Destini incrociati

di DarkSideOfTheMoon_95
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'inizio ***
Capitolo 2: *** Apparizioni ***
Capitolo 3: *** Voci ***
Capitolo 4: *** Sangue ***
Capitolo 5: *** Corri ***
Capitolo 6: *** Confessione ***



Capitolo 1
*** L'inizio ***


In una notte buia e nuvolosa, lungo una strada non illuminata, su una macchina nera…

<< Quanto manca alla prossima stazione di servizio? Io devo andare in bagno>> 

<< Cinque minuti, Lara. Resisti, fallo per noi >> disse ridacchiando il ragazzo alla guida.

<< Proverò… ma non posso garantirvi niente. È un’ora che ti chiedo di fermarti >> borbottò la ragazza spostandosi i lunghi capelli color dell’ebano dal volto e guardando fuori dal finestrino.

<< Si Luca, per favore, alla prima che vedi fermati. Sto morendo di fame >> questa volta a parlare era un’altra ragazza seduta sui sedili posteriori con la testa appoggiata sul petto di un ragazzo addormentato. 

<< Ok, ok, mi fermo, mi fermo. Guardate, ecco lì l’insegna luminosa. Metto la freccia >>.

Lara si voltò verso i due ragazzi seduti dietro. << Giada, sveglia Stefano… prima aveva detto che anche lui voleva mangiare qualcosa >>. 

Appena la macchina si fermò nel parcheggio Lara spalancò la portiera.

<< Io corro in bagno, voi iniziate a prendere qualcosa da mangiare. Vi raggiungo subito >>. Stava per scendere quando Luca le afferrò il polso della mano sinistra costringendola a voltarsi.

<< Ti devo accompagnare? >>

<< No. Ce la faccio anche da sola. Grazie… >> la ragazza forzò un sorriso, liberò il  polso dalla morsa con un piccolo strattone e scese dalla macchina. Luca rimase immobile per qualche secondo fissando la portiera del passeggero. 

<< Non ti ha perdonato per quello che le hai fatto e non credo che lo farà mai, anche se lei dice il contrario >> disse Stefano tra uno sbadiglio e l’altro.

Luca non disse una parola, spense il motore e scese dalla macchina sbattendo la portiera.

Giada e Stefano rimasero in macchina da soli.

<< Non dovevi essere così duro con lui. Non era sua intenzione ferire Lara >> disse Giada guardando severamente Stefano con i suoi occhi verde smeraldo.

<< Ma lo ha fatto >> concluse con risolutezza il ragazzo. << Non capisco perché ti ostini a giustificarlo. Luca è il mio migliore amico ma ha sbagliato ed è nostro dovere farglielo notare >>. Giada non rispose e si limitò ad alzare le spalle. 

<< Ora andiamo… >> continuò Stefano e senza dire nient’altro scesero entrambi dalla macchina.

 

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Capitolo 2
*** Apparizioni ***


Lara entrò nella stazione di servizio quasi correndo. Non voleva essere raggiunta da Luca. Perché aveva accettato di fare quello stupido viaggio? Che cosa sperava di sistemare tra loro? Non riusciva neanche a guardarlo senza sentire un sentimento misto a rabbia e dolore divorarla. Meritava veramente di essere perdonato dopo averla tradita? Certo, aveva avuto il coraggio e la lealtà di dirglielo, ma meritava una seconda possibilità? E poi chissà chi era questa ragazza…                                                                                                                                     

Sentì gli occhi bruciarle.                                                                                                                                    

Affrettò ulteriormente il passo.                                                                                                                            

Arrivò in bagno. In realtà non ne aveva bisogno, aveva inventato questa scusa solo perché non riusciva più a stargli seduta vicino. Si fermò ad osservare il suo riflesso nello specchio: aveva tutti capelli aggrovigliati e gli occhi rossi. Non poteva farsi vedere così da Giada e Stefano ma, soprattutto, non poteva farsi vedere così da Luca. Voleva dimostrargli che era forte e che quello che lui aveva fatto non l’aveva scalfita minimamente. 

Scoppiò a ridere. 

Chi voleva convincere se non riusciva convincere nemmeno se stessa?

Ad un tratto sentì una musichetta. Era il suo cellulare. Iniziò a frugare nella borsa e quando lo trovò lesse sullo schermo:

“MAMMA” 

Rispose.

<< Pronto >>

<< Sì, ciao mamma. Tutto bene, non preoccuparti. E voi? >>

<< No, dovremmo arrivare fra tre giorni. Ti chiamo io >>

<< Si…tutto bene anche con Luca… >>

<< Certo, certo. Salutami tutti. Ciao >>

Chiuse il telefonino e lo rimise nella borsa, prese un fazzoletto, si asciugò gli occhi e uscì dal bagno.

La stazione di servizio non era molto grande: era formata da un'unica sala dove c’erano il bancone per servirsi e alcuni tavoli. 

Pur essendo sera tardi, era abbastanza affollata perciò a Lara ci volle qualche minuto per individuare i suoi compagni di viaggio. Avevano trovato posto vicino ad una vetrata e, logicamente, Giada e Stefano si erano seduti vicini, lasciando così a lei il posto di fianco a Luca.

Fece un respiro profondo, aprì le labbra in un sorriso e si diresse con passo sicuro verso di loro.

<< Molto meglio ora! >> disse ridendo mentre si sedeva di fianco a Luca.

<< Bene >> si limitò a risponderle il ragazzo con aria imbronciata.

Silenzio. 

Stefano iniziò a fissarlo con aria di rimprovero mentre Giada era palesemente imbarazzata.

<< Stavamo parlando del panino… è buono… dovresti provarlo… >> azzardò Giada rivolgendosi a Lara per cercare di far tornare un’atmosfera rilassata.

<< … bene… ma non ho fame ora… perciò… >> rispose stancamente l’amica.

<< Basta! Ora basta! Mi sono stufato! >> Luca scattò in piedi e iniziò ad urlare contro Stefano. << Non guardarmi così! Quello che faccio non deve interessarti! Sono affari miei! >> 

Stefano continuò a mantenere un’aria rilassata mentre Giada era agitatissima. I suoi capelli ricci e rossi sembravano ancora più ricci e scombinati in quel momento. Si alzò in piedi e afferrò il braccio di Luca.

 << Calmati! Per favore calmati. Non fare così… non fare così… >> e poi rivolgendosi a Stefano: << Anche tu smettila! Sei esagerato e ridicolo! Lascialo stare! >> 

Tutto il locale ormai li guardava.

<< Non tocca a te dire se sto esagerando >> sibilò Stefano. << Chiediamolo a Lara! Chiediamolo a lei se Luca si merita o no compassione! >> il ragazzo stava incominciando ad alzare la voce. << Allora Lara tu cosa ne dici? >> le chiese.

Lara però non rispose, il suo sguardo era fisso sul vetro della stazione di servizio e la sua bocca era socchiusa. Sembrava in stato di shock.

<< Lara… Lara… >> balbettò Giada che era ormai sull’orlo di una crisi di nervi.

Nessuna risposta.

Luca le scosse con delicatezza la spalla: << …Lara… hey, Lara… >>

<< Lo vedete… lo vedete… lo vedete anche voi? >> rispose debolmente la ragazza balbettando.

<< Che cosa? Lara cosa stai dicendo? Lara! >> Giada ormai stava urlando. La ragazza, però, si limitò a indicare il cielo fuori dal vetro.

Tutti e tre i ragazzi guardarono nella direzione indicata.

<< Non capisco, io non vedo niente… sei sicura di stare bene? >> chiese Stefano con tono preoccupato.

Lara fece segno di sì con la testa: << Guarda meglio… >> disse debolmente. 

<< Io non vedo niente! Lara ora smettila, non sei divertente! Mi stai spaventando >> urlò Giada continuando a guardare prima lei, poi il cielo, poi di nuovo lei e poi i ragazzi con gli occhi sgranati.

<< Mi dispiace, noi non vediamo niente. Devi aver avuto qualche allucinazione. Stai tranquilla, ora, ti portiamo all’ospedale più vicino >> incominciò a dire Stefano alzandosi dal suo posto.

<< Oh Signore! Lo vedo… guardate! Oh accidenti, è… è… enorme… >> mentre pronunciava queste parole Luca sembrava che stesse per piangere. Stefano e Giada si guardarono terrorizzati, poi, lentamente, iniziarono a girarsi verso la finestra con il cuore che batteva a mille al pensiero di quello che avrebbero potuto vedere.

 

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Capitolo 3
*** Voci ***


Quello che si presentò davanti ai loro occhi aveva dell’incredibile.

Un enorme complesso, leggermente trasparente, formato da torri cadenti e pezzi di terra fluttuanti dominava il cielo. Il tutto si trovava all’interno di tre anelli di metallo inclinati diversamente che giravano a velocità diverse. 

I quattro ragazzi rimasero pietrificati con la bocca spalancata in un muto urlo di panico e terrore. 

Solo Giada aveva la forza di singhiozzare.

A poco a poco gli anelli di quella macabra quanto strabiliante costruzione iniziarono a ruotare, sempre più velocemente, cambiando nel contempo inclinazione. Raggiunsero, nel giro di qualche secondo, una velocità altissima tanto che diventarono praticamente invisibili all’occhio umano ma, nel momento in cui sembrava che stessero per schizzare via…                         

STOP.

Si bloccarono all’istante.

Ciò avvenne talmente all’improvviso che le menti dei quattro amici se ne accorsero dopo qualche secondo.

Immediatamente, al centro degli anelli, dove si trovavano le torri in rovina, incominciò a crescere una sfera luminosa come formata da gas. Nel giro di pochi secondi diventò gigantesca finché arrivò a sfiorare i bordi interni degli anelli; a quel punto la sua crescita cessò e la sfera implose come se qualcosa al centro la stesse risucchiando. Nel momento stesso in cui svanì fu rigettata all’esterno sotto forma di anelli di luce che investirono, ad intervalli regolari, tutto ciò che si trovava nel giro di chilometri e chilometri, compresi, dunque, la stazione di servizio e le persone al loro interno.

Ognuno dei quattro ragazzi, in quel momento, pensò che fosse giunta la propria ora. 

Ognuno di loro si preparò a sentire il dolore della morte ma, quando la luce li investì la prima volta, l’unica cosa che udirono furono miriadi di voci rimbombare  nella loro testa, insistenti come un trapano. Anche se non riuscirono a capire le parole poterono avvertirne la malvagità dal tono con cui queste venivano pronunciate. 

Alla fine della quinta onda i ragazzi credettero che sarebbero impazziti se solo le avessero sentite una volta di più.

Le voci, però, non tornarono.

Lara aveva la testa appoggiata sul tavolo e teneva le mani sulle orecchie. 

Dopo qualche minuto di silenzio capì che quell’agonia era finita. Si decise ad alzare la testa e vide Giada, Stefano e Luca esattamente nella posizione in cui si trovava lei fino a pochi attimi prima. Iniziò a guardarsi attorno e vide tutte le altre persone della stazione di servizio a terra come svenute. 

Doveva andarle ad aiutare, non poteva lasciarle lì.

Si sentiva ancora molto disorientata e quando provò ad alzarsi vide la stanza incominciare a girare vorticosamente intorno a lei. Decise, così, di rimettersi seduta e si girò verso Luca iniziando a scuoterlo per farlo riprendere. Fece lo stesso con Stefano e Giada. Tutti e tre quando alzarono la testa dal tavolo avevano uno sguardo completamente vuoto e assente. Lara pensò che anche il suo, in quel momento, doveva apparire così ai loro occhi.

Si girò nuovamente verso le altre persone che si trovavano a terra, alcune si stavano riprendendo e si stavano alzando tenendosi la testa tra le mani con fare disorientato. 

Chissà cosa era successo… non riusciva proprio a trovare una spiegazione logica a quello a cui aveva appena assistito. In quel momento l’unica cosa che riempiva la sua mente era il ricordo di quelle voci spaventose ma incomprensibili. 

Per non ripensare a quell’orribile esperienza decise di alzarsi per aiutare le altre persone, dato che ormai la testa non le faceva più male. Proprio in quell’istante però, una signora che era sdraiata a terra dall’altra parte della sala, si alzò e dopo di lei anche tutti quelli che erano ancora a terra apparentemente svenuti fecero lo stesso.

Lara si sentì sollevata, per fortuna stavano tutti bene. 

C’era qualcosa di strano, però… una strana atmosfera riempiva il locale, qualcosa che Lara non riusciva a spiegarsi.

Nel giro di pochi secondi esplose il panico. 

La prima signora che si era alzata raccolse un coltello, si girò verso il ragazzo che le stava di fianco e iniziò a pugnalarlo tra la spalla e il collo senza battere ciglio. 

Dopo di lei le ultime persone ad essersi alzate iniziarono a fare la stessa cosa. 

Iniziarono a uccidere chiunque capitasse loro davanti.

La sala ormai non era altro che un insieme di urla, ringhi e sangue. 

Il sangue era ovunque e ricopriva già qualsiasi cosa. 

 

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Capitolo 4
*** Sangue ***


 

Lara non poteva credere ai suoi occhi. 

Che cosa stava accadendo? 

Tutto ciò era forse collegato a quello strano complesso fluttuante e a quelle voci?

Era confusa e terrorizzata.

Cosa poteva fare?

Scappare? 

Nascondersi?

O forse pregare?

La sala ormai non sembrava più una stazione di servizio ma un mattatoio… se non peggio. 

Ovunque c’erano cadaveri di uomini, donne, anziani e bambini immersi in pozze di sangue. Sangue che ormai si trovava, oltre che sul pavimento, anche sulle pareti bianche del locale.  

Gli assalitori  continuavano ad accanirsi sui corpi privi di vita con qualsiasi cosa avessero per le mani, sfigurandoli in maniera indescrivibile, con una tale rabbia che perfino il diavolo in persona avrebbe provato disgusto per le loro anime.

Che fare, dunque? 

Il panico e l’orrore si erano impadroniti del corpo di Lara. Non poteva rimanere lì perché nel giro di una trentina di secondi quegli indemoniati si sarebbero accorti anche di lei e allora sarebbe stata la fine. 

Ma come uscire senza farsi vedere? 

Serviva un piano.

Rifletti. 

Rifletti, pensò la ragazza. 

Bene, come prima cosa, pensò, non bisognava attirare l’attenzione; quindi silenziosamente andare…

<< AAAAAAAAH! >>

Un urlo fortissimo arrivò dalle sue spalle. 

La ragazza si girò di scatto. 

Era stata Giada a lanciare quell’urlo tremendo mentre Stefano e Luca erano palesemente sotto shock. 

Giada, Luca, Stefano… è vero! C’erano anche loro con lei. 

Presa dagli avvenimenti, Lara, si era completamente dimenticata della loro presenza. Ora, oltre a salvare se stessa, doveva cercare di salvare anche altre tre persone. 

Perfetto.

Si rigirò subito verso il luogo del massacro per vedere se l’urlo era stato sentito. 

Come non detto. 

Tutti quei pazzi assassini ormai guardavano solo loro quattro. 

Doveva trovare una soluzione alla svelta. 

Si guardò intorno.

L’ingresso era impossibile da raggiungere.

“TOILET”. Il bagno…

Una sedia a qualche passo da lei. 

Una trentina di persone, vittime di chissà quale strano caso di pazzia collettiva. 

Ok, pensò, al diavolo tutto, tanto all’inferno ci siamo già. 

<< In bagno! Correte! Ora! >> urlò tutto d’un fiato ai compagni.

In quel momento tutte le persone della sala iniziarono a correre nella loro direzione emettendo urla rabbiose. Lara fece due passi a destra, afferrò la sedia, puntò le gambe di questa verso la folla inferocita e riparandosi la testa sotto lo schienale iniziò a correre loro incontro nella speranza di aprire un varco verso i bagni. 

Un secondo dopo ci fu l’impatto. La ragazza d’istinto serrò gli occhi e iniziò ad urlare anche lei. 

Avvertì gabbie toraciche rompersi contro le gambe della sedia. Quelle persone ci si buttavano contro senza nessuna paura di morire… sentì unghie e forse anche lame di coltelli cercare di ferirle le braccia, mani afferrarle i capelli e strapparglieli. Inoltre doveva anche stare attenta a non scivolare sul pavimento reso viscido dal sangue, o sarebbe stata la fine. 

Iniziò a piangere disperatamente, non solo per il dolore, il terrore o perché pensava seriamente che sarebbe morta in quella sala ma, soprattutto, perché sentiva sotto i suoi piedi i corpi delle vittime di quella strage e le loro ossa rompersi sotto il peso del suo corpo. Se solo fosse uscita da lì, Lara, sapeva che quella sensazione non l’avrebbe mai più abbandonata. 

 

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Capitolo 5
*** Corri ***


Sentì la porta del bagno contro la sedia. Fortunatamente era una di quelle porte senza maniglie che bastava spingere per aprire. Questo piccolo traguardo risvegliò in Lara la speranza di potercela fare. 

Appena entrata nel bagno buttò la sedia da una parte, si catapultò contro la porta per tenerla chiusa e vi trascinò davanti un mobiletto che si trovava lì di fianco.

Si guardò attorno. 

Tutti e tre i suoi amici ce l’avevano fatta. 

Iniziò a ridere. 

La sua, però, non era una risata di divertimento bensì una risata nervosa e isterica. Era fortissima e non riusciva a fermarla. 

Tutta quella situazione era… assurda! 

Le sembrava di trovarsi all’interno di uno di quei videogiochi apocalittici ai quali Luca non faceva altro che giocare. 

Beh, ora sarebbe stato contento!

Guardò gli altri ragazzi. Erano messi parecchio male: le loro braccia erano ricoperte di tagli sanguinanti e i loro vestiti erano ridotti in brandelli. Luca e Stefano erano ancora palesemente in uno stato di shock mentre Giada aveva le guance inondate dalle lacrime ed era scossa da fremiti. 

Dopo qualche minuto i due ragazzi parvero tornare alla realtà << Che cosa sta accadendo? Che diamine sta accadendo!? >> Stefano sembrava fuori di sé e i suoi occhi color del ghiaccio, posseduti dalla paura, erano più pungenti che mai.

<< Non lo so… io non lo so >> rispose Lara con le labbra ancora tirate in un sorriso di natura palesemente isterica.

Giada, tra un singhiozzo e l’altro, riuscì finalmente a parlare: << E ora che cosa facciamo? Dove possiamo andare? Oddio, moriremo tutti… moriremo tutti… >> dopo di che scoppiò nuovamente a piangere coprendosi il volto con le mani. Luca, allora, le si avvicinò stringendola in un abbraccio e, accarezzandole i capelli, ondeggiò un po’, come per cullarla. 

A Lara quell’abbraccio parve molto dolce e provò un pizzico d’invidia, desiderando di trovarsi lei al posto dell’amica. 

Dopo qualche secondo Luca disse: << Dobbiamo andarcene da qui. Subito. >>

Stefano annuì.

<< In fondo a destra dovrebbe esserci una porta di servizio… l’ho vista prima, quando sono venuta in bagno >> spiegò Lara.

Dalle sue spalle sentì arrivare un rumore, si voltò e vide che la porta si era leggermente aperta anche se era bloccata dal mobiletto. Le mani di quei pazzi graffiavano la parete del bagno cercando un qualche appiglio su cui fare presa e riuscire così a entrare definitivamente. 

Dovevano scappare. Subito.

Lara si rivoltò verso i tre amici: << Correte! Ora! >>.

Corsero in fondo al bagno. La porta di servizio era lì e sembrava aspettare solo loro. Lara tirò un respiro di sollievo: per fortuna non si era sbagliata. 

Un tonfo arrivò dalle loro spalle. Quelle persone erano riuscite a entrare.

<< Alla macchina! >> urlò Luca mentre spalancava la porta.

Fuori era buio.

Si ritrovarono in un campo brullo sul retro della stazione di servizio.

Lara iniziò a correre disperatamente prendendo come punto di riferimento Stefano che si trovava poco più avanti. 

Si voltò a guardare, dietro di lei c’era solo Giada e fortunatamente notò che avevano distanziato di molto quel gruppo di indemoniati. Probabilmente avevano rallentato perché non riuscivano a vederli grazie al buio della notte.

Tornò a guardare davanti a sé. 

Riusciva a vedere il parcheggio. La felicità la spinse a correre ancora più velocemente. 

La salvezza era lì, a qualche metro da lei. 

Ormai il campo aveva lasciato il posto all’asfalto. 

Luca era appena salito in macchina e aveva messo in moto. Li stava aspettando. 

Anche Stefano raggiunse la vettura, aprì la portiera anteriore senza salire per aspettare le due ragazze.

Era il turno di Lara. Le mancava solo qualche metro quando alle sue spalle sentì un tonfo e un urlo agghiacciante. 

Si bloccò e si voltò per vedere cosa fosse successo.

Giada era a terra. Sopra di lei una giovane le stava graffiando la faccia, la mordeva e le tirava i capelli. L’amica urlava disperatamente mentre si proteggeva il volto con le mani e scalciava, senza ottenere, però, nessun risultato. 

Intanto il gruppo che li inseguiva dall’interno dell’autogrill era sempre più vicino. 

Lara non ci pensò due volte su che cosa fare.  

Subito iniziò a correre verso Giada e si buttò con tutto il suo peso addosso alla ragazza che la stava aggredendo invertendo così i ruoli: ora era la ragazza indemoniata a trovarsi con le spalle contro l’asfalto mentre Lara le stava sopra.

<< Scappa! >> urlò all’amica che corse subito verso la macchina.

La ragazza indemoniata si dimenava convulsamente ringhiando e graffiando il volto di Lara. 

Cosa doveva fare? 

D’istinto le assestò due schiaffi in pieno volto nella speranza di calmarla. 

Niente.

Sembrava che non li avesse nemmeno sentiti. 

Intanto gli altri “posseduti”, era così che apparivano ai suoi occhi, erano sempre più vicini. 

Lara però non poteva alzarsi o quella ragazza l’avrebbe sicuramente uccisa.

La giovane a un tratto le afferrò i capelli iniziando a tirarglieli. Lara così, d’istinto, senza pensare, iniziò a stringere la gola della giovane “posseduta”.

Strinse.

Guardò gli occhi della giovane, erano come velati da uno strato di nebbia.

Strinse.

Sentì la presa ai capelli farsi più forte e le gambe della ragazza scalciare.

Strinse. 

Gli occhi iniziarono a perdere la poca luce che ancora avevano.

Strinse. 

La stretta ai capelli si allentò.

Strinse. 

Strinse.

Strinse. 

Le sembrava che non sarebbe stata più in grado di fare altro. 

Sentì una mano sulla sua spalla.

Sussultò.

Era Stefano.

<< Lara, basta. È morta. >>

Lara guardò la ragazza, le lasciò subito la gola.

Che cosa aveva fatto…

Guardò le sue mani, stavano tremando. 

Si toccò le guance, erano bagnate. Aveva pianto, stava piangendo.

Sentì le mani di Stefano stringerle le spalle e alzarla.

<< Lara alzati! Non possiamo restare qua! Sono quasi arrivati! >>

Lara si alzò tremando. 

Non le importava più di niente in quel momento.

L’unica cosa a cui riusciva a pensare era che aveva appena ucciso una persona.

Non se lo sarebbe mai perdonata.

 

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Capitolo 6
*** Confessione ***


All’interno della macchina il silenzio regnava sovrano già da una decina di minuti quando Giada iniziò a parlare.

Era seduta sui sedili posteriori insieme a Lara, il suo sguardo era fisso sul poggiatesta del sedile di Luca che era al volante.

<< Lara, grazie… io… sarei morta se non fosse stato per te. Ti devo la vita… >>

Lara, che nel frattempo stava guardando fuori dal finestrino il paesaggio notturno mentre era ancora sotto shock, si girò verso Giada accennando un sorriso.

<< Oh Giada… io darei la vita per te… >>

<< No Lara, lasciami finire… È proprio questo il punto. Tu daresti la vita per me. Tu daresti la vita per una persona che non se lo merita affatto. >> le lacrime iniziarono a velarle gli occhi << Ti ho fatto una cosa orribile! Orribile! Faccio schifo…. >> 

Lara sorrise: << Su tesoro, sono sicura che non è niente di così terribile… >> si avvicinò per abbracciarla ma Giada la allontanò.

<< Oh sì invece! Se solo sapessi… tu e Stefano se solo sapeste… >>.

Stefano si girò verso le due ragazze con uno sguardo preoccupato dipinto sul volto.

<< Giada di cosa stai parlando? >>

La ragazza alzò la testa che nel frattempo aveva abbassato. Dagli occhi rossi ormai sgorgavano lacrime di tristezza.

<< Potrete mai perdonarmi? No. No, che non potrete… non avete perdonato Luca, perché dovreste perdonare me? >>.

Stefano corrugò la fronte << Scusa Giada, cosa c’entra Luca ora? >>.

La ragazza si voltò così verso Lara << …La ragazza con cui Luca… >> la sua voce esitò un attimo  << … sono io >>.

Lara spalancò la bocca incredula. Giada… la sua migliore amica… no, non poteva crederci. << Dimmi che è uno scherzo… ti prego! Dimmi che stai scherzando… >> ma Giada si limitò a scuotere la testa.

Luca nel frattempo, impietrito, continuava a guidare sperando che gli altri si fossero dimenticati della sua presenza.

Nella macchina calò un silenzio glaciale. Stefano, che era ancora voltato verso le ragazze, rimase immobile per svariati secondi.  

<< Io ti ammazzo! >> urlò di botto scaraventandosi su Luca che sobbalzò spaventato.

<< noi non volevamo... dai… >> balbettò il ragazzo coprendosi il viso con le braccia mentre su di lui si abbatteva la scarica di rabbia dell’amico. 

L’auto, nel frattempo, senza più nessuno che si preoccupasse di tenere il volante, iniziò a dirigersi verso il margine della strada.

Giada, come sempre, piangeva disperata mentre Lara era ancora impietrita per la rivelazione.

L’ambiente in cui si trovavano iniziò a sobbalzare e tremare ma a Lara non interessava. Probabilmente, pensò, stava sognando.

Sentì solo: << Riprendi il volante brutto incapace che non sei altro!  Mi sembri una femminuccia. Hai paura di due pugni >>. A parlare era stato Stefano che si stava rimettendo seduto al suo posto dato che era finito praticamente in braccio a Luca. 

Luca… la sua faccia, se ancora poteva definirsi tale, era completamente impiastrata di sangue. 

L’auto nel frattempo si era fermata nel campo che costeggiava la strada.

Luca aprì immediatamente la porta cadendo per terra sul campo brullo. 

<< Sei un animale! Cosa gli hai fatto! >> Giada era fuori di sé. Spalancò la portiera e uscì per soccorrere il ragazzo.

Stefano la seguì a ruota. 

<< Cosa? Sarei io l’animale? >> scoppiò in una risata inquietante. << Ne vuoi un po’ anche tu? >> 

La ragazza, inginocchiata di fianco a Luca dolorante al suolo, ammutolì.

<< Finalmente hai smesso di piagnucolare e urlare. Mi stava scoppiando la testa. Non sapevo che con te si ragionasse solo con la voce grossa come con gli animali… Errore mio. Avrei dovuto immaginarlo… >> mentre parlava Stefano era arrivato vicino ai due. 

<< nel caso non lo aveste capito… mi fate schifo >> sibilò accucciandosi per trovarsi faccia a faccia con loro. 

In quel momento sentì una mano sulla sua spalla. Si voltò alzando la testa. Era Lara.

<< Vieni >> gli disse la ragazza in un soffio. 

Lo sguardo di lei era vuoto. Spento. Forse era solamente perso nelle ombre di ricordi felici.

Non appena Stefano si alzò Lara prese il suo viso tra le mani.

<< Cosa volevi fare? >> i loro sguardi erano completamente incrociati, l’uno dentro all’anima dell’altro. 

Gli occhi di Lara erano scuri, seri e buoni allo stesso tempo, sempre con un pizzico di severità e autorità; quelli di Stefano invece, chiari, solitamente glaciali, in quel momento ardevano. Il ghiaccio stava bruciando senza sciogliersi.

<< Lo sai che a Giada non farei mai del male. Quelle cose non le penso davvero. Sono solo infuriato >> bisbigliò Stefano abbassando lo sguardo.

Lara lo abbracciò con forza avvicinando le sue labbra al suo orecchio destro.

<< lo so >> gli sussurrò.

Quando l’abbraccio si sciolse Lara volse lo sguardo verso Giada e Luca che erano ancora per terra.

<< Non è sicuro stare qui. In macchina. Ora. Guido io >> disse in tono risoluto dirigendosi verso l’auto.

<< Lara… io… >> biascicò Giada.

<< In macchina ho detto. Ora. >> 

Senza dire altro risalirono tutti sulla vettura.  

 

 

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