cercavo, che scatta proprio quando l’incontro si fa più ravvicinato. Che ripeto, io cercavo solo risposte. Se uno come Callisto si fosse mostrato più disponibile a credere alla mia storia del Mostro piuttosto che consigliarmi subito alla prima visita di farmi la camomilla per dormire meglio, avrei probabilmente seguito Callisto e ASIM non lo avrei minimamente calcolato.
Prima puntavo alle risposte, poi gradualmente LUI si è sovrapposto. Diventando peraltro la mia prima fonte di malessere. Ma quando uno ti dice che è nel vivere appieno la sofferenza che si racchiude il senso dell’esistenza, quella persona può davvero farti di tutto, anche violentarti, e tu resterai lì immobile accettando tutto pur di avere una risposta.
 
È una presa di coscienza terrificante questa che ho appena fatto.
Spero di riuscire a chiudere questa storia al più presto.
Il 20 maggio lo vedo e questa storia finirà.

 

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Capitolo 23
*** 17 maggio 2020 ***


17 maggio 2020
Ormai sento Alice ogni giorno dopo pranzo. È bello parlare con lei, è proprio una cara ragazza.
Capisco perché non riuscivo ad avere con lei la stessa freddezza che avevo con gli altri. È una di quelle persone che o ti provoca schifo oppure tenerezza. Ma non puoi restare totalmente indifferente.
Parliamo spesso soprattutto dei suoi progetti futuri. È una ecologista convinta, ma non fanatica. Mi ha anche confessato che non le piace molto la figura di Greta.
In compenso, crede molto nelle associazioni di volontariato, in particolare quelle che puliscono strade, spiagge, boschi e cose così. Vorrebbe fondarne una lei stessa per rimettere a posto un parco vicino casa sua, da tempo piuttosto malmesso.
Ha iniziato proprio durante questa pandemia, provando ad aprire una pagina su facebook dove ha condiviso foto e ricordi del parco. Ha diversi mi piace ma non è ancora riuscita a organizzare nessuna giornata di pulizia.
Le persone non vogliono farsi vedere radunate. In compenso è andata lei a pulire da sola, una mattina alle sei e mezza.
“Prima devo dare io l’esempio.” Ha detto.
Mi piace perché in realtà non si vanta di quello che fa. Ama soltanto molto quel parco, un suo ricordo di bambina, e vorrebbe cercare di mantenerlo in buone condizioni, lei per prima. Senza delegare a nessuno.
Ho messo mi piace alla pagina. Ma ancora non me la sento di andare ad aiutarla. Alla fine ancora non sono riabituata a uscire di casa.
Di sicuro non alle sei del mattino. Ma mi sono ripromessa di farlo appena starò meglio.
Purtroppo sento ancora quella bassa energia, quel senso di vuoto che mi ha oppresso tremendamente dopo che Billy ha accoltellato i suoi.
Billy pure l’ho sentito. Gli sono concessi contatti nei weekend. A parte l’eccezione di quel giorno che mi ha chiamato per spiegare la situazione, ora deve seguire le regole degli altri pazienti. Mi ha detto che di notte il ragazzo con cui sta in camera si alza e inizia a girare in tondo e fa così per almeno due ore prima di crollare a dormire.
 
Non avevo nulla da fare dopo la chiamata di Billy e non mi andava di uscire. Mi sono messa a guardare alla tv un documentario e mamma ha partecipato.
Sedute sul divano abbiamo visto com’è la vita nei boschi europei. Ad un certo punto è arrivata una cinghiala con i cinghialetti ancora piccoli. Saranno stati più di dieci e grufolavano con lei alla ricerca di ghiande da mangiare.
“Guarda quella mamma” ha detto ad un certo punto la mia “ne fa tanti, tutti in una volta e invece di darsi tante pene per cose inutili, li cresce e basta.”
Non capivo il perché di quella considerazione. Le ho chiesto spiegazioni.
“Pensavo solo che noi ci sforziamo tanto di costruirci una vita e di farla costruire ai nostri figli. Magari ne abbiamo solo uno e facciamo tanti sforzi per instradarlo a costruirsi una vita felice. Ma alla fine, costruisci di qua, costruisci di la, e la vita si esaurisce senza che si sia vissuta.”
Ero molto sorpresa da questo discorso. Non era proprio da mamma.
Le ho chiesto se la cosa riguardava me.
“Io parlo dal punto di vista di una mamma. Ma sai, in questi giorni mi sono chiesta se non sarebbe stato meglio, quando eri più piccola, farti passare più tempo con me o qui in casa piuttosto che con i tuoi coetanei nelle attività extrascolastiche. Anche perché era abbastanza evidente che non ti divertivi.”
Ah, le attività extrascolastiche, che già solo nel nome fanno rabbrividire, perché fanno capire di come la vita di un bambino sia già completamente inquadrata dentro la scuola, senza altre possibilità. Ne avevo fatte molte. Non me ne era mai piaciuta nessuna, così ogni anno cambiavo. E non stringevo amicizie.
“Mi sto solo chiedendo se ho sbagliato qualcosa.” Ha aggiunto poco dopo.
Io l’ho guardata e le ho detto che tutti sbagliano. Ho sbagliato anch’io tante volte.
La nostra conversazione è finita lì, ma in qualche modo ci ha fatto bene.
Finito il documentario abbiamo preparato in silenzio la cena.
Mentre mi mettevo a letto, mia madre è entrata e mi ha dato il bacio della buonanotte, proprio come faceva quando ero più piccola (ha smesso più o meno mentre andavo alle medie).
Ci siamo salutate così. Ma non sono riuscita ad addormentarmi.
Mi è sembrato un momento da ricordare e ho deciso di scriverlo.

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Capitolo 24
*** 20 maggio 2020 ***


20 maggio 2020
Mattina, mi sveglio, mi lavo, accendo il computer. Una notifica di skype. Apro. Riporto letteralmente quanto scritto:
 
Buongiorno; purtroppo mi sono ammalato. Per fortuna non è coronavirus, ma solo una comune influenza gastrointestinale, che però potrebbe essere altamente deconcentrante. Dobbiamo rimandare l’appuntamento di oggi, mi dispiace molto. Rimandiamo a un altro giorno. Grazie.
 
Chi è il mittente? Ma ASIM ovviamente. Che, da come è scritto il messaggio, sembra tipo quegli sms di gruppo che si mandavano un tempo per non dover creare il messaggio personalizzato. Ora coi gruppi Whatsapp è tutto più facile: uno scrive “auguri a tutti” e passa la paura.
Ho subito sentito l’ansia che saliva, anche perché io volevo assolutamente chiudere tutta questa storia il prima possibile. Così gli ho scritto. Ho detto che mi dispiaceva molto, ma che avevo assolutamente bisogno di vederlo e parlargli, che era una cosa veloce, non ci sarebbe voluto molto.
Con mia grande sorpresa ha visualizzato subito il messaggio e risposto poco dopo.
“Se è veloce, scrivila qui in chat. Ti rispondo appena sto meglio.”
Ho provato a immaginare come sarebbe andata con Callisto se fosse successa una cosa del genere. Al di là del fatto che una risposta così sarebbe da “radiato immediata dall’albo”. Ma pure per il paziente, mandare uno sterile messaggio con scritto “sai è meglio non vederci più, perché la terapia non sta andando bene, visto che ho provato a suicidarmi e mi sento una merda ogni mattina che metto piede fuori dal letto” è una cosa così brutta, almeno dal mio punto di vista.
Pensandoci bene in teoria quella con ASIM non è neanche terapia
Gli ho scritto che avrei atteso. Ma mentre lo facevo stavo molto male. Il Mostro è comparso nella mia stanza. Me lo aspettavo. È rimasto a fissarmi per un po’ e questa volta ho ricambiato sempre lo sguardo, finchè non è andato via. Mi guardava in modo strano, nervoso, ma anche severo. Sembrava che volesse dirmi “Cosa cazzo ti aspettavi? Credevi davvero che avresti risolto?”
 
Pensandoci bene, ho avuto brutte sensazioni da subito. Dalla prima volta che mi aveva rimandato l’appuntamento. L’avevo visto come un segno che non era destino vedersi. E non capivo perché. Per questo ho perseverato e insistito, anche perché non c’è mai stato da parte sua una reale manifestazione di disprezzo, come invece mi è capitato di vivere in altre esperienze, dove i rimandi erano un chiaro messaggio di “qui non funziona”.
Non riesco proprio a capire perché.
Ogni volta che ho sentito che mi avrebbe annullato l’appuntamento, è accaduto. Anche questa volta in realtà.
 
Non sono riuscita a uscire di casa.
Ho mangiato poco a pranzo e per tutto il pomeriggio sono stata stesa al letto. Ho avuto crampi lancinanti allo stomaco per molte ore. Ma sentivo che se avessi mangiato, avrei vomitato tutto.
Il Mostro non se n’è mai andato, è stato seduto al mio capezzale per tutto il tempo della tortura, fissandomi; uno sguardo particolare, sembrava uno scienziato intento a osservare un esperimento. Ad un certo punto ha iniziato a dire: “Non sei tu, stanne fuori; non sei tu. Devi starne fuori.”
Ho avuto il coraggio di chiedergli “da cosa?”
E lui, dopo un lungo silenzio, ha avuto finalmente il coraggio di rispondere chiaramente, come non aveva mai fatto: “Da ASIM. Stanne fuori. ASIM cerca, ma non sei tu.”
E dopo avermi detto questo si è alzato e se n’è andato via.
 
Non so cosa

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Capitolo 25
*** 22 maggio 2020 ***


22 maggio 2020
Una strana e morbosa curiosità, forse dovuta a questi giorni di tensione, mi ha spinto a riandare sulla sua pagina facebook. Non avevo chiesto a quando desiderasse rimandare, né ho cercato di imporre io una data. Ma qualcosa nella mia testa mi ha detto che probabilmente era finita proprio quel giorno. Mi sono detta di no e sono andata su facebook. Conoscendolo, ero convinta che avrebbe scritto qualche informazione su come stava.
Un’immagine ha subito attirato la mia attenzione: quella del profilo della pagina, dove compariva la scritta “The end” di quei vecchi film in bianco e nero.
Sotto un lungo post nel quale ASIM scriveva che tutte le consulenze, i libri, gli articoli e in generale le attività da lui portate avanti erano sospese; ha scritto “momentaneamente”, ma dal tono del messaggio (e dall’immagine della pagina) si capiva che non era così; non si fermava alla semplice sospensione. Andava avanti citando tutti i problemi che aveva avuto con le persone conosciute: ritardi nei pagamenti, pretese eccessive, continue richieste di attenzioni, ritardi nel presentarsi agli appuntamenti, spostamenti di appuntamenti, interruzioni brusche.
Ma mentre leggevo sentivo proprio il tono accusatorio e rabbioso con cui probabilmente aveva scritto il messaggio. Come se la colpa fosse davvero tutta degli altri. Solo loro.
Immediatamente sono caduta nel pensiero che in realtà sia davvero tutta colpa mia, e ci sto pensando ancora, anche se una parte di me continua a dire che non è vero. Io ho fatto veramente tutto il possibile, e se ho fatto degli errori non c’è mai stato un tentativo di correzione dall’altro lato. Anche solo un avviso.
E non riesco a capire perché dopo tanto sforzo e tanto entusiasmo, non abbai ancora trovato quello che cercavo: passi anche che non capirò mai la natura del Mostro, mi sta anche bene prendermi la responsabilità del completo fallimento di questo lavoro, come di accettare quella stranezza del giornale. Ma almeno la ricevuta la voglio. Fin’ora sembra solo che io ho passato dei soldi su un conto di un uomo che ho incontrato su Skype. Se non avessi aggiunto come causale “consulenze” sembrerebbe uno scambio completamente senza motivo e chissà cosa si andrebbe a pensare. E pensandoci, consulenza vuol dire tutto e vuol dire nulla. Qualunque escort potrebbe definire “consulenze” i suoi incontri e farseli registrare così sul conto.
Almeno la ricevuta.
 
Non ho il coraggio di contattarlo. Neanche per fargli gli auguri per la sua malattia, che comunque era accennata nel post.
Ma il tutto è scritto in un modo così aggressivo che mi sembrerebbe quasi di avvicinarmi a una bomba. Ho paura che mi dica qualcosa di peggio privatamente. C’è da dire che dal tono delle parole, ne gestiva tanti di pazienti.
Sempre che sia tutto vero.

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Capitolo 26
*** 24 maggio 2020 ***


24 maggio 2020
Sono una che si ossessiona facilmente. Passo dallo stadio di appassionata a ossessiva soprattutto quando ciò che parte appunto come passione, risulta come traballante o incompleto. Quando, nonostante l’impegno, non raggiungo la meta o non mi viene riconosciuto il lavoro svolto. È capitato così con lo studio. A studiare sono bravissima, perché sono una persona curiosa, ma odio l’intero apparato nel quale si studia e soprattutto come viene valutato il tuo lavoro: le domande sono scelte a caso e ti può capitare quella che non sai e penalizzi tutto. Ecco anche perché avuta la laurea ho sentito il bisogno di non toccare mai più certi libri e ho fatto voto di non avvicinarmi a qualsiasi genere di istituto scolastico esistente.
Lo studio mi piaceva, la scuola no. Ma alla fine anche la mia ossessione legata alla curiosità è andata a morire per via della scuola.
Però, c’è anche una cosa buona: non sono una che rimane ossessionata per sempre.
E sono tanti gli episodi della mia vita che raccontano di questo.
Un giorno a dieci anni vidi un video musicale di un cantante su mtv, quando era ancora un canale di sola musica. Non capivo nulla della canzone in inglese, anzi americano. Ma rimasi incantata. Seguii il cantante per diversi anni, mi accompagnò fino al primo anno di liceo. Era di nicchia, salvo qualche brano “pop” le altre canzoni, le più belle, erano conosciute solo da chi, come me, lo seguiva. E non riuscivo a trovare nessuno nella mia scuola a cui piacesse; ma avere quella passione solitaria mi aiutata a sopportare l’ambiente. Almeno sapevo che c’era un cd ad aspettarmi a casa.
Con il tempo però, quelle canzoni erano diventate una sorta di “unica ragione”, complice il fatto che le medie per me erano un inferno.
Era veramente la mia ossessione: cercavo notizie su di lui, ritagliavo e conservavo articoli, sentivo i suoi cd per ore e ore, appendevo poster e foto. Avevo perfino progettato di portarlo all’esame di terza media.
A mia madre la cosa non piaceva. Per questo ogni volta che chiedevo di essere portata a un concerto diceva di no. Ma questo non faceva che aumentare le mie ore passate a cercare di più su questa persona.
Mio padre, in uno dei pochi momenti di reale presenza, ebbe l’intuizione di accontentarmi: mi disse che se avessi avuto dei buoni voti mi avrebbe regalato i biglietti del concerto previsto in estate e saremmo andati lì insieme.
Studiai come una matta, ebbi i biglietti, vidi il concerto, bellissimo. Uno dei pochi momenti di condivisione con mio padre.
Poi l’ossessione scemò via: tolsi i poster, buttai gli articoli, ma conservai i cd che ogni tanto amo riascoltare. Perché mio padre, stranamente, era riuscito a intuire che solo con il completamento di un percorso, attraverso la visione di un concerto dal vivo, l’ossessione sarebbe finita; che dovevo arrivare alla parola “fine”. O almeno, credo lo abbia intuito, poi può anche darsi che voleva solo che la smettessi di rompere. Non era detto che andasse così, ma così invece è stato. Per questo cantante, come per tantissime altre cose.
Probabilmente è il motivo per cui sto malissimo e credo ci starò per un bel po’. Perché con ASIM non ho concluso nulla. Assolutamente nulla.
È qualcosa di sospeso a tutti i livelli, una domanda a cui non solo manca la risposta, ma pure il punto interrogativo alla fine.
 
Da quando ho letto il post di facebook, il Mostro ha ripreso a palesarsi. Praticamente è sempre con me. Di giorno, di notte, nella realtà, nei sogni, dentro casa, fuori casa.
Tutta questa tensione, tutti quegli sforzi ad essere migliore, a mettermi alla prova.
E non è cambiato NULLA.
Non sono una persona migliore, non ho avuto le risposte che volevo, se prima ero perplessa ora sono confusa e non vedo via d’uscita.
Non vedo un futuro, non vedo speranza non riesco neanche a godere delle cose belle che mi circondano.
Non ho avuto neanche le palle per chiedergli la ricevuta, per mandarlo affanculo e dirgli che un vero dottore non è che dice “se guarisci io sono dio, se peggiori sei tu il coglione”. Anche perché, conoscendolo, avrebbe sicuramente avuto la risposta pronta, tipo: “Ma io non sono un dottore. Fin dall’inizio ho lasciato a te ogni scelta.”
Certo ogni scelta, ma quando rimandava gli appuntamenti il giorno lo decideva lui
Vorrei cambiare le cose, almeno per me. Ma mi sento ancora più impotente di prima. Non è vero che gli insuccessi formano: gli insuccessi distruggono.
Il Mostro è ancora qui, ormai completo di faccia, seduto a fissarmi. Almeno ha smesso anche lui di sorridere.
 
mi odio mi odio mi odio mi odio mi odio mi odio mi odio mi odio

 

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Capitolo 27
*** 27 maggio 2020 ***


27 maggio 2020
Oggi sembrava una giornata destinata ad andare bene.
L’angoscia nei giorni precedenti era andata gradualmente via. Ormai mi stavo abituando all’idea di lasciar andare quanto successo.
Era andata male, il mio ennesimo fallimento, probabilmente non l’ultimo.
Forse, mi ripetevo, non sono ancora pronta ad avere risposte più grandi di me, forse non sarei in grado di accettare, forse ho posto le domande sbagliate.
Mi sono ripetuta che in ogni caso è stata colpa mia, anche se questo ritornello non faceva altro che aumentare il senso di apatia e sconfitta, che forse era peggio dell’angoscia ma almeno teneva il Mostro lontano.
Contemporaneamente, ed è stato quello che mi ha fatto andare avanti in queste giornate, c’era una parte di me che ripeteva che non me la dovevo prendere troppo, né con me né con ASIM: tutto quello che avevo vissuto poteva anche essere solo una grande e confusa allucinazione; dopotutto non potevo nemmeno essere sicura che ASIM esistesse realmente.
Avevo letto il suo vero nome al momento dei pagamenti delle consulenze, ma oggigiorno con i giusti mezzi si può tranquillamente aprire un conto con un nome fasullo. Non è semplice, ma non è impossibile. E poi sul conto, come sui bancomat, non compare di certo la foto. E io ASIM lo avevo visto solo in foto e in video. Salvo qualche foto in compagnia di altre persone, appariva quasi sempre da solo. E chi può dire che non fosse una specie di “pupazzetto” creato magistralmente al computer da una o più persone? No, c’erano tante, troppe cose non chiare in questa storia, dovevo essere felice che tutto si fosse esaurito così, come una bolla di sapone scoppiata. Ci stava perfettamente che all’incontro del 20 non sarei stata in grado di mettere io la parola fine. Tutto sommato mi era andata bene.
Ho pensato questo ogni giorno, per cercare di non affondare in quella stranissima angoscia e di staccarmi dall’apatia.
Ma poi stamattina, dopo la doccia, accendo il pc e vedo che c’è una notifica di Skype.
Ho subito pensato ad ASIM ed era effettivamente lui.
“Buongiorno, hai letto il mio post su facebook?”
Sono rimasta immobile davanti allo schermo prima di rispondere per quasi dieci minuti. Il messaggio risaliva a un’ora prima ma alla mia risposta (un laconico “Sì” seguito dal punto), ASIM si attivò subito per scrivere, come fosse rimasto per tutta quell’ora fermo al computer ad aspettare.
“Molto bene. Mi ha stupito che tu non mi hai più cercato.”
“Credevo volessi essere lasciato in pace.” Risposi, sentendomi ribollire nelle viscere. Anche perché avevo avuto la tentazione di scrivergli ma mi era mancato il coraggio.
“Bene, hai avuto un bel pensiero. Comunque, e questo l’ho notato da quando ci siamo conosciuti, tu ti poni un po’ troppi freni a dire le cose agli altri.”
L’ho scritto bene, ma in chat c’erano diversi errori. Era sbracato, confidente a livelli che prima non aveva raggiunto nemmeno faccia a faccia, se non quella volta con lo smile.
Il Mostro comparve. Lo guardai e vederlo quasi mi confortò. Non mi sentii sola in quel momento così particolare.
Sorrideva, un sorriso che stavolta interpretai come tentatore: coraggio, sembrava dirmi, mandalo affanculo!
Ma non ci riuscii. Avevo creduto nel percorso e nelle parole di ASIM, lo avevo seguito con dedizione. Non potevo chiudere così, non dopo tutto l’impegno messo.
“Hai ragione, ci sto lavorando.” Mi limitai a scrivere. Ma dargli ragione mi fece sentire anche peggio.
Lui continuò: “In ogni caso, non mi hai pagato ancora l’ultima seduta.”
Gelo.
“L’ultima seduta è saltata. Quel giorno ero in condizioni pietose, ricordi? Mi hai visto e dopo dieci minuti di monosillabi miei hai detto che era in caso di vedersi un’altra volta. Ma non abbiamo mai stabilito quando.”
“Veramente lo abbiamo stabilito eccome e lo abbiamo anche fatto. Sei tu che non te lo ricordi.”
Ho sentito il corpo iniziare a tremare, non capivo nemmeno perché visto che non ero nemmeno arrabbiata.
Mi è venuto seriamente il dubbio che potesse avere ragione. Dei giorni seguiti la chiamata di Billy, a parte il mio tentativo di suicidio e il vuoto che provavo non ricordo nulla. Ma mi è bastato risalire nella chat per vedere che non c’erano chiamate.
Gliel’ho fatto presente, consigliandogli di controllare e che semmai si era confuso con qualcun altro. L’ho fatto usando un tono così assertivo che rileggendo il messaggio che avevo appena inviato mi sono vergognata.
Sono passati dieci minuti buoni prima che mi rispondesse.
“Non so come spiegarmelo. Io sono sicuro che ci siamo incontrati, ma effettivamente non ci sono chiamate. Magari abbiamo usato un’altra piattaforma.”
O magari a furia di spostare gli appuntamenti si era confuso anche lui. Comunque non gliel’ho scritto. Ho mantenuto la mia versione e basta.
Ha proseguito: “Sarà. In ogni caso, se non vuoi pagare non importa. I soldi sono il veleno di questo mondo.”
Mi è sembrata l’occasione buona per fare una domanda: “ASIM scusa ma a me non è neanche arrivata ancora la ricevuta dei vecchi pagamenti.”
“La ricevuta? Io te l’ho mandata via mail.”
Gelo.
“No, ASIM, o comunque non l’ho ricevuta. Forse la mail è andata perduta. In ogni caso, io ti avevo inviato tutti i dati necessari per la compilazione. Se ti servono di nuovo, te li rimando, ma la ricevuta la vorrei, se non altro per mantenere il conto.”
Altri dieci minuti d’attesa: “Allora, io qui ho il tuo telefono, l’indirizzo di casa, la tessera sanitaria, nome e cognome, più il numero di carta. Sono proprio quelli che chiedo per fare le ricevute. Non hai cambiato nulla in questi pochi giorni, vero?”
Mentre gli rispondevo di no ho provato una paura enorme: proprio lui che parlava di come il sistema controllava le persone, aveva in mano più dati di me di quanti non ne avessi io di lui.
“Ah bene. Sì allora ti devo fare la ricevuta, stasera te la mando. Comunque secondo me una seduta me la devi ancora pagare, ma in ogni caso non importa. Tanto tu sai dove trovare me e io so dove trovare te. Ora devo andare. In questi giorni sono costretto a visite quotidiane dal dottore e dopo è pesante e devo riposare.”
“Capisco. Buon riposo allora.”
Lui non ha replicato. Nemmeno un saluto. È andato offline e io ho sentito i muscoli del corpo, tutti insieme, contorcersi furiosamente, mentre quel poco che avevo nello stomaco faceva pressione per uscire.
Sono andata in bagno e ho vomitato con una furia mai avuta prima.
Ma la cosa peggiore e che quel malessere così pesante e improvviso non mi sembrava neanche mio. Razionalmente e emotivamente non capivo quale fosse il sentimento esatto che mi facesse stare così male.
 
“Tanto tu sai dove trovare me e io so dove trovare te.”
Quella frase è fasulla all’invero simile. Io non ho il suo indirizzo, il suo numero di telefono, la sua tessera sanitaria, so il nome vero (o presupposto tale) e la sua provincia di residenza, ma non so molto altro.
Se a lui venisse in mente di cercarmi, gli basterebbe prendere il mio indirizzo e il cognome,viaggerebbe un bel po’ ma mi troverebbe facilmente.
Se vuole sputtanarmi a mia insaputa su qualche social, guidando qualcuno del suo seguito contro di me, che non ho pagato (ma davvero, e se l’avessi fatta quella consulenza ultima? Non riesco a ricordarlo) potrebbe farlo tranquillamente, senza che io me ne accorga.
Il vero problema di internet è che non è solo lo Stato a controllare: qualunque cittadino può farlo contro qualunque altro cittadino ed è già successo. A confronto, i controlli del sistema sono quasi una barzelletta. Quello che un singolo può fare contro un altro singolo è spaventoso.
Credevo che crescendo avrei finalmente potuto giocare alla pari con gli altri. Ma sbagliavo.
 
In che mani mi sono andata a mettere?

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Capitolo 28
*** 31 maggio 2020 ***


31 maggio 2020
È molto tardi. O forse dovrei dire molto presto. Notte fonda, tra le due e le tre, credo. Ammetto che sono molto stanca. Finalmente aggiungerei. Ma vorrei provare a scrivere prima di perdere la memoria. Ho paura che molto sarà cancellato quando andrò a dormire.
 
Ho passato dei giorni tremendi. Di nuovo invasa dal vuoto. Stanca morta, ma troppo stanca per addormentarmi. Se dormivo, mi svegliavo poco dopo di soprassalto, senza però ricordare gli incubi. Ho mangiato molto poco e ho sempre rigettato quello che mandavo giù. Mi è capitato anche con l’acqua. Bevevo un bicchiere e poi corsa in bagno a vomitare bile.
I miei genitori non sapevano che fare. Mia madre mi è sempre stata vicino, mio padre ha chiamato un amico medico e ha cercato di convincerlo a venire qui per visitarmi a domicilio e lui ha detto che arriverà lunedì. Oggi mi hanno aiutato ad andare a letto perché a malapena mi muovevo. Mi vergognavo tantissimo, anche perché è comunque passato poco tempo da quando la mamma è stata male. Avevo paura di provocarle un altro malore. Ma ancora di più non capivo il perché di così tanto malessere. Di una cosa era sicura: non veniva dal Mostro. Era sempre stato lì ad osservarmi, era alle mie spalle ogni volta che vomitavo e che mi trascinavo da una stanza all’altra della casa. Ma non era lui il colpevole.
C’era dell’altro, qualcosa che mi stringeva le budella ogni ora che passava. Ad un certo punto penso anche di essere svenuta in piedi. È tutto strano lo ricordo a malapena, e mentre ero in quello stato ricordavo male il mio passato.
 
Dopo che i miei mi hanno dato la buonanotte io e il Mostro siamo rimasti soli.
L’ho fissato, ormai non mi riesce più difficile perché ha assunto delle sembianze praticamente completamente umane.
Non sorrideva. Stava seduto sul letto vicino a me, guardandomi dall’alto.
“Sei felice di vedermi così?” La domanda più stupida che potessi porre. Anche perché era evidente che non era felice.
“E tu?” mi ha domandato lui di rimando.
Una lacrima mi è scesa dagli occhi, ho iniziato a piangere ma senza singhiozzare. La mia voce era tremenda mentre parlavo.
“No. Ma non riesco a fare diversamente. Non so come fare.”
“Sai perché?” mi ha chiesto.
“Posso solo immaginarlo: ASIM.” E non avevo dubbi che il tutto fosse legato a quanto successo con lui.
“Immagini bene. Tu sei. ASIM no. Chi è, chiede. Chi non è, crede. Chi è, ha. Chi non è, non ha. E prende.”
Aveva finito per parlare di nuovo per enigmi. Spero di aver riscritto bene la frase, ma c’è da dire che sono così particolari che forse riuscirò a ricordarle anche domani da sveglia.
“Dunque mi stai dicendo che ASIM mi ha preso qualcosa. E cosa a parte i soldi che in fondo gli dovevo?”
Il Mostro è rimasto a fissarmi per alcuni minuti, senza rispondere. Come a voler dire che io avrei potuto rispondere da sola.
E alla fine, in effetti, anche se ho fatto uno sforzo enorme, ci sono arrivata: “Se è vero quello che racconta lui sull’anima e sulla vita in generale, la sola cosa che si potrebbe realmente prendere a qualcuno, senza avere conseguenze ma facendogli un danno enorme, è l’Energia che ciascuno di noi ha.”
Ho risposto così ma mi sembrava una risposta assurda. Per quanto io mi ero impegnata a crederci in prima persona nel momento in cui avevo accettato la “terapia”. Ma ora non ci credevo, non volevo più crederci. E poi ho fissato il Mostro: “Ma non dovresti essere tu…?”
“Io sono te. Ricordi? Mi hai fatto la domanda e io ti ho risposto indicandoti. Lo hai anche scritto nel diario.”
A quel punto ho provato a
Non riuscivo a cred
Come risposta
Io non
Io
 
 




Ho la mano che mi trema. Forse per la stanchezza, o sarà per qualcos’altro. Però descrivere quanto accaduto dopo quella risposta è difficile. Non so come né se lo riuscirò a spiegare.
So solo che ad un certo punto non eravamo più in camera mia. E di questo ne sono assolutamente sicura.
Io e il Mostro eravamo in piedi l’uno di fronte all’altro in un luogo buio dove però riuscivamo a vederci benissimo, come fossimo noi la fonte di luce in quella stanza. Che poi non era una stanza, di certo non la mia. Ci siamo fissati per un po’ in silenzio. Poi il Mostro ha ripreso a parlare.
Io e lui siamo sempre stati una cosa sola, mi ha detto. Non ricordo le parole precise, ma il succo era quello. E come lui ce n’erano tanti altri, così come c’erano tanti altri come me. Anche ASIM aveva avuto il suo Mostro. Ha usato proprio questo termine. E anche lui aveva un aspetto simile a lui, al mio Mostro.
Non seppe spiegarmi perché. Semplicemente a volte loro prendono le stesse sembianze per più persone diverse. Ed è solo quando le persone iniziano a conoscersi nel profondo che iniziano a cambiare, a differenziarsi.
 
Ogni persona ha un Mostro. Ogni Mostro ha una persona. È così dalla notte dei tempi. Ma nessuno tra gli umani lo ha ancora accettato. Tutti lottano per cacciare via i Mostri e quando ci riescono, come è davvero accaduto a ASIM, qualcosa va storto. Quelle persone diventano all’improvviso effettivamente superiori alle altre per alcuni aspetti. Ma più si acquisisce energia, più questa si consuma e ne devono cercare altra. Succede anche alle stelle: più sono grandi, prima bruciano la loro energia e arrivano a spegnersi (o esplodere). Ma una stella agisce secondo natura, per quanti danni possa fare, quello è il suo ciclo, il suo modo di essere.
Un umano invece (“e non solo loro” ha sottolineato nel mezzo del discorso) quando pretende di essere come una stella, qualcosa di luminoso in mezzo al buio (“perlopiù immaginato” ha aggiunto) esce dal suo stato di natura, e per questo comincia ad assumere comportamenti innaturali, verso se stesso e i suoi simili. Alla fine prende il posto del Mostro che ha scacciato. Tolto il filtro che raccoglieva energia, loro stessi diventano il filtro.
 
Questo è il riassunto della prima parte del discorso che il mostro mi ha fatto, mentre quella camera buia diventava gradualmente simile a un cielo stellato. Non so perché ma guardandomi intorno ho riflettuto all’improvviso sul fatto che ci diciamo sempre che le stelle sono sopra di noi, quando invece ci viviamo in mezzo. O meglio, in mezzo ma a molta distanza. Il nostro pianeta non è altro che un piccolo puntino, in una galassia, in un universo enorme, di cui non conosciamo NULLA. Dunque non è stato solo sciocco da parte mia pretendere di capire meglio ciò che mi circondava, ma anche affidare questo “desiderio” nelle mani di un’altra persona, solo perché sembrava saperla più lunga. Che poi era lui stesso a dirlo, quindi già questo avrebbe dovuto farmi presagire che qualcosa non andava.
 
Il racconto del Mostro, per quanto non chiarisse assolutamente nulla di tutto quello che era successo, almeno dava una spiegazione metaforica plausibile.
 
Ero nel vuoto a parlare con un Mostro. Ho accettato questa versione e gli ho chiesto di andare avanti.
 
Aveva altro da raccontare, infatti; ASIM non è il primo ad aver rimosso i suoi filtri. E io non sono la sola che ha cercato di mangiare.
Sì. Ha detto proprio così. Mangiare.
Con alcuni è riuscito perfettamente nel suo intento. Esistono ora persone che sono convinte di stare bene e di essere liberate dalle eggregore che le perseguitavano e in compenso non hanno più personalità o sogni, ma vivono portando avanti le idee di qualcun altro. Le sue.
Sì, ASIM quando deve sovrapporre se stesso agli altri, lo fa benissimo, l’ho provato sulla mia pelle.
Con altri invece non ce l’ha fatta, questo perché, per fortuna, c’è anche chi già si conosce, almeno un po’, e dunque è riuscito a entrare a contatto con il suo Mostro prima che fosse troppo tardi. E a uscirne meglio.
 
Da un incontro con personaggi come ASIM si esce sempre mutilati nell’anima. È inevitabile. Io stessa dovrò lasciare qualcosa per sempre di me stessa. Ma almeno si può uscire vivi. E un’anima mutilata può sempre riparare la sua mutilazione. Non tornerà mai come prima, ma potrebbe avere qualcosa di nuovo.
 
Scritto sembra un discorso delirante. Ascoltato era anche peggio, era terrificante. Molto più lungo, con molte più parole, ma l’immagine della mutilazione si è letteralmente realizzata. Mentre parlava, io ho capito e chiaramente percepito di non avere più né gambe né braccia. Un verme gigante, che poi era quello che mi sentivo.
 
Il Mostro ha proseguito dicendo che quando aveva iniziato a mostrarsi, era stato proprio nel periodo in cui ASIM aveva ricominciato la sua caccia, dopo l’ultima vittima. Perché loro dicono che gli incontri sono voluti dal destino, ma il destino esiste nella stessa misura del caso, nessuno è padrone dell’uno o dell’altro. Semmai gli incontri avvengono perché una delle parti cerca, e l’altra si lascia trovare.
 
“Chi cerca, trova.”
 
È valso per me ed è valso per lui. Ma a quanto pare stavolta, non avrei dovuto essere io quella sottoposta alla dura prova.
Qualcosa è andato storto, ha detto.
Ho fatto notare al Mostro che se lui non si fosse fatto vivo, tenendomi notti intere sveglie nell’angoscia, io non avrei MAI cercato ASIM. Ma mi ha detto che non poteva fare altro. Quando ASIM e altri partono alla ricerca di cibo, i Mostri si mostrano. Anche perché, vivendo in simbiosi con le persone, devono proteggerle, o moriranno per primi. Prima o poi tocca anche a chi li perde, poiché da allora non ha più protettori, ma i primi a morire sono proprio loro.
Non si aspettava che sarei stata in grado di vederlo. Di ricordarlo nei sogni.
C’era anche qualcun altro, oltre a me, ma alla fine io ero quella che aveva di più. ASIM ha lasciato perdere gli altri, e si è concentrato su di me. Aveva già poca energia, doveva consumarla bene.
Ma qualcosa è andato storto anche per lui: io.
Non dovevo essere io la preda prescelta, nemmeno dall’altro punto di vista: troppe volte ho messo in discussione lui e le sue parole. Ho abboccato all’amo ma non mi sono lasciata trascinare in superficie.
Almeno così è andata secondo il Mostro.
 
Se invece di sentirmi in colpa o inadatta, di ragionare su ogni singolo ritardo, avessi ragionato più lucidamente, avrei fatto anche di più per me stessa.
Invece io ragionavo, ma non ero davvero pronta a affrontare una situazione così. Capivo benissimo che qualcosa non andava, ma insistevo a voler arrivare fino in fondo. Perché l’ossessione non è una cosa che si batte tanto facilmente.
 
Il Mostro a quel punto si è fatto ancora più serio e mi ha detto che ora siamo alla pari: ASIM e io abbiamo toccato il fondo. Insieme.
ASIM sta male sul serio, è una malattia che si è aggravata perché non ha saputo ascoltarsi. Perché non ha più un Mostro che lo avvisa.
Anche per questo è stato più spietato del solito.
 
“Se tu sapessi quello che nelle notti hai vissuto senza rendertene conto, nei tuoi sogni. Ogni coscienza può entrare nei sogni degli altri. E ASIM è un grande viaggiatore.”
 
Sul fondo, però ci deve restare solo uno di noi.
Non mi ha spiegato cosa intendesse per Fondo e non ho voluto approfondire. Ho solo pensato che non volevo essere io a restare lì.
Il Mostro mi ha chiesto perché, che ragione avessi per chiedere di lasciare il Fondo e risalire. Dopo tutto quello che avevo pensato, detto e scritto contro me stessa, la vita e l’umanità.
Non mentii: ero perfettamente consapevole che dopo questa storia sarei diventata peggio di come ero, soprattutto a livello di considerazione degli altri. Ma non volevo restare sul fondo perché avevo capito di non essere più “la sola” al mondo.
Non ero una “stellina” che brillava in mezzo al buio, ma un essere umano che camminava con altri esseri umani e che con alcuni di essi era legato abbastanza da poter infierire sulla loro esistenza. Come i miei genitori. O lo stesso Billy. E che se anche avrei avuto una vita problematica e frustrante, avrei sempre potuto provare a viverla al meglio delle mie possibilità. E in ogni caso. aggiunsi, non mi sembrava giusto che a restare sul Fondo fossi proprio io che non avevo fatto nulla di male. Ero stanca di dovermi sempre sentire colpevole per qualcosa. Alla fine la differenza tra senso di colpa e responsabilità è che nel primo sei passivo e devi aspettare un perdono (che forse non arriverà mai), mentre nel secondo devi darti una mossa.
Questo avrei fatto, uscita dal fondo: darmi una mossa.
Al Mostro parve una risposta sufficiente.
Ma non bastava.
Per uscire, dovevo fare una scelta: perdono o vendetta?
 
Non specificò nulla. Disse solo quelle due parole, e mi chiese di scegliere.
Non sapevo cosa volesse dire la prima, né come avrei mai potuto attuare la seconda.
Però non avevo dubbi: non potevo scegliere la prima; la prima va concessa a chi si sente in colpa. La seconda è un tabù… Ma tutti in cuor loro la desiderano.
Non volendo, anche le religioni più “pacifiche” ne parlano tra le righe, mascherandola in cose come l’Inferno o il Karma. Che poi ti dicono che non è vero, che va data una lettura più approfondita. Ma sono concetti umani. E in quanto tali, alla fine riconducono ai desideri umani, e la vendetta è uno dei più profondi.
 
Ormai, soprattutto dopo quello che ho vissuto con ASIM, potranno farmi tutti i discorsi più complessi del mondo. Io ho visto il Fondo, e lì c’erano perdono e vendetta; niente riscatto, o karma, o possibilità, punizioni, passaggi, stronzate umane varie. O l’uno o l’altro. Entrambi annullano definitivamente il tutto. Si dice che la vendetta generi altra vendetta, ma è poi davvero così?
 
Scelsi la Vendetta. Non avevo scelta. Il Perdono richiede un tempo lungo e io non ne avevo. In compenso avevo subito un’ingiustizia, avevo sofferto molto, mi ero sentita in colpa per nulla e avevo trasformato la mia anima in un verme deforme; avevo pagato a caro prezzo la mia stupidità; ora ASIM doveva fare altrettanto. Dopotutto era lui che per primo aveva parlato a me di “debiti dell’anima”, era lui che credeva nella reincarnazione come continua punizione, era lui che vedeva la sofferenza come massima espressione della coscienza umana. In fondo gli stavo quasi facendo un favore. In più, nella vita avevo sempre lasciato correre tutto, anche quando ero arrabbiata. A parte prendere le distanze, non avevo mai risposto. E mi aveva solo incattivito. Meglio cambiare strategia.
 
Scelsi la Vendetta. E il Mostro mi sorrise.
 
“Ben fatto.”
 
Mi sono ritrovata in camera mia.
Il Mostro ora non c’è. E non c’è più nemmeno quella mano che mi stringeva le budella.
Non ce la faccio più devo dor

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Capitolo 29
*** 2 giugno 2020 ***


2 giugno 2020
Mi ero ripromessa di scrivere un tentativo di interpretazione di quanto successo due notti fa. Di raccontarne il dopo. E di scrivere di come mi sento adesso, dopo aver appreso la notizia. Ma non ci riesco. Sento che ancora non posso, devo elaborare, è accaduto tutto troppo in fretta. Ma questo lo devo comunque conservare. Attacco qui l’articolo, a futura memoria. L’ho dovuto stampare da internet. Del caso ha parlato solo questo giornale locale e di parte, che non ha nemmeno distribuzione in edicola. Non so nemmeno come ho fatto a trovarlo, stavo solo cercando su google notizie per viaggi extraregionali e tra gli articoli c’era questo. A livello nazionale forse scatterà qualcosa in futuro ma può anche darsi di no.

 
“Morirete tutti!” guru del web impazzisce per la riapertura, cancella tutto e si toglie la vita. Ennesimo fallimento del governo.
 
Eravamo stati avvisati: dopo il lockdown ci sarebbero stati picchi di disturbi mentali e suicidi. Ma la stampa mainstream, pubblicate le dichiarazioni, ha lasciato che le notizie di tragiche morti auto inflitte cadessero nel dimenticatoio, mentre il governo, come al solito, ha finanziato solo chi già di soldi ne aveva e non ha pensato a una task force per i disturbi mentali (che erano già abbondanti prima di questa situazione).
Non stupisce dunque che la morte di questo personaggio, questo guru del web passerà del tutto inosservata. Anche se forse, in questo caso, è meglio così.
In redazione ci eravamo già occupati di ASIM, questo era il nome adottato dall’uomo sul web. Un personaggio controverso, conosciuto nel territorio, anche se spesso chi lo conosceva cercava poi di ignorarlo. Forse una delle prime figure oltre l’età dell’adolescenza (un’età famosa per la grande fragilità della personalità) ad aver deciso di adottare il suo “pseudonimo” come fosse il suo vero nome.
Anche la sua ex-moglie, nel contatto telefonico avuto con lei, lo chiama “ASIM”.
“È un momento di dolore, per me e per nostra figlia. Vi chiediamo silenzio e rispetto.” Ci ha detto la signora, con un tono che tuttavia non si associava per nulla al sentimento del dolore.
E non c’è da stupirsene: ASIM suscitava timore sia da persona reale che da personaggio sul web. Non solo per l’aspetto ma anche per quello che scriveva.
Avevamo, come detto, parlato di lui in associazione a un caso di suicidio (qui l’articolo) di un giovane in provincia che citava le sue parole nell’ultima lettera, come per lo scioglimento di una delle più importanti associazioni di parapsicologia e medicina alternativa (qui l’articolo) della nostra zona. Anche lì per l’ambiguo decesso di un paziente, che nell’anno in cui morì aveva svolto numerose consulenze con ASIM.
Sebbene ASIM abbia sempre continuato a lavorare nell’ambiente della “controcultura”, soprattutto come “giornalista” (tale era il mestiere sulla partita iva da lui aperta), era da tempo non più stimato dai suoi “colleghi”.
Non riceveva più inviti alle conferenze che parlavano di spiritualità e coscienza, né aveva più partecipato a costellazioni familiari come facilitatore – sì, aveva anche questo titolo – e gli era stato anche intimato di non tenere più consulenze dalla società italiana del counseling.
In teoria, ASIM era interdetto da qualunque lavoro riguardasse il contatto umano. Ma poiché l’ambiente parapsicologico in Italia non è minimamente controllato e legiferato, è molto probabile che abbia continuato.
Anche perché, sebbene tutto ciò che aveva pubblicato su internet è stato cancellato (blog, pagina e profilo privato di facebook, profilo instagram e tanto altro ancora), una voce interna al commissariato che si sta occupando del caso parla di un conto online, a suo nome ma non legato alla partita iva, pieno di “donazioni” dai venti ai cento euro provenienti da diverse persone.
La polizia, tuttavia, ha già bollato la storia come un suicidio e non sembra disposta a indagare oltre.
“La fine del lockdown ha provocato crisi emozionali a molti. Questo signore non sarà né il primo né l’ultimo di una lista che è ancora tutta da scrivere” ha spiegato la fonte anonima interna al commissariato e molto vicina al commissario stesso.
Alla nostra domanda sul perché un aspirante suicida decida di canellare all’improvviso tutta la sua identità online, la fonte ha dato una risposta poco convincente che non riporteremo.
Mentre alla domanda sul perché l’interno della casa fosse quasi completamente distrutto (come se ci fosse stata una lotta) e sulla scritta “Morirete tutti!” fatta sul muro con il sangue dello stesso ASIM (che si è ucciso tagliandosi le vene delle braccia e delle gambe), la nostra fonte ha risposto “NO COMMENT”. Segno che forse la polizia sa molto di più di quello che vuole lasciar trapelare.
Ma cosa possiamo aspettarci?
In una realtà dove per il governo conta più l’industria che il popolo, e per il popolo conta più l’aperitivo che una vita in salute, vicende come questa sono bazzecole.
Considerando tuttavia la pessima fama che il personaggio era andato ad accumulare nel corso degli anni passati dentro e fuori il mondo della rete, pensiamo che comunque la sua morte farà tirare un sospiro di sollievo a molti, in primis all’ex moglie, in guerra da alcuni anni per l’affidamento totale della figlia.
Sposati poco prima della nascita della bambina (oggi ha sei anni) e divorziati l’anno successivo, i vicini parlano di “buoni rapporti” durante e dopo il matrimonio, ma anche di come la donna non ritenesse l’uomo “abbastanza responsabile”.
Anche sul suo lavoro di “giornalismo” si capisce che non vi saranno tanti dispiaceri: la rivista con cui collaborava prima della morte, TopSecretFiles, era in causa con un lettore abbonato che aveva scoperto che molti degli articoli di ASIM altro non erano che post del blog, leggibili tranquillamente e gratuitamente online.
Ancora una volta la mancanza di regolamentazioni chiare ha danneggiato anche chi da sempre si batte per un’informazione libera e neutrale. Se venissero varati decreti seri, non sarebbe permesso a chiunque di scrivere, dando vita al complottismo becero e dannoso.
Nonostante questo, la morte di ASIM rimane un evento tragico, specchio dell’incapacità del nostro sistema sanitario di far fronte alle problematiche psicologiche di molti cittadini.
 
T. Tommaseo

 
Ho fatto delle prove.
Ha davvero cancellato tutto. Anche gli articoli linkati che lo riguardavano non esistono più.
A parte questo articolo, il nome “ASIM” è completamente sparito.
ASIM, non esiste più.
Il Mostro non è tornato.
Ora credo che mi metterò le scarpe e uscirò di casa. Devo schiarirmi le idee.

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Capitolo 30
*** 7 giugno 2020 ***


7 giugno 2020
Questa mattina mi sono svegliata presto. Ho fatto la doccia e poi mi sono allenata. Ho trovato dei video su youtube di stretching e ho iniziato a farlo ogni mattina, da qualche giorno ormai.
Poi c’era la spesa. Voleva andare mamma ma sono andata io. Non c’era molta fila, né tanta gente dentro.
Ma per la prima volta ho rivisto il Mostro. Era nella zona “prodotti in scatola” in piedi a fissarmi, ancora dotato di naso e bocca, sorridente. Mi ha fatto uno strano cenno con una delle braccia storte. Poi è sparito. Credo che il tutto sia durato una decina di secondi, anche meno. Tempo di apparire e alzare il braccio.
Ho sentito il panico salire ma è stato diverso dal solito.
Mi sono allontanata con calma, senza sentirmi le budella stritolate da dita o il fiato corto.
Mi ero appena allontanata che un rumoraccio è esploso dalla zona dei “prodotti in scatola”: la struttura che reggeva gli scaffali è crollata e meno male che non ero lì; non credo avrebbe potuto uccidermi, ma di sicuro mi avrebbe fatto male.
Sono stata tra gli ultimi a pagare, mentre i cassieri si avviavano alla chiusura “per riparazioni”.
In realtà ho preso praticamente metà della spesa da fare, ma non avevo alcuna voglia di restare lì dopo quanto accaduto. Ho comprato il resto nel pomeriggio.
Poi ho sentito prima Billy (ma non ho voluto parlare di ASIM e per fortuna lui non ha chiesto nulla) e poi Alice.
Ho deciso che domani andrò ad aiutarla a pulire il parco.
 
Quindi alla fine, non è cambiato nulla. O forse no.
Ormai credo che il Mostro sia destinato ad apparirmi ogni volta che qualcosa nella mia vita andrà storto. Sarà un monito per dirmi che qualcosa non va. E credo che sia giusto così. Non è forse questo il vero motivo dell’esistenza del dolore, dell’ansia, dell’angoscia e di tutto il negativo che abbiamo dentro? Un monito, per avvisarci che siamo in pericolo? A volte sarà giustificato, a volte no. Ma finchè ci sarà avremo una possibilità in più di farcela.
Inoltre, mi sono resa conto che ormai ciò che mi spaventa di più di tutta questa storia è davvero solo ASIM. E il fatto che probabilmente non saprò mai quale verità si sia mai celata dietro di lui.
Alla fine la notizia del suo suicidio è stata ripresa anche da qualche giornale più “ufficiale”, sebbene tratta in modo ancora più vago e generico.
Sono arrivati a non mettere il suo nome, ha definirlo “un uomo di quarant’anni, noto su internet con uno pseudonimo, ora introvabile, poiché ha cancellato tutte le pagine a lui appartenenti”. (scrivo leggendo la news sul telefonino)
Le versioni dei soli cinque articoli coincidono: ufficialmente giornalista, con ex-moglie e figlia, morto suicida dopo aver cancellato le sue pagine web e praticamente distrutto quello che aveva in casa. Solo due invece, il principale e un altro, accennano alla scritta sul muro.
Grottesco, ma evidentemente non abbastanza appetitoso per la stampa.
Mi aspettavo di essere chiamata da qualcuno del comando di polizia. Anche perché lui si era vantato di avere i miei dati.
Ma non è successo.
Ho pensato a un suo possibile ritorno all’improvviso ed è questa la cosa che mi spaventa di più.
Ma qualcosa dentro di me, come questa sensazione di sentirmi veramente libera dalla sua sovrapposizione, mi suggerisce che non è così. Non tornerà, o comunque non tornerà per me. E se lo farà, avrò comunque un Mostro al mio fianco.
Credo comunque che mi porterò dietro questa storia per un bel po’. Adesso guardo a tutti i blog di occultismo e spiritualità con un occhio molto più critico. Sento addirittura una forte avversione ora verso queste tematiche.
Sono arrivata, nella mia ricerca di un nuovo psicologo con cui iniziare un percorso, a scartare un paio di dottoresse che mi sembravano molto qualificate proprio perché avevo letto sui loro profili professionali cose inerenti a questi temi: yoga per una, viaggi scamanici per l’altra.
Alla fine ho trovato una persona che mi sembra perfettamente in equilibrio: ha fatto una tesi di dottorato dedicata al lutto e alla percezione della morte nella società.
Credo che non sia una di quelle persone che vuole vederti sorridere a tutti i costi durante la seduta. Ho scritto a Callisto a riguardo. Vedrò che mi risponderà. Sicuramente la terapia inizierà a settembre, e credo sia meglio così. Anche perché voglio prendermi l’estate per chiarirmi le idee.
 
Non so cosa è realmente successo e credo non saprò mai chi fosse realmente ASIM. Se era davvero solo, talmente solo da non avere neanche un Mostro dentro, o se in realtà erano più persone che lo manipolavano con un certo scopo, magari legate proprio al mio e/o ad altri Mostri. O addirittura se tutto questo non sia stato solo un gigantesco brutto sogno.
Le chat di prova ci sono, ma oggigiorno si può falsificare anche una chat. E questo diario di certo non è una prova.
Potrei essermi inventata tutto, direbbero, aver scritto pagine intere in preda chissà a quale follia. Magari solo per farmi notare.
 
Eppure, io continuo a credere che qualcosa in questa storia deve essere vero.
Sicuramente sono stata vera io. Nella mia convinzione a voler lavorare per migliorare e trovare risposte, sicuramente ossessiva, forse un po’ malata, ma coerente fino alla fine. Rileggendo le pagine di questo diario so che da un certo punto di vista non ho nulla di cui farmi perdonare o di cui chiedere scusa: ero sempre presente agli appuntamenti, ho cercato di essere ligia e di fare quanto richiesto.
Dall’altro lato però sono colpevole di molte cose, come il fatto che non ho dato ascolto all’angoscia che mi pervadeva, né reale importanza a ciò che mi circondava. Ho bruciato la possibilità di una buona terapia con Callisto, perché dall’inizio non gli ho detto che non mi piaceva il metodo scelto. Ho rischiato di mandare all’aria per sempre il rapporto con i miei genitori, senza rendermi conto di quanto alla fine io sia sempre stata per loro importante. Hanno sbagliato su tante cose e continueranno, come ho sbagliato io e continuerò. Ma ammetterlo è il primo passo per sperare un giorno di non fare perlomeno errori gravi o irreparabili. E soprattutto ho sbagliato a denigrare sempre i successi ottenuti: ok, la scuola non mi è mai piaciuta, ma almeno alla triennale finita ci sono arrivata. E comunque se continuo a concentrarmi su queste cose e a viverle così male, non saprò mai cosa voglio fare davvero.
 
Alla fine, credo è tutta una questione profondamente personale. Non importa chi sei o dove stai, se stai male con te stesso starai male ovunque. Alla fine, cercare di migliorarsi può diventare qualcosa di profondamente controproducente, perché vorrai sempre di più, sempre di più… fino a cancellare completamente te stesso. Alla fine era quello il nulla che sentivo. La sensazione di cancellarmi.
E comunque, migliore di chi? Ora me lo chiedo. Sono partita che volevo dormire meglio e sono arrivata a non sapere più chi ero.
Forse anche per questo sono riuscita, per la prima volta, a parlare con il Mostro di vendetta e a chiederla senza paura. Proprio perché non ero quello che ero di solito: una persona che manda giù qualsiasi cosa senza fiatare; al massimo si allontana silenziosamente da quello che le fa male.
 
Ma ora non lo voglio fare più.
Ora voglio essere chiara. Voglio avere il coraggio di parlare sinceramente con la mia nuova dottoressa, e dirle davvero come stanno le cose e in caso cambiare di nuovo.
Voglio dire ai miei genitori quello che sento e quello che faccio. Non tenermi tutto dentro e inventare storie.
Voglio uscire con le persone, fregandomene se risulterò odiosa e senza scappare più.
Voglio “vendicarmi” subito di qualunque ingiustizia, invece di conservare rancori tremendi e lunghi.
Voglio addormentarmi, sognare il Mostro e invece di svegliarmi di soprassalto parlare con lui. Anche perché è stato l’unico a darmi delle risposte degne di questo nome.
 
Ci vorrà del tempo.
Mi sento ancora molto spaventata e avvelenata. Anche perché quanto successo non mi è affatto chiaro. E poi c’è da dire che le condizioni in cui riversa il mondo intorno a me sono piuttosto brutte. Non invitano all’apertura.
Ma quando mai, storicamente, il mondo umano non è stato ostile agli umani stessi? Mai. Anche perché tutti gli esseri umani portano con loro dei Mostri. E se li perdono, diventano loro i Mostri. Con queste premesse l’ostilità reciproca è inevitabile.
E forse è proprio non lo abbiamo accettato che viviamo così male sia la solitudine che la socialità.
Stiamo male con i nostri Mostri, stiamo male con quelli degli altri.
 
Non so che succederà adesso.
Non so che farò.
Forse questi buoni propositi non si realizzeranno mai. Forse rimarrò chiusa nelle mie ossessioni (quelle che verranno). Forse continuerò a non trovarmi con il mondo che mi circonda. Forse cercherò un altro maestro e cadrò di nuovo in mani sbagliate. Forse alla fine dirò alla dottoressa quello che vuole sentirsi dire. Forse finirò per non parlare tanto volentieri con mia madre.
Ma finchè sarò qui, avrò ancora la possibilità di fare qualcosa di diverso. Di cambiare direzione. Magari non sarò mai una persona migliore, ma riuscirò a stare meglio di adesso. Pensandoci, “stare” è parzialmente collegato al verbo essere, quindi se starò meglio, forse riuscirò anche ad essere meglio, parlando rispetto a me stessa e non a qualcun altro.
 
Mentre scrivevo quest’ultima frase, il Mostro è comparso di nuovo.
Ci siamo guardati e per la prima volta ho ricambiato il suo sorriso. Mentre lo facevo ho avuto la sensazione della mia faccia che si deformava e diventava spaventosa quanto la sua. Mi sono girata verso lo specchio ed era proprio così.
Sono diventata un Mostro. Un Mostro ghignante, che sente dentro la potenza della sua stessa cattiveria. La stessa sensazione che avevo quando osservavo i numeri dell’epidemia e mi veniva da sorridere. È anche il sentimento provato quando ho letto della morte di ASIM: non sono stata io a spingerlo al suicidio, ma mi sono sentita responsabile e quindi potente e finalmente libera; tutto il male che avevo ricevuto, in qualche modo era stato riportato al legittimo proprietario.
Nel modo più violento possibile; e la cosa mi aveva reso felice all’inverosimile. Tanto che non ero stata neanche in grado di riportare quel sentimento nel mio diario.
 
 
 
Mi sta bene. Va bene così.
Se cercare di essere migliori vuol dire diventare come ASIM, posso anche accontentarmi dell’essere una persona normale pronta a trasformarsi in Mostro quando necessario.
Ora so che posso farlo anch’io.
E non è un potere da sprecare.
È solo grazie al Mostro che ora lo so. Grazie Mostro.
 

 



















 
 
 
 










(Note finali: Cari lettori e lettrici, grazie per essere arrivati fin qui. Qualunque parola rovinerebbe la storia e la sua atmosfera. Mi limito perciò a dirvi che per quanto questo finale possa sembrare tirato, chiedo umilmente scusa e spero che comunque si sia colta l’inquietudine anche in questo finale di tutta la vicenda. Quando ho iniziato a scrivere le pagine del diario, avevo stabilito che la storia avesse solo trenta capitoli e che comunque ho dovuto cambiare molto rispetto a come era stata originariamente pensata per via del lockdown. Anche se devo dire che alla fine è risultata ancora meglio in queste circostanze che in quelle originariamente progettate. Non so se seguirò il formato diario in futuro, ho sempre scritto diari per me e questo è il primo che “condivido”, è un formato di struttura più difficile da gestire, ma sicuramente migliore per l’introspezione; quindi probabilmente mi ricapiterà di usarlo. “Mostro” è iniziato il 7 dicembre del 2019 ed è finito oggi 7 giugno 2020. Grazie per aver letto fino alla fine, spero che la lettura vi abbia entusiasmato tanto quanto io mi sono inquietata nella scrittura. Alla prossima!)
 

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