Cuore di uomo spirito di demone

di Itachi95
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** INCONTRO ***
Capitolo 2: *** DIMOSTRAZIONE ***
Capitolo 3: *** SPIEGAZIONI ***
Capitolo 4: *** CRUDELTÀ ***
Capitolo 5: *** COMPAGNO ***
Capitolo 6: *** SEGRETI ***
Capitolo 7: *** DUELLO-prima parte ***
Capitolo 8: *** DUELLO-seconda parte ***
Capitolo 9: *** FAMIGLIA ***
Capitolo 10: *** DISCENDENZA ***
Capitolo 11: *** TRAGEDIA ***
Capitolo 12: *** MOTIVAZIONI ***
Capitolo 13: *** CHIAMATA ***
Capitolo 14: *** FURIA ***
Capitolo 15: *** BESTIA ***
Capitolo 16: *** CAMBIAMENTO ***
Capitolo 17: *** VENDETTA-prima parte ***
Capitolo 18: *** VENDETTA-seconda parte ***
Capitolo 19: *** INCERTEZZA ***
Capitolo 20: *** RISVEGLIO ***
Capitolo 21: *** RITORNO ***
Capitolo 22: *** APPARIZIONE ***
Capitolo 23: *** ADDIO ***
Capitolo 24: *** UOMO... ***
Capitolo 25: *** ...O DEMONE? ***
Capitolo 26: *** EPILOGO ***



Capitolo 1
*** INCONTRO ***


Salve a tutti!
Finalmente ce l'ho fatta! Dopo tanto tempo (e non vi dico quanto) sono riuscito a finire il mio lavoro. È stata dura ma alla fine sono orgoglioso di quello che ho scritto. Non voglio perdere altro tempo però voglio darvi qualche informazione sulla storia:
- innanzitutto sappiate che la storia è già conclusa e revisionata, quindi indipendentemente dal successo che avrà la pubblicherò tutta. Quindi se decidete di leggere questa storia sappiate che ne vedrete la fine;
- è una storia canonica, in pratica è la storia del personaggio da me creato con la storia che tutti conosciamo che farà da sfondo. Qua e là ho dovuto fare delle modifiche per rendere l'intreccio più interessante, ma sono modifiche che non alterano la trama principale in maniera significativa;
- pubblicherò una volta alla settimana a fine settimana, forse più avanti potrei anche decidere di intensificare, vedremo.
Bene per il momento non ho altro da aggiungere.
Buona lettura!   
 
 
1. INCONTRO
 
Un ragazzo camminava a passo spedito per le vie di Magnolia.
Aveva un atteggiamento fiero e orgoglioso, camminava a grandi falcate, teneva la testa alta, il petto in fuori e aveva un sorrisetto arrogante sul volto. I lunghi capelli seguivano la scia che lasciava la sua andatura e ondeggiavano.
Intorno a lui c’era la solita confusione mattutina della città, che ormai, era la sua casa da un paio d’anni: gente che si affrettava qua e là per svolgere delle commissioni, o semplicemente per non far tardi per andare da qualche parte, commercianti che urlavano elogiando la loro mercanzia nel tentativo di attirare clienti.
Uscì dalla strada principale e prese una stradina secondaria per dirigersi verso la periferia della città. La strada che aveva imboccato era quasi deserta, le laterali della strada principale erano sempre così anche di giorno, nonostante bastasse svoltare l’angolo per trovarsi già nel traffico cittadino.
Dopotutto, nonostante fosse un importante porto d’approdo, quella era una piccola cittadina.
Sbuffò.
Non aveva voglia di ritornare in gilda.
Sperava che il lavoro durasse di più, ma aveva risolto tutto in mezza giornata e inoltre il committente si trovava nella città vicina quindi non poteva usare scuse del tipo che aveva perso il treno o che si era fermato a visitare qualche posto di villeggiatura, dato che, nonostante in quella gilda ci fossero solo dei coglioni falliti, non erano stupidi o almeno, non così tanto.
Prese un’altra strada e si avviò all’uscita della città, ormai attorno a lui c’erano solo case, non più edifici.
Pensò che nelle ultime settimane non era mai stato lontano dalla gilda per più di qualche giorno. In genere le missioni a cui partecipava lo tenevano sempre lontano dalla gilda almeno per più di una settimana, ma non per il fatto che erano missioni complicate o perché fossero tutte in luoghi lontani e difficilmente raggiungibili, ma per il fatto che erano solo una copertura per quella che era la sua vera missione.
La ricerca dell’essere che gli aveva rovinato la vita, dell’essere che gli aveva portato via tutto, ormai sei anni prima.
Le sue missioni venivano sempre completate in giornata, non ci aveva mai messo di più. Una volta terminata la missione per conto della gilda cominciava quella per conto suo, la ciaccia alle gilde oscure.
Da quando si era unito alla gilda di Fairy Tail ne aveva distrutte già diverse, massacrando ogni volta i loro membri, il suo scopo era solo quello di avere informazioni su quell’essere. Sapeva che in passato aveva avuto a che fare con una particolare gilda oscura e quindi aveva pensato che avrebbe trovato informazioni battendo pesantemente il terreno delle gilde oscure, dato che, non solo nel continente, ma anche in tutto il regno di Fiore a quanto pare ve ne erano molte.
Ma dopo poco più di due anni, ancora niente.
Inizialmente aveva pensato che avrebbe potuto fare tutto da solo, ma naturalmente le gilde oscure erano famose per starsene nell’ombra, perciò trovarle senza aiuti o conoscenze adeguate era risultato un processo troppo lungo e quasi privo di risultati.
Ecco perché aveva deciso di rivolgersi a una persona, che con le sue capacità avrebbe compiuto la ricerca per lui, dandogli le informazioni sull’ubicazione delle gilde oscure non appena le avesse rintracciate. Ovviamente un individuo del genere non lavorava gratis, ecco perché avrebbe dovuto lavorare per trovare i soldi che gli servivano.
Ma dove?
Dato che usava la magia una gilda era la scelta più giusta, ma le gilde erano sempre sotto il controllo del consiglio e un individuo come lui, col suo passato, con tutte le ombre che lo avvolgevano avrebbe attirato senza dubbio l’attenzione, e questa era l’ultima cosa che voleva. Doveva passare assolutamente inosservato.
Ecco perché la sua scelta era caduta su Fairy Tail. Un tempo la gilda migliore, più rispettata e più forte della nazione, ora una gilda completamente in rovina, all’ultimo posto tra le gilde del regno.
Era perfetto.
In una gilda come quella il controllo del consiglio era praticamente inesistente, poteva muoversi come voleva e nessuno dei pezzi grossi avrebbe anche solo pensato di venire ad indagare in una gilda di disperati che sapevano solo rimpiangere i tempi d’oro.
Aveva temuto che tutta la scia di cadaveri che si lasciava alle spalle, ma mano che distruggeva gilde oscure, avrebbe potuto attirare l’attenzione, fortunatamente quegli scemi del consiglio avevano scaricato la colpa su quella gilda clandestina: Crime Sorciere.
Almeno della sua copertura era soddisfatto, anche se non lo era del resto.
Nemmeno un’informazione utile: aveva minacciato, ucciso, torturato, ma niente che potesse ricondurlo a lui, o perlomeno alla gilda di cui si era servito.
La sua rabbia e il suo rancore erano sempre in attesa si esplodere da un momento all’altro, dopo anni aveva imparato a mascherarli bene, in attesa del giorno in cui li avrebbe scaricati contro il suo obiettivo, ma qualche volta ripensando agli avvenimenti di quella notte qualcosa fuoriusciva, e per attimo, un solo attimo, perdeva il controllo.
Quando ripensava alle loro morti.
Strinse i denti fortissimo.
Crack!
Si bloccò e guardò il terreno sotto i suoi piedi, il piede destro aveva rotto il terreno e vi ci era affondato di un poco.
Fece un profondo respiro e riprese a camminare.
Ormai era quasi fuori dalla città, in lontananza si vedeva la gilda fatiscente e il boschetto che c’era lì vicino.
“Tra qualche giorno sarà il momento dell’incontro con l’informatore”.
Qualche giorno prima gli era arrivata una lettera in cui l’informatore gli comunicava che finalmente aveva trovato le informazioni che cercava, dopo quasi due anni di attesa era giunto il momento.
Qualcosa aveva iniziato a muoversi.
Sapeva di avere già sufficienti soldi per pagarlo e anche per pagare l’affitto, avrebbe potuto tranquillamente aspettare quel momento, ma decise che appena rientrato in gilda avrebbe preso un altro lavoro e sarebbe partito il giorno dopo.
Non aveva voglia di passare anche un solo secondo più del necessario con quegli sfigati deprimenti e piagnucolanti.
Arrivato alla gilda salì i pochi scalini e si fermò a qualche passo dalla porta di ingresso.
Inspirò profondamente e poi espirò.
Era stufo di ripetere quella farsa tutte le volte, ma non aveva altra scelta, doveva dare l’impressione di essere un bravo ragazzo, una persona innocente e ingenua, qualcuno di cui si potessero fidare, in modo che non iniziassero a fare troppe domande e ad insospettirsi.
Si diede qualche schiaffo sul viso e poi si sforzò di sorridere, si raschiò la gola in modo da ammorbidire il tono della voce, si spostò il lungo ciuffo di capelli in modo che coprisse parte del volto e poi fece per aprire la porta, ma si bloccò.
Dall’interno venivano forti rumori.
Strano che se ne forse accorto solo all’ultimo.
Grida, schiamazzi, risate. Stavano facendo baldoria, sembrava che lì dentro ci fosse una festa.
“Che minchia hanno da festeggiare”?
Pensò.
Da quello che sapeva la gilda non se la passava affatto bene, anzi era sull’orlo della chiusura.  
Ascoltò più attentamente e si accorse che si sentivano più voci.
Dentro c’era molta più gente anziché le solite poche persone.
Anche se qualche persona nuova si fosse unita alla gilda non ci sarebbe stato alcun motivo per festeggiare.
Alzò gli occhi al cielo.
Sinceramente di quello che facevano non gli importava nulla.
Avrebbe dovuto semplicemente entrare come suo solito, salutare, fare qualche battuta, fingersi interessato ai loro problemi, anche se in realtà non gliene fregava nulla, prendere un incarico e poi scappare a casa.
La solita routine.
 
«Festeggiamo!!», gridò Natsu a pieni polmoni.
Una grande baraonda si diffuse in tutta la gilda.
Fino a qualche momento prima lì c’erano solo poche persone che venivano vessati da individui di un’altra gilda, ma ora, c’erano solo compagni di Fairy Tail che ridevano, bevevano, cantavano e scherzavano.
Mirajane era ritornata al suo posto dietro il bancone a riempire boccali e servire alcolici.
«Mira, non c’è bisogno che lavori, oggi dovete festeggiare! Lascia che ci pensi io», le disse una voce alle sue spalle.
Lei si voltò e sorrise.
«Non preoccuparti Kinana. Lo faccio volentieri. Dopotutto sono pur sempre la barista di Fairy Tail, questo è il mio lavoro, e poi non posso lasciarti fare tutto da sola».
«Allora ti ringrazio», le rispose mentre prendeva un vassoio carico di boccali.
«Allora Kinana! Il secondo giro?!», la chiamò Macao.
«Arrivo master!».
La guardò allontanarsi.
Per lei e gli altri erano passate solo pochi giorni, ma per i loro compagni rimasti erano passati ormai sette anni.
Sette anni.
Guardò Kinana muoversi tra i tavoli per distribuire i boccali.
Era cambiata molto.
Ma non era la sola.
Alzack e Bisca si erano sposati e avevano avuto una figlia.
Macao era divenuto il nuovo master mentre suo figlio Romeo ormai era un adolescente.
Tutti alla fine erano cambiati.
Si guardò intorno.
La loro bella e maestosa gilda ora era solo un edificio abbandonato e fatiscente e Fairy Tail si era dovuta trasferire in quella catapecchia abbandonata relegata ai confini della città. Questo edificio non era messo per niente bene, era piccolo, ammuffito e col soffitto pericolante.
Guardo le facce dei suoi compagni: Laki, Max, Visitor, Reedus, Nab, Warren, Macao e Romeo, Wakaba, Jet e Droy, Alzack e Bisca.
Chissà cosa dovevano averne passate negli ultimi sete anni.
Ma ora era tutto finito, dato che ora erano tornati.
«Mira?», la chiamò una voce che la distrasse dai suoi pensieri.
«Si, master?».
«Sei in pensiero?», le chiese Makarov seduto a gambe incrociate sul bancone.
«Niente di che, master. Stavo solo pensando a cosa fosse accaduto negli ultimi sette anni ai nostri compagni».
«Ah! Dolce Mira le tue premure ci sono mancate davvero tanto», le disse Macao afferrandole le mani, con gli occhi lucidi.
«E vedi di finirla stupido vecchio. Non è tornata nemmeno da mezza giornata e già ci stai provando», lo punzecchiò Wakaba.
«E anche se fosse! A te cosa importa! Torna da quella racchia di tua moglie e non rompere! Stupido vecchiaccio».
«Cosa hai detto! Non ti permettere mai più di darmi del vecchiaccio! Tu ti credi più giovane di me!».
«Ma Wakaba, ha appena parlato male di tua moglie».
«Tu sei vecchio! E quindi ti do del vecchio!».
«Ti sembra un comportamento da master! Non vali niente se paragonato ai tuoi predecessori!».
«Signori finitela», Makarov li riportò all’ordine.
«Oggi si festeggia, ora che siamo tornati faremo di Fairy Tail di nuovo la gilda migliore del paese».
«Si ha ragione».
«Visto? Ecco come si deve comportare un vero master».
Macao gli lanciò un’occhiataccia.
«Non dire così Wakaba, dopotutto Macao è riuscito a mantenere su in piedi la gilda per tutti questi anni nonostante tutte le difficoltà. Persino con tutti gli abusi che avete subito da quell’altra gilda, Twilight Ogre. Dopo io ed Erza andremo a fare quattro chiacchere col loro master. Mirajane ti vuoi unire a noi».
«Certo».
«Ahahah! La ringrazio master, ma devo dire che sono stato aiutato. Alzack e Bisca si sono dati da fare e poi c’è anche un nuov…sbamm!».
Il rumore di un tavolo che cadeva li distrasse.
Mira guardò un boccale cadere per terra rovesciando tutto il contenuto per terra.
«No! La mia bibita ghiacciata!», gridò disperato Gray, si volto furente di rabbia verso il colpevole, Natsu.
Qualche istante prima, Natsu aveva cercato di attaccare Laxus che con un semplice colpo lo aveva sbaragliato via, facendolo finire sul tavolo di Gray.
«Dannato cretino ambulante! Che cosa diamine stai facendo!».
«E non rompere, stavo provando a sfidare Laxus».
«Se hai proprio tanta voglia di venire pestato perché non te ne vai fuori, mi hai rovesciato il boccale!».
«E perché te la prendi tanto, c’era più ghiaccio che altro lì dentro, non ti sei perso mica nulla».
«Cosa c’entra questo! Non sei nella condizione di criticare gli altri tu che non sai mangiare altro che del fuoco!».
Natsu a queste ultime parole, gli si avvicinò facendogli frontino.
«Ehi, stupido ghiacciolo, vuoi botte?!».
«Che aspetti, fatti sotto, ti pesto anche con una mano legata dietro la schiena».
«Beh, ma almeno rimettiti i vestiti».
Gray si guardò e si accorse di essere rimasto solo coi boxer addosso.
«Ma quando è successo?!».
«Khahah! E tu vorresti suonarmele! Se non sei nemmeno in grado di… ought!», Gray gli era saltato addosso prima che potesse finire.
I due presero a suonarsele di santa ragione.
«Non dovresti fermarli Erza?», chiese Lucy che era seduta lì vicino.
«Adesso no, mi sto gustando questa fetta di torta, e fintanto che se la menano senza distruggere nulla per me possono continuare», disse portandosi un grosso cucchiaio di torta in bocca.
«Ma dove l’hai presa questa torta?!», fece la bionda stupita.
«Avanti Gray-sama!», Juvia faceva il tifo per il suo adorato, sventolando un fazzoletto bianco, «ah! Il mio adorato Gray che lotta per conquistare la mia mano, in una lotta all’ultimo sangue contro il rivale di sempre».
Prese a mordere un angolo del fazzoletto.
«Avanti Gray non lasciare che il bruto cattivo si prenda la tua amata».
«Ma si può sapere che film ti stai facendo passare in testa», le urlò contro disperata Lucy.
«Natsu sarebbe il cattivo?», disse Happy mentre si gustava un pesce.
Mira fece per dire qualcosa al master perché li fermasse, ma si fermò subito.
Guardò le facce di Wakaba, Macao e di tutti gli altri compagni, vide felicità e anche commozione per qualcuno, capì quanto quelle scene dovevano essergli mancate.
Buttò anche l’occhio su Laxus, se ne stava lì immobile con un mezzo sorriso sul volto a guardare Natsu e Gray che se le davano.
Che ne sarebbe stato di lui, Era innegabile che il suo aiuto si era rivelato determinate per battere il master Hades e sconfiggere Grimoire Heart, ma nonostante ciò Makarov si era dimostrato inamovibile nella sua decisione di mantenere la sua espulsione.
Ad un tratto Laxus si voltò verso di lei e subito distolse lo sguardo, sperò che non avesse fatto in tempo a accorgersi che lo stava guardando.
“Accidenti a me”, pensò.
Doveva stare più attenta.
«Va bene rimettiamoci al lavoro», fece per afferrare un bicchiere per dargli una risciacquata, ma si accorse che il cristallo vibrò.
SBAAAM!
Senti le porte della gilda spalancarsi e vide uno strano individuo varcare la soglia della gilda.
Buttò la sacca che teneva in spalla per terra e poi allungò il braccio in segno di saluto.
«Ehiiii!! Sono tornato! Mie bellissime Laki, Kinana perché non venite a darmi un bel ba…», si bloccò, quando si accorse che tutti lo stavano fissando.
Persino Natsu e Gray, che erano i più vicini, ancora stesi sul pavimento con le mani addosso l’uno all’altro si erano fermati.
«Chi sei tu?», gli chiese Natsu.
«Ma chi siete voi?», rispose stupito il ragazzo.
«Ah, Krono!», Macao si alzò e gli andò incontro.
«Bentornato ragazzo, hai fatto presto, non ti aspettavamo prima di sera», gli si affiancò e gli mise un braccio dietro le spalle.
«Signori lui è Krono Darkstar! L’ultimo acquisto della gilda!».
«Acquisto?!», fece sorpreso Makarov, «nonostante la gilda fosse in declino, qualcuno ci si è voluto unire lo stesso?».
Il master non nascondeva il suo stupore, effettivamente era una cosa strana. In genere le nuove leve puntavano sempre alle gilde emergenti, o se erano in gamba a quelle più rinomate, il fatto che avesse scelto una gilda in difficoltà era strano, forse era un mago scarso che era stato rifiutato da diverse gilde prima di arrivare lì.
«Piacere di fare la vostra conoscenza, io mi chiamo Krono Darkstar», disse facendo un inchino, sembrava un po’ in imbarazzo.       
Lo guardò attentamente.
Aveva due stivali beige che gli arrivavano a metà polpaccio, un paio di pantaloni di pelle nera e una cintura con teschio dietro cui vi erano due ali che puntavano verso l’altro. Portava una giacca marrone lunga fin quasi alle ginocchia, le cui maniche erano fatte su a metà avambraccio, le mani erano coperte da dei guanti neri che lasciavano scoperte le dita. Sotto la giacca aveva una semplice maglietta bianca, sul petto risaltava, attaccata a una catenina, una piastrina di stampo militare che si muoveva ad ogni suo passo. Ma la caratteristica che più lo distingueva era la lunghissima chioma di capelli lisci e neri, neri come la pece.
Erano lunghissimi, non aveva mai visto capelli così lunghi in un uomo, gli arrivavano fino ai fianchi, la frangia inoltre gli copriva la parte destra del volto, impedendole di vedere il suo viso completamente.
«Cosaaaa!! Voi sareste i membri scomparsi sette anni fa! Ho sentito tantissimo parlare di voi dagli altri! Dovete assolutamente raccontarmi tutto! Come siete sopravvissuti? Cosa avete fatto in questi sette anni? Come siete scampati ad Acnologia?! Avanti ditemi!», il ragazzo si muoveva freneticamente avanti e indietro per la gilda mostrando un grande entusiasmo, a prima vista sembrava un bravo ragazzo.
«Chi è questo Krono? E da quando si è unito alla gilda?», chiese Makarov a Wakaba.
«Non sappiamo praticamente nulla su di lui, non ha mai parlato della sua vita prima che si unisse alla gilda e noi abbiamo voluto rispettare questa sua scelta non facendoci troppo gli affari suoi, anche perché sinceramente avevamo altri problemi. Comunque si è unito alla gilda circa due anni fa. Gli abbiamo chiesto il motivo per cui avesse scelto una gilda in decadenza e lui ha risposto semplicemente che una gilda con la storia e il passato di Fairy Tail lo intrigava. È un tipo molto diligente anche se non si direbbe guardandolo, è sempre in giro per lavoro, non si ferma quasi mai in gilda, appena termina un incarico ritorna solo per prenderne un altro e poi riparte. Si può dire che è anche merito suo se la gilda non è ancora stata chiusa».
«Capisco», rispose con un sorriso mentre si portava il boccale alla bocca.
«Non ci posso credere!!!», il grido che Krono lanciò la fece quasi sobbalzare.
Era un ragazzo che gridava spesso.
«La prima master, la leggendaria Mavis ha usato la forza del vostro legame per attivare una magia che vi ha protetto da niente di meno che Acnologia! Ma è strafantastisco!».
«Eheheh, puoi dirlo forte».
«Sono davvero felice di poterti conoscere Natsu Dragneel».
«Tu mi conosci?».
«Io vi conosco tutti. Non solo perché Reedus mi ha mostrato i ritratti che vi ritraevano ma in questi anni i vostri compagni non hanno fatto altro che parlare di voi, so tutto delle vostre imprese: della battaglia contro Phantom, Oracion Seis, Edolas, dei problemi che avete avuto quotidianamente col consiglio e delle bellezze che popolano questa gilda».
«Come scusa?», fece Gray sorpreso, ma Krono non era già più lì.
«Bellissima Lucy Heartfilia!».
La bionda sentendosi chiamare alzo lo sguardo e subito sbiancò nel vedere un ragazzo piombarle addosso dall’alto.
«Kyaaah!».
«I ritratti di Reedus non ti rendevano minimamente giustizia!».
Mira guardava la scena a occhi sgranati, Krono stava abbracciando Lucy mentre strofinava il suo viso sul suo seno.
«Aiuto!», poté solo gridare la povera ragazza.
«Ehi! Cosa credi di fare brutto schifoso!», Erza gli piombò addosso e afferrandolo per la giacca lo lanciò via.
«Ma che gli è preso?», chiese stupita.
«Beh… vedi Mira, ecco, come dire, lui è particolarmente attratto dalle belle ragazze e spesso reagisce in questa maniera», le rispose Kinana, imbarazzata.
«Quindi sarebbe un donnaiolo? Come Loki?».
«È peggio di Loki te lo assicuro», rispose Wakaba mentre guardava la scena.
Krono si era messo a rincorrere a braccia spalancate, per tutta la gilda, Cana e Juvia.
«Su dai, solo un bacetto ragazze!».
«No! Juvia è fedele solo al dolce Gray!».
«Qualcuno mi lanci una bottiglia vuota! Lo metto KO in un attimo!».
Mira sorrise.
Questo Krono sembrava una brava persona tutto sommato, inoltre il suo lavoro era stato essenziale perché la gilda non chiudesse. Avrebbe dovuto ringraziarlo.
Guardò Erza e Macao avvicinarsi.
«Allora Erza, che ne pensi del nuovo acquisto?», le chiese Wakaba.
«Mi sembra solo un altro donnaiolo esagitato, ne ho visti diversi, vedrò di sistemarlo come si deve, non voglio che infanghi il nome della gilda».
Macao sorrise.
«Tranquilla, quando si tratta di lavoro diventa tutta un'altra persona e poi è un mago in gamba, prima del vostro rientro era senza dubbio lui il mago più forte della gilda, insieme ad Alzack e Bisca.». 
«Davvero?», fece stupita, anche Makarov ed Erza si sorpresero a quelle parole.
«E che tipo di magia userebbe, sentiamo?», chiese la rossa.
«Usa la stessa magia di Bisca, un cambio-stock di armi da fuoco».
«E nonostante ciò sarebbe allo stesso livello di quei due?».
«Esatto», rispose Wakaba compiaciuto.
«Allora deve essere davvero in gamba», ma il tono di Makarov non era lo stesso di compiacimento e orgoglio che avevano Wakaba e Macao.
In effetti era strano.
Se era veramente forte come dicevano perché un mago del suo livello si era voluto unire a una gilda in decadenza. Che fosse veramente attratto dal passato della gilda che fino a poco tempo prima era la migliore dell’intero regno?
«Di cosa parlate? Voglio sentire anch’io», Krono era piombato lì senza che nessuno se ne accorgesse.
Lo guardò più attentamente, aveva gli occhi di un marrone intenso.
«Ci stavano parlando di te», fece Erza.
«Solo cose belle spero», rispose lui in tono innocente.
«A quanto pare sei un mago in gamba, e questo è un bene, tuttavia il tuo comportamento di poco fa non mi è piaciuto. Ora che siamo tornati il nostro scopo è riportare Fairy Tail ai suoi antichi splendori, quindi vedi di tenere un atteggiamento più maturo altrim…», Erza si bloccò tutto d’un tratto.
I presenti si scambiarono un’occhiata, solo Krono rimase fermo immobile a sorridere, finchè non aprì bocca.
«Non male, il davanti è incantevole, ma devo dire che anche il lato b è stupendo e decisamente sodo».
Mirajane ci mise qualche istante a capire cosa stesse succedendo, abbassò lo sguardo e spalancò gli occhi per lo stupore, anzi, per lo sconcerto, per via della scena che stava avvenendo.
Krono stava palpando il sedere di Erza!
Erano tutti ammutoliti.
Erza sembrava pietrificata e il master era sbiancato, sembrava che stesse per venirli un infarto.
«Ragazzo…scappa», riuscì solo a dire con un filo di voce.
«Cosa?».
Mira vide solo Erza voltarsi verso Krono, il cui sguardo immediatamente passo dal rilassato al preoccupato, poi si mise le mani sul viso per non vedere quello che accadde.
Non vide nulla, senti solo grida di paura e poi di dolore, poi più nessun grido provenire da Krono, ma solo rumore di oggetti che volavano e si fracassavano, sentì le grida dei suoi compagni.
«Qualcuno la fermi!», gridò Levy terrorizzata.
«Lasciatela fare», fece invece Cana per nulla in ansia.
«Basta Erza, così lo uccidi!», disse Laxus, non aveva mai sentito Laxus con un tono così preoccupato e la cosa la spaventò ancora di più.
Quando ci fu un attimo di silenzio e sembrò che la baraonda si fosse calmata, tolse le mani dal viso.
Vide metà della gilda completamente sottosopra, Natsu e Gray erano abbracciati l’un l’altro in un angolo, terrorizzati, come del resto la quasi totalità dei presenti. Il master era finito accucciato dietro il bancone, di fianco a lei, con le mani sopra la testa che se si stesse preparando allo scoppio di una bomba.
Vide Erza scalciare e divincolarsi come una matta mentre Gildarts e Laxus facevano il possibile per tenerla bada.
Non aveva visto Erza così furiosa.
Poco più in là vide Krono, steso a faccia in giù in una pozza di sangue, privo di sensi, con al suo fianco Wendy in lacrime che con la sua magia faceva il possibile per aiutarlo. 
“Credo che Krono abbia capito sulla sua pelle che Titania sia una ragazza da non infastidire”, pensò.
 
La prima cosa che Krono vide quando riaprì gli occhi fu il soffitto di legno ammuffito della piccola infermeria della gilda. Spostò lo sguardo alla sua sinistra e vide la finestra che dava sul piccolo cortile a fianco dell’edificio.
Si trovava al primo piano della gilda dove il master Macao aveva deciso di fare l’infermeria, anche se in realtà si trattava solo di un letto in una piccola soffitta che si trovava appena salite le scale.
“Dannata troia”.
La testa gli pulsava.
“Mi avrebbe ucciso veramente se non l’avessero fermata. Quando sentivo parlare della grande Titania credevo che la sua fama fosse solo dovuta alla sua abilità come guerriera e maga. Ma a quanto pare anche al suo carattere”.
«Tutto bene?», chiese una voce gentile alla sua destra.
Girò leggermente la testa e vide una bella ragazza in un lungo abito bordeaux seduta lì a fianco al letto che gli sorrideva.
«Si, grazie bella Mirajane», si portò una mano alla tempia e notò che era avvolta in una fascia, «grazie per avermi aiutato».
«Non sono stata io, ma la piccola Wendy».
«La dragon slayer celeste? Mi hanno detto che conosce delle magie curative ma non sapevo che fosse pratica anche di bendaggi e tecniche di primo soccorso».
«Si è sempre data da fare per essere d’aiuto alle persone. Comunque, per aiutarti ha dovuto usare un bel po’ di potere magico, eri ridotto proprio male».
«Beh, Erza non si è certo risparmiata».
«Credo che tu sia stato il primo a farle una cosa del genere. Ma come ti è saltato in mente scusa?».
«Sono fatto così, quando vedo una bella ragazza perdo il controllo».
«Almeno vedi di starle alla larga per un po’, lo dico per il tuo bene».
«…credo che seguirò il tuo consiglio, Erza non è certo una ragazza come le altre…e ora l’ho capito».
«Mira! Si è ripreso?!», fece una voce provenire dalle scale.
Krono vide Wendy e il suo gatto volante salire le scale seguiti da Cana che tanto per cambiare stava tracannando una bottiglia.
Le tre gli si avvicinarono.
«Come stai Krono? Le tue ferite erano gravi ma ora non sei più in pericolo di vita. Ho notato che il tuo corpo ha una capacità di recupero sorprendente e questo è un bene, un po’ di riposo e domani mattina sarai come nuovo».
“Ero anche in pericolo di vita? Ma quanto cazzo mi ha picchiato forte quella stronza”.
«Dovresti ringraziare Wendy, disgraziato, ha dovuto usare un sacco di potere magico per guarirti», gli disse il gatto volante come a volerlo rimproverare.
«Ma Charle non ce né bisogno, ho fatto solo il mio dovere».
«Sei troppo gentile con lui Wendy».
«Comunque, Krono», gli si rivolse nuovamente la ragazzina, «è meglio se te ne rimani a riposo per il resto della giornata, hai subito un brutto colpo e anche se ti stai riprendendo velocemente faresti bene a non fare sforzi. Se hai qualche problema non esitare a contattar…», non fece nemmeno in tempo a terminare la frase che Krono le saltò addosso e avvolse in un grande abbraccio.
«Ma sei troppo carina!! Così piccola, tenera e piucciosissima, sembri quasi una bambolina», diceva con tono infantile mentre continuava a strofinare la faccia sulla sua testa.
«Lascia andare Wendy brutto pervertito!», urlava Charle mentre lo tirava per una ciocca di capelli.
«I-i-iio s-s-sa-sare-sarei piccola», Wendy, rossa come un pomodoro per l’imbarazzo, riusciva a malapena a farfugliare qualche parola.
Crack!
Krono cadde a terra, lasciando andare la presa sulla ragazzina, dalla sua tempia usciva uno zampillo di sangue.
Cana lo aveva colpito in testa con una bottiglia, così forte da mandarla in frantumi. «Sta volta la bottiglia me la sono portata dietro. Andiamo Wendy, questo pervertito non merita le tue cure», la afferrò per la maglia e la strascinò via, mentre la piccola stava ancora fumando per la vergogna.
«Ahia! La mia povera testa», disse mentre si rimetteva seduto sul letto con una mano sulla ferita.
«Ti piace proprio prenderle, eh?».
«Solo dalle belle ragazze».
Mirajane si alzò e si diresse verso le scale.
«Rimettiti sdraiato e vedi di rimetterti, Krono».
Fece quanto gli era stato chiesto.
«Agli ordini Mirajane», disse con un sorriso.
 

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Capitolo 2
*** DIMOSTRAZIONE ***


2. DIMOSTRAZIONE
 
«Che palle», sbuffò Krono.
Se ne stava appoggiato al bancone e guardava distrattamente quello che gli accadeva intorno.
Ormai erano tre giorni che quella situazione snervante andava avanti.
Tre giorni in cui quegli idioti non avevano fatto altro che festeggiare e fare casino e lui lì come un coglione.
Gettò nuovamente uno sguardo alla bacheca delle missioni, come a sperare che un volantino fosse comparso magicamente, ma niente da fare.
Per lui quella non era una cosa normale.
In genere appena portava a termine un incarico partiva subito il giorno dopo per il successivo, ma adesso ciò non era possibile. I maghi che avevano fatto ritorno dall’isola Tenru avevano bisogno di lavorare e avevano preso tutte le richieste per le missioni. Ogni mattina arrivava in gilda sperando che arrivasse qualche nuovo incarico da prendere per scappare il più in fretta possibile da quella gabbia di matti, ma nulla da fare.
E così, come ogni mattina doveva starsene lì a sorbirsi il casino e la confusione della gilda per non parlare di quei noiosissimi aneddoti che Macao, Wakaba e gli altri li raccontavano sulle gesta di quelli che erano i magni più forti di Fairy Tail.
Alzò gli occhi al cielo.
Devo tener duro un'altra mattinata”, pensò.
Certamente non poteva andarsene appena arrivato, quindi rimaneva in gilda fino all’ora di pranzo per poi filarsela via e non fare più ritorno, anche quando conversava con gli altri doveva sforzarsi di fare domande e fingersi il più possibile interessato agli argomenti.
Quanto era snervante.
Ma non aveva altra scelta, non poteva rischiare che la sua maschera di facciata cadesse, specialmente per il fatto che Makarov ed Erza non ne sembravano tanto convinti.
Specialmente Erza.
“Merda, credo di avere importunato la persona sbagliata”.
Ogni volta che lo guardava sentiva una scossa attraversarlo dalla testa ai piedi, inoltre il fatto che quella puttana sembrava lo tenesse d’occhio era ancora più insopportabile.
Ma doveva tenere duro ancora per ventiquattro ore.
Il suo contatto lo aveva avvisato, il giorno dopo sarebbe arrivato in città con le informazioni che dà tanto stava attendendo, così gli aveva detto.
Sorrise e si leccò il labbro superiore.
“Finalmente ci siamo”.
Aveva già chiesto a Mirajane di tenergli da parte la richiesta di una missione, non appena fosse arrivata, così sarebbe potuto partire il prima possibile.
Ma per il momento non poteva far altro che aspettare.
Vide Natsu che parlava con Lucy, Wendy e il gatto blu, Happy.
Natsu, non sapeva spiegarsi il motivo ma in quel ragazzo c’era qualcosa che lo irritava parecchio, forse erano i suoi modi di fare, era un casinista, sempre a gridare cose del tipo che la gilda era migliore o simili, sempre ad attaccar briga con quegli idioti di Gray e Gajeel per delle cazzate, erano più le volte che gridava che quelle in cui parlava come persona normale. Inoltre, era un arrogante, si credeva di essere chissà chi, avrebbe meritato una bella lezione tanto da farli abbassare la cresta e farlo calmare.
Si immaginò mentre lo pestava a sangue e sorrise nuovamente, un sorriso sadico stavolta.
Tuttavia, stamattina era abbastanza calmo, Gray era in missione con Juvia, mentre Gajeel con Jet, Droy e la nanerottola, quindi per lo meno si stava in pace.
Anche il Raijinshu era partito in missione, ma non sapeva se con loro c’era anche Laxus, Makarov non era sembrato dell’idea di revocare l’espulsione di suo nipote e senza dubb…
«Ehi!!», lo chiamò una voce.
Krono si voltò e vide Natsu che gli sorrideva, chiuse gli occhi e gli sorrise in risposta.
«Ehilà! Natsu, come va stamattina?».
«Bene, grazie. Che stai facendo?».
“No, ti prego non credo di riuscire a reggere una conversazione con questo tipo”.
«Niente di che, sto qui a rilassarmi».
«Bene, allora combatti con me!», fece in tono deciso.
«Come?».
«A detta di Macao e Romeo tu saresti il più forte della gilda, anche più di Alzack e Bisca. Voglio sperimentarlo di persona, quindi sfidiamoci».
“Ci mancava solo questa”.
«Sono onorato di tali parole, ma ora non me la sento. Perché non rimandiamo?».
«Ma come non te la senti, hai detto che non hai nulla da fare. Cos’è, hai paura di me? Beh, dopotutto non posso darti tutti i torti! Gwahahah!».
“Stupido presuntuoso, come vorrei guardarlo supplicarmi tremante di paura”.
«Ehi! Krono un vero uomo non rifiuta una richiesta di sfida, ne può farsi parlare in quel modo!», intervenne Elfman, «Ora devi accettare la sfida e farti valere, ne va del tuo orgoglio di uomo!».
“Ci mancava anche quest’altro esaltato. Che puoi saperne tu del mio orgoglio”.
«Non la trovo una brutta idea», disse una voce alle sue spalle.
Si voltò e vide Makarov seduto sul bancone a gambe incrociate che lo fissava.
«E lei da dove diamine è sbucato?!», non lo aveva sentito minimamente avvicinarsi.
«Dopotutto noi di te non sappiamo niente, questa sfida sarà l’occasione per conoscersi un po’ meglio».
“Ci si mette pure questo vecchiaccio, non crederanno davvero che vedermi sparare qualche colpo gli dica qualcosa su di me. Ma cosa hanno nella testa questi”?
Si sforzò per sembrare il più rilassato possibile, sorrise nuovamente.
«Mi dispiace ma ora non ho alcuna intenzione di combattere, Makar…swish», una spada gli passò davanti al viso, così vicino che ne avvertì lo spostamento d’aria, e andò a conficcarsi sulla parete.
Vide qualche capello che cadeva per terra mentre con la mano si fregava il naso per vedere se c’era del sangue.
Guardò alla sua sinistra, letteralmente pietrificato.
Erza aveva ancora la mano protesa nella sua direzione, un’aura magica particolarmente densa la avvolgeva, tanto da farle ondulare i capelli.
«Il master ti fa fatto una richiesta, tu devi solo obbedire, intesi?».
“Dannato orco in gonnella”.
«Quindi io dovrei combattere contro uno il cui livello è lo stesso di sette anni fa? Non ci penso proprio, non ci sarebbe partita».
«Ehi come ti permetti!», fece Natsu imbufalito, ma poi si calmò quasi subito.
«Va bene, fa come ti pare, tanto non mi sarei divertito ad affrontare un mago mediocre che usa delle pistole scadenti», gli disse con aria di supponenza.
«Come prego?».
«È risaputo che i maghi holder come te, che hanno bisogno di strumenti magici, siano un po’ più inferiori di quelli come me, inoltre tu non usi nemmeno delle spade ma pistole, quindi questo vuol dire che non sei portato neanche per il corpo a corpo, a differenza mia».
«Ti faccio vedere io chi è inferiore a chi, andiamo fuori, ti farò rimangiare tutto».
Natsu sorrise: «ihih, perfetto, non sto più nella pelle. Andiamo Happy!».
«Aye, arrivo!».
Krono stette lì, immobile, a guardare tutti i presenti uscire, per andarsi a godere lo spettacolo. Si mise una mano sul volto.
«Ma cosa diavolo mi è preso?», non era da lui reagire alle provocazioni.
Pistole scadenti.
Quella frase lo aveva fatto arrabbiare, ma era comunque strano che avesse ceduto. Cosa era stato?
La noia degli ultimi giorni, l’avversione che aveva per Natsu e il desiderio di dargli una lezione o la trepidazione che per il fatto che l’indomani avrebbe finalmente ottenuto le informazioni che erano anni che attendeva.
Non importa, ormai l’errore era stato fatto, aveva deciso che sarebbe rimasto tranquillo per non attirare eccessive attenzioni su di sé e ora avrebbe dovuto combattere contro il più scalmanato della gilda.
Sospirò.
Infilò le mani nelle tasche della lunga giacca e si avviò verso l’uscita.
«Gli errori si pagano», disse con tono rassegnato.
 
Mirajane vide Krono posizionarsi davanti a Natsu.
Tutta la gilda si era riunita nel cortile appena fuori dalla gilda, a quanto pare c’era interesse nello scontro tra i due, più che altro c’era curiosità nel capire quali fossero le vere capacità di Krono, cioè il mago che era forse il più forte della gilda, almeno prima del loro ritorno.
«Sono tutto un fuoco», disse Natsu trepidante.
«Vedrai, ti farò abbassare la cresta velocemente», rispose Krono.
«Allora, vuoi farti sotto o continui a star fermo a fissarmi?», aveva un tono seccato e anche annoiato, d’altro canto lo avevano praticamente obbligato.
Natsu però non se lo fece ripetere due volte, con un balzo schizzò verso il corvino e li assestò un forte pugno sul viso tanto che Krono venne sbalzato all’indietro finendo a terra.
«Ti conviene prendere questa sfida seriamente, non ho intenzione di giocare», il tono di Natsu era cambiato, ora era serio.
Mirajane stette a fissare Krono sdraiato per terra, non si muoveva.
«È già finito?», chiese Cana.
«Tutto qui?», fece invece Erza con aria delusa.
«Tranquille, ci vuole ben altro per metterlo fuori gioco», rispose Macao con aria compiaciuta.
«Eheheh», Krono si tirò su, passandosi il dorso della mano sulla guancia.
«Sppuh!», sputò un po’ di saliva, «ti assicuro mio caro Salamander che se prendessi questa sfida seriamente di te non rimarrebbe nemmeno la cenere».
«Presuntuoso».
«Senti da che pulpito».
Natsu balzò ancora in avanti, le fiamme avvolsero il suo pugno e sferrò ancora un colpo verso Krono che all’ultimo momento inclinò il busto leggermente di lato per evitare il pugno che andò a vuoto. Ma stavolta rispose, assestò un fortissimo colpo nello stomaco di Natsu tanto da sollevarlo da terra e fargli sputare della saliva.
Appena Natsu riappoggiò i piedi a terra fece qualche passo all’indietro col busto inclinato in avanti e tenendosi lo stomaco.
«E questo per dimostrarti che sono capace anche nel corpo a corpo. Bene, ora però inizierò ad usare l’armamentario», due pistole gli si materializzarono nelle mani.
«Queste sono le mie armi preferite, due pistole IWI Desert Eagle di tipo Mark XIX. Le ho chiamate Alpha e Omega», erano due pistole di acciaio chiaro e brillante con la guancetta nera.
Bang, Bang.
Natsu schivò il primo colpo ma il secondo gli prese la coscia, lasciandogli un livido.
«Tranquillo, vedrò di trattenermi».
«Non ce n’è bisogno».
Krono fece ancora fuoco, ma stavolta nessun colpo andò a segno. I proiettili fecero però dei piccoli crateri per terra, segno che ora erano più forti.
Krono iniziò a sparare all’impazzata a destra e a manca ma Natsu prontamente schivava tutti i colpi.
«Avanti prova a colpirmi con le tue fiamme, dragon slayer che aspetti!».
Natsu balzò in aria, le sue mani presero fuoco che poi si allargò fino a ricoprire le sue braccia ed allargarsi ancora di più.
«COLPO D’ALI DEL DRAGO DI FUOCO!!», il corvino fece appena in tempo ad evitare l’attacco spostandosi indietro, ma Natsu reagì prontamente, appena toccò terra balzò ancora in aria, i suoi piedi presero fuoco e si capovolse per sferrare un altro attaccò.
«ARTIGLIO DEL DRAGO DI FUOCO!!», sferrò un calcio verso la testa dell’avversario.
Stavolta Krono non fu in grado di evitarlo, alzò le mani per parare il calcio con le pistole, incrociandole sulla sia testa.
Clang!!
Il rumore del metallo che stridette si propagò lontano, ma le pistole non si scalfirono nemmeno, tutti i presenti, incluso Natsu stesso rimasero sorpresi.
«Non male, eh?», fece notare Krono compiaciuto, «queste pistole sono state fatte con una lega particolarmente densa di acciaio resistente alla magia».
«E quindi?», chiese Natsu.
«Non sono armi che si distruggono facilmente, per di più oltre che per attaccare all’occorrenza possono servire anche come difesa come hai potuto constatare».
«Forse non sono così tanto scadenti».
«Bene continuiamo», Krono fece sparire le pistole e fece comparire un fucile nero e lungo, con l’impugnatura corta e leggermente inclinata.
«Questo è un fucile a pompa M870S modificato, l’ho chiamato Blade».
«Per quale motivo lo avresti chiamato cos..., bang!», Natsu schivò per un pelo un colpo e poi un altro, man mano che Krono sparava si avvicinava e quando gli fu praticamente addosso ruotò l’impugnatura del fucile, fu allora che Mira notò che sotto la canna del fucile c’era una lama.
Krono iniziò a vibrare fendenti, stava usando il fucile come se fosse una spada, con un colpo lacerò il gilet di Natsu e con un altro gli taglio una ciocca di capelli.
«Allora dragon slayer, credi ancora che non sia portato per il combattimento corpo a corpo?».
«Non sei comunque paragonabile ad Erza, swish… era questo che intendevi con modificato?».
Krono interruppe l’attaccò.
«Ho eliminato il sistema scorrevole di pompaggio per mettere la lama e così l’ho trasformato in un fucile semiautomatico».
Fece sparire il fucile, allungò il braccio verso Natsu.
Attorno al suo braccio si materializzò una grossa e lunga arma che glielo inglobò completamente. Era un mitragliatore a sei canne rotanti.
«Ecco l’M134 o Minigun».
«Non me ne frega un accidenti dei nomi delle tue armi».
«Come vuoi», l’arma iniziò a ruotare facendo un rumore sordo metallico e poi in un istante scaricò su Natsu una pioggia di colpi.
L’attaccò fu talmente rapido che il dragon slayer non poté far altro che alzare le braccia per ripararsi.
Mirajane era scioccata dalla violenza di quell’arma, stava letteralmente crivellando di colpi Natsu, che sempre più in difficoltà aveva appoggiato un ginocchio per terra.
Natsu avrebbe dovuto attendere fintanto che Krono non si fosse fermato per ricaricare e allora avrebbe dovuto reagire.
Già la ricarica dell’arma.
Ma in quel istante si rese conto di una cosa, una cosa che fino a quel momento non aveva notato.
Fissò l’arma di Krono e notò che ad ogni colpo sparato l’arma non rilasciava i bossoli dei proiettili.
Ma come era possibile?
Lei non ne sapeva molto di armi da fuoco, ma per lo meno era a conoscenza che quando si sparava un colpo l’arma sputasse il bossolo del colpo. Inoltre, ogni arma da fuoco, sia magica che non, aveva un numero di colpi limitato e che una volta terminati i colpi l’arma doveva essere ricaricata.
Eppure, sia adesso con quel mitragliatore rotante, che prima con le pistole Krono aveva sparato numerosi colpi e neppure una volta si era fermato a ricaricare.
Che razza di armi stava usando?
«Aaaargh!!», il grido di Natsu la distrasse, una vampata di fiamme scaturì dal corpo del rosato, distruggendo tutti i colpi e interrompendo l’attaccò di Krono.
Krono fece sparire il mitragliatore e materializzò un altro fucile, Natsu gli si gettò addosso, prima che potesse sparare ma non fece in tempo.
Krono sparò un disco che si appiccicò sulla fronte di Natsu, il quale ebbe subito uno spasmo che lo fece cadere per terra.
Krono sparò altri dischi che si piantarono sul corpo del rosato che stava tremando tutto.
«Dischi ad elevato voltaggio, che ne pensi? Sono l’ideale per paralizzare l’avversario».
«Tutto qua?», rispose Natsu mentre si alzava, afferrò il disco che aveva sulla fronte, se lo levò e lo distrusse stringendolo con la mano.
Krono fece per sparare un altro colpo ma Natsu con un calcio gli fece volare via dalle mani il fucile, che scomparve appena prima di colpire il terreno.
Natsu emanò delle fiamme dal suo corpo che polverizzarono tutti i dichi che aveva sul corpo, ora Krono era completamente alla sua mercé.
Il dragon slayer avvolse le sue mani nelle fiamme e iniziò a tempestare di pugni il suo avversario.
«Vai Natsu!», gridò entusiasta Happy.
«Spezzagli le ossa!», gridò imbestialita Erza.
«Erza!» tentò di richiamarla Lucy.
Ma l’attacco non durò a lungo.
Krono evitò un pugno, si abbassò e con un movimento rotatorio del corpo tirò un calcio sul polpaccio di Natsu mandandolo per terra.
Materializzò un altro fucile, era piuttosto ingombrante, e con una leva sulla cassa.
Premette il grilletto, il fucile sparò un ferro di metallo piegato ad U per sì conficcò nel terreno, bloccando il polso di Natsu, subito dopo Krono tirò indietro la leva sulla cassa del fucile il meccanismo dell’arma si sbloccò e ripeté la scena altre quattro volte, bloccando i polsi, gli stinchi e il collo di Natsu al terreno.
«Ma che cazzo sono questi? Non si smuovono di un millimetro», protestò Natsu mentre si sforzava per liberarsi.
«È inutile sono stati creati per bloccare esseri che sono molto più forti di normali esseri umani e anche della maggior parte dei maghi. Ogni fucile può spararne al massimo cinque», fece sparire l’arma e materializzò nuovamente il fucile Blade, lo puntò verso la testa di Natsu.
«Direi che possiamo finirla qui, hai perso».
«E chi l’ha detto?».
«Sei immobilizzato e hai un’arma puntata contro, se volessi potrei farti esplodere le cervella».
«Eheh, questo è da vedere».
Krono balzò all’indietro poco prima che la colonna di fuoco lo investisse e guardò la scena che stava avvenendo davanti ai suoi occhi.
«Ha usato il calore delle fiamme per ammorbidire il metallo e liberarsi. Beh, dopotutto forse non è proprio del tutto stupido».
«Comunque hai ragione Krono, possiamo finirla qui!», saltò in aria, alzò le braccia e una grande sfera di fuoco si creò sulla sua testa.
«FIAMMA BRILLANTE DEL DRAGO DI FUOCO!!».
Krono osservò la sfera arrivargli incontro, non si turbò nemmeno per un istante.
Fece sparire l’arma che aveva in mano e convocò un altro fucile, più corto ma più voluminoso, si concentrò e per un istante a Mirajane sembrò che l’arma emettesse un piccolo bagliore.
«Questo l’ho chiamato No Limit».
Poi il fucile fece fuoco.
Sparò una sfera di energia che si scontrò col colpo di Natsu, i due colpi esplosero.
Krono rimase immobile ad osservare l’esplosione e non si accorse che Natsu appena tornato per terra gli era arrivato addosso, se ne accorse quando ormai era troppo tardi.
Il pugno destro di Natsu si avvolse nelle fiamme, lo tiro indietro e poi sferrò il suo colpo.
«PUGNO DI FERRO DEL DRAGO DI FUOCO!!».
Colpì l’avversario in pieno stomaco, l’impatto fu talmente forte che tutto il corpo di Krono indietreggiò scavando solchi nel terreno con i piedi, lasciò andare persino il fucile che scomparve subito dopo.
Appena Krono si fermò si accucciò posando un ginocchio per terra.
«Coff, coff», tossi un paio di volte.
«Questo era il vero pugno del figlio di Igneel, che te ne pare?», disse Natsu con espressione compiaciuta.
Krono si risollevò.
«Dico che più che pugno di ferro dovresti chiamarlo pugno di gomma, credi che tuo padre nel vederti usare una tecnica così debole ne sarebbe fiero?».
L’espressione di Natsu si indurì di colpo.
«Cosa hai detto?».
Persino Mira poteva percepire la rabbia del dragon slayer a quella distanza.
Krono aveva superato i limiti.
Dal corpo di Natsu divamparono delle fiamme che crebbero ulteriormente diventando sempre più alte.
«Credo che questo scontro sia durato anche troppo, è ora di concludere».
«Lo dici a me? Io non volevo neanche combattere», tutto d’un tratto Krono divenne serio, «bene, facciamola finita».
Krono allargò leggermente il braccio sinistro, per allontanarlo dal corpo e subito dopo un’arma si materializzò intorno ad esso avvolgendolo completamente.
Era una specie di cannone, aveva completamente avvolto il braccio di Krono, fin oltre il gomito, si vedeva la mano da un’apertura laterale e da come era messa sembrava che stesse tenendo un grilletto. Era una arma lunga, che si protraeva ben oltre la normale lunghezza del braccio del suo utilizzatore, ma non aveva alcun foro per sparare, l’arma terminava e basta.
Mirajane rimase qualche istane a contemplare quell’arma, non aveva mai visto niente di simile, si voltò per vedere le espressioni degli altri e in tutti notò stupore, anche in Alzack e Bisca.
«Ahahah, dalla tua espressione e da quella degli spettatori mi sembra che la mia arma abbia fatto la sua bella figura».
Allungò il braccio puntando l’arma verso Natsu.
«Questo è un blaster ad elevato potere distruttivo, la lacrima che c’è all’interno non solo comprime il potere magico che le viene mandato, ma in parte lo converte in energia al plasma per aumentarne ulteriormente la potenza».
«Lacrima all’interno?», fece Mira.
Quindi esistono armi con lacrime incorporate, forse era questo il motivo per cui poteva sparare a ripetizione senza ricaricare.
Clang!
La parte anteriore del blaster si era spalancata come se fosse una bocca, aveva degli spuntoni che sembravano proprio i denti di una bestia, da quegli stessi spuntoni l’energia iniziò a fuoriuscire sotto forma di piccole scariche per andarsi a concentrare al centro e formale una sfera di energia fuxia.
«Quest’arma l’ho chiamata Death Striker!», aveva un tono trionfante, pieno di orgoglio.
«Non penserai mica di spaventarmi?».
«Ti consiglio di non risparmiati Natsu, ovviamente io dovrò farlo, altrimenti rischierei di farti fuori. Ti prometto comunque che mi impegnerò, ma non ci metterò la mia massima potenza», disse sghignazzando.
«Adesso mi hai stufato!», le fiamme attorno a Natsu crebbero ulteriormente.
Inspirò profondamente, il suo petto si gonfiò mentre il busto si inclinava all’indietro, poi rilasciò il potere magico.
«RUGGITO DEL DRAGO DI FUOCO!!».
Il getto di fiamme venne sparato fuori dalla bocca di Natsu e puntò verso Krono.
Mirajane non aveva mai visto così tanta forza nel colpo del suo compagno, eppure Krono non sembrò minimamente turbato.
La sfera di energia dentro al Death Striker aveva smesso di crescere, Krono si piantò bene con i piedi a terra e poi fece fuoco.
«BOLIDE SMATERIALIZZANTE!!».
La sfera di energia venne sparata, quando fu sul punto di colpire l’altro attacco Mira si preparò per l’esplosione, ma successe qualcosa che non si aspettava.
Non ci fu nessuna esplosione.
Quando il bolide di Krono entrò in contatto col ruggito di Natsu tutto quello che fece fu rallentare di un poco. Man mano che la sfera di energia avanzava il getto di fiamme si riduceva, non c’era partita.
Alla fine, il bolide smaterializzante arrivò addosso a Natsu ed esplose.
«Natsu!», gridarono Lucy e Happy.
Krono abbassò il braccio con l’arma mentre la bocca di questa si chiudeva, osservò soddisfatto il fumo e il polverone generati dall’esplosione. 
Mirajane sospirò.
A quanto pare oggi era Natsu quello che avrebbe avuto bisogno dell’infermeria.
«Che sta succedendo?», gli fece una voce nota alle spalle.
Si voltò e vide Laxus che si avvicinava.
«Laxus, che ci fai qui?!», chiese sorpresa.
«Ho percepito uno scontro tra poteri magici. Ho riconosciuto quello di Natsu, ma l’altro no, quindi sono venuto a verificare».
«Pensavo che fossi in missione col tuo team?».
«E perché dovrei? Ti ricordo che non appartengo più a Fairy Tail, quello che fanno quei tre non mi riguarda», disse con aria non curante.
«Comunque arrivi tardi, il duello è appena finito. Natsu ha sfidato Krono, ma ha preso una bella lezione», gli disse Wakaba.
Laxus abbozzò un mezzo sorriso: «davvero? Io non direi».
Fzzt.
Mira guardò nella nube di fumo e vide delle saette.
Whoosh!
In un attimo il polverone di dissolse.
Apparve Natsu avvolto tra le fiamme e le saette.
«Ma questa?».
«È la modalità del drago di fuoco e fulmine!», gridò Happy trionfante.
«Pensi di essere in grado di usarla come si deve? Non ti sei mai allenato per poterla padroneggiare a pieno. Dopo averla usata sull’isola ti aveva prosciugato le forze!», gli ricordò Lucy.
«Allora devo concludere in fretta», Natsu era totalmente concentrato sul suo obiettivo, schizzò in avanti, ora era molto più veloce, delle lingue di fuoco elettrificate comparvero dalle sue mani e si allungarono mentre iniziò a roteare su sé stesso.
Krono non poté far altro che alzare l’arma di fronte a lui per ripararsi.
«LAME FULMINANTI DEL LOTO CREMISI!!».
Mentre Natsu continuava o roteare le lingue di fuoco e fulmini colpivano ripetutamente Krono con estrema violenza sbattendolo sul terreno più e più volte, fino a sbaragliarlo via.
Krono colpì il terreno e rimase a terra, il suo blaster era svanito.
«Bene, questo è l’ultimo», Natsu putò ancora contro il corvino, che lentamente si stava rialzando, per assestare il colpo decisivo.
BANG!!! 
Un forte rumore di sparo, seguito da un lungo silenzio.
Tutti i presenti stavano trattenendo il respiro.
Mira stessa non se ne accorse subito, vedeva Krono fermo con ancora un ginocchio appoggiato al suolo, la mano che stringeva la pistola protesa verso Natsu, il quale era anch’esso immobile, a un paio di metri dal corvino, non aveva più fiamme e fulmini che avvolgevano il suo corpo.
«Natsu è ferito!», gridò Happy con una voce spaventata.
Fu in quel momento che se ne accorse, sulla guancia destra di Natsu c’era un foro rosso, sanguinante.
Ma non solo.
Vide del sangue anche dietro il suo collo.
Si accorse che stava sudando, il suo battito cardiaco era improvvisamente accelerato.
«Ma cosa cavolo è successo?!», chiese Wakaba, visibilmente agitato.
«Non lo so», gli rispose Macao.
«In una frazione di secondo, talmente veloce che Natsu non ha avuto il tempo di reagire, Krono gli ha sparato un proiettile che è entrato dalla guancia ed è uscito da dietro il collo», rispose Laxus, con un tono che le sembrò troppo calmo.
«O mio dio!», disse Kinana sconcertata.
«Non c’è da preoccuparsi, il proiettile ha lacerato i muscoli del collo ma non ha danneggiato le vertebre cervicali. Per fortuna, anche solo mezzo centimetro più a sinistra e sarebbe stato un guaio».
Mira tirò un sospiro di sollievo e abbozzò un mezzo sorriso.
«Laxus non si smentisce», disse Macao sospirando.
«Va bene ora basta così, dobbiamo portare Natsu in infermeria», vide il dragon slayer cadere in ginocchio mentre Krono si tirava su e lo squadrava con aria di superiorità.
Mirajane si bloccò.
Ora Krono sembrava tutta un’altra persona, aveva uno sguardo duro, e cattivo.
«Questo era solo per dimostrarti che potevo ammazzarti quando volevo, in ogni momento», fece sparire la pistola e strinse i pugni.
«Ciò nonostante sono ancora ben lontano dal fare sul serio».
Un brivido corse lungo la schiena di Mirajane.
Un’aura nera iniziò ad uscire dai piedi del corvino e a salire, i suoi lunghi capelli si alzarono leggermente.
«Dato che tu mi hai mostrato il tuo vero potere credo che io debba almeno mostrati una piccola parte del mio».
Woom!
In un istante dal corpo di Krono iniziò ad uscire un forte getto di energia magica nera, tanto da fargli schizzare i capelli all’insù. L’aura divenne sempre più densa e oscura fino a che Krono non si riuscì quasi più a distinguere.
Mira si accorse di stare tremando, le mancava anche il respiro, quella che lo circondava non era semplice energia magica, era energia oscura, simile a quella che lei rilasciava quando attiva il suo Satan Soul, ma molto più concentrata e malvagia.
Vide Natsu, ferito e completamente sconvolto di fronte allo spettacolo che stava avvenendo di fronte a lui. Non ricordava di avere mai visto sul suo volto un’espressione del genere, paura.
«È la stessa cosa che è successa contro Gildarts», sentì appena proferire da Happy con voce tremante.
«Allora Natsu, dragon slayer del fuoco, figlio del drago Igneel, hai finalmente compreso la differenza di potere che ci separa!», il tono di Krono era cambiato, ora era più profondo, inoltre era completamente scomparso all’interno della colonna di energia oscura, si vedevano solo gli occhi, le cui iridi erano completamente rosse e il sorriso, con denti aguzzi e appuntiti che gli conferivano in ghigno sadico e crudele.
«Basta così!», gridò una voce.
L’aura che circondava Krono si ridusse sempre più fino a scomparire.
Mirajane osservò il master avvicinarsi ai due.
«Siete degli incoscienti!», li rimproverò.
«Ma se anche lei ha voluto che facessimo questa sfida. Non diceva che era un modo per conoscermi un po’ meglio?».
Mira notò subito che il tono di Krono era tornato quello innocente e rilassato che aveva prima della sfida.
«Doveva essere solo una dimostrazione. Guarda come lo hai ridotto. Qualcuno lo porti in infermeria!».
Max e Lucy si avvicinarono e aiutarono Natsu a mettersi in piedi, tutto sommato riusciva a camminare ma si fermò davanti a Krono.
«Tu! Perché non mi hai mostrato il tuo vero potere, dovevi combattere seriamente!», era visibilmente arrabbiato.
«Ma ti sei visto?», gli fece notare il corvino.
«Ora basta Natsu», lo rimproverò Lucy poi si diressero verso l’infermeria seguiti da Wendy, Lucy e gli Exceed.
Lucy e Happy non nascosero la loro disapprovazione verso Krono.
«Tu ragazzo ora verrai con me, dobbiamo fare due chiacchere», Makarov si diresse verso la gilda.
Krono sbuffò poi si mise le mani nelle tasche della giacca e lo seguì, con la schiena ricurva e lo sguardo basso, visibilmente seccato.

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Capitolo 3
*** SPIEGAZIONI ***


3. SPIEGAZIONI
 
«Qualcuno mi può spiegare a cosa cazzo abbiamo appena assistito?!», sbottò Erza, così forte che Mirajane sussultò.
Era abituata e vedere Erza arrabbiata, ma stavolta le sembrava più agitata del solito.
«Nn-n-non ne abbiamo idea», riuscì a farfugliare Warren, mentre Elfman, Visitor e Nab annuivano, tutti intimoriti dalla reazione della rossa.
«Macao tu eri il master, come è possibile che non ne sapessi niente?!».
«Te l’ho detto Erza, non abbiamo investigato molto su di lui, non ci ha mai dato l’impressione di nascondere un simile potere», tentò di spiegarle Wakaba.
«Ci ha sempre dato l’impressione di essere un semplice utilizzatore di armi da fuoco», intervenne Macao, «chi pensava che nascondesse un simile potere. Alzack, Bisca, voi siete quelli che lo conoscono meglio di tutti, ne sapevate qualcosa?».
«Guarda che il fatto di usare entrambi le armi da fuoco magiche non vuole mica dire che con noi era solito fare conversazione», rispose Alzack.
«Qualche volta ci è capitato di parlare di armi e di scambiarci consigli di tecniche di combattimento e manutenzione delle armi, ma nulla di più», disse Bisca mentre cercava di ricordare ulteriori dettagli.
«Un paio di volte, quando mia moglie è dovuta rimanere a casa ad accudire Asuka che era malata, gli ho chiesto di unirsi a me in missione, ma ha sempre rifiutato la proposta. Diceva che preferiva lavorare da solo».
Alzack si interruppe un momento e poi riprese: «a parte per il fatto che usasse armi particolari non mi sembrava un tipo sospetto, riservato e solitario sicuramente, ma pericoloso senza dubbio no».
«Armi particolari?», fece Erza, anche Mira aveva notato quella parte del discorso.
«Intendi per il fatto che quelle armi non rilasciano bossoli o che non ricarica mai?».
«Ma davvero? Non lo avevo notato», intervenne Elfman.
«Che strano», fece Laxus sarcastico.
Elfman fece una smorfia, innervosito.
«Forse…», Bisca si rivolse al marito, «può esserci un collegamento con quello che è accaduto al villaggio Rido».
Alzack però si stupì alle sue parole.
«Non può essere, ti rendi conto di cosa stai insinuando?!», sembrava agitato, Mira notò che tutto d’un tratto il loro atteggiamento era cambiato, ora erano nervosi.
«Ci potete spiegare?», chiese loro.
Bisca lanciò un’occhiata ad Alzack che sospirò, poi annuì.
«Dovete sapere che le armi che usa Krono non sono semplici armi magiche come le nostre. Cioè armi che funzionano con proiettili magici e che in base al proiettile inserito possono dare luogo a diverse tecniche. Lui utilizza una classe differente di armi magiche, si chiamano armi ability».
«Ability?», chiese Erza.
«Sono state chiamate in questo modo perché richiedo una grande abilità dell’utilizzatore per poter essere usate al meglio. Queste armi non richiedono l’uso di alcun tipo di proiettile».
«E come diamine fanno a funzionare allora?», fece stupito Elfman.
«Con la semplice magia», stavolta fu Alzack a rispondere, «al loro interno è situata una speciale lacrima che assorbe la magia e la comprime per poi rilasciarla nell’arma stessa, che la spara sotto forma di proiettili di energia. Dovete sapere che comprimendo l’energia magica la sua potenza cresce esponenzialmente. In questo modo si possono sparare colpi con pochissima energia magica, ma dato che questi colpi sono fatti da energia compressa si riescono ad infliggere ingenti danni all’avversario risparmiando una grande quantità di potere magico. Inoltre, queste armi non necessitano di proiettili così possono essere usate senza fermarsi, continuamente finchè chi le utilizza non rimane a corto di energie». 
«Se sono armi così forti perché non le usate?», domandò Macao.
«Quando sono state create dovevano rappresentare una vera e propria rivoluzione, ma dopo qualche anno sono state del tutto abbandonate. Oggigiorno se ne può trovare ancora qualcuna in qualche collezione privata ma nessuno ne fa più uso», gli rispose Alzack.
«Perché?».
«Proprio per il fatto che per essere usate al meglio richiedevano una grande abilità. Una semplice pistola può sparare colpi di differente potenza a seconda dell’energia che le viene mandata. Ripensate al combattimento, solo l’ultimo colpo ha provocato un danno serio a Natsu gli altri no, o perlomeno non tanto da ferirlo gravemente. Ma continuando a sparare ripetutamente colpi di differente potenza la riserva di potere magico si esaurisce molto più rapidamente che sparando continuamente colpi in cui viene messa sempre la stessa quantità di energia magica. Senza considerare che armi differenti posseggono al loro interno lacrime differenti e non solo per dimensioni. Condizione essenziale per usare quelle armi è perciò un grandissimo controllo del proprio potere magico e una grande conoscenza delle armi che si sceglie di utilizzare».
«Questo è sensato. Ma una volta imparato a dosare il potere magico, sarebbe sufficiente girare solo con un paio di pistole, date che come tu stesso hai detto possono sparare colpi di differente potenza. Che senso hai portarsi dietro tanti altri fucili o pistole se te ne bastano un paio?», chiese Wakaba.
«Anche se una pistola può sparare un colpo forte come un fucile», intervenne Bisca, «non è fatta per funzionare come tale. Non solo il colpo non sarebbe preciso, ma consumerebbe molta più energia rispetto allo stesso colpo sparato con un fucile».
«La spiegazione sulle pistole è stata interessante, ma ci potete dire cosa centra questa storia con la faccenda del villaggio di Rido che sembrava agitarvi tanto!», fece Erza visibilmente spazientita.
«Il fatto è che le armi ability sono state create nel villaggio di Rido», rispose Bisca, «il villaggio Rido era un piccolo paese situato in una vallata tra le montagne nello stato confinate con Fiore. Era famoso in tutto il continente perché sede di artigiani ed esperti costruttori di armi da fuoco, non solo magiche ma anche armi tradizionali».
«E allora?».
Bisca fece per parlare ma si fermò, sembrava in difficoltà, allora fu Alzack a continuare.
«Sei anni fa, il villaggio Rido è stato completamente distrutto e i suoi abitanti massacrati, nessuno si è salvato».
Per qualche istante scese il gelo tra i presenti.
Poi Alzack riprese: «è stato scoperto per caso da persone che si erano recate sul posto per acquistare delle armi. Quando sono arrivati si sono ritrovati davanti una scena agghiacciante… un massacro. La notizia è giunta anche qui a Fiore, dato che il paese ha chiesto la collaborazione del Consiglio della magia per le indagini».
«Ma poi si è scoperto il… i responsabili, e perché agirono in quel modo», li chiese.
«Purtroppo, a distanza di sei anni non si è fatto il minimo passo avanti. Dallo stato dei corpi dovevano essere passati almeno un paio di giorni dal fatto. In effetti quello era un villaggio isolato, in genere erano gli artigiani e i commercianti che andavano nelle grandi città per rivendere i loro prodotti, quindi era raro che la gente vi si recasse per comprare delle armi direttamente da loro. Comunque, da quello che è stato detto la maggior parte degli abitanti presentavano ferite da armi da fuoco, sia del tipo magico che non…».
Alzack fece una piccola pausa, lo vide deglutire, abbassare lo sguardo, quindi capì che la parte peggiore del discorso non era ancora avvenuta.
«Devi dirci dell’altro Alzack?», lo esortò Erza.
«Non furono trovato solo cadaveri che presentavano ferite da armi da fuoco, ma agli occhi dei testimoni e dei soldati comparve una vera e propria carneficina».
Mira sgrano gli occhi.
«Cosa intendi per carneficina?», chiese Macao.
«Intendo pezzi di cadaveri, interiora, budella e organi interni sparsi un po’ ovunque. È stato detto che in certe parti del villaggio il terreno fosse completamente rosso per tutto il sangue che era stato assorbito».
Mira si portò una mano alla bocca.
«Da quello che è trapelato, in base ai segni sui cadaveri e dal modo in cui erano state ridotte le carcasse doveva essere stata una bestia feroce, di grosse dimensioni».
«Ma se avevano trovato dei cadaveri che presentavano ferite da armi da fuoco», fece Warren.
«Probabilmente chiunque abbia attaccato il villaggio deve aver usato le armi per spianarsi la strada e poi deve aver evocato una bestia per finire il lavoro».
«Ma per quale motivo avrebbe dovuto attaccare un villaggio di costruttori di armi?», chiese.
Alzack fece un sorriso tirato.
«Beh, la risposta non è così difficile da trovare, Mira. Per appropriarsi delle armi. Stando al rapporto ufficiale che è stato divulgato, secondo i registri delle botteghe dei costruttori e degli artigiani mancavano molte armi».
«Una strage simile solo per appropriarsi di qualche pistola», disse Erza a denti stretti.
Ci fu qualche secondo di silenzio.
Mirajane si accorse che tutti avevano sguardi tesi e preoccupati mentre continuavano a fissare il terreno in silenzio.
Un brutto pensiero le attraversò la mente.
«Aspettate un attimo… non starete pensando mica che Krono?», fece inorridita.
Nessuno rispose.
«Non ci posso credere, vi dovreste vergognare, dubitare così di una persona che conoscete appena», disse rivolgendosi a suo fratello e a Erza.
«E voi?», si rivolse ad Alzack, Bisca, Macao e gli altri, «voi lo conoscete da due anni, non ha mai fatto nulla per darvi motivo di preoccupazione anzi, lavorando ha anche aiutato a tenere la gilda a galla! Va bene sarà un tipo a cui piace starsene sulle sue, ma non per questo merita di essere sospettato di aver compiuto un gesto simile! A Fairy Tail possono anche esserci delle persone tranquille e discrete, non dobbiamo essere per forza tutti esagitati come Natsu o legati come una famiglia».
«Ma è questo lo spirito della gilda, Mirajane» le fece notare Wakaba.
«Non mi sembrava il giorno in cui abbiamo fatto ritorno».
«Tu sei sempre troppo buona con le persone sorella».
Stava per controbattere, ma Laxus la bloccò.
«Mirajane, non ha tutti i torti, forse è un po’ presto per fare simili accuse, tuttavia…», la guardò dritta negli occhi, col suo sguardo deciso, «non possiamo nascondere che sia strano».
«Cosa?», gli chiese.
«Le armi ability come hanno detto Alzack e Bisca sono durate poco, l’unico posto in cui se ne poteva trovare ancora qualcuna era il villaggio Rido. Un giorno il villaggio viene distrutto, i suoi abitanti uccisi tutti, una grande quantità di armi viene sottratta e il colpevole scompare nel nulla. Poi, dopo quattro anni, in una gilda ormai un declino arriva un abile mago, dal passato misterioso e che usa armi ability… devi ammettere che è sospetto».
«Si, lo è. Ma voi date per scontato che il colpevole sia una sola persona. Ci avete pensato un momento? E se il colpevole fosse più di uno, magari un gruppo di persone o magari anche un’intera gilda oscura?», alcuni dei presenti si scambiarono delle occhiate.
«Appunto, lo sapevo, non ci avevate pensato. Pensate anche a questo, e se Krono fosse un sopravvissuto del villaggio Rido? Che è riuscito a scappare da quella strage o forse che non era presente quel giorno?».
«C’è un’altra ipotesi, Mira, ben peggiore», saltò su Erza.
Tutti le rivolsero lo sguardo.
«E quale sarebbe?», le chiese.
«Avete detto che molti cadaveri presentavano ferite da armi da fuoco, mentre altri i segni dell’attacco di una bestia feroce, che aveva compiuto quello stillicidio».
«È-è esatto», ripose Bisca, non capendo dove la rossa volesse andar a parare.
«E se invece non ci fosse stata nessuna bestia?».
«Chi avrebbe fatto una cosa del genere, Erza. I cadaveri presentavano lacerazioni, segni di artigli e sfuriate, solo un animale feroce può fare una cosa del genere, le persone non ne sarebbero in grado».
«Veramente certe persone ne sarebbero in grado», disse mentre puntava lo sguardo contro Mirajane e Elfman.
«Cosa vorrest…», Bisca si bloccò aveva capito.
“No”.
Mirajane fece per aprire bocca.
«Stai insinuando che Krono possa avere un potere come quello mio o di mia sorella?!», Elfman si stava agitando.
«Basta, Erza. Non posso sentire oltre, capisco che tu ce l’abbia con lui per la mancanza di rispetto che ha avuto nei tuoi riguardi ma consideralo un carnefice è troppo!», si stava innervosendo pure lei.
«Avete sentito tutti il potere oscuro che ha rilasciato, quello a me non è sembrato semplice potere magico. Quando tu rilasci il tuo Satan Soul posso avvertire la malvagità del tuo potere, ma lo riconosco comunque come potere magico, il suo invece non lo riconosciuto come tale, anzi…», si fermò un attimo e chiuse gli occhi.
«Quando sull’isola Tenru ho affrontato il master Hades e lui ha aperto l’abisso della magia avevo avvertito un potere simile. Ma questa volta è stato diverso. Il potere rilasciato da Krono non solo era molto più forte, ma mi è sembrato anche più malvagio, più oscuro… più pericoloso. Un normale umano non può possedere un potere simile».
«Erza, no».
«Solo un mago oscuro come Zeref potrebbe possederlo, oppure… un demone».
«Basta!».
 Questo era troppo, non poteva sopportare oltre.
«Erza tu non puoi andare in giro a fare accuse simili o dire certe cose! Stai solo spargendo agitazione e mettendo strane idee nella testa delle persone, solo sulla base di qualche sospetto, senza alcuna prova».
«I sospetti sono del tutto fondati, Mirajane, e legittimi, nei confronti di una persona che non ha fatto nulla per non tirarseli addosso», si diresse verso la gilda.
«Lo terrò d’occhio, fareste meglio a fare lo stesso. Speriamo che alla fine i sospetti si dimostrino infondati».
E tutti uno dopo l’altro la seguirono, per fare ritorno in gilda, ma oramai era tardi, col suo discorso Erza aveva instillato il tarlo del dubbio nella mente di tutti. Sapeva che per lei la sicurezza della gilda e dei suoi componenti veniva prima di tutto, così facendo però aveva solo isolato Krono all’interno della gilda.
“Già che non si sia già abbastanza isolato da solo”.
Eppure, non poteva che continuare a pensare all’atteggiamento che aveva avuto il giorno del loro incontro, a tutta quella felicità, quell’ilarità e quella giocosità che aveva mostrato. Possibile che potesse trattarsi di una messinscena?
«Bene è ora che vada», fece una voce alle sue spalle.
Si accorse che Laxus era ancora lì.
«Ah, ehm… mi ero scordata che eri ancora qui», disse visibilmente imbarazzata.
«Si, l’ho notato, eri assorta nei tuoi pensieri. Quel tipo ti ha colpita, vedo che lo hai difeso con decisione».
«È solo che non mi piace che siano lanciate accuse contro una persona solo perché è l’ultimo arrivato e nasconde un grande potere o perché preferisce starsene da solo piuttosto che in gilda a fare baldoria. Non siamo tutti uguali».
«Hai ragione, comunque fai attenzione. Tuo fratello ha ragione sei sempre troppo buona con le persone», si girò e si allontanò, diretto verso la città.
«Ci si vede!».
«Te ne vai? Non rimani un po’ in gilda con noi?».
«Se il vecchio mi vede va su tutte le furie. Ti ricordo, ancora una volta, che io non appartengo più alla gilda!».
Rimase lì qualche secondo a guardarlo allontanarsi e poi decise di ritornare dentro anche lei.
 
Krono era seduto nel piccolo stanzino che si trovava dietro la sala principale della gilda. Era una stanza piccola, con una scrivania con delle carte sopra, probabilmente recanti i vari debiti contratti dal master. Era in quella stanza, che ogni tanto il master Macao si ritirava per starsene un po’ per conto suo quando doveva scervellarsi per trovare un modo per tirare a fine mese. Ma sapeva che in genere non amava particolarmente quella stanza, d’altronde come poteva?
Le pareti erano sporche, incrostate dallo sporco e dall’umidità, esattamente come il pavimento, c’era solo una piccola finestra che dava sul bosco dietro la gilda.
E poi quel tanfo di umidità e di chiuso era insopportabile.
Krono appena entrato aveva preso posto in una delle due sedie che si trovavano davanti alla scrivania, Makarov invece dopo aver dato uno sguardo su e giù per la stanza si era portato sopra la scrivania e ci si era seduto a gambe incrociate e si era messo a fissarlo, a poco più di un metro da lui.
Erano rimasti lì in mobili a fissarsi per qualche minuto senza proferire parola.
Alla fine, stufatosi, fu Krono a rompere il ghiaccio.
«Allora? Non voleva palarmi? O vuole semplicemente farmi morire di noia?», disse con tono seccato.
Ancora nessuna reazione.
«Se è per quello che è accaduto con Natsu ha ragione. Ho sbagliato a reagire in quel modo e chiedo scusa. È solo che con l’ultimo colpo mi ha fatto molto male e ho reagito spinto anche un po’ dalla paura», si portò le mani sulle guance ostentando vergogna.
«Mi dispiace tanto», disse con voce piagnucolante.
«Non credi che sia ora di darci un taglio con questa messinscena?», gli ripose seriamente.
«Prego?», fece stupito.
«Hai capito benissimo. Voglio vedere il vero Krono, non questa maschera che ti sei costruito, quindi smettila di recitare, tanto qui non c’è nessuno a parte noi».
«M-m-ma m-m-mmaster non so veramente di cosa lei stia parlando, questa è la mia vera natura, io sono fatto così!», protestò cercando di usare una voce il più innocente possibile.
«Basta! Potrai ingannare anche quei mocciosi, ma non me!».
Krono cercò di farfugliare delle parole e delle frasi, balbettava mentre provava e inventarsi qualcosa, ma lo sguardo che Makarov gli lanciava era imperturbabile, non lasciava trasparire il minimo segno di cedimento.
Alla fine, si stufò.
Si bloccò, abbassò lo sguardo e espirò profondamente.
«Eheh, accidenti Makarov, se ne è accorto prima del previsto. Beh, dopotutto non potevo aspettarmi di meno da uno del suo livello e con la sua esperienza», il suo tono era completamente cambiato, ora era duro, serio e molto più profondo.
Si passò una mano sulla lunga frangia che gli copriva la parte destra del volto e la spostò sull’altro lato, si risistemò sulla sedia in modo da essere più comodo con la schiena inclinata indietro, le gambe accavallate e le braccia e incrociate.
Ora sembrava di avere a che fare con un’altra persona.
«Solo una curiosità, è stato rilasciare il mio vero potere che mi ha tradito o aveva già dei dubbi da prima?».
«Mi sei sembrato sospetto fin da subito. I tuoi atteggiamenti erano troppo tirati, sembrava che ostentassi quei comportamenti per attirate l’attenzione su di te per nascondere una seconda natura completamente diversa. Ma è stato vedere il tuo vero potere che mi ha confermato quello che avevo sospettato. Ammetto che non è male come idea, costruirsi una maschera di facciata e sbatterla in faccia agli altri così da poter nascondere meglio la propria vera identità».
«Bene, adesso che mi ha scoperto posso andarmene? Non credo che ci sia nient’altro da dire», fece per alzarsi ma Makarov lo bloccò.
«Fermo lì! Non abbiamo nemmeno incominciato!».
«Mpf, temevo che dicesse una cosa simile. Le dico fin da subito che non ho la minima intenzione di rivelarle la mia identità. Quindi si risparmi domande del tipo: chi sei? Da dove vieni? O robe del genere, capito?».
«Immagino che non mi dirai nemmeno qual è il tuo scopo o perché hai deciso di unirti a Fairy Tail?».
«Veramente questo posso dirglielo, il mio scopo è la vendetta contro chi in passato mi ha ferito e mi ha portato via tutto. Molti hanno già pagato, qualcuno è riuscito a salvarsi dalla mia furia ma le assicuro che pagherà presto. Il motivo per cui ho deciso di unirmi a Fairy Tail è stato del tutto casuale, mi serviva un lavoro per poter guadagnare qualche soldo così da poter continuare la mia ricerca. Volevo una gilda in cui il controllo era minimo e in cui non avrebbero fatto domande sul mio passato, Fairy Tail era in declino, quasi cancellata, la scelta è stata scontata».
«Quindi cerchi vendetta. E mi sembri anche il tipo disposto a qualunque cosa per ottenerla. Ma in genere chi segue questo cammino è destinato a sprofondare in un baratro di oscurità e violenza e poi difficilmente ne riesce ad uscire».
Krono lo guardava tranquillamente, sembrava che quel discorso non lo taccasse minimamente.
«Immagino che avrai anche compiuto gesti orribili. Dovrei espellerti dalla gilda».
«Fate qualunque cosa vi sembri giusta, è questo il metodo dei maghi di Fairy Tail!».
Makarov sgranò gli occhi.
Krono sorrise.
«Tempo fa era solito ripetere questa frase ai membri della gilda. Cos’è la regola non si applica a me?».
«Come fai a saperlo?»
«Non ha idea di quante volte me ne abbiano parlato in questi due anni, anche se non me ne è mai fregato nulla e ho sempre fatto finta di ascoltare a forza di sentire sempre le stesse cose le ho imparate. Questo le dà un’idea di quanto logorroici siano stati con me».
«La vendetta non è mai qualcosa di giusto».
«Dipende dai punti di vista. Non ho ottenuto giustizia per quello che mi è stato tolto, quindi mi faccio giustizia da me».
Makarov sospirò.
«Quindi il motivo per cui hai scelto Fairy Tail è davvero solo questo?».
«Si, glielo assicuro, non sono interessato né alla vostra storia né a nessuno di quei rompiscatole che se ne stanno di là».
«Lo voglio sperare…».
Whoooo.
Dal corpo di Makarov si scaturì subito un forte potere magico, tanto che la scrivania e le parteti della stanza tremarono.
«Perché se oserai torcere anche un solo a capello ai miei figli io…».
«Bwahahah!!», Krono scoppio a ridere così forte che sorprese lo stesso Makarov.
«Lei cosa?! Cosa?!», si alzò di scatto, si inclinò in avanti battendo le mani sulla scrivania facendogli frontino, guardandolo dritto negli occhi.
«Anche se avesse cinquant’anni in meno e fosse al massimo della sua forma non potrebbe nulla contro il sottoscritto! Quindi lei non ha proprio nulla per spaventarmi o intimorirmi, né le sue vuote minacce e neppure lo sfoggio del suo ridicolo potere magico!».
Makarov era rimasto basito di fronte a una simile sfuriata.
«Agghiacciante, sento il tuo istinto omicida crescere fino a prendere quasi forma».
Krono distolse un attimo lo sguardo, chiuse gli occhi e fece un profondo respiro.
«Mi perdoni Makarov», aveva un tono più gentile adesso, anche se tradiva un certo nervosismo, «credo di avere un po’ esagerato, è solo che non mi pace ricevere minacce, quindi se in futuro potesse evitare sarebbe meglio. Le ribadisco che non ho nulla contro i membri della gilda, quindi stia pure tranquillo».
Si alzò.
«Se nessuno di voi interferirà con i miei piani non ci saranno problemi. Se continua a non fidarsi mi espella pure, tanto non mi importa», fece per andarsene.
«Poco fa, durante la tua sfuriata non ho percepito solo rabbia, ma anche solitudine, disperazione e dolore. Ecco cosa ti spinge, che genere di uomo è mosso da queste emozioni? Tu ti senti in colpa per qualcosa».
Krono si voltò, chiuse gli occhi e sorrise.
Un sorriso spontaneo e autentico.
«Chi le dice che sono un uomo?».
Makarov sgranò gli occhi e rimase lì, immobile ad osservare il ragazzo uscire dal piccolo ufficio.
 
Krono uscì dal piccolo ufficio e si ritrovò nella grande sala della gilda.
Si accorse immediatamente che c’era qualcosa che non andava.
Tutti lo fissavano, c’era molta tensione nell’aria, specialmente da parte di Erza che lo guardava come se volesse attaccarlo da un momento all’altro.
Lui se ne era sempre fregato del giudizio e del parere altrui, a parte quello della sua famiglia, ma in quel momento tutti quegli occhi puntati su di lui, chissà perché lo stavano mettendo non poco a disagio.
Sudava freddo, aveva la gola secca, il cuore gli batteva all’impazzata, era nervoso, sentiva che stava per dare di matto.
“Che cazzo mi prende? Non è da me questo atteggiamento da femminuccia”.
L’unica cosa che voleva in quel momento era uscire da lì il prima possibile.
«Ehi, Krono!», una voce gentile lo chiamò.
Si girò e vide Mirajane sorridente che da dietro il bancone gli allungava un boccale di birra.
«Bevi, credo che tu ne abbia davvero bisogno».
Nel vedere il liquido fresco e schiumante che frizzava deglutì.
Si sedette e bevve a grandi sorsate finchè il boccale non fu svuotato, dopodichè lo appoggiò sul bancone ed espirò soddisfatto, solo in quell’istante si rese conto di quanta sete avesse.
«Buona?», gli chiese la ragazza con un sorriso.
«Wao, non ricordo l’ultima volta che mi sono gustato tanto una birra, mi ci voleva proprio, grazie Mirajane».
«Figurati, mi sei sembrato un po’ a disagio, quindi ho pensato che bere qualcosa ti avrebbe calmato».
«Si notava così tanto», disse guardando da un’altra parte, un po’ imbarazzato.
«Non hai nulla di cui vergognarti, non sei il primo a cui il master fa una ramanzina, usando anche il suo potere per incutere più soggezione».
«Ma dai. Questo mi conforta, ma non era quello il problema», si guardò un po’ intorno.
«Il problema è che tutti mi guardano come se avessero scoperto che sono l’infiltrato di una gilda oscura e stia cospirando per distruggere la gilda… ho reso l’idea?».
«Ehm… si, non hai tutti i torti, è solo che il tuo potere, quello che hai rilasciato prima, oltre all’aver ferito Natsu in quel modo ha messo un po’ tutti in allarme», sembrava un po’ a disagio per il comportamento dei suoi compagni, ma riprese subito la sua calma.
«Cerca di portare pazienza, dopotutto non ti conoscono ancora bene, è normale che siano sospettosi, considerando anche che non hai rilasciato un potere che si vede tutti i giorni e che non sei stato molto gentile con Natsu», gli lanciò un’occhiata severa, tanto che non poté fare a meno di distogliere lo sguardo.
«Beh, forse hai ragione pure tu».
«Mi fa piacere sentirtelo dire. Stai tranquillo domani nessuno ci farà più caso», chiuse gli occhi e sorrise nuovamente, un sorriso gentile e innocente che lo fece sentire bene, quella ragazza aveva un’insolita capacità di mettere le persone a proprio agio.
«Ok, ti ringrazio per la birra, ma è ora che vada. Mi serve un favore, appena viene recapitata la richiesta per una missione potresti mettermela da parte? È già da un po’ che non esco in missione e se fosse una missione lontana tanto meglio».
«Me lo hai già chiesto», gli rispose con un sorriso, «ci penso io, non preoccuparti».
«Bene, tanto meglio allora, ci si vede!», la salutò e si avviò verso l’uscita.
Si rese conto di non essere più agitato, il cuore non gli batteva più all’impazzata e non gli davano più fastidio gli sguardi degli altri componenti della gilda, ora stava bene, era tranquillo.
Mentre apriva la porta e usciva dalla gilda deglutì e sorrise.
“Quella birra era davvero squisita”.

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Capitolo 4
*** CRUDELTÀ ***


4. CRUDELTÀ
 
Krono camminava a passo spedito, allontanandosi sempre più dal centro di Magnolia, ad ogni passo che faceva il sacchetto pieno di Jewels che portava attaccato alla cintura tintinnava, si stava dirigendo verso la periferia della città.
Aveva fretta.
Dopotutto erano quasi due anni che attendeva quel momento.
Portava con sé, sulla spalla, la sua solita sacca, anche se stavolta sembrava più gonfia e pesante del solito.
Tirò fuori, da una tasca interna alla sua giacca, un foglio, era una richiesta per una missione. Diede una letta veloce, all’ordine, di nuovo, poi lo rimise dove lo aveva preso.
Era una semplice richiesta per una scorta, un nobile doveva andare a fare delle spese nella malfamata città di Denish, probabilmente acquisto di articoli sul mercato nero e aveva chiesto una scorta.
In genere il consiglio e il governo avrebbero dovuto bloccare ordini come quello, ma in genere chiudevano sempre un occhio se la richiesta veniva fatta a qualche piccola gilda insignificante e soprattutto se il committente avesse pagato una buona tangente al funzionario giusto. Dopotutto era così che il mondo girava, da ogni parte in qualsiasi paese, chi aveva soldi e potere poteva fare quello che voleva, questa era e rimaneva una verità immutabile.
Per lui, tuttavia, andava bene così, Denish si trovava abbastanza distante, inoltre aveva anche la scusa di poter esplorare una città in cui stimoli e vizi non mancavano. Avrebbe svolto l’incarico in un giorno e poi avrebbe potuto occuparsi della sua vera missione in tutta calma senza problemi.
Mirajane era stata proprio brava e tenergli quella specifica missione.
Ripensò a quella mattina.
Quando era entrato in gilda era stato accolto da un’atmosfera gelida, ovviamente lui se ne era fregato, figurarsi se gli importava quello che pensavo quei deficienti, eppure Mirajane lo aveva accolto come sempre, con un sorriso, chiedendogli come stava, porgendogli la missiva e gli aveva dato anche una rapida spiegazione.
A pensarci ora, era strano che il master non lo avesse espulso dopo quello che era successo il giorno prima.
“Chissà se ha raccontato, a qualcuno quello che ci siamo detti”?
Scosse la testa, se Erza avesse saputo il modo con cui si era rivolto al master lo avrebbe scuoiato vivo.  
Si fermò, era arrivato.
Guardò la locanda, una piccola osteria al confine della città, più in là c’erano solo le campagne e la strada sterrata.
Era lì che era solito incontrarsi col suo informatore, e quel giorno sarebbe stato l’ultimo.
Finalmente, dopo due anni la sua pazienza aveva dato dei frutti.
Entrò.
L’interno era quasi deserto e scarsamente illuminato, del resto a metà mattinata chi poteva esserci, l’ora della colazione era già passata da un pezzo ed era troppo presto per pranzare.
Si guardò intorno, c’erano solo due manovali seduti da un lato del bancone che discutevano con due bicchierini davanti, probabilmente stavano facendo una pausa, mentre dall’altro lato del bancone c’era un uomo con la testa tra le braccia appoggiato sul bancone, immobile, probabilmente uno che la notte prima ci aveva dato dentro ed era stato lasciato lì.
Spostò lo guardo verso una figura incappucciata seduta su un tavolo in fondo al locale, abbozzò un sorriso e vi si avvicinò, quando fu davanti al tavolo posò la sacca a terra e si sedette, guardò il bicchiere e la bottiglia di vino sul tavolo.
«Non mi spiego come mai in una bettola del genere ci sia del vino tanto buono», si portò il bicchiere di vino alle labbra e ne bevve un piccolo sorso, poi si fermò per gustarne meglio il sapore e poi lo finì con un secondo sorso. Aveva una voce profonda e saggia.
Poi si tolse il cappuccio, rivelando una lunga chioma grigia, delle sopracciglia folte, un naso pronunciato e un viso rugoso, segnato dall’età avanzata.
«Allora Wax? Hai quello che mi hai promesso?», lo incalzò, visibilmente agitato.
Il vecchio sospirò.
«Aah! Voi giovani d’oggi non avete più un briciolo di pazienza e questo vi rende dei gran maleducati. Posso capire che non ti interessa il mio amore per il buon vino, ma almeno abbi l’educazione di salutarmi».
«Sai bene da quanto attendo questo momento, l’ultima volta che si siamo incontrati mi avevi promesso una svolta e mi hai anche scritto di avere le informazioni che cercavo, quindi non ho voglia di perdermi in inutili chiacchere. Hai quello che cerco?».
Wax prese la bottiglia, si versò il vino nel bicchiere con tutta calma, atteggiamento che non fece che innervosire ulteriormente Krono, poi però si mise una mano in tasca e ne estrasse un biglietto che mise sul tavolo.
Appena lo vide Krono si irrigidì.
«Circa due anni fa se venuto da me chiedendomi di trovarti una certa gilda oscura, ho accettato senza problemi, quando lavoravo nell’esercito del consiglio era quello il lavoro della mia unità. Quando nonostante il mio parere contrario mi hanno obbligato alla pensione ho deciso di mettere su un’agenzia privata per continuare a svolgere l’unica cosa in cui ero capace e che mi piaceva. Ovviamente lavorare per i cittadini è molto diverso che lavorare per il consiglio, anche se talvolta venivano a chiedermi aiuto membri di gilde ciò non rendeva lo stesso il mio lavoro entusiasmante come un tempo. Poi sei arrivato tu», prese il bicchiere e bevve un altro sorso di vino.
«Non mi hai fornito nessun dato particolarmente utile per la mia ricerca, mi hai chiesto di riferirti anche i più banali indizi di gilde che potessero avere avuto rapporti con quella che cercavi, mi hai sempre pagato, nonostante non ti portavo grandi risultati. E devo ammettere che ho davvero sudato sette camicie, ho dovuto passare a setaccio l’intero continente, dato che non la trovavo ho pensato che non fosse una gilda oscura di Fiore, ho chiesto a tutte le mie conoscenze, vecchie e nuove, per un momento ho pensato anche che ti fossi sbagliato, dato che non solo non trovano informazioni sulla sua esistenza, ma nemmeno informazioni sul fatto che fosse mai esistita. Alla fine, però ce l’ho fatta», sospirò.
«Nelle ultime settimane c’è molta agitazione, non solo tra le gilde oscure, ma anche negli ambienti malfamati al di fuori dal mondo magico. Sono trapelate informazioni che solitamente rimangono segrete. Sembra che l’ultima gilda oscura dell’alleanza Balam, Tartaros si stia preparando a muoversi», nel sentire quel nome, lo sguardo di Krono che era sempre stato puntato sul biglietto si alzò.
«Vedo che la cosa sembra interessarti, ma prima che tu mi chieda qualcosa ti fermo subito, non so nulla al riguardo, anzi credo che nessuno lo sappia, probabilmente sono solo delle voci», mise un dito sul biglietto e lo spostò avvicinandolo a Krono.
«Li c’è scritto il luogo in cui si trova, il nome del master e della gilda sono confermati, sono gli stessi che mi hai detto tu, quindi puoi stare tranquillo. Demon’s Hand, nella mia lunga carriera non ho mai visto una gilda oscura meglio nascosta e più invisibile di questa. Hanno instaurato un regime di terrore nella zona sotto il loro controllo e corrompendo i politici e le forze dell’ordine si sono assicurati contro eventuali traditori o stolti coraggiosi che vogliono fare la cosa giusta».
Krono afferrò il biglietto, lo aprì e lesse cosa c’era scritto, gli angoli della sua bocca si piegarono all’insu in un ghigno crudele che metteva in mostra i suoi denti.
Wax non sembrava molto entusiasta a quella visione.
«Era ora», bisbigliò Krono con un filo di voce, poi si alzò, prese il sacchetto di monete e lo gettò sul tavolo.
«Ecco il compenso pattuito, dubito fortemente che ci rivedremo ancora, quindi grazie per il lavoro e addio», fece per girarsi e andarsene.
«Furia, rabbia, rammarico, perdita, vendetta, sono tutti stimoli incredibili che ti liberano la mente. Già in passato ho visto persone nella tua stessa situazione, anche se devo ammettere che nel tuo caso la loro concentrazione è decisamente anomala, tuttavia ogni volta che questi individui sono riusciti nel loro intento non sono più riusciti a tornare indietro. C’è chi dopo essersi vendicato ha superato tutta la sua rabbia e la sua tristezza ed è tornato tremendamente calmo, ma che in seguito si è tolto la vita, dato che una volta svanita la sua ragione di vita si è ritrovato svuotato, ma c’è anche chi ha continuato sulla strada fatta di male e oscurità, dato che non è stato più capace di ritornare quello che era. Ed è quello che temo che accadrà a te ragazzo, quando cominci a viverre nell’oscurità non sai fare altro, tutte le tue azioni sono guidate dal male».
«Può davvero chiamarsi male punire, dei criminali? La feccia di questo mondo».
«Intendi le gilde che ti avevo indicato? E che guarda caso sono state ritrovate tutte rase al suolo, con i loro componenti massacrati e alcuni anche con evidenti segni di torture? Per te quello significa punire i criminali? A me sembravo solo omicidi insensati. Sentimi bene ragazzo, puoi reprimere la rabbia o gettarla in faccia a qualcuno, ma puoi anche metterti l’animo in pace, consegnare quelle informazioni a chi di dovere e lasciare che sia fatta giustizia».
«Questo è letteralmente impossibile. Hai fatto un buon lavoro a raccogliere le informazioni che ti avevo chiesto, ma di cosa farci è una mia decisione», si allontanò.
«La strada delle tenebre è troppo ardua per un essere umano, riuscirai a conservare la tua umanità?».
«Le parole essere umano e umanità non sono adatte per il sottoscritto, addio Wax». 
 
Nella gilda Demon’s Hand il frastuono delle risate e delle urla era la prassi.
Ogni tanto iniziava una rissa e qualcuno si ritrovava sempre a volare di qua o di là.
La gilda era piuttosto lurida, il pavimento sporco e incrostato, le ragnatele che si estendevano sulle travature del soffitto e le superfici completamente impolverate.
Gustav, il master della gilda se ne stava seduto sul tavolo al centro della sala a bere birra. Era un tipo ben messo, il petto e le braccia muscolose però stonavano con l’enorme pancia, probabilmente il risultato di un eccessivo consumo di alcol. Non aveva capelli, il cranio pelato però non mostrava alcuno segno di ricrescita, portava due baffi che scendevano ai lati delle labbra per congiungersi con il pizzetto sul mento. Indossava una canottiera nera che metteva in bella mostra quattro grandi cicatrici che partivano dalla spalla destra e poi scendevano in basso verso il fianco sinistro.
Un uomo con i capelli neri, alto e snello, con il viso ossuto e lungo gli si avvicinò e si inginocchiò davanti.
Gustav si porto alla bocca il boccale di birra e in pochi secondi se lo scolò completamente, appena l’ebbe svuotato lanciò un fortissimo rutto.
«Dimmi Viper, che notizie porti? Il contadino ha pagato il pizzo? So che aveva dato problemi per il fatto che abbiamo aumentato il prezzo».
«Ha continuato a protestare fino all’ultimo, ma poi ha pagato».
«Ho notato che negli ultimi tempi sta dando dei problemi, le ultime volte ha pagato in ritardo e stavolta ha anche avuto il coraggio di protestare».
«Abbiamo sopportato solo perché è quello con i maggiori terreni, ma credo che si stia un po’ allargando».
«È ora di fagli capire come stanno le cose, prima che si faccia venire qualche strana idea in testa. Se non sbaglio ha due figlie?».
«Corretto e sono anche due gran belle fighe».
«Eheheh, bene credo che dopo molto tempo si giunta l’ora di uno stupro di gilda».
Viper sorrise: «è passato tempo dall’ultima volta master, gli uomini ne saranno felici e quello stupido contadino imparerà una lezione a caro prezzo».
«Sempre che questa volta le puttanelle sopravvivano, ti ricordi come è andata a finire l’altra volta?».
«Quella volta la vittima era una sola e aveva solo sedici anni, questa volta avremmo a disposizione una ragazza di diciannove anni e una di ventitré, vedrai che nessuno rimarrà col cazzo in mano».
«Beh, non mi pare che l’altra volta il fatto che la ragazza fosse morta abbia impedito a qualcuno di farsi la sua scopata».
«Già è vero…muahaha! È comunque morta facendo il suo dovere di donna, la sua vita non è di certo andata sprecata, muahah!».
«Ahahah! Bene, domani parti subito dopo pranzo e valle a prendere».
«Agli ordini».
«Signori miei!!», la sua voce si diffuse in tutta la grande sala, «domani dopo tanto tempo avremo finalmente un nuovo stupro di gilda!».
Urrà e grida di gioia di diffusero all’istante.
Ma ad un tratto il portone dell’ingresso si spalancò.
Tutti si ammutolirono.
Un ragazzo dai lunghi capelli neri entrò nella gilda, fece qualche passo poi si bloccò, il suo sguardo vagava qua e là, come quello di un bambino che entra per la prima volta in un parco divertimenti.
«E tu chi cazzo sei?», gli chiese Gustav.
Lo sguardo del ragazzo incrociò quello del master e poi si pietrificò.
Abbozzò un mezzo sorriso di incredulità, il suo sguardo era puntato su di lui ma era come se non lo vedesse. Prese ad avvicinarsi, barcollando, sembrava quasi un ubriaco.
«Finalmente… ti ho trovato», parlava con un suono di voce appena percettibile.
Gustav perse la pazienza, nel vedere quella scena pietosa.
Come era possibile che un tipo del genere era riuscito ad arrivare nella loro gilda?
Non importava, voleva solo che sparisse dalla sua vista, in fondo doveva trattarsi solo di un malato di mente.
«Levatemi questo pezzente dalla vista!».
Uno dei suoi uomini, gli si avvicinò da dietro per prenderlo.
«Ehi tu! Idiota ha sentito il master?!».
Ma il corvino lo ignorò.
Allora spazientito l’uomo reagì.
«Ascoltami!», gli sferrò un pugno da dietro, ma il tipo strano evitò il colpo, spostandosi leggermente all’ultimo momento, senza neanche voltarsi, come se avesse avuto gli occhi sulla nuca.
Preso alla sprovvista da quella reazione l’uomo di Gustav perse l’equilibrio e si sbilanciò in avanti, stava quasi per cadere ma il corvino materializzò una pistola e la portò sotto il suo mento, per permettergli di riprendere l’equilibrio e non cadere.
Bang!
Vide uno schizzo di sangue uscire da sopra la testa del suo uomo, le sue pupille spostarsi verso l’alto fintanto che gli occhi non divennero bianchi e piansero delle lacrime di sangue, per poi cadere all’indietro.
Un’ondata di gelo di diffuse all’istante.
Gustav rimase di sasso, aveva ucciso una persona senza un attimo di esitazione, nascondendo il suo istinto omicida alla perfezione, era passato come uno stupido qualunque, ma quello non era una persona normale.
«Non potete immaginare da quanto vi sto cercando Demon’s Hand», aveva cambiato completamente atteggiamento, se prima sembrava un ubriaco capitato lì per caso ora sembrava un vero e proprio pazzo psicopatico. Il suo viso era contratto in un ghigno crudele e il fatto che parte dello stesso fosse anche nascosta dalla lunga frangia di capelli non faceva altro che aumentare il senso di inquietudine che trasmetteva.
Sorrideva mostrando quasi tutti i denti e la sua lingua continuava a uscire dalla bocca per leccarsi le labbra. Gustav notò che quella lingua sembrava più lunga del normale.
«Ma da dove è sbucato un tipo simile?», gli chiese Viper.
«Non ne ho idea, ma voglio che sparisca il prima possibile. Noi siamo la gilda Demon’s Hand, una delle gilde oscure più potenti e con maggior controllo sul territorio che ci siano in tutta Ishgar, è inconcepibile che un tipo faccia irruzione in questa maniera nella nostra sede!».
«Ammetto che non è stato affatto facile trovarvi. Una gilda situata in cima ad una montagna, costruita dentro una caverna e per di più in una zona così poco densamente popolata. Ma adesso sono qui e oggi sarà la tua fine Gustav», adesso il tono del corvino era cambiato, emanava una grande rabbia e un fortissimo odio, il suo istinto omicida, che prima era rimasto del tutto nascosto, ora sembrava quasi che stesse per materializzarsi.
«T-tu mi conosci?», fece stupito Gustav.
Come era possibile, non aveva mai lascato alcuna traccia, si era sempre mosso nell’ombra, non aveva mai preso parte a nessuna operazione da quando aveva fondato la gilda, se non in un caso particolare, aveva sempre usato intermediari o prestanome per svolgere le sue trattazioni sul mercato, sia che si trattasse di droghe armi o prostituzione, eppure quel ragazzo sapeva chi era, come cazzo era possibile?
«Io mi chiamo Krono Darkstar, non dirmi che il mio cognome non ti ricorda niente?».
Gustav ci pensò per qualche secondo e poi sgranò gli occhi.
«N-n-nnon è-è possibile? Da-D-Darkstar, quindi tu s-sei quel…», era sbiancato, aveva iniziato a sudare freddo e la sua frequenza cardiaca era accelerata di colpo, non era agitato, provava paura.
«Si esatto, sono quello che ti ha lasciato quelle cicatrici sul petto».
Un brivido freddo gli salì lungo la schiena.
«Uc-u-uccidetelo! Uccidetelo ora! Subito!».
Viper si mosse immediatamente si portò subito davanti a Krono ed estrasse il suo coltello da dietro la schiena.
Krono soffocò una risatina.
«Mi vuoi affrontare con quello stuzzicadenti?».
Ad un tratto un cerchio di magia si materializzò sopra il coltello che si ingrandì trasformandosi in una spada.
«Mmp, questo è più sensato».
Viper si gettò contro l’avversario che reagì evocando un fucile.
Clang!
La spada di Viper si scontrò con una lama sotto la canna del fucile, Krono ruotò l’impugnatura del fucile e prese a maneggiarlo come se fosse una spada.
Clang! Swiss!
I due avversari iniziarono un combattimento con le lame, nessuno riusciva a penetrare le difese dell’altro.
Viper era il migliore nell’uso dell’arma bianca dell’intera gilda, non avrebbe avuto problemi con uno che solitamente combatteva usando le pistole.
Eppure, l’atteggiamento di Darkstar era fin troppo rilassato.
«Non sei male sai, però se paragonato all’orco in gonnella della mia gilda non vali proprio niente?».
«Di cosa stai parlando?», Viper fece un balzo all’indietro tirò indietro la spada e poi lanciò un fendente, la lama si allungò, Krono ne fu sorpreso ma riuscì comunque a parare il colpo. Ma subito dopo averlo parato la lama riprese ad accorciarsi e Viper seguendone il movimento venne lanciato contro il suo avversario e gli assestò un forte calcio che fu prontamente parato da quest’ultimo usando la cassa del fucile.
Krono si allontanò di un poco per prendere le distanze.
«Mi piacerebbe restare qui a giocare con te, ma è da troppo tempo che attendo questo momento, quindi vediamo di farla finita», Krono scattò in avanti, con una velocità tale che sorprese Gustav ma anche Viper, che si ritrovò spiazzato dal quel repentino cambio di velocità.
Slash.
Gustav si accorse che la testa di Viper non era più al suo posto, si accorse che stava volando, staccata dal suo collo.
Krono ruotò l’impugnatura del fucile e lo allungò alla sua sinistra, attese che la testa di Viper cadendo entrasse nella traiettoria di fuoco del fucile e poi sparò.
Bang!
La testa dell’uomo di Gustav sparì in una piccola nube di fumo e quando si dissolse tutto ciò che era rimasto era una sottile polvere nera che sparì cadendo a terra.
«Non ho tempo di affrontarvi uno alla volta, attaccatemi in massa così la finiamo in fretta, su».
Gustav sentì la rabbia risalirli dal corpo e fargli irrigidire i muscoli.
«Ammazzatelooo!!».
Tutti i membri della gilda si gettarono addosso all’intruso che rimase immobile, attese fino all’ultimo, poi materializzò due fucili mitragliatori. Li riconobbe quelle erano due mitragliatrici leggere M249. Come potava sperare di muoversi in mezzo ad una massa di gente che voleva fargli il culo con quei due bestioni.
Ma il ragazzo saltò in alto, portandosi verso il soffitto dell’edificio.
Il fatto che nonostante il peso e l’ingombro delle armi si fosse riuscito a muoversi così bene lo sorprese.
«I miei Terrocon adorano sparare sulle folle, eheh!».
TATATATATATAT!
I membri della gilda vennero tutti crivellati colpi, in pochi istanti morirono tutti.
Gustav aveva già visto dei fucili come quelli all’opera, ma una potenza di fuoco e una cadenza di tiro simili non erano normali per delle armi tradizionali.
«Ma lo sono per delle armi ability».
Krono riatterrò sul terreno pieno di cadaveri e pozze di sangue che si stavano accrescendo. Non appena posò i piedi per terra le armi che aveva sotto braccia sparirono.
«Bene, siamo rimasti solo noi du…whaam!», un potentissimo pugno lo colpì sul lato sinistro del volto e lo fece volare per qualche metro mandandolo a sbattere per terra.
«E va bene ti farò fuori personalmente».
Krono si tirò su, si passò il dorso della mano a fianco della bocca per pulirsi il rivolo di sangue e poi sputò in grumo di sangue e saliva.
«Niente male», guardò attentamente il suo avversario, sembrava un po’ più grosso, i suoi muscoli si erano ingrossati.
«Una magia per aumentare la propria forza fisica, in pratica una magia di incantamento, non se ne vedono molte in giro, specialmente su individui come te. Infatti, scommetto che sei capace di agire solo sulla tua forza fisica, non sei in grado di modificare in alcun modo il potere magico, la resistenza e la velocità».
«Non ne ho alcun bisogno».
«Lo immaginavo, sei distante anni luce dal livello di Wendy».
«Ti faccio vedere io», un cerchio magico comparve sul pavimento, proprio sotto i suoi piedi e i suoi muscoli iniziarono a crescere ancora, divenne ancora più grosso.
«Di te rimarrà solo una poltiglia di carne».
Krono abbozzò un mezzo sorriso.
«Non credo proprio».
Gustav gli si gettò addosso, caricando il pugno destro e quando gli fu abbastanza vicino colpì, ma Krono si spostò leggermente ed evitò il colpo. Il pugno di Gustav distrusse il pavimento creando anche un piccolo buco. Il master non si fermò estrasse il braccio dal pavimento e prese a sferrare pugni a destra e a manca per ferire l’avversario che però evitava ogni singolo pugno con una facilità incredibile.
Ad un tratto Krono estrasse una pistola, evitò un altro pugno e poi fece fuoco, il proiettile di energia colpì Gustav in pieno petto, che accusò il colpo tanto che appoggiò un ginocchio per terra.
«Anf, pensavi che un colpo tanto misero potesse ferirmi?».
«Veramente no. Sapevo che tutti quei muscoli ti avrebbero anche dato una maggiore resistenza».
«Ecco il motivo per cui non mi servono altre magie di incantamento».
«Invece ti farebbero comodo. Hai ingrossato troppo i tuoi muscoli. A causa di questa eccesiva massa muscolare la tua velocità si è ridotta drasticamente, non sei riuscito a colpirmi nemmeno una volta e non mi sono neanche dovuto impegnare particolarmente per schivare i tuoi pugni, inoltre a causa della pessima forma fisica stai già ansimando. Negli ultimi quattro anni avresti dovuto allenarti di più e bere meno».
«Sta zitto!», gli si lanciò contro.
Krono fece sparire la pistola e materializzò un altro fucile d’assalto, più corto delle mitragliatrici che aveva usato prima, tanto che riusciva a tenerlo tranquillamente con una mano sola.
Bang.
Sparò una sfera di energia che colpì Gustav e poi esplose, facendolo volare all’indietro. Gustav però si rialzò subito ma un dischetto di metallo lo colpì alla spalla e vi rimase attaccato. Prima che potesse capire cosa stesse succedendo una scarica di corrente elettrica fuoriuscì dal dischetto, tentò di strapparselo via ma prima che potesse farlo un altro dischetto lo prese in petto e altri ancora sulle braccia, le gambe e uno anche sulla fronte. La corrente rilasciata da tutti i dischetti insieme fu tale che Gustav si ribaltò all’indietro iniziando a contorcersi e a gemere per il dolore mentre la sua magia di incremento muscolare di annullava.
Krono gli si avvicinò tranquillamente, orgoglioso e divertito nel vedere quello spettacolo.
Quando gli fu abbastanza vicino lo colpì violentemente sulla tempia col calcio del fucile facendogli perdere conoscenza.
 
Krono se ne stava fermo e immobile a osservare Gustav steso sul pavimento, col le braccia allargare, bloccate completamente, insieme a gambe e collo dai ferri che aveva sparato con la sua arma.
Sorrise.
“Adesso viene la parte divertente”.
Era da un po’ di tempo che non torturava qualcuno e questa volta avrebbe torturato uno dei responsabili della strage di quattro anni prima.
Finalmente la sua pazienza era stata ripagata.
«Bene si comincia, è ora si svegliarsi!», diede un forte calcio in faccia a Gustav per fargli riprendere conoscenza, questi emise un rantolo e poi aprì gli occhi.
Ci mise poco a rendersi conto della situazione in cui si trovava.
«Tu», gli disse furente di rabbia.
«Ho bisogno di farti delle domande».
«Vaffanculo brutto bastardo figlio di puttana!».
«Eheh, immaginavo una risposta simile».
Gustav provò ad esercitare forza per schiodare quei ferri dal terreno per liberarsi, ma non ottenne alcun risultato.
«È inutile sono progettati per bloccare creature molto più forti di un semplice essere umano… fuu, sono stanco di ripeterlo ogni volta».
«Sicuro? Mi basterà aumentare la mia forza e mi libererò immediatamente».
«Che aspetti allora, prego».
Ma Gustav non si mosse.
«Lo sapevo hai bisogno di un certo tempo per poter riusare quella tecnica. Le magie di incantamento sono sempre state tra le più complicate, il fatto che un tipo rozzo e ignorante come te ne conoscesse una era già troppo strano», prese la sua sacca e la poggio a terra, allentò il cordino e poi la aprì abbassando la stoffa per non dover sollevare quello che c’era dentro.
«Sai negli ultimi due anni ho usato diversi metodi di tortura per estorcere informazioni alle mie vittime: ho usato pinze, tenaglie, coltelli, la classica tortura dell’acqua, ho usato anche le mie pistole. Ho sparato addosso alle vittime, in posti che non le hanno uccise ma che gli hanno fatto desiderare che l’avessi fatto, uh uh. Comunque, la tortura con la corrente rimane la mia preferita, nonché quella più efficacie».
Dentro la sacca era contenuta una strana scatola rettangolare di vetro, abbastanza ingombrante con al suo interno una specie di energia elettrica.
«Una lacrima?», fece sorpreso Gustav.
«Una elettro-lacrima per l’esattezza. Ho saputo che qualche anno fa un mio compagno di gilda ha usato dispositivi simili per provare a distruggere la sua città e gli abitanti, non ho la più pallida idea di quale fosse il suo scopo o la motivazione che lo spingesse ad agire, me l’hanno detta ma credo di essermela scordata. A quel tempo quel tipo aveva dei problemi… di natura sociale diciamo», mentre parlava aveva iniziato a tirare fuori dalla sacca dei morsetti con cavo e delle bacchette di metallo appuntite, ricordavano quasi dei ferri da maglia.
«Gilda, vuol dire che tu appartieni ad una gilda della luce?».
Krono fece una piccola smorfia: «mmh, beh, si, diciamo di sì».
«Ma allora perché stai facendo questo, hai massacrato tutti i membri della gilda anziché renderli inoffensivi per poi chiamate l’esercito del consiglio e farci arrestare», la sua voce stava iniziato a lasciar trasparire una certa preoccupazione.
«Bwahahah! Ma tu credi che io sia qui per conto della mia gilda o del consiglio? Per una missione ufficiale? Ahahah!».
Appena terminò di ridere divenne serio tutto d’un tratto.
«Sono qui solo per te e per radere al suolo questa gilda», adesso la sua voce invece trasmetteva una grande cattiveria, lo guardava come un predatore guarda la sua preda.
«Comunque ti stavo parlando dell’elettro-lacrima», ora invece il suo tono era tornato serio e tranquillo, tutti queste variazioni di atteggiamento in così breve tempo non fecero altro che innervosire ulteriormente Gustav.
«Le lacrime che aveva usato erano molto più grandi di questa e appena venivano distrutte rilasciavano il loro potere su chi le aveva rotte sotto forma di una scarica elettrica, un essere umano normale sarebbe anche potuto morire per una scarica del genere ma i maghi, come noto, hanno una resistenza fisica superiore a quella delle persone normali quindi al massimo avrebbero potuto perdere conoscenza».
«Vuoi rompermi quella lacrima addosso per farmi parlare?».
«Sarebbe inutile, al massimo sverresti di nuovo, senza considerare che questa lacrima contiene un po’ meno energia delle altre di cui ti ho parlato».
«Sarò anche fuori forma ma sono sempre un mago, quindi il mio corpo è resistente».
«Vale anche per l’interno del tuo corpo?», Krono afferrò le bacchette appuntite e si inginocchiò sopra la testa di Gustav in modo che quest’ultimo non riuscisse a vederlo a meno che non alzare la testa.
«Che vorresti dire?».
«Voglio dire che il corpo dei maghi è resistente per permettergli di resistere ad attacchi esterni, ma non l’interno, l’interno ha le stesse caratteristiche di un corpo normale. Quindi se facessi fluire la corrente verso l’interno, il mago soffrirebbe allo stesso modo di una persona normale, perciò il fatto che questa lacrima sia più debole della altre è del tutto irrilevante perché è comunque un efficacie strumento di tortura».
Slaaashh!
Le grida di dolore di Gustav si propagarono per tutta la gilda.
Krono aveva conficcato i due ferri nei suoi polsi, poi si alzò e collegò i morsetti da un lato ai ferri e dall’altro ad un bastoncino che poi inserì in una apposita cavità sulla cima della lacrima.
«Bene master Gustav, vuoi dirmi per quale motivo la tua gilda ha attaccato e distrutto il villaggio Rido sei anni fa e chi era quello strano tipo col mantello di piume nere che vi guidava?».
Gustav sgranò gli occhi un momento per la sorpresa ma poi la sua espressione si irrigidì nuovamente.
«Vaffanculo brutto bastarghaaaa!!!».
Krono aveva premuto un pulsante sulla lacrima e da questa la corrente aveva iniziato a fluire tramite i morsetti e poi i ferri nel corpo di Gustav che fo scosso da spasmi e forti tremori. Inizialmente Gustav cominciò a urlare ma dopo qualche secondo si tacque, impossibilitato ad emettere grida ma solo suoni strozzati di dolore.
Dopo qualche secondo, che per Gustav doveva essersi trattato di un lasso interminabile di tempo, Krono premette nuovamente il pulsante, interrompendo il flusso di corrente.
Gustav ansimava.
«Allora vuoi rispondere alla mia domanda?».
«Io, anf, ti uccidarghaaa!!».
La scena si ripetette, Krono stette lì a guardare il corpo della sua vittima tremare battendo sul lurido pavimento della gilda per quasi un minuto. Quando interruppe il flusso di corrente il corpo di Gustav era fradicio di sudore, il suo petto si alzava e si abbassava con grande frequenza.
«Sai, per come ho regolato il flusso di corrente dalla lacrima e considerando la quantità di energia contenuta nella stessa, ho stimato che se lascassi premuto il pulsante il dispositivo continuerebbe a rilasciare corrente nel tuo corpo per circa cinquantasei minuti… tò facciamo cinquanta, ma dall’effetto che questa tortura ha su di te dubito fortemente che se lascassi l’interruttore premuto sopravvivresti per più di un quarto d’ora».
Gustav lo guardava, nel suo sguardo ora anche la preoccupazione aveva iniziato a tramutarsi in paura.
«Quindi te lo chiedo un’altra volta e vedi di rispondermi, altrimenti me ne vado lasciando attaccato l’interruttore e dubito fortemente che possa arrivare qualcuno in tuo soccorso. Non c’è rimasto nessuno in questo edificio a parte noi e per scalare la montagna per arrivare fino qua ci vuole circa un’ora a meno che qualcuno non usi la magia o che lo faccia di corsa».
Ora che si stava rendendo conto meglio della situazione Gustav era visibilmente spaventato.
«Perché avete attaccato il villaggio Rido e chi era il tipo che vi guidava?».
«Anf anf… si chiama M-Ma-Malphas».
Lo sguardo di Krono si accese.
«Malphas e chi diavolo sarebbe?».
«U-un demone… di T-tar-Tartaros».
«Tartaros? La gilda oscura? Si questo l’avevo già scoperto, mi ricordo del simbolo. Quello che voglio sapere è per quale motivo vi ha fatto attaccare il villaggio e dove lo posso trovare?!».
«I-io… anf, anf… non lo s-so».
Krono abbassò lo sguardo e sospirò.
«Pessima risosta», avvicinò il dito all’interruttore.
«Nooooo!!», gridò disperato Gustav, ma fu inutile.
La correte fluì nuovamente nel suo corpo.
Stavolta Krono si inginocchiò e rimase lì a osservare la sua vittima. Era soddisfatto del fatto che l’interrogatorio stesse dando finalmente qualche risultato, inoltre si stava anche divertendo. Guardare quell’individuo soffrire a quella maniera, vedere il suo sguardo disperato e terrorizzato gli stava dando un senso di gioia e appagamento che da moltissimo tempo non provava più.
Ad un tratto gli spasmi del corpo di Gustav si ridussero, dalla sua bocca non uscirono più rantoli di dolore ma solo suoni strozzati, i suoi occhi erano completamente bianchi, le pupille erano scomparse mentre dalla bocca aveva iniziato a fuoriuscire una schiuma bianca. Krono si accorse che non sapeva da quanto tempo l’interruttore fosse acceso, si era perso nei propri pensieri e aveva perso del tutto la cognizione del tempo.
Staccò l’interruttore.
Ormai Gustav era sdraiato in una pozzanghera di sudore.
Sembrava sul punto di perdere conoscenza, allora Krono andò al bancone riempì una caraffa d’acqua che poi gli rovesciò addosso. Gustav come rianimato prese a tossire e a boccheggiare in cerca di ossigeno, come se avesse trattenuto il fiato fino a quel momento.
«Allora? Sto perdendo la pazienza».
«Anf…anf, anf, ti… anf che non lo so… anf. Prima di allora non aveva mai avuto contatti con noi. Anf, anf, un giorno si presenta in gilda questo tizio inquietante, dice di appartenere alla gilda oscura di Tartaros e di avere un lavoro per noi».
«E voi ovviamente avete accettato senza pensarci su due volte, dico bene?».
«Ma certo. I membri di Oracion seis erano stato arrestati, Grimoire Heart era scomparsa senza lasciare traccia, Tartaros era l’unica gilda dell’alleanza Balam ad essere rimasta, ingraziarcela ci avrebbe senza dubbio permesso di ottenere prestigio e potere».
«E così è stato?».
«Appena prima della missione abbiamo ricevuto il compenso che ci era stato promesso, non ci ha mai detto quali erano le sue ragioni e dopo di allora quel demone non si è fatto più vedere né sentire, non ho avuto mai più notizia di lui né di Tartaros».
Krono abbassò lo sguardo deluso e amareggiato.
«Quindi è veramente tutto qui? Non posso crederci», si avvicinò all’interruttore e Gustav fu preso dal panico.
«No! Aspetta! I-i-io non so veramente nulla! Io non lo so! Dovresti essere un buono perché stai facendo questo?!».
Ma Krono non si fermò.
«Solo perché appartengo ad una gilda regolare dovrei essere per forza buono e gentile, che stupidata. Ho le mie ragioni per fare ciò che faccio».
«Aspetta! Aspettaaaa! Ti prego! Ti pregoooo! Nooooo!!».
Krono però all’ultimo istante si bloccò.
Rivolse il suo sguardo verso Gustav, ormai in preda al terrore e alla più cupa disperazione.
«Ti credo master Gustav».
L’espressione di Gustav per un attimo si rilassò.
Poi Krono chiuse gli occhi e sorrise.
«Ma questo non basterà a salvarti», gli disse con tono divertito.
Gustav spalancò la bocca per l’incredulità e per il terrore mentre la disperazione si fece largo nel suo sguardo.
Krono premette il pulsante.
Gustav lanciò grida di dolore a pieni polmoni mentre Krono si allontanò e uscì dalla gilda.



 
Note dell’autore
Buongiorno a tutti!
Ogni tanto è giusto che mi faccia sentire.
Allora, Krono ha finalmente rivelato la sua vera natura, ma vi assicuro che i segreti e misteri sul suo conto non sono ancora stati rivelati tutti.
Già dal prossimo capitolo ci saranno nuove rivelazioni ed entrate in scena interessanti, dovete solo portare pazienza.
Ulteriore info: con questo capitolo si conclude la prima parte della storia, l’introduzione per così dire, dal prossimo capitolo inizia la fase parallela al Gran Palio della magia (si avete letto bene), mi scuserete ma Dai Matou Enbu non riesco proprio a farmelo piacere. Inoltre, col prossimo capitolo inizierò a pubblicare due volte a settimana.
Pubblicherò al martedì/mercoledì e poi sempre al sabato.
Infine, voglio ringraziare tutti coloro che hanno letto silenziosamente.
Un ringraziamento particolare a Deidara7 e a Sissi1978 per le sue regolari recensioni.
Spero che la storia possa continuare ad interessarvi.

 

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Capitolo 5
*** COMPAGNO ***


5. COMPAGNO
 
Krono camminava tranquillamente lungo il sentiero pianeggiante, alle pendici della montagna.
Dopo essere uscito dalla gilda oscura, ed aver lasciato il master Gustav al suo destino era sceso in tutta calma. Ora si stava dirigendo alla città più vicina per prendere un treno o un qualsiasi altro mezzo che lo riportasse il più velocemente alla gilda.
Di sicuro la sua lunga assenza era stata notata, ma mentre i membri che lo conoscevano vi erano abituati quelli che non lo conoscevano invece no.
Di certo non aveva voglia di inventare scuse assurde per giustificare la sua lunga assenza, specialmente con quella rompiscatole di Erza.
Per un attimo si fermò e guardò il cielo. A giudicare da quando era uscito dalla gilda Demon’s Hand dovevano essere già passati almeno quaranta minuti, questo voleva dire che Gustav era ormai morto da un bel pezzo.
Sorrise nel pensare al suo corpo privo di vita steso sul pavimento gelido della gilda, percorso da spasmi a causa della corrente che ancora vi fluiva dentro, circondato dai cadaveri dei suoi compagni, col volto contratto in una smorfia di dolore e probabilmente con della schiuma bianca che gli fuoriusciva dalla bocca.
“Ha avuto quello che si meritava, la giusta punizione per i suoi peccati, ora non rimane altro che aspettare che Malphas venga allo scoperto e una volta sistemato lui la mia vendetta sarà completa”.
Aprì la bocca per l’eccitazione, tirò fuori la lingua e si leccò le labbra: prima quello inferiore e poi quello superiore mentre riprendeva il cammino.
Ma un senso di disagio lo invase subito.
Stando a quanto aveva detto Gustav, Malphas da allora non si era fatto più rivedere, quindi non aveva alcuna garanzia che se avesse aspettato sarebbe comparso dal nulla.
Avrebbe dovuto agire diversamente.
Ma come?
Mentre camminava assorto nei suoi pensieri notò subito però tre individui incappucciati che si stavano dirigendo verso di lui. Restò fermo ad osservarli avvicinarglisi. Si fermarono a pochi passi da lui.
«Appartieni alla gilda Demon’s Hand?», gli chiese l’individuo al centro, dal tono della voce era sicuramente un uomo. Krono provò a guardarlo meglio per cercare di scorgerne il viso sotto il cappuccio ma riuscì a malapena a vedere qualche segno rosso sulla guancia destra.
«No mi dispiace, ma io appartengo ad una gilda regolare», gli rispose con un tono tranquillo e sorridendo.
Osservò il simbolo sul suo vestito: l’immagine di una testa con sopra un cappello da strega.
«Posso chiederti cosa ci fai in una zona, disabitata e sperduta come questa?».
«Non sono affari che ti riguardano»
«Allora ti chiedo di allontanarti, da questo posto, la situazione si farà un po’… movimentata», gli intimò l’uomo.
Krono sorrise.
«Guarda che so chi siete, Crime Sorciere, avete distrutto molte gilde oscure, ho sentito parlare di voi. Se siete qui per occuparvi di Demon’s Hand sappiate che ci ho già pensato io a farli fuori tutti, dal primo all’ultimo».
La persona di fronte a lui alzò lievemente il capo e le due figure dietro si guardarono.
«Tutto da solo?», chiese una delle due con un tono stupito, una ragazza dalla voce.
«Esatto!», rispose Krono compiaciuto.
«Gli hai uccisi tutti?», chiese l’altra figura, un’altra ragazza ma con una voce più matura.
«Precisamente, è stato divertente. Comunque, non c’è bisogno che mi ringraziate», fece per riprendere il cammino.
«Aspetta!», l’uomo lo fermò.
«Alle gilde legali è severamente vietato entrare in contatto con quelle oscure, a meno che non vengano emanati ordini speciali da parte del consiglio, ma non mi risulta che ce ne siano stati, quindi questo vuol dire che ti sei mosso di tua iniziativa, è corretto?».
«Corretto», gli fece eco il corvino.
«E non solo, dici di aver massacrato tutti i membri della gilda», fece una breve pausa.
«Negli ultimi due anni abbiamo trovato otto gilde oscure completamente distrutte, i cui membri erano tutti morti, uccisi, spesso in modo barbaro e in alcuni casi alcuni presentavano anche segni di torture, non mi dir…».
«Sono stato io», rispose Krono con molta naturalezza, senza scomporsi minimamente.
«Perché hai fatto una cosa del genere?», gli chiese la ragazza più bassa con tono più sconcertato che stupito.
«Non vi riguarda. E poi non capisco tutto questo interesse, ho fatto parte del vostro lavoro senza chiedere nulla, dovreste solo ringraziarmi».
«Noi abbiamo distrutto molte gilde oscure negli ultimi tempi questo è vero, ma non abbiamo mai ucciso nessuno. Ci siamo solo limitati a catturargli per permettere all’esercito del consiglio di arrestarli», la ragazza alta aveva un tono serio quasi seccato.
«Sei un membro di una gilda della luce eppure ti comporti come un mago malvagio, se continuerai su questa strada dovrem…».
«Dovreste cosa?», gli chiese interrompendolo, passandosi una mano sulla frangia in modo da scoprire completamente l’occhio destro per guardarlo meglio. Aveva assunto un’espressione truce, socchiudendo leggermente gli occhi e piegando gli angoli della bocca in un mezzo sorriso.
«Non credo che tu sia nella condizione di farmi delle critiche o di minacciarmi, Gerard Fernandes».
Gerard alzò la testa per guardarlo più attentamente.
«Sai chi sono?», chiese sorpreso.
«Ho sentito parlare spesso di te dai miei compagni di gilda, della battaglia alla Torre del Paradiso, di quella contro Oracion Seis e soprattutto del tuo rapporto con Erza».
Gerard si tolse il cappuccio, aveva un’espressione sconcertata sul volto.
«T…tu?».
«Appartieni a Fairy Tail?!», chiese la ragazzina piccola, il suo tono manifestava un grande stupore.
«Ottima deduzione, vedo che anche tu la conosci», gli rispose Krono chiudendo gli occhi e sorridendogli.
«Impossibile! Fairy Tail è una gilda di maghi buoni e gentili non accoglierebbero mai un assassino come te», gli disse la ragazza più alta.
«Loro non sanno niente di me, mi sono costruito una maschera di facciata che, nonostante tutto, sta reggendo ancora bene. Fairy Tail non ha il minimo interesse per me e comunque non preoccupatevi, con oggi ho chiuso con le gilde oscure, ho ottenuto quello che volevo… almeno in parte», mise le mani nelle tasche della sua lunga giacca e si avviò tranquillamente per il sentiero. Non appena fu di fianco a Gerard gli disse: «sai dovresti farti vedere da Erza, è sempre così seria e spesso sembra anche un po’ nervosa, forse puoi addolcirla un po’».
Gerard sgranò gli occhi e poi rivolse il suo sguardo sorpreso verso di lui mentre lo osservava superarli e allontanarsi.
«Chi sei tu?».
Krono si fermò, girò la testa in modo da guardarlo attentamente negli occhi.
«Sono il demone che si nasconde tra le fate», disse sorridendo e digrignando i denti.
«Alla prossima! Anche se spero che non ci sia una prossima volta», alzò il braccio in segno di saluto poi si voltò e riprese il cammino.
 
«Allora è deciso! Fairy Tail parteciperà al Gran Palio della magia fra tre mesi, con lo scopo di vincere il premio da trenta milion… cioè con l’obiettivo di riportare la gilda al suo antico splendore!», Makarov aveva un tono solenne e autoritario, ormai si era ripreso il ruolo di master a tutti gli effetti.
«Mm…ma-master?» provò ad obbiettare Macao.
«Aah, finiscila papà. Quest’anno grazie a Natsu non ci sarà niente e nessuno che potrà fermarci», Romeo sembrava in fibrillazione.
«Abbiamo tre mesi per allenarci, se ci impegniamo riusciremo a colmare il divario di sette anni di vuoto», Erza sembrava fiduciosa.
Ad un tratto la porta della gilda si spalancò.
«Ehiiii!! Sono tornato!», Krono entrò di soprassalto nella grande sala, «bellissima Erza perché non mi dai un bel bac… STUUUMP… argh», uno sgabello lo colpì in fronte facendolo cadere a terra.
«Avanti ragazzi andiamo, ci aspetta un sacco di lavoro da fare», la rossa si avviò verso l’uscita della gilda passando di fianco al povero Krono senza neanche degnarlo di uno sguardo, seguita da Wendy e Charle.
«Erza potresti anche essere un po’ più delicata, Krono era solo contento di vederti».
«Sei troppo accondiscendente con quel pervertito Wendy. Così c’è il rischio che se ne approfitti», disse la gatta volante mentre usciva.
«Perché vengo classificato come pervertito per aver chiesto un misero bacio», protesto Krono con voce piagnucolante mentre si tirava su, «ma poi scusate, non era Erza che da piccola obbligava Natsu e Gray a farsi il bagno insieme? E sarei io il pervertito?».
La rossa prima di uscire dalla gilda gli lanciò un’occhiataccia che lo fulminò costringendolo a ritornare serio e a distogliere lo sguardo.
«Ah, ehm… comunque, master Macao la missione è stata un successo e al ritor… ehi… che fine hanno fatto tutti? Si guardava intorno, sorprendendosi di trovare la gilda completamente vuota.
Quando era entrato, oltre a Makarov, Wakaba, Macao e Romeo c’erano solo Erza, Wendy, Lucy, Natsu, Max e gli Exceed.
«Sono successe un po’ di cose mentre non c’eri Krono», gli spiegò Wakaba.
«La prima è che Makarov ha nominato Gildarts quinto master della gilda, ma lui ha rifiutato dicendo di non essere adeguato ed è partito per un altro dei suoi viaggi dopo aver decretato però almeno due ordini», continuò Macao.
«Due ordini?».
«Per primo ha riammesso Laxus in gilda e secondo ha nominato Makarov sesto master della gilda».
«Ma dai! Il vecchio è di nuovo al comando? E cosa avete deciso come prima cosa nuovo master?».
«Fairy Tail parteciperà ai Grandi giochi magici fra tre mesi!».
«Ancora?! Spero che quest’anno farete più bella figura che nelle edizioni passate», Krono sembrava sul punto di scoppiare a ridere.
«Se tu avessi partecipato almeno ad una delle due edizioni passate forse avremmo fatto una figura migliore!», lo aggredì Romeo, decisamente innervosito dalla reazione del corvino.
«Quante volte ve lo devo ripetere non sono uno a cui piace mettersi in mostra. Ma sta tranquillo, quest’anno con lo spara-fulmini, la fissata delle armature, il freezer ambulante, il mangia viti e il fiammifero farete di sicuro una ottima performance», non appena terminò di parlare scoppiò a ridere.
Romeo lo guardò infastidito: «ti sei impegnato per trovare questi soprannomi, eh?».
«Datti un po’ meno arie Krono, appena mi sarò rimesso in pari io e te ci sfideremo di nuovo e allora ti costringerò a fare sul serio», Natsu gli si era avvicinato e lo guardava negli occhi con il suo solito ghigno.
«Appena mi sarò rimesso in pari? A parte che sembri uno studente che ritorna a scuola dopo un periodo di malattia, comunque è strano che un impaziente ed esaltato come te dica una cosa del genere».
Lucy gli si avvicinò: «Devi sapere che di recente si è dovuto impegnare per affrontare Max e così ha capito come questi setti anni abbiano influito negativamente sulla sua forza».
Krono sgranò gli occhi, guardò prima Natsu e poi Max.
«Ahahahahah!! Hai dovuto fare sul serio per battere Max?!».
«Ehi!», fece quest’ultimo.
«…e hai anche avuto il coraggio di incazzarti con me perché non ho combattuto seriamente, ahahah! Fidati se avessi fatto sul serio ti avrei ridotto veramente in cenere».    
«Grr… ridi finchè puoi, appena il mio allenamento sarà concluso te la farò vedere io, Happy, Lucy, andiamo!».
«Aye!», rispose il gatto blu.
«Mi raccomando ragazzi ci rivediamo qui il giorno prima dell’inizio del palio, non tardate!», si raccomandò Makarov.
«Non si preoccupi master», gli rispose Lucy avviandosi all’uscita.
Krono si mise a sedere su un tavolo mentre si asciugava una lacrima sul lato dell’occhio sinistro, talvolta capitava che quando rideva troppo forte gli occhi iniziassero a lacrimargli.
Makarov si sedette invece dall’altro lato, iniziando a guardarlo seriamente.
«Cosa c’è vecch… master?».
«Immagino che tu non abbia intenzione di partecipare al palio vero?».
«Certo, non credo che ce ne sia neanche bisogno, in questa gilda ci sono diversi maghi più idonei di me per quella competizione, senza considerare che ora Laxus è tornato. Io rimarrò qui a fare il tifo per voi».
«Mi dispiace, ma tu come tutti gli altri membri della gilda verrete a Crocus a fare il tifo per i vostri compagni».
«Cosa cambia se rimango qua, farò comunque il tifo».
«È così che ci si comporta in una gilda, si sta insieme, incoraggiandosi a vicenda nei momenti difficili».
«Uffaaa! Ma non la preoccupa lasciare la gilda incustodita master?».
«Chi vuoi che venga a rubare in questa vecchia catapecchia».
«Beh non importa, non ho alcun interesse ad andare a Crocus in mezzo alla confusione e al casino».
«Krono!!», Makarov aveva alzato la voce, visibilmente arrabbiato.
L’aria si era fatta tesa.
«Ora tu sei un membro di Fairy Tail e devi comportarti come tale, perciò verrai a Crocus a fare il tifo per i tuoi compagni!».
«Ascolta quello che dice ragazzo, non ti conviene far arrabbiare il master», lo avvertì Wakaba.
«Infatti quando si arrabbia fa davvero paura», Macao aveva una voce preoccupata.
«Credete che basti questo per…».
«Scusate?!».
Tutti si voltarono nella direzione dell’ingresso della gilda. Sulla soglia della porta c’era un uomo alto e robusto, la sua costituzione fisica ricordava quella di Laxus. Indossava dei jeans e una maglietta senza maniche attillata, al collo portava un collare nero con le borchie. Aveva una leggera barba incolta, gli occhi erano scuri e i corti capelli mori erano pettinati verso l’alto. Le braccia muscolose erano disseminate di tatuaggi tribali.
«Vi chiedo scusa, ho bussato ma non ho ricevuto risposta».
«Non può essere», bisbigliò appena Krono ma Makarov riuscì comunque a sentirlo.
È venuto qui per effettuare la richiesta per una missione?», gli chiese Macao.
«No, sono venuto qui per cercare una persona».
«Una persona? Chi? E tu chi saresti innanzitutto?», gli domandò Wakaba.
«Io mi chiamo Rio Ramirez, sono un mago della gilda Quatro Cerberus», disse sollevando la mano sinistra per mostrare il simbolo dello strano quattro che aveva sul palmo.
«Sto cercando un certo Krono Darkstar, lo conoscete per caso?».
Tutti si voltarono verso Krono che aveva sgranato l’occhio sinistro, l’unico scoperto dalla lunga frangia.
Rio socchiuse leggermente gli occhi per scrutare più attentamente il corvino, dopo qualche secondo li spalancò completamente precipitandosi verso il ragazzo.
«Non ci posso credere, tu saresti Krono?!», lo aveva tirato a sé per il braccio e si era messo a strofinarli il pugno sulla testa.
«Non ti avevo riconosciuto con tutti questi capelli sulla testa, sei proprio irriconoscibile! Scommetto che sei anche cambiato dentro! Non sarai rimasto certo il dodicenne tranquillo e spensierato che ho conosciuto dieci anni fa!».
Krono con una manata si tolse il pugno dalla testa e si divincolò da quella presa, poi prese a far scorrere la mano sui lunghi capelli scompigliati per sistemarseli, visibilmente innervosito da quella reazione.
«Si può sapere che diamine vuoi saperne? E poi cos’è tutta questa confidenza?! Inoltre, tu sembri rimasto lo stesso diciottenne esaltato e presuntuoso di allora».
«Voi due vi conoscete?», chiese stupito Macao.
«Ci siamo incontrati solo un paio di volte, molti anni fa ma l’uno sa bene che è l’altro. Le nostre famiglie sono legate da svariate generazioni», si rivolse verso Krono assumendo un atteggiamento serio e triste.
«Dopo quella tragedia sono davvero conten…argh», Krono gli diede una gomitata tra le costole poi lo afferrò per il collare borchiato e lo trascinò fuori.
«Scusate, ma andiamo fuori a parlare dei bei tempi andati, ci vediamo dopo».
Uscirono rapidamente dalla porta.
Wakaba si avvicinò a Makarov.
«Secondo lei master cosa intendeva Rio con quella frase?».
«Krono mi è sembrato un pochino agitato e molto scioccato dalla comparsa di quel tipo».
Makarov continuava a fissare pensieroso la porta della gilda, ad un tratto sospirò.
«Adesso non è importante, coraggio dobbiamo iniziare i preparativi per il Palio».
«Ma master mancano ancora tre mesi», protestò Max.
«Non importa, voglio farlo il prima possibile, in palio ci sono trenta milio… cioè la rinascita di Fairy Tail!».
 
Krono aveva continuato a trascinare Rio fino ai margini del boschetto che si estendeva nei dintorni della gilda, aveva fatto attenzione di non essere seguito e appena giunto lì, dopo aver mollato il collare di Rio, si era guardato intorno con circospezione, per assicurarsi che non ci fosse proprio nessuno nei paraggi.
Rio si rimise in piedi massaggiandosi la gola.
«Cough… coff, coff… era proprio necessario trascinarmi fuori con quella foga?».
Krono sospirò. Si passò una mano sulla lunga frangia spostandosela, così da scoprire l’occhio destro, solo una ciocca ribelle gli cadde posandosi tra gli occhi e rigandoli il volto. Si appoggiò al tronco dell’albero più vicino e incrociò le braccia.
«Non avevo altra scelta stavi per rivelare cose che preferisco rimangano segrete a quel branco di spaccaballe».
Rio si accigliò. Krono aveva cambiato completamente carattere rispetto a qualche minuto prima, aveva un tono molto più serio e duro, aggressivo.
«Comunque, come hai fatto a trovarmi?».
«Avevo sentito di un mago che si era unito di recente a Fairy Tail, nonostante fosse una gilda in decadenza, che utilizzava armi ability. Dopo la strage del tuo villaggio e la quasi totale scomparsa di quel tipo di armi non potevo non indagare. Pensavo di trovare un sopravvissuto, non certo Krono Darkstar il figlio di Uranos».
«Mpf».
«Ho un sacco di domande da farti. Cosa è successo al tuo villaggio? Ci sono altri sopravvissuti oltre al te? I tuoi genitori? E il potere del dem…».
«Sono l’unico sopravvissuto. Il villaggio è stato attaccato, tutti i suoi abitanti, le persone con cui sono cresciuto sono state massacrate, è solo grazie ai miei genitori che sono riuscito a mettermi in salvo», abbassò lievemente lo sguardo e il suo tono si fece più cupo mentre il sorrisino forzato che aveva tenuto fino a qualche secondo prima spariva completamente.
«I miei genitori si sono sacrificati per permettermi di scappare, io ho potuto solo assistere impotente alla loro uccisione. Stai tranquillo quel potere è dentro di me adesso e in questi ultimi sei anni ho imparato a controllarlo completamente».
«Ho capito. Mi dispiace per il tuo villaggio e per i tuoi genitori, erano delle brave persone, ma devi dirmi chi è stato l’autore di quella strage».
«Una gilda oscura, Demon’s Hand, anche se loro erano solo stati assoldati. Ho scoperto che il demone che li ha guidati al massacro del mio villaggio si chiama Malphas, è un demone appartenente alla gilda oscura Tartaros, il suo obiettivo era quello di distruggere il potere custodito da generazioni dalla mia famiglia e che ho ereditato io».
«Un demone di nome Malphas?», Rio distolse lo sguardo e digrignò i denti.
«Non sembri stupito».
Rio non rispose continuava a guardare verso la gilda con atteggiamento pensieroso.
«Ehii!! Se sai qualcosa devi dirmelo, capito!», si staccò dal tronco su cui era appoggiato e fece qualche passo verso Rio: «quel demone ha ucciso la mia famiglia e i miei amici!».
«Chi ti dice che io sappia qualcosa?».
«Non crederai mica che io sia stupido, vero? Noi siamo demoni a cui è stato affidato il compito di cacciare i demoni! Inoltre, è sempre spettato alla tua famiglia il compito di tramite fra i pochi altri come noi rimasti in tutta Fiore e Ishgar».
Rio fece un profondo sospiro, poi si girò per guardare Krono dritto negli occhi, la sua espressione mostrava una grande tristezza e preoccupazione.
«È proprio questo il problema Krono, negli ultimi sei anni a partire dallo sterminio del tuo villaggio tutti i nostri simili, i pochissimi rimasti, non solo a Fiore ma in tutto il continente, sono scomparsi nel nulla o sono stati uccisi, uno dopo l’altro.
Krono sgranò gli occhi aprendo leggermente la bocca per lo stupore.
«C-cosa?».
«È così, ho perso i contatti con tutti. Ho intrapreso anche dei viaggi per accertarmene io stesso, ottenendo solo una dolorosa conferma. In tutta Ishgar ormai siamo rimasti solo noi due ad avere questo tipo di potere di devil slayer».
«Quindi Tartaros in qualche modo è venuto a conoscenza di noi e ha deciso di agire prima che fossimo noi a farlo».
«A quanto pare si».
«Va bene, allora non ci resta che…», si fermò un attimo, si accorse di una cosa che aveva detto Rio qualche istante prima, «noi due? Vuol dire che tuo padre».
«Quattro anni fa si è ammalato di una grave malattia ai polmoni, non c’è stato niente da fare, alla sua morte ho ereditato io il potere oscuro, dopodichè ho deciso di unirmi ai Quatro Cerberus e dopo essere divenuto mago di classe S ho ottenuto certi privilegi, mi è stato più facile muovermi in giro per il continente».
«Mago di classe S? Vuol dire che sanno del tuo potere?».
«Solo il master Goldmine e un mago di nome Bacchus».
«Come hai potuto farlo! Sai bene che il nostro potere deve rimanere segreto!».
«Calmati, sono persone fidate e comprensive non mi hanno giudicato male né tanto meno hanno mostrato diffidenza o timore verso di me».
«Sei stato fortunato. Sai bene che fin dall’antichità chi possedeva poteri come i nostri è sempre stato temuto e isolato dal resto della comunità, è il prezzo per ottenere un potere per combattere alla pari dei demoni, ecco perché deve restare segreto».
«Parli proprio tu Krono? Nel tuo villaggio non mi pare che fosse un segreto».
«Il mio villaggio era un’eccezione e tu lo sai».
«Il mondo è cambiato, ha completamente dimenticato dell’esistenza di certi poteri, scommetto che anche gli altri membri di Fairy Tail ti accetteranno senza problemi».
«Accettarmi?!», Krono soffocò una risata.
«È letteralmente impossibile! Pensi veramente che quelle belle personcine, così buone e giuste, con la loro odiosa arroganza che gli fa credere di essere sempre e comunque dalla parte giusta potrebbero accettare individui come noi. No. Non accetterebbero mai un demone come me. Specialmente Erza, il suo scopo è solo quello di eliminare i cattivi. Proverebbe a farmi fuori non appena scoprisse la mia vera natura».
«Perché continui ad usare quella parola, demone. Noi siamo devil slayer».
«Devil slayer, demoni che cacciano altri demoni, non ci vedo tutta questa gran differenza. Ti consiglio di fare pace con la tua vera natura e di guardare in faccia la realtà. Anche se viviamo in mezzo agli esseri umani, abbiamo il loro aspetto, noi ora siamo demoni».
«Io credo che dovresti comunque parlarne almeno con il master. Makarov è una persona saggia, se gli spieghi capirà e poi farà capire anche tutti gli altri»
«Pensi davvero che me ne freghi qualcosa di quel branco di idioti!».
«Ma Krono, sono pur sempre tuoi compagni di gilda, come puoi parlarne in questo modo?».
«Compagni di gilda, khahahah!! Sono entrato in Fairy Tail perché mi serviva una gilda piccola e insignificante con poco controllo per far meglio le mie ricerche, senza il fiato costante del consiglio sul collo. Negli ultimi due anni mi sono mosso nell’ombra tra le gilde oscure sterminandone diverse allo scopo di ottenere qualche informazione, alla fine ce l’ho fatta, ora devo solo aspettare che Malphas si rivel…», si pietrificò all’istante.
«Aspetta un attimo, il Gran Palio della magia, tutta quella gente, quei maghi, quelle gilde riunite nella capitale, se è vero che Tartaros sta progettando qualcosa userà quel palcoscenico per rivelarsi, trovandomi ad aspettarlo. Ihihih… finalmente otterrò la mia vendetta».
«Quindi parteciperai al Palio?».
«Non ho alcuna intenzione di rivelare il mio potere prima del necessario. Andrò a Crocus come spettatore, il fatto che quegli sfigati trionfino o no mi è totalmente indifferente».
«Come mai ce l’hai così tanto con loro?».
«È il loro atteggiamento che mi infastidisce, un branco di esaltati con un disperato bisogno di affetto e di senso di appartenenza a quella che loro chiamano famiglia. Bleaah. Mi fanno proprio schifo».
«Secondo me sei solo invidioso. Il master mi ha parlato del suo vecchio amico Makarov e della gilda di Fairy Tail. Proprio come te anche molti di loro hanno perso la loro famiglia, ma trovandosi insieme a persone con gli stessi problemi sono riusciti a superare il loro dolore e ad andare avanti».
«Sono solo degli illusi, possono giocare all’allegra famigliola quanto vogliono per mascherare il dolore ma non è solo che un’illusione. È tutta colpa di Makarov, è stato lui ad iniziare tutto, probabilmente suo figlio l’ha deluso, quindi per rifarsi gioca a fare il padre con tutti gli altri».
Si voltò e sputò per terra: «che pena».
Rio era scioccato, quello che aveva davanti non era più il Krono solare e spensierato che aveva conosciuto anni prima, ma un individuo distaccato, cattivo e insensibile a tutto e tutti.
«Sai, prima dentro in gilda avevo proprio ragione su di te, sei cambiato, sei diventato freddo, molto freddo e spietato».
Krono fece per tornare verso la gilda: «chiunque avesse passato quello che ho passato io lo sarebbe diventato. Dopo quella notte, in cui ho perso tutto, il Krono che conoscevi è scomparso, è morto insieme alla sua famiglia. Per diventare quello che sono ora ho dovuto accentuare la mia oscurità per poter percorrere meglio il cammino della vendetta».
«Sai mi piacerebbe sfidarti Krono, per vedere chi dei due è il devil slayer più forte».
«Magari un giorno!», gli rispose da lontano.
«Chissà magari anche al Palio!».
«Ahahah… come no, non ci conterei!».
 
«Allora master ha già deciso i membri del team da iscrivere al Palio?».
«Chi vuoi che ci sia Macao? Di sicuro Erza, Laxus, Mirajane, Natsu e Gray», gli rispose Wakaba mentre si portava il suo sigaro alla bocca.
«Sto pensando a diverse combinazioni».
Ad un tratto le porte si spalancarono.
«Ehiilà!! Sono tornato… accidenti ma non c’è neanche una ragazza in gilda, uffaaa!».
«Si può sapere cosa ti passa per la testa? Guarda che eri già rientrato prima, sei uscito solo un quarto d’ora per parlare con il tuo amico», gli fece notare Max.
Krono fece una faccia stupita, poi alzò leggermente lo sguardo portandosi un dito al mento: «effettivamente hai ragione», disse in tono ingenuo.
«Allora di cosa hai parlato con il tuo vecchio amico?», gli chiese Macao.
«Di diverse cose. Era da tanto che non ci vedevamo e in tutto questo tempo suo padre è venuto a mancare».
Wakaba e Macao si guardarono.
«Caspita mi dispiace», fece Max.
Krono si avvicinò alla bacheca degli incarichi e ne strappò uno.
«Sì anche a me. Sentite non rientrerò dopo aver finito questo lavoro, sfrutterò il tempo prima del Palio per fare un po’ di esercizio. È da molto che non mi alleno seriamente e vorrei provare qualche nuova tecnica, ci vediamo qui davanti il giorno della partenza per Crocus. Bye!».
Makarov lo osservò sorpreso dirigersi verso l’uscita.
«Hai deciso di venire quindi?».
«Esatto!».
«Cosa ti ha fatto cambiare idea così all’improvviso?», gli domandò Wakaba.
Krono si arrestò, si voltò e mostrò un ampio sorriso.
«Ho deciso di andare a tifare per i miei amati compagni».
 

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Capitolo 6
*** SEGRETI ***


6. SEGRETI
 
Crocus, la capitale del regno di Fiore. Sede del palazzo reale del re di Fiore di sua figlia la principessa Giada. Inoltre, come ogni anno, sede del Gran Palio della magia di Fiore, dove tutte le gilde del regno si sfidano per stabilire la numero uno e quest’anno anche Fairy Tail partecipava.
Dopo aver parlato con Rio, Krono aveva deciso di dare ascolto a Makarov e venire a fare il tifo per la gilda, anche se il suo vero obiettivo non era quello. Makarov non era uno sprovveduto e sicuramente aveva capito che c’era qualcosa sotto ma fortunatamente non aveva indagato.
La mattina della partenza si era ripresentato in gilda dopo quasi tre mesi di assenza dall’ultima volta. In quel lasso di tempo aveva deciso di svolgere più missioni possibili per mettere del denaro da parte, di allenarsi per rispolverare le sue vere abilità e per provare qualche tecnica nuova. La battaglia contro Natsu si era rivelata più utile del previsto.
Makarov gli aveva detto che chi avrebbe rappresentato Fairy Tail al Palio sarebbe stato il team formato da: Erza, Natsu, Gray, Lucy e Wendy, che erano partiti da poco.
In seguito durante il viaggio Krono era venuto a sapere di un secondo team che però sarebbe dovuto rimanere un segreto.
Non appena arrivato a Crocus, Makarov lo aveva lasciato con questi ultimi ed era andato dal team A che a quanto pare erano quelli che davano più grattacapi. Dall’atteggiamento che quelli del team B avevano sembrava quasi che lo volessero tenere sotto d’occhio, come se il master temesse che scappasse e avesse ordinato loro di impedirlo.
«Sembri nervoso Krono? E anche seccato direi», gli chiese una voce femminile.
Si voltò e vide Mirajane che gli sorrideva. Non indossava il suo solito vestito bordeaux ma uno nero con delle decorazioni di pizzo bianche sulla gonna e sul busto, le maniche le coprivano quasi completamente le braccia ma le spalle erano scoperte.
«Ghihih. Cosa c’è pistolero sei arrabbiato perché il master ti ha impedito di restartene in gilda a fare l’asociale?», lo prese in giro Gajeel.
«Non credo che tu sia nella condizione di farmi critiche a riguardo mangia-viti».
«Come mi hai chiamato?!».
«Dai Gajeel ha ragione. Tu sei l’ultima persona che può dire una cosa del genere agli altri», lo riprese Levy.
«Dai Krono», continuò Mirajane, «domani il Palio comincerà e come membro di Fairy Tail devi essere presente per tifare».
«Si lo so», alzò gli occhi al cielo, «il master mi ha detto la stessa cosa Mira, ed è stato anche fin troppo chiaro e logorroico ma non è questo il problema».
Si guardò attorno: la strada affollata, piena di gente, tale da impedire di camminare senza per forza scontrarsi contro qualcuno, commercianti che gridavano per attirare la clientela, il casino, la confusione, era davvero tutto così seccante.
«Non sono abituato a stare in mezzo a così tante persone, tutta questa confusione mi rende nervoso. Sono un tipo a cui piace la tranquillità io».
Cana gli si affiancò cingendogli le spalle con un braccio.
«In questi casi ci vuole una bella bevuta, vedrai che dopo starai meglio!».
Mira osservò la bottiglia completamente vuota nella sua mano sinistra.
«Cana! Sei già ubriaca?».
«A quella non basta una bottiglia per ubriacarsi», Laxus si avvicinò al gruppetto col suo solito atteggiamento distaccato, seguito dal suo Raijinshu.
Krono gli sorrise.
«Eheheh, con lo spara-fulmini ambulante la vostra squadra sarà una vera potenza. Ti sei allenato negli ultimi tre mesi, vero?».
«Laxus si è allenato duramente e noi come suo corpo di guardia lo abbiamo assistito egregiamente», esclamò Freed tutto orgoglioso.
«Rimarrete sorpresi dalla sua potenza», intervenne Bixlow.
«Potenza potenza potenza», mentre i suoi cuccioli gli facevano da eco.
Krono guardò attentamente i suoi compagni.
«Laxus, Cana, Gajeel, Mirajane… ne manca uno… dové Juvia?».
«Quella è sparita appena abbiamo messo piede in città. Sarà andata a cercare Gray per importunarlo», Gajeel si guardava intorno come se stesse cecando, inutilmente, di scorgerla tra la folla.
«Mi aveva detto che voleva invitare Gray a mangiare assieme. Com’è tenera», disse Evergreeen con voce sdolcinata.
«Potevi andare anche tu con lei Ever, Elfman dovrebbe essere col team A», Bixlow le si avvicinò abbassando la voce, «non sei ansiosa di rivederlo dopo tre mesi?».
«Taci!», fu la risposta.
«Perché non andiamo anche noi a mangiare tutti insieme?», propose Mira con un ampio sorriso.
«Io me ne torno in albergo, mangerò lì», disse Laxus mentre si avviava per la strada affollata, seguito dal Raijinshu.
Krono notò una lieve nota di delusione sul volto dell’albina, le si affiancò mettendole un braccio dietro il collo.
«E dai Laxus! Come puoi rifiutare l’invito di una bella fanciulla a pranzo! Se non vieni tu allora mi divertirò io con la bella Mira!».
«C-cosa?», fece lei stupita.
L’occhiataccia che Laxus gli lanciò non aveva nulla da invidiare ai suoi soliti fulmini. Krono si sentì attraversare dalla testa ai piedi da una strana scossa che lo fece subito staccare da Mira.
Laxus riprese il suo cammino.
«Ma si può sapere che problemi ha quello?».
«Ghihihih. Ti sei spaventato capellone eh», lo schernì il drago di ferro.
«Gajeel non prenderlo in giro sai bene che Laxus può essere spaventoso certe volte», intervenne Pantherlily.
Krono sembrò riprendersi e si rivolse verso Gajeel ma Levy lo fermò.
«Lascialo perdere Krono», gli si avvicinò Levy, «fa tanto lo spaccone ma al tuo posto avrebbe reagito ugualmente».
«Ehi piccoletta e tu che ne sai!?».
Intanto che li osservava iniziare uno dei loro soliti battibecchi Krono cominciò lentamente a indietreggiare.
«Dai ragazzi cercate di calmarvi», Mirajane cercò di evitare che la situazione degenerasse.
«Allora andiamo a bere qualcosa, sono stufa di stare qui ferma, ho anche finito gli alcolici», protesto Cana.
«Adesso andiamo… Krono!!».
Il corvino si raggelò all’istante.
“Come cavolo se ne è accorta in mezzo a tutta questa confusione”.
«Dove credevi di andare?», Mira lo guardava con un sorrisino divertito.
«Ehm…i…io… ecc…ecco…», cercò di farfugliare qualcosa ma non gli uscì niente di sensato.
«Il master ci ha detto di non perderti di vista neanche un attimo, starai con noi per tutto il giorno, anche perché qualcuno deve occupare il posto lasciato dal falso Mist Gun», Cana lo prese per i lunghi capelli e se lo tirò dietro, seguendo gli altri tre.
«Uffa».
Krono sapeva che le proteste erano inutili.
«Va bene allora cercherò di divertirmi pure io», si assicurò che Cana avesse lo sguardo fisso di fronte a lei e ne approfittò per mettergli una mano sul sedere, appena prima che potesse palparglielo… CRAAK!».
La bottiglia che fino a poco prima era stata nella mano della ragazza gli si frantumò sulla tempia facendolo cadere a terra in uno stato di semi-incoscienza.
Nonostante ciò la mora continuò a trascinarlo per i capelli.
«Brutto maniaco, non cambi mai!», disse con un sorrisino nervoso cercando di nascondere il rossore sulle gote.
«Aia! Bè, aii!», sembrò riprendersi un poco, «credevo che a voi ragazze facesse piacere ricevere questo tipo di apprezzamenti. Specialmente considerando la totale e inspiegabile assenza di libido nei ragazzi della gilda».
«Taci!», Cana diede un forte strattone ai capelli deli corvino, che lanciò un rantolo di dolore.
«Ferma! Così me li strappi!», piagnucolò lui.
 
Krono entrò nella sua stanza d’albergo. Era una stanza abbastanza piccola, era per una persona dopotutto, la mobilia era scarsa un letto e un armadio a due ante con all’interno una cassettiera nella parte bassa, entrambe ancora completamente vuote, visto che era dovuto uscire appena dopo aver posato la sacca. Decise di farsi una doccia in tutta calma, si asciugò e si pettinò i capelli. Anche se non lo dava a vedere ci teneva ai suoi capelli, se erano diventati così lunghi non era perché lui lo aveva scelto ma perché per un lungo periodo non aveva potuto tagliarseli e una volta che si era visto in quello stato si era trovato talmente figo che aveva deciso di tenerseli così: lunghi e lisci. Quando ebbe finito si infilò un paio di boxer, dei pantaloncini e si gettò sul letto a toso nudo e ripensò alla giornata appena trascorsa.
Dopo il pranzo avevano deciso di girare in città: Cana voleva assolutamente bere dei liquori locali, Mira voleva fare compere e Levy voleva visitare più librerie possibili per comprare libri interessanti, era stata una giornata pesante, soprattutto la parte delle compere e delle librerie, per lui, Cana e Gajeel era stato snervante. Alla fine, si era fatto tardi, avevano consumato la cena in un piccolo chioschetto ed erano rientrati, dato che per le regole i partecipanti dovevano essere in albergo per le dodici.
«Finalmente questa giornata è giunta al termine!», sbuffò.
Inspirò profondamente e poi espirò.
«Adesso posso finalmente starmene un po’ in santa pace senza nessuno attorno!».
È stata veramente una giornata pesante… pesante, già pesante… però anche divertente”.
Si bloccò.
“Divertente?”.
Aveva pensato quella cosa senza neanche accorgersene, se non solo dopo averlo fatto.
“Divertente eh?”.
In effetti frequentare e uscire con altre persone gli aveva rievocato piacevoli sensazioni, a lungo dimenticate. Nonostante ostentasse certi atteggiamenti e ne fingesse altri poteva dire di aver passato una piacevole giornata con quegli sfigati. Ad un certo punto però si ritrovò a pensare: “stavo davvero fingendo?”.
Sorrise.
“Certamente”.
Ormai era così abituato a farlo che non se ne rendeva neanche più conto.
Come poteva legare con quei coglioni fissati con l’amicizia, l’aiuto reciproco e la famiglia.
Chiuse gli occhi mentre il suo respiro diventava più calmo e regolare.
“Sono qui solo per Tartaros, per la mia vendetta, per distruggere colui che ha rovinato la mia esistenza, tutto il resto sono solo distrazioni”.
Ding dong ding dong.
«Al diavolo a quel dannato campanile che rumore fa?!».
Una voce rimbombò da fuori.
«A tutte le gilde venute qui per le grandi olimpiadi della magia! Buongiorno!!».
«Ma che caz…».
 
«Ascoltate mocciosi! La sconfitta di oggi è il seme della vittoria di domani! Noi ci rialzeremo e faremo vedere a tutti chi siamo davvero! La parola arrendersi non esiste nel nostro vocabolario! Il nostro obiettivo è essere i numeri uno di Fiore!».
Krono guardava gli altri fare casino e divertirsi, seduto in disparte nella locanda.
“Eheheh… che branco di scemi ed esaltati. Sembrava che dovessero vincere tutto e infine hanno fatto una figura patetica”.
Alla fine del primo turno Fairy Tail nonostante disponesse di due team aveva totalizzato soltanto un punto, l’intera gilda specialmente Gray e Lucy erano stati umiliati, eppure ora erano tutti lì a ridere e festeggiare come se nulla fosse. Krono li osservava fare baccano con un sorrisetto e la sua solita aria di superiorità.
“Perlomeno non si può dire che non credano in loro stessi”.
«Tu perché te ne stai qui in disparte? Non vai a festeggiare con i tuoi compagni?», gli chiese una giovane voce femminile.
Krono si girò e vide una giovane ragazza, quasi una bambina, con i capelli biondi, mossi che le arrivavano fino ai polpacci mentre gli occhi erano di un verde molto scuro, quasi neri e indossava una lunga veste di una rosa molto sbiadito con un fiocco rosso attorno al collo, inoltre era scalza.
«Ma guarda?! La prima master in carne e ossa… o meglio, in aria e anima».
Lo spettro lo fissò senza battere ciglio.
«Ok, non era il massimo come battuta, le chiedo scusa».
Ancora nessuna reazione.
«I-io…ehm, oggi Makarov ci ha presentato, è stato un onore per me conoscere la fondatrice della gilda, sono rimasto piacevolmente sorpreso di sapere che nonostante lei sia morta possa ancora spostarsi nel nostro mondo come spettro».
Ma la Prima rimase ancora impassibile. Continuava a guardarlo attentamente con i suoi grandi occhi scuri, come se stesse cercando di leggergli l’animo. Questo suo comportamento fece innervosire Krono.
«Potrebbe smetterla di fissarmi in quel modo, o almeno dire qualcosa, mi sta infastidendo».
«Non hai ancora risposto alla mia domanda».
Krono rimase qualche secondo a fissarla mentre cercava di ricordare la domanda.
Sospirò.
«Non so che motivo ci sia per festeggiare, oggi Fairy Tail non ha fatto una bella figura. Per questo sono un po‘ giù e non me la sento di fare baldoria», le rispose con voce sconsolata.
«Questa è una bugia», gli rispose la ragazza con voce calma e decisa.
«Cos…cosa?», Krono si sorprese di quella reazione.
«Ti ho osservato sai? Hai mostrato indifferenza nell’apprendere che la giovane dragon slayer era stata attaccata e durante il Palio nascondevi di provare piacere e divertimento nel vedere che i tuoi compagni fallivano, soffrivano e venivano umiliati».
«M-ma, ma come ha fat…?».
«Sono sempre stata brava ad osservare e giudicare le persone. Ho un buon occhio. Ammetto che sei veramente bravo a fingere e a nascondere i tuoi reali sentimenti, probabilmente neanche Makarov se ne è accorto completamente».
Lo spettro si avvicinò un poco al corvino.
«Nel momento stesso in cui Makarov ci ha presentato ho capito che qualcosa non andava in te. All’apparenza sembrerai calmo e tranquillo ma dentro di te infuria una tempesta impetuosa, rabbia, odio e rancore si agitano senza sosta dentro il tuo corpo, tanto che trovo sorprendente il fatto che tu non li lascia minimamente trasparire».
Krono era scioccato. Quella ragazza dall’aria così innocente, spensierata e gentile, non solo si era rivelata estremamente competitiva durante il Palio ma adesso era persino riuscita a fargli venire i brividi. Come aveva fatto a capire così tanto su di lui in quelle poche ore, dopo la presentazione non si erano più parlati e poi avevano seguito la gara.
Ridacchiò.
Accavallò le gambe, mise il gomito sul tavolo alla sua sinistra e appoggiò la guancia sul palmo.
«Mi hanno detto che solo chi ha il marchio può vederti», la sua voce era diventata più dura, «ma non è che per caso utilizzi questo legame anche per leggerci la mente?».
«Ti garantisco che non è così».
«Beh, non importa. Comunque non capisco cosa vuoi da me, non sono tenuto a fornirti spiegazioni di alcun tipo su chi sono o perché sono così».
«Sono d’accordo, non sei tenuto a raccontarmi gli affari tuoi ma non è questo il problema».
«C’è dell’altro?», fece Krono con tono sarcastico.
«Da quando sono in questa forma la mia connessione con la natura è aumentata, riesco a percepire presenze e forze particolari prima e meglio degli altri».
Krono sgranò gli occhi.
“Non può essere”.
«Il tuo corpo emana una forte aura oscura, un’energia malvagia che non ha nulla a che vedere con il potere degli altri maghi».
«Mi congratulo con te», si sporse in avanti, «hai indovinato, dentro il mio corpo è custodito un potere oscuro e molto potente, ma se speri che ti svelerò il mio segreto ti sbagli di grosso», detto questo si riappoggiò sullo schienale della sedia.
Lo sguardo della Prima si era fatto più duro.
«Non so quali siano i tuoi obiettivi ma ti avverto, prova a nuocere a Fairy Tail, o anche ad uno solo dei suoi membri e te ne farò pentire».
Krono soffocò una risata, ma solo per mascherare la rabbia.
“Sono stufo di ricevere minacce dai master di questa cazzo di gilda”.
Strinse i denti per cercare di trattenersi.
«E cosa avresti intenzione di fare in quella forma?».
«Non sottovalutare la forza della gilda, la quale non risiede nel singolo ma nel collettivo».
“Cavolo, certo che i master di Fairy Tail ne sparano di cazzate. Comunque, c’è da dire che la mocciosa assume un atteggiamento completamente diverso quando si parla della sicurezza della gilda”.
Emise un profondo sospiro.
«Puoi stare tranquilla. Il mio vero obiettivo non ha nulla a che vedere con Fairy Tail. Se tu o quel branco di esagitati non vi metterete in mezzo non vi creerò alcun tipo di problema».
«Me lo auguro, sappi che t…».
«Krono!!!».
Il corvino non fece in tempo a voltarsi completamente che un grosso braccio muscoloso lo agganciò per il collo sbilanciandolo e un pugno cominciò a sfregargli la testa.
«Ahahah! Sono contento di trovarti qui capellone!», esultò Rio.
«Che cazzo ti aspettavi, non vedi che tutta la mia gilda è qui!», lo allontanò da sé con una manata e iniziò a sistemarsi i capelli, innervosito dal suo comportamento.
«Tu piuttosto che cosa ci fai qui?».
«Un mio compagno, quel Bacchus di cui ti ho parlato, voleva uscire a bere e l’ho accompagnato. Ora si è messo a fare una gara di bevute con quella mora», ed indicò Cana e un ragazzo muscoloso col simbolo dei Quatro Cerberus sulla schiena seduti al bancone della locanda, intenti a scolarsi un bicchiere dopo l’altro.
Una pacca sul coppino lo distolse dai due bevitori. Lanciò un’occhiataccia a Rio che lo guardava sorridendo.
«Allora cosa hai fatto di bello dal nostro ultimo incontro?».
«E a te che ti frega?».
«Su dai, non essere così scortese, sono solo un vecchio amico che ti ha rivisto dopo tanto tempo e vuole sapere come te la passi».
«Io e te non siamo mai stati amici. Al massimo siamo conoscenti».
«Simpatico questo tipo, mi piace», disse sorridendo Mavis, «e tu sei proprio maleducato», lo punzecchiò ma lui la ignorò.
Rio continuava a guardarlo senza mutare espressione aspettandosi una risposta.
Krono strinse i denti per il nervoso, poi distolse lo sguardo.
«Ho lavorato e mi sono esercitato. A causa di diversi mesi di inattività i miei poteri si erano assopiti, li ho semplicemente risvegliati», si portò in dito sul mento assumendo un’espressione pensierosa: «forse sono anche un po’ migliorato».
«Si vede, emani un’energia superiore rispetto a tre mesi fa». 
Tutto d’un tratto assunse un atteggiamento serio: «anche io mi sono allenato, è un vero peccato che non partecipiamo al Palio».
«Non direi, non nutro il benché minimo interesse in questa competizione e poi sarebbe meglio non mettere in mostra i nostri poteri».
«A me piacerebbe vederli», gli disse Mavis avvicinandosi al suo orecchio.
Dei movimenti provenienti dalla sala attirarono la loro attenzione e videro Bacchus che metteva al tappeto Wakaba e Macao con dei movimenti che a Krono sembrarono veramente strani.
«Ok, forse è meglio levare le tende», si girò un’ultima volta verso Krono, «non vedo l’ora di affrontarti».
«Ancora con questa storia, ti ho detto che non partecipo al Palio!».
«Staremo a vedere», uscì dalla locanda seguendo il suo amico.
«Brutto idiota».
Krono vide che Mavis lo fissava, aveva gli occhi sgranati e un’espressine che sembrava divertita.
«Quindi quel ragazzo?».
«Esatto, anche lui è come me, custodisce un potere oscuro dentro di sé», sbadigliò profondamente, si alzò e si diresse verso l’uscita.
«Chi siete voi in realtà?».
«Diciamo che siamo colleghi. Scusi ma ora sono stanco, ci vediamo domani prima master».
Uscì dalla locanda e si avviò per le strade buie e deserte verso l’albergo.
 
I giorni successivi si susseguirono rapidamente, così come le gare a cui Krono dovette assistere obbligatamente. La sfida sui carri dove Gajeel e Natsu nonostante lo svantaggio diedero del loro meglio. Il duello tra Elfman e Bacchus, in cui il primo diede prova di grande valore, nonostante l’avversario fosse più abile. Vedere la sfida tra Mirajane e Jenny Realight di Blue Pegasus, gli fece provare una grande eccitazione, quella fu l’unica che vide volentieri. Rimase stupito e si divertì anche nel vedere la forza mostrata da Erza durante il Pandemonium e da Cana col Mpf. Vedere Wendy e Sheria combattersi così duramente e poi stringersi la mano lo intenerì, mentre la potenza di Laxus non lo sorprese più di tanto, sapeva che lui era forte.
C’era qualcosa di strano però.
Più osservava quelle prove e quei duelli e più uno stano sentimento di eccitazione cresceva dentro di lui. Vedere gli altri membri di Fairy Tail trionfare dopo aver superato dure prove, ricevere gli elogi e le grida della folla, l’ammirazione e il rispetto dei maghi delle altre gilde aveva innescato in lui la strana voglia di mostrare a tutti il suo immenso potere. Voleva vedere le facce degli altri maghi e della gente comune osservarlo con un misto di timore e rispetto mentre ammiravano la sua potenza.
Era strano, mai prima d’ora aveva avuto simili sensazioni, non aveva mai voluto mostrare il suo potere per motivi tanto futili, ma adesso non gli importava.
Era dopo la sfida contro Natsu che aveva cominciato a cambiare, come se un vecchio istinto dentro di lui, sopito da anni, si fosse risvegliato.
In quel momento, durante la quarta giornata del Palio, dopo l’aggressione subita da Lucy e l’unione del team A e B in uno solo, stava guardando Natsu combattere da solo contro Sting e Rogue dando prova della sua superiorità di fronte a tutti e sembrava che si stesse anche divertendo. Anche lui voleva provare quelle stesse sensazioni: voleva mettersi alla prova, desiderava combattere dando fondo a tutte le sue forze contro un avversario degno, cosa che non aveva più fatto da quando si era unito a quella gilda.
«LAME DI PORPORA ESPLOSIVE!!».
Il potentissimo attacco di Natsu, lo riportò alla realtà. Vide Sting e Rogue cadere a terra mentre Natsu gli si avvicinava per dirgli qualcosa e poi si metteva a sorridere.
Stette lì, immobile, con le mani sul muretto che separava le tribune dall’arena poco sotto. Guardò Natsu raggiungere i suoi compagni del team e poi ricongiungersi col resto della gilda.
Sorrise e fece per avviarsi verso l’uscita.
«Un momento solo signori, abbiamo un avviso importante!», la voce che parlava dagli altoparlanti era del commentatore. Lola Chapati.
«Ieri due maghi di due delle gilde ancora in gara si sono presentati al cospetto del re per chiedergli la possibilità di un incontro dimostrativo, senza alcun effetto sulla gara ancora in corso. Il re ha accettato, incuriosito dalla richiesta di questi due misteriosi maghi, decretando che lo scontro avverrà domani pomeriggio qui nell’arena centrale!».
«Chissà chi saranno questi due maghi?», chiese curioso Romeo.
«È stato forse qualcuno di noi?», ipotizzò Macao ma ricevette solo segni di negazione dai presenti.
«Mah! Saranno solo due esibizionisti, che si sono esaltati nel vedere le battaglie degli ultimi giorni», gli rispose Krono mentre se ne andava.
«Non stai a sentire chi sono questi due», gli domandò Mira.
«Non mi interessa. Domani ho finalmente una giornata di relax, figurati se vengo qui a vedere due sconosciuti combattere!».
«Siamo lieti di annunciare lo scontro tra Rio Ramirez di Quatro Kuccioli e Krono Darkstar di Fairy Tail! I due devil slayer!!».
Krono si pietrificò all’istante.
Era come se una scossa lo avesse attraversato dalla testa ai piedi, paralizzandogli tutte le terminazioni nervose.
Non aveva bisogno di voltarsi per sapere che tutti lo stavano fissando.
Sentiva i loro sguardi su di sé.
Ad un tratto spuntò Rio.
«Bwahahaha!! Scommetto che sei sorpreso! Beh, del resto come potresti non esserlo, non te lo aspettavi proprio!».
«T-t-t-t-t-tu», riuscì appena a bisbigliare.
«Oplà, dalle facce dei tuoi compagni sembra che loro non sapessero del tuo potere», si portò la mano davanti alla bocca: «scusa credo di avere spoilerato!».
Krono lo guardò carico di rabbia.
“Tu lo sapevi benissimo che era un segreto!”.
«Mi piace quello sguardo, domani faremo scintille».
«Chi ti ha detto che parteciperò».
«Sono sicuro che parteciperai. Perché anche se non fossi interessato a misurare le tue capacità contro un avversario alla tua altezza, cosa di cui io dubito fortemente, saresti costretto a partecipare dai tuoi compagni».
«Ma che cazzo dici? Pensi che mi obbligherebbero a partecipare?».
«Dopo l’entusiasmante battaglia di oggi che ha visto come protagonisti dei dragon slayer, il pubblico sarà decisamente incuriosito a vedere all’opera due devil slayer e sapere che la battaglia non avverrà perché uno di loro ci ha ripensato, dopo che ha espressamente chiesto il permesso al re, non sarà visto solo come un’offesa nei suoi confronti ma susciterà anche lo scontento e l’indignazione del pubblico e questo per una gilda che fino a un paio di giorno fa veniva derisa e ignorata non è proprio il meglio, non credi?».
Lo aveva messo con le spalle al muro.
Senza dubbio i membri di Fairy Tail dopo tutto l’impegno messo negli ultimi giorni per riportare il nome della gilda agli antichi splendori non avrebbero certo lasciato che una cosa del genere accadesse.
«Bene! Amico mio ci vediamo domani, attenderò con ansia», Rio si girò e fece per andarsene.
«Cazzo quanto ti sto odiando in questo momento», gli disse digrignando i denti.
«Ahahah! Si lo immagino».
«Il commentatore ha detto che i due maghi si sono presentati dal re per chiedere personalmente il permesso per il duello, come hai fatto?».
«Ah, molto semplicemente. Nella mia gilda c’è un mago capace di usare incantesimi di trasformazione, gli ho fatto semplicemente prendere le tue sembianze», disse mentre si allontanava.
Krono strinse i denti per il nervoso ma si tranquillizzò quasi subito.
“E va bene, parteciperò alla sfida ma non per Fairy Tail, per me stesso e per farli abbassare la cresta una volta per tutte. Basta restare nell’ombra, mostrerò a tutti il mio reale potere, così soddisferò anche il desiderio sorto negli ultimi giorni. E chissà, forse mettendomi in mostra attirerò l’attenzione di Malphas e riuscirò a portarlo allo scoperto”.
Si voltò verso gli altri membri della gilda e quello che vide nei loro volti non lo sorprese: astio, preoccupazione, timore e diffidenza.
Dopotutto non gli aveva taciuto un segreto da poco.
 
Makarov osservava pensieroso Krono, che aveva mantenuto un’espressione seria sul volto. Non aveva cominciato con le sue solite sceneggiate o atteggiamenti ingenui e indifferenti. Se ne stava lì in piedi, fronteggiando lo sguardo di tutta la gilda.
Appena aveva sentito che era un devil slayer si era guardato con la Prima. Lui era rimasto sorpreso mentre Mavis non lo era sembrato più di tanto.
Fu Erza la prima a prendere la parola.
«Si può sapere perché ci hai mantenuta segreta una cosa del genere?!», il suo tono manifestava tutto il suo disappunto e il nervosismo per quella situazione. Dopotutto chi più di lei considerava la gilda come una famiglia e in una famiglia non potevano esserci segreti del genere.
«Non vedo perché te la prendi tanto Erza. Sono un devil slayer, non la spia di una qualche gilda oscura che vuole distruggervi eppure dagli sguardi che vedo sembra che mi consideriate tale», aveva un tono freddo e duro, lo stesso che aveva assunto quado avevano parlato dopo lo scontro con Natsu. Un tono completamente diverso dal suo abituale.
«Non è questo il problema!», fece la rossa, «sei un membro di Fairy Tail come puoi mantenere dei segreti, questo vuol dire che non ti fidi di noi!».
«Ahahah! Proprio tu parli! Scommetto che non ti sono mai piaciuto dal momento in cui ho messo piede in gilda. E ora vieni a parlarmi di fiducia?!».
Erza gli lanciò uno sguardo carico di astio.
«Inoltre, vuoi farmi credere che nessuno di voi nasconda dei segreti? Nessuno? Eheheh, si vede che siete solo dei mocciosi».
La rossa fece per ribattere ma Mira la fermò.
«Forse stai esagerando Erza. Avrà avuto le sue buone ragioni per non rivelarcelo».
«Perché lo difendi sorella?», intervenne Lisanna.
«Buone ragioni o no ora ci deve spiegare. Non è una cosa da poco. Chi caccia i demoni vive nell’oscurità e da questa spesso ne viene contaminato. Il potere di devil slayer diverso da quello dei god slayer o dragon slayer», fece Mavis mentre avanzava verso Krono.
«Perché sei venuto proprio a Fairy Tail, c’è qualcosa di questa gilda che ti ha attirato particolarmente rispetto alle altre», disse Laxus.
Mavis e Makarov si lanciarono un’occhiata.
“Non può essere anche lui è interessato al Lumien Historie”.
Makarov guardò Krono con un’espressione alquanto preoccupata.
“Non è possibile come può esserne venuto a conoscenza”.
«Ora basta. Lasciatelo in pace!», Mirajane si avvicinò a Krono.
«Tu sei un superstite del villaggio Rido, vero?».
Krono sgranò gli occhi, visibilmente sorpreso da quella domanda.
Alzack e Bisca si guardarono.
«Abbiamo saputo di quella strage e dai segni ritrovati su alcuni cadaveri si pensa che l’artefice sia un demone. Se hai appreso la magia per uccidere i demoni è per vendicarti non è vero?».
Krono la osservava attentamente.
«Allora vuoi rispondere o no? Non ci hai detto niente perché non volevi parlarci di un evento per te tanto doloroso?», lo incalzò Erza spazientita.
Krono soffocò una risata.
«Voi non sapete proprio un bel niente di me né di quello che è successo quella notte».
Lo sguardo di Erza si indurì: «allora perch…».
«Io sono un devil slayer, se volgiamo usare questo termine. Proprio come Laxus ho ottenuto questi poteri innestandomi una lacrima demoniaca in corpo, ma mentre per i dragon slayer quelli che si innestano una lacrima appartengono alla seconda generazione per i devil slayer non è così. Chi si innesta una lacrima di demone appartiene alla prima generazione perché queste speciali lacrime venivano create secoli fa, con procedimenti che si sono persi nel tempo».
Makarov era stupito. Krono stava rivelando loro alcuni dei suoi segreti e tutti lo seguivano attentamente.
«Sinceramente ignoro come le lacrime di drago vengano prodotte ma le lacrime di demone venivano create dai cadaveri dei demoni morti che erano letteralmente fatti a pezzi per riuscire a estrapolare l’energia demoniaca all’interno dei loro corpi e inserirla nella lacrima. Dopodichè gli uomini si trapiantavano quelle lacrime e diventavano in grado di rilasciare quel potere trasformandosi in veri e propri demoni».
«Cosa?!», esclamarono tutti all’unisono.
«T-t-tu quindi ti trasformi in demone?!», gli chiese Mirajane sorpresa.
«Esattamente!», fu la risposta, «io mi trasformo in un demone perciò sono un demone, mi sembra una cosa abbastanza ovvia. Io sono un devil slayer, non perché utilizzo una specifica magia per uccidere i demoni ma perché li combatto con il loro stresso potere».
«Fantastico in pratica combatti il fuoco con il fuoco. Mi piacerebbe vederti all’opera. Dovremmo sfidarci di nuovo», Natsu sembrava in trepidazione.
«Se non utilizzi una magia per uccidere i demoni allora perché ti definisci un devil slayer?», gli chiese Makarov.
«In genere io sono solito definirmi come demone. Comunque, dovete sapere che questo potere ha origini molto antiche, di quando ancora il genere umano aveva appena iniziato a conoscere ed apprendere la magia. A quel tempo non esistevano certo magie complicate come quella di tipo slayer. Acquisire i poteri e la forma dei demoni era l’unico modo per ucciderli, quindi quelle persone venivano definite come devil slayer. Tuttavia, data la loro capacità di trasformarsi in demoni erano temuti dai normali esseri umani, nonostante rischiassero la vita per permettere al genere umano di sopravvivere, se possiamo definirlo così, dato che anche i draghi ne mietevano di vittime in quel periodo. Ma per lo meno i draghi uccidevano per mangiare, non usavano gli esseri umani per divertirsi o per soddisfare i loro vizi, come invece facevano i demoni».
«Pensi che una cosa del genere sia stata fatta anche con i draghi?», domandò Natsu.
«No, il procedimento funzionava solo per i demoni», gli rispose il corvino.
Clap.
Batté le mani.
«Bene vi ho svelato alcuni dei miei segreti, spero che siate soddisfatti», rivolse un sorriso tirato ad Erza che indurì ulteriormente il suo sguardo.
Poi Krono si voltò e fece per andarsene.
«Ci hai solamente spiegato il tuo potere!», lo fermò Makarov.
«Infatti, non ci hai detto ancora niente su come e perché lo hai ottenuto, né del tuo legame col villaggio Rido», proseguì Mavis.
Krono si voltò, si passò una mano sulla frangia per scoprire l’occhio destro. Rivolse il suo sguardo a Mira.
«Hai ragione Mirajane, io sono un superstite del villaggio Rido», si voltò verso Makarov e Mavis, «ma questo è tutto quello che saprete, non ho la minima intenzione di rivelarvi altro. Se la cosa non vi piace cacciatemi pure dalla gilda», si voltò e si diresse verso l’uscita.
Makarov si scambiò un’occhiata con la Prima poi con Erza e infine si rivolse al testo della gilda.
«È stata una giornata intensa, per ora torniamo all’albergo a riposare… a proposito qualcuno vada a recuperare Gajeel dovunque sia finito!».
Natsu si bloccò.
«Dopo che l’hai messo sul carello te ne sei completamente dimenticato, non te la farà passare liscia», scherzò Happy.
«Chissà dove sarà finito?», chiese Levy.
«Se il carrello non si è ancora fermato probabilmente ci sarà ancora su. Propongo di cominciare da lì», intervenne Gray.
«Ok, andiamo prima a vedere se Lucy si è ripresa. Avanti Happy!».
«Aye! Arrivo Natsu!».
 

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Capitolo 7
*** DUELLO-prima parte ***


7. DUELLO-prima parte
 
Mirajane stava salendo le scale per andare sulla terrazza dell’albergo. Aveva bisogno di prendere una boccata d’aria. Era stata fino a qualche minuto prima col master, Natsu e gli altri a discutere di come comportarsi per liberare Lucy.
Si, Lucy era stata catturata dalla guardia reale che temeva un suo coinvolgimento nel progetto Eclipse. A prescindere dalle motivazioni loro l’avrebbero salvata, era un membro della loro famiglia e non l’avrebbero abbandonata.
Per il momento dovevano però comportarsi come se nulla fosse, di lì a qualche ora ci sarebbe stato il duello di Krono e dovevano comunque farsi vedere in pubblico.
Terminata la salita delle scale arrivò di fronte alla porta che dava sulla terrazza, mise la mano sulla maniglia ma prima di abbassarla un brivido le attraverso il corpo. C’era qualcosa di veramente oscuro e malvagio dietro quella porta. 
Decise ugualmente di aprirla.
Alla fine, non si sorprese neppure troppo nel vedere Krono seduto per terra a qualche metro da lei, con le gambe incrociate e che le dava la schiena.
Era lui la fonte di quel potere oscuro.
Una sorta di fumo nero usciva dal suo corpo e i suoi lunghi capelli erano leggermente sollevati.  
Il ragazzo si girò e appena la vide le sorrise.
«Ohii, guarda un po’ Mirajane! Che cosa ci fai qua?».
«Sono solo venuta a prendere una boccata d’aria. Scusa se ti ho disturbato, ora me ne vado», fece per andarsene.
«Ma no resta! Non mi disturbi mica, ormai ho finito», quello strano fumo nero smise di fuoriuscire dal suo corpo e lui alzò le braccia per stiracchiarsi.
Mirajane chiuse la porta alle sue spalle e si avviò verso la ringhiera, passando davanti al corvino. Si appoggiò sulla ringhiera con gli avambracci inchinandosi in avanti e stette ferma ad osservare il vuoto sotto di sé. La città era tranquilla, anche più del solito. Tutte quelle persone non avevano la minima idea di quello che sarebbe potuto accadere nelle prossime ore.
Sentì dei passi avvicinarsi.
Krono si appoggiò coi gomiti sulla ringhiera. Dando le spalle alla vista sulla città.
«Mi sembri un po’ giù di morale mia bella Mira! Qualcosa non va?».
«Hai sentito di Lucy?».
«Si, ho sentito. Una gran bella gatta da pelare, mi dispiace davvero molto».
Mira si girò verso di lui che ricambiò il suo sguardo.
«Non credo che tu stia dicendo la verità. Probabilmente ora come ora non stai pensando ad altro che al tuo combattimento».
«Eheh, effettivamente hai ragione», si portò una mano dietro sulla nuca, «ma voi non siete quei tipi di persone che se ne staranno fermi a buoni ad aspettare che la guardia reale la liberi, giusto? Scommetto che avete già un piano, dico bene?».
Mira non rispose, non ce ne era bisogno, Krono aveva già capito tutto. Chiuse gli occhi e inclinò leggermente la testa verso l’alto, lasciando che la leggera brezza che soffiava le accarezzasse il viso.
«Hai detto di essere un superstite del Villaggio Rido».
«È così».
«Non è bello sopravvivere ai propri cari, peggio ancora è guardare mentre loro vengono uccisi».
Fece una breve pausa.
«Sai dopo la scomparsa dei miei genitori ho dovuto prendermi cura io dei miei fratelli. Mi sono dovuta caricare sulle spalle un sacco di responsabilità, e benché fossi ancora una ragazzina, sono dovuta crescere in fretta. A causa dei miei poteri siamo stati cacciati dal nostro villaggio, a quanto pare il mio lato demoniaco era, per gli abitanti del villaggio, fonte di preoccupazione. Dopo tanto vagare siamo arrivati a Fairy Tail, io mi sono sempre dovuta mostrare forte, l’ho fatto per i miei fratelli, questo ha però influito sul mio comportamento: ero violenta, una vera piantagrane che istigava le persone e si divertiva anche nel farlo a volte», si fermò nuovamente abbassando leggermente il viso mentre una vena di tristezza si impossessava del suo sguardo.
«La morte di Lisanna ha rappresentato un dolore atroce, ma mi ha fatto maturare, mi ha fatto crescere. È stato difficile superare quel trauma ma alla fine ne sono uscita. Ho cominciato a guardare il mondo con positività, a fidarmi degli altri, ad aiutarli così sono tornata a sorridere. Il dolore non è mai scomparso ma sono riuscita a controllarlo e a non farmi sommergere da esso».
Krono la osservava in silenzio.
«Se mi hai detto queste cose perché speri che io ti racc…».
«No, ti assicuro che non era quella la mia intenzione, avevo solo voglia di aprirmi un po’. Tu non sei obbligato a raccontarci del tuo passato se non vuoi, ma sappi che noi ci saremo sempre per te, per qualunque cosa, è così che si fa in una famiglia».
«Va bene, ti ringrazio Mira».
«Figurati… a proposito, potresti smetterla di guardarmi la scollatura», gli lanciò un’occhiata di disappunto.
Krono arrossì lievemente mentre si affrettava a distogliere lo sguardo.
«Beh…i-io, sai…ec-ecco…cioè, m-mi ci è solo caduto l’occhio un momento… comunque è ora che vada, grazie ancora per… esserti aperta».
Mira sorrise: «non cambi proprio, eh?».
Si voltò mentre lo guardava dirigersi verso la porta.
«Sei pronto per il duello?».
Il corvino si bloccò, si passò una mano sulla frangia e si girò guardandola con i suoi occhi marroni.
«Oh, ci puoi scommettere. Oggi vi mostrerò qualcosa di mostruoso e magnifico allo stesso tempo», le disse con un tono duro, prima di rientrare.
Mira sorrise nuovamente, un sorriso tirato stavolta, chissà cosa avrebbero visto di lì a poco.
 
Le grida della folla rimbombavano per tutta l’arena, che nonostante fosse il giorno di riposo, era gremita come al solito. La notizia del combattimento tra devil slayer doveva aver suscitato grande entusiasmo e interesse.
Mirajane si guardò intorno.
Tutti i membri delle gilde ancora in gioco, eccetto Sabertooth, erano presenti, anche i suoi compagni, nonostante fossero preoccupati per Lucy, erano venuti. Probabilmente scoprire il vero potere di Krono sarebbe stata un utile distrazione, specialmente perché era convinta che ci fosse qualcuno, tipo Erza o Natsu, che anche se per ragioni diverse voleva capire meglio che tipo di mago fosse.
«Buongiorno signori e signore!! Qui è il vostro commentatore Lola Chapati che vi dà il benvenuto al Domus Frau! Essendo oggi una giornata speciale sarò solo io a commentare l’incontro! Ma passiamo subito e senza ulteriori indugi ai due contendenti! Il primo è un mago di classe S dei Quatro Kuccioli, un bell’applauso a Rio Ramirez!!».
Rio entrò nell’arena con le braccia alzate, esultando e incitando la folla.
«Il secondo è un mago sconosciuto dell’oramai risorta Fairy Tail, da quel poco che sappiamo si è unito alla gilda due anni fa, quando era già in declino! Il suo nome è Krono Darkstar!».
Krono entrò col suo solito atteggiamento calmo e pacato. Si era spostato la lunga frangia in modo che scendesse ai lati della faccia, una lunga ciocca gli cadeva in mezzo al volto ma i suoi occhi erano entrambi scoperti, concentrati, attenti e rivolti a chi gli stava di fronte.
«Signori che l’incontro abbia inizio!».
Dopo un’esultazione collettiva il rumore della folla andò affievolendosi ma non scomparve.
Rio rideva sommessamente mentre Krono lo guardava seriamente, sembrava quasi arrabbiato.
«Bwahahahah ah ah!! Finalmente, non stavo più nella pelle! Da molto tempo aspetto di potermi misurare con un avversario alla mia altezza! Vedi di non deludermi Krono!».
Krono evocò le sue due pistole: «vediamo di farla finita in fretta».
Puntò Rio ma questi lo fermò alzando una mano.
«Aspetta! Non ho intenzione di perdere tempo ed energie inutilmente. Combattiamo subito alla massima potenza, mostriamo a questi umani di cosa siamo capaci noi demoni».
Krono lo osservò qualche istante.
«Adesso ti sei messo ad usare il termine demone. Ma come? Non eri tu che dicevi che eravamo devil slayer».
Fece sparire le pistole: «va bene, del resto credo che ormai sia inevitabile».
Mira deglutì. L’aria era carica di tensione e la percepiva anche in tutti quelli che la circondavano.
“Ci siamo”.
Vide Rio piantarsi bene nel terreno, stringere i pugni e inclinarsi bene in avanti.
«Ahhhhh!! Satanic Mind!!», dal suo corpo iniziò a uscire una gran quantità potere magico nero. La stessa cosa successe per Krono, inizialmente i suoi capelli si alzarono lievemente ma quando l’intensità aumento schizzarono in aria, strinse anche lui i pugni e urlò.
«Demon Lord!!».
Il pubblico si era completamente azzittito.
L’energia oscura stava avvolgendo completamente i loro corpi.
Mira era stupita, guardò i suoi compagni e vi lesse le stesse emozioni, il potere che quei due stavano sprigionando continuava ad aumentare.
«Quello non è semplice potere magico! È potere oscuro, demoniaco!», sentì dire dalla Prima con voce preoccupata.
Ormai sia Krono che Rio erano spariti all’interno delle rispettive aure nere che intanto erano divenute delle specie di colonne che si alzavano verso il cielo.
Il potere che si percepiva la spaventava, non per la sua forza ma per la sua malvagità.
Sudava freddo e sentiva dei brividi lungo la schiena.
Il potere che rilasciava lei quando usava il Satan Soul era niente a confronto.
Vide le colonne ridursi sempre più fino a scomparire per rivelare i due demoni all’interno, guardò prima Rio.
Per quanto riguardava altezza e muscolatura era rimasto praticamente uguale. La carnagione della pelle era molto chiara, tendeva al grigio, i tatuaggi tribali ora non erano più solo sulle braccia ma sparsi su tutto il corpo. Gli artigli di mani e piedi erano lunghi e affilati. Non indossava alcun tipo di veste o vestito, ma non sarebbe servito dato che non aveva niente da coprire. Era calvo con le orecchie leggermente appuntite, i denti erano triangolari e con la bocca chiusa si completavano perfettamente, sembravano i denti di un piranha. La particolarità di quel demone era avere qua e là su tutto il corpo, dalla testa ai polpacci, dei bulbi oculari che si muovevano in continuazione come se fossero alla ricerca di qualcosa e tre bocche, esattamente uguali alla prima: una sulla coscia sinistra, una sul fianco destro e l’ultima sulla clavicola sinistra. Era un demone particolare ma non la stupiva più di tanto, lei ne aveva visti diversi.
Quando Rio si concentrò su Krono tutti i suoi bulbi, con occhi verdi, si rivolsero verso il demone che aveva di fronte.
Mirajane sgranò gli occhi nel vedere in che cosa Krono si era trasformato.
Era diventato più alto. Portava dei grandi stivali neri, che gli arrivavano fin quasi alle ginocchia. Indossava un completo di pelle nera: pantaloni, cintura, maglia attillata a collo alto che mostrava i suoi muscoli definiti, una corta giacca a maniche lunghe che gli arrivava fino in vita e dei guanti. Sugli avambracci aveva dei bracciali di uno strano metallo argentato, uguale a quello che copriva il dorso delle mani e delle prime falangi mentre sulle ultime c’erano delle specie di ditali, appuntiti e affilati. I demoni in genere avevano degli artigli lunghi mentre quello aveva artigli finti. Aveva anche una coda nera, lunga e a punta, non sembrava fatta di pelle, era come se fosse placcata in metallo. La pelle del viso era di un grigio sbiadito mentre la dentatura non era cambiata, gli si erano solo accentuati un po’ i canini. I capelli erano molto più corti rispetto a prima e biondi, pettinati all’indietro sulla nuca, gli occhi erano rossi e le orecchie leggermente a punta. Sulla fronte aveva uno strano segno, sembrava una cicatrice ma quando si aprì rivelò un altro occhio rosso, le palpebre si erano aperte verso i lati non verso l’alto. L’occhio era impassibile, non si muoveva, guardava dritto di fronte.
Mirajane si portò una mano sulla bocca, non aveva mai visto un demone del genere, con quell’aspetto, con addirittura dei vestiti, era incredula.
“Dunque è questa la forma demoniaca di Krono?”.
A differenza di Rio dal corpo di Krono fuoriusciva energia oscura, sembrava quasi una fiamma che divampava dal suo corpo.
«Grrr».
Vide Natsu con le mani appoggiate sul muretto che dava sull’arena, aveva un’espressione nervosa, così come Gajeel, Gray e altri, probabilmente avevano già capito che il potere di Krono era superiore al loro, nonostante il second origin e i duri mesi di allenamento.
«Ma quello è lo stesso incantesimo di tipo Take Over di mia sorella!», sentì dire da Elfman.
«Ti sbagli», intervenne Mavis, «quello non è un semplice incantesimo di Take Over ma di trasformazione, quelli che vedi non sono umani che stanno possedendo il corpo di un demone ma due demoni al cento per cento. In questo modo possono sfoderare un potere di gran lunga superiore. Neppure io sapevo dell’esistenza di questo tipo di magia. Un essere umano che si trasforma in demone, incredibile».
Un’altra vibrazione provenire dal centro dell’arena la attirò.
«Dunque, è questa la tua vera forma Demon Lord? Le voci che si dicono sul tuo conto sono vere, sei proprio un demone unico».
«Vogliamo cominciare Satanic Mind?».
Krono spostò il braccio destro indietro e si preparò a caricare.
Rio si abbassò fino ad appoggiare le mani per terra, contrasse le gambe per caricare energia e poi la rilasciò.
Entrambi schizzarono verso l’altro con una velocità incredibile, tenendo il braccio destro indietro. Quando furono vicini sferrarono i loro potenti pugni che si scontrarono.
Boooom!
L’impatto fu di una violenza impressionante, l’onda d’urto si propagò per tutta l’arena facendo persino crepare il terreno sotto i loro piedi. Mira dovette afferrare saldamente il muretto di fronte a lei per non cadere e si protesse il volto con una mano. Non appena l’onda d’urto si esaurì i due si staccarono. Krono non perse tempo evocò le sue due pistole e si mise a sparare colpi verso l’avversario, il quale fu rapido ad indietreggiare per schivarli. I colpi finirono nel terreno formando tanti piccoli crateri.
«Quando ha combattuto con me i suoi colpi non erano così forti!», disse Natsu.
«Se mette tutta quell’energia negli attacchi si stancherà in fretta», aggiunse Elfman.
«Non credo che accadrà», intervenne Makarov, «adesso che si è trasformato non ha solo aumentato la forza fisica e l’intensità del suo potere oscuro ma quest’ultimo è cresciuto anche da un punto di vista quantitativo. Ciò vuol dire che a lui basta combattere come suo solito ma in proporzione i suoi colpi sono molto più potenti».
Alzack fece un passo in avanti per osservare meglio: «ora capisco il motivo per cui utilizza le armi ability, con quelle capacità possono davvero essere delle armi devastanti. Non oso immaginare che colpo sia in grado di sparare facendo uso di quel blaster».
Intanto Krono aveva cambiato arma, stava usando quel fucile grosso e corto che sparava sfere di energia, quello che chiamava No Limit.
Sparò due sfere di energia che stavano per finire contro Rio ma questi allungò il braccio destro con l’indice e il medio della mano distesi, tracciò una linea nera orizzontale di fronte a lui.
«ONDA DI VUOTO!!».
L’onda si mosse verso le sfere andando a collidere con loro. Successivamente Rio inspirò profondamente.
«PROIETTILI DI VUOTO!!», cominciò a sputare delle piccole sfere nere dalla bocca, Krono cercò di schivarli ma lo colpirono sulla spalla destra e su una gamba. Cadde in ginocchio con le mani per terra, prima che potesse rialzarsi Rio era già su di lui, gli assestò un forte calcio sullo stomaco che gli fece sputare della saliva, poi gli mise una mano dietro la testa e cominciò a sbatterlo violentemente e ripetutamente sul terreno. Ad un tratto Krono fece forza sulle mani e riuscì ad interrompere per un attimo la serie di colpi, allungò all’indietro la gamba destra riuscendo a dare un calcio sulla mascella dell’avversario che si staccò da lui indietreggiando, riuscì a rialzarsi. Rio lanciò un’altra onda che venne schivata. Krono si portò faccia a faccia con Rio, usò gli artigli con cui gli sferrò una sfuriata sul petto, questi urlò per il dolore e sferrò un pugno, Krono lo afferrò per il polso, lo attirò a sé assestandogli una forte ginocchiata nello stomaco. Rio rimase senza fiato, si portò le mani sullo stomaco e le sue gambe cedettero, Krono alzò le braccia unì i pugni e lo colpì in testa con un colpo di maglio, prima che il viso Rio toccasse terra Krono tirò indietro la gamba e gli tirò un calcio in faccia facendogli sputare sangue. Rio rotolò per terra per allontanarsi ma Krono caricò ancora, era ormai già addosso all’avversario.
«PROIETTILI DI VUOTO!!», quattro colpi lo presero in pieno, era riuscito a pararne solo uno col bracciale. Rio si alzò e gli tirò un calcio sulla mascella, Krono barcollò ma non cadde, tirò un pugno lento verso l’avversario che alzò il braccio per difendersi, in un attimo il pugno si aprì, Krono conficcò l’indice e il medio nel bulbo oculare sull’avambraccio di Rio e col pollice glielo strappo via. Rio digrignò i denti per il dolore mentre osservava il suo bulbo venire pestato.
«È uno scontro molto violento», disse Lisanna, «quanto potranno andare avanti a questi ritmi?».
«Quelli che hai davanti sono due demoni, loro combattono così», disse Mavis.
«Hanno una resistenza e una capacità fisica superiore agli esseri umani, ecco perché tagli, piccole lacerazioni, qualche livido o un naso sanguinante non rappresentano un grave problema per loro. Ma c’è qualcosa di strano».   
«Cosa intende Prima?», le chiese Mira.
«Da quel poco che so i demoni non combattono usando la magia, o almeno la maggior parte di loro, ma una forma alternativa di essa, proprio come quel demone, Rio. Invece Krono è diverso. Non solo utilizza l’energia oscura, ma la plasma per attaccare incanalandola nelle armi. In pratica non è molto diverso dai maghi normali, cambia solo il tipo di potere che usa. Demoniaco anziché magico».
«Cosa sta cercando di dire?», chiese Makarov.
«Voglio dire che Krono non è un demone qualunque».
Mirajane rivolse il suo sguardo nell’arena.
“Si, l’avevo già capito, quello è un demone diverso dagli altri”.
Vide i due avversari sferrare due pugni che si scontrarono creando un’altra onda d’urto e venire in seguito sbalzati all’indietro. Rio scagliò dei proiettili di vuoto ma Krono li schivò facendo delle capriole all’indietro. Continuò finchè non arrivò contro il muro e vi saltò sopra, arrivando così dove si trovavano Mira e gli altri.
«Krono?!», esclamò stupita lei ma lui non se ne accorse neanche, i suoi occhi erano puntati verso l’avversario e sorrideva.
Perché sorrideva in quel modo?
Sembrava divertito e compiaciuto, di sicuro la battaglia lo aveva preso.
Guardò Rio e gli vide spuntare sulla schiena due paia di ali da pipistrello, esattamente come le sue in forma Satan Soul e salire verso l’alto, Krono lo seguì con lo sguardo mentre due protuberanze gli si stavano gonfiando sulla schiena. Mira fece un passo indietro mentre le vedeva divenire sempre più grandi fino a prendere la forma grandi ali nere. La sua apertura alare era molto più grande della sua o di quella di Rio, avrebbe potuto tranquillamente avvolgerle attorno al suo corpo.
Le sollevò e poi con un colpo secco le sbatté spiccando il volo e raggiungendo il suo avversario. Mentre le sollevava Mira vide una piuma cadere, allungò la mano, con il palmo aperto e la guardò appoggiarvisi sopra. Era una piuma corta e piccola, candida e morbida, a malapena ne avvertiva la presenza sulla mano. In genere i demoni avevano ali di pipistrello o di altri animali. In natura però non esistevano animali con un piumaggio del genere, sembrava quasi la piuma di… un angelo.
Solo per una cosi vi differiva, il colore.
Le piume degli angeli sono bianche come la neve appena caduta e splendenti come la luce, quella invece era nera come la pece e tetra come le tenebre.
Alzò la testa per guardare i due esseri che si stavano aspramente combattendo. Si scambiavano colpi rapidi e potenti a poca distanza l’uno dall’altro. Paravano e colpivano, schivavano e attaccavano, non tenevano i pugni serrati ma aperti con le dita piegate come se stessero cercando di strapparsi dei pezzi di carne piuttosto che scambiarsi pugni. Mira era sia inquietata che affascinata, sia dal tipo di demone i cui si era trasformato Krono sia dal tipo di combattimento a cui stava assistendo e dal silenzio che la circondava capì che non era l’unica a provare sensazioni simili.
“Dunque è così che combattono due demoni?”.
 
Krono scagliava colpi rapidi ma non riusciva a far breccia nella difesa di Rio, il quale ad un tratto con un battito d’ali balzò all’indietro facendo comparire una sfera nella sua mano.
«SFERA DI VUOTO!!».
La lanciò contro di lui.
Un rapido spostamento alla sua destra gli permise di schivarla, quando si rivolse verso il suo avversario lo trovò a braccia conserte che lo fissava sorridente.
«Ahahahah! Non so te, ma io mi sto veramente divertendo Krono! Era da tempo che aspettavo questo momento».
«Hai stancato, non fai altro che ripetere le stesse cose», si gettò verso l’avversario con i suoi artigli pronto a lacerargli la pelle ma quando sferrò la sua mossa successe qualcosa di inaspettato, passò letteralmente attraverso il corpo di Rio.
«ONDA DI VUOTO!!».
«Il colpo lo prese alla schiena e ne seguì un forte dolore, dovette sbattere le ali un paio di volte per restare in volo, si voltò e vide Rio nella stessa posa di prima che sorrideva.
«Eheh, finalmente ti sei deciso a mostrare le tue carte Satanic Mind. Mi è stato detto che, essendo colui che manteneva i contatti tra tutti i devil slayer di Ishgar dovevi essere davvero forte, ecco perché mi sembrava strano che la maledizione del vuoto fosse la tua unica arma».
«La maledizione del vuoto mi permette di creare il vuoto nell’aria per lanciare sfere e proiettili distruttivi o anche onde taglienti come delle lame sfruttando la differenza di pressione tra l’atmosfera normale e quella in cui viene creato il vuoto, ma non è la mia arma migliore. Scendiamo».
Entrambi tornarono a terra e ritirarono le ali.
«So bene che anche tu non ti affidi solo alle armi, avanti mostrami qualcosa di interessante! Demon Lord!».
«Come desideri», Krono strinse il pugno sinistro e subito e subito venne avvolto da un’aura nera, lo tirò indietro mentre l’energia diveniva più densa.
Rio nel frattempo aveva allungato le braccia, incrociandole di fronte a sé e inclinando busto e testa all’indietro mentre un’aura nera gli avvolgeva quest’ultima.
«PUGNOOO!!», urlò Krono.
«INCUBOOO!!», urlò Rio.
«DEMONIACO!!!», gridarono entrambi.
Dal pugno di Krono così come dalla testa di Rio si materializzò un raggio di energia oscura, con due sottili occhi rossi e una bocca a denti triangolari dello stesso colore.
«Ghaaarr!!», i due demoni appena materializzati si scontrarono, lo scoppio che ne seguì alzò una grande nube di fumo. Ad un tratto Krono vide sbucare fuori dal fumo di fronte a lui Rio.
Evocò il fucile d’assalto Terrocon e scaricò sull’avversario una scarica di colpi che però passarono attraverso alla figura di Rio che scomparve subito. Sentì una mano premerli sulla testa e sbatterlo per terra facendogli perdere la presa sull’arma che scomparve subito dopo.
«Bwahahahah!! Allora sorpreso di cosa sono capace!».
«Incubo demoniaco. Come è possibile che tu riesca ad usare una tecnica del genere?!».
«Eheh, tutto merito del mio potere. Dopotutto sono un demone superiore, credevi che avrei perso contro il Demon Lord un demone di rango inferiore!».
Krono smise di divincolarsi: «stai dicendo che il Demon Lord è un essere inferiore… e che io sono debole?».
«Che ti aspettavi scusa?! Ma ti sei visto? Il tuo aspetto non è quello di un demone normale, le tue ali non sono quelle di un demone normale. I demoni combattono usando le maledizioni mentre tu usi l’energia magica come qualunque mago ability, anche se quella di cui fai uso è energia magica oscura non cambia nulla. Ma dico si è mai visto un demone con artigli finti?! E che combatte usando delle pistole?! Ahahah! Roba da non crederci. Scommetto che l’unico motivo per cui usi quelle armi è per compensare la tua debolez…».
Rio si lanciò all’indietro.
Whooosh!
Un’immensa colonna di energia oscura si sprigionò dal corpo di Krono e crebbe, divenendo sempre più grande.
Rio osservava incredulo e stupito l’avversario rialzarsi.
«Un secondo, se mi fossi mosso un secondo dopo sarei stato investito da tutta quella energia».
«Uno: quella che utilizzo non è energia magica oscura, io non sono un umano, questa è energia demoniaca, c’è una grande differenza. Due: lo sai perché a questo potere è stato affibbiato il nome di Demon Lord?».
Rio vide due enormi occhi con iridi a cerchi concentrici formarsi nell’aura che sovrastava Krono.
«Le storie che da generazioni vengono tramandate nella mia famiglia dicono che il demone da cui è stata creata la lacrima fosse una vera furia. Lui distruggeva qualsiasi cosa che gli capitasse a tiro, non facendo distinzioni tra uomini, animali e demoni. Si dice che fu in grado di far fuori anche diversi draghi. Perfino gli altri demoni temevano la sua forza, era un vero signore dei demoni e quella che vedi qui è solo una parte del suo potere».
«Una parte?!».
«Se anche passassi tutta la vita ad allenarmi diverrei certo fortissimo, non c’è dubbio, ma non sarei comunque in grado di sfruttare al massimo questo potere e questo perché nonostante siamo diventati demoni il nostro corpo conserva una, seppur piccola, radice umana. Ogni corpo, anche se inconsciamente, tende a ridurre le proprie prestazioni per proteggersi e la stessa cosa vale anche per noi, se dovessimo usare a pieno questi poteri la nostra parte umana, il nostro stesso corpo crollerebbe e per noi sarebbe la fine».
«Guarda che questo lo sapevo anch’io, ma il mio potere è diverso dal tuo e questa regola non si applica a me!».
«Davvero? Beh, non importa. Ora dimmi, se quello che vedi è solo una parte del mio potere, cosa credi che sarei in grado di fare se fossi capace di usarlo la massimo?».
Rio lo guardava con astio.
«Abbiamo sviluppato le armi ability per sfruttare al meglio le capacità del Demon Lord, che come tu hai detto è un demone unico, non per compensare la sua debolezza, anche perché i miei antenati erano dei grandi devil slayer anche senza quelle armi».
«Ora basta! Mi hai stancato con queste tue sviolinate!».
Portò la mano destra all’altezza del petto, mostrando gli artigli affilati.
«Ora ti faccio a fette, i miei artigli sono affilati come lame!», detto questo si lanciò contro l’avversario.
L’aura intorno a Krono si dissipò, si lanciò anche lui verso Rio portando la mano sinistra all’indietro mentre un’aura oscura si creava intorno agli artigli di metallo della mano.
«Non solo posso fare affidamento sull’energia demoniaca ma si dà il caso che i miei artigli siano delle vere e proprie lame».
Ormai i due si trovavano qualche metro uno dall’altro, spostarono il braccio in avanti per sferrare il loro colpo.
«ARTIGLI DEVASTATORI!!», urlò Krono.
L’impatto fu così rapido che probabilmente nessuno tra gli spettatori lo vide. Videro solo i due demoni muovere il braccio verso l’altro e poi continuare la loro corsa per qualche metro per poi fermarsi dandosi la schiena.
Krono sorrideva mentre del sangue colava per terra da uno sfregio che gli era comparso sulla guancia destra. Sentì un rantolo di dolore provenire da Rio, si voltò e lo vide a terra dolorante, con dei segni di artigli sulla parte sinistra del corpo.
«Non male eh?», gli si avvicinò, «adesso la finiamo», gli si gettò contro.
Rio lo guardò dritto negli occhi: «ora tocca a me mostrarti il mio vero potere».
Krono ormai gli era sopra, tirò indietro il braccio per sferrare un altro colpo di artigli, ma ad un tratto Rio svanì nel nulla. Krono si bloccò,
«Ma che cazzo?», si guardò intorno, tutto era scomparso: l’arena, il pubblico, solo il terreno sotto i suoi piedi non era cambiato. Camminava guardandosi intorno ma non c’era nessuno.
«Dove diamine mi ha teletrasportato?! Ti vuoi decidere a rip…».
Tap tap tap.
Sentì dei passi avvicinarsi alla sua sinistra, girò la testa, vide una ragazza dai lunghi capelli rossi vestita con un’armatura puntarlo con la spada sguainata.
«Erza?» fece incredulo ma un altro rumore di passi alla sua destra attirò la sua attenzione. Vide una ragazza con stivali bianchi, leggings neri e un vestito bianco correre anch’essa verso di lui impugnando una katana. Aveva i capelli lunghi, lisci e neri con un nastro bianco legato a fiocco sulla testa.
«Quella è la tipa di Mermaid Hell, Kagura», sembrava che fosse lui il loro bersaglio, erano sempre più vicine, Krono capì subito cosa stesse accadendo, si mosse per spostarsi dalla loro traiettoria, ma successe qualcosa di strano, le sue gambe erano immobili.
«Ma cosa cazzo sta succedendo?!», era come se le due gambe si fossero congelate, provò a smuoverle con le braccia, ma non successe nulla. Krono era sempre più agitato, oramai le due guerriere erano pochi metri da lui, provò a evocare le sue pistole ma non si materializzò nulla.
«F-fer-ferme! Aspett…»
SLASH!!
Sentì le due spade conficcarsi tra le sue costole e farsi largo tra i suoi organi interni, lacerandoglieli, per poi fuoriuscire dalle sue clavicole. 
Sentì un rivolo di sangue colargli dalla bocca e le gambe cedergli. Si inginocchiò e chiuse gli occhi.
Ad un tratto udì dei rumori, voci di persone che gli arrivarono alle orecchie.
«Ma che diamine stai facendo Krono!!», gli stava urlando Natsu dalla tribuna.
Alzò lo sguardo e vide Rio in piedi a braccia incrociate che lo guardava con un ghigno divertito.
«Anf…anf, che cosa mi hai fatto brutto figlio di puttana?».
«Ti ho colpito con un’illusione, mi pare ovvio», si girò verso la tribuna, «capisco l’atteggiamento del tuo amico, dopotutto ti ha visto avvicinarti a me per finirmi, poi dopo esserti bloccato per qualche secondo ti ha visto crollare».
«Quella era… anf… era un’illusione?», si portò una mano davanti alla bocca ma non c’era sangue, si toccò i fianchi sulle costole e nonostante la sensazione della trafittura non aveva alcuna ferita.
«Vedi Krono, questo è il vero potere del Satanic Mind, la maledizione Illusion. Grazie ad essa sono in grado di distruggere la mente del mio avversario con potenti e devastanti incubi».
«In fondo è solo un inganno, come può ridurmi così?», provò a rialzarsi ma la gamba cedette e si ritrovò ancora in ginocchio.
«Ma dai Krono che domande mi fai?! Eppure, credevo che fossi più sveglio di così! È il cervello che regola tutte le funzioni del corpo tramite i nervi e le terminazioni nervose sparse in tutto l’organismo e questo vale per qualunque essere vivente. Le illusioni agiscono direttamente sul cervello attaccandolo e indebolendolo. Se la carica di stress sopportata dal cervello diventa eccessiva esso cede facendo collassare l’individuo o, nel peggiore dei casi uccidendolo. Non importa se il corpo è nel pieno delle forze o non ha alcuna ferita perché se il cervello pensa che sia ferito fa reagire le terminazioni nervose, e di conseguenza il corpo, come se lo fosse».
«Eheh, vedo proprio che ti piace parlare, mi hai dato il tempo per riprendermi», si alzò, «quindi non mi resta che metterti al tappeto prima che tu mi lanci un’altra illusione», si gettò contro l’avversario.
«Povero idiota, sei già sotto l’influsso della mia illusione».
Una fiammata si sprigionò dal terreno investendolo in pieno, sentì il calore delle fiamme avvolgerlo completamente la pelle bruciargli terribilmente mentre andava a fuoco. Ad un tratto poi non avvertì più il terreno sotto i piedi e si ritrovò a precipitare nel vuoto.
SPLASH!!
Cadde in acqua.
Stava affondando, per quanti sforzi facesse non riusciva a stare a galla, affondava, sentiva di non avere più ossigeno nei polmoni, si agitava, boccheggiava, avvertì l’acqua iniziare a entrargli in bocca e a riempirli i polmoni, la testa sembrava che gli stesse per scoppiare.
Chiuse gli occhi.
Quando gli riaprì si ritrovò in una landa desolata, stava ancora affondando, nella terra e quando il terreno gli era arrivato all’altezza dei polpacci da esso uscirono degli spuntoni di roccia che lo trafissero su tutto il corpo. Vedeva il suo sangue colare dagli spuntoni che uscivano dal suo corpo.
Un istante dopo avvertì ancora delle voci di persone e si ritrovò nuovamente nell’arena, ai piedi di Rio, ansimante, con la testa sul terreno, il naso sanguinante e dei rivoli di saliva che gli colavano dalla bocca.
«Complimenti, un mago normale a quest’ora sarebbe già svenuto ma dopotutto tu non sei un individuo comune».
«Cought…», rigurgitò un misto di saliva e bile dalla bocca e si mise in ginocchio a fatica.
«Anf…anf…anf, sai avresti dovuto… anf… sperare di riuscire a sconfiggermi con questa serie di illusioni, perché adesso il trucchetto non funzionerà più con me».
«Hai del coraggio a fare certe affermazioni, a malapena riuscirai a metterti in piedi, come speri di riuscire ad affrontarmi?».
«Tra qualche minuto starò già meglio».
«Ahahah! E speri che ti dia qualche minuto?!», alzò il braccio col palmo aperto e sopra di esso cominciò a formarsi una sfera nera che diveniva sempre più grande.
«SUPER IMPACT DI VUOTO!!», la lanciò verso Krono, che nel frattempo aveva sempre mantenuto lo sguardo fisso su Rio con un’espressione seria sul volto. La grande sfera gli era ormai addosso ma lui sorrise: «questa è un’illusione», l’attacco gli passò attraverso e scomparve.
«Cosa?», Rio pareva sorpreso.
Krono si alzò e si gettò verso il nemico, evocò il fucile Blade, ruotò l’impugnatura di novanta gradi in modo da usarlo come una spada, spostò il braccio sinistro in alto verso la spalla destra per preparare l’affondo.
«Avanti fatti sotto!», lo provocò Rio ma Krono lo ignorò e quando gli fu addosso non vibrò il colpo, gli passò attraverso.
«Non ci casco ancora!», adesso si trovava faccia a faccia col vero Rio.
«Come cazzo hai fatto ad accorgertene?!».
Krono vibrò il colpo ma Rio lo schivò e con esso i successivi, allora continuò ma non cambiò nulla, i suoi colpi sembravano più lenti.
«Le mie illusioni ti hanno indebolito, cosa pensi si fare adesso?».
Krono alzò le braccia versò l’alto e sferrò un altro affondo ma Rio lo schivò semplicemente inclinando il busto all’indietro, la lama si fermò all’altezza del suo stomaco.
«Mancato», gli disse in tono divertito.
«Ma dai», nel vedere l’espressione dell’avversario il sorriso di Rio scomparve. Krono ruotò ancora l’impugnatura dell’arma, tornando a maneggiarlo come un fucile.
Gli occhi di Rio si spalancarono quando si ritrovò il fucile puntato a pochi centimetri dallo stomaco.
«Fuoco!!», una sfera di energia gli esplose addosso, Krono sparò altri due colpi. Quando il fumo si abbassò si gettò contro l’avversario barcollante, lo afferrò per la gola ma questi si diradò come fumo.
“Come è possibile? Sono caduto in un’altra illusione?”.
D’un tratto il suo braccio destro venne lacerato, come se fosse stato colpito da delle lame, lo abbassò e lo tenne stretto mentre lo guardava sanguinare.
Rio gli riapparve davanti.
«Mi stupisce che tu sia già riuscito a contrastare le mie illusioni».
«I sono un devil slayer, le possibilità di dover affrontare demoni in grado di manipolare la mente con illusioni non erano nulle, quindi mio padre mi ha insegnato dei metodi per resistervi. Le illusioni hanno effetto nel momento stesso in cui prendono il controllo sulla mente e sui sensi di qualcuno, tenendo la mente rilassata ma al contempo concentrata sull’avversario è possibile non farsi manipolare, specialmente non bisogna lasciarsi coinvolgere da ciò che si vede».
Krono si guardò il braccio ferito: «eppure queste ferite sono reali, nonostante ti ho visto sparire in un’illusione, com’è possibile?».
«Le illusioni non servono solo per creare ciò che non esiste per sconvolgere la mente dell’avversario, servono anche per nascondere ciò che esiste in modo che possa colpire più facilmente il bersaglio».
«Quindi prima hai usato l’illusione per nasconderti e attaccarmi nel momento stesso in ero indifeso?».
«Esatto, questo è il secondo livello di illusioni Demon Lord», inspirò gonfiando il petto, «PROIETTILI DI VUOTO!!», lanciò una scarica di colpi.
Krono fece dei balzi all’indietro per schivarli finchè non finirono, si guardò in torno per cercarlo, ma sia lui che tutto il pubblico e l’arena erano spariti, si era già camuffato.
Sentì le gambe intorpidite.
“Dannazione risento ancora delle illusioni di prima”.
Si guardò intorno ma non vide nulla, ad un tratto sentì la schiena esplodergli, si voltò digrignando i denti per il dolore, un altro colpo gli esplose sulla coscia, dovette sforzarsi per rimanere in piedi. Allungò il braccio destro ed evocò un mitragliatore rotante su di esso, cominciò a sparare ruotando su sé stesso in tutte le direzioni, ma quando sentì la spalla venirgli lacerata capì che era stato tutto inutile.
«Bwahahah…ahah!! Quanto credi di resistere eh?!».
«Il tempo necessario per trovarti».
«Che idiozia e come credi di riuscirci?!».
«L’ho già fatto».
Con un rapido movimento alla sua sinistra schivò una sfera di vuoto, ruotò su sé stesso ed evocò il fucile No Limit, sparò una sfera di energia che esplose qualche metro più in là.
«Ghaaa!!».
Ad un tratto tutta la realtà che lo circondava cominciò a crepare per poi andare in frantumi come un piatto di porcellana.
Il pubblico e l’arena ricomparvero, vide Rio sdraiato a terra che si contorceva dal dolore mentre si teneva le mani sulla faccia fumante.
«Brutto bastardoooo!! Come è possibile che riesci a contrastare le mie illusioni così facilmente?!».
«Bah, solo fortuna immagino», evocò un altro fucile con cui sparò un disco metallico sul petto di Rio, una forte scarica elettrica lo folgorò, ne sparò altri ma non colpirono il bersaglio.
Rio aveva estratto le ali e dopo essersi staccato il disco di dosso e averlo distrutto era saltato in cielo. Krono allora materializzò un altro fucile col quale stavolta sparò verso il basso, ai suoi piedi, una piccola sfera grigia, appena colpì il terreno esplose propagando una nube di fumo grigio tutt’intorno a lui, nascondendolo.
Satanic Mind si portò esattamente al centro dell’arena e guardò in basso, ma non vide nient’altro che fumo sul campo di battaglia.
«Una cortina fumogena eh. Va bene nasconditi pure così ne approfitto pure io per riorganizzare le idee».
SWIISS.
Rio aveva sentito qualcosa colpirgli la spalla e passargli attraverso, se la guardò e vide un piccolo foro sanguinante.
SWIISS.
Un altro colpo alla coscia.
«Ma cosa sta succedendo?!», venne colpito da altri colpi.
«N-non è possibile, mi sta sparando addosso! Come riesce a vedermi in mezzo a quel fumo!?, venne preso da altri due colpi in pieno petto.
«Ora basta!!!», distese le ali per poi sbatterle fortemente in avanti, la folata di vento che ne seguì spazzò via tutto il fumo e in mezzo all’arena vide Krono con un fucile lungo e scuro con un mirino sopra la cassa dell’arma.
«Peccato, mi sarei voluto divertite ancora un po’», disse sorridente.
«Maledetto!», sbatté le ali un’altra volta, «ONDE DI VUOTO!!», da esse si materializzarono delle onde che puntarono direttamente Krono, questo fece un balzo all’indietro per schivarle ma il suo fucile fu colpito distruggendosi.
«Merda!», esclamò mentre i pezzi sparivano.
«Quello era un fucile da cecchino, vero?».
«Esatto, ideale per colpire l’avversario con precisione da distanze elevate».
«So a cosa serve! Quello che non capisco è come riuscissi a vedermi in mezzo a quel fumo».
Krono si portò un dito sulla fronte, di fianco al terzo occhio: «a cosa credi che serva questo occhio, come addobbo? No, mi fornisce la vista di un essere superiore oltre a sensibilizzare notevolmente le mie percezioni visive, vedere attraverso del fumo è il minimo».
Rio lo guardò attentamente.
«Adesso capisco come sei riuscito a contrastare così velocemente le mie illusioni. Anche se ti hanno spiegato i metodi per difenderti da esse era comunque troppo strano che fossi riuscito ad applicare la teoria in coì breve tempo, avevi un aiuto supplementare».
Sospirò.
«Ma non importa».
Alzò le braccia al cielo e una piccola sfera nera si formò sulla sua testa diventando sempre più grande.
«Ho aspettato ad usare questa tecnica. Se l’avessi usata dentro all’arena avrei rischiato di uccidere degli spettatori, ma adesso che sono esattamente sopra di essa non corro alcun rischio. Preparati Demon Lord!».
«Fatti sotto Satanic Mind!», Krono era in trepidazione.
«SUPER IMPACT DI VUOTO!!», Rio lanciò l’enorme sfera contro Krono.
“Questa volta non si tratta di un’illusione”.
Sorrise, tirò fuori la lingua dalla bocca facendola passare sulle labbra. Distese il braccio destro.
«Death Striker!», il suo braccio scomparve dentro al blaster ad energia al plasma che si era appena materializzato, lo puntò verso il bersaglio, le sue fauci si spalancarono e un’energia violacea cominciò ad accumularsi.
«MACROBOLIDE!!», una sfera di energia, più piccola di quella contro cui era diretta, venne sparata dall’arma. Nel momento in cui i due attacchi si scontrarono un’immensa onda d’uro si propagò in tutta l’arena.

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Capitolo 8
*** DUELLO-seconda parte ***


8. DUELLO-seconda parte
 
Whooosh!!
Saette di energia e raffiche di vento si propagarono dal punto di contatto dei due attacchi, aumentando, aumentando e aumentando ancora finchè… booooom!!!
L’esplosione fu di una potenza devastante, con fumo che si diffuse dappertutto.
“La sua tecnica aveva la stessa forza della mia”.
Krono si guardò intono, poteva vedere che tra gli spettatori molti si stavano dirigendo verso le uscite, probabilmente l’ultimo scambio di colpi gli aveva parecchio spaventati e temendo per la loro vita avevano deciso di filarsela.
“Buona idea, mi sorprende che non se la siano fatta venire prima”.
Rivolse lo sguardo verso l’alto, nonostante il fumo vedeva nitidamente Rio, esternò le ali, si accucciò leggermente per caricare lo slanciò e poi saltò, bastò un colpo d’ali per prendere velocità, si lanciò come un proiettile verso il suo avversario e quando sbucò dal fumo notò la sua espressione stupefatta. Gli assestò un montante sotto il mento e poi continuò a colpirlo con forti pugni sul volto, infine gli assestò un calcio in pieno stomaco ma questo fu bloccato. Stavolta fu il turno di Rio di attaccare, tenendo la sua gamba bloccata gli assestava dei pugni a ripetizione in piena faccia, ad un tratto gli lasciò la gamba e unì le mani, materializzò una sfera di vuoto e gliela lanciò in pieno petto. Fu un duro colpo, sentì la parte superiore del petto comprimersi e poi il dolore propagarsi nel corpo. Sbatté le ali un paio di volte per portarsi sopra di lui, poi alzò le braccia coi pugni uniti e si lasciò cadere. Assestò un poderoso colpo di maglio sulla testa dell’avversario che schizzo verso il basso andando a schiantarsi sul terreno dell’arena.
Krono, durante la caduta, gli andò dietro, iniziò a concentrare l’energia negli artigli pronto per sferrare il suo colpo. Rio era disteso per terra su un fianco e lui gli era a pochi metri, lo guardava girarsi lentamente nella sua direzione, spostò il braccio in avanti per affondare gli artigli.
Ma mentre Rio si stava voltando il suo aspetto cambiò.
Si trasformò in una ragazza: era scalza, indossava una gonna nera con appese delle chiavi d’oro e una canottiera rosa che metteva in evidenza le sue curve prosperose.
«A-aspetta Krono, fermo», gli chiese con voce triste e le lacrime agli occhi.
«Lu-Lucy?», rallentò appena e un colpo lo prese nella parte destra del corpo, avvertì un dolore lancinante e vide il proprio sangue schizzare fuori dalla ferita mentre Lucy si dissolveva in un fumo nero. Si inginocchiò per terra e si guardò intorno.
Come tutte le precedenti illusioni il pubblico e l’arena erano spariti, inoltre stavolta il cielo era plumbeo, pieno di enormi bulbi oculari che lo fissavano.
“Come cazzo ho fatto a farmi fregare ancora?”.
Si toccò la ferita.
“Ma questa è reale”.
«Immagino che tu ti stia chiedendo come sei caduto ancora nella mia trappola», sentiva la sua voce ma non lo vedeva da nessuna parte.
«Questo è il terzo livello, sconvolgo il mio avversario con delle illusioni e nel frattempo lo attaccò grazie al camuffamento, un’accoppiata devastante».
«Anche se mi hai mostrato Lucy la cosa non mi ha sorpreso più di tanto, com’è possibile che sono caduto ancora nella tua illusione?».
«Queste illusioni sono più potenti di quelle con cui ti ho colpito prima, sarà per questo».
«Se è tutto qui vuol dire che tra poco sarò in grado di sventare anche questo inganno».
«Non stavolta. Non ci sarà un’altra illusione, farò finire il combattimento con questa, prima che tu sia in grado di annullarla».
«Krono vide il fumo nero addensarsi e andargli incontro, quando gli fu quasi addosso prese forma, vide una spada venirgli contro e lui fece appena in tempo a difendersi col bracciale. Di fronte a lui si era materializzata Erza che continuava a sferrargli stoccate senza tregua.
“Beh, questa illusione mi sembra più plausibile”.
Ad un tratto avvertì un forte dolore alla schiena, nella zona renale, questo lo rallentò e Erza gli provocò uno sfregio orizzontale in pieno petto. Materializzò il fucile Blade per provar a difendersi ma non accadde nulla, dopotutto essendo sotto l’influsso di un’illusione i suoi sensi e le sue abilità erano controllate.
Ai fianchi di Erza si addensò altro fumo nero e si materializzarono anche Gray e Natsu.
«Di bene in meglio», scherzò.
Fece un balzo all’indietro per allontanarsi.
«SOFFIO DEL DRAGO CELESTE!!».
Un’ondata lo colpì alle spalle spedendolo frontalmente verso gli avversari.
«ICE MAKE! LANCE!!».
«RUGGITO DEL DRAGO DI FUOCO!!».
Fu colpito in contemporanea da tre colpi e appena si furono esauriti fu il turno di Erza che lo lacerò diverse volte, provò a reagire ma appena sferrò un pugno i nemici si dissolsero ancora in un fumo nero che si diradò.
Si guardò le ferite sanguinanti, senza dubbio Rio si nascondeva tra gli attacchi illusori per sferrarne di reali, ma non tutti gli attacchi lo erano, senza dubbio ricorreva anche ad attacchi illusori per distrarlo, quindi non tutte le ferite che aveva erano reali.
Tuttavia, ne avvertiva lo stesso il dolore.
«Allora come stai Demon Lord? Che si prova ad essere attaccato dai propri compagni?».
«Mi credi così debole e ingenuo? So bene che si tratta di illusioni, pensi che abbia problemi a colpirle?».
«Ahahah, lo so che lo sai ma non è questo il punto. Perché credi che le faccia materializzare all’ultimo secondo. Per non darti il tempo di abituartici. Anche se sei conscio del fatto che si tratti di illusioni, il tuo subconscio fatica ad attaccare facce amiche. Da quanto ne so chiunque, se messo contro a facce di amici, famigliari o persone con cui condivide un legame diventa più lento a reagire e in questi casi anche un secondo di titubanza può essere fatale».
Il fumo nero comparve nuovamente, dirigendosi verso Krono e divenendo sempre più denso.
Krono sorrise divertito.
«Un legame? Amici?».
«Facciamola finita!», gridò Rio.
Krono piegò le gambe per abbassarsi leggermente, portò gli avambracci incrociati di fronte al suo volto.
È inutile ripararsi!», ormai il fumo gli era quasi addosso.  
«Una teoria molto interessante la tua», i suoi artigli vennero avvolti da un’aura nera.
Il fumo l’aveva completamente circondato: Erza, Natsu, Gray, Lucy, Makarov, Mirajane e Gajeel si materializzarono a un metro da lui.
«Hai fatto solo un errore…l’hai applicata a me…ARTIGLI DEVASTATORI!!!», abbassò le braccia verso il basso portandole indietro, i suoi artigli tracciarono nell’aria delle onde di energia nera che colpirono violentemente tutti quelli che lo circondavano, tranciandoli con una violenza immane.
«Ahhh!», urlarono alcuni.
«Nooo!», fece Lucy con le lacrime agli occhi.
In un istante tutto quello che lo circondava cominciò a crepare, per poi andare in frantumi come era già accaduto prima.
L’arena, il pubblico e il rumore riapparvero.
Vide Rio inginocchiato a terra di fronte a lui, si teneva una mano sulla parte destra del volto dove si poteva vedere un rivolo di sangue colargli dalla fronte, ansimava profondamente.
«Anf, anf, anf…n..n-non, anf… non è possibile, non hai esitato neanche per un istante, la mia illusione era perfetta, eppure tu, anf… la tua non è stata una reazione normale, quelli erano i tuoi compagni».
Krono aveva un ghigno crudele sul volto, fece qualche passo e si abbassò in modo da avvicinarsi al suo orecchio.
«Per quale motivo pensi che abbia deciso di accettare la tua sfida?», parlava a bassa voce, «per non far sfigurare Fairy Tail? Per dimostrare la sua forza o la mia a tutti gli altri? O per far un piacere agli altri membri che nei giorni scorsi si sono così tanto impegnati per far trionfare la gilda? No, niente di tutto questo. Il vero motivo è che dopo tanto tempo volevo affrontare un avversario degno, al mio livello, per testare le mie capacità e vedere se ho la forza necessaria per portare a compimento la mia vendetta. La vendetta è il mio vero obiettivo, il mio fine ultimo, niente è più importante di esso, qualunque cosa o chiunque si frapponga tra me ed essa è un ostacolo e va eliminato. Io non considero quegli sfigati compagni, né tantomeno amici, sono solo una copertura che mi è servita per facilitare il mio lavoro, tutto qui».
Si tirò su, alzò il pugno sinistro che subito fu avvolto da un’aura nera, stavolta sembrava più una fiamma.
Rio lo guardava stupefatto e intimorito.
«PUGNO DIABOLICO!!», il pugno di Krono colpì violentemente Rio sullo zigomo.
L’impatto fu tremendo, la testa di Rio schizzò, seguita dal resto del corpo, sul terreno e continuò a strisciarvi sopra per qualche metro finchè tutto il corpo non si staccò dal terreno andando a sbattere contro il muro ai margini del terreno di scontro, distruggendolo e sparendovi tra le macerie.  
Tutto il pubblico si era ammutolito di fronte a quella manifestazione di forza. 
Krono guardava il polverone alzatosi in seguito all’impatto, fece un paso avanti ma barcollò, si fermò per non rischiare di perdere l’equilibrio.
Si porto una mano sul viso, la vista gli si stava offuscando e la testa gli pulsava.
“Devo muovermi a chiudere lo scontro, anche se riesco a neutralizzare le illusioni non ne sono immune, la carica di stress subita dal mio cervello è stata eccessiva”.
Vide sbucare Rio fuori dal polverone.
Aveva la parte destra del volto inscurita a causa del livido mentre perdeva sangue dalla bocca, ad un tratto gli si gettò addosso urlando ma Krono non si scompose minimamente.
«Ancora con questi stupidi trucchetti?», l’immagine lo attraversò per poi svanire subito.
«SFERE DI VUOTO!!», tre colpi gli vennero scagliati addosso, fece dei balzi all’indietro per schivarli e le sfere finirono per colpire il terreno. Appena Krono atterrò a terra dopo aver schivato l’ultima sfera sgranò gli occhi per la sorpresa, era circondato da copie di Rio. Le copie erano disposte a cerchio e su più file.
«Preparati Demon Lord, l’incontro non è ancora finito, ho ancora un valido asso nella manica», la voce proveniva dalle copie, ma dato che parlavano tutte in contemporanea e facendo gli stessi movimenti neanche con la sua vista sarebbe stato in grado di individuare il vero Rio.
«Ancora?! Quando finiranno le sorprese Satanic Mind, sono stufo or…», un’onda di vuoto lo stava per colpire dal lato destro, si scansò per evitarla, evocò le sue due pistole e sparò una raffica di colpi. Colpì una mezza dozzina di copie che sparirono nel nulla per poi ricomparire dopo qualche secondo. Sentì un altro attaccò avvicinarsi alle sue spalle lo schivò e sparò ancora alle copie ma si ripeté la stessa scena di prima.
È inutile non riuscirai mai a colpirmi! Perché credi che abbia creato così tante copie illusorie di me, per nascondermi è ovvio».
«Questo sarebbe quindi il tuo asso nella manica, creare delle copie per nasconderti mentre attacchi spostandoti tra di esse! Davvero deludente!».
«Adesso assaggerai i miei artigli, preparati!».
«Allora sei più stupido di quanto pensassi! Va bene, attaccami pure, il mio contrattacco ti stenderà!», accumulò energia demoniaca negli artigli della mano destra, mentre scrutava attentamente le copie attorno a lui, ad un tratto avvertì dei rapidi passi alle sue spalle, quando il rumore fu il più forte e il più vicino possibile si voltò di scatto.
«ARTIGLI DEVASTATORI!!», le onde di energia oscura create dagli artigli attraversarono l’immagine di Rio.
“Un illusione?!”.
Nello stesso momento avvertì un dolore alla schiena e il suo sangue schizzare fuori da una ferita.
“Qualcosa mi ha lacerato la schiena?”.
Si inginocchiò e si voltò ma non vide nulla, solo le risate di Rio riecheggiavano nell’arena.
«Ahahah ahahah!! Allora, sorpreso?! Questo è il mio vero potere!».
«Come è possibile che quella fosse un’illusione? Ho sentito chiaramente la sua presenza e il rumore dei suoi passi, inoltre sono stato colpito in un punto dove non ho sentito nessuno avvicinarsi!».
«Quella amico mio era una Real Illusion».
«Ma che cazzo significa, non ha senso!».
«Ahahah! Si ti posso capire. La Real Illusion rappresenta l’ultimo e il più forte livello della maledizione Illusion. È una tecnica così complicata da apprendere che non tutti i possessori della lacrima del Satanic Mind ne sono stati in grado. Neppure mio padre è mai riuscito a padroneggiarla, invece io dopo una serie di duri allenamenti ce l’ho finalmente fatta. Evidentemente sono più portato di quanto lo fosse mio padre».
Krono si rimise in piedi.
«Grazie a questa tecnica posso trasformare le mie illusioni in realtà e viceversa. Ti chiedi come sia possibile che tu sia stato colpito, te lo spiego subito: ti ho lanciato contro due mie copie, una divenuta reale, tangibile e l’altra sotto forma di illusione. Tu ovviamente ha percepito avvicinarsi quella vera. Nel momento in cui ti sei voltato per colpirla l’ho resa nuovamente illusione, dato che qualsiasi colpo ricevuto dalle copie reali si trasmette su di me, e all’ultimo secondo ho reso reale l’altra che si era avvicinata a te senza farsi sentire, in modo che ti colpisse».
«Niente male come trucchetto. Ritiro quello che ho detto prima, è un’ottima tecnica, ora capisco come tu possa essere in grado di lanciare una mossa come l’incubo demoniaco, nonostante tu non possieda l’energia demoniaca, ti limiti a creare un normale incubo e poi a renderlo reale con la Real Illusion», si inclinò in avanti e allargò le braccia come a voler accogliere l’avversario.
«Avanti fatto sotto!», disse con un sorrisetto e in tono di sfida.
«Arrivo!».
Tre copie si gettarono verso Krono, lui evocò subito Terrocon, sparò una raffica di colpi su di esse che furono attraversate. Sentì un rumore dietro di sé, si voltò rapidamente e sparò, ma ancora una volta i proiettili di energia attraversarono i bersagli.
“Noooo”.
Un dolore acuto si propagò alle sue spalle e alla base della schiena. Si voltò nuovamente e sparò in tutte le direzioni, l’unico risultato che ottenne fu che qualche copia scomparve, per poi ricomparire subito dopo.
«Sono qui in alto!».
Guardò in su e vide Rio che materializzava il super impact di vuoto e glielo lanciò addosso, dall’energia che sprigionava doveva essere certamente reale. Evocò il Death Striker.
«MACROBOLIDE!!», quando il suo colpo fu addosso a quello dell’avversario vi passò attraverso. Abbassò lo sguardo e vide Rio che gli sorrideva assestandogli un potente pugno nello stomaco, rigurgitò della saliva e i suoi polmoni si svuotarono completamente d’aria, ma non cadde. Sferrò un colpo con i suoi artigli che però passò attraverso all’avversario. L’illusione saltò e dopo aver ripreso consistenza gli sferrò un calcio alla mascella. Krono sentì la rabbia invadergli il corpo e la bocca dello stomaco contrarsi per il nervoso. Evocò il No Limit e sparò una sfera di energia, colpì la copia ma questa svanì. Cadde in ginocchio, ansimando profondamente.
«Caspita! È da qualche minuto che me ne sto fermo immobile eppure tu sei ridotto in quello stato, avrei dovuto usare questa tecnica molto prima, avrei risparmiato un sacco di energia e di fatica». Krono si guardava intorno cercando, inutilmente di scorgere l’avversario.
“Non resisterò ancora per molto. Sto sprecando un sacco di energie in colpi inutili, inoltre gli attacchi ricevuti nel corso di questo combattimento cominciano a farsi sentire”.
La vista gli si stava offuscando di nuovo.
«PROIETTILI DI VUOTO!!».
Gli attacchi gli stavano arrivando addosso da tre direzioni, non poteva sapere quali fossero reali e quali illusioni, quindi decise di balzare all’indietro per schivarli, mentre stava indietreggiando fu rapido a voltarsi per afferrare il polso dell’avversario in modo da bloccare un colpo di artigli.
«Sei prevedibile», strinse la presa ma proprio mentre stava per sferrare un attaccò la mollò. Stavolta scattò in avanti passando attraverso l’illusione, dietro di lui due sfere di vuoto si scontrarono ed esplosero. Non fece in tempo a riprendere fiato che era già circondato da copie di Rio, sferrò calci, pugni e sfuriate ma fu tutto vano, le copie presero consistenza e iniziarono a colpirlo con pugni e calci a loro volta. Krono si riparò la testa tra le braccia. Stette fermo a subire, aspettando il momento giusto.
Ad un tratto aprì i pugni, l’energia demoniaca si concentrò negli artigli: «ARTIGLI DEVASTATORI!!».
Le onde si propagarono ma attraversarono le copie.
«SFERE DI VUOTO!!», sentì i due attacchi esplodere contro i lati delle sue gambe, si sentì le gambe mancare per il dolore e ancora una volta cadde in ginocchio.
«Wao, ammetto che stavolta ci sei andato vicino, se avessi tardato anche solo un decimo di secondo a rendere intangibili le mie copie le avresti colpite».
Krono se ne stava inginocchiato a terra con le mani sul terreno.
“Ho fallito di nuovo, come cazzo posso colpirlo?”.
«Se non vuoi che questo massacro continui ti consiglio di arrenderti. Non solo la Real Illusion è una tecnica micidiale ma combinandola con la tecnica delle immagini multiple mi permette di starmene completamente al sicuro dai tuoi attacchi. Se non mi colpisci non puoi battermi Krono. Le mie copie si ricreano troppo velocemente e anche se stessi per colpirmi a me basterebbe semplicemente spostarmi».
“Ha ragione, star qui a cercare di schivare attacchi o a colpire delle illusioni rese tangibili è solo uno spreco di forze, devo concentrarmi sulle copie, devo cercare di stanarlo”.
Si tirò su, tenendo sempre le ginocchia per terra.
Le copie lo circondavano ed erano disposte su più file.
Anche se mettendosi a sparare all’impazzata ne avesse fatte sparire un gran numero dopo qualche secondo si sarebbero ricreate e se era vero che Rio poteva spostarsi non lo avrebbe certo colpito. Doveva colpirle tutte in contemporanea, in modo da non dargli alcuna via di fuga, in modo da riuscire a stanarlo.
Sorrise e si alzò.
«Allora cosa hai deciso Demon Lord?».
«Che adesso ti faccio il culo», rispose deciso.
«Come desideri, che il massacro continui», ma prima che potesse sferrare un altro attacco Krono evocò un fucile con cui sparò una sfera ai suoi piedi. Appena la sfera fu a contatto col terreno esplose e da essa si propagò una cortina fumogena.
«Ancora il fumo, speri di nasconderti?».
Tutte le copie che si trovavano in prima fila cominciarono a sbattere forte le ali e in pochi secondi il fumo si diradò, di Krono però non c’era traccia.
«Sono qua Satanic Mind!», le copie di Rio alzarono la testa e videro Krono con le ali spiegate che fluttuava sopra l’arena.
«Non male come idea! Togliendoti dall’accerchiamento puoi difenderti meglio, ma non cambia poi molto alla fine!».
Ad una decina di sue copie spuntarono le ali e fecero per raggiungerlo.
«Eheh, non sono volato qua per difendermi».
Incrociò le braccia al petto e poi le distese, intorno ad esse si materializzarono dei mitragliatori a sei canne rotanti, i Minigun, un terzo apparve sulla spalla destra insieme ad un supporto per tenerlo collegato ad essa. Li puntò in basso verso le copie di Rio.
«ARMAMENTI DA BATTAGLIA, TRIPLA MITRAGLIA!», concentro l’energia nelle armi, le canne iniziarono a ruotare, «…SOPPRESSIONE!!».
I mitragliatori iniziarono a sparare una scarica impressionante di colpi nell’area sottostante. I proiettili energetici colpirono le copie di Rio come una pioggia infernale, con una furia e una potenza devastanti. Krono osservava le copie sparire sempre più velocemente, quando ne rimase poco meno di una decina dal gruppo se ne staccò una, che aveva estratto le ali alzandosi in volo.
“Trovato”.
Interruppe l’attacco, facendo sparire le armi e si gettò verso l’avversario in picchiata.
Questi si guardava sotto digrignando i denti per il nervoso, appena alzò la testa si trovò Krono a pochi metri con la mano protesa in avanti verso la sua testa.
«INCUBO DEMON…arght!», venne afferrato per la testa e spinto con forza verso il terreno.
Krono teneva la sua testa ben stretta.
«Così non riesco a lanciare la mia tecnica!», urlò l’altro.
Quando furono quasi a terra Krono tirò su il braccio, per poi abbassarlo violentemente.
La testa di Rio fu la prima parte del suo corpo a colpire il terreno, si schiantò su di esso. L’impatto fu tremendo, delle crepe si propagarono nel terreno e la testa di Rio vi sprofondò insieme a tutto il suo corpo e a Krono che non mollò la presa.
Si alzò un gran polverone, quando di dissolse mostrò Rio sdraiato in una grande buca, larga ma poco profonda, con Krono che lo sovrastava, questi teneva le braccia stese lungo i fianchi mentre guardava il cielo ansimando.   
«Ce l’ho fatta», riuscì a dire col poco fiato che gli era rimasto mentre chiudeva gli occhi come se volesse assaporare meglio quel momento.
«Credi veramente che basti questo per sconfiggermi».
Sgranò immediatamente gli occhi e guardò Rio.
Dei rivoli di sangue gli scendevano dal naso e dai lati della bocca, mentre nella parte alta della fronte aveva una ferita sanguinante.
Dell’energia oscura si addensò intorno alla sua testa: «INCUBO DEMONIACO!!».
Krono vide gli occhi rossi del demone, riuscì appena a proteggersi incrociando gli avambracci di fronte a sé.
Fu preso in pieno.
Sentì la parte del corpo colpita sottoposta ad una pressione fortissima, strinse i denti con una forza tale che pensò si sarebbero crepati, ma nonostante ciò tossi del sangue.
Quando l’attacco si fu esaurito aveva la testa e il corpo che pulsavano.
Non avvertiva più le braccia, che caddero penzolanti lungo i fianchi, la testa era inclinata verso l’alto, gli occhi erano aperti ma completamente bianchi, iride e pupilla non comparivano.
«Muahahah! È finita Krono, hai perso. Ho vinto io! Ti ho battuto!».
Nonostante il suo corpo fosse distrutto dal duro combattimento riuscì a udire distintamente la voce di Rio.
“Ho perso. Ho perso. Perché sono debole. A causa della mia debolezza non sono riuscito a proteggere il mio villaggio, i miei amici e i miei genitori. Per colpa della mia debolezza non sono riuscito a usare questo potere quando ne avevo più bisogno. Non sono riuscito a salvare i miei genitori. Ho solo potuto guardargli soffrire e morire per proteggermi, perché sono debole”.
“Io sono debole”.
Del fumo nero cominciò a fuoriuscire dal suo corpo.
“Per quattro anni non ho fatto altro che allenarmi! Nella più totale solitudine. E nonostante ciò io sono ancore de…bo…leeeee?!!”.
Il fumo nero crebbe fino a trasformarsi in una aura demoniaca che divampava dal suo corpo come una fiamma, divenendo sempre più ampia.
«Ma che cazzo succede qui?!», esclamò Rio sorpreso.
Krono strinse i pugni, con un colpo di reni si protese in avanti per guardare Rio negli occhi. Le sue iridi erano rosse come il sangue e le sue pupille circolari e nere dopo essersi ridotte ad un puntino iniziarono a cambiare, assunsero la forma di una fessura verticale, come le pupille di molti tipi di rettili.
«Aaaaaargh!!!!».
Il suo urlo di diffuse in tutta l’arena.
Sul suo corpo si formarono delle saette di un blu scuro che continuavano a scorrere su di esso.
“Io devo essere forte, molto forte se voglio uccidere Malphas e portare a termine la mia vendetta! Non posso farmi fermare da nessuno! Nessunoooo!!”.
Tirò su il braccio destro con il pugno rivolto verso Rio.
«Credi di spaventarmi, ora ti finisco…INCUBO DEMONIACO!!», il demone si materializzò e attaccò Krono.
«PUNGNO…DEMONIACOOO!!!», dal pugno di Krono non si materializzò alcun demone, furono le sue nocche a colpire direttamente il demone in mezzo agli occhi, sfondandolo e distruggendolo.
L’attacco del Demon Lord non rallentò neanche, il suo pugno dopo aver distrutto l’incubo si conficcò nello stomaco di Rio.
Questi si inclinò in avanti con busto e testa digrignando i denti mentre il terreno sotto di lui si crepava, poi di scatto inclinò la testa indietro tossendo sangue.
I due demoni non solo sprofondarono ulteriormente ma la buca in cui si trovarono si allargò distruggendo tutto il terreno dell’arena che si trasformò in un mare di rocce e detriti.
Il demone che sarebbe dovuto uscire dal pugno si materializzò dall’aura che circondava il suo corpo. Salì verso l’alto puntando il cielo, per poi ruggire.
«Ghaaaaarr!!», dopodichè iniziò pian piano a dissolversi così come tutta l’energia demoniaca intorno a Krono.
L’arena era completamente immersa nel silenzio, al centro del terreno di scontro sdraiato a terra con gambe e braccia divaricate c’era Satanic Mind, ormai svenuto, sopra di esso c’era il Demon Lord.
Rio riassunse la sua forma umana, Krono si spostò da sopra di lui per poi buttarsi a terra poco più in là. Boccheggiava affannosamente alla ricerca d’aria, il suo petto si alzava e abbassava velocemente in continuazione.
«Ehm… non so che dire», fu il commentatore a rompere il silenzio, «non si era mai visto uno scontro di tale intensità, ma ora è finito e io dichiaro Krono Darkstar della gilda Fairy Tail il vincitore».
Un grido di esultazione si alzò dagli spalti e questo sorprese Krono, applausi, frasi di incitamento, complimenti per la battaglia gli arrivavano alle orecchie da tutte le parti. Riassunse la sua forma umana e avvertì subito la frangia scompigliata ricadergli sul volto.
 
Makarov osservava attentamente l’arena. Alcuni membri dei Quatro Cerberos erano scesi per recuperare il corpo di Rio mentre Krono si era rialzato per tornare da loro.
Mavis gli si avvicinò.
«Cosa ne pensa Prima?», le chiese.
È stata senza dubbio una battaglia accanita, Krono ha dimostrato di avere una forza e una abilità fuori dal comune, tra i presenti è di sicuro il membro più forte e questo mi preoccupa».
«Crede che non ci si possa fidare di lui?».
«L’urlo che ha lanciato prima di sferrare l’ultimo attacco non era l’urlo di un guerriero che vuole trionfare, ma sembrava più l’urlo di un disperato che deve vincere a tutti i costi perché non ha altra scelta. In quel grido non ho sentito solo rabbia e odio ma anche molta tristezza. Quel ragazzo ha una missione da compiere, non so quale sia, sono sicura che Fairy Tail non abbia nulla a che vedere con questa missione, ma temo che per portarla a termine sia disposto a tutto. È questo che mi preoccupa, non solo per i membri della gilda ma anche per sé stesso».
«È preoccupata per lui?!».
«Esatto, non credo che sia sempre stato così, non può essere sempre stato così. Deve aver subito un qualche tipo di trauma e qualunque esso sia stato deve essere stato orribile».
«Master!», Makarov si voltò e vide Erza, «ho bisogno di parlarle, è urgente».
Aveva un’espressione seria.
«Dimmi, cosa è succes…».
«Ehiiii!!!», la voce di Krono attirò la sua attenzione.
Camminava verso di loro a grandi falcate tenendo il petto in fuori e la testa alta ostentando fierezza. I capelli erano lievemente arruffati e i vestiti mostravano i segni dello scontro ma non avevano macchie di sangue.
«Allora piccole fate siete sorpresi della mia incredibile potenza! Vi ho lasciato di sasso immagino. Che ne dite, sono o non sono il più forte della gilda! Neanche Gildarts sarebbe in grado di sconfiggermi».
«Adesso vedi di non esagerare!», lo calmò Makarov, «io se fossi in te aspetterei ancora prima di paragonarmi a lui».
«Sicuro di stare bene hai subito degli attacchi violenti e ti si sono aperte numerose ferite durante il combattimento, ma non mi sembra che stai sanguinando», gli chiese Lisanna.
«Non preoccuparti, quando riassumo la forma umana le ferite, anche se non completamente, guariscono un po’. Se i tagli e le lacerazioni non sono troppo profonde smettono almeno di sanguinare. Se non faccio movimenti troppo bruschi non dovrebbero riaprirsi, appena torno in albergo mi medicherò».
«Ma se è vero che in forma demoniaca hai capacità di recupero superiori perché non rimani demone finchè non sei completamente guarito?», gli domandò Gray.
«I demoni hanno capacità di guarigione superiore agi umani, questo è vero, ma non è comunque una guarigione istantanea, hanno comunque bisogno dei loro tempi, poi in quella forma è difficile medicarsi, inoltre considera che serve dell’energia per rimanere trasformato. È meglio tornare normale per riposarsi e curarsi al meglio in tutta calma», sbuffò, «ora però ho proprio bisogno di riposarmi».
Erza avanzò a passo deciso verso Krono, aveva una spada nella mano.
«Cosa vuoi fare Erza?!», chiese preoccupata Mirajane.
«Aspetta Erza!», ma non ascoltò nemmeno lui.
Krono guardava la rossa avvicinarsi, alzò le mani in segno di resa: «calma rossa, usa le parole».
Erza lo ignorò e vibrò un fendente alto.
CLAAANG!!
Makarov sgranò gli occhi, Krono non si era spostato di un millimetro, aveva fermato la spada con i denti.
Si era procurato un piccolo sfregio sulla guancia destra, vicino alla bocca che sanguinava, ma sembrava non farci caso, ghignava trionfante, come se volesse sfidare Erza che subito ritirò la spada. Krono si passò la lingua sulla ferita, il suo sguardo era cambiato, ora era quello del Krono aggressivo, non quello del Krono spensierato e ingenuo.
«Che ti prende ragazza? Era un colpo fiacco, mancava di convinzione. Ti aspettavi che lo schivassi o volevi solo intimidirmi?», si leccò il sangue colante dalla ferita.
«Ora smettila con queste sceneggiate. Gerard mi ha detto tutto su di te, stamattina, poco prima del duello. Di quello che hai fatto negli ultimi anni con le gilde oscure».
“Gilde oscure?”.
Makarov osservò attentamente Krono, poi si rivolse a Erza: «che stai dicendo?».
Krono abbassò la testa, emise un lungo sospiro.
«Pensavo che non avrebbe detto niente, ma probabilmente venire a conoscenza del fatto che sono un devil slayer lo ha fatto preoccupare e quindi ha deciso di raccontare tutto alla sua adorata Erza».
Si rivolse verso la rossa: «è stato bello rivedersi dopo tanto tempo? Vi siete coccolati per bene? …Almeno gli avrai almeno fatto allungare le mani, vero?».
Fece una breve pausa mentre la guardava sorridente.
«Oppure avete scopato finalmente?».
Lo sguardo di Erza si indurì di colpo e caricò un altro fendente, la lama era ormai vicinissima alla testa del corvino.
«Erzaaa!!», la sua voce la bloccò appena in tempo, «non farti provocare, abbassa quella spada».
Lo fece.
«Adesso falla scomparire».
«Sentito il paparino? Obbedisci da brava».
La spada svanì dalle mani della ragazza.
«Ben fatto sei una brava bambina».
«Che hai detto brutto bastardo!», intervenne Gray.
«Ora stai esagerando, meriti una bella lezione!», si fece avanti Natsu.
«Oh! Ma guarda i due fratellini intervengono per aiutare la sorellona. Scusate ma non credo che abbia bisogno di aiuto da voi due».
«Krono perché ti comporti così?! Si può sapere che ti prende!», gli chiese Mirajane.
Mavis si avvicinò.
«Erza cosa ti ha detto Gerard su di lui?».
«Mi ha detto di averlo incontrato qualche mese fa poco lontano da una gilda oscura, aveva detto di aver massacrato tutti i membri. Inoltre, ha aggiunto che non era la prima volta, negli ultimi due anni ha raso al suolo diverse gilde oscure, uccidendo e torturandone i membri. Nell’ultima in cui è stato Gerard e i suoi hanno anche trovato un uomo morto collegato ad una elettro-lacrima, in una pozza di sangue e sudore. L’ha lasciato lì finchè non gli è scoppiato il cuore».
«È vero quello che ha detto Krono?», gli chiese Mavis.
«È vero», rispose con una calma quasi spaventosa, come se per lui fosse una cosa del tutto normale.
Scese il silenzio.
Alcuni lo guardavano con paura, altri con preoccupazione e altri ancora con astio e rabbia, teneva la testa alta, ricambiava lo sguardo di Erza, l’angolo della bocca era piegato in un mezzo sorriso. Stava mostrando fierezza, come se fosse orgoglioso di quello che aveva fatto.
«Perché hai fatto una cosa del genere?», gli chiese Mira con un filo di voce.
«L’individuo che ha distrutto il mio villaggio, sapevo che aveva dei rapporti con le gilde oscure, quindi per trovarlo ho cercato tra di esse. Ma pensate che i membri di una gilda oscura diano delle informazioni ad uno sconosciuto? Ho usato la tortura per estorcere le informazioni. A parte l’ultimo caso però non ho mai ottenuto nulla di utile».
«Allora che bisogno c’era di uccidere quelle persone?», stavolta fu Makarov a parlare.
«Che bisogno c’era mi chiede? Quegli uomini erano ladri, assassini, stupratori, dei veri rifiuti. Ho semplicemente fatto pulizia, hanno avuto quello che si meritavano, dovreste ringraziarmi».
«Sei tu che decidi chi vive e chi muore? Chi ti credi di essere? Quelli dovevano essere arrestati per pagare per i loro crimini», affermò decisa Mavis.
«Loro hanno pagato per le loro colpe, con la morte, ed è questa la giusta punizione. Un processo li avrebbe senz’altro spediti in qualche prigione. E se fossero scappati? Avrebbero di sicuro commesso altri crimini, facendo soffrire delle persone».
«Quindi questo ti autorizza a farti giustizia da solo?».
«Io non sono un giustiziere cara Prima ma un vendicatore. Comunque, tranquillizzatevi oramai ho chiuso, ho ottenuto quello che volevo, so finalmente chi è l’individuo, o meglio, il demone che mi ha distrutto la vita, è lui il mio prossimo bersaglio, le gilde oscure non mi interessano più».
«Cosa ti è successo? Cos’è che ti ha reso così?».
«Mi sembra di avervi già detto che non ho intenzione di parlarvi del mio passato».
«Tu hai commesso dei crimini Krono, se si spargesse la voce tutta la gilda passerebbe dei guai. Verremmo accusati di aver protetto un assassino», gli spiegò Makarov.
«Hai subito un trauma, e a causa di esso hai intrapreso la strada sbagliata, se ci racconti la tua storia potremmo anche capirti e perdonarti, non saresti il primo. Altrim…».
«Altrimenti cosa?! Mi espellerete! Fate pure non ho più bisogno di una gilda», si voltò per andarsene ma si trovò davanti Laxus, Cana, Natsu, Gray e Gajeel a sbarrargli la strada.
«Cosa volete fare ragazzi?», gli chiese sorridente.
«Vedi, anche se lasciassi la gilda», intervenne Mavis, «e un giorno questa storia di assassini e massacri venisse a galla, Fairy Tail rischierebbe comunque, dato che in quel tempo eri un membro della gilda. A questo punto risulta più conveniente catturarti e consegnarti direttamente al consiglio, affermando che non eravamo a conoscenza dei tuoi crimini. Se venissi arrestato di sicuro non riusciresti a portare a compimento la tua vendetta».
«Volete catturarmi?... Potete provarci».
Makarov vide del fumo nero uscire dal corpo di Krono mentre gli altri si preparavano per lo scontro.
“Si mette male”.
«Cosa credi di fare? Lo scontro ti ha senz’altro indebolito, pensi di fronteggiarci tutti?», gli disse Erza.
Ma Krono sembrava non ascoltarla, aveva un ghigno sadico e crudele.
«Fermati Krono! Ti prego non farlo», Mirajane si frappose tra loro, «non c’è bisogno di combattere, ricordati che apparteniamo tutti alla stessa gilda», provò a dissuaderlo. Lei era sempre buona e gentile con tutti, una persona di animo puro ecco perché odiava combattere, figuriamoci vedere combattere tra loro compagni e amici della stessa gilda.
Krono si fermò un momento a guardarla, la fissò attentamente negli occhi, si era bloccato.
«Ti prego», lo supplicò lei.
Ad un tratto il fumo nero smise di uscire dal suo corpo.
Sbuffò.
«Uffaaaa!! E va bene! Vi racconterò la mia storia se proprio ci tenete. Branco di cagacazzi!».
«Cosa?!», fece Makarov incredulo, «come mai questo cambio di idea?».
«Non sarei riuscito ad affrontarvi tutti in queste condizioni e neanche a scappare. Non posso rischiare di essere arrestato. Dopo molto tempo e tanta fatica finalmente la mia vendetta sta per compiersi, non posso farmi mettere i bastoni tra le ruote proprio ora. Quindi, visto che la battaglia mi ha reso euforico sono anche meno restio a raccontarvi quello che mi è successo».
Makarov vide gli angoli della bocca della Prima piegarsi leggermente all’insù.
Krono si mise a sedere sui gradoni delle tribune, inclinò il busto all’indietro poggiando le mani dietro di lui.
«Non mi piace ricordare questi fatti ma non mi avete lasciato altra scelta».
Non c’era più arroganza nella sua voce così come nel suo viso, ma solo tristezza e malinconia. 




Note dell’autore
Buongiorno a tutti!
Alla fine, Fairy Tail ha messo Krono con le spalle al muro, obbligandolo a ricordare eventi dolorosi e a raccontare come è diventato l’assassino che è ora. Ormai ci siamo, dal prossimo capitolo verrà raccontata la storia di Krono, il suo oscuro e misterioso passato verrà finalmente rivelato. Come ha ottenuto i suoi poteri? Cosa lo ha reso ciò che è adesso? A quale tragico destino è andato incontro il villaggio Rido e i suoi abitanti? Col prossimo capitolo verranno date risposte a (alcune di) queste e altre domande, dovrete solo portare un po’ di pazienza.
Infine, un grazie a tutti i lettori e a chi spende un po’ del suo tempo per recensire.
Alla prossima.
 
P.S.
Piccola curiosità riguardante i design del Satanic Mind e del Demon Lord.
Devo ammettere che mi sono scervellato abbastanza per dare una forma al demone di Rio ma alla fine sono abbastanza soddisfatto. Volevo che la forma del demone desse l’idea anche del suo potere, non so perché ma il corpo interamente ricoperto di bulbi oculari con le tre bocche mi dà bene l’idea di un demone che ha il suo punto di forza negli attacchi mentali anziché in quelli fisici.
Per quanto riguarda invece il Demon Lord devo ammettere che per crearlo mi sono ispirato ad un personaggio di cui da piccolo, ed anche ora, andavo matto (ovviamente ho dovuto fare qualche modifica). In pratica si può dire che tutta questa storia è nata dal mio desiderio di portare quel personaggio nel mondo di Fairy Tail. Vi pare strano?
Tuttavia, il design del personaggio stonava un po’ con la natura dei demoni della serie ecco perché ho dovuto renderlo “particolare” rispetto agli altri demoni. Chi leggerà capirà.  
 

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Capitolo 9
*** FAMIGLIA ***


9. FAMIGLIA
 
Un giovane Krono se ne stava seduto all’aperto a gambe incrociate su un prato verde, in una radura che si trovava in mezzo ad un bosco.
Nonostante mancasse solo qualche giorno all’estate, si stava ancora bene, il clima montano garantiva ancora giornate piacevoli e notti fresche.
Indossava dei pantaloni corti neri e una t-shirt, i capelli molto più corti erano pettinati all’insù e portava una fascia rossa a linee bianche sulla fronte.
Di fronte a lui sopra un lenzuolo bianco c’era una distesa di armi da fuoco: pistole, fucili, cannoni, di varie tipologie. Aveva un panno tra le mani e lo stava usando per pulire accuratamente una pistola, di fianco al lui c’era anche una boccetta di olio lubrificante e un pennello.
«Ben fatto, Krono», disse una voce maschile.
Un uomo lo guardava attentamente mentre svolgeva il suo lavoro, anche lui aveva i capelli neri, leggermente brizzolati, che gli arrivavano fino alle spalle, con una frangetta che ricadeva tra gli occhi coprendoli parte del volto. Aveva una barba corta che dalla mascella arrivava fino a un pizzetto sul mento e dei baffetti. Teneva la mano destra sul fianco mentre il braccio sinistro che terminava con un moncone in corrispondenza del gomito lasciato in bella mostra per via della maglietta a maniche corte che portava.
«Ho finito!», disse Krono trionfante, «anche Alpha ora è pulita», posò il panno per terra, mise la pistola insieme alle altre armi e chiuse la boccetta dell’olio, poi stette lì immobile fermo con le mani appoggiate sul terreno, tra le gambe a guardare l’uomo che aveva di fronte, che ora lo stava guardando corrucciato.
«Ancora con questa storia Krono? Non capisco perché ti ostini a dare dei nomi alle armi, ma che senso ha?».
«Uffa, papà te l’ho già detto! Queste armi sono le mie compagne, non ci vedo nulla di starno. E poi sarai d’accordo con me che Terrocon o Alpha e Omega sono meglio di mitragliatrici M249 e IWI Desert Eagle Mark bla bla bla».
Uranos sospirò.
«E va bene, fa come ti pare, l’importante è che le maneggi cose si deve, poi il modo in cui le vuoi chiamare è un problema tuo. Le hai pulite tutte in modo corretto?».
«Si».
«Tua madre ti ha insegnato proprio bene, mi sarebbe piaciuto essere io a farlo, ma come ben sai non ne sono in grado», disse mentre si portava la mano sul moncone.
«Lo so. Comunque, sei stato fortunato a trovare una come la mamma, che si presta volentieri anche a pulire le tue di armi».
«Su questo hai ragione. Non ho mai conosciuto una come lei, sia nel nostro villaggio che fuori, a cui piaccia così tanto dedicarsi alle armi da fuoco e ne sappia anche. Peccato che non sia portata all’uso delle armi ability, il problema è che si stanca troppo in fretta, non solo perché fa fatica a controllare il potere magico ma perché non ne ha anche molto a disposizione».
«Potrebbe usare comunque altri tipi di armi magiche, o anche armi tradizionali semplici, senza magia».
«Lo sai bene perché non può, il problema principale non è il fatto che non è portata per l’uso della armi ability…», abbassò lo sguardo, portandosi una mano sul viso, «…è che non è portata per usare le armi da fuoco in generale», disse con voce triste e rassegnata.
«Va beh, non ci vedo tutto questo dramma».
«Ha una mira pessima, non colpirebbe nemmeno un ippopotamo steso morto davanti a lei».
«Ce ne sono di persone con il suo stesso problema. Il mio amico Xavier per esempio».
«Non centrerebbe la terra nemmeno se cadesse da un palazzo», aggiunse con tono sconsolato.
«Ora stai esagerando», lo rimproverò.
Uranos si ricompose a quel richiamo.
Krono alzò gli occhi al cielo, suo padre era sempre una persona seria e composta, anche un po’ severa in certe situazioni, ma quando si trattava di sua madre Rose cambiava radicalmente atteggiamento, diventava più irascibile o scherzoso, a seconda delle situazioni e dei diverbi, o come adesso anche un po’ sciocco.
Sapeva che l’amore spesso cambiava le persone ma tutta questa differenza in suo padre lo lasciava basito ogni volta.
«Allora Krono», ritornò serio, «oggi è il grande giorno».
«Appunto, era necessaria l’esercitazione?».
«Mi sembravi nervoso quindi ho deciso di portarti fuori dal villaggio, per distrarti. Coraggio acquisisci le armi».
Krono posò le mani sulle armi e queste iniziarono a sparire una dopo l’altra, andando a finire nella sua tasca dimensionale.
«Bene, preparatati», Uranos si allontanò e alzò il braccio.
Krono fece un profondo respiro, dopodichè avvertì dei movimenti provenire dal terreno sotto di lui.
Guardò in basso e vide il terreno modellarsi in una mano che si allungò per afferrarlo. Subito evocò una delle sue pistole, la premette contro il palmo e fece fuoco.
La mano di terra esplose, ma prima ancora che i detriti potessero cadere per terra, si ritrovò circondato da mani che spuntarono da ogni direzione, cercando di afferrarlo.
Krono fece sparire la pistola, evocò due fucili d’assalto, li puntò sotto di lui e sparò due bolidi di energia. Usò l’esplosione che ne scaturì per darsi la spinta per poter fare un salto in alto in modo da uscire da quell’accerchiamento. Appena atterrò sul terreno da esso presero forma delle figure umanoidi che lo attaccarono.
Krono sparò altre due sfere di energia con le armi che distrussero tutti gli esseri di terra. Ma se ne formarono altri. Prima che ebbe la possibilità di reagire venne colpito con un pugno mentre altri colpi gli fecero perdere la presa sulle armi che svanirono non appena toccarono il terreno.
Ora era circondato, gli avversari erano troppo vicini perché potesse evocare dei fucili.
Evitò pugni e calci, ma capì che non poteva durare a lungo. Un essere di terra più grosso degli altri unì i pugni sopra la testa e sferrò un forte colpo.
Krono non era in grado di schivarlo quindi incrocio le braccia sopra la testa e riuscì a bloccarlo, anche se accusò il colpo. Decise di ridurre la resistenza in modo da far scivolare il colpo verso il basso e dopo evocò le sue pistole preferite, ne puntò una sulla testa e una contro il petto e fece fuoco.
Baaang!
I detriti volarono tutt’intorno.
«Ora ci divertiamo», disse sorridente.
Tutti gli esseri di terra che lo circondavano gli piombarono addosso con l’intento di immobilizzarlo, ma lui prontamente li schivava uno per uno e con una abilità eccezionale faceva fuoco colpendo il centro del petto o la loro testa.
Dal modo in cui si muoveva schivando, quasi sempre per un soffio, e colpendo con quella precisione, sembrava quasi che stesse ballando.
Ad un certo punto i suoi movimenti rallentarono, abbassò lo sguardo e vide che il terreno sotto di lui era molle, era sprofondato fino alle caviglie in una poltiglia di terra che lo stava bloccando.
Gli avversari si stavano avvicinando.
Senza farsi prendere dal panico chiuse gli occhi e cercò di ragionare e dopo pochi istanti, quando ebbe capito cosa fare li spalancò, evocò i suoi fucili mitragliatori preferiti, i Terrocon, adesso aveva bisogno, più che un’elevata cadenza di tiro, di un’elevata potenza di fuoco.
Iniziò a sparare all’impazzata mettendo un grande quantità di energia nelle armi. I colpi colpirono il terreno facendo esploderne dei pezzi, continuò quel tanto che bastava per riuscire a tirare fuori le gambe.
Ormai però era nuovamente circondato. 
Fece sparire le armi, piego le gambe per caricarsi e saltò in alto, più che poté.
Quando fu sufficientemente in alto si inclinò in avanti per rovesciarsi, in modo che i suoi piedi puntarono verso il cielo e la sua testa verso la terra.
«Così si finisce!», allungò le braccia verso il terreno e attorno ad esse apparvero dei minigun.
Le canne iniziarono a ruotare e subito dopo rilasciarono una pioggia di colpi che distrusse all’istante gli uomini di terra.
Krono rimise i piedi per terra, dopo aver fatto sparire le sue armi.   
Tap tap.
Sentì dei passi avvicinarsi.
«Bene, molto bene», suo padre si avvicinò.
«Come ti senti? Con l’ultima scarica di colpi devi aver consumato parecchie energie».
«Sto bene, non mi sento per nulla affaticato».
«Questo vuol dire che oltre all’ottimo controllo del potere magico ora puoi anche vantarne un’elevata quantità. Inoltre, maneggi le armi ability con la stessa sicurezza di un veterano esperto e considerando la tua giovane età è sbalorditivo. Sai scegliere l’arma giusta al momento giusto, non spari colpi a caso, hai un’ottima visione da combattimento e mantieni il sangue freddo. Né io né tuo nonno eravamo a questo livello alla tua età».
Uranos sorrise compiaciuto.
«Per quanto riguarda il combattimento e l’uso delle armi da fuoco non ho più nulla da insegnarti», disse con il tono della voce carico di orgoglio.
«Bene possiamo avviarci, il sole sta iniziando a calare, il momento si avvicina. Sei nervoso?».
«Beh…».
«Hey!!».
Una voce femminile lo interruppe.
Si voltarono entrambi in quella direzione e videro una donna, che si stava avvicinando correndo, portava una camicetta bianca ricamata, aperta sul collo, una gonna a fasce orizzontali che gli arrivava poco oltre al ginocchio lasciando spazio a degli stivali marroni. I lunghi e mossi capelli marroni ondeggiavano ad ogni passo e quando si fu fermata dovette spostarseli dal viso per poterci vedere.
«Allora ci sono andata troppo pesante?».
«Non ho avuto il minimo problema, mamma».
«Ah, meno male. Avevo paura di farti del male», Rose tirò un sospiro di sollievo.
«Come?! Paura di fargli male?!», esclamò Uranos innervosito, «ti ricordo che lo scopo di questo allenamento era di simulare situazioni di combattimento, in cui si viene attaccati con rischio di rimanere feriti e perciò si devono prendere decisioni su come reagire di conseguenza! Se non lo attacchi con decisione l’allenamento non serve a nulla!».
«Mi stai chiedendo di provare a ferire mio figlio?!».
«Ma certo!», rispose come se fosse la cosa più ovvia da dire, «che razza di allenamento sarebbe, scusa».
«Non c’è comunque bisogno di usare una mano troppo pesante, come fai tu! Ogni volta che esce ad allenarsi da solo con te ritorna a casa malconcio, pieno di ferite, per non parlare delle condizioni dei vestiti».
«E ogni volta che ti chiedo di venire perché mi serve la tua magia della terra per creare delle simulazioni di combattimento di gruppo tu non fai mai sul serio. Pensi di aiutare nostro figlio in questo modo?!».
«Lo aiuterei di più ferendolo?!».
«Almeno capirebbe meglio i rischi a cui andrebbe incontro durante un combattimento con soggetti che lo vorrebbero morto».
Uranos sospirò.
«È il solito problema di voi madri iperprotettive, non riuscite a usare la mano pesante con i vostri figli, ma guarda che così li danneggiate anziché aiutarli».
«Non sono quel tipo di madre! Ma tu però mi devi spiegare che senso ha sparagli contro proiettili in gomma solo per fargli capire che cosa si proverebbe a ricevere colpi veri in piombo o energia magica. Ti rendi conto che ha avuto dei lividi per delle settimane?! Ma che razza di allenamento era mai quello?!».
«Eh, beh… era per temprarlo».
«Piantala si usare le solite frasi!».
«I Darkstar si allenano così da generazioni!».
Krono alzò gli occhi al cielo e poi si portò una mano sul viso con atteggiamento rassegnato.
Scene come quella era una consuetudine per la sua famiglia: i suoi che bisticciavano per le solite questioni e poi dopo qualche ora li trovava abbracciarsi a coccolarsi, le assurdità tipiche della sua famiglia.
Tuttavia, nelle ultime settimane, le discussioni erano aumentate, questo era perché sapeva bene che sua madre non era d’accordo sulla cerimonia che si sarebbe tenuta di lì a poco. All’inizio l’aveva voluta proibire, poi aveva protestato ma alla fine aveva ceduto. Dopotutto nel momento stesso in cui aveva sposato suo padre era conscia del destino che sarebbe toccato alla sua famiglia e in particolare a suo figlio, l’unico problema era che non se l’aspettava così presto. In fondo anche lei era ancora abbastanza giovane, a differenza di suo padre che aveva qualche anno in più. Era rimasta incinta presto.
Sua madre aveva sempre avuto una grande influenza su suo padre, lei così aperta e solare, mentre lui più chiuso, serio e severo, eppure riusciva a tirare fuori un lato di lui che non mostrava con nessuno altro.
«Ehi, donna non ti allargare troppo, ti ricordo che sono io l’uomo qua, quindi si fa quel che dico io, intesi?!».
«Ah! Abbassa la cresta non sapresti fare la metà delle cose di cui mi occupo io, per non parlare del fatto che il mio aiuto ti è essenziale! Chi si occupa delle faccende di casa, pulire e lavare i vestiti!».
«Sta facendo solo il tuo dovere! Dovrei essere io a occuparmi di quelle cose?!», anche stavolta aveva il tono di chi diceva una cosa ovvia.
«Brutto maschilista che non sei altro, sempre con le solite frasi sessiste, inoltre…», tutto d’un tratto Rose si calmò, «…e va bene allora dimmi chi è che ti pulisce le tue belle armi, tu non ne sei in grado, riesci a malapena a prepararti da mangiare e sottolineo a malapena, come potresti fare meglio, non riesci nemmeno a svitare i barattoli o a scolare la pasta!».
Uranos arrossì lievemente.
«E come diamine ci potrei riuscire?!», disse agitando il moncone innervosito.
Krono soffocò una risata, sua madre era una maga nel riuscire a metterlo in imbarazzo. Nessuno al villaggio parlava mai di quel problema con Uranos, solo Rose in certe situazioni lo metteva a confronto con la dura realtà.
Vedendo che i toni della conversazione non accennavano a diminuire decise di intervenire.
«Ve bene, direi che può bastare, ci diamo una calmata?».
Entrambi si azzittirono, suo padre chiuse gli occhi un momento e fece un respiro.
«Torniamo al villaggio».
Uranos si avviò, Rose lo seguì e Krono dietro di loro.
Durante tutto il viaggio di ritorno nessuno proferì una parola.
Stavano in silenzio ad ascoltare i rumori del bosco e della natura che li circondava, dopotutto mancava qualche giorno all’inizio dell’estate, quello era uno dei periodi durante l’anno in cui la natura era più attiva.
Dopo un po’ arrivarono in prossimità del loro paese. Il villaggio Rido.
Era un piccolo paese, senza muri o recinzioni, di vecchio stile, cioè con una piazza centrale da cui si dipartivano le vie principali e da queste altre vie secondarie a mo’ di ragnatela.
Camminando per le vie la gente non mancava di salutarli, specialmente suo padre, era evidente il rispetto che i loro compaesani avevano per Uranos.
Nemmeno il capo villaggio era così rispettato, infatti lui stresso aveva più volte offerto il suo posto ad Uranos che però aveva sempre rifiutato cortesemente.
“Ai Darkstar non spetta comandare il villaggio ma difenderlo e difendere chi ci abita”, aveva sempre ripetuto.
Continuavano a camminare dirigendosi verso il centro, le persone salutavano anche lui e lo incoraggiavano, avevano sguardi fiduciosi.
«Eccolo qua, l’erede del demone», fece una voce con tono di derisione.
Si voltò e vide due ragazzi della sua età che gli sorridevano, quello che aveva appena parlato, più alto di lui, aveva un fisico robusto, l’altro più basso portava gli occhiali e aveva un fisico più esile.
Sorrise anche lui e rispose: «eccoli qua i miei futuri leccapiedi».
«Cosa?!», il ragazzo più alto si innervosì mentre l’altro trattenne una risata.
«Cosa ridi Xavier?! Ci ha appena insultati!».
«Eddai Caesar, ridici sopra. Dopotutto non ha tutti i torti, quando sarà un devil slayer a tutti gli effetti sarà nostro compito aiutarlo».
Caesar sbuffò.
«Come se servisse a qualcosa, i tempi sono cambiati rispetto ai nostri antenati, ormai la figura dei devil slayer è diventata quasi inutile, quindi di conseguenza noi non serviamo a niente».
«È per questo che io lavoro in bottega con mio padre e mio nonno per imparare l’arte della fabbricazione delle armi, a proposito Krono…».
«Ehii!», una voce squillante da bambina si diffuse in tutta la strada.
«Ciao Kronooo!!», una bambina con i lunghi capelli biondi e gli occhi azzurri, in un bel abito estivo color verde stava correndo verso di lui. 
La bambina gli saltò addosso abbracciandolo e stringendosi a lui molto affettuosamente.
Krono la afferrò perché non cadesse e la prese in braccio.
«Ciao mia bellissima, carinissima e pucciosissima Althea».
«Eh?! Non ti allargare, dannato di un Krono!», sbottò Caesar, «e lasciala andare!».
«Ihih, cos’è questa? Gelosia da fratello maggiore?», lo punzecchiò Xavier.
«Taci! E tu Althea staccati subito da lui».
Krono mise giù la bambina che non la prese bene.
«Uffa fratellone rovini sempre tutto».
«Devi smetterla, con tutte queste effusioni verso di lui, sei ancora una bambina».
«Quando sarò grande io e Krono ci sposeremo, quindi è giusto».
«Basta con questa storia!», le urlò contro, più sconvolto che arrabbiato.
Krono alzò gli occhi al cielo.
Orami ci aveva fatto l’abitudine, a tutte quelle manifestazioni d’affetto verso di lui e alle continue richieste di matrimonio. Sua madre gli aveva detto che era del tutto normale, per una bambina piccola prendere come modello un ragazzo più grande e adorarlo, ma che crescendo questa ammirazione sarebbe passata.
Tuttavia, non poteva che continuare a divertirsi come un pazzo nel vedere le reazioni di Caesar.
Un sorrisetto perfido gli si stampò sul volto.
«Beh sai, dopotutto, pensandoci meglio l’idea del matrimonio non è poi così male».
Caesar lo guardò ad occhi spalancati: «cos’hai detto?».
Anche Xavier lo guardava accigliato.
«Cioè voglio dire, Althea è davvero una bella bimba e dubito fortemente che crescendo peggiorerà, potrebbe diventare un ottimo partito, le nostre famiglie sono inoltre amiche di lunga data e con una bella moglie avrò certamente dei figli stupendi, la dinastia dei Darkstar potrebbe trarre certamente giovamento dal matrimonio mio e suo».
Caesar era sbiancato.
«Stai parlando di mia sorella come se fosse un’oggetto, per caso?».
«Oddio, oggetto, non esageriamo, una donna bella che mi darà degli ottimi figli. Di questo sono certo anche guardando vostra madre», Krono si affiancò ad Althea, sorridente e al settimo cielo nel sentire quelle parole, e le mise un braccio dietro le spalle.
«Una donna stupenda e decisamente fertile. Ha dato alla luce due figli belli e sani. Immagino che sua figlia non sarà da meno, mi sfornerà una lunga serie diarghaaag!».
Caesar gli era saltrato addosso interamente con la sua mole mettendogli le mani al collo e travolgendolo, facendolo cadere per terra. Krono, steso sul terreno, cercava inutilmente di liberarsi da quella presa che gli impediva il respiro.
«Brutto schifoso pervertito, maschilista e depravato! Quelle di cui parli sono mia madre e mia sorella!!».
Althea disperata da quella scena cercava di liberare Krono tirando per la maglia il fratello, che probabilmente non se ne accorgeva nemmeno. Dovette intervenire persino Xavier, per nulla sorpreso da quella reazione di Caesar.
Krono intanto continuava ad agitarsi nel tentativo di liberarsi.
«E-argh, e-ough-ra-sche…zo…», riuscì a malapena adire col poco fiato che gli restava in gola.
«Ora basta Caesar! Non vedi che è diventato fuxia!».
«Ueeew! Basta fratellone!».
«Gli insegno io a parlare di mia madre e sorella in quella maniera!».
Alla fine, però, poco prima che Krono soffocasse, lo lasciò, anche grazie alle suppliche della sorella che era in un mare di lacrime e alle richieste di Xavier.
«Sigh…sob, sei cattivo fratellone».
«M-m-ma Althea ti ho solo difeso», si rivolse furioso verso Krono che ebbe una reazione di strizza, «è colpa tua mi ha messo mia sorella contro».
«Coff, coff, se tu non avessi reagito in quel modo non sarebbe successo».
«Quindi sarei io quello che ha sbagliato?!».
«Se non sai riconoscere gli scherzi quando ti vengono fatti non è mica colpa mia!».
«Stavi parlando di mia madre e mia sorella come fossero…».
«Basta così, dateci un taglio, avete rotto!», li interruppe Xavier spazientito, «Krono tu hai esagerato con lo scherzo e tu con la tua reazione. Ora vai Krono, i tuoi ti stanno aspettando».
Krono sgranò gli occhi mentre un forte senso di vergogna si diffondeva, si era completamente dimenticato dei suoi genitori.
Si girò e li vide qualche metro più in là, fermi che lo fissavano.
«Vi siete goduti la scena?».
«Si», gli rispose la madre sorridente.
«Una buona distrazione, ti ha fatto bene, ora sembri più rilassato».
«Stavo quasi per soffocare», disse allargando le braccia.
«La giusta punizione per aver parlato in quel modo di Althea e sua madre».
«Mamma?!».
«Eh, questa è nuova», le disse Uranos lanciandole uno sguardo, poi si rivolse al figlio, «andiamo su», ed entrambi si avviarono.
«Tu ed io faremo i conti più tardi… comunque in bocca la lupo», Caesar prese la sorella per mano e si allontanò.
«Ciao Krono!», lo salutò Althea con un ampio sorriso.
«Ciao Althea», le rispose sorridente e con una voce più acuta del normale.
Xavier gli si avvicinò: «c’è una cosa di cui volevo parlati prima che andassi alla cerimonia.
«Non possiamo rimandare? Si sta facendo tardi».
«Non preoccuparti sarò breve, poi anche se arrivi dopo l’ora prefissata non penso che cambi qualcosa».
«Beh, in effetti».
«Volevo dirti che ieri finalmente abbiamo completato il prototipo di quella nuova arma di cui ti ho parlato».
Lo sguardo di Krono si illuminò.
«Intendi quel nuovo lanciarazzi?!».
«Si esatto», Xavier gonfiò il petto orgoglioso, «FGM-148, Javelin. Arma con missile anticarro, sistema elettronico di puntamento e di aggancio del bersaglio. Lo sparo può avvenire solo dopo che l’arma ha effettuato l’agganciamento, tuttavia il missile è in grado di colpire anche obiettivi in movimento. L’abbiamo progettata per essere usata contro grossi mezzi meccanici in movimento, ma può essere usata anche per distruggere edifici».
Sorrise.
«Ho sviluppato io stesso il sistema elettronico dell’arma».
Lo sguardo di Krono si spense.
«E io cosa dovrei farne? Io non devo mica distruggere edifici o carri magici, io combatto contro i demoni!».
«Ti ricordo che i mastri armaioli e gli artigiani di questo villaggio costruiscono principalmente armi che possano essere usate dalle persone normali o dai maghi. Non possiamo fare come con le armi ability, armi progettate per i devil slayer della tua famiglia e che poi si sono rivelate un flop pauroso sul mercato. Il villaggio ha quasi rischiato la bancarotta».
«Questo lo so, ma sai anche bene che un’arma che può essere usata solo contro oggetti inanimati a me non servirebbe a nulla».
«È proprio di questo che ti volevo parlare. Come ti ho detto sono stato io a sviluppare il sistema elettronico e di conseguenza il sistema di puntamento e di agganciamento del bersaglio. Credo che con le opportune modifiche si possa fare in modo che l’arma possa essere usata anche su esseri viventi, come i demoni».
«Dici davvero?».
«Qui al villaggio tu e tuo padre siete quelli che conoscono i demoni meglio di tutti, li avete studiati, sapete tutto quello che c’è da sapere. Saprai senza dubbio che il corpo di un demone è diverso da quello di un essere umano, non solo per il potere che emana ma anche diverso a livello biologico».
Krono lo guardava annuendo.
«Io credo che usando queste informazioni si possa modificare il sistema del Javelin in modo che possa essere usato contro i demoni».
«Si credo che sia fattibile, non ho le tue stesse conoscenze nel campo dell’elettronica, ma credo che lavorandoci insieme potremmo riuscirci. Un’arma di quella potenza, che non richiede alcun consumo di potere magico, potrebbe farmi molto comodo».
«Bene allora», gli porse la mano, «muoviti a completare la cerimonia, a diventare un devil slayer, il problema di sviluppare nuove armi lascialo al sottoscritto».
«Affare fatto».
I due si strinsero la mano.
«Molto bene, io me ne trono in bottega, appena puoi passa da me», gli disse allontanandosi».
«Va bene!», Krono si voltò e proseguì per la strada per raggiungere i suoi genitori.
Mentre proseguiva per la strada, il senso di pace e la tranquillità che aveva iniziarono scemare, per far spazio nuovamente all’agitazione e all’inquietudine.
Le persone che incrociava lo salutavano e lo incoraggiavano e questo non faceva altro che peggiorare la situazione.
Infine, arrivò nella piazza al centro del villaggio.
Al centro della piazza c’era il piccolo templio dedicato ai fondatori del villaggio e ai devil slayer che avevano servito per generazioni, svolgendo il compito a loro assegnato. In pratica quel tempio era dedicato alla sua famiglia, ai Darkstar.
Alzò lo sguardo, il sole aveva già iniziato a tramontare.
Si diresse verso il templio, di fronte all’ingresso c’erano suo padre e sua madre che lo aspettavano.
«Bene figlio mio, il momento è giunto. Non puoi immaginare quanto siamo orgogliosi, quanto io sia orgoglioso di te. Stai per prendere il posto che fu di tuo nonno e di suo padre e così via. Stai per ereditare il potere che i Darkstar si tramandano da generazioni».
«Padre», Krono si sorprese della fragilità nel suo tono di voce e lo stesso Uranos capì che qualcosa non andava, come ogni altra volta in cui lo aveva chiamato padre anziché papà.
Uranos abbozzò un mezzo sorriso e poi si rivolse alla moglie.
«Ci puoi precedere, di al capovillaggio che arriviamo subito».
«Si, caro», Rose rivolse lo sguardo al figlio, gli sorrise poi si avviò dentro.
Krono rivolse lo sguardo a suo padre, lo fissò per qualche istante e poi si fece coraggio.
«Padre, io penso che dovresti essere tu ad ereditare il potere del Demon Lord, così come è giusto che sia».
Uranos sgranò gli occhi per la sorpresa.

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Capitolo 10
*** DISCENDENZA ***


10. DISCENDENZA
 
Uranos guardava il figlio, poi ad un tratto abbassò lo sguardo e sospirò.
«Ancora con questa storia, ne abbiamo già parlato».
«Io credo che anche con il tuo problema saresti un grande devil slayer, così come lo è stato il nonno, inoltre i tempi sono cambiati rispetto a cinquant’anni fa, i pochi demoni rimasti sono deboli non servirebbe nemmeno il potere della lacrima per eliminarli, le nostre abilità di maghi sono più che sufficienti».
«Proprio per questo credo che la scelta migliore sia quella di passare il potere a te».
Krono lo guardava incredulo.
«Krono», Uranos si toccò il moncone, «come sai bene avevo dieci anni quando giocando nel bosco con i miei amici sono caduto su una tagliola lasciata lì da un cacciatore. Persi molto sangue e per poco non ci lasciai le penne. Tutto qua. Nessuna cruenta battaglia contro abili criminali o spietati demoni, nessuna gloria, solo uno stupido e sfortunato incidente. Mia madre pianse e mio padre si arrabbiò molto, non avevo fratelli, il potere del demone doveva passare per forza a me. Ma tu ti ricordi che tipo di persona era tuo nonno, lui era cocciuto e testardo e quando si metteva in testa una cosa non c’era modo di dissuaderlo», fissò il cielo e sorrise.
«Decise di allenarmi lo stesso, inizialmente fu molto d’uro ma alla fine nonostante il mio problema sviluppai una grande abilità nell’uso delle armi oltre ad una magia che mi permette di usare armi anche senza impugnarle direttamente, usando la magia stessa per fare fuoco. Mio padre era orgoglioso di me, era sicuro che alla sua morte io sarei stato un degno successore. E poi sei arrivato tu».
Si fermò un istante e lo guardò fisso negli occhi, Krono sostenne il suo sguardo fiero anche se non si sentiva all’altezza delle parole che sapeva stavano per uscire dalla sua bocca, e che già aveva sentito.
«Tu non te ne sei mai reso conto, forse perché non vuoi, non lo so, ma sei un talento naturale, Krono. Grande conoscenza e abilità nell’uso delle armi da fuoco, sulla loro manutenzione e costruzione, tattiche di combattimento, visione di battaglia, freddezza nel prendere le decisioni sotto pressione, sai tutto sui demoni. Né io né tuo nonno, che ha viaggiato molto più di me, abbiamo mai visto un talento simile sia tra i devil slayer come noi che tra i maghi comuni».
Krono provò ad interromperlo ma Uranos non glielo permise.
«Io e il nonno ne abbiamo discusso a lungo e abbiamo deciso che sarebbe stato uno spreco del tuo potenziale farti aspettare fino alla mia morte per ereditare il potere. Tuo nonno nonostante l’età e la salute ormai compromessa ha cercato di resistere il più possibile per rimandare il giorno della cerimonia che come tu ben sai non può essere effettuata su chi ha meno di sedici anni. Prima di morire mi ha fatto giurare di avere cura di te e che ti avrei reso il devil slayer migliore della storia. Perché è questo che lui ha visto in te. Ed è per questo che dopo la sua morte abbiamo aspettato un anno prima di fare la cerimonia per aspettare che avessi l’età giusta. È stato un gesto egoistico e pericoloso, dato che abbiamo rischiato di essere attaccati senza nessuno che ci difendesse, ma considerando le tue capacità credo che ne sia valsa la pena».
«Ma se nell’ultimo secolo l’attività dei demoni superiori, di quelli più forti e crudeli è cessata, vuol dire che ormai sono stati sconfitti! Che senso ha diventare il devil slayer più forte della storia se non ho demoni da affrontare?!».
«Il fatto che al giorno d’oggi ci siano solo demoni di basso rango non vuol dire che gli altri siano morti tutti. Lo sai bene, i demoni sono ingannatori, molti sono morti questo è vero, ma chi ci dice che non ci sia rimasto qualche superstite in attesa del momento giusto, per non parlare dei demoni creati da Zeref e che si sono riuniti in una gilda. Il compito dei devil slayer è quello vegliare sugli uomini, ricorda».
Krono abbassò lo sguardo.
Uranos gli si avvicinò e gli mise la mano sulla spalla.
«Lo so bene che ti sto caricando di un grosso fardello, figlio mio. Ma ricordati che non sarai mai solo. Ci saremo io e la mamma, i tuoi amici e tutto il villaggio, saremo sempre qui per te. Ho promesso a mio padre che ti avrei reso il devil slayer migliore di tutti e manterrò la mia promessa. Ti aiuterò ad imparare a usare quel potere al meglio stanne certo».
Tutto d’un tratto Krono non si sentiva più a disagio e l’agitazione era passata, quel discorso l’aveva rinvigorito. Alzò lo sguardo e guardò il padre dritto negli occhi.
Ora aveva uno sguardo deciso, fiero, senza la minima traccia di timore o insicurezza.
«Vedi di allenarmi come si vede per controllare quel potere, dopotutto devo o no diventare il migliore di tutti».
Gonfiò il petto chiuse il pugno e col pollice si toccò lo sterno.
«Farò tremare tutta Earthland! Già così sono un mago eccezionale figurati col potere da demone. Nemmeno i dieci maghi sacri tutti riuniti potranno nulla contro il sottoscritto! Khahahahah!!».
Uranos scoppiò a ridere: «bene vedo che la tua arroganza è tornata fuori finalmente. Vogliamo andare?».
«Certo».
Uranos entrò nel tempietto, scostando le strisce di cuoio che erano attaccate sull’architrave dell’ingresso e che arrivavano fino a terra fungendo come una specie di porta.
Krono fece un profondo respiro, si tolse la maglietta che gettò per terra e le scarpe, restando ai piedi nudi, con solo i pantaloncini e la fascia addosso e poi entrò.
L’interno era scarsamente illuminato, c’erano solo tre piccole finestrelle circolari che facevano entrare la luce, c’era però una piacevole frescura, dovuta alle spesse pareti di pietra. L’interno era spoglio, l’unico mobile era un altare su cui su un piccolo treppiedi c’era una sfera di vetro dove all’interno una strana energia nera continuava ad agitarsi.
«Ben arrivato ragazzo», gli disse una voce roca.
Solo in quel momento Krono si accorse del capovillaggio, un signore anziano con una chioma grigia e la lunga barba bianca che nascondeva in parte le macchie dovute all’età, indossava una lunga tunica da cerimonia nera con dei ricami color oro.
«Capovillaggio».
Entrando in un ambiente con poca luce da fuori gli occhi ci avevano messo qualche istante ad abituarsi e considerando anche il modo in cui era vestito non lo aveva proprio notato.
Il capovillaggio prese la lacrima con l’oscuro potere all’interno, Krono si genuflesse.
I suoi genitori erano da un lato, fianco a fianco, in silenzio.
«Bene, Krono Darkstar! Oggi tu diverrai il nuovo Demon Lord! Accetti il compito che fu di tuo nonno prima di te e dei tuoi antenati ancora prima!».
«Accetto».
Posò anche l’altro ginocchio per terra.
«Allora recita il giuramento».
Krono chiuse gli occhi un attimo e poi li riaprì subito.
«Il sole tramonta e scendono le ombre. Avvolgono il mio corpo e vi penetrano dentro, da adesso fino al mio ultimo respiro… Non mi farò mai vincere da questo potere e mai lo rivolgerò contro gli indifesi… Io rinuncio alla mia umanità per combattere chi dall’oscurità è stato creato… Io sono il fuoco che illumina la notte, la spada che fende il buio, la guardia che veglia sugli uomini, lo scudo che protegge i deboli… Io sono la tenebra che combatte la tenebra…».
Il capovillaggio si avvicinò con la lacrima verso il ragazzo che allargò leggermente le braccia per accogliere il potere demoniaco.
«…Ora e per il resto dei miei giorni io sono il Demon Lord».
Avvertì il freddo della lacrima sul petto e poi ogni sensazione e pensiero cessarono.
 
Quando Krono riapri gli occhi ebbe bisogno di qualche secondo per capire dove si trovasse, riconobbe il soffitto della sua camera. Era steso nel suo letto.
«Ah! Finalmente ti sei svegliato».
Vide suo padre entrare dalla porta.
«S-si», provò a tirarsi su, ma proprio mentre si stava alzando col busto una fitta alla testa lo fece crollare.
«Sta fermo. Hai bisogno ancora di un po’ per riprenderti».
«Quanto sono stato privo di coscienza?».
«Quasi quattro giorni. È la mattina del quarto. Ci stavamo preoccupando, stavamo pensando di attaccarti ad una flebo, ma non serve più».
«Krono!», Rose entrò nella stanza, «sia ringraziato il cielo, ti sei svegliato», gli disse con un ampio sorriso.
«Scusate se vi ho fatto preoccupare».
«Non scusarti con tua madre, sono io che negli ultimi giorni ho dovuto sopportarla, non la smetteva di andare dietro con le sue paure e le sue agitazioni senza senso».
Rose gli si affiancò e gli diede un pizzicotto sul fianco che lo fece sobbalzare.
«Come ti senti?», gli chiese la madre.
«Bene, sono solo un po’ fiacco».
«È naturale. Sono più di tre giorni che non mangi e bevi. Un buon pasto seguito da una bella dormita e sarai come nuovo».
«Allora sarà meglio che vada a prepararti qualcosa da mangiare», Rose gli si avvicinò per tentare di dargli in bacio, Krono spostò la testa per evitarlo ma non bastò.
«Uffa! Almeno potresti evitare questo fastidio, non dico di darmi un bacio anche tu ma almeno accetta i miei», disse indispettita.
«Non ho più sei anni», rispose innervosito.
«Non importa», si avviò felicemente verso la porta e uscì dalla stanza.
«Ho una curiosità».
«E sarebbe?».
«Sai per caso quanto ha dormito il nonno dopo la sua cerimonia?».
«Diciotto ore, circa».
Krono sospirò deluso.
«Wao, davvero imbarazzante se paragonato la mio predecessore».
«Lascia perdere, non puoi paragonarti a lui. Tuo nonno aveva più di trent’anni quando ha affrontato la cerimonia. Tu appena sedici, l’età minima, ti assicuro che il tempo che hai passato privo di sensi è del tutto legittimo».
Alzò gli occhi al soffitto: «suppongo di sì».
Uranos prese una sedia e si sedette a fianco del letto.
«Ok, mentre tua madre ti prepara qualcosa io e te dobbiamo fare quattro chiacchere».
«A che proposito?».
«Ora sei ufficialmente un devil slayer. Dentro di te in questo preciso istante sta fluendo l’energia demoniaca. Voglio raccontarti l’origine di questo potere, l’origine della tua famiglia e i rischi che comporta questo potere».
«Come mai non me l’hai mai detto prima?».
«Per tradizione queste sono informazioni vengono custodite dai capivillaggi, che le tramandano al portatore della lacrima subito dopo la cerimonia. Mio padre ha voluto però passarle anche a me prima di morire, poi ho chiesto il permesso al capovillaggio di poter essere io a raccontarti tutto».
«Interessante», sorrise entusiasta.
«Bene. Come ben sai il potere di quelli che chiamiamo devil slayer di prima generazione è stato creato secoli e secoli fa. Prima dell’avvento del mago oscuro Zeref, di Acnologia, della magia, prima ancora dell’anno zero, in un’epoca oscura dominata da draghi e demoni e di cui noi oggi abbiamo solo pochissime notizie. A quel tempo i primi esseri umani che vivevano su Earthland conducevano delle vite davvero misere, fatte di paura e insicurezza. Non esistevano villaggi o città, gli uomini erano divisi in tribù nomadi, sempre in movimento per poter scampare meglio ai tanti pericoli. Il mondo era popolato da draghi che uccidevano gli esseri umani per mangiarli e i demoni».
Uranos chiuse gli occhi qualche istante.
«I demoni erano di gran lunga più spaventosi dei draghi. A differenza dei draghi i demoni non uccidevano gli esseri umani per nutrirsi, ma per gioco».
«Gioco?».
«Per loro noi eravamo solo un passatempo. Ci torturavano, ci terrorizzavano, ci stupravano: uomini, donne, bambini, anziani, non faceva alcuna differenza. Ma mentre tra i draghi ogni tanto se ne trovava qualcuno che proteggeva gli uomini, che quindi grazie alla loro protezione cominciarono a formare i primi villaggi, per i demoni era diverso. Nonostante ciò, in quegli anni bui il genere umano sopravvisse. Pensandoci adesso trovo davvero incredibile il fatto che siamo riusciti a non estinguerci. Il suo arrivo è stato davvero un segno del cielo».
«L’arrivo di chi?».
Uranos lo guardò e sorrise.
«L’arrivo del padre di voi devil slayer. Nessuno sa chi fosse o da dove venisse e specialmente come mai a quei tempi c’era un uomo che viaggiasse da solo, con tutti i pericoli che c’erano. Ma fatto sta che quell’uomo misterioso diede agli esseri umani un’arma per difendersi. In un’epoca in cui la magia era ancora molto arretrata rispetto agli incantesimi a cui noi oggi siamo abituati, quell’uomo insegnò alle persone a estrarre il potere oscuro dai cadaveri dei demoni e inserirlo in speciali lacrime, che innestate nel corpo degli umani permettevano a quest’ultimi di usare il potere dei demoni».
«Aspetta un momento, estraevano il potere dai cadaveri dei demoni? Allora c’era qualcuno che riusciva ad ucciderli?».
«Non era raro che i demoni si combattevano e si massacravano tra loro, o magari qualche demone provocava il drago sbagliato e rimaneva ucciso».
«Comunque, la comparsa dei primi devil slayer fu rivoluzionaria. Tra gli esseri umani iniziò a circolare la speranza, per un futuro migliore. Grazie alla maggior scurezza acquisita iniziarono a formarsi i primi villaggi, grazie anche al fatto che in poco più di qualche anno il numero dei devil slayer crebbe esponenzialmente. Infatti, i demoni uccisi dai devil slayer venivano subito usati per produrre lacrime. Divenne anche normale che in uno stesso villaggio ce ne fosse più di uno. Gli uomini in certi casi furono anche in grado di difendersi dai draghi».
«Davvero?!».
«Certo, se il drago non era troppo forte e si radunavano abbastanza devil slayer era possibile».
«Un vero cambiamento. Ma cosa ne fu dell’uomo misterioso?».
«Non lo so», rispose abbassando leggermente la testa pensieroso, «esattamente come comparve dopo qualche anno scomparve nel nulla, senza lasciare traccia. Probabilmente è semplicemente morto, a quel tempo le persone in media vivevano molto meno rispetto ad adesso, o forse è stato ucciso».
«Ma si è mai saputo chi fosse?».
«No. Sono sorte diverse leggende su quale fosse la sua identità. Secondo alcuni era un demone che disgustato dai suoi simili e impietosito dagli umani avesse deciso di dargli un mezzo per difendersi. Altri che fosse un angelo sceso sulla terra per combattere i demoni e che, visto il loro numero elevato abbia deciso di dare agli umani un potere per farsi aiutare nella lotta. Per questo la sua vera natura è rimasta sempre avvolta nel mistero. Come tu ben sai, i demoni e gli angeli, esattamente come i draghi, grazie alla loro magia sono in grado di assumere un aspetto umano. Se lo volessero, ovviamente, ma a quell’epoca trovo difficile che si sarebbero abbassati a una simile umiliazione. Il genere umano era molto arretrato».
Fece una breve pausa per cercare di scavare più a fondo nella sua memoria.
«Un’altra leggenda dice invece che fosse un precursore del suo tempo. Un po’ come è stato Zeref».
«Un precursore del suo tempo?».
«Un essere umano dotato di una intelligenza e di un modo di vedere e capire le cose superiori rispetto al tempo nel quale è nato. Tuttavia, io non sono convinto, di quest’ultima ipotesi».
«E perché? A me sembra la più plausibile».
«Secondo le poche informazioni che ci sono pervenute sul suo conto, quell’uomo aveva un modo di parlare e di porsi, una conoscenza e un’istruzione, del tutto impossibili da ottenere a quell’epoca. Zeref è passato alla storia non solo come il più grande mago oscuro, ma anche perché fin da piccolo ha dimostrato di possedere un grande intelletto e talento per la magia, ma ha dovuto comunque studiarla, ha avuto maestri che gli hanno insegnato le nozioni che poi lui ha sviluppato. Ti ricordo che non esistevano scuole o templi. E gli esseri umani non sapevano né leggere né scrivere. Questo almeno finchè i primi draghi, che diedero la loro protezione agli esseri umani, non glielo insegnarono».
«Forse era l’allievo di un drago, che gli aveva insegnato quelle tecniche».
«Ma allora perché il drago non lo accompagnava nel suo viaggio, o perché non andava anche lui in giro per le varie tribù ad insegnare quelle tecniche?».
Krono ci pensò un po’ su: «forse era morto o era stato ucciso da un altro drago».
«Ad ogni modo, è proprio in quel periodo che il potere del Demon Lord è stato creato. Ti sei mai chiesto il motivo del nome Demon Lord, signore dei demoni?».
«Ad essere sincero no».
«Sempre secondo la leggenda in quegli anni era comparso un demone terribile, una bestia».
«Una bestia?», fece sorpreso, «vuoi dire?».
«Esatto un demone totalmente, fuori controllo, senza ragione, spinto solo dal suo desiderio di distruzione, uccideva tutto ciò con cui veniva in contatto: uomini, devil slayer, uccideva anche i suoi simili, si dice che abbia fatto fuori anche qualche drago».
«Un demone che ha eliminato un drago?».
«Era una vera e propria furia, nessuno sa da dove sia venuto fuori, radeva al suolo interi villaggi, sterminava le tribù, i devil slayer non potevano nulla contro di lui, nemmeno combattendo insieme».
«Come hanno fatto a eliminarlo?».
«Questo demone trovò la sua fine durante un inverno particolarmente rigido. Stando ai testimoni che si erano trovati per puro caso sul posto, quella bestia venne circondata dai suoi simili, ormai stanchi della sua presenza. I demoni erano in un gruppo numeroso eppure la bestia si scaraventò contro di loro senza un attimo di esitazione. Fu una battaglia cruenta. Nonostante la superiorità numerica i demoni vennero decimati, ma alla fine riuscirono a prevalere contro la bestia, che venne letteralmente fatta a pezzi. Secondo quello raccontato dai testimoni quel demone ha continuato a gridare e ridere anche mentre le carni gli venivano strappate pezzo dopo pezzo, era come se stesse godendo della sua morte».
Il modo in cui il padre raccontava questa storia trasmise al ragazzo un senso di disagio.
Ad un tratto però un’idea gli balenò nella mente.
«Non mi vorrai dire che…».
«Gli uomini che assistettero alla battaglia diedero un nome a quel demone folle. Demon Lord. Era un demone che si distingueva dai suoi simili, non solo per l’aspetto, indossava degli indumenti, ma anche per lo strano potere che usava, basato sull’energia oscura, per il modo che aveva di abbattere tutti gli ostacoli che incontrava, per come riusciva a incutere terrore nei demoni e di come usava quel terrore per dominarli. Gli uomini che assistettero allo scontro appartenevano alla tribù che in seguito fondò il villaggio Rido».
«Hanno deciso di creare un devil slayer usando il potere di una bestia?!», Krono aveva un tono agitato e di disappunto.
«A causa sua il numero dei devil slayer si era ridotto drasticamente, ne servivano di nuovi».
Uranos si infilò una mano nella tasca.
Krono sentì in tintinnio metallico e guardò cosa il padre aveva tirato fuori.
Una catenina metallica con attaccata una piastrina militare.
«Ma quella è?».
Uranos la guardò con nostalgia.
«Fin da quando ho memoria questa piastrina è sempre stata sul petto di mio padre, e sul petto di suo padre prima di lui e così via», gliela porse.
Krono la prese e lesse cosa c’era scritto.
Un nome.
PRIMO DARKSTAR
«Primo Darkstar? E chi sarebbe?».
«Il nostro antenato, il primo essere umano ad essersi innestato la lacrima del Demon Lord».
«Mi vuoi dire che questa piastrina viene tramandata dai portatori del potere del Demon Lord fin dalla prima generazione?», Krono se la rigirò tra le mani, «beh, devo dire che si è conservata bene».
«Non dalla prima generazione ma dalla seconda. La figlia di Primo l’ha fatta fare per il fratello. Il figlio di Primo sentiva su di sé una grande pressione a causa della forte aspettativa, suo padre è stato il devil slayer migliore del suo tempo e tutt’ora rimane uno dei migliori. Quindi la sorella gliela diede per fare in modo che sentisse sempre lo spirito del padre al suo fianco, in modo da aiutarlo nei momenti difficili».
«Ed è stata tramandata anche alle generazioni successive?».
«Passando tra le varie generazioni quel piccolo oggetto è come se si fosse caricato di tutta la forza dei devil slayer che ti hanno preceduto. Portala con orgoglio. È senza dubbio il tesoro della nostra famiglia».
Krono lesse ancora una volta il nome inciso sopra.
«Si sa qualcosa su di lui? Che tipo era?».
«Oh, sappiamo molto sul suo conto», sorrise.
«Prima del giorno della cerimonia lui non era nessuno, era un semplice ragazzotto della tribù, Primo Darkstar non era nemmeno il suo vero nome, gli è stato dato poi».
Tornò serio.
«Dopo aver estratto il potere dal cadavere della bestia ed aver creato la lacrima, la tribù si preparò per la cerimonia per la creazione del devil slayer. Furono scelti solo gli uomini più forti e che secondo il capotribù avevano le qualità per diventare degli ottimi devil slayer. La sera della cerimonia fu allestita una prova di forza, il vincitore avrebbe avuto la lacrima. Ma successe qualcosa di inaspettato. I demoni che avevano ucciso la bestia, si erano accorti che il suo cadavere era stato distrutto per estrarne il potere e per evitare che venisse creato un devil slayer con l’energia della bestia assaltarono la tribù per raderla al suolo e fare una strage».
«E scommetto che Primo riuscì a mettersi in salvo portando la lacrima via con sé».
«No, lui combatté quei demoni e li sconfisse».
Krono sgranò gli occhi sorpreso: «e come fece?».
«Con il potere del Demon Lord. Vedendo la sua famiglia, i suoi amici e tutte le persone con cui era cresciuto che venivano fatte fuori e massacrate, fece quello che andava fatto. Corse verso l’altare dove si trovava la lacrima, la prese e se la innestò. Subito dopo fu in grado di rilasciare l’energia demoniaca e trasformatosi in demone uccise gli invasori, salvando quello che rimaneva della sua tribù».
Krono non poteva credere alle sue orecchie.
«Mi stai dicendo che non solo è stato in grado di rilasciare il potere demoniaco dopo essersi innestato la lacrima ma anche che non è svenuto subito dopo?!».
«Tutt’oggi rimane l’unico, di cui si abbia notizia, non solo nella nostra famiglia ma anche tra le altre famiglie di devil slayer ad esserci riuscito».
«Ma come diamine è stato possibile? Mi hai detto che era un ragazzo qualunque?!».
Uranos scosse le spalle: «probabilmente aveva una predisposizione naturale, per quel potere. Anzi considerando le gesta che ha compiuto, deve essersi per forza trattato di quello».
«Dopo quel giorno, la tribù vagò ancora per qualche tempo, Primo diede prova di grandi capacità che lasciarono stupefatti tutti quelli con cui veniva a contatto devil slayer inclusi. Gli venne dato un nuovo nome. Il nome Primo dà l’idea appunto dell’inizio di qualcosa di nuovo e il cognome Darkstar, il nostro cognome, rappresenta la stella che avrebbe dato speranza alle persone. Una stella oscura, ovviamente, dato che si trattava di un demone e non di un angelo».
Krono ascoltava il racconto sull’origine della sua famiglia e del suo cognome con un grande entusiasmo, sentiva che le forze gli erano tornate, si era messo persino a sedere sul letto.
«Bene, figlio mio, questa era la storia che volevo raccontarti. Prima di andare però devo dirti ancora un’ultima cosa, la cosa più importante».
«Parli dei rischi, non è vero?».
«Esatto e non mi riferisco solo al rischio di morte, ma anche al rischio di tramutarti in bestia».
«Come in bestia? Ma non è possibile».
«Come tu stesso hai imparato le bestie sono demoni che perdono la ragione e si lasciano guidare solo dalla sete di distruzione. Tu ora possiedi il potere per trasformarti in demone quindi sei soggetto agli stessi rischi».
«Quindi mi stai dicendo che c’è il rischio per un devil slayer di perdere la ragione?!», stava iniziando a sentire una certa agitazione farsi largo dentro di lui.
«È già successo».
«Davvero?».
«Il numero dei devil slayer che vivono in questo continente si è molto ridotto negli ultimi secoli, alcuni sono morti combattendo contro i demoni altri hanno perso il controllo, lasciandosi inebriare dal loro potere e divenendo bestie, che in seguito sono state soppresse da altri devil slayer».
«Quindi devo cercare di tenere sotto controllo il mio potere?».
«Non solo il controllo si deve fermare a quello, ma a tutti gli aspetti della tua vita. La rabbia è il fattore più pericoloso. Trasformandoti in demone, tutta l’oscurità dentro di te si amplifica, rabbia, odio, sentimenti negativi. Finchè sei un essere umano riesci a trattenerli ma diventando demone tutto d’un tratto essi esplodo, se non sei in grado di gestirli loro ti travolgono. Fortunatamente si tratta di un processo graduale, ma col tempo il soggetto fa sempre più fatica a riprendere la sua forma umana, finchè non rimane trasformato in demone, per allora è già troppo tardi, il devil slayer perde la ragione e si trasforma in una bestia».
«Allora basta non provare mai rabbia o odio e rimanere sempre calmi?».
«Non ho detto questo».
Krono si accigliò.
«Siamo esseri umani dopotutto, ci è concesso di arrabbiarci, l’importante è non farci dominare dalla rabbia. Tutto dipende dalla tua capacità di autocontrollo. Ci sono devil slayer che nonostante provassero un grande odio per i demoni e combattessero con una grande furia non si sono mai tramutati in bestie, perché si sapevano controllare. Ma ce ne sono stati altri che hanno perso il controllo anche per ragioni semplici e stupide, come diverbi o problemi famigliari e che nel giro di poco tempo hanno perso dalla ragione. Dipende tutto da te Krono».
Annuì pensieroso. Era sempre stato una persona calma fino ad ora, sarebbe sicuramente riuscito a gestire la nuova oscurità dentro di lui.
Uranos si alzò e fece per avviarsi: «ti ho detto quello che dovevo dirti, ora vedi di recuperare le energie, mangia e fatti una bella dormita. Domani inizieremo gli allenamenti, sei giovane ma a differenza dei tuoi predecessori puoi contare sull’aiuto dei tuoi genitori oltre a quello di tutto il villaggio. Ti aiuterò a controllare il potere e l’oscurità che comporta».
Alzò lo sguardo e gli sorrise: «grazie papà».



Note dell’autore
Salve a tutti!
Allora… primo: nello scorso capitolo avrete senza dubbio notato che il cognome di Krono era diverso in certi punti, beh, è stata solo una mia svista, Krono non si è cambiato il cognome dopo la strage del suo villaggio, il suo cognome è sempre stato lo stesso. Ho già provveduto a correggere, ringrazio ancora Sissi1978 per avermelo fatto notare.
Secondo: scusate se gli ultimi due capitoli sono stati un po’ più corti rispetto altri. Inizialmente si trattava di un unico capitolo di quindici pagine che solo all’ultimo minuto ho deciso di dividere dato che mi sembrava un po’ eccessivo. Col prossimo capitolo torneremo ad una lunghezza maggiore.
Terzo: col prossimo capitolo si concluderà il racconto sul passato di Krono, scoprirete finalmente che cosa ha portato alla distruzione del villaggio Rido riempiendo Krono di rabbia e odio.
Vi devo chiedere però un po’ di pazienza, scusatemi ma questa settimana non mi sarà possibile pubblicare.
Ci vediamo quindi sabato prossimo.
 
 

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Capitolo 11
*** TRAGEDIA ***


11. TRAGEDIA
 
Nel torpore e nella quiete del sonno la prima cosa che risvegliò i sensi di Krono fu un insolito odore di bruciato.
Aprì gli occhi e vide il soffitto della sua stanza, dalla poca luce capì subito che il sole era calato da un po’, eppure una strana luce illuminava il soffitto.
Si tirò su e si diresse alla finestra.
La sua stanza era al piano terra e dava su una delle vie del paese, quindi poteva vedere quello che stava succedendo senza problema.
Lo spettacolo che vide lo lasciò basito.
Molte case del paese erano in fiamme, per strada si potevano vedere anche dei cadaveri e man mano che i sensi si risvegliavano udì anche degli spari in lontananza.
Corse subito verso la cassapanca che si trovava attaccata alla pediera del letto la aprì e prese una maglietta, dato che era ancora a torso nudo, si infilò le scarpe e si diresse verso la porta.
«Ma guarda un po’ qui che abbiamo!».
Si bloccò nel sentire una voce che non aveva mai sentito provenire dalla finestra.
Si volto e vide due persone che non aveva mai visto. Due brutti ceffi.
«Il master ha fatto bene a ordinarci di fare un altro giro per questa via, a quanto pare è sopravvissuto qualcuno».
“Master? Sopravvissuto?”.
Krono era pietrificato, non riusciva a fare mente locale.
«Muahahah! Ma guardalo, sembra che stia per farsela sotto!».
«È solo un moccioso, che ti aspettavi. Su dai, finiscilo in fretta. Voglio tornare dal gruppo. Il master ha detto che se trova qualche bella figa ce la lascia per divertirci un po’».
«Sei insaziabile», l’uomo mise una mano dietro la schiena e tirò fuori una pistola, «non ti sei appena fatto quella donna morta, solo dieci minuti fa».
«Era un cadavere, lurida testa di cazzo! La prossima volta aspetta a sparare non puoi premere il grilletto appena vedi un’ombra muoversi, ci saremmo potuti divertire entrambi. Era un bel pezzo di gnocca e me la sono dovuta fare da morta!».
«Qual è il problema scusa, era ancora calda, no?».
Punto la pistola contro Krono.
«Addio moccioso di merda».
Bang!
Krono vide uno schizzo di sangue uscire dalla tempia dell’uomo che cadde.
«Ma che caz…bang!», il complice aveva fatto appena in tempo a voltarsi e un altro colpo lo prese in piena fronte, così forte da farlo volare per terra.
«Krono!», il ragazzo riconobbe la voce di sua madre che entrava di corsa dalla porta.
«Krono!». Vide suo padre che si affacciava dalla finestra.
«Meno male che stai bene», Rose trattenendo a stento le lacrime lo abbraccio forte.
Il ragazzo non oppose la minima resistenza a differenza delle altre volte in cui la madre manifestava il suo affetto, anzi si lasciò andare completamente, appoggiando il viso sulla sua spalla. Il suo profumo lo tranquillizzò.
«Avanti dobbiamo andarcene! Non abbiamo tempo da perdere!», li esortò Uranos con agitazione.
Rose prese il figlio per mano e si diresse verso la finestra, mise una mano sul bordo e scavalcò, ma Krono rimase fermo.
«Avanti Krono!», lo esortò il padre.
«Mi spiegate che sta succedendo? Chi erano quei tizi e perché il villaggio è in fiamme».
«Non c’è tempo adesso».
«Ehi!! Voi due!».
Una voce dal fondo della strada gli distrasse.
«Merda un’altra pattuglia».
 «Ci hanno visti», fece preoccupata Rose.
«Usciamo dall’altro lato», Uranos aspettò che la moglie tornasse dentro e poi la seguì.
Corsero dentro la casa, e si diressero verso l’ingresso principale. Uranos mise il viso fuori e osservò che non ci fosse nessuno.
«La strada è libera, andiamo».
Appena uscì la prima cosa che lo colpì fu una strana luminosità provenire dall’altro.
Alzò il viso e guardò il cielo. Un cielo limpido senza la più piccola nuvola, la luna era piena e gli sembro enorme.
Sapeva che l’estate era il periodo in cui si poteva vedere una luna più grossa rispetto agli altri periodi dell’anno. Ogni estate passava delle ore, durante la notte, steso sul tetto di casa a fissare la luna piena, che fin da piccolo aveva sempre avuto un grande fascino su di lui, ma mai prima di allora aveva visto una luna così grande.
«Su Krono, dobbiamo muoverci», gli disse suo padre sforzandosi di non urlare.
Mentre si muovevano per la strada attenti che non sbucasse fuori qualche minaccia Krono si rese conto che la strada era disseminata di cadaveri.
I corpi delle persone con cui fino a qualche giorno prima conversava, rideva e scherzava ora erano accasciati per terra di fronte alle loro case, con fori di proiettili e in mezzo al sangue. Alcuni avevano dei fucili a fianco segno che avevano provato a difendersi, altri invece non presentavano fori di proiettile ma lacerazioni da lame, altri invece bruciature o non avevano segni particolari, vuol dire che erano stati uccisi dalla magia.
Sentì la rabbia crescerli dentro e provò ad insistere.
«Allora potete dirmi cosa sta succedendo?».
«Siamo sotto attacco, da parte di una gilda oscura».
«Una gilda oscura?».
«Non penso nemmeno che sia del nostro paese. Forse viene dal regno di Fiore o forse dagli stati vicini».
«E perché diamine una gilda oscura dovrebbe attaccarci? Vogliono le nostre armi?».
«Inizialmente era quello che pensavamo, ma a quanto pare derubarci delle armi non è il loro obiettivo primario».
«E quale sarebbe?».
Uranos lanciò uno sguardo alla moglie che lo abbassò preoccupata.
Krono non aveva mai visto i suoi in uno stato di tale agitazione e la cosa lo innervosì ancora di più.
«Rispondimi!», dovette trattenersi per non gridare eppure il suo tono fu alto comunque.
«Cercano te», gli disse la madre con un filo di voce, prima di lasciarsi andare a un pianto silenzioso.
«Cosa?».
«Sono arrivati appena scesa la notte. Hanno fatto una grande confusione e man mano che la gente usciva di casa la facevano fuori, come fosse un tiro al bersaglio, non ci hanno dato nemmeno la possibilità di difenderci, vigliacchi», disse digrignando i denti per il nervoso.
Uranos riprese a camminare con Rose e Krono che gli andavano dietro: «noi eravamo a casa del capovillaggio, stavamo discutendo su come organizzare il tuo allenamento e li abbiamo assistito alla scena. Il master faceva domande su dove poteva trovare il devil slayer del villaggio».
«Il devil slayer? Ma allora sanno della mia esistenza, ma come cazzo è possibile? L’esistenza del villaggio di appartenenza del devil slayer dovrebbe essere sconosciuta a tutti, anche tra i devil slayer in pochi conoscono le ubicazioni di altri e comunque non di tutti, solo la famiglia di Rio dovrebbe esserne a conoscenza!».
«Ci devono aver rintracciato».
«E come avrebbero fatto degli esseri umani?».
«Non credo che siano stati loro. Io penso che loro siano solo dei burattini. A causa dell’agitazione non te ne sei accorto, vero? Ma ti ho insegnato a usare la magia per rilevare demoni nelle vicinanze, rilevando la loro oscurità».
Ancora prima che il padre avesse finito di parlare Krono stava già facendo la ricerca e quello che percepì gli fece raggelare il sangue.
«M-m-ma, qu-questo… non è il potere di un demone normale», in quel momento la paura aveva preso il sopravvento sulla rabbia.
«No, questo è il potere di un demone superiore», disse in tono grave.
«Allora è stato lui a trovarci, che abbia percepito la presenza della lacrima».
«Questo ora non ha importanza. La cosa più importante è metterti in salvo. Non sei assolutamente in grado di affrontare un avversario del genere, anche se riuscissi a trasformarti non avresti comunque speranza».
Le parole di Uranos erano vere e Krono lo sapeva.
Uranos vide un incrocio in lontananza e rallentò, doveva essere cauto, poteva esserci qualcuno nei paraggi.
«Per uscire prima dal villaggio dobbiamo muoverci verso ovest, prendiamo sempre le strade di sinistra, poi ci dirigeremo tra i boschi sulle montagne e aspetteremo fino a che non si faccia giorno».
Gli occhi di Krono erano puntati sulle schiene dei suoi genitori che lo precedevano, ma tutto d’un tratto, come se qualcuno lo avesse chiamato girò istintivamente la testa di lato.
Vide un ragazzo dall’altro lato della strada.
Si bloccò.
Per un momento si dimenticò di tutto: del villaggio, dell’attacco, del demone, dei suoi genitori persino della sua stessa vita.
Si avvicinò ad andatura lenta, come se fosse in trance.
Man mano che si avvicinava riusciva a mettere fuoco nuovi dettagli, in quella notte illuminata solo dalle fiamme e da una luna piena più grande del normale.
Era seduto per terra, appoggiato con la schiena sulla parete di una casa, un rivolo di sangue gli colava dal lato della bocca e dai fori di proiettile sul petto, lo sguardo basso e apatico con le pupille dilatate.
Sentì le gambe cedergli ma resistette, nonostante ciò una lacrima gli scese dall’occhio e rimase lì immobile a fissare il corpo di Xavier.
Si guardò intorno in preda all’agitazione e al panico come se cercasse qualcuno che lo consolasse o gli spiegasse perché stava succedendo, ma tutto ciò che trovò furono cadaveri e altro orrore.
Qualche metro più in là di dove si trovava Xavier Krono vide due figure stese a terra, abbracciate.
«No», disse con un filo di voce mentre tentava di obbligare le gambe a muoversi, dopo qualche metro però cedettero.
Si ritrovò per terra, si avvicinò a carponi e quando fu vicino alle due figure scoppio a piangere.
I corpi di Caesar e Althea erano immobili, anche sulla schiena di lui c’erano dei fori ma erano più larghi di quelli che c’erano sul corpo di Xavier. Lui doveva aveva cercato di proteggerla ma la potenza di fuoco dell’arma usata era tale che i proiettili li avevano trapassati entrambi. Caesar aveva gli occhi chiusi, ma la sua espressione mostrava terrore.
E Krono sapeva bene che quel terrore non era per la sua sorte ma per quella della sorella.   
Il burbero e arrogante Caesar, fin da piccoli lui era uno che si divertiva a provocare le persone e a fargli i dispetti, ma aveva sempre tenuto alla sorella.
Ora era lì, la stringeva per continuare a provare a tenerla al sicuro anche nella morte, così stretta da non lascare che si vedesse nemmeno il volto che era coperto da ciocche di capelli.
Rimase fermo immobile a osservare quell’immagine, si voltò per osservare anche Xavier, come se sperasse di non trovarlo più lì.
«Krono», lo chiamò la madre.
Non le rispose, si rimise in piedi ma non si mosse.
«Krono, dobbiamo andare. È pericoloso rimanere qua. Ricordati che è te che stanno cercando, dobbiamo riuscire a metterti in salvo».
«Guardati attorno!!», gridò.
«Le persone con cui sono cresciuto, siamo cresciuti! I nostri amici sono morti! Come fate a restare cosi calmi, cazzo!».
Rose distolse lo sguardo per non guardarlo.
«Ricorda l’addestramento, compartimentazione. Controlla il dolore, la rabbia e il senso di perdita, devi cercare di mantenerti calmo e lucido. Non devi lasciarti travolgere dalle emozioni, non ora, li piangerai più tardi», tentò invano di calmarlo Uranos.
«Vaffanculo alle emozioni! Loro cercavano me! Li hanno uccisi a causa mia! Io voglio fargliela pagare, porca troia! Hanno ucciso i miei amici! Hanno ucciso una bambina!!!».
«Cosa credi di poter fare nelle tue attuali condizioni, non sai nemmeno se sei in grado di trasformarti e anche se ci riuscissi non saresti in grado di controllare il tuo potere. Loro sono morti per te, se ora ti fai ammazzare il loro sacrificio sarà stato vano».
«Non me ne frega niente! Io voglio solo fargliela pag…schafff!».
Rose lo colpì in pieno volto con un fortissimo schiaffo, tanto che Krono perse perfino l’equilibrio, per poco non finì per terra.
«Come ti permetti di parlare in questo modo!», il suo volto era rigato dalle lacrime, non piangeva più ma gli occhi erano ancora lucidi anche se vi si leggeva rabbia oltre a tanta tristezza.
«Hai idea di cosa stia succedendo?! Il villaggio è perduto! Probabilmente siamo i soli sopravvissuti, quelle persone ci hanno attaccato solo perché vogliono te. Tutte le persone che vivevano qui sono sempre state pronte ad un’eventualità simile, fin da quando erano piccoli, sapevano che abitare nello stesso villaggio di un devil slayer avrebbe potuto comportare un rischio simile, ma lo hanno accettato e chi non l’ha fatto se ne è andato! Erano pronti a tutto se avesse significato proteggere chi per anni non aveva fatto altro che proteggere loro e i loro padri senza chiedere nulla in cambio!», le lacrime avevano ricominciato a scendere sul suo volto e la sua voce era rotta dal pianto.
«Quando è iniziato il massacro il capovillaggio si è sacrificato per permetterci di venire a cercarci si è consegnato per darci il tempo per prenderti e portarti al sicuro. Mentre venivamo da te lo stavano torturando per estorcergli informazioni e sono convita che l’abbiamo ucciso prima di riuscire a fargli uscire una parola!».
Si fermò qualche istante per riprendere fiato e gli lanciò uno sguardo così carico di sconforto e tristezza che tutta la rabbia dentro di lui svanì.
«Tutti loro sono morti o si sono sacrificati per te, perché credevano in te. Hanno avuto un destino sfortunato, orribile, ma sono certa che nessuno di loro ha pensato anche per un istante che la colpa fosse tua. Hanno creduto e hanno avuto fiducia che tu saresti diventato più forte e li avresti vendicati», gli si avvicinò e lo abbracciò, così forte come non faceva da quando era bambino.
«Ti prego, non dire mai più che non te ne frega niente dei sacrifici che le persone fanno per te».
«Va bene», si divincolò dall’abbraccio e si rivolse verso il padre, «andiamocene».
Uranos annuì e si affrettò per la strada, Rose si asciugò il volto con la manica e lo seguì.
Krono lanciò un ultimo sguardo ai corpi dei suoi amici: «…grazie per tutto… per i bei momenti passati insieme, per l’aiuto e il sostegno che mi avete sempre dato».
Si soffermò sulla chioma bionda di Althea e sorrise tristemente.
«Mi dispiace… meritavi un destino migliore», poi si voltò a guardare ancora i corpi dei suoi amici e di tutti quelli lì intorno, «tutti lo meritavate».
Si avviò.
Mentre camminava gli ritornarono alla mente tutte le richieste di matrimonio che la piccola Althea gli faceva sempre con quegli splendidi sorrisi e il suo atteggiamento così solare.
Strinse i denti allontanandosi senza voltarsi indietro e si affrettò a raggiungere i suoi.
Continuarono a muoversi, fino a quando in lontananza vedevano qualcuno della gilda oscura ed erano costretti a deviare percorso o a ritornare sui loro passi, la stessa situazione si ripetette un paio di volte finchè non arrivarono ad un altro incrocio.
«Bene, prendendo la strada di sinistra usciremo dal villaggio e saremo subito nel bosco, continuando dritti arriveremo sulle montagne in pochi minuti».
«Sopravvissuti!!», gridò un uomo.
Tutti e tre sobbalzarono per la sorpresa, alzarono lo sguardo e sul tetto della casa dall’altro lato della via videro un uomo che imbracciava un RPG.
«Correte! Ci sono delle persone, master!».
«Una sentinella!», fece Rose.
«Hai un lanciarazzi!».
Bang!
«Krono!», Uranos, prima di buttarsi in avanti, diede una spinta così forte alla moglie da farla volare contro il figlio che la prese e si getto all’indietro girandosi per proteggerla col proprio corpo.
Il razzo colpi il punto in cui si trovavano solo pochi istanti prima distruggendo il palazzo e facendone crollare una parte.
Krono sentì l’esplosione, seguita da rumore di macerie. Si alzò un gran polverone.
Uranos non perse tempo, balzò fuori dal polverone ed evocò una pistola mitragliatrice Glock 18 e fece fuoco.
La sentinella che era intenta a caricare un nuovo razzo nell’arma fu preso alla sprovvista e venne crivellato da una scarica di colpi. Cadde dal tetto ormai privo di vita.
«State bene!», gridò al figlio e alla moglie.
«Si», risposero i due all’unisono.
«Muoviamoci».
Uranos corse verso la via che portava al bosco e alle montagne, Rose gli era appena dietro e Krono distanziato da qualche passo, ma proprio mentre stava imboccando la via vide un assembramento di persone in fondo sulla strada opposta, la sua espressione di fece ancora più agitata.
Rose appena se ne accorse inspirò spaventata.
«Eccovi!», esultò l’uomo alla testa del gruppo.
Uranos si accorse che Krono stava emergendo in quel momento dal polverone e fu tempestivo, evocò un fucile e sparò una sfera nera verso il gruppo in avvicinamento.
Non appena la sfera toccò il terreno esplose creando una cortina fumogena.
«Svelti!», incalzò gli altri.
I tre imboccarono la strada e ad un cenno di Uranos Rose si fermò, concentrò l’energia magica, un cerchio magico marrone comparve sotto i suoi piedi e un muro di terra si alzò dietro di loro sbarrando la via. Era alto fin quasi ai tetti dei palazzi.
«Ottimo lavoro, tesoro».
«Grazie caro».
Continuarono la loro fuga, ormai Krono vedeva la foresta in fondo alla via ma ad un tratto percepì dei sibili. Alzò lo sguardo e vide dei razzi che volavano sopra le loro teste, ne contò quattro. I razzi si schiantarono contro i palazzi ai lati della strada facendogli crollare. Le macerie sbarrarono il percorso, creando una montagna di detriti.
«Nooo!», gridò il padre.
«E ora che facciamo?», chiese Krono allarmato.
Uranos si guardò intorno, non c’erano vie laterali.
«Lancio un’occhiata a Rose che lo guardò molto seriamente e poi annuì.
Baaam! Crash!
Dai rumori la parete di terra era sul punto di crollare.
«Di qua», Uranos fece cenno di seguirlo e si porto ai margini della strada, vicino alle pietre e ai detriti che ostruivano il passaggio. La parte anteriore del palazzo era crollata insieme al tetto, ma le pareti interne erano ancor in piedi.
«Questa era la casa di un mio amico, dovrebbe esserci un seminterrato».
Evocò un fucile e sparò una sfera di energia contro una grossa pietra facendola esplodere, rivelando così una finestra rettangolare al livello della strada.
Diede un calcio rompendo il vetro.
Uranos si rivolse al figlio: «ecco, entra qua, devi nasconderti, noi li terremo occupati ma tu devi approfittarne per scappare, allontanati il più possibile».
Krono lo guardò scioccato.
«Ma sei impazzito?! Vuoi che vi lasci qui a morire mentre mi metto in salvo?! Scordatelo!».
«È la cosa migliore, sono certo che non ti hanno visto prima, eri ancora in mezzo al polverone dell’esplosione, hanno visto solo noi due».
«Se combattiamo tutti insieme ce la faremo».
«Abbiamo contro un’intera gilda», insistette Rose.
«E se poi compare il demone cosa potremmo fare?».
«Mi trasformerò».
Craaack! Sbaam! Crock!
«Non ne sei in grado. Tuo nonno ci ha messo tre giorni per riuscirci e ha mantenuto la trasformazione solo per dieci minuti».
«Primo ce la fatta. Lui voleva proteggere i suoi cari e ci è riuscito, posso farcela!».
«Tu non sei come lui, nessuno lo è!».
«Ce la farò!».
Sbaaam!
«Krono!!».
«Nooo!!», Krono cadde sulle ginocchia, «n-n-non, posso, non posso, lasciar morire anche voi. Non potete…sigh…non potete chiedermi di farlo».
«Krono», la voce di Rose era calma e decisa, «lo so che ti stiamo chiedendo molto. Nessun genitore, in nessuna famiglia normale dovrebbe chiedere una simile cosa al proprio figlio. Ma tu lo sai bene, noi non siamo una famiglia normale».
«Tu ora sei un devil slayer», continuò Uranos, «hai dei doveri e delle responsabilità, prima verso la razza umana, che verso la tua famiglia. Ricorda il tuo giuramento: tu sei la guardia che veglia sugli uomini e lo scudo che protegge i deboli. Finchè il demone che ha orchestrato tutto questo non sarà morto l’umanità non sarà al sicuro. Tu devi sopravvivere, diventare più forte, punirai gli uomini che hanno distrutto il nostro villaggio e ucciso la nostra gente, poi un giorno troverai quel demone e lo ucciderai, vendicandoci tutti».
«M-ma i-i-iio».
«Lo so, quello che ti aspetta è un compito arduo e il mio unico rimpianto è che non sarò lì a darti l’auto che ti avevo promesso ma considerando le tua abilità sono convinto che tu possa farcela».
Craaaash!
«Non abbiamo più tempo!», li avvisò Rose.
Uranos lo abbracciò, non si ricordava l’ultima volta che l’aveva abbracciato.
«Addio Krono».
La madre lo strinse forte, si trattenne a stento ma non pianse.
«Ti volgiamo bene».
«Anch’io», riuscì a dire trattenendo le lacrime.
Si accucciò e poi si gettò dentro il seminterrato.
Uranos e Rose si portarono al centro della strada e li attesero.
Krono sapeva che doveva scapare, ma attese un momento, voleva vederli un’ultima volta.
I suoi genitori se ne stavano fermi in mezzo alla strada, ad aspettare la morte, erano coscienti che non se la sarebbero cavata eppure non c’era paura nei loro sguardi ma solo determinazione.
Fece per andarsene quando senti una voce.
«Finalmente siamo riusciti a bloccavi!», un uomo di grossa stazza, muscolo e con gli addominali scolpiti e avanzava a capo di un folto gruppo di persone che lo seguiva. Se ne stava a torso nudo, per mettere in mostra il fisico scolpito o forse perché usava una particolare magia.
«Ci siete voi?», chiese Rose.
«Oh, ma che maleducato, abbiamo avuto l’ardire di attaccare un villaggio, distruggerlo e saccheggiarlo e non ci siamo nemmeno presentati. Non si fa così ragazzi, non vi ho insegnato le buone maniere?!», fece in tono spavaldo.
I suoi compagni iniziarono a ridere.
«Bisogna rimediare subito», si portò una mano sul petto e fece un leggero inchino, «io mi chiamo Gustav, sono il master di questa gilda oscura, Demon’s Hand».
“Demon’s Hand”?
«Voi siete gli ultimi sopravvissuti, non ce ne sono altri. Prima dell’attacco ho lasciato dei miei uomini nei dintorni del villaggio, in modo che se qualcuno avesse cercato di svignarsela sarebbe andato lo stesso in contro alla morte», disse rivolgendosi ad Uranos, ma poi tornò a guardare sua madre.
«Ma sai che ora che ti guardo meglio non sei affatto male. Stasera mi sono già abbastanza divertito ma credo di poterci dare ancora dentro. Ti andrebbe di divertirti un po’ prima di morir…».
«Non voglio perdere tempo con un pupazzo come te», lo azzittì Uranos.
«Che cosa hai detto?», fece Gustav innervosito.
«Voglio parlare col tuo padrone, col demone che tira i fili dietro le quinte. È lui che vi ha assoldati, non è vero? Avanti fatti vedere demone!».
«Se pensi di essere nella condizione di…».
«Ecco qualcuno di interessante», fece una voce profonda, proveniente dalle spalle di Gustav, che appena la udì abbassò lo sguardo e si fece da parte, così come tutti i suoi uomini.
Si aprivano, ordinatamente, disponendosi su due lati per far passare un uomo, o meglio un demone che avanzava lentamente e si fermò appena qualche passo davanti a Gustav.
Appariva come un uomo con la pelle abbronzata e di costituzione muscolosa. Aveva i capelli marroni scuri, gli occhi blu e portava il pizzetto. Il viso era squadrato, con una mascella pronunciata. Portava una felpa gialla a collo altro con la zip, sopra c’erano delle figure nere simmetriche e pantaloni neri. Aveva degli stivali e dei guanti che arrivavano sotto al ginocchio e al gomito e lì c’erano attaccate delle piume gialle. Infine, la schiena era coperta da un mantello di piume nere che gli arrivava ai fianchi. Sul dorso della mano aveva un tatuaggio col simbolo di due chiavi rovesciate.
Krono si portò una mano davanti alla bocca, sentiva le ginocchia tremargli, ma non era paura. Alla vista di quel demone la paura non era la sensazione che lo stava dominando, in quel momento ciò lo invadeva era un cupo e orribile senso di oppressione.
«Allora demone, qual è il tuo obiettivo? Cosa vuoi da questo villaggio?».
«Mi piace il tuo sangue freddo, umano. Bando ai convenevoli, penso che tu sappia il motivo per cui sono qui. Se sei stato in grado di individuarmi allora devi essere l’uomo che cerco».
«Io mi chiamo Uranos Darkstar».
Nel sentire quel nome il demone sgranò gli occhi.
«Dalla tua reazione ne deduco che tu stessi cercando proprio me».
«Esatto, bravo, non sopporto gli umani che mi fanno perdere tempo perdendosi in inutili giri di parole. Quindi dimmi dove di trova la lacrima col potere del demone».
Uranos si indicò il petto: «è qui dentro, sei arrivato tardi, la cerimonia è stata eseguita da poco».
«Ma davvero? Peccato, da quello che so, vuoi devil slayer avete bisogno di tempo prima di essere in grado di rilasciare il potere demoniaco. Peccato davvero, mi sarebbe piaciuto combattere contro il Demon Lord, tra tutti i devil slayer si dice che fosse il migliore», parlava lentamente e in maniera calma eppure questo atteggiamento non fece altro che agitare ulteriormente Krono.
«Va bene, facciamola finita, il mio compito è eliminare tutti i devil slayer che possiedono il potere dei demoni. Tu sarai il primo, rallegrati, ho scelto proprio la tua famiglia, come la prima che sarà eliminata dalle mie mani. Dovresti sentirti onorato, questo solo perché rispettavo la forza del tuo potere».
«Come sei venuto a conoscenza di tutte queste informazioni? Soprattutto sul mio nome, quello del Demon Lord e di questo villaggio?».
«Non vedo proprio che motivo avrei per dare delle spiegazioni ad un morto».
«Bene allora», Uranos materializzò una pistola a doppietta e nello stesso instante Rose si abbassò e poggiò le mani sul terreno, un cerchio magico comparve sul terreno attorno al corpo di Malphas e subito dopo degli spuntoni di terra sbucarono.
Crock, crack.
Appena gli spuntoni collisero col corpo del demone andarono in frantumi sbriciolandosi, cose se si fossero scontrati con un blocco di pietra.
«Non male come idea, ma una magia di questo livello è inutile contro il sottoscritto».
Uranos puntò l’arma contro il nemico e fece fuoco, una sfera di energia venne sparata.
Il demone non si scompose minimamente, uno scudo di materializzò dal nulla esattamente davanti a lui. La sfera di energia esplose contro lo scudo, ma senza danneggiarlo.
Snap.
Scioccò le dita e delle catene sbucarono dal terreno avvolgendosi attorno al corpo di Rose che lanciò un grido di dolore.
«Rose!», gridò Uranos.
«Non distrarti», in mano al demone era comparsa una frusta che vibrò colpendolo in faccia e mandandolo al terreno.
Uranos però si rialzò subito, non si era portato nemmeno la mano sulla faccia, dove ora c’era uno sfregio verticale sanguinante, per non mollare la presa sulla pistola.
«Le catene attorno al corpo di tua moglie si stringono ogni secondo di più, ti conviene muoverti», gli disse sorridendogli.
Uranos puntò nuovamente l’arma contro il demone.
«Sai bene che è inutile, perché ci riprovi?».  
Tutt’intorno a Malphas comparvero delle armi: pistole e fucili, tutte puntate contro di lui. Perfino Gustav indietreggio, per paura di rimanere coinvolto.
«Vediamo, se il tuo scudo ti proteggerà questa volta», appena finì di parlare le armi fecero fuoco.
Il demone evocò un'altra frusta nell’altra mano e prese ad agitarle così velocemente che divennero invisibili, le sfere e i bolidi di energia sparati dalle armi iniziarono ad esplodere uno dopo l’altro, ne venivano distrutti più di quanti ne venissero sparati e appena si furono esauriti le fruste colpirono le armi che vennero tagliate e fatte a fette come se fossero fatte di pane.
Uranos era rimasto di sasso di fronte alle abilità del suo avversario, che ne approfittò, gli avvolse una frusta attorno al braccio per attirarlo a sé e assestargli una fortissima ginocchiata nello stomaco.
Nonostante la distanza a cui si trovava a Krono parve di sentire il rumore delle costole che si incrinavano e si rompevano.
Uranos vomitò un fiotto di sangue e poi Malphas lo gettò via, a pochi passì dalla moglie.
«No!», urlo Rose disperata.
«Sta zitta, brutta troia!», Gustav gli si gettò addosso e le sferrò un pugno nello stomaco che le fece perdere il fiato, seguito da un montante sotto il mento che nonostante le catene che la avvolgevano la mandò per terra.
«Non intervenire, umano, qui ci penso io. Non voglio ripeterlo», disse il demone, visibilmente infastidito da quella azione.
Gustav rendendosi contro di quello che aveva fatto, sbiancò: «m-m-ma certo, padrone».
Krono osservava la scena impietrito, sapeva che i suoi gli avevano ordinato di scappare, ma le sue gambe non ne volevano sapere di muoversi, era come se fossero inchiodate a terra.
“Primo è riuscito a risvegliare il potere per proteggere la sua famiglia. Io devo fare lo stesso”.
Strinse i pugni provando a richiamare il potere demoniaco, ma nulla.
Chiuse gli occhi si sforzò ma ancora non successe nulla. Alzò lo sguardo per controllare la situazione.
Rose non riusciva a muoversi, guardava il demone in faccia, facendo il possibile per sostenere il suo sguardo, ma la soggezione che esercitava su di lei era troppo forte.
Il demone sorrise, un ghigno di compiacimento: «mi piacciono gli sguardi degli esseri umani quanto i loro sforzi vengono vanificati».
Nel frattempo, Uranos si riprese, era steso faccia a terra, provò a rialzarsi ma il corpo non rispose subito e scivolò nuovamente sbattendo il viso per terra. Riuscì ad alzare lo sguardo per poter guardare il nemico.  
«Mi piaci umano, malgrado tua abbia capito chi hai di fronte, mantieni una sguardo fiero e deciso, non leggo paura nei tuoi occhi».
«La cosa più importante per un guerriero è riconoscere l’avvicinarsi della morte e dominare la paura».
«Khahahah, bella frase!», tirò la frusta che era ancora avvolta attorno al braccio Uranos, questa si mosse come se fosse stata percorsa da corrente.
Crack.
Uranos lanciò un urlo.
Il suo braccio si era piegato in modo anormale.
«Khahahahah! Bene ora addio anche al tuo braccio buono!».
Crock, crack.
Continuava a stringere la frusta per rompere anche quel poco che era rimasto integro, ma Uranos strinse i denti resistendo al dolore.
Si avvicinò alla sua vittima.
«Ora smettila!», gli gridò Rose.
Il demone si girò di scatto verso di lei, le si avvicinò, la tirò su afferrando le catene e poi la colpì con un pugno così forte che la mandò a sbattere contro le macerie che bloccavano la strada.
Krono vide il sangue della madre schizzare.
«Non permetterti mai più stupida donna, io sono un demone non prendo ordini da te», disse a denti stretti furente di rabbia.
Snap.
Ad un altro schiocco di dita le catene attorno al corpo di Rose ricominciarono a stringersi.
Tornò a rivolgersi a Uranos, con un piede lo rivoltò a pancia in su.
«Voi umani non solo avete avuto il coraggio di opporvi a noi demoni e combatterci, ma lo fate anche usando i nostri poteri, i poteri che ci avete sottratto», l’atteggiamento tranquillo che aveva tenuto fino a poco prima era del tutto scomparso, ora sembrava un vero demone assetato di sangue. Diede un pestone così forte sul ginocchio di Uranos che il polpaccio e il piede di alzarono.
Stavolta il padre di Krono non riuscì a non urlare dal dolore.
Krono provò ancora una volta a rilasciare il potere.
Cling.
Sentiva le catene stringersi attorno al corpo di sua madre.
Ma ancora nulla.
Crock.
Sentiva le ossa del padre rompersi e il rumore era come se dai timpani gli arrivasse al cervello come una scossa.
Ma nulla, solo il suo battito cardiaco era accelerato talmente tanto che il cuore avrebbe potuto schizzarli fuori dal petto da un momento all’altro.
Crack.
Sentiva le costole della madre rompersi a causa delle catene mentre boccheggiava in cerca di ossigeno.
Ma a dispetto di tutti i suoi sforzi non succedeva niente. Sentiva le lacrime scendergli sul volto.
“Perché non ci riesco”?
Crack.
Cominciò a tirarsi dei pugni nello stomaco in preda alla disperazione.
Crock.
Suo padre lanciò un altro grido straziante.
Krono si colpì ancora più forte, tanto da rigurgitare della saliva mista a bile.
Crack.
“Perché il potere non si attiva”?
«Smettila», riuscì a dire sua madre con un filo di voce, col poco fiato rimasto in gola.
Bang.
Un cupo silenzio seguì il rumore dello sparo.
Krono alzò lo sguardo e vide il corpo della madre immobile, con la schiena appoggiata alle macerie guardare fisso nel vuoto, con un buco rosso in fronte da cui usciva sangue.
«Roooooose!», gridò suo padre.
«Schifosa troia, l’ha fatto di nuovo», il demone teneva in mano una pistola.
Si avvicinò al corpo della donna, da cui le catene erano scomparse, l’afferrò e la lanciò verso il marito, in modo che gli fosse proprio davanti.
Uranos guardava il corpo senza vita della moglie, era steso per terra con gli arti piegati in modo innaturale, impossibilitato a muoversi, impossibilitato anche a strisciare verso di lei.
Clack.
Il demone gli puntò contro la pistola.
Krono osservava la scena sotto shock, non riusciva a pensare a niente, il corpo era bloccato, come se fosse congelato.
«Addio, Demon Lord…bang!».
Il bossolo rilasciato dalla pistola in seguito allo sparo cadde per terra.
Per il ragazzo la scena si svolse come al rallentatore.
«Bene, questo era il primo», gettò la pistola a Gustav e si voltò allontanandosi.
«Io qua ho finito, potete fare quello che volete con questo villaggio, raderlo al suolo, bruciarlo o saccheggiarlo, la scelta è vostra, a me non interessa», disse a Gustav.
«La ringrazio padrone», fece un leggero inchino mentre il demone li passava davanti.
I membri della gilda si aprirono nuovamente per lasciar passare il demone che dopo qualche metro svanì nel nulla.  
Krono fissava i corpi dei sui genitori, immobili, uno a fianco all’altra.
Gustav si avvicinò.
«Muahahah… adesso non fai più l’arrogante, eh… stuuump», diede un calcio al corpo di Uranos.
«Eh?! Allora?! …Thud!».
Sthud! Sthud! Sthud!
Krono ascoltava quei suoni impassibile.
Le lacrime continuavano a scendere copiose dai suoi occhi.
Ad ogni suono che udiva qualcosa dentro di lui si spezzava. La pelle li formicolava, si sentiva come se gli stessero stritolando la testa e torcendo lo stomaco, sentiva dolore.
Del fumo nero iniziò a fuoriuscire dal suo corpo.
Tutum tutum.
Il cuore riprese a battergli forte. Ma era diverso da prima, era come se ogni tanto perdesse un battito per poi riprendere, era colme ricevere dei colpi sul petto ad intervalli regolari.
Percepì una scossa nel cervello che lo costrinse a portarsi le mani alle tempie, dovette farsi forza per non cadere sulle ginocchia.
“Che cos’è questo dolore”?!
Il fumo si fece più denso, trasformandosi in un’aura nera.
Fzzt… zzt… zzt.
Delle saette nere di materializzarono nell’aura attorno al suo corpo.
“Che cos’è questa scossa che percorre la mia fronte, che attraversa il mio corpo dalla testa ai piedi”?!
Tirò su la testa.
“Questa è rabbia”!
Guardò i corpi senza vita dei genitori.
“È un pianto di collera… tutum…un grido muto… tutum, contro chi mi ha portato via tutto…”.
L’aura nera divenne ancora più densa e crebbe avvolgendo tutto il suo corpo.
“E ora mi vendicherò”.
Whooooom!
Whaaaam!
L’edificio esplose.
Gustav e tutta la sua gilda sobbalzarono per la sorpresa.     
Un demone vestito in pelle e alto circa due metri era comparso dalle macerie, avvolto in un’aura demoniaca nera.
Aveva le pupille rosse, a forma di fessura verticale, come quelle dei serpenti.
«Ghaaa», emetteva uno strano suono dalla bocca lasciata aperta, dal cui lato scendeva un rivolo di saliva.
«Ma tu chi caz…slash!», Gustav non fece nemmeno in tempo a rendersi conto di quello che stava succedendo che si ritrovò quattro sfregi sul petto, un getto di sangue schizzò fuori dal suo corpo e dalla forza dell’impatto volò all’indietro di qualche metro, sbattendo la schiena sul terreno.
Il Demon Lord non lo degnò nemmeno di uno sguardo, era già passato oltre, ora se ne stava davanti a tutti gli uomini della gilda Demon’s Hand.
«Hai ucciso il master!».
«Deve pagarla!».
Prese ad avanzare lentamente.
Nel frattempo, otto individui erano in aria sopra di lui, impugnavano delle spade, ed erano pronti a farlo a fette.
«Muori!», gli gridarono.
Il demone si incurvò leggermente portando gli avambracci incrociati davanti al viso, l’energia demoniaca di concentrò negli artigli di metallo e poi alzò le braccia e le abbassò, tracciando nell’aria delle lame nere di energia.
Un attimo dopo i corpi degli uomini sopra di lui vennero tranciati in mille pezzi, disintegrandosi.
Il Demon Lord prese ad avanzare tranquillamente verso le sue prede in mezzo ad una pioggia di sangue.
Tutta la gilda rimase senza fiato.
«Ma quello non è umano!».
«Ma che cosa è allora?!».
«Quello… è un demone!».
Appena capirono chi avevano davanti il terrore si diffuse fra loro e scapparono.
Il demone fece un balzo e si portò immediatamente in mezzo al gruppo di testa, atterrò sopra un uomo che venne letteralmente spappolato, accumulò nuovamente l’energia negli artigli e attaccò.
I corpi degli uomini che lo circondavano vennero fatti a pezzi, getti di sangue, pezzi di interiora: budella e organi volarono in tutte le direzioni.
«Bastardo!», un uomo con una spada gli saltò addosso, vibrò un fendente sulla fronte del demone, appena la spada colpì la sua fronte si spezzò.
Immediatamente il Demon Lord afferrò la testa dell’uomo, coprendogliela con la sua mano, l’occhio rimasto scoperto nello spazio tra indice e pollice mostrava terrore e panico.
L’uomo stringeva le mani sul suo braccio mentre i piedi continuavano a muoversi in tutte le direzioni.
Slash!
Un colpo di artigli sul ventre dell’uomo aprì uno squarcio dal quale uscì un fiotto di sangue seguito da budella e altre interiora. Le gambe dell’uomo di fermarono, rimasero a penzolare. L’uomo emetteva dei suoni di lamento, anche se si sentivano solo dei rumori sordi.
Crock.
Il demone aumentò la stretta sul cranio dell’uomo.
I versi dell’uomo si fecero più forti.
Crock, crack.
Le sue gambe ripresero a muoversi.
Gli angoli della bocca del demone di piegarono all’insù in un ghigno sadico mentre fissava la paura nell’occhio della sua vittima.
Crack.
Il demone strinse la presa, spappolando il cranio dell’uomo, il bulbo oculare schizzò fuori dall’orbita e cadde per terra.
Gettò il corpo dell’uomo ai margini della strada, poi si lanciò all’inseguimento delle altre prede.
Molti erano rimasti lì a osservare la scena, forse avevano capito che per loro era ormai arrivata la fine e non v’era modo di sfuggirle, altri invece erano scappati, da soli o in piccoli gruppi, sperando di sfuggire alla bestia, ma nei minuti successivi vennero tutti trucidati dal primo all’ultimo.
Nei minuti successivi, in quel villaggio, in una notte di inizio estate, illuminata da una grande luna piena, si sentirono solo grida di uomini e suoni di carne che viene lacerata o spappolata.    

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Capitolo 12
*** MOTIVAZIONI ***


12. MOTIVAZIONI
 
Krono aveva finito di parlare già da qualche minuto ormai. Ma da allora nessuno aveva proferito parola. Era sceso il silenzio più totale nel grande Domus Frau oramai deserto, solo Fairy Tail era rimasta al suo interno. Krono era seduto sulla gradinata, di fronte ai suoi compagni, teneva i polsi sulle ginocchia con le dita delle mani incrociate e il busto leggermente inclinato in avanti. Alzò lo sguardo e quello che vide non lo sorprese per niente. C’era chi lo guardava con tristezza e orrore, Mira si era addirittura portata le mani alla bocca, altri lo guardavano stupiti, come Erza, non intravedeva più astio nel suo sguardo. Negli sguardi che tutto sommato gli venivano rivolti c’era compassione e pena e questo lo fece innervosire, inspirò profondamente per calmarsi, prima di riprendere.
«L’ultima cosa che ricordo è che mi sono gettato addosso a quel tipo, Gustav, colpendolo con i miei artigli, poi più nulla. Quando sono ritornato cosciente ero inginocchiato in un lago di sangue, circondato da interiora umane e cadaveri… o meglio, da interiora umane e pezzi di cadaveri. Ho camminato per un po’ in stato confusionale, ma appena ho raggiunto i corpi dei miei genitori ho ripreso lucidità. Mi sono accorto subito che il corpo di Gustav non c’era, probabilmente era riuscito a sopravvivere e a scappare, ma in quel momento non me ne è importato».
Fece una breve pausa per poi riprendere: «mi sono accasciato sui corpi dei miei genitori e lì mi sono addormentato. Quando ho riaperto gli occhi era già mattina. Ho seppellito i corpi dei miei genitori, poi ho preso tutte le armi e gli oggetti che mi sarebbero potuti servire e me ne sono andato. Ho passato i quattro anni successivi tra le montagne, ad allenarmi nei boschi, nella più totale solitudine, a coltivare il mio odio, per potermi un giorno vendicare su quel demone che mi aveva portato via tutto. Ho scoperto in seguito che il simbolo che aveva sul dorso della mano era quello della gilda oscura Tartaros, sapevo che era una gilda fatta di demoni ma non sapevo che simbolo avessero, anche se ne avevo il presentimento mi serviva una conferma. Così negli anni successivi ho usato quell’informazione come base per le mie ricerche. Nonostante tutto non ho ottenuto molti risultati».
«Perché non sei rimasto e hai chiesto aiuto?», gli chiese Mavis.
«Il demone che ha sterminato il mio villaggio credeva di non aver lasciato in vita nessuno e quello per me era un vantaggio, se si fosse saputo in giro che c’era un sopravvissuto sarebbe potuto tornare per finire il lavoro e io al livello di allora non sarei stato in grado di resistergli. Non era raro che dei viaggiatori passassero per il nostro villaggio e qualche volta giungevano dei clienti per ritirare le armi; è anche per evitare di essere visto da loro che ho cercato di lì andarmene il più in fretta possibile, ecco perché non ho potuto seppellire altri, come i miei amici».
«Ma l’uomo che hai colpito è riuscito a scappare, avrebbe potuto dire lui al demone che c’era un sopravvissuto!», questa volta fu Erza a intervenire.
È difficile che individui del genere siano in grado di mettersi in contatto con i demoni, in genere è il contrario, comunque il rischio c’era ma per fortuna non è accaduto».
«Che fine ha fatto quell’individuo? Dici di volerti vendicare di quel demone, ma anche quel l’uomo ha contribuito a sterminare il tuo villaggio, non hai intenzione di cercarlo?», dal tono che la Prima aveva usato sembrava conoscere già la risposta.
Krono le sorrise. «Si dà il caso che l’abbia trovato di recente. Avete presente l’uomo collegato all’elettro-lacrima trovato da Gerard…uhuhuhuh… è stato divertente guardarlo soffrire e contorcersi dal dolore!».
«Krono!», fece Lucy inorridita.
«Posso capire cosa ti ha spinto a tanto ragazzo ma non posso certo condividere o approvare certi tuoi comportamenti. Hai patito grandi sofferenze ma questo non ti dà il diritto di andare in giro a uccidere le persone», gli ammonì Makarov.
«Aah, davvero?! La mia famiglia, il mio intero villaggio mi è stato massacrato davanti agli occhi e io non ho il diritto di vendicarmi?!».
«Solo sull’ultimo ti sei vendicato, gli altri sono stati solo omicidi insensati!», disse Erza.
«Io sono un vendicatore, vivo per portare a termine la mia vendetta, e quei criminali ci sono finiti in mezzo, sono solo delle vittime della mia furia!».
«Uccidere qualcuno che non ha fatto niente solo per sfogare la rabbia non è vendetta è assassinio… pensi che la tua famiglia vorrebbe questo?», gli domando Mavis.  
Krono si bloccò, sentì il battito cardiaco accelerare e la bocca dello stomaco contrarsi a causa dell’enorme ondata di rabbia che lo pervase. Si alzò in piedi, rivolgendosi verso la Prima, la guardò dritta negli occhi, ma lei sostenne il suo sguardo.
«Ascoltami bene stupido fantasma», aveva un tono molto basso e tranquillo, in contrasto con la grande rabbia che stava provando
«Ma come ti permetti!?», intervenne Erza.
«Hai idea con chi stai parlando?», fece Makarov sorpreso per la sua reazione.
«Non azzardarti mai più a parlare della mia famiglia, tu non li conoscevi, che ne sai di cosa volessero. Mi hanno allevato e addestrato per combattere i demoni e per proteggere le persone, se sapessero che ho raggiunto questa forza tutto da solo, solamente per uccidere il demone che li ha massacrati e impedire che altre tragedie simili si verifichino sono sicuro che sarebbero orgogliosi di me!».
«Hai raggiunto una grande forza questo è innegabile ma per farlo di sei dovuto isolare per anni, riempiendoti di sentimenti negativi. Diventare forte senza nulla da proteggere è triste».
«Pensi davvero di essere l’unico ad avere sofferto!». Krono si voltò verso la voce che aveva sentito e vide Natsu avvicinarsi.
«Qui tutti hanno patito dolori e sofferenze, ma nessuno si è lasciato divorare dall’odio, intraprendendo una crociata solitaria in nome della vendetta. Fairy Tail è diventata la nostra nuova e casa e la nostra nuova famiglia».
«Ben detto Natsu», disse Lucy.
«Grazie alla gilda siamo riusciti a superare il dolore e ad andare avanti. Se avessimo continuato a rimanere isolati nel nostro dolore alla fine avremmo potuto fare cose orribili, proprio come te. Noi combattiamo, viviamo l’uno per l’altro non per noi stessi».
Krono si era voltato verso l’arena, la guardava con aria distratta: «non vi sembra strano che durante lo scontro di Natsu il terreno dell’arena abbia ceduto, mentre per il mio che è stato decisamente più cruento sia semplicemente crepato e sprofondato di qualche metro?».
«Ehiiii!!! Ascoltami mentre ti parlo!!», gli urlo contro Natsu.
«Scusa, ma pensavo che dicessi solo cazzate quindi tendo ad ignorarti ogni volta che apri bocca, ma a quanto pare mi sono sbagliato, dalla prossima volta farò più attenzione a quello che dici, te lo prometto», gli disse mostrandogli un sorriso innocente.
«Brutto bastar…», il dragon slayer fece per saltargli addosso.
«Fermati Natsu, non farti provocare», lo richiamò Makarov.
«Lascia stare non ne vale la pena». Lucy e Gray però lo bloccarono.
«Lasciatelo pure fare, anche se sa bene che non può battermi non ha esitato neanche un secondo, che scemo».
«Ora basta Krono, ti stai rendendo odioso», anche Mira sembrava arrabbiata, questo vuol dire che forse aveva esagerato.
«Ihihih…», soffocò una risata, «hai detto che tutti avete patito dolori e sofferenze, lo so bene, ti ricordo che negli ultimi due anni sono venuto a conoscenza delle vostre storie… e so per certo che quello che avete passato non è nulla rispetto a quello che ho dovuto passare io. In pratica siete quasi tutti orfani, avete perso le vostre famiglie quando eravate molto piccoli e quindi non avete molti ricordi su di loro».
Guardò un attimo verso Lucy, «altri invece non hanno avuto buoni rapporti con le loro famiglie. A causa di ciò per voi è stato più facile integrarsi in questa gilda e in poco tempo l’avete cominciata a considerare una nuova famiglia. Per me è diverso, io ho vissuto molti più anni con la mia ecco perché mi è impossibile sostituirla o dimenticarla».
«Io non mi sono dimenticato di Igneel, lo troverò e poi condividerò con lui tutto quello che ho ottenuto negli ultimi anni. La sua scomparsa non mi ha riempito il cuore di odio e rabbia, mentre la tristezza con tempo è stata cancellata dai miei nuovi amici, non sono diventato come te».
«Lo credo bene Natsu. Tuo padre è scomparso e tu non sai niente di lui, potrebbe essere ancora vivo e magari un giorno lo ritroverai o meglio sarà lui a fare ritorno da te. Nel tuo caso c’è speranza. Ma per me è diverso. Io ho visto morire tutte le persone care a cui tenevo, so perfettamente che non torneranno. Se pensate che soffra solo per la mia famiglia vi sbagliate di grosso. Quello era un piccolo villaggio, io conoscevo tutti e volevo bene a tutti. L’anziano che ha innestato la lacrima nel mio corpo mia ha insegnato a leggere e scrivere, mi ha istruito. La fornaia dove andavo ogni mattina a comprare il pane, ogni volta che entravo quelle pesti dei suoi figli correvano avanti e indietro per il negozio facendo andare su tutte le furie la madre. I miei amici e gli altri ragazzi con cui trascorrevo il tempo libero e mi divertivo. Gli artigiani e tutti i costruttori di armi a cui mi rivolgevo per imparare a maneggiarle e a curarle nel modo giusto…».
Si fermò, ricordare quelle cose lo aveva rattristito, chiuse gli occhi per un momento per poi riprendere, «…loro erano la mia famiglia, e ora non ci sono più e non torneranno più. Quella notte ho perso più persone care di quante tu ne avrai nella tua intera vita», sospirò.
«È quando perdi le persone più care, quando le vedi morire, una volta superato il lutto che ti arrabbi. L’unica cosa che ora posso fare per loro è vendicarli per permettere che riposino in pace, specialmente perché sono stati uccisi a causa mia. Ero io l’obbiettivo di quel demone».
Krono fece per voltarsi per andarsene.
«Pensi di poter sconfiggere quel demone?», gli domandò Mavis.
«Non lo penso, ne sono certo».
«Hai una grande forza, ma stai commettendo lo stesso errore dei draghi gemelli, se pensi di poter fare affidamento solo sulla forza bruta non potrai vincere tutte le battaglie. Alcune sfide possono essere superate grazie anche alla forza dei sentimenti».
«Sono d’accordo. I sentimenti su cui faccio affidamento io però non sono certo affetto e amicizia, ma rabbia, odio e rancore, sono quelli che mi danno la forza».
«Non riuscirai mai a sconfiggere un demone se ti lasci dominare dalla rabbia e dall’odio».
«È stato proprio il lasciarmi dominare dalla rabbia e dall’odio che ha innescato la trasformazione, non l’amore che provavo per i miei o il desiderio di volerli proteggere. Sono io che li domino, perché ho imparato a farlo. Io sono un demone sono i sentimenti oscuri che mi danno la forza, non puoi mettermi sullo stesso piano degli altri».
«Tu sei in parte demone…».
Krono fece per ribattere ma si bloccò.
«…e forse è proprio il cuore umano che stai cercando così assiduamente di cancellare che un giorno ti permetterà di superare il livello di un vero demone».
«Ahahaha!!! Cavolo certo che voi master di Fairy Tail ne dite davvero di cose strane!».
«Tu credi che la tua metà umana ti renda debole. Un giorno capirai che essere metà umano ti rende più forte di un demone non più debole. Spero che tu possa capire ciò di cui parlo. È solo quando smetterai di perdere tempo a rincorrere gli obiettivi sbagliati che darai una possibilità alle cose belle di raggiungerti».
«Io non ci conterei se fossi in te. Se sono venuto al Palio è solo perché mi è stato detto da un informatore che Tartaros si stava muovendo, ho creduto che avrebbero usato questo palcoscenico per rivelarsi, ma alla fine si deve essere trattato di un errore. Scusate ma ora vado». Si incamminò verso l’uscita ma a un certo punto si bloccò, si sentiva strano, la testa gli pulsava e gli sembrava che tutto intorno a lui ruotasse. Respirò profondamente e poi riprese a camminare ma iniziò a barcollare.
«Ehii! Che ti prende Krono?», gli chiese una voce.
«Cosa gli sta succedendo?», aggiunse preoccupata un’altra. Non riuscì a identificarle, i suoni e i rumori gli arrivavano ovattati, come se gli stessero parlando da dietro un vetro. Ad un certo punto la vista gli si annebbiò e sentì qualcosa colargli da una narice. Cadde a terra su un fianco.
“Gli effetti collaterali dello scontro, ma perché ne risento solo ora?”.
«Non va bene, chiamate subito Polyushika!», fu l’ultima cosa che sentì prima di perdere i sensi.
 
Krono colpiva, pugni, sfuriate, spari, colpiva e colpiva in continuazione. Di fronte a lui Malphas non poteva far altro che incassare. Ad un certo punto cadde in ginocchio ai suoi piedi, l’intero corpo coperto di lividi, sfregi e ferite sanguinanti. Krono lo colpì con un potente calcio sulla tempia che lo fece sbattere a terra, gli si avvicinò, sovrastandolo, con un colpo di artigli gli aprì il ventre un getto di sangue caldo lo investi facendogli provare un immenso piacere. Stette qualche secondo a guardarlo gemere dal dolore godendo come non faceva da tempo. Evoco una pistola e gliela punto un mezzo agli occhi.
BANG!!
Un solo colpo. Un solo colpo in pieno volto e il demone spirò. Fece scomparire la pistola e alzò lo sguardo, qualche metro più in là c’erano i suoi genitori che lo fissavano.
«Padre, madre, avete visto!», gli disse esultante, «sono riuscito a sconfiggere Malphas il demone che ha sterminato il villaggio, vi ho vendicati!».
Ma Uranos e Rose non risposero, lo guardavano con uno sguardo duro, di disapprovazione.
“Pensi che la tua famiglia vorrebbe questo?”.
Gli ritornarono in mente le parole di Mavis.
«Perché fate quelle facce! Vi ho vendicati ora potete riposare in pace!».
«A che prezzo Krono. In cosa sei diverso dal demone che tanto odi», gli rispose il padre.
«Cos…», Krono guardò sotto di lui, ma invece di vedere il cadavere di Malphas vide il suo, in forma umana, tornò a guardare scioccato verso i suoi genitori ma non li vide, si rese conto di essere nella gilda di Fairy Tail, disseminata di cadaveri. L’odore forte del sangue gli pervadeva le narici, guardava con orrore i corpi di tutti i membri, il più vicini a lui erano quelli di Makarov e Mira. Lo sguardo di Mira era rivolto verso di lui anche se non lo guardava, le pupille erano dilatate, impassibili, la bocca era semiaperta e una parte del viso era macchiata da uno schizzo di sangue.
«Questo che significa! Io volevo solo la mia vendetta non ero interessato a loro!».
«Non avevi detto che avresti fatto di tutto per ottenere vendetta, ecco questo è quello che hai ottenuto», la voce era quella di suo padre, anche se non si vedeva, «non è questo quello che ti ho insegnato, io ti ho addestrato per proteggere le persone dai demoni, se ti lasci dominare dalle emozioni e ti straformi in una bestia non sei meglio dei demoni anzi diventi peggio dato che perdi anche la ragione».
Krono si portò le mani sulle tempie. «Nooooo!!!»
 
Aprì gli occhi e si svegliò di soprassalto, grondante di sudore.
«Ehii ragazzo! Tutto bene?», gli chiese Makarov seduto lì a fianco.
Krono aveva un respiro affannoso, ma si calmò in fretta.
“Era solo un brutto sogno”.
Si guardò intorno per cercare di capire dove di trovava, era nella sua stanza d’albergo, nel suo letto. Makarov era seduto di fianco al letto, aveva l’aria provata e portava delle bende su tutto il corpo.
«Da quanto sono qui?», gli chiese.
«Due giorni, oggi è il pomeriggio del sette luglio. Ci hai fatti preoccupare, il tuo svenimento è stato inaspettato. Polyushika ti ha visitato subito e ha detto che lo svenimento era solo un eccesso di stanchezza e avremmo semplicemente dovuto lasciarti riposare, ti saresti ripreso da solo. Stai meglio ora?».
«Mi sento la testa pulsare, ho la gola in fiamme mentre mi sembra che il corpo sia stato calpestato da un intero esercito».
«Polyushika aveva previsto il disidratamento, dato che non pensava che ti fosti svegliato presto», disse indicando una caraffa d’acqua sul comodino. Krono appena la vide l’afferrò e la beve rapidamente e con foga.
«Ahhhhh… mi ci voleva proprio, ora sto meglio. Era da quando sono entrato in Fairy Tail che non mi sforzavo così per un combattimento, ed era dà ancora più tempo che non svenivo, mi sono spinto troppo oltre i miei limiti e ne ho pagato le conseguenze».
«Ti è già capitato?», chiese sorpreso.
«Ha visto quello di cui sono capace. Pensa che dopo essermi trasformato la prima volta sia diventato forte tutto d’un tratto? No, per ottenere questa forza ho dovuto faticare, ho sputato sangue, letteralmente. Durante il mio allenamento mi è capitato diverse volte, di svenire, anzi in un paio di casi lo sforzo è stato così eccessivo che pensai di lasciarci le penne. Ho dovuto aspettare diversi giorni prima di riprendere gli allenamenti eheheh».
«Ma a che razza di prove ti sei sottoposto?».
«Prove molto dure. Gli uomini per rafforzarsi devono superare i loro limiti e in cambio ottengono una forza maggiore, per me vale la stessa cosa. Anche se grazie alla mia natura di demone più mi sforzo superando i miei limiti e più è la forza che guadagno rispetto ad un essere umano. Anche questo combattimento alla fine si è dimostrato utile, credo di essere diventato un po’ più forte».
«Quindi per ottenere più forza il più velocemente possibile sei disposto a ridurti sempre in condizioni simili? Tutto per ottenere la tua vendetta?».
«Esatto!», rispose alzando il petto e mostrando orgoglio, «comunque vi devo ringraziare dopo quello che ci siamo detti non pensavo che mi avreste aiutato».
«Non potevamo certo lasciarti lì, sei comunque un membro della gilda».
«Questo vuol dire che non mi avete espulso?», Krono non nascose la sua sorpresa.
«Alcuni tra cui Erza lo volevano, io stesso ero indeciso, alla fine però la Prima ha detto che forse avremmo potuto aspettare ancora. Se lei pensa che la tua permanenza non possa nuocere alla gilda allora io mi fido».
«Ma dai! Mavis ha messo una buona parola per me, chi la capisce è bravo! Ad ogni modo, anche se mi aveste espulso non sarebbe stato un grosso problema. Un'altra cosa, si può sapere che ti è successo, cosa sono quelle bende e… aspetta, ma se oggi è il sette luglio, questo vuol dire che il palio è finito! Chi ha vinto?».
«Fairy Tail ha trionfato, siamo i numeri uno di Fiore! Per quanto riguarda quello che è successo dopo te lo racconterò più tardi, ora devo andare a prepararmi, ho una festa che mi attende», detto questo si alzò e si diresse versò l’uscita.
«Una festa? Dove? E con chi?».
«Al palazzo reale, il re ha invitato tutte le gilde per ringraziarle dell’aiuto dato, penso proprio che sarà una bella serata. Perché non vieni anche tu? Agli altri farà piacere sapere che stai bene».
«Sicuro? Non credo proprio a tutti».
«Mmm, non sei simpatico ad alcuni di loro ma non sono cattivi ragazzi non augurerebbero mai del male a qualcuno».
«Ti ringrazio dell’invito master ma passo, non me la sento, non sono ancora in forma e poi non ho alcun abito elegante da mettere».
«Fai come vuoi. Ricordati che la partenza per il rientro a Magnolia e domani mattina presto, vedi di non tardare se no resti qui», detto questo uscì dalla stanza.
Krono rimase da solo, in silenzio, guardò fuori dalla finestra, il cielo era tinto dei colori del tramonto mentre da un lato del cielo, si poteva già vedere il blu della notte e qualche stella. «Ufff…», si ributto sul letto con un sospiro, senti le pieghe dei lunghi capelli scompigliati sulla schiena e si porto una mano sulla fronte.
«Una festa eh…».
 
«Sono il re!! Son diventato il re… siiii!!!
“Natsu!”, Makarov si sentì mancare alla vista di Natsu che si dimenava dall’altro del pulpito indossando la corona e i gioielli reali.
«Erza! Gray! Tiratelo subito giù da lui e scusatevi con il re!».
«Subito Master!», rispose la rossa.
«Come ha potuto fare una cosa del genere quell’idiota. Ahhh! Ho bisogno di prendere una boccata d’aria, mi sento mancare. Mira tieni d’occhio la situazione».
«Non si preoccupi Master».
Makarov si avviò verso le finestre di una balconata lì vicino, apri la porta-finestra e uscì all’esterno, si trovava in alto, da quel punto della reggia poteva vedere tutta Crocus, la vista della città di notte, illuminata dalle luci e la brezza fresca della sera lo calmarono subito. Ad un tratto con la coda dell’occhio vide un movimento alla sua destra, si voltò e vide Krono seduto in bilico sulla ringhiera in pietra della balconata, con la schiena appoggiata al muro che guardava attentamente all’interno mentre i lunghi capelli neri ondeggiavano lievemente nella brezza notturna.
“Ma da dove sbuca?”. 
«Ehiii! Ragazzo!», lo chiamò.
«Ah! Master, ma quand’è arrivato non l’avevo notato».
«Ci credo mi sembravi molto interessato a quello che stava succedendo all’interno».
«Eheh, si Natsu ne ha combinata un’altra delle sue, sono qui già da qualche minuto ormai, ho osservato un po’ quello che è successo all’interno. Sembra che i ragazzi delle varie gilde abbiano legato dopo la battaglia contro i draghi e che ora si stiano divertendo», sembrava provare un po’ di invidia e malinconia.
«Chi ti ha detto della battaglia contro i draghi?».
«Prima che uscisse sono riuscito a fermare Macao e ho chiesto a lui, mi ha detto a grandi linee quello che è successo».
«Perché non entri anche tu a divertirti con gli altri?», chiese ad un tratto una voce.
«Uahh!», per poco per la sorpresa Krono non cadde giù dal balcone. Mavis era seduta lì a fianco sulla ringhiera. «Prima!», fece stupito il corvino, «ma quando è arrivata non mi sono accorto neanche di lei!».
«Sono uno spettro nessuno si accorge quando mi sposto, non faccio alcun rumore dopotutto… Quindi? Invece che startene qui tutto solo perché non vai dentro a divertirti con gli altri?».
«Non mi sembra il caso, a differenza degli altri io non ho legato con i membri delle altre gilde, e poi anche i membri della mia non credo che ora mi vogliano attorno».
«Il tuo amico Rio però è dentro e si sta divertendo».
«Non mi interessa. E poi io e lui non siamo mica amici! Non mi paragoni a quello e non cominci a farmi una nuova ramanzina o un’altra di quelle assurdità sull’amicizia, l’ultima mi è bastata».
«Non sono qui per quello, tranquillo».
«Quindi hai intenzione di startene qui tutta la sera in disparte?», domandò Makarov.
«Piantatela di andare dietro, non ho voglia di andare dentro in mezzo al casino e a fare lo scemo, stasera poi sembra che tutti si stiano lasciando andare un po’ troppo… Kagura ha detto ad Erza che vuole considerarla sia sorella maggiore, ma è lei la più grande delle due! Juvia è stata scaricata da Gray per l’ennesima volta eppure non ha intenzione di demordere, non so cosa mi faccia più incazzare la sua insistenza o l’indifferenza di Gray per una sventola del genere! Infine Yukino, adesso è desiderata da tutti, mentre prima non se la filava nessuno… a proposito è uno splendore con quell’abito! Tutte le ragazze in quella sala son stupende!», concluse alzandosi in piedi sulla ringhiera, con la bocca semiaperta e un accenno di bava sul lato.
«Dovresti entrare, invece di statene qui a fare il prezioso e fantasticare strane cose».
Krono divenne serio tutto d’un tratto.
«No», era come se l’entusiasmo che aveva fino a qualche secondo prima fosse evaporato, svanendo nel nulla.
«È meglio che ora vada, devo ancora recuperare le forze», si voltò, fece un passo avanti e cadde nel vuoto, scomparendo nelle tenebre della notte. Makarov si avvicinò alla ringhiera, guardò di sotto per cercare di scorgerlo, ma non vide nulla.
«Se posso chiedere, perché si è opposta così decisamente alla sua espulsione dalla gilda, Prima?».
«Dopo aver ascoltato la sua storia ho cambiato opinione su di lui. In passato era una brava persona, dopotutto nessuno nasce cattivo, le persone hanno sogni e desideri finchè non accade qualcosa che le spezza. Krono ha sofferto molto ed è stato da solo a lungo, per andare avanti si focalizzato solo sul suo odio. Ha intrapreso una strada sbagliata, credo che lui in fondo lo sappia, ma non ha avuto altra scelta per andare avanti e ora pensa che non ci sia altro modo che continuare sul cammino della vendetta. È una persona molto triste, nonostante gli atteggiamenti che finge in certi casi non è in grado di relazionarsi con le persone e quello che è appena successo lo ha dimostrato. Voleva entrare per andare a divertirsi, ma qualcosa lo bloccava e alla fine ha preferito rimanere isolato. Sono sicura che l’ha rimpianto».
«Crede che possiamo aiutarlo?».
Mavis abbassò lo sguardo, era pensierosa e i suoi occhi non nascondevano un velo di tristezza.
«Proprio non saprei. Forse c’è ancora una piccola speranza. Il problema è che non vede altro che la sua vendetta, lui dice di essere in grado di tenere a bada i sentimenti negativi che prova ma io non ne sono convinta. Una persona non può rimanere isolata per quattro anni dal mondo a provare rabbia e odio per poi uscirne come se nulla fosse. Funziona così con l’oscurità dell’animo, più decidi di nutrirla più ti inghiottisce e poi riuscire a tornare alla luce è davvero dura. Temo che potrebbe essere ormai troppo tardi per lui. Temo che quei sentimenti abbiano attecchito in lui e che quando si troverà di fronte al suo agognato obiettivo lo divoreranno e che questo coinvolgerà tutti quelli che lo circondano. Più uno reprime le sue emozioni più forti esse esplodono, specialmente se si parla di rabbia. E il fatto che sia in grado di trasformarsi in demone non è certo una cosa che mi tranquillizza».
Nell’ascoltare la Prima uno strano senso di inquietudine colpì Makarov.
«Capisco cosa intende, vorrebbe aiutarlo ma al tempo stesso teme per gli altri ragazzi».
«Considerando le cose orribili che ha fatto la scelta migliore era quella di arrestarlo. Ma se noi decidessimo di denunciarlo lui senza dubbio reagirebbe. Anche se i membri più forti della gilda lo affrontassero e vincessero, cosa di cui non sono convinta al cento per cento, temo che dovremmo affrontare perdite dolorose. Ti ricordo che Krono è abituato ad uccidere. Questa non è stata la scelta migliore, ma è quella che ci conviene di più, per il momento non voglio mettere a rischio la gilda e i suoi componenti».
«Pensa che rimanere nella gilda possa in qualche modo cambiarlo?»
«Io voglio credere con tutta me stessa che Krono possa ancora essere salvato da sé stesso e che rimanere dentro Fairy Tail sia la medicina migliore per il momento. Io confido nello spirito della gilda. Non importa in quale oscurità si sprofondi, poiché una parte del cuore sarà sempre alla ricerca costante della luce. Se per integrarsi meglio nella gilda ha deciso di fingersi una persona ingenua e solare deve esserci per forza un motivo. Chissà forse un giorno sarà lui stesso a decidere di pagare per i suoi crimini, o per lo meno a scegliere di intraprendere un cammino di redenzione. Spero proprio di non sbagliarmi». Scese dalla ringhiera per ritornare nella sala.
“Già speriamo bene”.
Makarov stette lì sul balcone ad osservare il panorama che gli dava un piacevole senso di pace.
 
Mard Geer se ne stava disteso comodamente sul suo trono, nella grande sala nelle profondità di Cube l’isola infernale, immerso nell’oscurità. Stretto nella mano destra c’era il libro da cui non si separava mai, un libro sgualcito e rovinato. E.N.D. era la scritta che si leggeva sulla copertina.
«Manca poco Master E.N.D, Mard Geer la farà risorgere e insieme compiremo la volontà di Zeref».
Ad un tratto le due enormi porte dall’altro lato della sala si spalancarono, una figura entrò e avanzò a passo spedito verso il trono. Man mano che avanzava nella grande sala i bracieri sulle colonne e sui pilastri si accendevano.
Indossava una giacca a maniche lunghe, viola con righe nere che le copriva solo le braccia e le spalle, le sue mani avevano artigli affilati, mentre le gambe erano coperte da metà cosce in giù, i polpacci e i piedi erano quelli di un uccello. Il seno prosperoso era messo in risalto da un vestito con una grossa scollatura, sulla testa portava un grande casco che le copriva parte del volto da cui ai lati della testa uscivano dei ciuffi di capelli verdi. Si fermò a qualche metro dal trono e li si genuflesse.
«Kyouka a rapporto re degli inferi Mard Geer».
«Allora come procedono i preparativi per il piano che riporterà tra noi il Master E.N.D».
«Sono quasi ultimati, Jackal è già pronto a partire per la sede del consiglio della magia».
«Perfetto, per prima cosa daremmo al mondo un segnale, quello dell’avanzata di Tartaros, poi sfrutteremo l’ondata di panico che si genererà e faremo fuori i nuovi e i vecchi membri del consiglio, con lo scopo di sciogliere i sigilli di Face, una volta che la magia sarà scomparsa da questo mondo il master potrà di nuovo unirsi a noi», alzò lo sguardo e chiuse gli occhi, stava già pregustando il momento della rinascita del master.
Aprì gli occhi e guardò Kyouka, «molto bene io Mard Geer ti autorizzo a procedere col piano per la rinascita di E.N.D.!».
«Agli ordini re degli inferi», detto questo si alzò e si diresse verso l’uscita, dopo il suo passaggio le grandi porte della sala si chiusero e i bracieri con le fiamme cominciarono pian piano a ridursi. Mard Geer se ne rimase lì, sul suo trono sorridendo, ma ad un tratto percepì uno spostamento d’aria e avvertì una presenza alle sue spalle, dietro il trono, il suo sorriso si rafforzò.
«Ma che bella sorpresa, erano anni che non ti facevi vedere…Malphas, il cosiddetto portale fantasma».
«Ancora con questi nomi assurdi Mard Geer».
«I nove portali demoniaci sono al servizio di Tartaros, sono i demoni più forti, quando ti sei unito alla gilda hai voluto che la tua esistenza rimanesse segreta a tutti loro, quindi ti ho nominato portale fantasma».
«Non mi interessano questi titoli inutili, sono solo venuto qui per fare rapporto. Negli ultimi anni ho vagato per tutta Ishgar, sterminando e uccidendo tutti i devil slayer rimasti. Appena rimesso piede in questo paese però ho scoperto che non solo c’era ancora un devil slayer, quello che sono anni che cerco, ma ben si due, a quanto pare uno è riuscito a sfuggirmi».
«Dopo che ti sei unito a Tartaros hai detto che tutto ciò che riguardava Zeref poteva benissimo essere portato a termine dagli altri portali, hai detto che la minaccia per noi erano i devil slayer di prima generazione, umani non col potere di uccidere i demoni ma con il potere dei demoni stessi e che ti saresti occupato personalmente di eliminarli, ti ho dato carta bianca, ma se dopo tutto questo tempo non hai ancora portato a termine la tua missione vuol dire che non ti sei impegnato a sufficienza. Mard Geer non è per niente contento, comincia a dubitare della tua fedeltà alla nostra causa e al grande Zeref. Non perdere altro tempo e completa la tua missione, cosicché al risveglio di E.N.D. niente potrà preoccuparci».
«Uhuhuh, lo credo bene che la cosa vi preoccupa, anche se sono in parte umani i devil slayer di prima generazione non hanno bisogno della magia per trasformarsi e combattere, quindi anche se venissero attivati i Face per loro non sarebbe un grosso problema, al massimo non potrebbero più combattere in forma umana», fece una breve pausa.
«Quando mi sono unito alla gilda qualche secolo fa ti ho sfidato, mai mi sarei ridotto a lavorare o a prendere ordini da un essere più debole di me. Alla fine di uno scontro estenuante durato giorni sei risultato tu il vincitore, anche se la differenza tra noi è minima continua pure a darti tutte quelle arie di superiorità. Ma sai bene chi è il mio vero padrone. Se io mi sono unito a questa gilda è solo perché me l’ha ordinato lui, perché i nostri obiettivi coincidono. Ma se tu o chiunque altro degli altri demoni di Zeref dovreste fare qualcosa che mandi a puttane questa missione sarà lui stesso a prendere il comando di questa gilda e di te non rimarrà altro che cenere. Tu ti fregi del titolo di re dell’inferno, ma la verità è che non sai nemmeno come è fatto l’inferno, è al mio padrone che dovrebbe spettare questo titolo, non a un finto demone come te».
Il sorriso sul volto di Mard Geer era lentamente sparito, lasciando il posto ad un’espressione di rabbia, cosa rara per lui, in genere sempre calmo e sicuro di sé.
«Ascoltami bene tu…», si sporse dietro il trono per guardarlo dritto negli occhii, ma non trovò nulla. Le fioche luci ormai rimaste a illuminare la sala si spensero definitivamente. Mard Geer si riappoggiò sullo schienale.
«Staremo a vedere una volta resuscitato E.N.D. nessuno neanche il tuo padrone si potrà opporre a noi».

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Capitolo 13
*** CHIAMATA ***


13. CHIAMATA
 
«Gray-sama!! Juvia ti ha cucito questo pupazzetto con le sembianze di Juvia per regalartelo!».
«E cosa dovrei farmene!», chiese esasperato il ragazzo.
«Guarda!», la ragazza tirò fuori un pupazzetto con le sembianze di Gray, «questo lo terrà Juvia! Così se qualche volta il dolce Gray vorrà giocare con i pupazzi basterà che chiamerà Juvia a casa sua, in modo che si possa giocare insieme», disse la ragazza tutta sognante.
«Di che diamine parli! Io non gioco con i pupazzi! E poi che razza di giochi dovrei fare con delle specie di bambole che ci somigliano!». Gray rimise il pupazzo nelle mani di Juvia e si allontanò visibilmente imbarazzato.
«A quanto pare Gray-sama non è il tipo da pupazzi, allora Juvia proverà a preparati qualcosa di squisito da mangiare, magari del buon pane, cosicché dopo Gray sarà obbligato a sdebitarsi con Juvia!».
«Ma anche no!!».
«Tsk…». Krono aveva visto tutta la scena seduto, con la schiena contro il bancone della gilda.
«C’è qualcosa che non va Krono?», gli chiese Mirajane.
«Non riesco a capire cosa passi per la testa di quel minchione di Gray. Se io avessi una ragazza stupenda come Juvia che mi muore dietro come minimo le salterei addosso cinque volte al giorno».
«Krono!».
«È poco?», chiese sorpreso.
«M-ma no!».
«Non è che per caso Gray preferisce la compagnia degli uomini alle donne».
«Ma allora!».
«Che c’è!?», fece il corvino ingenuamente, «sarebbe spiegato il motivo per cui la tiene sempre alla larga… e forse anche perché si denuda così spesso… no forse solo il primo».
«Non credo, forse non sa semplicemente come comportarsi».
«Bah! Che spreco».
«Bene io ho finito, per oggi», appoggiò il bicchiere appena asciugato e si allontanò.
Krono rimase lì ad osservare quello che accadeva intorno. Al loro rientro da Crocus avevano ricevuto un’accoglienza trionfale, con tutti gli onori dovuti alla gilda che aveva trionfato al Palio, perfino quelli della gilda Twilight Ogre che fino a qualche mese prima li umiliavano e maltrattavano si erano mostrati rispettosi e gentili. Il sindaco aveva inoltre fatto ricostruire il vecchio edificio della gilda, era imponete.
“Dunque era così che Fairy Tail si presentava a i suoi tempi d’oro”, aveva pensato durate i lunghi festeggiamenti che erano seguiti alla riapertura. Nel giro di pochi giorni era arrivate decine di maghi che chiedevano di unirsi alla gilda e in poco tempo la gilda si era riempita di persone.
“Addio tranquillità”.
Da quando era rientrato Krono non si era più mosso. Non aveva preso altre missioni, d’altro canto non ne aveva bisogno, di soldi ne aveva ancora abbastanza. Aveva passato le sue giornate a passeggiare distrattamente per la città o in quella gilda di casinisti.
Sospirò.
“Alla fine, il Palio è stato solo una grossa perdita di tempo. Tartaros non si è rivelata. Ho dovuto mostrare i miei poteri e la mia vera natura a tutti, senza poter ottenere nulla. Il demone che ha sterminato il mio villaggio è ancora in giro, chissà dove. Cosa strana è che il consiglio non mi abbia ancora convocato. Forse alla fine i miei poteri non li preoccupano più di tanto… a pensarci bene forse non è stato proprio una perdita di tempo andarci. Il Palio è stato seguito in tutta Fiore, forse anche Malphas in qualche modo è venuto a conoscenza del combattimento tra me e Rio, in tal caso mi basterà solo pazientare, sarà lui a venire da me”.
«Allora che ne dici del vecchio edificio della gilda ragazzo!».
Krono si ridestò dai suoi pensieri, voltandosi, vide Makarov seduto a gambe incrociate sul bancone con un boccale di birra in mano.
«Vedo che eri in contemplazione. Anche tu hai potuto finalmente vedere la vera magnificenza di Fairy Tail».
«Esatto, proprio così. L’edificio a cui ero abituato non era niente a confronto, sono esterrefatto».
«Non mi risulta che tu ti sia mosso molto negli ultimi giorni. Hai detto di aver partecipato al Palio solo per trovare quel demone, ma che alla fine non è servito a niente. Cosa hai intenzione di fare ora?».
«Non è detto che non sia servito proprio a niente. Ad ogni modo per ora aspetterò, ad essere sincero non ho la minima idea di cosa fare per trovarlo e non ho neanche voglia di fare nulla. Spero solo che si mostri a breve, altrimenti dovrò rimettermi alla sua ricerca come ho fatto fino ad ora».
«La gilda si è ripopolata, hai stretto amicizia con qualcuno dei nuovi membri?».
«Ma figurati! Ho cercato di rimanere distaccato con i nuovi membri e anche i vecchi sembra che mi evitino, almeno quasi tutti. Conoscere il mio passato e la mia missione sembra che li abbia turbati, anche la decisione di rimanere in gilda non credo sia stata apprezzata da alcuni».
«Perché non provi tu ad avvicinarli? Forse non sanno semplicemente cosa dirti, dopo quello che ci hai raccontato potrebbero non sapere bene come interagire con te».
«Non ne ho la minima intenzione. Voglio solo restare per conto mio».
«Qui da solo ad annoiarti?».
«Non la riguarda. A proposito non vedo la Prima da un po’».
«Probabilmente sarà ritornata su Tenru».
«Buongiorno! Master va tutto bene!».
«Sta forse elogiando la grandezza della gilda a quel capellone».
“Capellone”?
Krono si voltò e vide Macao e Wakaba avvicinarsi.
«Stavo parlando un po’ con lui», rispose Makarov.
«Allora Krono hai visto è questa la vera forma di Fairy Tail! Quello che hai visto negli ultimi anni non era niente», gli disse Macao trionfante.
«Scommetto che ci hai considerato sempre una gilda di falliti, ma oramai ti devi ricredere», aggiunse Wakaba.
«Vi ricordo che mi sono unito alla gilda di mia spontanea volontà, nonostante foste in declino», ma non stette a protestare più di tanto, in fondo le parole di Wakaba non si discostavano molto dalla realtà.
«Inoltre questo nuovo edificio è migliore del precedente, ci sono anche i bagni, abbiamo già fissato i turni, ora spetta alle ragazze», disse Makarov.
«I bagni?» fece incredulo Krono.
«Esatto, le ragazze ci vanno sempre… eheheh, anche adesso», Macao aveva già la faccia rossa con del sangue che gli colava dalle narici.
«Vedi di calmarti vecchio pervertito, ormai hai una certa età non dovresti pensare a certe cose».
«Ma smettila di assillarmi ogni volta, sono ancora abile come un tempo, la tua è tutta invidia, mentre io esco a divertirmi con le belle ragazze tu devi ritornare da quella racchia di tua moglie!».
«Ma come ti permetti! Divorziato! Quali belle ragazze. Non sei neanche riuscito a tenerti tua moglie e vieni a criticare gli altri!».
«Finitela tutti due!», intervenne Makarov, «Krono perché non aspetti e poi va a farti un bel bag… ehii!», si voltò dove si aspettava di vedere il corvino, ma non trovò nessuno. Si girò verso gli altri due, «avete visto dov’è sparito Krono per caso?».
 
Krono camminava completamente nudo nel bagno della gilda. Aveva solo un piccolo asciugamano legato ai fianchi, per coprirsi. D’altro canto, i lunghi capelli gli coprivano gran parte del corpo, quindi alla fine, ad eccezione di gambe e braccia non mostrava molta pelle più del solito.
“Eheheh, non so perché lo sto facendo, forse la noia accumulata negli ultimi giorni mi ha deteriorato le funzioni cerebrali. Oppure mi sono immedesimato un po’ troppo nella parte? Va beh, non importa, sono proprio curioso di vedere le ragazze lavarsi. Diciamo che faccio un controllo… una verifica sul corretto funzionamento dei nuovi bagni, si”.
Scostò la tenda che segnava l’ingresso dei bagni. Sentì subito il rumore dell’acqua. Si era spostato la frangia in modo da avere entrambi gli occhi scoperti.
“C’è qualcuno che si sta lavando, bene”.
Non si ritrovò subito al centro del bagno, aveva avanti una parete, per impedire a chi passava fuori di sbirciare dentro. Percorse qualche passo verso destra per arrivare alla fine della parete e li si avvicinò ad essa, quasi appiccicato e si sporse con la faccia per vedere dentro. La grande vasca era vuota.
“Uffa”.
Squash! Splash.
Un rumore d’acqua attirò la sua attenzione.
Vide Mirajane seduta nella zona docce intenta ad insaponarsi, circondata da una leggera nebbiolina di vapore acqueo. Era girata di schiena, quindi Krono non poteva vedere molto, solo il fianco dell’abbondate seno e le sue curve generose. Cercò di sporgersi un po’ oltre per cercare di vedere altro ma si bloccò. Mirajane aveva iniziato a canticchiare. Canticchiava con la bocca chiusa, non parole ma solo suoni, suoni dolci, morbidi e delicati. L’aveva già sentita cantare e nonostante avesse trovato che possedesse davvero una bella voce non ne era mai rimasto così rapito come in quel momento, forse, anche complice la situazione particolare di calma e serenità che la circondavano. Krono era paralizzato, no, incantato. Quella visione, quella melodia gli trasmettevamo un senso di pace e tranquillità che credeva di non essere più in grado di provare. Stette lì, immobile, a bearsi di quelle sensazioni, ad ascoltare quei suoni, ad osservare quella ragazza, forse l’unica persona della gilda, esculo il master, che si era dimostrata sempre gentile e socievole con lui, sia prima che dopo il Palio. La vide lavarsi per bene e poi versarsi una bacinella d’acqua per risciacquarsi. Perse del tutto la cognizione del tempo, ma ad un tratto si rese conto di sentire dei rumori. Rumori di passi. O meglio rumori di passi di piedi su un pavimento umido e bagnato.
«Krono!?», fece una voce scioccata alle sue spalle.
Ad un tratto la sensazione di pace provata da Krono scomparve, per lasciare spazio ad un forte senso di vergogna e imbarazzo.
Si volto e quello che vide gli fece venire voglia di sprofondare nel terreno, aveva spalancato la bocca e gli sembrava che fosse caduta fino per terra. Di fronte a lui c’erano: Lucy, Cana, Lisanna, Juvia, Levy e Wendy che lo guardavano ad occhi sgranati. Non erano completamente nude erano tutte coperte con un asciugamano intorno al corpo, Krono si sorprese di trovarsi un po’ deluso da questo.
“Beh, almeno tra loro non c’è…”.
Clash clash clash. Rumore di altri passi.
Il corvino la vide farsi largo tra Lucy e Cana, completamente nuda, teneva l’asciugamano sulla spalla.
“Erzaaaaaaa!!!!”.
Un’ondata di panico lo assalì.
«Che c’è ragazze perché vi site fermat…», la ragazza si bloccò appena lo vide. Il suo sguardo passò dallo stupore, alla rabbia, alla più totale furia nel giro di un secondo.
“Sono morto, ma proprio tanto tanto morto”.
«Tu…», disse a denti stretti.
Si era bloccata in piedi, le mani strette in rigidi pugni.
Nel notare il suo splendido corpo gli angoli della bocca gli si piegarono all’insù e del sangue cominciò a colargli dalle narici. Furono delle reazioni del tutto involontarie e senza controllo alcuno ma non fecero altro che crescere la collera della rossa. Iniziò a camminargli incontro, un costume da bagno le comparve addosso, per coprirle almeno le parti più hot.
«Tu…schifoso depravato pervertito maiale!», era furente di rabbia.
Tuttavia, teneva un’andatura stranamente calma e rilassata ma che non fece altro che aumentare l’ansia del ragazzo. Provò a muoversi ma aveva il corpo letteralmente paralizzato, non seppe dire se era per il terrore o per l’eccitazione che gli dava l’aver visto Titania nuda, ma comunque era bloccato. Vide la ragazza far apparire una gigantesca mazza chiodata e caricare il colpo. Cercò di chiudere gli occhi, ma non ci riuscì.
“S-s… s-se è qu-qu… q-questa la mia fine almeno voglio morire c-contin… nuando a guardare questa b-bellezza”.
 
«Mmm mmmm mmmhf», finito di lavarsi Mira rimise la bacinella al suo posto e si alzò per dirigersi nella grande vasca.
SBANGGG!!! CRASHHH!!
Mira si voltò di soprassalto, da dove aveva sentito arrivare quel rumore improvviso. Non vide nulla. Si accorse di un’apertura nel soffitto però, un buco dalla forma di una sagoma umana, lo fissò perplessa.
«Allora Mira com’è l’acqua? Calda?».
«Erza? Cos’è stato quel rumore? E perché quella cosa è sporca di sangue?», chiese con preoccupazione alla rossa osservando l’enorme mazza chiodata che sgocciolava sangue un’estremità.
«Ahh! Niente di cui preoccuparsi. Ho solo schiacciato uno scarafaggio. Allora ragazze che fate li impalate? Vogliamo lavarci insieme o no?», disse tutta sorridente.
Mira vide le ragazze avvicinarsi quasi intimorite, sembravano scioccate. Decise di lasciar perdere di immergersi nella grande vasca d’acqua calda, ne aveva davvero bisogno.
 
Krono camminava per la strada centrale di Magnolia, diretto verso la gilda.
L’ultima cosa che ricordava era le incredibili tette di Erza a distanza ravvicinata, poi più nulla. Si era risvegliato nel boschetto di fianco alla citta in una pozza di sangue, con tutta la faccia macchiata di rosso. Titania non ci era andata di certo leggera, colpendolo in faccia con tutta la sua forza.
“Se prima non le ero simpatico non oso immaginare ora, meglio starle alla larga per un po’, magari anche per il resto della vita”.
Era rimasto privo di sensi per un giorno intero, una persona normale sarebbe di certo morta in seguito ad un colpo del genere, anzi probabilmente anche un mago sarebbe morto, se era ancora vivo era solo grazie alla sua natura di demone. Una volta tornato, barcollante, a casa si era lavato e cambiato. Aveva deciso di passare qualche giorno chiuso in casa da recluso, non se la sentiva di ritornare in gilda molto presto, un po’ per la vergogna, un po’ per la paura di rincontrare Erza.
“Dannata Erza, non sono cosa sia la cosa che mi fa più innervosire di lei, se il fatto che una ragazza tanto bella e stupenda possa dimostrarsi più terribile di tutti i demoni dell’inferno messi assieme o il fatto che molto probabilmente è ancora vergine”.  
Alla fine, si era deciso ad uscire e si era diretto di nuovo alla gilda. Nonostante dopo quello che era accaduto fosse raccomandabile restare il più possibile alla larga da quell’edificio lui vi si era diretto senza pensarci, come se fosse attirato da qualcosa.
Ma la cosa che più di tutte ora assillava i suoi pensieri era stata la reazione che aveva avuto mentre spiava Mirajane. Cosa gli era preso? In quel momento non provava l’eccitazione che spiare una simile bellezza gli avrebbe dovuto dare ma una sensazione di serenità a lungo dimenticata. Rimuginando sui quei pensieri si ritrovò di fronte all’ingresso della gilda. Decise di lasciar perdere ed entrò. Mise il naso dentro per dare una sbirciatina, sembrava la solita gilda di sempre: gente che chiacchierava, beveva e rideva.
“Nessuna traccia di Erza nei paraggi, ma perché diamine sono venuto qui!? Non potevo rimanermene a casa in santa pace?”.
Si incamminò verso il bancone cercando di avere un comportamento più rilassato e distaccato possibile, anche se con gli occhi teneva continuamente controllati gli angoli per percepire qualche movimento brusco. Mentre camminava si accorse che la gente, gli lanciava occhiatacce e sguardi di disapprovazione. Probabilmente la notizia della sua visitina nei bagni delle ragazze era stata divulgata. In quel momento fu grato più del solito di avere dei cappelli così lunghi, almeno nascondendosi dietro di loro poteva evitare di vedere gli sguardi degli altri.
Ad un tratto sentì una presenza avvicinarsi rapidamente alle sue spalle, si irrigidì pensando che dovesse trattarsi di Erza preparandosi ad un’altra botta
«Kronooo!!!».
Kyaaaah!», il corvino sobbalzò per la paura lanciando un grido particolarmente acuto per un ragazzo come lui.
Non fece in tempo a voltarsi che sentì un braccio cingergli la testa attirarlo contro qualcosa di robusto e un pugno chiuso premergli sulla testa e cominciare a strofinarsi su di essa.
«Ehilà!! Capellone come te la passi!?».
«Rio!? Che diamine ci fai qui?», chiese con un misto di sollievo e stupore.
«Avevo voglia di vederti è passato tanto tempo dall’ultima volta!».
«Cazzate! Non è passato molto dalla fine del Palio e io… ti vuoi staccare o no!», gli tirò una gomitata tra le costole, in modo da potersi divincolare dalla presa del ragazzo.
«Odio quella cosa! Mi fa imbestialire quando la gente mi tocca i capelli!!», gli urlò praticamente addosso.
«Ops. Starò più attento la prossima volta».
«Allora dimmi cosa sei venuto a fare qui, pensi che mi beva la storia dell’amico che voleva vendermi, non mi risulta poi che io e te siamo amici», disse mentre si dirigeva al bancone risistemandosi i capelli.
«Caspita, è sempre un piacere parlare con te, comunque sono qui per questa», tirò fuori dalla tasca un rotolo di pergamena che portava sopra il sigillo del consiglio della magia, «l’ho ricevuta da poco».
«E che sarebbe?», chiese il corvino distrattamente.
«Esattamente la stessa cosa che ho qui in mano io Krono».
Krono si girò e vide Makarov che trenava in mano un rotolo di pergamena arrotolato che portava anch’esso il simbolo del consiglio.
«È un mandato di comparizione del consiglio della magia per Krono Darkstar della gilda di Fairy Tail. Probabilmente vorranno discutere con te della natura dei tuoi poteri, d’altro canto il tuo è un potere sconosciuto, per quanto ne sanno potresti essere anche un membro di Tartaros infiltrato».
«Magnifico», rispose sconsolato.
«Non c’è di che preoccuparsi, basterà solo spiegare loro come stanno le cose, chi siamo e vedrai che non ci faranno molte storie».
«La fai facile Rio, forse non lo sai ma il consiglio non è mai stato in buoni rapporti con Fairy Tail, potrebbero anche incarcerami solo perché gli ho guardati in un modo che al loro non piaceva o solo perché gli andava di farlo».
«Cerca di restare calmo, non rispondere male e non mostrare la tua arroganza, se ti dimostri collaborativo non ti faranno niente, dopotutto finora non hai mai dato problemi a nessuno», cercò di tranquillizzarlo Makarov.
Ma sia Krono che Makarov sapevano che ciò non corrispondeva alla verità, se avessero iniziato ad indagare sul suo passato, se avessero capito che c’era lui dietro le stragi delle gilde oscure? L’ultima cosa di cui aveva bisogno era divenire un ricercato con le squadre del consiglio alle calcagna.
«Il tuo master ha ragione Krono».
«Scusa mi ricorderesti il motivo perché sei venuto fin qui?».
«Per andare insieme, sapevo che non ci saresti andato felicemente, forse in due il viaggio sarà più sopportabile, inoltre ho bisogno di parlarti riguardo alla tua vendetta».
Krono si fece cupo tutto d’un tratto.
«Non mi interessa niente di quello che vuoi dirmi, se non hai informazioni su Malphas allora sparisci, se ne ho voglia risponderò alla chiamata altrimenti quelli del consiglio possono andare a farsi fottere».
«Ragazzo ti consiglio di evitare, la richiesta è arrivata a me, il master della gilda, non a te, perciò questo è un ordine che ti do io. Se non esaudiamo la richiesta non solo la tua situazione potrebbe peggiorare ma ignorare l’ordine potrebbe essere visto come un atto irrispettoso nei confronti del consiglio».
«Peggiorare? Va bene master, agli ordini. Tu però puoi scordartelo che faccia il viaggio insieme a te, avviati poi io arriverò».
«Non crederai che ti lasci andare da solo, vero?», Makarov aveva uno strano sorrisetto, «ti accompagneranno loro», disse indicando. Krono seguì con lo sguardo verso la direzione indicata da Makarov e vide Lisanna e Mirajane che lo guardavano seriamente a braccia incrociate, i loro sguardi manifestavano un certo astio.  
«Ahhh… questo potrebbe essere problematico», si avvicinò di qualche passo alle ragazze, «senti Mira per quanto quello successo nei bagni ti volevo chiedere scusa, non so proprio cosa mi sia preso. Ero annoiato e volevo solo fare qualcosa per svagarmi, mi dispiace davvero, non lo farò più», stava cercando di avere il tono più mortificato possibile.
Mirajane lo fissò attentamente e poi sospirò.
«D’accordo per questa volta ti perdono, ma non azzardarti a rifarlo mai più, intesi?».
«Contaci!», rispose il ragazzo sollevato.
«Mira-nee! Come puoi perdonarlo così facilmente! Lui ti stava spiando mentre ti lavavi!».
«Mi sembra sinceramente dispiaciuto e poi ha detto che non lo farà più, inoltre quello che gli ha fatto Erza mi pare una punizione più che sufficiente».
«Ti è andata bene ragazzo, Mira è gentile, se al suo posto ci fosse stata Erza non te la saresti cavata così bene», intervenne Makarov.
«Lo credo bene».
«Masterrr!», Elfman si avvicinò tutto agitato, «come può mandare Krono con le mie sorelle dopo quello che ha fatto! Un vero uomo non farebbe mai una cosa del genere! Deve mandare qualcun altro! Chissà quel pervertito cosa le potrebbe fare ancora!».
«E chi posso mandare scusa? Gildarts è chissà dove, Laxus e il Raijinshu sono fuori in missione, lo stesso vale per Natsu, Erza e Gray. Tua sorella ora come ora è la più forte della gilda, oltre ad essere quella con più buon senso, serve lei per evitare che Krono faccia dei casini col consiglio».
«Aaah, allora Erza non è in gilda, posso finalmente abbassare la guardia, non ne potevo più di sobbalzare al minimo rumore che sentivo provenire dalle mie spalle», si mise in mezzo alle sorelle Strauss allargando le braccia, appoggiando le mani sulle loro spalle, «tranquillo specie di gorilla, io e le tue sorelle ci divertiremo come matti nelle prossime or…sbraam, arght!». Elfman colpì il corvino con un pugno in piena faccia, facendolo cadere per terra.
«Non c’era bisogno di questo Elfman», protestò Mira.
«Master chiedo di andare anch’io con loro, per tenere d’occhio quel maniaco».
«D’accordo, se può servirti per stare più tranquillo».
«Cosaaaaa!», protestò Krono mentre si rialzava tenendosi il naso, «con quel gorilla nei paraggi come faccio a divertir… va beh lasciamo stare».
«Coraggio ragazzi! C’è un treno in partenza tra poco alla stazione, se siamo fortunati per dopodomani sera saremo già a casa!», fece Rio tutto esultante.
 
«Wow! Così è questo il palazzo del consiglio della magia, è veramente enorme», esclamò Krono stupito, osservando l’enorme reggia in stile classico che gli si presentava davanti, con giardini curati e fontane.
«Anche per me è la prima volta, non l’avevo mai visto, si vede che ci tengono a dare una bella impressione a chiunque giunga qui», disse Rio.
«Su dobbiamo muoverci, l’incontro è tra poco, non possiamo farli aspettare», li esortò Mirajane. Il gruppetto si incamminò lungo il grande viale centrale, i due devil slayer in testa. Erano arrivati il pomeriggio prima e dato che l’incontro era il giorno dopo avevano deciso di prendersela con calma rilassandosi e pernottando in una locanda, per tutto il viaggio Elfman non aveva perso di vista Krono per un solo momento, non gli si era allontanato mai per più di due metri, con evidente insofferenza e fastidio di quest’ultimo.
«Avevo detto che ti volevo parlare della tua vendetta», Rio si rivolse a Krono.
«E io ti avevo detto che se non avessi avuto informazioni su Malphas non c’era nulla che mi potesse interessare».
«Voglio parteciparvi, anche io, voglio che combattiamo insieme», affermò deciso.
«Ahahahah! Certo come no! Te lo puoi scordare! Non ho passato gli ultimi sei anni ad allenarmi e cercare quel demone per condividere la mia vendetta con qualcuno, è una cosa che devo fare io e che devo fare da solo».
«Tu non sai di cosa è capace quel demone, potrebbe essere anche più forte di te, ma anche se non fosse non è questa la cosa mi preoccupa».
«E quale sarebbe scusa? Hai combattuto contro di me, dovresti sapere meglio di chiunque altro di cosa sono capace».
«Il problema è che sei troppo coinvolto emotivamente, se ti trovassi di fronte a colui che hai ucciso la tua famiglia e massacrato il tuo villaggio riusciresti davvero a rimanere lucido?».
«Credi di stare parando con un novellino? Ho già combattuto contro qualche demone, anche se di basso rango, so gestire le mie emozioni».
«Demoni di basso rango l’hai detto tu, inoltre non avevi nulla contro di loro. Ma con Malphas è diverso lui non sarà minimamente paragonabile agli altri e durante la battaglia cercherà sicuramente di provocarti per deconcentrarti, ti ricordo che uno dei fondamenti per utilizzare le armi ability è quello di restare calmi per dosare al meglio l’energia da mettere in ogni singolo colpo».
«Mi stai davvero facendo una lezione su come utilizzare le mie armi?! Forse stai esagerando. Sono sei anni che tengo a bada il mio odio, continuerò a farlo e quando mi troverò Malphas di fronte userò quell’odio per spazzarlo via, non c’è la minima possibilità che sia l’odio a travolgere me è impossibile, inconcepibile».
«È questo che mi preoccupa il fatto che tu non voglia neanche considerare la cosa e che sia troppo sicuro di te».
Entrarono nella reggia, la sala era immensa con una forma quasi ovale. Ai lati c’erano due grandi scalinate che salendo al piano superiore si congiungevano. Mentre di fronte al loro, dall’altro lato della sala c’era un’enorme entrata con due grandi portoni di metallo aperti, che dava su un corridoio lungo e completamente dritto. Per tutta la sala c’erano delle strane rane umanoidi colorate che indossavano delle lunghe toghe che continuavano ad andare avanti e indietro. Una si fermò per chiedere chi fossero e cosa volessero, Mirajane gli diede il foglio col sigillo del consiglio e gli spiegò la situazione, una volta capito la rana disse che il consiglio si era appena riunito e che potevano procedere, li stavano aspettando nella sala in cui si radunavano alla fine del lungo corridoio di fronte a loro e che le guardie gli avrebbero fatti passare, così si avviarono.
«Quindi Rio tu vuoi partecipare al combattimento perché credi che io possa perdere il controllo? E sentiamo se ciò avvenisse cosa credi di poter fare? Ti ricordo che ti ho sconfitto, sono più forte di te ricordi».
«Dovresti sapere che un guerriero accecato dalla rabbia e fuori controllo è come un bambino che fa i capricci, non sarebbe difficile sottometterti, specialmente considerando il fatto che sciuperesti da solo tutte le tue energie, dato che non useresti nella maniera corretta le tue armi».
«Tu dai per scontato che le mie armi sono il mio punto debole ma non è così».
«Invece è così, mi ricordo di una cosa che mi disse mio padre riguardo la tua famiglia e quelle armi. Voi vi allenate da generazioni per imparare a controllare le emozioni per tenerle sotto controllo quando combattete, in modo da usare al meglio armi come quelle che richiedono una calma e un controllo dell’energia pazzeschi, ma in una battaglia ci sono centinaia di incognite, più l’avversario è forte e più essa si prolunga e più loro aumentano, non puoi continuare a dare per scontato che fili tutto liscio, non te lo puoi permettere».
«Sai Rio queste tue ramanzine mi stanno veramente dando sui nervi, hai parlato con Makarov per caso, mi sembri proprio lui, o quel fantasma, anche peggio».
«Fantasma?», chiese Rio.
«Perché invece di preoccuparti per me non pensi anche ai tuoi punti deboli. Se il nostro scontro fosse stato una battaglia all’ultimo sangue saresti morto almeno tre volte, e questo perché le illusioni di cui vai tanto fiero sono il tuo punto debole, proprio come tu sostieni che le armi ability siano il mio».
«Che vorresti dire?».
«Dico che quando combatti dai per scontato che le tue illusioni siano infallibili e questo ti rende vulnerabile agli attacchi del nemico».
«Effettivamente hai ragione, è un difetto che si tende a sviluppare. Non sono molti quelli che riescono a contrastare le illusioni in così breve tempo come fai tu».
Si fermò per guardare Krono negli occhi: «tu sei capace di annullare le mie illusioni ma non ne sei immune, un abile guerriero è in grado di vincere sfruttando anche il più piccolo momento di debolezza o di distrazione dell’avversario, quindi anche una debole illusione di durata molto breve può essere fondamentale per vincere la battaglia, ti consiglio di non considerarti molto più forte di me, la nostra ultima battaglia mi è stata utile, per migliorarmi, se ci dovessimo scontrare di nuovo non essere certo di battermi, ti consiglio vivamente di analizzare i tuoi difetti e le tue debolezze, è l’unico modo per migliorare».
Riprese il cammino, mentre Krono lo guardava allontanarsi Mira gli si avvicinò.
Allora avete finito di bisticciare, scambiarvi consigli, stuzzicarvi o qualsiasi cosa steste facendo?». Krono la guardò un momento annuì e poi fece per riprendere a camminare, ma ad un tratto sentì una vibrazione lungo il terreno, sembrava che la terra stesse vibrando.
Rumble!! Rumble!!
«Ma che sta succedendo?», chiese Elfman.
«È un terremoto!», fece preoccupata Lisanna.
Ad un tratto si sentirono diverse esplosioni provenire da varie parti della reggia.
BOOOOOOOMMMM!!!! BOOOUUUUMMMM!!
Accadde tutto in un attimo, Krono vide una fiammata provenire dal fondo del corridoio, verso di loro, si voltò per riparare Mira tra le sue braccia, mettendosi sopra di lei, prima di chiudere gli occhi vide a Elfman fare lo stesso con Lisanna.
Poi non sentì più nulla.
Quando li riapri vide tutto buoi intorno a lui.
«Ma che sta succedendo?!», chiese spaventata Lisanna.
«Non lo so», le rispose la sorella, la sua voce manifestava una certa preoccupazione.
Ad un tratto di fronte a loro riapparve il corridoio, o meglio ciò che ne rimaneva, i segni dell’esplosione erano dappertutto: segni di bruciature, pareti e soffitti crepati, o peggio crollati, in certi punti si potevano vedere pezzi del guardino esterno o del cielo.
«Cos’è questa cosa che ci circonda?», fece notare Elfman.
Krono vide che erano circondati da una sorta di pellicola che stava diventando sempre più chiara, stava svanendo.
«Questa cosa ci ha protetto», disse Mira rincuorata.
«Questa è una Real Illusion!», urlò ad un tratto Krono, voltandosi dove aveva visto per l’ultima volta Rio. Lo vide qualche metro più in là, in forma demoniaca con delle ustioni e bruciature gravi su tutto il corpo.
«Eheheh, appena in tempo», disse prima di crollare per terra riassumendo la sua forma umana.
«Idiota perché non ti sei riparato anche tu?», esclamò Krono mentre insieme agli altri gli correvano incontro.
«Per usare una Real Illusion devo essere per forza trasformato, non posso farlo da umano. Una volta attivato il Satanic Mind le fiamme dell’esplosione mi erano addosso, ho potuto solo riparare voi», sembrava a corto di fiato.
«Le ferite non sono serie, ma hai bisogno di cure, prima che tornassi umano eri messo peggio», gli disse Mira dopo averlo esaminato un attimo.
«Nessun problema Mirajane, datemi cinque minuti e sarò come nuovo».
«Sei stato un vero uomo», si complimentò Elfman.
«Dobbiamo subito torn…», Krono si bloccò.
Tap tap tap tap.
Un rumore di passi, proveniente dal fondo del corridoio attirò la sua attenzione, si sentiva strano, un opprimente senso di inquietudine e agitazione lo stavano attanagliando.
Aveva già provato quelle sensazioni.
Clap. Clap. Clap.
Qualcuno aveva iniziato ad applaudire.
«Non male. Sapevo che quel tipo, come si chiamava? Jackal credo. Avrebbe fatto un bel casino. Ma sapevo anche che non sarebbe bastato così poco a fermare gli ultimi due devil slayer rimasti in circolazione».
Krono sentì un tremito, una scossa attraversarlo dalla testa ai piedi.
“Questa voce, io me la ricordo”.
Dalla penombra data dai raggi del sole che passavano dalle aperture sul soffitto emerse un individuo dalla pelle abbronzata e dal fisico robusto. Aveva i capelli marroni scuri, gli occhi blu e portava il pizzetto. Indossava un mantello di piume nere che gli arrivava fino ai fianchi. Aveva uno sguardo fiero, con un sorrisino inquietante sul volto.
Krono sentì il battito cardiaco accelerare, digrigno i denti dal nervoso.
«Malphaaas».

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Capitolo 14
*** FURIA ***


14. FURIA
 
«Malphas?!», chiese sorpresa Mira a Krono che però non la degnò di una risposta. Fissava l’individuo che avanzava tranquillamente verso di loro: furia, odio e agitazione, quelle erano le emozioni trasmesse dallo sguardo del corvino.
«Ti uccido, finalmente, sono anni che aspetto questo momento», iniziò a ripetere a voce bassa.
Mira si voltò verso il demone, per esaminarlo meglio: un individuo robusto, abbronzato, con i capelli mori, gli occhi blu e il pizzetto. Indossava un abito in pelle nera a tinte gialle e un mantello di piume nere che gli arrivava fino ai fianchi, sarebbe sembrato una persona normale se non fosse stato per quell’aura di cattiveria che emanava. Sul viso aveva stampato un sorrisetto arrogante, guardava Krono con superiorità.
“Dunque è questo il demone che ha sterminato la famiglia di Krono, il motivo di tutto il suo odio”.
«Mi è giunta voce che durante una manifestazione recente sono comparsi due umani col potere di trasformarsi in demoni. È stata una vera sorpresa per me, pensavo che il potere del Satanic Mind fosse l’unico che era ancora in circolazione e invece ho scoperto che non è così. L’altro è nientemeno che il Demon Lord, il devil slayer che ho cacciato per primo».
Si fermò a guardare Krono per un istante.
«Chi sei tu ragazzo? Come mai possiedi quel potere?».
«Io sono Krono Darkstar. Il figlio di Uranos, l’uomo che hai ucciso insieme alla moglie e a tutto il suo villaggio sei anni fa!».
«Mmm… si credo di ricordare, quella volta mi feci aiutare da una gilda oscura. Allora mi sono sbagliato, non era tuo padre il detentore della lacrima del Demon Lord, ma suo figlio. Eh, eheh… che coraggio i tuoi cari genitori si sono davvero impegnati per non far sapere a troppa gente di avere un figlio né tanto meno di avere scelto lui come successore della lacrima, hanno dato la vita per proteggere il loro amato figlioletto…».
Mira vide Krono inclinarsi in avanti, digrignando i denti dalla rabbia, come a prepararsi per lanciarsi contro il suo avversario.
«Stai calmo Krono! Non lasciarti provocare!», cercò di calmarlo Rio.
Malphas accentuo il suo sorriso di scherno: «… peccato che il loro sacrificio sia stato inutile, tu morirai comunque oggi, quei due idioti sono morti per nulla insieme al loro stupido villaggio!».
A queste parole Krono sgranò gli occhi e si gettò verso il suo avversario.
«No Krono!!», urlò Rio inutilmente.
Un’aura nera avvolse il corpo del devil slayer, che scomparve per poi rivelare il corpo del Demon Lord. Caricò il pugno sinistro per colpire il suo bersaglio, questi nel frattempo non si era minimamente preoccupato, aveva mantenuto lo stesso atteggiamento rilassato. Quando Krono gli fu a qualche metro allungò il braccio destro in avanti.
«SHIELD!», una grande lastra rettangolare di metallo nero di materializzò di fronte a lui.
SBAAAMMMM!!
Il pugno del Demon Lord colpì la lastra in pieno che tuttavia non si incrinò ma si piegò un poco. L’impatto fu violentissimo, Krono indietreggio di qualche metro mentre osservava la lastra scomparire.
«Come è possibile che una semplice lastra di metallo si sia solamente piegata dopo quell’impatto!?», chiese sorpreso Elfman.
«Quello non era semplice metallo, era maginanium, una speciale lega che ho scoperto da poco, molto resistente, non solo alla magia».
«Era lo stesso materiale di cui era fatto il portale Eclipse!», intervenne sorpresa Lisanna.
«Che cazzo pensate che me ne freghi!», Krono fece per gettarsi ancora contro Malphas ma prima che potesse muoversi un cono appuntito comparve dal terreno, riuscì a malapena a schivarlo indietreggiando, ma la punta gli lasciò uno sfregio sulla faccia. Era di un bianco lucente, quasi brillante, sembrava vetro tranne per il fatto che emanava freddo.
«Ghiaccio?», esclamò Mirajane sorpresa.
Malphas stette ad osservare attentamente il rivolo di sangue colare dalla punta del cono. «Magnifico! Adoro vedere la lucentezza del ghiaccio che viene macchiata dal sangue umano, mi dà un piacere immenso, soprattutto quando i coni che creo trapassano completamente il corpo e le carni di voi patetici umani che state lì a urlare e dimenarvi dal dolore finchè non siete completamente stecchiti. A pensarci bene avrei potuto anche riservare questo trattamento ai tuoi cari genitori, forse la loro morte è stata troppo rapida e indolore».
«Grrrr», lo sguardo di Krono manifestava tutta la sua furia omicida, fece per lanciarsi di nuovo contro il suo nemico.
«Vedi di startene buono per un po’, snap», ad un suo schiocco delle dita delle catene sbucarono dal terreno avvolgendosi intorno agli arti e al bacino di Krono, immobilizzandolo. Il devil slayer si dimenava, imprecando ma non riuscì a liberarsi dalle catene.
«Come fa a far comparire quegli oggetti dal nulla?», chiese preoccupato Rio, «ha per caso un potere di controllo spaziale?».
«Io ho già visto un potere simile», Elfman guardava fisso il demone, «è lo stesso tipo di magia che controllava il tizio di Grimoire Heart con cui mi sono battuto sull’isola Tenru, anche se lui sembra controllarla meglio, una lost magic, l’arco della materializzazione».
«Ahahahahah!! Cosa mi tocca sentire, una lost magic? Arco della materializzazione?! Non dire stronzate sciocco umano! Io sono un demone non uso la vostra debole magia per combattere, io uso le maledizioni e questa è la mia, la maledizione della creazione. Grazie ad essa posso creare qualsiasi cosa voglia, semplicemente concentrandomi e pensandola. Io sono Malphas, il demone corvo che col suo potere è in grado di creare qualsiasi cosa!».
«Lo so bene chi sei e io ti ucciderò!!», gli urlò contro Krono.
“È irriconoscibile”.
«Ti devi calmare», gli disse ma non sentiva ragioni era completamente accecato dalla rabbia.
«Ti ucciderò, ti ammazzerò, ti squarterò, ti torturerò, te la farò pagare per tutto quello che hai fatto! Oggi io avrò la mia vendetta», continuava a ripetere queste parole a voce bassa con un sorrisetto inquietante sul volto.
«Krono», fece inorridita e spaventata Mira, vederlo in quello stato era veramente preoccupante. Ripensò a quello che lui aveva raccontato al termine della battaglia contro Rio, sui devil slayer che perdevano il controllo e si tramutavano in bestie, pensava che il processo richiedesse tempo, eppure sembrava non valere per lui. Da quando aveva visto Malphas era come se qualcosa al suo interno si fosse spezzato, anche i suoi occhi erano cambiati, ora le sue iridi sembravano quelle di un rettile, a forma di fessura verticale, e dato che a differenza del Satanic Mind le sue abitualmente non erano così voleva per forza dire che qualcosa non andava.
Sting sting sting.
Gli anelli delle catene che lo bloccarono cominciarono a rompersi uno per uno.
«Credo sia ora di impegnarsi» disse Malphas in tono tranquillo.
Nel momento stesso in cui le catene che imprigionavano Krono si ruppero un’aura scura cominciò a fuoriuscire dal corpo di Malphas, circondandolo completamente. Mira aveva la pelle d’oca, il processo era lo stesso con cui si trasformava Krono, l’unica differenza era che la malvagità e la cattiveria di quell’aura non erano paragonabili alla sua.
«Ammirate umani la mia forma demoniaca!», l’aura nera si disperse seguita da una forte folata di vento. Mira si portò un braccio davanti al volto per ripararsi e quando lo spostò poté vedere il demone nella sua vera forma: le gambe dal ginocchio in giù avevano una pelle che somigliava a quelle di un uccello, stessa cosa per gli avambracci e le mani, gli artigli erano lunghi e affilati, le cosce e tutta la zona del bacino erano coperte da un folto pelo nero. Il volto era quasi scheletrico con labbra molto sottili, quasi inesistenti, che lasciavano scoperti tutti i denti, il naso era lungo e ossuto, dalla forma di un becco dalla cui attaccatura partivano delle penne nere, che lasciando scoperti gli occhi blu, gli coprivano tutta la testa e scendendo anche sul collo. Sulla schiena portava un paio di ali con piume nere, come quelle di un uccello, che partivano dall’attaccatura dell’ala e si allungavano man mano che ci si avvicinava alle punte, erano differenti da quelle del Demon Lord le cui ali avevano anch’esse penne nere ma più piccole e disposte a strati.
Il tatuaggio della gilda era rimasto immutato sul dorso della mano sinistra.
«Bene, allora è questa la tua vera forma, sono pronto», Krono fremeva dall’impazienza. Evocò due pistole completamente diverse dalle sue abituali: erano costituite due canne cilindriche affiancate, con la cassa in legno scuro, molto più lunghe delle sue Alpha e Omega.
«Quelle non sono le pistole che usa normalmente», constatò Lisanna.
«No, quelle sono due pistole tipo doppietta, in genere armi così sono usate prevalentemente per la caccia anziché per la battaglia perché anche se la loro potenza è superiore a quella delle pistole hanno lunghi tempi di ricarica e perciò in combattimento non sono pratiche. Ma i lunghi tempi di ricarica non sono un problema per Krono che combatte usando armi ability, infondendo la sua energia demoniaca nell’arma stessa. In pratica ha tutti i vantaggi datigli dalle pistole doppietta senza gli svantaggi.
«Ma se sono più forti assorbiranno anche più energia?», chiese Elfman.
«Sì, ma è comunque un prezzo irrisorio. Grazie agli allenamenti a cui si è sottoposto le sue riserve di energia sono elevate, per questo può usare tranquillamente anche armi molto più potenti, finchè mantiene il controllo sull’energie che infonde nelle armi. Cosa di cui dubito ora sia in grado di fare».
Mira si scambiò un’occhiata col fratello ed entrambi si portarono davanti al devil slayer.
«Che cazzo avete intenzione di fare!», gli sibilò contro.
«Non abbiamo intenzione di lasciartelo affrontare da solo, non sei abbastanza lucido per combattere un demone da solo», gli rispose Mira.
«Un vero uomo tiene sempre a bada le proprie emozioni e resta calmo anche nelle situazioni peggiori», aggiunse Elfman.
«Questa è la mia vendetta! Sono anni che aspetto questo momento! Non permetterò a nessuno di interferire!», un’ondata di energia cominciò a fuoriuscire dal corpo del Demon Lord, in modo da allontanare chiunque gli fosse vicino.
«Fermati Krono! Devi dargli ascolto! Stai solo facendo il gioco di quel demone!», ma a nulla servirono le parole di Rio.
«Wao! Che scena toccante. Ma non voglio intrusi nella mia battaglia col devil slayer, anche perché affrontare tutti non sarebbe divertente», spalancò le ali, aveva un’apertura alare di oltre tre metri e sollevandosi appena dal pavimento cominciò ad indietreggiare. «Qui c’è troppa gente. Demon Lord se vuoi combattere da solo con me vedi almeno di sbarazzarti prima di tutti gli impedimenti, io ti aspetterò più avanti. Soldati di Tartaros attaccate, uccideteli tutti!!», detto questo il suo corpo svani nel nulla e alle sue spalle si fecero avanti una ventina di guerrieri coperti da armature in metallo scuro dalla forma di demone.
Mira si preparò alla battaglia.
«Arrivano! Elfman sei pronto?».
«Certo sorella!».
«Lisanna tu pensa a Rio, non si è ancora ripreso del tutto! Krono noi dobb…swooosshh», un fulmineo movimento alla sua sinistra la bloccò, vide davanti a sé Krono gettarsi contro i nemici, ma non colpì i primi della fila, li superò, non appena si fu portato al centro dell’assembramento incrociò gli avambracci all’altezze della testa concentrando l’energia demoniaca negli artigli.
«ARTIGLI DEVASTATORI!!», distese le braccia lungo il suo corpo e poi all’indietro tracciando delle onde di energia nera che colpirono violentemente i soldati attorno a lui, quelli più vicini furono completamente tranciati e fatti a pezzi, il sangue e pezzi di interiora si propagarono ovunque mentre quelli più lontano una volta investiti dalle onde volarono contro i muri, vi sbatterono contro lasciando una enorme macchia di sangue, per poi cadere a terra immobili.
«Kyaaah!», Lisanna lanciò un urlo di orrore.
«Qu-questo è un massacro», disse Elfman con un filo di voce.
«No, questa è una carneficina», lo corresse Rio con tono grave.
Solo un soldato si era salvato, l’ultimo rimasto più indietro degli altri.
Era caduto per terra per la sorpresa di quella azione e per il terrore. Krono si avvicinò a lui a passo deciso, con un fuoco terrificante negli occhi, lo afferrò per il collo e strinse. «Dove è andato Malphas! Rispondi!!».
«I..i-i-io n..n-non lo so», riuscì a malapena a rispondere il poveretto.
«Ti ho detto di dirmelo!!», chiese ancora Krono stringendo ancora più forte la gola del soldato, tanto che quest’ultimo cominciò ad agitarsi freneticamente e a farfugliare suoni incomprensibili, probabilmente a causa del soffocamento.
«Dimmelo!», Krono colpì il petto del soldato con una sfuriata il sangue schizzò dai suoi artigli sul pavimento e sulle pareti.
«Ti ho detto di dirmelo!».
Slash!
Ripeté ancora affondando un’altra sfuriata e un’altra ancora e ancora, ormai non si aspettava una risposta, quella tortura era solo un mezzo per sfogare la sua rabbia e frustrazione.
«Dov’è! Slash! Dov’è! Slash!», ad un tratto smise di fare domande, continuò a lacerare con i suoi artigli, con entrambe le mani, non solo sangue ma anche pezzi di ossa e organi e budella cominciarono a volare via. Rio ed Elfman avevano distolto lo sguardo, Lisanna se lo era coperto con le mani inorridita, solo Mira continuava a fissare quella scena scioccata. Ad un tratto si fece forza, si avvicinò a Krono, attivò il suo Satan Soul e gli afferrò il braccio prima che potesse affondare un’altra sfuriata.
«Ora basta!», gli intimò con tono deciso, «è morto cosa speri di ottenere ancora».
Krono alzò lo sguardo uno schizzo di sangue gli sporcava la mascella inferiore dandogli un’aria ancora più spaventosa, le sorrise.
«Piacere? Appagamento? In attesa del piacere più grande che realizzerò tra poco», gli disse sorridente.
Mira sgranò gli occhi e allentò la presa sul braccio e Krono ne approfittò per liberarsi, si alzò e si diresse nella direzione in cui era scomparso Malphas, verso il fondo del lungo corridoio, o di quello che ne rimaneva dopo l’esplosione.
Abbassò lo sguardo per vedere ciò che rimaneva del soldato e per poco non vomitò: il petto e il collo erano completamente scarnificati, la pelle così come le interiora erano state strappate non tagliate, nella sua furia Krono aveva scavato con i suoi artigli il corpo dello sfortunato svuotandolo quasi completamente, in alcuni punti era andato talmente tanto in profondità che si poteva vedere la spina dorsale sporgere dalla carne. Si rivolse verso gli altri.
«Dobbiamo seguirlo non possiamo lasciarlo solo».
Ad un tratto dal fondo dall’altro lato del corridoio un numeroso gruppo di demoni si stava avvicinando.
«Sono venuti per rallentarci! Malphas non vuole che interferiamo», disse Rio riuscendo difficilmente a rimettersi in piedi.
«Dobbiamo occuparci di loro», Lisanna si preparò alla battaglia attivando il suo Animal Soul.
«Non possiamo lasciare Krono da solo in quello stato, si farà uccidere se combatte contro quel demone, pensateci voi qua io lo raggiungo».
«Ma se a malapena stai in piedi!», fece Mira.
«Non puoi dargli una mano se non può dare il meglio di sé», intervenne Elfman.
«Voi non capite, Krono è uno degli ultimi devil slayer di tutto il continente ora è accecato dalla rabbia ha perso del tutto la ragione, non è un avversario neanche lontanamente paragonabile a quello contro cui ho combattuto al Palio non ha speranze contro un demone come quello. Non posso lasciare che venga ucciso!».
«Perché!? Sei un suo amico e capisco che tu lo voglia aiutare ma devi avere fiducia in lui anche se è accecato dalla rabbia non si farà battere subito».
«Invece io devo fermarlo subito. Dieci anni fa quando io e mio padre incontrammo il suo e suo nonno loro ci dissero subito che avevano scelto lui come successore per il potere del Demon Lord e ci chiesero di aiutarlo nel caso a loro fosse successo qualcosa. Per sei anni abbiamo pensato che lui fosse morto insieme alla sua famiglia, invece non era così. Ora l’ho ritrovato e lui ha bisogno del mio aiuto e visto che la mia famiglia ha un enorme debito con la sua il minimo che posso fare è aiutare Krono».
«Di cosa parli?», chiese Mira mentre guardava i soldati di Tartaros avvicinarsi sempre più.  
«Diverse generazioni fa un mio antenato alle prime armi rischiò di essere ucciso da un’orda di demoni durante una missione, se non fosse stato per l’antenato di Krono il mio sarebbe stato ucciso. È da generazioni che la mia famiglia è in debito con la sua e oggi finalmente lo pagheremo».
«Capisco, voi gli dovete la vita».
«Non solo la nostra ma anche la vita di tutte le persone che nel corso degli anni sono state aiutate e salvate dai portatore della lacrima del Satanic Mind. Capite di cosa gli siamo debitori!».
«Sorellona stanno arrivando!», gridò Lisanna.
«Ho capito Rio ci occuperemo di questi demoni il più in fretta possibile, tu riprenditi, dopo andremo tutti ad aiutare Krono», detto questo Mirajane si lanciò insieme ai suoi fratelli contro i soldati. Tutti e tre combattevano colpendo duramente scagliando magie potenti, i soldati non potevano molto, ma osservando quanti ce n’erano e quelli che stavano ancora arrivando Rio capì che la faccenda si sarebbe dilungata molto.
 
Il Demon Lord camminava a passo deciso e svelto lungo le rovine e le macerie delle grandi sale e corridoi che fino a qualche minuto prima costituivano il palazzo del consiglio della magia. Camminava tendendo il busto leggermente inclinato in avanti e il paesaggio di rovina che lo circondava non lo interessava minimamente. Aveva solo una cosa in mente, solo una cosa pervadeva i suoi pensieri: la vendetta.
“Finalmente dopo sei anni, sei anni di duri allenamenti e inutili ricerche l’ho trovato. Lo ucciderò e chiunque si intrometterà farà la stessa fine, chiunque!”.
Ad un tratto si ritrovò in un enorme spiazzo, probabilmente prima dell’esplosione doveva essersi trattata di una grande sala per i ricevimenti, era improbabile che fosse la sala dove si riuniva il consiglio, dato che per arrivarci aveva preso una direzione diversa da quella che era stata indicata loro dalle strane rane umanoidi all’ingresso del palazzo. Il soffitto era quasi completamente distrutto, solo poche zone erano ancora coperte da esso mentre le pareti che circondavano la sala non erano in condizioni migliori. Quell’ambiente in rovina fatto di zone alla luce del sole e zone in penombra, circondate dal più totale e assoluto silenzio aveva creato un’atmosfera tetra e lugubre.
«Finalmente sei arrivato! Cominciavo a pensare che te la fossi data a gambe kra kra kra», il tono arrogante di Malphas ruppe il silenzio.
Se ne stava appollaiato su delle macerie dall’altro lato della sala, con le ali leggermente ritirate.
«Io ti uccido, io ti ammazzo, non ho intenzione di lasciare questo posto se non con la tua testa come trofeo».
«Khahahah! Ma bene pensi davvero di potermi battere. Io non sono come quei patetici demoni che hai affrontato nell’arco della tua insignificante ed effimera vita. Io sono un demone superiore, uno dei presidenti degli inferi, un demone con secoli di vita sulle spalle, un finto demone come te non può fare nulla a parte chiedere pietà e sperare in una morte rapida e indolore». 
Krono lo ignorò preparandosi alla battaglia. Evocò le due pistole a doppietta di prima e sparò una raffica di colpi verso il demone che reagì allungando il braccio davanti a sé: «SHIELD!!», ancora una volta la lastra di maginanium si materializzò parando tutti i colpi. Krono insistette ma la lamina non cedette, allora si getto contro di essa e appena scomparve si ritrovò faccia a faccia col demone corvo che sgranò gli occhi per lo stupore. Caricò un poderoso destro con cui colpì Malphas in pieno zigomo. Sbaaamm!!
Malphas venne scaraventato per terra, distese le ali per bloccarsi prima di colpire violentemente il terreno, per poi adagiarvisi lentamente, rivolse uno sguardo sorridente all’avversario, aveva una strana placca lucente e prismatica sulla guancia, sembrava vetro. Solo all’ora Krono si accorse di un forte dolore alla mano destra. La guardò, dal dolore che gli faceva muoverla e dalle chiazze sul guanto che ricopriva le nocche capì di esserla rotta.
«Ti sei fatto per caso male alla manina Demon Lord? Appena prima che il tuo pugno mi colpisse ho ricoperto il mio zigomo con una placca di diamante per proteggermi».
«Pensi che un danno del genere mi impensierisca?».
«Come pensi di combattere in quelle condizioni? Anche con la guarigione accelerata da demone ci vorrà qualche ora perché la mano ritorni a posto».
«Ti faccio vedere il vero potere del Demon Lord, io non uso le maledizioni, ma l’energia demoniaca, non serve solo per attaccare o usare al meglio le armi ability».
Concentrò l’energia nella mano destra che fu subito avvolta da un’aura nera, dopo qualche istante si dissolse e Krono riprese a muovere la mano aprendola e chiudendola come niente fosse.
«Interessante, facendo fluire l’energia nella mano hai incrementato la velocità di guarigione».
Krono distese le braccia in avanti materializzando su di esse due mitragliatori rotanti.
TATATATATATATATA!!!
Malphas sorrise allargando le braccia lungo i fianchi, la parte davanti del suo corpo si ricoprì di diamante, i proiettili di energia rimbalzarono e si annullarono contro la sua corazza. Krono interruppe l’attacco per gettarsi contro il nemico mentre stava facendo scomparire le placche di diamante, caricò il pugno ma mentre stava per assestare il colpo si sentì tirare il braccio e una gamba: delle catene sbucate dal terreno l’avevano immobilizzato. Malphas ne approfittò per rivestite i suoi lunghi artigli di diamante e colpire Krono in pieno petto con una sfuriata. Tre righe di sangue comparvero sul petto del Demon Lord che urlo di rabbia e dolore mentre volava indietro dopo la scomparsa delle catene.
«Credevi che usassi il diamante solo per proteggermi!».
Materializzò il fucile No Limit, sparò quattro bolidi di energia contro Malphas che gli stava andando in contro, stava mettendo in ogni colpo una quantità esorbitante di energia. Malphas creò uno scudo di maginanium a qualche metro da lui per proteggersi dai colpi senza nemmeno bisogno di fermarsi. I bolidi andarono a collidere contro lo scudo, a seguito dell’esplosione si propagò del fumo.
Krono per non lasciarsi sorprendere continuò a sparare col fucile potenti colpi nel fumo completamente alla cieca.
«Sono qui!», fece una voce alle spalle di Krono.
Si voltò e si vide Malphas praticamente addosso, la mano destra era racchiusa in un involucro metallico sopra il quale era attaccata una sega a disco che girava. Era troppo tardi per schivarlo, Krono riuscì a malapena a sollevare il fucile per ripararsi, al contatto con la sega una miriade di scintille si propagò nell’aria e subito dopo il fucile venne tranciato in pezzi che scomparvero appena caddero per terra. Malphas non perse nemmeno tempo per ritirare indietro il braccio, la sua mano sinistra scomparve dentro un altro involucro metallico che si era appena materializzato sul quale c’era una trivella che cominciò subito a girare.
Driiiiiiiii!!
Il demone corvo affondò il dispositivo puntando il cranio del Demon Lord che riuscì a stento a ripararsi usando il bracciale sull’avambraccio. La trivella perforò il bracciale con una facilità che sorprese Krono conficcandosi nella sua carne, a questo punto dovette distendere le ali e sbattendole si sollevò in aria portandosi a distanza da Malphas che si rimise in posizione retta e stette a guardarlo accucciarsi portandosi una mano sulla ferita. Un’altra ondata di aura nera circondò la mano di Krono e in un istante la ferita sull’avambraccio si rimarginò.
Malphas sorrise alzò la mano e nel suo palmo si materializzò una sfera di vetro con una strana energia all’interno.
«Questa è una lacrima esplosiva, la tipa carina di Tartaros mi pare che l’abbia chiamata etere luminescente ultra-compresso. Un dispositivo che è in grado di spazzare via un edificio intero, ovviamente questa non è altro che una copia e non possiede la stessa potenza, tuttavia le si avvicina molto e se ti esplode addosso è in grado di procurare non pochi danni anche ad un demone».
«Aaargh!!», Krono si gettò addosso al nemico urlando con tutto il fiato in corpo.
«Patetico», Malphas lanciò la sfera contro l’avversario che reagì evocando una pistola doppietta con cui fece saltare la sfera. L’esplosione fu molto forte, le fiamme si propagarono in ogni direzione ma Krono non si fermò e si gettò nelle fiamme, attraversò tutto il fuoco finchè sbucando dall’altra parte si trovò faccia a faccia con Malphas, lo colpì con un poderoso pugno in pieno volto, questi non fece il benché minimo rumore e cadde per terra. Krono gli si fermò sopra, sovrastandolo, allungò le braccia, intorno ad esse e sulla sua spalla destra si materializzarono dei mitragliatori rotanti.
«Armamenti da battaglia!! …SOPPRESSIONE!!».
TATATATATATATATATATA!!!
Una pioggia di proiettili venne scaricata addosso al demone corvo che sparì sotto la polvere che si era sollevata.
Krono continuò a sparare all’impazzata e a urlare finchè una voce non lo fece fermare.
«Ehiii! Si può sapere a chi spari?».
Si girò alla sua sinistra e vide Malphas seduto su delle macerie.
«Che pena, sei così accecato dalla rabbia che non ti sei nemmeno accorto che quello era un fantoccio con le mie sembianze. Sai questa battaglia si sta rivelando una vera delusione, è come se stessi combattendo con un bambino».
«Taci!».
«Hai detto di avere passato anni ad allenarti e questo è il risultato?! Eheheheh, un vero schifo».
«Taci!!!».
«Non capisco perché tuo padre si sia sacrificato né tanto meno perché abbia voluto trasmettere un potere così grande ad un perdente come te, anche senza entrambe le braccia sono sicuro che avrebbe fatto meglio di così».
«T-ti ho d-detto di tacereeee!!».
«Kra kra kra, sai forse capisco perché l’abbia fatto, aveva paura di doversi confrontare coi demoni nelle sue condizioni… e ha preferito scaricare le sue responsabilità su un figlio patetico e deludente, sai questo che vuol dire… che non solo tua padre era un irresponsabile ma anche un codardo».
«Taciiii!!».
Tatatatatatata!!
Gli sparò contro ma Malphas fu rapido a schivare il colpo. Krono però non sospese il sua attaccò continuò a sparare cercando di colpire il demone che continuava a muoversi.
Krono ruotava su sé stesso, continuava a sparare tutto intorno a lui, in preda all’ira, senza centrare il bersaglio nemmeno una volta.
Ad un tratto Malphas evocò delle fruste, le fece schioccare in avanti verso le mitragliatrici di Krono avvolgendole intorno ad esse, con un movimento rapido allargò le braccia in modo da far fare a Krono la stessa cosa, si mosse in avanti per attaccare l’avversario frontalmente che lo bersagliò con il mitragliatore sulla spalla. La scarica di colpi partì e Malphas si lanciò in avanti inclinando il busto all’indietro, vide passare i proiettili sopra la sua testa, ma prima che il Demon Lord potesse aggiustare la traiettoria materializzò un involucro metallico con la sega a disco sul suo piede destro, con un rapido movimento calciò, mirando il volto del nemico. Krono riuscì a malapena a tirare indietro la testa ma la sega circolare gli colpì in pieno la parte destra del volto sfregiandoglielo e lacerandoli l’occhio destro.
Il dolore fu immane, Krono digrignò i denti ma non urlò, fece scomparire e mitragliatori che avevano continuato a sparare, inutilmente, fino al momento dello sfregio, si lanciò verso Malphas cominciando a tirale pugni e calci ma nessuno dei colpi andò a segno. Ad un tratto fu Malphas a reagire, allargò il braccio sinistro a sferrò un colpo versò l’interno tenendo completamente disteso il braccio che venne parato da Krono alzando l’avambraccio. Appena il polso di Malphas entrò in contatto col bracciale di Krono il demone corvo fece un balzo all’indietro distese le ali e si sollevò allontanandosi dal Demon Lord.
Krono lo osservò… BOOOOOOMMMMM!!!!
La parte destra del suo corpo fu investita da una forte esplosione.
Aveva tenuto una lacrima esplosiva nella mano.
All’immenso calore delle fiamme seguì il dolore atroce derivante dalle ustioni e l’impossibilità di muoversi completamente a causa delle ossa rotte e i muscoli danneggiati.
Stava per cadere a terra ma riuscì a resistere appoggiandovici un ginocchio.
Snap.
Il rumore di uno schiocco di dita. Vide un cono di ghiaccio spuntare dal terreno e puntare il suo ventre riuscì a malapena a rallentarlo con una mano ma questo si conficcò comunque nella sua pancia. Vomitò un fiotto di sangue.
Fece forza col la mano distruggendo il cono.
«Sei tenace, questo te lo concedo, ma ormai per te è finita».
«Te l’ho già detto il potere del Demon Lord non serve solo per attaccare».
Si mise una mano sulla parte destra del volto e un’altra sulla pancia. L’aura nera le avvolse completamente propagandosi fino a ricoprire tutto il corpo di Krono, poi cominciò piano piano a ridursi. Alla fine, si rialzò, il suo intero corpo non presentava il più piccolo graffio o ferita, era tornato come nuovo.
«Davvero strabiliante, lo devo ammettere. È vero che usare l’energia demoniaca che velocizzare la guarigione può essere utile a volte, ma abusare di questa capacità può portare a dei problemi, oltre a consumare una grande quantità di energia alla lunga il tuo corpo ne risentirà, non puoi continuare all’infinito, c’è un motivo se nemmeno noi demoni guariamo all’istante».
«Io voglio solo ucciderti non mi importa di q-quel… qqquel…», si portò una mano sull’occhio destro, la vista gli si era appannata e la testa aveva cominciato a pulsargli.
«Khahahahah! Visto, patetico mezzo-demone umano! Ti stai uccidendo con le stesse mani».
«All’ora credo sia il caso di finirla al più presto», distese il braccio destro materializzandovici sopra il Death Striker, lo puntò verso Malphas che se ne stava sopra una montagnola di detriti e macerie. La bocca dell’arma si spalancò e dagli spuntoni cominciarono a fuoriuscire delle saette di energia nera che si convogliarono al centro a formare una sfera di energia nera e violacea.
«Questa è la tua fine brutto figlio di puttana…MACROBOLIDE!!!», la grande sfera di energia venne sparata, era più grande delle altre volte e puntava il bersaglio con grande velocità.
Malphas allungò il braccio destro di fronte a sé: «SHIELD!», una lastra rettangolare nera di maginanium si materializzò di fronte a lui, dopodichè allungo anche il braccio sinistro: «DOUBLE!», una seconda lastra, uguale alla prima, si materializzò a mezzo metro di fronte alla prima. Nel momento in cui il macrobolide venne a contatto con il primo scudo esplose, l’esplosione si propagò solo verso la direzione in cui si trovava Malphas, una grande nube di fumo si sollevò, il demone corvo e gli scudi da lui materializzati sparirono.
«Anf…anf…anf», Krono respirava affannosamente, stette immobile finchè il fumo non si fu completamente diradato. Di fronte a lui non c’era rimasto nient’altro che macerie.
«Anf ce l’ho f-f-ffatta… anf… finalmente ho ucciso il demone, h-ho vendicato la mia famiglia!», si abbassò posando un ginocchio per terra, si sentiva stravolto.
«Uhuhuh… era questa la fine che avevi previsto per me?».
Krono si bloccò alzò lo sguardo e vide Malphas avanzare verso di lui: era ricoperto di polvere ma non sembrava avere alcuna ferita, al massimo qualche livido.
«Maledizioneeeeee!!!», si ritirò su a fatica ed evocò le sue pistole a doppietta.
«Nonostante il doppio scudo di maginanium ho dovuto rivestire interamente il mio corpo di diamante per resistere al tuo colpo e non ne sono uscito illeso lo stesso»
Swoosh.
Scomparve in un istante.
Krono sgranò gli occhi sorpreso.
«Adesso però mi sono stufato, è ora di farla finita», la voce veniva dalle sue spalle, si voltò e un colpo lo prese sullo zigomo facendolo cadere per terra. Si rialzò, ma si trovò Malphas subito addosso che gli scaricò una raffica di pugni e per finire con un colpo di artigli gli procurò quattro sfregi sul petto, Krono volò all’indietro, colpì violentemente il terreno e vi strisciò sopra finchè non si fu fermato. Ritentò nuovamente di rialzarsi ma Malphas era già a pochi metri da lui.
“È più veloce di prima!”.
Mentre si stava rialzando sentì le gambe cedergli e ricade per terra.
“No sono io che sono più lento”.
Puntò la pistola verso il nemico e fece fuoco.
Bang.
La sfera di energia viaggiò velocemente verso Malphas, il quale alzò tranquillamente la mano destra per parare il colpo che vi esplose appena vi entrò in contatto. La piccola esplosione che ne derivò si disperse subito. Malphas si guardò la mano sulla quale era rimasto qualche segno e sorrise: «eheheh, tutto qua? Tutto quello che ho sentito è stato un leggero pizzicotto».
«Grrr», Krono era furente.
Bang. Bang. Bang. Bang.
Fece fuoco anche quattro volte e il risultato fu lo stesso.
«Anf…anf…anf, la testa aveva cominciato a pulsargli, la vista gli si era offuscata e sentiva un rivolo di sangue colargli da una narice. Provò a concentrare altra energia nell’arma.
Clik.
Ma questa non fece fuoco. Premette il grilletto altre volte.
Clik. Clik. Clik.
Il risultato fu il medesimo. Ormai non gli era rimasta abbastanza energia demoniaca per far funzionare la sua arma.
«È finita ormai Demon Lord, hai consumato tutta la tua energia. Devo dire che sei stato una delusione, è stato come combattere contro un principiante. Ihihihih, comunque dovresti ringraziarmi, i tuoi cari ti mancano tanto? Non preoccuparti tra poco li rincontrerai», alzò la mano destra portandola all’altezza del viso e i suoi lunghi e sottili artigli si rivestirono di diamante.
Krono sentiva il cuore battergli all’impazzata nel petto, la testa gli doleva e gli pulsava fortemente come se avesse avuto un altro cuore battergli dentro, respirava affannosamente, i suoi polmoni erano come infuocati e ad ogni respiro era sempre peggio.
“Sto forse per morire? Tutto quello che ho fatto, tutte i duri allenamenti, i tormenti, le fatiche e la solitudine che ho dovuto sopportare a cosa sono serviti? A portarmi a questo punto, ad essere sgozzato dallo stesso demone che ha massacrato tutte le persone a me care e che mi ha portato via tutto?”.
Alzò lo sguardo iniettato di sangue, le sclere erano arrossate per via dei numerosi capillari che erano in risalto, i denti stretti, come un cane che ringhia.
“No, non può finire così, non deve finire così! Io lo ammazzerò o morirò provandoci, non ci sono altre alternative”.
Puntò la sua arma, si concentrò e si sforzò a cercare altra energia da mettere nell’arma, man mano si concentrava e immetteva altra energia nell’arma le fitte in tutto il suo corpo aumentavano ma non gliene importava.
Fece fuoco. Bang.
Il colpo colpì la spalla di Malphas, non sortendo alcun effetto, il demone si era appena scomposto rallentando appena la sua andatura, non aveva neanche provato a difendersi.
Bang. Un altro colpo lo stesso risultato.
Bang. Uguale.
Bang. Coff. Krono tossì del sangue, che gli ricoprì completamente il mento ma non si scompose.
Bang. Ad un tratto avvertì una fitta violentissima in pieno petto, lasciò andare la pistola e ci mise una mano sopra.
Cough. Vomitò un fiotto di sangue.
Era finita, oramai Malphas gli era addosso.
 

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Capitolo 15
*** BESTIA ***


15. BESTIA
 
Mirajane colpì il demone dinnanzi a lei con un potente pugno in pieno volto, il demone venne scaraventato contro la parete, il suono della botta si propagò per tutto l’enorme corridoio, o meglio per quello che ne rimaneva, il demone cadde per terra di faccia e non si mosse più.
Si girò per guardare a che punto erano i suoi fratelli, anche loro avevano steso tutti i loro avversari e si stavano avvicinando.
Riassunse la sua forma umana annullando il Satan Soul.
«Tutto bene?», gli chiese.
«Si, non preoccuparti sorella, non erano avversari poi molto forti».
«Un vero uomo non si fa mettere al tappeto per così poco!».
«Bene allora prendiamo Rio e andi…», si girò nella direzione in cui si aspettava di trovarlo ma non vide nessuno.
«Ma dov’è finito?», chiese allarmata Lisanna.
«Nella foga del combattimento non ho più fatto caso a lui, deve avere approfittato del fatto che i demoni erano occupati a combatterci per allontanarsi e andare a cercare Krono per aiutarlo».
«Cosa crede di fare in quelle condizioni», Elfman continuava a guardarsi intorno come per cercare di scorgere Rio in lontananza.
«Il comportamento di Krono lo deve aver preoccupato non poco. Dopo che ha riassunto la sua forma umana le sue condizioni sono migliorate, inoltre se le sue capacità di guarigione sono superiori a quelle di un semplice umano grazie alla lacrima che ospita a quest’ora si dovrà essere rimesso quasi del tutto», Mira si portò la mano sul mento, assumendo un tono pensieroso: «Rio non sembra un tipo impulsivo, non si sarebbe messo alla ricerca di un demone come Malphas se non fosse sicuro di poterlo combattere decentemente, però c’è anche da dire che sembrava molto preoccupato per Krono e per la faccenda del suo debito».
Alzò lo sguardo verso i suoi fratelli: «non ha senso stare qui a perdere tempo in pensieri inutili, cerchiamo Krono, trovato lui sono certa che troveremo anche Rio e Malphas!».
«Ok!!», risposero i due fratelli all’unisono.  
Tutti e tre si affrettarono per quei lunghi corridoi e sale in rovina.
Mirajane, nonostante non lo avesse dato a vedere ai suoi fratelli, aveva uno strano e preoccupante senso di inquietudine addosso, come preannuncio di qualcosa di terribile che stesse per accadere.  
  
Krono guardava Malphas avvicinarsi, completamente inerme, incapace di difendersi, incapace di scappare. Aveva fallito e ora stava per morire.
Ad un tratto vide Malphas alzare lo sguardo e sgranare gli occhi, con un battito d’ali si slanciò all’indietro per schivare un’onda nera a forma di mezzaluna che andò a colpire il terreno.
“Quell’attacco!”.     
Krono fece per voltarsi per vedere Rio avvicinarsi, ma prima che potesse farlo sentì una mano premerli fortemente sulla nuca e sbatterlo violentemente sul pavimento rompendolo e facendolo anche affondare.
Krono sputò sangue mentre il dolore alla testa ritornò persistente.
«Certo che tu sei proprio una testa di cazzo», gli disse Rio a denti stretti, furente.
Tirò su la mano cosicché Krono poté guardarlo almeno con la coda dell’occhio.
«M-mma c-c…che caz…zo fai?».
«Non posso credere che ti abbia ridotto in queste condizioni», alzò lo sguardo per guardare Malphas, «a giudicare dal suo stato non sembra che tu gli abbia fatto danni seri. Scommetto che in preda all’ira e all’odio ti sei messo a combattere senza criterio, sparando all’impazzata e usando quantità esorbitanti di energia per azioni inutili».
Krono riuscì faticosamente a rimettersi a sedere, ma aveva il naso sanguinante.
«Che delusione Krono, sei peggio di un moccioso che fa i capricci, non so se sono più schifato dal tuo comportamento o da me stesso per essermi fatto battere da un idiota del genere. Non ricordi gli insegnamenti di tuo padre e tuo nonno, non bobbiamo cedere alle emozioni mentre combattiamo specialmente quelle negative, altrimenti rischiamo di trasformarci in bestie! È questo quello che vuoi diventare? Un essere peggiore dei demoni».
«Certo che no! Ma quello è l’essere che mi ha portato via tutto! La mia casa, i miei amici, la mia famiglia, io lo devo uccidere, lo devo uccidere ad ogni cost… sbammmm!».
Rio gli premette di nuovo la testa contro il pavimento.
«Ad ogni costo?! Anche perdendo te stesso? Ora capisco per quale motivo tuo padre e tuo nonno mi hanno chiesto di tenerti d’occhio temevano che tu potessi perdere il controllo».
«Ma di che cazzo parli?», Krono si liberò dalla presa di Rio tirandosi su per l’ennesima volta.
Rio fece qualche passo in avanti avvicinandosi a Malphas.
«Ehii! Che cazzo hai intenzione di fare! Lui è la mia preda devo essere io a ucciderlo è la mia missione».
«Cosa credi di fare in quelle condizioni! Sei talmente debilitato che potresti ammazzarti da solo, solamente cercando di fare ancora fuoco con quelle tue armi, hai fallito la tua missione Demon Loro! Adesso è il mio turno».
«Quello ha uccis…».
«La tua famiglia?!», si girò guardandolo con un sorriso ironico: «a tutti possono venire a mancare persone care, una prova di carattere è come uno si comporta in seguito e tu hai fallito questa prova Krono. L’hai fallita completamente. Prova a pensare cosa direbbero i tuoi. Io li ho visti poche volte ma da quel poco che ho imparato sul loro conto sono convinto che sarebbero disgustati dal tuo comportamento. Sono contento per la prima volta della loro morte, almeno non possono vedere la persona di cui erano tanto fieri ridotta in questo stato pietoso».
Krono era stato spiazzato, non sapeva come rispondere, si sentiva distrutto e umiliato, nel corpo e nello spirito.
Rio si voltò verso Malphas, si piazzò per bene per terre, allargando leggermente le braccia lungo i fianchi con gli artigli bene in mostra.
«Allora sei pronto demone corvo? È arrivato il momento della tua fine».
«Credi davvero di potermi sconfiggere Satanic Mind, ti ricordo che ho cercato e ucciso tutti i devil slayer del continente, tu e quell’altro siete gli ultimi. Kahahahah non ti sembra ironico?! È stato il demone a cacciare e ad eliminare i devil slayer, la preda si è tramutata in cacciatore».
«Oggi questo paradosso avrà termine».
«Ammetto che il vostro livello è superiore a quello degli altri ma vi resta comunque impossibile sconfiggermi».
«Vedremo».
Rio allargò le braccia tutti i bulbi oculari sul suo corpo si mossero iniziando a fissare Malphas che fu svelto ad abbassare lo sguardo, distese le sue grandi ali per poi ripiegarle attorno al proprio corpo, avvolgendolo.
«CORVI DELLE TENEBRE!», appena spiegò le ali uno stormo di corvi con tre occhi interamente rossi si librò in volo verso Rio che alzò le braccia per ripararsi dai volatili, spiazzato e sorpreso dall’evocazione fatta da Malphas.
I corvi gli furono subito addosso, cominciarono a beccarlo affondando i loro becchi nelle sue carni. Rio se ne accorse subito ciò a cui i corvi miravano non erano le sue carni ma i suoi bulbi oculari, glieli stavano distruggendo uno dopo l’altro, allora con un rapido movimento d’ali spiccò un balzo in aria, concentro energia nelle stesse e prese a batterle forte.
«ONDE DI VUOTO!!», le lame create dalle ali falciarono tutti i corvi che svanirono appena toccarono il suolo. Rio si controllò preoccupato il corpo, per controllare i danni subito, la perdita dei suoi occhi sembrava preoccuparlo.
«Khah ahaha ahah, sembri preoccupato della perdita dei tuoi preziosi occhi Satanic Mind!».
Rio lo guardò sorpreso, come se avesse capito che Malphas era a conoscenza di qualcosa.
«Vedi, il fatto è che io conosco tutte le vostre tecniche e le vostre abilità! Ho osservato l’incontro al Gran Palio in modo da sapere a cosa sarei andato in contro. Tu combatti usando la maledizione Illusion, una maledizione rara anche tra i veri demoni, una maledizione potente che consiste nello sconvolgere la mente dell’avversario con potenti incubi e illusioni, ma per farlo devi prendere il controllo della sua mente altrimenti non riusciresti a fargli vedere alcuna illusione. I demoni con questo tipo di potere hanno ognuno un metodo diverso per assoggettare la mente dell’avversario, più o meno efficacie, ma nel tuo caso l’ho capito appena ti ho visto: tu usi gli occhi».
Rio aveva gli occhi sgranati e appariva teso.
«Gli occhi sono collegati direttamente al cervello quindi agendo su di loro tu colpisci direttamente il cervello dell’avversario e per farlo hai bisogno che il tuo sguardo si incroci con quello della vittima, è a questo che servono i numerosi occhi che hai sul corpo, non per fornirti un numero maggiore di punti di vista ma per incrementare sensibilmente le possibilità di incrociare lo sguardo con quello dell’altro. In pratica tu lanci le illusioni dagli occhi, distruggendoli, ti impedisco la possibilità di usare la maledizione Illusion».
Rio fece un sospiro abbassando lo sguardo, per poi a tornare a rivolgersi verso Malphas: «molto bravo! Mi devo complimentare con te sei riuscito a capire subito il segreto della mia tecnica».
«Non è stato molto difficile, mi sono già trovato in passato a dover affrontare demoni col tuo stesso potere, so per certo che usare gli occhi per lanciare le illusioni è sempre stato il metodo migliore, oltre al più diffuso».
Fece una piccola pausa assumendo in ghigno arrogante.
«Tutti i demoni che ho affrontato in passato, con questo potere sono stati fatti fuori, tu sarai soltanto un altro della lista».
«Vedremo, mi hai fatto fuori soltanto la metà degli occhi, non canterei vittoria troppo presto se fossi in te», gli disse mentre scendeva piano per riportarsi con i piedi per terra. I due passarono qualche secondo a studiarsi, poi la battaglia ebbe inizio.
Rio sbatte le sue ali creando delle onde di vuoto, Malphas non tentò nemmeno di schivarle, allargò le braccia e rivestì la parte anteriore del suo corpo col diamante, le onde andarono a collidere sulle placche per poi scomparire. I due si lanciarono l’uno contro l’altro, cominciarono a colpirsi con gli artigli, come in ogni combattimento tra demoni i due contendenti più che scambiarsi pugni cercavano di lacerarsi e strapparsi le carni con gli artigli, ad un tratto Rio indietreggiò un poco, inspirò profondamente e poi rilasciò il suo colpo: «PROIETTILI DI VUOTO!!», sputò dalla bocca tre colpi.
Malphas era troppo vicino per schivarli quindi ancora una volta ricorse alle sue placche di diamante, rivestendo solo le parti del suo contro cui i proiettili erano diretti. I colpi vennero respinti dalle placche ma Rio approfittò del momento per colpire l’avversario in pieno volto con un potente pugno. Malphas volò all’indietro, Rio gli si lanciò contro, ma si bloccò quasi subito per schivare un cono di ghiaccio che sbucò dal terreno mirando alla sua gola, afferrò la punta con la mano in modo da usarla come perno e girarvi attorno per colpire Malphas con un calcio al fianco, il quale non tentò di resistervi ma se lo prese in pieno cercando di attutirne l’impatto. A causa di ciò il corpo del demone corvo non volò via dopo l’impatto. Quando Rio riappoggiò il piede per terra era in una posizione di svantaggio: era quasi completamente girato rispetto all’avversario, con la schiena esposta ad un attacco che non tardò ad arrivare. Malphas rivesti i suoi artigli, già molto affilati, di diamante in modo da renderli ancor più devastanti e con un rapido movimento del braccio lacerò la schiena di Rio distruggendoli tutti i bulbi oculari. Rio inclinò il busto all’indietro e gridò per il dolore.
Malphas si materializzò tra le mani due fucili d’assalto, erano mitragliatrici M2-49, armi che Krono conosceva, con cui scaricò su Rio una scarica spaventosa di colpi. Dai bossoli che le armi lasciavano cadere era chiaro che fossero delle armi tradizionali.
Il corpo di Rio volò all’indietro per qualche metro. Quando la scarica di colpi terminò Malphas si gettò contro il nemico sofferente.
«Sei finito!».
«Tu credi… sei tu quello che è finito».
Quando fu a qualche metro di distanza da Rio, Malphas si bloccò.
Aveva lo sguardo esterrefatto e incredulo.
Ad un tratto iniziò ad urlare, si agitava freneticamente, muovendo le mani in tutte le direzioni.
«Che cos’è questo fuoco?!».
«È un’illusione non lo capisci?».
«Impossibile! Non ti ho mai fissato negli occhi! Come ci sei riuscito!?».
«Ho capito che non sarei riuscito a farti cadere facilmente nelle mie illusioni, eri troppo accorto riguardo alle mie tecniche, quindi ho usato a mio vantaggio il fatto che tu fossi così concentrato a distruggermi tutti gli occhi. Poco fa quando mi ha distrutto i bulbi sulla schiena, ho sfruttato quella situazione per colpirti».
«Ti sei fatto colpire apposta, bastardo!».
«Esatto. Non ho intenzione di mettermi a giocare con te, quindi userò subito il massimo livello».
Ad un tratto Malphas ricominciò a gridare, poi smise, emetteva strani versi mentre si teneva la gola come se qualcosa gli stesse penetrando dentro.
Rio avvolse le ali intorno al suo corpo per poi distenderle con un colpo secco.
«ONDE DI VUOTO», le onde materializzatesi falciarono il corpo di Malphas completamente inerme e privo di difese. Il sangue cominciò a schizzare in ogni direzione accompagnato dalle urla del demone.
«Perché il mio potere non si attiva!?», disse Malphas furente.
«Il tuo potere consiste nel materializzare attraverso la mente tutto ciò che immagini, ora la tua mente è sotto il mio controllo, quindi il tuo potere non funziona».
Rio osservò l’avversario rialzarsi a fatica, dispiegò le ali e con un forte battito si portò in volo. Ad un tratto sollevò l’avambraccio destro, cominciò a farlo roteare tracciando delle onde nere. Quando terminò il movimento il bracciò era circondato da un’onda di vuoto a forma di lama che partiva dal gomito e si prolungava ben oltre la mano.
«Con questo la finiamo», con un altro battito di ali si lanciò verso l’avversario, che se ne stava in piedi e immobile con lo sguardo perso nel vuoto nella direzione di Rio.
Satanc Mind era ormai a qualche metro dal nemico, allungò il braccio all’indietro per caricare il fendente.
Krono poteva solo assistere impassibilmente alla scena, la sua vendetta stava per essere presa da qualcun altro.
Rio lanciò il fendente: «LAMA DI VUOTO!!».
Slashhh!
Krono sgranò gli occhi.
La reazione di Rio non fu diversa. Si era bloccato, la lama ferma a qualche centimetro dal collo di Malphas e un rivolo di sangue che gli colava giù dal lato della bocca. Abbassò lo sguardo e vide il braccio di Malphas che gli era penetrato nel ventre fino a metà avambraccio. La lama di vuoto scomparve.
«T-t-tu ma c-co…c-c-come è pos-s…sibile», riuscì a dire con un filo di voce.
Malphas aprì la bocca pe rispondere, ma fu interrotto da dei passi in avvicinamento.
Mirajane sbucò insieme a fratelli e appena vide la scena si portò le mani alla bocca.
«Oh, cielo! Rio!».
«Pessimo tempismo, ora non ho tempo per voi, snap», ad uno schiocco di dita delle catene sbucarono dal terreno legando i fratelli Strauss impedendo loro ogni movimento. 
«Tu… come puoi esserti liberato dalle mie illusioni in così breve tempo?».
Malphas lo guardò ghignando.
«Non me ne sono mai liberato, molto semplicemente su di me non hanno mai avuto molto effetto».
«Ma non è possibile, all’inizio reagivi proprio come se venissi colpito da ciò che io decidevo di materializzare».
«Le tue illusioni per me non erano altro che immagini che mi comparivano davanti agli occhi, nulla di più, inizialmente hanno funzionato ma dopo qualche secondo non avevano già più alcun potere su di me, ti ho solo assecondato per lasciati credere di avere la situazione sotto controllo in modo da poterti finire in un colpo solo prendendoti di sorpresa. Ti avevo detto di aver già combattuto contro demoni col tuo stesso potere e ogni volta sono stati fatti fuori. Le illusioni non hanno effetto su di me».
«Ma come è possibile?».
«La mia mente si è sviluppata a tal punto che è in grado di tramutare in realtà tutto ciò che immagina. Pensi che qualche incubo possa avere effetto su di essa. Kahahahah… sono quasi dispiaciuto per te sai. Contro qualsiasi altro demone ti saresti fatto valere, saresti stato un avversario difficile da battere, ma per tua sfortuna hai dovuto combattere contro di me. Hai perso per un'unica ragione: il tuo avversario ero io… crock».
«Cough».
Krono vide Rio tossire del sangue mentre il suo busto si inclinava all’indietro.
«Oh cavolo! Quella era la tua spina dorsale, accidenti pensavo che fosse più resistente».
L’espressione sofferente di Rio manifestava tutto il suo dolore.
Ad un tratto il ventre di Rio si gonfiò leggermente, quest’ultimo tossi altro sangue poi guardò sorpreso Malphas.
«Ti starai chiedendo che cosa ho appena creato dentro il tuo bel corpicino, si chiama etere luminescente ultra-compresso».
Krono sollevo la testa e cominciò a guardare preoccupato Malphas, questi ricambiò il suo sguardo con un sorrisetto sadico che mostrava tutta la sua trepidazione per ciò che stava per accadere.
«Eheheh, il tuo amico Demon Lord sa bene di cosa si tratta, una lacrima esplosiva in grado di radere al suolo un edificio, questa è una copia, ma in battaglia è comunque in grado di ferire un demone, scommetto che se inserita dentro potrà farti saltare in aria come quelli che voi chiamate fuochi d’artificio».
Rio era stranamente calmo, come se quello che gli era appena stato detto non lo turbasse minimamente.
«Wao, la tua calma è ammirevole, comunque io sono troppo eccitato, se c’è una cosa che preferisco alla vista degli umani che soffrono e si disperano è vederli saltare in aria come petardi, siete un ottimo mezzo di divertimento», si passo una mano sulla bocca per pulirsi dalla bava.
«Posso dire ora che finalmente la mia missione è conclusa, gli ultimi due devil slayer rimasti sono ai miei piedi».
«Chi… ti dice di aver già vinto, anf, ti ricordo che hai ancora un devil slayer da eliminare, quello che da molti è considerato il più forte tra noi tutti».
«Kahahahah, se cerchi di spaventarmi con fasi del genere vuol dire che sei proprio disperato, quello che secondo te è il più forte tra voi non è messo molto meglio di te e tra poco lo rivedrai all’altro mondo kra kra».
Fece forza col braccio, per prepararsi a lanciare Rio, il quale strinse i denti per il dolore.
Rio lanciò uno sguardo verso Krono, era serio, gli occhi non trasmettevano il minimo segno di paura, rabbia o preoccupazione.
«Ricorda Krono non è affidandoti alla rabbia e all’odio che riuscirai a prevalere sui tuoi nemici. Lascio tutto nelle tue mani, mi fido di te, sono sicuro che riuscirai dove io e gli altri abbiamo fallito, ammazza questo bastardo», poi rivolse lo sguardo verso Mira: «vi prego di badare a lui, stategli vicino e aiutatelo».
«Addio!!», Malphas lo lanciò in aria.
«Riooooooo!!!», gridò Mira disperata.
Krono osservò la scena, che gli sembrò durare molto più del normale. Rio aveva chiudo gli occhi e sorrideva.
“Perché sorride?”
Una luce cominciò ad uscire dal suo ventre, poi dalla sua bocca, dai suoi occhi e… BOOOOOOM!!!
L’onda d’urto si propagò facendo crollare altre macerie e investendo Krono in pieno che si riparò il viso con un braccio.
Quando fu tutto finito, di Rio non era rimasto più niente.
«Kahahahaha, avete visto che spettacolo, incredibile, incredibile! Non mi stancherò mai di far saltare esseri umani, è troppo divertente!». Si stringeva nelle braccia e continuava ad oscillare come in preda a forti brividi o spasmi, finchè il suo sguardo non cadde su Krono.
«Bene Demon Lord ora tocca a te», cominciò ad avvicinarsi a passo lento, teneva le braccia leggermente aperte mentre il suo sguardo di pura crudeltà era semplicemente spaventoso.
Krono era paralizzato, non pensava a niente, la sua vista era offuscata, aveva anche smesso di percepire dolore. Alzò il braccio evocò una pistola a doppietta e fece fuoco. Il primo colpo prese in pieno la spalla di Malphas ma l’unico risultato che ottenne fu di rallentare appena il suo passo, il secondo colpo lo prese sulla pancia ma non lo rallentò nemmeno. Krono avvertì qualcosa colargli giù dalla narice sinistra, ma non se ne curò. Premette di nuovo il grilletto ma non successe nulla, allora si sforzò e riuscì a produrre un altro colpo ma la sfera di energia si smembrò dopo qualche metro.
Un forte crampo alla testa lo bloccò, sentì un forte bruciore alla tempia destra.
Pshiiii. Un getto di sangue cominciò a fuoriuscire dalla sua tempia.
«Probabilmente non c’è neanche bisogno che mi sporchi le mani con te, se continui così ti ammazzi da solo.
Clang clang clang. Delle catene si spezzarono.
Mirajane in forma Satan Soul insieme ai suoi fratelli si posizionarono davanti a Krono per proteggerlo.
«Uffa, non potevate rimanere bloccati un altro po’».
«Ora dovrai vedertela con noi», gli rispose Mira.
«Non credo che avrei grossi problemi a sbarazzarmi di voi tre, ma sul posto credo che stiano arrivando ospiti indesiderati, dopotutto il palazzo del consiglio è appena saltato in aria e io non ho voglia di farmi vedere troppo in giro, almeno per il momento. Credo che sia meglio rimandare. Ehi! Tu, Demon lord ascoltami, la gilda a cui appartieni si chiama Fairy Tail, dico bene? Ha sede a Magnolia se non sbaglio. Tra qualche giorno verrò io stesso a trovarti, nella tua bella cittadina, li chiuderemo i nostri conti una volta per tutte, vedi di farti trovare altrimenti mi sfogherò su tutti gli abitanti che capiteranno a tiro, ahahah farò un sacco di bei fuochi d’artificio».
«Maledetto bastardo», disse Elfman mentre si preparava a caricare, ma Mira lo trattenne per un braccio.
Malphas distese le ampie ali e con un battito spiccò il volo verso il cielo: «ci vediamo tra qualche giorno Demon Lord!! Kahahahahah!».
«Fermati brutto figlio di puttana! Non abbiamo ancora finito!», Krono cercò inutilmente di rimettersi in piedi noncurante del suo stato.
«Adesso di devi calmare», gli disse Mira.
«Sorellona guarda la sua tempia».
«Ha bisogno di cure immediate, dobbiamo sbrigarci».
Krono riassunse la sua forma umana e cadde a terra sfinito, con la coda dell’occhio continuò a fissare il punto da cui Malphas era volato via, finchè non perse conoscenza.
 
Uranos se ne stava in piedi, immobile a fissare il figlio steso di fronte a lui. Lo sguardo era duro e adirato. Krono aveva gambe e braccia bloccate da delle catene, fissava il padre senza proferire parola. Fu il padre a parlare per primo.
«Che delusione Krono. Sei una vergogna per me e per tutti i Demon Lord che ti hanno preceduto».
«Padre è stato solo un errore che non si ripeterà più, la prossima volta…».
«La prossima volta?! Nel nostro mondo non esiste mai una prossima volta, un combattimento contro un demone finisce sempre con la morte di qualcuno e l’ultimo è finito con la morte di Rio! Sei stato fortunato, molto fortunato!». Fece una breve pausa, durante la quale Krono distolse lo sguardo, non riusciva a sostenere lo sguardo del padre.
«Non sei riuscito a tenere testa al tuo avversario, ti sei fatto umiliare combattendo come un bambino e a causa della tua debolezza un tuo compagno è dovuto intervenire in una battaglia non sua e questo gli è costato la vita!».
«Lui si è intromesso in una battaglia non sua! Se non si fosse immischiato quell’idiota ora sarebbe ancora vivo!».
«È proprio perché lui si è immischiato che un coglione come te è ancora vivo! Stavi per tramutarti in bestia Krono, nonostante tutti gli avvertimenti, le ore di allenamento per gestire al meglio le emozioni, non posso credere che tu abbia dimenticato tutto».    
Le catene che legavano Krono scomparvero, il ragazzo si tirò su, quando si fu rimesso in piedi si accorse di essere in una gabbia.
Suo padre si voltò e iniziò ad allontanarsi.
«Padre! Aspetta, liberami, aiutami!».
«Ti ho già aiutato anche troppo, io ho passato anni ad allenarti e se senza di me sei diventato così allora voleva dire che non valevi molto. Sia io che mio padre ci siamo sbagliati sul tuo conto, non eri nulla di speciale e ti sei rivelato una delusione, sei stato un errore, niente di più. Se mi fossi innestato la lacrima avrei protetto il villaggio e sarebbero tutti vivi».
Krono allungava le braccia attraverso le sbarre, urlava e si dimenava ma suo padre era sempre più lontano.
«Stai in gabbia come la bestia che sei».
«No! No, nooooooo!!».
 
«Noooooo!!».
Krono si svegliò di soprassalto. Respirava affannosamente, sudava, si portò una mano sul volto.
«Krono», fece una voce dall’altro lato della stanza.
Il corvino alzò lo sguardo e vide Mirajane seduta di fianco ad un letto su cui stava Laxus privo di sensi. Nei letti vicini invece c’erano gli elementi del Raijinshu: Freed, Bixlow ed Evergreen. Guardandosi intorno si accorse di essere nell’infermeria della gilda. In un istante i ricordi del combattimento gli ritornarono alla mente.
“Malphas”.  
Saltò giù dal letto, si infilò gli stivali, ignorò completamente la giacca e i guanti che si trovavano su una sedia lì vicino e si affrettò verso l’uscita. Strinse la piastrina che aveva al petto, non aveva bisogno di nient’altro finchè i suoi antenati era al suo fianco.
“Sei una vergogna per me e per tutti i Demon Lord che ti hanno preceduto”, quelle parole gli rimbombarono nella testa come un tuono, mollò la piastrina e scosse la testa per mandarle via.
«Aspetta Krono sei ancora molto debilitato, hai bisogno di riposo», Mira provò a fermarlo ma invano.
Arrivato all’uscio che divideva l’infermeria dalla sala principale udì una voce provenire dalla sala, la voce del master.
«… il sangue che hanno versato è sangue nostro, prendete tutto questo dolore, questa sofferenza e fatene spirito combattivo. Noi non siamo la giustizia, a guidarci è la nostra stessa volontà! In nome del legame che ci unisce e ci rende fieri stermineremo i nemici della nostra famiglia!».
Un forte grido si sollevò a queste parole.
“Che stronzate, tutte stronzate”!
Krono spalancò le porte dell’infermeria con una tale foga che tutti si voltarono nella sua direzione.
«Ehii! Non ti ho dato il permesso di uscire hai bisogno ancora di riposo!», gli gridò Polyushica, ma Krono la ignorò completamente.
«Fermati ragazzo!», la voce di Makarov tuonò per tutta la gilda, Krono si vide sbarrata la strada e si costrinse a girarsi.
«Cosa credi di fare in quelle condizioni?».
«E a te che ti frega stupido vecchio», gli rispose a denti stretti.
«Cos’hai detto?», si fece avanti Natsu, affiancato da Gray ed Erza, i loro sguardi non erano per niente tranquilli, emanavano collera.
«Su ragazzi cerchiamo di calmarci, siamo tutti agitati per quello che sta succedendo», Lucy tentò di calmare gli animi ma inutilmente.
«Mirajane, Lisanna e Elfman ti hanno riportato in gilda mentre il master e Polyushica ti hanno aiutano, potresti almeno cercare di mostrare un po’ più di gratitudine», disse Gray.
«Non sono tenuto a ringraziare nessuno per dell’aiuto che non ho chiesto, avreste dovuto farvi i cazzi vostri e lasciarmi in pace, me la sono sempre cavata da solo».
«Perché ti stai comportando così Krono?», chiese Mira preoccupata.
«Lascia perdere Mirajane, sei stata anche troppo gentile con questo rifiuto, ma si è dimostrato una vera delusione», Erza fece un passo avanti.
“Delusione?”.
Krono si passò una mano sulla lunga frangia in modo da scoprire bene entrambi gli occhi. L’occhiataccia che lanciò alla rossa era di pura furia.
Erza continuò: «ti abbiamo accettato come nostro compagno come membro della nostra famiglia e t…».
«Voi non siete la mia famiglia!!!», il grido di Krono fu talmente forte che chi gli era più vicino fece un passo indietro.
«La mia famiglia è morta e se pensate che io sia così bisognoso d’affetto da sostituirvi a loro vi sbagliate di grosso!».
«Per te saranno solo cazzate ma per noi la gilda è la nostra casa e i suoi membri sono la nostra famiglia, tu appartieni alla gilda nonostante tutto, quindi sei parte di questa famiglia. Un mago di Fairy Tail mette la gilda e la sicurezza dei suoi membri prima di tutto, combatte e si sacrifica per garantirla, a costo della propria vita, è così che noi ci comportiamo».
«Bwahahah», Krono a scoppiò a ridere, questo non fece altro che aumentare il numero delle occhiatacce che gli venivano rivolte oltre alla rabbia di Erza. Makarov invece fissava la scena impassibile.
«Oh certo per te è facile parlare così, tu sei Erza, la grande, grandissima Erza, colei che è stata definita Titania la regina delle fate, colei che può fare tutto solo perché si chiama così… figa, sexy, coraggiosa, forte e valorosa, con un doloroso passato alle spalle, carica di valori e orgogliosa della sua integrità morale e che va avanti sempre imperterrita, la classica persona che fa sempre la cosa giusta e non si macchia mai con atti sbagliati o indegni!». Fece una breve pausa per riprendere fiato.
«Non puoi neanche immaginare quanto mi stiamo sul cazzo le persone come te!! Visto che riuscite sempre a cavarvela facendo la cosa giusta pensate che non esita altro modo per risolvere una situazione e denigrate chiunque si comporti in un modo che ritenete sbagliato. Ma devi sapere mia cara che a questo mondo ci sono persone che per perseguire i propri scopi, per quanto giusti essi siano, hanno dovuto imboccare una strada di violenza e cattiveria non perché gli andava ma perché non avevano altra scelta!».    
«Ti sbagli, tutti hanno una scelta, il fatto che tu non l’abbia fatta non vuole dire che non ci fosse ma solo che non sei stato in grado di vederla, perché preso com’eri dalla rabbia e dal desiderio di vendetta volevi vedere solo ciò che ti faceva comodo».
«Ecco l’hai fatto di nuovo! Pensi davv…».
«Dove hai intenzione di andare?», Makarov lo interruppe,
«Andrò a cercarlo lo devo anticipare lui pensa che me ne starò buono qui ad aspettarlo ma si sbaglia.
«Come speri di trovarlo?».
«Questo non ti riguarda».
«Mirajane ci ha detto che sarà Malphas a venirti a cercare e che se non ti troverà farà una strage con gli abitanti».
«E pensi davvero che me ne freghi qualcosa?», gli rispose sorridendo, mentre si voltava e si dirigeva verso l’uscita.
«Fermati subito!!», tuonò Makarov.
A queste parole Krono si bloccò e si girò di scatto verso il master, un lampo di furia omicida attraversò il suo sguardo.
«Io non prendo ordini da te, vecchio», ringhiò a denti stretti, una pistola comparve nella sua mano e gliela punto contro.
Bang!
In gilda tutti trattennero il fiato per qualche istante.
Una goccia di sudore scendeva dalla fronte di Makarov mentre osservava il buco nero fumante ai suoi piedi.
«Ora mi hai proprio stufato, stavolta ti faccio a pezzi!», Natsu fece per lanciarsi contro Krono.
«Questo non dovevi farlo, brutto bastardo!», Erza impugnò le sue spade mentre Gray posizionava le mani.
«Fermati Natsu!», la voce del master lo bloccò.
«Ma no master! Lascialo venire magari se anche Erza e Gray si vogliono unire alla battaglia, ho proprio voglia di sentire il rumore delle ossa di queste teste di cazzo che mi si frantumano sotto le mani», Krono fece un passo avanti mentre del fumo nero cominciava ad uscire dal suo corpo, ma una mano lo afferrò per il braccio bloccandolo.
Era Mirajane, aveva uno sguardo serio.
«Ora la devi smettere Krono. Siamo per intraprendere una guerra con una gilda oscura, forse la più forte che sia mai esistita, non possiamo perdere tempo ed energie in scontri tra noi. Dovresti tornare a riposarti, Malphas ha detto che sarà lui a venire da te e quando arriverà dovrai essere in forza se vuoi vendicare Rio».
«Cosa ti fa credere che io voglia vendicarlo?».
Mira sembrava spiazzata: «lui era un tuo amico, non vuoi vendicare la sua morte?».
Krono scoppiò in un’altra risata.
«Rio era un devil slayer e come gli altri anche lui è stato ucciso da un demone! Capisci il cacciatore si è trasformato in preda, lui e gli altri rappresentano una vergogna per chiunque si sia mai innestato una lacrima di demone in corpo! Mi fanno schifo! Hanno avuto quello che si meritavano!».
La faccia di Mira così come quelle di molti altri sembravano scioccate di fronte a quella manifestazione di follia, solo quelle di Erza, Natsu, Makarov e pochi altri erano rimasti seri.   
Ma Krono non si fermò.
«Bwahahah che sfigato sono proprio contento che quell’idiota di Rio sia morto!».
SCIAAAFF!!
Un ceffone colpì in pieno viso Krono. Fu un colpo inaspettato che lo fece anche traballare. Inizialmente sembrava che la guancia gli bruciasse, ma dopo poco al bruciore si sostituì un leggero formicolio.
Con la coda dell’occhio vide Mira, lo sguardo duro rivolto verso di lui.
Qualcosa scattò dentro Krono, la sua frequenza cardiaca accelerò di colpo, iniziò a sudare freddo, sentì i muscoli gonfiarsi e irrigidirsi come se tutta la sua collera si stesse addensando dentro di essi, specialmente nel braccio destro.
Alla fine, cedette, colpì Mirajane in pieno volto con un fortissimo manrovescio.
Fu un gesto completamente involontario e senza autocontrollo, era come se il braccio si fosse mosso da solo. Solo quando la vide venire sbalzata all’indietro si accorse di quello che aveva realmente fatto.
Krono assistette alla scena come se si svolgesse al rallentatore: Mira che veniva sbalzata all’indietro sollevandosi da terra a causa della forza del colpo e cadere sul tavolo lì vicino distruggendolo.
Anche dopo che la ragazza fu per terra il corvino rimase immobile la bocca semiaperta, le sopracciglia sollevate per lo stupore, impietrito nell’osservare cosa la sua furia gli aveva fatto combinare.
 

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Capitolo 16
*** CAMBIAMENTO ***


16. CAMBIAMENTO
 
«Mira-nee!»
«Mirajane!»
Elfman e Lisanna accorsero ad aiutare la loro sorella che giaceva ancora per terra, la aiutarono a sedersi.
Krono non riusciva a vederla completamente in faccia, teneva una mano posata sulla guancia dove aveva ricevuto il colpo.
“Cosa ho fatto”?
Intanto tutti gli altri membri della gilda gli si erano avvicinati, era circondato.
Gli sguardi che gli venivano rivolti esprimevano tutte le stesse emozioni: rabbia, indignazione, disapprovazione e anche disgusto.
“Perché l’ho fatto”?
«Ora hai davvero esagerato!», Erza strinse le spade che aveva evocato e si preparò ad attaccare, al suo fianco anche Natsu e Gray era pronti allo scontro.
Krono invece era in una sorta di trance, non sentiva niente, le minacce, gli avvertimenti, gli insulti, non riusciva a distogliere lo sguardo da Mira.
“Come ho potuto farlo”? 
Cominciò a respirare affannosamente, gli mancava l’aria, era come se stesse per soffocare, cominciò a farsi largo tra le persone barcollando per raggiungere l’uscita, doveva andarsene da lì.
«Ehiii! Dove credi di andartene!», gli gridò Natsu.
«Master ci permetta di inseguirlo, non può passarla liscia dopo quello che ha fatto», disse Gray a Makarov.
«Gliene abbiamo perdonate troppe! E questo è il risultato! Non possiamo passare sopra anche a questo!», aggiunse Erza.
«Fermi!», la voce di Mirajane scosse tutta la gilda, «ora non possiamo perdere tempo in cose del genere! Stiamo per iniziare una guerra contro Tartaros! Qualsiasi distrazione può essere fatale».
«Ma Mira quello ti ha colpito e anche duramente, un uomo non può comportarsi a quel modo! È solo una bestia. La deve pagare!», gli disse Elfman mentre la aiutava a rialzarsi.
«Io sto bene, credi che basti un colpo del genere a mettermi fuori gioco?», si rivolse verso Makarov, lo sguardo serio e deciso, «master io sto bene, riprendiamo, abbiamo cose più importanti a cui pensare al momento».
Makarov la fissò per qualche secondo poi emise un lungo sospiro, «e va bene, se è quello che vuoi allora lascerò stare anch’io, almeno per il momento, in quanto master non posso passare sopra ad un fatto del genere».
«La ringrazio», gli disse inchinandosi.
Mira si voltò versò l’uscita ma trovò le porte spalancate, Krono era scomparso.
 
Krono correva per le vie della città, non aveva una direzione, correva e basta.
Appena aveva messo piede fuori dalla gilda, gli era bastata una boccata d’aria per scacciare il senso di soffocamento, ma in compenso era comparso un orribile senso di oppressione, era come se un macigno posato sulle sue spalle lo stesse schiacciando. Intorno al lui la vita cittadina era la stessa di sempre: i negozi, i mercanti, la gente che passeggiava per la via chiacchierando o semplicemente affrettandosi per raggiungere la propria meta. Lui li passava a fianco non curandosi minimamente di andare a sbattere con qualcuno o tagliare la strada a qualcun altro; era completamente estraneo a tutto ciò che gli accadeva intorno.
“…che delusione Krono…ti sei rivelato un errore…ci siamo sbagliati sul tuo conto…
…sei una vergogna…stai in gabbia come la bestia che sei…”
Queste parole gli continuarono a rimbombare per la testa durante tutto il tempo.
Quando si fermò non seppe per quanto aveva corso né che strada aveva fatto per giungere fin lì.
Si trovava nel grande parco della città, con al centro il grande albero secolare.
Si incamminò verso l’albero, non c’era quasi nessuno, camminava come uno zombie, barcollando leggermente e lasciando penzolare le braccia ogni passo. Si sedette sotto l’albero e stette lì, immobile sforzandosi di non pensare a niente.
Per la prima volta in vita sua era disgustato da sé stesso: non era stato in grado di prendersi la sua vendetta, aveva visto morire un suo compagno senza essere in grado di fare niente per evitarlo, aveva perso del tutto la ragione comportandosi in maniera scellerata e facendo del male ad una persona innocente. Ripensò a ciò che era avvenuto nella gilda poco prima. Aveva perso del tutto il controllo di sé, aveva cominciato a sparlare di tutto e di tutti, aveva detto cose che pensava ma che si era tenuto sempre dentro e anche cose che non pensava. Mirajane aveva cercato di farlo riprendere e invece la sberla ricevuta non aveva fatto altro che peggiorare ulteriormente la situazione, l’aveva colpita, con una forza e una violenza che avrebbe usato contro un nemico.
Aveva colpito l’unica persona che in gilda si fosse dimostrata sempre gentile e cordiale nei suoi confronti, nonostante quello che aveva detto e fatto.
Come era possibile?
Perché un fatto del genere era successo?
Aveva avuto sempre un ottimo autocontrollo sulle sue emozioni, ma da quando aveva rivisto Malphas era come se qualcosa dentro di lui si fosse liberato.   
“…non bobbiamo cedere alle emozioni mentre combattiamo specialmente quelle negative, altrimenti rischiamo di trasformarci in bestie! È questo quello che vuoi diventare un essere peggiore dei demoni”.
“È dunque così? Mi sto trasformando in una bestia? Una creatura priva di ogni forma di autocontrollo e guidata solo dall’istinto e dal desiderio di uccidere”.
Sapeva che il processo nella maggior parte dei casi era graduale, nella maggior parte dei casi, tuttavia raramente poteva capitare che un devil slayer potesse perdere il controllo solo poche volte per diventare una bestia.
Alzò la testa e chiuse gli occhi.
“A questo punto è meglio se mi tolgo la vita con le mie stesse mani, tanto in queste condizioni non sarò mai in grado di sconfiggere Malphas e non voglio dargli la soddisfazione di uccidermi…gli abitanti della città li possono difendere Erza e gli altri”.
«Krono?».
Il ragazzo riaprì gli occhi di colpo e guardò di fronte a lui.
Mirajane era in piedi a pochi metri da lui che lo fissava con un’espressione triste in volto.
«Mira!?», fu preso da un’ondata di panico.
Cercò di rimettersi in piedi per allontanarsi ma le gambe gli cedettero, provò allora ad indietreggiare ma l’albero dietro di lui lo bloccò.
«Stai calmo», provò a tranquillizzarlo la ragazza.
«No! Perché sei qua!? Non ti avvicinare! Non voglio farti del male!», il cuore gli batteva all’impazzata.
«Sono venuta ad aiutarti».
«E perché dovresti aiutarmi!? Io ti ho fatto del male! Dovresti disprezzarmi».
«Io non ti disprezzo», aveva un tono triste e dispiaciuto.
Krono rimase a fissarla, ma poi notò la sua guancia arrossata e leggermente gonfia, si voltò mettendosi sulle ginocchia e poggiando le mani sull’albero.
«Anf anf anf… sto perdendo il controllo, mi sto trasformando in una bestia, quando vi ho raccontato del mio passato vi ho anche detto cosa ciò significa, devi allontanarti da me il più possibile».
«Cosa hai intenzione di fare?», gli chiese con tono preoccupato.
«Ho intenzione di farla finita».
«Ma sei impazzito?!».
«Eh eh eh, no ma manca poco».
«Quindi anziché affrontare il problema preferisci scegliere la via più facile?!».
«Di fronte a Malphas non riesco a controllare la mia rabbia, perdo il senno, se dovesse succedere ancora potrei trasformarmi in bestia, a quel punto lo stesso Malphas potrebbe decidere di non farmi fuori e usare la mia furia per fare stragi di innocenti. L’ultima cosa che voglio è essere lo strumento di quello là, fare e far del male ad altre persone. Io oggi per la prima volta ho avuto paura della mia oscurità dato che sono stato sconfitto dalla mia incapacità».
«Non posso credere che nonostante tutte le arie che ti davi ti sia ridotto in uno stato così arrendevole».
«Quando un devil slayer si trasforma in bestia è finito e se capisce che sta per succedere non ha altra scelta che togliersi la vita, per fare in modo che la lacrima sia estratta dal suo corpo, dato che una volta che la lacrima è stata innestata il processo è irreversibile mentre si è vivi».
«Non dicevi di essere il più forte tra i tuoi simili?! Anche Rio l’ha detto. Mi sei sembrato sempre un tipo arrogante in grado di superare ogni ostacolo che gli si opponesse davanti. Devi reagire! Sei l’ultimo devil slayer col potere di lacrima rimas…».
«Io non ho alcun diritto di definirmi tale!! Gli ho delusi, ho deluso tutti loro, chi si è fidato di me, chi aveva riposto la propria sicurezza in me! Non sono riuscito a difenderli né tanto meno a vendicarli!».
STUUUD!
Tirò una violentissima testa contro il tronco dell’albero.
«Io non sono altro che un fallimento!».
STUUUD! STUUUUDD!
«Un debole! Un essere inferiore!!».
STUUUD! STUUUDD! STUUUUDD! STUUUUUDD!
«Basta», disse Mira con un filo di voce.
Krono sentì un paio di braccia cingergli il petto e il viso della ragazza appoggiarsi sulla sua schiena. Uno strano formicolio gli attraversò la schiena.
«Fermati», dalla voce sembrava che la ragazza stesse per piangere.
Krono era sconvolto.
Com’era possibile che la stessa persona che poco prima aveva picchiato aveva così a cuore la sua sorte?
Perché si affannava tanto per aiutarlo?
«Perché fai questo?».
«Perché tu hai bisogno di aiuto. Sei rimasto solo per troppo tempo, in balia del tuo stesso odio, è a causa di questo che ora sei così. Perché è così che fa l’odio, si nasconde dentro tutto ciò che ti serve per spingerti ad agire e più rinneghi la sua presenza e più diventa potente finchè non arriva il giorno in cui ti consuma come una fiamma e non ti sei neanche accorto della sua esistenza. Io non riesco a stare ferma a vedere una persona farsi del male, non più almeno».
«Io sono un mostro».
«No questo non è vero!».
«E invece sì! Dopo quella sera lo sono diventato! Ho sacrificato me stesso per la mia missione, la mia stessa vita! Non mi importava quello che facevo, tutto era lecito se poteva servirmi ad avvicinarmi anche un poco al mio obiettivo».
Sospirò.
«Tu non puoi capire, ho combattuto molte battaglie, ucciso, torturato, fatto cose orribili solo per coloro che ho amato e che avrei voluto proteggere! Ero così sconvolto che non volevo pensare, volevo solo far del male a qualcuno!».
Mira allontanò il viso dalla sua schiena e si staccò da lui.
«Forse nonostante ciò tu potrai pensare che questo non basta a fare di me un mostro, che ero solo un povero ragazzo che ha preso la via sbagliata e che si è lasciato trasportare dai sentimenti sbagliati, ma non è tutto… la cosa peggiore è che mentre facevo quello cose orribili io… provavo piacere, si piacere, nel vedere quegli uomini che soffrivano, urlavano e si disperavano o mi chiedevano addirittura di ucciderli… visto Mirajane Strauss, ora penserai anche tu che sono un mostro».
«No, ti sbagli, non lo penso», la risposta fu immediata e decisa.
«Hai fatto cose orribili, ma anziché punirti in questo modo sarebbe meglio che tu continuassi a vivere dedicandoti al prossimo in modo da espiare le tue colpe, toglierti la vita sarebbe troppo facile».
Krono si voltò, la vide appena con la coda dell’occhio attraverso i suoi lunghi capelli, il suo sguardo era immutato: tristezza, compassione ma non disgusto né orrore.
«Beh, dovresti pensarlo, mentre compivo quegli atti non provavo orrore come una persona normale, nemmeno indifferenza come un assassino abituato a compiere tali atti, ma piacere come avrebbe fatto qualsiasi altro demone o mostro».
«Quello che penso è che dentro di te ci sia una parte che chiede aiuto, non penso che tu sia un mostro e scommetto che nessuno in gilda lo pensa nemmeno Erza, penso che tu sia triste e anche solo, sei un uomo disperato a cui mancano le persone che amava e a cui voleva bene».
«Loro si vergognerebbero di me. Ho sbagliato, ho fatto troppi errori, non posso più andare avanti».
«È questo il punto Krono», per un attimo Mirajane sembrò sollevata. Anche se il mondo intero ti dice che hai sbagliato non serve a niente se non lo pensi tu. Che tu abbia sbagliato o meno, non sta a me deciderlo né a nessun altro! Sta a te, Krono! E l’hai appena fatto! Sei tu stesso che pensi di aver sbagliato. Serve coraggio per ammettere i propri errori, specialmente per un tipo orgoglioso come te, perché questo significa negare tutto ciò che sei stato fino ad ora. Se tu sei pentito allora non hai più tempo da perdere qui a piangerti addosso! Oggi finalmente hai guardato in faccia la realtà dopo esserti voltato dall’altra parte per anni! Rimettiti in piedi e cerca un modo per sistemare le cose».
Si alzò e gli porse una mano.
«Permettici di aiutarti, non c’è bisogno che ti crei una nuova famiglia, né che inizi a considerarci tale, ma consideraci semplicemente…».
«No!».
«…compagni».
«No! Basta!».
«…amici».
«Ho detto basta! Io non voglio avere altri legami! Io non posso averceli, io… non voglio soffrire ancora».
«Guardati adesso, è a questo che le tue scelte ti hanno portato. Puoi dire di non stare soffrendo? Quando sei entrato nella gilda ha deciso di mostrarti come persona ingenua e allegra che ama fare scherzi, è questa la prima immagine che ho di te. Non credo che stessi completamente celando la tua vera natura».
«Era un imbroglio per evitare di sembrare troppo sospetto».
«Ne sono convinta ma ci deve essere un motivo per cui ha deciso di passare come persona allegra e non come un tipo serio, composto e asociale».
Krono non sapeva come rispondere. Si girò e tornò a sedersi appoggiando la schiena contro l’albero.
«Instaurare legami con le persone, può portare al dolore è vero ma porta anche felicità, appagamento e tante altre cose. Non credere che i membri di Fairy Tail siano individui di cui ci si possa sbarazzare tanto facilmente».
«Quindi, io d’ora in avanti dovrei mettermi in riga e comportarmi come voi altri come se niente fosse? È questo che mi stai dicendo?».
«No. Le persone possono provare a indicarti la direzione giusta, ma non possono mostrarti la tua via, devi trovarla da solo. Tu cosa vuoi essere, un uomo? Un demone? Entrambi? Se tu che lo devi scegliere».
«…pensi davvero che i tuoi compagni mi perdoneranno dopo quello che ho fatto?».
«Questo non lo so. Dovrai scusarti, ma non sei nella condizione di poterti aspettare il perdono. Il perdono si chiede per peccati veniali. L’unica cosa su cui potrai puntare d’ora in avanti è la redenzione, è quello che farai che verrà esaminato non quello che dirai».
Fece una piccola pausa.
«Ci vorrà un po’ di tempo, ma se hanno perdonato Laxus perdoneranno anche te, per ora non hai fatto niente più di lui. Almeno per quanto riguarda la gilda e i suoi membri».
«Anche Erza?».
Mira tardò un attimo a rispondere, distolse lo sguardo: «beh, ci vorrà un po’ ma anche lei alla fine capirà, spero. Forse è meglio starle alla larga per qualche tempo».
Krono abbasso lo sguardo e sorrise, era come se si fosse tolto un peso, quello sfogo, le parole di Mira, forse a qualcosa erano servite, si sentiva stanco, ma in pace e tranquillo, aveva il pieno controllo di sé.
«Quindi, allora mi dovrò scusare con tutti non appena rimetterò piede nella gilda».
«Ci puoi scommettere e non ammetto discussioni di alcuno tipo, altrimenti ti tirerò un altro ceffone. Dovrai guardarli in faccia a uno a uno e scusarti, inoltre…», si infilò la mano nella scollatura e ne tiro fuori qualcosa.
Krono la guardo spaesato.
«Cosa c’è? Questo vestito non ce le ha le tasche», glielo porse allungando la mano.
Era un elastico nero e circolare. Krono lo prese in mano e se lo rigirò.
«Un elastico per capelli?», la guardò perplesso.
Dall’espressione di Mira sembrava proprio che non avrebbe ammesso obiezioni.
Krono si rimise in piedi e si avviò verso la gilda.
Non seppe spiegarsi il motivo ma avvertiva uno strano senso di soddisfazione, come se avesse trovato qualcosa che cercava da tanto tempo.
«Sai, sei la seconda persona che mi prende a schiaffi».
«Davvero? E per quale ragione l’altra persona ti ha colpito?».
«Per il tuo stesso motivo, stavo dicendo delle cazzate».
Si avviarono per la strada.
“Sento aria di cambiamento, chissà magari d’ora in poi le cose potrebbero andare meglio”.
 
Makarov era intento a riflette sulla situazione attuale.
Erza, Wakaba e Macao erano di fronte a lui, in attesa della sua decisione.
«Grazie a Loki sappiamo le ubicazioni di pressoché tutti i membri del consiglio. Ora dobbiamo solo formare le squadre che provvederanno alla loro protezione».
«Ha già qualche idea master?», gli chiese Erza.
«Ovviamente le squadre dovranno essere equilibrate. Devono essere in grado di difendere gli ex-membri del consiglio quindi dovranno essere in grado di combattere alla pari dei demoni di Tartaros», disse Macao.
«Si ho già qualche idea in mente. Sugger…sbamm!», il rumore della porta che sbatteva lo distrasse, di girò per vedere che era entrato e rimase stupito nel vedere chi era: Krono.
Si era legato i lunghi capelli in una coda di cavallo alta, che gli scendeva giù lungo la schiena. Col volto completamente libero era irriconoscibile, sembrava anche più maturo. All’inizio non lo aveva riconosciuto subito, ma aveva capito chi fosse dai vestiti.
Senza i capelli il marrone scuro dei suoi occhi risaltava sulla carnagione chiara. Dietro di lui c’era Mirajane, che accennava un mezzo sorriso.
Fece qualche passo avanti e nello sbigottimento generale si inginocchiò per terra, poi abbassò il capo fino a toccare con la fronte il pavimento, tanto che la coda gli cadde di lato, si prostrò completamente.
«Quando sei anni fa ho perso tutto, le uniche cose che mi hanno permesso di andare avanti sono stati la rabbia e l’odio verso me stesso, per non aver saputo difendere chi amavo, verso chi mi aveva portato via tutto e il desiderio di vendicarmi. Questi sentimenti covati per quattro lunghi anni uniti alla più totale solitudine mi hanno trasformato in qualcosa che non sono, un essere che è più vicino a un demone che a un essere umano, mentre io devo stare nel mezzo. Mi hanno fatto dimenticare il mio compito che è quello di difendere le persone dai demoni. Sono diventato tutto ciò che la mia famiglia ha sempre disprezzato e nonostante lo sapessi me ne sono infischiato perché non vedevo altro che la mia vendetta».
Tutti nella sala ascoltavano in silenzio senza proferire parola.
«Nella mia pazzia sono arrivato a fare cose orribili. Vi ho detto cose cattive e anche se alcune le pensavo veramente vi chiedo scusa. Voi avete tutto il diritto di avercela con me e se volete potete anche espellermi dalla gilda o denunciarmi. Malphas però starà arrivando, attaccherà la città, lui vuole me e io ho intenzione di affrontarlo. Voglio essere sincero, il mio obiettivo non è la difesa della città o degli abitanti, o meglio non è il mio obiettivo primario. A Malphas non frega nulla degli umani, non acconsentirà mai a cambiare luogo quindi mi adopererò per evacuare la città, non voglio che qualcun altro muoia nella mia battaglia o sia usato come ostaggio dal demone. Io lo combatterò per dimostrare a me stesso che non sarò mai più succube dei miei sentimenti negativi e che posso riuscire a vendicarmi senza perdere la ragione. Se le volete cacciarmi, allora va bene, ma vi prego, vi scongiuro, aspettate il termine della battaglia, vi prometto che gli impedirò di radere al suolo la città e di fare stragi di innocenti, ma permettetemi di combattere col marchio di Fairy Tail addosso».
Makarov era scioccato. Si guardò intorno, si scambio occhiate con molti dei presenti: Macao, Wakaba, Erza, Natsu, Gray, Lucy e altri. Il Krono che si era prostrato di fronte a loro era completamente diverso da quello che era uscito, certo aveva confermato di pensare veramente alcune delle cattiverie che aveva detto, ma già il fatto che un tipo orgoglioso come lui si fosse prostrato in quel modo era una cosa incredibile.
Guardò Mirajane che se ne stava alle spalle di Krono, sorrideva, era di sicuro suo il merito.
«Va bene Krono, sembri davvero pentito di quello che hai fatto, come master della gilda non posso fare altro che accettare le tue scuse, non ti espelleremo dalla gilda, almeno per il momento, ma d’ora in avanti dovrai cambiare atteggiamento».
Krono si tirò su, la lunga coda gli cadde davanti sul petto, lo fissò e poi si inchinò: «la ringrazio master Makarov».
Makarov guardo Erza che ricambiò il suo sguardo ma non disse niente e si allontanò.
«Bene signori! La pausa è finita! Cominciate a prepararvi appena le squadre saranno formate partirete!».
Krono e Mira gli si avvicinarono.
«Squadre? Che cosa avete intenzione di fare?», gli chiese la ragazza.
«Ti metterò al corrente di tutto quanto, anche tu devi partire, in questa situazione c’è bisogno dell’aiuto di tutti».
«Bene io vi lascio alle vostre faccende. Torno di là a sdraiarmi, sono stravolto e devo riposarmi se voglio affrontare Malphas nel pieno delle forze», disse Krono mentre li superava.
Makarov fece per fermalo, doveva essere messo al corrente anche lui della situazione attuale, ma si bloccò nel vedere un segno nero sulla nuca del ragazzo. Il marchio di Fairy Tail.
Decise che per il momento poteva aspettare.
«L’aveva nascosto proprio bene non trova?», Mirajane gli sorrise.
«Hai fatto un bel lavoro con quel ragazzo».
«Era in difficoltà e io l’ho solo aiutato».
«Sei sempre stata brava nel riportare le persone sulla retta via. Comunque, ora è meglio che ti vada a preparare, andrai in missione con Erza».
«Caspita deve essere una missione davvero importante allora».
 
Fu del baccano provenire dall’altra sala a svegliare Krono. Si tirò su e si stiracchiò, non sapeva per quanto tempo avesse dormito, ma ora si sentiva proprio meglio. Sul comodino lì vicino c’era una caraffa d’acqua con un bicchiere, ignorò completamente quest’ultimo e bevve direttamente dalla caraffa, se la scolò. Scese dal letto si infilò gli stivali, i guanti e la lunga giacca. Si sentiva rinato, aveva dormito profondamente, un sonno senza sogni ma tranquillo e rigenerante.
Quando mise piede nella sala capì subito che c’era qualcosa che non andava, l’atmosfera sembrava molto agitata si guardò intorno per cercare Mirajane ma non la vide. Vide però Cana correre nella loro direzione, era agitata, sembrava che qualcosa la preoccupasse.
«Presto trasformatevi tutti in carte!».
“In carte”?
Avverti del potere magico avvolgerlo e quando capì cosa stesse per accadere rilasciò del potere demoniaco per respingerlo. Vide tutte le persone nella gilda trasformarsi in carte.
«Lily, Happy, Charle! Prendete su tutti dobbiamo andarcene!».
«Ma che diamine sta succedendo?!», le chiese.
«Krono? Perché non sei carta? Bah non importa, c’è una bomba nella gilda dobbiamo allontanarci subito, tra poco questo posto salterà in aria!».
«Allora non avete tempo da perdere», si girò per affrettarsi verso l’uscita».
«Che hai intenzione di fare?! Non vieni con noi?».
«Non posso andarmene e lasciare la città, Malphas potrebbe arrivare da un momento all’altro».
«Sono successe diverse cose mentre dormivi, alcuni dei nostri compagni sono stati catturati da quelli di Tartaros, la cui base mobile ora si trova proprio sopra le nostre teste!».
“Base mobile eh? Ecco perché non sono mai riuscito a trovare la sede della gilda e perché non c’era nessuno che sapesse dove fosse”.
«Anche Mirajane è stata catturata!».
Krono si bloccò.
“Mira catturata”?
«Chi ti dice che Malphas non stesse mentendo per tenerti lontano dalla battaglia e che in realtà non sia all’interno della base mobile con gli altri demoni?».
«Ha detto di avere una missione da compiere: sterminare tutti i devil slayer del continente, io sono l’ultimo, non credo che mi abbia mentito. Inoltre, se io me ne vado e lui arriva ha detto che sterminerà tutti gli abitanti della città. Non voglio avere altri morti sulla conoscenza, ne ho già troppi», riprese ad allontanarsi a passo spedito.
«Io ho fatto una promessa a tutti voi! Sono sicuro che non ho bisogno di farvi promettere di riportare Mira a casa sana e salva! Fa parte della vostra famiglia dopotutto! Buona fortuna!».
Schizzò fuori dalla porta e si allontanò appena in tempo.
BOOOOOMMMM!!!
L’esplosione fu molto forte, vide la gilda scomparire nell’esplosione, quando il fumo iniziò ad abbassarsi vide i tre exceed volare nel cielo, verso quello che sembrava un enorme cubo mobile.
“La battaglia sta per avere inizio”.
 
Krono se ne stava seduto su delle macerie, ciò che solo diversi minuti prima era l’edificio della gilda. Guardava il sole che ormai stava tramontando. Il cielo si era tinto dei tipici colori della sera: il cielo che passava dall’arancione intenso in prossimità del sole per poi inscurirsi fino a divenire blu dall’altro lato del cielo, dove la notte avanzava ogni minuto di più.
Si voltò per vedere lo stato della città, o meglio, ciò che ne rimaneva.
Dopo un po’ che gli exceed erano volati verso il cubo mobile la battaglia tra i membri di Fairy Tail e quelli di Tartaros era iniziata. Ad un certo punto, quando ancora l’enorme base mobile della gilda oscura fluttuava sopra i cieli della città era cambiata, si era trasformata completamente, gli era spuntata una bocca e aveva colpito la grande cattedrale di Caldia, l’aveva distrutta e con essa buona parte della città, mentre la parte restante non era in condizioni molto migliori.
Aveva pensato che avrebbe dovuto faticare per convincere gli abitanti della città ad evacuare, ma dopo quello che era avvenuto la città si era svuotata.
Ora Magnolia sembrava una vera e propria città fantasma.
Aveva promesso che avrebbe fatto il possibile per difendere la città ed evitare che venisse distrutta, eppure la città era comunque in rovina.
“La mia promessa era quella di difenderla da Malphas e impedire al demone di distruggerla. Non si era parlato di strani demoni a forma di cubo che ci si sarebbero schiantati sopra. Spero che lo capiscano”.
Un brivido gli attraversò la schiena.
Avvertì una presenza demoniaca in città. Una presenza famigliare.
Si stava avvicinando.
Chiuse gli occhi e alzò la testa.
Ripensò alla sera in cui la sua vita era cambiata drasticamente, la sera in cui ricevette il potere del Demon Lord e in cui perse tutto.
Avverti una leggera brezza accarezzargli il viso.
Fu una sensazione strana, familiare, che gli rievocò anche un po’ di nostalgia.
“Da quanto non sentino più il vento sulla faccia”.
Ripensò alla sua famiglia, ai suoi amici e al suo villaggio e provò brevemente a immaginare se quella sera Malphas e la gilda oscura da lui assoldata non fossero mai arrivati.
“Dopo quella sera ad attendermi ci sarebbero dovuti essere giorni difficili, fatti di lunghe ore passate ad allenarmi sotto la guida di mio padre per imparare a controllare il potere del demone in me. Dopodichè sarei dovuto partire per un viaggio in solitaria, alla scoperta del mondo e a caccia di demoni che facevano soffrire la gente. Sarebbe stata dura ma avrei sempre saputo che a casa, al mio villaggio, c’erano la mia famiglia e i miei amici ad attendermi, a riscaldarmi con il loro affetto. Loro sarebbero dovuti essere la mia luce, ciò che mi avrebbe mantenuto sulla giusta via”.
Tap, tap, tap, tap, tap…
Aprì gli occhi e lo vide camminare lentamente verso di lui.
Malphas si avvicinò. Era nella sua forma umana.
Il fisico muscoloso, la pelle abbronzata, gli occhi blu e il corto mantello di penne nere.
Aveva un ghigno arrogate e sicuro di sé.
«Sei pronto a morire insignificante umano?».
«Va all’inferno demone».
«Khahahah! E da dove credi che io provenga scusa?!».




Note dell’autore
Buonasera a tutti!
Allora, finalmente Krono ha scelto di guardare in faccia la dura realtà e c’è mancato poco che decidesse di farla finita, oppresso com’era dall’umiliazione, dal disgusto verso sé stesso e dal dolore, dopotutto chi è duro a volte tende anche ad essere fragile. Ma come al solito è intervenuta la dolce Mirajane a farlo rinsavire e a fargli capire come è meglio comportarsi d’ora in avanti.
Ho messo mano spesso al dialogo tra i due, volevo dare il più possibile il senso di disperazione e inquietudine di Krono mentre Mira doveva cercare in ogni modo di fargli capire gli errori e cercare di convincerlo a cambiare modo di vivere.
Spero di esserci riuscito.  
Ad ogni modo, vi comunico che se da adesso vi aspettate un cambiamento radicale del personaggio rimarrete delusi. È vero che ora Krono ha (forse?) messo la testa a posto ma non crediate che diverrà un santo, dopotutto ha confermato di pensare davvero ad alcune delle cose che ha detto alla gilda (rimane pur sempre per metà demone) e deve ancora prendersi la sua vendetta.   
Dal prossimo capitolo ci sarà lo scontro con Malphas. Riuscirà Krono a prendersi la sua vendetta e a non perdere il controllo? (forse questa è una domanda un po’ superflua)
La storia non è ancora alle sue battute finali quindi aspettate per vedere.

 

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Capitolo 17
*** VENDETTA-prima parte ***


17. VENDETTA-prima parte
 
Krono e Malphas erano in piedi tra le rovine e le macerie della gilda.
Si fissavano attentamente. Lo sguardo che gli rivolgeva il demone era rilassato, lo guardava dall’alto in basso con un mezzo sorriso, era molto sicuro di sé e dopo il loro ultimo incontro aveva tutte le ragioni per esserlo.
Krono invece lo guardava duramente, era serio e concentrato, faceva il possibile per trattenere rabbia e odio in modo che non gli offuscassero la mente.
Tutta la città sarebbe stato il loro campo di battaglia. Non avrebbe dovuto preoccuparsi di niente, la città era in rovina e non c’era rimasto nessuno, poteva pensare solo al combattimento.
«È davvero un peccato, la tua gilda ha fatto arrabbiare la mia che per punirla l’ha distrutta insieme alla città. Pensavo di trovare una città con tanti piccoli umani che si affannavano qua e là come formiche e invece niente».
«Non ti avrei lasciato comunque fare del male a nessuno. La tua storia terminerà oggi demone, preparati».
«Ahahah!! Hai davvero un bel fegato a darti tutte quelle arie! Specialmente considerando il nostro ultimo incontro».
«Pensa quello che ti pare, ma io oggi non sono più quello dell’ultima volta. Avresti dovuto farmi fuori quando ne avevi l’occasione, ma non l’hai fatto e oggi te lo farò rimpiangere».
Si piantò bene per terra, allargò leggermente le braccia e strinse i pugni, inclinandosi in avanti di un poco, del fumo nero iniziò ad uscire dal suo corpo.
«Ho passato quattro anni nella più totale solitudine, in quel bosco mi sono preparato, mi sono allenato, ho superato i miei limiti, più e più volte, nel mio isolamento da tutto e tutti, non commetterò gli stessi errori. Oggi io ti ucciderò!! Vendicherò tutti gli innocenti che hai ucciso, la mia famiglia, i miei amici, il mio villaggio, Rio e gli altri devil slayer…Demon Lord!!!», l’aura demoniaca lo avvolse completamente e quando si dissolse mostrò il demone in tutta la sua potenza.
Whooosh!
«Aaaaah!!!»
Krono espanse la sua aura oscura che divampò dal suo corpo fino ad estendersi verso il cielo per poi ridursi fino a svanire.
«Bene allora si comincia!», Malphas ripetette il processo e anche lui si trasformò. Quando l’aura nera scomparve apparve il demone corvo. Distese le lunghe ali nere per poi avvolgerle attorno al proprio corpo.
«Kra kra, manca poco ormai ancora un devil slayer e poi il mio compito sarà terminato, il mio padrone sarà fiero di me, ancora un poco e tu sar…», si accorse di avere Krono, col pugno già quasi completamente disteso, praticamente addosso.
Stuuump!
Ricevette un pugno in pieno volto, la forza fu tale che venne sbalzato all’indietro, volò per quasi una decina di metri per poi finire sul terreno e cominciare a rotolare.
Riuscì a bloccarsi poggiando entrambe le mani per terra e accovacciandosi.
«Brutto bastar…», ma quando sollevò lo sguardo il piede di Krono lo stava per colpire, riuscì solo ad incrociare gli avambracci per proteggersi.
Sbaaaammm!
La botta ricevuta gli fece colpire il terreno, vi strusciò sopra scavando un lungo solco prima di riuscire nuovamente ad arrestarsi.
Ancora una volta alzò lo sguardo, ma non vide nessuno.
«Sono qui», fece una voce alle sue spalle.
Prima che potesse voltarsi sentì una mano premergli sulla nuca a sbatterlo sul terreno, ripetutamente e con grande violenza.
Krono metteva una grande forza in ogni colpo che infliggeva, ma ad un tratto vide due coni di ghiaccio spuntare ai lati del demone corvo e puntare alla sua gola, distese le ali e con un battito si allontanò. Quando fu sufficientemente lontanò atterrò e ritrasse le ali, facendole scomparire.
Osservò il nemico rialzarsi tenendosi una mano sul volto.
«Ti crederai molto forte immagino, eh?», dalla voce doveva essere furioso, «ma se io fossi in te non canterei vittoria troppo presto, ho abbassato la guardia e tu ne hai approfittato, ma non riaccadrà, preparati».
«Non preoccuparti per me, non ho intenzione di esultare finchè non osserverò il tuo cadavere immobile».
Scattò in avanti, era velocissimo, ma Malphas non se ne preoccupò.
Materializzò un dispositivo metallico attorno alla sua mano destra con sopra una sega circolare.
«Con chi credi di avere a che fare», disse quando Krono gli fu molto vicino.
Sorrise.
Swiss. Krono scomparve.
«Patetico», compì un mezzo giro, distese il braccio per colpire Krono che gli era ricomparso dietro. La sega prese il Demon Lord sulla spalla, ma gli passò attraverso.
L’immagine di Krono era già diventata trasparente.
«Un’immagine residua?!».
Ricomparve davanti e gli colpì in pieno lo stomaco con un pugno così forte che affondò nel suo stesso corpo.
Sbooom!
L’impatto fu pazzesco. Krono tirò indietro il braccio e osservo Malphas portarsi le mani sullo stomaco, accovacciarsi e vomitare della saliva mista a bile.
«Cough… sei veloce, ma non se l’unico».
Krono avvertì qualcosa passargli sulla guancia e poi del bruciore, con un balzo si allontanò, si passò poi la mano sulla guancia e vide del sangue. Guardò Malphas e vide che aveva in mano una frusta.
«La riconosci? È usando una frusta come questa che spezzato il braccio del tuo caro paparino. Sono in grado di maneggiare le fruste ad enorme velocità», disse mentre ne evocava un’altra nell’altra mano e le faceva roteare.
Vibrò un colpo, Krono lo schivò ma non si accorse dell’altro e non riuscì a schivarlo in tempo, gli si aprì una lacerazione sul polpaccio sinistro, quando rimise il piede per terra il dolore per un attimo lo fece inginocchiare sulla gamba ferita.
«Kahahah! E dire che avevo appena iniziato a scaldarmi. Sei pronto di ucciderò strappandoti un pezzo di carne alla volta. Scommetto che anche quegli idioti dei tuoi amici a quest’ora saranno già stati fatti fuori dagli altri demoni di Tartaros!».
«Tu credi? Io non li sottovaluterei se fossi in te. Saranno anche dei casinisti, fissati con la famiglia, i rapporti affettivi e altre stronzate varie, ma non sono degli idioti. Mi hanno insegnato cose importanti e stando con loro e osservandoli anch’io ho imparato delle belle cosette».
Allungo le braccia, una lungo il corpo e l’altra verso l’alto. Dell’energia demoniaca gli avvolse le mani. Cominciò a ruotare le braccia creando con delle lingue di energia demoniaca che avvolgevano il suo corpo.
«Ora basta! Crepa!», con un rapido movimento in avanti delle braccia Malphas scagliò le sue fruste verso l’avversario.
Krono si gettò in avanti poi roteò su sé stesso in modo che le lingue potessero distendersi e per ricompattarsi, era proprio come se avesse materializzato anch’egli delle fruste, alzo le braccia: «LAME DEMONIACHE DEL LOTO NERO!!», distese le braccia il movimento si trasferì alle lingue a mo’ di onda.
L’attacco di Krono distrusse le fruste di Malphas polverizzandole completamente.
«Merda!».
Krono roteò ancora una volta e poi scagliò un altro attacco. Le lingue nere presero il demone corvo in pieno facendogli sputare sangue e scagliandolo per terra facendogli colpire violentemente il terreno.
«È solo una pallida imitazione, lo ammetto, tuttavia ritengo che sia anche migliore dell’originale», disse mentre si avvicinava camminando.
Delle catene sbucarono dal terreno e gli legarono le gambe, riuscì a salvare le braccia ma il busto venne anch’esso bloccato.
«Ti ho preso!», Malphas si alzò materializzò un involucro meccanico sulla sua mano con attaccato una trivella.
Driiii.
«Ora ti faccio un bel buco in quella tua testa di cazzo!».
Krono però non perse la calma. Alzò le braccia al cielo, con i pugni uniti e richiamò l’energia.
Fzzzt, zzt, fzzt.
Delle saette nere cominciarono a scorrergli tutt’intorno alle braccia.
Aspettò che Malphas gli fosse il più vicino possibile, che la punta della trivella gli fosse ad un palmo dal naso, prima di sferrare il suo colpo.
«MORSO DEL DEMONE!!!», l’attacco prese Malphas in pieno sulla testa, facendolo schizzare per terra e facendolo affondare insieme a tutto il terreno a loro circostante in una buca per un paio di metri.
«Non male è Malphas? Nemmeno lo sparafulmini avrebbe saputo fare di meglio! E ora ti faccio cader addosso una pioggia di colpi», evocò due mitragliatori Terrocon.
TATATATATATA!!
Malphas fu rapido a scattare impedì e con un colpo d’ali si allontanò ma Krono continuò a sparare. Malphas allora allargò le braccia come se volesse accogliere tutti i colpi che gli venivano sparati ma poco prima dell’impatto tutta la parte anteriore del suo corpo fu rivestita di diamante, i colpi si annullarono contro la superfice di elevata durezza.
«Kahahah! È inutile non puoi superare le mie difese», ma appena ebbe finito di parlare gli spari cessarono.
Krono scattò per portarsi dietro il nemico: «allora vuol dire che mi basta aggirarle».
Gli assestò un violentissimo calcio sulla schiena.
Le placche di diamante svanirono e Malphas cadde ansimante per terra, con una mano dove aveva ricevuto l’ultimo colpo.
«Me ne sono accorto per caso mentre ti vedevo combattere contro Rio. Le tue placche di diamante offrono una difesa assoluta, impenetrabile e più ti ricopri col diamante e più sei protetto. Ma in questo c’è anche un difetto. Tutte le parti che ricopri risultano bloccate in quella posizione finchè la placca non scompare, così facendo rendi vulnerabile le parti che rimangono scoperte ad altri attacchi».
Malphas osservava Krono mentre si rimetteva in piedi. Lo sguardo era meravigliato e sconvolto, come se si chiedesse chi fosse l’individuo che gli si parava davanti.
Krono chiuse gli occhi e gli sorrise, per provocarlo.
«Allora non hai ancora finito di scaldarti?», gli disse in tono scherzoso.
Malphas sgranò gli occhi ma poi abbassò lo sguardo e cominciò a ridere, rideva forte e a squarcia gola.
«Kahahah!! Ebbene mi devo ricredere sul tuo conto Demon Lord. Allora è questa la tua vera forza. Davvero non male, meriti davvero il titolo di più forte devil slayer col potere di lacrima», continuava a muovere le dita delle mani freneticamente come se non riuscisse a tenerle ferme.
«Sembri un’altra persona. Non riesco a capire cosa ti sia successo dal nostro ultimo incontro, non è passato molto tempo eppure hai subito un cambiamento radicale. Percepisco ancora un’immensa rabbia provenire da te e l’odio che provi per me beh, basta guardarti in faccia per capirne la portata, eppure riesci a mantenerti sotto controllo, a non farli trasparire e a scaricarli solo quando sferri i tuoi attacchi, niente male davvero… uhuhuh, eheh…», si strinse le mani sulle spalle e cominciò a sfregarsi.
«Sento che finalmente questa volta dopo tanto tempo potrò finalmente divertirmi come si deve», distese le ampie ali e strinse i pugni.
«Era dalla battaglia con Mard Geer che non mi impegnavo più veramente in uno scontro… quanti secoli saranno passati due, tre, o forse quattro? Mah non importa, comunque sei l’ultimo che mi rimane da far fuori e mi sembra anche giusto che la battaglia comporti da parte mia un impegno superiore», divenne molto serio in un istante.
«Sei pronto d’ora in avanti si fa sul serio».
«Non chiedevo di meglio».
Spalancò le ali, divaricò di un poco le gambe e allargò le braccia.
In un attimo Krono avvertì una sensazione di disagio, del vento cominciò a soffiare attorno al corpo del demone.
«Aaaaargh!», i suoi muscoli si gonfiarono divenendo più definiti, i suoi artigli si allungarono leggermente, il terreno sotto i suoi piedi crepò, un vortice d’aria lo avvolse e poi in un attimo si dissolse.
«Aaaah… mi mancava questa sensazione, l’energia che ti fluisce liberamente nel corpo e da esso sgorga fino a traboccare», rivolse lo sguardo verso Krono, «per te è finita!».
«Tutto qua?», gli chiese sorpreso Krono.
«Kra kra che ti aspettavi? Uno spettacolo pirotecnico come il tuo? Io non manipolo l’energia demoniaca, per aumentare la mia forza e il mio potere non rilascio l’aura, mi basta semplicemente rimuovere i limitatori sul mio corpo!», alzò un braccio con palmo aperto. Un cono di ghiaccio si materializzò di fronte a Krono puntando alla sua gola, spostandosi di lato riuscì a malapena a evitarlo.
Ma Malphas gli era già addosso, i pugni erano rivestiti col diamante fino ai polsi.
Cominciò a tempestarlo di pugni su tutto il corpo: viso, petto, stomaco. I colpi erano troppo veloci, non sarebbe riuscito ad evitarli né tanto meno a pararli, con un battito d’ali provò ad allontanarsi, ma qualcosa alla gamba lo bloccò, si guardò e vide una catena che gli avvolgeva la caviglia, tirandolo di nuovo addosso al suo avversario. Malphas caricò un poderoso pugno che lo colpì in pieno stomaco, l’impatto fu tale che Krono sputò della saliva e venne lanciato all’indietro.
Snap.
Sentì il rumore di uno schiocco di dita, con la coda dell’occhio vide un cono appuntito spuntare da dietro di lui e puntare alla sua schiena. Compì un avvitamento su sé stesso e lo distrusse con un calcio.
BANG!!
Sentì uno sparo e qualcosa colpirgli la schiena, ne segui un forte dolore e bruciore, si voltò e vide ai piedi di Malphas un cannone come quelli che si trovano sulle navi da guerra.
«Sono secoli che vago su questa terra, in tutto questo tempo ho osservato attentamente voi esseri inferiori, alcune delle vostre invenzioni mi sono spesso tornate utili, come puoi vedere», nella mano creò una sfera di vetro, una lacrima.
Krono la riconobbe: l’etere luminescente, la bomba che aveva usato per far saltare in aria Rio.
Gliela lanciò contro. Il Demon Lord fu rapido, evocò una delle sue pistole e con un colpo la fece esplodere quando ancora gli era a distanza, ma si accorse che ai suoi piedi, tutto intorno a lui stavano spuntando dei coni di ghiaccio, non poteva andare in nessuna direzione per evitarli tranne che in aria. Esternò le ali dal suo corpo e con un battito spiccò il volo, si guardò un polpaccio, dalla macchia che sporcava il pantalone di pelle nera era chiaro che aveva riportato almeno una piccola ferita.
«Ti sei distratto!!».
Alzò lo sguardo di scatto, Malphas era sopra di lui, le braccia alzate con i pugni uniti e rivestiti dalla solita placca di diamante.
Stuuuump!
Venne colpito in piena faccia, precipitò verso terra. Per un attimo perse i sensi, un solo attimo, poi riaprì gli occhi e vide sotto di lui una distesa di cono di ghiaccio appuntiti, stava per essere infilzato su tutto il corpo.
Ancora col la vista offuscata, richiamò l’energia demoniaca e la convoglio negli artigli, che si circondarono dell’aura nera.
«ARTIGLI DEVASTATORI!!», con una sola sfuriata fece a brandelli tutto il ghiaccio e poté così poté atterrare sul terreno, appoggiandovici un ginocchio.
Tutto intorno a lui comparvero quattro lastre di metallo nero che lo circondarono, chiudendolo.
“Maginanium”!
«Sei morto!».
Era stato fregato, non poteva muoversi, in nessuna direzione, era bloccato, non poteva nemmeno stendere le ali per spiccare il volo, non ce n’era lo spazio e anche se avesse saltato sarebbe solo andato incontro a Malphas che si stava avvicinando e che lo avrebbe sicuramene colpito dove lui era scoperto e vulnerabile.
Doveva muoversi, sentiva il fiato del demone sulla schiena. Evocò una granata, staccò la spoletta e se la gettò alle spalle, irrigidì le ali per ripararsi.
BOOOM!
L’esplosione lo investì in pieno e a causa delle lastre di maginanium che lo circondavano non si disperse nemmeno, venne schiacciato a terra.
Quando si fu esaurita, Krono si tirò su a fatica, le ali gli dolevano perciò decise di ritrarle, era meglio se per qualche minuto non le avesse più usate, sarebbe comunque riuscito a volare ma sarebbe stato lento.
Vide Malphas di fronte a lui con le braccia incrociate e un sorriso fiero stampato sul volto.
«Non male l’idea della granata, ormai stavo lacerarti la schiena con i miei artigli di diamante, ma all’ultimo minuto hai usato quella bomba, hai sacrificato la carne per salvare la vita, bella mossa, ma sfortunatamente mi sono rivestito con le mie placche e non mi hai fatto nulla».
«Sei molto più veloce, non solo a muoverti ma anche a usare la tua maledizione».
«Eheheh, è questo quello di cui sono realmente capace», portò il braccio all’indietro e rivesti il pugno di diamante.
«Meno male! Se non fossi stato capace di fare di meglio sarebbe stata davvero una battaglia noiosa», il suo pugno si avvolse nell’aura nera.
Si scrutarono per qualche istante, come se aspettassero il momento giusto per cominciare.
Poi, ad un tratto si lanciarono l’uno contro l’altro, tirarono indietro i pugni, per caricare il colpo, poi li distesero.
«PUGNO DIABOLICO!!», urlò Krono.
BOOOOOOOMMM!!!!
L’onda d’urto derivate dall’impatto fu violentissima, il terreno sotto di loro crepò per poi cedere, le macerie tutto intorno a loro si distrussero e loro stessi ne soffrirono.
Tirarono indietro le braccia e cominciarono a sferrarsi rispettivamente pugni, ognuno parava o schivava i colpi dell’altro e poi a sua volta cercava di colpirlo. Dopo i pugni passarono alle sfuriate, la velocità aumentava continuamente, Krono riuscì a lacerare in vari punti con i suoi artigli il petto e le braccia dell’avversario ma ricevette diverse sfuriate sulle spalle e sul petto, il sangue schizzò dalle sue ferite, segno che dovevano essere più profonde di quelle che era riuscito ad infliggere al suo avversario.
Malphas ad un certo punto si lanciò all’indietro e materializzò due mitragliatori rotanti e cominciò fare fuoco, i bossoli dei proiettili cadevano per terra come una pioggia.
Krono per rispondere evocò i suoi e fece fuoco. I proiettili delle due armi si annullarono a vicenda, ma Krono insistette e come aveva previsto le armi di Malphas si scaricarono. Il demone corvo fu investito in pieno da una scarica di colpi, riuscì a malapena a ripararsi con le braccia prima di cadere per terra. Krono sostituì rapidamente le sue armi con due fucili No Limit con cui sparò due sfere di energia.
«SHIELD!», Malphas creò uno scudo di maginanium, per proteggersi dalle sfere di energia che si annullarono contro di esso. Appena lo scudo si dissolse Krono vide Malphas che gli lanciava contro due sfere nere, ma non erano due eteri luminescenti, le sfere gli caddero non molto distanti dai piedi ai lati del suo corpo, esplosero e propagarono una gran fumo.
“Dei fumogeni”!?
Fu circondato da una nube di fumo.
Bang!
Vide una palla di cannone finirgli sul polpaccio ed esplodere. Dovette sforzarsi per non inginocchiarsi dal dolore.
Bang!
Un altro colpo, sta volta sulla schiena.
Spalancò gli occhi e usò la sua vista superiore per vedere oltre la cortina di fumo, era circondato da cannoni.
Bang!
Un altro colpo, ma sta volta lo vide perfettamente e fu in grado di evitarlo. Non vedeva Malphas, probabilmente era in cielo ad aspettare che spiccasse il volo per colpirlo a tradimento.
Bang! Bang!
Altri due colpi, uno di lato e l’atro da dietro, si inclinò in dietro per schivare il primo, poi voltandosi vide il secondo che schivò spostandosi di lato. Con la sua vista poteva restare tranquillamente lì ad aspettare che il fumo si dissolse.
«DIAMOND FEATHERS!!».
Sentì una fitta sulla spalla, vide che c’era conficcata una piuma di diamante, prima che potesse fare qualsiasi altra cosa una pioggia di piume diamantate gli si riversò addosso, era come una cascata, non poté fare altro che ripararsi con le mani, dato che l’intensità dell’attacco era tale che non riusciva a muoversi in qualsiasi altra direzione. Quando l’attaccò terminò la grande maggioranza del suo corpo era ricoperta da piume diamantate.
Sbooom!
Un violentissimo colpo lo prese alla base del collo, facendolo volare via, fuori dalla nube di fumo. Riuscì però a fermarsi dopo qualche metro, voltandosi vide una lacrima di etere luminescente a qualche metro da lui. La lacrima esplose.
Incrociò gli avambracci per proteggersi dall’esplosione.
Avvertì del calore sugli avambracci seguito da un senso di dolore.
Quando l’esplosione si fu esaurita vide spuntare tutto intorno a lui dei coni di ghiaccio.
“Non mi dà nemmeno il tempo di riprendere fiato… e va bene allora”.
Emise una forte ondata di aura demoniaca dal suo corpo che non solo fece uscire dal suo corpo tutte le piume ancora conficcate, distrusse anche i coni di ghiaccio.
Guardò in altro dove vive l’avversario in avvicinamento, concentro l’energia demoniaca nel pugno che si avvolse nell’aura nera.
«PUGNIO DEMONIACO!!…Groowrrr», il demone che si materializzò puntò Malphas che preso di sorpresa non poté evitarlo. Il demone di energia affondò i suoi denti nel corpo del demone corvo, per poi investirlo completamente come flusso di energia ed esplodere. Malphas cadde ma riuscì ad atterrare con i piedi per terra.
Krono evocò il fucile Blade, ruotò l’impugnatura di novanta gradi, così da gettarsi contro il nemico usandolo come spada.
Lancio diversi fendenti ma Malphas fu abile nello schivarli tutti. Krono alzò l’arma per sferrare un fendete dall’altro, ma ancora una volta venne schiavato, Malphas inclinò il busto all’indietro. Il fendete di Krono non era però sceso fino in basso ma si era fermato a metà.
«Mancato», gli disse il demone corvo mostrandogli un sorriso.
«Tu credi?», gli rispose sorridendogli, ruotò l’impugnatura e fece fuoco.
Il bolide di energia prese Malphas in pieno stomaco, ma Krono non si fermò, premette il grilletto per assestare altri colpi: faccia petto, ancora e ancora. In ogni sfera di energia metteva più energia che poteva.
Dopo l’ultima esplosione Malphas volò all’indietro cadendo per terra.
Krono non si mosse, fece sparire l’arma e osservò l’avversario rialzarsi, come se volesse aspettare a sferrare un altro attacco, per studiare l’avversario.
Malphas si passo il dorso della mano sulla bocca, lo sguardo nervoso e scocciato.
«Qualcosa non va demone corvo? Scommetto che pensavi che una volta raggiunta la massima potenza la battaglia sarebbe finita in un attimo eppure non è così».
Infatti, Malphas era furioso, lo scontro si stava rivelando più difficile del previsto. Krono aveva sopportato bene i suoi colpi e gliene aveva inferti di pensati.
Si mise dritto, chiuse gli occhi e si rilassò.
«Uhuhuhuh… sarebbe stato meglio che fossi caduto prima, non avresti dovuto spingermi a tanto».
Distese le ali, unì le mani, palmo contro palmo, all’altezza dello stomaco. Subito delle correnti d’aria cominciarono a soffiare attorno a lui.
Krono percepì il pericolo e si mise in guardia.
In un attimo Malphas, aprì gli occhi e allungò una mano col palmo aperto verso il suo avversario.
Krono sentì una corrente d’aria arrivargli addosso, subito non successe niente, ma quando di preparò a sferrare il suo attacco tutto il suo corpo fu scosso da un colpo violento, la sua schiena, per un attimo, si piegò all’indietro di novanta gradi. Fu del tutto inaspettato. Le braccia si piegarono i modi anomali, il suo busto si torse tanto che riusciva quasi a guardarsi le caviglie senza muovere il collo. In condizioni normali piegamenti del genere comportavano la rottura di ossa e legamenti, ma Krono non aveva avvertito niente del genere, il busto e gli arti gli dolevano ma era un dolore del tutto sopportabile e di sicuro non proporzionale alle pieghe assunte.
Alla fine, capì di cosa si trattasse.
Tirò su la testa a fatica per cercare di guardare Malphas: «…t-t-tu hai distor-to lo spazio che mi circonda?».
«Esatto».
«Avevi detto che la maledizione della creazione era l’unica che eri in grado di usare».
«Kra, kra kra ti mostrerò ora il vero potere di questa maledizione. Dovresti considerarti onorato di essere annientato con da questa tecnica. L’ho usata solo pochissime volte su individui che mi hanno particolarmente seccato».
Nel frattempo, Krono cercava di liberarsi da quella morsa che lo costringeva ad assumere pose assurde, ma era tutto inutile.
«Ho passato decenni a meditare, ho spinto all’estremo il mio potere di creazione e alla fine sono riuscito a creare una dimensione parallela».
«Cosa?!», Krono non riusciva a credere a quello che aveva appena sentito.
«Una dimensione all’interno del quale regna il nulla, solo l’oscurità e le tenebre più totali. È questo il mio potere patetico umano, il potere di un dio, posso creare tutto ciò che voglio. Un infino umano come te non più neanche sperare di opporsi alla mia magnificenza».
«Certo che ne hai di feg…ato a vantarti in quel m-mo-do per aver creato una dimensione dove non c’è niente».
Malphas fece una smorfia per il nervoso ma si calmò subito.
«Se sapessi quello che ti aspetta non faresti tanto lo spiritoso. La solitudine che hai provato in quei quattro anni è ben poca cosa rispetto a quello che ti attende», tirò indietro il braccio, «fluttuerai per il resto dei tuoi giorni in una dimensione senza calore o luce, nel gelo del vuoto siderale, immerso nell’oscurità!».
Distese il braccio: «VUOTO ASSOLUTO!!».
Un buco nero si aprì sullo stomaco di Krono, aveva una capacità di risucchio incredibile, non poteva opporsi.
«Noooooo!!!», Krono non poté far altro che urlare mentre il suo corpo veniva risucchiato e spariva del tutto.
Malphas osservò la scena sorridendo poi si voltò a guardare il sole che orai stava tramontando.
Stette lì immobile per qualche minuto.
«Chissà se quelli di Tartaros hanno già finito con gli umani di quella patetica gilda… bah, chi se ne frega l’importante è che io abbia completato il mio compito, il mio padrone sarà fiero di me kra kra».
Scoppiò a ridere.
 
Krono fluttuava in una dimensione oscura, circondato da nient’altro che tenebre. Tenere gli occhi chiusi o aperti non faceva la benché minima differenza, non sentiva nemmeno rumori, anche se provava ad urlare il risultato era lo stesso.
Aveva provato ad estendere i suoi sensi per provare a percepire qualcosa o qualcuno, ma niente. In quella situazione neanche la sua vista superiore e il suo udito sviluppato si erano rivelati utili.
L’unica cosa che percepiva era il gelo sulle guance.
Da quando era arrivato in quel luogo era come se le sue energie gli fossero state sottratte dalla dimensione stessa, si sentiva spossato, non poteva fare altro che rimanere lì ad aspettare la sua ora.
“Io mi sto forse arrendendo?!”.
Strinse i pugni per la rabbia.
“Non ci penso nemmeno, ho promesso che avrei impedito a Malphas di fare del male ad altre persone, ho giurato a me stesso che lo avrei sconfitto per vendicare la mia famiglia e costi quello che costi io ci riuscirò!”.
Concentrò tutte le energie che aveva per provare di nuovo a percepire qualcosa.
Inizialmente non sentì nulla, ma poi sentì uno strano rumore, sembrava quasi un brusio, si concentrò su di esso.
“Questo è il rumore di qualcuno che ride? …questo è Malphas?!”.
Poteva riconoscere il rumore di quella risata arrogante e insulsa anche se gli arrivava distorta.
Ma come era possibile che sentisse qualcuno da un’altra dimensione.
Poi capì.
C’era una sola possibile spiegazione.
“La dimensione creata da quell’idiota non è a sé stante alla nostra, ma vi è attaccata, appiccicata, come se fosse l’ombra che la nostra dimensione proietta nello spazio. Se è così se riuscissi a forzare il muro dimensionale e a romperlo dovrebbe aprirsi un varco che mi permetterebbe di fuggire”.
Sorrise.
“Niente di più semplice”.
Strinse i pugni e richiamò l’energia demoniaca e la rilasciò, ma non accadde nulla, si sentì ancora più sfinito.
“Merda in queste condizioni non sono in grado di fare nulla, è già tanto che non sono collassato”.
Avrebbe dovuto aspettare che le energie gli ritornassero, ma sarebbero tornate?
Quando era stato scagliato lì aveva ancora molta forza, senza dubbio più della metà eppure appena arrivato lì si era indebolito, come se quel luogo gli avesse sottratto forza. Allora di sicuro anche se avesse aspettato non sarebbe cambiato niente.
Doveva trovare un modo per ricaricarsi, ma quale? Non aveva nulla intorno, a parte l’oscurità.
“Eheh… il dragon slayer di Sabertooth di certo non avrebbe avuto problemi a ricaricarsi, sarebbe stato circondato dal suo elemento, avrebbe potuto farsi una bella mangiat… aspetta un momento, io non sono circondato da ombre ma da oscurità…
Si dice che angeli e demoni siano due facce della stessa medaglia, i primi creati dalla luce e secondi dalle tenebre, io quindi sarei circondato dal mio elemento? Natsu e gli altri dragon slayer quando trovano il loro elemento lo divorano per riacquistare energie. I demoni invece traggono forza dai sentimenti negativi delle persone, sono quelli che gli danno forza non l’oscurità vera e propria”.
Per un attimo perse speranza, ma le parole che Mavis gli aveva detto al palio gli ritornarono alla mente.
“Io sono in parte demone! Sono pur sempre un mago di categoria slayer e provar non costa nulla. Rio e gli altri devil slayer che usano le maledizioni forse non avrebbero potuto fare nulla in questa situazione ma dopotutto il potere del Demon Lord non è come gli altri”.
Sorrise. Non aveva mai provato una cosa del genere, e ciò lo elettrizzava.
Si concentrò, percepì l’oscurità che lo circondava, era come se fosse in una nebbia di tenebra. Quando fu pronto iniziò ad aspirare con la bocca, subito non accadde nulla ma dopo poco l’oscurità cominciò ad entrargli in bocca e scendere giù per la gola e lungo l’esofago.
Era come se stesse bevendo grandi sorsate d’acqua.
Continuò ad inghiottire e man mano il suo stomaco si gonfiava, continuò e continuò finchè non sentì che la pancia stava per esplodergli solo allora si fermò.
Deglutì.
Subito il suo ventre si sgonfiò, l’energia iniziò a scorrere e a fluire in tutte le sue parti del corpo. Muoveva le mani freneticamente, sentiva delle saette passargli sulla pelle, rideva. Si sentiva carico.
“È ora di uscire di qui”.
Incrociò gli avambracci davanti al suo volto, accumulò l’energia demonica e poi distendendo le braccia la rilasciò.
L’energia demoniaca si espanse tutto intorno al Demon Lord, in quella dimensione di oscurità.
 
«Bene ritorniamo alla gilda, ormai non dovrebbe mancare molto all’attivazione di Face», Malphas distese le ali ma appena prima di spiccare il volo percepì una vibrazione. Si voltò per guardare dietro di lui.
Percepiva della confusione nella sua dimensione.
«Ma che diamine succede?!».
Dei vortici d’aria, molto sottili e appena percettibili si formarono e si convogliarono in un punto di fronte a lui.
Crack.
Una crepa si formò nello spazio.
Crack…crak…crak…
Altre crepe si formarono e si estesero incrociandosi in un punto da una parte mentre dall’altra formarono una figura quasi circolare.
Alla fine, lo spazio tra quelle crepe si ruppe come un vaso di porcellana, una colonna nera, di energia demoniaca, fuoriuscì da quella specie di finestra tra le due dimensioni. Malphas fece qualche passo indietro per evitare di essere coinvolto mentre osservava stupito la scena che gli si presentava davanti.
Due mani sbucarono ad un tratto e si aggrapparono ai margini della finestra, seguite da una faccia che urlava.
«Aaaaaaahhhh!!!», la faccia del Demon Lord sbucò in quel fiume di energia demoniaca.
«Ancora tu?!», chiese Malphas tra la sorpresa e la rabbia.
«Ciaaaao suonato!! Ti sono mancato?!».
L’energia che rilasciava aumentò. Con le mani fece forza allargando il foro.
Ormai Krono se ne stava in piedi sulla spaccatura, tra le due dimensioni le braccia erano lungo i fianchi, leggermente allargate, le crepe si espandevano dalla spaccatura a tutto lo spazio circostante ma il foro aveva smesso di allargarsi. La spaccatura partiva dagli stinchi di Krono fino a poco sopra la sua testa.
«Hai sfondato il muro dimensionale del mio Vuoto assoluto?!».
«Ti garantisco che questa non è la cosa peggiore che farò», incrociò gli avambracci davanti al volto, accumulò altra energia.
«Sei impazzito?! Se distruggi il muro dimensionale la mia dimensione si riverserà in questa! Hai idea dei danni che potresti causare?!».
«Una dimensione dove non c’è altro che oscurità che danni credi che possa fare? La tua oscurità si dissiperà appena verrà a contatto con la luce di questa dimensione».
L’energia che Krono rilasciava aumentò ancora.
Distese le braccia allargandole.
«DARKNESS EXPLOSION!!!».
Le crepe si moltiplicarono e si propagarono finchè tutto il muro dimensione non andò in frantumi. Si vide una specie di fumo nero disperdersi nell’aria ma scomparve subito.
Malphas aveva osservato la scena immobile e ora guardava il Demon Lord camminare verso di lui sorridente, con un ghigno sadico che metteva in mostra i canini accentuati e gli occhi rossi.
«Quanto tempo avevi detto che ti ci era voluto per crearla? A me però sono bastati cinque minuti per distruggerla. Ti consideri una sorta di dio ma a quanto pare le tue creazioni non valgono molto, forse perché in fondo tu non sei un dio, ma solo un demone arrogante che ha bisogno di una bella sistemata».
Malphas aveva abbassato la testa e poi aveva cominciato a ridere sottovoce, la sua risata cresceva sempre di più fino a sfociare nella collera più cieca e totale.
«Tu schifoso insignificante umano!! Hai osato troppo! Ti garantisco che quando avrò finito con te rimpiangerai il nulla a cui sei sfuggito».
«Vedremo», Krono si preparò.
Malphas allungo le braccia verso di lui.
«Quindici esplosioni!».
Tutto intorni a Krono comparvero degli eteri luminescenti che iniziarono subito a brillare.
“Merda”.
Non poteva schivargli, le vie di fuga era chiuse e non c’era tempo, poté solo alzare le braccia ai lati del volto per ripararsi.
Boom!! Buuum!! Boooommm!!
Venne investito da esplosioni da tutte le parti, sentì una gran bruciore su tutto il corpo accompagnato da un fortissimo dolore.
Quando l’esplosione terminò e il fumo non si era ancora diradato completamente.
«Due cannoni».
Bang! Bang!
Una palla di cannone prese Krono sulla coscia sinistra e l’altra in pieno petto.
Vomitò un fiotto di sangue.
«DIAMOND FEATHERS!!».
Una raffica di piume di diamante gli fu subito addosso, non poté far altro che ripararsi alzando le braccia per coprirsi almeno il volto. Le piume lo presero in pieno conficcandosi in tutto il suo corpo. Quando la scarica terminò cadde in ginocchio.
Malphas gli si avvicinò, alzò la mano destra, la quale scomparve dentro il guscio metallico su cui materializzò una sega circolare.
«Noi demoni rappresentiamo il male assoluto! Uno come te come poteva anche solo pensare di poterci battere?».
Appena gli fu davanti alzò il braccio: «muori!».
«Uno come me dici? Beh, veramente, non sono proprio una brava persona», prima che potesse abbassare il braccio per colpirlo, Krono si alzò di scatto, convogliò l’energia demoniaca nella sua mano sinistra.
«PUGNO DIABOLICO!!», sferrò un forte pugno sotto il mento dell’avversario che volò all’indietro ma non cadde per terra, distese le ali e volò in cielo.
Krono esternò le sue e lo seguì.
I due demoni ingaggiarono un combattimento aereo per i cieli di Magnolia, volavano a rapidamente e con brusche variazioni di direzione per cercare di sorprendere l’avversario.
Booom! Booom! Booom!
Ogni volta che i loro attacchi si scontravano o uno parava il colpo dell’altro, il rumore della botta si propagava in tutta la zona circostante come un’esplosione.
Colpivano, schivavano, calci, pugni, colpi di artigli, cercavano in tutti i modi di ferire l’avversario.
«LAME DEMONIACHE DEL LOTO NERO!!», Krono creò le sue lingue di energia demoniaca e con un rapido movimento delle braccia le scagliò contro Malphas, il quale schivò tutti gli attacchi con veloci movimenti e rotazioni.
Quando si fu avvicinato a Krono creò una bomba di etere e gliela lanciò contro ma questo la fece esplodere subito con le sue pistole Alfa e Omega. Krono cominciò subito a sparare all’impazzata verso il nemico, anche attraverso il fumo ma grazie alla sua vista superiore lo vedeva benissimo.
Sorpreso da quella precisa e inaspettata raffica di colpi Malphas non poté far altro che rivestire la sua parte anteriore col diamante per proteggersi, i colpì rimbalzarono sulla dura corazza ma ad un tratto la raffica cessò. Malphas osservò la nube sparire, aspettandosi di vedere sbucare il Demon Lord ma non vide nulla. Ad un tratto un movimento sopra di lui gli fece alzare lo sguardo, Krono era proprio sopra di lui, le braccia alzate coi pugni uniti e circondate da saette nere, gli era troppo vicino, non l’avrebbe schivato.
«MORSO DEL DEMONE!!», Krono colpì il demone corvo sulla testa.
L’impatto fu violentissimo, Malphas schizzò come un proiettile verso terra, prima di colpire il terreno passò attraverso due edifici della città creando dei grossi buchi nei loro muri. Krono non stette fermo si gettò verso il punto dove il nemico era caduto, ad un tratto però dal quel punto delle rocce e pezzi di macerie scoppiarono e schizzarono, un Malphas furioso comparve tra la nube di polvere alzatavisi.
Krono evocò due mitragliatori rotanti sulle braccia e uno sulla spalla, concentrò l’energia in essi e fece fuoco.  
«TRIPLA MITRAGLIA…SOPPRESSIONE!!».
Malphas alzò il braccio di fronte a sé: «SHIELD!», lo scudo di maginanium si materializzò e respinse tutti i colpi.
Krono decise di non sospendere l’attacco, avrebbe continuato a sparare finchè non fosse stato abbastanza vicino, poi una volta che lo scudo sarebbe scomparso avrebbe colpito Malphas di sorpresa, ma quando si accorse che per terra stavano comparendo un sacco di cannoni dovete sospendere l’attacco.
I cannoni cominciarono a fare fuoco, era tantissimi, Krono riprese quota per allontanarsi e riuscire a schivare meglio i colpi, una volta che fu sufficientemente in alto scaricò un’altra pioggia di colpi distruggendo tutti i cannoni, evocò poi al posto dei mitragliatori il fucile fumogeno con cui sparò a pochi metri da Malphas, la cortina fumogena si propagò in un attimo, nascondendo il demone che però era comunque visibile da Krono. Si gettò di nuovo in picchiata, più velocemente possibile non doveva lasciare all’avversario il tempo di alzare le difese.
Evocò il fucile Blade, ruotò l’impugnatura di novanta gradi, l’avrebbe tagliato in due.
Si gettò nella nube, alzò le braccia e affondò il fendente sulla fronte dell’avversario.
Clanggg!
Krono osservò la lama del fucile staccarsi e roteare via, Malphas all’ultimo secondo aveva ricoperto la sua fronte con una placca di diamante.
Krono era rimasto scoperto ad un attacco e Malphas lo sapeva, chi sarebbe stato più veloce avrebbe colpito l’altro. Avvenne tutto nel giro di un paio di secondi.
Appena la lama del fucile si staccò Krono capì che sarebbe atterrato di fronte a Malphas, fece sparire il fucile poco prima di poggiare le ginocchia per terra. Malphas alzò le braccia e fece comparire attorno alle sue mani dei gusci metallici con sopra delle trivelle, puntò alla schiena di Krono.
Appena si poggiò per terra Krono materializzò proprio sulla sua schiena un dispositivo metallico con due cilindri metallici attaccati che poggiarono sulle sue spalle.
«Muori», gli disse Malphas a denti stretti.
I due cannoni puntarono il petto del demone, proprio mentre le trivelle erano a pochi centimetri dal dispositivo.
«BAZOOKA DI SFONDAMENTO!!», dalla parte anteriore dei cilindri uscì un colpo che prese Malphas in pieno petto, facendolo volare via mentre dal retro un getto di fumo che annullò il rinculo.
«Aaargh!», Malphas non cadde.
Krono si gettò verso di lui, convogliando l’energia demoniaca negli artigli, caricò il colpo ma prima che potesse sferrarlo sentì un dolore acuto alla spalla e vide il sangue schizzare fuori dalla ferita.
Malphas era stato più rapido l’aveva colpito con la sua sega circolare, un attimo prima.
Krono fece per portarsi una mano sulla ferita ma non ebbe il tempo, fatta sparire la sega Malphas aveva rivestito i suoi artigli col diamante ed era passato all’attacco. Krono evitò una sfuriata ma non la seconda, quattro fregi rossi comparvero sul suo petto. Decise che non avrebbe continuato a schivare, aspettò che Malphas si facesse sotto e quando sferrò le sue sfuriate lo afferrò per i polsi bloccandolo ma questi fece un ampio sorriso. Intorno ai polsi di Malphas si crearono delle placche di diamante che ricoprirono anche le mani di Krono bloccandolo in quella posizione.
«Sei fottuto», gli disse mentre ricopriva tutta la parte anteriore del suo corpo con quelle dannate placche.
Solo all’ultimo Krono si era accorto di una lacrima di etere luminescente che era comparsa tra loto due all’altezza dello stomaco. La lacrima cominciò a brillare.
“Cazzo!”.
Boooooommm!!
L’esplosione lo prese frontalmente in pieno, sentì una grande pressione sul suo petto. Quando fu terminata sentì le mani liberate e un forte calcio in faccia lo fece volare all’indietro. Respirava affannosamente ma vedere il sorriso compiaciuto del nemico lo ricaricò. Allungò il braccio destro e evocò la sua arma migliore.
«Death Striker!», le fauci dell’arma si aprirono e l’energia cominciò ad uscire dagli aculei e a convogliarsi al centro. Malphas capì subito il pericolo e fece un balzo all’indietro.
«…MACROBOLIDE!!», la sfera di energia venne scagliata verso il bersaglio.
Malphas alzò entrambe le braccia di fronte a lui.
«DOUBLE SHIELD!», due scudi di maginanium si materializzarono di fronte a lui, l’uno davanti all’altro a poca distanza. Il bolide colpì il primo scudo, esplose e l’esplosione si propagò nella direzione del secondo scudo e Malphas che sparirono nel fumo. Krono non perse tempo, fece sparire l’arma e al suo posto chiamò due fucili No Limit, saltò in aria compiendo una capovolta in avanti portandosi esattamente sopra Malphas, lo vide e gli scagliò un altro bolide a piena potenza, questi si protesse con le braccia ma venne colpito in pieno. A quel punto Krono cominciò a roteare su sé stesso per spostarsi e ritornare con i piedi per terra proprio dietro Malphas, puntò le armi e mentre il demone corvo riappariva gli lanciò altri due bolidi a piena potenza che lo presero in pieno sullo stomaco e la spalla sinistra. Questa esplosione e il colpo ricevuto dovevano essere stati senza dubbio più forti dei precedenti tanto che Malphas venne scagliato all’indietro strusciando sul terreno per qualche metro finchè non si fermò.
Ora se ne stava là, sdraiato per terra, gambe e braccia divaricate.
Krono sorrise soddisfatto mentre faceva sparire le armi.
“Cominci a capire che per te sta arrivando la fine eh”.



Note dell’autore
Non c’è molto da aggiungere dopo un capitolo del genere. Ho cercato di non dilungarmi troppo nella descrizione di alcune scene e ogni tanto ho aggiunto delle frasi o brevi dialoghi per spezzare un po’ e per non fare pagine intere di battaglia senza interruzione.
Infine, mi devo scusare ma questa settimana non mi sarà possibile pubblicare e anche per la prossima non garantisco la pubblicazione del capitolo infrasettimanale.
Comunque vi assicuro che la pubblicazione al sabato continuerà regolarmente.
A sabato prossimo.

 

 

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Capitolo 18
*** VENDETTA-seconda parte ***


18. VENDETTA-seconda parte
 
Lo guardò rialzarsi e portarsi una mano sulle varie ferite che aveva sul corpo, stava controllando lo stato in cui era ridotto e dalla rabbia che aveva dipinta in volto la cosa non doveva piacergli.
«Kahahah… ridotto in questo stato da un mezzo demone kra, kra… sto facendo così tanta fatica ad eliminare un essere umano che gioca a far finta di essere un demone kra, kra», strinse i pugni e tirò le braccia a sé, i suoi muscoli si gonfiarono e le ali si stesero.
«Basta sparirai insieme a questa città, o quello che ne rimane. Io finirò il lavoro iniziato da Mard Geer», alzò un dito in cielo, si concentrò e si sforzò: «aaah!», attorno a lui ci fu uno spostamento d’aria ma non accadde nulla.
Krono guardò in cielo, dove il dito puntava ma non c’era nulla.
«Mai distrarsi!». Si ritrovò Malphas a un paio di metri, riuscì a malapena a schivare una sfuriata dei suoi artigli, ma l’avversario non si arrese, continuava a sferrare attacchi veloci, facendo spuntare dal terreno coni di ghiaccio appuntiti che gli puntavano sempre contro.
Provò a reagire, sferrò un gancio col destro ma Malphas lo schivò solo all’ultimo con un rapido movimento di testa e gli afferrò il polso, lo attirò a sé facendolo sbilanciare e gli assestò una ginocchiata in pieno stomaco. Krono perse il respiro per un attimo ma Malphas ne approfittò per balzare in aria, alzò il braccio col palmo aperto e dal terreno sbucarono dei coni di ghiaccio tutto intorno a Krono, che a sua volta li distrusse con i suoi artigli avvolti dall’energia demoniaca. Tenendosi ancora una mano sullo stomaco rivolse lo sguardo al nemico.
«Se speri di battermi con trucchetti del genere sei in errore».
«Quei trucchetti mi servivano solo per guadagnare tempo idiota», puntò col dito il cielo. Krono segui con la vista e lo vide, non ebbe bisogno di aumentare la vista, una grossa sfera in fiamme si stava scagliando contro la città.
«Hai richiamato un meteorite?!», gli chiese sgomento.
«Richiamato! Io non controllo mica la gravità! L’ho creato ai limiti dell’atmosfera perché durante la caduta acquistasse potere distruttivo!», gli urlava mentre si alzava in volo portandosi a distanza, in cielo.
Krono esternò le ali e si preparò a spiccare il volo.
«Te ne vai di già?».
Snap.
Uno schiocco di dita delle catene sbucarono dal terreno, avvolsero tutte le gambe e anche parte del busto di Krono.
Krono provò a spezzarle ma resistettero.
«Sorpresa, quelle sono fatte di maginanium!».
Sono comunque delle catene non delle laste di metallo spesse dei centimetri!», Krono richiamò l’energia demoniaca che avvolse tutto il suo corpo.
Clang! Clang! Clang! Clang
Si liberò dalle catene in pochi attimi. Il meteorite era ormai quasi sulla città. Distese le ali.
“Se mi muovo sarò comunque colpito dall’onda d’urto ma almeno eviterò l’impatto completo… ma la città”.
Aveva promesso che avrebbe impedito a Malphas di distruggerla. Chiuse gli occhi e scosse la testa ma c’era poco da pensare, aveva dato la sua parola e ora doveva mantenerla.
«Al diavolo a me e alla mio orgoglio!!», distese il braccio ed evocò il Death Striker.
«Kahahahah, non ci posso credere hai intenzione di respingerlo?! Ahahah e va bene sparisci insieme alla città che hai deciso così assiduamente di proteggere!!».
«Io non sparirò».
«Il tuo macrobolide del cazzo non è sufficiente a respingere questo colpo!».
«Il macrobolide non è l’unica arma del Death Striker… assetto!», sul retro dell’arma di Krono si staccarono due tubi che si attaccarono sul suo pettorale e dietro la spalla.
«Il dispositivo dentro il Death Striker assorbe l’energia che gli viene fornita e la comprime in modo da aumentare il potere distruttivo, quando l’energia è sufficiente l’arma spara il colpo, con questo assetto ho tolto il limitatore, l’arma sparerà un raggio di energia compressa finchè io lo vorrò. In genere nessuno lo usa in questa forma dato che prosciuga tutte le energie».
«Kahah, quindi o ti fai uccidere dal meteorite o da me dopo averlo respinto!».
«Idiota… che cosa credi che abbia fatto in quella foresta per quattro anni?».
Per un attimo Malphas perse la sua sicurezza e iniziò a digrignare i denti per il nervoso, puntò il dito verso il meteorite e poi verso Krono.
«METERORA!!».
La sfera infuocata era a poche decine di metri dal Demon Lord, la sua presenza aveva provocato un aumento di temperatura e di pressione, la sua grandezza era come quella dell’edifico della gilda, se fosse caduta nel punto dove si trovava Krono avrebbe raso al suolo tutta la città, il cratere che si sarebbe formato sarebbe stato enorme, molto probabilmente il mare lo avrebbe anche riempito facendo così scomparire per sempre non solo Magnolia ma anche il terreno su cui era sorta.
Puntò il braccio verso la meteora, iniziò a convogliare una grande quantità di energia nell’arma.
“Mi hanno affidato la loro città, non ho impedito che quel cazzo di cubo galleggiante la danneggiasse, ma o io sia dannato non permetterò che venga rasa a suolo”.
La bocca dell’arma si aprì e l’energia iniziò ad accumularsi.
Distese le ali e le tenne rigide in modo da frenare il rinculo, delle scosse di energia correvano tutto intorno all’arma.
«DEATH STRIKER…DISTRUZIONE!!».
Un raggio di energia venne sparato dall’arma e colpì la superficie del meteorite, che iniziò a rallentare ma non si fermò.
Le gambe di Krono erano affondate nel terreno fino alle caviglie, sentiva tutte le energie del suo corpo incanalarsi nell’arma come se gli venissero strappate da un magnete, ma non era sufficiente, il meteorite continuava ad avvicinarsi.
Non bastava.
Chiuse gli occhi, ripensò a tutto quello che gli era successo nelle ultime ore e negli ultimi anni. Ritornò con la memoria alla sera che aveva cambiato per sempre la sua vita ma non come lui inizialmente se lo era immaginato.
“Dopo quella sera ad attendermi ci sarebbero dovuti essere giorni difficili, fatti di lunghe ore passate ad allenarmi sotto la guida di mio padre per imparare a controllare il potere del demone in me. Sarebbe stata dura ma avrei sempre saputo che una volta tornato a casa, al mio villaggio, c’erano la mia famiglia e i miei amici ad attendermi, a riscaldarmi con il loro affetto. Loro sarebbero dovuti essere la mia luce, ciò che mi avrebbe mantenuto sulla giusta via… e invece… ad attendermi c’era un abisso oscuro di rabbia, odio e solitudine, lunghi giorni fatti di estenuanti allenamenti, con il caldo, la pioggia, il gelo… e poi di nuovo, ancora, ancora e ancora”.
Per un attimo in quei ricordi si fece largo una luce, vide Mirajane, Makarov, tutti gli altri membri e la gilda, anche Rio.
“Ora che sono finalmente riuscito ad uscire da quell’abisso non ho intenzione di lasciarci le penne tanto presto, ci sono tante cose che voglio riassaporare”.
Riaprì gli occhi di scatto.
«Aaaaaaaaaah!!!!», concentrò ancora più energia.
Quando l’energia venne sparata per la forza dell’impatto l’intero busto di Krono si piegò leggermente all’indietro sprofondando ancora un po’. Le dimensioni del raggio crebbero.
«Perché la mia meteora non raggiunge il terreno?!».
La superfice del meteorite cominciò a creparsi e quando fu sufficientemente indebolita il raggio vi penetro dentro scavando un tunnel all’interno di essa, perforandolo completamente. Quando il raggio di Krono fuoriuscì dalla parte opposta la meteora esplose andando in frantumi.
Malphas vide quel raggio puntare su di lui, nella confusione più totale riuscì a malapena a spostarsi verso destra. Il raggio seppur indebolito dopo aver distrutto il meteorite era ancora molto potente, prese in pieno l’ala sinistra del demone, polverizzandogliene un’intera metà.
Malphas emise un rantolo di dolore mentre precipitava.
Ad un tratto dal fumo e dalle ceneri del meteorite sbucò Krono, le sue mani si avvolsero di energia nera e cominciò a rotearle per tracciare nell’aria delle lingue di energia. Con un rapido movimento delle braccia in avanti le diresse verso il nemico.
Malphas allungò un braccio in avanti: «SHIELD!», lo scudo di maginanium di materializzò per proteggerlo.
Krono allora allargò le braccia, il movimento si trasmise come un’onda e le lingue di energia nera appena prima di colpire lo scudo cambiarono direzione, allargandosi ai lati di esso.
Malphas le vide muoversi dai lati dello scudo verso il niente.
A questo punto Krono compì una capriola in avanti per poi chiudere velocemente le braccia sul corpo, ancora una volta il moto si trasmise ad onda.
Le lingue cambiarono ancora direzione, Malphas se le vide venire addosso.
Era riuscito ad aggirare lo scudo.
«Questa è una tecnica che va dritto all’obiettivo!», disse Malphas quando capì che non sarebbe riuscito a schivare il colpo.
L’attacco del Demon Lord lo prese sulla schiena facendolo andare a sbattere contro il suo stesso scudo che scomparve subito. Malphas sputò sangue.
Krono continuò l’attacco. Tirò in dietro le braccia portandole alla destra del suo volto, le lingue seguirono il movimento. Malphas lo guardava con la coda dell’occhio mentre precipitava, completamente inerme.
Krono caricò il colpo ma quando decise di sferrarlo non ci riuscì, le braccia gli si bloccarono, i bicipiti e i tricipiti erano in fiamme, gli dolevano. Non poteva perdere quel momento Malphas era completamente indifeso.
Si sforzò.
“Avanti avanti…avantiiii!!!”.
Con uno sforzo immane riuscì a sbloccare le braccia, riuscì finalmente a muoverle, roteò su sé stesso e poi le distese verso l’obiettivo.
«LAME DEMONIACHE DEL LOTO NERO!!».
Le due lingue di energia nera colpirono violentemente Malphas sul collo.
Malphas vomitò un getto di sangue e schizzò verso terra colpendo violentemente il terreno e sparendo in un cratere e nella polvere.
Krono atterrò anch’egli pochi istanti dopo, appena appoggiò i piedi per terra una gamba gli cedette e appoggio il ginocchio per terra.
Stava ansimando.
“Il colpo del Death Striker mi ha sottratto più energia del previsto devo muovermi a chiudere lo scontro”.
Si tirò su. Lanciò uno sguardo al cielo, il sole ormai era tramontato, stava calando la notte. Vide che dal cratere sbucò anche Malphas che si passò la mano sul mento per pulirselo dal sangue.
«Demon Loooooord!!!».
Era furioso.
Krono si gettò di scatto verso di lui mentre dei coni di ghiaccio spuntarono dal terreno che si lasciava dietro.
«Ti ucciderò!! Schifosissimo insettoooooo!!», fece apparire sulla mano sinistra la sega circolare, allargò il braccio per prendere Krono che riuscì a schivarla un attimo prima che la sega gli fosse addosso. Gli afferrò il polso con una mano, con l’altra l’attaccatura sulla scapola di ciò che gli era rimasto dell’ala sinistra e cominciò a tirare più forte che poteva.
Sdraaaash!
L’ala si staccò dalla schiena del demone corvo tra le sue urla e seguita da un getto di sangue.
Inaspettatamente Malphas non si fermò, riuscì a liberare la sua mano sinistra e con la sua sega causò uno sfregio rosso sul petto di Krono, che strinse i denti per il dolore.
Malphas continuò, fatta scomparire la sega rivestì i suoi pugni di diamante, cominciò a tempestarlo di colpi sul corpo e in piena faccia tanto che dopo l’ultimo Krono sputò un dente. Ma reagì, avvolse il suo pugno sinistro nell’energia demoniaca proprio mentre Malphas sferrava il suo pugno sinistro contro.
«PUGNO DIABOLICO!!».
Sboooooommm!!!
L’impatto fa i due pugni fu talmente forte che il rumore di propagò per decine di metri, il terreno sotto il loro piedi cedette e si allargò in un’ampia voragine, le loro braccia vennero respinte all’indietro, ma non si fermarono. Usando sempre le stesse mani, Krono avvolse i suoi artigli nell’aura nera mentre Malphas dopo aver liberato il pugno dalla placca di diamante rivesti i suoi lunghi artigli con lo stesso.
Gli artigli devastatori del Demon Lord presero la spalla desta di Malphas che a sua volta gli colpì la sua. Entrambe le spalle vennero lacerate e spruzzarono sangue ovunque. Malphas tirò il braccio indietro per affondare un altro colpo mentre Krono alzava le braccia con i pugni uniti.
Fzzt zzzt fzzt.
Delle saette nere cominciarono a scorre intorno alle sue braccia, Malphas sferrò il suo attacco ma Krono fu più veloce.
«MORSO DEL DEMONE!».
STUUUUMMMP!!!
Prese Malphas in piena testa, dei rivoli di sangue gli colarono dall’alto della fronte e altri due gli scesero dai lati della bocca.
Snap.
Uno schiocco di dita e delle catene sbucarono dal terreno e gli si avvolsero intorno alle sue braccia. Malphas fece apparire nella sua mano una lacrima di etere luminescente.
Clang.
Krono riuscì a spezzare una catena con la mano destra, tentò di afferrare la mano del nemico ma fu lento, appena prima che la lacrima entrò in contatto col corpo di Krono Malphas aveva già cominciato a ricoprire la parte anteriore del suo corpo con le sue placche di diamante.
Subito dopo che la lacrima toccò lo stomacò di Krono brillò.
Sgranò gli occhi.
Booooooooooom!!!!
Krono sentì il suo corpo, specialmente la parte anteriore, soggetta prima ad un forte bruciore e poi ad un dolore ed una pressione intollerabili. A causa delle ferite riportate durante lo scontro e delle poche energie rimaste la sua resistenza era calata molto.
Quando il fumo cominciò a dissiparsi Malphas osservò lo stato in cui era ridotto il suo avversario: la maglia a brandelli aveva un grande buco al centro dove lasciava scoperti addominali e pettorali tutti carbonizzati, il resto degli indumenti non era messo meglio, strappi e lacerazioni un po’ ovunque sulla giacca e i pantaloni di pelle, sotto gli strappi si poteva vedere il rosso delle ferite. La testa di Krono era inclinata leggermente verso l’alto, gli occhi completamente bianchi, ma era ancora in piedi.
«Ecco finalmente, ridotto nella forma più consona al verme che sei».
Krono sentiva e percepiva quello che gli accadeva intorno ma non riusciva a reagire.
“Mi sono già trovato in una situazione del genere di recente”.
Ripensò allo scontro con Rio e alle ultime parole che gli aveva detto.
“…mi fido di te… ammazza questo bastardo…”.
Si accorse di stare fissando il cielo.
Alzò le braccia, che scosse da spasmi gli tremavano, al cielo e unì i pugni.
«Kahahah, credi ancora di poter fare qualcosa in quelle condizioni? Insulso essere inferiore», creò due trivelle sulle sue mani.
Krono intanto stava concentrando più energia possibile nelle braccia, sentiva i muscoli irrigidirsi, le saette nere cominciarono a scorrere.
«Questa storia è durata anche troppo, a quest’ora anche i tuoi cari amichetti saranno morti, te li sto per fare rincontrare, eheh, puoi anche ringraziarmi se vuoi».
Driiiiiiii.
“Ancora di più, me ne serve di più”.
Sentì le trivelle penetrargli nelle carni e cominciare a incrinargli e a rompergli qualche costola.
Strinse i denti più forte che poteva per provare a resistere al dolore.
“Ora”.
«MORSO DEL DEMONEEEEEE!!!!».
Sbaaaaaaammm!!!!
Mise tutta la sua forza e tutta la sua energia in quel colpo.
Colpì Malphas sulla testa facendogliela inclinare in avanti insieme al busto. Il demone corvo strinse i denti così forte che si sarebbero anche potuti rompere, aprì la bocca solo un attimo per sputare un fiotto di sangue. L’impatto fu talmente violento che si trasmise dal corpo del demone al terreno sotto di lui, che crepò e si frantumò allargando la voragine in cui si trovavano e facendoli sprofondare ulteriormente.
Dopo l’impatto le braccia gli caddero penzolanti lungo i fianchi, le gambe gli tremavano, erano percorse da spasmi violenti, tentò di mantenersi in piedi ma alla fine cadde in ginocchio.
Malphas invece era ancora in piedi di fronte a lui.
Il mento era sporco del sangue che aveva sputato, dei rivoli di sangue che sgorgavano dalla parte alta della fronte e della testa gli rigavano il volto, ansimava fortemente, il petto si alzava e si abbassava con frequenza elevata, delle due trivelle che aveva prima dell’impatto una era scomparsa e l’altra, nella mano destra si era fermata; ma c’era ancora.
Krono lo guardò incredulo.
«Anf…anf…anf… non posso credere che sto facendo così fatica a far fuori un finto demone come te».
Si diede un’occhiata per guardare lo stato in cui il suo corpo versava.
«Ridotto in questo stato pietoso da un essere inferiore, il mio orgoglio è messo molto peggio del mio corpo, te lo garantisco. Con che faccia mi ripresenterò di fronte al mio signore».
Alzò il braccio, puntando la fronte di Krono, la trivella si riattivò.
Driiiii.
«Hai detto che non mi avresti più lasciato fare del male a nessuno uhuh, ti comunico che dopo che ti avrò eliminato e mi sarò ripreso passerò le successive ventiquattro ore a fare stragi di innocenti!».
Krono alzò lo sguardo per guardalo dritto negli occhi.
«Cos’hai detto?», chiese incredulo.
Non mentiva.
«E questo non solo per il fastidio che mi hai causato ma anche per dimostrare quanto tu e gli altri tuoi simili siate stati inutili! Per generazioni avete combattuto e vi siete sacrificati per proteggere gli uomini da quelli come me e alla fine a cosa è servito?! Kra kra kra… a un bel niente! Kahahah!!».
Krono ripensò a Rio, a suo nonno e i suoi genitori.
“Loro sarebbero morti inutilmente”?
Lui era l’ultimo devil slayer di prima generazione rimasto. Toccava a lui combattere i demoni, non solo per sé stesso ma anche per tutti coloro che l’avevano preceduto, non poteva lasciare che tutti gli sforzi compiuti da chi l’aveva preceduto venissero vanificati.
Non poteva morire.
Non finchè sarebbe rimasto anche solo un demone come Malphas in circolazione.
«Ora ti trapano il cranio, muori!».
Malphas affondò la trivella ma Krono l’afferrò.
Il guanto di pelle che gli ricopriva la mano si squarciò, il sangue cominciò a schizzare in tutte le direzioni a causa del movimento della trivella. Il dolore era forte ma Krono non allentò la presa, anzi strinse con più vigore e continuò a stringere finchè la trivella non rallentò fino a smettere di girare.
Malphas provò a smuoverla ma era bloccata, non poteva affondare il colpo né tirare il braccio indietro.
«Ma ti vuoi decidere a morire?!».
Whoosh!
Ondata di aura demoniaca fuoriuscì dal corpo di Krono, aumentò sempre più, innalzandosi verso il cielo ed allargandosi. Ad un tratto nell’immensa aura nera si formarono due grandi occhi a iridi concentriche. Malphas guardava sconcertato quei due occhi enormi che lo fissavano.
Krono caricò l’energia nel braccio destro, delle saette blu scuro cominciarono a scorrergli sopra, appoggiò un piede a terra.
Alzò lo sguardo: «te l’avevo detto… la tua storia terminerà oggi demone!».
Crash.
Mandò la trivella in frantumi e subito dopo sferrò il suo montante colpendo l’avversario sotto il mento con grande forza.
«PUGNO DEMONIACOOO!!!».
Il demone si materializzò dall’aura che circondava il corpo del Demon Lord e appena dopo che Malphas si stacco dal terreno a causa della forza del corpo ricevuto il demone cominciò ad avvolgersi attorno al suo corpo come un’aspirale stringendo sempre più.
«Ghrrraaaaagh!!».
Booom!!
Esplose.
Quando il fumo dell’esplosione si fu diradato si poteva veder il corpo bruciacchiato del demone che stentava a stare in piedi, le gambe gli tremavano fortemente, preda di violenti spasmi, su tutto il corpo oltre alle ustioni c’erano anche delle ferite sanguinanti.
Krono abbassò lo sguardo.
“Cadi bastardo”.
Malphas cadde a terra, immobile, ma era ancora vivo.
Stettero lì qualche minuto, entrambi troppo stanchi per muovere anche solo un dito, poi Malphas cominciò a muoversi, stava tentando di rialzarsi. Krono, ancora inginocchiato a terra, provò a rimettersi in piedi ma fallì. Ci volle un po’ ma alla fine furono in grado, entrambi, con grande fatica di rimettersi in piedi. Ora se ne stavano là, fermi a guardarsi.
La più totale collera era dipinta sul volto del demone corvo. Fece qualche passo barcollante verso Krono, quando gli fu vicino lo afferrò per i brandelli di maglia alla base del collo e lo attirò a sé.
«Voi schifosissimi, infimi, insulsi e patetici umani, passate l’esistenza a correre qua e là inseguendo obiettivi inutili dedicandovi tutte le vostre forze ed energie nonostante le vostre vite siano così fragili da poter terminare da un momento all’altro vanificando tutti i vostri sforzi, e nonostante ciò continuate e continuate ad affannarvi per nulla! Forme di vita inferiori come voi dovrebbero venerarci come dei, sperare nella nostra magnanimità e nella nostra benevolenza, in modo da permettervi di continuare quelle vostre inutili vite che durano un niente oppure chinare il capo ed attendere con gratitudine il momento in cui sarete eliminati da esseri così superiori!!».
Krono afferrò il polso di Malphas e strinse.
“Attendere con gratitudine il momento in cui saremo eliminati”?
Strinse ancora, così tanto che Malphas per il dolore lasciò la presa.
“Inutili vite che durano un niente?”.
Crack.
Gli torse il polso quasi completamente.
«Ghaaaaah!», Malphas lanciò un grido di dolore, le gambe gli cedettero ma Krono lo afferrò per il piumaggio che gli ricopriva il collo. Premette la sommità della sua fronte su quella del demone corvo in modo da guardarlo negli occhi il più vicino possibile, per poi scaricargli addosso tutta la sua ira.
«Le nostre vite potranno anche durane un niente rispetto alle vostre ma rimangono comunque uniche e insostituibili!!! Noi ridiamo, piangiamo, amiamo, odiamo e solo perché le nostre vite durano così poco che possiamo vivere queste emozioni con tutte le nostre forze!! Io sono cresciuto in un villaggio di persone buone e gentili e ora tutto ciò che ne rimane sono io un mezzo-demone! Un assassino, un criminale!! I momenti piacevoli che ho trascorso con i miei amici e la mia famiglia sono persi per sempre, dovrò trascorre il resto dei miei giorni con il rimpianto per quei momenti che non torneranno e per non essere stato in grado di proteggere ciò che mi era caro!!!».
«F-fermo».
«E tutto per colpa tua. Mi hai portato via tutto».
«A-asp…petta».
«Sei un essere arrogante, menefreghista, sadico e crudele…in questo non sei per niente diverso sa quegli umani che ti fanno tanto schifo», inclinò la testa indietro.
«Fermoooo!!!».
Stuuuuuuuud!!
Lo colpì con una violentissima testata.
Le gambe di Malphas cedettero, cadde sulle ginocchia con la fronte che schizzava sangue dalla ferita.
«H-h-ho p-per-so», riuscì appena a bisbigliare.
Krono vi voltò, fece qualche passo per allontanarsi, quando fu sufficientemente lontano si rivoltò e materializzò un’arma. Era diversa da quelle che aveva usato finora. Era un grosso e lungo tubo cilindrico con una strana scatola a metà.
«Eheheh, cosa credi di fare con quello? Fa un certo effetto non lo nego ma con che cosa credi di farlo funzionare? Anche a te le energie si saranno esaurite».
Krono guardò l’arma che aveva appoggiato sulla spalla.
«Sai, i migliori artigiani del mio villaggio avevano sviluppato questo nuovo prototipo di arma qualche giorno prima che tu ci attaccassi. Mi sono dovuto impegnare per fare sì che funzionasse anche suoi demoni, dato che il mio amico non era lì per darmi una mano. È un’arma molto potente. Non l’ho mai usata prima. Purtroppo, ho solo due munizioni e non possiedo le conoscenze necessarie a fabbricarne altre. Non ho avuto la possibilità di imparare da quegli uomini come fare».
Malphas sgranò gli occhi, preoccupazione e paura cominciarono a impadronirsi di lui.
«Q-quella non è un’arma ability?».
«Esatto! È un’arma tradizionale, non richiede nemmeno una briciola di potere magico per funzionare. Punti e spari. FGM-148 così è stata chiamata, ma io la chiamo Javelin».
Malphas tentò di muovere una gamba per rialzarsi, ma fallì.
È finita Malphas! La prima parte della mia vendetta è stata completata».
«La prima parte?».
«Tu sei un membro di Tartaros, uno dei demoni di Zeref. Se hai attaccato il mio villaggio è perché qualcuno te lo ha ordinato, no?», si voltò a guardare il cielo, «So che ora alla guida della gilda non c’è Zeref ma uno dei suoi demoni, cercherò il leader attuale di Tartaros e gli chiederò il motivo che lo ha spinto ad ordinarti di cacciare e uccidere i devil slayer, poi lo ucciderò e nello stesso momento completerò la mia vendetta, sperò che Natsu e gli altri non lo abbiano già fatto fuori».
«Il leader di Tartaros è Mard Geer».
«Bene ora so chi devo fare fuori».
Tirò su l’arma e posizionò il viso davanti al visore che c’era sulla scatola, il dispositivo di comando.
Biiiii.
«Bersaglio agganciato…fuoco!».
L’arma sparò il missile che percorse qualche metro dopodichè un’altra carica si accese nella sua coda e schizzò in cielo.
«Questo è per tutte le vite innocenti che hai preso», l’arma scomparve, fece per voltarsi, per allontanarsi.
«Kahahah!!», la forte risata di Malphas lo sorprese.
«Pensi davvero che io sia uno di quei patetici demoni artificiali?! Quegli Etherious, kra kra».
«Che diamine stai dicendo?».
Il sibilo del missile cominciava a farsi sentire.
«Io sono un demone vero evocato su questa terra dal mio signore. Non ho nulla a che fare con i membri di Tartaros né con Zeref».
Un’ondata di agitazione assalì Krono.
«Stai mentendo!».
Il sibilo del missile si era fatto più forte.
«Se sono entrato in quella gilda è solo perché il mio signore me lo ha ordinato, per tenerli d’occhio dato che il loro obiettivo coincideva col nostro. Ed è sempre su suo ordine che mi sono messo alla caccia dei devil slayer».
Il missile ormai era vicino.
«Chi è questo tuo signore?», Krono non riusciva a credere a quello che aveva appena sentito.
«Un essere la cui forza è tale che a confronto Mard Geer e io stesso siamo del tutto impotenti!».
«Dove si trova! Qual è il suo scopo!», Krono era in preda all’agitazione.
«Tempo scaduto, mi piacerebbe vedere la tua faccia quando lo incontrerai…kahahah!!».
«Malphaaaaaaaas!!!»
Il missile lo colpì sulla spalla e poi esplose.
Krono si riparò per un attimo la faccia col braccio.
Quando si scoprì dove prima c’era Malphas vide solo in piccolo cratere e dei pezzi del suo corpo in fiamme.
Cadde sulle ginocchia e poi appoggiò sconvolto le mani per terra, respirava affannosamente.
Riassunse la sua forma umana.
«Non è ancora finita».
 
Era passata una settimana dalla fine della guerra tra Fairy Tail e Tartaros.
Una settimana dal duello tra Krono e Malphas.
Una settimana, da quando Krono aveva scoperto la sconcertante verità: Malphas non c’entrava nulla con Tartaros e il suo vero padrone ancora più forte e pericoloso era da qualche parte in quel mondo.
Dopo essersi ripreso aveva raccolto le sue poche cose e lasciato il suo piccolo appartamento. Doveva intraprendere un lungo viaggio, sarebbe andato lontano per allenarsi, se quello che Malphas aveva detto sulla forza del suo signore era vero ora come ora non era di certo in grado di sconfiggerlo. Aveva bisogno di diventare più forte e solo allora si sarebbe messo alla ricerca di quel demone, di come avrebbe fatto aveva deciso che ci avrebbe pensato a tempo debito.
Prima di lasciare Magnolia aveva deciso di passare un’ultima volta per la sede della gilda, dove ormai non c’erano altro che macerie.
Quando fu sul posto vide Makarov che guardava con aria malinconica l’orizzonte dove il sole aveva già cominciato a sparire, inghiottito dal mare.
Gli si avvicinò.
«Ehilà master! O per meglio dire ex-master».
«Krono? Avevi detto che saresti partito, come mai ancora qui?».
«Sono voluto venire a dare una specie di addio a questo posto, dopotutto sono sempre un membro di Fairy Tail».
«Ho sciolto la gilda, ricordi?».
«Ha ragione, ex-membro».
«Krono!», il corvino si girò e vide Mirajane che si stava avvicinando.
Le sorrise.
Durante la battaglia Mira era riuscita a liberarsi e aveva partecipato allo scontro contribuendo alla vittoria di Fairy Tail. Durante i giorni passati a riprendersi gli aveva raccontato tutto quello che era accaduto: la battaglia contro i demoni di Zeref, il loro piano di attivare i Face e il loro incontro con i draghi, lui invece gli aveva raccontato del suo scontro con Malphas, della scoperta dell’esistenza di un essere che si celava nell’ombra e che aveva ordito il massacro degli altri devil slayer e del suo desiderio di partire per un viaggio di allenamento in vista di un futuro scontro con quell’essere.
«Master! Sono venuta qui per persuaderla a riconsid…».
«Non ho intenzione di cambiare idea, l’ho già detto! È finita un’era, per voi è arrivata l’ora di crescere e Fairy Tail deve sciogliersi. Questa è la mia volontà come master!».
«Non credo che questo sia l’unico motivo», intervenne Krono, «immagino che sotto ci sia dell’altro, qualcosa di cui voi solo siete a conoscenza. Il fatto di decidere di sciogliere la gilda senza un motivo valido così da un giorno all’altro è troppo strano, sono sicuro che avete un motivo più che valido che non volete rivelare a nessuno».
Makarov lo guardò con faccia stupita.
Krono fece spallucce, «ma ad essere sincero non me ne frega niente dei vostri motivi o del fatto che la gilda si sciolga o meno».
«Ma Krono?!».
«Makarov non ha tutti i torti, voi avete sempre preso la gilda come punto di riferimento o come luogo di riprendervi da fallimenti e sconfitte, forse la sua scomparsa vi sarà d’aiuto, almeno per smetterla di tirare sempre in ballo quelle solite storie sulla famiglia e l’amicizia».
Mira si incupì.
«Allora il discorso che ti ho fatto l’ultima volta non è servito a niente».
Krono le sorrise: «ti garantisco che invece mi è servito molto, mia bella Mirajane, mi ha riportato sulla retta via, facendomi capire cosa stessi sbagliando e permettendomi di diventare molto più forte. Ti garantisco che cercherò di abbandonare sentimenti come rabbia, odio e rancore».
Cominciò a fregarsi le mani e poi passò alle spalle era come se fosse preda di tremori.
«Sono così eccitato! Sento aria di cambiamento e poi questo paesaggio in rovina col sole che tramonta è stupendo e se ripenso alle facce che tutti hanno fatto quando il master ha detto loro che la gilda era sciolta ahhh! Mi gaso ancora di più: tristezza, rabbia e impotenza. Stupendo!».
Makarov alzò un sopracciglio perplesso mentre Mira fece per dire qualcosa ma poi si bloccò rimanendo con la bocca semiaperta a fissarlo insieme al master.
Krono si accorse delle facce con cui lo stavano guardando e si sorprese.
«Che c’è?», chiese ingenuamente, «sono pur sempre un demone, o almeno in parte come ha detto Mavis. Non mi sembra un comportamento così strano da parte mia. Dovreste accontentarvi della mia rinuncia ai sentimenti negativi».
«Potresti almeno evitare di venirtene fuori con certe frasi», gli disse Makarov.
«Ho fatto l’ipocrita per troppo tempo, nascondendo la mia vera natura, ma Mira aveva ragione, se ho scelto di comportarmi in un certo modo è perché era quello che mi veniva meglio. A quanto pare sono uno che ama fare scherzi… direi più istigare le persone forse».
Makarov fece un mezzo sorriso.
Krono contraccambio mentre Mira emise un lungo sospiro.
«A quanto pare non posso pretendere più di così».
Krono le si affiancò: «ammettilo sei pazza di me, non è vero?», le disse con un pizzico di malizia.
«Ma che dici?!», Mirajane si staccò di colpo, distolse lo sguardo in preda all’imbarazzo e si portò le mani sulle guance per nascondere un po’ di rossore.
«Ti sembra il caso di dire frasi del genere?! Dovresti smetterla con certi atteggiamenti e se non ti è proprio possibile evita almeno di istigare troppo certe persone e mi riferisco in particolare ad Erza».
«Ahahahah, e perché dovrei, le loro reazioni sono le più divertenti», si voltò e si avviò.
Si girò appena per guardarli un’ultima volta: «vi ringrazio per quello che avete fatto per me, anche lei master, specialmente per non avermi espulso, se per caso vedete quel fantasma di Mavis da qualche parte ringraziate anche lei da parte mia!», poi si voltò e accelerò il passo.
«Ci rivedremo?!», gli chiese Mira.
«Se siete fortunati no, se invece lo sarò io… forse».
«Pff, è davvero incredibile, all’inizio di questa storia era quello messo peggio e alla fine è quello che ne è uscito meglio», disse Makarov mentre si allontanava.
«Master?».
«Parto anch’io, non seguitemi o venitemi a cercare, pensai ai tuoi fratelli».
Mirajane rimase lì, in mezzo a quelle macerie, dove un tempo sorgeva la sua gilda, la sua casa ad osservare quei due uomini allontanarsi.
Il sole ormai era tramontato.

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Capitolo 19
*** INCERTEZZA ***


19. INCERTEZZA
 
Bang! Bang! Bang!
Booom!!
I forti rumori di spari ed esplosioni facevano tremare tutta la montagna e scuotevano la foresta.
Gli stormi di uccelli volavano via, gli animali scappavano, gli alberi cadevano.
In una piccola radura, all’interno del bosco se ne stava il Demon Lord, ansimante, in ginocchio, con le sue pistole Alpha e Omega nelle mani.
Strinse i denti per il nervoso e poi lo esternò in un grido rabbioso.
«Maledizioneeeeeee!!!».
Fece sparire le pistole e prese a tirare pugni sul terreno spaccandolo.
Era ormai da tre settimane che era arrivato in quei luoghi.
Per il suo allenamento aveva deciso di fare esattamente come aveva fatto in passato, dopo la distruzione del suo villaggio. Aveva scelto un luogo isolato in mezzo alle montagne, per allenarsi in totale solitudine, senza nessuno intorno, avrebbe vissuto nella foresta provvedendo da solo a tutto quello che gli sarebbe potuto servire: acqua, cibo, riparo. Aveva scelto di non tornare nei luoghi del suo primo isolamento, cioè nelle montagne vicino al suo villaggio ma in un altro luogo. Geograficamente, rispetto a dove si trovava Magnolia era dalla parte opposta di Fiore, quasi al confine con la nazione vicino, giù a valle c’era anche un piccolo villaggio, magari gli fosse venuto in mente, qualche volta, di scendere per svagarsi un po’ o per mangiare qualcosa di diverso ma soprattutto non voleva perdere il contatto con le persone. 
Eppure, c’era qualcosa che non andava.
Nonostante tre settimane di allenamento non stava ottenendo il benché minimo risultato. Si stava comportando esattamente allo stesso modo di come aveva fatto in passato, ormai quasi sette anni prima, stessi ritmi e stesse tecniche di allenamento, ma nonostante tutto non stava ottenendo risultati.
Anzi gli era sembrato anche di peggiorare.
“Com’ è possibile? Ho sconfitto Malphas, è stata una dura lotta, ho faticato ma ce l’ho fatta, teoricamente dovrei anche essere un po’ più forte considerando lo sforzo a cui ho sottoposto il mio corpo, allora perché sta succedendo questo”?!
Chiuse gli occhi, per cercare di calmarsi.
Ma delle immagini si materializzarono nella sua mente.
Le immagini della gilda di Fairy Tail.
I ragazzi che parlavano, ridevano e scherzavano.
Makarov che gli ammoniva e la bella Mirajane che sorrideva, col suo splendido sorriso.
“Ci rivedremo”?
“Se siete fortunati no…”.
Sentì una stretta al cuore, molto lieve ma fastidiosa.
Aprì di scatto gli occhi, la sua frequenza cardiaca accelerò rapidamente non appena si accorse di quello che stava provando.
“Possibile che io, stia provando… nostalgia e… rimpianto? Sento la mancanza di quella gilda di sciocchi? È questo che mi sta indebolen…”
Ripensò anche a quello che aveva detto prima di lasciarli. Sul fatto che aveva deciso di rinunciare ai sentimenti negativi.
Rinunciare ai sentimenti negativi?
Ma che gli era saltato in mente, lui era un demone, non poteva rinunciare a ciò che gli dava forza, ecco spiegato il motivo del suo indebolimento.
“Tu sei in parte demone”, gli ritornò alla mente quello che gli aveva detto Mavis.
La colpa di tutto ciò era senza dubbio di quelle persone, Makarov, Mavis e Mira in primis. Lo avevano fatto rammollire, con le loro belle parole e le maniere gentili, lo avevano cambiato, in peggio e ora ne stava pagando le conseguenze.
“Devo tornare quello che ero, rabbia, odio non posso rinunciarvi, io non sono una persona come le altre”.
Si tirò su in piedi, strinse i pugni, l’energia demoniaca cominciò a fuoriuscire dal suo corpo e a propagarsi dappertutto.
Nella sua mente l’immagine della gilda era sparita, era c’era solo un demone, lo stesso che materializzava quando lanciava il pugno demoniaco: una grande fiamma nera con sottili occhi rossi e una dentatura a denti triangolari come i piranha.
«Ahhhhhhhhhhh!!!» gridò a squarciagola mentre la sua aura continuava a espandersi avvolgendo e distruggendo tutto quello che circondava.
Quando l’aura si fu esaurita, Krono riassunse la sua forma umana e si lasciò cadere per terra, con gamba e braccia divaricate.
Osservava il cielo, con qualche nuvola di passaggio, sentiva le palpebre pesanti e le chiuse, sprofondando nel sonno.
 
Quando riaprì gli occhi non sapeva dire per quanto avesse dormito, il cielo era completamente nero, segno che era piena notte perciò doveva essere passato del tempo.
Si tirò su, si dette una stiracchiata e si avviò nel bosco, avrebbe cercato qualcosa da mangiare, per poi rimettersi ad allenarsi ma si bloccò.
Snif snif.
C’era qualcosa che non andava nell’aria, uno strano odore, era molto flebile appena percettibile ma si sentiva odore di bruciato.
Una persona normale non avrebbe sentito nulla ma grazie alla lacrima che era stata inserita nel suo corpo i suoi sensi si erano affinati, non aveva nulla da invidiare a Natsu e agli altri dragon slayer.
L’odore proveniva dalla direzione del villaggio.
Decise di andare a vedere mosso da curiosità. Camminò per qualche minuto nel bosco finchè non raggiunse un’altura dalla quale si poteva vedere tutta la vallata sottostante, era una notte di luna piena e nonostante fosse a fine estate la luna era ancora più grande che negli altri mesi quindi la visibilità era molto buona.
Guardò giù e vide il villaggio in lontananza, aveva una conformazione a ragnatela proprio come il suo, la cosa che notò subito fu il fatto che era in parte in fiamme.
“Bah, probabilmente qualche banda di briganti che hanno deciso di attaccare e darsi al saccheggio. Dopotutto un villaggio sperduto e sempre una preda allettante per gente del genere”.
Penso tra sé.
Non lo riguardava quindi decise di ignorarlo.
Si voltò per tornare da dove era venuto ma c’era qualcosa di strano. I suoi passi erano pesanti, come se stesse trasportando un grosso peso e più si allontanava e più quella sensazione di disagio lo infastidiva, era come se una calamita lo attraesse indietro.
“Fai la cosa giusta”, gli disse una voce nella sua testa.
Sorrise, un sorriso nervoso però.
Si passò una mano sulla faccia e poi fece per spostarsi la frangia dal volto, sorprendendosi di non trovarla, dopo essersi legato i capelli nell’alta coda non se li era più toccati ma non si era ancora abituato e qualche volta se li provava ancora a sistemare.
Si voltò e corse verso la rupe, saltò giù. Si aggrappò a dei rami per frenare la sua caduta, dopodichè cominciò a fare grandi balzi per scendere più velocemente, dato che era in discesa dalla montagna così facendo avrebbe fatto prima.
“È proprio vero che mi devo essere rammollito, il me stesso di un tempo se ne sarebbe fregato altamente di quello che gli succedeva intorno. Ora guardami, sono qui che sto correndo per andare ad aiutare dei perfetti sconosciuti”.
La discesa era terminata, segno che era arrivato a valle, corse velocemente verso il villaggio più velocemente che poteva.
Appena arrivato alle prime case gli si presentò uno scenario macabro: case in fiamme, corpi di persone, uomini, donne e anche bambini completamente dilaniati, i loro corpi presentavano morsi oltre che segni di artiglio.
Krono si avviò lentamente versò l’interno.
Questo non poteva essere opera di briganti ma di qualche bestia feroce.
Continuò ad avanzare ma dopo qualche passo si bloccò, un brivido gli attraversò la schiena, paralizzandolo completamente. Sudava freddo, aveva la bocca impastata e a stento non tremava.
C’era qualcosa nell’aria, un’aura malvagia e molto potente.
«Sento la presenza di un demone».
Udì delle urla, urla di un uomo che scappava in preda al terrore.
Corse nella direzione dalla quale le urla provenivano.
Vide l’uomo che scappava sbucare da un angolo, fece per chiamarlo ma subito dietro lui sbucò qualcosa di nero e grosso che lo atterrò saltandogli sulla schiena.
Krono rimase sorpreso nel vederlo.
Appariva come un lupo nero anche se era più grande dei normali lupi, aveva un’aria tetra e gli occhi rossi.
«Quello è un cane infernale!».
La bestia affondò le zanne nel collo del poveretto mentre con gli artigli delle zampe gli lacerava della schiena.
L’uomo gridava dal dolore e nell’udire quel grido straziante Krono rinsavì.
«Ehiii!!» gridò al cane infernale.
Appena la bestia si voltò una sfera di energia lo colpì in pieno sbalzandolo contro una parete per poi esplodere.
Krono corse verso l’uomo che aiutarlo ma era troppo tardi, la schiena era completamente dilaniata e il corpo era disteso in una pozza di sangue, probabilmente uscito dalla ferita sul collo.
Fece sparire il fucile che aveva in mano, guardò il corpo senza vita dell’uomo con aria triste.
«Mi dispiace avrei dovuto fare prima», si voltò per esaminare attentamente la carcassa del cane infernale.
«I cani infernali sono le bestie degli inferi, non sarebbero mai in grado di venire nel nostro mondo da soli, qualcuno li ha evocati, anzi, devono essere venuti insieme al demone che stanno seguendo».
Riprese a camminare verso il centro del villaggio ma più camminava e più un orribile senso di disagio e oppressione si faceva largo dentro di lui. Poco dopo si fermò un momento per riprendere fiato, si appoggiò ad una parete che gli stava a fianco e si mise una mano sul petto, il cuore gli martellava nel petto, neanche avesse corso ininterrottamente per una settimana.
C’era qualcosa di tremendamente spiacevole in quella situazione, in quel luogo.
Una notte di luna piena, un villaggio attaccato, cadaveri con segni di morsi e artigli, grida, case in fiamme, morte ovunque. Tutto ciò che lo circondava gli ricordava quello che era successo al suo villaggio, in quella sera che gli cambiò definitivamente la vita, che gliela rovinò per sempre. Anche la conformazione del villaggio era uguale a quella del suo.
Si dovette sforzare veramente tanto che riuscire a calmarsi.
Poi sentì un altro grido, sta volta un grido di donna.
Senza perdere nemmeno un istante corse più veloce che poteva.
Vide una donna con le spalle al muro, in braccio portava una bambina piccola, avrà avuto circa tre anni mentre avvinghiato alla sua gamba con le mani strette alla sua lunga gonna c’era un bambino, di qualche anno più grande della piccola.
Grrrr.
Di fronte a loro un altro cane infernale, li aveva messi all’angolo e ora li stava puntando con la bava alla bocca.
Questa volta Krono fu più rapido e con uno scatto si frappose tra la donna e la belva.
«Non ci provare fido».
Groowl!
Il cane gli saltò addosso ma Krono evocò il fucile Blade e con la lama gli lacerò il volto.
Caii.
Il cane infernale emise un verso di dolore e cadde a terra.
Krono si voltò verso la donna: «mi saprebbe spiegare che sta suc…».
«Attento dietro di te!».
Si girò di scatto e vide la bestia con la bocca spalancata che gli era già addosso, allungò il braccio e questa glielo morse, la sua bocca era arrivata fino al suo gomito.
Grrrr.
«C’è mancato poco», disse sorridendo.
Tat tat tat tat tat.
Una raffica di colpi fuoriuscì dalla schiena della bestia che cadde di nuovo a terra sta volta per sempre. Dalla sua bocca il braccio di Krono era fuoriuscito ricoperto dal mitragliatore rotante minigun.
“Perché non ho controllato meglio che fosse morto? Non è da me questa sufficienza, che mi prende”?
Si voltò verso la donna, dal suo volto si vedeva che era sotto shock, anche i bambini erano terrorizzati.
«Stia tranquilla, non voglio farvi del male. Mi può dire cosa sta succedendo?».
«E-era una serata come le altre…ad-ad un ce-certo punto sono comparse quelle due bestie e hanno cominciato ad attaccare tutti, siamo riusciti a stento a salvarci, non so in quanti altri siamo sopravvissuti, ma molti… m-mmolt sono…», non riuscì a terminare la frase che scoppiò a piangere stringendo i suoi figli a sé.
«Lei deve mettersi al riparo con i suoi figli, ci pens…», si bloccò, sentì dei passi avvicinarsi da dietro di lui mentre una grande aura oscura e malvagia cresceva sempre di più.
Tap tap tap tap.
«Ora mi deve ascoltare!», alzò la voce in modo che la donna gli prestasse attenzione, «deve allontanarsi subito da qui, lasci il villaggio il più in fretta possibile o almeno trovi un posto sicuro per nascondersi e rimanga lì fino la mattino», cercò di usare un tono più tranquillo che poteva per non trasmetterle altro nervosismo ma il tempo era scaduto.
Il demone era arrivato, era proprio dietro di lui.
Si voltò.
Si trovò davanti un individuo alto e slanciato, coi capelli biondo oro pettinati con la riga in mezzo e lunghi fin oltre le spalle. Era vestito elegantemente un lungo cappotto beige aperto, sotto aveva una camicia bianca con una cravatta nera col nodo allentato e dei lunghi stivali neri. Aveva uno sguardo freddo e duro.
«Sento provenire un’aura demoniaca dal tuo corpo ragazzo, suppongo che tu sia il devil slayer che ha sconfitto Malphas, vero?».
Krono sentì un brivido attraversargli la schiena ma cercò di mantenersi calmo.
«Esatto e tu devi essere il famigerato padrone che Malphas serviva, venuto qui a finire il lavoro da lui cominciato».
«Ti sbagli, anch’io come Malphas sono un umile servitore del mio signore, venuto qui a uccidere l’ultimo devil slayer. Non penserai che il mio signore possa abbassarsi a dare la caccia e combattere contro individui ibridi come voi, né uomini né demoni».
«Quindi ha mandato te a fare il lavoro sporco».
«Questo era il compito che a Malphas assegnato fu anni or sono e lui l’ha compiuto egregiamente, sterminando tutti i devil slayer di Earthland, io mi limitavo semplicemente a dargli una mano nella ricerca ma nient’altro, il suo potere era più che sufficiente a uccidere quelli della tua specie. Chi l’avrebbe mai immaginato che arrivato alla fine l’ultimo devil slayer lo avrebbe ammazzato».
«Tranquillo tu farai la sua stessa fine».
«Umano arrogante, con chi credi di parlare, io sono più forte di Malphas, quindi questo vuol dire che contro di me tu non hai speranze».
“Buono a sapersi, nelle mie attuali condizioni devo anche vedermela con un nemico più forte di quel dannato corvo, non ho scelta devo farlo fuori prima che si trasformi”.
«Come hai fatto a trovarmi?».
«Non è stato difficile, durante lo scontro con Malphas hai subito varie ferite. Mi è bastato recarmi sul luogo del vostro primo scontro, dove sorgeva il palazzo del consiglio della magia. Sono stato in grado di prelevare del tuo materiale genetico. Una volta ottenuto quel materiale mi è bastato darlo ai miei segugi e loro ti hanno rintracciato senza problema alcuno. I cani infernali hanno un olfatto molto superiore a quello dei vostri normali cani».
«Ma allora perché hai attaccato questo villaggio? Potevi venire subito da me».
«Dopo averti individuato ho dato loro una ricompensa per il lavoro svolto, sai amano così tanto fare a pezzi umani terrorizzati e affondare i denti nella loro carne… ad essere sincero mi sono divertito molto anch’io a vedere certe scene».
«Come puoi dire cose del genere! Perché voi demoni avete così tanta poca considerazione della vita umana, per voi non è altro che un passatempo?! Uccidete e fate soffrire le persone solo per divertirvi o per capriccio!».
«Voi umani non differite da noi in modo alcuno».
«Cosa diamine voi dire?».
«Voi umani vi fate forse scrupoli quando uccidete o calpestate degli insetti? Spesso lo fate anche solo per capriccio o mero diletto. E poi perché dovreste? Non avvertite alcuna affinità con esseri tanto inferiori a voi, per noi demoni è la stessa cosa».
Colto da uno scatto d’ira Krono evocò subito due fucili mitragliatori e scaricò una raffica di colpi contro il nemico.
Il demone alzò il braccio destro e schioccò il dito.
«Spiral flame!», un getto di fiamma uscì dalla sua mano e avvolse il suo corpo creando uno spirale che respinse tutti i proiettili di energia.
«Volevi colpirmi prima che mi trasformassi, vero? Questo è segno di grande insicurezza e codardia ragazzo, oppure ti sei semplicemente lasciato prendere dall’ira. Comunque, se pensi di non potermi battere allora dovresti abbassare il capo e fare in modo che io ponga fine alla tua vita, è meglio così credimi».
«Va a farti fottere bastardo! Ti ho già detto che ti farò fare la stessa fine di Malphas quindi che aspetti a trasformarti?!».
«E così sia allora, sì artefice del tuo stesso destino e anche della tua sofferenza in questo caso».
Da sotto i suoi piedi si accese un fuoco che innalzandosi avvolse tutto il suo corpo, per poi svanire un momento dopo, mostrando il demone nella sua vera forma.
Era diventato più alto e massicciò, era a petto nudo, sul quale mostrava diversi tatuaggi con marchi e simboli satanici, dal bacino in giù era coperto con un’armatura a piastre sotto la quale nelle zone più scoperte si vedeva una cotta di maglia in anelli metallici tipica dei cavalieri medievali. La testa era coperta da un cappuccio, ma il volto sotto era cambiato, era un po’ più lungo, non aveva più i capelli e il viso era magro e ossuto.
«Demon Lord!!», l’aura scura avvolse il corpo di Krono e un attimo dopo il demone si era materializzato, si scaraventò contro il suo avversario. Questi schioccò le dita e le fiamme che bruciavano negli edifici tutt’intorno schizzarono in vari getti contro Krono, come se fossero animate di vita propria.
Per Krono non fu difficile schivarle e quando fu addosso al suo avversario sferrò un pugno che fu però prontamente parato.
«Sei un demone del fuoco presumo?».
«Grazie alla maledizione Flame sono in grado di manipolare e creare ogni fiamma, ma non è solo questa la mia abilità.
Allungò l’altro braccio verso Krono, questi vide qualcosa di bianco e lungo uscirgli dal palmo, si gettò all’indietro ma quella strana cosa riuscì comunque a procuragli un piccolo taglio sulla spalla.
Krono osservò stupito lo strano oggetto.
«Ma quello è un osso?!».
«Corretto. Non possiedo solo la maledizione Flame ma grazie alla maledizione Skeleton sono in grado anche di controllare a mio piacimento tutte le ossa del mio corpo, posso crearle, distruggerle, rinforzarle o ammorbidirle secondo il mio volere».
«Usi l’osso come una lama. Bene allora, mi piace spezzare le ossa dei miei nemici».
Si gettò ancora addosso all’avversario, stavolta schivò la stoccata e colpì duramente il volto dell’avversario che si spostò appena.
Rimasero entrambi immobili.
Il demone sorrise.
«Qualcosa non va giovane? Ho sentito un brutto rumorino provenire dalle tue mani, probabilmente deve esserci almeno qualche frattura».
Krono balzò indietro, tenendosi la mano.
È stato come tirare un pugno ad una parete indistruttibile”.
«Posso comprendere il tuo sgomento, lascia che ti illumini. Ti ho detto che sono in grado di modificare il mio sistema scheletrico a piacimento, quindi per proteggere il mio essere dagli attacchi esterni ho creato, immediatamente sotto la cute, uno strato osseo, non troppo spesso ma col massimo grado di densità che sono in grado di creare. Non riesco a raggiungere i livelli di durezza delle placche di diamante con cui era solito rivestirsi Malphas ma la mia difesa è comunque invidiabile. A differenza di Malphas però nonostante lo strato osseo sottopelle i miei movimenti sono fluidi e liberi non ho bisogno di crearlo e toglierlo in continuazione».
«Se pensi di impensierirmi lascia stare, stai solo perdendo tempo».
«Voglio solo farti comprendere meglio con chi hai deciso di lottare, da quando sono arrivato in questo mondo nessuno è mai riuscito a ferirmi, ormai non so più neanche cosa significhi provare dolore».
«Allora vuol dire che te lo farò ricordare io, demone».
«Vedo che non ha senso continuare in tal modo, avevo deciso di risparmiarti la sofferenza come premio per aver sconfitto Malphas e di donarti una morte rapida e indolore ma alla fine pare proprio che dovrò ucciderti nel modo che più ti si addice».
Abbasso leggermente la testa e una lunga lingua a punta uscì dalla sua bocca.
«Facendoti soffrire nelle più indicibili e tormentose pene infernali».
Ritirò dentro l’osso nel palmo della mano, poi si ficcò due mani nel corpo e schizzò verso Krono, che non fece nemmeno in tempo ad alzare la guardia che un getto di fiamma lo colpì sulla schiena.
“Continua a manipolare le fiamme delle case qui attorno”.
Il demone gli era addosso, tirò fuori le mani dal corpo, aveva due ossi che sembravano dei pugnali, leggermente ricurvi.
“Usa le costole come coltelli”.
Il primo colpo fu dritto al viso di Krono che riuscì a stento a schivarlo, procurandosi comunque uno sfregio sulla guancia. Il Demon Lord si era sbilanciato quindi l’avversario con un rapido movimento rotatorio gli diede un calcio sulla caviglia facendolo cadere, poi lanciò i coltelli sulle gambe in modo che si conficcassero nelle sue cosce, altre due costole gli fuoriuscirono dal corpo e le afferrò, si gettò su Krono e gliele conficcò nei palmi perché fosse bloccato per terra.
«Merda!».
«FLAME!!».
Ad uno schiocco delle dita, dalla mano del demone partì una lingua di fuoco che esplose in faccia di Krono.
«Mi divertirò a sventrarti con tutta calma», dai suoi palmi fece uscire altre due ossa si apprestò a conficcarle nello stomaco della sua vittima.
Krono strinse i denti per il dolore e cominciò a concentrare una grande quantità di energia demoniaca.
«DARKNESS EXPLOSION!!», un grande fascio di energia demoniaca fuoriuscì dal suo corpo investendo l’avversario che venne sbalzato via, andandosi a schiantare contro un edificio e distruggendone la parete. La sua tecnica aveva anche distrutto i coltelli che aveva sul corpo, così fu libero.
«Ahahahah! Bella mossa, peccato che non mia abbia fatto niente ahahah!».
Riemerse dalla polvere. In vari punti sul petto e anche sulla guancia sinistra la pelle era sparita, sotto non si vedeva la carne ma uno strato bianco, doveva essere lo strato osseo con cui si era rivestito.
Krono decise di non darli tregua, allungo le braccia e evocò i suoi mitragliatori rotanti.
«TRIPLA MITRAGLIA, SOPPRESSIONE!!».
Tatatatatatatata!!
Il demone allargò le braccia come se volesse accogliere tutti quei colpi.
I proiettili gli rimbalzano addosso come se nulla fosse.
«Muahahahah! Non sento neanche il solletico!».
Krono cessò l’attacco.
“Inutile, la sua difesa è troppo solida, devo usare armi più forti”.
«Hai finito? Bene, allora tocca a me farti vedere i miei mitra».
Allungò le braccia con le dita puntate tutte su di lui tranne i pollici, Krono vide le falangi terminali di ogni dito aprirsi in due come se venissero tagliate.
«PROIETTILI OSSEI!!».
Prima che potesse accorgersene Krono stava venendo crivellato di colpi.
Si spostò rapidamente, evocò una pistola doppietta e sparò un colpo alla faccia dell’avversario, questo lo prese sulla guancia, esplose facendo inclinare la testa del nemico che per un attimo fermò l’attacco, dopodichè lo guardò attentamente raddrizzò la testa e gli sorrise.
“Nemmeno questo è sufficiente”.
Vide le falangi dell’avversario richiudersi, tutte tranne una quella dell’indice destro, con la mano sinistra si afferrò l’avambraccio destro, con la mano destra invece fece il segno della pistola, tenendo il pollice steso verso l’alto, l’indice puntato verso il suo avversario e le altre tre dita chiuse.
«Per aumentare la potenza basta ridurre il numero».
Bang!!
Sparò solo un proiettile ma Krono si era immaginato un attacco del genere ed era pronto, alzò l’avambraccio sinistro per proteggersi col bracciale, ma qualcosa andò storto.
Dopo che sentì il proiettile colpirlo avvertì un acuto dolore alla spalla, cadde in ginocchio.
«Quando mi concentro sparando con un solo dito riesco a raggiungere una potenza superiore a quella di un cannone, l’unica differenza è che il calibro delle mie falangi è molto inferiore a quello dei colpi dei cannoni ecco perché concentrando tutta quella forza in un oggetto così piccolo riesco ad ottenere un potenza formidabile, riesco a trapassare muri, e metalli come niente».
Krono guardò il foro che aveva sul bracciale.
“È un foro perfetto, non c’è nemmeno una crepa intorno, questo vuol dire che la sua potenza è davvero devastante”.
Provò ad alzarsi ma il proiettile che era nella sua spalla gli rallentò i movimenti.
Bang!
Un altro colpo sulla gamba.
È inutile è troppo forte non posso batterlo. Che devo fare?”.
“Lo sai che devi fare”, gli disse una voce nella sua testa.
Gli parve di vedere il suo demone di fronte a lui.
“Ti sei lasciato influenzare dai quei patetici e deboli esseri, ma tu non sei come loro. Tu sei un demone, rinunciando all’oscurità ti sei indebolito e ora stai per morire”.
“Taci”.
“Lasciami entrare, torneremo come ai vecchi tempi, quando distruggevamo e uccidevamo tutto quello che volevamo. Accettami e io ti darò la forza che cerchi, il potere che ti serve per annientare tutto quello che hai di fronte”.
«Taci!!».
Bang!!
Un altro colpo lo prese su un fianco.
Il demone si stava avvicinando.
«Mi chiedo come si stato possibile che un individuo di cotanta debolezza e fragilità come te sia riuscito a sconfiggere Malphas, sei già a terra dopo qualche colpo e non sei riuscito a sferrarne nessuno abbastanza forte da impensierirmi».
Bang! Bang! Bang!
Krono gridò per il dolore ma rimase in ginocchio, di fronte al suo nemico, che cominciò a tempestarlo di pugni. I colpi erano forti e potenti, probabilmente grazie allo strato osseo sottopelle i pugni erano più duri e i colpi più pesanti.
Quando la scarica si fu conclusa Krono era ancora dritto sulle ginocchia. Il naso sanguinante, la bocca che perdeva sangue e il viso gonfio da lividi.
«Non sei nemmeno in grado di reagire dunque? Ebbene mi sono stancato, pensavo che dopo tanto tempo mi sarei almeno svagato un poco ma a quanto pare ero in errore», alzò la mano e dal palmo uscì un osso.
«Finiamola», affondò il colpo, Krono riuscì ad afferrare l’osso ma non riuscì a fermarlo e questo si conficcò nella sua spalla, riuscì a stento a fermarlo quando ormai era già in profondità.
«Cough», tossi sangue.
«Mossa inutile perché non ti abbandoni al sollievo della morte?».
«Sigh».
Un gemito attirò l’attenzione di Krono, girò la testa alla sua destra e vide in fondo, contro la parete di una casa la donna con cui aveva parlato poco prima con i suoi figli. Si era inginocchiata per terra e tenendo ancora stretta a sé la figlia piccola stava cercando di confortare il figlio.
“Perché non sono scappati?”.
Anche il demone si era accorto della loro presenza e ghignazzò.
«Eheh, ma tu guarda che bella famigliola, una femmina di uomo con i suoi due cuccioli, credo che dopo averti eliminato potrei divertirmi un poco con loro, magari potrei eliminare subito uno dei cuccioli, poi violentare la madre costringendo l’altro ad assistere e poi eliminarli tutti e due anzi, potrei lasciare il cucciolo vivo, si buona idea, vivrà quell’incubo per il resto dei suoi giorni ahahah, magnifico».
Krono ripensò a quello che era accaduto anni prima, quando aveva assistito alla morte dei suoi genitori, completamente impotente.
«Dopotutto per noi demoni voi umani siete solo esseri inferiori, mezzi utili solamente per il nostro diletto e per passare il tempo».
Tutte quelle parole scossero profondamente Krono, la sua pulsazione accelerò, cercò di far forza sull’osso che gli era penetrato nella spalla ma appena riuscì a smuoverlo il demone fece più forza per bloccarglielo nuovamente.
«La cosa ti fa infuriare ragazzo? Beh, se c’è qualcuno su cui devi rivolgere la tua ira quello è te stesso, non sei stato in grado di difenderli, la colpa di quello che accadrà loro è soltanto tua e della tua debolezza».
“La colpa è…mia? E della mia… debolezza”?
Un sacco di situazioni e immagini cominciarono a susseguirsi nella mente del devil slayer: la morte dei suoi genitori, i cadaveri dei suoi amici e di tutti i membri del villaggio, le case che distrutte il suo villaggio che bruciava, morte, distruzione fino a Rio.
Mi fido di te.
Le ultime parole del suo compagno risuonarono vivide nella sua testa, per poi essere sopraffatte dalla risata di Malphas e dal ghigno crudele del demone che ora aveva di fronte.
“Io non sono in grado di proteggere nessuno”?
Fzzzt.
“Io sono debole”?
Zzzt. Fzz. Fzzt.
Delle saette nere cominciarono a scorrere sul suo corpo.
“Ti darò io la forza che cerchi, devi solo lasciarmi entrare e insieme distruggeremo tutto e tutti”.
Strinse il pugno intorno all’osso e fece forza.
«Bene chiudiamo questa stor…ma cosa?», il demone si accorse che la sua mano si stava sollevando, cercò di opporsi ma fu inutile.
Krono continuò finchè l’osso non fu del tutto fuori dalla sua carne, alzò una gamba in modo da appoggiare il piede per terra.
«Hai davvero intenzione di ammazzarli?», alzò la testa e guardò dritto negli occhi il demone che lo sovrastava che per la sorpresa si irrigidì.
«Provaci», gli disse a denti stretti.
Crack.
Spezzò l’osso e subito dopo colpì il demone con un forte montante sotto il mento, questi fece un passo indietro sbilanciandosi, quando riprese l’equilibrio si ritrovò subito il Demon Lord di fronte… sbaaam!!!
Un potentissimo gancio lo colpì in pieno zigomo.
Crock.
Il suo corpo tremò mentre la sua mascella inferiore si spostò in una posa anormale.
Il demone sgrano gli occhi.
Ptuh.
Sputò un pezzo di osso.
«È-è a-as-surdo?!».
Un’aura nera avvolse il pugno di Krono.
Whaaam!!
Crick, crock.
Il pugno di Krono affondò nel corpo del demone che rigurgitò della saliva mista a sangue, riuscì quasi subito ad allontanarsi facendo un balzo all’indietro.
«Come è possibile?! Fino ad un attimo fa i tuoi colpi non li sentivo nemmeno ed ora sei persino riuscito a sfondare il mio strato osseo!».
Nel frattempo, una fitta acuta alla testa costrinse Krono ad abbassarsi, appoggiando un ginocchio per terra.
“Si, siiii è questo quello che volevo da te odio, cattiveria e la più totale furia incontrollata”.
Krono stava perdendo coscienza.
Si stava verificando la stessa cosa che era avvenuta la prima volta che aveva incontrato Malphas, ma stavolta era molto molto più grave.
La bestia si stava liberando.
Ad un tratto Krono si accorse di essere in un altro luogo.
Non c’era niente intorno a lui: il villaggio, il suo avversario era tutto sparito, solo le tenebre lo circondavano.
Era nella sua forma umana, alzò lo sguardo e vide una fiamma nera fluttuare a qualche metro da lui, ad un tratto si spalancò una bocca con denti aguzzi e due sottili occhi rossi.
Era il demone che aveva spesso immaginato e sognato, lo stesso demone che materializzava quando lanciava il pugno demoniaco.
«Avanti Krono concedimi il tuo corpo e io ti darò il potere di cui hai bisogno per distruggere i tuoi nemici. Dimentica quegli scemi di Fairy Tail, ti hanno abbindolato con le loro belle parole e ti sei indebolito. Tu non sei come loro, tu sei un demone, non puoi rinunciare all’oscurità, è lei che ti dà la forza, che ti dà il potere».
Krono si alzò, fece qualche passo verso il demone, allungando la mano.
«Si, bene così, diventeremo una cosa sola, nulla ci potrà fermar… wosh».
La mano di Krono era penetrata nel demone.
«Ma che significa?!».
«Sai hai proprio ragione. Quelli di Fairy Tail sono degli scemi, ma sono anche forti, coraggiosi, delle brave persone in fondo, mi hanno fatto capire che non posso fare affidamento solo sulla rabbia e l’odio, dopotutto sono in parte uomo. È vero, non posso continuare abbandonando completamente l’oscurità, effettivamente ho bisogno di te, dopotutto sono anche in parte demone, non posso rinunciare a ciò che mi dà la forza. L’oscurità è e sarà sempre una parte di me. Ma non ho intenzione di continuare sulla strada che ho intrapreso finora».
Il demone stava confluendo verso la mano di Krono, come se venisse assorbito.
«Non sarò più tuo succube, ti assimilerò in modo che sarai tu a divenire parte di me e non il contrario. Userò il tuo potere solo per combattere i miei nemici e non lo rivolgerò contro nessun altro».
«Pensi che ne sarai in grado?».
Krono sorrise, un ampio sorriso.
Con uno scatto avvicinò il suo viso a quello del demone in modo da poterlo guardare meglio negli occhi.
«Certo che ne sarò in grado perché io sono forte!! Adesso so qual è la tua reale pericolosità e non ti sottovaluterò più, addio».
Ormai del demone era rimasto solo l’occhio che stava venendo assorbito anch’esso.
«Se pensi di riuscirci allora buona fortuna», e scomparve.
Tutto scomparve.
Whoshh!!
Una colonna d’aura demoniaca avvolse il corpo di Krono mentre delle saette nere cominciarono a scorrere su e giù per il suo corpo, l’aura nera si elevò, due grandi occhi con iridi a cerchi concentrici si materializzarono nell’aura, segno che il Demon Lord aveva raggiunto la sua massima potenza.
Inspirò profondamente e poi espirò.
«Ora si comincia».
 

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Capitolo 20
*** RISVEGLIO ***


20. RISVEGLIO
 
Krono e il suo avversario si scrutavano attentamente.
L’aura nera circondava il corpo del Demon Lord e da esso divampava come una fiamma.
In un attimo scomparve, per poi riapparire di fronte all’avversario un istante dopo, i suoi pugni erano avvolti da un’aura nera.
Cominciò a tempestare l’avversario di colpi su ogni centimetro del suo corpo che ad ogni colpo ricevuto scricchiolava, segno che lo strato osseo sottostante era fortemente sollecitato.
«SPIRAL FLAME!!», gridò il demone alzando il braccio.
Il getto di fiamma respinse Krono.
Il demone aprì la mano per afferrare la fiamma, con un rapido movimento allargò il braccio e il getto lo seguì con un movimento ad onda.
“La usa anche come una frusta”.
Il demone gliela lanciò contro e prima che Krono se ne accorse la frusta di fuoco era avvolta intorno al suo collo, bruciandoglielo. Krono venne sbattuto per terra e contro muri di edifici, che si distrussero subito, per diverse volte.
Alla fine, la frusta avvolse tutto il suo corpo.
«E ora brucia».
La frusta divenne sempre più stretta finchè non esplose in un’esplosione di fiamma che avvolse il Demon Lord.
Il demone sorrise, ma il suo sorriso svanì appena vide una sagoma uscire dalle fiamme.
«Fiamme poco calde direi», si scrocchiò le ossa delle mani: «bene ora vediamo di annullare le tue difese».
Allargò le braccia, un’aura nera avvolse le sue mani e tracciò delle lingue di energia oscura. Si getto contro l’avversario, roteando su sé stesso.
«LAME DEMONIACHE DEL LOTO NERO!!», l’attacco colpì più e più volte il demone, sbattendolo per terra e poi sollevandolo ancora.
Crick. Crack. Crick, crack, crock, craaaack.
Con l’ultimo attacco le lingue nere sbatterono violentemente con forza il demone sul terreno che si crepò sprofondando anche un poco.
Krono si fermò e attese, che il demone si rialzasse.
«Coff, coff… anf non posso crederci il mio strato osseo è in frantumi!».
«Bene», Krono si lanciò verso il nemico, un’aura nera avvolse i suoi artigli.
«ARTIGLI DEVASTATORI!!».
Travolse il suo avversario che volò in aria mentre diversi tagli si aprirono su tutto il corpo zampillando sangue.
Il demone si schiantò al suolo.
«Bene demone cosa si prova ad essere ferito?».
«Uhuhuh, una sensazione stupenda», disse alzandosi con calma, osservando il sangue che usciva dai tagli come se stesse vedendo qualcosa di nuovo per la prima volta.
«Da quando sono stato evocato su questa terra secoli fa nessuno era mai riuscito a rompere il mio strato osseo perciò era da molto che non venivo ferito. Avevo dimenticato cosa si percepisce quando si prova dolore. E la vista del mio stesso sangue mi manda in estasi!», si leccò un taglio che aveva sul braccio come se volesse assaporare il sapore del suo stesso sangue.
«Magnifico, davvero inebriante».
Era stranamente calmo e pacato, ma nonostante ciò trasmetteva molta inquietudine.
«Allora è questa la tua vera forza Demon Lord?», si mise dritto e strinse i pugni.
«Molto bene, forse riuscirò finalmente a divertirmi dopo tanto tempo. Ti porgo le mie scuse per come ti ho trattato prima e per come ti ho apostrofato», i suoi muscoli si gonfiarono e il suo corpo prese fuoco.
«Il mio nome è Andras, demone dell’inferno col titolo di marchese, dove ero il comandante delle guardie personali del mio signore e capo della sicurezza, ora comincerò a fare sul serio, spero che ti dimostrerai un avversario degno».
«Fatti avanti», si girò verso la donna, «da adesso in poi qui diverrà pericoloso, se ci tieni alla vita dei tuoi figli abbandona immediatamente il villaggio o perlomeno trovati un posto sicuro e aspetti li fino al mattino».
La donna annuì, ancora visibilmente sotto shock e si allontanò subito con i figli.
Andras allargò il suo ghigno e si gettò verso di lui, da dietro il suo collo uscì un osso, lo afferrò e lo tirò fuori dalla sua schiena era lungo e flessibile, scosse il braccio e con un rapido colpo mirò la faccia di Krono che per poco riuscì ad evitarlo procurandosi solo un lieve taglio sulla spalla.
Andras continuò a colpire ma nessun colpo andava a segno.
«Interessante usi la spina dorsale come una frusta, tuttavia se troppo lento con la mia vista superiore sono in grado di percepire la traiettoria del tuo colpo solo guardando i movimenti del tuo braccio».
«Eheh, questo è solo il riscaldamento. Flame!!», la frusta prese fuoco e prima che Krono se ne accorgesse venne colpito in pieno petto dalla frusta, strinse i denti per il dolore ma non cadde.
«Ma che cazzo?», disse mentre si guardava la lacerazione che non perdeva quasi sangue grazie alla carne che era stata in gran parte bruciata, ma che tuttavia faceva molto più male.
«Sorpreso? Devi sapere che tra i demoni ce ne sono moltissimi in grado di usare più di una maledizione, in quanto a quelli che ne sanno usare più d’una in contemporanea invece il numero è molto più basso, se invece parliamo di usare le maledizioni combinate allora si parla di casi più unici che rari e io sono uno di quelli. Dovresti essere orgoglioso, stai per essere ucciso da una rarità».
«L’arroganza di voi demoni mi ha davvero seccato».
Andras sorrise.
«Allora? Sei pronto? Ti ucciderò strappandoti un pezzo di carne alla volta!».
Krono evocò due fucili mitragliatori e riversò contro il nemico una pioggia di colpi.
Andras si tirò fuori dalla schiena un’altra frusta e dopo averla infiammata cominciò a farle roteare attorno a lui: tutti i proiettili vennero deviati.
«Non è sufficiente!», Andras allargò le braccia e con un movimento fluido e rapido le fruste in un attimo colpirono le armi di Krono strappandogliele di mano.
Una volta disarmato non poté far altro se non provare a difendersi dagli attacchi parandogli con i bracciali ma i colpi erano troppo rapidi, ad ogni attacco parato due andavano a segno e grazie alle fiamme, anche se non avrebbe rischiato il dissanguamento, avrebbe di certo rischiato la morte a causa delle troppe ferite e per il dolore.
Esternò le ali e balzò in cielo, evocò due fucili d’assalto e sparò una raffica di bolidi energetici.
Andras rimase in mobile aspettando che gli attacchi furono più vicini e poi con un colpo delle sue fruste taglio a metà tutte le sfere di energia che esplosero un attimo dopo.
Krono spalancò la bocca per lo stupore, non aveva mai visto una cosa simile, tagliare in due un attaccò energetico come se fosse fatto di burro, era semplicemente assurdo.
«Vedi è questo il potere di una rarità che come tale io sono, il potere che deriva dal fatto di usare due maledizioni combinate. Avvolgendo nelle fiamme le mie ossa sono in grado di aumentare considerevolmente la mia capacità di taglio, non solo cose ed esseri viventi ma sono in grado di tagliare anche tutte le forme di energia: magica, demoniaca, angelica, nulla resiste al mio taglio».
Appena terminò di parlare balzò in aria e lanciò la sua frusta verso Krono che non fece in tempo a evitarla. La frusta gli si avvolse attorno al collo, lo sentì ardere e venne trascinato giù. Andras usò anche l’altra frusta, l’avvolse attorno al corpo dell’avversario e cominciò a sballottarlo qua e là, contro edifici che vennero fatti crollare, e contro il suolo.
Krono incassava tutti i colpi impossibilitato ad opporsi, oltre al dolore delle botte si aggiungeva il dolore provocato dalle ustioni e dalle bruciature.
Usò tutta la sua forza d’animo per concentrarsi e raccogliere le energie che gli servivano.
«Aaaaahhh!!», con uno sforzo immenso riuscì a liberarsi e rompere le fruste ossee che lo imprigionavano.
Quando toccò terra le gambe gli cedettero e appoggiò le ginocchia a terra.
«Bene…anf, anf, ora puoi dire addio alle tue fruste».   
«Tu non hai ancora capito la natura del mio potere vero», un altro osso spuntò da dietro il suo collo ed estrasse subito un’altra frusta, crick crack, un altro osso fuoriuscì, accompagnato da un’altra frusta.
Krono era senza parole.
«Ti ho detto che sono in grado di controllare le mie ossa a piacimento, crearle e distruggerle come e quanto voglio. È vero per creare sottopelle un sottile strato osseo di massima durezza mi ci vogliono diversi minuti ma per semplici ossa basta qualche secondo. Flame!», diede una scossa alle fruste che si infiammarono.
«Ricominciamo?».
«E va bene, pensavo che me la sarei cavata semplicemente ma a quanto pare mi sbagliavo», alzò un braccio in alto e l’altro lungo il fianco e cominciò a farli roteare creando delle lingue nere di energia demoniaca.
«Vediamo quali sono le migliori Andras».
Il demone sorrise e si gettò, facendo roteare le fruste verso Krono che a sua volta si mosse in avanti roteando su sé stesso.
«LAME DEMONIACHE DEL LOTO NERO!!!».
Quando i due furono ormai prossimi, lanciarono il colpo in vanti.
Sbaaaaamm!!
L’impatto fu tremendo, entrambi furono colpiti dall’attacco dell’altro in pieno petto e vennero sbalzati via con grande violenza tanto che l’attacco di Krono si dissolse e Andras lasciò andare le sue fruste.
Finirò entrambi contro due edifici e li attraversarono andando a colpire quelli dietro e sparendo sotto le macerie dei crolli. 
Krono rimase qualche secondo sotto le macerie per riprendere fiato poi si alzò. 
Camminò a passo lento ma deciso verso il punto da dove era stato sbalzato, in fondo vide Andras che stava già venendo verso di lui e appena lo vide sorrise e gli fece segno di farsi avanti.
Krono caricò energia nelle gambe accovacciandosi lievemente e poi scatto verso l’avversario. Andras aspettò che gli fosse vicino poi si abbassò e mise una mano sul terreno.
«FIRE GROUND!!!».
Dal terreno che gli stava davanti uscì un’ondata di fuoco che investì completamente Krono che la prese tutta e quando si fu esaurita Andras inspirò profondamente, Krono era come semi-paralizzato dal colpo appena ricevuto e non fu in grado di reagire prontamente.
«FURIA DEL DEMONE DI FUOCO!!», soffiò fuori dalla bocca un getto di fuoco che fece sparire il corpo del Demon Lord e balzarlo all’indietro.
Krono atterrò a terra qualche metro dopo.
«Anf… anche se cambiate nome la tecnica è sempre la stessa».
Della giacca gli rimaneva solo qualche brandello che cadde a terra nel momento in cui si alzò mentre della maglia rimaneva solo la parte destra fino alla spalla, gli effetti protettivi dei vestiti al fuoco erano durati poco e ormai erano cessati.
Sul suo corpo: braccia, viso, petto e schiena le ferite ma soprattutto le ustioni erano serie, anche con la rigenerazione accelerata ci sarebbe voluto del tempo per rimettersi in forma, inoltre il dolore era immane, tuttavia lui lo sopportava abbastanza bene.
Esternò le ali e si gettò ancora verso l’avversario.
«Non impari, vero? FIRE GROUND!!!», ma Krono non rallentò e si gettò nel mare di fuoco.
Andras vide la sua ombra che non rallentava e quando gli sbucò di fronte fu sorpreso: il corpo di Krono era avvolto nelle sue ali.
Quando le distese Krono aveva il pugno avvolto nell’aura nera.
«PUGNO DIABOLICO!!!», prese Andras in pieno volto, tuttavia resto in piedi e riuscì ad allungare il dito indice davanti alla sua faccia.
Bang!!
Krono era riuscito ad evitare la falange di un soffio procurandosi uno sfregio nel lato destro della testa, Andras allora fece uscire uno osso dal palmo della mano che prese subito fuoco e Krono evocò il fucile No Limit, perfetto per quella posizione così ravvicinata, ma il demone delle ossa più rapido.
Con un fendente gli lacerò il fianco, fece per tirare indietro il braccio per assestare un affondo ma il colpo di Krono arrivò prima e poi un altro e un altro ancora.
Andras fu spostato in dietro di un paio di metri ma non demorse, allora Krono evocò il Blade per parare con la lama l’osso nemico e assestare una stoccata, a sua volta, nel petto dell’avversario che inclinandosi indietro e spostandosi appena riuscì ad evitare ce la lama venisse a contatto con il suo corpo.
Andras sorrise: «mancato».
Krono gli sorrise di rimando, con uno scatto ruotò l’impugnatura dell’arma, solo quando fu troppo tardi Andras capì cosa stesse succedendo.
Bang! Un colpo in pieno petto.
Bang! Un altro diretto verso la testa ma la lama ossea infuocata di Andras lo tagliò in due.
Krono fece un balzo all’indietro il Blade sparì ed evocò uno dei suoi assi nella manica, il Javelin.
“Mi resta solo una munizione, pensavo di usarla contro il loro padrone ma mi inventerò qualcos’altro”.
Mise il volto sulla visiera e prese la mira. Il bip ripetuto che avvertì significava che il bersaglio era stato agganciato, premette il grilletto e fece fuoco.
Il missile venne sparato contro il bersaglio che alzò la guardia ma a metà strada un’altra carica si accese e il missile salì in cielo, da dietro il missile spuntò Krono.
Questa volta fu Andras ad essere preso in contro tempo, ricevette una scarica di pugni senza riuscire a pararne o schivarne alcuno ma all’ultimo riuscì a bloccare un pugno in un groviglio di ossa che gli uscì dal petto.
«Ti sei dimenticato che potevo usare le costole per bloccarti?».
Alzò il braccio per tagliare in due l’avversario.
«Veramente ci speravo», un’aura nera avvolse la sua mano, così facendo riuscì a spezzare le ossa e a liberarsi, schivando la lama per un soffio.
Mentre lo guardava allontanarsi Andras si accorse di un sibilo che si faceva sempre più forte, alzò lo sguardo e vide il missile che puntava su di lui, ormai gli era troppo vicino per essere schivato.
«Fregato», disse Krono trionfante.
«Tu credi», fu la risposta.
Il demone alzò il braccio e con un fendente tagliò in due il missile, i due pezzi si separarono e mentre cadevano ai suoi alti esplosero.
Krono sgranò gli occhi per lo sconcerto.
«Credevi di riuscire a colpirmi con quello? Ti ho detto che sono in grado di tagliare qualunque cosa con la mia lama avvolta dalle fiamme, anche l’energia, un semplice missile non è nulla».
«SPIRAL FLAME!!», la frusta di fuoco avvolse la caviglia del Demon Lord trascinandolo verso il nemico.
Zasssh!
Krono si guardo il fianco destro, vide l’osseo conficcato quasi completamente nelle sue carni tanto che quasi il palmo del demone lo taccava.
«FLAME!».
La fiamma attorno all’osso crebbe.
Krono lanciò un grido di dolore.
«Cosa si prova ad avere le budella che vanno a fuoco?».
Le gambe di Krono stavano per cedere, Andras estrasse l’osso e fu a quel punto che riprese vigore, si attaccò a demone, lo abbracciò afferrandosi il polso con l’altra mano per non mollarlo.
«Tu dannato! Quanto ancora vuoi continuare!».
Esternò le ali e balzò in cielo, salì sempre più in alto e più velocemente.
«Fermati!», gridava Andras.
Ad un certo punto compì un giro circolare a trecentosessanta gradi, si ritrovarono entrambi a testa in giù e puntarono in picchiata verso il terreno.
Andras faceva il possibile per divincolarsi ma le sue braccia erano bloccate.
«Buon viaggio», quando furono a pochi metro da terra lasciò andare la presa, stesse le ali e le irrigidì più che poteva per bloccarsi mentre il demone fu sparato verso il terreno.
L’impatto fu violentissimo, Andras sparì in un cratere di povere e terra.
Krono atterrò a terra, sapeva che il nemico era ancora vivo, uno come lui non crepa per così poco ma almeno sperava di averlo danneggiato.
Dopo poco però Andras riemesse dalla polvere, era pieno di lividi e tagli, aveva uno sguardo duro e arrabbiato.
«Brutto bastato, brutto idiota, questo non dovevi farlo», si strappo il cappuccio di dosso e allagò leggermente le braccia.
«Ti ucciderò strappandoti le carni un pezzo alla volta!».
Da tutto il suo corpo, dai piedi alla testa cominciarono ad uscire degli spuntoni di ossa.
Krono si tirò su in piedi e si allontanò per sicurezza.
Andras si caricò facendo forza sulle gambe e poi si lanciò in avanti, iniziando a ruotare velocemente su sé stesso.
«MAXIMUM CYCLONE!!».
Era un attacco molto veloce Krono cercò di essere il più rapido possibile per spostarsi ma venne preso sulla coscia sinistra, quando riappoggio il piede a terra una fitta acuta di dolore gli arrivò direttamente al cervello come una scossa, non riuscì a mantenere l’equilibrio e cadde a terra.
Si portò una mano sulla ferita e si sorprese si non trovare il contatto con la carne lì dove se lo aspettava ma un po’ dopo, era sconcertato.
“Che tecnica spaventosa, più che lacerare la carne sembrava che la divori”.
Gli costò uno sforzo immane ma riuscì a rimettersi in piedi, si voltò e vide Andras accovacciato sopra un cumolo di macerie che lo fissava.
«Perché non ne hai approfittato per attaccarmi?».
«Te l’ho detto, ti ucciderò strappandoti le carni un pezzo alla volta, la tua sarà una morte lenta e straziante, se ti prendessi in pieno moriresti subito, senza quasi soffrire e questo non voglio che accada».
«Buono a sapersi. Allora che aspetti, fatti sotto».
«MAXIMUM CYCLONE!!», Andras balzò in avanti e iniziò a roteare, Krono riuscì ancora una volta a schivarlo ma venne comunque preso alla spalla destra. Nonostante fosse stato solo un colpo di striscio il danno era grave, fece appena in tempo a voltarsi che si trovò l’avversario già addosso e subì ancora un danno al fianco. Si dovette sforzare per non cadere in ginocchio.
“I suoi attacchi sono troppo rapidi, se non fosse per la mia vista potenziata sarei già morto”.
Ma dopo aver visto lo sguardo trionfante di Andras cominciò a provare una forte preoccupazione.
“E se fosse merito suo e non mio? In fondo ha detto di volermi uccidere lentamente».
«Allora Demon Lord, cosa si prova?!».
«Beh, devo dire che sentirsi strappare la carne un pezzo alla volta è un’esperienza atroce. Comunque ti farò pentire di non avermi voluto finire in fretta».
«Bwahahah!! Si certo!».
Lanciò un altro attacco.
Krono evocò due fucili mitragliatori, sparò una raffica di colpi sull’avversario ma i colpi vennero in gran parte deviati o neutralizzati dalle ossa. All’ultimo secondo con un balzo in alto riuscì a schivare l’attacco, fece sparire i due fucili e ne evocò altri due, non mitragliatori stavolta e due bazooka che si posizionarono sulle sue spalle.
Sparò con tutto quello che aveva una raffica di bolidi ma Andras riuscì a schivare tutti i colpi senza nemmeno dover interrompere l’attacco compiendo movimenti irregolari ma fluidi.
Krono rimase senza parole.
Andras atterrò sopra un edificio.
È inutile il mio controllo è assoluto, la mia velocità è insuperabile, la mia difesa è solida, il mio attacco devastante e la mia tecnica è perfetta. Non hai speranze».
Krono fece sparire tutte le armi.
«Ti sei rassegnato? Bene, allora muori! MAXIMUM CYCLONE!!».
Balzò in avanti verso il nemico ma Krono non si mosse, aspettò che fosse il più vicino possibile e all’ultimo evocò il suo asso nella manica: il Death Striker.
Concentrò una gran quantità di energia nell’arma, la bocca di quest’ultima si spalancò e l’energia di concentrò nella sfera dentro di essa.
«MACROBOLIDE!!!».
Sparò il colpo. Ormai Andras era troppo vicino per schivarlo.
“Sei finito”.
«FLAME!!».
Ad un tratto il corpo di Andras prese fuoco.
Krono guardò con stupore e impotenza il suo attacco andare contro il bersaglio e un attimo dopo scindersi in tanti piccoli pezzi che andarono a finire su tutto ciò che era lì intorno distruggendolo con delle piccole esplosioni.
La situazione si era ribaltata.
Ormai Andras era troppo vicino per essere schivato.
“È la fine? Morirò così”.
Ad un tratto fu come se una voce dalle profondità del suo animo lanciò un grido che lo risvegliò da quello stato di torpore e rassegnamento.
Posizionò il braccio col Death Striker davanti a lui per difendersi.
Al momento dell’impatto non riuscì ad opporsi, fu inizialmente trascinato indietro e poi iniziò anche lui a roteare a causa del movimento della tecnica, sentiva la sua arma andare in pezzi sempre di più, le gambe e l’esterno delle braccia come se venissero mangiate da tanti minuscoli insetti e nel frattempo andassero a fuoco.
Infine, Andras fermò il colpo, ma lui non si fermò continuò a venire sbalzato indietro, finì contro dei muri, distruggendoli finchè non si fermò. Quando fu fermo, immobile, non seppe per quanti metri avesse voltato, era circondato dai pezzi della sua arma, distrutti, mentre il suo braccio, così come il resto del suo corpo erano in condizioni critiche.
Si guardò intorno, era circondato ai lati e dietro da muri di case, doveva essere finito in un cortile interno, nella parte del villaggio che per il momento era stata risparmiata dalla loro lotta, a giudicare dagli edifici ancora integri.
Mentre si rialzava avvertì un rumore alle sue spalle.
Quando di voltò vide la stessa donna che aveva visto prima con i suoi due bambini guardarlo con uno sguardo terrorizzato.
“Allora si erano nascosti qui. Con tutti i punti in cui potevo finire sono caduto proprio qua”.
«Bene bene, guarda chi si rivede, la donna con i suoi cuccioli. Se non sbaglio mi avevi fatto capire che non avresti permesso che io gli facessi del male in alcun modo!».
Andras se ne stava appollaiato sul tetto di una casa ad osservargli.
“No”.
«Vediamo se manterrai la parola».
«Aspetta Andras! Loro non c’entrano nulla la faccenda è tra noi due!».
«Infatti io attaccherò te, se non vuoi morire ti basterà schivare il colpo».
«Ti prego non lo fare!!».
«MAXIMUM CYCLONE!!», il demone balzò in avanti iniziando a roteare, «FLAME!!» e poi prese fuoco.
Krono fece per spostarsi ma si bloccò immediatamente, digrignò i denti per la rabbia.
«Maledizione!!».
“Il Javelin non ha più munizioni, è inservibile e il Death Striker è a pezzi, con cosa cazzo lo colpisco”?!
Non aveva tempo da perdere in pensieri inutili.
Distese le braccia in avanti.
«Aaaaahh!!».
Cominciò ad evocare più armi possibili: fucili, pistole, mitragliatori, bazooka, lanciarazzi, armi ability e non, le evocava su tutto il suo corpo e quando lo spazio fu quasi esaurito le evocò sopra le armi che aveva appena materializzato.
Quando ebbe finito il suo corpo si era tramutato in un cumulo di armi, solo un occhio era rimasto scoperto, per vedere.
Andras si stava avvicinando e per un attimo fu come se il tempo tutt’intorno a lui si fermasse. Aveva il cuore che batteva all’impazzata nel petto, sembrava che gli stesse per uscire da un momento all’altro, il dolore che provava alle gambe, alle braccia e in tutto il corpo aveva già da un po’ superato il limite di sopportazione e la vista gli si era persino offuscata.
“Non ho mai controllato così tante armi in contemporanea, dovrò usare l’energia demoniaca per farle funzionare anche senza premere direttamente i grilletti”.
«Anf anf anf anf».
Respirava affannosamente, era troppo agitato.
“Ci riuscirò”?
Ad un tratto gli arrivò alle orecchie un pianto e dei singhiozzii.
«Sigh sob… mamma ho paura», fece il bambino, mentre la bambina piangeva.
«Non preoccupatevi bambini la mamma è qui, non ci accadrà nulla, ve lo prometto».
La calma con cui la donna cercava di tranquillizzare i suoi figli lo sorprese e gli riportò alla mente ricordi ormai sepolti nella sua mente.
Di quando da piccolo in seguito ad un brutto sogno o a una brutta esperienza correva da sua madre e lei lo consolava sempre con qualche frase o gesto d’affetto che lo faceva sentire amato e al sicuro.
Si accorse che la sua frequenza cardiaca si era notevolmente ridotta.
I gesti di quella donna e i suoi ricordi lo avevano incredibilmente calmato, ora era di nuovo sereno.
Il tempo riprese a scorrere, Andras ormai era sempre più vicino.
“Ci devo riuscire”.
Pensò con decisione.
«Non ti permetterò di torcere nemmeno un capello a queste persone!!».
«Morite umaniii!!!».
Un’ondata di energia scaturì dal corpo di Krono e lui la convoglio tutta nelle armi, fino all’ultima briciola.
«ARSENALI DA GUERRA! ...DEVASTAZIONE!!!».
In un attimo tutte le armi che aveva addosso iniziarono a sparare, i primi colpi che arrivarono sul demone vennero tagliarti, anche i secondi e nel frattempo il demone si era avvicinato, ma dopo qualcosa colpì il bersaglio.
Gli attacchi erano troppi, neanche l’elevata rotazione di Andras era sufficiente a neutralizzarli tutti.
«Ghaaaaaaaaa!!», Andras venne sbattuto a forza sul terreno dai colpi e il suo attaccò si interruppe.
Fu allora che Krono, con uno sforzo immenso e anche spinto dalla vista dell’avversario in difficoltà, intensificò l’attaccò.
Il corpo di Andras e le sue grida di dolore vennero coperti dai lampi e dal rumore degli attacchi lanciati dal Demon Lord.
Krono continuava ad attaccare, mirando sempre nello stesso punto in cui aveva visto sparire Andras, il rumore era assordante, fiamme, scintille, lampi ed esplosioni si propagarono in tutte le direzioni.
Era uno spettacolo infernale.
Quando la scarica si fu esaurita si alzò un gran polverone.
Krono restava immobile, mentre le armi cominciavano a sparire una ad una dal suo corpo, quando anche l’ultima fu scomparsa se ne rimase fermo immobile per quasi un minuto con le braccia ancora protese in avanti.
Il suo corpo portava i segni del duro scontro appena conclusosi: i vestiti strappanti o scomparsi, gravi ustioni su gran parte del corpo, sfregi, lividi e lacerazioni sanguinanti.
Abbassò le braccia e un’aura nera lo avvolse, riassunse il suo aspetto umano, ma si accorse subito che non si sentiva per niente meglio. Ogni volta che terminava una battaglia era tornava nella sua forma umana aveva sempre provato un po’ si sollievo dato dal lieve miglioramento delle sue condizioni fisiche, ma stavolta non fu così.
Abbassò lo sguardo, vide delle chiazze di sangue allargarsi sopra i suoi vestiti e il dolore delle ustioni non era migliorato per niente.
“Se sono in queste condizioni nonostante sia tornato umano vuol dire che dovevo essere ridotto davvero male. Meglio che mi muova, se non mi sbrigo almeno a fasciarmi i tagli rischio il dissanguamento”.
Nel frattempo, notò che il polverone si era quasi completamente dissolto, di fronte a lui si estendeva uno scenario di devastazione, case ed edifici erano stati spazzati via e il terreno era distrutto, una voragine si estendeva là dove Andras era stato colpito dalla scarica di colpi e di sicuro quel poco che rimaneva del suo corpo doveva trovarsi in fondo a quella voragine.
Si voltò per controllare lo stato delle persone che aveva protetto, si bloccò quando vide gli sguardi della donna e dei suoi figli ma non ne rimase sorpreso.
Sconcerto, paura, incredulità ecco cosa dicevano quegli sguardi, in fondo ai loro occhi lui non doveva essere molto diverso dal demone che aveva ucciso.
«Tranquilli, non dovete aver paura, ora me ne vado», riuscì a dire con un filo di voce.
Si voltò per allontanarsi ma dopo qualche passò la vista gli si oscurò e cadde a terra svenuto, l’ultima cosa che vide dopo che toccò il terreno, fu la donna che si alzava e si allontanava con i suoi bambini.
 
La primavera era forse la sua stagione preferita, le giornate si allungavamo, le temperature erano miti, non c’era il gelo invernale né il caldo torrido o peggio quello umido estivo. La natura rinasceva e ciò gli riportava alla memoria quelle scampagnate che faceva trai monti da bambino con i suoi genitori e i suoi nonni.
Il loro era un villaggio in una valle tra le montagne quindi erano soliti, un giorno a fine settimana salire in quota, con l’entusiasmo tipico dei bambini lui correva e giocava a più non posso, poi all’ora di pranzo si abbuffava con le squisite focacce farcite che sua nonna e sua madre gli avevano preparato, e alla fine stanco sia per il troppo movimento che per il troppo cibo ingerito si buttava su un prato sotto il caldo sole del primo pomeriggio e schiacciava dei pisolini interminabili.
Proprio come ora.
Era disteso su un prato il sole caldo gli scaldava la pelle dandogli quella sensazione di calma e sonnolenza che gli piaceva particolarmente. C’era pace e tranquillità attorno a lui l’unico rumore che si sentiva era il fruscio dei rami, mossi dal vento, di qualche albero lì intorno.
Ad un tratto sentì una voce chiamarlo, si tirò su e vide Mirajane poco distante da lui.
«Si può sapere che stai facendo? Ti stiamo aspettando tutti!».
«Mi devo essere appisolato, si sta così bene qui».
«Dormirai dopo pranzo, tirati e andiamo ci sono delle persone che si stanno spazientendo, il master vuole che ci siamo tutti prima di iniziare il pic-nic».
Fece come gli era stato detto, si alzò e la seguì.
Più in lontananza vide la gilda al completo, casinista come al solito: c’era chi ballava, chi si azzuffava, chi chiacchierava e chi beveva. Non c’erano solo i membri di Fairy Tail ma anche membri di altre gilde come Sabertooth e Lamia scale, tra gli invitati c’erano anche Rio e i suoi genitori. Suo padre parlava con Rio col suo solito tono formale e solenne, sguardo deciso e petto in fuori.
Da piccolo gli aveva ripetuto più volte il modo in cui doveva porsi con gli altri, doveva dare l’idea di una persona forte e sicura di sé, solo così gli altri lo avrebbero rispettato e se fosse stato necessario, seguito. 
Sua madre invece se ne stava semi-abbracciata al marito con la testa appoggiata sulla sua spalla, tutta la fierezza che il marito ostentava veniva macchiata da quella manifestazione di affetto.
Sorrise.
Mentre suo padre non amava scambiare effusioni e altre manifestazioni d’affetto in pubblico, dato che non voleva dare quel tipo d’immagine di sé, sua madre invece fin da giovane aveva sempre voluto mostrare a tutti il loro amore, ciò era spesso stato fonte di discussioni tra i due. Nonostante le divergenze su alcune cose sapeva che l’amore tra i due era molto forte, si conoscevano fin da bambini, erano cresciuti insieme, non erano solo marito e moglie, ma anche amici e complici.
Raramente si vedevano coppie così unite e lui aveva sempre sperato di trovare una ragazza che cui avere anche solo una parte di quello che avevano i suoi.
Si fermò a guardare quello che aveva davanti.
Persone felici che si divertivano, in pace e senza nessuna preoccupazione o avversità che li minacciava.
Mirajane si voltò e gli tese la mano.
«Dai andiamo. Ci stanno aspettando».
Fece per allungare la mano ma un brivido lungo la schiena lo bloccò.
Si girò indietro e con sorpresa non vide il prato che aveva appena superato e gli alberi, non vide nulla solo nero, un immenso, gelido e infinito banco di tenebra.
Si rigirò, Mirajane era ancora lì così come tutti gli altri dietro di lei, la luce emanava un tepore invitante e una grande sensazione di pace, a differenza della tenebra che emanava solo gelo e sofferenza.
Allungò la mano verso quella della ragazza, la afferrò e gliela posò.
«Mi dispiace, ma la mia missione non è ancora finita, c’è ancora un demone in agguato, che attende nell’ombra, è più crudele e molto più forte di chiunque io abbia già affrontato, forse non sono l’unico che può affrontarlo, ma devo essere io a sconfiggerlo, mi ha tolto troppe cose importanti e troppe brave persone sono morte a causa sua, la deve pagare».
Mirajane lo guardava con tristezza.
«Quando avrò completato la mia missione, mi potrò finalmente rilassare come si deve… e spero per te che per allora sarai ancora single».
La ragazza sgranò gli occhi.
Scoppio a ridere, poi si voltò e corse gettandosi nelle tenebre, facendosi avvolgere dal gelo e l’oscurità. Continuò a correre nel buio senza sapere dove stava andando finchè ad un tratto un flash bianco non lo abbaiò.
Aprì gli occhi svegliandosi di scatto ma appena si fu tirato su una forte fitta alla testa lo fece crollare nuovamente sul cuscino.
«Finalmente ti sei svegliato», disse una voce maschile alla sua destra.
Girò appena di lato la testa per vedere chi aveva parlato.
Seduto su una sedia accanto al letto c’era un uomo, avrà avuto una trentina d’anni, lo guardava con sguardo calmo. Notò subito che non aveva la mano sinistra.
Notando il suo sguardo al suo moncherino l’uomo fece subito per tranquillizzarlo: «ah, non ti devi preoccupare questo risale a molti anni fa, da piccolo sono stato così stupido da andare a giocare nella falegnameria di mio padre e lì a causa di un incidente ho perso la mano, l’attacco del demone non c’entra nulla con questo».
«Sei riuscito a metterti in salvo?».
«Veramente non ero qui. Io e mio padre eravamo andati in città per lavoro, siamo tornati solo qualche giorno fa, sai siamo falegnami molto bravi, i nostri prodotti in zona sono abbastanza richiesti».
«Da quanto sono qui? E… chi è che mi ha curato?», chiese guadandosi le bende e la flebo attaccata al suo braccio.
«Sei in questo stato da una settimana. È stata mia moglie, la donna con i due bambini che hai slavato. Lei è il medico del villaggio, sei stato proprio fortunato, da quanto mi ha detto eri ridotto veramente molto male, se non ti avesse prestato subito delle cure saresti morto, anche se c’è mancato poco. Il giorno dopo hai rischiato molto, il tuo cuore ha anche smesso di battere per qualche secondo, ti ha rianimato all’ultimo. Ha detto che è stato come se all’ultimo istante tu ti sia aggrappato con le unghie e con i denti alla vita».
Krono ripesò al suo sogno, al momento in cui aveva voltato le spalle a Mirajane ed era corso verso l’oscurità.
«Suppongo sia andata così. Grazie per avermi salvato».
«Non c’è bisogno che ci ringrazi, era il minimo considerando quello che hai fatto. Mia moglie mi ha raccontato tutto di quello che è accaduto», si alzò in piedi e si inchinò, «grazie per aver protetto il nostro villaggio e salvato la mia famiglia, ti dobbiamo molto».
«Aspetti a ringraziarmi, se sapesse la verità dubito che vorrebbe ancora farlo».
«Quale verità?».
«Il demone che via ha attaccato stava cercando me, il motivo per cui vi ha portato orrore e distruzione sono io, voleva solo farmi uscire allo scoperto».
«Comunque tu hai combattuto per noi, sei una brava person…».
«No! Non dica quella parola, lei non mi conosce non sa chi sono, ho fatto cose orribili e provato piacere nel farle, e anche se quelle non erano belle persone non meritavano tutto quello. Ho troppo sangue sulle mani», fece una pausa per riprendere fiato.
«Quando fai quelle cose diventi quelle cose e non si può tornare indietro, non si può dimenticare. Quindi non dica che sono una brava persona, io sono un mostro non molto diverso da quello che ho combattuto».
L’uomo stette in silenzio qualche secondo poi riprese a parlare guardandolo dritto negli occhi.
«Sai, io sono padre di due bambini, un maschietto di sette anni e una femminuccia di tre e sono sposato con la donna che amo. Quando sono tornato e ho visto il villaggio in quelle condizioni, distrutto con i corpi delle persone che conoscevo che venivano raccolti pezzo per pezzo stavo quasi per morire, ma… quando ho sentito la voce di mia figlia chiamarmi, mi sono voltato e gli ho visti lì tutti e tre, sani e salvi, felici di vedermi mi sono sentito mancare, non ho nemmeno avuto la forza di corrergli incontro le gambe hanno ceduto, ho solo potuto guardare i miei figli corrermi incontro, abbracciargli con tutta la forza che avevo e piangere dalla felicità mentre sentivo dirmi che mi volevano bene. La mia famiglia è viva, come loro altri sono salvi, certo alcuni purtroppo non ce l’hanno fatta ma i morti sarebbero potuti essere di più se non fosse stato per te».
«Ho distrutto metà del villaggio».
«Lo ricostruiremo, ma siamo vivi e questo è tutto merito tuo».
Scosse la testa.
«No, no basta, voi non sapete nulla su di me».
«Hai ragione io non ti conosco, ecco perché posso giudicare solo quello che ho visto e che mi è stato raccontato. Tu non avevi alcun obbligo verso di noi, avresti potuto fregartene e andare per la tua strada ma non l’hai fatto. Mia moglie mi ha raccontato come si è svolta la battaglia in più di un’occasione il demone ha cercato di attaccarli ma tu ti sei sempre frapposto. In quell’ultimo attacco nonostante tu fossi già gravemente ferito non ti sei spostato hai dato tutto quello che avevi rischiando la tua stessa vita per difenderli. Ecco perché dico che sei una brava persona, se fossi veramente il mostro che sostieni di essere li avresti lasciati lì a morire ma non l’hai fatto e di questo ti sono grato».
Krono provò a dire qualcosa ma non ci riuscì.
«Le persone possono fare degli errori ma il fatto di averli riconosciuti è un passo in avanti, ora spetta a te, il senso di colpa ti può dannare l’anima fino a spezzarti, o, puoi perdonare te stesso per gli sbagli del passato e andare avanti, cercando di rimediare, la scelta è tua».
Krono sospirò.
«Di recente una persona a me cara mi ha detto qualcosa di simile».
Ad un tratto un bambino comparve sulla soglia.
«Mamma!! Si è svegliato presto vieni!».
Subito dopo una donna comparve sulla soglia, seguita da una bambina piccola.
I tre erano gli stessi che aveva salvato la sera del combattimento con Andras.
La bambina corse subito verso il letto dove era disteso.
«Ciao! Signor demone buono! Come stai?», gli chiese con un ampio sorriso.
“Signor demone buono”?
«Su Liz, il ragazzo si è appena svegliato», la ammonì l’uomo.
«Dai caro gli ha solo chiesto come sta», la donna si avvicinò per controllare la flebo.
«Te la sei vista davvero brutta, sono riuscita a rianimarti in extremis ma dopo allora le tue condizioni sono rapidamente migliorate, si vede che non sei una persona qualunque, hai una capacità di recupero sorprendente».
«Si è una mia qualità. Grazie per avermi curato».
«Era il minimo dopo quello che tu hai fatto per noi. Grazie per averci difeso».
La donna e la bambina tornarono dal bambino e dall’uomo che affiancò la moglie con i figli che li stavano davanti.
«Non ti ho ancora chiesto come ti chiami, ragazzo», gli chiese l’uomo.
«Mi chiamo Krono».
«Bene Krono, io sono Michael, lei è mia moglie Violet e i miei figli: Matt e Liz. Guarda queste sono le vite che hai salvato e io ti ringrazio dal profondo del cuore per questo», detto questo tutti e quattro fecero un lieve inchino.
Krono, imbarazzato da quel comportamento non riuscì a dire niente.
«Signor demone ci può mostrare la sua trasformazione?», gli chiese il bambino.
«Anch’io voglio giocare col signor demone buono!», fece la bambina.
«Ora basta bambini il ragazzo è molto stanco e deve riposarsi, non lo capite. Tu dottoressa perché non provi a spiegare ai tuoi figli cos’è la riabilitazione».
«Ah! Adesso sarebbero i miei figli! Però quando li porti con te in quella falegnameria polverosa, in mezzo a seghe, pialle e mole per guardarti lavorare non accetti di sentire il mio parere».
«Devono apprendere il mio lavoro se un giorno vorranno succedermi. Matt si occuperà di lavorare il legno e Liz andrà in giro per la nazione a venderlo. Saremo conosciuti in tutto il regno con le nostre creazioni».
«Non credi che sia troppo presto per pensare a certe cose, sono ancora dei bambini!».
«Ma loro hanno detto che va bene così!».
«Ma che ne sai che tra qualche anno non cambieranno idea!».
«E come so che questo non avverrà?».
«Comunque non voglio che li porti con te, vuoi che i tuoi figli perdano una mano come il padre?».
«Ah! Quindi ora sarebbero i miei figli».
Krono li guardava discutere, vedendo un accenno di sorriso sui loro volti mentre i bambini li guardavano ridendo.
“Che famiglia felice. Quei due mi ricordano qualcuno. Un padre esigenze e una madre più permissiva. Lui non ha la mano sinistra e lei porta il nome di un fiore”.
L’immagine di quella famigliola lo fece quasi commuovere, strizzò forte gli occhi e si girò dall’altra parte coprendosi il viso col dorso della mano.
“Si dice che nel mondo per ognuno di noi ci siano due persone simili o quasi identiche. Non ho mai creduto a queste cose, ma ora voglio farlo, voglio poter credere di essere riuscito a proteggerli almeno questa volta”.
 
«Sicuro di non voler fermarti ancora qualche giorno? Va bene che hai una buona capacità di recupero ma hai ripreso conoscenza sol due giorni fa», lo avvertì Violet.
«Ti ringrazio ma va bene così, sono già stato troppo tempo qua, non vorrei che qualche altro demone vi attaccasse a causa mia».
«Dove hai intenzione di andare adesso?», gli chiese Michael.
«Voglio partire per un viaggio, devo incrementare le mie conoscenze riguardo il mio nemico a trovare anche nuovi metodi di allenamento. Facendo determinate cose ho ottenuto una grande forza ma non diventerò più forte facendo le stesse cose».
Si inchinò: «grazie ancora per la vostra ospitalità».
«Era il minimo che potevamo fare, ma non vuoi almeno prendere su qualcosa, almeno un altro cambio di vestiti, anche se ti ho lavato quelli che avevi, sono messi abbastanza male».
«Grazie ma ho lasciato la mia roba nel bosco prima di precipitarmi qui, ho già tutto quello che mi serve», si voltò e si avviò verso la strada.
Alzò il braccio per salutarli.
«Addio! Non mi dimenticherò di voi!».
«Nemmeno noi di te ragazzo!».
«Ciao! Signor Demone buono! Ciao!».
Krono camminava a passo svelto mentre il sole del primo mattino lo illuminava.
Aveva fretta, doveva fare molte cose e non sapeva quando quel famigerato padrone sarebbe comparso, e doveva assolutamente diventare più forte, molto più forte.
Lo aspettavano tempi duri, ma lui non ne era intimorito, provava una strana consapevolezza, nuove sensazioni si erano accese dentro di lui, avrebbe sconfitto l’ultimo demone, la causa dello sterminio dei devil slayer e del suo villaggio.
A tutti i costi.
 
 
Note dell’autore
Rieccomi!
Finalmente sono tornato a pubblicare in settimana e spero di continuare così fino alla fine (ma purtroppo non sono in grado di prometterlo).
Allora, con questi due capitoli Krono ha capito che non potrà mai rinunciare completamente alla sua oscurità, l’unica cosa che potrà fare sarà quella di tenerla sempre sotto controllo. Inizialmente il personaggio di Andras non era previsto, Krono sarebbe rimasto da solo nel bosco a confrontarsi con sé stesso e con la sua oscurità interiore (il demone a forma di fiamma), ma alla fine era risultato un capitolo troppo corto e in cui non facevo altro che ripetermi, quindi ho deciso di introdurre il demone e l’attacco al villaggio per poter descrivere meglio il conflitto interiore del personaggio.
Dal prossimo capitolo ci sarà un salto temporale e il ritorno a Fairy Tail. Come interagirà e come si confronterà Krono con la gilda?
Col prossimo capitolo entriamo nella fase finale della storia.
Ormai siamo agli sgoccioli ragazzi!    
A sabato!

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Capitolo 21
*** RITORNO ***










ALLERTA SPOILER!!

Il seguente capitolo contiene spoiler per chi non ha ancora terminato il manga!

(per essere tranquillo, non si sa mai)







21. RITORNO
 
«Festeggiamo!!», gridò Natsu a squarciagola.
«Presto Mira portaci ancora da bere!», la esorò Macao agitando il boccale vuoto.
«Arriva subito», disse con un sorriso mentre caricava sul vassoio i boccali vuoti.
«Congratulazioni Lucy!».
«Grazie a tutti», disse la ragazza emozionata, nella baraonda generale.
Oggi è una giornata veramente speciale. Lucy ha appena ricevuto comunicazione che il suo romanzo “The adventure of Iris” ha vinto il premio Kemzaleon per la letteratura. Succede raramente che premi così prestigiosi vengano vinti dai novellini e inoltre qui a Fairy Tail ogni motivo è buono per festeggiare.
Mirajane si aggirava per i tavoli nel bel mezzo della confusione per servire i boccali.
La premiazione ci sarebbe stata fra tre settimane e Lucy aveva invitato tutti alla cerimonia, Mira sapeva che Fairy Tail si sarebbe senz’altro fatta notare.
«Mirajane perché hai servito da bere a tutti tranne che a me?!», la ammonì Makarov.
«Mi dispiace master ma sa cos’ha detto Polyushica, non può bere troppi alcolici».
«Ma lascia perdere quella là, due o tre bicchieri in più cosa vuoi che facciano!».
Champ.
«Ouch».
«Quella là?! E io che mi sono fatta in quattro per farti tornare ad uno stato quasi decente!».
Mirajane li lascio discutere mentre riprendeva il suo giro.
«Bene e ora per festeggiare Lucy la mia ultima canzone!», Gajeel saltò sul palco con la sua chitarra.
Si levò un coro di no per tutta la sala.
«Finitela!! Voi non capite niente di musica».
«Ne capisco abbastanza da sapere che non sai suonare né tanto meno cantare!», lo insultò Natsu, «perché non fai un favore a tutti e te la mangi quel…sbamm!», la chitarra lo colpì violentemente sul muso sbattendolo a terra.
«Non è mica fatta di metallo brutto rincoglionito!!».
«A chi hai dato del rincoglionito!!».
«Ora ti faccio vedere io!!».
Iniziarono subito ad azzuffarsi.
«Gray-sama Gray-sama!».
Vide Juvia che seguiva Gray.
«Cosa c’è ancora!».
«Per quanto a Juvia piaccia il corpo di Gray-sama non dovrebbe andare in giro a torso nudo», gli disse mentre li porgeva la maglia.
«Ma quando diamine è successo?! G-grazie Juvia».
«Di nulla, a Juvia piac…sbamm!!», una sedia le finì addosso facendola volare per terra.
«Juvia!!», si girò verso i due dragon slayer, «voi maledetti come avete potuto fare questo a Juvia!».
«Ehm, Gray, non dovresti darle una mano?», lo esortò Lisanna mentre lei e suo fratello cercavano di aiutare la ragazza a riprendersi, ma fu tutto inutile il mago del ghiaccio era già nella mischia.
«Perché deve andare a finire sempre così?», Macao era rassegnato.
«Sai come sono fatti i giovani, non capisco perché ti stupisci così tanto», gli disse Wakaba.
«Ehi perché non ci facciamo una bevuta!», arrivò Cana, sventolando una bottiglia di liquore.
«Dove l’hai preso quello?!».
«Era nella riserva personale del master e io crashh!», Cana girò lentamente la testa e vide che della bottiglia era rimasto solo il collo nella sua mano, abbassò lo sguardo e vide tutto il prezioso liquore che bagnava il pavimento.
«Aahhhh!!! Branco di idiotiii!!!», sfoderò le sue carte e le tirò a destra e a manca.
«Non aspettavo altro», disse Gajeel.
«Vi trasformerò in ghiaccioli!».
«Sono tutto un fuoco!».
«Ci sono anch’io!!», subentrò Elfman.
«Ma tu che c’entri fratello?!», chiese Lisanna.
«Un vero uomo non si tira indietro di fronte ad una manifestazione di forza!».
Entrambi si erano dimenticati della povera Juvia che giaceva ancora sul pavimento semi-svenuta.  
In pochi minuti una classica festa in stile Fairy tail si era trasformata in una gigantesca rissa in stile Fairy Tail, qua e là volavano sedie e tavoli, pezzi di ferro e palle di fuoco.
«Adesso bastaaa!!!!».
In un attimo tutti si bloccarono, guardando la ragazza che lì guardava infuriata, sembrava avesse due fiamme al posto degli occhi.
Erza era imbestialita.
Tutti si riportarono subito sull’attenti.
«Natsu, Gray per quanto tempo ancora vi comporterete da bambini, sempre a bisticciare per delle questioni senza senso! Elfman devi sempre finirci in mezzo anche se non c’entri nulla! Quando imparerai a lasciar correre. In quanto a te Gajeel pensavo che adesso che stai con Levy avessi messo la testa a posto ma a quanto pare basta che lei non sia nei paraggi che torni ad essere il teppista di sempre», si guardò intorno.
«A proposito dov’è Levy perché non è qui a tenerti sotto controllo».
«Oggi non si sentiva molto bene ed ha preferito rimanere a casa».
Mirajane sorrise.
“Il tempo passa ma non cambia niente, tutti sono rimasti gli stessi, questo mi rende felice, è bello sapere che certe cose rimangono le stesse”.
Quella giornata festosa e spensierata però non poteva non fargli pensare a Krono.
Ormai erano passati circa due anni da quando al termine della battaglia con Tartaros era partito per il suo viaggio, tra tutti i membri della gilda lui era l’unico che l’anno prima non era tornato per la guerra con l’impero Alvarez.
Mirajane si era chiesta spesso cosa stesse facendo Krono e se stesse bene.
“Ci rincontreremo? …Se sarete fortunati no”.
Le sue parole continuavano a ronzargli nella testa.
«Andiamo Erza credo che possa bastare, dopotutto è una giornata di festa», le parole del master la distrassero dai suoi pensieri.
«Non ancora master, devono imparare la lezione, questa è la giornata di Lucy, non voglio che questi bruti la rovinino ulteriormente».
«Sono d’accordo», rispose la bionda.
I quattro sfortunati erano stati legati insieme ed erano appesi al soffitto a penzolare.
«Ah maledetta Titania», disse Gajeel a denti stretti mentre gli altri tre piagnucolavano.
Mirajane tornò al bancone sospirando.
«Oggi sei strana Mira, sicura di sentirti bene?».
Alzò lo sguardo e vide Wendy seduta lì vicino che la fissava.
«Si, grazie. Sono solo sovrappensiero non preoccuparti».
«Se non stai bene faresti meglio ad andare a riposarti piuttosto che continuare a servire questi casinisti», intervenne Charle.
«Non preoccuparti sto bene».
Mirajane si guardò intorno, tutte quelle persone felici e spensierate che si divertivano. Adesso non c’era più motivo di stare in pena o preoccuparsi. Zeref e Acnologia non c’erano più, il mondo era salvo, avrebbero potuto vivere in pace.
Dovunque Krono si trovasse poteva solo sperare che stesse bene.
«Mirajane un altro giro!!».
«Arrivo!!».
Ma mentre stava versando da bere un brivido gli corse su per la schiena.
Sbammm!!!
Alzò lo sguardo verso l’ingresso e vide le due ante della porta, volare, per qualche metro dentro la grande sala, scardinate completamente.
Osservò stupita l’individuo entrare a grandi falcate, vide delle lunghe ciocche di capelli nere ondeggiare, appoggiò la sacca che portava in spalla per terra e alzò il braccio in segno di saluto.
Tutta la gilda si era ammutolita mentre osservava quell’individuo.
«Ehiiiiiiiiiiiiii!!!!!!!!», le sue grida rimbombarono per tutta l’ampia sala.
A Mira parve anche, per un istante, che i bicchieri che aveva a portata di mano vibrassero.
Un ampio sorriso apparve sul viso della ragazza.
“Parli del diavolo”.
«Sono tornato!!!! Banda di babbioni!!!».
Si portò il braccio davanti al corpo e fece un leggero inchino.
«Eccomi di ritorno dai confini dell’inferno!!».
«Krono?!, fece stupito il master.
«Bellissime fanciulle perché non vi mettete in fila e venite a darmi un bel bacio di bentornato?!!».
Mirajane lo squadrò attentamente.
I pantaloni di pelle nera che indossava avevano delle larghe strisce bianche ai lati esterni delle cosce ed indossava degli alti stivali neri che gli arrivavano quasi fino alle ginocchia per il resto i suoi vestiti erano gli stessi del passato: la solita cintura col teschio, la giacca lunga con le maniche fatte su fin quasi ai gomiti, la piastrina messa in bella mostra sul petto. Aveva però cambiato pettinatura, non teneva più i capelli legati in una coda alta, era tornato a portarli come aveva fatto per lungo tempo, sciolti. Aveva fatto una modifica però, la frangia era stata accorciata, ora arrivava a coprirgli appena le sopracciglia con qualche ciocca che si estendeva appena oltre, inoltre l’aveva anche sfoltita. Così non doveva più spostarsela ogni volta e inoltre i suoi occhi e tutto il viso erano più in risalto.  
Alla fine, non era cambiato poi molto eppure, sembrava completamente diverso.
«Ma davvero!! Congratulazioni Lucy!!», le saltò addosso abbracciandola forte.
«G-grazie, Krono», gli rispose imbarazzata.
«Lasciati dare un bel bacio di congratulazioni», si fece sotto per baciarla.
«Ghaaa!!», la ragazza cercò di allontanare il suo viso dalle labbra del corvino ma la sua stretta le impediva di allontanarsi troppo.
«Su su non fare la ti…crashh!!», una bottiglia vuota gli esplose sulla testa andando in frantumi, facendogli mollare la presa e mandandolo a terra.
«Aio… uffa Cana, ma ti sembra il modo?!», disse mentre si rialzava massaggiandosi la testa.
«Guarda che non sono stata mica io», rispose la mora, «ma lei».
Krono guardò nella direzione indicata dal dito della ragazza e vide un’altra bellissima ragazza. Stava camminando verso di lui con i pugni chiusi, la sua armatura sferragliava ad ogni passo, lo sguardo minaccioso, negli occhi aveva delle fiamme rosse come i suoi capelli ed emanava un’aura nera.
«Gulp».
Il ragazzo deglutì ma cercò comunque di non perdere il suo buon’umore.
«Ciao bellissima come staaaaaaai».
Erza lo aveva afferrato per la maglia per portarselo più vicino.
«Si può sapere dove eri finito?», gli disse a denti stretti.
«Ero in viaggio. Dovevo allenarmi e raccogliere informazioni per affrontare il demone più forte che sia mai comparso su questa terra… ti dispiace lasciarmi, per favore», le disse con voce intimorita e piagnucolante.
«Su coraggio Erza lascialo», fece Makarov.
La rossa fece quanto richiesto.
«Ehilà master!! Vedo che non te la passi molto bene. Per caso ti resta poco da vivere».
«Ehi!», fecero molti dei presenti in coro mentre Erza stava nuovamente per colpire il corvino ma fu fermata da un gesto della mano del master.
«Sono solo gli acciacchi dell’età, inoltre nella guerra contro l’impero di Alvarez me la sono vista veramente brutta. È un vero miracolo che sia ancora vivo».
«Ah già! Ho letto di quella guerra sui giornali. Un intero impero vasto e potente come Alvarez sconfitto da un regno piccolo e debole come Fiore. Ha fatto molto scalpore questa notizia, è giunta pure a me nonostante mi trovassi dall’altra parte del continente».
«Proprio di questo volevo parlarti», fece Erza ma Krono si allontanò subito ignorandola completamente.
«Wao! Lisanna hai cambiato acconciatura, stai divinamente!».
«Gli ho solo fatti crescere un po’».
«Krono!!», Natsu arrivò sparato piazzandosi di fronte al devil slayer.
«Quando sono entrato eri legato, come hai fatto a liberarti?», chiese sorpreso.
«Combattiamo! Scommetto che in questi due anni sei diventato molto più forte mostrami i tuoi progressi».
«Ma tu sei proprio fissato con i combattimenti. Ma ora non ne ho voglia e poi non ci sarebbe partita, tra me e te c’è un abisso», e detto questo lo superò non fare arrogante.
«Cosa?! Ma come osi! Non hai neppure visto di cosa sono capace!».
«Non sarei così sicuro della tua superiorità verso Natsu, Krono».
«Oh mia bellissima Lucy credo che il tuo giudizio sia un po’ di parte, non credi».
«Guarda che Natsu è colui che ha sconfitto Acnologia», sottolineò Laxus.
Krono spalancò la bocca per lo stupore e si girò guardando scioccato il rosato.
«Hai davvero sconfitto Acnologia tutto da solo?!».
«Non proprio, ho ricevuto il potere di tutti i dragon slayer e fondendoli al mio sono riuscito ad ottenere una forza eccezionale», disse col petto gonfio e un sorriso d’orgoglio.
«Ma comunque hai combattuto contro un drago».
«Non proprio», fece Lucy.
«In seguito a determinate situazioni che si sono verificate durante la battaglia la parte drago di Acnologia e la sua parte umana sono state separate. Mentre Natsu e gli altri dragon slayer combattevano contro la parte umana, noi abbiamo usato un potentissimo Fairy Sphere alimentato da tutte le persone del regno per bloccare il drago impedendoli ogni movimento».
«…come ho detto prima tra me e te c’è un abisso non vale la pena affrontarti».
A questo punto Natsu si infuriò: «ma hai sentito quello che ti abbiamo appena detto!?».
«Distintamente. Sei riuscito a sconfiggere Acnologia, ma non era completo, era diviso, inoltre non hai combattuto contro il drago ma contro la sua parte più debole, quella umana mentre il drago era tenuto bloccato da un intero regno, ammesso che non abbiate anche usato la forza degli abitanti del continente e per giunta non l’hai sconfitto con le tue sole forze ma hai preso potere da altri sei dragon slayer. Ho dimenticato qualcosa?».
Natsu non ribatté, era stato completamente azzittito.
«Comunque, hai salvato migliaia di vite. Ottimo lavoro».
«Grazie», gli rispose sorridendogli, un sorriso tirato però.
«Tuttavia mi resti comunque inferiore sotto una moltitudine di aspetti, inclusa l’insopportabilità», fece in tono ironico e si allontanò.
«Cosa!? Prova a farti sotto, ti faccio vedere io chi è inferiore a chi!!», Natsu fece per andargli addosso ma fu bloccato da Lucy e Lisanna che cercarono di calmarlo.
Mira vide un sorriso di divertimento stamparsi sul volto di Krono.
«Ora Krono mi devi ascoltare» Erza gli si parò davanti un’altra volta ma lui la evitò subito ignorandola un’altra volta.
«Wendy!».
«Ciao Krono, come sta…», ma la ragazza non riuscì a finire la frase che il corvino gli era già saltato addosso abbracciandola forte e iniziando a strofinare il suo viso sulla sua testa.
«Ma sei sempre più carina, così piccolina e piucciosa, fortunatamente non sei cambiata di una virgola».
«Lo so non sono cambiata molto», disse sconsolata mentre in volto era rossa come un peperone.
«Lascia stare Wendy!», gli gridò Charle che per cercare di separarli si era pure trasformata nella sua versione umana.
«Non ci posso credere!! Ti sai trasformare! Fatti abbracciare pure tu!».
«Non ti avvicinare!!».
Claaang!
Ma tra i due si conficcò un enorme spadone piovuto dall’alto.
Mirajane percepì nell’aria un istinto omicida talmente forte che le venne la pelle d’oca.
«Ora basta!».
Erza gli si parò davanti più minacciosa che mai.
«Dai Erza certamente dovrai dirgli delle cose importanti, ma puoi aspettare qualche minuto, stava solo salutando persone che non vedeva da due anni», cercò di calmarla.
«Sta zitta Mira. Tu lo difendi sempre ma questo pervertito da quando ha messo piede qua dentro non ha fatto altro che molestare le ragazze e sfottere. Per non parlare del fatto che ha rotto le porte d’ingresso. E per di più continua a ignorarmi!».
«Se paragonato ai danni che fate voi di solito durante i vostri battibecchi è niente».
Swiisss.
Un fendente di spada gli passò sopra la testa e lui si paralizzò nel vedere due suoi capelli volargli davanti.
Deglutì, poi fece un bel respiro e sorrise.
«Allora bellissima Erza, di cosa volevi parlarmi?».
«Hai proprio un bel coraggio a ripresentarti qui dopo due anni come se nulla fosse».
«Perché scusa?».
«Forse tu non lo sai ma l’anno scorso abbiamo combattuto un feroce e dura guerra contro l’impero Alvarez.
«Veramente l’ho saputo, non mi hai ascoltato prima?».
«È stata una guerra violenta e faticosa, contro un nemico più forte e più numeroso di noi, nonostante abbiamo ricevuto l’aiuto delle altre gilde abbiamo dovuto contrastare il mago nero Zeref che voleva impadronirsi del Fairy Heart e anche Acnologia, il drago nero dell’apocalisse che voleva distruggere ogni cosa».
«Caspita», disse strabuzzando gli occhi.
«In quanto membro della gilda saresti dovuto tornare per darci man forte invece che startene in giro a bighellonare!».
«Bighellonare?!», a quelle parole anche Krono si scaldò.
«Che ne sai tu di quello che ho fatto negli ultimi due anni? Ho viaggiato in lungo e in largo per tutto il continente per preparami a fronteggiare un avversario che probabilmente non ha niente da invidiare ad Acnologia. Che ne potevo sapere che voi qui stavate affrontando una guerra? E anche se l’avessi saputo non sarei riuscito a tornare in tempo!».
Mirajane osservava Krono. Nonostante fosse stato provocato da Erza non aveva reagito come avrebbe fatto in passato, cioè abbassando la voce e diventando aggressivo e maleducato. Aveva alzato la voce ma stava tenendo un tono abbastanza ilare, quasi scherzoso, come se si volesse divertire a dibattere con la rossa.
«Anche Gildarts era lontano eppure è riuscito a tornare in tempo e a unirsi alla battaglia nel momento cruciale, mi spieghi come ha fatto, se anche lui come te era in viaggio per il continente?».
Krono allargò le braccia sconcertato.
«E che lo chiedi a me?! Ma chiedilo a lui!».
Le sembrava quasi che stesse per scoppiare a ridere.
«Comunque mi dispiace per non essere riuscito a tornare prima, ma il mio viaggio era davvero molto importante. Quanti caduti ci sono stati?».
«Fortunatamente nessuno».
«Non intendo solo nella nostra gilda ma anche nelle altre».
«Nessuno».
«Mutilati?».
«Nessuno».
«Feriti molti gravi».
«Molti feriti lievi ma di gravi nessuno, nel giro di qualche giorno stavamo tutti bene».
«… gente che… hai sofferto di disturbi post-traumatici?».
«No», fece stupita della domanda.
«Qualche incubo ogni tanto?».
«……».
«Fammi capire bene!!».
Ora sembrava adirato, forse più incredulo che arrabbiato però.
«Avete combattuto una dura guerra contro un nemico, che come tu stessa hai detto, era più forte e numeroso di voi? In minoranza numerica. Dall’altro lato inoltre c’erano anche Zeref e Acnologia e non avete avuto la benché minima perdita?!!».
Nessuno rispose. Effettivamente non si erano mai fermati a pensare un singolo momento all’impresa che avevano compiuto. Si erano semplicemente goduti la gioia del momento.
«E hai anche il coraggio di darmi su perché non ho partecipato?!».
«Sei comunque un membro della gilda!», adesso Erza sembrava un po’ imbarazzata.
Krono scosse la testa.
«Senti, cambiamo discorso. Tu e Gerard come ve la passate?».
Mirajane sgranò gli occhi sorpresa sentendo quella domanda e anche per la naturalezza con cui era stata fatta, anche tutti quelli che erano lì si bloccarono nel sentirla.
Erza per un momento fu presa in contropiede, le sue guance si arrossarono lievemente e distolse lo sguardo da Krono.
«Ho letto, sempre sui giornali, che Crime Sorcière ha ottenuto il perdono. Ora Gerard è finalmente libero, non c’è più nulla che vi impedisca di mettevi insieme».
«È-è complicato».
«Oh cielo», Krono alzò gli occhi al cielo, «beh, ragazza mia, vedi di scomplicarlo. Da quel poco che mi sembra di aver capito quando ci ho parlato, è il classico tipo che passa la vita ad autocommiserarsi per gli errori che ha fatto».
“E quand’è che ci avrebbe parlato”?
«Un po’ come ero io qualche tempo fa».
«E a te che dovrebbe importare?».
«Sei sempre così rigida, se ti sciogliessi un po’ grazie ad un fidanzato per me sarebbe di sicuro meglio. Un bel po’ di sesso è quello che ci vuole, se non avete voglia di mettervi insieme va bene anche organizzarsi per una botta ogni tanto…».
Mirajane aveva spalancato la bocca. Non poteva credere a quello che Krono stava dicendo.
E a chi lo stava dicendo!!
«…non vorrai mica restare vergine a vita! Comunque, se ti serve qualcuno per fare pratica io sono a dispos…swissss».
Un rapido fendente orizzontale gli passò sul collo, lui fece appena in tempo a lanciarsi indietro e a buttarsi per terra. Iniziò subito a massaggiarsi il collo sopra il quale c’era una linea rosso sangue.
«Ma sei matta?! Un centimetro più in là e mi avresti reciso la giugulare!».
Erza se ne stava ferma immobile, con lo sguardo basso, una densa aura magica iniziò a fuoriuscire dal suo corpo insieme ad un’ondata di collera e furia omicida.
Tutta gilda era sprofondata in un silenzio tombale. Appena lei tirò su lo sguardo Krono schizzò in piedi pronto a scappare.
«Adesso ti ammazzo! Brutto bastardo!!», saltò in aria afferrando il gigantesco spadone, pronta a colpire senza pietà il povero Krono, che riuscì a schiavare il colpi dell’arma che si piantò nel pavimento rompendo varie assi, non si fermò, impugnò nuovamente la spada e iniziò a vibrare fendenti qua e là tentando di colpire Krono che riusciva schiavare per un pelo ogni colpo, nella baraonda generale che si era creata, dato che Erza non si curava minimamente delle altre persone nel cercare di colpire il suo bersaglio.
«Ma perché devi reagire in modo così brusco. Swiis swiss. Ho solo esposto un mio parere swiis, tra l’altro pienamente sensato direiiii, swiss. Cavoli quello era vicino».
«Ti insegno io a rivolgerti ad una ragazza e a come trattarla, schifoso maschilista pervertito!!».
«E in cosa sarei maschilista, scusa?!».
«Silenzio!!».
Sbaaam! Crashhh! Claaaatt! Sbammmm!
«Ferma Erza stai distruggendo tutta la gilda!», le gridò Cana
«Si salvi chi può!».
«Erza è impazzita!».
Gridarono Macao e Wakaba mentre tentavano di non finire nella traiettoria dei colpi della ragazza imbestialita.
Mira guardava la scena divertita mentre accanto a lei Elfman si faceva passare le mani sulle guance con la bocca spalancata.
«È sempre lo stesso. Non riesce proprio a non farla incazzare».
«Non sono d’accordo fratello. Io credo invece che sia cambiato».
«Come puoi dire questo Mira?».
«In passato quando usava i suoi atteggiamenti provocatori era sempre molto serio, nelle sue parole era nascosta una vena di aggressività, più che scherzare sembrava volesse accusare gli altri e quando provocava Erza si faceva sempre colpire subito. Stavolta ha tenuto un atteggiamento scherzoso e di gioco per tutto il tempo, anche adesso mentre lo guardo schivare i colpi letali sorridendo sembra quasi che stia giocando e divertendosi».
«Certo che gli piace proprio giocare col fuoco».
«Si hai ragione», disse con una faccia sconsolata, allora decise di intervenire prima che qualcuno si facesse male e soprattutto per non rovinare ulteriormente la festa di Lucy, che in un angolo stava guardando la stessa Erza che qualche minuto prima aveva riportato la calma sedando una rissa fare confusione a sua volta, colpendo qua e là sedie, tavoli e muri. 
«Ehi Krono! Perché non ti scusi?! Non credi di aver esagerato, almeno per porre fine a questa baraonda!».
Krono si girò verso di lei e quando i loro sguardi si incrociarono si bloccò.
Un ampio sorriso apparve sul suo volto e alzò la mano per salutarla: «ciao bellissima Mirajane, è da molto che non ci si vede, come stai?».
Stava per rispondergli quando un’ombra lo oscurò.
Lui si girò per vedere e si ritrovò Erza in volo sopra di lui con una gigantesca mazza chiodata tra le mani.
Krono si grattò una guancia con un dito assumendo un’espressione pensierosa.
Snap.
Schioccò le dita.
«Mi ricordo di quella mazza chiodata e la stessa di quell…SBAAAAAAMMM!!!».
La mazza lo colpì così violentemente da farlo sbattere per terra e farlo sparire sotto di essa. L’impatto fu violentissimo: la mazza era tutta sporca di sangue, infatti appena Krono venne colpito uno spruzzo di sangue sporcò tutto il pavimento ma colpì anche i poveretti che erano lì vicino.
La povera Wendy che era la più vicina fu completamente investita dal getto.
Se ne rimase lì, immobile e paralizzata per lo shock, sbiancata in volto e sporca di sangue, con la bocca spalancata e gli occhi fissi nel punto in cui fino a qualche secondo prima c’era Krono, a tremare di paura.
Alcune ragazze della gilda urlarono.
«Erza ma per l’amor del cielo di rendi conto di cosa hai fatto?!!!», le urlo Makarov che per la disperazione stava tentando di strapparsi i capelli.
«Stia tranquillo master, mi sono trattenuta non l’ho ucciso. Un po’ di gesso, unita alle cure di Wendy e tra qualche settimana tornerà come nuovo, dopotutto ha buone capacità di recupero».
«Accidenti non ti sei proprio risparmiata, Titania», le disse Gildarts.
«Spero che stavolta abbia imparato la lezione, Erza appartiene alla categoria delle persone che non vanno fatte incazzare», disse Laxus mentre cercava di scorgere il corpo di Krono sotto la mazza.
«Voi due perché non siete intervenuti per fermala come avete fatto l’altra volta!!», gli gridò Makarov.
«Non ne avevo voglia e poi doveva imparare la lezione, non possiamo sempre salvargli la pelle».
«Sono d’accordo con Laxus, la gente deve prendersi la responsabilità delle proprie azioni», rispose Gildarts.
«Sono d’accordo pure io», disse Krono mentre passava tranquillamente davanti alla rossa e a loro tre, «quindi mi aspetto che sarà la qui presente Titania a pagare per i danni causati alla gilda.
Tutti i presenti si sorpresero. Krono comparso dal nulla camminava tranquillamente senza nemmeno un graffio addosso.
Mirajane guardò la mazza e non vi trovò sopra nemmeno la più piccola macchia di sangue, la stessa cosa per Wendy che nonostante non avesse sangue addosso era ancora in quello stato vegetativo, impietrita.
“Un illusione”?
Pensò sorpresa, era l’unica soluzione. 
Krono si avviò verso il bancone e si sedette ad uno degli sgabelli.
«Mirajane non è che potresti servirmi una delle tue buonissime e rinfrescanti birre?».
Lei guardo Erza, che veniva trattenuta a stento da Gajeel, Natsu, Gray e suo fratello, probabilmente su ordine del master, scalciare e lamentarsi.
«Certo», gli rispose con un sorriso a occhi chiusi.
Appena prese il boccale che gli era stato dato lo bevve tutto di un fiato.
«Aaaah! Mi ci voleva proprio».
«Senti ragazzo, di un po’, che trucco hai usato prima per scampare a quella mazzata tremenda?», gli chiese Wakaba.
«Ci hai sorpreso tutti, eravamo già pronti a portarti all’ospedale», disse Macao.
«Ho semplicemente usato un’illusione».
«Come quelle che usava Rio», intervenne il master che nel frattempo si era avvicinato.
«Nemmeno lontanamente così potente. In questi due anni ho viaggiato molto. Prima di morire Rio mi aveva detto dove si trovavano i villaggi degli altri devil slayer, così ho deciso di andarci per conoscere le persone che avevano allenato e conosciuto gli altri devil slayer. Fortunatamente Malphas non li aveva sterminati tutti, come invece ha fatto col mio villaggio».
«E perché mai?».
«Per sapere, avevo bisogno di conoscere il mio nemico e forse le informazioni e le leggende tramandate nelle varie famiglie di devil slayer negli anni potevano tornarmi utili».
«E questo cosa c’entra con l’apprendimento delle illusioni?».
«Dato che dovevo affrontare un nemico potente ho pensato che potesse tornarmi utile apprendere più tipi di tecniche possibili in modo che se mi fossi trovato in difficoltà avrei avuto più frecce al mio arco. Tuttavia, l’apprendimento delle illusioni è stato un mezzo fiasco. Nonostante tutto l’impegno che ci ho messo il mio livello è rimasto abbastanza basso, le mie illusioni non sono nemmeno paragonabili quelle che usava Rio».
Sospirò.
«A quanto pare non sono portato per le arti illusorie», disse con tono sconsolato.
«Ma che stai dicendo, sei riuscito ad ingannare tutta la gilda inclusa Erza», fece Macao.
«Il maestro che mi hai insegnato le arti illusorie mi ha detto che anche un’illusione piccola e debole può fare la differenza se usata nel momento giusto».
«Il solo motivo per cui sono riuscito ad ingannarvi è perché l’ho attivata all’ultimo istante, un secondo dopo e sarei stato colpito, un secondo prima e sarei stato scoperto. Inoltre, cose del genere riescono una sola volta in battaglia, avversari abili non si fanno ingannare due volte da illusioni di seconda mano».  
“A quanto pare ha vissuto molte esperienze negli ultimi due anni”.
Alzò lo sguardo e vide Erza seduta in disparte con un sacchetto di carta davanti alla bocca che si gonfiava e sgonfiava ad ogni suo respiro con Polyushica in piedi di fronte a lei che le diceva di continuare a respirare.
Davvero incredibile. Non aveva mai visto la grande Titania ridotta in quello stato, e tutto era avvenuto solo per scherzo.
«Allora bella Mirajane che mi racconti? Sei felice di vedermi? Ti sono mancato?».
«Mi hai fatto davvero stare in pensiero, Krono. Non ci hai mai fatto sapere nulla di te e non sapevamo se ti avremmo più rivisto».
«Effettivamente qualche cartolina ve l’avrei potuta spedire».
«Anche il master era preoccupato».
«Davvero?», disse voltandosi verso di lui.
«Sei pur sempre un membro di Fairy Tail, e a me sta a cuore l’incolumità di tutti».
«Grazie davvero master», fece con voce piagnucolante, «sono commosso».
«Sono contenta di vederti, mi sei mancato», gli rispose.
«Per me vale la stessa cosa, sei stupenda come sempre».
«Smettila di provarci con lei Krono, tanto è fuori dalla tua portata», gli si accostò Macao.
«E sarebbe alla tua? Vecchio».
«Ahahah! Lascia stare Macao, dai retta al ragazzo le giovani e belle fanciulle non perdono tempo con i vecchi come te», lo schernì Wakaba.
«Beh, di sicuro almeno io posso permettermi di perdere tempo con loro. Chi credi che caghi uno come te. Torna a farti consolare dai quella cozza di tua moglie!».
«Cosa hai detto!».
«Finitela voi due!», li ammoni Makarov.
«Pff…», Krono trattenne una risata.
«Non ce la fai proprio a non fare arrabbiare le persone».
«Veramente questa volta ho solo risposto ad una provocazione. Comunque parliamo di cose serie. Il tuo rapporto con Laxus come va?».
Crash.
Gli cadde un bicchiere che stava pulendo.
«Ma ti sembra il caso di fare certe domande?», gli rispose visibilmente imbarazzata.
«Che c’è? Volevo solo fare un po’ di conversazione».
«E perché mai proprio Laxus?», aveva una sensazione di calore sulle guance.
«Quando sono stato massacrato da Malphas mi sono risvegliato qui nell’infermeria e lì ti ho visto che vegliavi su di lui con affetto e anche con un po’ di dispiacere. È da quel momento che ho iniziato a pensare che ti piacesse».
«Ero solo preoccupata per lui, siamo compagni di gilda, ma dire che mi piaccia è un po’ esagerato, non credi», si affrettò a rispondere.
«Sarà. Però se veramente ti piace ti consiglio di fare tu la prima mossa, i maschi di questa gilda sono bravi a combattere ma per quanto riguarda le questioni sentimentali non sono molto svegli incluso lo sparafulmini».
«Sai che Gajeel si è dichiarato a Levy. Ora stanno insieme», disse tentando di cambiare discorso.
«Cooosaaaaaa?!!!».
«Si sono messi insieme poco dopo la fine della guerra».
Krono si voltò e si mise a cercare con lo sguardo il dragon slayer.
«Ma non mi dire! Era l’ultima cosa che avrei immaginato. L’ho ritenevo uno dei più imbranati e alla fine si è rivelato esser uno dei più svegli. Chi l’avrebbe mai detto che il Gajeel di cui ho sentito parlare per due anni si sarebbe dichiarato ad una ragazza?! Voglio andare subito a congratular…».
D’un tratto si bloccò. In un attimo il suo viso divenne pallido, come se avesse visto un fantasma.
«Ohi! Krono, tutto bene?».
«…s-s-si, si si tutto bene».
«Ehi!! Krono!», Natsu e Gray gli piombarono davanti.
«Non puoi trattare in quella maniera una ragazza come Erza e poi sperare di non avere delle conseguenza».
«Guardate che io stavo solo scherzando».
«Le hai mancato di rispetto», fece Gray.
«Per non parlare del fatto che lei ha dei problemi a parlare del suo rapporto con Gerard, non va bene scherzarci su. Vai subito a chiederle scusa», intervenne Lucy.
«Ma mi sono lasciato colpire con una mazzata per farmi perdonare».
«Ma se non ti ha nemmeno sfiorato! Chi ti credi di essere?!».
«Accidenti, non pensavo che la cosa avesse una gravità simile», si grattò il mento con l’indice, «devo cercare di non esagerare con gli scherzi, altrimenti finisco per offendere le persone. È da sempre un mio difetto, anche mia madre quando ero piccolo me lo ripeteva sempre».
Appoggiò schiena e gomiti sul bancone e gonfiò il petto.
«Comunque ogni tanto atteggiamenti del genere mi potrebbero essere permessi, dopotutto non sono solo il guerriero più forte della gilda ma anche di tutta Ishgar e forse tra i più forti di tutta Earthland».
Mirajane alzò gli occhi al cielo.
“Ecco che ricomincia con le sue solite sviolinate”.
«Che hai detto?!», Natsu andò su tutte le furie.
«Pensi davvero una cosa del genere?!», gli rispose Gray, anche lui infastidito da quell’affermazione.
Krono si alzò e fece qualche passo verso l’entrata della gilda. Era diverso, tutto d’un tratto era diventato serio.
«Non lo penso mica, ne sono convinto. Perché se non fosse almeno così, contro di lui non avrei la benché minima speranza».
Tu tum.
Ad un tratto avvertì una strana sensazione.
Una forte sensazione di disagio e di oppressione.
Tu thum, tu thum tu thum.
“Ma che succede”?
Appoggiò le mani sul bancone e iniziò a respirare a fatica, ad un tratto fu scossa da un forte brivido che la paralizzò.
Alzò lo sguardo e vide un grosso globo nero entrare dall’entrata.
Tutti si erano azzittiti.
 Il globo si posò a terra e si dissolse, rivelando l’essere che vi era dentro, che si alzò.
«Buongiorno a tutti», disse con voce calma e pacata.
Mirajane ansimava, il senso di oppressione era fortissimo, era come se tutta la malvagità della terra si fosse concentrata in quell’individuo.
Si presentava come un individuo alto i capelli mossi e biondi gli cadevano sulle spalle. Aveva un’eterocromia, un occhio era di un azzurro intenso, come il ghiaccio e l’altro era molto scuro, quasi nero. Indossava un vestito bianco: pantaloni, giacca e una cravatta che risaltava su una camicia nera.
Era sorridente e tranquillo eppure appariva spaventoso e dalle facce degli altri non era l’unica a provare quelle sensazioni.
«Krono chi è quello?», gli chiese Makarov.
Il corvino sospirò.
«Ve l’avevo detto che non sareste stati fortunati se ci saremmo rivisti».
 

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Capitolo 22
*** APPARIZIONE ***


22. APPARIZIONE
 
Krono osservava attentamente l’individuo che era comparso qualche istante prima nella gilda, poi si portò di fronte al master e si inchinò.
«Le chiedo perdono master e chiedo perdono anche a tutti voi. Vi giurò che non avrei mai voluto che lo incontraste, questo è solo colpa mia».
«Krono?», fece Makarov stupito.
«Krono! Dunque, sei tu l’ultimo devil slayer. Quello che ha fatto fuori i miei servi. L’ultimo devil slayer col potere dei demoni dentro di sé».
«Esatto».
«Magnifico!», disse facendo un leggero inchino.
«Non sai da quanto ti cerco! Poco dopo la morte di Andras mi sono messo sulle tue tracce, ma nonostante ti abbia cercato in lungo e in largo non sono mai riuscito a trovarti né tantomeno a percepire la tua presenza, era come se ti fossi volatilizzato».
«Avevo previsto che dopo Andras saresti arrivato tu, quindi per sfuggirti e avere il tempo di allenarmi ho appreso una speciale tecnica».
«Una tecnica?».
«Questa tecnica permette a colui che la utilizza di annullare la percezione negli altri della propria aura, ideale per maghi dal forte potere magico che vogliono scappare e darsi alla clandestinità senza farsi trovare. Anche se tu ti fossi trovato ad un metro da me e io avessi rilasciato tutto il mio potere alla massima potenza non avresti sentito niente provenire da me».
«E dove avresti appreso una tecnica del genere?», gli chiese Erza.
«Me l’ha insegnata un vecchio amico, quando era giovane lavorava per il consiglio e quella tecnica gli tornava utile per infiltrarsi nelle organizzazioni segrete senza dare nell’occhio. Ormai però si è ritirato e fa l’investigatore privato».
«Capisco, però adesso da te riesco a percepire dell’energia. È già da qualche settimana che me ne ero accorto, diventava sempre più forte finchè non lo è stato abbastanza da permettermi di trovarti».
«Lo sapevo era solo una questione di tempo. Più la tecnica viene utilizzata a ripetizione, senza dare il tempo necessario di pausa tra un utilizzo e l’altro, meno efficacie diventa. Avendone abusato, usandola indiscriminatamente per due anni ormai su di me non ha più effetto. L’ultima volta che l’ho usata pensavo di avere ancora qualche settimana ma a quanto pare mi sbagliavano. Prima di affrontati volevo passare a dare un ultimo saluto a queste persone».
Mirajane sgranò gli occhi per la sorpresa.
“Voleva… rivederci… aspetta. Ha detto, ultimo saluto”?
Krono si voltò ancora e si inchinò nuovamente.
«Vi chiedo ancora perdono, non avrei mai voluto che lo incontraste, per nulla al mondo, tutto colpa del mio egoismo».
«Egoismo?», fece Makarov, «voler salutare dei vecchi compagni e passare qualche momento felice con loro non è egoismo, è nostalgia e le persone non provano nostalgia per qualcosa verso cui non hanno interesse o a cui non sono affezionati».
«Tira su il capo! Un vero uomo non deve chieder scusa e prostrarsi in quella maniera troppe volte nella stessa giornata!», lo ammonì Elfman.
«Il Krono che ho conosciuto non avrebbe mai fatto una cosa del genere», gli disse.
Krono alzò la testa e sorrise: «già, probabilmente la vostra frequentazione mi ha un po’ rammollito. Comunque, non preoccupatevi, non combatteremo in questa città, ci sposteremo in un luogo isolato».
«E credi che te lo lasceremo fare!», intervenne Erza che aveva già sfoderato una spada, «tu sei un membro di Fairy Tail, noi non lasciamo da soli i nostri compagni, lo combatteremo tutti insieme!».
«Si!!!!», urlarono tutti.
«C-c-cosa?», fece incredulo, «aspettate non potete».
Si fecero avanti Natsu e Gray, mentre anche Laxus, il Rainjistu e Gildarts si avvicinarono.
«Ti ricordo che stai parlando con quelli che hanno sconfitto Zeref e Acnologia!», si vantò Natsu.
«Capirete ben presto che io sono di tutt’altra pasta rispetto a quei due».
«Vedremo!», Natsu gli si lanciò contro.
«Aspetta!!», gridò Krono.
«RUGGITO DEL DRAGO DI FUOCO!!!».
«Tutti a terra!!», gridò Erza.
Il getto di fuoco colpì il demone in pieno e le fiamme si propagarono per tutta la gilda.
Quando Natsu cessò l’attacco le fiamme si dissolsero rimanendo però avvolte sul bersaglio.
«Natsu! Ti sembra il caso di usare una tecnica del genere in uno spazio chiuso come la gilda!», lo rimproverò imbestialita Lucy.
«Volevo prenderlo di sorpresa, per non dargli il tempo di reagire, in modo da farli subito danno».
«Mirajane vide una piuma nera cadere dolcemente di fronte a lei. La guardò attentamente, era una delle piume di Krono.
Rivolse lo sguardo su di lui, ma era ancora nella sua forma umana.
«Danno?», si levò una voce divertita dalle fiamme.
Whooosh.
In un attimo le fiamme di dissolsero.
«Fiamme così tiepide non hanno alcuna possibilità di danneggiarmi».
Lo osservò incredula, aveva usato un battito d’ali per dissolvere le fiamme, ma non era quella la cosa che la sorprese maggiormente, erano le sue ali.
Aveva tre paia d’ali: il primo paio, quello d’ampiezza maggiore era attaccato sulle scapole, il secondo, di apertura alare inferiore al primo, era attaccato a metà schiena e l’ultimo, di ampiezza ancora minore e che teneva avvolto intorno alle cosce era attaccato appena sotto i reni.
Tutte le sue ali erano nere, dello stesso nero tetro delle ali di Krono in forma demoniaca, anche il piumaggio era identico, piume candide e soffici disposte su più strati.
«Allora che mi dici dei pugni!», Natsu lo attaccò nuovamente.
«Ti ho detto di aspettare!», Krono tentò nuovamente di fermalo ma invano.
«PUGNO DI FERRO DEL DRAG…STAAAAAMP!!!», prima che Natsu potesse sferrare il suo attaccò un fortissimo colpo d’ala lo colpì sul volto e lo fece volare verso dei tavoli che distrusse col suo corpo.
«Natsu!!», gridò preoccupata Lucy.
«È inutile contro un demone serve la magia del devil slayer», questa volta fu il turno di Gray, lanciò per aria la maglia che indossava e si gettò anch’esso contro il suo obiettivo.
«Cos’ è che non capite della frase dovete aspettare!?», fece Krono.
Si rivolse verso Mirajane che gli era a fianco: «è per questo che non volevo che lo incontraste», le disse con voce esasperata.
In un attimo la parte destra del corpo di Gray divenne nera, i suoi capelli si sollevarono mentre sul suo avambraccio apparve il simbolo del devil slayer, mentre col ghiaccio formò una spada.
Il demone lo guardava divertito.
«SPADA ZERO DEL DEMONE DI GHIACCIO!!», colpì l’avversario con un fendente orizzontale.
Swimmm.
Nello stupore generale tutti i presenti osservarono il demone bloccare la lama con una facilità strabiliante. Aveva afferrato la lama con le dita, bloccandola completamente, per quanto Gray si sforzasse, con i suoi muscoli gonfi per lo sforzo, non riusciva a muoverla di un millimetro».
«Magia del devil slayer, eh? Per me non è diversa da tutte le altre».
Crack.
Mira guardò incredula delle crepe comparire sulla lama della spada di ghiaccio di Gray.
Crick, crack…crash.
La lama andò in frantumi.
Gray la osservò sbriciolarsi e prima che potesse rendersene conto il demone aveva appoggiato una mano sopra il suo petto.
«Cough», Gray vomitò un fiotto di sangue e subito dopo fu sparato via, colpi e distrusse il bancone con una furia violenta.
«Gray-sama!!», urlò Juvia che andò subito a prestarli soccorso.
«Un avversario tosto a quanto pare», disse Gildarts.
«Non sarò facile farlo fuori», gli rispose Laxus.
«Ma è assurdo! Come è possibile che un demone riesca a resistere e a distruggere una tecnica creata con la magia del devil slayer!», protestò Erza scossa da quello che era appena accaduto.
È inutile», intervenne Krono, «ora come ora le tecniche da devil slayer su di lui non hanno effetto più di quanto non ne abbiamo su qualsiasi altro individuo che non sia un demone».
«Che vorresti dire?», gli chiese Erza.
«Che attualmente lui non è un demone».
“Non è un demone”?
Krono lo guardò dritto negli occhi, accennando un mezzo sorriso.
«Dico bene angelo caduto Helel».
Il demone sguardò Krono di scatto, era evidentemente sorpreso.
“Ha detto angelo caduto”?!
«È quello il tuo nome, vero?».
«Muahahahah!! A quanto pare qualcuno ha studiato! Si, lo è. Anche se effettivamente è solo uno dei miei tanti nomi, ne ho diversi: Phosphoros, Stella del mattino, Mephistopheles, Lucifer, Principe delle tenebre. Tuttavia, Helel è il primo nome che mi è stato dato quando sono giunto su questa terra. Mi sorprende che tu lo conosca, considerando quanto è antico».
«Ho fatto le mie ricerche».
«L’hai scoperto nei villaggi dei devil slayer che hai visitato?», gli chiese Makarov.
«Non solo. So che qui a Fiore su una certa isola di nome Galuna c’è una comunità di uomini-demone. Beh, non è la sola, c’è né qualcun'altra sparsa per Isghar, ho raccolto informazioni anche da loro».
«Angelo caduto o no comunque non possiamo ignorare che ha ferito due nostri compagni!».
«Lascia stare Erza, questa è una mia battaglia, voi statene fuori».
«Scordatelo! Non possiamo ignorare quello c-c che ha…ha fatto ai nostri compagni né tanto meno lasciarti combattere da solo», disse Lucy.
«Lasciaci aiutarti Krono», gli disse.
Krono sospirò: «mi dispiace ma anche se volessi non ne sareste comunque in grado».
«Ma che stai dicendo?», sentì qualcosa appoggiarsi alla sua spalla.
Era Lisanna.
«Che succede Lisanna?».
«Mira-nee non mi sento molto ben…».
L’afferrò in fretta prima che cadesse per terra.
«Ehi! Ma che ti succede?!», gli disse mentre l’adagiava con calma per terra.
«Elfman! Dam…», rimase di sasso quando vide anche suo fratello in ginocchio con un’espressione sofferente. Si guardò intorno e notò che tutti nella gilda stavano male: chi si teneva la testa, chi respirava a fatica e pure chi sembrava essere svenuto, tutti era crollati, nessuno era rimasto in piedi, tutto ciò gli ricordava quelle volte in cui Mistgun arrivava in gilda e faceva addormentare tutti. Ma ora era diverso la gente non si era addormentata o appisolata, stava male. Persino Erza, Laxus e Gildarts non avevano resistito.
Però lei stava bene, non si sentiva diversa da prima e vide che anche Krono era rimasto in piedi.
«Ma che diamine sta succedendo, Krono?».
«È l’effetto del miasma emanato dal suo corpo».
«Miasma?».
«Si, avvolge il suo corpo e si propaga un po’ come una nebbia, persino io a stento riesco a vederlo. Agisce come una sorta di veleno indebolendo le persone che ne vengono a contatto. Un essere umano normale se ci dovesse rimanere esposto per troppo tempo rischierebbe anche la morte».
«Ma allora», la sua voce era spaventata.
«Tranquilla i maghi hanno una resistenza superiore alle persone normali, non rischiano niente, però ne vengono indeboliti. L’effetto di indebolimento è iniziato appena ha messo piede qua dentro, e dato che siamo al chiuso è stato anche più veloce».
«Ma allora perché tu ed io non ne risentiamo?».
«Probabilmente l’energia demoniaca all’interno del mio corpo e i geni demoniaci all’interno del tuo ci rendono immuni».
«Risposta esatta! Bene adesso che ho messo fuori gioco quei fastidiosi e inopportuni seccatori sono tutto tuo», si portò il braccio destro di fronte al corpo e fece un leggero inchino.
«Cominciamo?».
Mira fu scossa da un brivido.
“Vogliono combattere adesso, in questo luogo”?
«Se possibile preferirei spostarmi in un altro luogo. Vedi gli abitanti di questa città e di questa gilda non c’entrano niente con i nostri affari, preferirei non coinvolgerli. Specialmente considerando che ora sono finalmente in pace».
«Uhuhuh, e tu pensi veramente che me ne freghi qualcosa di questi umani? Se non avessi voluto coinvolgerli non saresti dovuto ritornare».
Wooosh.
Un’aura nera si levò dal corpo di Helel.
A Mira mancò il fiato.
Quell’aura emanava un grandissimo potere. Quando l’anno prima si era trovata di fronte ad August aveva solo potuto tremare di paura di fronte al quel potere smisurato, ma ora era addirittura peggio. Quello che stava provando adesso era puro terrore, non solo per il fatto che quel potere rivaleggiava con quello di Acnologia, ma anche per tutta la crudeltà che trasmetteva.
Era paralizzata dalla paura.
Wooomp!
In un attimo l’aura nera emanata da Helel si dissolse.
Non sapeva cosa fosse appena successo, guardò Krono, il suo sguardo era duro e un attimo dopo tornò tranquillo e gentile.
«Te lo chiedo cortesemente», nonostante il sorriso che mostrava il suo sguardo era duro, «cambiamo luogo».
Guardò il pavimento dal punto in cui si trovava il corvino, sulle assi del pavimento partivano delle crepe che si estendevano in tutte le direzioni.
«Bwahahahah!! Davvero stupefacente in un attimo hai fatto evaporare tutto il mio miasma con la tua aura demoniaca. Ora capisco tutto. Contro uno come te i miei subordinati non avevano speranze».
Mirajane si guardò intorno e vide che tutti si stavano lentamente riprendendo.
«Allora mezzo-demone, dove vuoi essere seppellito?».
«In direzione sud-ovest, a circa una trentina di chilometri dalla costa c’è una piccola isola deserta, aspettami lì tra un paio d’ore».
«E sia, devil slayer, aspetterò trepidante!».
«Anf, anf qual è il tu…anf il tuo obiettivo?», riuscì a chiedergli il master.
«Quello di annientare fino all’ultimo tutti i devil slayer, in modo che, dato che ora Zeref e Acnologia sono ci sono più, nessuno possa impedirmi di dominare su questo mondo. 
Avvolse le ali intorno al suo corpo e un globo nero lo racchiuse per poi schizzare via dall’ingresso.
Per qualche minuto la gilda stette nel più totale e assoluto silenzio.
Mirajane e Krono dettero una mano a chi sembrava aver subito maggiormente l’effetto del miasma, specialmente a Natsu e Gray che erano ancora privi di conoscenza.
Clap.
«Bene bene signori, è l’ora di dirsi addio… cioè si salutarsi».
Si inchinò ancora.
«Vi chiedo ancora perdono per quello che è successo».
«Sei davvero cambiato in questi due anni», gli disse.
«Hai davvero intenzione di affrontare quel mostro da solo?», gli chiese Macao.
«Certo che sì, inoltre non voglio e non posso essere aiutato da nessuno».
«Ci siamo noi che possiamo darti una mano», gli disse Lucy.
«No, non potete. Avete visto l’effetto del suo miasma, anche se lo affrontate all’aperto appena vi avvicinereste per colpirlo verreste indeboliti, i vostri attacchi non gli farebbero niente e sareste anche esposti. Io non ho nessuna voglia di combattere e farvi da balia contemporaneamente, per non parlare del fatto che non sono portato per i combattimenti di gruppo».
«Quindi combatterai da solo per proteggere l’umanità?», disse Makarov.
«Beh… se devo proprio essere sincero a me dell’umanità frega poco o niente. Io combatto principalmente per vendicare i miei cari e chiudere i conti col mio passato. E già che ci sono possiamo dire che combatto anche per difendere l’umanità, ma non è il mio obiettivo primario, direi più che altro secondario… o forse terziario», disse con tono innocente.
«Ma Krono?!», saltò su lei, sbigottita nel sentire quelle parole.
«Che c’è?!», fece col suo solito atteggiamento ingenuo, «sono cambiato questo è vero, ma non completamente! Rimango pur sempre un egoista dopotutto», disse soddisfatto.
Makarov sospirò: «credo che tu non sia in grado di fare meglio di così».
«Io però rimango dell’idea che non dovresti andare da solo», gli disse.
«Ne sono certo, Mirajane, ma è giusto così. In questi due anni ho vagato per il continente. Non potete immaginare cosa ho visto. Esseri, la cui forza non è inferiore a quella di Acnologia».
«Cosa?!», fece incredulo Gildarts.
«Solo perché finora se ne sono stati buoni e tranquilli non significa che rimarranno così per sempre, se dovessero mettersi in movimento voi li dovrete combattere», si fermò un attimo a guardare le facce preoccupate che aveva davanti e sorrise.
«Non credevate mica che una volta eliminati Zeref e Acnologia avreste risolto tutti i problemi di questo mondo. Helel, Zeref, Acnologia sono solo alcune delle minacce che incombono».
«Ma…».
«Basta così, Mira. Ha fatto la sua scelta. Essere compagni significa anche rispettare le scelte degli altri, specialmente se queste scelte sono sensate. Che ci piaccia o no in battaglia contro quel demone non gli saremmo di nessun aiuto».
«Ma Erza?».
«Davvero incredibile! Mi hai definito compagno e mi hai anche dato ragione. Sembra che alla fine in qualche inspiegabile e strano modo ci siamo riusciti a capire Erza Scarlett».
«E va bene», Mirajane sembrò rassegnarsi, «ma voglio farti un’ultima domanda Krono»,
«Sentiamo».
«Hai visto anche tu, quando quel demone si apprestava a combattere ha rilasciato energia demoniaca, proprio come quella che rilasci tu, inoltre le sue ali erano identiche alle tue: stessa forma, colore e piumaggio. Quello è diverso da tutti gli altri demoni, proprio come tu sei diverso da tutti gli altri devil slayer».
Krono sorrise.
«Hai ragione, lui non è un demone normale, dopotutto in origine era un angelo. Si dice che gli angeli che vengono corrotti si trasformano in angeli caduti, le loro ali si tingono di nero e vengono espulsi dal paradiso e se la loro corruzione degenera ulteriormente possono anche trasformarsi in demoni. Ma demoni più pericolosi dei demoni che sono nati come tali».
«In che senso?», gli chiese Erza.
«Mio nonno lo diceva spesso: il vero male nasce dalla corruzione di qualcosa di veramente puro. Ecco perché va temuto più un demone che un tempo era un angelo rispetto ad un demone puro. Chissà, è possibile che parlandoci io scopra anche l’origine del potere del Demon Lord e perché esso è così diverso da quello degli altri devil slayer».
«Eppure, tu lo conoscevi. Cosa sai su quell’essere?».
Krono abbassò lo sguardo per un momento.
«E va bene», disse dopo aver sospirato.
«Nelle varie comunità di uomini-demone che ho visitato ho sentito diverse leggende riguardanti la loro origine e i loro antenati. Leggende che si sono tramandati di generazione in generazione. La cosa che mi ha sorpreso è che nonostante i villaggi vivessero a grandi distanze e non avessero la minima idea dell’esistenza gli uni degli altri le loro storie avevano moltissimi punti in comune. È stato questo che mi convinto che quelle leggende avessero più parti vere di quanto loro stessi pensassero».
«E queste storie riguardavano Helel?», chiese Makarov.
«Dovete sapere che milioni di anni fa, quando il mondo era popolato dai draghi e gli uomini stavano cominciando a strisciare fuori dal fango, due mondi decisero di darsi battaglia e scelsero questa terra come campo di battaglia».
«Quali mondi?».
«Quelli che noi chiamiamo Inferno e Paradiso. Gli eserciti dei due mondi non erano nient’altro che angeli e demoni».
«Ma è assurdo!», intervenne Erza, «L’Inferno e il Paradiso non sono mondi! Nessuno sa nemmeno se esistano o no».
«Oh, cara Erza, non credo che la cosa sia così semplice, dato che storie simili si tramandavano anche tra le famiglie dei devil slayer. Inferno, Paradiso, spazio, universo, pianeti, dimensioni parallele, sono tutti collegati, in parole povere sono tutti la stessa cosa».
«Un rumore di voci si propagò per tutta la gilda».
«L’Inferno e il Paradiso. Il primo una dimensione fatta di una luce eterna e abbagliante, il secondo un luogo creato apposta per far soffrire; non sono altro che mondi distanti milioni di anni dal nostro ma che ci sono collegati, da speciali distorsioni spazio-tempo o robe simili».
«Secondo molte religioni quelli sono luogo destinati al riposo eterno o al castigo».
«Te l’ho già detto, non è così semplice, la realtà spesso è diversa da quello che noi conosciamo, o in cui crediamo. L’anima è comunque una forma di energia, è eterna, ma il corpo no, quando esso cede l’anima viene trasferita nel Paradiso e lì alimenta quella luce abbagliante, in pace e in quiete, altrimenti se la sua carica negativa e troppo elevata viene mandata all’Inferno e dopo essersi purificata attraverso la sofferenza viene rispedita su Earthland e così via, in questo ciclo infinito. Almeno questo è quello in cui più o meno le persone credono. Ma la realtà è che nessuno sa cosa accada dopo la morte, quindi queste non sono altro che ipotesi», fece una breve pausa.
«Tornando alla guerra fra le due fazioni comunque, fu durissima, ma alla fine gli angeli ebbero la meglio. Il comandante degli angeli riuscì persino a uccidere il re dell’inferno e a rispedire le sue armate negli inferi. Alcuni demoni poi vennero banditi anche dagli inferi dai loro simili a causa della sconfitta e si stabilirono sulla terra. Alcuni si accoppiarono con gli umani e diedero il via ad una discendenza. Gli uomini-demone di Galuna e delle altre comunità non sono altro che i discendenti di queste unioni. In quanto al comandante che aveva portato alla vittoria gli angeli lui era il più splendete di tutte le schiere celesti. Ma nella sua eccessiva vanità e smisurata arroganza fece l’errore più grave. Volle sostituirsi al suo creatore e provò a prenderne il posto, un atto imperdonabile. Venne esiliato, sfigurato, umiliato e denigrato. Venne cacciato dal Paradiso e spedito negli inferi, col passare del tempo in quel luogo fatto di orrore e sofferenze la sua condizione mutò in peggio, il suo animo venne corrotto del tutto, da angelo caduto divenne demone e di lui non si seppe più niente».
Tutta la gilda era sprofondata nel silenzio.
Fu il master a romperlo: «come facevi a sapere che il demone responsabile delle stragi di devil slayer era proprio Helel?».
«Non lo sapevo. Avevo solo un presentimento, ma dopo aver visto le sue ali nere e averlo visto neutralizzare la magia devil slayer di Gray era l’unica spiegazione plausibile».
«Credi veramente di riuscire a sconfiggerlo?», gli chiese Macao.
«Helel è senza dubbio un essere dalla forza eccezionale, forte almeno come Acnologia. Se tu mi chiedi se sono veramente sicuro di batterlo la mia risposta e no, ma, posso prometterti una cosa. Cioè che farò tutto quanto è in mio potere per sconfiggerlo, ad ogni costo».
Mira sgranò gli occhi.
Clap.
Fece un altro applauso con le mani.
«Bene è l’ora dell’addio provvisorio!».
«Provvisorio?», fece Makarov.                                                           
«Certo voglio salutarvi come se non ci dovessimo più rivedere, così se Helel mi dovesse fare fuori almeno non avrò rimpianti verso di voi!».
«Ma che dici?», gli chiese Lisanna.
Si diresse verso Natsu e Gray che ancora svenuti era stati fatti stendere su due tavoli in attesa di essere portati in infermeria.
«Allora come stanno i vostri uomini?», chiese a Juvia e Lucy che li stavano accudendo amorevolmente.
«Natsu non è il mio uomo», gli rispose la bionda in imbarazzo.
«Se lo ammettessi sarebbe meglio».
«Hanno preso una bella botta, ma il mio Gray-sama si riprenderà», gli rispose invece Juvia con decisione.
«Mi dispiace, ma se mi avessero ascoltato a quest’ora sarebbero tranquilli come al solito, a discutere ed azzuffarsi per delle questioni inutili».
«Natsu è sempre stato testardo».
«Hai proprio ragione. Anzi forse è meglio così, di sicuro non saremmo riusciti a convincerlo a farsi da parte e avrebbe voluto combattere a tutti i costi».
Lucy lo guardò storto.
«Beh? Che cosa ho detto? È solo svenuto non rischia di certo la vita e poi non ho mai nascosto il fatto che lui non mi andasse proprio a genio».
Ma lo sguardo della ragazza non mutò.
«…va bene, allora salutatemeli quando si risvegliano», si allontanò, ma dopo qualche passo si fermò e si voltò indietro.
«Ah! C’è un’ultima cosa. Appena si saranno risvegliati entrambe dovete fare una cosa: smetterla di perdere tempo e mettevi subito a limonarli!».
Mirajane si portò la mano davanti alla bocca per nascondere un sorriso di divertimento mentre guardava la faccia estasiata di Juvia che acconsentiva e il viso della povera Lucy che era diventato bordeaux dall’imbarazzo.
«M-m…ma che cosa di ci, Krono?!».
«Gli uomini in questa gilda sono ritardati per quanto riguarda le questioni amorose, dovete prendere voi donne l’iniziativa, altrimenti le cose rimarranno così ancora per mooooolto tempo», e si allontanò lasciando Lucy in uno stato di shock mentre Juvia completamente in estasi abbracciava il suo adorato, che nonostante fosse ancora incosciente non sembrava molto tranquillo in quella situazione.
«Gajeel!!», Krono si portò davanti al dragon slayer sorridente e con uno sguardo di ammirazione, «tu invece sei l’eccezione che conferma la regola! ti faccio le mie congratulazioni! Siete proprio una bella coppia!», e li porse la mano.
«Grazie», ripose questi sorpreso da quella reazione mentre gli stringeva la mano.
«Chi l’avrebbe mai detto che il Gajeel di cui ho sentito parlare per due anni sarebbe stato il primo a dichiararsi. Il primo a dichiararsi, tu, Gajeel! Incredibile».
«Ehi! E con tutta questa scenata cosa vorresti insinuare?!».
«Sorpresa e stupore», gli rispose come se per lui quella fosse la risposta più ovvia del mondo.
«Comunque, la gente può davvero cambiare. Mi dispiace che la tua bella ragazza non sia presente, mi sarebbe piaciuto congratularmi anche con lei, almeno riferisciglielo tu e portale anche i miei saluti».
«Ok, sarà fat…».
«Laxus!! E anche i suoi tirapiedi!!», non diede nemmeno a Gajeel il tempo di finire che si spostò subito da altri.
«Non avrà mica intenzione di fare così con tutti qua dentro?», chiese Elfman, ma Mira non rispose, guardava seriamente il corvino mentre continuava a fare battute e scambiarsi abbracci con le persone.
Si scambiò un’occhiata seria col master, anche lui doveva aver capito che c’era qualcosa che non andava.
«Mia bellissima, carinissima e pucciosissima Wendyyyyy!!!!».
«Ghyaaa!», la ragazza non ebbe nemmeno il tempo di reagire che si trovava già Krono appiccicato, che la abbracciava stretta e strofinava, nuovamente, il suo viso sulla sua testa.
«Ti prego non cambiare mai, rimani sempre così piccola e tenerissima».
«P-p-referirei d-di n-no» riuscì solo a farfugliare in completo imbarazzo».
«Lascia stare Wendy, bruto!», gli disse Charle che in forma umana cercava di staccarlo dall’amica.
«Vieni qui anche tu!».
«Aaahh!», la ragazza gatto venne inglobata nell’abbraccio.
«Siete davv…CRASH!! Ouch!», una bottiglia lo colpì sulla testa facendogli mollare la presa.
«Uffa Erza! Perché devi sempre intervenire stavo solo salutando delle amiche!».
«Guarda che non sono stata io ma lei», disse indicando una persona.
Krono si voltò nella direzione indicata dal dito della rossa e sgranò gli occhi.
«Cana?!».
La mora gli sorrise.
«Questa volta avevo una bottiglia sottomano e sono riuscita a colpirti. Buona fortuna per il tuo scontro. Quando avrai finito muoviti a tornare, ci berremo qualcosa insieme, offro io».
Per un attimo l’espressione di Krono si intristì, ma poi sorrise nuovamente: «ma certo».
Poi si diresse verso il bancone, o quello che ne rimaneva, si fermò davanti al master e si inchinò.
«Grazie per quello che ha fatto per me. Per avermi aiutato e perdonato per le mie azioni orribili».
«Ahahah! Ragazzo io ti ho solo dato dei suggerimenti il grosso del lavoro l’ha fatto qualcun altro», e si voltò a guardarla.
Krono la guardò e si inchinò anche davanti a lei.
«Mirajane Strauss non mi scuserò mai abbastanza per averti colpita in quel modo, tu se la prima persona che qui dentro ha provato veramente a conoscermi ed è sempre stata dalla mia parte. Io ti ho fatto del male e nonostante ciò tu mi hai aiutato ancora e mi hai perdonato. Non mi dimenticherò di te né di quello che hai fatto, e proverò a comportarmi allo stesso modo anche con le altre persone…», alzò lo sguardo e le sorrise, «…o almeno farò il possibile per provarci», disse mentre si rimetteva dritto.
«Sono certa che ci riuscirai. Sarai anche un orgoglioso, arrogante ed egoista, ma non sei una cattiva persona».
Krono raddrizzò la schiena e gonfiò il petto.
«Puoi dirlo forte», disse mentre col pollice si indicava il petto.
«…però è un peccato, ci saremmo potuti divertire noi due. Un altro luogo, un altro tempo e avremmo fatto faville».
Sgranò gli occhi e senti una vampata di calore salirle sul viso.
«Ehii! Stai parlando di mia sorella!», sbottò Elfman, ma Krono lo ignorò completamente.
«Ah! A proposito non ho visto ancora quello spettro impiccione, dove si è cacciato?».
«La prima master è in pace adesso», gli disse Makarov con una vena di nostalgia.
Krono tardò un attimo a rispondere, sembrava sorpreso, ma subito la sua espressione si rilassò, divenendo addirittura felice.
«Buon per lei allora, scommetto che sta meglio di tutti noi!».
Si avviò verso l’uscita, il suo sguardo si incrociò con quello di Erza, lei gli fece un cenno col capo e lui gli rispose a sua volta.
Dopo qualche passo però si bloccò.
«Ancora una cosa», si voltò e si diresse a grandi falcate verso Macao e Wakaba, fece un altro inchino e poi li guardò dritti negli occhi.
«Stavo quasi per dimenticarmi di voi due. Vi devo tutto. Mi avete accolto in questa gilda di matti, nonostante fossi uno straniero misterioso e inquietante, avete provato in tutti i modi di farmi sentire uno di voi e mi avete sempre trattato bene, invece io per molto tempo vi ho ignorato e purtroppo qualche volta anche offeso. Ma se sono arrivato fino a questo punto e solo grazie a voi, il poco tempo passato con voi mi ha permesso di avere qualche altro bel ricordo e di questo ne sono contento», allungò la mano.
«Permettetemi di stringervi la mano, Macao Convault e Wakaba Mine».
«Buona fortuna ragazzo».
«Sei proprio maturato».
«Bene!», fece qualche passo indietro, «ho fatto quello che dovevo fare! Ostentare tutta questa gentilezza mi ha sfiancato, è proprio snervante. Mi sono inchinato più negli ultimi trenta minuti che in tutta la vita. Ho la schiena a pezzi».
Si avviò verso l’uscita a passo svelto e spedito.
«Addio Fairy Tail! Vi rivedrò nei miei incubi!».
«Cosa hai detto!!», sbottò Erza.
«Kahahahah!» scoppiò a ridere e accelerò il passo uscendo quasi di corsa.
Appena varcò la soglia e scomparve la gilda sprofondò in un cupo silenzio.
«Beh?! Cos’è quest’atmosfera deprimente?», intervenne il master.
«Non stavamo festeggiando Lucy?!».
«Ma master, le sembra il caso di continuare con i festeggiamenti?», fece la bionda.
«E perché no? Krono ha detto di non preoccuparsi e io di lui mi fido. Avete visto quanta sicurezza emanava, e quanta forza ha sprigionato rilasciando solo un po’ della sua energia? Sono sicuro che eliminerà quel mostro. Mal che vada ci penseremo noi, abbiamo sconfitto un drago-demone sconfiggeremo anche un demone normale».
«Il master ha ragione», subentrò Erza, «oggi era la tua giornata Lucy, non te la farai rovinare da quello stramboide, su Mira che aspetti servi da bere!!».
In pochi minuti la gilda era tornata allo stesso clima festoso che c’era fino a qualche minuto prima: la gente rideva, scherzava, si azzuffava e lei che provvedeva a servire cibo e alcol.
Ma non era ritornato tutto normale.
Poteva vederlo dagli sguardi delle persone: tutti avevano una nota di preoccupazione e per lei era uguale.
Ad un certo punto si fermò, appoggiò le mani sul bancone.
Ansimava.
«Che c’è Mira? Tutto a posto?», le chiese Kinana che era lì al bancone a dargli una mano.
«Ho bisogno di fermarmi un attimo, potresti pensarci tu qui?», e si allontanò in fretta.
Andrò nella stanza che c’era dietro, dove tenevano le casse con le bottiglie d’alcol, d’acqua e il cibo.
Non si sentiva bene.
L’apparizione del demone l’aveva sconvolta, ma non era quello il punto, il problema era stato l’atteggiamento di Krono, quello che aveva detto il modo in cui si era comportato, l’avevano turbata non poco.
Decise di uscire doveva vederlo.
Non voleva attraversare la sala, quindi decise di uscire dalla porta sul retro, fece il giro della gilda e tornò sulla strada principale, non lo vedeva da nessuna parte, ma poi si ricordò di quello che aveva detto a Helel riguardo al loro scontro e si diresse verso il mare. Corse a più non posso finchè non arrivò al porto della città, iniziò a guardarsi intorno vide il molo e la banchina con le navi ancorate, con dei pescatori che si preparavano a salpare o dei manovali che provvedevano allo scarico e al carico delle navi merci, ma ancora non lo vide.
L’agitazione crebbe ancora di più, continuava a girare la testa in tutte le direzioni.
Ma ad un tratto con la coda dell’occhio scorse un movimento e lì lo vide, quella chioma lunga e nera era inconfondibile.
Si affrettò finchè non gli fu a qualche metro.
«Kronooo!!!», gridò a squarciagola.

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Capitolo 23
*** ADDIO ***


23. ADDIO
 
Nel sentire il suo nome Krono si bloccò, si voltò per guardarla, il suo volto serio si rilassò e subito le sorrise. Ma lei lo vedeva che era un sorriso forzato.
«Ciao bellissima Mirajane, come mai sei qui? Sei venuta a darmi un bacio portafortuna?».
«Tu non hai intenzione di ritornare in gilda!».
Krono la osservò per un momento, in silenzio.
«Allora vuoi darmi il bacio d’addio».
«Smettila con gli scherzi!!», sbottò lei, tanto che il ragazzo si irrigidì.
«Ti ho ascoltato attentamente, ti ho osservato, quello che hai fatto era un vero e proprio addio. Anzi, sembrava pure che ti stessi preparando per andare verso morte certa! Non è così?».
Krono ritornò serio, ma non aveva un’espressione dura, era tranquilla.
«Caspita, credevo che la Prima e il master fossero spaventosi con la loro capacità di scrutare nell’animo delle persone, ma anche tu te la cavi. Dimmi è così con tutti o io sono un’eccezione particolare?».
Ma Mirajane non rispose.
Krono abbassò lo sguardo e sospirò.
«Dopotutto, le bugie più credibili sono quelle che racchiudono gran parte della verità. Helel è senza dubbio un essere dalla forza inimmaginabile, non ha nulla da invidiare ad Acnologia, in questi due anni io sono diventato molto più forte ma nonostante ciò non ho la certezza di riuscire a sconfiggerlo ecco perché sono pronto alla morte, il mio non è pessimismo, ma semplice realismo».
«Ma non hai nemmeno un po’ di paura?».
«Se accetti la morte poi non devi temere più nulla».
Mirajane ascoltandolo si calmò, almeno in parte.
«Va bene, lo capisco. Ma quello che non comprendo è perché tu abbia deciso di abbandonare la gilda e senza neanche dircelo, perché ha fatto tutta quella messinscena?».
«È una decisione a cui sono giunto in questi due anni, ho deciso di rivedervi un’ultima volta per salutarvi, ma poi sarei ripartito e questa volta non sarei tornato. Il motivo di quelle bugie che vi ho raccontato è semplice, con Helel che attendeva non avevo tempo da perdere. Di sicuro voi non mi avreste lasciato andare tanto facilmente, e sinceramente… non avevo voglia di discutere».
«Ma perché? Non ti sei trovato bene a Fairy Tail? Tu stesso hai detto che avevi nostalgia della gilda».
«Non fraintendere, il problema non siete voi sono io. Due anni fa dopo la sconfitta di Tartaros ti dissi che sarei cambiato, che avrei abbandonato l’oscurità e i sentimenti negativi, ci ho provato, dico davvero, ma purtroppo ci sono riuscito solo in parte, in piccola parte. Io sono e rimango per metà demone, l’oscurità farà sempre parte di me, questo è innegabile, non posso rinnegare ciò, sarebbe come rinnegare una parte di me. Ecco perché non posso rimare al fianco di persone come voi che libere e felici, siete sempre illuminate dalla luce. Stando con voi, così diversi da me temo che un giorno potrei di nuovo perdere il controllo e fare del male a qualcuno».
«Non accadrà, hai detto di essere cambiato, almeno un po’, quindi questo vuol dire che ora controlli la tua rabbia».
«Per il momento».
«Cosa vuoi dire?».
«Che la cosa non è così facile come sembra. Odio, rabbia, oscurità, anche se sono riuscito a domarli non li ho cancellati, non sono spariti e non spariranno mai, saranno sempre dentro di me, alimentati anche dal potere che risiede in me».
«Ma tu ora li tieni sotto controllo».
«Anche se sono riuscito a domare l’incendio, le braci ardono imperterrite, sempre pronte a scatenarsi di nuovo».
Rivolse il suo sguardo verso il mare.
«Ecco perché dopo che avrò sconfitto Helel me ne andrò, il mondo è grande, esistono altri continenti oltre a Ishgar. Userò i miei poteri per fare ciò per cui sono stati creati, cioè non solo per combattere i demoni ma anche per aiutare le persone. Così facendo spero di espiare, almeno in parte, i miei peccati e chissà, forse giungerò anche in un posto dove passare il resto dei miei giorni, dove poter essere nuovamente felice e ritrovare quel poco di pace che da così tanto tempo mi è stata portata via».
Si girò nuovamente verso Mirajane per guardarla dritta negli occhi.
«Ma quel luogo non è Fairy Tail, mi dispiace».
«Hai detto di voler essere felice, ma anche prima a me sembravi felice».
«Ero contento di rivedervi, ma una felicità come quella dura poco».
«No! Non posso permetterlo!».
Allargò leggermente le gambe mettendosi in posizione di guardia.
«Che stai facendo?».
«In quanto amica non posso permetterti di andartene, di fare un errore simile».
Krono rivolse lo sguardo al cielo: «ah… non puoi immaginare gli errori che ho commesso: ho fatto cose orribili, cose di cui non vado fiero, ma quelli sono i miei peccati e ci dovrò convivere. Dopo che tu mi hai fatto rinsavire però ho cercato con tutto me stesso di rimediare e quando giungerà il mio momento non potrò far altro che sperare che chiunque mi giudicherà mi conceda un’altra possibilità».
Rivolse nuovamente lo sguardo verso Mirajane: «ma lasciarvi non è certo un errore».
«Se proprio vuoi insistere dovrai sconfiggermi!».
«Sai bene che non sarei più in grado di metterti le mani addosso nemmeno se lo volessi».
«Lo so, a maggior ragione dopo quello che abbiamo passato, la nostra amicizia, le battaglie, non ti lascerò rinunciare a tutto. Se resterai a Fairy Tail avrai la possibilità di essere nuovamente felice! Torniamo alla gilda, parliamone col master e gli altri, ti convinceremo a rimanere e troveremo anche un modo per affrontare Helel insieme senza che tu rischi la vita. Fai un passo indietro te ne prego».
«Proprio tu mi chiedi una cosa del genere Mirajane? Tu che mi conosci meglio di tutti», disse mentre le si avvicinava.
«Non ho intenzione di mettere a rischio la vostra vita coinvolgendovi nelle mie battaglie. Hai visto Helel, la sua forza, la sua crudeltà, agli occhi di un mostro simile gli umani non devono sembrare altro che insetti. Donne, vecchi, bambini per lui non fa alcuna differenza. Hai detto di essere mia amica, bene dimostramela la tua amicizia e non dissuadermi, non voglio avere altre vite sulla coscienza», si fermò di fronte a lei, era vicinissimo.
«Come puoi chiedermi di starmene ferma mentre ti guardo andare incontro alla morte. Hai detto che farai qualsiasi cosa pur di fermarlo, vuol dire che sei pronto anche a sacrificare te stesso e io non posso non fare nulla per aiutarti», gli disse singhiozzando, sembrava sul punto di scoppiare a piangere.
«…devi sapere che prima che mettessi piede nella gilda, il giorno in cui ci siamo incontrati, io ero perseguitato dal mio passato. Sapevo di essere responsabile della distruzione del mio villaggio e delle morti dei miei cari, dovevo difenderli e non l’ho fatto, non ne sono stato capace. Dovevo perdonare me stesso ma non ne ero capace. Quindi mi sono aggrappato al mio desiderio di vendetta e sono andato avanti commettendo gesti orribili e sfogando la mia rabbia sui criminali», le mise un braccio intorno alla vita e la attirò a sé, fintanto che non sentì il suo seno contro il suo petto.
«Io vivevo nelle tenebre, ma tu con la tua gentilezza, la tua compassione e la tua fiducia mi hai riportato alla luce…», si avvicinò al suo viso, «…e io di questo ti sono grato», le sue labbra erano vicinissime a quelle di lei, ma ad un tratto, lei si ritrasse leggermente
Sentì il corpo della ragazza irrigidirsi.
Si bloccò, e capì.
Sorrise e le diede un bacio sulla fronte.
Cercò di farlo durare il più a lungo possibile, in modo da assaporare quella sensazione, il suo profumo e poi, si staccò. La lasciò andare allontanandosi.
Lei lo guardava con un’espressione triste, stava trattenendo le lacrime ma lui le sorrideva.
«Grazie per… essermi stata amica, ma ora devi lasciarmi andare».
Si voltò e riprese il suo cammino.
«Stavo per dirti arrivederci, ma sarebbe ipocrita nel nostro caso».
«Allora è questo quello che hai deciso», gli disse con tono duro.
Krono si fermò e si girò a guardarla.
«Se dovessi riuscire a sconfiggerlo partirai per un viaggio in solitaria per chissà dove».
«Sono abituato a stare solo, la solitudine è una mia vecchia compagna».
«E se invece capissi che non puoi batterlo proveresti il tutto per tutto, ti sacrificheresti per provare ad ucciderlo».
Krono la fissò senza mutare espressione.
«Non pensi che sia triste morire da solo? Senza nessuno che ti vuole bene intorno».
«A me va bene così. Il mio morire in solitudine sarebbe la prova che ho vissuto sempre da solo, affidandomi unicamente alle mie forze, sbagliando ed imparando e di questo ne sono orgoglioso».
Vide che l’espressione di Mira non cambiò, allora guardò ancora verso il mare, la sua espressione si fece nostalgica e malinconica.
«Quando mio nonno è morto tutto il villaggio era in lutto. Venne organizzato un grandissimo funerale, a cui non solo parteciparono tutte le persone del villaggio e altre di villaggi e città vicini, lui non si era reso famoso solo per le sue doti di devil slayer, ma anche per le sue abilità di mago. Comunque, vennero anche molti dei devil slayer sia di Fiore, come Rio e suo padre, che dell’intero continente, che erano tra i pochi a conoscere il suo segreto. Devi sapere che mio nonno in gioventù e anche dopo che nacque mio padre continuò a viaggiare a usare il suo potere e le sue capacità per aiutare la gente. Era temuto per la sua forza ma anche rispettato. Io purtroppo non ho molti ricordi di lui. Mi ricordo però che era una persona brusca, severa ed autoritaria che non si faceva problemi a dire quello che pensava, eppure vedere tutte quelle persone che lo piangevano e lo omaggiavano mi ha fatto sentire orgoglioso di lui. Nonostante i suoi difetti era riuscito a farsi rispettare e voler bene da così tante persone, ma ci pensi?».
Fece una breve pausa mentre continuava a scrutare il mare.
Mirajane lo ascoltava attentamente.
«In quel momento ho pensato se anche al mio di funerale si sarebbe riunita una folla così grande, se anche i miei figli e nipoti sarebbero stati orgogliosi di me come io e mio padre lo siamo stati di mio nonno. Decisi che avrei vissuto in modo da renderlo possibile, in modo da essere ricordato positivamente».
Abbassò lo sguardo e sorrise allargando leggermente le braccia.
«Purtroppo tutti quei bei pensieri sono andati in fumo nel momento in cui Malphas ha attaccato il mio villaggio, rovinando la mia vita», si voltò per guardarla.
«Ma ora so che quelli non erano altro che i pensieri di un ragazzino. I devil slayer hanno combattuto e sono morti nell’ombra per secoli, nessuno ha mai saputo di loro a parte i loro famigliari e le persone a loro vicine, che si sono sempre tramandate i loro ricordi. Alla fine, niente muore veramente finchè c’è qualcuno che lo ricorda e lo rimpiange. Mi hai chiesto se penso che sia triste morire da solo, la mia risposta è no. Essere dimenticati, è una cosa triste. Se vuoi fare qualcosa per me allora ricordati che sono vissuto, io, Rio e tutti quelli che come noi hanno combattuto nell’oscurità per proteggere l’umanità. Racconta le nostre gesta alle generazioni future, in modo che saremo ricordati, poco importa se siamo morti da soli, nel fango o sotto la pioggia perché così le nostre gesta diverranno immortali».
Mirajane provò a dire qualcosa ma aveva la bocca impastata, una lacrima le rigò la guancia, incapace di dire alcuna parola era lì immobile a guardarlo.
«Non essere triste per me, ti ricordo che io non combatto per cose come la missione di proteggere l’umanità dai demoni cattivi o robe varie, ma solo per me stesso per portare a termine la mia vendetta, così come ho sempre fatto».
Si voltò e prese a camminare a passo spedito, a grandi falcate, col petto in fuori mostrando fierezza, allontanandosi da lei in fretta.
«Addio Mirajane Strauss, e grazie!! Ti auguro tante belle cose! E vedi di essere felice, altrimenti te la faccio pagare!!!».
Mira si portò le mani sul volto e cadde sulle ginocchia, iniziò a singhiozzare ma cercò di trattenersi il più possibile. Lui aveva fatto la sua scelta, si era dimostrato irremovibile nelle sue convinzioni e lei decise che avrebbe avuto fiducia in lui.
Si rialzò, anche se le costò uno sforzo immenso, sentiva le ginocchia tremarle, si appoggio al muretto che dava sulla spiaggia e rimase ferma lì, immobile a fissare il mare, senza emettere alcuno suono ma con le lacrime che continuavano scenderle dagli occhi.
 
Krono camminava tranquillamente, la vegetazione sull’isola non era troppo fitta, l’aridità del terreno lo impediva, c’era qualche albero e diversi cespugli, ma sul terreno non c’era un folto malto erboso. Era un’isola abbastanza piccola, in larghezza era pressoché uguale a Magnolia, ma si estendeva in lunghezza e c’era anche una piccola montagna in fondo ad essa. Conosceva bene quel posto dato che era lì che era venuto ad allenarsi in vista del Gran Palio della Magia.
Aveva deciso di prendersela comoda per arrivare lì. Sarebbe potuto arrivare in un attimo volando, ma non aveva fretta, Helel gli aveva concesso del tempo, e aveva così deciso di pagare un pescatore giù al molo per un passaggio.
Intorno a lui c’era una certa pace, i gabbiani che volavano, gli insetti nella vegetazione. Chissà di lì a poco cosa ne sarebbe stato.
«La quiete prima della tempesta, eh?», scherzò.
Poi si fermò.
Helel era seduto su una pietra qualche metro più in là, se ne stava a prendere il sole con gli occhi chiusi e un mezzo sorriso sul volto, qualche piccolo uccellino gli stava volando intorno, uno gli si era anche appoggiato sulla spalla.
«Sai, visto così sembreresti una persona normale, sfortunatamente io posso percepire la tremenda aura di malvagità che proviene da te, mi sembra strano che gli animali ti si avvicinino lo stesso».
Helel aprì un occhio e si rivolse verso di lui: «beh sai, dopotutto ero pur sempre un angelo un tempo…un tempo».
Krono percepì una vibrazione e in un attimo tutti gli uccelli che gli stavano intorno caddero a terra, morti.
Balzò giù dalla roccia e allargò le braccia come se volesse accoglierlo.
«Tu non sai da quanto tempo aspetto questo momento, per millenni sono rimasto bloccato in questo mondo, segregato nelle viscere della terra, l’unico motivo per cui non ho perso la ragione e perché sono stato in grado, in determinate circostanze, di separare il mio spirito dal mio corpo e ciò mi ha permesso di vedere la Sua creazione, voi!».
«Bloccato? Pensavo che tu fossi il sovrano dell’inferni ed è da lì che provieni».
Helel lo fissò qualche secondo in silenzio e poi abbassò lo sguardo.
«E va bene. Come ricompensa per essere giunto fino al mio cospetto, prima di eliminarti ti racconterò cosa avvenne dopo la mia cacciata dal Paradiso».
Fece qualche passo allontanandosi da Krono e guardò il cielo.
«Io ero il suo preferito, il comandante delle sue legioni, ho combattuto, ho affrontato i suoi nemici, per Lui», c’era rabbia nella sua voce e il suo tono si era indurito.
«E cosa ha fatto per ricompensarmi? Mi ha cacciato, denigrato, ripudiato, mi ha reso ciò che sono».
«Tu hai cercato di usurpare il suo posto di sostituirti a Lui».
«Gli avevo proposto di farsi da parte, era ora che lascasse il posto a qualcuno che avrebbe esteso il suo regno, che avrebbe cancellato per sempre il regno degli inferi per l’eternità, che avrebbe portato la luce in ogni angolo dell’universo».
«Dubito fortemente che fosse quello che Lui voleva veramente».
Helel si voltò verso di lui.
«Come puoi pretendere di conoscere le sue intenzioni!», sbottò.
«Non le conosco, non posso».
«Allora attieniti ai limiti della tua capacità intellettiva, mortale!».
«O forse è proprio la mia semplicità che mi offre una diversa prospettiva, credi veramente che il suo obiettivo fosse estendere il suo regno».
«Si, se ne avesse avuto la forza. Ma non l’aveva ecco perché avrebbe dovuto lascarmi il posto, ma non l’ha fatto e quando ho provato a prenderlo con la forza ha avuto paura e mi ha scaraventato all’Inferno!».
Fece una breve pausa e si calmò.
«Dopo che ho eliminato il re dell’Inferno la situazione negli inferi era precipitata. Tre dei suoi sottoposti avevano rivendicato il trono ma nessuno era sufficientemente forte da sottomettere gli altri due. La situazione era in stallo. La mia comparsa non cambiò le cose. Fui in grado di affiancarmi a quei tre come quarto candidato alla dominazione dell’Inferno, in poco tempo mi creai un’orda di demoni a me devoti e con loro sarei anche riuscito a farli fuori e ad ottenere così il trono degli inferi per me. Ma, accadde qualcosa che non avevo previsto. Loro, quei vigliacchi si unirono contro di me, decimarono le mie orde e mi esiliarono qui su questo pianeta, mi imprigionarono nelle viscere della terra dicendo che passare l’eternità in quel buco sarebbe stata una tortura peggiore della morte».
«Come hai fatto a liberarti?».
«Eheh, devi sapere che prima di me nessun angelo era mai caduto e si credeva anche che fosse impossibile per un angelo trasformarsi in demone, tuttavia dopo secoli passati negli inferi la mia forma e i miei poteri cominciarono a subire una mutazione. La mia energia angelica si trasformò in energia demoniaca. Quando i demoni mi imprigionarono non sapevano che possedevo ancora un briciolo di energia angelica dentro il mio corpo. I sigilli che usarono per bloccarmi erano fatti per i demoni non per gli angeli, ma erano comunque più resistenti del previsto. Riuscì a danneggiarli. Dopodichè non dovetti far altro che aspettare, prima o poi i sigilli si sarebbero indeboliti a sufficienza da permettermi di evadere. Ma man mano che si indebolivano io riacquistai le mie capacità, fui in grado di separare il mio spirito dal mio corpo e cominciai a vagare per il mondo in cui mi trovavo, tra quegli esseri che Lui tanto amava, e quello che vidi mi disgustò. Voi esseri umani siete l’unica specie che agisce contro i propri interessi: vi torturate, vi fate del male, vi ammazzate l’un l’atro per cose stupide come la ricchezza, le risorse, frasi scritte su testi sacri», si fermò e un sorriso crudele prese forma sul suo volto.
«Ed è in quel momento che ho avuto l’idea».
Unì le mani, cose se stesse pregando.
Krono avvertì un brivido salirgli lungo la schiena, quando vide una piccola sfera nera materializzarsi, dopodichè Helel premette ancora le mani l’una contro l’altro e la sfera scomparve. L’energia stava crescendo sempre più.
Helel gli sorrise.
Separò velocemente le mani e allargò le braccia.
«NECRO GENESI!!».
Un onda nera partì dal suo corpo e si propagò tutt’intoro, Krono non fece in tempo a trasformarsi che l’onda lo colpi ma stranamente non sentì nulla, vide però quello che fece a ciò che lo circondava: il terreno divenne subito arido come se tutta l’acqua e la vita che lo popolava fosse sparita in un istante, la stessa cosa successe agli alberi, le loro foglie si polverizzarono, si piegarono e si rinsecchirono in un lampo, diventando neri e assumendo delle forme contorte che apparivano inquietanti, tutti gli animali, insetti compresi presenti sull’isola morirono all’istante appena vennero a contatto con l’onda nera.
«Ma che cazzo è successo?!», Krono era scioccato.
«Bwahahah! È l’effetto del Necro Genesi. La mia tecnica crea morte. È molto simile alla maledizione che affliggeva Zeref, l’unica differenza che io posso usarla a mio piacimento!».
«Vorresti usare questa tecnica per spazzare via gli esseri umani?».
«Esatto. Non importa quali cose orribili voi facciate, ad ognuno di voi è concessa la redenzione, non dovete far altro che pentirvi, Lui vi perdona e vi apre le porte del suo regno. Quello stesso regno da cui io sono stato bandito per l’eternità solo per averlo voluto rendere più forte! È inammissibile!! Se lui vi ama tanto allora vi renderò meritevoli del suo amore. Vi ho osservato per secoli e ho visto solo orrore. Io porterò sofferenza e dolore sui quali vi potrete innalzare, quelli che riusciranno a sopravvivere a questo inferno in terra allora saranno meritevoli del suo amore».
«E tu faresti tutto questo solo per Lui?».
«Io faccio solo quello che deve essere fatto, ciò che è giusto che venga fatto. Una volta che la mia missione sarà portata a termine tutto sarà come deve essere. Solo i migliori di voi, quelli più meritevoli potranno accedere al Paradiso e io avrò un mondo su cui governare come mi spetta. Creerò un inferno in terra e gli uomini mi ameranno disperandosi! Proverete piacere nel dolore e gioia nella sofferenza!».
«Pff», Krono soffocò una risata, Helel si accigliò.
«In pratica non sei altro che un eterno perdente. Per due volte hai cercato di impadronirti di un mondo per soddisfare il tuo ego e per due volte se stato sconfitto e cacciato, per due volte ti hanno preso a calci in culo. Stavolta non è diverso, anche se usi questa ridicola scusa di voler creare un mondo per rendere gli uomini meritevoli, ti garantisco che non cambierà nulla, anche questa volta sarai sconfitto, ma questa volta per sempre».
«Una semplice mente umana non può comprendere la complicatezza di certi ragionamenti come il perdono e il castigo divino».
«Sì, forse hai ragione, avevo iniziato tutto con l’obiettivo di vendicarmi del demone che aveva massacrato la mia famiglia. Non mi aspettavo di certo che la situazione avrebbe preso questa piega. Inferno, Paradiso, giudizio divino…bah, non mi interessano cazzate simili. Io voglio solo ottenere la mia vendetta… e già che ci sono anche liberare il mondo dalla tua presenza».
«Avanti allora devil slayer, facciamola finita così che dopo io possa lanciare il mio Necro Genesi su tutta Earthland».
«E come pensi di riuscirci? Nemmeno tu sei in grado di lanciare una tecnica del genere su un intero mondo, è letteralmente impossibile».
«È per questo che appena ne sono stato in grado ho evocato in questo mondo i miei servitori più fedeli».
Krono sgranò gli occhi: «Malphas e Andras».
«Il compito di Malphas era quello di cacciare i devil slayer ed eliminarli, Andras talvolta lo aiutava nella ricerca, ma non era quella la sua missione principale. Il suo compito era quello di andare in giro per il pianeta ed installare nel terreno parti del mio essere che io stesso mi strappavo e gli consegnavo».
«Cosa?!».
«Migliaia di pezzi di me gli ho dato e lui li ha tutti installati nel terreno in punti diversi di questo pianeta e lì sono rimasti dormienti fintanto che non arriverà il momento giusto».
«Cioè quando rilascerai tutto il tuo potere. L’energia contenuta in quei pezzi si attiverà per risonanza e verrà rilasciata amplificando il tuo potere su tutto il mondo».
Helel gli sorrise.
«Massimo risultato minimo sforzo, voi umani dite così non è vero?».
Krono si piantò nel terreno e strinse i pugni: «grazie per avermelo detto, ma ti garantisco che il tuo bel piano rimarrà solamente teorico, non si concretizzerà mai perché io te lo impedirò».
«L’importante è che tu ne sia convinto».
«Demon Lord!!».
L’aura nera avvolse Krono e dopo un attimo si dissolse, il demone era pronto per la battaglia.
«Bene umano, o forse dovrei dire mezzo demone. Dunque, è questa la tua forma demoniaca, devo proprio ammettere che sei un demone singolare. Eheh, ho fatto proprio un bel lavoro».
Krono si accigliò.
«Bene si comincia, sappi che sei il primo mortale che vedrà la mia forma demoniaca, secoli ci sono voluti perché il mio intero essere si corrompesse, non sono più il magnifico angelo splendete che ero un tempo, il Portatore di Luce, la stella del mattino, ora sono il Principe delle Tenebre…», da sotto i suoi piedi cominciò a fuoriuscire un’aura nera che iniziò a salire.
Esternò le ali nere che presero immediatamente presero fuoco, un fuoco nero con sfumature blu, iniziò a divenire più grosso tanto che i suoi vestiti cominciarono a strapparsi, sul petto aveva dei tatuaggi con simboli satanici mentre i pantaloni rivelarono un denso pelo scuro, le scarpe gli esplosero rivelando due zoccoli caprini e sulla fronte iniziarono a crescere due lunghe corna arcuate mentre i lunghi capelli iniziarono a bruciare accorciandosi notevolmente, fino ad assumere l’aspetto di un taglio rasato. Una coda nera iniziò ad ondeggiare dietro di lui, anche i suoi occhi erano cambiati, ora erano rosso sangue e risaltavano sulle sclere nere.
«…ma ti assicurò che anche se il mio aspetto non è più quello di un tempo la mia forza non è cambiata», anche il suo tono di voce era cambiato, ora era più profondo e duro.
Le fiamme avevano bruciato tutte le piume delle sue ali trasformandole tutte e sei in ali da pipistrello. Era diventato più grosso rispetto a prima.
«Bene mezzo demone, il momento è finalmente giunto. Così ha inizio».
«Ti sbagli Helel, così ha fine».
«Ma davvero?».
In un battito di ciglia Krono si ritrovò Helel davanti, gli tirò una fortissima testata e poi un pugno nello stomaco, così forte da fargli staccare i piedi da terra. Helel ci mise ancora più forza fintanto che Krono non venne sparato in aria, dopodichè con un battito d’ali si portò subito sopra di lui, alzò le braccia unì i pugni e con un colpo sulla schiena lo scagliò verso il basso ma prima che il corpo del Demon Lord potesse toccare il terreno gli s era già affiancato e con un colpo di zoccolo alla testa lo fece volare per decine di metri. Il corpo di Krono schizzò sul terreno, la forza dell’impatto fu talmente grande che dopo qualche metro si staccò da esso e vi rimbalzò sopra tre volte prima di fermarsi. Krono riuscì faticosamente a rimettersi in ginocchio e si pulì il rivolo di sangue che scendeva dalla sua bocca mentre sentiva i passi di Helel divenire più forti.
«Allora fa più male un calcio o una zoccolata! Dai tirati su mi sto ancora scaldando!».
«Buono a sapersi, se fosse tutto qui quello che sai fare sarebbe davvero una delusione».
«Se fossi in te non mi provocherei più del dovuto, potresti pentirtene. Ma hai ancora una via d’uscita, un modo per evitare dolore e sofferenza. Prostrati a terra al mio cospetto, recita una preghiera in mio nome e io ti donerò una morte rapida e indolore, e se vuoi, quando ucciderò i tuoi amici potrò anche dire loro che ti sei battuto coraggiosamente».
«Ahahah!! Forte, vuoi davvero che io faccia una cosa del genere! Mi stai chiedendo di venerati! A me che non ho mai venerato nessuno, né Dio stesso né tanto meno i miei antenati! Scordatelo».
Strinse i pugni e si piantò bene per terra.
«Aaaaargh!!!».
L’aura demoniaca avvolse il suo corpo e crebbe sempre di più, continuò a crescere finchè gli occhi del demone a iridi concentriche non comparvero nell’aura, ma non si fermò. Portò gli avambracci all’altezza del viso, l’energia demonica che aveva tutt’introno iniziò ad essere risucchiata all’interno del suo corpo e quando sparì completamente allargò le braccia.
«Haaaaah!!!»
Un lampo di luce si sprigionò dal suo corpo.
Fzzt zzt fzzt fzt zzzzt.
Quando la luce si esaurì attorno al Demon Lord c’era una piccola aura nera che divampava e si muoveva come una fiamma mentre delle saette blu scuro correvano ovunque lungo il suo corpo.
Sorrise a Helel che rispose con un altro sorriso.
I due iniziarono ad avvicinarsi, fino a che non furono a tu per tu.
«Ti mostrerò qual è la vera forza dell’aura demoniaca».
«Non vedo l’ora Helel».
Helel sferrò un pugno verso Krono che lo schivò prontamente, concentrò energia nella mano destra e sferrò il suo attaccò.
«PUGNO DIABOLICO!!», colpì l’avversario sullo zigomo tanto che lo forzò ad indietreggiare per qualche metro, i suoi zoccoli scavarono due solchi nel terreno.
Evocò le sue pistole Alpha e Omega e iniziò a sparare sul corpo del demone che riprese ad avanzare verso di lui.
I proiettili di energia a contatto col corpo di Helel esplodevano ma non creavano alcun danno dato che la sua avanzata non rallentava nemmeno.
Krono sorrise e interruppe l’attacco, lanciò le pistole alle sue spalle che sparirono ancor prima di toccare il terreno.
«Lo sapevo contro un avversario del genere le armi più deboli non servono nemmeno come distrazione. Evocò due pistole a doppietta.
Iniziò a far fuoco sull’avversario, i proiettili di energia colpirono Helel che fu costretto a fermarsi ma non sembrava che avesse accusato il colpo.
«Ora tocca a me!», allungò le braccia in avanti, davanti ai suoi palmi si formarono delle sfere nere.
«NECRO SFERE!!».
Le sfere vennero scagliate contro Krono che riuscì a schivare le prime tre ma l’ultima lo colpì sulla spalla. Quando la sfera esplose il dolore fu tale che per un momento Krono perse il respiro.
Helel non si fermò, poggiò una mano sul terreno.
«BLACK GEYSER!!»
Krono sentì il terreno tremare sotto i suoi piedi, fu rapido a spostarsi, un attimo dopo dal terreno fuoriuscì una colonna di energia demoniaca e la stessa cosa si ripeté tutt’intorno a lui, si spostava in continuazione per evitare di finirci dentro.
«Mai perdere di vista l’avversario!», da dietro una colonna sbucò Helel che con un colpo di zoccolo lo colpì violentemente facendolo finire dentro un geyser che lo investì in pieno. Sentì tutto il suo corpo soggetto ad una forte pressione e un gran bruciore. Rilasciò un’ondata di aura demoniaca per dissolvere l’energia del geyser poi evocò il fucile Blade e dopo aver fatto ruotare l’impugnatura si gettò contro l’avversario.
Dal braccio destro di Helel fuoriuscì dell’energia nera che assunse la forma di una spada, quando Krono vibrò il suo fendente, questi intercetto il colpo.
Claaang!
La lama del fucile stridette quando colpì quella fatta di energia.
«Ma che diavolo è sta roba!?».
«Aumentando la densità dell’energia demoniaca posso arrivare a creare lame o altri tipi di armi bianche».
Krono si lanciò indietro e evocò un fucile d’assalto sparò due bolidi di energia.
L’energia nera che formava la lama di Helel si ricombinò, allungò le mani verso le due sfere e dai suoi palmi l’energia nera si propagò verso le sfere che appena vi entrarono in contatto vennero inglobate, poi si sentì un rumore sordo e l’energia nera si dissolse.
«Vediamo come te la cavi con questi!», Krono evocò due fucili mitragliatori.
TATATATATATA!!!
Una pioggia di colpì investì Helel che non poté far altro che alzare le braccia per ripararsi, appena l’attaccò cessò Krono si gettò contro di lui, lo colpì con pugni e calci con tutta la forza che aveva.
Caricò l’ennesimo pugno e mirò allo zigomo destro ma Helel all’ultimo istante lo schivò e sferrò un pugno che venne schivato a sua volta.
Caricò un altro colpo, l’energia si addensò attorno alla sua mano.
«PUGNO DIABOLICO!!», mirò allo stomaco dell’avversario.
Il pugno di Krono affondò nel suo ventre tanto da fargli rigurgitare della saliva.
Alzò le braccia le unì, delle saette nere comparvero attorno ad esse.
«MORSO DEL DEMONE!!», lo colpì in piena testa, il corpo di Helel venne proiettato sul terreno ma prima che vi arrivasse lo colpì con una violentissima ginocchiata in faccia, che lo fece barcollare all’indietro per un po’.
«Non è ancora finita!», caricò il pugno.
«PUGNO DEMONIACO!!».
Ghaaaargh!
Dal raggio si materializzò la bocca e gli occhi del demone che spalancò le sue fauci che richiuse sul corpo del nemico per poi esplodere.
Il corpo di Helel venne lanciato all’indietro colpendo violentemente il terreno distruggendolo. Stette immobile qualche secondo, poi si tirò su, si mise una mano dietro il collo e se lo stiracchiò, poi sputò. Si alzò in piedi e si passò il pollice a lato della bocca e vi vide una piccola macchia rossa.
«Eh eh, tutta questa fatica per una goccia di sangue. Ti conviene impegnarti di più».
«Pensavo che essere ferito da un mezzo demone ti avrebbe fatto infuriare?».
«Se tu fossi un semplice mezzo demone si, ma dopotutto hai fatto fuori i miei migliori sottoposti, quindi mi aspettavo una battaglia impegnativa, anzi ci speravo».
Alzò la mano e su di essa si materializzò un tornado in miniatura.
«È ora di scoprire la forza dell’Inferno».
Lanciò il tornado, appena si staccò dalla sua mano di ingrandì di colpo.
«PLEASURE HURRICANE!!».
Il tornado catturò il Demon Lord che iniziò a ruotare all’interno per poi venire ripetutamente sbattuto contro il terreno con grande violenza.
Krono vomitò un fiotto di sangue per il dolore.
“Questa non è energia demoniaca è semplice aria. Ma come può controllarla”?
Appena il tornado si fu esaurito Krono cadde sul terreno, l’impatto fu così forte da creare delle macerie e alzare una nube di polvere.
«Cough, questa non era energia demoniaca. Come ci sei riuscito?», gli chiese mentre si rialzava a fatica.
«Sono un demone e questa è la mia maledizione».
«Ma certo, una maledizione, e di che tipo sarebbe».
«Dopo secoli passati all’Inferno ho creato una maledizione che mi permette di usare le pene che vengono inflitte ai dannati contro i miei nemici. Questa è la mia maledizione, il Castigo degli inferi!», esternò le ali e si alzò in volo.
«Ora è tutto chiaro, pleasure hurricane, uhuh, non poteva che essere così. Ma non sarà quello ha uccidermi».
«Certo che no, sarai bruciato vivo. Guarda ai tuoi piedi mezzo demone!».
«Ma che cazzo?!».
Krono era immerso quasi fino al collo in un liquido rosso scuro bollente che riusciva a scottarlo nonostante fosse trasformato in demone.
«Ma questo è sangue?!».
«Il sangue che tu prima mi hai fatto versare unito al mio Castigo degli inferi lo ha richiamato qua».
«Che diamine dici, una goccia di sangue non può generare un lago così inquietante».
«Non ho getto generato ma richiamato. Questo è un ramo del fiume di sangue bollente nel quale le anime dannate di coloro che hanno ucciso e fatto del male al prossimo sono costrette a giacere per l’eternità. Non credo che una fine migliore ti si addica. Dopotutto quante persone hai ucciso per soddisfare la tua sete di sangue?».
«So bene quello che ho fatto e fidati che non ho mai creduto che una volta morto sarei stato ammesso in Paradiso. Ma mi sono ripromesso che prima di andare all’Inferno ti ci avrei mandato, o perlomeno ti ci avrei portato».
Strinse i pugni e iniziò a richiamare l’energia demoniaca.
Il sangue che lo circondava iniziò a bollire ancora di più.
«Ti ringrazio per avermi dato un assaggio di quello che mi aspetta, forse dopotutto le pene infernali non sono così tanto terribili come credevo.
Rilasciò l’energia.
«DARKNESS EXPLOSION!!», il mare di sangue esplose.
Krono saltò verso Helel, con le ali spiegate e la mano aperta come se volesse strappargli la pelle della faccia ma questi riuscì a bloccarlo e poi provò lui la stessa mossa ma fu bloccato.
Entrambi sorrisero.
Iniziarono a colpirsi velocemente, entrambi con le mani aperte, non volevano tirarsi pugni ma strapparsi le carni. I movimenti erano troppo rapidi per essere visti ad occhio nudo, il sangue iniziò a schizzare tutt’intorno, mentre ferite e squarci di aprivano sul corpo di Helel e tagli sul viso e sui vestiti di Krono.
Ad un tratto si fermarono, ognuno aveva preso le mani dell’altro e tentava di sottometterlo, scesero fino a toccare il terreno. Lo sforzo sui loro volti era evidente ma nessuno cedeva di un millimetro, l’atmosfera intorno ai due divenne carica di energia tanto che si materializzarono delle saette, il terreno sotto i loro piedi crepò distruggendosi e facendoli sprofondare.
Helel allagò le braccia facendo si che Krono gli si avvicinasse e gli tirò una violentissima testata che lo fece sbilanciare, allora il Demon Lord reagì, riuscì a liberare una mano e a tirare un pugno ma Helel fu rapido e lo bloccò.
Appena il braccio venne bloccato iniziò lentamente a ghiacciarsi, il ghiaccio raggiunse la spalla. Krono gridò dal dolore.
«Fa male vero? Questo ghiaccio viene dalla parte più profonda dell’Inferno. Anch’io ne sono stato immerso, quando l’ho tradito, Lui mi ha scagliato proprio nel punto più basso, immerso interamente nel ghiaccio. Alzò un piede da terra e poi calpesto nuovamente il terreno.
«COCITO!!», dal suo piede si estese un’ondata di ghiaccio che ricoprì tutta la fossa in cui si trovavano e ne risalì anche un po’ i bordi. Il ghiaccio arrivò fino alle ginocchia di Krono che si ritrovò quasi del tutto immobilizzato.
Sbaamm!!
Un fortissimo pugno colpì Krono sul volto. Al primo ne seguì un secondo e poi un terzo e così via. Stava vendendo tempestato oltre che al viso anche su tutto il corpo.
«Allora non ti difendi Demon Lord!?».
Ma Krono non rispose, sapeva che se avesse alzato il braccio rimasto libero per proteggersi Helel gliel’avrebbe congelato e allora sarebbe rimasto completamente alla mercé nel suo nemico, dato che quello non era semplice ghiaccio. Se come aveva detto Helel persino lui stesso ne era rimasto bloccato per molto tempo non se ne sarebbe riuscito a liberare immediatamente.
Stava scrutando il suo nemico attentamente, nonostante i colpi che riceveva, stava aspettando il momento giusto.
Ad un tratto Helel ritardò a sferrare un pugno.
“Ora”!!
Sulla sua schiena si materializzò una scatola metallica che ricordava una specie di zaino con attaccato un cilindro in metallo che si appoggiò sulla sua spalla.
Il bazooka fece fuoco.
«Muahahah!! Me lo aspettavo!», Helel fu rapido ad inclinarsi di lato, schivando il colpo a distanza così ravvicinata.
«Anch’io», fu la risposta di Krono.
Tirò un fortissimo montante sullo zigomo del nemico.
«PUGNO DEMONIACO!!!», dal suo pugno uscì un getto di energia demoniaca che investì Helel facendolo volare in aria mentre il demone si materializzava avvolgendo il suo corpo come un serpente.
Ghoaaaaaargh!!!
Appena ruggì il colpo esplose.
Nel momento stesso in cui l’esplosione si propagò Krono scioccò le dita e tutt’intorno a lui comparvero delle pistole sospese.
Sputò un grumo di sangue e saliva.
«Chi l’avrebbe mai detto che la tecnica di Alzack mi sarebbe tornata utile contro Helel… ora che ci penso anche mio padre usava una tecnica simile».
Quelle non erano armi tradizionali, ma armi caricate con apposite pallottole magiche ad alto potere perforante.
I carrelli delle pistole scattarono indietro come se a tirarli ci fosse stata una mano invisibile e poi iniziarono a sparare verso Krono, mirando al ghiaccio che lo ricopriva. Man mano che le pistole sparavano il ghiaccio si scalfiva sempre più e i bossoli cadevano a terra. Appena una pistola si scaricava scompariva e ne appariva un’altra, finchè ad un tratto tutte non si fermarono, gli bastò esercitare poca forza per rompere il ghiaccio e liberarsi, dopodichè salto fuori dalla buca.
Helel era già in piedi ad espettarlo.
Krono avvolse il suo pugno nell’energia demoniaca.
Helel gli sorrise e fece lo stesso.
«Usi l’energia per aumentare la forza del tuo pugno. Una cosa così banale la posso fare anch’io senza problemi».
Krono si gettò verso di lui
«PUGNO DIABOLICO!!», sferrò il pugno verso l’avversario che fece lo stesso.
I due pugni si scontrarono con una forza tale che l’onda d’urto fece crepare il terreno poi entrambi vennero scaraventati indietro. Helel esternò le ali per fermarsi prima e lanciarsi subito contro il suo avversario. Krono vedendosi arrivare il nemico addosso si piegò e conficcò la mano nel terreno. Strinse i denti, si stava sforzando molto, ormai Helel gli era addosso.
«Cosa c’è mezzo demone?! Hai già deciso di ar…woooomp!!», una colonna di energia nera sbucò da sotto i suoi piedi investendolo completamente.
«BLACK GEYSER», disse Krono sorridente.
«Non è possibileeeeee!!!», Helel venne sbalzato via, andando a sbattere sul terreno.
«Come può un essere come te essere riuscito a copiare una mia mossa dopo averla vista una sola volta?!», sembrava essersi arrabbiato.
Krono sorrise e si portò un dito a fianco del suo terzo occhio.
«Grazie a questo. Il mio terzo occhio mi conferisce una straordinaria capacità di osservazione e analisi, osservando attentamente la tua tecnica, il modo in cui ti sei posizionato, la pressione che hai esercitato e l’energia che è fuoriuscita sono riuscito a replicarla».
«La tua è soltanto una volgare copia, nemmeno paragonabile all’originale».
«Dammi un po’ di credito, l’ho appena vist…», neanche il tempo di finire che l’avversario gli era già addosso, riuscì a parare un colpo di zoccolo col bracciale ma non la successiva artigliata diretta alla spalla che gli strappò le carni. Helel aveva mirato nel punto in cui i suoi indumenti erano già danneggiati. Ancora prima di poter reagire Krono si ritrovò il viso di Helel a pochi centimetri dal suo, lo aveva abbracciato, bloccandolo completamente.
Stuuud!
Gli tirò una fortissima testata, e dato che sulla fronte aveva l’attaccatura delle corna il colpo era stato anche più forte di una normale testata.
Stuud stuud stuud.  
Continuò a colpirlo.
«DARKNESS EXPLOSION!!», liberò l’ondata di energia demoniaca, ma Helel si staccò subito da lui allontanandosi in volo.
«Sei prevedibile Demon Lord!».
Krono momentaneamente scombussolato perse l’equilibrio appoggiando un ginocchio a terra, si passò una mano sulla fronte per pulirsela dal sangue.
«Mi hai offeso copiando una mia tecnica e usandola contro di me!», punto l’indice verso il cielo alle sue spalle.
«Il cielo ti punirà per aver offeso una divinità!».
«Abbassa la cresta demone».
Nel cielo sopra di lui di materializzarono delle lingue di fuoco.
«FIRE RAIN!!».
«Terrocon!», evocò due fucili mitragliatori e iniziò a sparare verso l’alto, i proiettili di energia collidevano contro le lingue di fuoco, ma fu subito evidente che i colpi che piovevano dal cielo erano troppi.
«Pensi veramente che delle armi mortali possano avere la meglio contro la furia del cielo!».
Krono fu investito dalla pioggia di fuoco, ogni parte del suo corpo fu investita da quell’attacco la cui forza travolgente lo sbatté violentemente contro il terreno, non riuscì nemmeno ad alzare le braccia per difendersi.
«Muahahah!!», il Principe delle Tenebre osservava trionfante il suo operato a braccia incrociate.
Ad un tratto l’attaccò cesso, Krono aprì un occhio e vide il pelo scuro delle gambe del nemico.
Sbaaaam!
Helel era sceso in picchiata e aveva conficcato un suo zoccolo nello stomaco di Krono che per la forza dell’impatto si era inclinato in avanti vomitando un fiotto di sangue mentre un paio di costole gli si ruppero e altrettante gli si incrinarono, il dolore si era propagato dal punto dell’impatto nel resto del corpo tanto che tutte le sue ossa scricchiolarono.
Helel balzò indietro e osservò il nemico rialzarsi a fatica mentre si teneva il ventre.
«Direi che possiamo finirla qui», disse molto pacatamente.
«Anf… in che senso?», gli chiese Krono.
Helel congiunse le mani con i palmi aperti, a mo’ di preghiera. Il terreno iniziò a tremare, sembrava un terremoto.
Ad un tratto Krono sentì un forte rumore provenire dalle sue spalle, si volto e vide un enorme portone a due ante sbucare dal terreno. Era fatto di uno strano materiale su quale vi erano scheletri e sagome di uomini che sembrava vi fossero stati incollati per l’eternità. Sulle ante vi era una scritta in una lingua a lui sconosciuta.
«Non sarà mica?».
«Questo è l’ingresso degli inferi, io non posso attraversarlo ma mi è permesso evocarlo per spedirci i miei nemici e poco importa che siano meritevoli o meno di andarci perché in questo caso è la mia volontà quella che conta».
«Se credi di riuscire a farmi attraversare quella porta fatti sotto».
«Ahahah! Nel tuo caso io non devo fare proprio nulla», incrociò le braccia e rimase ad osservare.
Clong!
Ad un tratto le porte iniziarono ad aprirsi lentamente. Una corrente di aria gelida e maleodorante fuoriuscì, i lamenti e le grida straziate dei dannati si sentivano in sottofondo, erano appena percettibili ma ad un tratto divennero sempre più forti sembrava quasi che gli fossero dietro.
Krono si voltò a vedere e sgranò gli occhi per la sorpresa. Dietro di lui c’erano una miriade di anime nere che si lamentavano, soffrivano e gridavano per il dolore, sembravano dei fantasmi. Lo afferrarono e iniziarono a tirarlo verso la porta.
Krono provò a divincolarsi ma la loro presa era salda, tirò un pugno ad un’anima ma gli passò attraverso.
«Cosa pensavi? Sono anime non sono tangibili!».
«Allora come cazzo riescono ad afferrarmi?!».
«Krono…Krono», appena sentì pronunciare il suo nome si bloccò.
«Ci hai uccisi».
«Ci ha massacrati».
«…torturati».
«Kronooooo…».
«…ora verrai con noi…Kronooooo».
Krono si soffermò a guardare un’anima che gli stava di fronte e lo stava tirando per la maglia.
«Ma tu… sei Gustav».
«Quelle sono le anime dannate che tu stesso hai mandato all’Inferno. Le anime delle persone che hai barbaramente ucciso e massacrato senza pietà. Sono finite all’Inferno e lì hanno alimentato il loro odio verso il loro carnefice. Appena le porte si sono aperte e hanno percepito la tua presenza sono accorse per trascinarti personalmente giù con loro. Devo dire che sono davvero tante».
In effetti Krono era completamente avvolto da anime che continuavano a trascinarlo verso la porta, inutili i tentativi per liberarsi e dato che ogni colpo che sferrava passava attraverso il bersaglio allora allungò le mani e evocò dei coltelli, quattro in ogni mano, coltelli da lancio.
«Ma dai, allora non usi solo armi da fuoco!?».
Swiiss.
Krono lanciò un coltello che atterrò ai piedi di Helel, lanciò anche gli altri ma il risultato fu lo stesso.
«Khahahah!! Forse era meglio se continuavi a usare le pistole!».
Krono ormai era quasi sulla soglia della porta.
Evocò altri sei coltelli e li lanciò, il primo si conficcò nella coscia di Helel.
«Già meglio, ma credi che un coltello mi faccia qualcosa?».
Continuò a lanciare i coltelli, stavolta colpirono Helel che però ne sembrava insensibile. Con l’ultimo coltello Krono si concentrò e lo lanciò con tutta la sua forza.
L’arma puntò dritto all’occhio di Helel che l’afferrò a pochi centimetri dal bersaglio.
«Non è abbastanza, addio mezzo demone».
«Heleeeeeel!!!», la mano di Krono era tesa verso il demone quando le porte si chiusero.
Helel percepì una vibrazione e vide le porte riaprirsi, spinte da Krono, che tentava un’ultima resistenza ma le anime lo avvolsero ancora di più.
«Lasciati andare sarà più facile».
Le anime lo avvolsero anche intorno alle braccia, gli misero le mani intorno alla faccia e lo trascinando indietro finchè non scomparve nell’oscurità.
Clong!
Le grandi ante si richiusero.
 

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Capitolo 24
*** UOMO... ***


24. UOMO…
 
Helel osservò le grandi ante richiudersi.
«Devo dire che si è fatto valere».
Helel gettò a terra il coltello e si tolse quelli che aveva conficcati addosso.
«Bene è ora di dare il via al mio piano per cambiare il mondo e dominarlo. Credo che sia il caso di tornare in quella gilda, voglio vedere le facce di quegli uomini quando gli dirò che il loro amico è finito all’Inferno e che ormai ogni speranza è vana».
Stava per gettare a terra l’ultimo coltello ma si fermò ad osservarlo, aveva la classica forma del coltello da lancio, interamente in metallo, l’impugnatura non era nemmeno rivestita di altro materiale, sembrava fatta di una particolare lega diversa da quelle usate di solito, ma la cosa più insolita erano le rune magiche che vi erano state incise sopra. Lo gettò comunque a terra, non gli importava più nulla ormai, l’ultimo baluardo a difesa dell’umanità era caduto, l’ultimo essere in grado di costituire una reale minaccia per lui era morto. Avrebbe creato un mondo a sua immagine e dopo aver rievocato i suoi esercirti non avrebbero neanche più rappresentato una preoccupazione gli altri esseri come Acnologia.
Ma si bloccò subito dopo pochi passi, aveva avvertito una vibrazione.
Crack.
Una crepa era apparsa sulla porta dell’inferno.
Percepì uno spostamento d’aria alle sue spalle e una presenza.
«…eh eh, ora posso veramente dire di essere tornato dai confini dell’Inferno».
Helel si girò e vide il bagliore si una lama puntare al suo viso, la schivò appena in tempo, ma Krono non si fermò.
Vibrò un altro fendente e un altro ma Helel gli schivava tutti, nonostante dalla sua espressione si capiva che fosse sorpreso, era concentrato. Krono lanciò un affondo puntando al viso di Helel che con un mezzo passo indietro e una leggera inclinazione si spostò a sufficienza che evitare il colpo. La lama si fermò vicino al suo volto.
«Mancato», gli disse con un mezzo sorriso.
«Dite tutti la stessa cosa», con un movimento fece ruotare di novanta gradi l’impugnatura dell’arma e solo allora Helel notò il buco di uscita e la canna del fucile.
Bang!
Krono sparò un colpo che colpì Helel in pieno volto e poi un altro e un altro, gli sparò anche sul corpo.      
Boom!
Il corpo di Helel venne sbalzato indietro di qualche metro e poi cadde per terra.
«Come è possibile una cosa del genere mezzo demone?», gli chiese mentre si tirava su come se non avesse risentito dei colpi appena incassati.
«Le anime dannate ne hanno già abbastanza di me Helel! A quanto pare non sono molto di compagnia».
«Come sei riuscito a tornare indietro dagli inferi?!».
«In questi due anni ho pensato molto al combattimento con Malphas, se sono riuscito a liberami dalla sua dimensione è stato solo per il fatto che il Vuoto assoluto non era proprio una vera dimensione, ma più che altro una specie di ombra di questa dimensione e perciò vi era attaccata, mi è bastato sfondare il muro dimensionale per liberami. Ma come avrei fatto se un demone vi avesse spedito in una vera dimensione, staccata da questa. Ho provato in questi due anni ad apprendere delle tecniche spazio-dimensionali, però erano tecniche complicate e che richiedevano troppo tempo, che io purtroppo non avevo. Allora ho deciso di limitarmi ad apprendere le basi e di servirmi di un aiuto supplementare».
«Un aiuto supplementare?».
Krono si chinò e raccolse uno dei coltelli che era lì vicino.
«Questi sono coltelli speciali, che ho creato con l’aiuto di un vecchio artigiano, ho versando il metallo fuso nello stampo e vi ho infuso anche la mia energia, in modo che potessero fungere da faro per ritrovare la strada, così le tecniche spazio-dimensionali che conoscevo sarebbero state sufficienti».
«Hai sfruttato la risonanza tra la tua energia e quella contenuta nei coltelli. Un po’ come intendo fare io con il Necro Genesi. Ma come è possibile che oggetti così piccoli siano in grado di mandare un segnale che raggiunge altre dimensioni e perché io non sento nulla da questi cosi?!».
«Le rune che vi ho inciso sopra non solo amplificano l’entità dell’energia che emanano ma la schermano anche a tutti tranne che a me».
«Interessante, ti sei proprio assicurato bene. Credevo di potermela sbrigare abbastanza velocemente con te, ma forse era impossibile, dopotutto se l’umano che porta il suo potere».
Krono fece per aprire bocca ma Helel gli si era già lanciato addosso, cercò di colpirlo con lo zoccolo ma si protesse col bracciale. Subito dopo Helel gli tirò una testata, mentre perdeva l’equilibrio cadendo all’indietro evocò un fucile con cui sparò tre sfere di energia, la prima colpì il bersaglio che fu comunque in grado di schivare le altre.
«NECRO SFERE!!», questa volta fu Helel a colpire ma Krono schivò tutti colpi ma dopo l’ultimo si ritrovò il nemico già addosso con una Necro sfera nella mano che premette sul suo stomaco. Sentì subito una grande pressione diffondersi dal punto dell’impatto al resto del corpo seguita da un forte dolore, poi il suo corpo venne sparato all’indietro andando a sbattere violentemente contro il terreno.
«Rialzati!», gli gridò contro e lui con un movimento delle gambe balzò in piedi e vide che aveva il pugno avvolto nell’energia demoniaca e allora fece lo stesso col suo.
Helel sorrise: «divertiamoci».
Si gettarono l’uno contro l’altro, sferrando un potentissimo pugno.
Ancora una volta l’impatto fu tremendo, ancora una volta la forza sprigionata fece crepare il terreno distruggendolo, ancora una volta entrambi vennero sbalzati indietro ma stavolta non caddero, i loro piedi tracciarono dei solchi nel terreno finchè non si fermarono.
«Haaaaa!!», Helel conficcò le mani nel terreno.
«BLACK GEYSER!!», la terra iniziò a tremare Krono si sposto e subito dopo da quel punto fuoriuscì una colonna di energia demoniaca, ma non fu la sola, decine di altri geyser comparvero in pochi secondi, stava quasi per finire sopra uno di loro ma si bloccò appena in tempo anche se il suo braccio destro fu letteralmente investito dall’ondata.
Krono gridò dal dolore, che lo aveva momentaneamente paralizzato, ma poi fu rapido e tirò via il braccio. Il colpo era stato così forte che in un attimo la manica della sua giacca e il guanto si erano distrutti, solo gli artigli di metallo erano rimasti e la sua pelle era tutta ustionata.
«Allora, visto la potenza dell’originale?!».
In mezzo a tutti quei geyser Krono non vedeva il suo avversario ma dalla voce sentiva che si stava avvicinando.
Evocò un fucile e sparò una sfera contro il terreno, una cortina fumogena si propagò in un attimo.
Helel esternò le ali e spiccò il volo portandosi sopra la selva di geyser che non si erano fermati. Dovette aspettare poco dato che il getto dei geyser dissolse subito la nube di fumo. Cercò con lo sguardo Krono e con grande stupore lo vide uscire fuori da un geyser con passo tranquillo come se nulla fosse, era come se il getto di energia lo attraversasse.
«Ma come è possib… aspetta un attimo», strizzò leggermente gli occhi per cercare di vedere meglio.
«MORSO DEL DEMONE!!».
Alzò lo sguardo e venne colpito in pieno volto da un forte colpo che lo proiettò per terra, i geyser si dissolsero non appena ricevette l’attacco, colpì il terreno come se si fosse trattato di un missile.
Helel si rialzò tenendosi una mano sul volto mentre Krono atterrava qualche metro più in là.
«Un illusione eh?».
«ARMAMENTI DA BATTAGLIA… SOPPRESSIONE!!».
«Avanti!», lo incitò Helel mentre la pioggia di proiettili di energia lo investiva, si protesse con le braccia quel tanto che bastava per richiamare energia nella mano.
«PLEASURE HURRICANE!!».
Il ciclone d’aria che si formò spazzò via tutti i colpi e puntò verso Krono che dovette spiccare il volo per allontanarsi sufficientemente in fretta e quando l’uragano fu passato evocò un fucile con cui sparò delle sfere ai piedi di Helel. Non appena le sfere esplosero si propagò una nube di fumo intorno al demone.
«Ancora con questi trucchetti!».
Boom!
Un colpo gli esplose sulla spalla e poi un altro sulla coscia e poi sulla schiena.
«Sfrutti la cortina di fumo per nasconderti! Affrontami faccia a faccia!».
«Come vuoi», Krono sbucò alla sua sinistra con il fucile Blade in modalità lama.
«Veramente deludente», disse Helel seccato, materializzò dell’energia demoniaca che assunse la forma di una lama e vibrò un fendente alla sua destra in direzione opposta a dove Krono lo stava attaccando. Il fendente colpì qualcosa e il Krono alla sua sinistra scomparve e apparve invece dove aveva vibrato il colpo. Il Demon Lord cadde in ginocchio ai piedi di Helel, con uno sfregio sul petto.
«Pensavi davvero che con una misera illusione di quel livello saresti riuscito a fregarmi un’altra a volta?!».
«Veramente quando combatto non sempre penso prima di agire», alzò lo sguardo per guardarlo dritto negli occhi, «spesso mi affido solo all’istinto».
Afferrò Helel per le caviglie.
«BLACK GEYSER!!».
Un’ondata di energia investì completamente Helel che non potette far altro che prendersela in pieno finchè non si esaurì.
«Allora sto migliorando?».
Helel digrignò i denti e alzò la mano per sferrare un colpo con i suoi artigli, ma Krono fu più veloce evoco due bazooka che si andarono a posizionare sulle sue spalle.
«BAZOOKA DI SFONDAMENTO!!».
Il colpo fece volare Helel indietro ma quando colpì il terreno si diede un colpo di reni per rimettersi in piedi, allora Krono non perse tempo e si getto addosso a lui concentrando energia negli artigli.
«ARTIGLI DEVASTATORI!!», investì completamente il suo avversario provocandogli numerosi sfregi e facendo schizzare il suo sangue ovunque. Helel cadde per terra, con la schiena sul terreno ma dopo qualche secondo di rialzò nuovamente.
«Bwahahah!! Sei riuscito a farmi sanguinare molto, niente male, si vede che non sei un normale mezzo demone. Da quando sono su questo mondo non mi ero mai divertito tanto! Ahahah!».
«Diamine…anf, i miei colpi sono potenti e precisi, non mi sto certo risparmiando, eppure si rialza sempre e si sta anche divertendo».
«Avanti uomo che porti il suo potere, mostrami qualche altro trucchetto interessante!».
«Ancora con questa storia. Cosa sai veramente sul mio potere Helel?! Tutti i miei antenati e anche gli altri devil slayer hanno sempre saputo che il Demon Lord era diverso da tutti gli altri, questi strani indumenti, le ali come quelle che avevi tu come angelo caduto, il fatto di saper usare l’energia demoniaca come fai tu. Inoltre, sembra anche che tu conoscessi l’individuo da cui questo potere è stato creato. Era anche lui un angelo caduto come te?!».
Helel sghignazzò divertito.
«Rispondimi!».
«…Durante la guerra tra Paradiso e Inferno come ti ho già detto ero io a guidare le sue legioni, comandavo un intero esercito e i vari comandanti eseguivano i miei ordini. Ad aiutarmi nel comando c’era il mio allievo più capace, il mio amico. Cassiel era il suo nome, aveva doti eccezionali, tanto che era definito portatore di saggezza. Abbiamo combattuto fianco a fianco durante la guerra e infine… quando tentai di prendere il potere lui mi tradì».
«Un scelta sensata, dopotutto era definito portatore di saggezza».
Helel lo guardò duramente: «lui avrebbe dovuto seguirmi! Una volta deposto Lui mi avrebbe aiutato a riformare il Paradiso ma non l’ha fatto, mi ha tradito e ha contribuito a scagliarmi all’Inferno. E lì sono stato, ho creato il mio esercito ma nonostante tutti i demoni che assoldassi per quanto abili fossero nel comando erano sempre inferiori al mio allievo, decisi per ciò che dovevo far cadere Cassiel in modo da poterlo nuovamente avere al mio fianco».
«Sei riuscito a farlo cadere?!».
«Un’impresa del genere sarebbe stata impossibile, la sua fedeltà era sempre stata assoluta, anche più della mia quando combattevo in Suo nome. E fu allora che ebbi l’idea. A me c’erano voluti secoli perché la mia forma si corrompesse, secoli in cui il mio intero essere mutò, da angelo caduto a demone. Ma se avessi forzato il processo per accelerarlo avrei potuto creare un demone da qualsiasi angelo che avessi catturato».
Krono stava lentamente capendo dove Helel stava andando a parare.
«Fui paziente, aspettai che scendesse sulla terra in un semplice giro di pattuglia sul mondo del nostro creatore e lì lo catturai e iniziai il mio esperimento. Lo riempì di visioni abominevoli, perversioni, tutta la malvagità di cui i demoni e gli umani fossero capaci, iniettai persino in lui parte della mia energia demoniaca e lo torturai, lo condussi alla follia, dovevo corrompere il suo animo così come era stato corrotto il mio».
Krono aveva un’espressione disgustata.
«Il processo iniziò a dare qualche risultato quando le sue ali cambiarono colore divenendo nere, ma poco dopo riuscì a scappare. Non poteva rientrare in paradiso data la sua condizione di angelo caduto quindi non poteva che essere scappato sulla terra, mi misi a cercalo ma fu proprio allora che gli altri dominatori dell’inferno mi attaccarono e mi esiliarono sulla Terra».
«E allora cosa centra questo sull’origine del mio potere?».
«Quando fui in grado di separare il mio spirito dal mio corpo cominciai a vagare sulla Terra e fu lì che lo vidi, si era camuffato da semplice umano, un angelo caduto mescolato tra esseri che all’epoca non erano dissimili più di tanto dai vermi, costretti a strisciare per terra sperando di non essere visti dai draghi e dai demoni che popolavano il mondo. Ma appena lo vidi mi fu subito chiara una cosa, Cassiel era diverso da quando mi era sfuggito, e stava cambiando, l’esperimento cui lo avevo sottoposto stava dando i suoi frutti, si stava trasformando in un demone. Il processo era lento ma graduale e comunque sembrava più veloce di quello che aveva cambiato me, e lui ne era coscio. Era consapevole che non si sarebbe trasformato in un semplice demone ma in una bestia».
Krono sgranò gli occhi non appena sentì quella parola.
«Una bestia?!».
«Il mio processo è stato molto lento dato che il mio spirito e la mia coscienza corrotti hanno corrotto tutto il mio corpo. Ma per Cassiel è stato diverso. La sua anima è sempre rimasta fedele al suo signore, il mio esperimento ha corrotto il suo corpo, innescando un processo che avrebbe portato l’energia angelica a trasformarsi in energia demoniaca, il suo corpo a mutare in quello di un demone e la sua coscienza a sparire gradualmente, lasciando solo il semplice istinto omicida tipico dei demoni. Sarebbe diventato un essere senza ragione e autocontrollo capace soltanto di distruggere chiunque gli si fosse parato davanti e lui lo aveva capito kahaha! E ne era terrorizzato! Kahahaha!!».
Fece una breve pausa per ricomporsi.
«Un giorno mentre lo stavo osservando, sembrava che fosse sul punto di togliersi la vita, avrebbe preferito andare all’inferno che tramutarsi in una bestia, ma proprio mentre stava per compiere il gesto vide in lontananza un demone che stava attaccando un piccolo gruppo di umani, si mosse senza esitazione e uccise il demone. Subito tutti gli umani gli corsero incontro increduli e riconoscenti, non avevano mai visto una cosa del genere un umano che uccideva un demone. Gli chiesero di insenagli a farlo, se avesse potuto dargli il potere per uccidere i demoni così almeno si sarebbero potuti difendere. E fu in quel momento che ebbe l’idea».
«Non mi starai dicendo che Cassiel…».
«Se non sbaglio nelle leggende che voi devil slayer col potere dei demoni vi tramandate c’è uno straniero che vagando di villaggio in villaggio insegna alle persone il modo di creare le lacrime con i cadaveri di demoni, beh sarai felice di sapere che quello straniero era l’angelo caduto Cassiel. Il suo scopo era dare all’umanità una chance per difendersi dai demoni e sperava che così facendo avrebbe creato colui che in futuro l’avrebbe fermato».
«Ti ho chiesto cosa ne sai sull’origine del mio potere non sulla storia di noi devil slayer di prima generazione!».
«Cassiel iniziò a vagare di villaggio in villaggio uccidendo demoni e creando lacrime con i loro cadaveri e assicurandosi che venissero innestate in individui degni per evitare di creare delle bestie. Sapeva che il suo tempo si stava esaurendo, la sua coscienza stava progressivamente sparendo, si creò anche dei particolari indumenti in cui infuse l’energia angeliche che, anche se in piccola parte, ancora possedeva, sperando questo potesse ritardare la sua trasformazione».
«Nooo…», Krono abbassò la testa.
«E alla fine venne il giorno, allo stremo delle forze e in preda alla disperazione si portò il più lontano possibile dagli umani, che col tempo aveva imparato anche ad amare, infine la sua energia esplose. Kahahah! Se penso al terrore che aveva di quello che gli stava per succedere e di quello in cui si sarebbe trasformato vado ancora in estasi».
«Sei un essere spregevole, la sofferenza e la disperazione di uno che un tempo era tuo amico ti rende così felice?!».
«Ha avuto quello che si meritava se mi avesse seguito avremmo conquistato il Paradiso, o almeno saremmo caduti insieme».
Krono strinse i pugni e fece per attaccare ma Helel lo interruppe.
«Appena la sua energia esplose abbandonò la forma umana che aveva assunto, l’energia angelica oramai del tutto assimilata nei sui vestiti si convertì in energia demonica, conferendo a quegli indumenti un maggiore resistenza capacità protettiva e rendendoli molto simili ad una specie di pelle artificiale, ecco perché anche se vengono rovinati e strappati se ne rimane solo un lembo attaccato al corpo col tempo si ricreano perché dentro di loro c’è energia. Beh, il resto credo che tu lo sappia, dopo la trasformazione divenne una furia scatenata anche se la sua metamorfosi fisica non era del tutto completata, lo fece col tempo. Quando venne ucciso dell’angelo caduto di un tempo rimanevano solo le ali nere che non avevano avuto il tempo di convertirsi in quelle di un demone».
Krono abbassò lo sguardo e abbozzò un mezzo sorriso, si sentiva in qualche modo soddisfatto.
«Bene, finalmente dopo secoli il segreto del potere del Demon Lord è stato rivelato, ti devo ringraziare, era una cosa di cui ormai mi ero rassegnato a scoprire».
«Ora basta, credo che abbiamo parlato a sufficienza, ti ho raccontato tutto: le mie origini, i miei obiettivi e anche le origini del tuo potere. Non hai più nulla da sapere mezzo demone può morire soddisfatto».
«Ti sto aspettando eterno perdente».
Entrambi si lanciarono l’uno contro l’altro.
 
Mirajane aveva appena finito di riempire i bicchieri con i vari liquori e bevande, li mise uno ad uno sul vassoio quando ad un tratto percepì un forte vibrazione provenire dal terreno. Fu come se una scossa le salì dai piedi fino alla schiena.
Crash!
Il turbamento le fece cadere un bicchiere che si ruppe spargendo tutto il contenuto sul pavimento.
«Che cosa ti prende sorellona? Tutto bene?», le chiese Lisanna che le stava dando una mano al bancone.
La guardò, aveva uno sguardo preoccupato, dopotutto non era da lei, sempre cosi attenta e precisa, far cadere anche un solo bicchiere.
Ma la domanda della sorella le fece capire anche un'altra cosa, che lei non aveva percepito niente. Si guardò intorno nella gilda, la maggior parte dei presenti stava conversando piacevolmente o rideva e scherzava come suo solito, ma alcune persone invece erano più serie e taciturne e si notavano subito: Gildarts, Gajeel, il master, Erza, Laxus e altri se ne stavano in disparte, tutti avevano sguardi cupi e preoccupati, provavano a lasciarsi andare ma appena sentivano una nuova vibrazione si irrigidivano subito.
E lo stresso valeva per lei.
«Mira-nee?», la voce della sorella la distolse dai suoi pensieri.
«Scusa Lisanna, mi sento un po’ stanca, va bene se mi prendo cinque minuti?».
Lisanna la fissò in silenzio un attimo prima di risponderle: «non c’è problema, anzi se vuoi andare in infermeria a riposarti un attimo fa pure, io e Kinana possiamo farcela da sole».
«Ti ringrazio».
Percorse velocemente la grande sala ed entrò in infermeria, richiuse la porta dietro di sé e vi si appoggio tirando un lungo sospiro. Il silenzio di quella stanza la tranquillizzò. Fece qualche altro passo e raggiunse la finestra. Fuori vide delle scene di vita quotidiana, vecchi che passeggiavano, commercianti, che esponevano la merce, immagini che si ripetevano ogni giorno tutti i giorni in ogni parte del mondo. Nessuna di quelle persone sapeva che poco lontano da qui c’era una persona, in parte demone, che stava combattendo da solo rischiando la vita per salvarli tutti. Ma d’altro canto era sempre stato così, quelli come lui avevano sempre combattuto nell’ombra per proteggere le persone e il mondo che loro conoscevano e lui glielo aveva ripetuto.
Si sedette sulla sedia che c’era li affianco e continuò a fissare fuori.
Lui voleva combattere da solo, non voleva avere nessuno tra i piedi, si sarebbe sacrificato se fosse stato necessario e sarebbe morto da solo.
Lei non riusciva ad accettarlo.
Ad un tratto il rumore di sottofondo che proveniva dalla sala affianco si fece più intenso e vide entrare il master sulla sua sedia a rotelle, accompagnato dalla fida Polyushika.
«Master?».
«Come va Mirajane?».
Fece per rispondere ma le parole le morirono in gola, distolse lo sguardo e riprese a fissare la finestra.
«Non bene, sono preoccupata per Krono».
«Lo siamo tutti, eppure per te è diverso, non credo che la tua sia solo preoccupazione».
Lei lo guardò, sorpresa da quella affermazione.
«Allora cosa c’è che ti turba tanto?».
La ragazza si abbandonò ad un lungo sospiro.
«L’ho rincorso per cercare di persuaderlo, ci ho parlato e lui mi ha dimostrato di essere irremovibile nelle sue decisioni, mi ha chiesto di avere fiducia in lui e io l’ho lasciato andare ma non riesco a tranquillizzarmi. È possibile che non mi riesca a fidare di lui, io che l’ho conosciuto meglio di tutti».
«Sai mi piacerebbe poter dire che il cambiamento di Krono è stato totale e che sia solo merito nostro, tuo e mio, ma purtroppo non è così. Quel ragazzo non è cambiato completamente, fino in fondo almeno, una parte è rimasta quella del tipo solitario, arrogante ed egoista e non solo per sua stessa scelta. Credo che anche volendolo con tutto sé stesso non potrà mai cambiare più di così Mirajane, a questo ci dobbiamo rassegnare, anche la Prima lo aveva capito. Una parte di lui è morta con i sui cari, col suo villaggio e non tornerà mai più», si fermò per vedere la grande tristezza nello sguardo della ragazza.
«Non penso che il problema e che non riesci a fidarti di Krono, il problema è che lui ti ha imposto la sua decisione e a te questo non sta bene».
Sgranò gli occhi capendo quello che il master voleva dire.
«Tu vuoi andare ad aiutarlo, non vuoi restare qua senza sapere che ne sarà di lui, vuoi essere la con lui a combattere al suo fianco».
Rimase paralizzata.
Non riusciva a dire una parola.
«M-m-ma… ma cosa potrei fare io… gli sarei solo di peso… mi ha detto che non vuole nessuno, mi ha detto che vuole combattere da solo e sacrificarsi se necessario, mi ha detto di fidarmi di lui».
«Tu cos’è che vuoi Mirajane?», le chiese in modo deciso.
Mirajane si bloccò di nuovo.
«Quello che è successo a tua sorella per te è stato un vero e proprio trauma, sei cambiata fin nel profondo, hai cominciato a preoccuparti per gli altri, hai sempre messo gli altri al primo posto, eliminando ogni tuo desiderio o ambizione. Per una volta pensa prima a te stessa che agli altri. Fai quello che ti senti e che credi giusto, non per gli altri ma per te stessa. Non credo che qualcuno possa rinfacciartelo».
Alzò lo sguardo verso la porta che dava sulla sala grande.
«Non preoccuparti non diremo nulla agli altri, ma appena si accorgeranno che sei sparita verranno a cercarti e non si fermeranno solo perché Krono ha detto loro di stare alla larga, specialmente per quanto riguarda Elfman».
Mira gli sorrise e apri la finestra, non doveva farsi notare quindi non poteva uscire dalla sala doveva passare per forza da lì, ma prima di scavalcare si avvicinò a Makarov e fece un leggero inchino.
«Grazie master, perdonate il mio egoismo, non so davvero che cosa mi è preso».
«Bwahahahah! Forse Krono ci ha influenzato un po’ pure lui, dopotutto!».
«Speriamo di no», disse mentre scavalcava la finestra e usciva.
Makarov rimase lì a guardarla correre in direzione del porto.
«Credi di aver fatto bene a spingerla a raggiungerlo? Non gli sarà di alcun aiuto in battaglia, quel Helel è su tutt’altro livello, così rischierà solo di farsi uccidere».
«Un buon padre non può continuare a proteggere i suoi figli in eterno, qualche volta li deve lasciare agire secondo in loro desideri anche se questi li possono portare su sentieri pericolosi… e poi, non credo proprio che Krono lo permetterà, ha già perso troppe persone care, anzi credo che la presenza di Mira rappresenterà lo slancio di cui avrà bisogno. La vera forza non sta nel battere qualcuno, ma nel proteggere i propri affetti, quello che conta davvero è ciò che si protegge».  
 
«Aaah!!», Krono tirò un potentissimo pugno in faccia a Helel che si sbilanciò sul lato destro per un istante ma riprese subito l’equilibrio parando il colpo successivo. Fu lui poi a sferrare un pugno a Krono che però riuscì a schivarlo.
Helel tirò indietro il braccio poi inclinò il busto indietro lo stesso fece Krono.
Entrambi tirarono una violentissima testa.
STUUUUUD!!!
In seguito all’impatto un rumore sordo di propagò per tutta l’area circonstante.
Sulla fronte di Krono si aprì una ferita, appena sopra il suo terzo occhio, il sangue iniziò a schizzare, per un attimo perse lucidità e l’avversario ne approfittò assestandogli un montante sotto il mento e poi un gancio sullo zigomo che lo fece sbalzare indietro. Krono stette sdraiato solo qualche istante, si tirò subito su evocò una pistola a doppietta e sparò un colpo verso Helel che si stava avvicinando, questi schivò il colpo ma appena dopo un altro attacco gli esplose sul ginocchio.
Krono nel momento stesso in cui aveva sparato il primo colpo aveva evocato un'altra pistola e aveva fatto fuoco.
Helel posò il ginocchio colpito a terra e Krono si rimise in piedi, scattò in avanti e gli afferrò le corna iniziando a colpirgli violentemente il viso con delle ginocchiate per poi fermarsi per mettere più forza nelle mani.
Crack.
Il corno destro si spezzò.
«Bastardo», ringhiò Helel dalla rabbia.
«PLEASURE HURRICANE!!», il tornado si creò proprio davanti al Demon Lord che venne inglobato al suo interno e successivamente sballottato per un centinaio di metri fino colpire violentemente il terreno.    
Appena riaprì gli occhi vide Helel con le ali spiegate sopra di lui, esternò le sue e lo raggiunse.
«NECRO SFERE!!», schivò tutti i colpi portandosi davanti al nemico.
Helel irrigidì le ali e si fiondò contro di lui.
Krono sgranò il terzo occhio.
Per un istante fu come se Helel rallentò, fu in grado di capire esattamente dove lo avrebbe colpito e a che istante lo avrebbe fatto. Attese l’ultimo momento quando ormai il pugno gli era a pochi centimetri dal volto, sbatte fortemente le ali e con un colpo di reni schizzò su, schivando il colpo e sorprendendo l’avversario che si ritrovò completamente spiazzato.
Evocò il Death Striker, concentrò una grande quantità di energia nell’arma che apri la sua bocca e cominciò a materializzare l’energia all’interno di essa.
«MACROBOLIDE!!».
Appena la sfera usci dal cannone si ingigantì, Helel venne preso in pieno e il colpo lo trascinò verso il basso.
«Kronooooo!!!».
Appena toccò il terreno esplose.
Krono non si fermo appena l’esplosione di fu esaurita, cercò Helel, lo individuò, tutto quel fumo non rappresentava un problema. Si lancio in picchiata, entrò nella nube di fumo, teneva d’occhio il nemico, avvolse il pugno nell’energia demoniaca e sferro mirando alla bocca dello stomaco.
Ma Helel gli afferrò il braccio.
Lanciò un grido a cui seguì un rilascio di energia, tutto il fumo e il polverone si dissolse. Lanciò Krono a i suoi piedi e lo colpì con un calcio che lo fece volare.
«Ti seppellirò su quest’isola».
Spiccò il volo e quando fu abbastanza alto allargò le ali e le braccia, tantissime fiamme si formarono in cielo.
«Sei tu il loro bersaglio…FIRE RAIN!!».
«Questa volta no».
Allungo le braccia verso Helel e materializzò i minigun.
«TRIPLA MITRAGLIA…SOPPRESSIONE!!!», le canne iniziarono a ruotare e in un attimo una raffica di colpi venne sparata.
Era una scena incredibile, i proiettili energetici e le lingue di fuoco sorprendentemente si scontravano in aria, ma non era sufficiente.
Intorno a Krono stavano cadendo dei colpi che aumentarono, iniziando anche a colpirlo.
«Bwahahah!! Che ti avevo detto, le armi di voi mortali non possono nulla contro il giudizio di noi divinità! Non siamo esseri superiori! Ahahahah!».
“Non sottovalutare le armi del mio villaggio”.
Chiuse gli occhi, abbassando leggermente la testa.
«ARMAMENTI DA BATTAGLIA!!».
Si sforzò per cercare di richiamare più energia, strizzò gli occhi, digrigno i denti.
«QUADRUPLA MITRAGLIA!!!».
Sulla sua spalla ancora libera si materializzò un'altra mitragliatrice a canne rotanti, che puntò nella stessa direzione delle altre iniziando a ruotare.
«…STERMINIO!!!».
TATATATATATATATA!!
Gridò per l’enorme sforzo.
Le canne dei minigun aumentarono la loro velocità di rotazione.
«Sforzati pure finchè vuoi sciocco mor…boom!», un dolore alla spalla lo interruppe.
«Non è possibile».
Prima che potesse rendersene conto Helel venne crivellato di colpi, su tutta la superficie del suo corpo esplodevano potenti proiettili di energia, era impossibilitato a fare qualsiasi cosa, riuscì a malapena ad alzare le braccia per proteggersi.
Krono sentì un grido di dolore provenire dall’avversario, interruppe l’attacco, esternò le ali e balzò in cielo. Osservò Helel spostare le braccia dal volto, il suo corpo stava fumando. Evocò il fucile No Limit e sparò un bolide di energia che lo colpì in faccia, poi caricò e lo colpì con un forte pugno sullo stomaco.
Helel vomitò un fiotto di sangue.
Krono alzò le braccia e le unì, concentrandovi una grande quantità di energia.
«MORSO DEL DEMONE!!!».
Sbaaaamm!
Il corpo di Helel venne proiettato verso il suolo e lui lo inseguì, afferrò la sua testa e quando erano ormai arrivati a terra la sbatté sul suolo con violenza. Il terreno esplose creando un grosso cratere.
«PUGNO DIABOLICO!!», lo colpì in pieno volto, ma non si fermò, mantenne i pugni avvolti nell’energia demoniaca e iniziò a tempestarlo di colpi con estrema ferocia.
Il sangue stava schizzando in tutte le direzioni.
Ad un tratto Krono si fermò.
Evocò due fucili mitragliatori Terrocon e fece fuoco ininterrotto.
“Muori, muori, muoriiiiii”!!!
Whoooooomph!
Una colonna di energia demoniaca lo investì completamente, lanciandolo indietro.
I suoi due fucili caddero per terra ma non scomparvero e lui rimase sdraiato per terra ansimante con le braccia allargate.
Abbassò lo sguardo e vide Helel uscire dalla colonna nera, aveva la faccia intrisa di sangue che gli colava dal naso, dalla bocca, dai tagli sugli zigomi e dalla parte alta della fronte.
Sput.
Spuntò un grumo di sangue e iniziò ad avvicinarsi lentamente a lui, aveva un’espressione truce, sembrava furioso.
Adesso si che sembrava davvero il Principe delle tenebre.
«Questa faccenda non sta prendendo un bella piega».
Gli aveva scaricato contro tutto quello che aveva, aveva messo molta energia in ognuno degli attacchi che aveva lanciato, eppure, mentre lui iniziava ad avvertire l’affaticamento Helel nonostante le ferite non sembrava minimamente stanco.
Appena gli fu addosso gli stampò un colpo di zoccolo nello stomaco, il corpo di Krono si inclinò in avanti e vomitò un getto di sangue.
Posò una mano a terra.
«BLACK GEYSER!!».
Il getto di energia lo investì in pieno sollevandolo in aria e quando si esaurì: «PLEASURE HURRICANE!!», il ciclone lo avvolse sbattendolo ripetutamente contro il terreno.
Krono perse anche conoscenza per qualche istante, fu la voce di Helel a ridestarlo.
«NECRO SFERE!!», un'altra scarica di attacchi, altro dolore, altre ferite, altro sangue.
“Non posso arrendermi così”.
Posò una mano a terra e fece per tirarsi su, Helel gli si stava avvicinando.
«Ti sei difeso bene mezzo demone, la tua strenue resistenza mi ha fatto incazzare oltre ogni dire, e di questo ti do atto, ma è ora di farla finita».
Helel gli era vicino, avrebbe aspettato l’ultimo istante prima di fare fuoco e quando lo vide sollevare il braccio, irrigidì i muscoli.
Ma successe qualcosa che nessuno dei due aveva previsto: percepirono una presenza.
Krono si voltò alla sua destra e Helel seguì il suo sguardo e si ritrovò Mirajane che nella sua solita forma di Satan Soul lo artigliò all’occhio destro.
Con enorme stupore di Krono, Helel preso di sorpresa barcollò all’indietro tenendosi l’occhio.
Non perse tempo, evocò tutte le armi che poteva, esattamente come aveva fatto contro Andras.
«ARSENALI DA GUERRA…DEVASTAZIONE!!!».
Tutte le armi fecero fuoco all’unisono, la scarica di colpi esplose addosso all’avversario che venne sparato indietro di decine di metri colpendo il terreno e sprofondandovi di un poco.
Appena le armi furono sparite tutte appoggiò un ginocchio per terra ansimante, in quelle condizioni non poteva fare fuoco ripetutamente e anche se l’avesse fatto, a quella distanza avrebbe potuto coinvolgere Mira.
Ma perché Mira era qui?

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Capitolo 25
*** ...O DEMONE? ***


25. …O DEMONE?
 
Mirajane si avvicinò a Krono e lo prese per il braccio aiutandolo a rialzarsi ma lui la spinse via.
«Che cazzo ci fai qui?!», le urlò.
«Al tuo posto avrei ringraziato».
Krono si alzò e in preda all’agitazione più totale si mosse in avanti e in dietro portandosi le mani tra i capelli.
«Che cazzo ci fai qui?!».
«Calmati sono venuta a aiutarti».
«Non mi serve il tuo aiuto».
«A me sembrava di sì».
«Ti avevo detto che non volevo avere nessuno tra i piedi, te l’ho ripetuto e mi avevi detto che avevi capito, eppure non mi hai ascoltato ed eccoti qui! Me lo sarei potuto aspettare da tutti in quella gilda di impiccioni ma non da te!», si rivolse verso il cielo, «porca troia!!», imprecò furioso.
«Perché mi fai questo!?», disse voltandosi verso la ragazza.
«Ehi! Ascolta, nessuno può decidere per me. Io ho fatto la mia scelta consapevole dei rischi, ho fatto quello che credevo giusto e l’ho fatto pensando a me stessa per una volta. Non potevo perdonarmi il fatto di averti lasciato combattere e sacrificarti da solo mentre me ne stavo in gilda a servire da bere! Non volevo vivere con quel peso e non mi importa se a te dà fastidio che sono qui, perché ormai ci sono e combatterò, per quanto la mia presenza ti sia di peso, capito!».
Krono era scioccato.
«Ma si può sapere che ti è preso? Da quando se diventata così egoista?».
Mirajane si voltò e fissò il punto nel quale si trovava Helel che si stava rialzando, uscendo dalle macerie.
«È colpa tua, mi hai contagiata».
Krono sorrise nervosamente: «bene, sono contento di sapere di esserti riuscito a influenzare almeno un poco, almeno ora so che non sono stato l’unico a cambiare».
Helel squadrò Mira mentre si puliva l’occhio e iniziò ad avvicinarsi.
«Schifosa sgualdrina, mi ricordo di te, sei quella donna che in quella gilda di umani era immune al mio miasma, ecco perché sei riuscita ad attaccarmi».
«Sono venuta ad aiutare Krono, insieme ti sconfiggeremo».
«Buahahah!! Cosa mi tocca sentire, ti assicuro donna che la tua presenza non ha influito per nulla sull’esito di questo combattimento, e ora te lo dimostro. Ti farò capire quanto la tua presenza sia inutile e quello sguardo così sicuro andrà in frantumi, ihih, non vedo l’ora».
Le sue ali si irrigidirono e scomparve, si mosse troppo velocemente perché lei lo potesse seguire con gli occhi, subito avvertì uno spostamento d’aria alla sua sinistra, dietro di lei. Si voltò e sgranò gli occhi dallo stupore.
Helel era sospeso a mezz’aria con la gamba sinistra piegata e il ginocchio stampato sotto il naso di Krono che balzò via colpendo il terreno mentre il suo naso schizzava sangue.
Helel tocco il terreno a qualche metro dalla ragazza e la guardò trionfante.
Mirajane riprese il controllo subito, portò le mani una di fronte all’altra davanti al suo ventre e cominciò a richiamare l’energia, una sfera di energia blu scura di materializzò.
«Preparati ora tocca a me».
Helel non mutò espressione e le si avvicinò camminando tranquillamente.
L’energia tra le sue mani crebbe, aspettò l’ultimo momento, quando Helel gli arrivò di fronte, e lì la rilasciò.
«DEMON BLAST!!».
L’onda di energia investì in pieno Helel che scomparve, poi ci fu l’esplosine, davanti a Mirajane si alzò una nube di fumo.
«Vediamo se hai capito che non si sottovalutano i maghi di Fairy Ta…!».
Rimase di stuccò non appena il fumo e la polvere cominciarono sparire rivelando il corpo del demone.
Helel era rimasto esattamente nella posizione in cui si trovava prima, non si era spostato nemmeno di un millimetro, non aveva nuovi segni sul corpo, non aveva accusato minimamente il colpo.
«Credevi veramente di farmi un qualche tipo di danno con un attacco del genere? Sei riuscita a sollevare solo un gran polverone».
Agitazione e paura iniziarono a farsi largo nell’animo di Mirajane, sapeva che l’avversario le era di gran lunga superiore, ma un esito del genere dopo averlo colpito con la sua massima potenza a distanza così ravvicinata la aveva lasciata pietrificata.
Helel scoppio a ridere.
«Kahahahah! Ecco era proprio quella l’espressione che volevo vedere! Mi piacciono gli sguardi degli umani quando i loro sforzi vengono vanificati».
Whaaaaam!
Helel le assestò un pugno nello stomaco talmente forte che il suo corpo venne sollevato.
Il colpo fu così forte che vomitò un fiotto di sangue. Non appena Helel tirò indietro il braccio e riposò i piedi per terra le gambe le tremarono, la vista le si offuscò e la sua magia di Take Over si annullò, ma prima che potesse cadere per terra venne afferrata per il collo e sollevata.
“Mi ha ridotto in questo stato con un semplice pugno”?
«La tua è stata un’inutile quanto fastidiosa intromissione, hai solo ritardato la morte del tuo amico di un paio di minuti.
“Krono ha veramente combattuto alla pari con questo tizio fino ad ora”?    
Vide Helel materializzare una sfera nera nella sua mano e avvicinarla al suo corpo, ma non fu in grado di fare niente, né di muovere un muscolo né di provare paura.
Si ricordò di quando si era ritrovata davanti Eileen e August, si ricordava ancora del terrore che aveva provato in quel momento, della sua completa impotenza, ma ora era diverso. Helel non era solamente forte, era l’incarnazione vivente del male e dell’oscurità, contro un avversario tanto superiore quando crudele non c’era spazio per la paura ma solo per la disperazione e la rassegnazione.
Ad un tratto venne mollata e cadde a terra, Helel spiccò il volo per evitare due bolidi di energia.
«Mirajane!!», udì la voce di Krono.
Lo vide avvicinarsi, le parlava, la scuoteva, ma lei non sentiva niente, infine le tirò un forte schiaffo.
Subito senti la guancia bruciare, al bruciore seguì subito dopo un pizzicore.
«Allora ti sei ripresa?!».
«Krono…mi dispiace».
«Ormai è tardi per dispiacersi brutta stupida!».
«Hai salvato quella donna Demon Lord, ma per quale motivo? Sai che non avete speranze!», gli urlò Helel dal cielo.
«La battaglia non è ancora finita Helel!».
«Finisce adesso», alzò il braccio e una piccola sfera nera si materializzò per poi iniziare a crescere concentrando sempre più energia e pressione al suo interno. Quando si stabilizzò Helel sulla sua testa aveva una grande sfera di energia nera circondata da saette rosse che correvano su di essa mentre la superfice era cosparsa di vortici.
Nonostante la distanza percepiva la sensazione di oppressione che quell’ammasso di energia malvagia trasmetteva, si sentiva quasi mancare.
«Cosa possono due semplici umani contro un potere simile?».
«Noi non siamo semplici umani Mirajane, siamo per metà demoni, vedi di ricordartelo».
Krono fece qualche passo in avanti.
«Allora è così che vuoi farla finire?!».
«Esatto! Con questa mia ultima tecnica il Necro Pulsar, sparirete insieme a quel pezzo di terra, non rimarrà più nulla di voi! Che ne dici mezzo demone?!».
«Dico che non hai molta fantasia nel dare i nomi alle tecniche, usi troppo spesso la parola necro!».
«Ridi pure, questi sono i vostri ultimi momenti!».
«Avanti Mirajane rialzati, mi serve il tuo aiuto, dobbiamo respingere quella sfera».
Lo guardò stupita.
«Cosa pensi che possa fare io, credi davvero che il mio aiuto cambi qualcosa?».
«È la goccia che fa traboccare il vaso, no? Tu sei la goccia di cui ho bisogno».
«M-ma…», balbettò lei.
«Senti, donna! Sei venuta qui per aiutarmi o per starmi tra i piedi? Ti avevo detto di rimanerne fuori e nonostante tutto hai fatto di testa tua e sei venuta, ma se ti comporti così non fai che darmi ragione sul fatto che la tua presenza mi è solo di intralcio. Dov’è finita tutta la sicurezza che avevi prima?!».
Stette lì a fissarlo e poi abbassò lo sguardo, abbozzando un mezzo sorriso. Aveva ragione che diamine le era preso, sapeva bene con cosa avrebbe avuto a che fare ma aveva deciso lo stesso di venire. Aveva lasciato che Helel la bloccasse e di questo si vergognava.
Si rialzò in piedi.
«Hai ragione, ti chiedo scusa. Non mi tirerò più in dietro, dopotutto sono qui per aiutarti a batterlo e risparmiarmi e sensi di colpa che mi sarebbero venuti per averti lasciato combattere da solo».
«Ehehe, bene, ma lascia che ti dia un consiglio se vuoi ostentare egoismo ti consiglio di diventare più forte, così potrai veramente pensare solo a te stessa e fare quello che ti pare senza rendere conto a nessuno. È la forza che dà libertà e potere».
«Ma che stai dicendo?!», lo sgridò, «non voglio mica diventare un’insensibile menefreghista a cui importa solo di sé stessa come eri tu!».
«Ahahah! Si lo so, stavo scherzando, anche se è un peccato credimi».
«Krono?!».
«Che c’è?».
Era rimasta spiazzata da quel comportamento.
“Come può mettersi a ridere e scherzare in una situazione come questa”?
Ma ad un tratto di sentì molto più leggera, il nervosismo e il senso di oppressione che provava fino a qualche istante prima era scomparso.
«Grazie».
Lui le sorrise.
«Sei pronta?».
«Facciamolo».
«Bene», le si avvicinò e le mise un dito sulla fronte.
«INCREMENTO POTERE MAGICO».
Dalla sua fronte si diffuse in tutto il suo corpo un senso di calore. Il suo corpo iniziò a fumare, si guadò le mani come se non credesse a quello che percepiva lei stessa. Si sentiva straripante di energia
«Ma questa è magia di incantamento?»
Krono si voltò e materializzo nelle sue braccia due blaster, due Death Striker.
«Assetto».
Dalla parte posteriore di ogni arma si staccarono due tubi che si attaccarono sui pettorali e dietro la rispettiva spalla.
«INCREMENTO CAPICITÀ ARMA», subito dopo le armi iniziarono a fumare.
«Quindi hai appreso anche la magia di incantamento?».
«Qualcosa, si».
«Ora capisco come sei riuscito a tenere testa ad Helel da solo».
«Non sono in grado di usarla su me stesso, a quanto pare incantare gli altri e gli oggetti è un conto ma incantare sé stessi è un altro».
“Allora ha combattuto con la sua forza naturale”.
«Come mai? Non sei portato nemmeno per la magia di incantamento?».
«No, donna di poca fede è che non ho avuto il tempo di impratichirmi. Avanti, ora basta, Helel non aspetterà oltre. Rilascia tutta l’energia che hai in corpo in questo attaccò, non risparmiarti, lascia uscire il demone».
«Non avevo certo intenzione di risparmiarmi», si mise davanti a Krono.
«SATAN SOUL…MIRAJANE ALEGRIA!!».
Assunte subito l’aspetto del demone più potente che aveva a disposizione nel suo arsenale.
«Non male, emani una grande forza, complimenti».
«Sbrighiamoci, questa trasformazione consuma una grande quantità di potere magico».
«Siamo pronti Helel!», gridò Krono.
«Finalmente mi ero stancato di aspettare, vi siete preparati per respingermi ma avreste fatto meglio a dirvi addio!», si inclinò indietro per darsi lo slancio necessario.
«NECRO PULSAR!!».
L’enorme sfera si mosse verso il suolo.
«Andiamo Mirajane!», le bocche delle sue armi si spalancarono e dagli spuntoni di metallo l’energia iniziò a confluire al centro.
«FINAL SOUL EXTINCTION!!».
«DOPPIO DEATH STRIKER…ANNICHILIMENTO!!!».
La forza dei raggi sparati dai cannoni di Krono fu tale che sussultò. Gli attacchi conversero in un unico punto creando un raggio molto più forte e grosso, la cui energia non era semplicemente la somma degli attacchi precedenti.
“Questo è un unison raid”.
Appena gli attacchi entrarono in contatto ci fu grande rilascio di energia e pressione, lampi e saette di energia vennero sparati ovunque.
Il Necro Pulsar di Helel rallentò notevolmente.
«Avanti Mira mettici tutta te stessa! Non Risparmiarti!».
Si sforzò come mai le era capitato di fare in vita sua, convogliò tutta l’energia che aveva in corpo in quel colpo.
“Io non sto combattendo per avere salva la mia vita, ma per aiutare un mio amico, un mio amico che ha sempre combattuto da solo e per proteggere i miei fratelli e tutti le persone a cui voglio bene”!
Gridò per l’enorme sforzo e l’energia che emetteva aumentò.
Ad un tratto l’attaccò di Helel si fermò.
Anche Krono, facendole eco gridò e l’energia che sparava dai suoi cannoni crebbe.
Il Necro Pulsar iniziò ad indietreggiare, tornado al mittente, acquisendo sempre più velocità.
«È inammissibile! Due finti demoni stanno respingendo il mio attacco più potente! Come cazzo è possibile?!!», allungò le braccia in avanti per infondere energia e bloccare l’avanzamento del colpo, che in un primo momento rallentò ma poi riprese finchè non venne a contatto con le sue stesse mani. Ormai era lui stesso a cercare di fermare il colpo ma veniva spinto indietro e per quanto si sforzasse il risultato non cambiava anzi, acquisiva velocità.
«Non basta questo per distruggermi! Capito! Schifosi ibridi di demoni! Non basta questo!!», saliva sempre più in altro nel cielo, sempre più velocemente, quando alla fine nemmeno lui poté più resistere e l’energia lo travolse.
Ci fu una tremenda esplosione, accompagnata da un lampo di luce.
Nonostante il forte rumore, sentì il forte grido di dolore di Helel che si propagò in tutto il cielo.
Nel cielo si creò un enorme buco in mezzo alle nuvole, che in seguito all’onda d’urto data dall’esplosione si allargò dissolvendo tutte le nuvole rimanenti, pulendo completamente il cielo.
L’esplosione di energia fu di una portata tale che non solo a Magnolia se ne sarebbero sicuramente accorti ma molto probabilmente tutti i maghi del regno l’avrebbero percepita.
Il tutto durò solo pochi istanti.
Appena tutto finì stette qualche istante ad osservare il cielo come se volesse essere sicura che di Helel non ci fosse rimasta traccia, ma sentì le forze venirgli meno, le gambe le cedettero e cadde sulle ginocchia, non riuscì più a sopportare la trasformazione che terminò, tornò nella sua forma umana e posò le mani per terra, ma anche quella posizione sembrava troppo affaticante e quindi si gettò per terra con il viso rivolto in cielo. Ansimava fortemente, il petto le si alzava e abbassava con grande frequenza, non si era mai sentita più sfibrata in vita sua.
Anche Krono le si gettò a fianco e riassunse la sua forma umana, anche lui era sfinito.
«Anf, anf, anf, anf… allora cosa si prova ad avere appena…anf, salvato il mondo?», le chiese.
«È una bella sensazione. Però credo che non sarò in grado di muovermi per un po’».
«Eheheh, ci credo».
Stettero entrambi in silenzio per qualche minuto ad osservare il cielo completamente limpido.
«Krono?».
«Si?».
«Non hai davvero intenzione di tornare alla gilda?».
«…No, mi dispiace ma non cambio idea».
«Va bene, almeno adesso sono più tranquilla», si tirò su e si mise seduta, «ti auguro di trovare ciò che cerchi».
Krono si tirò a sedere e poi si alzò in piedi, in un primo momento barcollò ma poi riprese stabilità e le porse la mano.
«Grazie Mirajane».
Lei gliela strinse e gli sorrise.
Anche lui le sorrideva, ma ad un tratto sbiancò, assumendo un’espressione terrorizzata.
«Krono che ti pr…», un brivido le attraversò tutto il corpo seguito da una sensazione di oppressione, senti qualcosa avvicinarsi ad elevata velocità dal cielo.
Krono si voltò e anche lei guardò in alto.
Booom!
Qualcosa caduto dal cielo ad estrema velocità aveva colpito il terreno come una palla di cannone alzando un gran polverone.
Mirajane stava tremando.
Dal polverone comparve Helel.
 
Krono guardava Helel uscire dal polverone.
Fisicamente sembrava ridotto male: ansimava, aveva numerose ferite sanguinanti, lividi, segni, entrambe le corna erano spezzate, anche se in punti diversi, delle sei ali se erano rimaste cinque e di quelle solo tre erano ancora integre, digrignava i denti dal nervoso e lo sguardo era furente di rabbia a tal punto da inquietarlo.
Krono non riusciva e muovere un dito e nemmeno a pensare lucidamente.
Helel li squadrò attentamente e sorrise.
Alzò il braccio e una piccola sfera si creò nella sua mano e iniziò a crescere mentre delle saette rosse comparvero intorno ad essa e dei vortici si crearono sulla sua superfice.
«No», disse con un filo di voce, si voltò verso Mirajane e vide la disperazione sul suo volto mentre una lacrima le scendeva giù da un occhio.
Helel scoppiò a ridere e la sfera iniziò a rimpicciolirsi fini a scomparire.
«Ovviamente questo Necro Pulsar non avrà la stessa forza del precedente, ma considerando lo stato in cui vi trovate è più che sufficiente a fare in modo che di voi rimanda solo la cenere», gli disse sorridente.
Il sorriso svanì subito.
«Ma non andrà a finire in questo modo. Voi mi avete umiliato, due esseri inferiori come voi, due mezzi demoni avete osato respingere il mio attacco, mi avete ferito in un modo a me sconosciuto, sia nel corpo che nello spirito».
Si portò le mani sulle spalle, affondò gli artigli nelle sue stesse carni e iniziò ad abbassare le braccia lasciando dei solchi sanguinanti.
«Non ero mai stato ferito così seriamente. Mai!!!», sbottò tutto d’un tratto, lasciando uscire tutta la sua ira.
«Demoni! Angeli! Nessuno si era mai spinto a tanto!!! Il Necro Pulsar sarebbe un regalo, una morte troppo rapida e indolore per voi!», si inclinò in avanti portandosi le mani sulla mascella e abbozzando un mezzo sorriso con gli occhi spalancati e fissi su di loro.
Ora sembrava un vero e proprio pazzo.
«Voi meritate di morire solo dopo aver patito indicibili sofferenze! Dopo aver passato ore e ore a soffrire come delle bestie, dopo avermi supplicato con le lacrime agli occhi di avere pietà di voi!!», il suo sorriso si allargò ancora di più.
«Potrei cominciare stuprando la tua amica di fronte a te, che ne dici?».
Krono sgranò gli occhi dall’orrore mentre sentì un rantolo di terrore alle sue spalle.
«Mirajane, devi scappare. Io cercherò di farti guadagnare più tempo possibile ma ora tu devi tornare alla gilda il più in fretta possibile, hai capito?», le disse senza nemmeno voltarsi.
«Ma?».
«Muoviti!», le urlò.
Si gettò in avanti, l’aura nera lo avvolse e si trasformò in demone.
“Devo guadagnare più tempo possibile”.
«Sto arrivando Helel!».
Sferrò pugni più velocemente che poteva, ma era lento, si sentiva pesante.
Helel schiavava tutti i colpi con estrema facilità.
«Che ti succede Demon Lord mi sembri un po’ a corto di energie, ti sei fatto più lento», schivò l’ennesimo pugno e assesto una forte ginocchiata nel suo ventre lasciandolo senza fiato, poi lo afferrò per la fronte e lo sbatté violentemente sul terreno. Gli mise un piede sulla spalla sinistra per bloccarlo e nella sua mano sinistra si materializzò dell’energia nera che addensandosi, formò una lancia.
«Comincerò rendendoti una specie di punta spilli vivente. Non preoccuparti non ti ucciderò, starò attento ad evitare tutti gli organi e i punti vitali».
Ma l’attenzione di Krono si focalizzò in un altro punto.
«Aaaaah!».
Mira, in forma Satan Soul si gettò addosso a Helel, che fece sparire subito la lancia e l’afferrò rapidamente per il collo.
Stinse la presa e la magia di Take Over della ragazza si annullò subito.
«Credevi veramente di sorprendermi due volte con lo stesso attacco, puttana idiota? Avresti dovuto seguire il consiglio del tuo amico e scappare, invece hai voluto provare ad attaccarmi nonostante avessi a malapena sufficiente energia per trasformarti».
Mirajane scalciava in tutte le direzioni e muoveva freneticamente le gambe mentre le sue mani erano attaccate all’avambraccio del demone.
Helel strinse la presa.
Mira spalancò la bocca per cercare aria.
«Basta sono io il tuo avversario! Lasciala andare e vediamocela noi due!».
Non lo degnò di una risposta e strinse ancor di più, le braccia di Mira persero forza mentre le gambe stavano già penzolando.
«Helel!!», si provò ad alzare ma il demone fece forza con il piede e lo sbatté nuovamente al suolo.
Intanto le braccia di Mira erano cadute lungo i fianchi, ormai non si muoveva neanche più, i suoi occhi erano sollevati verso l’alto fino sotto la palpebra e le sclere erano completamente arrossate dalla mancanza di ossigeno.
«Questa donna è stata artefice del suo destino, così facendo almeno si risparmierà lo stupro. Tu invece la guarderai morire, perché non sei stato abbastanza forte per proteggerla e ti porterai questa colpa nella tomba!».
Nel sentire quelle parole Krono spalancò gli occhi e si paralizzò.
“G-g-uardarla morire”?
Gli ritornò in mente Rio che saltava in aria.
“N-nn…non sono abbastanza forte”?
Ripensò alla notte in cui aveva perso tutto, famiglia, amici e il suo villaggio.
Ripensò al senso di impotenza che aveva provato, alla rabbia, che ne era scaturita e alla furia omicida che lo aveva avvelenato per gli anni a seguire. Si era ripromesso che non avrebbe più avuto legami e che così non avrebbe più provato quel dolore.
Ma ora era cambiato.
Aveva una persona a cui teneva.
Sentì l’energia scaturire dall’internò del suo corpo e la concentrò nel braccio destro, i cui muscoli si irrigidirono.
«Non me ne starò fermo ancora una volta a guardare qualcuno a cui tengo che mi viene ucciso davanti agli occhi».
Un’aura nera avvolse il suo pugno.
«Eh?», fece Helel, ma proprio mentre voltava la testa per guardarlo percepì la grande pressione di energia che scaturiva dal suo corpo.
«PUGNO DEMONIACO!!».
GROOOOOOARRRR!!!
Helel vide gli occhi rossi del demone venirgli addosso ma non puntava lui. Il demone affondò i suoi denti nel braccio di Helel che inclinò il busto all’indietro e lanciò un grido di dolore a pieni polmoni.
Il flusso di energia inghiottì completamente il braccio e la faccia del demone sparì.
Crack.
Il braccio del Principe delle tenebre si spezzò lasciando andare Mira.
Krono riuscì a liberarsi e balzò in avanti per afferrare la ragazza prima che cadesse a terra per poi schizzare via più velocemente che poteva nel tentativo di allontanarsi il più possibile da Helel, che in tanto era caduto in ginocchio tenendosi il braccio.
Mentre si allontanava alle sue spalle giunse un altro grido, non più di dolore, ma di rabbia.
«Maledetto, schifoso, essere inferioreeeee!!! Hai osato una volta di troppo! Farò in modo che tu mi supplichi di ammazzarti! Ti spezzerò tutte le ossa e ti obbligherò a guardarmi mentre violento quella troia più e più volte! E quando avrò finito la scuoierò, lentamente, la manterrò in vita per tutto il processo e alla fine le spappolerò il cranioooo!!! Hai capito!!».
Krono sentì Mirajane stringergli i brandelli di maglia e appoggiare il viso contro il suo petto trattenendo i singhiozzi.
Lui continuò a guardare dritto.
«Mi hai sentito Demon Lord!!».
Aveva un tono inquietante.
Quando capì di essere abbastanza lontano si fermò e la mise giù.
«Ce la fai a camminare?».
«Sign… si grazie», gli disse mentre si puliva una lacrima.
«Ascoltami attentamente. Adesso tu devi tornartene in gilda capito, e devi farlo anche in fretta».
«Non posso sono venuta qua volando, non ho forze sufficienti».
Krono digrignò i denti per il nervoso.
«Va bene allora devi nasconderti, ceca di nascondere la tua presenza e appena ti sei ripresa devi scappare verso la gilda il più velocemente possibile, hai capito?».
«Tu cosa intendi fare?», lo fissò qualche istante, «hai qualcosa in mente vero?».
«Si ho ancora il mio asso nella manica».
Sul volto di Mira comparve un barlume di speranza.
«Pensi che se raggiungi il tuo limite puoi avere qualche speranza di batterlo?».
Krono sorrise guardandosi i piedi un momento, per poi tornare di nuovo a guardarla.
«Ho raggiunto i miei limiti per respingere il Necro Pulsar e li ho di gran lunga superati con il colpo di poco fa. Se voglio avere qualche speranza di batterlo non mi resta che provare a risvegliare tutto il potere della lacrima di demone al mio interno, autodistruggendomi».
Mirajane rimase a fissarlo, immobile, impassibile.
«Mi ricordo del tuo discorso durante il duello con Rio al Gran Palio della magia, se usassi il potere del demone alla sua massima potenza il tuo corpo non resisterebbe».
«Te l’ho appena detto, appunto, mi autodistruggerei».
«Non puoi… ci deve essere un altro modo».
«Non c’è e tu lo sai bene, mi serviranno un paio di minuti per accumulare abbastanza energia e per risvegliare il potere, tu nasconditi e rimani nascosta, non ho garanzie di farlo fuori, ma ti prometto che darò tutto me stesso per proteggerti».
Mirajane alzò lo sguardo e lo guardò, gli occhi erano lucidi, le lacrime stavano per sgorgale.
«Ti ho detto di andartene!!», le urlò contro, facendola sobbalzare.
Si voltò e corse via.
Krono sorrise, un sorriso amaro, non voleva vederla piangere un'altra volta.
“Addio Mirajane, e grazie ancora”.
Si voltò e guardò il cielo. Dopo l’esplosione di prima ora era completamente limpido, di uno splendido celeste, gli trasmise un senso di pace e tranquillità.
Fece un profondo respiro e chiuse gli occhi.
“Padre, madre, nonno… antenati”.
Riaprì gli occhi ed espirò.
«Se credete che ora faccia qualcosa di così penoso come supplicarvi di darmi la vostra forza o vi chieda di avere pietà della mia anima vi state sbagliando di grosso. Nemmeno in una situazione come questa intendo rinunciare al mio orgoglio».
Non sapeva spiegarsi il motivo ma stava fremendo dall’eccitazione, aprì la bocca e iniziò a leccarsi freneticamente le labbra con la lingua.
«Mettetevi comodi e guardate, guardate il vostro ultimo discendente in azione. Ammirate la potenza del più forte devil slayer della storia».
Rivolse il suo sguardo in avanti e iniziò a camminare lentamente, accumulando energia, nella direzione in cui sentiva che si stava avvicinando Helel.
Woosh.
L’aura demoniaca divampò dal suo corpo.
«Il sole tramonta e scendono le ombre. Avvolgono il mio corpo e vi penetrano dentro, da adesso fino al mio respiro. Non mi farò mai vincere da questo potere e mai lo rivolgerò contro gli indifesi».
«Sei pronto Demon Lord?!».
«Io rinuncio alla mia umanità per combattere chi dall’oscurità è stato creato».
«Lo senti questo rumore? È la morte che si avvicina! Non puoi sfuggirle, mortale».
«Io sono il fuoco che illumina la notte, la spada che fende il buio, la guardia che veglia sugli uomini, lo scudo che protegge i deboli».
Vide Helel in lontananza.
«Io sono la tenebra che combatte la tenebra».
«Vedo che la tua amica è scappata, poco importa, ti renderò innocuo e poi la andrò a prendere. Vi farò capire quanto siate stati stupidi a poter anche solo credere di avere avuto qualche speranza di sconfiggermi, stupidi e sciocchi umani».
«Anche se siamo umani solo in parte ci comportiamo comunque come tali. Noi umani speriamo quando non c’è speranza e crediamo quando credere è da stupidi ma qualche volta nonostante tutto noi vinciamo».
Wooooomp!
L’energia demoniaca che lo circondava aumentò di intensità.
Allungò la gamba destra in avanti e ci si accovacciò sopra, appoggiò le mani per terra e poi affondò gli artigli nel terreno, come se ci si volesse ancorarvi».
“Ora e per il resto dei miei giorni io sono il Demon Lord”.
«Risveglio!!».
Whaaaamp!
L’energia demoniaca si allargò notevolmente e si formarono i soliti occhi con iridi a cerchi concentrici.
Krono percepì una fitta di dolore che lo costrinse ad abbassare lo sguardo.
“Il dolore è atroce, mi sento come il mio corpo si stesse strappando in più pezzi, ma devo resistere”.
«Aaaaaaah!!».
 
«Gwahahah!», Helel scoppio a ridere.
«Credi davvero di spaventarmi aumentando semplicemente la tua energia. La tua mi sembra solo un’esibizione per cercare di incuter…wooom!», percepì una vibrazione, l’energia rilasciata dal mezzo demone stava aumentando in maniera anormale, e continuava a crescere.
Guardò l’aura che lo circondava, aveva iniziato ad ondeggiare, intorno ai due occhi, stava apparendo qualcos’altro. Si cominciò a delineare un volto, la mascella pronunciata, i denti affilati e appuntiti come uno squalo, le orecchie a punta, una fronte sulla cui sommità comparvero delle corna arcuate come le sue, seguite da una criniera di capelli ispidi all’indietro.
GRRRRR!!
«Ma che significa?!», l’energia che percepiva era troppo grande per poter essere prodotta da un semplice umano.
Krono alzò lo sguardo.
I suoi tre occhi erano completamente rossi, non si distinguevano più iride, pupilla e sclera.
“Ma questo non è un semplice umano”.
Gli ricordò una voce nella sua testa.
GROOOOOOOWL!!
Il demone ruggì così forte che ne percepì lo spostamento d’aria nonostante si trovasse lontano.
 «Credi veramente di spaventarmi?! Fatti sotto finto demone! Ne ho abbastanza di te!».
Krono si caricò per darsi lo slancio.
«Rilasciooooo!!!!».
Boooom!
Schizzò in avanti.
«Non riuscirai neanche ad avvicinarti».
Nelle sue mani si crearono delle sfere nere, erano più grosse delle precedenti e avevano delle saette rosse che correvano sulla loro superficie.
«NECRO SFERE!!».
Ne sparò quattro.
Con tutta quell’energia che lo circondava non sarebbe mai stato in grado di schivarle.
Ma appena le sfere arrivarono in contatto con l’aura demoniaca che lo circondava si appiattirono.
«…!».
E subito dopo schizzarono ai lati di quel vortice di energia.
Helel era scioccato, non aveva mai visto una cosa simile, nemmeno nella guerra tra Paradiso e Inferno che aveva combattuto milioni di anni prima.
«L-l-l’energia demoniaca che lo avvolge ha una pressione tale da distorcere lo spazio che gli sta intorno».
Il Demon Lord era sempre più vicino, osservò l’enorme demone che si avvicinava e guardò Krono negli occhi.
“Questo è un vero e proprio demone”.
Fece un mezzo passo indietro.
Fu un gesto completamente istintivo, se ne rese conto solo quando ormai si era mosso. Abbassò lo sguardo e con sconcerto stette a guardare il piede sinistro più indietro del destro.
«I-io sono indietreggiato, di fronte a quell’essere?! Ho provato timore di un essere inferiore?!».
Lo guardò nuovamente, le sue gambe erano come bloccate, le mani gli tremavano. Razionalmente non ne era conscio ma il suo corpo aveva preso il sopravvento sulla sua mente.
«Questa è quella che gli umani chiamano paura?!».
Krono gli era ormai addosso, Tirò indietro il braccio sinistro per caricare il colpo.
Il demone di energia aprì la bocca e ingoiò Helel che venne definitivamente bloccato. Se ne stava fermo immobile con un’espressione confusa sul volto.
Ormai erano faccia a faccia.
Krono tirò indietro il braccio e sferrò il suo colpo.
«FURIA INFERNALE!!!».
Il pugno lo colpì proprio al centro del corpo, il dolore si diffuse istantaneamente come una scossa in tutto il suo corpo, era come se tutte le ossa gli si fossero polverizzate all’stante. Senti del liquido risalirgli l’esofago e riempirgli la bocca, le sue guance si gonfiarono, e quando il dolore fu insostenibile aprì la bocca per gridarlo.
«Bwaaagh!!».
Vomitò un getto di sangue.
Il colpo era così forte che nonostante avesse colpito l’obiettivo non si fermò. Percorsero tutta l’isola finchè non colpirono la montagna, e anche allora non si fermarono. Iniziarono a penetrare nella montagna mentre tutti intorno rocce e pietre si sgretolavano ed esplodevano.
Helel ormai non percepiva più niente: dolore, suoni, odori. Vedeva solamente ciò che c’era davanti a lui, tre occhi rosso sangue, non lo guardavano perché non avevano pupille, ma lui sapeva che non era così.
Il senso d’agitazione cresceva sempre di più, quegli occhi era come se riuscissero a vedergli dentro.
“Basta”.
L’agitazione divenne paura.
“Basta”.
E la paura divenne terrore.
«Bastaaaaa!!», grido con tutto il fiato che gli era rimasto.
Colpi qualcosa con la schiena e poi perse i sensi.


«…»
Quando aprì gli occhi la prima cosa che vide fu il cielo, velato dal polverone e il fumo che lo circondava.
Era seduto, con la schiena appoggiata ad una roccia, probabilmente a quel poco che rimaneva della montagna dell’isola. Non sapeva bene quanta distanza avevano percorso, ma sicuramente ora si trovavano dall’altra parte di quell’isoletta stretta e lunga.
Tossì, una tosse secca senza sangue.
Non percepiva alcun dolore.
Abbassò lo sguardo per controllare le condizioni del suo corpo.
Sorrise.
«Credevo peggio, ahah».
La parte destra del suo corpo, dalla punta dello zoccolo fino alla spalla era completamente scomparsa. Anche lo zoccolo sinistro non c’era più. La roccia su cui era appoggiato e il terreno sotto di lui era macchiato da una grande quantità di sangue oramai seccato. Dal suo corpo però non ne usciva una goccia, probabilmente una gran parte era bruciata in seguito al colpo del Demon Lord e la restate parte era stata persa, fuoriuscita dalle ferite.
Crick…crack.
Il suo corpo si stava sgretolando.
Guardò di fronte a lui, il polverone cominciava a diradarsi.
Sdraiato per terra qualche metro più in là vide il mezzo demone che lo aveva sconfitto. Era tornato in forma umana, se ne stava immobile, totalmente sfibrato, il suo braccio sinistro fino al gomito non c’era più, i lunghi capelli prima neri come la tenebra più tetra ora erano completamente bianchi, come la luce più pura. Dal suo corpo stava uscendo un leggero fumo nero.
«Anf…anf a costo della tua vita e del tuo potere di demone sei riuscito a sconfiggermi a quanto pare», iniziò ad ansimare, anche solo dire quelle poche parole lo aveva sfinito.
Krono mosse leggermente la testa su un lato per guardarlo.
Probabilmente quel fumo nero era quel poco che rimaneva del potere del Demon Lord che abbandonava il suo corpo.
Crick, crock.
Le crepe sul suo corpo si propagarono, si staccò anche qualche pezzo.
Capì che non gli rimaneva molto da vivere.
«A quanto pare ci sei riuscito ragazzo… rinunciando alla tua umanità… al tuo debole cuore umano… sei riuscito a raggiungere il potere di un demone, anzi…anf… a superalo… ora sei un vero demone».
«Ti sbagli Helel… è proprio perché non ho rinunciato alla mia umanità, al mio cuore di uomo che sono riuscito a batterti. Ma voi demoni non potrete mai capirlo. Io non sarò mai né un demone né un uomo, io sto nel mezzo… io sono un devil slayer».
Helel gli sorrise e poi abbassò lo sguardo e non si mosse più.
Le crepe si propagarono su tutto il suo corpo finchè non si sbriciolò, andò in pezzi che si sbriciolarono a loro volta. Alla fine del Principe delle tenebre, quello che un tempo era l’angelo più splendete, il primo angelo a cadere, il demone più malvagio, non rimase altro che polvere e cenere.
 
Krono continuava a fissare ciò che rimaneva di Helel, per essere sicuro che quello non fosse un sogno.
Mosse la testa di lato e tornò a guardare verso l’alto, ormai il polverone era calato e riusciva a vedere almeno il cielo.
Si sentiva leggero, e dopo molto tempo, sereno.
“Ora potete riposare in pace”.
Non si rivolse solo ai suoi cari ma anche a Rio e a tutti quei devil slayer che erano morti.
Aveva portato a termine la sua vendetta, aveva completato la suo missione, aveva salvato il mondo e aveva protetto Mirajane.
Avrebbe concluso quella storia allo stesso modo in cui l’aveva cominciata: da solo, senza nessuno intorno, senza che nessuno lo notasse o sapesse per cosa combattesse.
“Beh, non proprio nessuno”.
A lui però andava bene così, aveva già coinvolto troppe persone.
Per un attimo gli mancò il fiato, come se il suo corpo si fosse dimenticato come respirare, ma subito dopo tirò un profondo respiro
Sapeva che mancava poco.
Il suo corpo era al limite.
Chissà cosa ne sarebbe stato di lui.
Dannazione o pace.
Ma ora, in quel momento, si sentiva tranquillo.
“Non ho rimpianti, sia nel bene che nel male ho sempre vissuto facendo quello che volevo”.
«Sono riuscito a rivederli… a rivederla, un’ultima volta». 
Chiuse gli occhi, sorrise, ma una voce giunse alle sue orecchie.
Aprì gli occhi di colpo e voltò la testa.
«…no! …ono! Krono!».
“No”.
Il suo cuore prese a battere più forte.
“Perché non è rimasta nascosta”?
«Krono!».
“Non posso rivederla un’altra volta”.
«Krono!».
Provò ad urlare per chiamarla, ma dalla sua bocca uscì solo un suono appena percettibile. Ci riprovò ma il risultato fu lo stesso.
La voce di Mira si allontanava.
Chiuse gli occhi, raccolse tutto il fiato che poteva e lo gettò fuori.
«Miraaaaaaa!».
Ci fu qualche secondo di silenzio e poi eccola lì, la vide uscire dalla nube di polvere, il viso rigato dalle lacrime, gli occhi arrossati e lucidi.
«Oh mio dio, Krono?!», rimase pietrificata alla vista del suo corpo.
«Ce l’ho fatta Mirajane, l’ho sconfitto».
«I t-tuoi capelli», disse mentre si lasciava cadere al suo fianco e guardava il moncone del suo braccio.
«Non male eh? …Il nero mi è sempre piaciuto come colore, ma devo dire che così sto bene lo stesso».
Le lacrime iniziarono a scenderle dagli occhi, sapeva bene che non c’era più niente da fare.
«Anf… perché non te ne se rimasta nascosta?».
«Sigh… non potevo», iniziò a singhiozzare, si vedeva che stava facendo il possibile per trattenersi.
«Non vuoi proprio lascarmi morire in pace».
«No. Hai passato già troppo tempo da solo, permettermi di starti vicino almeno negli ultimi momenti», gli prese la mano e la strinse.
Lui sollevò la mano e le passò il dorso delle dita sulla guancia.
Era bellissima anche col volto rigato dalle lacrime.
Le sorrise, un sorriso genuino e sereno tanto che la ragazza ne fu colpita.
«Non essere triste per me Mira. Il mio peccato è stato espiato, la mia vendetta si è compiuta e ho portato a termine il mio dovere. Sono, felice».
Perse la sensibilità al braccio che cadde, senza più forze.
«Non dicevi che avresti vissuto per fare del bene, per espiare le tue colpe?».
«Ho fatto abbastanza, ho fatto tutto quello che potevo nel miglior modo possibile e col poco tempo a disposizione, credimi».
La vista gli si offuscò, il fumo nero smise di uscire dal suo corpo.
«Io… sono in pace, ora…».
«…».
«Sigh… sob…va da loro Krono», gli disse mentre scoppiava a piangere.
Chiuse gli occhi e ogni sensazione cessò.

Gli riaprì e vide sotto di lui il suo stesso corpo, immobile con Mira che vi piangeva sopra.
Si stava allontanando in volo, si guardò le mani, il suo corpo era trasparente, e lo diventava sempre di più.
«I-io sto a-as-ascendendo?».
«Proprio così fece una voce alle sue spalle», una voce che non sentiva più da anni, una voce il cui suono gli era familiare.
«Che c’è non ti giri? Ti sono venuto a prendere».
«Non so se ne ho il coraggio. Ho fatto cose brutte, cose di non cui non vado fiero, cose di cui ti vergogneresti».
«Guarda che so già tutto. Ti ho sempre osservato. Sei andato avanti per la tua strada, sbagliando e capendo i tuoi errori, hai intrapreso il percorso sbagliato ma poi ti sei riportato sul sentiero giusto e hai provato a redimerti. E hai fatto tutto da solo».
«Beh, ho ricevuto un piccolo aiuto, e anche qualche strigliata».
«Ahahah è a questo che servono i compagni».
Osservò un’ultima volta la ragazza che lo aveva salvato da sé stesso.
«Allora andiamo? Gli altri ci stanno aspettando, loro non sanno la tua storia e vorrebbero che gliela raccontassi con calma».
«È una storia lunga».
«Abbiamo tutto il tempo dell’universo, Krono».
Ormai il suo corpo era quasi svanito del tutto.
Si voltò, chiuse gli occhi e sorrise, poi svanì.
«Andiamo Papà…».
 
 
Note dell’autore
Ed eccoci qua! Con questo capitolo si conclude la storia di Krono. Ma non è la fine della storia, infatti c’è ancora un breve epilogo di un paio di pagine.
Mi pareva troppo drastico fare finire tutto con un finale del genere.
Per quanto riguarda la fine toccata al personaggio alcuni forse potranno non essere d’accordo ma la verità è che avevo previsto fin dall’inizio questo finale. Quando ho ideato la storia avevo già in mente l’inizio e la fine (tutto il resto è venuto fuori dopo) e Krono sarebbe dovuto morire (e inizialmente non era prevista nemmeno la presenza di Mirajane accanto a lui), questo a mio avviso lo avrebbe consacrato definitivamente come personaggio dannato e maledetto.  
Secondo voi questa è una fine che si addice al personaggio? O sarebbe stato meglio che dopo la sconfitta di Helel se ne fosse andato per sempre, a vagare per il mondo? O ancora che Mirajane lo riportasse in gilda, in un finale del tipo “e vissero tutti felici e contenti”?
Mi piacerebbe anche sapere come vi è sembrata la storia, dato che è la prima che pubblico. È scritta bene? Troppo lunga? Troppi combattimenti?
Accetto anche critiche negative (costruttive se possibile), dato che non escludo di scrivere ancora in futuro e quindi critiche e consigli potrebbero tornarmi utili.
Bene, quindi per l’ultima volta… alla prossima!
 
 

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Capitolo 26
*** EPILOGO ***


EPILOGO
 
Il sacerdote terminò la sua preghiera e i due becchini iniziarono a calare la bara nella fossa.
«Mirajane Strauss avrebbe dovuto dire due parole per il defunto ma non se l’è sentita al suo posto quindi verrà il master della gilda, prego master Makarov».
«Laxus, portami lì a fianco, per piacere», il nipote fece quanto gli chiese il nonno. Spinse la sedia a rotelle finchè non fu a fianco della fossa, poi rivolse lo sguardo verso tutti i membri della gilda che lì si erano riuniti.
«Krono Darkstar aveva solo sedici anni, quando la sua vita cambio radicalmente, per sempre. Era poco più che un bambino, un ragazzino. Di fronte ai corpi dei suoi cari, davanti al suo villaggio che bruciava prese una decisione. Avrebbe dedicato la sua vita alla vendetta, e l’avrebbe portata a compimento a qualsiasi costo…».
Mirajane era ferma immobile ad osservare il master che parlava, ma la sua mente era altrove.
Ormai erano passati due giorni da quando Krono era morto.
Ricordò cosa era successo quel giorno.
Dopo la sua morte aveva pianto e pianto, davvero molto. A parte per la morte di sua sorella non aveva versato così tante lacrime, ma sua sorella, grazie a un miracolo era tornata. Krono non sarebbe più tornato. Dopo circa un’ora l’intera gilda era arrivata sull’isola, guidata da Elfman che era preoccupato per lei e da Natsu che una volta ripresosi non aveva voluto sentire ragioni e si era gettato su una barca noncurante della sua chinetosi. Molti avevano pianto. Riportarono il corpo in gilda e decisero che lo avrebbero seppellito con tutti gli onori dovuti non solo a un membro della gilda ma anche a colui che da solo aveva protetto l’umanità intera.
«Nonostante tutto Krono Darkstar era un mago di Fairy Tail! Avrà anche fatto molti errori, ma alla fine ha provato a redimersi! Ha protetto la gilda, ha protetto un suo compagno e poco conta il motivo per cui combattesse, che fosse per sé stesso o per altri. Quello che conta è ciò che ha fatto! Onoratelo!».
Tornò alla realtà e vide che il master aveva finito di parlare, tutti si alzarono e si avvicinarono alla fossa, ognuno prese una manciata di terra e la gettò sopra la bara.
Anche lei fece lo stesso.
Si guardò intorno, l’intera gilda era lì, anche chi non lo aveva conosciuto.
In diversi piansero, suo fratello, Lucy, Wendy, Juvia ma anche Macao e Wakaba. Ripensò alle parole che Krono gli aveva detto dopo essere uscito dalla gilda, chissà cosa avrebbe pensato del suo funerale.
“Ti saresti aspettato tutta questa gente, qui a ricordarti e onorarti? Forse nonostante tutto eri riuscito a farti voler bene”.
Man mano che le persone gettavano la terra nella fossa se ne andavano, prendendo il sentiero per tornare verso Magnolia, ma lei no.
Stette lì fino alla fine, osservò i due becchini buttare la terra con le pale fino a riempire la fossa e i suoi compagni portare via le varie sedie.
Non seppe quanto tempo ci volle, lei continuava a fissare la lapide, ogni tanto buttava lo sguardo sulla schiera di alberi che si estendeva dietro e chiudeva gli occhi per godersi la brezza che soffiava dal profondo della foresta. 
Si accorse improvvisamente di essere sola.
«Mira-nee!».
«Sorella».
Si voltò e vide i suoi fratelli avvicinarsi.
«È tardi, torniamo a casa», la esortò Lisanna.
Guardò il cielo e vide che il sole aveva iniziato a tramontare.
«Vi chiedo scusa avevo completamente perso la cognizione del tempo», gli disse con un sorriso forzato.
I due si guardarono.
«Se vuoi rimanere qui un altro po’ fa pure, il problema è che ci vorrà qualche minuto per tornare a casa. Se l’avessimo seppellito nel cimitero della cattedrale non sarebbe stato meglio?», le chiese Elfman.
«Eppure, tu ti sei impuntata e hai voluto che venisse seppellito qui, ai confini della città, in prossimità del bosco. Come mai?», intervenne Lisanna.
Mira si guardò intorno, più in là scorse l’edificio che era stato la sede di Fairy Tail per gli anni in cui loro erano scomparsi sull’isola Tenru. Ormai era fatiscente.
Si voltò e fissò la lapide.
«Sono convinta che lui avrebbe preferito così. Piuttosto che starsene in un cimitero circondato da altri cadaveri avrebbe voluto starsene sotto un bell’albero, in mezzo alla natura senza nessuno intono. Alla fine, rimaneva un tipo solitario, che preferiva starsene per conto proprio in pace e in tranquillità».
Elfman si fermò un attimo a pensarci su.
«Si, effettivamente mi sembra da lui. Quello che proprio non capisco è perché abbia voluto andarsene. Ci hai detto che al termine della battaglia, se fosse sopravvissuto, sarebbe partito, abbandonando la gilda senza fare più ritorno. Nonostante tutti i discorsi che gli hai fatto, sul nostro legame tra compagni e sullo spirito di Fairy Tail alla fine ha comunque scelto il cammino della solitudine».
«Ha semplicemente deciso di rimanere coerente con lo stile di vita che si era scelto fino alla fine. Lui non era come noi, era diverso e non abbiamo alcun diritto di giudicarlo per questo».
Elfman si grattò lo zigomo con un dito, perplesso.
«Mm… forse hai ragione», fece qualche passo in avanti e si abbassò per vedere meglio la scritta sulla lapide.
«Però devi spiegarmi perché hai voluto mettere sulla lapide… ehm, questa scritta».
«Si chiama epitaffio, fratellone», gli suggerì Lisanna.
«Sì infatti. Conoscendo Krono non sarebbe stato meglio qualcosa di più arrogante e anche altisonante, per esempio: “il più forte devil slayer”, “vi ho salvati tutti”, o “sono il migliore”».
«Tu non lo hai visto nei suoi ultimi istanti di vita. Per tutta la sua vita non è mai riuscito a perdonarsi la distruzione del suo villaggio, almeno non completamente. Per lui quello era un peccato, una colpa indelebile che doveva essere espiata. Non era riuscito a proteggere quello a cui teneva quando doveva farlo. Quando ha lasciato la gilda, mi ha detto che avrebbe voluto ritrovare la pace che aveva perduto e non ci sarebbe riuscito finchè l’essere che l’aveva condannato a quella vita non sarebbe morto».
Si fermò un istante come se stesse rielaborando delle informazioni.
«A ripensarci adesso credo che, nel suo profondo, sapesse fin dall’inizio che sarebbe finita così, alla fine Helel si è rivelato essere più forte e lui l’aveva capito, il motivo per cui ci ha detto che sarebbe riuscito a batterlo è stato solo per tranquillizzarci».
Sospirò.
«Comunque, io sono convinta che alla fine a lui stesse bene così. Io l’ho visto. Era sereno e felice», sorrise, «sembrava quasi un bambino, ecco perché non posso essere più triste, lui hai ottenuto quello che per anni aveva cercato, la vendetta, e così ha ritrovato la pace».
«Lo penso anch’io, anche nella morte sorrideva, così come non l’ho mai visto sorridere prima», disse Lisanna.
Stettero qualche secondo in silenzio, poi fu Elfman a romperlo.
«Mira, torniamo a casa».
«D’accordo».
I suoi fratelli si voltarono e si incamminarono.
Lei lesse un’ultima volta l’epitaffio che lei stessa aveva voluto far scrivere sulla lapide. «Grazie Krono», si voltò per raggiungere i suoi fratelli.
Ma mentre si voltava, nella mente le balenò una frase che Krono le aveva detto prima di uscire dalla gilda per sempre. 
“Avremmo fatto faville”.
Si fermò un attimo e si accorse che stava provando rimpianto per qualcosa che non avrebbe mai conosciuto.
Appena se ne rese conto sentì il viso andarle a fuoco.
Si portò le mani sulle guance e abbassò lo sguardo per l’imbarazzo.
“Ma cosa vado a pensare? Non è da me fare ragionamenti del genere”.
Si girò un’ultima volta per guardare la lapide.
“A quanto pare è proprio vero, sei riuscito a cambiarmi un poco anche tu, dopotutto”.
«Andiamo sorellona!», la chiamò Lisanna.
«Arrivo!», rispose sorridente, mentre una foglia si staccava da un ramo e cadeva, passando davanti alla lapide e posandovisi davanti.
 
 
 
QUI GIACE KRONO DARKSTAR
X769 – X793
 

“Dopo tanta dannazione, ora qui finalmente in pace riposi”
 
 
FINE


Note dell’autore
Beh, non ho più molto da aggiungere. La storia è finita (ahah, finalmente ho messo la spunta su completa!!), l’unica cosa che posso fare è ringraziare tutti i lettori silenziosi. Non avendo pubblicato altre storie oltre a questa non saprei dire se il numero di visualizzazioni sia alto o basso e suppongo che alcuni avranno aperto lo stesso capitolo più di una volta (specialmente il primo), comunque è un numero di cui sono soddisfatto.
Bene, grazie ancora, specialmente a chi ha messo la storia tra le seguite e le preferite e anche a chi ha recensito.
Itachi chiude.
 

 
 
 

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