Voglio stare con te...

di Ania83e
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Carlos ***
Capitolo 3: *** Scuse ***
Capitolo 4: *** Perché non vieni con me? ***
Capitolo 5: *** Bugie ***
Capitolo 6: *** Un inizio burrascoso.... ***
Capitolo 7: *** GIÙ LE MANI DALLA MIA RAGAZZA! ***
Capitolo 8: *** Il mio papà. .. ***
Capitolo 9: *** MA SONO ORRIBILE! ***
Capitolo 10: *** Cosa provi per lei? ***
Capitolo 11: *** Scambio di regali ***
Capitolo 12: *** Vuoi essere la mia ragazza? ***
Capitolo 13: *** Natale ***
Capitolo 14: *** Si vergogna di me. ***
Capitolo 15: *** Cosa ti è successo Amelì? ***
Capitolo 16: *** Ti Aspetterò ***
Capitolo 17: *** Gita alla Torre Eiffel ***
Capitolo 18: *** Capodanno ***
Capitolo 19: *** Fidati di me ***
Capitolo 20: *** La partita ***
Capitolo 21: *** Ora tocca a me. ***
Capitolo 22: *** Perdonami ***
Capitolo 23: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Ciao a tutti…..

Eccomi qui con un'altra ff….. 😁😁😁😁

Prima di iniziare, volevo solo informarvi che la coppia di questa storia è presa dalla mia precedente ff…. Ma se non l'avete letta, pazienza, capirete comunque…

Non sarà lunghissima…. Non tanto quanto l'altra almeno…. 😂🤣😂🤣😂🤣😂

Pubblicherò una volta a settimana…. E ho scelto il sabato questa volta….

Cercherò di essere puntuale, ma anche questa volta arriverò fino alla fine… 🤗🤗🤗🤗

Quindi, che dire altro, buona lettura e spero di cuore che almeno un pochino vi possa piacere…. 😅😅😅😅


Voglio stare con te…


Amelì

 

Lentamente mi avvio verso la sede dell'università con il cuore in gola…

È sempre così quando vado a vedere i risultati dei miei esami…

Non so perché, ma non riesco a far a meno di preoccuparmi ogni volta; nonostante la mia media dei voti è sempre alta.

Ma questa preoccupazione comunque non tende a diminuire, forse anche perché basterebbe solo un voto non sufficiente che perderei la mia borsa di studio e non posso proprio permettermi che questo accada.

Non ho proprio la possibilità economica di stare qui. Quindi, l'unica cosa che posso fare, è dare il meglio di me in ogni esame.

Sono quasi arrivata alla sede, quando improvvisamente mi torna in mente lui.

Ogni tanto succede. No! Non ogni tanto, ma spesso, anzi, sempre più frequentemente a dire la verità…

Soprattutto quando sono nervosa come lo sono in questo momento.

E io, sono sempre nervosa, ma mai quando quella prima volta l'ho visto.

Dio! È come se fosse successo solo ieri, invece sono passati già quattro mesi.

Ma il ricordo di quando l'ho visto la prima volta è ancora vivido nella mia mente.

 

Flashback

Sofia che si sposa, ancora non riesco a crederci.

Chi l'avrebbe mai detto?

Mi sfugge un piccolo sorriso.

Da piccola continuava a dire che a lei non sarebbe mai successo, perché voleva vivere la sua vita come voleva, senza alcun impedimento e diceva che avere un marito sarebbe stato, un grosso impedimento. Diceva anche che il matrimonio è la tomba dell'amore, che dopo sarebbe stato tutto un declino. Invece Tom, è riuscito a farle cambiare idea.

Ho sempre pensato che era giusto per lei, sin dalla prima volta che l'ho visto.

Completamente diverso da quella pazza della mia amica: molto pacato e serio, un bravo ragazzo insomma, non so in che modo però sia riuscito a calmare le stravaganze di Sofia.

È vero quello che dice il detto allora: gli opposti si attraggono.

Ma quello che conta realmente, è che Sofia sia felice, e se lo merita.

Chissà se riuscirò mai a trovare anche io, qualcuno che mi ami?

Esco dal gate e cerco subito il ragazzo che mi dovrebbe accompagnare dalla mia amica. Ma quella sciocca di Sofia l'unico indizio che mi ha dato, è che devo cercare un super figone.

Ma che razza di indizio è?

Ho cercato di sapere altro, tipo: altezza, colore degli occhi o anche semplicemente il nome, ma non ce stato verso, non mi ha detto niente di niente.

Ma potevo scegliermi un'amica migliore?

Subito però ci ripenso.

No! Non c'è al mondo un'amica migliore di lei.

Non so dove sarei senza di lei in questo momento.

Mi è sempre stata vicina, anche nel momento più brutto della mia vita.  

-Sei tu Amelí?-

Un ragazzo alto e bello da togliere il fiato mi chiede.

Sofia aveva ragione e un figo da paura, nonostante abbia indosso un cappellino e degli occhiali da sole molto scuri, ma anche così si può vedere la sua bellezza.

-Sí sì sooonno io-

Dico tutta imbarazzata e anche balbettando.

Cavolo Amelí, controllati.

Prendo un respiro e gli chiedo.

-Sei tu il super figone?-

Cosa ho detto?

No! Ma allora sono proprio scema!

Chissà cosa penserà ora di me?

Presto mi correggo.

-Cioè, sei tu il ragazzo che deve accompagnarmi da Sofia?-

Sono sicura che sono diventata tutta rossa per questa gaffe.

Che figura di merda.

Vedo che fa un sorriso e mi dice.

-Sì, sono il tuo autista. Piacere, mi chiamo Carlos Santana.-

Mi allunga la mano e gliela stringo.

-Piacere io sono Amelí-

-Sì, lo so-

Senza aggiungere altro, prende la mia valigia e mi incoraggia a seguirlo.

-Posso portarla io-

-Che uomo sarei se lasciassi portare a una donna tutto questo peso?-

Peso?

Ci saranno si e no due vestiti lì dentro, anche un bambino riuscirebbe a portarla senza alcuna difficoltà.

Ma comunque gli dico.

-Grazie.-

Entriamo in macchina e subito si toglie il cappellino.

Dio! Ma quanto bello è?

Sono completamente rapita da lui, tanto che praticamente lo guardo tutta imbambolata, ma appena posa il suo sguardo su di me, guardo subito altrove.

Cavolo!

Sicuramente ho fatto un'altra pessima figura, sicuramente si è accorto che lo stavo fissando.

-Allora? Anche tu sei appassionata di calcio come la tua amica Sofia?-

Mi chiede con fare scherzoso.

-No! Per niente, io odio il calcio.

È uno sport che non sopporto, ma quello che odio di più sono i calciatori.

Quasi tutti presuntuosi ed egocentrici. Si credono migliori di tutti, solo perché sanno tirare un pallone-

Non so perché glielo dico, di solito me lo tengo per me questa cosa.

Fino ad adesso, solo il ragazzo di Sofia e riuscito a farmi cambiare un po' idea, ma credo che lui sia solo un'eccezione che conferma la regola.

Inizia a ridere. Mi chiedo il perché.

-Cosa c'è di così divertente?-

-Mi sto chiedendo come fai a essere amica di Sofia allora? È praticamente un'enciclopedia vivente sul calcio-

-Siamo molto legate fin da piccole, e anche se lei adora il calcio, abbiamo altre cose in comune-

Sinceramente non abbiamo praticamente niente in comune, ma quello che ci lega è un'amicizia vera.

Comunque vorrei sviare il discorso, così gli chiedo.

-E tu, che fai nella vita?-

-Ecco, sono un calciatore e gioco nel Barcellona-

Sono completamente basita.

Ok! Tripla figura di merda.

Meglio che non dica più niente.

Che stupida! È ovvio che Sofia non poteva che mandarmi un calciatore.

Sono completamente rossa per l'imbarazzo e per tutto il tragitto non ci diciamo più una parola.

 

Fine flashback

 

-È-cci-

Maledizione!

Spero di non ammalarmi.

Domani ho l'ultimo esame prima delle vacanze invernali.

Resisti!

Mi faccio forza da sola, ma mi sento debole, molto debole.

Mi trascino praticamente dentro l'edificio maestoso e subito vado verso la bacheca dove sono esposti i voti. Ci sono già un marea di studenti, che guardano i loro risultati. Quindi aspetto che la folla diminuisca e mi metto in un angolino e non riesco fare a meno di sentire dei continui bisbiglii quando i miei compagni mi passano affianco, ma non riesco a capire di cosa parlano, ma sono sicura che stanno parlando male di me.

È sempre stato così, fin dalle elementari, poi la cosa è peggiorata alle medie e non parliamo poi delle superiori.

Mi hanno sempre emarginata per i miei voti, definenedomi: secchiona o peggio, la cocca della maestra.

L'unica è stata Sofia a darmi la forza di andare avanti ed è sempre stata lei ha difendermi, quando gli altri esageravano.

Non so proprio dove sarei se non ci fosse stata lei.

Finalmente sembra che la folla sia diminuita, così vado a controllare.

Cercò subito il mio cognome e guardo il voto.

Cento e lode.

Tiro un sospiro di sollievo.

Bene, anche questa è fatta! Ora sarà meglio che vada in biblioteca a studiare, non mi sento ancora sicura per l'esame di domani.

Mi avvio, ma un forte capogiro mi prende in pieno, tanto che mi tocca sostenermi alla parete accanto a me.

Un ragazzo che passa di lì, sicuramente l'ha notato, infatti si avvicina mi mette una mano sulla spalla e mi chiede preoccupato.

-Tutto bene?-

-Sì, sì non è niente-

E senza aggiungere altro mi allontano il più velocemente possibile.

Non mi piace che qualcuno mi tocchi, men che meno un estraneo e soprattutto un uomo.

Arrivo a fatica verso la mia destinazione, sento freddo, molto freddo e mi fa male tutto.

Vorrei andare a letto, ma non posso, devo studiare e nel mio dormitorio è impossibile farlo.

Le ragazze che vivono lì non sanno cosa significhi fare piano e c'è sempre un casino infernale, soprattutto di sera, dato che organizzano sempre delle feste.

Se avessi la possibilità di andare a vivere per conto mio sarebbe meglio, ma non posso gravare ancora economicamente su mia madre, già mi da troppo ogni mese per permettermi di stare qui, non posso chiederle più soldi.

Non sarebbe giusto.

Mi faccio forza e vado nel mio angolino preferito: la zona di paleontologia. Lì non ci va mai nessuno, ed è un buon posto per studiare.


Ci vediamo Sabato…. 😘 😘 😘 😘 

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Capitolo 2
*** Carlos ***


 

Carlos

 

Dovrebbe essere questo il posto che mi ha detto Sofia.

Inizio a sentirmi agitato.

Porca puttana!

Che cazzo mi prende?

Perché sono così nervoso all'idea di rivederla?

È solo una ragazza, più che altro una ragazzina che sembra appena uscita dalle medie…

Eppure, riesce in qualche maniera a mettermi in soggezione, fin dalla prima volta che lo vista.

Non mi è mai successo con nessuna di sentirmi così, nemmeno quando ero un ragazzino e sono uscito con la mia prima ragazza, nemmeno quando ho fatto sesso la prima volta.

Anche prima di diventare famoso, bastava un niente per portarmele a letto: qualche parolina dolce, qualche carezza e il gioco era fatto. Non parliamo dopo che sono diventato famoso…

Invece con lei è diverso…

Mi scappa un piccolo sorriso al ricordo del nostro primo incontro.

Era rossa dall'imbarazzo, vedevo che era agitata. In un primo momento credevo che era perché mi ha riconosciuto, molte reagiscono come lei quando mi vedono, ma quando ho capito che non aveva la più pallida idea di chi fossi, mi è sembrata tenera e da lì in poi mi sono come bloccato.

Non sono più riuscito a parlarle.

Anche durante il ricevimento, ho dovuto raccogliere un po' di coraggio per chiederle se voleva ballare con me.

Ma quando ha detto di sì, il mio cuore ha cominciato a battermi all'impazzata nel petto.

Ero felicissimo per questo.

Poi lo accompagnata a casa e lì ho agito come un vero coglione.

Anzi, peggio di un coglione.

Per questo che sono qui, voglio chiederle scusa per quello che le ho fatto.

Lo trattata come tutte le altre prima di lei, solo che non mi aspettavo che reagisse così…

Ma me lo meritavo, e ha fatto bene.

Sarei dovuto venire prima a chiederle scusa di persona per il mio comportamento, ma mi è mancato il coraggio e infine, c'era anche il campionato di mezzo.

Che testa di cazzo che sono…

Sono sicuro che mi manderà a quel paese e forse me lo merito.

Prendo un grosso respiro, mi metto il cappellino e i miei occhiali da sole, scendo dall'auto e mi avvio dentro la struttura.

Secondo piano, stanza numero ventisei.

Leggo il biglietto dove mi sono appuntato dove trovarla.

Per tutto il tragitto noto un sacco di ragazze che mi fissano, ma non credo mi abbiano riconosciuto, almeno lo spero.

Non ho voglia di essere di nuovo circondato.

Già una volta è successo e non è stato per niente piacevole.

Così aumento il passo e in un'attimo trovo la stanza.

Ecco, è questa!

Prendo un grosso respiro e inizio a bussare, ma mentre lo faccio, molte ragazze mi circondano e hanno una strana espressione sul viso.

Forse mi hanno riconosciuto?

Continuo a bussare con la speranza che Amelí mi apra al più presto, ma sembra non esserci nessuno.

Una ragazza si avvicina e mi chiede con un tono strano.

-Sei sicuro di bussare alla stanza giusta?-

-Sì, almeno credo.-

Leggo di nuovo il biglietto.

Forse Sofia a sbagliato a darmi le indicazioni?

-È la stanza di Amelí questa, non può essere lei che cerchi.-

Mi dice con un tono altezzoso.

Allora la stanza è giusta, ma perché mi dice questo?

Poi con questo tono?

La squadro da capo a piedi.

Carina, un bel bocconcino.

Conosco le tipe come lei, sa di piacere agli uomini e lo usa a proprio vantaggio, ma con me non abbocca cara.

-Invece è proprio Amelí che cercavo-

Ricomincio a bussare.

-Ahhh! Ho capito!-

Capito cosa?

Mi chiedo.

Si avvicina ancora più a me e inizia a sfiorarmi il braccio con un fare sensuale.

-Vuoi che ti faccia i tuoi compiti, giusto? Beh, caschi male, lei non è così-

Il suo tono si fa sempre più mieloso.

-No, ti sbagli! È una mia amica e sono venuto a salutarla-

Lo dico un po' duramente e cerco anche di allontanarla dato che comincia a innervosire questo suo modo di fare.

Vedo che sgrana gli occhi, ma non è l'unica che lo fa, molte vedo che si stupiscono.

Non capisco perché abbiano questa espressione dipinta sul volto.

-Dici davvero? Tu sei un amico di Amelí?-

-Sì-

Ma perché queste qui mi fanno tutte queste domande?

Riprovo a bussare, anche se so che sicuramente non è in camera.

Maledizione!

Adesso dove la cerco?

Se la aspetto qui? Queste mi tartasseranno di altre domande e c'è anche il grosso rischio che mi riconoscano, così provo a chiedere.

-Sapete per caso dove posso trovarla?-

-Forse ha una lezione-

Una mi dice, ma un'altra interviene.

-No, sono sicura di no, perché abbiamo molti corsi in comune-

Poi anche una terza interviene.

-Non ha un esame domani?-

Infine anche una quarta.

-Allora sarà andata sicuramente a studiare in biblioteca-

Può darsi che ha ragione, mi ricordo che diceva che era come una seconda casa per lei.

-Dove si trova?-

Chiedo immediatamente.

-Non è molto distante da qui. È quel grande palazzone con quel l'enorme orologio-

Ho capito, mi pare di averlo visto quando venivo qui.

-Grazie-

E senza aggiungere altro mi sto per avviare quando un'altra ragazza mi suggerisce.

-Sarà sicuramente nel reparto di paleontologia e lì che va-

Memorizzo il suggerimento e vado.

Sono davanti all'edificio e di nuovo mi sento più nervoso che mai, più che altro è perché non so cosa dire per farmi perdonare.

Così prima di entrare, provo nella mia testa il miglior approccio.

"Ciao Amelí, sono venuto per scusarmi con te"

No, non credo vada bene.

"Amelí ti prego perdonami"

Patetico.

"Sono un vero stronzo Amelí, ho agito molto male con te quella sera, mi potresti perdonare?"

Meglio, ma sembro veramente uno stupido.

Pazienza, se è questo il prezzo da pagare per quello che le ho fatto, va bene.

Vorrei tornare indietro e agire diversamente.

 

Inizio flashback

 

-Tutto bene? Ti sei fatta male?-

Le chiedo preoccupato.

Tutte le ragazze che praticamente cercavano di prendere il bouquet di Sofia si sono fiondate su di me e mi hanno fatto cadere addosso ad Amelí.

Cavolo! Spero di non averle fatto male.

-No, no-

Mi dice, ma subito si allontana da me impaurita.

-Hai preso l'ambito premio-

Vedo che lo stringe forte stretta a sé, ma sembra che non se ne nemmeno resa conto, perché mi guarda con un'espressione stupita e mi chiede.

-Cosa? Quale premio?-

Le indico con il dito il bouquet.

Abbassa lo sguardo e subito me lo da in mano.

-No, io non lo voglio-

E scappa via.

La guardo allontanarsi verso la terrazza e mi chiedo.

Perché è scappata via?

Decido allora di raggiungerla.

È andata verso la spiaggia.

Infatti la trovo seduta lungo il mare e guarda verso l'orizzonte.

Mi avvicino e le dico.

-Ti ho trovata finalmente-

-Carlos, che ci fai qui?-

La sua espressione è incredula.

-Sono venuto per vedere come stavi e soprattutto, perché sei scappata via così?-

-Non sono scappata… EcEcco avevvvveevo bisogno di aria… Ffffaaa caldo lì dentro… -

Capisco che è solo una scusa, e decido di non insistere.

C'è ne stiamo lì diverso tempo in silenzio ad ascoltare il suono delle onde che si infrangono sulla spiaggia, quando vedo che inizia a sfregolarsi le braccia in segno di freddo. Anche se è agosto il clima di notte è più fresco.

Così mi tolgo la camicia, rimanendo a torso nudo, gliela metto sulle spalle e le propongo.

-Torniamo alla festa?-

Subito mi guarda e diventa all'istante rossa come un peperone e riesce solo fare un cenno di no con la testa.

-Vuoi che ti porti a casa?-

-Non serve, vai pure alla festa se vuoi, non voglio che ti disturbi per me, posso andare benissimo da sola-

Mi alzo in piedi e le porgo la mano per aiutarla a rialzarsi.

-Che uomo sarei, se ti lasciassi tornare a casa da sola?-

Credo di averle dato troppo slancio, anche perché è leggera come una piuma e mi cadde completamente tra le braccia.

Dio che buon profumo che ha!

Istintivamente la abbraccio e la stringo a me in modo protettivo.

Sento il mio cuore battere all'impazzata, e vorrei tenerla così per sempre, ma si vede che per lei non è lo stesso, perché mi allontana bruscamente e mi porge indietro la mia camicia.

-Tienila, hai freddo sicuramente-

Iniziamo a incamminarci.

Ma questo silenzio inizia a tormentarmi e cerco di seguire il consiglio di Tom: si te stesso.

Consiglio valido, ma con lei è difficile, ma comunque ci provo.

-Allora, che fai di bello a Lisbona?-

-Studio all'università-

Una risposta secca e decisa, allora provo a chiederle.

-E cosa studi di bello?-

-Medicina-

Non sembra per niente sbottonarsi.

-Wow, ed è difficile?-

-Abbastanza… -

Mi sa che non vuole proprio parlare con me, dato che mi risponde in modo troppo secco senza poter iniziare un discorso.

Sono ormai a corto di idee, quando improvvisamente si ferma e abbassa la testa.

-Perché ti sei fermata?-

-Volevo chiederti scusa.-

Scusa?

-Perché?-

Sono confuso.

-Per quello che ho detto in macchina-

Ancora non capisco.

-Non so proprio di cosa parli-

Finalmente mi guarda negli occhi, due bellissimi occhi aggiungerei.

-Dai, lo sai, su quello che ho detto sui calciatori, insomma, che gli odio e che sono tutti dei presuntuosi.-

Non so perché inizio a ridere e subito le dico.

-Non devi scusarti per quello. Hai solo espresso un tuo parere e infondo non ti sbagli, in molti sono così e forse anche io lo ero, prima di conoscere te-

Arrossisce di nuovo e non posso far a meno di pensare.

Che tenera che è quando fa così.

-Ora che è tutto apposto, andiamo?-

Inizio ad avviarmi e lei mi segue e mi affianca, dopo di che, è lei che inizia a intavolare un discorso e vedo che finalmente iniziamo a parlare e soprattutto, conoscerci.

Mi racconta un sacco di cose, su quello che fa e sui progetti per il suo futuro e anch'io faccio lo stesso. Ormai parliamo senza problemi come se ci conoscessimo da sempre, finché a un certo punto, la prendo per il braccio, la attirò a me e inizio a baciarla.

All'inizio stenta, ma quando intrufolo la mia lingua nella sua bocca e cerco la sua gemella e con tocchi leggeri la sfioro, si scioglie e ricambia il bacio.

L'eccitazione che provo in questo momento è alle stelle e con le mani inizio ad accarezzarle la schiena.

Ormai si è sciolta e il nostro bacio diventa sempre più infuocato.

Ho bisogno di sentire la morbidezza della sua pelle.

Con questo pensiero in testa, con le mani scendo fino al suo fondoschiena, tiro su la gonna e palpo in modo poderoso il suo culo: alto e sodo.

Dio mi fa completamente impazzire!

Ma appena lo faccio, si stacca in un modo brusco, mi tira una sberla in faccia e mi guarda impaurita, subito rientra in casa e mi sbatte la porta in faccia.

 

Fine flashback

 

Che idiota che sono stato!

Mi sono fiondato su di lei troppo precipitosamente, ma la voglia che avevo di Amelì, non l'avevo mai provata con nessuna.

Sarei dovuto andare subito a scusarmi, ma è stato praticamente impossibile dopo quello che è successo a Bella e Patty. Infine quando tutto si è risolto nel migliore dei modi, è ripartita.

E solo ora lo farò.

Che uomo sarei se non riesco a chiedere scusa per il mio comportamento, ha una semplice ragazzina?

Sì, ma lei non è una semplice ragazzina.

Intanto entro dentro la biblioteca e mi dirigo nel posto che mi ha suggerito una delle ragazze del dormitorio.

Infatti, eccola!

Mentre mi avvicino però, noto che è completamente appoggiata con la testa sulla scrivania e quando sono da lei vedo che dorme, ma anche che ha il respiro molto accelerato.

Mi inginocchio davanti a lei e le appoggio la mano sulla fronte.

Maledizione, scotta tantissimo.

Deve avere la febbre molto alta.

Senza perdere un solo minuto, la prendo in braccio e decido di riportarla nella sua stanza.

Appena arrivo dentro l'edificio, tutte le ragazze che mi vedono, mi chiedono in coro con un tono preoccupato.

-Che è successo?-

-Ha la febbre e anche molto alta.-

Dico in sintesi.

Tutte quante si offrono di aiutarmi.

Aprono la sua stanza, subito la metto a letto e molte si precipitano da lei per constatare la gravità, mentre un'altra si avvicina e mi dice.

-Aspetta fuori, ora pensiamo noi a lei.-

Faccio come mi hanno suggerito, ma esco solo dalla stanza, non posso andare via sapendola in quelle condizioni.

Ci mettono un tempo a parer mio infinito, quando finalmente le vedo uscire gli chiedo con impeto.

-Allora come sta?-

-L'abbiamo cambiata e dato qualcosa per far scendere la temperatura, ma bisogna che qualcuno stia lì con lei per vedere che si abbassi.-

-Lo farò io-

Subito mi offro volontario e uso anche un tono che non ammette repliche.

Rientro e vado subito da lei.

-Se hai bisogno, non farti problemi e chiamaci-

Una delle ragazze mi informa e chiude dietro di sé la porta.

Inizio per qualche istante ad ammirarla.

Dio che bella che è!

Prendo una sedia, mi metto proprio di fronte a lei e prendo la sua mano.

Guarisci presto Amelí.


Ci vediamo Sabato….. 😘 😘 😘 😘 

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Capitolo 3
*** Scuse ***


Scuse

 

Amelí

 

Mamma, che mal di testa.

Apro gli occhi e subito mi chiedo.

Ma dove sono?

Appena la mia mente inizia a comprendere, capisco che sono nella mia stanza del dormitorio.

Ma che ci faccio qui?

L'ultima cosa che mi ricordo è che ero in biblioteca e sentivo continuamente gli occhi chiudersi, mentre cercavo di ripassare i miei appunti.

Ma credo di essermi addormentata alla fine.

Allora, cosa ci faccio qui? Chi mi ha riportata nella mia stanza?

E soprattutto, chi mi ha messo questo pigiama?

Continuo a chiedermi quando sento qualcuno russare.

Mi volto in quella direzione e lo vedo.

Ma cosa ci fa lui qui?

-CARLOS?-

Praticamente lo urlo, tanto che vedo che inizia a svegliarsi.

Si stiracchia e con la voce ancora impastata dal sonno mi chiede.

-Sei sveglia! Come ti senti?-

-Bene! Ma tu cosa ci fai qui?-

Ma come se non mi avesse sentito, viene verso di me e mi mette una mano sulla fronte.

-La febbre sembra sparita. Sicura che ti senti bene?-

Ma questa volta sono io che non gli rispondo, perché un flash mi attraversa la testa, quando guardo verso l'ora e urlo.

-L'ESAME! SONO IN RITARDO-

-Esame? Quale esame?-

Mi alzo dal letto e vado dritta verso il mio armadio, tiro fuori qualcosa da mettermi, senza fare caso a cosa e corro in bagno.

Tempo due minuti e sono già fuori e inizio a cercare le mie scarpe.

Dannazione! Ma dove sono?

-Amelí, dove stai andando? Hai avuto la febbre ieri-

Carlos intanto continua a chiedermi.

-Ascolta, ho un esame molto importante che inizia tra un quarto d'ora, dall'altra parte del campus per giunta. Quindi, non posso adesso risponderti.-

Trovo le scarpe e me le infilo, prendo la giacca e la mia borsa e sto per uscire, quando lui mi trattiene e mi propone.

-Calmati, ti porto io. Ho la macchina proprio parcheggiata qui davanti. Vedrai, farai in tempo-

Senza alcuna esitazione accetto.

-Va bene, ma sbrigati-

Tempo cinque minuti, arriviamo alla sede, scendo di corsa senza neppure salutarlo e soprattutto, senza ringraziarlo.

Prendo posto e il professore ci consegna l'esame.

Cerco di concentrarmi e di svolgerlo al meglio, ma intanto molte domande iniziano a tormentarmi.

Che ci fa qui Carlos?

Perché era nella mia stanza?

E perché continuava a chiedermi come stavo?

Dai Amelí, non distrarti adesso, è l'ultimo esame questo, poi ti potrai fare tutte le domande che vuoi.

Inizio a scrivere le risposte, ma inevitabilmente il ricordo di quel bacio continua a insinuarsi nella mia testa e ogni volta lo ricaccio via, anche se sempre più a fatica.

Le sue labbra, la sua lingua il suo sapore…

BASTA!

Mi rimetto a scrivere.

Finito!

Appena in tempo.

Maledizione! Ci ho messo tutto il tempo a nostra disposizione e non ho avuto nemmeno il tempo di rileggerlo.

Di solito non ci impiego così tanto e ho sempre un tempo extra per riguardare gli eventuali errori.

Ma Carlos continuava a insinuarsi nei miei pensieri.

Consegno il foglio dell'esame al professore ed esco.

Sicuramente se ne sarà andato.

Penso tristemente.

Chissà perché è venuto?

Forse dovrei chiamare Sofia e chiedere se per caso ha il suo numero, così lo potrei chiamare e ringraziare di avermi accompagnato?

Sono ancora immersa nelle mie domande quando sento.

-Allora? Com'è andato l'esame?-

Ma è Carlos!

-Sei ancora qui?-

Chiedo incredula, perché sono passate come minimo due ore.

-Ma certo. Che uomo sarei se non ti aspettassi?-

Sempre con queste domande.

Comunque, non posso negare che questo mi faccia molto piacere, più che piacere.

-Non lo so-

-Cosa?-

-L'esame, non so come è andato, spero bene-

-Sono sicuro di sì. Che ne dici di andare a berci qualcosa di caldo? Inizio a non sentirmi più le dita delle mani.-

-Mi hai aspettata tutto questo tempo qui fuori?-

Anche se non è così freddo ancora come sicuramente fa già a Parigi, comunque siamo sempre in inverno.

-Ma certo, non sapevo a che ora finivi e non volevo che credessi che me ne fossi andato.-

Che dolce!

Non riesco far a meno di pensare.

Che stupida che sono stata quella volta a schiaffeggiarlo così.

Ma quando ho sentito le sue mani sul mio fondoschiena, subito il mio cervello mi ha riportato indietro nel tempo e senza rendermene conto lo fatto.

Anche se non credevo che ci sarei mai riuscita.

-Va bene.-

-Cosa?-

-Andiamo a bere qualcosa di caldo, ma offro io-

Dico decisa, mi sembra il minimo dopo quello che ha fatto, ma lui replica.

-Che uomo sarei se lasciassi pagare a una donna? Una bellissima donna aggiungerei-

Mi fa l'occhiolino e io inevitabilmente arrossisco.

Dopo aver ordinato, nessuno dice niente.

Mi sembra di ritornare come quella volta in macchina.

Dopo quella gaffe, non ero più riuscita a dirgli niente, perché ero sicura che mi stesse giudicando male, ed ero come bloccata, ogni volta che mi stava vicino.

Finché, non mi sono fatta coraggio e gli ho chiesto scusa.

E solo dopo che mi disse che non dovevo, che infondo non ero così lontana dalla verità, ho capito che era speciale e mi sono sciolta, riuscendo così rilassarmi ed ad avere una  conversazione con lui.

Mi sono resa subito conto che è molto facile parlare con lui, è un buon ascoltatore e anche, che non è uno solo tutto muscoli e poco cervello come credevo, ma anzi, molto intelligente e anche molto simpatico, dato che continuava a farmi ridere.

Ma ho rovinato tutto dopo quello schiaffo. Non lo più visto ne sentito dopo quella sera. Pensavo che non volesse più vedermi.

Solo dopo mi sono resa conto che forse ho agito troppo duramente con lui.

Forse sarebbe bastato dirgli di no, che non volevo.

Ma se non mi avesse ascoltato come ha fatto lui?

Ma i miei pensieri vengono distratti da Carlos.

-Come stai Amelí?-

-Bene, ma perché continui a chiedermelo?-

Già, non sto mica morendo.

-Quando ieri sera ti ho trovato in biblioteca con la febbre a quaranta, è normale che te lo chieda.-

Ma certo! Ora ricordo.

Mi sentivo da schifo ieri e gli occhi continuavano a chiudersi da soli, ma non credevo di avere addirittura la febbre, credevo fosse semplice stanchezza, invece.

-Comunque ora sto bene-

Perché rispondo in modo così sintetico?

Sono nervosa, ecco perché.

Devo chiedergli scusa, sono sicura che pensa malissimo di me.

Prendo un respiro profondo e sto per iniziare.

-Ti vol….-

Ma mi interrompe dicendo.

-Amelí, volevo chiederti scusa per quello che ti ho fatto-

Cosa? Ho capito bene?

Si sta scusando con me?

Perché?

 

Carlos

 

C'è lo fatta! Mi sento meglio adesso.

-Perché?-

Mi chiede con un'aria interrogativa.

Come perché?

-Per essermi comportato con te, come un maniaco-

Le spiego.

-Ma sono io che mi devo scusare con te per quello schiaffo-

Abbassa la testa imbarazzata e continua.

-Ho agito male e non avevo il coraggio di guardarti dopo… -

Mi fa ancora più tenerezza vedendola così.

Ma non è colpa sua, ma mia e non voglio che si senta male per questo.

Le prendo le mani e non la lascio finire.

-Invece hai fatto benissimo a tirarmi quella sberla, me lo meritavo… come ti ho detto, mi sono comportato come un maniaco e di certo non te lo meritavi. Quindi, perdonami.-

Intanto la cameriera ci porta le ordinazione e lei ritrae subito le sue mani.

-Grazie-

Le dice, ma la tipa sembra che non l'abbia nemmeno sentita, perché continua a fissarmi e nel porgermi la mia tazza di cioccolato, praticamente mi mette le sue tette molto generose in faccia e con un tono mieloso mi dice.

-Posso fare altro per te?-

-No, siamo apposto-

La sua espressione è delusa.

Ma cosa crede?

Che basti questo per portarmela a letto?

Prima di Amelí forse bastava, ma ora non me ne frega niente.

Comunque la tipa insiste.

-Se cambiassi idea, questo è il mio numero-

Mi porge in mano un tovagliolo e fa scivolare languidamente le sue dita sulle mie.

Mi scappa una risata sarcastica per questo.

La cameriera se ne va, ma non posso fare a meno di accorgermi che fulmina in malo modo

Amelí, che intanto ha assistito a tutta la scena rossa dall'imbarazzo e appena siamo soli mi dice.

-Se vuoi io me ne vado, così puoi…. -

Così puoi, cosa?

Arrotolo il tovagliolo e lo butto via.

-Non dire sciocchezze. È per te che sono venuto fin qui a Lisbona-

Ecco che diventa un'altra volta rossa come un peperone.

-Allora, racconta, come ti vanno le cose?-

Intanto addento la brioches che mi sono ordinato, non ho fatto colazione e ho proprio una fame da lupi.

-Bene-

Vedo che prende un respiro e continua.

-Molto bene, ora che ho finito gli esami di metà semestre. Ora sono in vacanza e posso finalmente prendermi un po' di riposo. Invece a te? Come vanno le cose a Barcellona?-

-Non c'è male. Il campionato procede per il meglio, infatti siamo per il momento primi in classifica.-

-Sono contenta per voi-

Il suo tono è strano.

-Anche se sinceramente non mi interessa-

Ridiventa rossa e riabassa la testa.

-Scusa, non volevo e che a me il calcio proprio non mi piace.-

-Non devi continuare a scusarti.-

-Scusa, ma non so perché, continuo a dirti tutto ciò che mi passa per la testa. Di solito queste cose le tengo per me.-

Mi rivela e la cosa mi fa molto piacere.

-Forse ti ispiro fiducia-

Mi metto a ridere e anche lei lo fa.

Ha una risata bellissima.

Mi è veramente mancata.

-Quindi non farti problemi, dimmi pure tutto ciò che vuoi-

La incoraggio.

-Tutto?-

-Sì, tutto-

-Ok. Allora, perché sei qui Carlos? Sinceramente-

Il suo tono è inquisitorio.

-Te lo detto, volevo chiederti scusa-

La mia risposta non sembra averla convinta.

-Potevi benissimo farlo per telefono, invece sei venuto qui, perché?-

Mi ha scoperto.

-Sì, hai ragione. Il vero motivo è che mi sei mancata e volevo rivederti.-

Sgrana gli occhi e mi chiede balbettando.

-Tuuuu vooolleeevvi rrriiivedddermi?-

Le prendo di nuovo le mani.

-Certo. Mi piaci Amelí-

Le confesso, anche se sinceramente credo di provare un sentimento più intenso, ma per il momento me lo tengo per me.

La sua espressione è esilarante, non sa cosa dire, così per venirle incontro le propongo.

-Che ne diresti di farmi da guida turistica?-

-Vuoi vedere la città?-

-Perché no? Ormai sono qui e non ho mai visto Lisbona. Allora, mi accompagni?-

Fa un segno di sì con la testa.

-Bene! Andiamo allora-

Senza aspettare un attimo, la prendo per la mano e la trascino via.

 

Ci vediamo Sabato prossimo…. 😘 😘 😘 😘 

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Capitolo 4
*** Perché non vieni con me? ***


Perché non vieni con me?


Amelí

 

Che giornata pazzesca, abbiamo girato l'intera città.

Abbiamo parlato di tutto e anche se all'inizio è stata dura a ingranare, alla fine non riuscivamo più a smettere.

Continua a sorprendermi, ha la capacità di infondermi un gran senso di fiducia e mi sento libera di parlare con lui di qualsiasi argomento e soprattutto, non riesco a mentirgli.

-Siamo arrivati-

Mi dice, appena arriviamo davanti alla sede del mio dormitorio. Guardo l'edificio e poi guardo verso di lui.

Non voglio andare, sto così bene con lui, ma anche se malvolentieri gli dico.

-Grazie, alla prossima allora-

Mi avvicino e gli do un piccolo bacio sulla guancia, mentre apro lo sportello della macchina.

Sto per uscire ma lui mi trattiene e mi guarda in un modo veramente intenso negli occhi.

Cavolo!

Forse vuole di più di un semplice bacio sulla guancia?

La mia mente mi riporta a quel giorno.

Per quanto mi piacerebbe, ho paura che dopo voglia sempre di più e io non voglio.

Lentamente inizia ad avvicinarsi e il mio cuore inizia a battere sempre più veloce nel petto.

Ormai è a pochi centimetri dalla mie labbra e io, sono come bloccata e aspetto l'inevitabile, ma sorprendentemente all'ultimo secondo, cambia direzione e mi da anche lui un bacio sulla guancia.

Tiro un sospiro di sollievo per questo, per quanto mi piacerebbe baciarlo, non sono ancora pronta per questo, ma mi chiedo anche:

lo sarò mai?

-Grazie a te Amelí. Volevo chiederti un'ultima cosa.-

-Dimmi-

-Posso invitarti a cena?-

-Cena?-

-Sì, sai l'ultimo pasto della giornata, hai presente?-

Mi sta prendendo in giro, inizia anche a ridere.

-Ah ah…. So cos'è la cena… Solo mi chiedevo perché… -

-Perché? È semplice, voglio passare più tempo che posso con te.-

Ecco che divento di nuovo tutta rossa, almeno credo, dato che mi sento molto accaldata in questo momento.

Dice sul serio?

-Allora? Tra un ora ti va bene?-

Senza rendermene conto annuisco e scendo di corsa dall'auto ed entro.

Appena sono nell'edificio, chiudo gli occhi, mi accascio a terra e cerco di tenere a bada il cuore, che sta martellando dentro il mio petto a una velocità pazzesca.

Quando li riapro, vedo tutte le ragazze che abitano lì con me che mi guardano in un modo veramente strano.

Oddio, che sta succedendo?

Perché mi fissano tutte così?

Una di loro si avvicina e mi chiede.

-Come stai Amelí?-

Mi ha chiamato per nome, come fa a sapere?

Pensavo che in questo dormitorio nessuno sapesse chi sono, comunque le rispondo.

-Molto bene, grazie-

-Bene, sono contenta.-

Guarda le altre ragazze e aggiunge

-Siamo tutte contente che tu stia bene-

Vedo che tutte annuisco e fanno anche un sorriso.

Poi un'altra ragazza, si avvicina e mi porge la mano per aiutarmi a rialzarmi e mi chiede molto seriamente.

-Adesso devi dirci una cosa… -

-Cosa?-

Già, cosa vogliono sapere?

-Ma dove diavolo hai incontrato un figo del genere?-

La sua voce diventa stridula, ma anche molto allegra.

-Ecco….è una lunga storia….-

Rispondo vagamente e tutte mi circondano, facendomi almeno ottocento domande, fin quando alla fine cedo e gli racconto tutto, cioè tralasciando lo schiaffo ovviamente.

Appena finiscono sembrano tutte entusiaste per me.

-Wow, è una bellissima storia.-

Una mi dice.

-Molto romantica-

Un'altra interviene.

-Quanto ti invidio-

Continuano così per almeno un quarto d'ora, finché a un certo punto le dico.

-Scusate ragazze, ma devo andare a prepararmi, tra un po' Carlos torna e mi porta fuori a cena…. -

Non faccio in tempo a finire la frase che tutte mi trascinano via in camera mia emozionate, perché gridano e saltellano tutte felici.

-Bene ragazze, aiutiamo Amelí a prepararsi-

Una delle ragazze inizia a impartire gli ordini a tutte come se fosse un generale.

-Voi scegliete un vestito, mentre voi penserete al trucco e voi altre ai capelli. Su forza, non c'è tempo da perdere.-

Sono completamente allibita.

Tutte iniziano a darsi un gran da fare.

-Forza Amelí. Va a farti la doccia, vedrai sarai stupenda-.

Sono come bloccata, ma alla fine vado.

Sono sotto il getto dell'acqua calda, quando non riesco far a meno di essere ancora molto sorpresa per il comportamento delle ragazze.

Credevo che non sapessero nemmeno chi fossi.

Forse è vero allora quello che mi ha detto Carlos, che sono state loro a mettermi il pigiama e darmi le medicine.

Pensavo me l'avesse detto solo per tranquillizzarmi.

Ma i miei pensieri vengono interrotti quando una delle ragazze mi dice.

-Ti ho portato il rasoio-

Il rasoio?

Senza aspettare la mia autorizzazione apre la tenda della doccia e me lo porge.

-Bisogna essere sempre pronte-

Mi fa l'occhiolino ed esce.

Esco dalla doccia e tutte mi circondano di nuovo.

Mi vestono, mi pettinano e mi truccano persino e appena hanno finito, tutte mi dicono in coro.

-Sei bellissima Amelí-

Vado allo specchio e non credo ai miei occhi a ciò che vedo.

Ma sono veramente io questa?

Il vestito che hanno scelto per me è semplice ma di gran effetto, non troppo scollato, ma risaltano a pieno le mie forme. I capelli sono stati lasciati sciolti, ma dei bellissimi boccoli cadono morbidi sulle mie spalle e il trucco non è eccessivo come credevo, l'unica cosa che non mi piace è il rossetto, troppo rosso per i miei gusti, dato che non ho l'abitudine di metterlo.

Tutte prima di uscire mi dicono.

-in bocca al lupo Amelí-

-Crepi-

Solo una ragazza si trattiene.

-Sei nervosa?-

Mi chiede.

-Molto-

-Vedrai andrà tutto bene-

Mi incoraggia.

Viene verso di me e mi sposta da un lato i cappelli.

-Sembra un bravo ragazzo. Ieri quando l'abbiamo visto bussare alla tua porta, era molto emozionato-

-Davvero?-

Non riesco crederci.

-All'inizio devo ammettere che ci è sembrato strano, così lo abbiamo tartassato di domande. Sai, non volevamo che si approfittasse di te-

Sono completamente senza parole.

-Poi, quando ti ha portato in braccio, perché avevi la febbre e ha insistito che fosse lui a controllarti durante la notte, ho capito che aveva un vero debole per te.-

-Dici davvero?-

Mi fa un bellissimo sorriso e annuisce.

-Certo!-

Carlos? Ha un debole….per ...me?

Le parole di Carlos mi ritornano in mente.

“Mi piaci Amelì”

Credevo che me l’avesse detto solo per farmi piacere.

Non posso piacere a uno come lui, non in quel senso almeno.

È troppo bello e ho visto con che ragazze è uscito prima di me; tutte modelle e showgirl.

Ma un’altra domanda mi sta tormentando da quando sono arrivata.

-Perché mi state aiutando? Credevo che non sapevate nemmeno chi fossi-

-È semplice, viviamo insieme, lontani dalle persone che ci amano, è normale darsi una mano.-

La sua risposta è molto genuina.

Mi sento una vera ingrata.

Tutte si sono date un gran da fare per me, mentre io non ho fatto altro che giudicarle male fino ad oggi.

Le ho sempre ignorate.

Mi sento uno schifo dato che non so nemmeno come si chiama.

Forse dovrei chiederglielo? E se dopo mi giudicherà male?

Sto per domandarglielo, quando una bussa alla porta ed entra.

-Amelì, Mary è arrivato-

-Va bene, digli di aspettare.-

Mary, ecco come si chiama!

Mi guarda e con un grande sorriso mi dice.

-Un’ultima cosa, grande Amelì, sai proprio scegliere i ragazzi-

Alza il pollice in sù, mi fa persino l’occhialino.

Le prendo le mani e le dico.

-Grazie-

-Non serve-

Insieme ci incamminiamo.

Credevo di essere sola fino adesso, credevo che tutte queste ragazze non mi considerassero, invece, quanto mi sono sbagliata.


Carlos

 

Tutte le ragazze del dormitorio mi stanno fissando.

Dovrei essere abituato a questo tipo di attenzioni, ma il loro sguardo è diverso: duro e allo stesso tempo molto minaccioso. Scrutano ogni mia mossa, l’ultima volta che ho visto delle espressioni del genere, è stato quando ho invitato la mia prima ragazza a uscire con me. Ero andata a prenderla a casa e suo padre mi guardava allo stesso modo.

Amelì, sbrigati!

Eccola!

Finalmente.

Ma non è da sola e in compagnia di una ragazza, la stessa di ieri sera, quella che mi ha tartassato di domande e anche che ci provava con me.

Comunque, non riesco fare a meno di rimanere a bocca aperta per quanto sia bellissima.

Dio! È un sogno.

-Ciao Carlos.-

-Amelì, sei stupenda-

Arrossisce vistosamente.

-Grazie! Sai è merito delle mie amiche. Sono loro che hanno fatto questo miracolo-

Fa una piroetta.

Mary interviene.

-Sei bellissima anche senza il nostro intervento-

-Ha ragione-

Do corda alla ragazza, dall'altra parte è così.

È semplicemente magnifica, quel trucco che risalta i  suoi occhi, l'abito semplice ma raffinato, e quei suoi bellissimi capelli: magnifica è poco!

-Carlos, ti presento Mary. Mary ti presento Carlos-

Allungo la mano per stringerla e le dico.

-Piacere-

-Il piacere è mio “Carlos”-

Il modo in cui dice il mio nome mi suona male, ma non sono l’unico che se ne accorto, dato che Amelì le chiede.

-Lo conosci?-

-Non personalmente, ma ho sentito molto parlare di te-

Il suo sguardo si fa veramente duro.

-Non devi credere a tutto ciò che si dice, molti giornalisti esagerano-

Anche se non sono proprio un santo, alcuni paparazzi hanno sempre gonfiato alcune delle mie storie.

-Non ho mai detto che sono stati i giornalisti-

La sua affermazione mi spiazza.

Vorrei chiederle allora da chi, ma lei si rivolge ad Amelì.

-Divertiti-

Le dà un bacio sulla guancia e se ne va, ma all’ultimo mi dice.

-Trattala bene!-

Se ne va e con lei anche tutte le altre.

Rimaniamo soli, ma sono ancora perso nei miei pensieri quando Amelì mi chiede.

-Allora? Dove si va?-

-In un bel ristorante-

Le faccio l'occhiolino e le apro lo sportello della macchina.

-Grazie, sei veramente galante-

-Che uomo sarei se non lo facessi?-

Sale in macchina e la raggiungo.

-Perché fai sempre queste domande?-

Mi chiede, ma non capisco a cosa si sta riferendo.

-Quali domande?-

-Che uomo sarei se non facessi quello o quell'altro?-

Non so cosa risponderle, in effetti me ne sono accorto anche io, ma lo faccio solo con lei.

-Sinceramente, non lo so.-

Mi metto a ridere, tanto per sdrammatizzare.

-Forse perché mi fai sentire un ragazzino imbranato-

-Scusami-

-Non devi scusarti, non è colpa tua.-

-Per quel che vale, io ti reputo un uomo e anche un bellissimo uomo-

Il suo tono è molto deciso, ma appena la guardo negli occhi subito abbassa lo sguardo come imbarazzata. Così le dico a mia volta.

-E io reputo te una donna, una bellissima donna-

Le do anche un bacio sulla guancia, anche se vorrei farlo sulle labbra, ma credo che non sia pronta per questo.

Anche prima, quando lo accompagnata avrei voluto farlo, ma ho visto quanto era spaventata quando ho iniziato ad avvicinarmi e ho preferito non farlo, così all'ultimo ho optato per la guancia.

Credo che le sia successo qualcosa.

Senza aggiungere altro avio la macchina e partiamo.

Il ristorante che ho scelto è semplice e molto rustico. Ho chiamato Sofia per farmi consigliare, non volevo portarla in un posto dove non le piacesse e soprattutto che si sentisse a disagio.

Con le altre non era difficile, bastava portarle in un posto lussuoso e subito mi si gettavano ai piedi, ma lei non è così.

Forse per questo che mi piace tanto, proprio perché è diversa da tutte le altre.

-Ti piace?-.

-Molto, adoro mangiare in questi posti. Ma come facevi a saperlo?-

Mi chiede con un tono inquisitorio.

-Ti leggo nella mente-

Scherzo con lei.

-Scommetto che è stata Sofia a dirtelo-

Si mette a ridere.

Adoro quando lo fa, ha una risata stupenda.

-Colpito e affondato-

La serata procede nel migliore dei modi, parliamo di tantissime cose e ogni volta scopro qualcosa di più su di lei e ogni volta mi piace sempre di più.

-Cosa fai ora che ci sono le vacanze?-

Le chiedo, anche se vorrei chiederle un'altra cosa in verità. Volevo chiederle di venire con me in un'isola tropicale.

Non mi piace il freddo e preferisco andare in un posto caldo in questo periodo.

Di solito ci vado con qualche modella di turno.

-Vado a casa, da mia mamma.-

Cavolo!

-E tu? Torni in Brasile?-

-No, non torno in Brasile-

-E con chi passi il Natale?-

-Da solo, non ho mai festeggiato questa ricorrenza-

La sua espressione è sconvolta.

-Mai?-

Mi chiede incredula.

Scuoto la testa e sorseggio un po' del mio vino.

-No, è una festa che non ho mai festeggiato-

-Perché?-

-Ecco, quando ero piccolo eravamo molto poveri, e sono praticamente dovuto crescere da solo. I miei genitori lavoravano sempre, soprattutto durante il Natale.-

La sua espressione si fa triste, molto triste e non mi piace vederla così.

Forse comunque potrei provare a chiederle di venire. Forse mi dirà di sì.

-Non essere triste, a tal proposito volevo chiederti…. -

Non faccio in tempo a finire la frase che è lei a propormi.

-Perché non vieni con me?-

Sono completamente spiazzato.

-Cosa?-

-Sì, vieni con me a Parigi.-

Ok! Questa non me lo aspettavo proprio.

-Dici sul serio?-

-Certo. Non bisogna stare soli a Natale e mia mamma sarà felicissima.-

Nessuna mi ha mai invitato.

Senza nessuna esitazione le rispondo.

-Va bene.-

-Allora è deciso. Domani  partiamo.-

Il sorriso che mi fa subito dopo, mi fa perdere un colpo al cuore.


Ci vediamo Sabato…..😘😘😘😘

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Capitolo 5
*** Bugie ***


Bugie

 

Amelì

 

Forse sono stata troppo precipitosa ad invitarlo?

Ma quando mi ha detto che non aveva mai festeggiato il Natale, mi sono sentita molto triste per lui e mi è venuto automatico invitarlo.

Sono sicura che mia mamma sarà felicissima quando glielo dirò.

Le piace avere gente in casa, soprattutto da quando sette anni fa mio padre è venuto a mancare, da quel giorno siamo state sempre state solo io e  lei, ogni volta mi chiedeva di invitare chiunque volessi, ma io non l'ho mai fatto, apparte ovviamente Sofia.

Ma ora, anche io me ne sono andata, ed è rimasta sola e questo mi rende molto triste.

Non ha mai voluto trovarsi nessun'altro dopo, ama ancora molto mio papà.

Sto preparando la valigia, quando sento bussare.

-Avanti-

È Mary.

-Stai partendo?-

-Sì. Torno a casa e tu? Non parti?-

-Domani. Vado da mio fratello, quest'anno passo con lui le vacanze, vuole farmi conoscere qualcuno-

Mi spiega, ma subito dopo mi chiede.

-Allora com'è andata con Carlos ieri sera?-

-Bene, abbiamo passato una piacevole serata.-

Il suo sguardo però mi sembra deluso per la mia risposta, infatti subito dopo mi chiede.

-Solo piacevole? Non c'è stato altro?-

Non capisco a cosa si sta riferendo.

-Altro?-

-Dai, non fare finta di non capire… -

Mi fissa in un modo strano, ma io continuo a non capire a cosa si riferisce.

-Un bacio? O meglio, una sfrenata notte di sesso?-

Credo di essere diventata bordo per questa sua domanda.

Dovrei essere abituata a questo modo di parlare senza alcun pudore, dato che anche Sofia è così esplicita e Mary me la ricorda molto.

-No! Niente di questo è successo-

Lo dico con molto impeto.

-Perché? Non sarai ancora vergine per caso?-

Mi guarda curiosa.

Cosa le dico adesso?

Certo che non sono più vergine, da molto molto tempo, anche se non è stata proprio una mia scelta, ma non mi va di dirglielo, perché se mi facesse altre domande, non potrei risponderle.

Nessuno sa, nemmeno a Sofia sono stata in grado di raccontare niente.

Così decido di mentirle.

-Si, sono vergine-

-Ma dai! Veramente?-

Faccio solo un cenno di sì con la testa.

-Allora hai fatto bene. La prima volta dev'essere speciale-

Sento nel suo tono qualcosa di strano, così cerco di indagare.

-Per te è stata speciale?-

-No, assolutamente no. Ero giovane e non sapevo nemmeno ciò che stavo facendo in quel momento. Stavo con questo tipo e lui insisteva, finché alla fine non ho ceduto e lo fatto. Subito dopo mi sono pentita.-

Un po' quello che è successo a me…

-Mi dispiace-

Dico sinceramente.

-Non devi. Sono stata io alla fine a dire di sì. Dio, se solo potessi tornare indietro gli direi sicuramente di no, ma ormai è inutile piangere sul latte versato-

No, allora non è quello che è successo a me…

Io non ho detto di sì…

-Posso chiederti una cosa?-

-Certo-

-Credi se gli avessi detto di no, lui non avrebbe fatto niente?-

Mi guarda con un'espressione strana in viso.

-In che senso?-

Meglio cambiare discorso.

-No, niente. Fai finta che non ti abbia chiesto niente.-

Mi rimetto a fare la valigia senza più guardarla, ma poi mi dice.

-Se una ragazza dice di no e lui continua, si chiama stupro-

Tutto ciò che ho in mano mi cade rovinosamente a terra.

-Amelì, tutto bene?-

-Sì, sì-

No! Mi viene da piangere.

Mary si avvicina a me e mi stringe forte, ma senza dirmi nulla.

Forse ha capito?

Stiamo lì molto tempo, finché non riesco a tranquillizzarmi e alla fine mi propone.

-Ti do una mano-

E senza aspettare conferma, tira su i vestiti da terra e inizia a piegargli.

-Grazie-

L'unica cosa che riesco dirle.

Lei mi fa un dolce sorriso e mi fa anche una dolce carezza sulla guancia.

-Sono qui se hai bisogno-

 

Carlos.

 

Forse ho fatto male ad accettare?

Conoscere i genitori di qualcuna è un grande passo.

Non credo di essere pronto per questo…

Dai Carlos, ma che vai blaterando, comunque tra te e Amelì non c'è stato ancora niente, quindi, che problemi ti fai?

Forse è questo che mi tormenta di più?

Il fatto che tra me e Amelì non sia ancora successo niente.

Apparte qualche carezza e qualche bacio sulla guancia, non abbiamo nessun tipo di rapporto.

Maledizione!

Ogni volta che provo a baciarla, non posso fare a meno di notare che è terrorizzata ogni volta. Perché?

Le faccio così paura?

O forse semplicemente non le interesso in quel senso?

Cavolo, ma perché è così difficile?

Ma lei mi piace, sul serio. No! Non è solo questo, credo che mi sto innamorando seriamente di lei.

Ogni volta che le sono vicino, il mio cuore batte forte all'impazzata e sono felice quando è accanto a me.

Una cosa che non ho mai provato per nessuno.

Siamo su un taxi che ci sta portando a casa di Amelì e sono molto nervoso.

La macchina si ferma, pago il tassista anche se Amelì continua a insistere di essere lei a farlo, ma alla fine riesco a farle cambiare idea.

Scendiamo dall'auto e prendo i bagagli e anche qui, continua a insistere che è lei a volerlo fare.

-Posso fare da sola-

-Lascia, faccio io-

Vedo che sbuffa sonoramente.

Perché non lascia che qualcuno la aiuti?

Alla fine, anche questa volta vinco io.

-Allora è qui che hai vissuto?-

Le chiedo mentre osservo l'edificio.

È un palazzo molto alto, stile classico, poco lontano dalla torre eiffel.

-Sì, è casa mia-

Entriamo e prendiamo un vecchio ascensore.

-È sicuro questo coso? Non è che ha un certo punto si blocca?-

Ammetto che gli ascensori mi inquietano un po', soprattutto così vecchi.

-Sì, non ti preoccupare. Non si è mai fermato-

Ma comunque non riesco a stare tranquillo.

Amelì se ne accorge e mi stringe la mano e immediatamente sento un forte senso di benessere.

Tempo qualche secondo e l'ascensore si ferma al piano indicato da Amelì.

-Vedi, siamo arrivati-

Le porte si aprono e praticamente mi fiondo fuori da lì, ma inevitabilmente vado a sbattere contro una delle valige e lei si mette a ridere a crepapelle.

-Sono felice che le mie paure ti facciano ridere.-

Il mio tono è sarcastico.

-No, non rido per le tue paure, ma per come ti sei quasi ammazzato per uscire dall'ascensore-

Siamo ormai di fronte al portone di casa, quando all'ultimo le dico.

-Sicura che hai tuoi non da fastidio ospitarmi?

Guarda che posso benissimo andare a stare in un Albergo-

-Non dire sciocchezze, abbiamo una camera degli ospiti e mia mamma sarà felicissima di ospitarti. Poi fidati, non riuscirai a trovare una stanza libera in tutta Parigi.-

Mi dice più decisa che mai e senza aspettare oltre apre la porta e grida.

-SONO ARRIVATA!-

Subito compare una donna molto bella, che si precipita da Amelì e l'abbraccia calorosamente. -Tesoro! Sei qui finalmente-

-Mamma, mi sei mancata-

-Anche tu amore, tantissimo-

Quindi questa è sua madre.

Wow! È giovanissima. Non so quanti anni possa avere, ma sembra più che altro sua sorella.

Appena si staccano, subito mi presenta.

-Mamma, ti presento Carlos-

-Piacere signora-

Le allungo la mano, ma lei invece mi stringe forte.

-Che piacere conoscere finalmente un ragazzo di mia figlia-

Ragazzo? Beh, non mi dispiacerebbe proprio esserlo.

-MAMMA! NON È IL MIO RAGAZZO-

Amelì praticamente glielo urla e diventa anche tutta rossa in viso.

Subito sua madre la guarda con due occhietti curiosi per la sua reazione.

-È solo un amico-

Infine dice, ma questa volta il suo è solo un sussurro.

-Dai vieni ti faccio vedere la tua stanza.-

Mi prende la mano e mi trascina via, con la testa china.

Appena siamo però in prossimità di una porta, sua madre le dice.

-Amelì, tesoro, ecco la stanza degli ospiti è occupata-

-Cosa? E da chi?-

La sua voce inizia a essere stridula.

-Vedi per tirare su qualche soldo extra o affittato quella stanza-

-Mamma, sei messa così…-

Ma lei non le lascia il tempo di finire.

-No, non è per quello tesero, e solo che ho pensato che male c'è. La casa è grande e io sono sola, quindi… -

-A chi l'hai affittata?-

-Dopo lo conoscerai è un ragazzo veramente gentile e simpatico-

La conversazione fra le due continua, come se io non fossi presente.

-Potevi anche dirmelo prima-

-Non volevo turbarti-

-E Carlos?-

Decido di intervenire.

-Cercherò una stanza in un albergo, te lo detto non ci sono problemi-

Ma sua madre interviene.

-Non dire sciocchezze, dormirai in stanza con Amelì, infondo sei il suo ragazzo-

La donna prende le valige e si incammina verso un'altra porta e Amelì la segue.

-Mamma, te lo già detto, non è il mio ragazzo-

-Poche storie Amelì, dormirà con te. Hai un letto enorme e potete benissimo dormirci in due-

Così dicendo, zittisce la figlia.

Comunque mi viene da sorridere, sono molto comiche insieme.

Ho fatto proprio bene ad accettare, mi sento molto a mio agio qui.

Dopo avermi ragguagliato su dove si trovano le varie stanze della casa, la mamma di Amelì se ne va lasciandoci soli.

Inizio a guardarla, più che altro a studiarla, sembra essersi molto rattristata quando ha saputo che dovevamo condividere la sua camera.

-Ehi! Tutto apposto?-

-Sì, sì… -

Mente!

Mi avvicino a lei e le metto la mano sulla spalla, la sua reazione è istantanea, fa una specie di balzo e cerca anche di allontanarsi, ma io non glielo permetto.

Cerca di divincolarsi, ma con scarso successo, sono troppo forte, finalmente smette, ma abbassa immediatamente gli occhi.

Con la mano libera, la prendo per il mento e glielo sollevo, in modo tale da poterla guardare negli occhi.

-Non mentirmi, non va bene-

-No, non ho mai dormito con un uomo e la cosa mi spaventa; tanto.-

-Di cosa hai paura?-

Le chiedo per capire meglio.

-Ecco…. Che tu…. Ecco… che…. Mi-

Balbetta cose senza senso.

-Che io cosa?-

Chiude gli occhi e tutto d'un fiato mi dice con un tono alterato anche.

-Che mi salti addosso-

Non so perché inizio a ridere di gusto proprio, tanto che non riesco più a smettere.

-Non ridere… -

Dice tutta offesa incrociando anche le braccia al petto e questa sua reazione mi fa ancora più morir da ridere, tanto che mi viene il mal di pancia.

-La vuoi smettere, non è per niente divertente-

Appena riesco a smettere però, vorrei tranquillizzarla io questa volta, come ha fatto prima lei nell'ascensore.

-Ascolta, non ti preoccupare, non ho nessuna intenzione di salutarti addosso.-

-Chi me lo garantisce?-

-Cavolo, pensi proprio male di me-

-No, è che….-

Ma vedo che non sa cosa dire.

Mi avvicino di nuovo, e le sussurro nell'orecchio.

-Anche se ti desidero da morire, aspetterò che sia tu a saltarmi addosso, ti prometto che farò il bravo-

Anche se non vedo l'espressione che ha in questo momento, posso benissimo immaginarlo: imbarazzata e rossa come un peperone.

Le do un piccolo bacio sulla guancia e le riferisco.

-Vado a farmi una doccia-

Me ne sto per uscire, ma all'ultimo le chiedo.

-Vuoi venire con me?-

Prende un cuscino che è sul letto e me lo tira addosso.

-NON CI PENSO NEMMENO-

Grida con tutto il fiato in gola.

-Beh! Io ci ho provato-

 

Ci vediamo Sabato…..😘😘😘😘

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Capitolo 6
*** Un inizio burrascoso.... ***


Un inizio burrascoso….

 

Amelì

 

Questa non me l'aspettavo proprio, cioè condividere la camera con Carlos e dovrò persino dormirci insieme.

Al solo pensiero divento tutta rossa.

E se gli venissero strane idee?

No, non è da lui.

Ha detto che non mi salterà addosso, almeno è quello che spero.

Comunque mi chiedo perché mi mamma non mi abbia detto niente sul fatto che abbia affittato la stanza.

Siamo veramente così messe male?

Lo sapevo, non dovevo andare via e lasciare mia mamma da sola.

Le spese che ha dovuto affrontare per il mio trasferimento saranno state esagerate.

Anche se la borsa di studio copre completamente la retta della scuola e il dormitorio, le spese per il mangiare e i libri sono apparte.

Devo andare a parlare con lei, prima forse non voleva dirmi niente perché c'era Carlos?

Con questo pensiero mi dirigo in cucina e subito avverto un buonissimo profumino, infatti trovo mia mamma intenta a cucinare qualcosa.

-Cosa stai cucinando? Il profumino sembra invitante.-

-È una ricetta italiana, spero che vi piacerà-

Mi riferisce contenta.

Da quando mia mamma sa cucinare italiano?

O meglio, da quando mia mamma sa cucinare?

Non è mai stata una cuoca provetta, infatti ancora mi chiedo come ho fatto ha non morire di fame in tutti questi anni?

Quello che cucinava prima era mio padre, ma dopo, quando è venuto a mancare, mia mamma comprava solo quelle pietanze che bastava scaldare oppure ordinava qualcosa da asporto, la cucina era diventata un optional.

Così provo a chiedere.

-Da quando hai imparato a cucinare?-

-Non da molto, ho seguito un corso in questo periodo. Sai da quando te ne sei andata, ho molto tempo libero, soprattutto la sera.-

Nel suo tono sento un po' di rammarico, forse è un modo per dirmi che si sente sola, inizio a sentirmi una vera e propria egoista.

-Mamma, mi dispiace.-

-Per cosa piccola?-

Mi guarda con un'aria curiosa.

-Per essermene andata, sarei dovuto rimanere qui, con te-

Se la facoltà di medicina di Parigi mi avesse dato la borsa di studio, ora non starei a Lisbona, anche se è la migliore nel suo campo.

-Non dire assurdità, è giusto che tu segua la tua strada, io sto bene.-

Il tono convinto con cui me lo dice mi fa capire che è così, ma comunque non riesco a far a meno di dispiacermi.

-Mamma?-

-Cosa c'è tesoro?-

-Dimmi la verità, hai affittato la stanza degli ospiti perché siamo nei guai per colpa mia?-

-Ma no tesoro, tranquilla. È vero, non navighiamo nell'oro, ma non siamo messe così male.-

Anche qui è molto determinata, non capisco.

-Allora perché?-

Fa una specie di sospiro e mi invita a sedermi sulla sedia, mettendosi di fronte a me, mi prende le mani e mi racconta.

-Ti ricordi di tuo zio Alberto? Il fratello di tuo papà?-

Ma certo che me lo ricordo, anche se è da anni che non lo sento e vedo più, esattamente dal funerale di mio papà.

Anche se ero piccola, mi ricordo perfettamente la litigata che mia mamma ha avuto con la parte della famiglia di mio padre, incolpavano lei per quello che gli era successo. Non gli ho mai perdonati per quello che le hanno detto e anche di non averci mai dato una mano quando ne avevamo bisogno.

Era mio padre che lavorava e manteneva la famiglia, mentre mia mamma si occupava della casa e soprattutto di me.

Mio papà, poco prima di morire però, aveva investito buona parte dei suoi soldi in un progetto: voleva aprire un albergo in Grecia, un suo grande sogno.

I lavori erano persino iniziati, si trattava di ristrutturare un vecchio edificio già esistente, ma quando morì, mia mamma non se la sentiva di andare avanti, dato che non ci capiva niente, così all'improvviso si è ritrovata sola, senza un lavoro e me da mantenere.

Ma si è fatta forza e ha reagito: è riuscita a vendere subito l'edificio, anche se per la metà dei soldi, poi si è trovata anche un lavoro, grazie anche al papà di Sofia.

Ma per i primi mesi, praticamente vivevamo di pane e acqua solamente. So che ha provato a chiamarli e farsi dare un prestito, ma l'unica cosa che hanno fatto, è stato quello di ignorarci e tanti saluti.

Non ho più voluto avere niente a che fare con loro.

È ora, cosa vogliono?

Intanto rispondo facendo un segno di sì con la testa.

-È ti ricordi che era sposato con tua zia Selina?-

Di nuovo affermo con la testa.

-Lei mi ha chiesto se per un periodo potevo dare la stanza al fratello del marito di sua cugina-

Più complicata no?

Comunque ancora non capisco perché ha deciso di aiutarli?

-Perché hai detto sì dopo quello che ci hanno fatto comunque?-

-Selina non c'entra con loro, ha divorziato da tuo zio due anni fa e lei è sempre stata dalla mia parte, non potevo non aiutarla-

Questo non lo sapevo.

In effetti, se ricordo bene, mia zia non ha mai detto niente durante quella litigata, ma so che non è nemmeno intervenuta durante la discussione, così ho sempre pensato che era dalla loro parte.

-Quindi tesoro, è tutto apposto.-

Si rialza e va verso i fornelli e infine mi dice.

-Vedrai, stasera lo conoscerai è un tipo molto simpatico e in gamba e poi con lui non mi sento più così sola… -

Avvertiamo entrambe un rumore e guardiamo in direzione di essa e vediamo Carlos sulla soglia della porta con indosso solo un asciugamano in vita.

Dio! Che corpo!

Avvampo all'istante.

-Scusate il disturbo, non volevo interromperti, volevo solo prendere da bere.-

-Nessun disturbo, cosa preferisci? Abbiamo the, aranciata, succo di frutta… -

Mia mamma gli fa una lista di cose che ha e io intanto non riesco a staccare di dosso i miei occhi da lui.

-Grazie, ma basta dell'acqua-

Subito mia mamma va a prendergli la bevanda, intanto lui si avvicina a me e mi dice all'orecchio in modo sensuale anche.

-Ti piace quello che vedi?-

Non riesco a rispondergli per quanto sono imbarazzata, si allontana, prende il bicchiere di acqua, lo beve tutto d'un fiato e ci riferisce.

-Ora è meglio che vada a rivestirmi-

-Va bene-

E sempre mia mamma a rispondergli e appena si allontana mi dice.

-Wow! È proprio un gran bel ragazzo, se solo avessi qualche anno di meno-

Dice sconsolata.

-MAMMA! MA CHE STAI DICENDO?-

Sono completamente indignata e lei come se niente fosse mi risponde.

-Che c'è? Gli occhi sono fatti per guardare e lui è proprio un bel vedere-

Anche se sono completamente sconvolta per le sue parole, in effetti non ha tutti i torti, Carlos è proprio un bel vedere.

-Da quanto state insieme?-

-Non siamo insieme, siamo solo amici-

-E cosa aspetti a metterti con lui?-

-Mamma, ma l'hai visto? Come può uno come lui a mettersi con una come me?-

Già, come?

Lui è stupendo ed è stato con le più belle ragazze del mondo che farebbero qualsiasi cosa per lui, mentre io sono una semplice insignificante ragazzina, che per di più la schiaffeggiato quando mi ha baciato.

-Non dire sciocchezze, sei bellissima tesoro e sarebbe fortunato ad averti-

Le mamme, vedono le proprie figlie sempre bellissime.

-Cambiamo argomento-

Non ho voglia per il momento di parlare che tipo di rapporto c'è tra me e Carlos, anche perché nemmeno io lo so.

-Quando conoscerò questo fratello del marito della cugina di zia Selina?-

-Stasera, comunque si chiama Christian-

Lo stesso nome di mio papà.

-Sì lo so, si chiama proprio come lui-

Che coincidenza.

Ma ecco che ritorna Carlos, tutto vestito questa volta, ma anche così non posso che pensare.

Wow, è bellissimo.

Come farò?

Mi alzo d'impeto e dico.

-Vado a farmi anche io la doccia.-

Mi dirigo immediatamente in bagno.

 

Carlos

 

-Carlos, che cosa fai lì impalato, siediti!-

La mamma di Amelì me lo ordina praticamente e obbedisco.

-Grazie signora-

-Ti prego chiamami Sara, signora mi sembra così da vecchi-

-Grazie, Sara-

-Ti posso offrire qualcos'altro? Non so un caffè?-

Mi chiede con un bellissimo sorriso.

Amelì somiglia moltissimo a sua madre, hanno gli stessi lineamenti, solo il colore degli occhi è diverso.

-Se non è troppo disturbo, molto volentieri-

Subito si precipita a farlo.

-Il padre di Amelì? Non vedo l'ora di conoscerlo-

Appena finisco la domanda, vedo che Sara fa cadere tutto il caffè per terra.

-Dio! Che macello che ho fatto-

Vado immediatamente da lei.

-Le do una mano-

-Non ti preoccupare, vado a  prendere la scopa-

Se ne va, tempo un minuto che torna, ripulisce tutto e mette il caffè.

Si siede affianco a me e mi chiede con un tono strano.

-Amelì non ti ha detto niente su suo padre?-

Cosa doveva dirmi?

Faccio un segno di no con la testa.

-Mio marito è deceduto qualche anno fa-

Il suo tono è molto triste.

Ora che ci penso, in effetti Amelì non lo ha mai nominato, ha sempre parlato di sua mamma.

Perché non me l'ha detto?

-Mi dispiace-

Lo dico sinceramente.

Sua mamma subito la difende.

-Amelì non dice a nessuno quello che è successo, ma credevo che a te l'avesse detto, dato che ti ha invitato.-

Intanto la macchinetta del caffè ci avverte che è pronto.

Immediatamente si alza e mi porge una tazza, ma continuo a chiedermi.

Perché non mi ha detto niente?

-Carlos!-

La donna richiama la mia attenzione.

-Sì?-

-Amelì è una ragazza che non esterna facilmente i suoi sentimenti, si tiene tutto dentro.-

Lo immaginavo.

-Ma con te mi sembra diversa, più spensierata. Non so quello che provi per lei, ma non farle del male-

No, non ci penso minimamente.

Lo penso ma non lo dico, ma credo dalla mia espressione che l'abbia capito.

Rimaniamo un po' lì e le raccontò come abbiamo fatto a conoscerci.

-Sofia! È una ragazza incredibile. Lei è Amelì sono amiche fin dalla prima elementare e anche se hanno due caratteri completamente opposti, si vogliono molto bene-

Mi riferisce.

Poi ha un certo punto mi dice.

-Ora devo uscire, ma tra un'oretta sarò di ritorno, puoi dirglielo tu ad Amelí?-

-Sì certo.-

Intanto che aspetto che Amelì finisca di farsi la doccia, vado a prendere il mio cellulare che ho lasciato in stanza.

Apro la porta ed eccola lì, completamente nuda che cerca qualcosa in un cassettone.

Sono come bloccato, inizio con lo sguardo a percorrere ogni sua curva, ogni lembo della sua pelle.

Ha un corpo magnifico, semplicemente perfetta.

Gambe lunghe, un sedere alto e sembra anche molto sodo, il ventre è piatto e il seno è abbondante ma non esageratamente.

Sto praticamente sbavando, ma appena si accorge di me subito inizia a gridare.

-ESCI IMMEDIATAMENTE FUORI DI QUI-

Richiudo la porta.

Il mio cuore continua a battere all'impazzata e anche il mio amichetto qui di sotto sento che pulsa come non mai, come se non avesse mai visto una donna nuda.

Ma che mi sta succedendo?

Ho le palpitazioni.

Aspetto qualche istante, il tempo di riprendermi più che altro e busso.

Quando sento dall'altra parte.

-Avanti-

Riapro la porta e noto Amelì nel letto, completamente sotto le coperte.

Mi siedo accanto a lei e cerco di tirarle giù il pesante piumone, ma sento che sta cercando di fare resistenza.

-Dai vieni fuori di lì-

La incoraggio.

-No!-

-Vuoi stare lì per sempre?-

Inizio a scherzare, così forse esce.

-No, ma per il momento sì-

Decido di cambiare tattica.

-Fai così solo perché ti ho visto nuda?-

Non risponde, ma capisco che è così.

-Dai, che sarà mai, non sai quante donne nude ho visto…-

Questa sarà una bugia, anche bella cattiva.

-E anche molto meglio di te-

No, non è vero.

Tira giù il lenzuola e mi guarda con una faccia molto contrariata e subito cerco di rimediare.

-Scherzavo. Sei perfetta-

Le faccio persino l'occhiolino, al contrario lei prende un cuscino e me lo sbatte in faccia.

-È la guerra che vuoi-

Le tolgo il cuscino dalle mani e questa volta sono io a colpirla, ma senza usare troppa forza.

Dal canto suo prende un'altro cuscino e iniziamo una vera e propria lotta.

Ridiamo e scherziamo nel frattempo che cerchiamo di colpirci, iniziamo anche a rincorrerci per tutta la stanza. Finché, ha un certo punto, stremati mi dice con il fiatone.

-Ti prego tregua-

Però avevo già preso una rincorsa per sferrarle un ultimo attacco e rovinosamente sto per cadere sopra di lei, ma all'ultimo la prendo per i fianchi e cerco di girarmi, in modo tale da essere io quello che sbatte sul pavimento e la trascino con me.

Sbatto la schiena.

Ahi! Che botta.

Amelì e completamente su di me.

-Amelì, tutto bene?-

Le chiedo speranzoso che non si sia fatta niente.

-Sì, sì tutto apposto e tu?-

Alza la testa e i nostri sguardi si incatenano.

Dio quanto è bella!

Nessuno dice niente, sento una forte attrazione per lei e l'unica cosa che vorrei fare in questo momento è baciarla.

Alcune ciocche di capelli le cadono sul viso e lentamente con la mano gliela sposto, sfiorandole anche la guancia.

Ha la pelle così morbida, sembra seta.

Lentamente i nostri visi si avvicinano e sento il suo profumo sempre più intenso, un misto di fragola e ciliegia, i miei frutti preferiti.

Ormai basta poco e le nostre labbra si uniranno, ma sono troppo impaziente e con un rapido gesto accorcio la distanza e mi imposseso delle sue labbra.

Il bacio che ne segue mi travolge come un treno in corsa, mille brividi mi percorrono su tutto il corpo. Il suo sapore, la sua lingua, tutto mi sta facendo completamente impazzire, ma sento che vuole staccarsi, ma glielo impedisco. La afferro per la nuca e la attiro più a me.

Le nostre lingue continuano a danzare nelle nostre bocche incessantemente, mi manca quasi il respiro, ma non voglio staccarmi, perché sono sicuro che appena lo farò, lei scapperà via e non voglio.

Mi tiro su e con la mano libera me la metto meglio a cavalcioni.

L'erezione che ho in questo momento preme sui pantaloni, facendomi anche un po' male, vorrei liberarmi di tutti i vestiti, miei e suoi e unire i nostri corpi nella più antica delle danze, ma qualcosa mi dice che lei non sia pronta per questo, così mi limitò solo a baciarla.

Ma ormai la mancanza di ossigeno nei miei polmoni si fa più esigente e mal volentieri mi tocca staccarmi.

Appoggio la mia fronte sulla sua, mentre entrambi iniziamo a respirare come se avessimo corso una maratona di quaranta chilometri.

Inizio anche a guardarla e vedo che ha gli occhi lucidi per la passione.

Vorrei chiederle di fare l'amore con me, ma non ne ho il coraggio, ma ormai ho incanalato abbastanza aria e riprendo a baciarla più lentamente questa volta e lei sembra assecondare il mio ritmo.

Le mie mani sono ancorate alla sua vita, ferme immobili, ma ormai voglio sentire di più, voglio sentire la morbidezza della sua pelle, così le sollevo la maglietta, quel tanto che basta per insinuarmi sotto e appena appoggio le dita sulla sua nuda pelle, lei si scosta subito da me e si mette dall'altra parte della stanza, tutta tremante e impaurita.

-Amelì…?-

Sto per chiederle che sta succedendo, ma lei mi interrompe.

-No, non posso…. -

Ripete con voce tremante e si accascia a terra.

-Va bene, non ti preoccupare-

Cerco di tranquillizzarla, ma lei come se non mi avesse sentito continua a ripetere.

-Non posso… Non posso-

Mi avvicino a lei e le metto una mano sulla schiena, ma la sua reazione mi sorprende.

-NON TOCCARMI-

Il suo tono è acido e il suo sguardo è più duro che mai.

-Va bene, non ti tocco, ma ti prego calmati-

Questa reazione non è normale, credo che le sia successo qualcosa di grave, molto grave.

Poi all'improvviso il suo sguardo torna quello di prima e si mette persino a piangere e tra un singhiozzo e l'altro continua a ripetermi.

-Mi dispiace…. Mi dispiace… -

Mi salta persino al collo.

Istintivamente la stringo e mentre le accarezzo i capelli le dico.

-Shhh! Non devi dispiacerti, non è successo niente-

Mia piccola Amelì… Cosa ti hanno fatto?

Dopo quello che è successo, Amelì appena ha finito di piangere si  addormenta tra le mie braccia, così la metto a letto, per stare più comoda.

Non so quanto sono rimasto lì a guardarla, ma ero come incantato, solo dopo che ho sentito la porta di casa, mi sono alzato e me ne sono andato.

Ora sto aiutando la mamma di Amelì ad apparecchiare la tavola per la cena, quando un uomo poco più di trentenne entra in cucina.

-Ciao sono arrivato Sara-

Subito la donna va verso di lui, gli fa un dolce sorriso e gli chiede con un tono molto dolce.

-Bentornato, come è andata al lavoro?-

-Benissimo.. -

Ma si blocca appena posa il suo sguardo su di me.

-Christian, ti volevo presentare un amico di mia figlia, Car… -

Ma la interrompe, perché è lui a finire per lei.

-Carlos Santana?-

La mia fama mi precede, Sara sembra stupita sul fatto che mi conosca infatti gli chiede.

-Lo conosci?-

-Ma certo, è un giocatore del Barcellona.-

Sara mi guarda stupita e mi chiede.

-Sei un calciatore?-

-Sì-

Chissà perché è così stupita?

Vado verso l'uomo gli tendo la mano e gli dico.

-Piacere di conoscerti-

Lui ricambia la stretta, anche in modo molto vigoroso e con un tono felice.

-Il piacere è tutto mio. Dio! Quando lo racconterò ai miei amici non ci crederanno-

L'entusiasmo di un fan è sempre molto piacevole, ma ecco che arriva anche Amelì, con la faccia ancora impastata dal sonno, anche sua mamma si accorge che è arrivata, va subito da lei e gli dice.

-Tesoro, ti presento Christian-

Amelì subito lo guarda con un'espressione dura, ma comunque va verso di lui, ma è Sara a parlare.

-Christian, questa è mia figlia.-

-Ciao! Finalmente ti conosco, tua madre non fa altro che parlarmi di te-

-Non posso dire altrettanto-

Anche il suo tono è duro, tanto che sua mamma la ammonisce.

-AMELÌ!-

Christian però la difende.

-Non ti preoccupare Sara.-

L'atmosfera che si respira è tesa, ma non so cosa dire per alleviarla un po', ma prontamente è la mamma di Amelì a intervenire.

-Dai che è pronto, mettiamoci tutti a tavola-

Così tutti ci mettiamo a sedere, ma appena Christian si siede, Amelì gli grida.

-QUELLO È IL POSTO DIO MIO PAPÀ, NON PUOI SEDERTI LÌ-

Sara vedo che sta per dirgli qualcosa, ma l'uomo senza nessuna esitazione gli dice con un tono amichevole.

-Va bene, tranquilla mi sposto, scusa non lo sapevo-

Prende il piatto e le stoviglie e le mette da un'altra parte e si siede.

Amelì, subito abbassa la testa come imbarazzata e il suo è solo un sussurro.

-Grazie-

Ci accomodiamo tutti, ma non riesco fare a meno di guardare Amelì, per tutta la cena non dice quasi una parola, anche perché il tipo continua a tartassarmi di domande riguardanti il calcio. Rispondo a ogni singola domanda, ma comincio a essere stufo, ormai è da un'ora che non mi da tregua, così gli dico.

-Ma ora basta parlare di me-

Christian sembra mortificato, forse si è reso conto di aver esagerato.

-Hai ragione, scusami e che non ho mai conosciuto un calciatore….-

Amelì lo interrompe dicendo.

-Io vado a dormire, sono stanca.-

Senza aggiungere altro se ne va.

Cosa le è preso?

Mi sembrava abbastanza irritata prima.

Decido di aspettare un attimo prima di raggiungerla, per lasciarle il tempo di cambiarsi, ma dopo venti minuti la raggiungo.

Dopo essermi lavato i denti entro in camera.

La stanza e quasi tutta al buio, tranne che per un piccola lucetta che è vicino al comodino del letto. Sicuramente è stata Amelì a lasciarla accesa.

Mi sdraio accanto a lei il più piano possibile, non so se sta dormendo, perché è completamente girata, ma comunque non voglio disturbarla. Spengo la luce e mille pensieri mi invadono la mente.

Amelì era molto disturbata per la presenza di Christian, ha reagito veramente duramente con lui prima.

Anche prima quando ho messo le mani sul suo corpo è scappata via traumatizzata.

Le è successo sicuramente qualcosa. Sì, ma cosa?

Forse dovrei chiedere a Sofia?

O forse è meglio che lo chieda a lei.

-Stai dormendo?-

Mi chiede con un tono molto triste Amelì.

-No-

Sento che si gira verso di me, purtroppo la stanza è troppo al buio per vederla, sento anche che si sta avvicinando.

-Mi dispiace per prima-

Mi stringe forte a sé.

-Non devi, non è successo niente-

-Sì invece, vedere questo sconosciuto, così in intimità con mia mamma, mi ha fatto perdere la testa-

Sono un'attimo smarrito, pensavo che stesse parlando di quello che era successo fra noi, invece si sta riferendo a quello che è successo durante la cena.

In effetti anche io ho notato che c'è qualcosa tra quei due.

-Amelì? Perché non mi hai detto niente che tuo papà non c'era più?-

Appena finisco di farle la domanda cerca di allontanarsi, ma la stringo più a me.

-Perché ogni tanto mi piace pensare che non è così, che è ancora qui con noi; vivo. Invece se dico che è morto mi fa capire che è così e inevitabilmente divento triste.-

Il tono con cui me lo dice, mi fa capire che soffre ancora parecchio per la sua perdita.

Mi dispiace così tanto che sta così male per questo, anche se non ho mai perso ancora nessuno di così importante, capisco perfettamente come si sente.


Ci vediamo Sabato….. 😘 😘 😘 😘 

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Capitolo 7
*** GIÙ LE MANI DALLA MIA RAGAZZA! ***


GIÙ LE MANI DALLA MIA RAGAZZA!


Amelì

 

Ogni volta che mi bacia ogni fibra del mio corpo si risveglia, mi trema tutto il corpo appena sento la sua lingua invadermi la bocca, il suo sapore poi è divino.

Anche ieri sera, dopo che abbiamo giocato a cuscinate e sono atterrata su di lui, una forte eccitazione si è impossessata di me. Ed è stato così naturale baciarlo.

Ma alcuni ricordi continuavano a tornare e ogni volta cercavo di ricacciarli via, finché non ho sentito le sue mani sulla mia pelle e mi sono spaventata.

Ma Carlos sono sicura che non è come lui…. o sì?

Non so cosa pensare per il momento, sono così confusa.

Stiamo per uscire quando mi mamma mi riferisce come se fossi ancora una ragazzina delle medie.

-Ricorda di non fare troppo tardi, stasera e la vigilia e ho preparato una cena in grande stile-

Cavolo!

Inizio a sentirmi in colpa, non ho aiutato per niente mia mamma in questo. Di solito andiamo sempre dai genitori Sofia a festeggiare, ma quest'anno non è proprio possibile.

Sofia non c'è, è andata in Giappone per assistere a un matrimonio di alcuni amici di Tom e infine il papà è la mamma di Sofia hanno divorziato.

Quando me l'ha detto ci sono rimasta malissimo, non che gli reputassi una coppia molto affiatata, si vedeva che c'era qualcosa che non andava e più crescevo più vedevo questa distanza fra di loro era sempre più crescente, ma addirittura divorziare?

Non l'avrei mai detto.

Forse dovrei chiedere a Carlos di andare da solo, così posso darle una mano ancora.

-Vuoi che rimanga?-

-No, tranquilla vai pure a divertirti è quasi tutto pronto.-

Le do un piccolo bacio sulla guancia.

Siamo sulla porta e all'ultimo mi dice anche.

-Il padre di Sofia verrà da noi, con Pierre-

Appena sento il suo nome mi irrigidisco all'istante e le chiedo con impeto.

-Perché?-

-Perché mi sembrava carino invitarlo dopo quello che ha fatto per noi, sai quello che gli è successo?-

Mi risponde.

Ma il mio perché non era rivolto a quello, dato che mi fa molto piacere sapere che il padre di Sofia venga da noi, è molto simpatico e vado anche molto d'accordo con lui, la mia domanda era: perché è Pierre a venire?

Ma alla fine decido di lasciar perdere e con un tono triste gli dico.

-Sì, lo so!-

Prendo per mano Carlos e praticamente lo trascino via correndo.

Siamo ormai distanti da casa, ma non smetto di camminare velocemente, finché Carlos mi chiede.

-Tutto bene?-

Mi fermo di colpo e guardo nella sua direzione.

Bene, mi chiede?

No! Per niente. Va tutto malissimo, ha partire da mia mamma e questo Christian. Ho visto con che occhi lo guardava, nello stesso modo che guardava mia papà e non mi piace, infine, sapere che Pierre verrà a casa mia non mi piace. Per anni sono riuscita a evitarlo, non è stato facile, dato che è il cugino di Sofia, ma ora sarà inevitabile.

Non ho niente contro di lui in verità, ma è stato lui a presentarmi il suo amico, il suo migliore amico, dato che ogni volta erano insieme.

Ma forse non sarà così questa volta?

-Sì sì… -

Mi affretto a rispondergli, ma non credo che lo convito.

-Sarà, però non si direbbe proprio-

Ovviamente se ne accorto, mi guarda come se aspettasse una sorta di spiegazione, ma non ne ho per niente voglia.

-Hai ragione, ma se non ti dispiace, per il momento non mi va di parlarne-

Dico a bassa voce.

-Va bene. Ma sono qui se ne avessi bisogno-

Mi stupisco subito per le sue parole.

-Allora dove si va?-

Ma è il mio stomaco a rispondere, dato che inizia a brontolare più che mai.

-Ha fare colazione mi sa-

Mi dice mettendosi anche a ridere e inizio a ridere anche io.

Sono felice che Carlos sia qui, mi sta aiutando veramente molto.

Questa volta è lui a trascinarmi via e solo in questo momento mi accorgo che per tutto il tempo la mia mano era legata alla sua.

Passiamo una giornata davvero piacevolissima, giriamo praticamente tutta la città, ma senza però entrare nei vari musei che Parigi offre, dato che per ognuno c'era una fila chilometrica,

Così ci siamo solo limitati a guardarle dall'esterno.

Vivendo qui, io le ho visto un milione di volte, soprattutto con la scuola, ma mi dispiace un po' che Carlos si perda le meraviglie che ci sono al loro interno, soprattutto al Louvre, magari uno di questi giorni riuscirò a portarlo.

Sono ormai le cinque ed è già molto buio, forse sarà meglio rientrare. Anche se la cena è alle otto, vorrei farmi perdonare con mia mamma per il mio comportamento di stamattina, aiutandola ad apparecchiare, ma all'ultimo Carlos mi chiede.

-Andiamo a vedere la torre Eiffel?-

Sarebbe bello.

-Che ne dici invece di rientrare? Vorrei dare una mano a mia mamma. Possiamo andare a vederla nei prossimi gio….-

Qui mi blocco, perché do per scontato che dopo natale voglia rimanere ancora qui con me, ma forse non è così?

-Che succede Amelì?-

Carlos mi chiede.

-No niente, forse dopo Natale vorrai andare via….-

Ma non mi lascia finire che mi dice.

-Starò qui finché tu non mi caccerai e finché non dovrò rientrare a Barcellona. Sempre se tu lo voglia?-

Il mio cuore inizia a battere forte per la gioia.

-Certo che lo voglio-

Dico entusiasta, anche se non avrei voluto dirlo a voce così alta e con questa eccitazione, chissà cosa penserà di me?

Ma vedo che fa un sorriso smagliante.

-Allora torniamo a casa?-

Gli chiedo ulteriormente.

-Dovrei fare un piccola commissione, ma tu vai.-

Mi informa.

Quale piccola commissione?

-Va bene, sai come tornare?-

Gli chiedo, perché non credo che si ricordi la strada di casa.

Immediatamente mi mostra il suo cellulare e mi dice anche.

-Ho la mia mappa, mi sono segnato la via, così è impossibile che mi perda.-

Astuto.

-Allora ci vediamo dopo-

Mi giro e sto per incamminarmi, quando Carlos mi prende per la mano, mi fa girare e mi da un dolcissimo bacio sulle labbra.

-A dopo piccola-

Ed è lui a staccarsi e andare via.

Torno a casa con la testa piena di pensieri.

Carlos è incredibile: dolce, premuroso, bellissimo, sa come farmi ridere e soprattutto mi sento molto libera con lui, tranne che per quello ancora.

Ma sarò mai pronta?

Apro la porta di casa, sto per dire che sono tornata, ma sento qualcuno parlare ad alta voce.

Ma questo è Christian.

Senza volere origlio la loro conversazione sua con mia mamma.

-PERCHÉ NON LE HAI ANCORA DETTO NIENTE?-

-Ascolta Christian, non è facile, hai visto come si è comportata con te ieri? Volevo dirglielo stamattina, ma appena ha saputo che i croissant li hai comprati tu, si è arrabbiata e se ne andata. Come posso dirglielo?-

La voce di mia mamma è molto sofferente.

Mi dispiace e mi sento in colpa per questo.

Ieri quando ho visto mia mamma accanto a Christian ho capito subito che tra di loro c'era qualcosa.

Il modo in cui lo guardava, era lo stesso di come guardava papà, con occhi pieni di amore e anche lui la guardava nello stesso modo.

Sono rimasta sconvolta e ho agito duramente, troppo duramente; credo.

So che mia mamma amava tantissimo papà, ma è da troppo tempo che è da sola ed è ancora molto giovane. Sarei solo un egoista se non le permettessi di innamorarsi; di nuovo.

Non sarebbe giusto.

Penso tristemente, perché anche se so che è giusto, un po' nel mio cuore mi dispiace che voglia sostituire papà.

Ma continuo ad ascoltare.

-Sara! So che non sarà facile, ma non è più una bambina, credo che se le spiegassi esattamente ciò che provi, capirà. Io ti amo e…-

-Christian, anche io ti amo, ma non è facile-

Sento dalla voce che si è messa a piangere, tutto per colpa mia.

Il cuore si stringe in una morsa.

-Lo so tesoro, se vuoi glielo diremo insieme-

-Va bene, ma dopo natale, ti prego-

Sento una specie di sospiro e credo sia Christian.

-Va bene-

Ora basta ascoltare, non è giusto.

Vado alla porta d'entrata, la apro e la richiudo sonoramente, così che gli altri mi sentono e urlo.

-SONO TORNATA-

Mi levo il giubbotto e intanto mia mamma mi raggiunge.

-Ciao tesoro, com'è andata? Ma dove è Carlos?-

Ovviamente mi chiede.

-Ha detto che aveva una commissione da fare, comunque è andata bene, abbiamo camminato come minimo per dieci chilometri-

-Ti sei divertita?-

-Molto. Posso aiutarti in qualcosa?-

-Sì, sto finendo di assemblare la torta, ti va di finire con me?-

-Certo-

Le vado vicino e la stringo forte.

-Ti voglio bene mamma e scusami per come mi sono comportata-

Anche se non vedo l'espressione che ha sul viso, sono sicura che è molto sorpresa.

Sento anche che mi sta per dire qualcosa, ma ecco che arriva anche Christian, così vado da lui e gli dico.

-Volevo chiedere scusa anche a te per il mio comportamento-

Ovviamente non lo abbraccio, rimane sempre un estraneo per me, ma lui mi allunga la mano e mi dice con un tono veramente dolce.

-Non fa niente, ricominciamo da capo?-

-Va bene-

Gliela stringo, ma solo per un secondo e vado in cucina.

Mi metto il grembiule e sono pronta.

Mia mamma mi da le direttive e mi sembra ancora incredibile con che agilità si muove in cucina, sembra che cucini da una vita.

Deve essere stato proprio interessante questo corso.

Comunque creiamo un vero macello nonostante tutto, la crema pasticcera che abbiamo preparato ci va a finire ovunque: sui mobili sui vestiti e persino sul viso, dato che per sbaglio  ho tirato fuori lo sbattitore elettrico dalla crema prima di spegnerlo.

Abbiamo iniziato a ridere tantissimo, come non succedeva da tantissimo tempo.

Credo che alla fine questo Christian sia riuscito in una qualche maniera a rendere più serena mia mamma, anche se non l'ha mai ammesso, vedevo la tristezza dentro di lei.

Sentiamo il campanello d'entrata.

Sarà sicuramente Carlos.

-Vado io-

Informo tutti.

Cerco di ripulire al meglio le mani piene di farina sul grembiule e apro la porta dicendogli anche imbronciata, dato che è stato via tantissimo e iniziavo seriamente a preoccuparmi.

-Finalmente! Ma dove sei stato?-

Ma appena vedo che non è Carlos, mi blocco all'istante, perché è Pierre.

-Felice di rivederti anche io, Amelì-

 

Carlos

 

Pensa Carlos, pensa.

Cosa potrei regalarle?

È da quando mi ha chiesto di venire a festeggiare il Natale con lei che ci penso, ma non so proprio cosa potrebbe piacerle.

Guardo in tutte le vetrine, ma non c'è nulla che mi sembra adeguato per lei, mi sembrano tutte cose così inappropriate e superficiali.

Vorrei regalarle qualcosa che la stupisca, qualcosa che gli faccia capire che io tengo a lei in modo particolare.

Sì, ma cosa?

Ormai esasperato e a corto di tempo e di idee, decido di telefonare a Sofia.

Cavolo, spero di non svegliarla, perché credo che  in Giappone  sia notte fonda in questo momento.

Ma tempo due squilli che mi risponde.

-Carlos! Ciao-

-Ciao Sofia, ancora sveglia?-

Chiedo scherzosamente, sperando di non averla svegliata.

-No tranquillo, siamo ancora alla festa dopo il matrimonio-

Mi riferisce e tiro un sospiro di sollievo.

-Fate i bagordi allora?-

-Ma certo.-

Sento che è euforica, mi sa che ha bevuto parecchio.

Forse in questo stato non mi sarà molto d'aiuto, ma comunque ci provo lo stesso.

-Ti ho chiamato per avere un consiglio-

-Spara-

-Non so cosa regalare ad Amelí, vorrei farle qualcosa di speciale e mi chiedevo se sai darmi qualche consiglio?-

Sono serissimo, ma lei, senza alcuna vergogna mi riferisce.

-Regalale te stesso. Prendila portala in camera e scopala. Ecco il mio consiglio.-

Intanto sento dall'altra parte Tom che la ammonisce severamente. Mi scappa una risata.

Anche se mi piacerebbe seguire il suo consiglio, no. Amelì deve essere amata e solo dio sa quanto vorrei farlo.

Ma credo che non sia pronta e non fa niente, aspetterò, anche in eterno.

-Dai Sofia, voglio qualcosa di concreto-

La sollecito a dirmi qualcosa di utile.

-Potresti che ne so, regalarle un libro, lei adora leggere; oppure un puzzle, non sai quanto ama fargli, ti consiglierei uno da 10.000 pezzi, come minimo, altrimenti lo finisce in un ora.

Poi adora anche guardare i film, quelli mega romantici… -

Intanto che Sofia continua a elencarmi tutte le cose che piacciono ad Amelí, la mia mente continua a non avere idee, dato che sono regali carini, ma con poco significato, finché una vetrina attrae la mia attenzione.

È un negozio di gioielli e vedo esposto una collanina d'oro, semplice e non molto vistosa, con un cuore che le fa da pendente, così interrompo Sofia e le chiedo.

-I gioielli? Le piacciono?-

Di solito le ragazze adorano queste cose, ma Amelì è diversa e ho capito che a lei non piacciono le stesse cose delle altre.

-Non particolarmente, diciamo che in questo siamo simili. Ma cosa avevi in mente?-

Mi chiede ulteriormente, così le spiego e le descrivo la collanina e alla fine mi riferisce.

-Sono sicura che lo adorerà, ma credimi, sarà restia ad accettarla-

Questo lo sapevo già, ma riuscirò a convincerla.

-Grazie Sofia divertiti e salutami tutti, soprattutto le due panzone-

Inizio a ridere e anche lei lo fa e aggiunge.

-Lo farò, e in bocca al lupo. Amelì è speciale, quindi non osare farla soffrire, altrimenti te la vedrai con me.-

Non ho nessunissima intenzione di farlo.

Chiudo la conversazione ed entro nel negozio.

Stringo il pacchettino dentro la mia mano e non vedo l'ora di darglielo.

Spero solo che le piaccia.

Sono in prossimità della porta di casa di Amelì, e vedo un tizio entrare, così gli chiedo.

-Può tenere aperto?-

Il tipo mi ha sentito e mi aspetta.

-Grazie-

-Non c'è di che-

Ha un viso famigliare.

Penso immediatamente, ma ha un cappello in testa e una grossa sciarpa gli copre metà del viso.

Apre la porta dell'ascensore e mi invita ad entrare.

No, non prenderò questo rottame, almeno non senza Amelì.

-Grazie ma prendo le scale-

Inizio ad avviarmi, tanto l'appartamento è solo al quinto piano, così farò anche dell'esercizio fisico.

Appena arrivo però, la scena che mi si para davanti agli occhi mi fa salire il sangue alla testa, una forte gelosia che non credevo di avere, mi fa scattare all'istante e gli urlo.

-GIÙ LE MANI DALLA MIA RAGAZZA!-

Il tipo si gira e lo riconosco, è il tipo di poco fa e ora che non ha più il cappello in testa e la sciarpa capisco perché mi sembrava così familiare, è Pierre le Blanc: capitano del Paris saint Germain.

 

Ci vediamo Sabato…. 😘 😘 😘 😘 

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Capitolo 8
*** Il mio papà. .. ***


Il mio papà…


Amelì

 

-Mi dispiace per tuo padre, gli volevi molto bene?-

Mi chiede Carlos con un tono sofferente.

-Molto bene… -

Non riesco fare a meno di piangere, perché mille ricordi mi invadono.

Carlos continua a stringermi forte e mi accarezza anche la schiena, mi sento così bene con lui, sento il bisogno di sfogarmi.

-Io e mio papà eravamo molto complici, avevamo gli stessi gusti. Ci piaceva passare il tempo in casa a fare puzzle o guardarci un caterva di film mangiando schifezze a volontà.

Ma ci piaceva anche andare a fare lunghe passeggiate e soprattutto, andare al mare d'estate. Ricordo che non facevamo altro che giocare a carte e fare cruciverba insieme.-

Ormai sono un fiume in piena e non riesco a smettere. È la prima volta che racconto questa cosa a qualcuno.

-Era un bellissimo rapporto-

Mi da un dolcissimo bacio sulla testa e lentamente inizio a calmarmi, ma ormai sento il bisogno di sfogarmi completamente.

-Prima che morisse abbiamo litigato però. Lui aveva un sogno, cioè aprire un albergo tutto suo in un'isola della Grecia. Aveva investito una buona parte dei suoi risparmi in questo progetto, aveva persino trovato una vecchia abitazione e voleva ristrutturarla, ma per questo motivo si è dovuto trasferire lì, mentre io e mia mamma siamo rimaste qui.

Ero molto arrabbiata con lui per questa sua decisione, perché significava non vederlo per chissà quanto tempo. Così l'ultima cosa che gli ho detto è che lo odiavo… -

Mi rimetto a piangere più forte di prima, perché questa cosa mi tormenta da anni ormai.

-Ma non è vero che lo odiavo, ero solo arrabbiata perché non voleva che venissimo con lui….. È morto pensando che io non gli volessi bene…. Ma… Ma io gli volevo tanto bene… Tantissimo bene… -

La gola comincia a bruciarmi per lo sforzo di parlare.

-Shhh! Va tutto bene, sono convinto che tuo padre lo sapeva benissimo che gli volevi bene-

Le sue parole sono di conforto, ma sono sicura che si sbaglia.

-No, non è vero, lui pensava sicuramente che lo odiavo-

Allenta la sua stretta, mi sposta, ma non di molto, afferra con le mani le mie guance e con i pollici cerca di cacciare via le lacrime che ormai non fanno altro che scendere copiose, vorrei tanto riuscire a vederlo, ma il buio me lo impedisce e con un tono molto dolce mi dice.

-Invece sono sicuro che sapeva benissimo che gli volevi, no scusa, che gli vuoi bene. Come tu, sono sicuro sapevi che lui ti volesse bene, o mi sbaglio?-

Non ci avevo mai pensato, certo che sapevo che mi voleva bene, ma è anche vero che lui continuava a ripetermelo.

-Sai perché voleva aprire quell'albergo?-

-No-

-Voleva dare a me e mia mamma una vita migliore. Una vita dove potevamo permetterci tutto-

Anche se avevamo già tutto. Avevo la mia famiglia ed era tutto ciò che volevo.

-Perché proprio in Grecia?-

-Mio padre era greco. È venuto qui in Francia perché mia nonna si era trasferita qui. Lo ha raggiunto a diciannove anni e ha conosciuto mia mamma, si sono innamorati e sono arrivata io, così hanno deciso di sposarsi. Aveva quasi vent'anni quando sono nata-

Gli racconto in sintesi.

-Se vuoi domani andiamo trovarlo al cimitero-

Mi propone.

-Mi piacerebbe, ma sarebbe un lungo viaggio, mio padre è stato sepolto in Grecia.-

-Perché?-

Mi chiede stupito.

-È stata il volere di mia nonna. Mia mamma non ha potuto fare niente, le spese per il trasferimento della salma erano troppo costose e non potevamo permettercelo.-

Anche questa cosa mi fa soffrire, perché almeno se potessi andare sulla sua tomba, forse lo sentirei più vicino a me.

-Così apparte il giorno del funerale, non sono più andata. Mia mamma e la famiglia di mio padre hanno litigato e hanno tagliato tutti i ponti con noi. Persino mia nonna non ha voluto più avere niente a che fare con me, di conseguenza, io non ho più voluto niente a che fare con loro. E pensare che mia nonna abita a dieci minuti di distanza da noi, ma non l'ho più vista da quel giorno-

-Mi dispiace così tanto per tutto ciò che hai passato-

Lo so, sento che è così.

-Tu sei la prima persona a cui ho detto questo. Nemmeno a Sofia sono mai riuscita a dire esattamente ciò che sentivo e ciò che ho provato.-

Per quanto considero Sofia la mia migliore amica, ci sono sempre state cose che non sono riuscita a confessare, ma non solo a lei a tutti.

Quando è morto mio papà, però è stata una vera amica, perché sapevo che non ero pronta a parlare e mi è rimasta vicina, senza mai chiedermi niente e solo per questo le vorrò sempre bene.

-Sono felice che tu me l'abbia detto.-

Mi stringe forte, ma questa volta lo stringo a mia volta.

Carlos, sei veramente una persona speciale per me e sento che con te posso parlare. Ma non è solo questo che sento, inizio a innamorarmi di te e questo inizia anche a spaventarmi, molto.

Tu sei un calciatore e presto dovrai tornare a Barcellona, mentre io, dovrò tornare a Lisbona, non può funzionare.

Ma intanto caccio via questo pensiero e mi godo la forte sensazione di pace che provo in questo momento e senza rendermene conto, cado in un sonno profondo.


Carlos

 

È bellissima, il suo viso così rilassato mentre dorme è semplicemente incantevole, starei qui ore a guardarla.

Quello che mi ha raccontato ieri sera è stato veramente intenso. Sono felice che si sia sfogata con me.

Però, credo che ci sia qualcos'altro sotto, la reazione che ha avuto ieri quando le ho semplicemente sfiorato i fianchi mentre ci baciavamo, è stato devastante.

Era spaventatissima, non voleva che la toccassi.

Sono sicuro che qualcuno le abbia fatto del male, molto male per come ha reagito.

Forse dovrei chiederglielo?

O forse è meglio che sia lei a dirmelo?

Non so cosa fare.

Sento dei strani mugugni con al seguito un grosso sbadiglio e vedo anche che comincia ad aprire gli occhi.

-Buongiorno-

Le dico.

-Buongiorno-

Mi risponde tra uno sbadiglio e l'altro.

-Dormito bene?-

Le chiedo soprattutto per capire se ora va meglio o no.

-Molto bene a essere sincera-

Ne sono proprio felice. Quando ci siamo addormentati era stretta tra le mie braccia e anche quando mi sono risvegliato era ancora così.

Mi sorpreso molto, di solito non mi piace avere qualcuno così vicino, soprattutto quando dormo,

perché dopo un po' mi sento scomodo e ho bisogno di spazio.

-E tu? Hai dormito bene?-

-Stupendamente-

Vorrei dormire così con lei per sempre.

Mi sa che ne sono veramente innamorato.

Sento però che sta cercando di andare via, ma la trattengo e le chiedo.

-Dove vai?-

La sua espressione diventa arrossata e risponde anche imbarazzata.

-Ecco, mi scappa la pipí-

Mi scappa un sorriso, perché è la prima volta che qualcuno mi riferisce esattamente ciò che deve fare in bagno, tutte le ragazze mi dicevano semplicemente che dovevano andare lì.

-Perché ridi?-

-Perchè sei buffa-

Si tira su e inizia a guardarmi, più precisamente a studiarmi e chiedendomi.

-In che modo sono buffa?-

-In un bel modo-

Mi tiro su a mia volta e le do un lieve bacio sulle labbra, poi accarezzandole la guancia e a fior di labbra le chiedo.

-Se non ti scappa più la pipí, posso andare io? Vedi anche a me scappa-

Lei mi spinge via, facendomi ricadere sul letto e ridendo scappa via riferendomi.

-No! Il bagno e mio-

Mi sento così felice.

 

Vado in cucina e sento un buonissimo profumino provenire da lì, appena entro vedo sulla tavola dei croissant giganteschi.

-Buongiorno Carlos, dormito bene?-

Mi chiede immediatamente la mamma di Amelì appena mi vede con un tono molto premuroso.

-Buongiorno anche a lei, molto bene grazie.-

-Cosa preferisci bere, caffè, caffèlatte o del tè magari?-

-Del caffè andrà benissimo-

-Siediti e inizia a mangiare-

Mi invita.

Faccio come mi dice e addento subito un croissant.

Mhhh! Che buono!

E la cosa più buona che abbia mai mangiato.

-Ti piace?-

Mi chiede.

-È buonissimo.-

-Sono felice, Christian stamattina si è svegliato presto ed è andato a comprarli in una pasticceria famosa per i suoi croissant-

Mi riferisce.

-Non doveva disturbarti così tanto per me-

-Ecco, non la fatto proprio per te, ma per Amelì, un giorno gli ho detto che ha lei piacevano molto e lui se le ricordato-

Mi porge la tazza intanto, con un sorriso strano però.

Comunque sono felice che non l'abbia fatto per me, ma per Amelì.

Ieri è stata molto dura con lui fin dall'inizio.

Ma ecco che ci raggiunge anche Amelì.

Va subito da sua mamma e le dà un dolce bacio sulla guancia e subito lei gli chiede cosa vuole per colazione.

-Mamma, lo sai il solito, latte e cereali.-

-Ma ci sono i tuoi croissant preferiti, sulla tavola-

Guarda verso il tavolo e subito si fionda a prenderne uno, ma appena le dice che è stato Christian a prenderli per lei, lo lascia immediatamente e le dice.

-Non ho fame-

E se ne va, mentre sua mamma le grida.

-AMELÌ, ASPETTA-

Ma lei sbatte la porta della sua camera prepotentemente.

Subito guardo verso Sara, che sembra delusa dal suo comportamento, ma anche molto triste, istintivamente le chiedo.

-Tutto bene?-

Subito mi guarda e fa una specie di sorriso, ma si vede benissimo che è forzato.

-Sì sì, tutto bene-

Si gira verso il lavello e inizia a lavare alcune stoviglie.

Mi chiedo perché Amelì abbia reagito così.

Finisco di mangiare e torno in camera, Amelì è sulla scrivania impegnata a leggere una sorta di librone, credo che non si sia accorta della mia presenza.

Mi metto dietro di lei e le do un bacio sulla nuca, fa una specie di balzo.

-Carlos!-

-Che stai leggendo?-

Anche se vorrei chiederle perché ha reagito così, ma aspetto che sia lei a parlarmene.

-Sto studiando-

Mi riferisce.

-Oggi è la vigilia, non bisogna studiare-

Le chiudo il libro e subito mi guarda indispettita.

-Ho un esame tra un mese-

-Appunto, tra un mese, che ne dici di andare un po' fuori? Non ho mai visto Parigi-

Anche se non è la prima volta che vengo qua, non ho mai avuto occasione di visitarla, dato che venivamo qua solo per disputare qualche partita.

Ma dalla sua espressione non la vedo convinta è tesa e triste, anche se alla fine mi dice.

-Va bene, andiamo-

Si alza dalla sedia e subito la stringo a me e mi imposseso delle sue labbra.

Il bacio che ne segue non è lungo, ma comunque mi scuote su tutto il corpo, ma faccio attenzione a non muovere troppo le mani, perché mi sono accorto che ogni volta che lo faccio si irrigidisce.

Appena ci stacchiamo le dico.

-Mi piace baciarti-

È diventata tutta rossa, così le vengo in soccorso.

-Mi preparo e andiamo-

Mi fa un cenno di sì con la testa, le do un casto bacio sulle labbra e vado in bagno.

 

Ci vediamo Sabato…. 😘 😘 😘 😘 

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Capitolo 9
*** MA SONO ORRIBILE! ***


MA SONO ORRIBILE!


Amelì

 

Sono come bloccata.

Da quanti anni è che non lo vedo?

Però, è diventato ancora più affascinante: quei occhi azzurri, così limpidi e lucenti, i capelli, un po' più lunghi di quello che mi ricordavo, ma sempre bellissimi, sembrano dei fili d'oro che gli ricadono sulle spalle.

Mi fissa con un sorriso stupendo.

Dio! Fin dalla prima volta che lo conosciuto mi ero innamorata a prima vista di lui.

Ogni volta era così, mi sentivo impacciata e fuori posto, proprio come adesso.

Ma non credo che sia ancora amore, o sì?

Il cuore ha iniziato a battere all'impazzata nel petto, spero che non se ne accorga, spero che sono solo io a sentirlo.

Comincia ad avvicinarsi e  ormai è solo a un passo, alza la mano e mi sfiora i capelli, che in questo momento sono legati in una coda di cavallo in modo disordinato, dato che alcune ciocche sono riuscite a uscire dall'elastico,

inizia anche ad avvicinare il suo viso al mio e il profumo del suo dopobarba mi investe le narici.

Che buon profumo!

Non riesco a non pensare, ma sono ancora completamente immobile, anche quando mi dice.

-Sei diventata ancora più bella-

Cosa?

Intanto la sua mano si sposta sulla mia guancia.

-Hai qualcosa qui. Vicino alle labbra-

Forse è la crema?

Vorrei dirglielo, ma le parole sembrano avermi abbandonato.

Il suo viso è sempre più vicino.

-Aspetta che ti ripulisco-

Dicendo questo, mi posa un leggero bacio sull'angolo della bocca.

Pierre le Blanc, mi sta baciando?

Ancora non riesco a crederci, quanto avrei voluto che questo accadesse, ma una volta, forse…

Sto per tirarmi indietro, ma una voce familiare tuona.

-GIÙ LE MANI DALLA MIA RAGAZZA!-

È Carlos.

Pierre si sposta e si gira verso di lui con aria indifferente.

Ma aspetta, come mi ha appena definita?

La sua ragazza?

E da quando sono la sua ragazza?

Carlos continua a guardare Pierre in un modo minaccioso, mentre lui sembra non esserne per niente intimorito.

Per di più vedo anche Carlos stringere i pugni e ho paura che potrebbe fare una follia, come colpirlo, così decido di intervenire.

Vado da Carlos e lo stringo a me, più che altro spero che così si calmi, e così, come se niente fosse successo gli presento.

-Carlos! Questo è Pierre Le Blanc, il cugino di Sofia. Pierre! Questo è Carlos, un mio…-

Ma qui le parole mi muoiono in bocca, perché vorrei dirgli che è un mio amico, ma non voglio mettere in cattiva luce Carlos, dato che mi ha definito la sua ragazza.

Il primo però a tendere la mano e Pierre.

-Piacere di conoscerti-

Carlos però non sembra intenzionato a ricambiare la stretta.

Perché fa così?

Non voglio rovinare la vigilia.

Appoggio la mia mano sui suoi pettorali e inizio a guardarlo in modo supplichevole e nella testa continuo a ripetermi.

Ti prego Carlos, lascia perdere.

Lui come se mi avesse letto nel pensiero, finalmente gli stringe a sua volta la mano.

-Il piacere è mio-

Sento però, una specie di sarcasmo nella sua voce e credo che anche Pierre se ne sia accorto, ma non dice niente in tal proposito e si limita a fare una specie di sorriso.

Ora non so proprio cosa dire, ma fortunatamente è mia mamma che interviene.

-Pierre ciao. Ma dov'è tuo zio?-

-Ciao Sara! È andato a parcheggiare sarà qui a momenti.-

Non posso non notare che ha appena dato del tu a mia mamma, da quanto si conoscono?

-Dai venite in soggiorno, cosa state lì tutti sulla porta-

Mia mamma gli fa strada e tutti la seguiamo, tranne Carlos, che mi tira a sé e si impossessa delle mie labbra in un modo avido.

Sono completamente sorpresa per questo suo modo di fare, non me lo aspettavo proprio.

Comunque non riesco a non ricambiare il bacio.

Appena si stacca sotto voce mi dice.

-Andiamo-

Mi prende per mano e insieme ci incamminiamo.

Ma nel raggiungere gli altri, passiamo vicino allo specchio, non riesco fare a meno di osservare la mia immagine riflessa e inizio a gridare.

-MA SONO ORRIBILE!-

Più che orribile, ho i capelli pieni di farina e dii crema pasticcera, anche il viso non è messo meglio.

Dio che figura di merda.

-Non è vero sei belliss…. -

Carlos vuole solo farmi sentire meglio ma lo interrompo.

-Vado subito a farmi la doccia.-

Mi divincolo dalla sua mano e scappo in bagno.

Chiudo la porta a chiave e mi appoggio alla porta e mi lascio cadere sul pavimento, con la testa piena di pensieri.

La sua ragazza….

Io…. Sarei… la… sua…. ragazza….?

Perché?

Perché ha detto una cosa simile a Pierre?

Anche se la mia testa continua a chiederselo, credo che infondo non mi dispiaccia esserlo.

Anche se a fatica, cerco di ricacciare via tutti questi pensieri, ed entro dentro la doccia.

Ci metto quasi un'ora a prepararmi, di solito non ci metto così tanto, infatti anche mia mamma se ne è stupita, perché è venuta a controllarmi un paio di volte. Di solito mi basta mettere dei jeans e una maglietta per essere pronta, ma voglio per una volta vestirmi bene per questa festa.

Così, decido di mettermi un vestito.

Un vestito molto elegante, che Sofia in un giorno di pazzia, è riuscita a convincermi a comprare, però fino adesso non l'ho mai trovato un'occasione giusta per indossarlo.

Mi giro e rigiro allo specchio e continuo a chiedermi.

Non sarà esagerato?

Il vestito mi arriva a malapena sotto il sedere e anche la scollatura e abbondante e apparte il colore: rosso, non so se ho fatto bene a metterlo.

È scomodo e ho paura che appena mi muovo si veda tutto.

Mi sono persino truccata, anche se non sono molto brava, infatti mi sono limitata solo a mettere un po' di mascara e mettermi una matita nera lungo il contorno degli occhi.

Ho lasciato i capelli sciolti, che ricadono sulle mie spalle.

Forse ho esagerato?

Continuo a chiedermi, quando sento qualcuno bussare.

-Avanti-

Carlos entra e subito mi chiede.

-Sei pron…..? -

Ma lascia la frase in sospeso e mi guarda con due occhi increduli.

Ecco, lo sapevo, ho esagerato.

Comunque gli chiedo.

-Come sto?-


Carlos

 

Perché ci mette così tanto?

Siamo tutti qui aspettando solo lei.

Nel frattempo è arrivato anche il papà di Sofia.

Anche se lo visto il giorno del matrimonio, non ho avuto occasione di parlarci.

Si vede che è suo padre, si somigliano molto, fisicamente, invece caratterialmente sembrano molto diversi.

Sofia è più estroversa e dice sempre quello che pensa, senza farsi problemi degli altri, invece suo padre sembra più riservato, ma forse è solo una mia impressione, dato che non ha parlato molto, perché è Christian ad aver monopolizzato la conversazione, ovviamente tutta basata sul calcio.

Continua fare domande a me e Pierre, entrambi cerchiamo di rispondere, anche se continuiamo a guardarci in malo modo.

Non mi piace per niente questo tipo.

Forse lo penso perché ha baciato Amelì.

Come si è permesso di fare una cosa del genere?

E Amelì? Sembrava completamente rapita da lui.

Forse è innamorata di questo qui?

Forse, ho sbagliato a dire che è la mia ragazza?

Non abbiamo mai definito il nostro rapporto, ma quando l'ho vista tra le braccia di Pierre, il cervello è andato completamente in tilt e una forte gelosia si è impossessata di me.

Non ho mai provato una cosa del genere, per nessuna, quindi mi ha destabilizzato non poco.

Vorrei che lei fosse qui in questo momento.

Decido di andare a vedere a che punto è, anche se Sara è già andata un paio di volte a vedere e ci ha detto che è quasi pronta.

Ma sono passati già quindici minuti dall'ultima volta, cosa sta facendo?

Mi alzo dal divano e informò tutti.

-Vado a vedere che fine ha fatto Amelì-

Sono davanti alla porta e sto per entrare, ma all'ultimo decido di bussare, dato che ieri era completamente nuda quando l'ho fatto e anche se è stato una visione paradisiaca per me vederla così, non mi sembra proprio il momento.

Busso e sento.

-Avanti-

Apro la porta e le chiedo.

-Sei pron…?-

Ma le parole mi muoiono in bocca appena il mio sguardo si posa su di lei.

Dio! Che sexy!

Troppo sexy.

-Come sto?-

Mi chiede con un filo di voce.

È bellissima, troppo  e non so perché inizio a chiedermi se è per lui che si è vestita così?

Di nuovo sento una fortissima gelosia e senza rendermene conto, le ordino praticamente.

-CAMBIATI SUBITO-

-Cosa?-

Mi chiede incredula.

-Mi hai sentito, cambiati-

Ribadisco il concetto, ma lei mi chiede.

-Perché? Mi sta così male?-

Certo che no, vorrei dirglielo, ma altre parole mi escono dalla bocca, come se non fossi io a parlare.

-Non è un vestito adeguato, ti sei vista allo specchio?-

Ma che mi prende?

Di solito apprezzo molto quando una donna si veste in maniera così provocante, invece adesso una forte rabbia si impossessa di me.

-Certo che mi sono vista, ma sto bene o no?-

Mi ripete la domanda.

-Stai bene. Ma cambiati-

E senza aggiungere altro me ne vado.

Richiudo la porta dietro di me e inizio a insultarmi da solo nella mia testa per quello che è appena successo e soprattutto per il modo in cui l'ho trattata.

Stupido, stupido stupido, non sono altro che un grosso pezzo di merda…

Dovrei entrare di nuovo dentro e dirle che sta benissimo e di raggiungere gli altri vestita così, ma una forza sconosciuta me lo impedisce.

Perché mi sto comportando come un fidanzato geloso?

Non ho mai sopportato quel tipo di uomo, possessivo e che ordina alla propria donna come si deve comportare e soprattutto, come si deve vestire, ed è proprio quello che ho fatto.

Anche se è per lui che si è vestita così, non sono nessuno per lei per impedirglielo.

Sono ancora fuori dalla sua porta e non so cosa fare.

Ho deciso, vado dentro e le dico di non cambiarsi. Sono intento a bussare di nuovo, ma non faccio in tempo ad alzare la mano che la porta si apre.

Amelì esce e si è cambiata. Ora sta indossando un paio di jeans a vita bassa e una maglietta con le maniche lunghe di colore rosso e con stampato su una foto di un gattino che indossa un cappello natalizio, molto infantile, ma le sta benissimo.

Credo di preferirà molto più così rispetto a prima.

-Carlos che fai qui davanti alla porta?-

Mi chiede sorpresa.

-Ecco volevo scu…. -

Ma non riesco a terminare la frase che la mamma di Amelì ci chiede.

-Venite? Stiamo aspettando solo voi-

-Arriviamo subito-

Amelì le riferisce poi mi chiede.

-Cosa stavi dicendo?-

Glielo dico dopo.

-Niente, stai benissimo vestita così-

Le do un piccolo bacio sulle labbra, non resisto è più forte di me, vorrei baciarla continuamente.

Le prendo la mano e insieme ci dirigiamo dagli altri.

Dopo, dopo le chiedo se vuole essere la mia ragazza, ormai credo di essermi follemente innamorato di lei.


Ci vediamo Sabato….. 😘 😘 😘 😘 

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Capitolo 10
*** Cosa provi per lei? ***


Cosa provi per lei?


Amelì

 

Carlos mi sta praticamente trascinando dagli altri. Si sta comportando in maniera veramente strana.

Anche prima mi sembrava un po' alterato quando mi ha visto vestita con quell'abito.

Sapevo che non mi stava bene e lui me ne ha dato conferma, ma devo dire che così mi sento molto più comoda, che stupida che sono stata a pensare di mettermi quel vestito.

Non è proprio da me.

Ero scomoda e avevo paura che si potesse vedere qualcosa di più e di essere volgare.

Entriamo nel salone e ci sono tutti, sento tutti gli sguardi ora su di me, soprattutto quello di Pierre e non posso non notare che ha un'espressione leggermente contrariata anche lui, ma cerco di non farci caso, così mi precipitò subito dal papà di Sofia.

-Signor Leblanc, che piacere rivederla-

Lui si alza, viene verso di me e mi abbraccia.

Mi è sempre piaciuto il papà di Sofia, le poche occasioni che l'ho visto nell'arco degli anni, ha sempre cercato di farmi ridere facendo delle battute, ma ora sembra triste e mi stringe veramente con molto affetto.

-Amelì! Ogni giorno che passa diventi sempre più bella-

Divento subito rossa per il suo complimento.

-Non è vero Pierre?-

Chiede conferma.

-Hai ragione zio, sempre più bella-

Ok, ora credo di essere diventata bordeaux, non tanto per le sue parole, ma per il modo in cui l'ha dette.

Ma fortunatamente mi mamma svia il discorso chiedendo a tutti.

-Se volete andiamo a mangiare?-

E tutti ci accomodiamo a tavola.

Appena mi siedo, subito Carlos e Pierre mi affiancano e ora sono in mezzo ai due, inizio a essere veramente nervosa, dato che ho notato nei loro sguardi una specie di sfida.

Ma che gli prende a tutte e due, perché fanno così?

Comunque riusciamo passare una piacevole serata, Christian in molte occasioni è riuscito a farci ridere tutti raccontando delle barzellette.

Credo che l'ho giudicato veramente male ieri e un po' mi dispiace, sembra proprio una brava persona e da come guarda mia madre ogni tanto, credo che ne sia veramente innamorato.

Anche mia mamma ho notato che lo guarda con occhi pieni di amore, e devo ammettere che è più serena e tranquilla finalmente.

Anche se non l'ha mai ammesso, la tristezza che potevo scorgere nei suoi occhi, soprattutto durante queste feste, era difficile non notare, ma ora si vede che è felice.

Ora però posso benissimo notare che è il papà di Sofia ad essere triste e abbattuto.

So che è legalmente divorziato solo da pochi giorni, anche se ormai vivevano separati da circa qualche mese.

Credo però che nel cuore del signor Leblanc, la speranza di tornare con sua moglie era ancora vivida. Il giorno del matrimonio di Sofia ho visto con che occhi guardava la moglie, pieni di amore e affetto, ma credo che ora ogni speranza per lui sia morta.

Mi dispiace così tanto.

Sofia ci è rimasta male quando l'ha saputo, ma non sa ancora quale sia il motivo per cui i suoi genitori abbiano deciso di divorziare, so che ha provato a chiederglielo più e più volte, ma non le hanno mai chiariti i veri motivi.

Ormai la cena sta volgendo al termine, tutti abbiamo mangiato in abbondanza, mi sento piena come un uovo.

Mia mamma è proprio diventata brava, era tutto buonissimo.

-Complimenti alla cuoca. Era tutto eccezionale-

Carlos da voce ai miei pensieri.

-Sara è vero, tutto ottimo! Sei migliorata tantissimo-

Anche Pierre da corda a Carlos, ma quello che mi stupisce è che abbia detto: sei migliorata, come fa a saperlo?

Ma non faccio in tempo a chiedere che è mia mamma a prendere parola.

-Grazie a tutti. Sono felice che vi sia piaciuto.-

-Nonostante abbia seguito il corso con te, non riesco ancora cucinare così bene-

Pierre interviene e fa ridere tutti, tranne me e chiedo ancora spaesata.

-Avete fatto lo stesso corso di cucina?-

-Sì, io e Pierre ci siamo conosciuti lì e non sai che sorpresa quando ho scoperto che lui è il cugino di Sofia-

-Già. Sara a ragione, proprio una meravigliosa sorpresa-

Mi dice guardandomi in modo strano.

Perché mi fissa così?

-È come mai hai seguito un corso di cucina?-

Carlos gli chiede acidamente.

-Ho subito un brutto infortunio l'anno scorso, e siccome avevo molto tempo libero, ho deciso di seguire questo corso-

Ora mi spiego perché mia mamma e Pierre si conoscono e si danno del tu.

Comunque devo dire che era tutto squisito.

Mi metto le mani sulla pancia, come se con questo gesto potessi svuotarlo, quando sento che qualcuno che mi sfiora la coscia. La mia reazione è istantanea, mi alzo di scatto dalla sedia, tanto che sta per cadere rovinosamente a terra e ora tutti mi stanno guardando con un'aria interrogativa. Subito cerco una scusa valida per il mio comportamento, così chiedo a tutti.

-Chi vuole del caffè?-

Ma è mia mamma a intervenire.

-Ci penso io Amelì-

Sento ancora qualcuno che mi sfiora, ma questa volta il polpaccio, credo che inizio a essere tutta rossa in viso, soprattutto perché inizio a sentire molto caldo.

-Ci penso io, tu hai già cucinato per tutti, mi sembra il minimo-

Tutti accettano, ma prima di andare in cucina, inizio a sparecchiare, mentre la conversazione riprende.

Il signor Leblanc chiede qualcosa a Carlos e intanto che lui gli risponde, Pierre si alza e mi dice a bassa voce.

-Ti do una mano-

Sto per dirgli che non serve, che c'è la faccio benissimo da sola, ma lui mi prende i piatti dalle mani e si sta già avviando e così mi tocca seguirlo, ma all'ultimo guardo in direzione di Carlos e posso benissimo leggere sul suo viso, una sorta di frustrazione e mi chiedo il perché?

Comunque raggiungo Pierre, che sta mettendo i piatti nel lavello.

Sarà meglio che prima di fare il caffè lavi i piatti, così dopo non dovrà farlo mia mamma, mi sento ancora in colpa per il fatto che non lo aiutata nei preparativi.

-Prima di fare il caffè, lavo i piatti, quindi se vuoi tornare dagli altri vai pure-

Lo informo.

-Ti do una mano-

-Tranquillo, sei un ospite e non posso…-

Non mi fa finire che aggiunge lui.

-Così facciamo prima-

Intanto apre il getto dell'acqua calda e mette dentro il detersivo.

-Io lavo e tu sciacqui-

Mi ordina, vorrei ribattere, ma si è già messo i guanti e ha preso la spugnetta, quindi non mi resta che acconsentire.

Iniziamo, lui lava perfettamente ogni piatto e subito dopo me lo passa e io lo risciacquo e lo metto nell'apposito armadietto in modo tale che si asciughi, ma più facciamo questo passaggio più sento che mi sfiora le dita in maniera sempre più lunga quando mi passa un piatto, finché non mi dice.

-Ti trovo bene Amelì-

-Ti trovo bene pure io-

Gli faccio un sorriso.

-Da quanti anni è che non ci vediamo?-

Sento un po' di tristezza nel suo tono.

-Non so, l'ultima volta credo sia stato al sedicesimo compleanno di Sofia-

Purtroppo, ma non tanto perché ho visto Pierre, ma perché ho dovuto rivedere lui.

Sono sempre riuscita a fare in modo di evitarlo, anche se non è stato sempre facile, soprattutto perché Pierre è il cugino di Sofia e loro sono molto legati, ma lui è il suo migliore amico e sono praticamente sempre insieme.

Quella volta Sofia mi aveva informato che non sarebbe potuto venire alla sua festa, invece, alla fine sono venuti e non ho proprio potuto evitarli e non ho potuto nemmeno andarmene, dato che avevo detto anche a Sofia che sarei rimasta a dormire da lei quella volta.

L'unica cosa positiva è che se ne sono andati via presto, anche se poi per tutto il tempo ero completamente nervosa e non sono più riuscita a rilassarmi e divertirmi.

-Già. Sai ho sempre avuto l'impressione che mi evitassi-

Faccio cadere il piatto che ho in mano, ma per fortuna non si rompe, ma non so cosa rispondergli.

Se n'è accorto?

Si gira verso di me, si toglie i guanti e mi prende le mani.

-Amelì, ti ho fatto qualcosa di male senza accorgermene?-

No! Non sei stato tu.

Ma non riesco a dirglielo, ma lui continua.

-Se è così ti chiedo scusa-

Mi sta venendo da piangere.

-Amelì, io sono sempre stato i…. -

-Che succede qui?-

Carlos ci chiede.

Ritraggo immediatamente le mani e subito gli dico.

-Niente-

Vado subito a prendere il caffè e la moka.

-Pierre, finisco dopo io, ora faccio il caffè. Se vuoi, vai pure dagli altri-

Poi guardo in direzione di Carlos e gli dico la stessa cosa.

Ma al contrario di Pierre, che se ne va, lui rimane e continua a fissarmi in maniera strana.

Così lo sollecito.

-Vai Carlos, tra un'attimo arrivo-

Ho bisogno di stare da sola.

Troppe emozioni, sono sicura che mi stava per dire qualcosa di importante, qualcosa che avrei voluto tanto sentire molti anni prima, almeno credo?

Lui si avvicina a me, mi prende fra le braccia e mi da un dolce bacio sulla testa.

-Va bene-

E se ne va.

Crollo a terra come priva di forze e con il cuore che si stringe come in una morsa, mi manca quasi l'aria.

Carlos

 

Sono sicuro che stava succedendo qualcosa tra quei due prima che gli interrompersi.

Lui la guardava con occhi pieni di amore e le stringeva le mani.

Credo che se non fossi arrivato lui l'avrebbe baciata.

E lei?

Purtroppo non ho potuto vedere la sua espressione, dato che era girata di spalle, non so se anche lei lo guardava nella stessa maniera.

Dio! La sensazione di malore che provo in questo momento, non credo che l'ho mai provata prima.

Devo parlare con lui.

Voglio capire se è come penso, che anche lui prova qualcosa per Amelì.

Così mi avvicino a lui e gli dico.

-Devo parlarti-

Mi fa un cenno di sì con la testa e insieme andiamo in terrazzo con una scusa.

Appena siamo soli inizio andando subito al punto.

-Che cosa provi per lei?-

Mi fa un sorriso e senza tanti problemi mi dice.

-Sono innamorato di lei-

Una forte rabbia mi esplode dentro.

Lo sapevo, ma ora che me l'ha detto, così, senza tanti problemi, mi da fastidio.

Ma lui continua.

-Sono innamorato di lei da otto anni-

Questo non me lo aspettavo.

Allora perché in tutto questo tempo non si è fatto avanti?

Perché proprio adesso?

Così provo a chiederglielo.

-È in tutto questo tempo non ti sei fatto avanti?-

Non credo che sia un tipo timido e riservato, Sofia mi ha raccontato qualcosa su di lui, anzi, credo che un volta mi abbia paragonato a lui sul fatto di donne che ha avuto.

-È complicato-

-Spiegati-

Fa una specie di sospiro.

-Lei è la migliore amica di Sofia e per questo che mi sono messo da parte e non le ho mai detto dei miei sentimenti. Avevo paura che se tra di noi non avesse funzionato, sarebbe stata Sofia a rimetterci e non volevo che questo accadesse-

Mi ha spiazzato, devo proprio volere bene a sua cugina.

-Ma io l'ho sempre amata, ma credo di averle fatto qualcosa di male perché in tutti questi anni non l'ho più praticamente vista-

Cosa le ha fatto questo stronzo?

Mi precipito da lui e lo prendo per il colletto e in un modo minaccioso gli chiedo.

-Cosa le hai fatto?-

Non cerca nemmeno di scansarsi e in un modo molto sincero mi risponde.

-Niente, te lo giuro. Ho sempre cercato di essere solo un amico per lei-

Sento che le sue parole sono sincere e lascio la presa.

-Allora perché dici che lei hai fatto qualcosa?-

Va verso la balaustra e guarda verso il cielo e mi risponde.

-Da come mi ha guardato l'ultima volta che l'ho vista: era terrorizzata. Non potrò mai dimenticare quell'espressione-

Capisco immediatamente di che espressione sta parlando, la prima volta è stato quando l'ho baciata, la seconda volta è stato ieri, dopo che ho cercato di insinuare le mani sotto la sua maglietta.

Ma continuo ad ascoltare.

-Andavo alle medie quando ci siamo conosciuti, io frequentavo l'ultimo anno, mentre lei e Sofia il primo. Abbiamo passato molti momenti insieme, ci vedevamo molto spesso, finché, verso la fine della scuola, lei è scomparsa. Mi evitava, ne sono sicuro. Me ne sono accorto subito. Volevo chiederle il perché, ma poi è morto suo padre e non mi sembrava il caso.-

Ci sarà un motivo perché lo evitava, cosa le avrà mai fatto?

Una persona non può avercela così con un'altra senza sapere il motivo.

-I giorni passavano, finché non sono diventati anni e un giorno per caso l'ho vista passeggiare e mi sono reso conto che i miei sentimenti per lei non erano cambiati, anzi, erano diventati sempre più intensi. Era quasi il compleanno di Sofia e le ho detto che non sarei venuto alla sua festa-

-Perché?-

Non capisco.

-Com'è ti ho detto, Amelì mi evitava, perché sapeva benissimo quando io sarei venuto, dato che ogni volta informavo Sofia.-

-Così lei era sicura che tu non fossi venuto e non poteva scappare-

-Esatto. Volevo dichiararmi quella sera, ma appena mi ha visto, era completamente sconvolta, terrorizzata a dire la verità, così tanto  che è addirittura è svenuta. Da allora non lo più vista, non volevo vederla di nuovo in quello stato-

Credo che anche io avrei fatto la stessa cosa.

-Perché sei qui ora?-

-Sofia mi ha chiesto il favore di stare con mio zio per queste feste, voleva starci lei, ma voleva tanto andare anche in Giappone e glielo dovevo, soprattutto per il fatto che non ho partecipato al suo matrimonio. Sapevo che ci sarebbe stata lei e non volevo che ne soffrisse. Così ho accettato di fare compagnia a mio zio, ma non sapevo che saremmo venuti qui, lo saputo solo oggi, ma ormai era impossibile evitarlo.-

Mi riferisce.

-Quando mi ha aperto la porta e ho visto che non mi guardava più come l'ultima volta, il mio cuore ha iniziato a battere all'impazzata e i vecchi sentimenti sono venuti di nuovo a galla-

Di nuovo mi sale quella rabbia.

-Tu?-

Io?

-Cosa?-

-La tua reputazione ti precede, so che molte cose che sono scritte sul giornale sono solo delle fandonie, ma sempre basate sulla realtà. Quindi, cosa provi per lei?-

Anche se non sono affari suoi, senza alcuna esitazione gli rispondo.

-La amo-

Sì, la amo e sono più convinto che mai.

-Ehi! Ma che fate qui voi due con questo freddo?-

Amelì ci chiede.

Avrà sentito?

Non era così che volevo che lo sapesse.

-Arriviamo-

Pierre le risponde, mi batte una mano sulla spalla e insieme la raggiungiamo.

Ma non riesco fare a meno di chiedermi.

Cosa le ha fatto Pierre?

Lui dice che non le ha fatto niente, ma non si evita una persona per così tanti anni senza una ragione valida.

Ormai è inevitabile, devo scoprire cosa le è successo, ma non ora; presto.

 

Ci vediamo Sabato…. 😘 😘 😘 😘 

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Capitolo 11
*** Scambio di regali ***


Scambio di regali

 

Amelì

 

È arrivato il momento di scambiarci i regali.

Anche se la tradizione vuole che sia la mattina di Natale a scartarli, è da anni ormai che abbiamo anticipato.

La prima ad iniziare sono io, anche se avrei preferito fosse qualcun'altra, ma mia mamma a tanto insistito, mi porge il suo regali e dice un po' titubante.

-Tieni tesoro, spero che ti piaccia-

Prendo il pacchettino e scarto la confezione con cura e non riesco a smettere di pensare che cosa sia.

È piccolo.

Appena riesco a togliere la carta regalo, mi ritrovo in mano una scatola con sopra disegnato un cellulare. Sono completamente sorpresa.

-Mamma, non dovevi-

Già, non doveva, si vede che è un cellulare costosissimo.

Anche se quello che ho, è praticamente distrutto e soprattutto vecchissimo, non doveva spendere così tanti soldi per me.

-Tesoro, quello che hai non va più bene. Te lo meriti-

Mi fiondo su di lei e la abbraccio calorosamente.

-Grazie mamma, è bellissimo-

Continuiamo a scartare i regali, finché non do il mio a Carlos.

Non avendo chissà quale budget per i regali, ho preferito farglielo io.

È un braccialetto colorato, ne facevo a migliaia una volta, spero tanto che gli piaccia, anche se sono un po' timorosa a darglielo, dato che sicuramente lo troverà banale e forse sicuramente non lo metterà neanche.

Prende in mano la piccola scatoletta in cui lo messo e inizia a scartare la carta regalo.

Non riesco a guardarlo negli occhi.

Apre la scatoletta, ma non dice niente.

Ecco, lo sapevo! Gli fa schifo e sicuramente starà pensando che cazzo di regalo è.

Tremo e abbasso lo sguardo completamente imbarazzata, finché non sento che mi solleva il mento e mi bacia in modo appassionante, così, davanti a tutti e appena si stacca mi dice.

-È bellissimo-

Sono completamente sorpresa, guardo nei suoi bellissimi occhi e vedo che è veramente felice per il mio regalo.

Gli piace, gli piace veramente?

-Mi aiuti a metterlo?-

Mi chiede.

-Certo-

Prendo il braccialetto e lo metto sul suo polso.

-Non lo toglierò mai più.-

Mi riferisce.

-Ora tocca a me-

Pierre ci interrompe, sono sorpresa, non mi aspettavo che avesse portato un regalo, io non ho niente da dare a lui.

Mi consegna un pacchettino.

-Questo è per te-

Cosa sarà?

Scarto immediatamente la confezione e mi ritrovo davanti un carillon e rimango completamente senza parole quando sollevo la confezione e la statuetta di una ballerina inizia a girare sulla melodia di Chopin "Nocturne".

Non riesco fare a meno di non piangere, perché mille ricordi mi invadono la mente.

Questa canzone è quella che mi ha insegnato a suonare mio padre al piano.

Come ha fatto ha ricordarselo?

Credo che una volta, tanto tempo fa, mi aveva chiesto di accompagnarlo per prendere un regalo a Sofia, ed eravamo andati in un negozio dove c'era questo carillon e qui gli ho detto che era la canzone che io e mio padre suonavamo al pianoforte insieme.

-Ti piace?-

Mi chiede titubante.

Non gli dico niente, ma semplicemente vado da lui e lo abbraccio.

Sento che ricambia la stretta, stiamo diverso tempo così e tra un singhiozzo e l'altro gli chiedo a bassa voce.

-Grazie. Ma come hai fatto a ricordartelo?-

-È da anni che avrei voluto dartelo-

Sono completamente senza parole.

Appena ci stacchiamo guardo in direzione di Carlos, che è rigido e con un'espressione adirata in volto, ma è un'attimo perché subito torno più sereno e mi dice.

-Tocca a me-

Mi da una scatolina molto piccola e anche una busta.

-Apri prima la scatoletta-

-Non si dovrebbe prima leggere il biglietto?-

Gli faccio notare.

-Diciamo che nella busta c'è un regalo per te e tua mamma, mentre questo è solo per te-

Così lo assecondo.

La apro e mi ritrovo davanti una bellissima catenina con un cuore che le fa da pendente.

Wow, ma è stupenda.

Ma non posso accettare, si vede che è molto costosa.

Lui si avvicina a me, prende il cuore e mi mostra anche.

-Vedi si apre e puoi mettere dentro due foto piccoline.-

-Carlos non po…. -

Non mi lascia finire, perché mi mette un dito sulla bocca.

-Sì che puoi-

Mi da un leggero bacio sulle labbra.

-Girati che te lo metto-

Faccio come mi dice.

Mi volto e tiro su i capelli e lui con un rapido gesto mi mette la collanina attorno al collo e lo aggancia.

Con la mano sfioro il pendente a forma di cuore.

È bellissimo, ma ha esagerato.

-Ti sta proprio bene tesoro-

Mia mamma mi da il suo parere molto emozionata, ma non so se sia per il regalo o per il bacio che ci siamo scambiati prima io e Carlos. Non credo che mi abbia mai visto baciare qualcuno.

Questa volta guardo in direzione di Pierre, per vedere cosa ne pensa e dal suo sguardo capisco che c'è qualcosa che non va, si ma cosa?

-Ora tocca la busta-

Carlos mi ricorda.

Me ne ero dimenticata, prima ha detto che è un regalo per me e mia mamma, cosa sarà mai?

Giro e rigiro la busta per capire cosa potrebbe mai esserci qui dentro, ma non ne ho proprio idea.

-Dai tesoro aprila, sono proprio curiosa-

Mia mamma mi sollecita.

-Va bene-

Appena apro il contenuto e realizzo cosa sono rimango completamente allibita.

Ma lui è un pazzo!

 

Carlos

 

Sono nervoso.

Credo che non le sia piaciuta la collanina.

Sofia mi aveva avvisato che a lei i gioielli non piacevano.

Nonostante abbia fatto già un regalo a lei e sua madre, volevo regalarle qualcosa solo per lei, qualcosa che le ricordasse di me, soprattutto nei momenti che non potrò starle accanto.

Viviamo in due città diverse, in due stati diversi e non sarà sempre facile vedersi.

Pierre però la colpita al cuore, regalandole quel carillon.

Allora è vero che la ama.

La sua reazione è stata istantanea, la abbracciato subito, ed era persino commossa.

In quel momento la mia gelosia a preso il sopravvento, e anche una forte rabbia, ho cercato con tutte le mie forze di non reagire, ma la voglia di spaccargli la faccia era forte.

Ora sta aprendo il contenuto della busta.

Spero che questa volta le piaccia il mio regalo.

Vedo che sgrana gli occhi e non sa cosa dire, perché inizia a muovere la bocca come per parlare, ma non esce alcun suono, allora le chiedo più nervoso che mai.

-Ti piace?-

Ma non mi risponde, anche Sara le chiede.

-Tesoro, che cos'è?-

Ancora non dice niente, ma le porge la busta con mani tremanti.

-Sarà, cosa vi ha regalato Carlos?-

Le chiede Christian.

Anche la mamma di Amelì sgrana gli occhi, ma riesce a rispondere.

-Due biglietti per andare in Grecia-

Non era questa le reazione che avrei voluto, così cerco di spiegare.

-So che ad Amelí piacerebbe tornare lì e mi sono permesso di…. -

Non faccio in tempo a finire che Amelì mi salta al collo, sono un po' spiazzato per questa cosa e mi sbilancio e cadiamo tutti e due rovinosamente a terra, vorrei chiederle se non si è fatta male, ma non ci riesco perché mi imprigiona le labbra in un bacio da capogiro.

Dopo qualche secondo di smarrimento, soprattutto perché è la prima volta che è lei a baciarmi, ricambio anche io.

Non mi interessa se ci stanno guardando, quello che conta, che sono riuscito a renderla felice.

Appena ci stacchiamo mi dice.

-Tu sei pazzo!-

Mi avvicino al suo orecchio e le sussurro.

-Sì, pazzo di te-

Diventa subito rossa.

-Ehi! Voi due, avete intenzione di stare lì così per sempre?-

Christian ci chiede divertito.

Amelì si rialza subito, ancora più rossa e subito dopo lo faccio anche io, Sara mi dice commossa.

-Grazie Carlos è proprio un bellissimo regalo-

Sono proprio felice che anche la mamma di Amelì sia piaciuto, comunque spiego anche.

-È incluso anche l'albergo nel pacchetto-

Amelì immediatamente mi riabbraccia, ma questa volta rimaniamo in piedi e continua anche a dirmi.

-Sei un pazzo, non dovevi spendere così tanti soldi-

Le bacio la testa e le dico.

-Non ti preoccupare di quanto ho speso, non sono affari tuoi, goditi il regalo e basta-

Lo dico scherzosamente, ma mi sono accorto che lei pensa molto a questa cosa dei soldi e se ricordo bene anche mia mamma lo faceva una volta quando ero piccolo ed eravamo poveri.

Ma ora che gioco nel Barcellona non ho più questo problema, infatti riesco benissimo a mantenere i miei genitori e permettermi di vivere agiatamente.

Devono aver passato un momento proprio difficile loro due.

Ma ora ci sono io Amelì e se tu me ne darai la possibilità, ti giuro che non dovrai più preoccuparti per queste cose.

Dio quanto la amo!


Ciao a tutti…. 🖐️ 🖐️ 🖐️

Prima di tutto volevo ringraziare tutti coloro che hanno deciso di seguire la mia storia…. 🤗🤗🤗🤗

Spero che un pochino vi piaccia…. 😅😅😅😅

Allora, scrivo queste poche righe per dire che cambierò il numero di pubblicazioni durante la settimana, da una passeranno a 3, dato che ho finito di scrivere questo racconto….

Posso anche dirvi che mancano 13 capitoli + l'epilogo…

Un'altra cosa, scusate per gli errori, cerco sempre di rileggere quello che scrivo, ma alcune volte proprio mi sfuggono….

Grazie ancora…. 😍😍😍😍

Ci vediamo Martedì…. 😘 😘 😘 😘 

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Capitolo 12
*** Vuoi essere la mia ragazza? ***


Vuoi essere la mia ragazza?


Amelì

 

Ormai si è fatto tardi, Pierre e il papà di Sofia se ne stanno andando.

Ma prima, prendo un attimo in disparte Pierre e gli dico.

-Non sai quanto apprezzi il tuo regalo, mi hai veramente sorpresa-

-Era da anni ormai che avrei voluto dartelo, ma non ho avuto occasione-

Ho capito bene? Anni?

Mi accarezza dolcemente la guancia e con un tono dolce mi dice.

-Scusami Amelì-

Lo guardo un'attimo curiosa e gli chiedo.

-Per cosa ti scusi?-

Gli esce dalle labbra una piccola risata e mi dice.

-Sai, non lo so, ma credo di averti fatto qualcosa senza volere-

Sono ancora spaesata, perché non capisco a cosa si sta riferendo.

-Pierre, tu non mi hai fatto niente-

-Allora perché?-

Mi chiede con un tono sofferente.

Perché cosa?

Vorrei chiedergli, ma veniamo interrotti dall'arrivo di mia mamma.

-Pierre, ho preparato qualche avanzo per te e per tuo zio-

-Grazie Sara-

-Ti prendo il cappotto intanto-

-Grazie-

Vado verso lo sgabuzzino e involontariamente sento il papà di Sofia chiedere a Christian.

-Spero che non sia per colpa mia che non hai fatto la proposta a Sara?-

-No, tu non centri. Vedi, Amelì ancora non sa di noi due e non mi sembrava il caso di chiederle di sposarmi prima di informarla-

Gli riferisce con un tono un po' malinconico.

Così Christian vuole sposare mia mamma, sono completamente sorpresa, ma continuo ad ascoltare.

-Dici che non la prenderà bene?-

-Non lo so. Non la conosco ancora, ma vorrei farlo-

Vedo il papà di Sofia batterli una pacca sulla spalla.

-Vedrai la conoscerai. Amelì e sempre stata molto riservata, ma è una ragazza con un grande cuore e quando capirà che voi due vi amate veramente ti accetterà-

Si amano.

-Lo spero. Grazie comunque che sei venuto-

-Grazie a voi. Mi sono divertito oggi, mi avete fatto sentire bene-

-Vedrai, prima o poi capirà e tornerà da te-

Parlano della mamma di Sofia.

-Non credo, per molti anni lo data per scontata e ora sembra che abbia trovato qualcuno che le dia quelle attenzioni che io non sono riuscito a darle-

La mamma di Sofia esce già con qualcuno? Mi chiedo se lei lo sa?

Ma credo che ho fatto rumore, perché Christian mi dice.

-Amelì-

-Scusate, sono venuta solo a prendere la giacca di Pierre-

La prendo e senza aggiungere altro vado via.

Che figura, spero che non abbiano capito che stavo origliando.

Sono andati via tutti e ora sono qui sotto le coperte aspettando che arrivi Carlos.

Ci mette un po' ad arrivare, ma sono sicura che lo fa per darmi il tempo di mettermi il pigiama e mettermi sotto il piumone. Gli lascio la luce dell'abat jour vicino al letto accesa, così non andrà a sbattere da qualche parte quando arriva.

Sento la porta aprirsi e faccio subito finta di dormire, lentamente si avvicina spegne la luce e si sdraia a debita distanza da me.

Stiamo in assoluto silenzio, mentre con le dita non posso far a meno di toccare la collanina che mi ha regalato.

È bellissima, ma non doveva spendere tutti quei soldi per me e per non finire ha regalato a me e mia mamma un viaggio tutto pagato per la Grecia.

-Non dovevi farlo-

Gli dico con un filo di voce.

Sento che si gira, verso di me credo, dato che è troppo buio per vedere e mi risponde.

-Cosa non dovevo fare?-

-Tutti questi regali, avrai speso una fortuna-

Si avvicina, perché sento il calore del suo corpo molto più vicino.

-La smetti, i soldi sono i miei e posso farci quello che voglio-

Il suo tono è pieno di rimprovero e continua.

-Solo una persona potrà dirmi quello che posso o non posso fare con i miei soldi-

Chi?

Mi chiedo.

Continua ad avvicinarsi e una forte agitazione si impossessa di me, ma comunque riesco a chiedergli.

-E chi sarebbe?-

Mi prende con le mani  fianchi e aderisce il suo corpo al mio.

Che sensazione piacevole che sento, qui così fra le sue braccia.

-mia moglie-

La sua voce si fa più dolce estremamente dolce.

Ormai il desiderio di baciarlo è forte ma lui non sembra intenzionato a farlo, sento il suo respiro sulle mie labbra, ma non si avvicina ulteriormente, questa cosa mi sta divorando.

Così, spinta da una forza che non credevo di avere, sono io ad accorciare la distanza che ci separava e inizio a baciarlo avidamente.

Dio!

Ogni volta che sento il suo sapore e la sua lingua invadermi la bocca, sento mille brividi percorrermi lungo tutto il corpo.

Stiamo molto tempo lì, ma la mancanza di ossigeno mi costringe a staccarmi.

Ho il fiatone, ma non sono l'unica, anche Carlos respira molto rapidamente.

Appena riesco a calmarmi gli chiedo.

-Chi sarebbe tua moglie?-

-Per il momento nessuna

Ma quando lo sarai, potrai farmi la predica… -

Spalancò gli occhi meravigliata per le sue parole, ma non mi da il tempo di dire qualcosa e  ricomincia a baciarmi.

Mi ritorna in mente la conversazione che ho origliato tra Christian e il papà di Sofia.

Christian vuole sposare mia mamma e per colpa mia non gli ha fatto la proposta.

Ora come ora, vorrei sapere però da quanto tempo si frequentano.

Non credo che sia da poco, anche se sono via già da un'anno mezzo, le poche volte che sono tornata a casa, lui non abitava qui e lei non mi ha mai accennato che usciva con qualcuno.

Perché non mi ha detto niente?

Sicuramente se me lo avesse detto prima, so che forse l'avrei presa male all'inizio, proprio come ho fatto, ma dopo me ne sarei fatta una ragione, proprio come sto facendo.

Però, venirlo a scoprire così, devo ammettere che è stato abbastanza scioccante, ma ho fatto finta di niente, dovevo metabolizzare la cosa prima.

Ma ora, sapere che lui la vuole addirittura sposarla, si devono amare molto.

Forse dovrei dirgli che la cosa mi sta bene, e lasciare che anche mia mamma finalmente si rifaccia una vita.

Sono sicura che ama ancora mio papà, ma purtroppo lui non tornerà più.

-Carlos?-

-Sì?-

-Prima ho sentito dire una cosa dal papà di Sofia a Christian-

Faccio la vaga, perché ancora mi sto chiedendo se faccio bene a parlarne con lui.

-Cosa?-

Mi sollecita curioso.

-Ecco, credo che Christian volesse fare la proposta a mia mamma-

-È la cosa ti sta bene?-

La sua domanda mi sorprende, pensavo che mi chiedesse altro.

-Sì, credo, non lo so… -

Ho più dubbi che certezze, comunque mi interessa molto sapere la sua opinione.

-Tu che ne pensi?-

-Credo che Christian sia innamorato di tua mamma. Come tua mamma sia innamorata di Christian-

Come fa a saperlo?

-Te l'hanno detto loro?-

-No, ma si vede. Quando lui la guarda negli occhi o viceversa, hanno uno strano scintillio negli occhi. Quest'estate ho visto altre coppie che si guardavano così.-

Sicuramente si riferisce a Sofia e Tom.

Sì, ho notato anche io come si guardavano, ed è proprio per questo che mi sono arrabbiata subito.

-Hai paura che Christian voglia prendere il posto di tuo padre?-

Ha capito!

-No, credo… Forse?-

-Sai che questo sarà impossibile-

Cerca di consolarmi.

-Dici?-

-Ma certo, nessuno lo potrà mai fare-

Le sue parole sono di conforto.

-Grazie-

 

Carlos

 

Mi da un lieve bacio sulle labbra e si rannicchia ancora più a me, come se volesse entrarmi dentro.

Per quanto mi piaccia averla così su di me, la voglia che cresce dentro di me sta per esplodere, non so per quanto tempo riuscirò ancora resistere, il desiderio di fare l'amore con lei è incredibile.

Sento che fa un grosso sbadiglio e subito dopo richiama la mia attenzione.

-Carlos?-

Il tono è completamente impastato dal sonno.

-Sì?-

-Sono la tua ragazza?-

Mi chiede e subito dopo parte un altro sonoro sbadiglio.

Credo sia al limite oramai.

La mia ragazza, certo che voglio che lo sia, ma lei? Vuole esserlo? Soprattutto dopo il modo che lo trattata oggi?

-Dipende-

Rispondo facendo il vago e le do anche un bacio sulla nuca.

-Da cosa?-

Il suo non è che un sussurro ora mai.

-Da te. Vuoi essere la mia ragazza?-

Finisco di formulare la domanda e aspetto che mi risponda.

Speravo che lo facesse subito, ma sto aspettando da un tempo a parer mio interminabile.

Perché ci sta pensando così tanto?

Sto per chiederglielo, quando il ritmo regolare del suo respiro mi fa capire che si è addormentata.

Piccola….

Le faccio una piccola carezza sulla guancia e le do anche un piccolo bacio sulle labbra, ma sto ben attento a non svegliarla.

-Buona notte piccola-

Ma il sonno sembra avermi completamente abbandonato, più che altro è la voglia di fare l'amore con lei che me lo impedisce.

Il mio pene non tende ad andare giù.

Forse se vado in bagno e faccio da solo, finalmente potrò dormire anche io.

Penso.

Ma non credo che funzionerà, appena mi rimetterò qui, vicino a lei, tornerà sull'attenti.

Saranno delle lunghe notti insonni per me. Ho deciso di rimanere con lei fino a dopo capodanno, dopo dovrò rientrare per forza a Barcellona per riprendere gli allenamenti in vista della ripresa del campionato.

Sento Amelì agitarsi e dire anche qualcosa, ma non si capisce, perché storpia le parole, finché sento chiaramente che pronuncia.

-Pierre-

La voglia di un'attimo fa, si spegne all'istante.

Perché lo sta sognando?

Mi chiedo.

Di nuovo una gran gelosia si impossessa di me.

Amelì però comincia ad agitarsi sempre di più, perché inizia a muoversi sempre più rapidamente da una parte all'altra del letto e nel frattempo continua anche a ripetere.

-No, ti prego, no-

Sta chiaramente avendo un incubo e non so cosa fare, forse dovrei svegliarla?

Ma opto per un'altra soluzione.

La prendo fra le mie braccia e continuo a dirle.

-Shhh, va tutto bene… ci sono io qui con te-

Sembra che mi abbia sentito, perché smette di muoversi e di parlare.

Mette il suo viso nell'incavo del mio collo e poco dopo sento quella parte umida.

Sta piangendo.

Amelì, che ti è successo?

La allontano leggermente da me e la asciugò con le dita e dopo la stringo ancora forte a me e con un sacco di domande che mi ronzano per la testa mi addormento.

La mattina mi sveglio con Amelì ancora stretta fra le mie braccia, dorme ancora profondamente.

Che bello svegliarsi così, mi chiedo come farò quando non potrò più farlo.

Purtroppo però, il mio amichetto qui da basso si è risvegliato anche lui e una forte eccitazione mi sale lungo tutto il corpo.

Cerco di pensare ad altro, tipo al campionato, ma sembra che non funzioni, perché ogni volta che lei si muove, il mio pene torna più duro che mai.

Non sono mai stato così tanto fra le braccia di una donna senza averci fatto niente.

Inizio a fare lunghi respiri molto regolari, per cercare di calmarmi, ma credo di aver fatto troppo rumore, dato che Amelì sembra essersi svegliata, perché appena la guardo vedo che ha gli occhi mega aperti e mi fissa in un modo strano.

-Buon giorno-

Le dico.

-Giorno. Che stai facendo?-

-Niente-

Subito mi affretto a dire e nel frattempo mi tiro su.

Sarà meglio che vada subito in bagno, forse non si è accorta di niente.

Così la informo.

-Vado in bagno-

Scendo dal letto e sono quasi sulla porta, quando Amelì mi dice.

-Carlos, buon natale-

È vero, me ne ero dimenticato.

Torno da lei.

-Buon Natale a te-

Le do un piccolo bacio sulle labbra.

-Non mi hai risposto ieri-

-Risposto?-

Mi chiede, non si ricorda più o forse si è addormentata prima che le facessi la domanda, così gliela rifaccio.

-Vuoi essere la mia ragazza?-

Sgrana gli occhi più meravigliata che mai, ma non mi risponde, forse non vuole e non sa come dirmelo.

-Perché?-

Invece mi chiede.

Come perché?

-Perché è semplice….-

Vorrei dirle perché la amo, ma forse è troppo prematuro, così cerco un'altra risposta.

-Ecco, perché voglio-

Che risposta del cazzo.

Vedo che ci pensa su e quest'attesa si fa logorante.

Maledizione!

Perché ci mette così tanto?

Ma ancora non risponde, invece mi chiede.

-Sei sicuro?-

Non capisco perché è così insicura.

-Ma certo che sono sicuro-

Ancora mi fa aspettare.

Dio!

Non può rispondere e basta.

-Per quanto?-

Qui la cosa andrà per le lunghe, ma credo che voglia solo essere sicura.

-Vorrei dirti per sempre, ma perché non iniziamo a vedere come va? Viviamo giorno per giorno e dopo si vedrà. Che ne dici allora?-

Spero di averla tranquillizzata, ma non è così, perché subito mi chiede.

-Ma abitiamo in città completamente diverse, come facciamo?-

-Ci sono i telefoni e poi quando potrò, verrò da te e quando potrai, verrai tu-

Sarà sicuramente più complicato di così.

Sento che mi vuole fare un'altra domanda, ma prima gli dico un'ultima cosa.

Le prendo le mani e guardandola dritto negli occhi le dico.

-Amelì, so che non sarà facile, ma ti prometto che cercherò di fare il meglio che posso per far funzionare questo rapporto. Che ne dici?-

E finalmente mi dà la sua risposta facendo un sì con la testa.

-È un sì? Vuoi essere la mia ragazza?-

Chiedo per aver conferma.

-Sì-

Immediatamente la bacio più felice che mai, una forte sensazione di benessere mi invade il cuore. Non credo di essere mai stato più felice di così.

Ma appena ci stacchiamo mi chiede scherzosamente.

-Ma non dovevi andare in bagno?-

-Dopo, ora ho di meglio da fare-

Le imprigiona di nuovo le sue labbra e nella mia testa continuo a ripetere.

La mia ragazza, Amelì è la mia ragazza, la felicità che provo in questo momento è incredibile.

 

Ci vediamo giovedì…. 😘 😘 😘 😘

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Capitolo 13
*** Natale ***


Natale


Amelì

 

Il mio ragazzo, Carlos è il mio ragazzo.

Ancora non ci credo, sono al settimo cielo, quando mi avvio in cucina per preparare la colazione.

Lui è fantastico: dolce, sensibile e anche bellissimo.

Ma appena sono in prossimità della porta mi blocco, perché un pensiero si insinua nella mia mente.

Ora che è il mio ragazzo, sicuramente vorrà fare sesso.

Una forte paura si impossessa di me, perché non credo di essere pronta per questo.

Maledizione!

Se glielo dico, sicuramente mi vorrà lasciare per questo, uno come lui non vorrà aspettare…

Inizio a tremare e sento che le gambe mi stanno per cedere.

Ma la voce di Christian mi fa sussultare.

-Amelì, già sveglia?-

Non lo proprio visto.

-Christian, sì….-

Non so cos'altro dirgli, perché i miei pensieri vengono continuamente offuscati da questo pensiero e credo che se ne sia accorto, perché mi chiede.

-Amelì, tutto bene?-

Bene?

Non lo so, fino a due minuti fa ero felicissima, ora invece mi sembra di essere finita all'inferno.

Comunque gli rispondo.

-Sì sì, tutto bene e solo che mi è venuto un forte capogiro-

Mi scruta, non sembra convinto.

-Allora vieni a sederti, ti preparo la colazione-

Faccio come mi dice, mi siedo lungo il tavolo, mentre vedo che inizia a preparare il caffè.

Inizio ad osservarlo attentamente e penso.

Sembra molto a suo agio, si muove con molta disinvoltura, come se vivesse qui da sempre.

Forse dovrei dirgli qualcosa?

Ma l'unica cosa che vorrei chiedergli è da quanto tempo lui e mia mamma si frequentano.

Non credo che sia da poco, dato che addirittura la vuole sposare.

Faccio un respiro profondo, tanto per darmi il coraggio.

-Da quanto tempo stai insieme a mia mamma?-

Lo dico tutto d'un fiato e guardo nella sua direzione, ma essendo girato, non vedo la sua espressione, se ne sta lì, zitto e immobile per un tempo a parer mio infinito, quando a un certo punto, il gorgoglio della macchina del caffè rompe l'incanto e si diffonde per tutta la cucina.

Spegne il gas, versa il caffè in una tazza e me la porge.

Perché non mi risponde?

Continuo a chiedermi, non ho il coraggio di rifargli la domanda.

Si siede proprio di fronte a me e mi guarda dritto negli occhi e mi chiede.

-Vuoi qualcos'altro?-

-No, grazie. Vorrei solo che mi rispondessi-

Wow!

Mi sorprendo di me stessa, ho usato un tono fermo e deciso, non è proprio da me questa cosa.

-Hai ragione, ma prima volevo farti io una domanda-

Annuisco.

-Com'è l'hai capito?-

-Ho visto come lei ti guardava, nello stesso modo che guardava il mio papà e infine, ho per caso ascoltato la vostra conversazione ieri e lì ho avuto la conferma.-

Gli spiego imbarazzata, più che altro perché ho origliato, non mi piace farlo e soprattutto odio chi lo fa, mi sento una vera ipocrita in questo momento.

Sento che fa una specie di sospiro, ma finalmente mi risponde.

-Da quasi un anno-

Ok, sono completamente scioccata.

Quasi un anno?

E io, per tutto questo tempo non me ne sono accorta?

Ma com'è possibile?

È anche vero che è da un anno e mezzo che vivo a Lisbona, ma in estate sono tornata a casa per un mese e lui non era qua.

-Vivi qui da tutto questo tempo?-

Vedo che gli sfugge un sorriso.

-No, solo da qualche mese-

Non ci capisco niente allora.

Ma come se mi avesse letto nel pensiero mi spiega.

-Sono venuto qui a Parigi a gennaio perché la società per cui lavoro mi ha chiesto di dirigere una delle nostre filiali.

Tua zia appena la saputo ha telefonato a tua madre chiedendole di farmi da guida turistica e lei accettò. Trascorsi con lei tutti i momenti liberi che avevo e ci siamo innamorati. A San Valentino abbiamo iniziato la nostra relazione. Andava tutto benissimo fra di noi, ma a tua madre spaventava l'idea di dirtelo, aveva paura che la prendessi male, così ha preferito non dirti niente. Devo essere sincero, non ero molto d'accordo con questa sua decisione e fini che litigammo e io me ne tornai a casa mia-

Addirittura, ma perché aveva così paura di dirmelo?

Sicuramente all'inizio non l'avrei presa bene, come infatti è successo, ma subito dopo ho cambiato idea, non potrei mai impedire a mia mamma di essere felice.

-Comunque avete fatto pace-

Un'altro sorriso.

-Sì, tornai un mese dopo, mi mancava troppo e ho capito di aver reagito male. Doveva essere lei a decidere quando era il momento giusto di dirti di noi due, l'unica cosa che mi interessava era di renderla felice-

Credo che ci stia proprio riuscendo, era da anni che non vedevo mia mamma così spensierata e allegra, tranne che l'altra sera e ieri mattina.

Mi sento una vera egoista.

Ma voglio sapere tutto ora, voglio sapere se lui ha intenzioni serie con mia mamma.

-La ami tanto?-

-Sì! Moltissimo!-

Lo dice pieno di convinzione e capisco che è sincero.

-E la vuoi sposare?-

Fa un'espressione perplessa, credo che non si aspettasse questa domanda, comunque anche qui mi risponde molto deciso.

-Sì-

-Allora va bene, se per lei va bene. Non sarò io a impedirle di essere felice, se è questo che vuole-

Sì, non voglio che mia mamma debba soffrire ancora e sono sicura che Christian la ami veramente e sarà in grado di renderla felice.

Mi prende le mani e con un tono dolce mi dice.

-Grazie-

Non dico niente e mi limito a fargli un sorriso.

-Che succede qui?-

Carlos ci chiede con un'aria interrogativa.

-Nulla di interessante. Vieni qui a fare colazione?-

Gli chiedo per sviare il discorso.

-Volentieri, ho una fame.-

Si siede vicino a me e subito addenta una brioches.

Ma ecco che arriva anche mia mamma.

-Buon Natale a tutti-

Christian si fionda su di lei, la prende in braccio la fa roteare e le dà un bacio sulle labbra.

Appena si staccano sento che gli dice qualcosa, ma non riesco a capire cosa e subito guarda verso di me e la sua espressione è di puro terrore, così per tranquillizzarla le dico.

-Mamma, so già tutto e voglio solo che tu sia felice-

Si precipita da me e mi stringe calorosamente, continuando a chiedermi.

-Sei sicura?-

La stringo a mia volta e le rispondo.

-Certo che sono sicura. Nessuno prenderà il posto di mio papà, ma questo non vuol dire che tu debba rimanere da sola. Sei felice?-

Ha le le lacrime agli occhi.

-No tesoro, nessuno potrà prendere il posto di tuo papà e si tesoro, sono felice-

Questo è l'importante.

Stiamo lì diverso tempo quando Christian richiama la sua attenzione.

-Sara-

Lei si gira verso di lui e si asciuga le lacrime con le mani.

-Sì-

La prende per mano la avvicina a sé e si inginocchia tirando fuori anche dalla tasca una scatolina.

Vuole farle la proposta?

Sono emozionata persino io.

Mia mamma vedo che lo guarda in un modo incredulo, come se non credesse a ciò che sta accadendo.

-Sara, mi sono innamorato di te fin dalla prima volta che ti ho visto, sei la persona più eccezionale al mondo e sarei onorato se diventassi mia moglie-

Le parole di Christian tremano dall'emozione e si sente che le sta dicendo con il cuore.

-Sara, mi vuoi sposare?-

Mia mamma vedo che è senza parole, vedo che cerca di rispondergli ma le parole sembrano averla abbandonata.

Lui trema mentre aspetta la risposta, finché alla fine finalmente si sente.

-Sì… -

Lui le infila l'anello al dito e subito si baciano in modo travolgente.

Distolgo subito lo sguardo e divento persino tutta rossa.

Sono felice, ma è strano vedere qualcuno baciare così mia mamma.

Carlos subito dice.

-Congratulazioni-

E applaude.

-Grazie-

Rispondono insieme.

-Congratulazioni-

Glielo dico anche io.

-Grazie tesoro-

-Dobbiamo festeggiare! Vi invito a pranzo fuori-

Propone Carlos.

-No, il pranzo lo offro io-

Christian ribatte.

-Va bene, non voglio contraddire lo sposo-

Christian e Carlos si scambiano delle battute, nonostante si conoscano solo da un paio di giorni, vedo che vanno molto d'accordo e mi fa veramente piacere questa cosa.

Mia madre si avvicina e mi dice.

-Ti voglio bene-

-Ti voglio bene anch'io mamma-

È da anni che a Natale siamo solo io e lei, invece adesso, sembra che entrambe abbiamo trovato qualcuno, ma durerà fra me e Carlos o finirà tutto appena gli dirò che non sono ancora pronta per quello?

Una forte angoscia si impossessa di me.

 

Carlos

 

Christian a deciso di portarci a mangiare fuori.

Ha scelto un ristorante giapponese, anche perché tutti gli altri ristoranti erano già pieni, è pur sempre natale.

Comunque va benissimo, mi piace la cucina giapponese, Patty ogni tanto mi invitava a cena da loro quando cucinava e ogni volta, uscivo con la pancia piena.

Arriviamo e ci accomodiamo al tavolo, l'atmosfera che percepisco è molto piacevole, mi piace essere qui, con Amelì e la sua famiglia, mi sento proprio a mio agio.

Conversiamo in modo piacevole e finalmente Christian non mi fa più domande riguardanti il calcio, invece fa un sacco di domande ad Amelí, sicuramente è per conoscerla meglio, dato che presto diventerà il suo patrigno.

Sono molto felice che alla fine abbia capito che nessuno potrà prendere il posto di suo papà e abbia accettato Christian.

Sembra molto innamorato di Sara, ogni volta che la guarda gli si illuminano gli occhi.

Chissà se è quello che succede a me guardando Amelì?

Sono così felice che abbia deciso di essere la mia ragazza, ma ancora non le ho detto ciò che provo per lei esattamente, forse è prematuro, non vorrei spaventarla e in più, ho paura che lei non provi lo stesso.

Intanto vediamo come va in questi giorni.

Finiamo di mangiare, e sono pieno come un uovo, mi sa che ho esagerato.

Quando tornerò a Barcellona il mister si arrabbierà con me sicuramente, perché da quando sono in vacanza non ho ancora fatto nulla e pensare che si è raccomandato di non oziare troppo e di fare comunque qualche esercizio, gli anni scorsi il mio esercizio preferito era farlo in compagnia di qualche ragazza sotto le coperte, ma per il momento non mi interessa, voglio solo passare il più tempo che posso con lei, anche semplicemente standole accanto.

-Ragazzi, noi dovremmo andare adesso, il capo di Christian ci ha chiesto di passare da lui nel pomeriggio-

La mamma di Amelì ci riferisce.

-Va bene-

Le risponde con un tono sorpreso, ma percepisco anche una sorta di delusione per questo.

-Ci vediamo dopo a casa-

Si avvicina a lei e le dà un dolce bacio sulla guancia.

-A dopo-

Se ne vanno e rimaniamo soli.

Sono felice che siano andati via, per quanto mi stavo divertendo molto, ora però posso stare un po' solo con lei, ma non credo che Amelì sia dello stesso parere.

-Amelì tutto bene?-

Le chiedo perché mi sembra veramente delusa per il fatto di rimanere sola con me.

-Sì, sì certo-

Lo dice, ma non mi sembra molto convinta di questo, mi sembra sempre più nervosa e agitata.

-Vuoi andare a casa?-

Le propongo, ma agita fortemente la testa in segno di negazione.

Qualcosa la turba, ne sono sicuro, ma aspetterò che sia lei a parlarne, così le propongo un'altra cosa.

-Allora che ne dici di ordinare il dolce? Ti va?-

-Sì va bene-

Chiamo un cameriere e ordiniamo, ma appena rimaniamo di nuovo soli lei si chiude in un forte mutismo.

Qualcosa la preoccupa, ne sono sicuro, ormai ho imparato a conoscerla e quando non dice niente per molto tempo, vuol dire che deve dirmi qualcosa ma non sa come fare. Forse ha cambiato idea sul fatto di voler essere la mia ragazza e non ha il coraggio di dirmelo.

Una forte paura si impossessa di me.

Sto per chiederle cosa la turba, quando è lei che mi dice.

-Vado in bagno-

E letteralmente scappa da me.

La guardo allontanarsi molto velocemente e non riesco a meno di pensare, perché fa così?

Sono al tavolo e aspetto il suo ritorno quando un tipo che non conosco prende il posto di Amelì.

E questo, che vuole?

Perché si è seduto qui senza essere invitato?

-Tu sei Carlos Santana, non è così?-

Ecco lo sapevo, mi ha riconosciuto.

-Sì, ma la prego di non disturbarmi, si alzi e se ne vada-

Dico un po' scontroso, ma il tipo sembra non avermi nemmeno sentito, perché mi dice.

-Sono una giornalista, e se mi permette vorrei farle solo qualche domanda.-

Un giornalista, questa non ci voleva.

-Non ci penso neanche-

Ma lui insiste.

-Per favore.-

Questo non me lo scollo più, disolito mi a presto volentieri a queste cose.

-Solo due e poi la prego di andarsene.-

-Come mai ha deciso di passare il Natale a Parigi? La città dell'amore? Come tutti sanno  lei è famoso per passare questa ricorrenza in un posto tropicale, non è per caso che è innamorato?-

Ovviamente una domanda molto personale.

-Ho deciso di cambiare, e il motivo non lo posso assolutamente dire. Ora può anche andarsene-

-Aveva detto due domande-

Questa la rigira come vuole.

-Ha già fatto le sue domande-

Gli faccio notare.

-No, era solo una-

-Faccia in fretta allora-

-La ragazza che è con lei e la sua fidanzata e se sì, chi è, e come si chiama?-

Maledizione!

Non ho ancora parlato di questo con Amelì, non le ho chiesto se vuole che dica al mondo che è la mia ragazza. Essendo un personaggio pubblico anche lei lo diverrebbe e appena lo dirò, molti giornalisti vorranno parlare con lei e quel che è peggio, molti paparazzi inizieranno a seguirla.

Non voglio metterla in una posizione scomoda senza che sia lei a volerlo, così molto tranquillamente gli dico guardandolo dritto negli occhi.

-No, non è la mia ragazza e ora la prego di lasciarmi in pace.-

Ma appena termino la frase, vedo proprio Amelì e ha le lacrime agli occhi.

Porca puttana!

Devo spiegarmi con lei.

-Amelì… -

Prende il cappotto e scappa e subito la inseguo. Appena fuori dal locale riesco a raggiungerla e la fermo prendendola per la mano.

-Amelì, lascia che ti spieghi-

-Lascia stare, ho capito. Ti prego lasciami ho bisogno di stare un attimo da sola-

La sua voce trema, si gira verso di me e vedo che ha gli occhi Iucidi.

Che pena per me vederla così.

La attiro a me e la stringo forte, ma lei non ricambia.

-Amelì ti prego…. -

-No, Carlos. Non ti preoccupare, davvero, ho capito. Ti prego ho bisogno di stare da sola, ci vediamo dopo a casa-

Mi dà un bacio sulla guancia.

-Va bene-

Acconsento, anche se malvolentieri.

La vedo allontanarsi e non posso che darmi solo dello stupido.

Amelì, ti prego non lasciarmi.


Ci vediamo Sabato….😘😘😘😘

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Capitolo 14
*** Si vergogna di me. ***


Si vergogna di me.


Amelì

 

Lo sapevo, anche lui si vergogna di me.

Vuole che sia la sua ragazza, ma senza farlo sapere agli altri.

Non riesco a trattenere le lacrime.

Continuo a camminare senza meta, ormai è da quasi due ore che lo sto facendo e inizio a sentire freddo, molto freddo e comincio anche ad avvertire la stanchezza, ma nonostante tutto continuo.

Perché anche Carlos si vergogna di dire che io sono la sua ragazza?

Anche lui si vergognava, ricordo quel giorno come se fosse ieri.

Mancavo già da qualche giorno da scuola, una brutta influenza mi aveva colpito, un pomeriggio sento qualcuno suonare, mia mamma era uscita, così andai io ad aprire e quando ho risposto al citofono ero completamente sorpresa quando mi ha detto che era lui.

Non capivo perché era venuto, dato che ogni volta che ci vedevamo mi guardava storto e quando nessuno ci guardava, mi spingeva prepotentemente.

Subito gli ho chiesto una spiegazione per quella visita e lui sorprendentemente mi ha detto che gli mancavo e voleva che diventassi la sua ragazza.

Ero completamente scioccata, non me lo aspettavo proprio, ma anche se sinceramente ero innamorata di Pierre in quel periodo, gli ho detto comunque di sì.

Era un bel ragazzo e un po' mi piaceva.

Mi ha subito baciato come nessuno aveva mai fatto.

Il mio primo bacio, ed ero molto felice, ma non durò molto, perché subito dopo mi chiese di non dire a nessuno della nostra relazione, a nessuno. Nemmeno a Sofia dovevo raccontare niente e io come una stupida, ho detto sì.

E ora, sta succedendo la stessa cosa e non so proprio cosa fare.

Arrivo in un parco e mi siedo su una delle panchine, prendo in mano il cellulare.

Forse dovrei chiamare Sofia e farmi consigliare da lei.

Cerco il suo numero in rubrica, ma prima di far partire la chiamata, guardo verso l'ora e dopo un rapido calcolo, decido di non farlo.

È troppo tardi adesso, è già notte fonda in Giappone in questo momento e sicuramente starà già dormendo.

Meglio lasciar stare.

Sto per mettere via il cellulare, quando inizia a vibrare.

Guardo chi mi sta chiamando e mi sorprendo molto quando leggo il nome sul display.

È Mary.

Prima di partire ci siamo scambiate il numero e mi ha detto di chiamarla quando volevo, ma fino adesso me ne ero completamente dimenticata.

Sarà arrabbiata con me forse?

Con mano tremanti, rispondo.

-Pronto?-

-Buon Natale Amelì-

Il suo tono è allegro.

-Mary, Buon Natale anche a te-

Cerco di dirlo più serenamente che posso, non voglio che capisca che in questo momento sono triste, ma non credo di essere riuscita, perché subito mi chiede.

-Tutto bene? Ti sento strana-

Forse potrei parlare con lei?

Anche se è da poco che la conosco.

-No, non proprio-

-Se vuoi, io posso ascoltarti-

Mi scendono altre lacrime per le sue parole, ma non riesco a dirle niente.

-È per Carlos?-

Mi chiede e appena sento il suo nome, mi metto a piangere più forte.

Dopo vari minuti le rispondo.

-Sì-

-Amelì, cosa è successo?-

Prendo un respiro profondo e le racconto ciò che è successo al ristorante e concludo.

-Così gli ha detto che non sono la sua ragazza-

-Ascolta, non è per prendere le parti di Carlos, ma forse se non ha detto a quel tipo che tu eri la sua ragazza, forse aveva i suoi motivi?-

È dalla sua parte?

Perché?

-Sì, sì vergogna di me-

Lo dico con un tono acido.

-Io non credo.-

-Allora poteva benissimo dirglielo-

Sento dall'altra parte una specie di sospiro e poi mi spiega.

-Carlos è un personaggio pubblico Amelì e deve stare attento a ciò che dice, soprattutto ad un estraneo. Potrebbe usare questa cosa contro di lui.-

Sono colpita.

In effetti, a questo non ci avevo pensato.

-Vedi, anche mio fratello è un calciatore e anche molto famoso qui in Germania e per questo sono diventata famosa anche io, anche perché per alcuni anni ho fatto la modella nella periodo delle superiori.

E credimi, quando ti dico che spesso alcune persone ti usano solo per arricchirsi spiattellando la tua vita privata ai giornalisti.-

Sarà così?

-Un giorno stavo insieme a un ragazzo, lo amavo veramente molto, ma lui non era famoso, era un semplice compagno di scuola.

Come una stupida, durante un'intervista, ho detto a tutti che stavamo insieme. Da quel momento, alcuni paparazzi hanno iniziato a pedinarlo, per trovare qualche scoop, lui non ha retto a questo tipo di intromissione e mi ha lasciato.

Quindi Amelì, ti consiglio di parlare prima con lui e capire il reale motivo. -

Forse ha ragione?

Ma se invece il motivo è perché si vergogna di me?

Mi chiedo e Mary, come se mi avesse letto nel pensiero mi dice anche.

-Non si vergogna di te, e se è così lascialo all'istante, perché non ti merita.-

Mi sfugge una risata.

-Grazie Mary-

-Quando vuoi. Un'ultima cosa, se lo ami veramente, si sincera con lui, sempre.-

Restiamo ancora un po' a parlare e appena concludo la telefonata mi faccio forza e mi dirigo verso casa.

Sarà come dice Mary?

Qualcosa mi dice che è così, ma voglio comunque avere una sua conferma, voglio che sia lui a dirmelo.

Torno a casa un po' più allegra, anche se il dubbio continua a insinuarsi nella mia testa.

 

Carlos


Ma dove diamine si è cacciata?

Sono passate ore da quando se ne è andata.

Continuo a camminare come un leone in gabbia in camera di Amelì.

Questa attesa mi sta divorando.

Prendo in mano il cellulare e provo a chiamarla, ho paura che le sia successo qualcosa.

Faccio partire la chiamata, ma continua a darmi occupato.

Forse è al telefono con qualcuno?

Ma chi?

Ogni minuto che passa sono sempre più nervoso.

È una sensazione strana, non mi sono mai sentito così, per nessuno.

Ma è tutta colpa mia, appena ho chiesto ad Amelí di diventare la mia ragazza, dovevo chiederle anche se voleva che rendessi la notizia pubblica.

Che coglione che sono stato, un vero coglione.

Siamo insieme nemmeno da dodici ore e ho già rovinato tutto.

Sento la porta d'entrata aprirsi e subito mi precipitò per vedere se è lei, ma con mia grande delusione vedo che è Christian e Sara.

Cavolo speravo fosse Amelì.

-Ciao Carlos, dov'è Amelì?-

Mi chiede subito sua mamma e non so cosa risponderle, perché nemmeno io so dove si trovi.

Forse dovrei spiegarle quello che è successo?

Sono ancora indeciso sul dafarsi, quando ecco che rientra anche Amelì.

Una forte sensazione di pace mi riempie il cuore.

Subito vado da lei e la stringo forte a me.

-Mi hai fatto preoccupare-

Le sussurro all'orecchio.

-Scusa, non volevo… -

Ma veniamo interrotti, quando sua mamma le chiede.

-Dove sei stata? È buio pesto fuori-

Ci stacchiamo e come se niente fosse successo Amelì le dice.

-Sono andata a fare una passeggiata-

-Da sola?-

Ci scruta entrambi, credo che abbia capito che è successo qualcosa fra di noi e credo che stia aspettando solo una conferma per le sue ipotesi.

-Sì, avevo bisogno di stare un'attimo da sola-

Ovviamente sta aspettando che Amelì aggiunga altro, ma lei non lo fa.

Forse dovrei intervenire, ma fortunatamente è Christian a sviare il discorso.

-Cara, andiamo a preparare la cena è già tardi e io ho una fame da lupi-

La donna lo guarda in modo perplesso.

-Hai ancora fame? La moglie del tuo capo ci ha rimpinzati di torte e dolcetti per tutto il pomeriggio-

-Cosa vuoi che ti dica, sono un pozzo senza fondo-

-Va bene-

Prima di allontanarsi però, Christian guarda in direzione di Amelì e le fa l'occhiolino e lei ricambia facendogli un sorriso e gli mima  con la bocca un grazie.

Rimaniamo soli all'entrata.

Devo spiegarle.

-Amelì… -

Lei però mi prende per mano e mi trascina in camera sua, chiude la porta e lentamente si avvicina a me con un'espressione molto seria e io mi irrigidisco all'istante.

Avverto una forte sensazione che mi voglia lasciare.

Questo silenzio comincia a essere pesante, ma finalmente, appena è a un passo da me, inizia a parlare.

-Carlos, ti vergogni di me?-

Cosa?

Certo che no! Ma come può pensare una cosa del genere?

-Certo che non mi vergogno di te-

Le accarezzo dolcemente la guancia.

-Perché mai dovrei?-

Cerca di abbassare lo sguardo, ma glielo impedisco.

-Perché non sono bella come le altre tue ex, si insomma, non sono né una modella, né tanto meno una famosa showgirl della televisione e….-

La fermo immediatamente, perché sta dicendo solo una sacco di cazzate.

-Tu sei bellissima Amelì, sei meravigliosa e qualunque uomo sarebbe fortunato di averti-

E vorrei continuare a essere io quel uomo.

-Il motivo per cui non ho detto a quel tipo che eri la mia ragazza, perché era un giornalista e non volevo proteggerti, vedi… -

Questa volta è lei che non mi lascia finire che si lancia su di me e inizia a baciarmi in modo travolgente.

Tutte le mie paure si dissolvono come neve al sole.

Appena ci stacchiamo abbiamo entrambi il fiatone, ma comunque le chiedo conferma.

-Vuoi continuare a essere la mia ragazza?-

-Sì, lo voglio-

Perdo un battito sentendo la sua risposta…

E subito penso: sentirò la stessa sensazione quando le chiederò di sposarla?

Dio!

Ma che vado a pensare?

Anche se sinceramente, ora come ora, non avrei problemi a chiederglielo, ma per il momento, vediamo come va, poi un futuro, forse…

-Che ne dici di dire a tua mamma e ha Christian che ci siamo messi insieme per il momento?-

Mi fa un cenno di sì con la testa.

Intreccio la sua mano con la mia e andiamo in cucina.

-Mamma, Christian volevamo dirvi una cosa-

Esordisce Amelì con voce tremante.

-Cosa tesoro?-

-Io e Carlos stiamo insieme-

Guardo le loro espressioni e non mi sembrano per niente sorpresi, anzi.

-Amore mio, lo sapevamo già-

-E come?-

-Basta guardarvi per capirlo-

Christian ci informa.

Davvero?

Si vede così tanto?

Devo dire che la cosa mi rende molto felice.

 

Ci vediamo Martedì. ….😘😘😘😘

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Capitolo 15
*** Cosa ti è successo Amelì? ***


Cosa ti è successo Amelì?

 

Amelì


Carlos è il mio ragazzo, ancora non ci credo.

Sono passati alcuni giorni da quando questo è successo, ma ancora mi sembra un sogno.

Lui è incredibile: premuroso, amorevole e molto divertente anche, dato che ogni volta mi fa ridere come una matta.

Penso mentre lo osservo dormire tranquillo affianco a me.

Siamo sempre insieme, ogni giorno andiamo a visitare la città, e siamo persino riusciti ad andare a vedere Versail, il mio posto preferito.

Quando ero piccola, sognavo di poter vivere lì un giorno.

Che stupida, ma ero piccola, ed è normale sognare di vivere in un posto del genere e di diventare un giorno una vera principessa.

Ma anche se ora sono grande e so che questo è praticamente impossibile, Carlos mi fa sentire una vera regina.

Credo di cominciare a innamorarmi di lui.

Ma come farò quando lui tornerà a Barcellona?

Non potremmo vederci più così spesso, anzi, praticamente mai.

La verità è che questa cosa mi angoscia e non poco.

Subito dopo capodanno dovrà ripartire, il suo mister vuole riprendere al più presto gli allenamenti, che gran scocciatore. Anche Christian deve andare via per motivi di lavoro.

Così io e mia mamma abbiamo deciso di partire insieme per la Grecia.

Carlos è stato davvero un amore regalarmi questo viaggio, anche se ancora mi sembra esagerato, ma devo ammettere che sono proprio felice.

Finalmente potrò andare a rivedere mio papà, cioè, per meglio dire la sua tomba.

Ricordo perfettamente dove si trova, nonostante il cimitero sia grandissimo, ed è da anni che non ci vada.

Ma il ricordo di quel giorno è vivido nella mia mente, come se fosse successo solo ieri.

Inevitabilmente divento triste per quel ricordo e mi sfugge persino una lacrima.

Quanto mi manca ancora.

Dicono che il tempo allevia la sofferenza, ma quanto tempo ci vuole ancora perché questo accada?

Ogni volta che penso a lui il mio cuore si stringe in una morsa.

Cerco di scacciare via questo pensiero, non voglio che appena si svegli mi veda triste, altrimenti mi chiederà il perché e non ho voglia di parlarne.

Sento che si sta muovendo, forse si starà svegliando?

Dovrei alzarmi e lasciarlo riposare in pace, ma sto così bene qui con lui, al calduccio sotto le coperte.

Non riesco a fare a meno di accarezzargli la guancia, che è ruvida, ma non mi da fastidio, anzi, credo che starebbe bene con un leggero velo di barba.

Desidero da morire baciarlo in questo momento.

I suoi baci mi fanno impazzire.

Ancora non abbiamo fatto niente oltre a quello e sono felice che lui non insista nemmeno, credo che ha capito che io non sono pronta, anche se ammetto che i suoi baci ogni tanto sono così infuocati che sento una strana sensazione al basso ventre che mi logora, ma appena sento le sue mani che toccano più del necessario, automaticamente mi blocco e mi stacco bruscamente da lui.

Mary ha detto di parlarne con lui, e di essere sempre sincera se lo amo.

Ma quello che mi chiedo: lo amo veramente?

O è solo la passione che ci lega in questo momento, che mi fa provare questo sentimento?

Come faccio a capire?

Infondo, non ho mai vissuto una vera relazione d'amore.

Sono così confusa.

Continuo a guardarlo ed accarezzarlo: il suo viso i suoi cappelli e con le dita giocherello con il suo codino.

Ma vedo che si sta svegliando, apre gli occhi e mi osserva, sta per dirmi qualcosa, ma immediatamente inizio a baciarlo.

Lentamente, molto lentamente e lui asseconda il mio ritmo, mi avvicino a lui sempre di più, i nostri corpi sono stretti l'uno all'altro, ma non mi tocca con le mani, e questo mi piace, mi fa sentire al sicuro e il mio bacio si fa sempre più avido.

Con le mani scendo sui suoi pettorali, ma voglio sentire di più mi faccio audace e gli sollevo la maglietta e lui mi aiuta a sfilarsela, ma inevitabilmente ci tocca staccarci.

Inizio ad osservarlo e non riesco fare a meno di pensare che ha proprio un bellissimo corpo.

Mi fiondo di nuovo su di lui.

Una forte passione si impossessa di me, sentire con le dita la sua pelle così morbida, ma dura allo stesso tempo, mi fa completamente perdere la testa.

Forse sono pronta adesso?

Mi stringe con le sue forti braccia e mi sdraia sul materasso, togliendomi anche lui la maglietta, scoprendo così il mio seno,  inizia ad osservarmi con occhi incantati e vedo anche dalla sua espressione che mi desidera.

Inizio però a sentirmi a disagio, cerco con le mani di coprirmi, ma lui è più veloce, si sdraia su di me e inizia a baciarmi l'incavo del collo, mentre con le mani inizia a toccarmi il fianco, ma continua a risalire, finché non ingloba perfettamente il mio seno, ma appena lo fa un ricordo lontano inizia a insinuarsi nei miei pensieri.

No, non c'è la faccio, mi sento soffocare…

Basta! lasciami in pace!.....

Non voglio….

Con le mani cerco di respingerlo, ma è troppo forte e non ci riesco, mi manca ormai l'aria, sento che non riesco a respirare…

Comincio a divincolarmi con tutto il corpo, e la mia mente mi riporta indietro nel tempo…

No, non di nuovo….

 

Carlos

 

Si sta agitando, sento che mi sta respingendo, perché con le mani cercando spingermi via, anche se non sta usando molta forza, ma non solo, anche se  è solo un sussurro sento perfettamente che mi dice.

-Basta! Lasciami in pace….mi stia facendo male…. Ti prego basta…. -

Mi allontano, ma lei continua a ripetere le stesse cose.

-Amelì, va bene, non siamo obbligati a farlo-

La rassicuro, ma è come se non mi sentisse nemmeno.

Inizio a preoccuparmi.

Ha lo sguardo vitreo.

-Mi fai male…. Ti prego basta… -

Una forte sensazione di malessere mi invade il corpo, perché mi rendo conto che qualcuno le ha fatto proprio del male e una forte rabbia per lo stronzo che ha  osato farle questo mi devasta.

Ma ora devo farle capire che è al sicuro e che non le succederà niente di male.

-Amelì…Sono io, Carlos e non ti farò niente -

Continuo a chiamarla, nella vana speranza che mi senta.

Ho paura di toccarla, perché magari peggioro la situazione.

Non so cosa fare.

Forse dovrei chiamare sua mamma?

Quando a un certo punto, vedo che mi guarda e inizia a piangere, poi si gira su un lato del letto, si rannicchia su se stessa e mi chiede con voce disperata.

-Ti prego va via-

Ma io non voglio lasciarla in queste condizioni da sola, voglio capire cosa le è successo e soprattutto capire chi, così da potergli spaccare la faccia.

-Amelì, che cosa ti è successo?-

-VA VIA-

Mi urla.

Sono combattuto.

-VIA, VIA VIA-

Devo aspettare che si calmi.

Così, anche se malvolentieri, la copro con il piumone e me ne vado senza dire altro.

Ormai sono passate due ore da quando sono andato via, ma lei continua a stare rifugiata nella sua stanza, non è nemmeno uscita a fare colazione.

Passa ancora un'ora e di lei nessuna traccia.

Sono stufo di aspettare e vado vedere di persona.

Busso e aspetto.

Ma niente, così riprovo.

-Amelì, sono io. Mi apri?-

Sento che mi dice dall'altra parte della porta senza però aprirla.

-No, va via-

-Ti prego, voglio solo parlare-

-Non ho voglia di parlare-

Perché fa così?

Questo suo modo di fare, cioè nascondersi invece che affrontare le proprie emozioni, mi fa sentire inutile.

Credevo che tra di noi iniziasse ad esserci fiducia.

Avevo capito subito, fin dall'inizio che non era pronta a fare l'amore, deve aver subito qualche trauma e anche se più volte avrei voluto chiederle cosa le era successo, ho pensato di aspettare che fosse stata lei a raccontarmi.

I giorni passavano e lei non diceva niente, non ho insistito, come non ho nemmeno cercato di andare oltre, anche qui ho aspettato che fosse lei a fare la prima mossa.

E stamattina, quando ha iniziato a baciarmi così appassionatamente e ha persino iniziato a spogliarmi , credevo che il momento fosse arrivato, invece appena le ho toccato il seno, ha iniziato ad agitarsi e continuava a ripetere di smetterla che le stavo facendo del male.

Mi sono sentito malissimo in quel momento, proprio come mi sto sentendo ora.

Forse dovrei cambiare tattica.

-Hai promesso che oggi saremmo andati sulla torre Eiffel.-

Anche se non mi interessa in questo momento, e solo una scusa per vederla.

-Devo studiare, non posso. Ho perso troppo tempo e devo recuperare-

Niente da fare, mi liquida in un'istante.

-Vai tu se vuoi-

Conclude con un tono più freddo che mai.

Decido di lasciar perdere.

Devo capire cosa le sia successo, e se lei non mi vuole dire niente, scoprirò da solo.

Decido che inizierò parlando con Sofia, è la sua migliore amica fin dall'infanzia, sicuramente saprà cosa le è accaduto.

Prendo il cellulare e faccio partire la chiamata, ma non mi risponde.

Porca puttana.

Provo a chiamare Tom, magari è con lei.

Fortunatamente dopo un paio di squilli, mi risponde.

-Ciao Tom-

-Carlos, che bella sorpresa. Tutto bene?-

-Sì, sì tutto bene-

Mento.

Ma non voglio perdermi in chiacchiere così vado dritto al punto.

-Cercavo Sofia in verità, ma non risponde al cellulare, e lì con te per caso?-

-No, mi dispiace è andata a fare shopping con le ragazze. Voleva comprare un abito tradizionale Giapponese in vista del capodanno-

Maledizione!

Digrigno i denti e credo che Tom mi abbia sentito, perché mi chiede.

-C'è qualcosa che non va?-

-No te lo detto, tutto bene. Volevo solo chiedere un consiglio a Sofia di dove portare Amelì per il capodanno-

Invento una scusa.

-Conoscendola, sicuramente niente di esagerato, sono sicuro che le farà piacere passare una serata tranquilla con le persone che ama-

-Saremo solo noi due, sua mamma e il suo fidanzato escono-

-Se vuoi organizzarle qualcosa di carino, puoi usare il mio appartamento, le chiavi dovrebbe averle Pierre-

Pierre!

Lui forse sa qualcosa di più, forse sa di una qualche ragazzo che frequentava una volta?

-Sarebbe magnifico, ma non ho il suo numero-

Così senza perdere altro tempo, mi detta il suo numero.

-Perfetto, grazie Tom, ci vediamo-

Taglio corto, riaggancio e compongo subito il numero e tempo qualche secondo che sento.

-Pronto? Chi è?-

-Pierre? Sono io Carlos-

Credo che sia sorpreso, anche sono vedo la sua espressione, posso capirlo dal suo tono.

-Carlos? Cosa posso fare per te?-

-Ho bisogno di parlarti, di persona, adesso-

Dico seriamente, molto seriamente e anche se non ho specificato il motivo, credo capisca che si tratti di Amelì.

-Va bene, sono a casa. Ti mando un messaggio con il mio indirizzo-

-Arrivo-

Esco di corsa, chiamo immediatamente un taxi, gli do l'indirizzo che intanto mi ha mandato Pierre e lo raggiungo.

Spero che lui sappia dirmi qualcosa, sono così nervoso.

Dopo poco più di un quarto d'ora arrivò a destinazione, pago il tassista e suono il campanello.

Credevo che abitasse in una villa, invece sembra un comune edificio.

Il portone si apre e dal citofono sento che mi dice.

-Ultimo piano-

Anche qui come in casa di Amelì, l'ascensore sembra vecchissimo, così prendo le scale.

Per arrivare più velocemente possibile faccio gli scalini due a due e non appena arrivo in cima o il fiatone.

Accidenti!

Il mister sarà furioso con me, sono distrutto solo appena fatto qualche piano a piedi, appena torno a Barcellona dovrò recuperare e anche velocemente.

Eccolo che mi aspetta sulla porta.

-Sei stato veloce-

Mi limitò a fare un cenno di sì con la testa.

Mi fa accomodare.

Ho ancora il fiatone.

-Allora che ti porta qui? Non credo che sia solo per queste.-

Mi mostra le chiavi, sicuramente Tom lo avrà avvisato.

-No, hai ragione. Si tratta di lei-

Dico molto seriamente.

-Va bene. Andiamo di là in soggiorno-

Mi fa accomodare sull'ampio divano e mi chiede.

-Ti offro qualcosa?-

-No, non voglio niente grazie-

Lo guardo dritto negli occhi e vado subito al punto.

-Sai per caso se Amelì ha mai frequentato qualcuno?-

La sua espressione è un po' sorpresa, non credo si aspettasse questa domanda.

-Perché?-

-Prima rispondi-

-Per quello che so, no. Non ho mai sentito che avesse un ragazzo-

È sincero.

-Sei sicuro?-

-Certo che sono sicuro. Spesso Sofia mi diceva che non capisce come Amelì non si interessasse di nessun ragazzo, le sembrava una cosa inconcepibile-

Allora non capisco.

Forse, allora è stato qualche estraneo ha farle del male?

-E le è mai successo niente?-

Non credo abbia capito il senso della mia domanda.

-In che senso?-

-Qualcuno le ha mai fatto del male?-

Forse dovrei specificare meglio?

Prendo un po' di coraggio, perché non è una cosa facile da chiedere.

-Si insomma qualcuno l'ha mai presa con la forza?-

Mi guarda in un modo molto serio, ma senza alcuna esitazione mi dice.

-No-

Sono accorto di idee, credo che Amelì non abbia detto a nessuno ciò che le è successo, credo nemmeno a Sofia. Mi ritornano in mente le parole di sua mamma: "Amelì si tiene tutto dentro di sé, non esterna mai i suoi pensieri”

-Mi spieghi perché mi fai tutte queste domande?-

Mi chiede con un tono quasi arrabbiato.

-Per come ha reagito stamattina… -

Inizio più sconfortato che mai e gli racconto ciò che è successo, quando concludo lo vedo abbattuto.

-Quindi sono sicuro che qualcuno le abbia fatto qualcosa, ma lei ancora non mi ha detto niente-

Aspetto che mi dica ciò che ne pensa, ma veniamo interrotti dall'arrivo di un ragazzo.

-Pierre, chi è questo?-

-Napoleon, lui è Carlos, il capitano del Barcellona-

Si avvicina e mi tende la mano.

-Piacere-

Lo conosco, gioca con Pierre e Tom nel Paris, anche se non mi piace il suo modo di giocare, violento e spesso indifferente alle regole del calcio, insomma una testa calda.

-Il piacere è mio-

Anche se non mi interessa.

-Non sapevo che vi conosceste?-

-Ci siamo conosciuti durante la vigilia a casa di Amelì, te la ricordi?-

Pierre gli spiega, ma appena la nomina fa un'espressione strana.

-Chi? La nerd?-

Gli chiede con un tono acido e la cosa non mi piace per niente e soprattutto per come la definita.

-Ehi! Si chiama Amelì… -

Lo guardo in cagnesco e mi avvicino a lui in modo minaccioso, sono ormai ad un passo, quando Pierre mi blocca la strada, dato che ha sicuramente capito le mie intenzioni.

-Va beh! Tanto non mi interessa. Pierre vado a farmi un panino-

Come è arrivato, se ne va.

Che stronzo.

-Non fare caso a lui, è un po' una testa calda. Lui e Amelì non sono mai andati tanto d'accordo, quando eravamo giovani l'ha sempre punzecchiata-

-Va bene-

Anche se la voglia di tirargli un pugno è forte.

-Ascolta, credo che tu abbia ragione. Anche io credo che le sia successo qualcosa, ma credo anche che non l'abbia detto a nessuno, l'unica è chiedere direttamente a lei-

Finiamo il discorso di prima.

-Già, ma il problema è che lei non parla-

La frustrazione è forte.

-Devi avere pazienza-

Una caratteristica che non ho mai avuto.

-Ti ringrazio, nonostante ciò che provi per lei mi hai ascoltato-

Non tutti lo avrebbero fatto.

-Ha scelto te…-

Nel suo tono sento che è rammaricato per questo.

Mi batte una mano sulla spalla.

-Ma non provare a farla soffrire, altrimenti ti giuro che ti spacco la faccia-

Anche se lo dice in tono scherzoso, so che è vera questa minaccia.

-Se la farò soffrire, verrò io da te a farmela spaccare-

Iniziamo entrambi a ridere.

È un ragazzo straordinario, e lo ammiro sempre di più.

Parliamo ancora un po', ma ormai si sta facendo tardi.

-Grazie di tutto, ora sarà meglio che vada-

Sono quasi sulla porta quando mi chiede.

-Dopo capodanno partecipo a una raccolta di fondi per i bambini bisognosi in Africa, si tratta di una partita amichevole tra alcuni giocatori e personaggi famosi, avresti voglia di partecipare?-

-Perché no?-

Non mi tiro mai indietro a queste cose, ed è anche un buon modo per recuperare un po' di forma fisica.

-Allora ti faccio sapere-.

Ci stringiamo la mano, mi da le chiavi e me ne vado, con ancora più dubbi che risposte.

Amelì, che ti è successo?

 

Ci vediamo Giovedì…. 😘 😘 😘 😘 

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Capitolo 16
*** Ti Aspetterò ***


 Ti Aspetterò


Amelì


Sento bussare di nuovo.

Sarà ancora Carlos?

Non ho voglia di vederlo ancora, vorrà sicuramente delle spiegazioni e cosa potrei mai dirgli?

Non me la sento ancora di raccontargli perché mi sono fatta prendere così dal panico….

-Amelì, tesoro mi apri?-

È mia mamma.

Vado ad aprirle.

-Ti ho portato qualcosa-

La faccio entrare e vedo che ha in mano un vassoio con tante cose buone da mangiare.

-Grazie-

In effetti lo stomaco iniziava a brontolare.

-Carlos mi ha detto che dovevi studiare-

Già, anche se sinceramente ancora non ho aperto nemmeno il libro.

Appoggia il vassoio sulla scrivania e mi chiede con un tono preoccupato.

-Tutto bene?-

-Certo-

Rispondo automaticamente, e le faccio anche un sorriso, falso, non voglio sicuramente raccontare a mia mamma cosa è successo e perché mi sto rifugiando in camera mia.

Lei si avvicina a me e mi mi dà un bacio sulla fronte e con un tono molto dolce mi chiede.

-Hai litigato con Carlos?-

-No, non ho litigato con Carlos-

Mi allontano da lei, prendo il libro di anatomia e mi metto sulla scrivania intanto che le dico.

-Ho solo da studiare, tra un mese ho un'altro esame e se non inizio non sarò mai pronta-

Dico con un tono più deciso.

-Va bene-

Sta per andare ma all'ultimo le chiedo.

-Mamma, la camera degli ospiti è libera adesso, giusto?-

-Sì, è libera-

Il suo tono è titubante e percepisco anche una sorta di preoccupazione.

-Ecco io e Christian…. -

Si sta giustificando, ma non volevo metterla a disagio, così per rimediare la interrompo e la rassicuro.

-Mamma, tranquilla. Stai per sposarlo è normale che dormite nella stessa stanza.-

Il suo viso si distende e torna di nuovo serena.

-Volevo chiederti se per caso potevi dire a Carlos di andare a dormire lì stanotte?-

Sgrana gli occhi.

Sicuramente a da farmi mille domande, così invento una scusa.

-Ho davvero moltissimo da studiare e sai che lo faccio fino a notte fonda, sicuramente lo disturberei con la luce accesa-

Spero che mi creda, comunque non è così lontano dalla realtà, quante volte mi è capitato di studiare fino a mezzanotte?

Molte.

Conosce le mie abitudini.

-Va bene, appena torna glielo dico-

È uscito?

Dove sarà andato?

Forse a vedere la torre Eiffel come avevamo concordato ieri.

Questo pensiero mi rattrista, anche se sono stata io a dirgli di andare da solo, un pochino speravo che non ci sarebbe andato senza di me.

Ci tenevo ad andare con lui.

-Sai dov'è andato?-

-Ha fatto una chiamata poi è andato via di corsa-

Una telefonata?

Chi conosce a Parigi?

Non mi ha detto che conosceva qualcuno che vive qui, apparte ovviamente Sofia e Tom, ma loro sono ancora in Giappone.

Allora chi altro?

-Ti lascio studiare-

Se ne sta per andare.

-Mamma… -

-Dimmi tesoro-

-Come capisci se sei o meno innamorato di una persona?-

Si siede sul letto e mi fa cenno di raggiungerla.

-Sai, non è facile da spiegare, perché non tutti provano la stessa cosa.

Vedi, per esempio con tuo papà, è stato un vero colpo di fulmine per me. Appena lo visto, ho sentito una specie di morsa al cuore, sono rimasta lì a fissarlo come una ebete per almeno mezz'ora.-

Ricordo la storia di come i miei genitori si sono conosciuti.

Lei stava con un tipo, un giorno è andata a vedere una sua partita di calcetto, e lì, vide mio papà per la prima volta, era il portiere della squadra di questo tipo.

Mi disse che per tutto il tempo della partita non ha fatto altro che fissarlo.

Alla fine si sono messi insieme, anche se il poveretto alla fine ci è rimasto male, ma credo che abbia capito che i miei genitori erano fatti per stare insieme.

-Invece per Christian, questo sentimento è nato lentamente, poco alla volta, giorno per giorno, finché ho capito di essere innamorata di lui-

-Ma com'è che capisci se lo sei o non lo sei?-

È questo che non capisco, come faccio a sapere?

Come faccio a sapere che sono innamorata di Carlos?

-Quando non puoi far a meno di pensare a lui senza smettere di sorridere ogni volta, o quando lo guardi e non riesci far a meno di pensare che la vita non avrebbe senso senza di lui e il cuore inizia a farti male quando solo questo pensiero ti sfiora… -

È proprio quello che provo…

 

La giornata è finita e sono a letto che continuo a girarmi e rigirarmi.

Non riesco a dormire, le parole di mamma continuano a farmi pensare.

Anche se ormai è da tutto il giorno che mi tormentano, tanto che non sono riuscita nemmeno a studiare.

Sono stata lì, per tutto il tempo a leggere e rileggere tutto il capitolo per almeno cento volte e non riuscivo a capire una sola parola.

Guardo verso il lato del letto dove di solito dorme Carlos e mi sembra strano che lui non sia qui con me in questo momento.

Forse Mary ha ragione, se lo amo veramente, devo raccontargli ogni cosa?

Ma se poi mi lasciasse per questo?

A questo pensiero il mio cuore inizia a farmi male.

Se non capisse che non sono pronta ad avere una relazione fisica con lui ancora?

Stamattina credevo di esserlo, non so dove ho trovato la forza di fare quello che ho fatto.

Quando ho iniziato a baciarlo io, una forte passione mi ha attraversato tutto il corpo, così mi sono fatta più audace e gli ho tolto la maglietta, volevo sentire il suo corpo.

Ma poi, quando ha fatto lo stesso con me, mi sono bloccata e la mia mente mi ha riportato a quel giorno.

Chissà cosa pensa ora di me?

Questo pensiero mi lacera l'anima, anche se sinceramente, quello che mi fa male più di tutti è il pensiero che tra qualche giorno lui andrà via e non lo potrò più vedere così presto.

Senza quasi accorgermene, mi alzo dal letto e mi incammino silenziosamente al buio da lui, ormai ho deciso, deve sapere.

 

Carlos

 

Che strano essere qui in questa stanza.

Non riesco a dormire.

Speravo che appena sarei tornato, le fosse passato e invece è stata chiusa dentro la sua camera per tutto il giorno.

La notizia poi devastante però è stata quando Sara mi ha detto che Amelì le aveva chiesto di dirmi di dormire nella stanza degli ospiti.

Averi voluto subito andare a chiederle il perché, perché non mi voleva, ma alla fine ho rinunciato.

Devo avere pazienza con lei…

I miei pensieri vengono distratti quando sento uno strano rumore, sto per alzarmi a vedere che cos'è, quando sento che Amelì si sdraia accanto a me e i abbraccia.

Il mio cuore si riempie di felicità, automaticamente non riesco fare a meno di stringerla forte a me.

È qui.

Inalo il suo profumo a pieni polmoni, anche se è solo da stamattina che non lo sento, mi sembra passato un secolo da allora.

Stiamo in silenzio per molti minuti, anche se vorrei chiederle tantissime cose, non lo faccio, perché l'importante che lei sia qui, con me in questo momento.

Dio! Ormai non ho più dubbi, la amo con tutto il cuore.

Una forte sensazione di pace mi invade per tutti il corpo e mi godo questa nuova sensazione mai provata, quando a un certo punto Amelì inizia a parlare.

-Quasi alla fine della prima media, un ragazzo, che credevo che mi odiasse mi chiese un giorno di diventare la sua ragazza.

Ero completamente scioccata, perché non me lo aspettavo proprio, come ti ho detto credevo che mi odiasse, perché ogni volta che mi vedeva, mi prendeva in giro e quando nessuno guardava, mi faceva sempre qualche dispetto oppure si limitava a spingermi e farmi cadere….-

Sento che si sta per mettere a piangere.

-Non sei obbligata-

La rassicuro, perché sentirla così è una vera pena.

Ma lei, come se non mi avesse ascoltato continua a raccontare.

-Non sapevo cosa rispondergli, perché ero innamorata di un'altro in quel periodo, ma alla fine gli ho detto va bene, in fondo non era così male e non avevo mai avuto una ragazzo, mentre tutte le altre sì….-

Sento le sue lacrime che mi bagnano la maglietta e la stringo più a me, per farle capire che ora ci sono io con lei.

-Appena gli ho detto….. che volevo essere la sua ragazza…. mi ha baciato. Il mio vero primo bacio…. è stato bello, molto bello e…  Credo che ero anche felice…. quando si staccò però… ...disse che questa relazione doveva rimanere un segreto….. non dovevo dirlo a nessuno… s.. prattutto a Sofia.

Non capivo…. e come una stupida non ho nemmeno chiesto il perché…ho solo detto sì-

Le lacrime si fanno sempre più intense e comincia a far fatica a parlare.

-Ci sentivamo spesso per telefono…anche se non parlavamo moltissimo…..oppure ci rubavamo qualche bacio di nascosto, finché un giorno… -

Inizio a sentirmi sempre peggio, chi è questo tipo?

-Mi invito a casa sua un pomeriggio… ero felice… perché avremmo passato qualche ora insieme finalmente… invece che qualche minuto rubato... ma ripensandoci adesso…...era meglio non andare. Quando arrivai a casa sua, subito mi porto in camera sua….ricordo che ho pensato che aveva proprio una bellissima stanza, piena di libri e di affascinati statuette… -

Inizia a descrivere la stanza del tipo nei minimi dettagli, anche se non me ne frega niente, la lascio dire, credo che stia cercando solo le parole adatte per continuare.

Sono teso come una corda di violino, perché credo di sapere quello che mi starà per dire, e una forte rabbia sento che si sta per impossessarsi di me.

-Mi fece sedere sul letto e iniziammo a baciarci, non so per quanto tempo, ma so che a un certo punto cominciò a spogliarmi. Gli ho chiesto cosa stava facendo, e lui mi rispose che ero la sua ragazza ed era normale, che tutti facevano così e io come una stupida, lo lasciai fare….

quando rimasi completamente nuda davanti a lui, ero molto a disagio e l'unica cosa a cui pensavo era che volevo rivestirmi e andare via….. .

Invece non feci niente, niente di niente… -

Il suo tono è sempre più sofferente, le do un bacio sulla fronte e le sussurro.

-Amelì, non devi…. -

-Ti prego fammi finire-

La sua è quasi una supplica.

-Va bene-

Prende un grosso respiro, le lacrime hanno smesso di scendere e con una voce ferma e decisa continua.

-Mi sdraiò sul letto e non faceva altro che fissarmi, cercavo di coprirmi, ma lui ogni volta me lo impediva, finché, anche lui iniziò a spogliarsi.

Ricordo che ho pensato: "cosa sta facendo? Perché si spoglia?

Cercavo in tutti i modi di non guardarlo, non avevo il coraggio, ma lui continuava a chiedermi: "ti piace ciò che vedi?

Non riuscivo a parlare, così mi limitavo a fare dei cenni di sì con la testa, anche se non era la verità.

Ricordo che prese qualcosa dalla tasca dei suoi pantaloni, ma non so bene cosa, perché cercavo di guardare fuori dalla finestra e continuavo a pensare quanto mi sarebbe piaciuto essere fuori da quella stanza, lì all'aperto. Intanto lo sentivo che continuava a dire qualcosa, c'è l'aveva con qualcuno, ma la mia testa non riusciva a capire era come se parlasse un'altra lingua in quel momento, ma appena disse "finalmente" si sdraiò sopra di me e inizio a toccarmi dappertutto, sentivo le sue mani ovunque e intanto nella mia testa urlavo, "Smettila, non voglio". Non so perché non riuscivo a dirglielo, continuavo a rimanere lì, completamente immobile, finché non ho sentito un dolore fortissimo.

Ho gridato, ne sono sicura, continuavo a dirgli che mi stava facendo male, e lui, come risposta mi disse: "è normale piccola, vedrai, tra un attimo passerà".

Invece, il dolore era sempre più forte, e nonostante continuavo a dirgli di smetterla, perché il dolore era sempre più forte, lui continuava muoversi, facendo dei versi strani.

Quando ho capito che non mi stava ascoltando, cercavo di sopportare al meglio il male e speravo che tutto si sarebbe concluso il più velocemente possibile, ma quei minuti sembravano interminabili, il tempo sembrava essersi fermato, finché a un certo punto, fece un verso strano e si  accascio completamente su di me, ansimando sonoramente nel mio orecchio.

Mi sentivo in trappola, mi mancava il respiro, ho cercato di respingerlo, ma era troppo forte, finché finalmente se ne andò via. Non so dove, ma subito presi la mia roba, mi rivestì e me ne andai il più velocemente possibile.-

È proprio quello che immaginavo.

Povera la mia piccola Amelì.

La cullo come una bambina per cercare di alleviare questa sua sofferenza.

-Capisci, avevo solo dodici anni e non volevo farlo, non ero pronta per farlo…-

Ricomincia a piangere e sapere quello che l'è successo mi si stringe il cuore in una morsa.

Ora capisco tante cose, soprattutto perché si è fatta prendere dal panico ogni volta che cercavo di andare oltre.

Il ricordo di quel giorno è ancora vivido nella sua testa, nonostante siano passati anni.

Ma ora quello che voglio sapere chi è stato….

Chi ha osato farle questo?

Che razza di stronzo prenderebbe così una ragazza, anzi poco più di una bambina?

Appena lo troverò, gli spacco le gambe, a quel brutto pervertito.

Cerco di tenere la rabbia che sta per esplodere, non è il momento adesso, ora lei ha bisogno di me.

La stringo a me e aspetto che si calmi e appena lo fa mi dice con un tono quasi allegro.

-Sai, sei la prima persona a cui racconto questo…e mi sento meglio ora-

-Perché? Perché non l'hai detto a nessuno?

Perché non l'hai denunciato?-

La tartasso di domande.

-Perché non ne ho avuto il coraggio-

-Amelì, lui ti ha…… stuprata, dovevi fargliela pagare-

Sento che si sta irrigidendo di nuovo.

-Ero piccola, e non sapevo nemmeno cosa mi aveva fatto, non sapevo nemmeno cos'era lo stupro. L'unica cosa che volevo era dimenticarmi di quel giorno. Mi vergognavo troppo di ciò che era successo… -

-Potevi dirlo a Sofia-

Già, lei credo che l'avrebbe aiutata ad agire in maniera giusta.

-No, soprattutto a Sofia non potevo raccontarle-

Il suo tono è più sofferente che mai.

-Perché?-

Il mio tono è più duro che mai.

-Perché non potevo e basta-

Sento che sta cercando di allontanarsi.

Ho reagito troppo duramente, lei mi confessa una cosa che non è mai riuscita a dire a nessuno e io cosa faccio, la riprendo?

Che stronzo che mi sento.

La afferro per la mano e le dico sinceramente è con un tono pentito anche.

-Mi dispiace. Ti prego resta.-

Sembra restia, ma alla fine si sdraia accanto a me.

Appoggia la sua testa sul mio torace, nel frattempo le accarezzo i suoi morbidi capelli, mentre con un filo di voce inizia a parlare.

-Ora capisci perché mi sono fatta prendere dal panico stamattina? Non so quando sarò pronta per fare…. si insomma, quello… Quindi se non vuoi stare più insieme a me, lo capisco… Sei un uomo e hai bisogno delle tue esigenze… -

Spara una cavolata dietro l'altra, così la blocco e le dico.

-Ti aspetterò. Non importa quanto ti sentirai pronta per fare l'amore con me, ma io non ho alcuna intenzione di lasciarti per questo.-

-Ma….-

Cerca di ribattere.

-Niente ma. Ascolta, sei importante per me e non sarà di certo questo a separarmi da te-

Sembra che lo convinta, ma comunque mi chiede.

-E se ci mettessi un mese?-

-Aspetterò-

-Un anno?-

Dio! Così tanto?

Comunque le rispondo

-Aspetterò-

-E se ci mettessi dieci anni?-

Dieci anni?

Credo di essere sbiancato, ma sento che sta ridendo sotto i baffi e credo proprio che mi stia prendendo in giro.

Inizio a farle il solletico e gli dico mezzo offeso.

-Mi stai prendendo in giro-

-Ok, scusa…. Ti prego basta!-

Smetto e le accarezzo dolcemente il viso e a fior di labbra le dico.

-Ti aspetterò, anche dieci anni se e questo che vuoi-

Suggello le mie labbra con le sue.

Ci addormentiamo così, stretti stretti, mentre un ultimo pensiero mi attraversa la testa.

Ti amo piccola mia.

 

Sorry sorry sorry, per i molteplici errori che sicuramente ci sono, mi sono completamente dimenticata di rileggere questo capitolo….😆😆😆😆

Ci vediamo Sabato…. 😘 😘 😘 😘


 

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Capitolo 17
*** Gita alla Torre Eiffel ***


Gita alla Torre Eiffel


Amelì

 

Sento un fastidio agli occhi, un calore che inevitabilmente mi fa svegliare, ma appena apro gli occhi mi chiedo.

Dove sono? Non è la mia stanza.

Poi il ricordo di ciò che è avvenuto la sera prima mi ritorna in mente e guardo nella direzione del letto dove ha dormito Carlos, ma di lui non c'è nessuna traccia.

Dove sarà andato?

Mi chiedo.

Guardo verso l'ora e praticamente cado dal letto quando vedo che è già mezzogiorno.

Come ho fatto ha dormire così tanto?

Non mi è mai successo.

Sto per uscire e andare in cucina, ma non faccio in tempo che la porta della camera si apre e compare Carlos con un enorme vassoio in mano con un sacco di roba da mangiare.

-Bonjour, sei sveglia finalmente dormigliona-

-Buongiorno, perché non mi hai svegliato prima?-

Lo rimprovero.

Lui si avvicina a me e intanto appoggia il vassoio accanto a me e mi risponde.

-Dormivi così serenamente, che ho preferito lasciarti dormire. Adesso mangia-

Finisce dandomi un dolce bacio sulla fronte.

Chissà cosa penserà mia mamma, che alla fine ho dormito con lui?

-Mia mamma? Che dice?-

Chiedo timidamente.

-Ecco, mi ha detto di dirti che dopo ti chiama, voleva farti gli auguri prima di andare, ma alla fine a preferito di no-

È vero, mi sono dimenticata che oggi andava via a festeggiare l'ultimo dell'anno con Christian, anche se non ha specificato esattamente dove, l'unica cosa che mi ha detto che sarebbero partiti la mattina presto. Mi rattristio un po' e la prima volta dopo anni che non finiamo e iniziamo l'anno nuovo insieme.

-Ci sei rimasta male?-

Mi chiede.

-Un po'.-

Senza aggiungere altro mi conforta dandomi un dolce abbraccio e sussurrandomi nell'orecchio.

-Mi dispiace-

Infine mi guarda negli occhi e praticamente mi ordina.

-Ora mangia, ci aspetta una lunga giornata e tra un'attimo dobbiamo andare-

Andare?

-Dove?-

Mi informo, non abbiamo fatto nessun progetto per oggi, anzi credevo che avremmo passato insieme il capodanno qui a casa giocando con i giochi in scatola, almeno è quello che abbiamo stabilito nei giorni precedenti.

-Sorpresa-

Mi fa l'occhiolino e si sfregola anche le mani nel frattempo, e non posso fare a meno di chiedermi, cosa ha in mente?

Dopo aver mangiato abbontamente, dato che ha preparato una colazione esagerata per i miei gusti, mi lavo e vesto velocemente e in un attimo sono pronta.

-Sono pronta-

-Perfetto-

Mi prende per mano e insieme usciamo di casa ed è lui questa volta a farmi strada.

Nonostante sia qui da poco, sembra che conosca la strada perfettamente, come se vivesse qui da sempre.

-Posso sapere dove stiamo andando?-

Gli chiedo.

-Ieri dovevamo andare sulla torre Eiffel-

È vero!

Ma a causa di quello che è successo non ci siamo andati, credevo però che ci fosse andato senza di me, almeno è quello che ho pensato quando mia mamma mi ha detto che era uscito.

-Non sei andato ieri?-

-Certo che no! Non avrebbe avuto senso senza di te.-

La sua risposta è dolcissima e mi sento una vero stupida per come lo trattato.

Ma mi chiedo anche, dove è andato ieri allora?

Vorrei chiederglielo?

Ma prima che io possa formulare la domanda siamo arrivati.

-Sei pronta per andare in cima?-

Mi chiede entusiasta?

-Certo-

Anche se ci sarò stata almeno un migliaio di volte, ma e la prima volta che vado con un ragazzo, anche se sinceramente, in questa settimana ho fatto un sacco di cose con lui che abitualmente facevo da sola o con Sofia.

Ci mettiamo in coda. Ovviamente la fila è lunghissima e come minimo ci toccherà aspettare un paio d'ore prima di poter salire, anche se è normale in questo periodo dell'anno.

Il momento ideale sarebbe subito dopo le feste, quando il turismo si affievolisce, ma ovviamente non è possibile, lui deve ripartire per Barcellona, mentre io tornerò a Lisbona. Questo pensiero subito mi rattrista.

Pazientemente attendiamo, anche se il freddo inizia a farsi sentire.

-Si gela oggi-

Gli faccio notare, anche se sicuramente anche lui lo sente.

Senza dire niente, mi avvolge tutta in un caloroso abbraccio e mi chiede.

-Va meglio?-

Questa premura nei miei confronti mi sorprende e mi scalda il cuore.

Tutte le mie incertezze su ciò che provo per lui si stanno dissolvendo e credo di amarlo.

-Molto meglio. Grazie-

Finalmente è arrivato il nostro turno per salire sulla torre, ma appena le porte dell'ascensore si aprono Carlos rimane fermo immobile.

-Dai, andiamo-

Lo sollecito.

-Non c'è un'altro modo?-

-Ci sarebbero le scale-

Un addetto risponde al posto mio, ma subito aggiungo.

-Saranno almeno un milione di gradini!-

Cerco di trascinarlo dentro, ma senza successo.

-È un ascensore sicurissimo, vedrai non si fermerà-

Lo tranquillizzo.

-Non è solo questo, ma non mi piacciono gli spazi così angusti con così tante persone-

Mi spiega.

Osservo la sua espressione e vedo che è proprio terrorizzato da questo.

Non mi sembra il caso di insistere, dopo quello che ha fatto per me, credo che la sua sia proprio una fobia.

Così mi rivolgo all'addetto.

-Prendiamo le scale-

-Siete sicuri? Ci metterete almeno mezz'ora-

Così tanto?

Penso sconfortata, non sono mai stata un'amante dello sforzo fisico, comunque senza alcuna esitazione gli dico.

-Siamo sicuri-

Guardo verso Carlos e gli faccio un sorriso, gli prendo la mano e insieme ci avviamo.

Iniziamo lentamente a salire, appena però passano dieci minuti, mi tocca fermarmi, sono già senza fiato.

-Dai sfaticata, siamo solo all'inizio-

Mi prende in giro.

-Non sono allenata, io non faccio di professione il calciatore-

Gli faccio notare.

Preferisco usare la mente che il corpo.

Lui si mette a ridere, ma è un attimo perché mi guarda subito dritto negli occhi e mi dice.

-Grazie-

-Per cosa?-

Chiedo spaesata.

-Per aver scelto di fare le scale con me, potevi benissimo andare con l'ascensore-

-Non devi, lo faccio volentieri-

Mi rimetto a salire le scale, ma vedo che lui non mi sta seguendo.

Mi giro verso di lui e gli chiedo.

-Che fai? Non vieni?-

Mi fa un altro sorriso, quel sorriso che ogni volta mi fa perdere un battito e senza dire niente, in un paio di falcate mi raggiunge, mi dà un bacio tenero sulle labbra, mi prende per mano e insieme saliamo le innumerevoli scale che ancora ci separano dalla cima.

Passa quasi un'ora prima che raggiungiamo il secondo livello e appena arriviamo con il fiatone dico.

-Finalmente!-

Immediatamente andiamo a vedere il passaggio che ci circonda.

-È bellissimo-

Mi dice emozionato Carlos, tanto che ha la bocca aperta per lo stupore.

-Già, è bellissimo. Pensa che in estate, quando è completamente sereno, si può vedere la costa Inglese da qui-

Gli riferisco.

-Davvero?-

-Sì. Almeno è quello che dicono, io non sono mai riuscita a vederla-

Rimaniamo molto tempo lì ad osservare il paesaggio e anche se non è la prima volta per me, comunque mi incanto ogni volta a guardare Parigi da qui.

-Amelì?-

Carlos attrae la mia attenzione, mi giro verso di lui e vedo che è estremamente serio.

-Sì?-

-Sai a Natale quando ho detto a quel tipo che tu non eri la mia ragazza?-

Certo che mi ricordo.

Gli faccio un cenno di sì con la testa.

-Lo detto perché il tipo era un giornalista e…. -

-Non devi darmi nessuna spiegazione-

Lo interrompo, perché ho un po' di timore nel sentire la vera motivazione.

-Ti prego fammi finire-

Anche se malvolentieri acconsento.

-Vedi, appena si saprà, sicuramente alcuni giornalisti inizieranno a voler un'intervista da te, molti invece ti seguiranno per avere qualche scoop-

Proprio come aveva detto Mary, comunque continuo ad ascoltarlo.

-Quindi prima di dirlo al mondo, volevo sapere se per te andava bene che anche gli altri lo sapessero? Insomma, se sei d'accordo che ogni tanto nella tua vita ci fossero delle persone estranee che si insinui nella tua vita privata?-

Non so cosa rispondergli.

Sono pronta per questo?

Ma quello che intanto mi riempie di gioia e che prima me l'abbia chiesto.

-Sai, all'inizio credevo che quando hai detto a quel tipo che io non ero la tua ragazza, lo avessi detto perché ti vergognavi di me.-

-Vergognarti di te?-

Mi richiede indignato.

-Mai, non potrei mai vergognarmi di te.-

Mi afferra e mi stringe a sé in un modo possessivo.

-Non pensare mai e poi mai che io mi possa mai vergognare di te. Io ti amo Amelì-

Sbarro gli occhi incredula.

Cosa ha detto?

Mi ama?

-Dici davvero?-

Chiedo balbettando un ulteriore conferma.

-Sì! Ti amo-

Sono ancora senza parole, quando lui inizia a urlare.

-TI AMO AMELÌ, TI AMO CON TUTTO IL CUORE-

Divento rossa all'istante, soprattutto perché tutta la gente che ci è attorno inizia a guardarci.

-Carlos, smettila, ci stanno osservando tutti-

-Voglio che tutti lo sappiano-

Viene di nuovo verso di me inizia a baciarmi e tutti iniziano ad applaudire.

Ok! Sono completamente in imbarazzo.

Appena si stacca mi ridice.

-Ti amo.-

Lo abbraccio senza però dirgli niente.

Per quanto credo di sentire lo stesso sentimento per lui, non sono ancora così sicura.

-Grazie-

È l'unica cosa che riesco a rispondergli.

Mi dispiace, ma non sono ancora pronta a dirglielo.

 

Carlos

 

-Grazie-

Ok, non è la reazione che mi aspettavo.

Sembra fortemente imbarazzata e soprattutto la vedo molto a disagio.

Ok, ci sono rimasto proprio malissimo.

È la prima volta che dico ti amo a una ragazza, e l'ultima cosa che credevo che mi rispondesse è: grazie.

Grazie per cosa poi?

Penso mentre continua a stringermi, finché a un certo punto si stacca e si dirige con la testa bassa verso le scale.

-Dove vai?-

Le chiedo.

-È tardi e ho freddo-

E senza neppure aspettarmi inizia a scendere.

Perché fa così?

La raggiungo.

Per tutto il tragitto non ci diciamo una sola parola, cerco anche di non guardarla, ma inevitabilmente ogni tanto non riesco fare a meno di farlo e ogni volta la sua espressione è abbattuta e scoraggiata.

Forse non mi ama e non sa come dirmelo?

Anche se credevo che fra di noi stesse andando tutto bene, le ho detto anche che avrei aspettato a far l'amore con lei finché non si fosse sentita pronta.

Allora perché fa così?

Non riesco smettere di pensarci.

Carlos, basta!

Chiediglielo e piantala di farti tutte queste paranoie.

Da quando sei diventato così un fifone?

Forse perché ho paura della sua risposta e per questo che mi manca il coraggio?

-Amelì-

Attirò la sua attenzione, ma lei fa finta di non avermi sentita, così sono costretto a bloccarla per un braccio impedendole di proseguire.

-Cosa c'è che non va?-

-Niente, voglio solo tornare a casa-

La sua risposta non mi convince, perché non mi dice quello che la turba veramente?

-Non ti credo-

Lo dico duramente e continuo.

-Mi spieghi perché stai praticamente scappando?-

-Non sto scappando-

Il suo non è che un sussurro.

-Sì invece!-

Continua a tenere lo sguardo basso, così le sollevo il mento per guardarla negli occhi e solo ora noto che sta piangendo.

Mi fa una tenerezza vederla così.

Ma voglio sapere perché la mia dichiarazione le faccia questo effetto.

Ma lei continua a rimanere in silenzio e la sollecito.

-Ti prego Amelì, parlami-

-Non sono pronta…-

-Per cosa?-

Non capisco.

-Non sono pronta a dirti che ti…. -

Lascia la frase in sospeso e riabbassa la testa, comunque capisco.

-Non importa se non sei pronta. Io te lo detto solo perché è quello che provo e volevo che lo sapessi, ma non sei obbligata a dirmelo se ancora non sei sicura-

-Non è che non sono sicura, ma ancora non ci riesco a dirtelo-

Anche se non è proprio un ti amo, ma che non riesce solo ancora a dirmelo, per è come se lo fosse, questo mi basta.

Accorcio la distanza che ci separa e la bacio con tenerezza.

-Non importa se non sei pronta, però ti prego, non essere triste per questo. Dimmelo solo quando sarai sicura del tuo sentimento-

Le asciugo le lacrime che ha ancora sulla guancia.

-Andiamo? L'ultimo dell'anno ci aspetta-

Mi fa un cenno di sì con la testa.

 

Nota autrice: per precisare non sono mai stata a Parigi, quindi non so com'è per salire sulla torre, mi sono un po' informata da internet, ma non so se sia così veramente…. 😅😅😅😅

Quindi scusate se ci sono delle inesattezze… 🙏 🙏 🙏 🙏

Ci vediamo Martedì… 😘 😘 😘 😘 

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Capitolo 18
*** Capodanno ***


Capodanno

 

Carlos

 

Per l'ultimo dell'anno ho organizzato una romantica cena per me e Amelì a casa di Tom.

Ho ingaggiato un cuoco che preparerà per noi la cena, spero che così si rilassi.

La vedo ancora tesa dopo la mia dichiarazione, non pensavo di turbarla così tanto.

Appena arriviamo a casa le dico.

-Preparati, ho in mente di portarti fuori stasera-

Subito protesta.

-Come fuori, non stiamo a festeggiarlo qui?-

Mi chiede con un tono deluso.

Non ne combino una giusta con lei oggi.

-Volevo fare una cosa speciale con te in questo giorno-

-Dobbiamo proprio?-

-Dai vedrai, ho in mente qualcosa di carino-

Cerco di incuriosirla, senza però rivelare troppi dettagli.

Dopo qualche secondo accetta, anche se dalla sua espressione si capisce che lo fa malvolentieri.

Si dirige verso il bagno, ci mette a parer mio un tempo lunghissimo, intanto però, telefono al cuoco per sapere come vanno i preparativi, fortunatamente è quasi tutto pronto, manchiamo solo noi.

Finalmente esce dal bagno, ma la sua espressione non sembra delle migliori.

Maledizione, forse dovrei disdire tutto e fare quello che vuole lei.

È davanti alla porta della sua stanza e mi chiede prima di entrare.

-Dove mi porti? Così saprò cosa devo mettermi-

-Quello che vuoi, non ti preoccupare.-

Ma lei continua a insistere e soprattutto a protestare, finché alla fine le propongo.

-Il vestito rosso dell'altra sera andrà benissimo.-

-Dici quello che volevo mettere alla vigilia e tu hai detto che non stavo bene?-

Quando mai glielo detto?

-Non ho mai detto che non ti stava bene-

-Sì invece-

Insiste.

-No! Ti sbagli-

-Allora perché mi hai detto di cambiarmi se mi stava bene?-

-Perché ero geloso, eri sexy da morire e avevo paura che l'avevi messo per fare colpo su Pierre-

Sgrana gli occhi meravigliata per la mia confessione.

Si avvicina ma a me e mi chiede incredula.

-Tu eri geloso? Di Pierre?-

Se per quello lo sono continuamente, ma evito di dirglielo.

-Certo. Ho visto come vi siete guardati, soprattutto come lui ti guardava. Gli piaci, anzi no, è proprio innamorato di te-

Fa la faccia ancora più sconvolta che mai, poi all'improvviso inizia a ridere e di gusto aggiungerei.

-Perché ridi?-

-Perché è divertente. Pierre innamorato, di, me? Non prendermi in giro-

Perché non crede alle mie parole? Eppure è così ovvio.

-Puoi anche non credermi, ma è la verità-

Continua a ridere sempre più forte.

-Ti sbagli, e solo perché sono la migliore amica di sua cugina, ma niente di più. Non potrei mai piacere a uno come lui.-

Continua a sminuirsi e questo mi fa arrabbiare, tanto che inizio a urlare.

-LA SMETTI! Sei bellissima e qualsiasi uomo sarebbe fortunato ad averti-.

Sono con il fiatone, non ho mai urlato a nessuna così, mai nella vita mi sono permesso di essere così duro con una donna, ma la rabbia che sento è forte.

-AL DIAVOLO TUTTO! VUOI STARE A CASA? STIAMO A CASA, NON MI INTERESSA-

Vado via.

Fanculo a tutto.

Cammino nervosamente avanti e indietro per tutta la stanza degli ospiti, cercando di alleviare il più possibile la forte agitazione che sento.

Perché continua a sminuirsi così?

È bellissima, intelligente e simpatica, una ragazza incredibile che mi ha stregato il cuore, ma continua a non avere fiducia in sé stessa.

Appena mi calmo però, mi rendo conto che forse sono stato troppo duro con lei poco fa?

Forse ho esagerato?

Devo andare da lei a chiederle scusa.

Mi avvio alla porta, sento però bussare.

-Avanti-

La porta si apre e compare Amelì vestita con il vestito rosso.

Rimango completamente incantato a guardarla è sexy da morire, l'eccitazione che ho per lei sale ai massimo livelli e subito mi pento di averle suggerito di mettersi quel vestito, sarà dura a mantenere la mente lucida e soprattutto cercare di non toccarla e farla mia.

Intanto però, lei entra dentro e sembra un pulcino impaurito, si avvicina a me e con un filo di voce mi dice.

-Non volevo farti arrabbiare prima. Mi dispiace. Se sei ancora d'accordo, possiamo andare?-

-Solo se lo vuoi veramente?-

Le chiedo, perché dalla sua espressione non la vedo molto convinta.

Ho capito che a lei le sorprese non piacciono molto.

Non mi risponde, così per convincerla le dico.

-Amelì, quello che avevo in mente non è niente di esagerato, saremo solo io e te, ma solo in un'altro posto-

-Va bene-

Alla fine mi dice più convinta e mi chiede anche.

-Sei ancora arrabbiato con me?-

Nego con la testa, mentre mi avvicino a lei, appoggio le mani sui suoi fianchi e la attirò a me e la bacio.

-No, non sono arrabbiato, ma voglio che la smetti di sottovalutati così tanto.-

-Non mi sottovaluto e che è impossibile che Pierre pensi a me in quel modo-

Ancora.

-Perché dici così?-

Voglio capire perché non ci crede, intanto però cerca di abbassare lo sguardo, ma glielo impedisco trattenendo il viso con le mani.

-Quando eravamo piccoli e qualcuna le piaceva, andava subito a dirglielo, cioè ci provava senza farsi problemi, quindi se anche io gli piacevo, me l'avrebbe detto, no?-

Mi piccola e ingenua Amelì.

-Sai, molte volte se una persona non ci interessa molto è più facile, perché non abbiamo paura che anche se ci rifiuta di rimanerci male.-

Sgrana gli occhi, ma ancora mi dice.

-Può darsi, ma io sono sicura che non è così-

-Allora il regalo che ti ha fatto?-

Già, il carillon, un regalo semplice, ma che la colpita dritta al cuore.

Ora dall'espressione che fa, sembra che un pochino ci creda, ma  voglio smettere di parlare di Pierre, dato che inizio a essere geloso, così le propongo.

-Andiamo?-

-Sì-

 

Amelì

 

Prendiamo un taxi, per tutto il tempo non ho fatto altro che guardare dal finestrino il passaggio che mi scorreva davanti, senza però guardare quello che c'era fuori realmente, la mia mente me lo impediva, perché continuava a tornarmi in mente le parole di Carlos: Allora il regalo che ti ha fatto?

Allude al carillon.

Ma non può essere vero, Pierre non ci ha mai provato con me, era gentile e rispettoso, ma solo perché sono sempre stata la migliore amica di Sofia, sono sicura che si sbaglia.

Sono ancora persa nei miei pensieri quando il conducente ci dice che siamo arrivati.

Scendo dalla vettura e mi lascio guidare da Carlos, dato che non ho proprio idea di dove voglia portarmi.

Non mi sembra di essere mai stata qui, ma quello che mi chiedo è: come fa Carlos a conoscere questo posto?

Suona il campanello e pochi istanti dopo qualcuno apre il portone.

Ma non dovevamo esserci solo noi due?

Inizio ad agitarmi.

Entriamo dentro una porta che è stata lasciata aperta.

Appena siamo dentro ci ritroviamo dentro un appartamento molto grande e anche arredato con molto gusto.

Di chi è questa casa?

Mi chiedo, quando ecco che arriva un signore, con indosso un grosso cappotto è pronto ad andarsene, vedo Carlos andargli incontro, si dicono qualcosa, ma da dove mi trovo non riesco a sentire, poi tira fuori il portafogli gli dà dei contanti e se ne va.

Rimaniamo soli.

-Perché siamo qui? Di chi è questa casa Carlos?-

Mi guarda con un'aria stupita e mi chiede a sua volta.

-Veramente non sai dove siamo?-

Perché mai dovrei saperlo?

Mi indica con il dito poco più in là, su una credenza, delle fotografie.

Mi avvicino e la prima che cattura la mia attenzione e quella dove è raffigurata Sofia e Tom nel loro giorno del matrimonio.

Questa allora è casa loro, ma perché siamo qui?

Sento che è dietro di me.

-Non sei mai stata qui?-

-No, Sofia si è trasferita qui mentre ero a Lisbona e non ci sono ancora venuta-

Hanno proprio un bellissimo appartamento.

-Perché siamo qui Carlos?-

-Per festeggiare, è stato Tom a propormi di usare casa sua-

Mi prende per mano e mi porta in un'altra stanza, dove c'è apparecchiato un piccolo tavolo rotondo in maniera impeccabile, e aggiungerei che anche tutta l'atmosfera e romanticissima.

-Ho ingaggiato un cuoco che ci ha preparato la cena ed ha anche creato tutto questo-

Mi riferisce sussurrandomi all'orecchio, facendomi venire i brividi lungo tutto il corpo, mi giro di scatto e lo bacio in maniera avida, tanto che mi sorprendo di me stessa.

Appena si stacca vedo che è completamente smarrito, non se lo aspettava.

-Se continui così, non riusciremo neppure a mangiare-

Immediatamente mi sale una forte ansia, perché forse fa tutto questo per poi portarmi a letto dopo?

Cerco di divincolarmi.

-Che succede?-

Mi chiede smarrito.

-Niente-

-Amelì, ti prego non continuare a dirmi niente, quando si vede benissimo che c'è qualcosa che non va-

Mi rimprovera.

Ha ragione, devo essere sincera.

-Ok, stai facendo tutto questo per portarmi a letto? Prima la dichiarazione d'amore e ora tutto questo-

Gli indico il tavolo.

Lentamente si avvicina.

-Mi sembra di averti detto che aspetterò-

Ancora un passo ed è di fronte a me.

-Non ho fatto tutto questo per portarti a letto, solo per farti capire che io ti amo veramente e non voglio assolutamente farti pressione-

Mi da un casto bacio sulla fronte.

-Quindi, ora smetti di pensarci e godiamoci questa serata che ne dici?-

Perché non riesco ancora a fidarmi completamente? Nonostante più volte mi abbia dimostrato il contrario.

-Scusa-

Faccio un sospiro.

-Hai ragione-

-Dai, mangiamo adesso, ho una fame da lupi-

Mi fa accomodare e si dirige in quello che sia la cucina, qualche istante dopo ed eccolo di ritorno con un carrellino con su un sacco di cose buone da mangiare.

Wow!

Penso meravigliata.

Sono tutti i miei piatto preferiti, come fa a saperlo?

-Sei un pazzo, te la mai detto nessuno?-

-Sì, tu-

Mi fa un sorriso che mi fa perdere un battito.

-Ho chiesto a tua mamma cosa avresti preferito mangiare e lei mi ha fatto l'elenco di tutti i tuoi piatti preferiti. Buon appetito-

Dovevo immaginarmi che c'era il zampino di mia mamma.

Mangiamo praticamente tutto, tanto che alla fine mi sento veramente piena come un uovo.

Mancano ancora un paio d'ore all'inizio dell'anno e decidiamo di aspettare seduti comodamente sul divano, intanto però continua a riempirmi il bicchiere di vino.

Non sono abituata a bere, anzi forse nella mia vita sarà la seconda volta che bevo così tanto, infatti sento già la testa più leggera, tanto che riesco anche a fargli una domanda che è da quando sono arrivata che non oso chiedergli.

-Allora Carlos, come facevi ad avere le chiavi di Tom e Sofia, di la verità che è stato il tuo piano fin dall'inizio?-

-Che intendi fin dall'inizio?-

-Da quando sei venuto a Lisbona, per me-

Si mette a ridere, perché?

-Perché ridi?-

Chiedo indispettita.

-Sì, cioè No!-

Non capisco.

-Sì o no? Non capisco.-

Fa una specie di sospiro  e mi rivela.

-Sinceramente non pensavo di trascorrere qui l'ultimo dell'anno, in casa di Tom per giunta. Quando sono venuto a Lisbona, per te, volevo chiederti se ti andava di venire con me a trascorrere queste vacanze a Dubai per esempio, ma alla fine sei stata tu a invitarmi per prima e devo ammettere che mi ero sorpreso molto, ma anche molto felice. Quindi è sì, se speravo di trascorrere queste vacanze con te ed è no, se pensavo di trascorrerle in questa casa-

Qualcosa non mi torna però.

-E come fai ad avere le chiavi?-

Vedo che si irrigidisce e mi risponde.

-Pierre mi ha dato una coppia-

Sono senza parole.

-Hai visto Pierre? Quando?-

Dato che siamo stati insieme praticamente ogni giorno, tranne che ieri… ma non può aver organizzato tutto questo in un solo giorno o sì?

Comunque mi sale un'ansia pazzesca, tanto che mi tracanno la bevanda rossa che ho nel bicchiere, come se fosse acqua.

-Ieri-

Infatti, come immaginavo

-E cosa vi siete detti?-

Spero che non abbiano parlato di me, non vorrei che capisse chi è stato dopo quello che gli ho raccontato.

Ma no, è impossibile che abbia capito.

-Che ficcanaso che sei-

Inizia a prendermi in giro in modo scherzoso, comunque non sono tranquilla finché non me lo dirà. Intanto mi verso un'altro po' di vino.

-Niente di particolare-

La sua voce è strana, ma va avanti a raccontare.

-Mi ha invitato a giocare una partita amichevole per beneficenza-

Tiro un sospiro di sollievo.

Aspetta!

Cosa?

Questo vuol dire che si rivedranno e se gioca Pierre, sicuramente ci sarà anche lui, quei due sono sempre insieme praticamente.

Ma forse Carlos non giocherà?

Meglio indagare.

-E tu? Si, insomma giocherai?-

Attendo con ansia la sua risposta e di nuovo bevo tutto d'un fiato.

-Perché no! Mi piace fare beneficenza, soprattutto quando è per una buona causa-

Maledizione!

Calma Amelì, giocheranno solo una partita non parleranno di sicuro, non si sono nemmeno mai visti, quindi, non capirà che è stato lui.

Poi per la miseria, non sai nemmeno se ci sarà o meno.

Comunque questo pensiero non mi da sollievo.

Meglio cambiare argomento, non voglio che mi chieda il perché questo mi turba, spero che non se ne sia accorto.

L'effetto del vino però sento che sta facendo effetto, mi sento molto meno in ansia in questo momento.

-Amelì, tutto bene?-

Sento nel suo tono una sorta di preoccupazione, almeno credo.

-Certo-

Rispondo con un tono molto allegro.

-Qual'è la causa della beneficenza?-

-Aiutare i bambini poveri in Africa-

Ha ragione, è proprio per una buona causa.

-Vedrai a vedermi? Non mi hai mai visto giocare-

La sua è praticamente una supplica almeno credo, sento la testa iniziare a girarmi.

E ora? Cosa gli dico?

 

Ci vediamo Giovedì…. 😘 😘 😘 😘 

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Capitolo 19
*** Fidati di me ***


Fidati di me


Carlos

 

Gli ho chiesto di venire a vedermi, spero che accetti, però, perché ci sta mettendo così tanto a rispondermi?

Da quando a saputo che ho visto Pierre, si sta comportando in maniera  nervosa e agitata, ha persino iniziato a bere in un modo pesante, secondo me.

Avrei voluto chiederle perché questa cosa l'ha turba così tanto, ma alla fine ho preferito di no. Ormai la conosco abbastanza da sapere che non mi avrebbe risposto, devo essere paziente con lei e aspettare che sia lei a dirmelo di sua spontanea volontà.

-Ma certo che verrò a vederti-

Mi risponde entusiasta e perfino mi salta al collo e inizia a strusciarsi su di me.

Ora come ora, mi ricorda molto le innumerevoli ragazze con cui sono uscito.

Mi sa che tutto il vino che ha bevuto poco fa sta facendo effetto.

Cerco di spostarla senza però farle del male, ma lei insiste e con un fare molto civettuolo mi chiede.

-Perché mi sposti?-

Senza darmi il tempo di rispondere si mette a cavalcioni su di me, e a un filo dalle labbra mi chiede anche.

-Non mi vuoi?-

Solo Dio sa quanto la desidero.

Inizia a baciarmi in modo travolgente, non resisto e ricambio a mia volta.

Le lingue danzano in modo frenetico nelle nostre bocche, intanto però sento che sposta le sue mani sulle mie e me le appoggia sul suo fondoschiena e aderisce meglio il suo bacino al mio e questo movimento inevitabilmente fa risvegliare sull'attenti il mio amichetto.

La sua gonna si alza su tanto che riesco benissimo a vedere le mutandine rosse che si è messa per l'occasione, ormai le mie mani iniziano a vagare sul suo corpo automaticamente, dato che è da mesi che sono in completa astinenza.

La sua bocca continua a divorarmi e questo comincia a farmi perdere ogni barlume di razionalità, ma non è solo questo, anche il suo continuo strusciarsi sul mio pene, con quel minuscolo pezzetto di stoffa mi fa andare il cervello completamente in tilt.

Carlos, fermati!

La mia coscienza mi ordina.

Fermarmi?

Come posso fermarmi?

È da quando lo vista la prima volta che la desidero.

Decido di ignorare la vocina dentro di me e inizio a leccarla ovunque, inizio dietro l'orecchio e lentamente inizio a scendere sul suo collo e lei alza la testa facilitandomi la cosa e dal suo modo di respirare e mugugnare,  la cosa le piace.

Arrivo finalmente dove volevo arrivare, cioè davanti a quella scollatura che mi perseguita ormai da tutte le notti, da quando alla vigilia lo vista con questo vestito, affondo il mio viso in quelle due soffici colline che non vedo l'ora di poterle assaporare, mentre con una mano mi intrufolo sotto le sue mutandine.

Dio! È completamente fradicia.

Ormai l'erezione che ho nei pantaloni si fa sempre più dolorosa.

Devo liberarmi di questi pantaloni.

Le dita intanto scivolano senza problemi sul suo clitoride e inizia ad ansimare sempre di più.

Credo che stia per venire.

Così aumento il ritmo e verso la fine la penetro con due dita e fa un grido.

-Ahhh-

Immediatamente ritraggo la mano come spaventato e il buon senso si impadronisce di me.

Che sto facendo?

Lei fa così solo perché è ubriaca, non posso farle questo.

-Perché ti sei fermato?-

Mi chiede delusa.

Le accarezzo la guancia e le sposto anche la ciocca di capelli che le è caduta sul viso.

Ha le guance arrossate e l'espressione serena e allo stesso tempo soddisfatta mi fa capire che almeno ha avuto un travolgente orgasmo, forse il primo della sua vita.

Ma anche se la voglio da impazzire, voglio che sia completamente lucida quando lo faremo, non voglio che il giorno dopo si penta, perché è stato l'alcool a darle questo coraggio.

-Meglio fermarci-

Cerco di usare un tono convincente.

-Perché?-

Mi chiede mielosa e inizia a strusciarsi.

Calma Carlos, e sangue freddo.

-Perché è il vino che ti fa agire così e non voglio che tu te ne penta domani-

Le spiego, con scarso successo però.

-Non mi pentirò.-

Mi bacia, ma questa volta non ricambio, anzi la sposto proprio con la forza e mi alzo in piedi.

Averla così su di me, poco alla volta sono sicuro che cederei.

-Non mi vuoi?-

Mi chiede come se fosse una piccola ragazzina.

Mi giro dall'altra parte, anche vederla mi fa completamente perdere la ragione.

-Certo che ti voglio, non sai neppure quanto, ma è meglio di no. Se domani, quando sarai di nuovo lucida lo vorrai fare, non mi tirerò sicuramente indietro, ma ora come ora è meglio di no-

Lo dico più deciso che mai, tanto che mi sorprendo di me stesso.

-Ti prego girati-

Anche se non voglio, perché sono sicuro che crederei, comunque lo faccio e appena mi volto, e lì davanti a me con solo le mutandine addosso.

Inizio a deglutire a fatica.

È bellissima!

Ha un corpo eccezionale, nulla da invidiare con tutte le altre che sono stato.

Inizia lentamente ad avvicinarsi, il suo sguardo e rivolto su di me.

Mi vuole, e io voglio lei, dio quanto la voglio.

Ormai è ha un passo da me, ma appena mi è di fronte mi dice una cosa che mi spiazza all'istante.

-Mi viene da vomitare-

E corre via verso il bagno.

Fiuu, appena in tempo, non avrei resistito ancora un minuto di più.

Con questo pensiero la raggiungo per controllare come si sente.

È attaccate completamente al water, mi avvicino e le reggo i capelli per evitare che si sporchi.

Continua a rimettere per almeno dieci minuti abbondanti, ma non importa, sto lì finché non ha finito.

Poi la lavo il meglio che posso, la carico in braccio, la porto dentro in una delle stanze e la metto a letto.

-Come ti senti?-

-Male, mi gira tutto-

Mi riferisce con una voce impastata.

-Cerca di riposarti adesso-

Vedo che chiude gli occhi.

-Ti prego non andare via-

Mi supplica.

-No, tranquilla, non vado da nessuna parte-

Così dicendo mi metto accanto a lei e la stringo a me, intanto però sento fuori dall'abitazione un casino infernale.

Sarà la mezzanotte, un nuovo anno.

Sicuramente non mi aspettavo di iniziarlo così, ma poco male, alla fine l'importante è stare insieme.

-Buon anno nuovo mia piccola Amelì-

Le do un bacio sulla testa.

-Ti amo-

 

Amelì

 

Il mal di testa che inizio a sentire è devastante, ma non è solo quello che avverto, mi sento un vero schifo, come se un camion mi avesse investito in pieno.

Cerco di aprire gli occhi, ma più ci provo, più sento delle forti martellate che mi picchietano le tempie, ma mi faccio coraggio e finalmente ci riesco.

Mi tiro su, ma un forte capogiro mi prende in pieno.

Cavolo, sento che da un momento all'altro vomitero.

Allora con calma, richiudo gli occhi e cerco di respirare ed espirare in modo regolare, così da tenere sotto controllo la pressione, dopo pochi minuti la nausea cessa.

Appena sento che sto un po' meglio cerco di ricordarmi qualcosa della sera prima, quando noto che sono praticamente nuda.

Perché sono qui a letto con Carlos con solo le mutandine addosso?

Una forte sensazione di paura si impossessa di me.

Guardo in direzione di Carlos, che dorme ancora beato affianco a me e subito noto che lui è completamente vestito.

Questo mi fa tirare un sospiro di sollievo.

Forse non è successo niente fra di noi?

O sì?

Cerco di fare uno sforzo e di ricordarmi qualcosa della sera prima, ma l'ultima cosa che mi ricordo è quella che stavamo parlando della partita di beneficenza, poi più nulla.

Devo sapere, devo sapere cosa è successo.

-Carlos, svegliati-

Inizio anche a scuoterlo e subito si tira su con un'espressione preoccupata.

-Che succede? Stai male?-

Non gli rispondo, invece gli chiedo immediatamente preoccupata

-Dimmi che non è successo niente ieri, vero?-

Fa un dolcissimo sorriso e subito mi tranquillizza.

-No, non ti preoccupare-

-Allora perché sono mezza nuda?-

Mi tiro su le coperte per paura che possa vedere qualcosa.

-Sei tu che ti sei spogliata-

Cosa????

Sono completamente spiazzata.

-Hai cercato in tutti i modi di fare l'amore con me-

Spalanco la bocca.

No, non può essere vero, sicuramente mi sta prendendo in giro.

-Stai scherzando vero?-

-No piccola. Mi sei saltata addosso tutta vogliosa…-

Continua a raccontare ciò che è successo e non posso fare a meno di vergognarmi da sola per il mio comportamento e alla fine gli dico.

-Ti sarò sembrata una stupida-

Mi sdraio e mi copro completamente sotto le coperte.

Che vergogna.

Ma come diamine ho fatto a comportarmi così?

-Amelì, sei tutto ma non sei una stupida-

Mi tira giù le coperte, mi gira verso di sé e si sdraia su di me, ma senza pesarmi.

-Eri eccitante e provocante e non sai quanta fatica ho fatto a resisterti-

Averlo così vicino mi destabilizza, una strana sensazione di vuoto inizia a impossessarsi di me.

-Me lo dici solo per farmi piacere-

-Smettila di dire così, non te lo dico solo per farti piacere, sei bella Amelì, e mi fai perdere completamente la testa quando ti sono così vicino, non sai quanto ti desidero.

Ieri stavo per cedere, ma volevo che fossi tu a volerlo e non l'alcool-

Mi viene da piangere, sono sicura che se al posto di Carlos ci fosse stato qualcun altro, sicuramente non si sarebbe fatto problemi.

Inizio a stringerlo.

-Grazie-

Rimaniamo così stretti a lungo.

Appena ci stacchiamo mi propone.

-Andiamo-

-Dove?-

-A fare il bagno, insieme -

Divento subito rossa in volto per la sua proposta, vorrei subito ribattere ma lui non me ne dà il tempo.

-So che è ancora troppo presto per te per fare l'amore, quindi come ti ho già detto aspetterò per quello, ma…-

Ma cosa?

Perché non va avanti?

Abbassa il suo sguardo verso il mio seno completamente scoperto, mi ero dimenticata di essere mezza nuda, comunque stranamente non mi sento in imbarazzo, non sento l'esigenza di coprirmi.

-Ma?-

Lo sollecito ad andare avanti.

-Voglio farti vedere che ci sono altri modi per dare piacere e se tu sei d'accordo, voglio essere io a farteli scoprire-

Una leggera ansia inizia a salirmi, ma credo che se ne sia accorto, perché subito mi tranquillizza dicendomi.

-Se in quel momento di senti a disagio e non vorrai più andare avanti, basta che me lo dici e smetteremo all'istante. Che ne dici?-

Ancora non so cosa rispondergli, perché non so cosa ha in mente, quali altri modi ci sono di dare piacere?

-Non lo so, perché non so cosa intendi-

Subito mi fa un dolcissimi sorriso e con una mano mi accarezza la guancia dicendomi.

-Mia piccola ingenua ragazza, sei dolcissima.

Prima che tu dica sì o no, lascia che ti faccia vedere cosa intendo-

Senza aspettare alcuna conferma, si alza e mi trascina con lui in bagno.

Riempie la vasca da bagno e mette dentro un sapone liquido, subito si forma tanta schiuma con tante bollicine, intanto me ne sto lì impalata coprendo con le mani il mio seno.

-Sei pronta?-

Pronta?

Non so nemmeno per cosa essere pronta.

Lui nel frattempo inizia a sbottonarsi la camicia e poco alla volta si scorge il magnifico torace, non troppo villoso ma giusto qualche pelo che lo rende ancora più sexy. Sono come incantata a guardarlo, a ogni bottone che si sfila, divento sempre più rossa e quando l'indumento scivola a terra distolgo lo sguardo completamente imbarazzata.

Sento a un certo punto che due dita mi sollevano il mento e lo lascio fare, subito due occhi stupendi mi guardano in un modo dolce.

-Non devi vergognarti-

Mi dice teneramente.

Si sposta di un passo e inizia a togliersi anche i pantaloni e infine anche i calzini. Ora entrambi siamo solo in biancheria, mi abbraccia calorosamente.

-Fidati di me, se qualcosa non ti piace o ti sembra troppo, basta che mi dici basta e io smetterò-

Sento che con le dita lentamente e delicatamente inizia a sfiorarmi lungo tutto il corpo, solo quando arriva in prossimità delle mutandine si ferma e io per tutto il tempo credo di aver trattenuto il fiato.

-Sei pronta?-

Mi chiede.

Le parole però sembrano vermi abbandonato, ma riesco a fargli solo un cenno di sì con la testa.

Inizia a baciarmi, lentamente però, senza alcuna fretta. I suoi tocchi con la lingua sono magici, perché il mio corpo inizia a fremere a ogni movimento.

-Sei bellissima-

Continua a ripetermi ogni volta che si stacca leggermente da me.

Sento che con le mani intanto mi abbassa anche l'ultima difesa e rimango completamente nuda davanti a lui, ma al contrario dell'ultima volta che un ragazzo mi ha visto così, non sento il desiderio di coprirmi e scappare via, anzi, starei qui ore a farmi baciare così.

-Ora tocca a te-

Mi dice, ma non capisco a cosa si riferisca.

-Tocca a me?-

Il mio non è che un sussurro.

Di nuovo vedo che mi sorride in maniera dolcissima, ma invece che rispondermi, prende le mie mani e me le mette sull'elastico dei suoi boxer e capisco a cosa si riferiva.

Vuole che sia io a finire di spogliarello, ma le mie mani non si muovono se ne stanno lì ferme immobili.

Non ho il coraggio.

-Quando vuoi, non c'è fretta-

Mi incoraggia ricominciando a baciarmi dolcemente, finché spinta da una forza che non credevo gli sfilo l'ultimo indumento che cade sotto i suoi piedi.

Ora siamo completamente nudi, uno difronte all'altro, e non ho la minima idea di cosa fare.

Forse dovrei guardarlo?

Ma che dici Amelì, sei matta!

Forse dovrei accarezzarlo?

No, no, no!

Mille domande e mille pensieri mi invadono la mente e immediatamente mi irrigidisco, tanto che Carlos mi chiede con un tono preoccupato.

-Che succede? È troppo?-

-No-

Giro la testa da un'altra parte e gli confesso.

-Non so cosa fare-

-Quello che ti senti di fare, sono tuo Amelì, puoi fare tutto ciò che vuoi con me-

La sua risposta così onesta e il tono così dolce che ha usato, mi danno la forza per osare, gli metto le mani attorno al collo e lo bacio avidamente. I nostri corpi si scontrano e il mio seno aderisce perfettamente al suo torace, mentre sul ventre sento perfettamente la sua erezione e subito mille farfalline mi investono lo stomaco.

Sento che è duro e anche abbastanza lungo e grosso, ma quello che vorrei veramente è vederlo, la prima volta non ho osato, non ci sono riuscita, la cosa mi spaventava a morte, ma ora sono curiosa.

Stacco le mie labbra, mi allontano di un passo e il mio sguardo inizia a percorrere ogni pezzo del suo corpo: le sue spalle, i suoi muscoli, i suoi addominali e infine il suo membro, turgido e rigido.

Sono incantata a guardarlo, più che altro mi chiedo se sentirò male quando entrerà in me, sembra così enorme e la cosa mi spaventa un po', quando la voce di Carlos mi riporta alla realtà.

-Ti piace?-

Beccata in pieno a fissarlo, ora cosa penserà?

-No… cioè…. No Non… .volevo fissarti… -

Dico agitata.

-Sciocchina, non mi da mica fastidio che mi fissi, anzi…-

Lascia la frase in sospeso e mi fa l'occhiolino.

Cosa voleva dirmi?

Ok, è ufficiale, Amelì, sei proprio una frana.

Ma mentre il mio cervello continua a ripensare alle parole di Carlos, lui mi prende per mano e mi avvicina alla vasca.

Il primo e lui ad entrare, si sdraia e infine mi invita ad entrare a mia volta.

Mi sposto per mettermi dall'altra parte, subito però mi blocca e mi dice.

-Mettiti sopra di me-

-Ma così ti schiaccio e…-

Non mi fa finire e insiste.

-Fai come ti dico-

-Ok-

Entro dentro e mi sdraiò su di lui, anche io a pancia in su.

Appena mi appoggio a lui, subito sento la sua erezione tra il mio sedere.

-Sei comoda?-

Mi chiede sussurrandomi all'orecchio e subito dopo sento la sua lingua a torturarmi il lobo.

-Sì, ma tu?-

-Tranquilla, sono comodissimo. Ricorda, se non ti senti a disagio o credi che sia troppo, fermarmi in ogni momento, ok?-

-Ok-

Appena lo dico con le mani inizia toccarmi, iniziando dalle spalle, i suoi tocchi sono delicati e dolcissimi, mi prende il mento mi guarda negli occhi e mi dice.

-Ti amo Amelì-

Senza darmi il tempo di dire qualcosa, inizia a baciarmi.

E l'ultimo pensiero razionale che mi sfiora prima di perdermi completamente è: anche io.

 

Ci vediamo Sabato….😘😘😘😘

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Capitolo 20
*** La partita ***


La partita

 

Amelì

 

Oggi è l'ultimo giorno, domani Carlos riparte per Barcellona, mentre io e mia mamma andremo in Grecia.

I primi giorni dopo che mi ha regalato questo biglietto, non vedevo l'ora che arrivasse questo momento, volevo partire subito, adesso però, non ho più voglia di andare, più che altro non voglio separarmi da Carlos.

Penso tristemente mentre sono intenta a preparare la valigia.

Abbiamo passato gli ultimi due giorni a casa di Sofia e Tom ed è stato incredibile quello che mi ha fatto, per tutto il tempo siamo rimasti praticamente nudi a letto, mi ha accarezzato e baciato ovunque. Lentamente ho cominciato a fidarmi di lui e ho capito che non mi avrebbe mai fatto del male, e poi è stato di parola, ogni volta che gli dicevo di non continuare, lui smetteva all'istante, ma quello che mi ha sorpreso di più, è stato che anche io ho cominciato ad accarezzarlo ovunque.

Un caldo improvviso inizia a salirmi lungo tutto il corpo.

Prima di conoscere Carlos, mai mi sarei aspettata che un giorno sarei riuscita a fare quello ho fatto.

Lui era lì, che dormiva beatamente, completamente nudo, non riuscivo far a meno di guardarlo, dopo, presa da una forza  aliena, ho iniziato ad accarezzarlo. In principio lentamente, molto lentamente e delicatamente, perché non volevo svegliarlo, ma più lo toccavo più notavo che il suo respiro si faceva più affannoso e questo mi ha fatto capire che la cosa gli piaceva, ho continuato così finché non sono arrivata sulla sua parte più intima.

La voglia di toccarlo e sentirlo era sempre più forte, mentre con le mani vagavo sul suo corpo vicino alla sua erezione indecisa se farlo o meno, e dentro di me continuavo a ripetermi, toccalo, toccalo Amelì e lo fatto.

Subito però, Carlos ha spalancato gli occhi e mi sono spaventata e ho ritratto immediatamente  la mano, ma appena ho visto il suo sguardo deluso, o ripreso.

Continuava a gemere e più aumentavo la velocità più vedevo la cosa che gli piaceva, mi sono sentita potente in quel momento, avevo io il controllo della situazione, potevo fare quello che volevo, anche smettere, anche se sono sicura che non avrebbe per niente gradito in quel momento.

Mi scappa una piccola risata.

Alla fine sono riuscita a fargli venire un orgasmo, e ha detta sua, il migliore della sua vita, ma credo che me lo abbia detto solo per farmi piacere.

Infine siamo andati a fare la doccia e lì è stato lui a regalarmi un orgasmo, anzi più di uno, ma alla fine non me la sono ancora sentita di amarlo completamente, non so perché.... ma forse stasera lo farò, sono sicura che con lui sarà diverso.

Sì, ho deciso! Stasera voglio amarlo, completamente.

-Amelì, sei pronta?-

Carlos mi distoglie dai miei pensieri.

-Quasi-

Infilo ancora alcune cose dentro la valigia, intanto lui viene verso di me e mi abbraccia da dietro e nell'orecchio mi sussurra.

-Ti amo-

Anche se vorrei tanto dirglielo che anche io lo amo, voglio aspettare anche questo stasera, quando passeremo l'ultima notte insieme. Così mi limitò ad abbracciarlo a mia volta e a dargli un tenero bacio sulle labbra.

Dopo un quarto d'ora siamo pronti per andare, anche se mancano ancora un paio di ore prima che inizi questa partita, ma lui deve presentarsi in largo anticipo, così da poter fare il suo riscaldamento.

-Sono felice che tu mi veda giocare, anche se non è proprio una partita ufficiale-

Mi dice entusiasta, non capisco perché ci tenga così tanto, infondo è solo una partita.

-Sono felice anch'io di vederti-

Comunque gli rispondo, ci tiene tanto e non voglio deluderlo.

La partita si terrà allo stadio principale, al Parco dei principi, non sono mai entrata, anche se Sofia più di una volta ha insistito di andare con lei a vedere qualche partita, ma ho sempre rifiutato, perché questo voleva dire rivedere lui.

Appena lo ripenso mi viene un tuffo al cuore.

Spero che oggi non ci sia, mi sono un po' informata su questa partita di beneficenza, non è solo la squadra del Paris ha giocare, ma solo alcuni membri, altri invece sono di altre squadre e altri persino che non c'entrano niente con questa attività. Infatti si tratta di attori cantanti e persino presentatori, quindi ci sono poche possibilità che anche lui ci sia, almeno è quello che spero. Comunque, anche se non fosse lì, non devo più farmi condizionare la vita da lui, ora Carlos è con me e lui mi ama, sinceramente, quindi sono sicura che andrà tutto bene.

Arriviamo in prossimità dello stadio e l'ingresso dove dobbiamo entrare e già pieno di gente, e credo che la maggior parte siano giornalisti e qui mi blocco all'istante.

-Amelì, che succede?-

Mi chiede preoccupato.

Per quanto sono sicura di amarlo e che sono felice che lui non voglia nascondere la nostra relazione, credo di essere io quella che per il momento non è pronta a far sì che tutti lo sappiano.

Mary mi ha spiegato che ci saranno alcuni che inizieranno a pedinarmi e rendere la mia vita privata poco privata, non sono pronta per questa intromissione ancora.

-Ecco, mi sono ricordata che ho dimenticato di fare una cosa-

Mento spudoratamente, ma credo che se ne sia accorto, ma invece di chiedermi il perché, mi dice.

-Va bene-

Ha capito.

-Tieni il pass, con questo puoi entrare anche dalle altre entrate -

Mi consegna in mano il biglietto.

-Grazie, ci vediamo dopo, mi raccomando, gioca bene-

Forse dovevo dirgli in bocca al lupo?

Non so cosa si dice in questi momenti.

-Lo farò, e segnerò per te-

Mi dà un bacio e si incammina, rimango lì a fissarlo finché non sparisce dalla mia vista.

Bene Amelì, mancano due ore prima dell'inizio della partita, cosa posso fare nel frattempo?

Decido di fare una passeggiata e dare un'occhiata alle vetrine dei vari negozi che trovo al mio passaggio, quando l'insegna di un fotografo cattura la mia attenzione.

Prendo il ciondolo che mi a regalato Carlos, lo apro e penso.

Potrei stampare una foto da inserire qui dentro intanto?

Prendo in mano anche il cellulare nuovo che mi ha regalato mia mamma e vado dentro nella galleria e cerco la foto che mi piacerebbe mettere al suo interno.

Si tratta di quella volta che siamo saliti sulla torre, scattata un attimo prima che mi dicesse ti amo.

È perfetta.

Almeno passerò un po' di tempo al caldo anche.


Carlos

 

Una miriade di giornalisti mi assale, ma subito la sicurezza interviene, intanto però le luci dei vari flash mi colpiscono in pieno viso e anche una caterva di domande mi assalgono nelle orecchie.

Sono abituato a questo tipo di attenzioni, ormai non ci faccio più caso e cerco il più velocemente possibile di raggiungere l'entrata.

Pensare che volevo che Amelì venisse dentro con me, che stupido. Non è pronta ancora, mi fa tanta tenerezza, invece di dirmi che non se la sentiva di affrontare i giornalisti, abbia inventato quella scusa solo per non deludermi.

Che sciocchina!

Capisco perfettamente che voglia mantenere segreta la nostra relazione al mondo, l'importante che solo le persone a noi care sappiano la verità.

Sono ormai in prossimità della porta quando i giornalisti li vedo allontanarsi da me e fiondarsi su un'altro giocatore.

Guardo meglio per vedere di chi si tratta e lo riconosco subito e il ragazzo che era a casa di Pierre quella volta, lo stronzo, ma non è solo e insieme a una ragazza che si mette subito in posa.

Amelì non lo farebbe mai, invece sono sicuro che si nasconderebbe dietro di me per non farsi vedere.

Mi sfugge un sorriso al solo pensiero.

Le foto e le domande continuano, anche se alcuni fotografi le chiedono di spostarsi perché vogliono fare una foto solo al giocatore, lei indispettita, prende per mano il ragazzo e lo trascina via, ormai mi sono vicino e la tipa in malo modo mi dice.

-Levati di mezzo-

Che acida! Comunque mi sposto e gli faccio passare, ma il tipo viene a sbattere contro di me e credo proprio che l'abbia fatto apposta, faccio finta di niente per il momento ma appena dentro gli chiedo.

-Perché mi sei venuto addosso?-

Fa l'indifferente, dice invece qualcosa alla tipa e se ne va.

Lo rincorro.

-Ehi! Hai qualche problema con me?-

-Stammi alla larga-

Mi dice con un tono veramente ostile.

Si può sapere che ha contro di me questo tipo?

Intanto però arriva anche Pierre e ci saluta.

-Ciao ragazzi-

-Ciao Pierre!-

Lo saluto.

-Amelì? Non è venuta?-

Mi chiede immediatamente.

-Viene dopo, ma andrà direttamente sugli spalti-

Gli riferisco.

-Hai più saputo qualcosa? Ti ha detto niente?-

Si riferisce al motivo per cui sono andato da lui all'ultimo dell'anno.

Sto per rispondergli, quando Napolen, con un tono molto alterato avvisa Pierre.

-Io vado-

Lo guardo più dubbioso che mai, perché ho la netta sensazione che c'è l'abbia con me.

-Non farci caso al suo comportamento è da qualche giorno che si comporta in una maniera strana-

Ovviamente lo difende.

-Disolito è un tipo molto amichevole con tutti, sai il classico burlone-

-Tranquillo.-

-Amelì?-

Mi richiede.

-Abbiamo parlato, ma gli ho promesso di non dire niente a nessuno-

Ancora al pensiero di ciò che mi ha raccontato mi fa venire prurito alle mani, se solo sapessi chi è lo stronzo che ha osato farle questo, lo pesto a morte.

Comunque l'espressione di Pierre è alquanto delusa.

-Ma tu non centri.-

Posso solo dirgli.

-Grazie. Spero solo che non sia stato niente di grave-

Non gli rispondo, ma dalla mia espressione, credo invece che ha capito che lo è, ma fortunatamente non mi chiede altro e insieme ci avviamo verso gli spogliatoi.

Siamo tutti in campo a fare un po' di riscaldamento.

Ovviamente ho avvisato la società che avrei disputato questa partita e fortunatamente non hanno fatto alcuna obiezione, si sono solo raccomandati di non sforzarmi troppo e soprattutto di evitare di farmi male.

Manca poco alla partita, e lo stadio è già pieno di gente, guardo verso gli spalti nella zona dove siedono di solito le mogli e i famigliari dei giocatori per vedere se Amelì è arrivata, ed eccola lì e immediatamente il mio cuore si riempie di gioia.

Mi chiedo anche però, come farò senza vederla.

Domani devo ripartire e per almeno un mese non ci vedremo, ha promesso che prima di andare a Lisbona passerà.

Dio! Sarà dura non poterla vedere tutti i giorni.

Il riscaldamento è finito e la partita sta per iniziare, sono in squadra con alcuni giocatori del campionato francese e alcuni attori, sempre francesi, che non hanno molta dimestichezza con il calcio, almeno è quello che ho potuto notare, ma tanto qui non conta vincere, perché comunque tutto andrà in beneficenza.

Giocherò per divertirmi, sarà piacevole.

L'unica cosa che ammetto mi dispiace è di non essere in squadra con Pierre, nonostante ha una cotta per la mia ragazza, è un tipo simpatico e sono felice di averlo conosciuto, ma almeno non sono in squadra con lo stronzo.

In molte occasioni non ho potuto notare che praticamente mi fulminava con gli occhi.

Dopo la cerimonia iniziale, la partita ha inizio, nonostante sia solo un'amichevole, tutti sembrano agguerriti, soprattutto Napoleon, che dopo cinque minuti dal fischio d'inizio, con  un'azione solitaria ha segnato nella mia porta si è avvicinato a me e mi ha praticamente riso in faccia.

Ma che problemi ha?

Faccio finta di niente e continuiamo a giocare.

La partita continua, ma non riesco a segnare, non trovo sintonia con nessuno dei giocatori e sta arrivando la fine del primo tempo e il punteggio è fermo sull'uno a zero, anche se è un'amichevole, comunque non mi piace sapere che sto perdendo.

Uno dei miei compagni riesce a recuperare il pallone e allora inizio a correre verso la porta avversaria e nel frattempo chiedo di passarmi il pallone.

Il tipo mi ha visto e mi passa la sfera, sono ancora lontano dalla porta, ma dopo qualche finta e qualche dribbling riesco a tirare ed è gol.

Lo stadio esulta, immediatamente vado dove è seduta lei e le do un bacio volante.

Questo gol è per te Amelì.

Lei ricambia, intanto però i miei compagni mi saltano addosso ed esultano felici.

L'arbitro però decide di finire così il primo tempo e tutti andiamo a riposarci negli spogliatoi.

-Bel gol-

Pierre mi dice mentre mi viene incontro.

-Grazie-

Siamo ancora sotto gli spalti dove è seduta Amelì, e Pierre la saluta con un cenno della mano, ma vedo che lei non ricambia, perché il suo sguardo è altrove.

Cerco di capire dove sta guardando e lì in mezzo al campo c'è solo Napoleon, dove anche lui la sta guardando o forse è solo una mia impressione, perché vicino ad Amelí è seduta la ragazza con cui era arrivato.

Il secondo tempo ha inizio e la partita sembra più combattuta di prima, entrambi vogliamo vincere e la folla ci incita più che mai.

Finalmente ricevo il pallone e vado dritto verso la porta, ma la strada mi viene bloccata da Napoleon.

-Non ti permetterò di segnare un'altro goal-

Mi dice mentre cerca in tutti i modi di sottrarmi la palla.

Cerco con lo sguardo qualcuno per poter passare la sfera, ma sono tutti marcatissimi.

-Staremo a vedere-

Provo a fare una finta, ma il mio avversario non ci casca.

-Di qui non passi-

Mi fa un sorriso beffardo.

Maledizione!

Devo smarcarmi.

Devo ammettere però che è bravo.

-Ti voglio dare un consiglio, lascia perdere quella sfigata di Amelì-

Immediatamente lo fulmino con gli occhi per le sue parole maligne, ma in questo modo riesce a distrarmi e mi prende il pallone.

Subito vado e lo rincorro, non tanto per riprendermi la palla, ma voglio una spiegazione per quello che mi ha appena detto.

È quasi in prossimità della porta, ma con due rapide falcate lo raggiungo e lo blocco.

-Non osare parlare così di lei.-

Li tuono.

-Fidati, ti spezzerà il cuore e lo buttera nel cesso-

Di che sta parlando?

Mi chiedo, mentre lui continua.

-Proprio come ha fatto con me.-

Sono ancora senza parole, mentre la mia mente elabora tutte le informazioni.

Aspetta:

"Lui e Amelì non sono mai andati tanto d'accordo, quando eravamo giovani l'ha sempre punzecchiata"

Mi disse Pierre quella volta.

"un ragazzo, che credevo che mi odiasse mi chiese un giorno di diventare la sua ragazza"

Amelì mi disse.

Ma certo, è stato lui.

Lui ha stuprato la mia Amelì.

Istintivamente gli tiro dritto in faccia un pugno, lui preso alla sprovvista cade a terra, ma la rabbia che sento dentro è potente, lo tiro su per il colletto e ha un centimetro dalla faccia gli dico pieno di odio.

-Quindi sei stato tu che l'hai stuprata-

Mi preparo ha sferrargli un altro pugno, ma qualcuno me lo impedisce.

-Carlos, fermati!-

Sento qualcuno che mi dice, ma nonostante tutto cerco di divincolarmi, ci riesco e mi precipitò da Napoleon.

Deve pagare per quello che ha fatto.

Ma la mia corsa viene trattenuta da alcuni che mi afferrano con la forza e mi trascinano via dal campo.

-SI PUÒ SAPERE CHE TI  È PRESO?-

Pierre mi urla in faccia.

-VUOI PROPRIO SAPERLO? QUEL BASTARDO HA STUPRATO AMELÌ, ECCO CHE MI È PRESO-

Urlo con tutto il fiato che ho in gola.

Vedo che sgrana gli occhi e a la bocca spalancata, sta per dire qualcosa, ma viene interrotto dall'arrivo proprio di Napoleon.

-Non l'ho stuprata-

La rabbia che stava scemando, torna più prepotente che mai.

-Sì invece, ammettilo-

Mi sto per fondare di nuovo su di lui, Pierre capisce al volo ciò che voglio fare e mi blocca.

-Perché dici così? Lui la sempre detestata, le faceva qualche scherzo, ma non farebbe mai una cosa del genere-

Mi scappa una risata maligna.

-Diglielo, diglielo che all'insaputa di tutti gli hai chiesto di mettersi insieme a te e di mantenere quella relazione segreta a tutti-

Mi rivolgo al tipo, lo vedo stringere i pugni, ma alla fine risponde.

-Sì è vero-

Pierre spalanca ancora di più la bocca.

Guarda lui, poi guarda me, infine il suo sguardo lo rivolge da un'altra parte.

-È vero Amelí? Napoleon ti ha stuprato?-

Amelì?

Mi giro di scatto e la vedo, tutta tremante e piangente.

Sto per andarle incontro per abbracciarla e confortarla quando vedo che indietreggia.

-Come hai potuto?-

-Amelì, ti prego ascoltami-

-HAI PROMESSO DI NON DIRLO A NESSUNO…-

-IO NON TI HO STUPRATO-

Interviene Napoleon.

-SÌ INVECE, BRUTTO BASTARDO CHE NON SEI ALTRO. AVEVO SOLO DODICI ANNI, DODICI… -

Gli urla con tutto il fiato che ha in corpo, ma lascia la frase a metà, perché si mette a piangere disperatamente.

Vederla così mi si spezza il cuore.

-Amelì…-

Le metto la mano sulla spalla, ma lei me la tira via.

-NON TOCCARMI!-

-Amelì, ti prego…-

-TI ODIO. NON VOGLIO PIÙ VEDERTI-

Scappa via.

Sono completamente bloccato e la frase, ti odio mi rimbomba nelle orecchie come un martello pneumatico.

Cosa ho fatto?

 

Ci vediamo Martedì…. 😘 😘 😘 😘 

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Capitolo 21
*** Ora tocca a me. ***


Ora tocca a me

 

Amelì


Come ha potuto?

Come ha potuto dire a tutti ciò che mi è successo?

Me l'aveva promesso…

Davanti a Pierre per giunta.

Ora lo dirà a Sofia e….

Non mi perdonerà mai per non averglielo mai detto….

Lacrime sempre più copiose invadono i miei occhi, impedendomi quasi di vedere di fronte a me.

Ma nonostante tutto continuo a correre…

Devo andare via di qui.

Non posso e non voglio più rivederlo, lo odio lo odio…

Arrivo a casa e mi precipito subito in camera mia, in teoria mia mamma non c'è, ma non voglio rischiare. Fortunatamente la valigia è già pronta, si ma dove posso andare?

Il dormitorio è ancora chiuso a Lisbona e poi c'è il rischio che mi possa raggiungere lì Carlos.

Stringo i denti per la rabbia che ancora sento nei suoi confronti.

Sofia è ancora via… ma anche se fosse qui Carlos, potrebbe provare a cercarmi.

Mary!

Prendo immediatamente il cellulare e faccio partire la chiamata.

-Amelì!Ciao, che bello sentirti-

Mi saluta con un tono vivace e allegro.

-Aiutami-

Dico disperata.

-Certo, come?-

Mi chiede subito con un tono serio senza chiedere altre spiegazioni e non posso che esserle grata per questo.

-Devo andare via da Parigi, ma non so dove andare-

Ricomincio a piangere.

-Vieni da me, sono a Monaco-

-Ok, arrivo subito-

Prima di andare però, scrivo un biglietto a mia mamma.

Dovevamo partire per la Grecia domani, ma è un regalo di Carlos, e non posso proprio accettarlo.

Lascio anche la catenina vicino al biglietto e vado via.


Sono passati quattro giorni da quando sono arrivata a Monaco a casa di Mary, no scusa, la casa del fidanzato del fratello di Mary e il dolore che provo è ancora così intenso, però non so se è per il fatto che Carlos abbia tradito la mia fiducia o perché mi manca lui?

Ma quello che continuo anche a chiedermi è, come ha fatto a capire che è stato lui?

Come?

Stavano giocando e c'era uno scontro diretto fra quei due, finché a un certo punto non ho visto Carlos tirargli quel pugno.

Cosa gli avrà detto Napoleon, cosa?

Immediatamente sono corsa nel tunnel che portava agli spogliatoi, grazie al pass che mi ha dato Carlos la sicurezza mi ha fatto passare senza problemi, e appena arrivata lo sentito.

Perché l'ha detto?

Proprio davanti a Pierre?

Ora cosa penserà di me?

Sono sicura anche che avrà già detto tutto anche a Sofia e ora, sono sicura che non vorrà più essere mia amica, perché non capirà il motivo per cui non le ho detto niente.

Lei si è sempre confidata con me, io invece non ci sono riuscita, mi vergognavo troppo.

Inizio inevitabilmente a piangere.

Ormai non faccio altro da quando è successo tutto questo casino.

Non ho nemmeno avuto la forza di accendere il cellulare, o paura che Carlos mi possa chiamare.

Mi dispiace anche per mia mamma, le ho semplicemente lasciato un biglietto con su scritto che dovevo andarmene.

Sto deludendo tutti…

Sento bussare e dall'altra parte della porta sento Mary.

-Amelì? Posso?-

Mi asciugò le lacrime, non voglio che mi veda ancora così, purtroppo anche a lei non sono riuscita a dirle il motivo per cui sono venuta, ma è stata una vera e propria amica.

Senza chiedermi niente mi ha ospitato.

-Certo-

La invito ad entrare.

-Come ti senti oggi?-

Mi chiede mentre si avvicina, ma anche se non le rispondo, capisce che non va ancora per niente bene.

Mi abbraccia calorosamente, non me lo aspettavo.

-Ascolta, mi sono permessa di fare una cosa e spero che non ti arrabbi con me-

La guardo subito curiosa.

Cosa avrà fatto?

La vedo nervosa, ma per fortuna va avanti.

-È da giorni che ti vedo così triste e spero che questo ti tiri su di morale o almeno ti aiuti a stare meglio vedi ho chiamato una persona-

Salto subito dal letto fortemente agitata.

Non dirmi che ha chiamato Carlos.

-Com'è hai potuto?-

Gli dico più nervosa che mai.

Non voglio che sappia dove sia.

-Ascolta, lo fatto per il tuo bene.-

Ho fatto male a venire qui, credevo fosse una mia amica.

-E adesso è qui fuori-

-Non voglio vederlo. Di a Carlos di andarsene-

Inizio a tremare.

-Amelì, non è Carlos-

-Cosa? E chi allora?-

Non risponde invece guardando verso la porta dice.

-Dai entra-

Mi giro per vedere di chi si tratta e appena la vedo spalanco gli occhi meravigliata.

-So…. fia-

Lei si avvicina, senza dire una parola, e questo inizia a spaventarmi anche perché mi guarda con un'espressione che non le ho mai visto.

Lo sapevo è arrabbiata con me perché ha saputo.

-Vi lascio parlare-

Mary si allontana, ma non fa in tempo perché lei inizia.

-MA PORCA PUTTANA AMELÌ, MA CHE CAZZO TI DICE IL CERVELLO? SCAPPARE COSI DA CASA SENZA DIRE NIENTE A NESSUNO, MA TI RENDI CONTO CHE CI HAI FATTO PRENDERE UN COLPO E SI PUÒ SAPERE PERCHÉ CAZZO TIENI QUEL CELLULARE SEMPRE SPENTO. TUA MADRE È MORTA DI PAURA NON SAPENDO Doveri. Si può sapere perché l'hai fatto?-

Mi urla addosso tutta la sua frustrazione e inizia a respirare come se avesse appena corso una maratona, ma quello che mi stupisce che non sa niente, Pierre non le ha detto niente.

Senza rendermene conto le salto addosso, la stringo e tra una lacrima e l'altra le dico.

-Mi dispiace, mi dispiace.-

Ormai sono un fiume in piena.

Lei ricambi l'abbracciò e mi dice anche per confortarmi.

-Shhh! Andrà tutto bene. Non piangere-

Ci metto qualche minuto a calmarmi.

Ci sediamo entrambe sul letto e mi richiede, ma questa volta con un tono più preoccupato.

-Cosa è successo?-

Arrivati a questo punto, non posso più non dirle niente, sto cercando le parole più adatte per iniziare, quando lei mi chiede.

-Carlos ti ha fatto qualcosa di male? Dimmelo che lo sistemo io quel bellimbusto-

Mi viene da sorridere. Sofia, alta la metà di lui che gliene dice quattro, sono sicura che lo farebbe.

Guardo in direzione di Mary che è ancora nella stanza e le chiedo.

-Ti prego, vorrei che anche tu ascoltassi-

-D'accordo-

Appena siede affianco a Sofia, inizio. Racconto tutto fin dal principio, cioè tutta la storia di come ho iniziato la mia relazione con Napoleon, senza tralasciare niente, fino a quello che è successo in campo pochi giorni fa e non appena concludo, abbasso lo sguardo, perché ho paura per la reazione di Sofia.

Sono sicura che in questo momento mi starà odiando per il fatto che non le ho detto niente in tutti questi anni, ma improvvisamente sento che qualcuno mi sta abbracciando, e rimango sorpresa per il fatto che sia proprio lei e sento anche che sta piangendo, dato che sento le sue lacrime sul mio collo.

-Perché? Perché non mi hai mai detto niente? Perché ti sei tenuta sempre tutto dentro?-

Lo dice con la voce piena di sofferenza.

-Perché volevo dimenticare e fare finta che non fosse mai successo-

Inizio a piangere anche io.

Infine anche Mary si unisce al nostro abbraccio con le lacrime agli occhi.

Dopo un buon quarto d'ora e dopo che ci siamo tutte calmate Sofia mi dice.

-Appena vedrò quel maledetto gliene dirò quattro-

-Ti prego, non farlo-

La supplico praticamente.

-Perché no?-

Ma non so cosa rispondergli.

-Amelì, quello che ti ha fatto è stato orribile, deve almeno chiederti scusa-

Scusa?

-La colpa non è solo sua.-

Entrambe mi guardano scioccate.

-Perché dici così?-

-Mi sono resa conto che non gli ho mai detto chiaramente no, che non volevo…-

Già, è questo quello che mi fa più male, il fatto che non ho mai reagito.

-Ma non gli hai mai detto neppure sì.-

Mary mi fa notare, ed è vero.

-Comunque Carlos ha fatto benissimo a tirargli quel pugno, e stato proprio bravo-

Sofia dice più orgogliosa che mai.

-Invece ha sbagliato. Mi ha promesso di non dire niente a nessuno, invece ha reagito senza pensare-

Le mie parole sono dure, perché ancora mi fa male il suo comportamento, davanti a tutta quella gente poi.

-Ti ama Amelì, voleva solo proteggerti.-

Le parole di Mary mi colpiscono dritto al cuore.

-Mary a ragione. Se qualcuno facesse del male al mio Tom, farei una strage, ti giuro-

Sofia interviene con quel suo modo buffo di parlare e mi scappa una risata, ma non sono l'unica anche Mary scoppia a ridere.

-Sei proprio uno spasso Sofia, mio fratello aveva proprio ragione-

-Tuo fratello conosce Sofia?-

Chiedo stupita. Proprio non me lo aspettavo, ma pensandoci bene come sapeva che Sofia è una mia amica.

-Mary, come facevi a sapere di Sofia?-

Subito mi confessa.

- Appena sono arrivata qui a Monaco o raccontato a mio fratello che ho fatto amicizia con te, di Carlos e di come avete fatto a incontrarvi, subito lui a capito che si trattava del matrimonio suo-

Indica Sofia.

-E Tom. Vedi, il compagno di mio fratello ha un cugino, il quale è fidanzato con la migliore amica di suo marito e per non finire, e anche la vicina di casa di Carlos.-

Ok, più complicata no?

Ma non posso non notare che.

-È proprio piccolo il mondo-

Ricominciamo a ridere.

Poi mi rivolgo a Sofia.

-Sai, appena ti ho visto pensavo fossi arrabbiata con me perché non ti avevo detto niente. Pensavo che Pierre ti avesse raccontato tutto-

-Invece non mi ha detto niente, anzi era anche lui preoccupato perché eri sparita-

Inizio di nuovo a sentirmi in colpa.

-Dopo lo chiamo e gli chiedo scusa-

-Non serve, puoi farlo di persona è venuto anche lui con me-

Cosa?

Sono completamente senza parole, ma lo divento ancora di più quando Sofia mi riferisce.

-È di là e mi ha detto che vorrebbe parlarti, appena te la fossi sentita-

 

-Pierre! Ciao-

Mi avvicino a lui intimorita.

-Amelì, come stai?-

Mi chiede subito con un tono molto preoccupato.

-Molto meglio adesso, grazie a Mary e soprattutto Sofia-

Cerco di fare un sorriso sincero.

-Ne sono molto felice.-

-Mi dispiace averti fatto preoccupare per niente, mi dispiace che sei venuto fin qui per me-

Mi sento ancora in colpa.

-Non devi dispiacerti, lo fatto con piacere-

Le sue parole, così dolci e sincere, mi fanno perdere un battito.

-Comunque non è solo per questo che sono venuto fin qui. Vorrei parlare con te-

Faccio un cenno di sì con la testa e aggiungo.

-Certo-

Intanto vedo che guarda però dietro le mie spalle e mi chiede.

-Possiamo andare in un'altro posto?-

Mi giro per vedere che cosa sta guardando e vedo la testa di Sofia e Mary dietro la porta semi aperta.

-Va bene. Mi vesto e usciamo-

Tempo cinque minuti e usciamo. Andiamo verso un parco non molto lontano dalla casa, ci sediamo su una delle panchine e aspetto che sia lui ad iniziare.

-Amelì!-

-Sì?-

-Volevo che mi perdonassi-

Sgrano completamente gli occhi.

Perché? Perché si scusa con me?

Non capisco.

-Perdonarti?-

Si gira verso di me e mi prende le mani.

-Napoleon mi ha raccontato come avete fatto mettervi insieme e di come mai avete tenuto questa relazione solo per voi-

Cosa gli avrà mai raccontato?

-Non so cosa ti abbia detto, ma tu non c'entri e non devi sicuramente scusarti tu per lui, la verità è che lui si vergognava di dire a tutti che stavamo insieme.-

È questa la nuda e cruda verità.

Intanto vedo che scuote la testa in segno di negazione.

-Ti sbagli-

Perché dice così?

-La colpa è solo mia. Vedi appena ti ho conosciuto ho sentito una forte attrazione verso di te, insomma mi piacevi e anche parecchio-

Sgrano gli occhi per le sue parole.

Io gli piacevo?

Non ci credo.

-Ma non mi sono mai fatto avanti perché avevo paura che se tra di noi non avesse funzionato, sarebbe stata Sofia a rimetterci-

-Non l'avrei mai fatto-

Dico con impeto.

Lui fa un sorriso e dice con un filo di voce.

-Adesso lo so. Quindi avevo deciso di mettermi da parte e ho minacciato tutti i miei amici di stare lontano da Sofia e soprattutto da te, altrimenti lo avrei escluso dalla mia vita-

Quindi è per questo che Napoleon non voleva dire niente a nessuno, aveva paura di rovinare l'amicizia con Pierre e non perché si vergognava di stare insieme a me.

Comunque non cambia il fatto e che ha fatto quello che ha fatto.

-Grazie Pierre, ma questo non giustifica il fatto che…-

Non riesco nemmeno a terminare la frase, ma Pierre capisce al volo quello che volevo dire.

-No, hai ragione e non voglio nemmeno difenderlo per quello, ma posso farti una domanda? Anche se è un po' invasiva?-

Gli faccio un cenno di sì con la testa.

-Perché non gli hai detto di no? Perché non ti sei opposta?-

Abbasso lo sguardo imbarazzata, perché è da anni che mi faccio la stessa domanda e non sono mai riuscita a darmi una risposta.

-So che avrei dovuto, ma non so il perché. Il mio cervello era come spento in quel momento e l'unica cosa a cui riuscivo a pensare e che volevo andare via da lì-

Le lacrime senza alcun controllo hanno iniziato a scendere copiose sulle guance.

-Mia piccola Amelì-

Mi stringe forte a sé per confortarmi.

Ma al contrario di Carlos, dove con il suo abbraccio mi sentivo protetta e al sicuro, non sento assolutamente niente.

-Avrei dovuto chiederti di essere la mia ragazza, e così non ti sarebbe successo niente-

Si stacca leggermente da me, mi asciuga le lacrime con le dita e lentamente si avvicina a me.

-So che ti piacevo-

Continua ad avvicinarsi, sono sicura che vuole baciarmi.

Ormai basta poco, mentre la mia mente continua a pensare solo a lui, a Carlos e mi sembra di tradirlo se lo facesse, così, all'ultimo secondo gli dico.

-Non posso.-

Immediatamente si blocca.

-È per Carlos, non è così?-

Mi chiede deluso.

-Sì, io lo amo. Amo Carlos con tutto il cuore-

Dico più decisa che mai, ma quello che mi sorprende è che lo detto.

Ho finalmente detto che amo Carlos ad alta voce, un gran senso di pace si insinua in tutto il corpo.

Anche se la mia intenzione era di dirglielo ancora quel giorno, non credo che ero ancora così convinta, ma ora tutti i dubbi e le incertezze si sono come volatilizzate e non mi interessa nemmeno più quello che ha fatto, perché sono sicura che se qualcuno volesse fargli del male, farei la stessa cosa.

-Devo andare da lui-

Sì, devo andare a dirglielo.

Pierre però mi blocca per un braccio.

-Aspetta! Ti devo dire un'altra cosa importante-

-Non ho tempo adesso, devo…. -

Ma non mi fa finire che mi riferisce.

-Si tratta di Carlos-

Il suo tono è estremamente serio, tanto che iniziò a preoccuparmi e gli chiedo con impeto.

-Che gli è successo? -

-Rischia di essere espulso dalla UEFA, per colpa di quello che è successo in campo.

-No, non possono farlo-

-Sì invece. Domani ci sarà una riunione per parlare del suo futuro-

Tutto per colpa mia, se gli avessi detto prima chi era stato, non avrebbe disputato quella partita e ora non sarebbe in questa situazione; mi sento in colpa.

-C'è un modo per aiutarlo?-

Gli chiedo.

-Non credo-

Mi dice più avvilito che mai.

Aspetta un attimo, come ha fatto a capire Carlos che è stato lui? Cosa gli ha detto Napoleon?

-Devo andare-

-Dove?-

-Devo aiutare Carlos, è per colpa mia se è in questa situazione-

È solo colpa mia.

In questi giorni che abbiamo trascorso insieme mi ha dimostrato più e più volte quanto ci tiene a me e soprattutto quanto mi ama; ora tocca a me.


Ci vediamo Giovedì, mancano solo 2 capitoli…. 😘 😘 😘 😘

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Capitolo 22
*** Perdonami ***


Perdonami


Carlos

 

In un solo attimo, la mia vita sta andando in declino, letteralmente.

La favolosa carriera di calciatore, che duramente ho lavorato sin dalla tenera età, sta per finire, ma quello che mi fa più male è che la ragazza che amo più della mia vita mi odi.

Il solo pensiero di quell'ultima volta che lo vista, il mio cuore inizia a stringersi in una morsa, e il dolore che provo e lancinante.

Il mister in Brasile aveva ragione, me lo ripeteva continuamente, "Carlos, se continui a farti sopraffare dalle emozioni, un giorno te ne pentirai. Pensa prima di agire", proprio quello che non ho fatto.

Appena ho capito che è stato quello stronzo a fare del male ad Amelí, ho completamente perso la testa e se non mi avessero trattenuto, lo avrei ucciso quel figlio puttana.

Bevo un sorso di vodka seduto per terra nel salone al buio nella mia favolosa villa a Barcellona, anche se dovrei essere alla riunione dove si sono incontrati i rappresentanti della UEFA per spiegare il motivo del mio gesto, ma non posso.

Non posso ancora infrangere la promessa che ho fatto ad Amelí, perché spiegare il motivo sarebbe raccontare a tutti ciò che le è successo.

Il mister era su tutte le furie con me.

Sorrido amaramente.

Mi ha subito sbattuto fuori dal campo.

Me lo merito.

Vorrei andare a cercare Amelì, sono in ansia per lei.

Appena sua mamma mi ha consegnato il ciondolo che le avevo regalato, ho capito che tra di noi era finita.

La rabbia per questo pensiero mi fa scaraventare il bicchiere che tengo in mano verso il muore di fronte a me.

Sara non mi ha chiesto neppure il motivo, si vedeva che voleva fare, ma non la fatto, l'unica cosa che mi ha detto è: "dalle tempo, si vede che ci tiene a te".

Sarà vero?

Quanto desidero che sia così, ma quel ti odio che mi ha urlato prima di scappare, continua a rimbombare nelle mie orecchie come un martello pneumatico.

Senza accorgermene inizio a sentire delle gocce che mi rigano il viso, sono lacrime.

Da quanto tempo è che non piango?

L'ultima volta credo che sia stato quando ero piccolo, i miei stavano litigando, come spesso accadeva, il motivo? Soldi. Era la discussione che sentivo tutti i giorni, ma quella volta è stato perché mia mamma per natale mi aveva comprato un pallone da calcio, anche se non potevamo permettercelo, subito mio padre si infuriò come una iena per questo e iniziò a inveire contro di lei, mi sono subito messo in mezzo per proteggerla, ma lui odiava quando lo facevo e mi tiro una sberla così forte da scaraventarmi dall'altra parte della stanza. Fortunatamente se ne andò, ma io iniziai a piangere e andai da mia mamma e gli dissi di restituire il pallone per riprendere i soldi, ma lei mi prese fra le sue braccia e mi disse: "non piangere più amore mio, questo è il tuo futuro e non permettere a nessuno di togliertelo".

Mamma sapeva che avevo talento, e con quel gesto voleva dimostrarmi che credeva in me….

I miei pensieri vengono distratti però dal suono del telefono.

Anche se malvolentieri, vado a prendere l'apparecchio.

Sarà di sicuro il mister, aveva detto che mi avrebbe fatto sapere la decisione che hanno preso. Anche se sono sicuro che mi avranno espulso.

-Pronto?-

-Carlos, sono io-

Immaginavo è proprio lui.

-Ti chiamo in merito a quella facenda-

Dal tono che sta usando, non credo che siano belle notizie, è serio troppo serio, ma stenta, così lo sollecito.

-Sentiamo-

-Inizialmente l'idea era di escluderei completamente da ogni campionato europeo, ma…-

Si blocca di colpo.

Ma cosa?

Perché non va avanti.

-È successo una cosa che ha fatto cambiare idea ai rappresentanti-

Cosa sarà successo?

Perché non dice niente?

-Quindi, la decisione finale è che versi una quota del tuo stipendio all'associazione per cui hai partecipato all'evento-

Beh, l'avrei fatto comunque.

-E che per le prossime tre partite non potrai giocare-

Tutto qua?

Non capisco, volevano addirittura espellermi, cosa è mai successo da fargli cambiare idea così?

Vorrei chiederglielo ma il mister continua.

-Carlos, se dovesse ricapitare una cosa simile, qualsiasi sia il motivo, non avrai più nessun sconto di pena, sari espulso. Hai capito?-

-Mister, cosa è successo?-

-Purtroppo non so bene i particolari, ma sembra che Napoleon e qualcuno non so bene chi sia siano intervenuti in tua difesa-

Napoleon, perché mai l'avrà fatto?

Appena Amelì se ne era andata, mi ha fatto capire chiaramente che mi stava bene, che me lo meritavo.

Come mai avrà cambiato idea?

Ma quello che mi chiedo, chi è quest'altra persona?

Sarà stato Pierre?

Meglio indagare, così gli chiedo.

-Chi altro?-

-Non saprei, la ragazza a voluto restare anonima-

Ho capito bene? Ha detto ragazza?

Amelì.

No, non può essere lei.

Comunque il mister continua a parlare.

-Ti aspetto in campo puntuale domani, anche se non giocherai le prossime partite, ti voglio in campo per gli allenamenti-

-Va bene-

Chiudiamo la conversazione, ma la mia mente non riesce a smettere di pensare.

Devo sapere se è stata lei o meno.

Vorrei chiamarla direttamente, ma le ultime volte che ho provato, il suo cellulare era spento o semplicemente a suonato a vuoto.

Così provo a sentire Pierre. Sto cercando il suo numero in rubrica quando il cellulare inizia a suonare.

Guardo il numero sul display e rimango completamente di sasso quando mi appare il suo nome.

Con mani tremanti rispondo.

-Amelì? Sei tu?-

Chiedo conferma.

-Ciao Carlos, si sono io-

Il cuore mi scoppia di gioia solo nel sentire la sua voce e subito le dico con tono supplichevole.

-Perdonami, ti prego. Sono un vero idiota, ho agito senza pensare e ho infranto la promessa.-

-Carlos, no….-

Immediatamente mi sento malissimo appena sento quel no, comunque vado avanti ad ascoltare.

-Non devi, sei tu che mi devi perdonare… -

Cosa?

Non credo alle mie orecchie.

-Amelì non devi… -

-Ti prego fammi finire-

Acconsento.

-Per tutta la mia vita mi sono nascosta dietro alla mia timidezza, avevo paura che la gente pensasse male di me e così non sono mai riuscita a essere sempre me stessa, mi sono sempre nascosta dietro una maschera.

Ho sempre pensato che la gente mi giudicasse male, non so perché….

Forse perché non ero abbastanza alta o perché non ero abbastanza bella o perché mi piaceva studiare, invece che andare in giro a giocare, insomma, credevo che tutto quello che piaceva fare a me agli altri non andasse bene.

Piano piano però questa paura diventava ogni giorno più forte e più crescevo, più questa cosa mi ossessionava. Sofia per anni mi incoraggiava a non fare caso a ciò che gli altri pensavano di me, di fregarmene, che erano cose che non contavano, ma non so perché, non riuscivo a darle retta. Poi è successo quello che è successo e mi sono chiusa ancora di più a riccio e così, con gli altri mi nascondevo dietro una maschera senza mai far vedere a nessuno la vera me stessa.

Ma con te… -

Sento che sta piangendo.

Dio! Quanto vorrei essere lì con lei in questo momento per confortarlo e stringerla fra le mie braccia.

-Con te invece e stato così naturale essere me stessa, soprattutto dopo quella mia gaffe sui calciatori, ricordi?-

Mi chiede.

Certo che mi ricordo.

Mi sfugge un sorriso al ricordo, era buffissima in quel momento, ma ancora più buffa quando gli ho detto che ero un calciatore.

-Non riuscivo più a parlarti, avevo paura che mi giudicasi male e non so perché non volevo. Non volevo che tu pensassi male, così mi sono fatta forza e ti ho chiesto scusa, e non sai quanto mi hai sorpreso quando mi hai detto: "Non serve che ti scusi. Hai solo espresso un tuo parere" infine ti sei messo persino a ridere, ho capito che tu eri diverso, che eri speciale e finalmente le mie paure e incertezze si erano volatilizzate. Poi però, appena mi hai baciato e si insomma, mi hai palpato il sedere, la vecchia Amelì ha preso il sopravvento e mi sono di nuovo chiusa a riccio e sono scappata via, letteralmente.-

Ancora mi maledico per quello. Anche lì ho agito senza pensare, e ho dato per scontato che lei fosse come le altre.

-Ma tu poi sei venuto a cercarmi, e mi hai persino chiesto scusa, non sai quanto questo mi ha reso felice.-

Anche se ci ho messo quattro mesi il coraggio per farlo.

-Sei venuto con me a Parigi, mi hai chiesto di diventare la tua ragazza, mi hai detto che mi amavi e non solo, me l'hai pure dimostrato più e più volte, infine hai capito che non ero pronta per quello e tu, senza chiedere niente mi hai detto "aspetterò"....-

Sento che sta sorridendo, la cosa fa sorridere anche me.

-Io non ti merito Carlos, non ti merito proprio.

Quando ripenso a tutto ciò che abbiamo vissuto mi sembra di averti sempre trattato malissimo, sono persino riuscita a farti arrabbiare.-

Parla dell'ultimo dell'anno.

-È quel che è peggio, non sono mai riuscita a dirti ciò che provo realmente per te… -

Non so perché ho paura di ciò che potrebbe dirmi, così la interrompo.

-Amelì, non devi…-

-Sì invece, devo dirtelo, voglio dirtelo, ma non voglio farlo per telefono-

Sì, anche io non lo voglio, così le chiedo immediatamente.

-Dove sei? Così ti raggiungo-

Anche se il mister si è raccomandato di essere presente agli allenamenti, non me ne frega niente, lei è più importante.

Sono già intento a prendere il portafoglio, le chiavi e sono sulla porta, quando mi dice.

-Fuori dalla tua finestra-

-Cosa?-

Chiedo perché ho paura di aver capito male.

-Sono fuori, in spiaggia, proprio davanti alla tua finestra.-

Butto a terra tutto ciò che ho in mano e immediatamente mi precipito a vedere.

Ed eccola lì, la vedo, nonostante fuori è già buio.

Apro la veranda e corro da lei, appena le sono di fronte mi fermo all'istante, anche se la voglia che ho di stringerla e più forte che mai.

-Ciao-

Mi dice, come se non avessimo parlato un'attimo fa al telefono.

-Ciao-

Le dico a mia volta.

-Mi perdoni?-

Mi chiede flebilmente, senza però, distogliere il suo sguardo da me.

Lentamente le accarezzo dolcemente la guancia, assaporando ogni sensazione che sento, perché mi sembra ancora tutto un sogno, averla qui davanti a me.

-Solo se tu perdoni me per aver infranto la promessa-

Scuote la testa e aggiunge.

-Non ti devo perdonare niente, anzi, ti dovrei ringraziare-

-Per cosa?-

-Per avergli tirato quel pugno, non sai quante volte avrei voluto farlo io, ma non credo che avrebbe subito lo stesso danno che con te. Ha l'occhio completamente gonfio e nero-

Inizia a ridere.

-L'hai visto?-

-Sì. Proprio qualche ora fa.-

Sbarro gli occhi sorpreso e subito gli chiedo.

-Perché?-

-Perché doveva aiutarmi a discolparti-

Allora è stata lei.

-Sei stata tu ad andare all riunione, perché?-

-Pierre mi ha detto quello che rischiavi, e non potevo permettere che questo accadesse, non me lo sarei perdonata se per colpa mia avresti dovuto  rinunciare a giocare.-

Non riesco fare a meno di stringerla per quello che ha fatto per me.

-Hai detto a tutti ciò che ti è successo?-

Mi sento in colpa.

-Avrei voluto, ma non c'è ne stato bisogno.

Napoleon si è preso la colpa di tutto, ha detto che è stato lui ha provocati pesantemente-

Comunque è proprio così.

-Ha raccontato loro che io e lui eravamo insieme una volta, ma per colpa di un suo tradimento, che io avevo scoperto e per  questo lasciato. Gli ha detto che poi io mi ero messa insieme a te e la cosa non gli andava bene, perché era ancora innamorato di me. Per questo ti ha provocato ed è per questo che tu hai reagito.-

Stronzo, così ha evitato di dire che è uno stupratore.

-Io non ho fatto che confermare la sua versione.-

-Così però non sanno quello che ti ha fatto realmente-

Lo dico duramente.

-Hai ragione, ma ho parlato con lui prima e mi ha chiesto scusa per quello che mi ha fatto-

-Non bastano delle semplici scuse.-

Avrei dovuto spaccargli anche qualche osso, non basta un occhio nero per quello che le ha fatto.

-Ascolta, so che magari delle scuse non sembrano un grande gesto, ma per me sono più che sufficienti.-

La vedo più serena, e se a lei va bene così, anche per me, anche se spero tanto di trovarlo ancora come avversario sicuramente non userò delle buone maniere con lui.

-Allora?-

Mi chiede. Sono spaesato.

-Cosa?-

-Mi perdoni?-

-Sciocchina, non devo perdonarti nulla-

La prendo in braccio e le dico facendola roteare.

-Ti amo, proprio così come sei-

Poi la metto giù ed inizio ad avvicinarmi per darle un bacio, ma prima che le mie labbra si appoggiano sulle sue mi dice.

-Ti amo-

Il mio cuore perde un battito ed è lei a baciarmi.

Un bacio lento ma passionale, poi leggermente si allontana e mi sussurra.

-Voglio amarti Carlos, voglio amarti completamente-

Automaticamente le rispondo.

-Non dobbiamo farlo per fo… -

Mi mette un dito sulle labbra e più decisa che mai mi dice.

-Lo so, ma è perché lo voglio.

Dimenticavo, voglio che tutti sappiano che tu sei il mio ragazzo-

Senza indugiare oltre la prendo tra le mie braccia e la bacio con impeto.

-E tu la mia ragazza-

Si, tutti devono sapere che lei è mia, solo mia.

-Ti amo-

-Ti amo anche io-


Ci vediamo Sabato per l'ultimo capitolo….. 😘 😘 😘 😘 

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Capitolo 23
*** Epilogo ***


Epilogo

 

Amelì

 

Un anno dopo

 

Sono qui, ancora non ci credo.

Tutta tremante ed emozionata mi inginocchio.

-Ciao papà, finalmente, sono qui, hai visto?-

Anche se so che non mi risponderà, parlo con lui come se fosse realmente presente, non mi interessa se qualcuno mi sente e pensa che sono fuori di testa e da nove anni che aspetto di essere qui, e non mi farò certo problemi.

-Prima però di raccontarti tutto ciò che mi è successo, devo presentarti una persona molto speciale per me.-

Non riesco fare a meno di sorridere.

-Questo è Adrian, non è bellissimo?

Appena lo visto mi sono innamorata di lui a prima vista non è bellissimo dolcissimo e tenerissimo?-

-Ehi! E io?-

Mi dice tutto offeso Carlos.

-Non dirmi che sei geloso anche del mio fratellino?-

-Certo che no, ma a me, non mi presenti?-

La faccia che fa è esilarante, tanto che non riesco  non ridere.

-Ci stavo arrivando, abbi pazienza-

Poi rivolgo di nuovo lo sguardo sulla foto della lapide.

-Questo papà è Carlos-

Dico semplicemente, sono sicura che si offenderà, di nuovo.

-Tutto qua?-

Infatti come si voleva dimostrare.

-Va bene, va bene. Papà, lui è l'amore della mia vita, il ragazzo che è riuscito a conquistare il mio cuore, il principe azzurro che ha salvato la sua principessa… -

Vado avanti così per almeno due minuti e alla fine gli chiedo.

-Così va meglio?-

-Molto meglio-

Dice tutto gongolante, intanto però, Adrian inizia ad agitarsi e anche a piangere.

-Mi sa che ha fame-

-Lascia, lo porto io da sua mamma-

Carlos prende il bambino in braccio e lo porta da mia mamma e Christian dove hanno deciso di aspettare poco più in là.

-Siamo soli adesso. Mi dispiace di non essere potuta venire prima, ma quest'anno è stato veramente frenetico.

Anche se a dire la verità, sarei dovuta venire ancora un anno fa.-

Alla fine l'anno scorso non sono più venuta, ho deciso di rimanere a Barcellona con Carlos fino all'inizio degli studi, soprattutto perché non sapevo dopo quando ci saremo rivisti.

La cosa positiva, è che i biglietti non sono andati sprecati, mamma e Christian sono venuti e la cosa mi ha fatto più che piacere.

Vado avanti a raccontare.

-Sai, gli studi mi impegnano tanto, non è proprio così facile medicina.

Già, più vado avanti, più ci sono cose da studiare e per non finire, abbiamo iniziato anche fare tirocinio in ospedale. Ci sono settimane che torno a casa solo praticamente per cambiarmi e dormire.

Quindi non è per niente facile vedersi con Carlos, ma fortunatamente lui viene spesso da me, dato che io non posso. È un ragazzo davvero eccezionale, ti sarebbe piaciuto.

Volevo venire durante le vacanze di pasqua, ma mamma e Christian hanno deciso di sposarsi all'ultimo minuto, avrai capito che è rimasta incinta e non voleva sposarsi con il pancione; di nuovo.-

Mi viene da sorridere.

-In estate poi c'è stato la coppa America  e Carlos voleva tanto che andassi con lui. Voleva presentarmi soprattutto a sua mamma. Mi sono subito trovata benissimo con lei, abbiamo subito legato.-

Una donna veramente eccezionale, mi ha fatto sentire subito a mio agio, non posso dire altrettanto del papà di Carlos, scontroso e scorbutico, credo che avesse paura che volessi i suoi soldi, ma questo evito di dirlo, dato che vedo anche Carlos arrivare da me. Sa tutto, ma non voglio riparlarne.

-Tutto bene? Glielo l'hai già detto?-

Scuoto la testa.

-No, aspettavo te-

Mi abbraccia.

-Io è Carlos, viviamo insieme da quattro mesi. Si è trasferito a Lisbona per starmi vicino e così abbiamo deciso di convivere.-

Quando mi ha detto che ha deciso di giocare per il Benefica all'inizio mi ero arrabbiata e anche parecchio, perché come spesso succede, fa le cose senza dirmelo. Vuole a tutti costi farmi delle sorprese, non che non le apprezzo, ma su decisioni importanti, come trasferirsi in un'altra città o addirittura in un'altro paese, mi sarebbe piaciuto dirgli la mia, o sbaglio?

Ma alla fine ovviamente, ero entusiasta di vivere con lui, anche se dir la  verità, all'inizio ne ero terrorizzata.

Comunque tutto sommato la nostra convivenza va a gonfie vele.

Rimango ancora un po' lì con Carlos a parlare con la lapide di mio padre è sorprendentemente anche lì lo fa, anzi, a un certo punto mi ha chiesto persino di lasciarlo solo, che doveva dirgli una cosa molto private.

Mi chiedo cosa sarà mai, dato che non abbiamo praticamente segreti.

Mia mamma, Christian e il piccolo Adrian se ne sono già andati, al mio fratellino non piace stare troppo fermo in un posto, devi continuare a muoverti, altrimenti attacca a piangere; povera mamma, ma almeno così è tornata già nella sua taglia.

Ma quanto ci mette?

Appena lo penso, lo vedo arrivare.

-Allora? Cosa dovevi chiedergli di così privato?-

Non risponde alla mia domanda, invece mi trascina via e mi dice.

-Non qui-

Dove allora?

Passeggiamo a lungo, mano nella mano, finché non arriviamo in riva al mare.

Nonostante sia inverno, mi piace sentire l'aria salmastra, sentire le onde che si infrangono sulla spiaggia, mi fanno un effetto rilassante.

-Dimenticavo di dirti una cosa. Prima mi ha chiamato Mary-

Lo informò.

-Che succede di bello a Parigi?-

-Pierre le ha fatto la proposta e lei ha detto sì. Hanno deciso di sposarsi quest'estate.-

Già, dopo che Sofia è Pierre sono venuti a prendermi a Monaco, Mary ha perso la testa per lui, ma credo che la cosa sia stata reciproca, un vero e proprio colpo di fulmine hanno avuto quei due.

Gli riferisco, ma fa una strana espressione in viso, sembra contrariato, così gli chiedo.

-Non sei contento?

Pensavo che la notizia l'avrebbe reso felice, è sempre stato un po' geloso di lui, nonostante sono diventati ottimi amici. Carlos è ancora convinto che lui sia innamorato di me sotto sotto, ma credo che si sbagli di grosso, forse una volta era così, ma ora si vede lontano un miglio che i suoi occhi sono solo per Mary, come i miei sono solo per lui.

-Sì, certo ma…-

Si blocca e sembra titubante.

Ma, cosa?

-Ecco, volevo… -

Ma perché continua a parlare a scatti?

Vedo che prende un grosso respiro, tira fuori qualcosa dalla giacca e si inginocchia davanti a me.

Vuole farmi la proposta?

Non ci credo.

L'agitazione che provo in questo momento è forte, il mio cuore ha iniziato a battare così velocemente che mi sembra che esca dal mio petto.

Mi prende la mano e con voce tremante mi chiede.

-Ti amo Amelì, sei la mia vita, non so cosa farei senza di te, ti prego… vuoi sposarmi?-

Non riesco a dire niente dalla felicità, così mi butto su di lui e lo abbraccio più forte che posso e inizio a piangere, non so perché, ma le lacrime iniziano a scendere coppiose e non riesco a smettere.

-È un sì questo?-

Mi chiede conferma, con un tono felice però.

Riesco solo ad annuire.

Mi mette l'anello al dito, e ci baciamo in un modo travolgente e passionale.

Appena ci stacchiamo mi riferisce anche.

-È questo che ho chiesto a tuo papà, il permesso di sposarti-

-E lui cosa ti ha detto? -

Anche se so che non gli ha risposto niente.

-Ha detto che era onorato che diventassi suo genero-

Dice orgoglioso.

-Ah sì? E cos'altro ti ha detto?-

-Che sono il ragazzo migliore per te, che non potevi fare scelta migliore, perché sono bello, simpatico, sono bravo nella mia professione… -

Va avanti così per almeno cinque minuti.

-Io aggiungerei anche megalomane e narcisista.-

Iniziamo a scherzare a prenderci in giro, come ormai succede praticamente sempre, e adoro quando lo facciamo.

Con lui mi sento libera e spensierata ed è proprio una bella sensazione, so che lui ci sarà sempre per me, come io lui sa, che io sarò sempre presente per lui.

-Ti amo Carlos-

-Ti amo anche io Amelì-

Fine


Solo poche parole, grazie a tutti coloro che mi hanno seguito anche in questa storia…..😄😄😄😄

Spero di ❤ che un pochino vi sia piaciuta e anche di avervi fatto compagnia in questo periodo veramente duro per il nostro paese…..🤗🤗🤗🤗

Non so ancora quando tornerò…. Ma sappiate che ho già iniziato a scrivere la storia su Holly e Patty….

Ci vediamo presto…. 😘 😘 😘 😘 

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