Father & Mother

di Musical
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** What is happiness? ***
Capitolo 2: *** The eight chapter, their first chapter ***
Capitolo 3: *** Stay safe, don't hurt yourself again ***
Capitolo 4: *** I have to thank him for receiving you ***
Capitolo 5: *** Shall we dance? ***
Capitolo 6: *** Wait for me ***



Capitolo 1
*** What is happiness? ***







What is happiness?



"Love is that condition in which the happiness of another person is essential to your own."
(Robert A. Heinlein)


I raggi del sole superano le tende per illuminare leggermente la stanza, svegliando uno dei due uomini che dormono insieme nello stesso letto; apre gli occhi e si rannicchia meglio sul petto dell'altro, respirando soddisfatto mentre richiude gli occhi.
"Penso che sia ora di svegliarsi, Miles."
Miles protesta leggermente e si accoccola meglio all'altro uomo: "Sei caldo e morbido, sarebbe un peccato non approfittarne."
Il secondogenito dei Maitland sente uno sbuffo divertito come reazione al suo genuino complimento, mentre il suo compagno di letto si passa una mano tra i capelli rossicci per nascondere quel rossore in faccia a causa della timidezza che lo travolge ogni volta che sente qualcosa di carino nei suoi confronti.
"Miles," cerca di rimproverarlo, poi inizia a parlare, "guarda, io, ti chiedo sempre di non dire qualcosa del genere, e per favore, non provare a contraddirmi, voglio dire, sappiamo entrambi che ho ragione, lo sai, sono consapevole che non sono abituato ai complimenti, e capisco che lo fai apposta perché, come hai detto tante volte, lo trovi abbastanza divertente e ancora non capisco il perché, ma per favore Miles, per favore--"
"Siamo entrambi d'accordo sul fatto che meriti tutte le parole più dolci di questo mondo, non è vero, tesoro?"
L'altro arrossisce ancora di più e distoglie lo sguardo, nel frattempo Miles inizia ad osservarlo e gli accarezza delicatamente la guancia. Come ha fatto ad essere così fortunato ad incontrare un angelo come Ginger?
Molto lentamente, quando ha ritrovato la calma, Ginger volge la testa alla sua destra per guardare Miles, rispecchiando il suo gesto e accarezzando quelle labbra rosse con il pollice; quei riccioli scuri, quei luminosi occhi blu, quelle lunghe ciglia, quel sorriso, tutto in questo bravo ragazzo è adorabile e merita di essere adorato per l'eternità, Dio solo sa cosa farebbe Ginger se qualcun altro provasse a spezzare quel sorriso, dopotutto ricorda ancora come usare un fucile e i pugni.
Con le labbra socchiuse e uno sguardo incredulo, Miles inizia a combattere il rossore che gli sta tingendo le guance e cerca di evitare quello sguardo affettuoso, ma sotto le lenzuola un piccolo rigonfiamento cattura la sua attenzione; un sorriso malizioso appare sul suo volto e lancia un'occhiata a Ginger prima di iniziare a baciargli il pollice, poi il palmo, mordendo delicatamente la pelle, poi si prende cura del suo indice e del medio, baciandoli, leccandoli, portandoli dentro la bocca, facendo finta che sia qualcos'altro.
"M-Miles...?"
L'uomo apre gli occhi e nota la faccia rossa del suo amato, un risultato eccellente per aver leccato solo le dita.
Le toglie dalla bocca e gli domanda: "C'è qualcosa che non va, Littlejohn?" e ridacchia solo per stuzzicarlo.
"M-Miles, do-dobbiamo--Che cosa stai facendo?!"
"Pensavo ti piacesse, non è così?"
E Ginger lo trova piacevole, ma cerca di distogliere l'attenzione da Miles seduto sopra di lui: "La colazione--"
"Possiamo mangiare più tardi..." Miles si avvicina a Ginger e lo bacia, strofinando il suo di dietro contro le parti intime di Ginger, "Lascia che la mamma ti renda felice, mio caro." suggerisce mentre circonda quel viso meraviglioso.
E Ginger vorrebbe rispondere che è già felice e non ha bisogno di altro: essere lì, a Parigi, insieme a Miles, è la cosa migliore che non avrebbe mai immaginato anni fa, è già felice, veramente felice, il suo cuore batte con così tanta forza che Ginger pensa di morire, ma potrebbe essere una morte meravigliosa, se ciò significasse essere circondati da quelle braccia, baciati da quella bocca, chiamati da quella voce; è felice, entrambi lo sono, e nulla rovinerà il loro bozzolo di felicità e amore.

"Hai visto?"
Dopo colazione, Ginger mostra a Miles il giornale, mentre fuma la pipa, ignaro di ciò che gli occhi di Miles stanno guardando. "De Gaulle ha organizzato un nuovo partito. E hanno deciso cosa fare con la Germania. Possiamo finalmente dire che è tutto finito, voglio dire, la guerra è finita già da due anni, e ne sono felice, ma non potevamo esserne sicuri. Lentamente tutto sta tornando di nuovo alla normalità. Hai--Ho qualcosa in faccia, a parte questa?" ed indica la voglia sul labbro superiore, ma Miles fa un cenno negativo con la testa, illuminato da un sincero sorriso.
"Allora, mi dirai cosa--"
"Hai reso felice la mamma in questi anni."
Ginger arrossisce e torna a leggere il giornale. "Quante volte ho detto di--"
Quando Ginger torna a rivolgere il volto a Miles, viene fermato di nuovo dal bacio che Miles gli dà, lentamente, assaggiando quelle labbra sempre pronte a rassicurarlo; sono trascorsi alcuni anni da quando Miles ha lasciato Londra per le sue attività promiscue, e ha pensato di aver perso tutto, le innumerevoli feste adorabili, i meravigliosi corpi maschili, la felicità... Invece, un incontro inaspettato, con un uomo che aveva incontrato solo una volta, a Londra, in una festa su un dirigibile, continua a dargli momenti meravigliosi; sebbene siano trascorsi due anni, Miles non si è mai annoiato della sua compagnia, al contrario si diverte sempre a prendere in giro la timidezza di quest'uomo, colpito dal modo in cui il battito del proprio cuore dipenda da un semplice gesto di Ginger. È strano, è diverso, è stupendo.
"Pe... Perché m'hai baciato così all'improvviso?"
Miles sorride e passa una mano tra i capelli lisci e rossicci di Ginger, gli sono sempre piaciuti. "Non mi è permesso baciare l'uomo che amo, Capitano?" sussurra quel segreto, abbracciandogli la testa e baciandola, è la prima volta che glielo confessa, Miles non riesce a fermare le mani e il corpo dal tremare, impaurito da ciò che potrebbe rispondere Ginger, chiude gli occhi mentre prende un lungo respiro, riempiendo i polmoni della colonia di Ginger, tutto ciò che vuole è rendere felice quest'uomo, quant'è sciocco iniziare a singhiozzare senza motivo.
Le mani di Ginger posano il giornale e la pipa sul tavolo per abbracciare la schiena di Miles, cambiando posizione sulla sedia per essere più a suo agio in quell'abbraccio.
"Sì, soldato." gli dice, poi alza la testa, cercando quegli occhi celesti, ricominciando a parlare. "È permesso anche a me il gesto?"
E Miles non riesce a trattenere una risata per l'implicazione di quella domanda, mentre alcune lacrime gli rigano il viso, poi si allontana un po' per guardare l'altro uomo.
"Ginger caro, ti è permesso fare anche molto più di un semplice bacio, da molto tempo, mi chiedi il permesso solo adesso? È un po' tardi, non credi?" e sorride civettuolo, con quella furba luce negli occhi.
La reazione di Ginger è meravigliosa a suo parere, prima arrossisce, poi inizia a parlare con foga, con un'espressione accigliata, di tutto e niente in particolare, ma gli viene naturale fare così a causa di quella sua timidezza, che Miles adora. Lo ha sempre fatto, da quella festa sul dirigibile.





NdA: Ciao a tutti! Grazie per aver cominciato a leggere questa storia! 🙇🏻‍♀️ Inizialmente, avevo concepito questi capitoli solo in inglese, poi ho pensato perché non portarli pure qui su efp? Quindi ecco che ho tradotto alcune storie dall'inglese.
Da questo momento in poi, faremo un ritorno al passato, dal primo incontro tra questi due uomini fino a... Non lo so 😅🙈
Come avrete letto dall'introduzione, però, i capitoli verranno scritti senz'alcun ordine cronologico, verranno poi riordinati mano a mano che verranno pubblicati 🙇🏻‍♀️🙇🏻‍♀️🙇🏻‍♀️ ringrazio per l'attenzione e un saluto a tutti 💖

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Capitolo 2
*** The eight chapter, their first chapter ***







The eighth chapter, their first chapter



"We sometimes encounter people, even perfect strangers, who begin to interest us at first sight, somehow suddenly, all at once, before a word has been spoken."
(Fëdor Dostoevskij)


La musica, le risate e le grida di pura euforia stavano cominciando ad essere troppo assordanti per le orecchie di Ginger.
Il giovane uomo, dopo aver ingoiato un sorso del suo scotch, cercò con lo sguardo Nina, o Adam, ma il dirigibile pullulava di persone e la poca illuminazione rendeva ancora più difficile la ricerca. Prima o poi, sarebbero dovuti tornare a casa, quindi il Capitano decise d'aspettarli all'uscita, una volta posato il bicchiere.
Londra non era più come l'aveva lasciata, i giovani adesso erano soliti festeggiare, bere, diventare protagonisti di qualche notizia sui giornali scandalistici, meglio ancora se la penna era del famigerato Mr. Chatterbox, la cui identità era sconosciuta a tutti. Persino Ginger era diventato soggetto di uno dei suoi articoli, non che ne andasse fiero, anche perché tutto quello che aveva scritto Mr. Chatterbox sul suo conto non era vero. Il Capitano avrebbe desiderato tanto poter conoscere l'identità di questo giornalista, così da fargli un bel discorsetto, da uomo a uomo... Sempre se di uomo si trattasse, pare ovvio... Ma il non conoscere l'identità creava quella sorta di tensione dovuta all'ignoto... Ginger, nelle ultime settimane, aveva parlato con tante persone, presentandosi con tutte loro affermando che era tornato a casa da Ceylon col ruolo di Capitano... Insomma, lui non aveva mai parlato d'esser stato in guerra, da dove l'aveva tirata fuori questa storia Mr. Chatterbox?
Dalle sue deduzioni, Ginger arrivò alla conclusione che si trattava di un giovane, perché gli anziani, lui compreso, non s'esprimevano in modi simili. Però, nonostante il Capitano provasse ad instaurare una conversazione con i giovani della sua età, questi s'allontanavano per un motivo o l'altro, lasciandolo nella solitudine più totale per andarsi a divertire. E ballare era considerato un divertimento? Cantare canzoni scandalose invece di quelle vecchie e ben conosciute era da considerarsi divertimento?
Londra era davvero cambiata, constatò chinando la testa.
"Hai bisogno di divertirti, dolcezza?"
Ginger alzò lo sguardo, trovando un uomo vestito con una camicia celeste, una pelliccia bianca e dei ricci perfetti che contornavano un viso maschile, su cui spiccavano due occhi azzurri truccati e per l'amor del cielo! Era un rossetto quello?! Un uomo vero non avrebbe avuto il coraggio d'andare in giro conciato in quel modo!!!
"N-no, grazie," gli rispose volgendo lo sguardo da un'altra parte pur di non guardare il nuovo arrivato, "sto bene così."
Il giovane uomo non sembrò dello stesso avviso, prese a scrutarlo con interesse, facendo sentire Ginger a disagio.
"Da come sei teso non direi!" si mise a ridere, sorseggiando un po' di champagne dal proprio calice, poi sfilò dalla tasca dei pantaloni una scatolina nera e lucida e gliela offrì. "Questi fanno al caso tuo, tesoro."
Ginger sbirciò prima la scatola e poi sul suo proprietario. "Cosa c'è dentro?" domandò.
"Qualche granello di sale, il migliore in circolazione! Ci tengo a disporre della merce migliore!"
Il sorriso che lo sconosciuto gli stava rivolgendo mise ancora più in difficoltà il Capitano, aveva già provato quei sali, una volta sola.
"Non fanno per me, mi danno alla testa."
Lo sconosciuto si mise a ridere forte, cogliendo Ginger alla sprovvista. "Ma è proprio per questo che vengono usati, sciocco!"
Aprì la scatola, prese un granello e se lo portò sotto la narice, respirando poi forte, poco dopo ripeté l'operazione per l'altra narice e, una volta terminato, rioffrì la scatoletta a Ginger; il Capitano rifiutò nuovamente.
"Non ti ho mai visto, nelle altre feste. Deduco che non sia di Londra."
"Sono tornato da poco, sono stato... Lontano per parecchio tempo."
"Si vede: vestito così male, potresti andare a qualche pranzo la domenica mattina con qualche altro gentiluomo per discutere d'affari..." lo sconosciuto abbassò lo sguardo per scrutare Ginger dai piedi fin sul viso, soffermandosi su un particolare che attirò la sua attenzione solo in quel momento. "Per non parlare di quei baffi, sono trascorsi secoli da quando andavano di moda."
Ginger si portò inconsapevolmente due dita sui baffi, tastando il punto dove c'era una voglia orribile, fortunatamente era ancora coperta, riabbassò la mano, non degnando lo sconosciuto di uno sguardo.
"Dovresti raderti la prossima volta che vieni", gli sussurrò, avvicinandosi un poco al Capitano.
Il Capitano respirò profondamente per non rispondere allo sconosciuto, tipico figlio della nobiltà inglese, chiuse gli occhi, domandandosi dove diavolo erano finiti Nina e Adam, dannazione!
"Ammesso che tu venga invitato, non sei un tipo così divertente!" riprese a parlare il suo interlocutore, completamente all'oscuro che stava mettendo a dura prova la già poca pazienza di Ginger. "Non provi i sali, non bevi un po' di champagne, sei vestito in maniera orribile, i tuoi baffi sono una dichiarazione di guerra al senso estetico. È una festa questa, mica una commemorazione funebre! Terribilmente noiose quelle cerimonie... Sembri un tipo più adatto a quel genere di feste, però, per quanto poi un morto potrebbe essere più divertente di te! Dio mio! Ma chi ti ha invitato?"
"D'accordo, ora basta!" proruppe Ginger, voltandosi verso quello sconosciuto per rispondergli a tono. "Sono Edward Littlejohn, dannazione! Sono stato a Ceylon per molti anni, ho fatto una vita militare, lì, sono tornato a Londra da un paio di settimane, per dire. Quello che intendo dire è che a Ceylon, e lo sai, la gente è ancora normale, cioè, non come qui che va in giro in modo appariscente, o a feste dove si beve o si prendono i sali. Dico che lì c'è ancora rigore e rispetto, non di certo sregolatezza o trasgressione. Ora! Se il tuo naso da nobile mi facesse il gioioso piacere d'andare a ficcarsi da un'altra parte, magari non nei miei affari intendo, la festa sarebbe molto più piacevole!"
Lo sconosciuto lo stava fissando con aria rapita, gli occhi sembravano brillare, ma Ginger era troppo occupato a riprendere fiato e calma, diamine! Non poteva trascorrere serata peggiore!
"L'amico di Nina, ecco chi sei!" esclamò con entusiasmo il suo interlocutore, come se non avesse prestato attenzione al fatto che Ginger gli avesse urlato contro. "Il famigerato Capitano Littlejohn!" diede una veloce occhiata all'altezza dei pantaloni, portandosi poi il calice vicino alle labbra. "Il nome garantisce tutto... Povera la mia piccola Nina..."
"Come prego?" questo era davvero troppo! Evidentemente quel tizio non aveva ben compreso il messaggio, Ginger stava per continuare a parlare, quando venne anticipato dall'altro.
"Hai ragione, completamente ragione, Eddie-caro, non devo intromettermi nei tuoi affari, la mamma è così terribilmente dispiaciuta!" recita portandosi il dorso della mano sulla fronte, chiudendo gli occhi, poi li riapre ed abbassa la mano, dedicando la sua completa attenzione su Ginger, sorrise malizioso s'avvicinò al Capitano, provocandogli un brivido che gli corse lungo tutta la schiena.
"Se vuoi posso rimediare..." propose abbassando la voce fin'ad essere un sussurro che solo loro due potevano sentire: "Vedrò di far felice il tuo piccolo Johnny".
Avvertendo quella vicinanza come un campanello d'allarme, Ginger indietreggiò di tre passi, minacciando lo sconosciuto di non avvicinarsi ulteriormente.
"Sporco sodomita!" insultò lo sconosciuto mentre s'allontanava con passo militare da quello scarto della società, non potè far a meno però di sentirlo urlare con molto entusiasmo un certo Tiger, e questo chiamarlo per nome, Miles, buono a sapersi, Ginger ora sapeva da chi doveva star lontano, e di conseguenza anche Nina. Dove diavolo era finita?!


Adam e Nina si trovavano seduti su una poltroncina, all'interno del dirigibile, Adam con la testa poggiata sulle gambe di Nina e Nina che gli accarezzava amorevolmente i capelli.
Ginger li raggiunse a passo spedito, le sue mani infilate nelle tasche della sua giacca.
"Buonasera a voi", disse a Nina e Adam, lanciando un'occhiata di fuoco a quest'ultimo. "Davvero un bello spettacolo questo, no?"
"Ti stai divertendo, Ginger?"
"Eccome. Cosa dire, ho incontrato un ragazzo terribilmente educato chiamato Miles. Il tipico ragazzo nobile. Sapete, no, davvero amichevole. Ecco quello che mi piace di una festa decente, che incontri certi tipi dell'alta società. Cioè, per alcuni ragazzi ci vogliono davvero anni per riconoscerli ma con un tipo come Miles l'ho avvertito in lontananza che era amichevole."
Dopo quello che la signorina Runcible aveva detto a riguardo di un divino night club, Nina e Adam andarono lì con la macchina di Ginger.
Mentre erano per strada, Ginger riprese il discorso:
"Quell'uomo, Miles, sapete, è dannatamente queer..."





NdA: L'ultimo pezzo è tratto dall'ottavo capitolo del libro, il post incontro tra Miles e Ginger, con una prova da parte della sottoscritta di tradurlo. Ho interpretato il monologo di Ginger come pieno di sarcasmo, quindi qualcosa sarà successo tra quei due 🤣 grazie per aver letto.

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Capitolo 3
*** Stay safe, don't hurt yourself again ***







Stay safe, don't hurt yourself again



"We fell into a different kind of love. One that was sturdier, safer, and more like home than anything I'd ever experienced."
(Elaine Welteroth)


"Non vuoi uscire così, vero?"
"Perché non dovrei, non sono magnifico?," domandò trattenendo a stento una risata.
Miles si guardò allo specchio, la propria immagine riflessa ritraeva un uomo provocante, con i capelli perfetti e ricci, gli occhi coperti da un leggero strato di ombretto e le labbra abilmente evidenziate da un rossetto rosso, sì, era semplicemente divino, un peccaminoso zuccherino.
"Non puoi uscire così, Miles."
"Sai, a volte sei proprio un guastafeste, Ginger caro. Voglio solo prendere un po' d'aria fresca. Una bella passeggiata serale, tu non vuoi venire con me?"
Ginger fece un cenno negativo in risposta mentre osservava Miles, era troppo appariscente secondo i suoi canoni, non che fossero affari suoi, non sarebbe stato Miles se non si fosse vestito in quel modo, ma il secondogenito dei Maitland gli aveva rivelato il motivo per cui era stato costretto a scappare, lasciare la loro amata Londra, con quel mandato d'arresto sulla sua testa come il peggior dei criminali. Non era affatto brutto con tutte quelle polveri che le donne erano solite usare per i loro volti, anzi, Miles con il trucco e quella camicia blu di seta, era piuttosto... Accettabile, per essere un uomo. Tuttavia poteva esserci qualcuno, là fuori, che lo avrebbe potuto arrestato, o picchiare, pur trovandosi a Parigi, anche se i francesi, in confronto agli inglesi, sembravano rispettare molto meno le regole del buon senso.
"Mh, se lo dici tu," Miles fece una smorfia scontenta, ma si voltò per andare incontro a Ginger, "Ma sappi che sarà terribilmente noioso senza di te, tesoro," gli accarezzò la guancia, guardandolo intensamente negli occhi.
"Anche se sono convinto che esiste un modo per farti cambiare idea. Ho solo bisogno di trovarlo."
La pelle che Miles stava accarezzando cominciò a riscaldarsi, troppo secondo Ginger, e questo lo terrorizzò, per questo improvvisamente sfuggì dalla mano di Miles ed iniziò a farfugliare, "Ho detto no, maledizione, e nemmeno tu uscirai così."
"Cosa ti preoccupa esattamente del mio modo di vestire? Direi che sei piuttosto--"
"Sembri una checca, Miles!," lo interruppe Ginger e la luce negli occhi del suo amico scomparve, lasciando solo una maschera del suo solito sorriso, tuttavia Ginger non prestò attenzione al cambiamento e continuò a parlare, più infuriato che mai, "Vuoi per caso ripetere l'esperienza che hai fatto a Londra? Voglio dire, se vai in giro agghindato in questo modo, è normale poi che alcune persone se ne approfittano e ti feriscano. A Londra hanno pubblicato le tue sudicie lettere e hai rischiato di essere arrestato, dannazione. Cos'altro vuoi provare? Essere picchiato come un cane randagio? Perché, voglio dire, è quello che dici quando vai in giro conciato così, Guardatemi, sono un sodomita e potete farmi tutto quello che--"
Ginger non terminò mai la frase, anche se sapevano entrambi come sarebbe finita, perché il suono di uno schiaffo lo fece tacere, e lui si ritrovò a guardare una porzione di pavimento alla sua destra.
Miles respirava a tratti, la sua mano era dolorante per la forza che aveva usato per schiaffeggiare Ginger, e i suoi occhi tremavano di rabbia e dolore.
"Se è davvero questo quello che pensi di me," la sua voce era fredda, calma e tagliente, "Allora puoi anche andare via, per quel che mi riguarda."
Ginger non rispose, non guardò nemmeno la porta quando venne sbattuta, facendogli capire che Miles era uscito, senza voltarsi, indossando ciò che aveva deciso. Il Capitano Littlejohn si sedette sul divano, prendendo diversi respiri, coprendosi il viso con le mani. Dove aveva sbagliato? Aveva detto a Miles quelle cose per il suo bene, perché aveva reagito in quel modo?
Piuttosto che vederlo circondato da persone che gli dicevano cose carine e gli facevano del male alle spalle, Ginger preferiva che Miles venisse circondato da persone che non gli facevano del male. Diamine, ricordava ancora le lacrime che l'altro uomo aveva versato in silenzio mentre ricordava come quel bastardo aveva venduto le sue lettere ai giornali, aveva ancora ben impresso nella mente quel sorriso falso e il modo in cui gli aveva detto, "Non preoccuparti, caro, è acqua passata ormai."
Non voleva assolutamente che Miles si trovasse di nuovo in quella situazione, aveva già sofferto a Londra, era fondamentalmente un bravo ragazzo, non meritava un simile trattamento, la gente parlava, e male, era necessario non incoraggiarli a parlare sempre di più. Allora cosa c'era che non andava in quello che aveva detto?

Dopo un po' di tempo trascorso a porsi domande, Ginger s'alzò dal divano, preoccupato che Miles non fosse ancora tornato a casa, forse aveva deciso di passare la notte a casa di alcuni suoi amici, e a Ginger la cosa non piaceva assolutamente; proprio per questo, l'uomo decise d'andare a cercare Miles, tra le strade buie di Parigi, aveva una strana sensazione all'altezza dello stomaco che non lo faceva sentire a proprio agio. Ginger uscì di casa, accese la macchina ed iniziò a guidare, con calma, guardandosi a destra e sinistra con la speranza d'intravedere un uomo con una camicia azzurra, tuttavia un gruppo di uomini che urlavano e ridevano, all'entrata di un vicolo, attirò l'attenzione dell'uomo dai capelli rossi.
Immediatamente, Ginger parcheggiò la macchina in malo modo, non la spense neanche, e scese sentendo il proprio battito cardiaco accelerare, mentre le risate di quei ragazzi sovrastavano un "Ti piace essere picchiato, eh, sporca checca?!," pronunciato con un forte accento francese.
La frase fece immobilizzare Ginger, il quale s'apprestò a correre nella loro direzione, trovando una figura a terra con i capelli neri e una camicia azzurra; la visione lo fece andare nel panico, e l'uomo si precipitò verso quel gruppo. Ginger afferrò un uomo per le spalle per spingerlo via, assestandogli un pugno in faccia; gli altri tre aggressori smisero di calciare l'uomo che aveva le stesse sembianze di Miles, due di loro attaccarono persino Ginger che, grazie al servizio militare a Ceylon, li gestì senza problemi.
"Anche tu sei uno a cui piace prenderlo nel culo?"
"Andatevene, prima che cambi idea."
I quattro uomini stranamente se ne andarono senza fare storie e finalmente Ginger raggiunse Miles, temendo di toccarlo.
"Ehi, Miles," provò a chiamarlo, "Se ne sono andati. Va tutto bene ora."
Ma Miles non rispondeva.
"Miles?," Ginger s'inginocchiò e tirò su Miles, ma il corpo dell'altro uomo non si muoveva, la testa era inclinata all'indietro e Ginger scostò i riccioli attaccati a quel viso d'angelo.
"Ehi Miles, possiamo andare a casa adesso. Quelle bestie sono andate via, apri gli occhi."
Quegli occhi celesti non s'aprirono.
"Miles? Miles, svegliati, dannazione!," lo scosse, ma inutilmente, e presto Ginger notò con orrore una pozza di sangue per terra.
"Miles! Apri gli occhi! Miles! Dobbiamo... Dobbiamo andare, a casa nostra, insieme, per favore Miles!"
La sua mano accarezzò la nuca di Miles, macchiandosi del suo sangue, rompendo l'ultima speranza nel cuore di Ginger.
"Miles? Miles! Miles! Per favore rispondimi! Non lasciarmi solo, tu-- voglio ancora guardarti negli occhi, voglio stare con te, per favore svegliati, dannazione, Miles! Miles!"

"MILES!"
Ginger aprì gli occhi e si ritrovò seduto sul divano, era notte, si guardò intorno, sudato, con il fiato corto; quando si ricordò di quello che doveva essere un incubo, corse subito in strada, spaventato, doveva trovare Miles, era in pericolo, era in grave pericolo! Tuttavia, l'uomo si fermò pochi metri dopo essere uscito di casa, chiamando più volte il nome di Miles, gli occhi spalancati, spaventati, incapaci di rimanere calmi e pensare con chiarezza.
Il capitano si portò le mani tra i capelli, tirando alcune ciocche rosse, mordendosi le labbra, cadendo a terra disperato, la visione di Miles indifeso, ferito, morto, era ben impressa nella sua mente, non sentì nemmeno il rombo di una macchina fermarsi e una voce maschile salutare allegramente in francese.
Pochi passi dopo, l'uomo sentì qualcuno chiamarlo incredulo, "Ginger?"
Ginger trattenne il respiro e guardò in alto, vedendo Miles con quella camicia blu, sembrava stesse bene, un po' sorpreso, forse, ma sano e salvo.
"Cosa ci fai qui?," domandò Miles, facendo un passo per aiutare Ginger ad alzarsi, ricordava benissimo che aveva avuto un problema con la gamba, in passato, ma memore di qualcosa e si fermò, sostituendo la preoccupazione ad un'espressione fredda, "Non dovevi andare via?"
Ginger lo guardò come se avesse visto un fantasma, si alzò poi in piedi, stringendo i denti mentre faceva forza sulla gamba problematica, e andò incontro a Miles per abbracciarlo, togliendogli il fiato.
Dopo quell'orribile litigio in cui era stato ferito dalle parole di Ginger, Miles si aspettava di trovare la casa completamente vuota, si era già mentalmente preparato a passare una notte insonne, tuttavia trovare Ginger lì, in mezzo alla strada, per accoglierlo poi con un abbraccio, lo colse alla sprovvista.
Ginger iniziò ad osservare accuratamente la testa di Miles, controllando che non ci fosse alcuna traccia di sangue, facendo preoccupare l'altro uomo.
"Cosa stai facendo?"
Gli occhi azzurri di Miles notarono come quelli marroni fossero concentrati, come spaventati, "Se non dici cosa è successo, giuro che--"
"Grazie a Dio nessuno ti ha fatto del male," sussurrò Ginger, che appoggiò la testa sulla spalla di Miles, cercando di mantenere un respiro regolare.
D'altra parte, il secondogenito dei Maitland cercò di ricordare perché s'era arrabbiato con Ginger, ma tutti quegli insulti che Ginger gli aveva rivolto vennero sciolti da una singola frase come la neve era solita sciogliersi al sole. Il cuore, precedentemente pesante, ora doleva per la troppa velocità con cui batteva. Le lacrime, che prima avrebbe versato per sfogare la rabbia e il dolore, ora le avrebbe versate perché Ginger era un bruto stupido, e lui stesso era ancora più stupido perché aveva perdonato quest'uomo non appena l'aveva scorto inginocchiato sulla strada, con le mani tra i suoi capelli, stupidi, stupidi, stupidi entrambi.
"Sarebbe--" la sua voce fece fatica ad uscire, così Miles cercò di deglutire e ricominciò a parlare, "Sarebbe meglio tornare a casa adesso, non credi anche tu?"
Con grande difficoltà, Ginger sciolse il suo abbraccio, era bello non essere respinto o deriso per quelle dimostrazioni d'affetto, e trovò particolarmente piacevole e rilassante intrecciare le sue dita nei ricci neri di Miles, tanto che la sua mente formulò il pensiero pazzo di poter passare una vita intera così, senza bisogno di nient'altro; e l'altro uomo non la pensava diversamente, anzi, avrebbe rivissuto tutte le proprie orribili esperienze, tranne l'incidente d'auto di Agatha, se questo fosse stato il premio finale.
Desiderato così tanto da far impazzire quell'uomo davanti a lui, amato così tanto da accettare alcune spine fastidiose se valeva la pena raccogliere la rosa.
"Non volevi che me ne andassi?"
Miles aprì gli occhi, non s'era reso conto d'averli chiusi, e tornò a guardare Ginger che lo stava fissando intensamente, cosciente che a un certo punto durante la loro discussione aveva commesso un errore ed era pronto a ricevere qualsiasi condanna Miles gli avesse inflitto, come un perfetto capitano.
"Pensi seriamente che mi merito tutto il male che ho ricevuto solo perché sono... Queer?," chiese, sebbene fosse convinto di conoscere già la risposta.
E Ginger avrebbe voluto rispondere che, no, Miles non meritava assolutamente nulla di tutto quello che gli era successo, che un'anima generosa, allegra, piena di vita come la sua meritava qualcuno capace di amarlo, di stargli accanto e di proteggerlo se necessario; negò semplicemente con un gesto della testa. Miles sorrise, la luce nei suoi occhi ricominciò a brillare tra le lacrime nascoste.
"Nemmeno io ero serio," rivelò con una risata che sapeva di complicità, di comprensione, sapeva di amore. "Entriamo, tesoro?"

Una volta chiusa la porta d'ingresso alle loro spalle, Ginger e Miles si trovarono in una situazione quasi imbarazzante, entrambi desiderosi di ricreare quell'atmosfera calda e accogliente, entrambi timorosi di non riuscire a gestirla.
Miles fu il primo a rompere il silenzio, guardando l'altro uomo. "Penso che andrò in bagno. Il trucco mi sta rovinando gli occhi."
Da quando doveva giustificare dove stava andando?
"Sì certo, vai."
E da quando Ginger doveva dare il permesso?
Il secondogenito Maitland se ne andò augurandogli la buonanotte, quando Ginger fece un passo verso di lui e lo chiamò.
"Miles."
Il tono della sua voce uscì più allarmata di quanto immaginasse.
Miles si voltò immediatamente, come se non aspettasse altro che essere fermato per riprendere da dove si erano interrotti.
"Sì caro?"
Per favore, dillo, sembrava pregare con gli occhi.
Al contrario, Ginger non aveva idea di cosa dire, tanto meno sapeva esattamente perché avesse chiamato Miles, sentiva solo il bisogno di farlo, e improvvisamente le sue mani cominciarono a prudergli per il desiderio di toccare ancora una volta quei riccioli neri. Le chiuse in due pugni, per attutire il bisogno, e cercò le parole da dire, trovando semplicemente un "Volevo augurarti solo una buonanotte."
"Oh... Certo," Miles sorrise cordialmente, "Fai sogni d'oro anche tu."
Ginger annuì e si diresse nella propria camera da letto, sfiorando accidentalmente la mano di Miles con la sua, provocando un rossore nelle guance di entrambi.
Nessuno dei due riuscì ad addormentarsi quella notte.

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Capitolo 4
*** I have to thank him for receiving you ***







I have to thank him for receiving you



"The height of your maturity and sagacity depends on your ability to see the beauty in ugly situations."
(Michael B. Johnson)


Anche per quella festa, Ginger aveva insistito ad accompagnare Miles, l'incubo che aveva avuto qualche mese prima lo tormentava ancora, tanto che, quando poteva, il Capitano partecipava a queste feste per lui senza senso, solo per essere sicuro che a Miles non fosse capitato nulla di pericoloso... Certo, d'altra parte a Miles la cosa non dispiaceva, tutt'altro, gli piaceva pavoneggiarsi con gli altri e presentare loro il coraggioso e gentile Capitano Littlejohn; non istigava Eddie a venire a ballare, era evidente che la danza non era una delle attività preferite del Capitano, quindi il secondogenito dei Maitland si limitava a lanciargli di tanto in tanto qualche occhiata mentre si divertiva con altre persone, notando con piacere come Ginger cercava di destreggiarsi con i francesi e farsi capire dalle persone intorno a lui.

Così trascorsero le prime ore, quando Miles si sedette su un divano, aspettando che Ginger lo raggiungesse, invece del suo amico non v'era traccia, non si trovava nemmeno più vicino al tavolo dove erano stati sistemati il punch e altri drink, dov'era?
"Li hai visti?" non lontano da Miles, domandò una francese.
"Brutti ceffi", rispose un'altra donna.
"Hanno detto che ha iniziato l'uomo con i baffi, senza motivo."
"Dare un pugno a un uomo così, che bestia maleducata! Povero angelo, cosa avrà mai fatto?"
"Davvero, un bruto, davvero orribile, chi l'avrà portato?"
Miles si accigliò: un uomo, con i baffi, Ginger era presente, poteva per caso l'uomo maleducato che aveva iniziato a prendere a pugni uno sconosciuto?
L'uomo s'alzò ed uscì, tenendo ancora in mano il bicchiere da cui stava bevendo, e trovò Ginger seduto sul marciapiede, con lo sguardo rivolto alla strada, mentre passava il dorso della mano sul viso.
"Di tutte le persone che immaginavo potessero iniziare una lotta," Miles iniziò a parlare sorridendo, attirando l'attenzione dell'altro che si voltò a guardarlo, "tu eri l'ultimo della lista. Anche se, beh, un Capitano come te avrà di certo fatto questo genere d'attività fisica", e ridacchiò, contagiando Ginger che rispose con un sorriso nascosto per la testa chinata.
"Mi sono lasciato trasportare." rispose, voltandosi a guardarlo.
Miles inarcò le sopracciglia, notando lo stato pietoso del suo viso. "Lo vedo", affermò.
"Che ne dici di", s'inginocchiò per appoggiare il bicchiere sul marciapiede e poi raggiunse Ginger, "tornare a casa? Così ti curo quel labbro spaccato."
"E la festa?"
"Oh, quella..." Miles fece una smorfia divertita, agitando una mano come se la questione gli importasse poco, "è terribilmente noioso lì dentro, non hanno il giusto brio per organizzare una festa. E non appena ho chiesto di ravvivare un po' la serata, non hanno capito cosa volevo dire".
Ginger sorrise, iniziando ad alzarsi: "A casa, allora."


"Vado a prendere qualcosa per curarti. Siediti sul divano."
Ginger alzò gli occhi al cielo, cominciando a togliersi il soprabito. "Te l'ho già detto in taxi, sono solo pochi graffi, mi sono capitate cose peggiori di--" sibilò per il dolore mentre si toglieva la seconda manica del soprabito, le sue costole dolevano terribilmente, ma l'uomo sperava che Miles non l'avesse sentito.
Il suo compagno di stanza tornò con qualche batuffolo di cotone e una bottiglia di scotch, "ed io ti ho già detto che devi ascoltare la mamma", rispose sedendosi sul divano.
"Forza, vieni a sederti, vecchia canaglia."
Con molta riluttanza, Ginger si sedette accanto a Miles, che versò dello scotch sul cotone e l'appoggiò sul labbro di Ginger.
"Ahia!"
Sentendolo lamentarsi, Miles si ritrasse immediatamente, per poi tornare nuovamente a toccare quel punto col batuffolo, "dai, non fare il bambino".
"Non lo sto facendo, voglio dire--ahi!"
Solo appena, Miles si stava divertendo a prendersi cura di Ginger, si avvicinò un po' per stare più comodo, e solo in quel momento notò che l'occhio destro del Capitano era nero.
"Tieni sul labbro questo, vado a bagnare un panno con dell'acqua."
"Va bene."
Non appena Miles s'alzò dal divano, Ginger esalò un sospiro, esausto, pensando a quello che era successo venti minuti prima. Come poteva quell'essere parlare in quel modo di Miles, dicendo che era stato infastidito dalle lettere che riceveva; Ginger aveva perso la pazienza, s'infuriò e reagì, sapendo bene quello che quel bastardo aveva fatto passare a Miles.
Miles tornò e con tutta la delicatezza che possedeva posò il panno bagnato sull'occhio di Ginger; il Capitano non riuscì a trattenere un sospiro di soddisfazione mentre chiudeva gli occhi.
"Va meglio?" chiese con un sussurro.
Eddie annuì soltanto, gesto che fece sorridere l'altro uomo.
"Allora, mi dici perché hai iniziato a prendere a pugni un perfetto sconosciuto?"
Ginger riaprì con calma gli occhi, ma non guardò il suo amico: "Quell'uomo aveva... Ha semplicemente detto che il mio francese non era buono".
Miles lo guardò in modo strano, poi iniziò a ridere, appoggiandosi alla spalla di Ginger, "fammi capire bene", alzò leggermente la testa, ancora ridendo.
"Hai iniziato a prendere a pugni un uomo perché ti ha detto che il tuo francese non è buono?"
Ginger arrossì, pentendosi d'aver inventato una bugia insensata, "sì!"
Miles rise ancora di più: "Ginger, caro, il tuo francese è terribile! Vorresti prendere a pugni anche me?" lanciò uno sguardo pieno d'ovvietà.
"Certo che no!"
"Beh, allora dovresti scusarti con quell'uomo, altrimenti penserà che gli inglesi, oltre a parlare male il francese, sono anche dei noiosi guastafeste."
Miles non aveva intenzione d'offendere Ginger, solo stuzzicarlo un po', tuttavia il Capitano si alzò in piedi, gettando il cotone a terra. "Non ci penso nemmeno, dannazione!"
La sua reazione prese Miles alla sprovvista: "Perché no?"
Ginger non voleva dirgli la verità, ma sicuramente seguire il consiglio di Miles era l'ultima cosa che voleva fare.
"Non ho intenzione di scusarmi con un uomo maleducato, spietato e viscido che offende i propri amici."
E questo fece scattare un campanello d'allarme nella mente di Miles: "Lo conosci?"
"Sì, voglio dire no! No, mai incontrato, mai visto prima, non so chi sia! Io--" Ginger scostò i capelli dalla fronte, prendendo fiato, "vado a dormire. Buona notte".
"Buonanotte", rispose Miles, guardandolo dirigersi in camera da letto, c'era qualcosa che non andava in quella storia, Ginger era perlopiù un uomo tranquillo, anche se aveva un temperamento inclemente, ma non prendeva a pugni il primo sconosciuto che incontrava. Non gli aveva raccontato tutto, ne era più che sicuro, ma cosa gli stava nascondendo?


Una risata maschile attirò l'attenzione di Miles in quel ristorante, e il suo cuore si fermò d'un tratto, "Tiger", sussurrò, cercando il ragazzo.
"Hai detto qualcosa?" gli chiese in francese un suo amico.
Miles tornò a guardare i suoi commensali, in particolare il suo amico: "Niente, tesoro, ho visto una mia vecchia conoscenza di Londra".
"Cosa aspetti, non vai a salutarlo?"
"Certo," intervenne un altro uomo, bevendo lentamente, "hai sempre detto che ti mancava Londra, almeno questo tuo amico può riportarti ai bei vecchi tempi."
Miles si voltò un secondo per sbirciare se Tiger fosse ancora lì, poi tornò dai suoi amici, facendo un sorriso che non gli sembrava vero, "Temo che non sia piacevole per lui rivedermi".
"L'impavido Miles che ha paura d'esser rifiutato!"
Tutti risero, perfino Miles, che si preparò a rispondere adeguatamente a un simile affronto, ma venne anticipato da una donna, dopo aver aspirato dalla sua sigaretta prima di parlare: "Direi piuttosto l'amante Miles che non vuole tornare indietro nel tempo, quando ha un capitano al suo fianco".
Miles cercò di bere il tè con calma, poi posò la tazza: "Il fascino degli uomini in uniforme è sopravvalutato, mia cara".
Tutti risero a quella battuta, e Miles diede un'altra occhiata a Tiger, che stava per andarsene, e questo gli bastò per alzarsi da tavola e seguirlo, dimenticandosi dei suoi amici.
Il cuore gli batteva furiosamente contro il petto, come il motore di un'auto da corsa, come quella che guidava Tiger, la numero 13. Miles sapeva perfettamente cosa gli aveva causato Tiger, così come ricordava tutte le lacrime che aveva versato per colpa sua, eppure la voglia di vederlo ancora una volta, per sapere se aveva ancora quel divino viso angelico, lo guidò per le strade di Parigi, per gridare ancora una volta il suo nome.
"Tiger!" chiamò, e il ragazzo, ora uomo, si fermò per voltarsi, mostrando una faccia piena di lividi, con un cerotto alla base del naso, cosa gli era successo?
"Cosa vuoi?" domandò Tiger, non proprio felice di vederlo, ma sorprendentemente non era sorpreso di vederlo.
"Volevo... Darti il ​​benvenuto, qui, a Parigi", rispose, rimanendo distaccato il più possibile.
"Sono già stato accolto, dal tuo amico!"
Amico? Quale amico? Nessuno era a conoscenza della sua precedente amicizia con Tiger.
"Di cosa stai parlando?"
Tiger stava per andarsene, non voleva parlare con Miles: "Chiedi al tuo amico con i baffi, è una bestia, guarda cosa ha fatto!" gli gridò indicandosi il volto.
Poi, prima che potesse ricevere una risposta, se ne andò, lasciando Miles da solo, con le guance arrossate, il cuore che batteva come impazzito, ma per ben altro motivo, doveva parlare con Ginger il prima possibile.


"Sono a casa", Miles sorrise raggiante, liberando i suoi ricci da quel berretto di velluto blu, "Ginger? Ci sei?"
"In camera."
"Ti ho beccato in un momento indelicato? Non mi presenti nemmeno la persona con cui decidi di trascorrere degli eccitanti momenti, certo che sei proprio indelicato!"
"Mi sto vestendo!" rispose con tono goffo.
"Beh, di solito succede questo dopo che hai avuto un momento d'allegria a letto con un'altra persona."
"Per l'amor del cielo, Miles!" espirò disperato Ginger, aprendo la porta e facendogli segno di entrare: "Vieni e guarda se non mi credi".
Miles lo guardò con una luce di malizia negli occhi: "È un invito per fare altro, questo? Non mi piace sdraiarmi su un letto usato in precedenza da un'altra persona."
Ginger gli rivolse un'occhiata che valeva più di mille parole e Miles ridacchiò: "Va bene, ti credo", incrociò le braccia e studiò i lividi sul viso di Ginger, "fanno ancora male?"
Eddie si mise una mano sul labbro spaccato, gli dava ancora leggermente fastidio, ma non gli faceva più male, non era niente; Miles lo colse impreparato a proporgli affettuosamente di sedersi sul divano, per offrirgli una dose extra di cure, e Ginger scrollò le spalle.
"Non... non credo sia necessario."
"Sciocchezze, caro, ne hai profondamente bisogno. Prima quelle ferite guariranno, prima sarai il solito Ginger che conosco."
Ancora una volta riluttante, Ginger lo seguì sul divano, osservando assorto come Miles si prendeva cura di lui, Nina non l'avrebbe mai fatto.
Miles, mentre posava delicatamente il cotone sul labbro dell'altro uomo, pensò a un modo per parlare del suo incontro di quella mattina, ma lo sguardo intenso di Ginger lo mise in soggezione, lo privò quasi della forza di poter alzare i suoi occhi e restituire il gesto con la stessa intensità.
"Ho visto Tiger questa mattina", iniziò a parlare, notando come le spalle e la mascella di Ginger divennero tese.
"Non pensavo che sarebbe venuto a Parigi, diceva che non era di suo gusto, troppo frivola per lui."
Ginger rimase in silenzio, serrando involontariamente i pugni.
Miles sorrise, mentre abbassava la testa, poi riprese a curargli il labbro, leccandosi involontariamente la bocca.
"Mi ha detto che non è stato ben accolto", sbuffò divertito e Ginger non riuscì a trattenere un sorriso gongolante, "perchè lo hai fatto?"
"Ti ha visto, voglio dire, era difficile non notarti, quella sera, un po' come sempre, e ha iniziato a raccontare quello che era successo tra voi, delle tue lettere e di come meritavi l'arresto."
Miles annuì, ingoiando un nodo che si era formato nella sua gola: "Non dovevi farlo."
"Sentivo che era necessario."
Miles avvertì le lacrime agli occhi, nessuno aveva osato difenderlo, nessuno aveva osato prendere a pugni Tiger per come si era comportato, "Grazie".
In risposta, Ginger scrollò le spalle, non c'era bisogno di ringraziarlo.
Entrambi ricordavano come Miles aveva raccontato la sua storia e quella di Tiger, le lacrime che aveva versato nonostante gli anni fossero passati, c'era stata una guerra mondiale, le vite umane erano state completamente devastate, eppure quella ferita aveva continuato a sanguinare per molto tempo, fino a quella mattina, quando si scoprì che era magicamente guarita e non faceva più male.
"Sai, fino a poco tempo fa avrei detto che era colpa sua se mi sono ritrovato in questa situazione. Poi qualcosa mi ha fatto cambiare idea."
Il cuore di Ginger saltò un battito e si avvicinò involontariamente a Miles, sussurrandogli: "Cosa?"
Miles abbassò il cotone e per la prima volta, da quando avevano iniziato a parlare, alzò lo sguardo per specchiarsi negli occhi castani di Ginger; l'amante Miles, come lo avevano chiamato i suoi amici, avevano ragione, da quando Ginger lo aveva protetto da Tiger, da quando Eddie non era scappato e si era scusato per averlo offeso, quella notte, forse da sempre, da quando aveva incontrato il Capitano quella sera durante la festa al dirigibile. Miles avrebbe voluto rispondere che ringraziava Tiger per aver mostrato quelle lettere alla polizia, costringendolo a nascondersi a Parigi, perché senza di lui Miles non si sarebbe trovato in una situazione del genere, insieme a Ginger...
Avrebbe voluto dirlo, ma Miles decise d'appoggiare semplicemente le sue labbra su quelle di Ginger.
All'inizio Edward non reagì, rimase immobile, poi portò le mani sul petto di Miles per spingerlo via, guardandolo spaventato, e per un attimo Miles ebbe di nuovo il terrore di dover ricominciare a scappare, di nascondersi da qualche altra parte.
"Scusami." riuscì a dire Ginger, prima di alzarsi e chiudersi nella sua stanza, lasciando Miles da solo.


Era notte, Ginger non era uscito dalla camera da letto, e anche Miles si era chiuso a chiave nella propria, aspettando la notizia, il giorno dopo, che sarebbe dovuto scappare di nuovo. Non voleva ripetere quell'esperienza, era stata orribile, perché aveva baciato Ginger? Era stato uno sciocco, ancora una volta, ad aver baciato un uomo normale, che era fuggito per evitare l'arresto, aveva lasciato la moglie e il presunto figlio, ricevendo denaro in cambio, Ginger poteva denunciarlo tranquillamente, giusto? Tempo fa l'aveva chiamato checca, quanto tempo ci voleva prima che arrivasse una denuncia?
Qualcuno, anche se in quell'appartamento vivevano solo loro due, bussò alla sua porta; Miles rimase lì a pensare se aprire oppure no, cosa gli avrebbe detto Ginger? Che era stato un errore baciarlo? Che era ancora innamorato di Nina? Che non gli avrebbe mai più permesso di sfiorare le labbra in un casto bacio altrimenti lo avrebbe riportato alla polizia? Che se ne sarebbe andato per sempre?
"Miles?" sentì dall'altra parte della porta, seguito da un'altra bussata.
Il secondogenito dei Maitland decise a malincuore d'aprire, con un'espressione di sfacciato orgoglio, pronto ad affrontare la possibile rabbia di Ginger; la porta si aprì e gli occhi di Ginger sembravano una tempesta, vi erano troppe emozioni per essere contenute in un solo paio di occhi.
"Sì?" domandò altezzoso, incrociando le braccia.
"Ascolta, Miles, io... So che il mio comportamento potrebbe essere frainteso, non penso che tu sia un cattivo ragazzo, in effetti la tua compagnia è abbastanza buona. Quello che voglio dire è... Che non sono come il tuo amico che denuncia le tue lettere alla polizia, puoi stare tranquillo, una volta ho commesso l'errore di offenderti, e non ho intenzione di farlo di nuovo, non sono come il tuo Tiger."
Si fermò un secondo per riprendere fiato, abbassando l'indice che aveva alzato quando aveva stabilito di essere diverso da quell'uomo.
"Comunque... Voglio che tu sia sicuro che non sarò in grado di fare una cosa del genere, dannazione, gli ho dato un pugno in faccia, e non sapevo se essere più soddisfatto di averlo preso a pugni perché non è così che ci si comporta con un amico o per aver reclamato il tuo onore..." si mise una mano tra i capelli, sorridente, era ancora un bel ricordo.
Miles s'aspettava di tutto, tranne una reazione simile a un minuscolo bacio, le chiacchiere di Ginger lo stavano destabilizzando, erano contro i suoi schemi comportamentali e Miles si considerava uno che evitava gli schemi.
"Sei venuto qui per vantarti delle tue imprese contro Tiger?" chiese con una scrollata del petto, mordendosi inconsciamente il labbro inferiore: la bocca di Ginger parlava così tanto, sembrava volesse una scusa per essere baciata di nuovo.
"Oh, giusto, beh... La ragione per cui ti ho bussato, nel cuore della notte, indossando un pigiama, è per assicurarti che non farò nulla di quello che ha fatto quel figlio di megera, e--"
"E questo lo abbiamo chiarito", Miles finì la frase mentre annuiva, non sapendo quantificare la tenerezza del modo di fare di Ginger.
"Sì, giusto. Ma..." Ginger si fermò e lo guardò, dritto negli occhi, serio in volto e con un'ombra di scuse negli occhi. "Ma ti chiedo di non coinvolgermi più in certi gesti di affetto."
Miles abbassò gli occhi, doveva immaginarlo, era andata sorprendentemente bene, Ginger aveva promesso di non denunciarlo. Il Capitano notò l'espressione dell'altro e si preparò ad aggiungere qualcosa che la sua mente non aveva ancora elaborato in alcun modo, ma forse era già chiaro per il suo cuore.
"Non sto dicendo niente contro di te, quello che intendo è... Maledizione! Non sono bravo, non come Tiger, no, solo non sono buono, forse peggio, voglio dire... Con Nina non c'è mai stato un rapporto del genere, basato sul contatto, e sai benissimo il motivo di ciò, cioè accetto il tuo gesto come un ringraziamento per quello che ho fatto al tuo amico, ma deve finire qui, sai cosa intendo, saresti solo deluso, ricordiamo entrambi quello che è successo!" spalancò gli occhi e inarcò le sopracciglia in una muta richiesta di conferma, che Miles gli diede, pur avendo avuto qualche difficoltà a recepire il messaggio, sperava solo che il discorso di Ginger non finisse mai, così Miles avrebbe avuto la possibilità di farlo tacere.
Ma Eddie aveva ben altri piani: "Beh, sì, va bene, d'accordo, buonanotte e scusa per averti svegliato".
Fece per tornare in camera, ma ci ripensò e si voltò di nuovo verso Miles per aggiungere qualcosa, ma i suoi occhi si fissarono su quelle labbra socchiuse, così morbide, così delicate, s'impose di non pensarci, poi guardò di nuovo il muro e sussurrò: "Notte".
Alla fine, andò in camera, lasciando Miles da solo un'altra volta.
Ginger gli aveva davvero detto che non c'era bisogno di baciarlo perché non si considerava degno, e non perché erano entrambi uomini, o tutto quello che aveva recepito era frutto della sua immaginazione?
Miles chiuse la porta delicatamente lottando per trattenere un sorriso che gli stava nascendo sul volto, e solo quando lasciò la maniglia Miles iniziò a ridere con gli occhi lucidi, tirando su col naso, trovando la situazione esilarante. Oh cielo, pensò guardando il soffitto, Ginger non gli aveva detto che quello che aveva fatto era sbagliato, aveva solo detto che non era adatto a questo tipo di gesti. Non l'aveva rifiutato, era solo preoccupato di poterlo ferire con qualche suo atteggiamento... Si poteva considerare peggio di Tiger?
Tiger aveva sempre detto che amava il pericolo, che tutto ciò che Miles faceva (tranne parlare delle sue preferenze a letto) andava bene, che non gli importava delle conseguenze, eppure aveva paura delle possibili conseguenze di essere etichettato queer, e al momento d'essere accusato d'esser un sodomita, diede tutta la colpa a Miles, senza preoccuparsi di ferirlo.
"Dietro questa faccia d'angelo si nasconde un demone", aveva detto prima della gara automobilistica; non si era sbagliato, anche se in quel momento la sua frase aveva un significato completamente diverso.
"È stato un bruto", aveva detto Tiger riferendosi a Ginger, e non poteva biasimarlo, a volte il Capitano poteva spaventare le persone con i suoi atteggiamenti da militare.
D'altronde, Eddie aveva paura delle conseguenze, preferiva una strada già percorsa piuttosto che una sconosciuta, trovava troppo vistosi gli atteggiamenti di Miles, eppure non aveva ragionato quando era uscito di casa, quella sera, per cercarlo nella speranza di vederlo sano e salvo, nel tentativo di scusarsi con lui, proprio come non aveva pensato alle conseguenze d'aver preso a pugni Tiger solo per difenderlo... In quale occasione Ginger aveva dimostrato di essere peggio di Tigre?


"Una gioiosa mattina a te, tesoro!"
Ginger alzò lo sguardo dal giornale, osservando la figura di Miles che andava in giro per casa con uno splendido sorriso ad illuminargli il viso.
"Buongiorno anche a te," rispose Ginger, assorbendo quel buon umore, "hai dormito bene?"
"Come se avessi dormito su una nuvola."
In realtà, era riuscito a dormire solo un paio d'ore, il materasso era più duro del solito, ma la gioia nel suo cuore non l'aveva abbandonato durante la notte, sembrava come se avesse giaciuto con cento uomini, tutti insieme, una sensazione a dir poco euforica.
Ginger riprese a leggere il giornale, grato che quello che era successo la sera prima non avesse influenzato l'umore di Miles. L'uomo stava canticchiando mentre preparava il tè e Ginger si offrì di aiutarlo ad apparecchiare la tavola.
"Lascia stare, caro, oggi mi sento particolarmente altruista."
"Non sei un cameriere, Miles."
"Vuoi che lo sia?"
Ginger lo guardò stupito, ormai era abituato a certe provocazioni di Miles, ma non erano mai state rivolte esplicitamente a lui e a ciò che desiderava.
"Preferirei di no."
Miles non era troppo dispiaciuto.
"Peccato, mi sarebbe piaciuto provare per una volta."
"Fare il cameriere?"
"Beh, non proprio il cameriere, solo renderti felice come..." hai fatto con me, avrebbe voluto terminare la frase, ma la bocca pronunciò altro. "Per ringraziarti di quello che hai fatto. In maniera più consona."
Ginger lo guardò accigliato, era chiaro che stava cercando di capire cosa gli frullava in testa, quant'era dolce.
"Sii te stesso, per favore, il bravo ragazzo troppo appariscente che conosco."
E, dopo aver preso due tazze, si rimise a sedere, aspettando di essere raggiunto; Miles si voltò a guardarlo, Ginger gli stava voltando le spalle, era il momento ideale per un piccolo attacco: con grande disinvoltura, Miles prese il bollitore e, andando verso il tavolo, si abbassò per baciare velocemente la guancia di Ginger.
"Ecco," disse trionfante, guardando come il viso dell'altro diventò rosso, "ora possiamo iniziare la nostra bella mattinata."

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Capitolo 5
*** Shall we dance? ***







Shall we dance?



"Oh perchance when the last little star has left the sky shall we still be together with our arms around eachother, and shall you be my new romance? On the clear understanding that this kind of thing can happen shall we dance? Shall we dance? Shall we dance?


Le gocce di pioggia ticchettavano contro il vetro della finestra, facendo compagnia a Ginger, che stava preparando il tè. La tranquillità terminò quando la porta d'ingresso s'aprì con un tonfo, seguito da uno sbuffo infastidito, che inconsapevolmente fece sorridere il Capitano Littlejohn, sarebbe stato un pomeriggio piacevole.
Miles era tornato a casa bagnato fradicio, non aveva pensato di portarsi un ombrello, si tolse cappotto e cappello e si scompigliò i riccioli tutti bagnati.
"È stata piacevole la passeggiata?" chiese Ginger cercando di trattenere una risata.
"Divina!" Miles rispose con rabbia, la pioggia aveva rovinato la sua giacca preferita, e i suoi capelli? Erano diventati un disastro! "E non iniziare a dirmi 'te l'avevo detto' con quel tuo tono di rimprovero, la mamma non ha bisogno d'esser rimproverata!"
"Devi semplicemente prestare maggiore attenzione al tempo."
"Scusa, tesoro, non pensavo di essere tornato a Londra."
Ginger si voltò e vide Miles in quello stato, aveva l'aria di un gatto randagio caduto accidentalmente in una pozzanghera molto profonda, era un'immagine carina e divertente allo stesso tempo.
"Non ridere", gli disse Miles, sebbene fosse difficile anche per lui resistere alla risata contagiosa di Ginger.
"Non lo sto facendo."
Miles alzò gli occhi al cielo, sbuffando apparentemente infastidito, quando Eddie lo superò per andare a prendergli un asciugamano; Miles stava per dire qualcosa, ma venne interrotto dall'asciugamano in testa e dalle mani di Ginger che iniziarono a strofinargli i capelli.
"Almeno così non prendi un brutto raffreddore."
Miles rimase in silenzio, stranamente, chiudendo gli occhi e godendosi appieno quel momento di attenzione. Era piacevole, intimo, non aveva mai condiviso un gesto del genere con nessuno dei suoi amanti, solo un letto ed entusiasmanti momenti, invece con Ginger sembrava completamente diverso: non c'era stato un letto da condividere, non ancora, eppure momenti come quello sembravano riempire il cuore dell'uomo di una gioia molto diversa, che sapeva di sicurezza, di famiglia.
"E, non per farti arrabbiare, ma te l'avevo detto. Cioè, t'avevo detto che forse non c'era bisogno di uscire a fare una passeggiata senza ombrello, voglio dire, c'erano delle nubi minacciose, era facile intuire che ci sarebbe stata pioggia. Invece dovevi farlo da solo, di nuovo, sai cosa intendo, ed ecco il risultato."
Con un sorriso, Miles aggiunse mentalmente che la gioia nel suo cuore sapeva così tanto di Ginger, e gli andava benissimo.
"Forse stavo aspettando che un impavido Capitano venisse a salvarmi", lo prese in giro il secondogenito dei Maitland con uno sguardo tentatore, ottenendo un leggero rossore sulle guance del suddetto Capitano.
"S-sì. Ok, puoi continuare da solo. Vai a cambiarti, io finisco il tè, ne vuoi una tazza anche tu?"
Un uomo adorabile, senza dubbio, un po' timido, ma Miles poteva cavarsela senza problemi. Iniziò a dirigersi nella sua camera da letto quando si voltò a guardare Ginger affaccendato con il bollitore.
"Non vuoi venire a darmi una mano con i vestiti?"
Il suono di un cucchiaio che cadeva a terra fu la risposta che ricevette, semplicemente delizioso.
"Non devi essere così agitato, Eddie caro. Significherà che, per questa volta, lo farò da solo."
Miles sapeva come attirare l'attenzione, ed era certo che Ginger lo stesse guardando con un cipiglio fatto di innumerevoli sensazioni.
E non aveva torto: non appena la porta della camera di Miles si chiuse, Ginger riportò l'attenzione al tè, facendo di tutto per non pensare a quello che Miles gli aveva suggerito. Non doveva pensare a Miles che si stava togliendo i vestiti in quel momento, non doveva porsi il problema se a Miles piaceva mettere in ordine i vestiti oppure preferiva gettarli sul letto o su qualsiasi altra superficie, non doveva chiedersi com'era il petto di Miles senza vestiti, dannazione! Perché lo stava facendo allora? Era colpa di Miles! Non doveva fargli quella domanda inappropriata, era alquanto indecente.
Un po' di latte e niente zucchero per lui e due zollette di zucchero con un goccio di latte per Miles... No! Non c'era niente di sbagliato nel ricordare come piaceva il tè a Miles! Quindi niente pensieri contorti! Era normale! Totalmente normale!
Troppo concentrato per imporre certe restrizioni alla sua mente, che Ginger non siaccorse d'aver scambiato le due tazze, così quando ne bevve un sorso la sua lingua si ritrasse al sapore troppo dolce della bevanda.
"Da quando hai cambiato i tuoi gusti sul tè?" chiese una voce divertita alle sue spalle.
Miles entrò in cucina e scambiò le tazze, offrendo a Ginger quella giusta. "Questa è tua", gli disse ammiccando.
Ginger afferrò la tazza giusta e annuì distrattamente. Anche Miles ricordava i suoi gusti. Non c'era niente di sbagliato, quindi. Due amici normali che si ricordavano i gusti dell'altro. Due. Normale. Amici. Nient'altro!
"Qualcosa non va?" domandò Miles con finta ingenuità. "Da alcuni minuti sembri alquanto frustrato."
"Sto bene", rispose con un sussurro.
"Sei sicuro? Conosco un modo perfetto per rilassarti", Miles si avvicinò a Ginger come un felino che s'avvicinava alla propria preda, Ginger si ritrovò ad aderire la schiena completamente allo schienale alla sedia, lottando contro l'impulso di abbassare lo sguardo e guardare quelle invitanti labbra.
"Niente di inappropriato, Miles!"
Il viso di Miles assunse un'espressione di totale sorpresa, per poi alzare una mano per coprirsi la bocca. "Mio Dio, Ginger, sei davvero una canaglia a pensare certe cose! E pensare che volevo chiederti un ballo."
"Un... Un-ballo?"
"Ovvio!" Miles si alzò e raggiunse Ginger, tendendogli la mano come un gentiluomo in attesa che la dama accetti l'invito. "Cosa ne pensi?"
Ginger respirò profondamente nel tentativo di calmarsi, non avrebbe vissuto a lungo con Miles che faceva degli scherzi del genere. Lanciò a Miles uno sguardo significativo che venne deliberatamente mal interpretato.
"Oppure... Potremmo sempre fare quello che avevi in ​​mente, son sempre momenti divini e allegri. Dopotutto, sarebbe anche un buon modo per rilassare i nervi."
Ginger, rosso in viso, gli prese la mano e lo condusse in mezzo al piccolo soggiorno, guardando ovunque tranne Miles, che sorrideva come un bambino a Natale.
"Ti avverto, non sono molto bravo in questo genere di cose." sussurrò mentre aveva puntato gli occhi per terra, solo pochi istanti dopo alzò la testa per fissare Miles. "Anche durante il nostro matrimonio, io e Nina non abbiamo ballato, non... Voglio dire, non ho questa predisposizione alla danza."
E Miles rise a quell'ammissione, alleggerendo l'atmosfera: "Povera la mia piccola Nina, non oso immaginare i momenti imbarazzanti!" accarezzò la guancia di Ginger e poi gli prese entrambe le mani. "Allora lascia che la mamma ti insegni come farlo correttamente."
E Ginger si lasciò guidare, anche se teoricamente interpretava la parte dell'uomo e Miles la parte della donna. Stavano ballando un valzer, considerando i passi; non che capisse qualcosa della danza, lui che aveva dedicato la sua vita ai doveri militari e ad attività tutt'altro che ricreative, ma era piacevole dedicarsi a qualcosa di frivolo, sebbene la sua utilità gli fosse ancora sconosciuta.
Forse, pensò Ginger, la bellezza di Miles non stava nel suo modo di vestirsi, o nelle sue risate, o nei suoi occhi o nel suo modo di agire totalmente fuori dagli schemi; il Capitano era giunto alla conclusione che la bellezza di questo giovane stava nella forza con cui trascinava gli altri a fare qualcosa di diverso, assicurando il divertimento che stavano cercando. Una mente brillante e straordinariamente inarrestabile.
Miles decise di volteggiare sotto il braccio sinistro che Ginger aveva sollevato per lasciarlo passare, poi s'allontanò, ma il Capitano seguì l'istinto di richiamare a sé la sua dama; sembrava che fosse quello che Miles voleva, perché dopo una piroetta andò ad appoggiare la schiena al petto di Ginger, in un gesto troppo intimo e casto, ma migliore di tutte le volte che solitamente usava con altri ballerini. La mano sinistra di Ginger coprì quella di Miles, mentre quella destra intrecciava le dita con quella dell'altro uomo; Miles stava guardando di fronte a lui, sentendo il respiro calmo di Ginger vicino all'orecchio, non poté fare a meno di ridere della situazione.
"Oh buon cielo!" iniziò a recitare. "Sono stato catturato da una bestia affamata! E io sono un povero bocconcino indifeso!" s'adagiò ancora di più a Ginger, non voleva nessuno spazio tra i loro corpi.
D'altra parte, Ginger chiuse gli occhi, prendendo respiri profondi nel tentativo di calmare il suo cuore; l'uomo stava ancora cercando di convincersi che era normale ballare in quel modo con un amico, un buon amico, che non sentiva assolutamente alcuna soddisfazione di avere il corpo di Miles, un uomo, così spudoratamente vicino al suo, non avrebbe dovuto trovarlo piacevole , non dovrebbe trovarlo appagante...
"Ehm, capitano?"
"Hm?"
"Quanto tempo dovrei restare tuo prigioniero?"
Ginger alzò leggermente le palpebre, fermandosi appena in tempo per non posare le labbra dietro l'orecchio di Miles.
"Finché non ammetti che avevo ragione."
"Che bisognava fare altro invece di ballare?"
Inconsapevolmente, le mani di Ginger si strinsero ancor di più attorno a quelle di Miles.
"Che dovevi portare un ombrello per affrontare la pioggia."
Miles rise di cuore, voltando la testa in modo da poter vedere il viso dell'altro uomo, aveva uno sguardo profondo, serio, sanguigno.
"E se la prossima volta verrai con me?" propose, mordendosi il labbro inferiore per non baciare quella voglia nascosta dai baffi di Ginger, era difficile resistere a un desiderio del genere, soprattutto per uno come Miles che aveva impostato la propria vita a seguire qualunque impulso.
Erano così vicini, i loro nasi quasi si toccavano.
"Solo dopo aver ammesso che avevo ragione."
"Bestia ricattatrice."
"Credo di non aver capito."
E per fortuna Ginger affermava di non essere particolarmente bravo a corteggiare qualcuno. Come lo chiamava questo? Parlare del tempo?
Alla fine Miles decise di cedere, con la promessa che prima o poi si sarebbe vendicato, nessuno, nemmeno il papà, avrebbe potuto mettere la mamma con le spalle al muro... Tranne in occasioni davvero speciali.
Ginger liberò Miles da quella prigione fatta di braccia e mani, non prima d'aver ricevuto un bacio sulla guancia da Miles.
"Voglio uscire."
"Cosa-di nuovo?"
"Sì, ho un disperato bisogno di fare una passeggiata, magari anche di cenare fuori."
"Ma... Fuori piove ancora, Miles, non... Cioè, quello che voglio dire è--"
"È un'ottima occasione per mettere alla prova il mio nuovo accompagnatore."
"Prego?"
"Mi accompagnerai, Ginger?"
Miles si voltò a guardare l'altro uomo, con una richiesta disperata negli occhi: voleva uscire da quell'appartamento prima che potesse fare qualcosa di spiacevole, ma allo stesso tempo non voleva stare solo, voleva ancora la compagnia di Ginger, altrimenti avrebbe rischiato davvero di gettarsi tra le braccia del primo uomo immaginando che fosse Eddie.
Il Capitano rimase in silenzio per qualche secondo, facendo temere il peggio a Miles, ma poi andò alla porta d'ingresso per infilarsi cappotto e cappello, afferrando anche l'ombrello.
Miles lo guardò per qualche istante prima di raggiungerlo, asciugandosi gli occhi mentre lo ringraziava mentalmente per non averlo lasciato solo.
Ginger era semplicemente un angelo.

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Capitolo 6
*** Wait for me ***







Miles iniziò a fissarlo, la luce della candela metteva in ombra il suo viso, un vero peccato a detta di Ginger. Allungò una mano per accarezzargli la guancia, sfregando il pollice contro lo zigomo dell’altro uomo.

Miles, con le labbra dischiuse, non riusciva a distogliere lo sguardo, rapito dall’intensità con cui Ginger lo stava guardando. Il cuore era come impazzito, le mani cominciavano a prudere, desiderose com’erano di toccare, afferrare, stringere.

Inconsapevolmente, Miles si leccò le labbra, avvicinandosi un po’ di più.

Allo stesso modo, anche Ginger si chinò verso Miles, così da poter respirare il profumo dell’altro uomo. Avvertiva un malessere all’altezza del petto, come se un ferro rovente gli stesse trapassando le carni, spezzandogli il fiato.

Miles tentava in tutti i modi di trattenersi, ma le mani cominciarono a vagare lungo la vita e la schiena di Ginger, volendo sempre più, fameliche e vogliose di assaggiare quella carne senza la presenza dei vestiti.

“Ma-magari… Dovremo — ”

Ginger cominciò a parlare, ma Miles non lo lasciò terminare ché chiuse quei labili centimetri di distanza tra le loro labbra, una seconda volta, dopo mesi che non faceva altro che pensarci. Per quel che poteva, strinse Ginger a sé, stuzzicando e mordendo quelle labbra per avere finalmente accesso in quella bocca.

Ginger, d’altra parte, portò una mano dietro al collo di Miles, per non farlo allontanare, e l’altra tra quegli indomabili riccioli, stringendoli un po’. Non aveva idea di quello che stava facendo, sapeva solo che non voleva smettere per nessun motivo al mondo.

Miles s’allontanò un secondo, riaprendo lentamente gli occhi per vedere la reazione di Ginger. Lo stava fissando ancora con la stessa intensità, implorando qualcosa che riusciva a comprendere, una paura intrinseca che non si poteva spiegare a parole, ma che altre persone come loro avevano già provato. Miles strinse forte Ginger, che aveva cominciato a tremare.

“È… Questo è un bacio che si danno gli amici. Vero?”

Il tremolio della voce di Ginger gli fece sciogliere il cuore, mentre sentiva i capelli essere tirati dalle sue mani. Miles alzò una mano per accarezzare delicatamente la guancia di Ginger con le nocche.
Sapeva che quello era un momento delicato, non per lui, che aveva saputo da sempre di essere diverso dagli altri. Il momento in cui ci si rendeva conto d’essere attratti verso qualcuno che non rientrava nella normalità.
In passato, Miles non aveva avuto problemi a soddisfare la propria libido con gli altri suoi amanti, incurante dei loro demoni. Con Ginger, invece, un uomo che faceva sempre vedere d’essere diligente, dritto, attento alle norme, fece caso a quel velo di paura, che lo faceva assomigliare ad un bambino.

Sorrise intenerito, avvicinandosi leggermente, sfiorando le labbra di Ginger con le proprie.

“Gli amici fanno più di questo”, sussurrò, chiudendo gli occhi per baciarlo ancora una volta.

Ginger, da prima passivo, cominciò piano piano a ricambiare il bacio, prendendo poi sempre più confidenza. Sentì una paura che gli risaliva dalle viscere, come un mare oscuro che voleva trascinarlo a fondo ed affogarlo. S’aggrappò a Miles come se fosse un’ancora; più avvertiva quella paura, più stringeva Miles e più s’appropriava di quelle labbra, pronto a divorarle, strappargliele se necessario. Strinse quei ricci con forza, sentendo i denti che andavano a sbattere contro quelli di Miles. Mai aveva provato una simile sensazione, era come trovarsi sull’orlo di un precipizio e decidere di cadere, incurante di tutto quello che lo circondava. Era come andare in guerra armato di un fucile, con dentro un solo proiettile, e sentire l’adrenalina mista alla paura scorrere nelle vene.

Miles si fece trascinare da quella frenesia, non riuscì a trattenere un gemito di piacere quando Ginger gli strinse i capelli. Giocò un po’ con la lingua di Ginger, stuzzicandola e mordicchiandola, succhiandola, accennando un sorriso quando Ginger (forse inconsapevolmente) mugugnò soddisfatto contro la sua bocca.

Le ginocchia, per la posizione in cui si trovava, cominciavano a dolergli, ma Miles non ci fece caso, troppo concentrato nell’assaggiare quella bocca che sapeva di tabacco e vino. Due sostanze inebrianti che ben descrivevano il suo Capitano.

Ginger sentì il bisogno di stendersi sul materasso, portando Miles con sé; non riuscì a controllare il tremore che gli percorse la schiena quando sfregò la sua erezione contro quella di Miles. La realizzazione d’aver compiuto un simile gesto, però, lo fece fermare immediatamente e allontanare Miles.

I due uomini si guardarono, ansimanti, chi pronto per tuffarsi nuovamente in quel vortice di emozioni, e chi non era certo di star facendo la cosa giusta.

Ginger aveva iniziato ad accarezzare il petto e i fianchi di Miles, trovando piacevole e rilassante la sensazione della stoffa sotto le proprie dita, avvertendo leggermente il calore che quel corpo emanava. Non era molto credente, ma l’educazione che aveva ricevuto gli fece chiedere a Dio di perdonarlo. Stava peccando, stava peccando contro Dio, la sua anima sarebbe stata dannata per l’eternità. Il pensiero gli fece inarcare la schiena, alla disperata ricerca di un po’ di conforto.

Miles si lasciò accarezzare, rapito da quello sguardo. Fece il possibile per trattenersi e non scendere verso quelle labbra che lo chiamavano a gran voce. Non era molto credente, ma ciò che aveva sotto di sé gli fece ringraziare Dio. Non poteva muovere le mani, altrimenti avrebbe rischiato di cadere su Ginger, ma se avesse potuto, avrebbe tolto qualche ciuffo che copriva il volto del suo Capitano. Tuttavia, ciò non significava che non poteva muovere il bacino, trovando un po’ di sollievo in quel movimento.

Entrambi continuarono con quel movimento per alcuni minuti in religioso silenzio, guardandosi negli occhi, senza mai distrarsi. Miles scese ancora una volta su Ginger per impadronirsi di quelle labbra, appoggiandosi completamente sul suo petto per non avere un solo centimetro lontano da lui.

Ginger lo abbracciò e, con un colpo di fianchi, invertì le posizioni, trovandosi sopra. Quando sentì le mani di Miles che cominciarono a vagare sul suo corpo, scendendo sempre più giù fino a saggiare la consistenza dei suoi glutei, Ginger pose fine al bacio, ponendo una particolare e sconosciuta attenzione nello stringere tra le proprie labbra la lingua dell’altro e lasciarla andare lentamente.

“Miles… Io… Noi dovrem— ”

“Non vuoi continuare?”

Gli occhi lucidi di Miles non lasciarono alcuno scampo a Ginger, il quale sospirò affranto, voltando la testa alla sua sinistra… Come spiegare a parole quello che voleva, quello di cui aveva paura, senza risultare un benemerito omuncolo senza spina dorsale?

Miles allungò una mano per sfiorare nuovamente la guancia di Ginger, per poterlo vedere, scrutare nei suoi occhi quello che il suo Capitano celava. Notando, però, che Ginger non voleva collaborare, Miles pensò bene di chiamarlo, la voce gli uscì con un flebile sussurro.

“Eddy?”

Ginger, sentendo quel nomignolo, decise di voltarsi, e il fiato gli si bloccò nel vedere quello sguardo colmo di trepidazione ed aspettativa. Sentì le forze venirgli meno, le braccia cominciarono a tremare, tanto che fu costretto a stendersi completamente su Miles, nascondendo il volto nell’incavo del collo.

Miles, colto stranamente alla sprovvista, cominciò ad accarezzare la schiena di Ginger, in un futile tentativo di far passare quel momento. Si sentiva spaesato, desiderava con tutta la sua anima andare avanti, eppure aveva la sensazione che questo fosse più importante. Chiuse gli occhi, cominciò a prendere respiri profondi, mentre continuava ad accarezzare la schiena di Ginger, nella gola gli riverberavano note di canzoni che ormai sembravano appartenere ad un’epoca lontana. Sentiva Ginger tremare contro di sé, il suo respiro solleticargli il collo. Gli erano capitati uomini inizialmente restii a giacere con lui, ma una volta assicurato che il segreto sarebbe rimasto celato, tornavano ad essere gli amanti sfrenati che a Miles piacevano tanto, da giovane.

Decise di fare la cosa che pensava fosse la più giusta da fare. Aprì gli occhi e si schiarì la voce con un colpo di tosse. “Non devi preoccuparti, la Mamma è qui! Può aspettare fin quando non sarai pronto.”
A tutti gli uomini, con cui era giaciuto, piaceva quando usava quell’epiteto, magari per non sentirsi sbagliati.

Tuttavia, sentendo quelle parole, Ginger s’irrigidì e s’allontanò quel poco per guardare Miles negli occhi.

“Cosa intendi?”

Quella fu la prima volta che Miles fece fatica a trovare le parole: gli scappò un sorrisetto innocente, mentre cercava con lo sguardo una valida spiegazione.

“Beh, ecco… Cercavo di-di metterti a tuo agio”, gli uscì una risata forzata, fu poi il suo turno a distogliere lo sguardo da Ginger. “So che non è facile per…” fece un vago gesto con la mano, scoppiando a ridere per la situazione.

Ginger aggrucciò gli occhi e serrò le labbra; la frase di Miles era chiara, anche per uno come lui che non amava parlare per sotterfugi.

“Miles!”

Miles tornò a guardarlo immediatamente, gli occhi lucidi tremavano sotto lo sguardo grave di Ginger. Aveva una gran voglia di pensare ad altro, di fare altro, piuttosto che dire quello che provava.

“Sei un bruto”, sussurrò, non pienamente consapevole del motivo per cui l’aveva detto.

“Se è una donna che voglio, non starei qui. Cioè, ho avuto altre occasioni di poter giacere con donne bellissime, con Nina pure, ma non adesso. Quello che intendo è che non voglio pensare di giacere con una donna. Se è te che voglio, con te voglio giacere, lo sai.”

La risata che sfuggì a Miles fu più sincera, a tratti liberatoria, mentre l’uomo alzava una mano per giocare con la cravatta di Ginger, passandosela tra le dita, sfiorando il naso di Ginger con la punta della cravatta.

“Vediamo cosa si può fare…” s’avvicinò al volto di Ginger con un sorriso complice. “La Mamma potrebbe essere molto impegnata.”

“Speriamo che allora trovi un momento libero per Papà.”

Ginger, troppo preso a ridere della propria battuta, non si rese conto dello sguardo colpito di Miles, non accorgendosi che con una sola frase aveva realizzato un sogno che Miles covava da tanto tempo. Tra la Bright Young People, era lui che sapeva dare i migliori consigli, che sapeva consolare, che riusciva a far vedere il lato bello della vita. Nella sua mente, considerava tutto il loro gruppo come una famiglia, in cui lui faceva la madre, Adam, Archie e Nina i figli, Simon il lontano zio, e Agatha la zia spassosa. In quella famiglia, Miles aveva sempre sentito la mancanza di un altro elemento, che ricoprisse il ruolo paterno, un qualcuno che potesse aiutarlo a guidare il gruppo, a tenerlo unito. Aveva sperato che quel ruolo fosse di Tiger. Mai avrebbe immaginato che una persona come Ginger potesse essere perfetto per il ruolo di padre della Bright Young People. Miles strinse tra le dita la cravatta e la tirò, guidando Ginger verso le proprie labbra. Un mugolio di soddisfazione gli uscì dalle labbra avvertendo l’ardore con cui il suo Capitano lo stava ricambiando.

“Per Papà,” disse in un momento in cui s’era staccato per riprendere fiato, “posso fare un’eccezione.”

Si stava per avvicinare nuovamente a Ginger, quando venne fermato da una mano che si frappose tra le due bocche.

“Qualcosa non va?”

Quello fu il momento per Ginger di tornare a pensare ai propri dubbi, dimenticati momentaneamente per rassicurare Miles. Se era vero che, ormai non aveva più senso nasconderlo, desiderava giacere con lui, era altrettanto vero che l’idea lo terrorizzava come nient’altro aveva fatto. Non riuscì a rispondere, si morse le labbra perché era inaccettabile non avere una risposta. Cosa doveva fare? Cosa? Cosa? COSA?!

Miles si mise a sedere, prendendo di forza Ginger per stringerlo a sé, cogliendolo di sorpresa (la cosa gli fece anche piacere).

“Ricordi quando siamo venuti a vivere qui, Eddy?” sapeva che Ginger poco sopportava il suo vero nome, ma in quel momento sembrava assumere una tonalità più calda, intima. “È passato un po’ di tempo, no? Vedi, mi è mancata Londra, l’ho sempre rimpianta, le sue feste, i suoi giornali, Mr. Chatterbox, anche gli angeli di Mrs. Ape… Oddio, ricordo ancora quant’era stata noiosa quell’evangelista, una ciarlatana, come disse Lady Circumference… Qui a Parigi non ci saranno feste simili, non più, anche perchè con la guerra finita, beh…” Miles iniziò a guardare fuori dalla finestra, mentre con una mano aveva iniziato ad accarezzare i capelli di Ginger. “Ma ho scoperto che non m’importa. Sembra strano dirlo, ma è come essere finalmente libero!”

Ginger si scostò appena dall’abbraccio per guardare Miles. “Una cosa giusta, il tuo amico, l’ha fatta.”

Miles si mise a ridere, togliendosi qualche riccio che gli copriva gli occhi, guardò Ginger con aria civettuola, ammiccando un paio di volte. “È gelosia quella che sento, mio caro?”

L’espressione contrariata di Ginger fu un bellissimo premio. “Io non… Miles, guarda, non ho mai detto di essere geloso —”

“Vero, ma l’hai appena fatto capire!”

“Solo per quella frase?”

“Non solo… Ma stai tranquillo,” Miles s’avvicinò all’orecchio per sussurrare, “non diremo a nessuno che sei geloso di Tiger.” Lasciò un leggero bacio vicino al lobo. “Sarà il nostro piccolo segreto.” Un altro bacio sulla giugulare.

Ginger inclinò la testa per dargli lo spazio necessario. “Miles…”

“Anche se sono stato Mr. Chatterbox, so mantenere i segreti.” le sue labbra di posarono sul pomo d’Adamo.

Ginger ingoiò rumorosamente e, dimenticandosi dei propri dubbi, afferrò quel volto d’angelo e prese a divorarlo di baci. Lo spinse sul materasso senza lasciare mai andare quel viso, Dio! L’avrebbe voluto rodere, consumare, distruggere, solo con la bocca! Al diavolo tutto!

Miles iniziò ad accarezzare e stringere il corpo di Ginger, le mani superarono la barriera dei vestiti per toccare quella pelle, le gambe lasciarono lo spazio necessario per permettere a Ginger d’adagiarsi completamente su Miles. Un tale piacere, così divino! Ed era solo l’inizio!

Fu proprio quest’ultimo pensiero a portare Miles a mettere le mani sul petto di Ginger ed allontanarlo (che sensazione meravigliosa poter toccare quei pettorali!), approfittando per riprendere fiato. Era da tantissimo tempo che non veniva baciato con tanto fervore!

“Cosa?” chiese Ginger con tono preoccupato, non riuscendo a tenere a bada l’istinto di sfregarsi contro Miles.

Miles rise istericamente, cosa aveva fatto per meritare un Paradiso come quello? Diede un bacio a schiocco a Ginger e si liberò da quella morsa gaia, con il motivo d’andare a prendere qualcosa che sarebbe servito per la loro tripudiante attività, spiegò con un occhiolino e una risata maliziosa.

Quel che Miles non aveva considerato, però, era che Ginger lo seguisse in camera, nonostante la gamba che gli dava capricci, troppo impaziente per aspettare il ritorno di Miles. Infatti, quando Miles si voltò con una piccola contenitore d’unguento, trovò Ginger dietro di lui, il quale lo prese e lo guidò fino al muro, prendendolo a baciare.

“Gin… La gamba…”

“Non importa…”

Ginger prese a slacciare la camicia di Miles, mentre non smetteva di torturare con denti e baci un punto sull’incavo del collo. Miles non resistette e con la mano libera iniziò a graffiare la schiena di Ginger, facendo nascere nell’altro uomo un ruggito a tratti animalesco. Appena Miles sentì quelle mani stringere con forza la sua pelle, pensò di morire.

Entrambi s’aiutarono per togliersi la parte superiore degli indumenti, ammirandosi per pochi istanti, prima che tornassero all’attacco. Miles prese la situazione in mano: dopo aver posato la bottiglietta sul comò, invertì le posizioni, facendo appoggiare Ginger al muro. Con maestria, liberò il suo Capitano dagli ultimi indumenti, sorridendo dopo aver dato una veloce occhiata lì sotto.

“Allora, il piccolo Johnny non è davvero così piccolo!”

“Come prego?”

Miles si mise a ridere, ricordando il loro primissimo incontro su quel dirigibile. Pose poi un dito sulle labbra di Ginger, un sorriso che non lasciava scampo a ripensamenti gli illuminò il volto.

“Adesso, Ginger caro, rilassati. Lascia che la Mamma si prenda cura di te.”

Depose diversi baci sul petto, mentre s’inginocchiava di fronte a Ginger. Era passato del tempo dall’ultima volta che l’aveva fatto, ma Miles era convinto che sarebbe stato come andare in bicicletta, una volta imparato era impossibile scordarsi.

Ginger aveva portato una mano a stringere lo stipite della porta e l’altra a tapparsi la bocca, temendo di svegliare qualcuno (per quanto i francesi fossero appena più tolleranti degli inglesi, era sempre meglio non rischiare). Chiuse gli occhi ed allargò appena le gambe, non aveva il coraggio di guardare Miles, in ginocchio davanti a lui, con quegli occhi che l’avrebbero fissato, con quelle mani esperte che erano state in grado di abbassargli i pantaloni in pochi istanti, con quella bocca pronta a fare cose che Dio solo sapeva quanto erano oscene. Sentì afferrarsi da una mano ferma e delicata, mentre le labbra cominciarono a baciargli la sommità, provocandogli un inconvenevole scatto, ma i baci continuarono per tutta quella porzione di pelle, diventando sempre più duraturi, sempre più riprovevoli. Fu quando quelle labbra tornarono al punto di partenza che Ginger ebbe la curiosità di sbirciare, vedendole aprirsi per accoglierlo al loro interno. La sensazione fu talmente ammaliante che Ginger fu costretto a soffocare un verso che non aveva mai lanciato in vita sua, chiudendo nuovamente gli occhi. La lingua di Miles cominciò a muoversi intorno a lui con movimenti precisi, come se sapesse quali erano i punti più sensibili che dovevano essere toccati. Istintivamente, cominciò a muoversi, assecondando il ritmo che Miles stava dando. Non riusciva a respirare a dovere, il fiato era come affannato, tutto il corpo prese a tremare, in particolar modo le gambe che potevano cedere da un momento all’altro. La mano che prima era poggiata sullo stipite andò ad afferrare la testa di Miles, mentre Ginger si curvò contro la parete, non voleva essere lasciato solo.

“Miles…” sussurrò tra le dita, mentre un peso all’altezza del petto e del basso ventre cominciava a schiacciarlo; la risposta di Miles vibrò tutt’intorno a lui, e la sensazione fu inaspettata che Ginger decise di battere la nuca contro il muro nel disperato tentativo di controllarsi, mentre strinse tra le dita quei riccioli neri.

Miles decise di liberarlo, non senza aver leggermente soffiato sulla punta bagnata. Alzò lo sguardo e notò l’effetto che aveva avuto su Ginger. Non se ne dispiacque, anzi, Miles era piuttosto soddisfatto del risultato, ma sapeva che poteva fare molto di più.

“Vogliamo continuare?” domandò, passandosi la lingua sulle labbra con fare peccaminoso.

Ginger era intento a riprendere fiato. Se non fosse stato per le mani di Miles che lo sorreggevano e tenevano fermo, sarebbe scivolato lungo la parete. Strinse ancora i capelli di Miles, trovando in quel contatto un’ancora a cui aggrapparsi per non andare alla deriva.

“Lo devo prendere per un sì?” si mordicchiò il labbro inferiore, mentre lo guardava come un predatore osservava la propria preda.

Ginger scosse piano la testa, desiderava continuare, ma quello che aveva appena ricevuto era troppo.

“Ginger, ti prego. Parlami.”

L’uomo prese ad accarezzare i riccioli di Miles, fece dei profondi respiri, aprì la bocca, ma non seppe articolare nessuna parola, dalle labbra uscivano solo respiri tremolanti.

Fu allora che Miles decise di rimettersi in piedi, con calma, tenendo sempre Ginger tra le mani. Non immaginava che un uomo come il suo Capitano potesse essere così sensibile a certe attività. Se, anni prima, Miles avesse avuto un amante del genere, si sarebbe annoiato, ma in quel momento trovava la situazione tenera e anche un po' divertente, difatti non riusciva a trattenere un sorriso che gli increspava le labbra. Ginger non gli aveva ancora lasciato andare i capelli.

“Stai bene?”

Anni fa, avrebbe sbeffeggiato i novelli. Si sorprese per quant’era cambiato in quel lasso di tempo.

Ginger scosse la testa, cominciando a massaggiare il cuoio capelluto di Miles.

“Troppo…”

Miles gli appoggiò una mano sulla spalla, accarezzando la pelle calda di Ginger. “Preferisci il letto?”

Ginger annuì, prima di cercare nuovamente sostegno in Miles: adagiò la fronte sull’incavo del collo e l’abbracciò, tremando dalla vergogna. Tutto quello che desiderava in quel momento era trovare un terreno comune dove potesse sentirsi a suo agio. Si lasciò guidare verso il letto, si lasciò stendere, provò l’istinto di coprirsi… Perché con Nina non era mai successa una cosa del genere?! Perché improvvisamente si sentiva in quel modo, nonostante pochi istanti prima avesse baciato e spogliato Miles?! Avrebbe voluto fare le stesse cose che faceva con Nina, ma qualcosa lo stava bloccando, ed era alquanto frustrante.

Miles si tolse gli ultimi indumenti con estrema calma, aveva notato l’imbarazzo di Ginger dato che, dal momento in cui s’era steso sul letto, non aveva osato togliersi il braccio dagli occhi e s’era leggermente voltato, dandogli le spalle. L’uomo abbassò lo sguardo, afflitto, cercando di dare una qualsiasi spiegazione allo strano comportamento di Ginger, trovandone plausibile solo una, forse la più crudele.

“Ti manca Nina?”

Per la prima volta, Ginger ebbe il coraggio di voltarsi e guardare Miles. “Cosa?”

Miles alzò le mani in segno di resa, non aveva alcun desiderio di discutere, voleva solo capire.

“Capirò se risponderai di sì”, si diede da solo del bugiardo.

“S-dici sul serio?” Ginger s’appoggiò su un gomito, voltandosi completamente verso Miles.

“Miles, guardami.” Attese finché non ebbe la completa attenzione di Miles. “Credi davvero che sarei qui? Insomma, hai avuto una dimostrazione… Cioè, credo che sia piuttosto facile da capire, no?”

“Allora perché stai offendendo il buon gusto coprendoti da me? È un oltraggio!”

Ginger rimase senza parole per qualche istante, troppo impegnato ad elaborare ed accettare il complimento appena ricevuto. Voleva chinare la testa per nascondere il leggero rossore che sentiva sulle guance, ma si trattenne.

“Ho indovinato, quindi.”

“Io…!” Ginger scattò, pronto a reagire, tuttavia non ebbe il coraggio di continuare la frase. Sospirò, scostando lo sguardo. “Non è così.”

“Ginger, capirò se mi dici che ti manca. È normale sentire la mancanza di una cara persona che abbiamo amato per tanto tempo.”

“Non è questo!”

Il lampo che illuminò gli occhi di Ginger ebbe l’effetto di far ricredere Miles… Che si stesse davvero sbagliando?
Con molta cautela, provò ad appoggiare una mano sul pugno che Ginger aveva stretto, si sentì come se dovesse prestare molta attenzione a come si sarebbe comportato.

“Allora qual è il problema?” gli chiese paziente, anche se non poté impedire ai suoi occhi di riempirsi di lacrime.

Ginger si morse il labbro ed abbassò gli occhi, incapace di sostenere quello sguardo, ma cominciò ad accarezzare il dorso della mano che Miles gli aveva offerto, cercando di abituarsi al gesto e alla sensazione d’avere nuovamente un’altra pelle, calda e viva, da toccare.

“Ginger, sapessi quanto desidero poter tornare a quei giorni spensierati per dire, almeno una volta, ad Agatha quanto l’ho amata. Ti prego, non fare il mio stesso errore. So quello che —”

La sua frase venne interrotta perché si ritrovò con la schiena appoggiata al materasso e Ginger, sopra di lui, era tornato a guardarlo con quel lampo negli occhi.

“Tu. Non hai idea di quello che sto pensando. Non è Nina. Non sai quello che vorrei fare in questo momento…” sfiorò una mano sul petto di Miles, ammirando rapito come s’alzava e s’abbassava a seconda delle zone che toccava. “Di quello che ti farei...” sussurrò, puntando gli occhi su quel leggero rigonfiamento nascosto dalla biancheria di Miles. Puntò gli occhi da un’altra parte, avvertendo ancora una volta quella sensazione che, era certo, l’avrebbe affogato; strinse occhi, denti e mani per provare a rimanere a galla.

“Ma… N-non, io… È troppo…”

“Cosa intendi per ‘troppo’?”

Ginger si scostò qualche ciuffo, sospirando rumorosamente dal naso. “Vorrei… Ma non… Insomma, è tutto troppo per adesso, maledizione.” Si coprì gli occhi con le mani, cominciando a maledirsi per la sua irrequietezza.

Miles rimase in silenzio ad osservarlo, poi sorrise e gli prese una mano per portarla sul petto, lì dove il cuore gli batteva per l’emozione.

“Vorrà dire che aspetteremo.”

“Miles, non voglio —”

“Sarà più divertente ed emozionante quando accadrà. Non l’ho mai provato, ma bisogna sempre provare le cose nuove nella vita, no?”

Ginger gli rivolse uno sguardo carico d’apprensione e paura, come se non fosse sicuro di quelle parole.

“Potrebbe accadere che non arrivi mai… O che sono ancora… Insomma, non interessato a questo genere d’attività con un uomo, guarda —”

I suoi dubbi vennero interrotti da una risata liberatoria di Miles, e Ginger avvertì le guance infiammarsi e la bocca farsi secca, gli lanciò anche un’occhiata di rimprovero, ma ebbe come unico effetto quello d’intensificare le risate dell’altro. Con la coda dell’occhio, vide Miles avvicinarsi e scoccargli un bacio sulla guancia, che lui accolse imbarazzato e grato.

“Non tenere il broncio con me, vecchia canaglia.” un altro bacio sulla tempia.

“Guarda, che sei tu quello che sta ridendo di me.”

“Lo so”, gli uscì una piccola risata, mentre con una mano guidò Ginger più vicino a lui per tempestarlo d’innocui ed innocenti baci. “Ma sei stato tu il primo a scherzare.”

“Che intendi dire?”

Ginger si voltò, trovando il viso di Miles a pochi centimetri di distanza che lo osservava con un sorriso amorevole; istintivamente, puntò gli occhi verso quelle labbra arrossate e tremendamente invitanti. Si inumidì le proprie, trovandole piuttosto secche.

Miles prese un po’ di tempo, accarezzandogli i capelli, mentre faceva vagare gli occhi per tutto il viso e il corpo di Ginger. “Vieni qui, e te lo mostro.”

Ginger non si fece ripetere la frase una seconda volta: s’appropriò della bocca di Miles, trovandola pronta ad accoglierlo. Con prepotenza, lo fece adagiare ancora una volta contro il materasso, cominciando ad accarezzare quel corpo, fino a giungere alla gamba, che prese per guidarla. Miles recepì il messaggio ed avvolse la gamba intorno alla vita di Ginger, ma non riuscì a trattenere un sorriso in quel bacio.

“Cosa c’è?”

“Niente,” rispose, portando una mano davanti alla bocca nel mero tentativo di contenersi, “è solo che avevo in mente un’altra dimostrazione, ma direi che questa è meglio, senza dubbio, decisamente più diretta.”

Quando vide l’espressione pietrificata e scandalizzata di Ginger riprese a ridere, gli avvolse le braccia intorno al collo, ascoltando con immenso piacere tutti quei ‘vai al diavolo’ che Ginger gli stava sussurrando all’orecchio.

“La cosa ti ha fatto piacere, immagino, no?” gli chiese retorico Ginger, dopo un po’ che s’era ripreso dall’imbarazzo.

“Non sai quanto! E, devo dirti assolutamente la verità, Ginger caro. Era proprio quello che volevo dimostrarti!” gli sussurrò con fare cospiratorio Miles.

“E tu non sai quello che penso adesso, cioè… Di cos’ho in mente di farti, adesso.”

Un piccolo colpo di bacino fu l’unico indizio che Miles ebbe, al quale rispose stringendo ancora di più le gambe intorno alla vita di Ginger.

“Credo d’avere un’idea. Piuttosto vaga, però. Avrebbe il piacere di spiegarmela meglio, mio bellissimo ed imbarazzatissimo Capitano?” si morse le labbra.

“Puoi, insomma… Aspettare?”

Ginger lo guardò implorante negli occhi, e Miles non riuscì a non concedergli quel tempo che Ginger necessitava. Non l’avrebbe mai capito. Ma non fece alcun commento. Semplicemente sorrise ed annuì, prima di fargli un cenno con la testa per indicargli le coperte.

“Dormiresti con me, però, questa notte?”

Ginger vide lo sguardo supplicante di Miles, quello al quale Ginger non sapeva resistere, non riusciva a negargli niente, così sorrise ed afferrò le coperte per coprire entrambi. Fondamentalmente, neanche lui voleva andare via.

I due uomini si fissarono intensamente, desiderosi entrambi di comunicare molto più di quello che erano soliti dire. In un tacito accordo, entrambi si rilassarono. Ginger s’adagiò su Miles, poggiando una mano sul petto e una sul fianco, chiuse gli occhi e si lasciò cullare dalla Colonia che Miles usava. Miles abbracciò Ginger, chiuse gli occhi e si concentrò sul respiro di Ginger che gli solleticava il collo.

“Posso baciarti sulla tempia, Capitano?”

“Ti è concesso, Soldato.”

Ginger sentì la risata di Miles e le sue labbra posarsi sulla tempia; il tocco gli fece nascere un calore che lo portò a ricambiare il bacio, sull’incavo del collo.

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