Un diavolo a Roma

di AlbAM
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Alba, il bianco e il nero ***
Capitolo 2: *** Fine di un'amicizia? ***
Capitolo 3: *** E' proprio lei! ***
Capitolo 4: *** Trinità dei Monti ***
Capitolo 5: *** Nei panni dell'altro ***
Capitolo 6: *** Un problema alla volta! ***
Capitolo 7: *** Strega! ***
Capitolo 8: *** C'è qualcuno nello specchio! ***
Capitolo 9: *** Esci da questo corpo! ***
Capitolo 10: *** Non fidarti degli sconosciuti! ***
Capitolo 11: *** Chi è Azaele? ***
Capitolo 12: *** Sogno o realtà? ***
Capitolo 13: *** Il racconto di Michele ***
Capitolo 14: *** Safet! ***
Capitolo 15: *** Nuove Alleanze ***
Capitolo 16: *** L'altra faccia della medaglia ***
Capitolo 17: *** Un accordo pericoloso ***
Capitolo 18: *** Un assembramento infernale ***
Capitolo 19: *** Fidati di me ***
Capitolo 20: *** Nascita di una strega ***
Capitolo 21: *** Non smetterò mai di cercarti ***
Capitolo 22: *** La resa dei conti ***
Capitolo 23: *** Dio li fa e poi li accoppia ***



Capitolo 1
*** Alba, il bianco e il nero ***


Questa storia è nata tanti anni fa, più o meno intorno all'anno 2009, ma per un motivo o per un altro pur avendo tutta la storia in testa e nonostante avessi già scritto diversi capitoli non ero mai riuscita a mettermi sul serio per finirla. L'esperienza fatta con la fan fiction dedicata alla serie Lucifer, mi ha fatto tornare la voglia di lavorarci e concluderla. A proposito, non è ispirata in nessun modo a Buona Apocalisse a tutti o Good Omens, ai tempi non sapevo nemmeno dell'esistenza del libro di Gaiman e Pratchett.

Si tratta di una commedia romantica e soprannaturale ambientata in una Roma un po' reale e un po' inventata.

Spero che possa tener compagnia e soprattutto regalare un po' di sorrisi a chi la leggerà.


AlbAM



Un diavolo a Roma



Capitolo 1


Alba, il bianco e il nero



La ragazza ansimava sconvolta, la fatica della lunga corsa in mezzo al bosco cominciava a farsi sentire, ma fermarsi per riprendere fiato era impossibile, le voci dei contadini infuriati erano sempre più vicine “Strega, strega maledetta, questa volta non riuscirai a fuggire...”

Si voltò per cercare di capire quanto distavano i suoi persecutori, ma fu un errore, inciampò su una radice e cadde per terra procurandosi una ferita alla gamba.

Maledizione” pensò disperata “ora seminarli sarà ancora più difficile!”

Si alzò faticosamente e provò a correre, ma un dolore lancinante alla gamba la fermò subito “Oh, no” pensò e proprio in quel momento sentì l'urlo stridulo di un contadino con una folta barba bionda “L'ho vista! È laggiù, dietro quel cespuglio di timo, non può più sfuggirci”


#


Bip, biip, biiip, biiiiip, Biiiiiiiiiiiiiiip


HO CAPITO, BASTA!” si lamentò Alba mentre con una mano cercava inutilmente di bloccare la suoneria della sveglia.

Biiiiiiip, Biiiiiiiip

TLAC

Finalmente era riuscita a trovare il maledetto tasto.

Ancora mezzo addormentata, ripensò al sogno le cui immagini erano ancora vivide nella sua mente, per l’ennesima volta si era svegliata esattamente nel momento in cui quell’odioso contadino la scorgeva dietro il cespuglio.

Che significato poteva avere quello stupido sogno ricorrente e perché diavolo non riusciva mai a sapere come andava a finire si domandò stizzita girandosi a pancia in su e fissando il soffitto.

Lo sguardo le cadde sul ragno che dalla fine dell'estate aveva preso possesso dell'angolo tra le due pareti sopra il suo letto costruendovi una elaborata ragnatela che ristrutturava senza sosta.

Tutta fatica sprecata amico mio” pensò “questa primavera dovrai cercarti un altro alloggio”

Arianna, la sua migliore amica che soffriva di aracnofobia, le aveva più volte domandato con aria terrorizzata come potesse sopportare la presenza di quella bestia schifosa proprio sopra la sua testa.

Lei rispondeva, mentendo, che malgrado facesse regolarmente pulizia, i ragni continuavano ad entrare e fare la tela in quell'angolo.

Ma la realtà era che non riusciva a scacciare il ragno in pieno inverno. Non poteva fare a meno di immaginarlo sotto la pioggia mentre si trascinava solo e infreddolito alla ricerca di una nuova casa.

Si rendeva conto che si trattava di una melensa immagine da cartone animato disneyano, ma non ci poteva fare niente e forse, sotto sotto, si era anche un po' affezionata al ragno.

Guardò di nuovo l'ora, sospirò, scostò svogliatamente il piumone e scese dal letto a soppalco grazie al quale l'agente immobiliare aveva potuto presentare il suo minuscolo appartamento come un ampio e luminoso monolocale, adatto a clientela giovane e sportiva (leggi: quarto piano senza ascensore).

Come d'abitudine nel giro di poco più di mezz'ora riuscì a fare la doccia, vestirsi, truccarsi e concedersi una rapida colazione composta da tè e biscotti il cui nome ricordava vagamente quello di una marca più nota, la cui pubblicità qualche anno prima le aveva rovinato per sempre l'immagine di un famoso attore di origine spagnola di cui era stata innamorata per tutta l'adolescenza.

Prima di uscire si controllò velocemente. Lo specchio le rimandò l'immagine di una giovane donna minuta, con lunghi capelli neri e ricci, le lentiggini sulle guance e due occhi verdi che la osservavano con uno sguardo malinconico.

Alba pensò che il cappotto blu scuro, un tempo raffinato ed elegante, cominciava a dare segni di cedimento, doveva decidersi ad approfittare dei saldi e comprarne uno nuovo.

Aggiustandosi la sciarpa intorno al collo diede un'ultima occhiata veloce allo specchio “Ma si” pensò “in fondo non ho ancora nemmeno un capello bianco”.

Accompagnata da quel pensiero rassicurante afferrò la borsa del computer e uscì ad affrontare l'ennesima giornata di lavoro.


#


Alla fermata della metropolitana non c'era più la calca di un tempo. Merito della crisi e non certo del miglioramento del servizio.

Alba si guardò malinconicamente intorno, non avrebbe mai pensato di sentire nostalgia per la folla che si accalcava tutte le mattine all'apertura delle porte del treno.

E invece ora si rendeva conto che quella ressa era indice di vita, di ottimismo, di futuro.


Seduta sulla poltroncina del vagone mezzo vuoto, ripensò al suo tragicomico appuntamento della sera prima. Il tipo le era stato presentato dalla sua migliore amica aracnofobica come un ragazzo colto e affascinante.

L'appuntamento era partito male fin da subito quando lei per rompere il ghiaccio aveva provato a parlare della sua serie preferita e lui l'aveva immediatamente liquidata come una serie mediocre per casalinghe frustrate, dopodiché aveva preso il controllo della serata esibendosi in una noiosissima lezione sulla filmografia di Andrej Tarkovskij, prendendo in esame ogni singolo film del regista.

Alba era appassionata di cinema e riconosceva la grandezza intellettuale di Tarkovskij, ma ciononostante non poteva fare a meno di considerare i suoi film una palla mortale. E dire che era stata capace di rimanere sveglia fino a notte fonda per guardare "I sette Samurai" di Kurosawa in versione non tagliata, lingua originale e sottotitoli. Ma Tarkovskij proprio non lo affrontava, figuriamoci poi una serata monotematica dedicata ai suoi film e senza neanche un minimo di dibattito, visto che parlava solo il tipo.

Al termine di una cena che era stata un'agonia, lui le aveva proposto di accompagnarla a casa e dopo aver parcheggiato ci aveva pure provato.

Lei lo aveva respinto cortesemente e lui, che le era praticamente saltato addosso, si era pure offeso!

L'aveva salutata freddamente e se n'era andato sgommando senza neanche aspettare che la ragazza arrivasse al portone di casa.

Certe volte Alba si domandava con quale criterio Arianna giudicasse gli uomini visti i tipi assurdi che le proponeva "Vedrai Alba passerai una serata incredibile… e poi non ti dico che sorpresa a letto!" concludeva sempre con un sorriso ammiccante.

Alba non aveva mai avuto il piacere di sorprendersi, le sue serate "incredibili" si erano sempre concluse sotto casa con un cortese quanto ipocrita "Grazie per la bella serata, teniamoci in contatto".

Ma se Alba era single non era certo colpa dei gusti di Arianna in fatto di uomini, gli ultimi anni infatti erano stati caratterizzati da una serie di storie più o meno brevi e insoddisfacenti.

Le sembravano così lontani i tempi dell'unica relazione veramente profonda che avesse mai avuto.

Che poi a pensarci bene, era abbastanza deprimente che la sua unica relazione di spessore fosse stata quella con Marc, il compagno di scuola francese con cui erano stati fidanzati ai tempi del ginnasio.

Marc era un ragazzino allegro e rilassato con gli occhi neri e i capelli ricci, anch’essi neri.

Aveva dei bellissimi ricordi di quel fidanzamento adolescenziale interrotto bruscamente l'estate della quinta ginnasio quando il padre di Marc, ingegnere navale, aveva dovuto trasferire tutta la famiglia per motivi di lavoro.

Erano finiti ad Hong Kong, non proprio dietro l'angolo.

Si vergognava ad ammetterlo, ma ogni volta che sentiva Laura Pausini cantare Marco se n'è andato e non ritorna più1, si commuoveva pensando a Marc.

Ricordava ancora il dolore straziante provato nel salutare il suo fidanzatino all'aeroporto e le parole di sua madre che cercava di consolarla mentre tornavano a casa “Alba (Dio, come odiava quel nome da vecchia che sua madre era riuscita a imporle) lo so, ora ti sembra impossibile, ma vedrai che presto incontrerai un altro ragazzo, sarai più grande e sarà ancora più bello!”.

Francamente sua madre non si era mai sbagliata così tanto.

A trentadue anni compiuti Alba era fermamente convinta che quella con Marc fosse stata la sola e unica storia d'amore della sua vita e non era sicuramente un caso che le fosse rimasto un debole per gli uomini dai capelli ricci e neri.

EUR FERMI, STAZIONE EUR FERMI”.

La voce impersonale dell'altoparlante la riportò alla realtà. Scese dal treno, e con passo veloce si diresse verso l'uscita della metropolitana.

In pochi minuti arrivò in ufficio, si tolse sciarpa e cappotto e trafficò un po' per far partire il computer.

Mentre il portatile si avviava con l'usuale lentezza, ebbe la sensazione che qualcuno la stesse osservando. Si guardò intorno, ma l'unica persona presente era l’occhialuto collega nell'ufficio di fronte impegnato in una accesa conversazione telefonica.

Guardò fuori dalla finestra, ma vide solo gli operai al lavoro sul tetto del palazzo di fronte.

Alla faccia della sicurezza sul lavoro” pensò osservando gli operai lavorare sotto la pioggia battente senza alcuna protezione.

Poi si immerse nella lettura delle e-mail.

La giornata lavorativa, tanto per cambiare, era cominciata con le solite magagne da risolvere.


#


Il giovane dallo sguardo azzurro e solare camminava con passo leggero e veloce sulle tegole dei tetti di Roma bagnati dalla pioggia scrosciante. Ad ogni passo la treccia in cui erano raccolti i suoi bei capelli biondi rimbalzava allegramente da una spalla all'altra.

L'impermeabile bianco che lo riparava dalla pioggia non sarebbe stato molto intonato alla maglietta estiva di Emergency e ai jeans azzurri scoloriti, ma il giovane lo indossava con una tale nonchalance che l'insieme risultava addirittura elegante. Probabilmente su qualsiasi altra persona l'effetto sarebbe stato del tutto opposto.

Le scarpe All Stars di colore blu e dalla suola liscia non erano certo adatte ad una passeggiata sulle tegole bagnate e scivolose, eppure né l'altezza, né il fatto che molte di quelle tegole fossero sconnesse sembravano creargli alcuna preoccupazione o difficoltà.

Un bambino di circa 5 anni cominciò ad arrampicarsi sulla ringhiera di un balcone per osservare meglio la strada, il giovane alzò il sopracciglio destro con aria severa e sussurrò quasi a se stesso “Attenta Chantal...”.

Mirkooooo, ma cosa fai!” urlò quasi nello stesso istante una giovanissima baby sitter prendendo il bambino fra le braccia con aria terrorizzata, il bambino si voltò e sorrise al ragazzo biondo che gli regalò una strizzatina d’occhio e continuò la sua passeggiata sul tetto.

Saltando da un tetto all'altro il giovane arrivò di fronte ad un capannone in ristrutturazione, si fermò ad osservare gli operai al lavoro sul tetto fino a che ne individuò' uno in particolare.

Eccolo là” pensò “Milo, albanese, anni 28, laureato in ingegneria. Manovale assunto in nero presso l'EdilTurdozzi, fidanzato con Ada Giannini, 24 anni, laurenda in lettere alla Sapienza di Roma...”.

Ehilà Michele, anche tu qui?” una voce allegra alle sue spalle interruppe i suoi pensieri.

Michele si voltò e il suo sguardo si rabbuiò alla vista di un giovane sulla trentina dagli occhi scuri, i capelli nerissimi e ricci e una corta barba nera che gli ricopriva le guance. L'uomo indossava un giaccone nero, un berretto da marinaio, un maglione antracite a coste, jeans neri e un paio di Nike Air Jordan bianche e nere.

Poggiato con una spalla contro un camino, fissava Michele sotto la pioggia battente, le mani affondate dentro le ampie tasche del giaccone e un allegro sorriso di benvenuto stampato in faccia.

Che diavolo ci fai qui, Azaele?” rispose brusco il giovane biondo “lo sai benissimo che il ragazzo è sotto la mia tutela”.

Alla faccia dell'educazione” commentò offeso il giovane bruno “Almeno un ciao, potevi concedermelo visto che non ci vediamo da mesi, o sei ancora arrabbiato per la storia di Lampedusa?”.

Primo, non hai risposto alla mia domanda, secondo... si, sono ancora arrabbiato per la storia di Lampedusa. Sono stato per l’ennesima volta riconfermato ai servizi di recupero e tu non ti sei neanche degnato di cercarmi per chiedermi scusa. Se l'avessi fatto magari non sarebbero passati mesi prima di rivederci”

Ok, ok, hai ragione ti chiedo scusa anzi ti chiedo perdono. Però cerca di capire, non ho potuto cercarti, ti lascio immaginare a cosa posso essere stato assegnato io fino ad oggi, lo sai che laggiù...”.

Aza, non mi interessa” tagliò corto Michele “qualunque punizione ti sia capitata te la sei meritata visto il casino che hai combinato e che mi hai fatto combinare... comunque non hai ancora risposto alla mia domanda: che cosa ci fai qui?”.

Eeeh, ma come siamo sospettosi, stai tranquillo, non ho nessun secondo fine, sono qui per il vecchio” rispose Azaele indicando un uomo sulla sessantina che dal basso urlava agli operai di darsi una mossa.

Sei più tranquillo ora?”

Michele si rilassò “Ok, così va bene” si avvicinò all'amico e lo abbracciò “E comunque anche se sei un grandissimo idiota sono contento di vedere che stai bene”

Azaele restituì l'abbraccio e poi chiese con aria contrita “Allora mi hai perdonato?”.

Ma si, ma si, tanto lo sai che alla fine ti perdono tutte le fesserie che fai".

Michele gli batté affettuosamente una mano sulla spalla, poi sfilando uno smartphone dalla tasca dell'impermeabile commentò “Beh, visto che sapevo che ci sarebbe stato da aspettare mi sono attrezzato”.

Collegò le cuffie al cellulare e ne porse una ad Azaele che domandò “Che ascolti?”

Paranoid dei Black Sabbath” rispose Michele.

Non dovresti ascoltare certe cose!" sorrise Azaele infilandosi la cuffia, Michele ridacchiò.

I due rimasero per un po' seduti uno di fianco all'altro ascoltando in silenzio la musica, ognuno con la sua cuffia. Poi Michele notò che lo sguardo dell'amico era rivolto verso alcune finestre dello stabilimento di fronte al capannone in ristrutturazione.

Si tolse la cuffia e domandò “Che hai da fissare così intensamente quelle finestre?”

Azaele si voltò e rispose visibilmente imbarazzato “Quali finestre?”.

E dai Aza, non sono idiota, quelle dello stabilimento lì all'angolo”.

Si alzò e si avvicinò al bordo del tetto sporgendosi per vedere meglio.

Azaele cercò di impedirglielo tirandolo per un braccio, ma Michele si sciolse dalla stretta e aguzzando la vista vide una donna che lavorava al computer, la osservò per qualche istante pensando che doveva essere impegnata in qualcosa di difficile visto che non muoveva neanche un muscolo.

Osservandole bene il viso si rese conto che aveva qualcosa di molto familiare, di estremamente familiare!

Si voltò verso Azaele con aria sorpresa “Le somiglia parecchio!” esclamò.

Si” rispose Azaele malinconicamente “Ma non sono sicuro... non sono riuscito ad avvicinarmi perché non posso perdere di vista il vecchio, sai com'è non voglio combinare altri casini”

Perché non dici che non ti sei avvicinato di più perché hai paura di rimanere nuovamente deluso?” domandò Michele.

Si, hai ragione” ammise Azaele “la verità è che ho paura che anche questa volta si tratti solo di una notevole somiglianza, niente di più” fissò la donna con uno sguardo triste e aggiunse “E poi se fosse lei... pensi che... insomma dopo tanto tempo... pensi che si ricorderà ancora?”.

Fidati Aza” rispose Michele sorridendo ironico “nessun essere umano potrebbe dimenticarsi di aver incontrato uno della tua specie, anche solo per un minuto!”.

Spiritoso, non mi sembra di essere quel genere di demone”.

Sto scherzando, non prendertela, lo so bene che non approvi lo stile Zuul”.

Quegli stupidi demoni sumeri...!” ridacchiò Azaele “Ci rovinano l'immagine!”.

Michele sorrise anche lui, era contento di essere riuscito a far ridere Azaele, gli dispiaceva vederlo così triste e poi conoscendo l'amico temeva che l'umore tetro potesse spingerlo a combinare l'ennesimo pasticcio.


#


Alba sorseggiava il caffè della pausa di metà mattina osservando gli operai ancora al lavoro sul tetto in costruzione, la pioggia era finalmente cessata e un bel cielo azzurro cominciava a farsi spazio tra le nuvole grigie.

Lo sguardo di Alba, a tratti, non poteva evitare di spostarsi verso il tetto del palazzo all'angolo, aveva la strana sensazione che da lassù qualcuno la stesse osservando, eppure non riusciva a scorgere nessuno, strano!

Una collega dell'amministrazione entrò improvvisamente nel suo ufficio e con uno sguardo terrorizzato le domandò senza neanche salutarla “Ma, tu che ne pensi del discorso di Molinesi alla Prima Riunione Generale?”

Boh, ha fatto il suo show, no? E’ pagato per questo”

Si ma è evidente che è qui per tagliare teste anche se ufficialmente è stato chiamato per fare formazione e migliorare la collaborazione tra uffici. Il tuo colloquio individuale com'è andato? Io ho paura di aver detto troppo!”

Alba travolta dall’ansia della collega ebbe l’impressione che una mano sconosciuta le fosse entrata dentro il petto e avesse cominciato a stingerle il cuore.

Cercando di mantenere la calma rispose “Ma, no, stai tranquilla! Siamo sempre tragici qui dentro, se è venuto per fare della formazione sarà così, sono anni ormai che qua dentro non si fa nessun tipo di formazione” ma neppure lei credeva a quello che stava dicendo e la faccia pallida e tesa della collega non era d'aiuto.

Mentre parlavano un giovane operaio biondo perse improvvisamente l'equilibrio e rotolò lungo il tetto del capannone in ristrutturazione, la collega di Alba lanciò un urlo di terrore.

Alba si voltò e vide con sollievo che l'operaio era riuscito ad aggrapparsi ad una trave, un altro operaio era già li e stava per afferrarlo.

Ma la trave era ancora bagnata e scivolosa a causa della pioggia recente, il ragazzo perse la presa e Alba lo vide precipitare sul marciapiede.

Rimase pietrificata, al contrario della collega dell'amministrazione che iniziò strillare come una pazza insieme agli altri colleghi che erano stati testimoni di quella terribile tragedia.

In mezzo alla confusione di quelle grida distinse chiaramente una voce urlare “Gesù lo sapevo che non dovevo prenderlo questo albanese di merda, finisco in galera per colpa di ‘sto imbranato del c... cuore... il cuo... il cuo...!”.

Il proprietario dell'impresa edile, terrorizzato dalle conseguenze legali ed economiche dell'accaduto colto da infarto si portò una mano al cuore e stramazzò a terra senza finire la frase.


Alba si sentì svenire, tutto intorno a lei cominciò a diventare confuso e per un attimo le sembrò di vedere davanti a se due ombre, due fantasmi alati, uno bianco e uno nero che sospesi nel vuoto la fissavano da dietro i vetri del suo ufficio con gli occhi spalancati.

Sto svenendo e ho le allucinazioni” pensò prima di perdere completamente i sensi.


#


É lei Aza, è lei!” esclamò Michele.

É lei e ci ha anche visto Michele, ci ha visto! Ma come è possibile?”.

Azaele non riuscendo più a controllare la sua curiosità aveva spalancato le sue nere ali da pipistrello ed aveva svolazzato fino alle finestre dell'ufficio di Alba.

Michele aveva deciso di seguirlo per poterlo riportare all'ordine in tempo per evitare disastri.

Ma che dici Aza, non può averci visto!”.

Ti dico di si Miky”.

E io ti dico che non è possibile”.

Continuarono a battibeccare per qualche minuto fino a che non sentirono distintamente un urlo alzarsi dalla strada “Miracolo, miracolo, sono vivi, sono risorti!”

Michele e Azaele si fissarono interdetti, poi abbassarono lo sguardo verso la strada e con orrore si resero conto che avevano perso troppo tempo davanti alle finestre dell'ufficio di Alba, le due anime che avrebbero dovuto “ritirare” erano rientrate nei rispettivi corpi e il giovane albanese e l'anziano imprenditore si erano risvegliati.

Una piccola folla si era già raccolta intorno ai due e la notizia del miracolo cominciava a passare di bocca in bocca.

Ops!” esclamò Azaele “Ho paura che ci siamo cascati un'altra volta”.

Questa volta è quella di troppo Aza” commentò buio Michele osservando la scena sotto di sé “questa volta non basterà chiedere scusa”



Nota: “La solitudine” - Laura Pausini (1993)

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Capitolo 2
*** Fine di un'amicizia? ***


Capitolo 2


FINE DI UNA AMICIZIA?


Devo fare qualcosa, Miky, non so cosa ma qualcosa devo fare!”.

Azaele continuava a svolazzare nervosamente intorno a Michele, erano sul tetto del palazzo dove lavorava Alba e Michele, seduto sul cornicione con le gambe penzoloni nel vuoto, osservava costernato la scena caotica che si stava svolgendo sotto il suo sguardo.

Una folla esaltata ed inneggiante al miracolo aveva invaso la strada bloccando l'ambulanza che, a sirene spiegate, cercava di aprirsi un varco per riuscire a portare i due miracolati in ospedale.

Il conducente di un taxi suonava il clacson senza sosta sperando, inutilmente, di riuscire a farsi largo tra la folla di curiosi.

Alcuni vigili tentavano senza molta convinzione di riportare la calma mentre le finestre e i balconi dei palazzi circostanti erano affollati di curiosi che si sporgevano verso la strada cercando di capire cosa stesse succedendo.

Aza non possiamo fare più nulla” rispose costernato Michele “Guarda che disastro, ormai non possiamo più ritirare le anime di quei due!”

Quali anime, di che parli, io parlavo di Alba” rispose Azaele confuso.

MA SEI IDIOTA, AZA?” urlò Michele alzandosi in piedi.

Ma ti rendi conto che a causa della nostra sbadataggine per l'ennesima volta abbiamo modificato il destino di due anime? Ti rendi conto che stavolta abbiamo davvero oltrepassato il limite?”

Ricadde seduto sul cornicione e prendendosi la testa tra le mani mormorò “Mi assegneranno come minimo altri 50.000 anni di servizi di recupero, sempre che non mi tolgano l'aureola e mi mandino a far la guardia alle porte del limbo, che sarebbe anche peggio. Povero me che disastro!”.

Azaele rendendosi finalmente conto della situazione e della disperazione di Michele smise di svolazzare e avvicinandosi all'amico gli poggiò una mano sulla spalla per consolarlo.

Dai Miky, non credo che la situazione sia così tragica, lassù sono comprensivi non è mica come da noi che...”

Michele lo interruppe furente “Lassù saranno anche comprensivi, ma sono ligi al dovere e scrupolosi! Non è come da voi, che avete un tale casino che se non consegni un'anima sono capaci di accorgersene dopo tremila anni!”

Si, però quando se ne accorgono sono cavoli amari, lo sai benissimo! Il perdono non è esattamente di casa dove vivo io!” rispose imbronciato Azaele.

Michele gli voltò le spalle arrabbiato e riprese a mugugnare tra sé e sé.

Azaele offeso, ma anche dispiaciuto per aver fatto arrabbiare l'amico, cominciò a passeggiare nervosamente cercando di trovare una soluzione all'errore che avevano commesso.

In effetti Michele aveva ragione, non era la prima volta che cambiavano il destino di due persone e se a Lampedusa in qualche modo se l'erano cavata, questa volta sarebbe stato più difficile trovare una giustificazione credibile.


#


"Allora, ci muoviamo?" domandò nervosamente il passeggero del Taxi 234, un uomo alto e robusto dai freddi occhi grigi nascosti dietro un paio di occhiali scuri "Non è che posso fare notte qui, veda di farsi strada" aggiunse in tono perentorio.

"Non lo vede che la strada è bloccata?" rispose altrettanto nervosamente il tassista "non posso mica passare sopra la gente!"

"E allora suoni, no? Vedrà che si spostano!"

"Si spostano un par de palle! Ma che è sordo? Sto suonando il clacson da dieci minuti!"

"Avevo le cuffie, lavoro anche in taxi non perdo mica tempo, io!" rispose arrogantemente il passeggero.

"Ah si? Io invece guido il taxi nel traffico perché mi diverto a cazzeggiare in giro per Roma, è il mio passatempo preferito!" rispose sarcastico il tassista.

Il passeggero gli lanciò uno sguardo sprezzante attraverso lo specchietto retrovisore e concluse tagliente "Allora sarà abituato a cavarsela in situazioni come questa, quindi veda di fare il suo lavoro e mi porti a destinazione in orario"

"Se vuole arrivare in orario mi paghi e scenda, la sua destinazione è a trecento metri da qua, è quella palazzina bianca e verde all'angolo!" rispose sgarbatamente il tassista indicando il palazzo dove lavorava Alba.

"Cioè dovrei scendere senza essere portato a destinazione? Io pago e voglio essere portato dove dico io, non dove fa comodo a lei!"

"Scusi lei come si chiama?" domandò il tassista.

"Corrado Molinesi, perché?" rispose spiazzato il passeggero.

"Guardi, adesso piglio il microfono e comunico a tutti che il Signor Corrado Molinesi non può scendere trecento metri prima della destinazione e farsela a piedi, sono sicuro che la folla come sente il suo nome si apre come il Mar Rosso, che in confronto Mosè scansate proprio!" concluse il tassista lanciando un sorriso sarcastico ad un furioso Molinesi.


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Azaele smise di passeggiare e per qualche minuto osservò con attenzione la confusione che regnava sotto di lui.

Improvvisamente un'espressione allegra gli illuminò il viso, si avvicinò all'amico e disse con tono rassicurante “Ascolta Michele, una soluzione in realtà c'è, non è passata neanche mezz'ora, siamo sicuramente ancora in tempo per recuperare le anime prima che il loro destino venga modificato irrimediabilmente, nessuno si accorgerà di niente, vedrai!”.

Ma che diavolo stai dicendo Aza, come accidenti possiamo recuperare le loro anime? Ormai sono sopravvissuti”.

Un modo c'è, Miky" rispose Azaele fissando con sguardo diabolico l'elegante passeggero del taxi bloccato dalla folla. L'uomo stava discutendo nervosamente con l'autista come se la colpa del caos che bloccava la strada fosse di quel poveretto.

Guarda quei due nel taxi" spiegò "loro non sono destinati a morire e neanche il personale medico di quell'ambulanza, quindi se prendo possesso del corpo dell'autista dell'ambulanza, giusto il tempo di causare un incidente mortale con il taxi e recuperare le “nostre anime...”.

MA SEI IDIOTA?” urlò Michele “Ma secondo te io posso permetterti di impossessarti di un corpo mortale come uno stramaledetto demone? Ma per chi mi hai preso?”.

Azaele lo guardò offesissimo e rispose “In primo luogo modera i termini perché mi stai offendendo, in secondo luogo tu non permetti niente a nessuno: IO SONO un demone e mi impossesso di chi mi pare, in terzo luogo, non c'è altro modo, quindi vado!”

Detto ciò spalancò le ali e si gettò giù dal tetto.

Oh, mio D… auch!” Michele si morse la lingua per non finire la frase, poi si buttò dal tetto pure lui, cercando di raggiungere l'amico.

Azaele era quasi arrivato a tiro dell'autista dell'ambulanza quando una spinta lo fece rotolare per terra e finire a gambe all'aria.

Accidenti a Michele e al suo stramaledetto carattere integerrimo” pensò, quindi riprese il controllo e si diresse di nuovo verso l'ambulanza.

Ma Michele gli afferrò un'ala bloccando il suo slancio.

Per la miseria Miky, piantala” urlò Azaele gettandosi furioso contro l'amico.

I due cominciarono a lottare rotolando l'uno sull'altro.

Improvvisamente l'ambulanza riuscì ad aprirsi un varco e partì a tutta velocità in direzione del taxi spiegando la sirena per avvertire del suo passaggio, ma l'autista non si accorse del pericolo perché era ancora impegnato a litigare con il passeggero.

Azaele urlò ridendo “Guarda ci pensano da soli, muahahahha!”

Michele sconvolto cercò di inviare un avvertimento telepatico all'autista del taxi, ma questo era talmente preso dal litigio che non sentì nulla.

Michele lasciò andare Azaele e si lanciò verso il tassista con l'intento di riportarne l'attenzione sulla strada.

Di colpo il tassista si accorse del pericolo e allungò il piede verso l'acceleratore per tirarsi da parte, nello stesso istante Corrado Molinesi afferrò la testa dell'autista e sbattendola contro il volante con un sorriso diabolico e gli occhi che mandavano bagliori rossi esclamò "Hai perso Miky!”

A quel punto successe il finimondo.

L'ambulanza si schiantò a tutta velocità contro il taxi ribaltandosi su se stessa più e più volte, il taxi venne spinto con violenza contro un palo della luce che si piegò in due centrando in pieno la vetrina di un negozio di scarpe e facendola esplodere letteralmente in mille pezzi.

La folla di curiosi fu investita da una miriade di frammenti di vetro, e fu probabilmente un miracolo se non si verificò una vera e propria strage, la maggior parte dei presenti se la cavò solo con qualche graffio.

All'esplosione della vetrina seguì un silenzio irreale, il tempo sembrò fermarsi finché uno sportello dell'ambulanza si aprì con uno scricchiolio e un paramedico insanguinato si trascinò fuori dall'ambulanza.

La folla ricominciò a urlare, un poliziotto chiamò un'altra ambulanza poi corse ad aiutare il paramedico, un altro si diresse verso il taxi per verificare le condizioni dei due passeggeri “Non posso crederci” esclamò sbigottito dopo aver guardato dentro la macchina accartocciata “dopo un simile schianto sembra che siano ancora vivi!”

La stessa cosa non si può dire per i due miracolati” lo informò il collega raggiungendolo “sono morti sul colpo. Si vede che era destino, in un modo o nell'altro!”


#


Ma perché sei così furente Miky?” domandò Azaele “abbiamo risolto il problema, abbiamo recuperato le anime...!”.

Erano di nuovo sul tetto della palazzina dove lavorava Alba, Michele lo stava insultando e accusando di essere un folle totale.

L’anima del povero Milo, che Michele teneva stretto per un polso, si scambiava sguardi allibiti con l'anima dell'imprenditore che Azaele teneva per un braccio. La sorpresa per il litigio a cui stavano assistendo aveva di gran lunga superato quella di aver compreso di essere morti.

Tu non ti rendi conto, guarda che disastro, pensi che lassù non capiranno quello che è successo? Come farò a spiegare una cosa del genere? Cosa risponderò quando mi chiederanno come ho fatto a recuperare l'anima di Milo? Gli dirò che il mio amico demonio ha posseduto un poveraccio per costringerlo ad aiutarci? Gli dirò che per recuperare la mia anima ho quasi causato una strage? E secondo te, saranno contenti lassù? Sono stanco Azaele, stanco, tu non sei un vero amico, tu sei solo e unicamente uno stramaledetto egoista, un casinista senza speranza!”

Ma Michele io... ”

No basta, la verità è che avrei dovuto troncare la nostra amicizia già da allora, quando scegliesti da che parte stare! I tuoi errori continuano a ricadere su di me. E' venuto il momento di ammettere che Ysrafael ha sempre avuto ragione. Questa amicizia non ha più senso, è ora di darci un taglio Aza!”

E dai, ora stai esagerando, Miky...”

Non scherzo Azaele e non voglio vederti mai più, la nostra amicizia finisce qui, è chiaro?” urlò Michele.

Azaele resosi conto che l'amico parlava sul serio balbettò sconvolto “M... m... ma, noi siamo amici da sempre, da milioni di anni!"

Noi eravamo amici, ERAVAMO, hai capito? Non voglio più incontrarti, sparisci e non farti vedere mai più per il resto dell'eternità sono stufo di essere coinvolto nei tuoi casini, hai capito? Addio per sempre!”

Ma Michele...”

Basta, sta zitto, ho detto addio” tagliò corto Michele, quindi spiegò le ali e si lanciò in volo verso il cielo portando con sé Milo.

Azaele spiegò anche lui le ali e trascinando con se il vecchio imprenditore provò a seguirlo pregandolo di fermarsi, ma Michele lo ignorò dirigendosi sempre più in alto.

Azaele continuò a seguirlo implorando di perdonarlo finché improvvisamente si schiantò contro un muro invisibile che lo respinse con violenza verso la terra.

Mentre precipitava inesorabilmente verso l'Inferno provò un terribile dolore al petto per la perdita di quello che aveva sempre considerato più un fratello maggiore che un amico.

Chissà se anche LUI ha provato un dolore così profondo quando è stato cacciato giù per sempre...” pensò Azaele piangendo silenziosamente al ricordo di una battaglia perduta molti e molti millenni prima.

Il signor Turdozzi, vedendolo piangere, per la prima volta in vita sua si preoccupò per qualcuno che non fosse se stesso e rivolgendogli uno sguardo commosso cercò di consolarlo "Non preoccuparti ragazzo si vede benissimo che quel biondino ci tiene a te, vedrai che quando gli sarà passata l'arrabbiatura tornerete ad essere amici!".

Non aveva finito di pronunciare quelle parole che il suo braccio sgusciò via dalla mano di Azaele e la sua anima fu risucchiata verso l'Alto dei Cieli.

"Fantastico!" sospirò avvilito Azaele continuando a precipitare "Nel giro di due ore non solo ho perso il mio migliore amico, ma sono anche riuscito a farmi scappare sotto il naso un'anima nera, recuperarla e alla fine commuoverla al punto di farle ottenere il perdono e mandarla dritta in Paradiso. Michele ha ragione, questa volta l'ho combinata davvero troppo grossa, il mio supervisore mi ammazzerà!"

E mentre pensava a come cavarsela, la terra si aprì per accoglierlo nel Regno degli Inferi.



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Capitolo 3
*** E' proprio lei! ***



Capitolo 3

È proprio lei!



Ma non è possibile” si lamentò il contadino furioso mentre con una roncola falciava furiosamente i rami di un povero cespuglio “Vi giuro che era qui, l’ho vista con i miei occhi era in piedi dietro questo cespuglio e mi guardava con quegli occhi da strega”.

Gli altri contadini si erano buttati a terra sfiniti per il lungo inseguimento e delusi per il mancato linciaggio.

Alla fine il contadino si arrese “La puttana del diavolo deve aver fatto uno dei suoi incantesimi non c’è altra spiegazione” sentenziò sudato e sconfitto.

Improvvisamente si sentì un fruscio, un cinghiale si sporse da dietro una quercia e osservò incuriosito i contadini.

Eccola è lei!” urlò il contadino barbuto indicando il cinghiale “Si è trasformata per non farsi riconoscere!”

A quel grido tutti contadini balzarono in piedi e si buttarono all’inseguimento del povero cinghiale che, vista la malaparata, schizzò via di gran carriera verso la folta vegetazione del sottobosco.

#

Alba stava riprendendo conoscenza, intorno tutto le sembrava un po' confuso.

Delle figure indistinte incombevano su di lei in modo minaccioso, cercò di allontanarle con una mano, ma non andavano via.

Una figura scura si fece spazio tra le altre “Chi sei? Ti conosco?” domandò Alba strizzando gli occhi per cercare di distinguerne il volto.

Ma tra lei e l'ombra scura si frappose un viso familiare, Alba riconobbe Marzia una collega dell'amministrazione e le sorrise debolmente.

Alba, ti sei ripresa finalmente!” commentò Marzia sospirando di sollievo.

Ma che è successo? Sono svenuta?” domandò confusa Alba rendendosi conto di essere adagiata sul letto dell'infermeria e circondata da un gruppetto di colleghi, alcuni lì in quanto componenti della squadra di primo soccorso, altri per curiosità o per poter malignare su un suo eventuale tentativo di fare un po' di scena per andare a casa prima.

Sei rimasta svenuta per quasi un'ora, non riuscivamo a rianimarti in nessun modo. Abbiamo cercato inutilmente di far arrivare un'ambulanza ma con il disastro che è successo il traffico era completamente bloccato” le spiegò il collega Marozzi dell'ufficio progetti.

Disastro?” domandò Alba, poi si ricordò del terribile incidente a cui aveva assistito “E' vero” mormorò “quel povero ragazzo...”.

E mica solo lui” commentò esaltato un collega “Anche quel poveraccio del proprietario dell'impresa di costruzioni, e poi c'è stato uno scontro pazzesco tra un'ambulanza e un taxi, che storia!”

Alba non capiva cosa ci fosse di tanto esaltante in una simile tragedia, ma d'altra parte il collega non aveva mai brillato per la sua sensibilità.

Ebbe un piccolo capogiro e per un attimo le sembrò di percepire nuovamente la presenza dell'ombra scura dall'aria familiare.

Si guardò intorno ma tutto ciò che vide furono i colleghi, un armadietto per i medicinali e un poster che ritraeva un cucciolo di elefante che si accingeva ad attraversare un fiume in piena mentre mamma elefantessa lo aspettava sull'altra riva con atteggiamento incoraggiante.

La foto era accompagnata dalla frase motivante “Tutte le cose sono difficili prima di diventare facili!”.

Qualche solerte impiegato dell'ufficio personale doveva aver concluso che in infermeria ci finissero più che altro i dipendenti che non reggevano lo stress del lavoro.

Il collega dell'ufficio progetti propose ad Alba di andare a casa, ma lei notò i sorrisetti maligni sulle labbra dei colleghi più pettegoli e rifiutò l'offerta.

Grazie, Vincenzo, ma adesso sto bene”.

Sicura?”.

Si, davvero, è tutto ok, voglio tornare nel mio ufficio!”.

Va bene, ma tra mezz'ora chiamami e confermami che è tutto a posto. Marzia per favore accompagnala”.

Tornando in ufficio Alba si rese conto che la tensione non si era ancora allentata, i colleghi continuavano a commentare l'accaduto e intorno alla macchinetta del caffè un capannello di persone discuteva la dinamica degli eventi.

Una collega dell'Ufficio personale arrivò in coppia con la sua inseparabile amica dell'Ufficio commerciale e con l'aria di chi sta per rivelare lo spoiler del secolo esclamò “Non vi immaginerete mai cosa ho saputo!”.

La ragazza ottenuta l'attenzione desiderata sussurrò “Indovinate chi era il passeggero del taxi investito dall'ambulanza...” fece una piccola pausa ad effetto e poi rivelò “Molinesi! E a quanto pare si trova in stato di coma al S. Eusebio!”.

Si levò un “Evvaiiii!!” corale seguito da un silenzio imbarazzato.

I presenti, evitando di guardarsi negli occhi, si dileguarono bofonchiando qualche “Beh, vado... E' tardi, devo timbrare...”.

Arrivata in ufficio Alba ringraziò Marzia e si avvicinò alle finestre, il tetto del palazzo in costruzione era deserto e in strada erano rimasti solo gli ultimi curiosi e alcuni Carabinieri che stavano finendo di delimitare la zona della disgrazia.

Improvvisamente si ricordò che doveva chiamare un fornitore, nello stesso istante squillò il telefono, Alba rispose e commentò stupita “Signor Guidotti? Che sorpresa, stavo pensando proprio a lei!”

#

Azaele atterrò sulle riva dell'Acheronte guardandosi intorno speranzoso, aveva appena trovato il modo per togliersi dai guai, non era raro infatti che qualche indisciplinato collega abbandonasse la sua “consegna” sulla riva del fiume senza preoccuparsi di affidarla personalmente a Caronte che regolarmente si infuriava e inviava messaggi di protesta agli Arcidiavoli denunciando che “Ancora una volta mi ritrovo costretto ad interrogare un "utente" sprovvisto di accompagnatore al fine di verificarne il Girone di destinazione! Ricordo che tra le mie mansioni non vi è la valutazione del curriculum del peccatore e pertanto non mi assumo alcuna responsabilità in caso di errori di consegna”.

Caronte sapeva molto bene che l'utilità di tali comunicazioni era di poco inferiore allo zero periodico, ma non voleva rinunciare al suo sacrosanto diritto di far presente ai piani alti tutte le inefficienze a cui era costretto a mettere una pezza da milioni di anni!

Azaele notò l'anima di un uomo in giacca e cravatta che si guardava intorno con aria sperduta, sogghignò e avvicinandosi gli domandò in tono amichevole “Salve, serve una mano? Mi sembri un po' in difficoltà!”.

#

Azaele si alzò in volo soddisfatto, ci sarebbero voluti secoli prima che qualcuno si accorgesse che non era lui l'addetto all'anima che aveva appena consegnato a Caronte e a quel punto non sarebbe importato più a nessuno, sempre ammesso che qualcuno se ne accorgesse.

Volò fino all'ufficio della ragazza che somigliava tanto ad Alba e quando lo vide vuoto fu preso dal panico, ma dov'era finita?

Poi sentì un impiegato occhialuto spiegare ad un collega che Alba non era ancora rientrata dall'infermeria.

Il demone trasalì, l'uomo aveva chiamato la ragazza dagli occhi verdi "Alba".

"Non può essere solo una coincidenza" pensò "questa volta l'ho ritrovata davvero!".

Ma l'infermeria dove poteva essere?

Girellò per una decina di minuti tra scale e uffici quando finalmente notò una mappa dello stabilimento.

Una cosa simile sarebbe utile anche da noi” pensò Azaele che regolarmente si perdeva tra i cuniculi infernali e si trovava costretto ad interrompere il tormento di qualche dannato per chiedere indicazioni.

I dannati in genere lo guardavano stravolti e poi gli rispondevano con un urtante sorrisetto di scherno, qualcuno si prendeva anche la soddisfazione di fornirgli le indicazioni sbagliate per ridere alle sue spalle.

Azaele però non se la prendeva più di tanto, in fondo che male c'era se quei poveretti si concedevano un breve momento di allegria in un'eternità di tormenti.

Studiò con attenzione la mappa e una volta individuata la posizione dell'infermeria si materializzò direttamente lì.

Alba, si stava riprendendo proprio in quel momento, guardò verso di lui e domandò "Chi sei? Ti conosco?".

Ma prima che Azaele riuscisse a rispondere la ragazza fu distratta da una donna alta e alquanto robusta che ostruì completamente la visuale del demone.

Ma che palle! Proprio ora che mi aveva notato” pensò, alzandosi leggermente in volo e cercando di attirare di nuovo l'attenzione della ragazza facendole un cenno di saluto accompagnato da un sorriso un po' ebete.

Ma niente, ormai Alba non sembrava più in grado di vederlo.

Probabilmente mi vede solo quando non è del tutto cosciente! Anche un attimo prima di svenire ha visto sia me che Michele, ne sono sicuro” rifletté Azaele rattristandosi al ricordo del litigio con l'amico, non poteva credere che la loro secolare amicizia si fosse interrotta così bruscamente.

No, non era possibile, avrebbe trovato il modo di farsi perdonare da Michele, ne era sicuro... prima però doveva avvicinare Alba e farsi riconoscere.

Ma come?

Ormai era una donna del ventunesimo secolo e malgrado quello che aveva detto Michele, era improbabile che si ricordasse di lui e della vita precedente in cui si erano incontrati.

Apparire nella sua forma diabolica era assolutamente da escludere, l'avrebbe traumatizzata per sempre.

Presentarsi nella sua forma umana e domandarle “Ciao ti ricordi di me?”

Lasciamo perdere, era il tipico approccio da maschio senza fantasia. Lo avrebbe liquidato in mezzo secondo.

Seguirla fino a casa cercando di farsi notare?

Meno che mai, avrebbe fatto la figura dello stalker demoniaco.

Trasferirsi a casa sua e cercare di abituarla alla sua presenza prima di apparirle?

Si vabbè, più che un romantico tentativo di riconquistarla sarebbe sembrata la trama dell'Esorcista1!

Azaele sbuffò "Eppure un modo per avvicinarla senza spaventarla ci deve essere!".

Mentre rifletteva sul da farsi, aveva cominciato a seguire Marzia e Alba tra i corridoi della Ditta.

Arrivato alla macchinetta del caffè una voce allegra lo distrasse dai suoi pensieri "Ehilà, Azaele, sei in cerca di conquiste?".

Il demone si voltò e riconobbe due colleghi "Conquiste?" domandò fingendo di non capire.

"Dai non fare il timido, lo sappiamo tutti che voi del secondo girone avete un debole per le belle ragazze umane!" ridacchiarono i colleghi strizzandogli l'occhio.

Azaele pensò che fosse meglio stare allo scherzo, se avesse cercato di negare avrebbe rischiato di insospettirli e di attirare la loro attenzione su Alba.

"Vabbè, che male c'è se tra un ritiro e l'altro si organizza un giochino a tre per rilassarsi?".

"Hai proprio ragione!" risero i colleghi divertiti.

In quel momento sentì una giovane umana comunicare una notizia piuttosto interessante agli impiegati riuniti davanti alla macchinetta del caffè.

Il tizio che aveva posseduto poche ore prima, il passeggero del taxi, svolgeva un incarico proprio nell'azienda di Alba.

Notizia ancora migliore: al momento non poteva continuare a svolgere tale incarico perché era stato portato in coma all'ospedale S. Eusebio.

Eccola lì la soluzione al suo problema!

L'anima di un umano in coma lasciava il corpo e rimaneva sospesa nel limbo fino al suo risveglio, il che significava che avrebbe potuto impossessarsi del corpo di Molinesi, avvicinare Alba, conquistare la sua fiducia, risvegliare i ricordi della vita precedente e infine al momento giusto abbandonare il corpo dell'umano e riacquistare il suo vero aspetto. A quel punto lei finalmente...”

Il demone sospirò al pensiero di Alba che lo stringeva di nuovo tra le braccia.

Sorridendo si smaterializzò senza neanche salutare i due demoni che osservarono perplessi il suo sorriso soddisfatto aleggiare nell'aria ancora per qualche secondo e poi si diressero ognuno verso l'ufficio del proprio utente.

#

Azaele si materializzò davanti al Pronto Soccorso del S. Eusebio, si concentrò per assumere un’espressione il più disperata possibile quindi entrò e si diresse verso la reception.

Mi scusi” domandò all'infermiera “mio fratello, il Sig. Molinesi è stato appena portato qui in coma per un incidente terribile dove si trova?”

La donna diede una breve scorsa al registro davanti a lei “Chirurgia d'Urgenza piano terra, camera 10, corridoio a sinist… Ma dov'è finito?" si chiese guardandosi intorno stupita.

Azaele volò veloce come un fulmine tra i corridoi del reparto di chirurgia d'urgenza, svoltò l'angolo dell'ultimo corridoio che lo separava dalla camera numero 10 e si fermò bruscamente.

Poco più avanti un angelo dall'aria contrita subiva una ramanzina da un altro angelo più anziano e dal profilo vagamente dantesco.

Ariel e Ysrafael? Per la miseria, questo è un problema!” pensò Azaele nascondendosi dietro l'angolo e sporgendosi leggermente per ascoltare il dialogo tra i due angeli.

Soprattutto da uno con la tua esperienza, proprio non mi sarei aspettato un simile errore... me lo posso aspettare da Michele, che purtroppo è sempre accecato da quella assurda amicizia, ma da te?”

Mi dispiace Ysrafael, so di non avere scuse, ma ti assicuro che mi sono distratto solo per un attimo e all'improvviso è scoppiato il finimondo. Ho visto Michele che cercava di fermare Azaele e davvero non ho capito cosa stesse succedendo finché quel piccolo bastardello mi ha posseduto l'utente e...”.

Basta così Ariel, come hai potuto distrarti? Sai molto bene che questo tipo di umani sono i più inclini a tendere verso i nostri avversari, i più difficili da portare dalla nostra parte e i più facili da perdere!”

Azaele sorrise soddisfatto, Ariel era un insopportabile presuntuoso e trattava sempre Michele con sufficienza, scoprire di averlo messo in difficoltà era un vero piacere.

Ma ora c'era un grosso problema da risolvere, come avrebbe potuto insinuarsi nel corpo di Molinesi e uscire dall'Ospedale senza che i due angeli se ne accorgessero?

Le sue riflessioni furono interrotte da una potente pacca sulla spalla che lo fece volare contro il muro.

Regazzino, che ci fai qui?” gli domandò un possente diavolo osservandolo divertito mentre si rialzava intontito. Il diavolo, alto quasi due metri, indossava un gilet di pelle nero direttamente sul petto nudo ricoperto di peli rossi, Jeans neri attillati e stivali neri “western” El Charro che Azaele non aveva più visto indosso a nessuno almeno dai primi anni novanta.

Razel? E tu che ci fai? Da quando ti hanno assegnato ai recuperi?” rispose massaggiandosi la fronte.

Di un po' davvero ti sembro il tipo che può farsi destinare ai recuperi? Io non sono un imbranato come te, regazzino! Sono qui per rubare sotto il naso di quell'algido fighetto di Ysrafael un po' di anime, è una cosa che lo fa imbestialire! Uhahahahahah!”

Azaele ridacchiò, Razel e Ysrafael si rubavano vicendevolmente le anime da millenni, da molto prima che fosse creata Roma.

Non mi hai ancora spiegato che ci fai qui, a proposito dov'è il frocetto biondo che ti para sempre le spalle?” domandò Razel guardandosi intorno.

Non lo so dov'è, anche lui ha i suoi impegni e comunque piantala di offenderlo!” lo apostrofò Azaele avvicinandosi con aria di sfida.

Altrimenti?” rise Razel afferrandolo per la collottola e scuotendolo come un pupazzo.

Come si arrabbia il piccoletto, quando gli toccano il fratellino biondo!”.

Lasciami Razel!".

Tu dimmi cosa ci fai qui e io deciderò se lasciarti o meno!”

V… va bene, hai vinto!“ balbettò Azaele mezzo soffocato.

E bravo il piccoletto, lo sai che con me non devi scherzà, allora che sei venuto a fare qui?” disse Razel riportandolo a terra e allentando un po' la presa.

Io... sono venuto per quel fesso di Ariel”.

Ariel, intendi il damerino che sta subendo la ramanzina di Ysrafael?”

Si, è dai tempi delle Termopili che non ci sopportiamo, è un presuntuoso spaccaballe”

E quindi?” domandò Razel.

Quindi ho pensato di fregargli un utente in coma prendendomi il corpo fintanto che l'anima è sospesa nel limbo, così quando il tizio si sveglia lo consegno direttamente ad uno dei nostri ragazzi delle custodie speciali. Tanto alla fine chi può dimostrare che la procedura non è stata seguita correttamente?” Azaele evitò di spiegare il suo vero obiettivo, Razel aveva conosciuto Alba e non era certo il caso che venisse a sapere che la ragazza era tornata, almeno per il momento.

Regazzì…” commentò Razel divertito “Nonostante tutto, tu mi sorprendi sempre!”.

"Allora mi lasci andare adesso?".

Razel mollò finalmente il collo di Azaele e concluse con un sorriso complice "Se vuoi fregare un corpo datti una mossa, non riuscirò a distrarre quei due damerini a lungo, Ysrafael a differenza di Ariel non è affatto un fesso!"


Nota 1: L'esorcista (1973) di Wlliam Friedkin

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Capitolo 4
*** Trinità dei Monti ***


Capitolo 4

TRINITÀ DEI MONTI


Seduta sulla scalinata di Trinità dei Monti, Alba si godeva un po' del tepore regalato dal sole di un bel sabato mattina quasi primaverile, nonostante fosse ancora febbraio.

Intorno a lei salivano e scendevano lungo la scalinata, gruppi di studenti che avevano saltato le lezioni, turisti che si fermavano per farsi dei selfie, famigliole che si godevano il giorno festivo.

Aspettando la sua amica, quella che odiava i ragni, ripensava al suo sogno ricorrente. L'ultima volta, si era manifestato mentre riprendeva conoscenza nell'infermeria della sua ditta e questa volta Alba aveva scoperto che la ragazza inseguita dai contadini era scomparsa, ma dove era finita?

Ciao Arianna” disse senza voltarsi, rivolgendosi all'amica appena arrivata.

Arianna rimase per un secondo interdetta, poi rispose al saluto “Ciao Alba, scusa ma come hai fatto?”

A fare cosa?”

A vedermi arrivare senza voltarti!”

Alba ci pensò un attimo, non avrebbe saputo spiegare esattamente come, ma aveva chiaramente percepito l'amica alle sue spalle.

Non sapendo bene come giustificare la cosa, rispose con la prima spiegazione che le venne in mente “Ti ho visto arrivare dalla vetrina di Dior”.

Arianna osservò dubbiosa la vetrina ma non replicò.

Allora andiamo a prenderci qualcosa al Caffè Greco?” propose Alba.

Ok”.

Seduta nella accogliente sala dello storico Caffè, Alba cercava di seguire i racconti dell'amica che stava attraversando un momento difficile al lavoro. Ma la sua mente, assecondata dalla musica accattivante di Raul Paz, vagava perdendosi nei ricordi dei recenti avvenimenti.

Molinesi si era presentato al lavoro il giorno dopo l'incidente, perfettamente rasato sia in faccia che in testa, gli occhi grigi coperti da un paio di occhiali scuri e il solito completo Armani per il “manager di successo”.

A parte qualche livido, era del tutto in salute ed era evidente che le voci girate sulla gravità delle sue condizioni erano false.

La Direzione aveva riprogrammato la riunione per presentare il piano di lavoro concordato con Molinesi e lui aveva fatto il suo solito show, al termine del quale tutti i presenti, eccetto Alba e il baffuto collega dell'Ufficio progetti, erano scoppiati in un fragoroso, quanto ipocrita, applauso in un'atmosfera di falso entusiasmo che nascondeva i reali pensieri dei presenti.

O almeno questa era l'impressione che aveva avuto.

Alba! Mi stai ascoltando?” domandò all'improvviso Arianna un po' seccata.

Scusa” rispose Alba mortificata “è che anche da noi è un brutto periodo, questa storia della formazione a cascata mi preoccupa, a lavoro c'è molta tensione, ci sentiamo tutti sotto osservazione”.

Capisco” rispose Arianna, comprensiva “purtroppo è un momento così un po' dappertutto”.

Il cameriere arrivò con gli ordini delle due amiche, un caffè shakerato “con latte” per Alba e un caffè al ginseng per Arianna. Il cameriere posò il caffè shakerato rivolgendo ad Alba uno sguardo di rimprovero, lei fece finta di niente, era abituata alla disapprovazione silenziosa di baristi e camerieri quando specificava che voleva l'aggiunta di latte nel caffè shakerato.

E poi ho l'impressione che questo Molinesi... insomma mi sembra che stia cercando di flirtare con me!” confessò imbarazzata.

Beh, non sei contenta?" commentò Arianna allegramente “Almeno per ora vuol dire che non devi preoccuparti!”

Si, ma prima di tutto non è proprio il mio tipo, è troppo alto, esageratamente palestrato, rasato ed arrogante!"

Arianna alzò gli occhi al cielo "Alto, muscoloso, con gli occhi azzurri e a te non piace! Santo cielo Alba, io pagherei per avere un tipo così che ci prova con me!"

"Sono grigi, non azzurri" replicò Alba.

"Cosa?"

"Gli occhi di Molinesi, sono grigi non azzurri"

"Non ti piace, però il colore degli occhi l'hai notato!" ridacchiò Arianna.

Alba arrossì leggermente rendendosi conto di essere caduta nel bonario tranello dell'amica.

Sul serio Arianna, ho già notato sguardi di disapprovazione da parte di alcuni colleghi e ieri Paoletti, con cui sto collaborando per un nuovo progetto e che mi aveva sempre dimostrato simpatia, di punto in bianco è venuto nel mio ufficio e mi ha fatto una scenata.

Mi ha accusato di non supportarlo e di scaricare su di lui le mie responsabilità, era furibondo, mi ha letteralmente preso a urla, sembrava indemoniato!”

Esagerata!”

Te lo giuro, ero così sconvolta che stanotte non sono riuscita a dormire!”

Non devi prendertela così e soprattutto non dovresti permettere a nessuno di urlarti contro in quel modo, insomma chi diavolo crede di essere?”

Il fatto è che più cercavo di replicare e più urlava, alla fine ho pensato che fosse meglio lasciarlo sfogare!”.

In ogni modo, te lo ripeto, ormai è così dappertutto” cercò di consolarla Arianna “le aziende non assumono più, il lavoro è tanto e si accumula su poche persone sempre più stressate e alla fine ci si sfoga tra colleghi, facendo uscire il peggio di se!”

Già” considerò Alba “è come se questa crisi avesse contaminato anche le persone”

Comunque la questione Molinesi dovrebbe farti riflettere!” disse Arianna con tono scherzoso.

Cosa intendi?”.

Intendo, che se continui a non dare la minima chance ad ogni uomo che non risponde in tutto e per tutto al tuo ideale standard, finirai per restare single a vita!”

Scusa quale sarebbe il mio ideale standard?” replicò un po' infastidita Alba.

Marco se n'è andato e non ritorna più...” intonò Arianna ironicamente e finendo il suo caffè aggiunse “attenta che da giovane single a vecchia zitella acida, è un attimo!”

Bè, grazie per avermelo detto, adesso si che sto meglio!” commentò Alba risentita, era capitato altre volte di scherzare sulle reciproche disavventure sentimentali, ma questa volta aveva colto un sottofondo di malignità nella battuta dell'amica.

Improvvisamente le sembrò di percepire una presenza negativa incombere su Arianna e fu colta da una soffocante sensazione di malessere.

Non riuscendo più a sopportare di stare al chiuso, si alzò in piedi di scatto, pallida in volto.

Senti magari è meglio se ora vado, devo fare un po' di spesa e poi mi sono portata a casa del lavoro”

Arianna rendendosi conto del malessere dell'amica cercò di salvare la situazione “Aspetta, Alba, scusa, non so che mi ha preso, volevo scherzare... mi è uscita male”

Davvero Arianna, devo proprio andare. Ti chiamo stasera, così magari ci mettiamo d'accordo per domenica!”

Alba lasciò la sua parte del conto sul tavolo e si diresse, quasi di corsa, verso l'uscita.

Una volta fuori, riuscì nuovamente a respirare, aspirò un boccata d'aria a pieni polmoni e cominciò a riprendere colore.

Sentì una mano sul braccio, era Arianna che le era corsa dietro preoccupata “Alba, scusa mi dispiace tanto, davvero”

Alba osservò Arianna, l'amica era davvero dispiaciuta per quello che era successo e intorno a lei non incombeva più nulla di negativo.

Scusami tu, ho avuto una reazione esagerata. Andiamo a farci una passeggiata al Pincio, ho voglia di vedere Roma dall'alto!” propose rasserenata.

Arianna sorrise, prese sottobraccio Alba e insieme si diressero verso la scalinata di Trinità dei Monti.

#

Non potevi proprio farne a meno, eh? Hai rischiato di rovinare l'amicizia di quelle due ragazze solo per il gusto di farlo” disse Michele rivolto ad un demone stravaccato su una sedia e con i piedi poggiati sul tavolino occupato, fino ad un attimo prima, da Alba e Arianna.

Embè?” commentò quest'ultimo guardandolo con aria annoiata “è il mio lavoro no?”

No, non era affatto il tuo lavoro altrimenti le avresti seguite anche fuori!”

Quanto la fai lunga, che te ne importa, non sei mica il custode di quelle due no?” rispose il diavolo alzandosi dal tavolino.

A proposito, non hai qualche anima da recuperare? Va bene che da quello che ho sentito dire in giro, ultimamente tu e il tuo amico ricciolo non riuscite neanche più a svolgere un lavoro facile facile come quello!” continuò con aria di scherno dirigendosi verso un altro tavolino intorno al quale, un uomo sulla trentina vestito sportivamente e una giovane donna in tailleur, stavano chiacchierando sorseggiando del vino bianco e flirtando con eleganza, probabilmente si trattava di un primo appuntamento.

Michele evitò di replicare, in fondo non ne valeva la pena, grazie al suo intervento silenzioso Arianna era corsa fuori dal bar per scusarsi con Alba e le due amiche si erano rappacificate.

Ma sei impazzito?” gridò una donna, Michele si voltò e vide la giovane in tailleur vuotare il bicchiere di vino bianco in faccia al trentenne sportivo.

Che razza di cafone” aggiunse la giovane, abbandonando il tavolo infuriata.

Ma vattene affanc...” le urlò dietro lui “pure il conto da pagare mi ha lasciato 'sta stronza!” aggiunse.

Michele lanciò uno sguardo carico di biasimo al demone che, seduto al posto occupato della ragazza in tailleur, gli rispose con un sorriso di scherno.

Michele uscì dal Caffè domandandosi che fine avessero fatto i suoi colleghi, negli ultimi tempi aveva l'impressione che in giro per Roma gli elementi dell'altra fazione fossero molto più numerosi del solito.

Poi si diresse verso le due amiche che, nel frattempo, avevano già raggiunto la metà della scalinata.

Michele era piuttosto preoccupato, nell'ultima settimana era stato impegnato a farsi perdonare da Ysrafael, il suo supervisore, il casino nel quale lo aveva coinvolto Azaele e non aveva potuto controllare se l'amico si fosse invischiato in qualche nuovo pasticcio.

Malgrado quello che gli aveva detto, infatti, Michele non aveva affatto chiuso la sua amicizia con Azaele.

Era arrabbiato, questo era vero, e inizialmente era quasi convinto di voler interrompere per sempre i loro rapporti, ma erano bastati pochi giorni per fargli sbollire la rabbia e cominciare a preoccuparsi per l’amico.

Era certo infatti che Azaele, nel tentativo di farsi notare da Alba, avrebbe finito per cacciarsi nei guai.

Il problema era che non riusciva a trovarlo da nessuna parte.

Aveva chiesto in giro, ma nessuno dei suoi colleghi lo aveva visto e quanto a quelli dell'altra fazione, si limitavano a rispondergli con battute volgari o, nella migliore della ipotesi, a fare spallucce con aria indifferente.

Il fatto che nessuno sapesse dove fosse finito Azaele lo preoccupava enormemente.

Alla fine si era convinto che l'unico modo per trovarlo fosse trovare Alba.

Così quel sabato mattina aveva girato Roma in lungo e in largo e finalmente l'aveva trovata al Caffé Greco.

Era arrivato giusto in tempo per assistere al litigio, per cui non aveva idea di che cosa avessero parlato le due amiche fino a quel momento.

Avendo percepito immediatamente l'amicizia di vecchia data che legava le due ragazze, era sicuro che Alba si sarebbe confidata con l'amica se le fosse capitato qualcosa di strano.

Ma le ragazze avevano continuato a passeggiare fantasticando su quello che avrebbero potuto fare se avessero finalmente vinto un gratta e vinci milionario.

A dire il vero, Alba fantasticava e Arianna la prendeva in giro bonariamente, cercando di convincerla che, statisticamente, c'erano più probabilità che la terra fosse colpita da un meteorite!

Le ragazze arrivarono al Pincio e si sedettero su una panchina.

Michele si avvicinò sperando che cominciassero a scambiarsi delle confidenze utili.

Guarda chi si vede” disse una voce alle sue spalle.

Michele si girò e si ritrovò a fissare il rosso petto peloso di Razel.

Per quanto Michele fosse più alto di Azaele di una ventina di centimetri, neanche lui si avvicinava all'altezza dell'anziano e corpulento Diavolo.

Com'è che stai appresso a queste due gnocchette, ti hanno passato alle custodie speciali?”

Cosa? No!” rispose Michele.

Ah, me pareva infatti!” commentò Razel passando un braccio intorno alle spalle di Michele.

Stringendolo con fare a metà tra l'amichevole e il minaccioso aggiunse “Sai non so com'è, ma mi sa che saresti bravo nelle custodie speciali, biondino, e la cosa mi starebbe a infastidì parecchio, anche se mi sa tanto che se continui a far casini col piccoletto non avanzerai mai di grado!”

Si, beh, comunque non è un problema tuo, giusto?” rispose Michele seccato da quel fare confidenziale, ma anche piacevolmente sorpreso, Razel era pur sempre un “anziano” e quel complimento inaspettato lo aveva un po' inorgoglito.

Hai ragione, non è un problema mio, anzi mi fa piacere se rimani dove stai. Beh, s'è fatta 'na certa, mi sa che vado” tagliò corto Razel abbandonando le spalle di Michele e dandosi una grattata alle parti basse.

E comunque vedi di dare un occhio al regazzino, mi sa che sta combinando più casino del solito” aggiunse poi allontanandosi.

Cosa... aspetta!” tentò di fermarlo Michele, ma Razel aveva aperto le ali e si era alzato in volo “Razel aspetta... Razel lo hai visto? Dov'è?”

Razel si voltò e rimanendo fermò a qualche metro da terra, rispose “Non hai detto che non è un problema mio il tuo rapporto con Azaele? Arrangiati, no? Ma sbrigati a trovarlo perché la gnocchetta che stai seguendo l'ho riconosciuta pure io, non sono mica cieco, e Azaele non è uno che ragiona come noialtri, per questo finisce sempre nei casini”

Ma tu l'hai visto? Sai dov'è?” chiese ancora Michele.

Diciamo che sta dove non dovrebbe stare e che ci sta nonostante avessimo un accordo che ovviamente non ha rispettato, ma visto che la cosa mi sta divertendo non ho ancora deciso di andare a spezzargli il collo. E con questo ti saluto biondino, ti ho detto pure troppo!” concluse Razel sbattendo le ali e allontanandosi velocemente.

Michele, in preda a mille dubbi e preoccupazioni, lo osservò finché non diventò un puntino nero nel cielo di Roma.

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Capitolo 5
*** Nei panni dell'altro ***


Capitolo 5


NEI PANNI DELL'ALTRO


Davvero questo tipo è insopportabile!” pensò Azaele infastidito, buttò da parte gli appunti con gli schemi di lavoro di Molinesi, accese la TV e sorseggiò una birra affondando la mano sinistra dentro un sacchetto di patatine fritte.

Sprofondato nel costoso divano in pelle che troneggiava al centro del salone del lussuoso appartamento, il cui salato affitto era pagato dalla ditta di Alba, ripensò all'anima di Molinesi che ancora una volta aveva tentato di riprendere possesso del proprio corpo.

Ad Azaele erano bastati pochi istanti per ricacciare Molinesi nel limbo, ma come sempre l'anima furente aveva fatto in tempo a ricoprirlo di insulti.

Azaele non sapeva se fossero più fastidiosi gli insulti o la tensione nervosa che Molinesi riversava su di lui che, al contrario, tendeva ad essere un tipo allegro e rilassato.

A dire il vero Michele lo definiva “incosciente”, ma vabbèa parte che aveva un punto di vista da angelo, era anche decisamente ansioso!

Molinesi invece, era un uomo aggressivo e pieno di paure. Aveva paura di essere considerato un perdente, di non primeggiare, di non essere più considerato affascinante dalle donne, di perdere l'elevato stile di vita che aveva mantenuto fino ad allora.

Insomma, a dirla tutta, non sapeva godersi la vita.

Azaele non riusciva proprio a capire come non si potesse godere pienamente di cose quali starsene in mutande su un morbidissimo divano in pelle, con i piedi poggiati su un tavolino di cristallo da cinquemila euro a gustarsi la visione di Star wars - Episode IV, sul maxi schermo curvo “ultra HD” di una futuristica TV di marca coreana.

Che meraviglia, la definizione era talmente elevata che avrebbe potuto contare i peli di Chewbacca1 uno ad uno.

A pensarci bene, un tipo come Molinesi li avrebbe contati davvero per potersi vantare con i colleghi “Duemilionicinquecentrentatremila peli, li ho contati tutti! Prova a farlo con la tua TV!”.

Oh mamma, che stress!” sospirò Azaele, affaticato al solo pensiero di un tale inutile dispendio di energie.

L'unica cosa positiva al riguardo di Molinesi era che non ci sarebbe davvero voluto molto a portarlo sotto il controllo della sua schiera.

Merda!” esclamò, rendendosi improvvisamente conto che era passata già una settimana dall'accordo con Razel!

Era anche vero che, almeno per il momento, nessuno era venuto a cercarlo.

Probabilmente Razel, preso dai suoi impegni, non si era ancora informato riguardo alla consegna di Molinesi ai ragazzi delle "custodie speciali".

E poi chi poteva dimostrare che si era già risvegliato dal coma ed ogni volta che la sua anima tentava di ricongiungersi con il suo corpo, Azaele la rispediva nel limbo senza tanti complimenti.

Ma si, aveva tranquillamente il tempo di risolvere il suo problema con Alba prima che il troglodita dal pelo rosso venisse a reclamare l’anima di Molinesi per uno dei suoi scagnozzi.

Anzi nell’ordine, prima torcergli il collo e poi reclamare l’anima.

Azaele rabbrividì al pensiero del suo collo stretto di nuovo tra le enormi mani dell’anziano colosso.

Bevve un sorso di birra, emise un sonoro rutto liberatorio e si rilassò pensando che i problemi andavano affrontati e risolti uno alla volta e che, per il momento, il suo problema principale era che Alba non sembrava dimostragli alcuna simpatia, anzi malgrado i suoi sforzi per mostrarsi simpatico ed affascinante, nelle poche occasioni in cui era riuscito a parlarle, gli aveva dimostrato una educata antipatia.

Certo poteva capirla, oggettivamente Molinesi era un grosso imbecille, borioso ed arrogante e lui era costretto a mantenere fede al personaggio, oltretutto fisicamente era agli antipodi rispetto ad Azaele.

In definitiva non era proprio il tipo di uomo che poteva affascinarla, né sul piano mentale nè tantomeno su quello fisico.

Bisognava dire che il piano che aveva escogitato, al momento, non si stava dimostrando all'altezza delle sue aspettative.

Azaele sospirò, doveva trovare il modo di coinvolgere Alba in uno dei progetti formativi che era costretto a tenere al posto di Molinesi.


#


Era appena suonata la sirena delle nove quando Azaele, entrò nel parcheggio dello stabilimento, area E - “vista giardino”, altrimenti nota come area dell’E-lite aziendale. Uscendo dalla lussuosa ed ingombrante macchina presa a noleggio, ovviamente aveva scelto la macchina che riteneva più adatta alla personalità di un imbecille come Molinesi, notò una bella donna mai vista prima, sui cinquant'anni, con gli occhiali scuri e un look danaroso dal retrogusto vagamente volgare che si avviava con passo sicuro verso l’ascensore che dal parcheggio portava direttamente agli uffici. Era sicuramente stata una gran bella ragazza da giovane, ma con il passare degli anni, i bei tratti giovanili del suo volto stavano sfiorendo per cedere il posto ai tratti più duri e rozzi.

Le labbra eccessivamente sporgenti, sicuramente ritoccate negli anni del boom del silicone, contribuivano ad accentuarne la volgarità, piuttosto che la bellezza.

La signora entrò nell’ascensore del parcheggio, girandosi per schiacciare il bottone del suo piano lo notò e gli fece bruscamente cenno di muoversi.

Azaele esitò, uno degli effetti collaterali del far parte della “schiera infernale”, in particolare del secondo girone, era che le donne che nascondevano più o meno coscientemente qualcosa di oscuro nel profondo della loro anima lo trovavano irresistibilmente attraente, il che visto lo spazio notevolmente ristretto dell’ascensore, poteva dare luogo ad un situazione potenzialmente soddisfacente ma anche estremamente imbarazzante.

Allora, ti muovi o no?”

Azaele pensò che Molinesi non avrebbe certo fatto la figura dell’imbranato davanti ad una donna, perciò affrettò il passo ed entrò nell’ascensore.

Era ora, ma quanto volevi farmi aspettare?” gli domandò la donna con una ottava in meno nel tono della voce e un sorriso invitante inconfondibile.

Oh, no che palle, non è proprio il momento” pensò Azaele.

La donna allungò una mano continuando a sorridere. Azaele emise un sospiro di piacere.


#


Alba, ormai spazientita, schiacciava insistentemente il pulsante dell’ascensore che per due volte era salito al terzo piano, sceso al piano seminterrato e risalito al terzo, senza sostare a nessun altro piano.

Ma che diavolo ha oggi, l’ascensore?” domandò irritata voltandosi verso il gabbiotto della reception nella speranza di attirare l'attenzione del collega che, intento a seguire la battaglia finale tra Uomini ed Estranei da un tablet non particolarmente camuffato, non la degnò nemmeno di uno sguardo.

Alba alzò gli occhi al cielo, rivolse nuovamente l'attenzione all'ascensore e ordinò spazientita “Ora basta, fermati qui!”.

L’ascensore inaspettatamente si fermò al piano terra e finalmente le porte si aprirono.

Alba fece per entrare, ma subito rimase pietrificata sulla soglia.

All’interno dell’ascensore la Dott.ssa Beratti, Direttrice delle Risorse Umane e il Grosso Fesso Pelato la fissavano imbarazzati, lei con il rossetto sbiadito e la gonna mezzo alzata e lui con le labbra troppo rosse e la cintura dei pantaloni ancora slacciata tra le mani.

La dottoressa Beratti si riprese subito, tirò velocemente giù la gonna con gesto esperto e uscì dall’ascensore scoccando ad Alba uno sguardo gelido e carico di sottintesi minacciosi.

Molinesi belò un imbarazzato “A che piano va?”

Grazie, salgo a piedi” rispose lei, con lo stesso calore emesso dall’iceberg che aveva affondato il Titanic, voltandogli le spalle e dirigendosi verso le scale.

Azaele si appoggiò alla parete dell’ascensore “Bella mossa” pensò affranto “proprio una bella mossa!”.

#


È inutile che continui a mentire, Michele, tanto lo so che sai benissimo dove si nasconde il piccolo bastardo!sbottò infuriato Ariel.

Nella penombra di un vicolo cieco, Ariel e Michele litigavano nell’Antico Verbo.

Nessuno poteva vederli, tranne un gatto nero con una bianca stella sulla fronte che li fissava immobile come una statua.

Cerca di moderare il linguaggio, non mi pare che certe espressioni si addicano alla nostra schiera” rispose irritato Michele “ti ho già detto che non ho la più pallida idea di dove sia, non lo vedo da quasi due settimane, non sono mica il suo guardiano!”

Sei un maledetto bugiardo, non raccontarmi balle, non sono un cretino! Tu sai benissimo dov’è, sai cosa mi ha fatto e lo stai proteggendo perché sei invidioso dei miei successi, anzi scommetto che hai suggerito tu a quel piccolo stronzo di farmi questo scherzo, voi due fareste qualunque cosa per danneggiarmi. Guarda che lo so cosa c’è tra voi due, lo sanno tutti!”

Michele perse la pazienza, stufo degli insulti di Ariel lo afferrò per la bianca tunica e avvicinando il suo viso a quello dell'iroso angelo, gli rispose con tono basso e gelido “Ora basta, non sono disposto a sopportare oltre la tua volgarità, se non sei capace di proteggere le anime di tua competenza dai tranelli di un demone del secondo girone, fatti un esame di coscienza e chiediti se sei davvero idoneo a svolgere il lavoro che ti è stato assegnato!”

Ariel, che non sopportava di essere messo in discussione, si infuriò ancora di più.

Spinse via Michele, sguainò la spada angelica e gliela puntò al petto. Aveva il volto terreo e gli occhi quasi completamente rossi.

Michele era esterrefatto, come era possibile che un suo collega potesse avere una reazione così furiosa e incontrollata?

Eppure Ariel era un angelo come lui.

Che cosa gli stava succedendo, che diavolo stava succedendo a Roma, pensò sconvolto.

Ariel” tuonò una voce imperiosa “rinfodera la spada immediatamente!”.

Ariel si fermò e la sua espressione passò nel giro di un secondo, da furiosa a colpevole.

Ysrafael, uno degli anziani coordinatori delle schiere angeliche, lo fissava con aria profondamente contrariata.

Questo non è un comportamento degno di un angelo del Quinto Cielo, Ariel, vergognati”

Io… perdonami Ysrafael” farfugliò Ariel con aria contrita “il fatto è che Michele, continua a mentire, lui e il suo indegno amico stanno cercando di fregarmi un’altra volta, di farmi sfigurare davanti ai tuoi occhi e…”

Ma non è vero!” si difese Michele “continui ancora con questa storia che cerchiamo di fregarti perché non hai ancora digerito quella volta che Aza alle Termopili ti ha fatto perdere la tua stupida scommessa con gli Arcangeli!”

Non ci sarebbe riuscito se tu non ti fossi messo in mezzo!” ribatté Ariel infuriandosi nuovamente al ricordo di quella dolorosa sconfitta.

Che cosa avrei dovuto fare? Volevi trapassare Azaele con la tua spada angelica per impedirgli di portare Efialte all’inferno!”

Avresti dovuto lasciarmi fare quello che era giusto fare! Azaele non era neanche lontanamente assegnato a Efialte, lo aveva corrotto definitivamente solo per farmi un dispetto, perché mi odia da sempre!”

Tu sei completamente matto! Azaele è un demonio, ha solo agito secondo la sua natura! E non poteva certo sapere che tu avevi scommesso con gli Arcangeli mille anni di recuperi, se non fossi riuscito a salvare l’anima di quel furfante!”

Matto io? Ma ti senti quando parli, stai difendendo un demonio, sei una vergogna per le schiere angeliche!”

ORA BASTA!” tuonò Ysrafael.

I due angeli zittirono di colpo come due scolaretti ripresi dal maestro.

Ariel, per quanto tu possa avere le tue ragioni, ti stai avvicinando al limite, ricorda che le rabbia va gestita e incanalata in modo positivo, altrimenti può corromperti. E sai bene cosa succede ad un angelo che si lascia corrompere dalla rabbia! Calmati e torna al tuo lavoro, quella di Molinesi non è la sola anima di cui ti sia stata affidata la custodia, per litigare con Michele stai rischiando di perdere di vista altri utenti!”

Ariel abbassò il capo, rinfoderò la spada, spalancò le ali e si innalzò in volo senza proferire parola.

Ma mentre si allontanava scoccò a Michele un’ultima occhiata carica d’odio.

Michele lo notò ma evitò di farlo presente a Ysrafael, non aveva intenzione di continuare quella inutile polemica.

Michele, sai molto bene che Ariel non ha tutti i torti, non è così?” domandò con voce grave l’anziano angelo.

In effetti… per quanto riguarda la storia delle Termopili, Ariel potrebbe anche avere ragione, però...”.

Potrebbe? Se non ricordo male, prima hai fermato il fendente di Ariel con la tua spada e poi hai dato involontariamente una tale spinta ad Azaele da farlo rotolare, guarda caso insieme a Efialte, fino al bordo del cratere infernale. A quel punto era davvero impossibile per Ariel impedire che il tuo amico ci saltasse dentro portandosi dietro l'anima di Efialte

Il fatto è che… Ariel era talmente furioso che avrebbe ucciso Azaele. E io non potevo permetterlo, per Azaele ovviamente, ma anche per lo stesso Ariel, che sarebbe stato scacciato dal Paradiso per sempre. Non è consentito uccidere uno dell'altra schiera se non siamo stati aggrediti o se la nostra vita non è in pericolo!”

Questo è vero e io ti credo Michele, ma sappiamo entrambi che Azaele non aveva scelto Efialte solo per via della sua natura di demonio, non è vero? C’erano tanti altri umani da poter corrompere, posto che lui non era nemmeno lì con quell’incarico, non è così Michele?” domandò Ysrafael guardandolo dritto negli occhi.

Ecco, e... effettivamente...” balbettò Michele che non era capace di mentire “Aza, forse sapeva della scommessa…”.

E magari aveva scommesso anche lui con qualcunolo incalzò Ysrafael.

Ecco… credo… credo che avesse scommesso anche lui… con gli Arcangeli...” Ysrafael sollevò un sopraciglio “e con gli Arcidiavoli” ammise Michele in un sussurro.

Dunque era vera la voce che aveva messo in mezzo anche gli Arcidiavoli!” esclamò il coordinatore

Lo sai come è fatto Azaele, è un incosciente!cercò di giustificarlo Michele.

"In conclusione, tu lo hai aiutato a portarsi un anima all'inferno per evitargli la punizione degli Arcidiavoli!” concluse Ysrafael, sempre più severo.

Michele sbiancò e rivolse lo sguardo verso il basso senza riuscire ad aggiungere nemmeno una parola a sua discolpa. Sapeva bene che ai quei tempi Ysrafael non era il suo supervisore e dunque non poteva più punirlo per quanto era successo, ma era lo stesso estremamente mortificato, era stata una grave violazione aiutare Azaele, ma non avrebbe potuto permettere nemmeno per un attimo che quello stupido incosciente, finisse per subire le orribili torture a cui l'avrebbero sottoposto gli Arcidiavoli in caso avesse perso la scommessa.

E poi per quanto riguardava Efialte, in fondo era davvero un’orribile persona e anche se Azaele non ci avesse messo lo zampino non era affatto sicuro che Ariel sarebbe riuscito a riportarlo sulla retta via.

Ti sei mai chiesto perché nessuno si sia mai preoccupato di indagare più di tanto su questa storia?” gli domandò Ysrafael dopo un istante di silenzio.

Io pensavoche il fatto che Azaele in seguito mi avesse aiutato con San Giorgio, avesse pareggiato i conti”.

Michele ammutolì rendendosi conto che Ysrafael lo stava osservando esterrefatto.

Basta così, più parli e peggio è” tagliò corto l'anziano Angelo “preferisco non indagare oltre! Ma ti avverto, sappi che finora te la sei cavata solo perché i tuoi sentimenti d’amicizia, per quanto rivolti alla persona sbagliata, sono sinceri e perciò più importanti delle stupidaggini di Azaele che in fondo, questo te lo concedo, non è malvagio come i suoi colleghi. Ma tieni bene a mente che anche se in lui possono essere rimaste delle tracce di bontà, ha comunque scelto la schiera sbagliata perché la sua natura lo ha portato a fare quella scelta!"

"Lui… a quei tempi era solo un ragazzino e aveva iniziato a frequentare amicizie sbagliate, io sono certo che oggi non rifarebbe certi errori, se avesse la possibilità di dimostrarlo…"

Ysrafael lo interruppe "Eri un ragazzino anche tu, eppure hai fatto una scelta diversa! E non illuderti Michele, tu non solo non potrai mai riportarlo nella nostra schiera, ma prima o poi finirai per pagare amaramente questa amicizia. Te l’ho ripeto per l'ennesima volta, trova la forza di staccarti da Azaele, altrimenti un giorno o l'altro ti ritroverai a dover scegliere tra lui e la tua schiera e la scelta sarà in ogni caso amara e profondamente dolorosa! Pensaci bene!”

Ysrafael rivolse un ultimo sguardo colmo di rimprovero a Michele e poi si alzò in volo.

Il gatto con la stella nera in fronte finalmente si riscosse, si avvicinò a Michele e si strusciò contro le sue gambe.

L'angelo si accovacciò sorridendo “Ehi gatto, tu mi credi quando ti dico che in Azaele non sono rimaste solo “tracce” di bontà, non è vero?” domandò accarezzando il gatto sulla testa.

Meeeeeow!” rispose il gatto rivolgendogli uno sguardo enigmatico.

Di un po', ma noi ci conosciamo per caso?” domandò Michele osservando la stella sulla fronte del gatto che, per tutta gli risposta, gli graffiò una mano e scappò via.

L'angelo sorrise malinconico continuando a pensare che era abbastanza sicuro di aver già visto quel gatto... ma dove?


Nota 1: Azaele essendo un diavolo, conosce tutte le lingue degli umani, per cui guarda Star Wars in lingua originale, da cui Chuwebacca e non Chuwebecca che è la versione italiana del nome

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Capitolo 6
*** Un problema alla volta! ***


Capitolo 6

Un problema alla volta!


Azaele si sentiva incredibilmente depresso, farsi beccare in ascensore con un’altra donna non era stata certo la mossa più intelligente per conquistare la fiducia di Alba.

Nell’attimo in cui lo aveva squadrato gelida, Azaele aveva percepito con estrema chiarezza che nella scala dei livelli di stima di Alba, il suo punteggio, che già non era esattamente alto, era precitato così in basso che per leggerlo sarebbe stato necessario l’aiuto di uno speleologo.

Ciao” lo salutò un demone alto e snello che aveva palesemente rubato il look ai protagonisti di Men in Black.

Al suo fianco due impiegati umani, uno magro e allampanato di nome Ferri e l’altro il cui doppio cognome Rossi-Corioli, suonava vagamente aristocratico, si scambiavano pettegolezzi sui colleghi sorseggiando il primo caffè della mattina.

Come ha fatto Sael a vedermi qui dentro?” si domandò Azaele, preoccupato.

Ciao, hai sentito la novità?” rispose un demone basso e tozzo passandogli a fianco senza degnarlo di uno sguardo.

Azaele emise un sospiro di sollievo, per un attimo aveva creduto di essere stato scoperto, quel maledetto posto pullulava di colleghi.

Il demone alto diede il cinque al demone tozzo "No, che è successo?".

Buongiorno Molinesi, prenda un caffè con noi!” lo invitò Ferri infilando la chiavetta nella macchinetta del caffè.

Azaele accettò l'offerta ascoltando distrattamente le chiacchiere tra i due demoni.

"...e ha avuto la faccia tosta di chiedere anche a noi…”.

Non mi stupisce affatto…”.

Oggi finalmente potrà conoscere il nostro CEO1!” lo informò Rossi-Corioli, Azaele annuì con finto interesse mentre Ferri gli porgeva il caffè.

Rossi-Corioli continuò Resterà sicuramente colpito, è una persona affascinante, una mente creativa in continuo fermento...ad Azaele non poteva fregare di meno del CEO ma fece un educato sorriso di circostanza.

lo sappiamo tutti che quei due si coprono le spalle a vicenda

Azaele trasalì e cominciò a prestare più attenzione alla conversazione tra i due demoni.

Avrà sicuramente combinato uno dei suoi casini!

Esatto, sembra sia scomparso con un’anima di Razel”

Azaele impallidì leggermente.

Domani abbiamo il laboratorio alle nove, corretto?” domandò Rossi-Corioli che, deluso dallo scarso interesse dimostrato da Molinesi per le mirabolanti virtù del CEO, cercava di attirare la sua attenzione con un altro argomento.

Azaele non rispose, era concentrato sulle chiacchiere dei due demoni.

“ … era proprio di Razel, era già stata assegnata a lui. A quanto pare però, ha fatto un accordo con Azaele che invece si è fregato l'anima ed è sparito "

Azaele rabbrividì.

Uah uah, il moretto è un pazzo completo, far incazzare Razel è un atto suicida!

Azaele per un attimo vide tutto nero.

Va tutto bene Molinesi?” domandò Ferri.

Mi sembra un po’ pallido” aggiunse Rossi-Corioli fingendo una certa apprensione.

Comunque al momento nessuno sa dove sia, neanche il biondino”

Forse una calo di pressione?” chiese ancora Ferri.

Speriamo che non lo trovi in tempo, quello riesce sempre a tirare Azaele fuori dai guai"

"No, no va tutto bene” rispose Azaele che aveva ripreso un po’ di colore.

"Ci rovina tutto il divertimento, ti ricordi che delusione quando lo ha aiutato a fregare gli Arcidiavoli?"

"Già, le torture che avevano preparato per Azaele, sugli umani non sono state così divertenti!"

"Infatti! Beh ora vado. Ciao buona giornata!”

Anche a te!

Razza di sadici, tanto resterete di nuovo delusi!” pensò Azaele guardando di traverso Sael che entrava in un ufficio lì vicino.

Allora ci vediamo domani alle nove” insistette Rossi-Corioli.

Si, certo, a domani” lo salutò frettolosamente Azaele che sentiva il bisogno di allontanarsi da lì, il più velocemente possibile.

Dobbiamo portare...” il resto della frase di Rossi-Corioli fu coperto dalle urla che uscirono dall’ufficio in cui era appena entrato Sael “ALLORA NON CAPISCI PROPRIO UN CAZZO!”.

SEI TU CHE SEI UN CRETINO, SONO CIRCONDATA DA IMBECILLI!”.

I due impiegati che erano ancora alla macchinetta del caffè, si guardarono imbarazzati, poi si dileguarono senza aggiungere altro.

Azaele diede uno sguardo di sfuggita dentro l’ufficio e vide Sael ridere soddisfatto mentre la Signorina Borrelli e il Signor Guarini continuavano a insultarsi a causa delle divergenti opinioni circa l’applicazione di una procedura aziendale.


Azaele si era ripreso dal momento di panico di poco prima.

Sorrise al pensiero che Michele lo stava cercando, sicuramente lo aveva perdonato. Certo, probabilmente lo cercava anche per avvertirlo del casino in cui si era cacciato.

Ma che sfortuna però, tra tutte le possibili anime in giro per Roma, Molinesi doveva essere assegnato proprio al gigante dal pelo rosso? E figurati poi, se Razel si era sognato di avvertirlo!

Azaele, si arrestò di colpo.

Ma porca miseria!” esclamò ricordando le parole di Razel“Sono qui per rubare un po' di anime a Ysrafael” quella frase probabilmente era una sorta di avvertimento!

Che idiota, non ci aveva fatto caso e poi Razel avrebbe potuto essere più chiaro! A parte che avrebbe rubato ugualmente l'anima di Molinesi.

Però, almeno avrebbe valutato meglio i rischi. Vabbè, ormai era inutile recriminare, tanto la frittata era fatta.

Il demone si accorse di aver raggiunto l'ufficio di Alba, il che lo riportò al suo problema principale, come poteva convincerla che non era un cretino patentato?

Si fermò un attimo prima di fare il suo ingresso nell'ufficio della ragazza, gli piaceva osservarla mentre era così concentrata.

La trovava ancora più bella di come la ricordava, ma nei suoi occhi verdi scorgeva sempre un fondo di malinconia.

Povera Alba, chissà qual era la sua vita oggi, cosa la rendeva felice, cosa triste, cosa provava tutti i giorni ad affrontare la giornata, con quali pensieri andava a dormire e con quali si alzava la mattina, chi c’era al suo fianco…

Al suo fianco?

Azaele si sentì mancare, non ci aveva pensato!

Alba era una donna giovane e bella, sicuramente doveva esserci un uomo nella sua vita, un fidanzato, un compagno, o peggio ancora… un marito!

"Ok, adesso calmati" pensò, non aveva notato alcun tipo di anello al suo anulare sinistro, dunque un marito almeno per ora non c’era, però… però era anche vero che non tutti nel 2020 si sentivano obbligati a portare la fede nuziale!

Azaele si appoggiò al muro in preda ad uno strano fenomeno fisico a lui totalmente sconosciuto, il suo cuore aveva cominciato a battere in maniera totalmente caotica, era completamente sudato e aveva le vertigini.

Per qualche istante non capì cosa gli stesse succedendo e come interrompere quel fenomeno devastante.

Ok” rifletté cercando di riprendere il controllo “questo deve essere il famoso attacco di panico di cui si lamentano sempre gli umani, cerca di calmarti, respira, respira e rifletti. Non sai se effettivamente ci sia qualcuno al suo fianco… calma, un problema alla volta… respira, calmati, entra in ufficio e parla con lei!”

Azaele notò un impiegato magro e occhialuto che lo osservava con uno sguardo più incuriosito che preoccupato, fece un ulteriore respiro e riuscì a riprendersi.

Si drizzò in piedi, mosse leggermente il capo per rivolgere all'impiegato un virile gesto di saluto ed entrò con passo deciso nell’ufficio di Alba.

Signorina avrei bisogno di parlarle!” l'apostrofò chiudendosi la porta alle spalle.

Alba fece un piccolo salto indietro sulla sedia, come se una cavalletta fosse appena atterrata sulla sua scrivania, indicò il cordless appoggiato ad un orecchio e gli fece un gesto nervoso indicante di far silenzio.

Azaele si ritrovò completamente smontato, rimase in piedi impalato senza sapere più come proseguire.

Alba gli fece un altro gesto per invitarlo a occupare la sedia libera dall’altro lato della scrivania. Dopo qualche minuto concluse la telefonata, poggiò il cordless e guardando Molinesi dritto negli occhi gli domandò con tono freddo e professionale “Buongiorno, ha bisogno?”

Eeeh…” cominciò Azaele completamente nel pallone, ritrovarsi finalmente solo davanti a lei era un'emozione troppo forte, inoltre il suo sguardo onesto ma freddo gli aveva fatto dimenticare completamente quello che aveva in mente di dirle.

Restò li come un perfetto idiota, senza sapere come continuare.

Fu lei a venirgli incontro, rompendo il silenzio imbarazzato che si era creato.

Senta non si preoccupi, io mi faccio i fatti miei!” disse con tono inaspettatamente gentile.

Cosa... di che parla?” domandò confuso Azaele.

Alba lo guardò con un sorriso a metà tra il sornione e il pietoso.

Certo, ci siamo capiti, non sto parlando di niente, non ho visto nulla poco fa!”

Ah, quello… si, cioè … grazie, ma… ecco, io credo… “

Azaele si sentiva un completo demente e lo sguardo divertito di Alba non aiutava.

Io credo che noi... siamo partiti con il piede sbagliato...”

Alba continuava a fissarlo senza proferire parola.

Insomma probabilmente lei si è fatta un’idea sbagliata di me e delle mie intenzioni…” farfugliò Azaele odiandosi per la figura da idiota che stava facendo.

Intenzioni?” domandò lei perplessa.

Si, voglio dire (Santo Cielo, che imbarazzo), voglio dire qui in questo… questo contesto lavorativo, questa organizzazione!”

Lei continuava a guardarlo sempre più perplessa.

Si, insomma, mi rendo conto che lei può essersi fatta una idea di me non proprio… ma ecco… le assicuro che le mie intenzioni sono del tutto… del tutto… costruttive, ecco si costruttive, io sono qui per promuovere un cambiamento radicale, il mio obiettivo è risvegliare le coscienze, migliorare le relazioni tra uffici e colleghi rafforzando la consapevolezza che il vero obiettivo è vincere il nemico comune, che è esterno all'azienda e non interno…”

Azaele stava pescando a piene mani dagli appunti di Molinesi e cominciava a sentirsi più sicuro.

...mettendomi in gioco io per primo …”

Si, questo lo avevo notato!ridacchiò lei.

Azaele si fermò imbarazzato, poi decise che era meglio sorvolare sull’ironia di Alba Però, vedo che lei non si sente coinvolta in questo processo di crescita, forse ancora non ci crede, ma posso assicurarle che la partecipazione ai laboratori potrebbe farle cambiare idea sia sul progetto, sia su… su di me!” concluse con un imbarazzante sguardo implorante.

Va bene!”

Come?” domandò lui incredulo.

Va, bene” ripeté lei conciliante “sono disponibile a provare uno dei laboratori formativi”

A… allora ci vediamo domani alle nove in aula Steve Jobs?”

D’accordo, ora però se non le dispiace dovrei rispondere ad una mail urgente” concluse Alba congedandolo educatamente.

Si, si certo, grazie per la sua attenzione”.

Azaele trattenne l’istinto di saltare oltre la scrivania per abbracciarla e baciarla, ma aprendo la porta dell’ufficio le rivolse un sorriso felice e le disse senza riflettere “Ti prometto che non te pentirai, Alba”.

Poi uscì dirigendosi con passo pimpante verso gli uffici della Direzione, senza rendersi minimamente conto che Alba, completamente rossa in viso, lo stava fissando esterrefatta.




Nota 1: Amministratore delegato di un'azienda

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Capitolo 7
*** Strega! ***


Capitolo 7


STREGA!




Selvaggi!” mormorò il giovane bruno osservando disgustato i contadini che si erano gettati all’inseguimento del cinghiale.

La ragazza emise un gemito soffocato.

Nell’istante stesso in cui il contadino l’aveva vista si era sentita mancare, un attimo dopo senza capire né come né perché, si era ritrovata sul ramo di una enorme quercia seduta in grembo ad un giovane sconosciuto che con un braccio la teneva stretta per non farla cadere e con la mano libera le tappava la bocca.

Oh, scusami, ora ti faccio scendere, ormai se ne sono andati” disse lui, togliendole la mano dalla bocca.

Un attimo dopo erano ai piedi della grande quercia.

Il giovane osservò la ferita della ragazza “Non mi sembra niente di grave, comunque farai meglio a pulirla prima possibile” si strappò un pezzo di camicia e glielo porse “tieni proteggila con questo”.

Lei lo guardò riconoscente “Grazie, mi hai appena salvato la vita. Io mi chiamo Alba e tu?”

Io mi chiamo…”

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Meoooow… Meoooew

Alba si svegliò di soprassalto, fuori dalla finestra un gatto nero con una stella bianca sulla fronte, si lamentava e cercava di attirare la sua attenzione.

E tu chi sei? Da dove arrivi?”

Il gatto miagolò ancora più forte.

Alba si rese conto che fuori pioveva e il povero gatto era tutto bagnato.

E va bene, arrivo!

Si alzò assonnata e aprì la finestra, il gatto schizzò dentro e sparì nel buio.

Ehi Gatto, ma dove sei finito? Ti ammalerai se non ti fai asciugare!”.

Ma il gatto non rispose, né ricomparse.

Oh, fa un po’ come ti pare, io torno a dormire!” si arrampicò sul letto e infilandosi sotto le coperte ripensò al suo sogno ricorrente, per la seconda volta era proseguito oltre la caduta della ragazza.

Si domandò chi poteva essere l'uomo che l'aveva salvata, la sua immagine era confusa e più si sforzava di ricordare più diventava sfuocata, oltretutto il sogno si era interrotto proprio un istante prima che lui pronunciasse il suo nome.

Tutta colpa del gatto nero, l’aveva svegliata decisamente nel momento meno opportuno.


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La mattina dopo mentre si recava di malavoglia al laboratorio creativo, Alba ripensò al giorno prima, quando il Grosso Fesso Pelato era entrato nel suo ufficio.

La sua prima reazione era stata di panico, temeva che volesse minacciarla per ottenere il suo silenzio sulla penosa scena a cui aveva appena assistito.

Il panico si era mutato in stupore e poi in una timida compassione per Molinesi, che sembrava realmente interessato a rimontare un po' nella sua stima.

La cosa che più aveva stupito Alba era stata che mentre Molinesi farfugliava la sua oratoria, aveva sentito un moto di simpatia nei suoi confronti. In un certo senso, aveva percepito che quel grosso sbruffone stava per la prima volta mostrando qualcosa del vero se stesso.

E per quanto la imbarazzasse ammetterlo, in quella veste più fragile le era risultato decisamente più simpatico.

E poi le era sembrato che i suoi occhi, quegli occhi grigi sempre così freddi e aggressivi, fossero diventati più scuri, gentili e in qualche modo familiari.

Ecco perché alla fine si era ammorbidita e aveva accettato di partecipare al laboratorio.

Certo, a rovinare tutto, c'era stata quell’uscita conclusiva.

Ma come si era permesso di punto in bianco di darle del tu, per non parlare di quel tono confidenziale, manco fossero stati vecchi amici.

Probabilmente l’imbarazzo che aveva mostrato poco prima, era stato solo una messinscena per ammorbidirla e portarla dalla sua parte.

E ci era riuscito le aveva strappato un si!

Che stupida, fino a quel momento era riuscita a scampare la prima tornata di quegli “incontri creativi” per i quali non nutriva grande entusiasmo.

Non che non fosse convinta della loro utilità, in se stessi, più che altro non nutriva grande fiducia in Molinesi né tanto meno nella maggior parte dei suoi colleghi.

Alba temeva che il tutto si riducesse ad una festa dell’ipocrisia alla quale non aveva alcuna voglia di partecipare.

Buon pomeriggio Alba è in perfetto orario, entri pure!”

La voce di Molinesi la riportò al presente, immersa nei suoi pensieri non si era accorta di aver superato l'aula Steve Jobs, dove si teneva il laboratorio.

Oggi abbiamo una new entry, la nostra collega Alba partecipa per la prima volta a questo laboratorio e sono certo che porterà un contributo importante al lavoro svolto finora”

Molinesi la invitò a prendere posto con un sorriso soddisfatto che evidentemente non piacque ad alcuni partecipanti, che la accolsero con uno sguardo astioso e un sorriso forzato.

Sentì distintamente la Signorina Corelli commentare all’orecchio di un collega dell’Ufficio Acquisizioni (quello amante delle catastrofi) “Se la porta a letto, mi sembra evidente!”

Alba la fissò esterrefatta ricevendo in risposta uno sguardo di sfida, poi si guardò intorno, ma a parte il collega dell'Ufficio Acquisizioni che la guardava con aria maliziosa, gli altri chiacchieravano tranquillamente tra di loro senza dare l’impressione di aver sentito il commento velenoso.

Eppure le era sembrato che la collega avesse parlato a voce abbastanza alta da poter essere sentita da tutti.

Molinesi la distrasse dai suoi pensieri dando il via a quella che chiamò la “nostra consueta introduzione motivante”.

Chi siamo noi?”

Una squadra”

E come lavoriamo?”

Uniti!”

E cosa otterremo?”

Risultati!”

Perché uniti si diventa?”

Più forti!”

Ed essere forti come ci fa sentire?”

Pronti!”

Pronti a cosa?”

A giocare duro contro il nemico là fuori!”

Perché come diceva Steve Jobs…”

A quel punto l’entusiasmo dei colleghi raggiunse l’apice “QUANDO IL GIOCO SI FA DURO, I DURI COMINCIANO GIOCARE!”.

Ma non era Bluto?” commentò Alba perplessa.

Calò il silenzio e quattordici occhi fissarono Alba senza capire.

Bluto... John Belushi in Animal House... è una battuta famosissima” balbettò Alba terribilmente a disagio.

Maselli, il collega della Sicurezza informatica, intervenne guardandola con disprezzo.

E’ una citazione di Steve Jobs, chiunque con un minimo di cultura lo sa!”

Gli altri colleghi annuirono assumendo un’aria di pietosa sufficienza.

Alba si rese conto che qualunque tentativo di replica, si sarebbe miseramente infranto contro il muro di certezza dei colleghi.

Si voltò a guardare Molinesi aspettandosi uno sguardo di ulteriore disapprovazione e invece, del tutto inaspettatamente, vide nei suoi occhi un’espressione maliziosamente complice.

Bene” intervenne Molinesi cercando di nascondere un sorrisetto divertito “Ora che ci siamo scaldati possiamo dare il via alla consueta discussione “Non chiediamoci cosa può fare l’azienda per noi, chiediamoci cosa possiamo fare noi per l’azienda!”

Da lì partì una discussione incentrata in parte su aria fritta e in parte, a dispetto del tema, su una interminabile sequela di lamentele.

Alba, che non aveva avuto né la voglia né la forza di inserirsi nella discussione era ormai boccheggiante quando finalmente Molinesi decise di mettere fine alla discussione e, sperava Alba, anche all’incontro.

Per concludere degnamente questo fruttuoso incontro, vi propongo un gioco che ci aiuterà a entrare in sintonia con i nostri colleghi sviluppando una reciproca empatia”.

Alba emise un piccolo gemito disperato, non era ancora finita!

Fortunatamente Molinesi non sembrò accorgersene e cominciò a presentare allegramente il gioco, che consisteva nel dividere i partecipanti in coppie che, a turno, dovevano fissarsi negli occhi per due minuti senza parlare e senza ridere.

Scaduto il tempo ognuno avrebbe dovuto dire che cosa aveva percepito del proprio partner.

Alba si ritrovò in coppia con la collega dell’ufficio spedizioni.

Andiamo bene!” pensò, non avrebbe potuto avere una partner più chiusa e silenziosa di Milena, era già tanto se la mattina riusciva a sussurrare un buongiorno!

Cominciarono la Corelli e Marzia, la robusta collega dell’amministrazione.

Passati i due minuti, la Corelli affermò con aria solenne e presuntuosa che non c’era molto da vedere a parte il dolore e l’insicurezza dovuti all'enorme stazza della collega che, si percepiva chiaramente, era troppo debole per riuscire a seguire una qualsivoglia dieta dimagrante.

Alba rimase di sasso, come poteva la Corelli dire una simile cattiveria quando tutti sapevano che Marzia, un tempo alta e longilinea era ingrassata improvvisamente a causa degli scompensi ormonali dovuti a seri problemi di salute?

Marzia diventò paonazza e gli occhi le si riempirono di lacrime, ma vedendo gli altri colleghi ridacchiare un’ombra di rancore le oscurò lo sguardo.

Io invece ho visto una maschera di finta sicurezza che serve solo a nascondere una casa vuota e una gran solitudine!”

La Corelli accusò il colpo e sbiancò in viso, poi si riprese e commentò sbattendo le sopracciglia “Beh, sei sicura di aver guardato dentro i miei occhi? Secondo me erano i tuoi occhi riflessi sul vetro della finestra, sei così ingombrante che hai sicuramente coperto il mio riflesso e ti sei confusa, ahahahah!”

Malgrado la battuta fosse abbastanza squallida e mal riuscita, tutti si unirono alla risata della Corelli che sorrise diabolica a Marzia sussurrando “Hai perso cicciona!”.

Alba sentì distintamente la frase, si guardò intorno ma ancora una volta nessun altro sembrava aver sentito nulla, a parte Marzia ora affranta e con il capo chino. Alba avrebbe voluto consolarla ma non fece in tempo perché intervenne Molinesi.

Ora tocca a voi!” esclamò.

Alba si accorse che l’invito era rivolto a lei e a Milena.

Intorno si fece il silenzio, sospirò sedendosi di fronte a Milena, la fissò negli occhi e cominciò a concentrarsi.

Inizialmente non riusciva a vedere altro che le pupille marrone scuro della collega, poi le sembrò di scorgere qualcosa, un’immagine lontana.

Si avvicinò leggermente al viso della collega, guardò più attentamente e di colpo venne attirata dentro quegli occhi tristi e silenziosi.

Si ritrovò in un salotto buio e pieno di quadri.

Al centro del salotto, sprofondato in un vecchio divano, un uomo anziano dallo sguardo perso fissava immobile lo schermo di una TV accesa ma senza audio.

Alba non capiva cosa stesse succedendo, fece un passo verso l’uomo e gli domandò titubante “Signore scusi, dove mi trovo?” ma il vecchio non diede l’impressione di essersi accorto della sua presenza.

Provò ad attirarne l’attenzione poggiandogli una mano sul braccio e domandò ancora “Scusi, lei sa dove mi trovo?”

Lascialo in pace! Che cosa fai qui, come sei entrata? VATTENE!”

Milena era comparsa improvvisamente nella stanza e la guardava infuriata.

Alba era sconvolta, non capiva cosa stesse succedendo, aprì la bocca per cercare di rispondere ma si ritrovò a boccheggiare senza riuscire ad emettere alcun suono, Milena continuò a urlare istericamente “Vattene, vattene, esci dalla mia testa!”

Alba tornò di colpo dentro la saletta riunioni, la collega aveva smesso di urlare ma ora era a terra in preda ad una crisi epilettica, un terribile tremore le squassava il corpo e una bava bianca e spessa le usciva dalla bocca.

La Corelli le urlò furiosa “Ma che le hai fatto, sei impazzita?”

Ma niente, io non ho fatto niente!” rispose Alba sconvolta.

La crisi epilettica si placò di colpo, Milena si sedette sul pavimento con le gambe piegate e la testa sulle ginocchia, Alba non fece in tempo a tirare un sospiro di sollievo che la ragazza sollevò lo sguardo e la fissò con odio, i suoi occhi si rivoltarono all'indietro e in preda ad una sorta di trance urlò con voce stravolta e irriconoscibile “Sei tornata tra noi, strega maledetta!” poi perse i sensi accasciandosi a terra come un sacco vuoto.

Sul muro di fronte ad Alba si formò, un carattere alla volta, la scritta “STREGA, STREGA MALEDETTA”

Si fece il silenzio poi, lentamente, tutti si voltarono a fissare Alba con occhi vitrei.

Il collega dell'ufficio Acquisizioni ruppe il silenzio cominciando a ripetere “Strega… strega... strega!”

Uno alla volta si aggiunsero anche gli altri ripetendo ossessivamente e a voce sempre più alta “Strega… strega… strega!”

Alba era paralizzata dall’orrore le sembrava di essere precitata dentro un terribile incubo a occhi aperti “Non può essere vero, ora mi sveglio, ora mi sveglio!”.

Una mano le strinse con forza il braccio, si voltò terrorizzata e incontrò lo sguardo calmo di Molinesi “Vattene, ci penso io qui!” le disse spingendola fuori dall'aula.


#


Azaele non fece molto caso ai demoni che erano entrati in aula, era abituato a vederli gironzolare intorno agli umani.

Quando i demoni si lanciarono dentro i corpi dei colleghi di Alba e presero il controllo della riunione, per qualche istante rimase sconcertato non avendo idea di come intervenire senza farsi scoprire.

Poi incrociò lo sguardo terrorizzato di Alba e capì che non poteva abbandonarla, la afferrò per un braccio e cercando di dimostrarsi il più calmo possibile, cosa non semplice visto che aveva le palpitazioni e gli tremavano le gambe (per la miseria, come odiava essere soggetto a quelle odiose reazioni emotive umane), la spinse fuori dalla saletta.

Per un istante il volto terreo di lei si ammorbidì in una espressione di riconoscenza che gli sciolse il cuore, avrebbe voluto abbracciarla e farla sentire protetta ma non era quello il momento, si limitò a rivolgerle un sorriso rassicurante e dirle “Vai, non preoccuparti”, lei annuì e scappò via.

Azaele posò la mano sulla maniglia, si assicurò di aver ripreso il completo controllo delle sue emozioni e poi rientrò nell'aula.

Bene, signori, vogliamo riprendere il controllo?” domandò rivolto agli umani.

Ma la situazione si stava già normalizzando in quanto i demoni, dopo la fuga di Alba, erano usciti dai corpi degli umani e si stavano avviando fuori dall'aula borbottando indispettiti.

Andiamo via ragazzi…”

Che palle…”

Uffa, per una volta che ci stavamo divertendo…”

Uno di loro, Sael, si voltò e rivolse uno sguardo sospettoso ad Azaele che gli voltò immediatamente le spalle fingendo di essere impegnato a raccogliere gli appunti di Molinesi.

La scritta sul muro era scomparsa e i colleghi di Alba avevano ripreso il loro stato normale e chiacchieravano spettegolando sui colleghi assenti. Apparentemente sembravano non aver alcun ricordo di ciò che era appena successo.

Azaele, preoccupato per Alba, decise di chiudere l’incontro.

Rossi-Corioli intervenne immediatamente per sottolineare che mancavano ancora 11 minuti al termine delle due ore dedicate al laboratorio.

Azaele tagliò corto dicendo che dovevano dedicarli a riflettere sulle emozioni provate durante l'incontro e alle idee che ne erano scaturite, gli appunti sarebbero stati utilizzati come base per la discussione prevista nel successivo incontro.

Rossi-Corioli soddisfatto dalla risposta iniziò immediatamente a buttare giù degli appunti, gli altri più o meno di malavoglia, seguirono il suo esempio.

Azaele salutò e filò fuori dall’aula avviandosi di corsa nella direzione presa da Alba.

Era molto preoccupato per lei, ma anche colpito dalla sua capacità di entrare nella mente di Milena.

Purtroppo i suoi colleghi demoni ne avevano immediatamente approfittato.

E come ci avevano dato dentro i bastardi!

Possessione, cori, scritte demoniache sul muro, mancavano solo gli oggetti che si spostavano da soli e il repertorio da film horror sarebbe stato praticamente completo!

Povera Alba chissà com'era sconvolta, si sentiva terribilmente in colpa per quello che le era successo.

Una volta arrivato nel suo ufficio, constatò con angoscia che era vuoto.

Provò a chiedere al solito impiegato occhialuto se per caso l'aveva vista. Lui gli rispose con aria annoiata e senza sollevare lo sguardo dal computer, che gli era parso di vederla dirigersi a tutta velocità verso il bagno delle impiegate.

Azaele vi si diresse di corsa, spalancò la porta e la trovo ancora là, seduta per terra di fronte alle porte delle toilettes con la testa tra le mani.

Alba, ti senti bene?”

Lei sollevò il viso, era pallido e rigato di lacrime, il rimmel si era sciolto ed era colato lungo le guance.

Ad Azaele si strinse il cuore.

Io… io non capisco, che cosa è successo là dentro?” domandò lei tremante.

Ecco… a volte può capitare sai, durante l’esercizio si possono scatenare strane reazioni”.

Strane reazioni? Sono entrata dentro la mente di Milena e le ho provocato una crisi epilettica. Per non parlare di tutti gli altri. Dio mio, sembravano posseduti dal demonio!”.

Una mente molto creativa, come è evidentemente la tua, può creare delle autosuggestioni molto potenti!” mentì Azaele cercando di sembrare credibile.

Autosuggestioni un accidente, ho visto chiaramente manifestarsi quell’orribile scritta sul muro e sentito molto bene quel terribile coro. Mioddio mi sembrava di essere finita dentro un film ambientato a Salem! E’ stato spaventoso!”.

Mi dispiace è stata tutta colpa mia, non sono stato in grado di controllare la situazione…”

No, no, non è colpa sua, è stata colpa mia, sono stata io a provocare quelle reazioni lo sento!”

La voce di Alba si incrinò, Azaele le passò dolcemente una mano sul viso per asciugarle le lacrime.

No, te lo ripeto non è colpa tua, la responsabilità é mia, soltanto mia!”

Poi le prese il volto tra le mani e avvicinò leggermente il viso a quello di Alba, lei lo guardò negli occhi senza ritrarsi, così lui si avvicinò un altro po’ e…

Ecco dove eravate finiti!” la voce squillante della signorina Corelli rovinò completamente l’atmosfera, Alba e Azaele si allontanarono di scatto.

La dottoressa Alba si era sentita poco bene e…” si scusò Azaele.

Certo, certo!” lo interruppe la Corelli guardando Alba con odio.

Comunque volevo informarti che non ci hai comunicato la data del prossimo incontro”.

Ah, si scusa hai ragione, un attimo che verifico” Azaele smanettò un po’ lo smartphone di Molinesi per controllare l’agenda, nella speranza di liberarsi velocemente dell'impiegata inopportuna.

Mercoledì diciotto, stessa ora!”.

Molto bene, scuse accettate tesoro!” rispose lei con voce sensuale.

Poi si gettò al collo di Azaele e lanciando uno sguardo di sfida ad Alba, gli diede una lenta e lasciva leccata sul collo.

Azaele rimase paralizzato dall’imbarazzo, rivolse lo sguardo verso Alba e provò una fitta al cuore nel vederla alzarsi in piedi con uno sguardo disgustato e uscire dai bagni senza voltarsi indietro.

Si liberò con una certa difficoltà dalla stretta della Corelli e conquistò anche lui l'uscita.

Era furibondo, finalmente era riuscito a incrinare il muro che Alba aveva innalzato tra loro due e quella orribile donna aveva rovinato tutto. Raggiunse l'ufficio di Alba giusto in tempo per vederla uscire e infilarsi di cosa dentro l’ascensore, fece uno scatto ma le porte si chiusero prima che lui riuscisse a entrare.

Sospirò sconfitto e canticchiò sconsolato “We are the same sad story, that’s a fact, one step up and two steps back…1.

Improvvisamente si sentì afferrare per la giacca e spingere dentro un piccolo ufficio vuoto e senza finestre che fungeva da archivio.

La porta dell’archivio si richiuse alle sue spalle senza rumore, Azaele si voltò lentamente preparandosi all’idea di dover affrontare un Razel infuriato e vendicativo. Fortunatamente si ritrovò a guardare il viso familiare e teso di Michele.

Sospirò di sollievo.

Razza di deficiente, vuoi farti ammazzare da Razel?” la voce irata di Michele non faceva presagire niente di buono.



Nota 1: One step up (1987) - Bruce Springsteen

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Capitolo 8
*** C'è qualcuno nello specchio! ***


Capitolo 8

C'è qualcuno nello specchio!


Michele aveva continuato a seguire Alba per tutto il fine settimana.

L’aveva seguita fino a casa, in giro mentre faceva shopping, in piscina, mentre mangiava la pizza con le amiche, insomma dovunque, ma di Azaele neanche l’ombra.

Poi era stato impegnato con il suo lavoro e aveva dovuto abbandonare il pedinamento.

Quella mattina era riuscito a seguirla fino in azienda, ma non appena arrivato si era reso conto che il posto pullulava di colleghi della parte avversa e dal momento che tutti sapevano della sua amicizia con Azaele, aveva deciso di non entrare all’interno dell'edificio per non rischiare di far scoprire quell’idiota, ammesso che si trovasse là.

La zona uffici era interamente circondata da vetrate, per cui aveva pensato di osservare Alba attraverso le finestre e controllare se qualcuno le gironzolava insistentemente intorno.

Alba rimase in ufficio una mezz'oretta, poco prima delle nove uscì e dopo poco raggiunse una sala davanti alla quale fu accolta con entusiasmo da un tipo alto, robusto e pelato.

Michele ebbe la sensazione che l’uomo avesse qualcosa di familiare, atterrò furtivamente su un piccolo balcone di fronte alle vetrate della saletta, diede una sbirciatina all'interno e si accorse che era piena di demoni.

Ma che accidenti di posto è questo, non ho mai visto tanti colleghi della schiera nera in una volta sola!”.

Si ritrasse sperando di non essere stato notato dai demoni che peraltro erano concentrati nelle loro chiacchiere.

Poco dopo l’arrivo di Alba cominciò la riunione, il tipo alto e pelato diede inizio ad una penosa sceneggiata motivante che sembrava aver effetto su tutti tranne Alba e una ragazza minuta e silenziosa che mormorava appena le frasi.

Michele continuava ad avere la sensazione che il tipo pelato avesse qualcosa di familiare, era sicuro di averlo già visto da qualche parte.

Ma dove?

Chiuse gli occhi e si concentrò per qualche istante “Per la miseria, ma è il tipo del taxi!”.

Aprì gli occhi e lo fissò nuovamente, era proprio lui, l’arrogante passeggero che Azaele aveva posseduto per causare l’incidente con l’ambulanza.

Quell’uomo lavorava proprio nell’azienda di Alba?

Era una coincidenza assurda e soprattutto incredibilmente utile ad Azaele!

Michele osservò ancora il tipo notando che aveva qualcosa di decisamente familiare nel modo di muoversi.

Per non parlare di quel sorriso strafottente, esattamente uguale a quello che certe volte gli faceva venire voglia di prendere Azaele a ceffoni.

E poi il tipo continuava a esaminare le espressioni sul viso di Alba come se cercasse di carpirne i pensieri, delle reazioni degli altri partecipanti invece sembrava curarsi il giusto.

Si, era Azaele, non poteva essere altri che lui, lo aveva trovato finalmente!

Quel deficiente si era nuovamente impossessato del tizio del taxi, questa volta per avvicinare Alba.

Ma il sollievo di averlo trovato durò poco, nella saletta infatti le cose presero una piega decisamente inaspettata, la ragazza silenziosa prima cominciò ad urlare contro Alba, poi fu colta da una crisi epilettica palesemente provocata da un demone tarchiato che sembrava il cosplay mal riuscito di Jake “Joliet” Blues, Michele ricordò la mitica battuta “Siamo in missione per conto di Dio"1 e alzò gli occhi al cielo pensando a come doveva sentirsi spiritoso quell'idiota.

La situazione precipitò rapidamente e Michele assistette alla messa in scena dei demoni allibito e impotente in quanto gli era vietato intervenire, gli umani in questi casi dovevano cavarsela da soli.

Maledizione fa qualcosa, intervieni, razza di imbranato!” pensò rivolgendosi ad Azaele che sembrava totalmente incapace di riprendere il controllo della situazione, poi con sollievo lo vide precipitarsi verso Alba e spingerla fuori dall’aula.

La situazione si normalizzò e Azaele, dopo essere rientrato nella saletta a controllare, uscì nuovamente. Sicuramente per raggiungere Alba.

E lei, dove poteva essere andata?

Probabilmente è tornata nel suo ufficio” pensò Michele volando velocemente verso l'altra ala dell'edificio.

Non era arrivato da più di un minuto quando lei entrò in ufficio furibonda.

Che razza di porco! E io che… che cretina!” si lamentò Alba furiosa e in lacrime, afferrò borsa e cappotto e corse verso l’ascensore.

Michele vide Azaele arrivare appena in tempo per vedere Alba infilarsi nell’ascensore. Il demone sospirò affranto.

L'angelo si guardò intorno e non vedendo demoni in giro decise di cogliere la palla al balzo ed entrare, afferrò Azaele per la giacca e lo spinse dentro un piccolo ufficio.

Razza di deficiente” lo apostrofò “vuoi farti ammazzare da Razel?”.

Azaele non fece neppure finta di essere Molinesi “E dai Michele, non fare il tragico, chissà quanto ci vuole prima che il rosso troglodita riesca a fare il ragionamento che ti ha portato fino a qua, appena ho finito mi invento una scusa per il ritardo e gli consegno il pelatone!”

Il rosso troglodita ha già capito dove sei, idiota! L’ha capito appena…” Michele impallidì senza riuscire a finire la frase, si era appena reso conto che era stato lui a far capire a Razel come trovare Azaele il giorno che si erano incontrati dietro la panchina dove Alba chiacchierava con la sua amica. Il demone che non era affatto stupido, aveva certamente capito che sarebbe bastato seguire la ragazza!

Appena cosa?”

Appena mi ha scoperto a seguire Alba!” ammise Michele affranto “Ti ho tradito io, Azaele, sono proprio un imbecille senza scuse!”

Azaele rimase sconcertato, in genere era lui quello che combinava i casini.

Poi vedendo Michele così abbattuto cercò di consolarlo.

Ma no, figurati! Se avesse capito come stavano le cose, sarebbe già arrivato qui a pestarmi a sangue!”

Ti sbagli Aza, la realtà è che si sta divertendo alle nostre spalle, vuole vedere fin dove arrivi. E poi sono sicuro che vuole vedere se anche Ariel riuscirà a capire come trovarti e cosa succederà quando vi incontrerete, anzi sono certo che sta raccogliendo scommesse su voi due!”

Che c’entra Ariel?”

Non fare il finto tonto, sono sicuro che sai benissimo che Molinesi era stato assegnato anche a lui, hai preso due piccioni con una fava: avvicinare Alba e far incazzare Ariel! E per la miseria lascia quel corpo, non riesco a parlarti mentre sei lì dentro!”

Michele si era nuovamente innervosito, sia per la calma fuori luogo di Azaele, sia perché per la prima volta si trovava a guardare l’amico dritto negli occhi, cosa che trovava molto fastidiosa.

Il fatto di essere il più alto dei due gli aveva sempre dato la possibilità di guardarlo dall’alto in basso quando gli propinava le sue ramanzine, ora invece gli sembrava che la sua “autorità” fosse messa in discussione da quei quindici centimetri guadagnati da Azaele grazie alla corporatura di Molinesi.

Neanche per sogno, stare qua dentro è l’unico modo per avvicinarmi ad Alba, che c’è ti dà fastidio aver perso il tuo vantaggio in altezza?” replicò Azaele con un sorrisetto sarcastico.

Non dire idiozie, non ci avevo neanche fatto caso” mentì imbarazzato Michele “piuttosto, ti rendi conto degli effetti collaterali che sta causando la tua presenza qui, non ti è sembrato già abbastanza grave quello che è successo poco fa? Sembrava di essere finiti a Salem!”

Azaele notò che curiosamente Michele si era espresso nello stesso modo di Alba e per un attimo ma solo per un attimo, la sua sicurezza fu incrinata da una leggera crepa.

Senti, è stato un errore, la capacità di Alba mi ha colto di sorpresa, ma è stato un incidente che non si ripeterà più!”

Tu proprio non ti rendi conto, non capisci che la tua presenza qui non era prevista?”

Uffa, e allora?”

E allora stai scatenando qualcosa al di fuori del tuo controllo! Aza, lo so che sei spinto da buone intenzioni, ma sei pur sempre un demonio, stai causando la rottura di un equilibrio già precario, stai aiutando il MALE a prevalere qua dentro!”

Mamma mia, quanto sei esagerato, a parte il fatto che sarebbe pure il mio lavoro, per inciso!” sbuffò Azaele.

Ma che cavolo dici? Ti sei montato la testa? Il tuo lavoro è consegnare all’inferno le anime il cui destino è ormai segnato e non possono più essere influenzate dagli addetti alle custodie speciali! Esci da questo corpo punto e basta!”

E dai piantala!”

No, per la miseria, non ho intenzione di permettere che il tuo stupido egoismo causi danni irreparabili, se non hai intenzione di abbandonare questo corpo, andrò da Ysrafael e gli dirò dove può trovarti!”

No, dai Miky! Ysrafael mi obbligherà a lasciare il corpo di Molinesi, magari mi costringerà anche a consegnarlo ad Ariel, Razel mi scuoia vivo!”

Peggio per te, te la sei cercata!”

Ti prego Miky, non farlo… aspetta!”

Ma Michele smise di ascoltarlo, si precipitò fuori dal piccolo ufficio e si trovò faccia a faccia con cinque demoni alti e minacciosi.

Guarda un po' chi c’è!” sorrise sprezzante Sael “Che ci fai qui, bella fighetta, ti sei perso?”

Ma questa non è la fidanzatina di Azaele?” aggiunse un altro.

I demoni risero divertiti e circondarono Michele.

Cosa ci faccio qui non sono affari vostri, piantatela e lasciatemi passare!”

Michele non era affatto impaurito, ma non sopportava di ritrovarsi circondato dai demoni, inoltre temeva che Azaele uscisse dall’archivio proprio in quel momento e i demoni facessero due più due.

Sael circondò con un braccio le spalle di Michele e gli scoccò un bacio sulla guancia.

Lascia perdere quel moretto sfigato, con me ti diverti di più!” gli disse con voce sensuale, gli altri demoni risero ancora più forte.

Stammi lontano, idiota!” lo apostrofò Michele spingendolo via bruscamente.

Hey, come sei maleducato, forse hai bisogno che ti insegniamo un po’ di rispetto per i tuoi colleghi!”

I demoni lo costrinsero ad arretrare fino alla parete del corridoio, ma Michele li sfidò sostenendo i loro sguardi senza paura.

Bene, vediamo chi di voi vuole insegnarmi l’educazione per primo”

Lentamente cominciò a sguainare la spada angelica fissando dritto negli occhi Sael, che al primo raggio di luce emesso dalla lama perse tutta la sua baldanza.

Calma, calma biondino, stavamo solo scherzando, come sei permaloso!” disse alzando le mani e arretrando leggermente.

Dai, andiamo ragazzi, lasciamolo perdere!” concluse voltandosi e dirigendosi verso gli uffici, seguito immediatamente dagli altri demoni.

Stai bene?” la voce preoccupata di Azaele fece voltare Michele.

Si, sto bene!” ma il suo sguardo tradiva la tensione e la rabbia provate.

Non prendertela, lo sai che sono solo dei rozzi ignoranti!”

Hai sentito tutto?”

Certo che ho sentito, ero dietro la porta, pronto a intervenire!”

Non sono più un angioletto timido Azaele, ora me la cavo da solo, grazie!” rispose brusco Michele. Ma si pentì subito, perché sapeva molto bene che nonostante fosse un demone, nonostante tutti i suoi difetti, nonostante fosse la cosa più stupida e assurda che si potesse immaginare, Azaele era davvero suo amico e gli voleva davvero bene e se la situazione si fosse messa male sarebbe intervenuto per aiutarlo, anche a costo di farsi scoprire.

Perdonami, sono ancora un po’ teso!” si scusò, poggiando una mano sulla spalla dell'amico.

Azaele sorrise e Michele capì che l’avrebbe aiutato per l’ennesima volta.


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La signorina Corelli era già in pigiama, alla fine aveva deciso che avrebbe saltato la lezione di zumba.

Era la prima volta in tre anni, ma era davvero troppo stanca e poi l'indomani aveva il corso di tango argentino, non sarebbe successo nulla se per una volta saltava zumba.

Si stiracchio un po', prese il cellulare e diede un'occhiata alla programmazione dei vari canali a cui era iscritta.

"E se optassi per un bel film horror?" pensò scorrendo i vari titoli a disposizione mentre si dirigeva in bagno per struccarsi.

Se c'era una cosa che la divertiva erano i film horror, trovava incredibilmente spassose tutte quelle stupidaggini su Villaggi di dannati, possessioni demoniache, streghe e… "Haaaargh!" urlò terrorizzata, scorgendo nello specchio del bagno il volto pallido di una donna dai lunghi capelli neri che la guardava con due occhi verdi carichi d'odio.

Con un balzo atletico saltò fuori dal bagno e continuando ad urlare aprì la porta di casa e si precipitò sul pianerottolo pensando di suonare dai vicini, ma improvvisamente si rese conto di essere in pigiama e si sentì un po' idiota.

"Ok, è stata sicuramente un'autosuggestione, adesso rientro e controllo!" pensò cercando di calmarsi.

Rientrò lasciando leggermente socchiusa la porta di casa e sì avviò titubante in bagno, diede un timido sguardo allo specchio e tutto ciò che vide fu il suo asciugamano da doccia nero appeso al porta asciugamani. Sotto l'asciugamano nero si intravvedeva un piccolo asciugamani bianco.

"Che idiota" pensò scuotendo la testa "ho scambiato i miei asciugamani per un volto di donna!" sorrise, si struccò velocemente, si ricordò che doveva chiudere la porta di casa e infine si accomodò sul letto accendendo il tablet.

Quella sera però rinunciò ai film horror e si sparò uno dopo l'altro "Quo vado?" e "Cado dalle nubi" di Checco Zalone.


#


Il gatto con la stella bianca sulla fronte si era arrampicato sul letto e osservava Alba muovendo nervosamente la coda.

La ragazza si girava e rigirava, senza riuscire a prendere sonno.

Appena era arrivata a casa si era sentita così spossata da decidere di provare a dormire nonostante non fossero neppure le nove di sera, ma appena chiudeva gli occhi le immagini inquietanti di quello che era successo la mattina le si ripresentavano alla mente. Come se non bastasse un terribile mal di testa aveva cominciato a tormentarla.

Decise di alzarsi per andare a prendere un bicchiere d'acqua e un'aspirina, il gatto rimase sul letto ma si sporse per osservarla continuando a muovere nervosamente la coda.

La cosa che più angosciava Alba era che, uscendo da lavoro, aveva incontrato in ascensore alcuni dei colleghi che avevano partecipato al laboratorio e non solo nessuno di loro era apparso minimamente turbato, ma oltretutto quando aveva provato ad accennare all'orribile follia di gruppo che aveva contagiato tutti durante l'esercizio degli sguardi, l’avevano guardata senza capire.

Alba, va bene avere un colpo di sonno durante le discussioni, ma almeno potresti evitare di sognare, no?”

Alla battuta di Santarcangeli avevano riso tutti.

Alba aveva deciso di stare allo scherzo “Ahahah, dai abbiate pietà, voi magari siete già allenati, ma io arrivata a metà del comizio di Martini non ho retto più!” rispose ridendo.

Hai proprio ragione Alba” aveva convenuto allegramente Santarcangeli “pensa che è già la terza volta che ci ammorba con lo stesso discorso sulla necessità di crescere, innovarsi, liberarsi delle zavorre ecc, ecc…! É il suo pezzo forte, poveri noi! Almeno introducesse qualche variazione ogni tanto, così giusto per sorprenderci, invece no, sempre lo stesso identico discorso, pure con le stesse pause ad effetto!”.

Gli altri avevano riso divertiti e Alba per una volta aveva sentito di aver fatto centro.

Nonostante ciò era terribilmente angosciata, possibile che nessuno dei colleghi ricordasse nulla?

Entrando in cucina cominciò a chiedersi se il suo ricordo fosse reale o se aveva davvero sognato.

Riempì d'acqua un bicchiere e ci buttò dentro un'aspirina, tornò in camera e si lasciò cadere sulla poltrona gonfiabile, regalo del precedente inquilino.

Ripensò anche a quello che era accaduto nei bagni delle impiegate, il vergognoso comportamento della signorina Corelli.

Va bene che era sempre stata una donna presuntuosa ed arrogante, ma arrivare ad avere quel comportamento da… beh, ammettiamolo da ZOCCOLA! E poi quello sguardo di sfida, come se fossero in concorrenza per conquistare Molinesi.

Già anche lui, che porco! Prima mi insegue fingendo di essere preoccupato per me e poi si lascia slinguazzare dalla prima che gli si butta addosso!”.

Come aveva potuto permettere ad un’altra di toccarlo, proprio davanti a lei oltretutto!

Quella lurida sciacquetta assatanata, era meglio per lei stare attenta se non voleva che le capitasse qualcosa di brutto, di molto brutto!

Si irrigidì sulla poltrona, alzò lo sguardo e i suoi occhi incontrarono gli occhi di una donna riflessa nello specchio.

La donna aveva il volto talmente pallido da esaltare le lentiggini sparse sul naso e sulle guance, gli occhi verdi erano lucidi di lacrime ma scintillanti di una rabbia sorda, le labbra erano contratte in una smorfia di odio.

Alba urlò terrorizzata, poi si rese conto con sgomento che la donna che aveva appena visto nello specchio non era altri che lei.

Mioddio, cosa mi sta succedendo?” si domandò spaventata.

Come aveva potuto pensare delle cose così orribili contro la Corelli? Lei che non era mai stata particolarmente gelosa, come aveva potuto provare un sentimento del genere e soprattutto come aveva potuto provarlo a causa di un emerito imbecille come Molinesi?

Lo squillo del cellulare la distolse da quei pensieri, provocandole in compenso un mezzo infarto e facendole fare un salto sulla poltrona che si rovesciò di lato facendola rotolare sul tappeto sardo, ricordo di una bella vacanza, la cui lana ruvida era terribilmente urticante per una persona totalmente allergica, come lei.

Ohi, ahi, ahi!” si lamentò saltellando a piedi nudi sul tappeto fino a raggiungere il telefonino poggiato sul comodino.

Heiiii, ciao come stai?” La voce allegra di Arianna le regalò una ventata di serenità “ti va di uscire stasera?”



Nota 1: “The Blues Brothers” (1980) di John Landis

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Capitolo 9
*** Esci da questo corpo! ***


Capitolo 9


Esci da questo corpo!


Alba aprì il portone e andò incontro ad Arianna che la accolse con un sorriso eccitato.

"Guidi tu o io?" domandò scorgendo lo scooter dell'amica.

"Guida tu, io sono troppo su di giri!"

"Ok, parcheggia al mio posto" suggerì Alba entrando in macchina.

"Allora, che succede?" domandò incuriosita, non appena Arianna salì in macchina.

"Ho conosciuto uno… Alba non puoi capire, un manzo assurdo! Sembra Chris Emsworth!"

"Non mi dire che hai conosciuto il Dio Thor!" domandò Alba sorridendo poco convinta, in genere le incredibili somiglianze che Arianna riusciva a trovare con attori stratosferici, tendevano a ricordare la scena di "Balle spaziali" in cui i cattivi catturano per errore le controfigure dei protagonisti.

"Praticamente!" annuì convinta Arianna.

"E dove lo incontriamo Thor?"

"E chi lo sa?"

Alba osservò Arianna con uno sguardo indagatore "Di un po', hai già bevuto, per caso?"

Arianna sorrise allegramente "No, dai. È solo che non ho un appuntamento vero e proprio, però lui ha detto che ci trova, tanto è in giro… e poi è uno che frequenta il Cubo" concluse con una strizzatina d'occhio.


Alba parcheggiò in quello che sembrava essere l'unico posto rimasto disponibile nel parcheggio del Cubo. Arianna le lanciò uno sguardo ammirato.

Si sedettero al bancone del bar e cominciarono a urlare, visto il livello dei decibel emessi dalle casse delle piste da ballo, quando un tipo alto e biondo salutò Arianna da un tavolino poco lontano.

"Mammamia santissima, è lui Alba, quanto mi fa sangue!" commentò Arianna agitatissima.

Il biondo si avvicinò e Alba dovette constatare che indubbiamente era un gran bel tipo, aveva i capelli lunghi fino al collo, una barba bionda appena accennata, un paio di enormi occhi azzurri e un fisico perfetto, almeno da quanto si poteva intravvedere dalla camicia leggermente sbottonata. Il tipo sorrise mostrando una fila di denti bianchissimi.

Alba pensò che per una volta Arianna aveva ragione, sembrava veramente il gemello di Thor.

"Salve, posso offrirvi un drink?" anche la voce del ragazzo era perfetta, profonda e sexy.

Arianna miagolò un "Certo" sfoderando il suo sorriso più sexy, quello provato più volte nello specchio del bagno.

Alba sorrise a sua volta "Qualcosa di analcolico, grazie!"

Il ragazzo la osservò perplesso "Seriamente?"

"Lei è astemia!" spiegò Arianna come se si trattasse di una strana malattia.

"E poi devo guidare"

"Capisco" sorrise lui "in ogni modo io mi chiamo Ariel e tu?"

"Io…"

"Andiamo a ballare!" la interruppe allegramente Arianna trascinando con sé il giovane.

Alba sospirò guardandosi intorno annoiata.

Un ragazzo alto, vestito come Will Smith in “Men in black”, occhiali da sole compresi, le si avvicinò.

"Ti hanno mollato, vero?"

"Già!" commentò Alba "succede!" aggiunse con un'alzata di spalle.

"Succede quando gli amici si comportano come degli stronzi egoisti" commentò lui indicando due tipi impegnati a slinguazzarsi con due ragazze.

Alba ridacchiò "Beh, almeno non sono l'unica mollata di stasera!"

Il ragazzo sorrise "Peccato che non sia il mio tipo, sei proprio carina!"

Lei abbassò lo sguardo un po' rattristata, lui se ne accorse "Non offenderti, intendevo che ho altri gusti!" spiegò indicando due ragazzi, uno biondo e uno moro, che se ne stavano andando via abbracciati.

"Oh, capisco!" sorrise lei "Mi sa che non siamo molto fortunati stasera!"

"Mi sa di no! Magari possiamo farci un po' di compagnia raccontandoci le nostre reciproche esperienze disastrose!" propose lui ridendo.

"Perché, no? A patto che tu ti levi quegli occhiali da sole!" sorrise Alba.

"Affare fatto!" rispose lui togliendosi gli occhiali e mostrando un paio di bellissimi occhi verdi.

"Cavolo, ma perché nascondi i tuoi occhi? Sono bellissimi!" esclamò Alba.

"Peccato che l'unico che non ci fa caso sia proprio il tipo che mi piace!" sospirò lui porgendole la mano "A proposito, io mi chiamo Sael e tu?"

"Alba!"

"Bel nome!" osservò lui.

"Grazie, anche il tuo è bello, di dove sei?" domandò incuriosita.

"Di un posto piuttosto caldo" ridacchiò il giovane.

"Palestina?" tentò Alba notando che il giovane aveva i capelli rosso scuro.

"Non esattamente" rispose lui "Sai che ho l'impressione di averti già visto da qualche parte?" aggiunse cambiando argomento.

"Oh, beh… Sono un tipo piuttosto comune!" rispose Alba.

"No, non direi!" rispose lui pensieroso.


Alba e Sael riuscirono a trovare due divanetti abbastanza lontani dalla pista per riuscire a chiacchierare senza dover urlare come dei forsennati.

Alba ogni tanto lanciava intorno degli sguardi indagatori per cercare Arianna.

Secondo me, non dovresti preoccuparti tanto, conosco il biondo, è uno stronzo presuntuoso, ma posso assicurarti che la tua amica con lui non è in pericolo!” commentò Sael sorseggiando un Mojito.

Lo conosci? Come mai?”

Siamo colleghi, anche se lavoriamo per aziende diverse”

Oh, a proposito che lavoro fai?” domandò Alba.

Sael la osservò così intensamente che la ragazza si imbarazzò “Scusa, non volevo impicciarmi dei fatti tuoi!”

Non preoccuparti” rispose lui “mi occupo di... acquisti. E tu?”

Sicurezza sul lavoro!”

Sul serio? Quindi cerchi di evitare che la gente si ammazzi mentre lavora?” ridacchiò lui “In un certo senso il tuo lavoro ostacola il nostro!”

Cosa?” domandò lei sbarrando gli occhi.

Sael si rese contò di aver detto troppo “Ma no, sto scherzando” buttò li per rimediare, poi cambiò discorso “Dai parliamo di uomini, qual è il tuo tipo ideale?”

Beh, a me piacciono mori con i ricci e non troppo alti, colpa del mio primo fidanzatino dei tempi della scuola!”

Sael fissò Alba esterrefatto.

Che ho detto di strano?” si imbarazzò lei.

Niente, è solo che conosco un tipo così!”

Sul serio?” sorrise Alba “Di un po', ma tu conosci tutta Roma?”

#

"Azaele, che cosa pensi di fare?" domandò Michele.

Seduto sul divano in pelle osservava preoccupato l'amico che sorseggiava una birra dando la schiena alle vetrate panoramiche dell'appartamento di Molinesi. Fuori, i Colli di Roma erano illuminati solo dalle luci della città.

"Devo riuscire a parlarle!" rispose il demone.

"Io mi riferivo all'anima di quel poveraccio che continui a rispedire nel limbo!" esclamò Michele "Aza, per favore io ti voglio bene, ma tu ti stai comportato come un perfetto stronzo! Non hai alcun diritto di tenere lì Molinesi! E non solo per via di Razel e Ariel, ma perché è scorretto verso quell'anima! Non lo capisci?"

Azaele lanciò la lattina di birra vuota nel contenitore del vetro e incrociando le braccia rispose “Al momento non posso, Molinesi mi serve ancora!"

Michele cominciò ad innervosirsi, non sopportava quando l'amico si intestardiva in quel modo.

Si alzò dal divano e si avvicinò minacciosamente ad Azaele che arretrò di un passo "Che c'è, adesso vuoi picchiarmi?"

L'angelo si fermò e guardandolo negli occhi ringhiò "Voglio che la pianti di comportarti da idiota, non ti rendi conto di cosa stai provocando? Eppure te l'ho già spiegato!"

Azaele sbuffò e senza abbassare lo sguardo sibilò "Non me ne può fregare di meno se sto interferendo negli equilibri di quel covo di idioti, non me ne frega niente di sballare gli equilibri di tutta Roma né di qualunque altro posto, a me frega solo di risvegliare la memoria di Alba!"

"Sei un egoista irresponsabile!"

"Sono un demone e agisco da demone! Fattene una ragione!"

Michele afferrò Azaele per la camicia e lo spinse contro la vetrata "E io sono un angelo e il mio compito è ostacolare le imbecillità di un demone egoista, esci da questo corpo Azaele, sto perdendo la pazienza!"

"Perché non mi tiri fuori tu? Ma attento, potresti compromettere il corpo che mi contiene" lo sfidò il demone con un sorriso sardonico.

Michele si rese conto che Azaele aveva ragione, tirarlo fuori dal corpo di Molinesi a suon di botte, non era la soluzione migliore.

Lo lasciò andare, sospirò e sguainando la spada angelica replicò "Non mi lasci altra scelta. Ti do tre secondi per uscire di là"

Il demone guardò la spada incredulo "Non stai facendo sul serio, vero?"

Michele alzò la spada e cominciò a contare.

"Uno…"

La lama ebbe un piccolo fremito e fu circondata da una leggera luce bianca.

"E dai, Michele…"

"Due..."

La luce bianca si fece più intensa.

"O… ok… ba… basta scherzare!" balbettò Azaele.

Michele lo guardò dritto negli occhi.

"Tre!"

La spada emise un fascio di luce talmente potente da illuminare a giorno l'intero quartiere Aventino, dando luogo ad una teoria complottista che ad oggi continua ad avere numerosi adepti.

"Ohmmerda!" esclamò Azaele investito in pieno dal fascio di luce.

#

"Vuoi dire che non faresti di tutto, per avere l'amore dell'uomo che ami?" domandò incuriosito Sael.

"Beh, dipende da cosa intendi per tutto!" rispose Alba.

Sael si avvicinò e Alba per un attimo ebbe l'impressione che i suoi occhi fossero illuminati da un bagliore rosso.

"Intendo proprio tutto, anche fare un patto con il diavolo!" disse il demone con voce suadente.

Alba non riuscì a trattenere una risatina "Ma per favore, che sciocchezza!"

Sael rimase di sasso.

"Come?" domandò pensando di non aver inteso bene.

"Voglio dire, che esagerazione! E poi scusa ma che senso avrebbe?"

"Co… come che senso avrebbe? Avresti l'uomo che ami!"

"Te lo ripeto, che senso avrebbe? L'amore deve nascere spontaneo, che me ne farei di un uomo che pensa di essere innamorato di me solo perché il diavolo lo ha influenzato? Io desidero avere accanto a me qualcuno che mi ama perché sono io, con i miei pregi e i miei difetti"

Sael la guardò completamente smontato, era la prima volta che un'umana dimostrava di non essere minimamente influenzata dal suo potere tentatore. E dire che si considerava piuttosto bravo!

"E poi io non credo al Paradiso e all'Inferno né agli angeli e ai demoni!" aggiunse Alba finendo il suo drink analcolico e poggiando il bicchiere sul tavolino.

"Sul serio?" domandò il demone sempre più perplesso.

"Ma è ovvio, perché tu ci credi?"

"Beh..."

"Ragiona… se togliamo i tuoi primi diciotto anni di vita e gli ultimi quindici o venti in cui probabilmente sarai troppo vecchio per avere la forza di fare qualcosa di veramente cattivo, credi davvero di poterti giocare l'eternità per gli errori commessi nell'arco di una sessantina d'anni? Cioè, sessant'anni che sono di fronte all'eternità? Meno della vita di una farfalla, rispetto alla nostra! Personalmente mi sembra un modo un po' troppo presuntuoso di considerare l'importanza degli esseri umani nell'economia dell'universo”

Ma ci sono persone che nella vita si comportano in modo orribile, non credi che debbano essere punite?” domandò il demone scandalizzato.

Certo! Ma credo anche che debbano essere punite in questa vita e non che ci dobbiamo illudere che dopo la morte finiranno in un posto caldo e orribile in cui soffriranno per l'eternità”

Veramente è proprio lì che finiscono!” replicò lui piccato.

Ma dai, ma tu ci credi davvero?” domandò lei divertita “Quindi tutti i cattivi finiscono all'Inferno... e quelli che hanno fatto o pensato qualcosa di cattivo solo una volta nella vita, finiscono anche loro all'Inferno per un unico errore?”

"Guarda che giocarsi il paradiso è un attimo, basta un solo grave errore e l'incapacità di comprenderne le conseguenze!"

"Tipo fare un patto con il diavolo... per trovare un fidanzato?" scherzò lei.

"Anche!" affermò convinto Sael, dandosi subito dopo del cretino. Si era talmente infervorato nella discussione che aveva dimenticato che il suo compito era tentare la donna, non convincerla a comportarsi bene!

"Beh, allora io sono a posto, te l'ho detto, non credo ad angeli e diavoli, gli uomini sono bravissimi ad escogitare il modo di farsi del male gli uni con gli altri, anche senza l'intervento di esseri che gli bisbigliano all'orecchio di fare questa o quella schifezza! E sinceramente non credo che la responsabilità dei miei errori sia di qualche spiritello maligno che vive sulla mia spalla sinistra solo per darmi suggerimenti sbagliati!"

Sael sorrise, in effetti pur non essendo appollaiato sulla spalla della ragazza, era da più di un'ora che cercava di darle “suggerimenti sbagliati”.

Senza molto successo, a dir la verità.

"Quindi in definitiva, in cosa credi?” domandò ancora.

"Credo che un giorno morirò, punto e basta!"

Sael era a dir poco allibito, come poteva quella irritante ragazza non credere che ci fosse una qualche forma di vita dopo la morte?

In questo modo non era proprio possibile tentarla in nessuna maniera!

Provò ancora, sperando di riuscire in qualche modo ad incrinarne la sicurezza.

"Senti, non riesco a credere che tu non speri che dopo la vita ci possa essere qualcosa!"

"Beh, a volte penso che forse ci sia la possibilità di reincarnarsi"

Sael si sentì completamente sconfitto, se c'era qualcosa su cui proprio non aveva alcuna influenza era la reincarnazione.

Quella era una gestione alternativa con regole tutte sue e non prevedeva minimamente l'intervento di diavoli e angeli.

Sospirò deluso, non solo i suoi amici lo avevano mollato, ma l'umana era decisamente troppo inusuale per cedere alle sue lusinghe.

Però almeno era simpatica e tutto sommato aveva un modo di pensare più interessante della media delle persone che gli toccava tentare, che per lo più erano alquanto prevedibili e lamentose.

Lasciò perdere l'idea di portarla verso la sua schiera e decise di rilassarsi e chiacchierare con lei senza secondi fini.

"In definitiva, tu che faresti per conquistare l'uomo che ti piace?" domandò realmente interessato al parere di Alba.

"Beh, prima di tutto, se avessi due occhi così belli ed espressivi come i tuoi, eviterei di nasconderli dietro un paio di occhiali scuri!"

Sael arrossì leggermente "Il fatto è che… Mi imbarazza che gli altri possano capire cosa provo, le mie vere emozioni"

"Ma se non vuoi far trapelare le tue emozioni, come pensi di far capire al ragazzo che ti piace che sei interessato a lui?"

"Il fatto è che… le persone con cui sono costretto a passare la maggior parte del mio tempo sono i miei colleghi e ti assicuro che a parte il moretto, che in effetti è sempre stato molto diverso, nessuno di loro è particolarmente incline a rispettare le emozioni degli altri"

"Il moretto è il tipo che ti piace?" domandò Alba.

"No, è il ragazzo che piacerebbe molto a te!" sorrise il demone "Magari un giorno te lo presento!"

#

Michele osservò il corpo di Molinesi preoccupato, era bianco e completamente immobile, non sembrava che alcuna anima fosse tornata ad occuparlo.

"Che pensi gli stia succedendo?" domandò ad Azaele.

Il demone, seduto per terra con la schiena poggiata sulla vetrata e le mani legate, gli voltò la faccia senza proferire verbo. Michele aveva approfittato del suo stordimento per legargli le mani dietro la schiena con una costosissima cravatta di Molinesi, onde evitare che potessero venirgli strane idee.

"Dai Aza, non mi pare il momento di fare l'offeso, se il corpo si deteriora l'anima di Molinesi rimarrà per sempre nel limbo"

Azaele si limitò a lanciargli uno sguardo imbronciato.

Michele scosse il capo "Aza, ti prego, aiutami!"

"Non posso credere che abbia usato la tua spada contro il tuo migliore amico! Hai rovinato le mie Nike nuove!" replicò Aza offesissimo, osservando sconsolato le scarpe ormai completamente nere.

Il fascio di luce oltre a buttarlo fuori dal corpo di Molinesi, aveva bruciacchiato sia lui che i suoi vestiti e le sue adorate scarpe nuove.

"Non mi hai dato scelta, lo sai benissimo e sai anche che se avessi voluto farti del male sul serio, non saresti qui a fare l'offeso, ma all'inferno a curarti le ferite! Ti prego, dimmi perché l'anima di Molinesi non è rientrata nel suo corpo"

Azaele era veramente offeso, ma in fondo sapeva che Michele aveva ragione, era stato lui a provocarlo.

Sospirò "Beh… potremmo aver fatto un accordo" ammise.

"Che tipo di accordo?"

"Gli ho chiesto cosa desiderasse veramente…"

"Aza" commentò incredulo Michele "sul serio hai usato la battuta di Lucifer Morningstar?"

"E allora?" ridacchiò Azaele "Lucifer è una serie molto ben fatta!"

"Azaele!" commentò l'angelo senza riuscire a trattenere una risatina.

Si sedette al fianco dell'amico e slacciando la cravatta che gli aveva legato intorno ai polsi, domandò serio "Che accordo avete fatto?"

"Mi lascia il suo corpo per tutta la settimana e poi, vada come vada, domenica a mezzanotte e un minuto il corpo è di nuovo suo"

Michele poggiò la nuca contro il vetro della finestra panoramica e non parlò per qualche istante.

"Aza, perché non vuoi farti riconoscere con il tuo vero aspetto, non credi che sarebbe tutto più semplice?" domandò poi.

Azaele sospirò "All'inizio ho pensato che sarebbe stato più semplice se prima avesse ricordato chi ero e poi mi fossi presentato, ma dopo quello che è successo durante il laboratorio, temo anche che presentandomi con il mio corpo potrei scatenare in lei qualcosa di molto sbagliato, sai cosa intendo e sai quali potrebbero essere le conseguenze!"

"Si, lo so, ma non siamo più nel milleseicento Aza"

"Ma la caccia alle streghe non è finita, Michele, non finisce mai e tu lo sai! Non so davvero che fare!"

Michele si accorse che l'amico aveva gli occhi lucidi "Questa volta sarà diverso Aza, questa volta siamo preparati" rispose passandogli un braccio intorno alle spalle e stringendolo a sé per fargli coraggio.

Perché non usciamo? Ti farebbe bene distrarti, conosco un posto niente male non molto lontano da qua” propose Michele.

Ma si, hai ragione, tutto sommato ho bisogno di distrarmi, però mi sa che devo rientrare nel corpo del pelatone, è già da un po' che sono fuori e non gli fa bene!”

Mmh, si temo che tu abbia ragione, e poi a questo punto prima di domenica notte non cambia niente” ammise Michele.

Come si chiama il posto?” domandò Azaele incuriosito.

Cubo”

Mi sa che l'ho già sentito!” commentò il demone rientrando nel corpo di Molinesi.




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Capitolo 10
*** Non fidarti degli sconosciuti! ***


Capitolo 10

Non fidarti degli sconosciuti!



Alba stava ancora chiacchierando con Sael, quando vide Arianna avvicinarsi tutta eccitata.

"Ariel mi ha chiesto se gli faccio vedere dove abito!" le comunicò porgendole la mano" mi dai il bigliettino dei cappotti?"

"Alba la guardò perplessa "Scusa, ma ti sembra il caso? In fondo non sai davvero chi sia!”

"Mi basta sapere che stasera mi faccio il manzo più sexy di tutto il Cubo!"

"Guarda che non sempre è l'aspetto che conta! Potresti rimanere delusa!" intervenne Sael ridacchiando.

"Oh, beh! Io intanto lo porto a casa mia, domani poi vi faccio sapere!" rispose allegramente Arianna dirigendosi verso il guardaroba.

"Mi scusi un attimo?" domandò Alba rivolgendosi preoccupata a Sael.

"Ma si certo, va pure, abbandonami anche tu!" scherzò lui con tono fintamente tragico.

"Torno subitissimo!" lo rassicurò lei.

Alba raggiunse Arianna che attendeva il suo turno al guardaroba e le strinse un braccio preoccupata "Ari, non sai niente di lui!"

"Uffa Alba, piantala, non mi sembra il tipo del serial killer!” le rispose Arianna alzando gli occhi al cielo mentre recuperava borsa e cappotto.

Non ho detto questo, è solo che non dovresti fidarti così di uno che hai appena conosciuto”

Oh, piantala Alba, mi sembri mia madre! E poi mi pare che anche tu abbia trovato compagnia, no?" tagliò corto Arianna voltandole le spalle e raggiungendo Ariel che l'aspettava sorridente all'uscita del Cubo.

Il giovane tenne la porta aperta giusto il tempo di far passare la ragazza, poi la lasciò andare facendola sbattere praticamente in faccia ad Alba che li aveva quasi raggiunti.

Alba uscì e, un po' sconsolata, osservò Arianna andare via senza neanche accennare a voltarsi per salutarla.

Sospirò malinconicamente, non che fosse proprio offesa, sapeva com'era fatta la sua migliore amica e non c'era da stupirsi se aveva deciso di mollarla per finire la serata allegramente, però era lo stesso un po' delusa, qualche volta le avrebbe fatto piacere che Arianna rinunciasse ai fine serata da una botta e via e tornasse a casa insieme a lei, come quando erano due ragazzine e non c'erano ancora uomini a disturbare la loro amicizia.

"Che imbecille, ha sbagliato ragazza!" commentò una voce divertita al suo fianco.

Alba si girò, un omone alto più di due metri, probabilmente uno dei buttafuori del cubo, la osservava divertito mentre si rollava una canna.

"Che intende dire?"

"Quello che ho detto regazzina, senza nulla togliere alla tua amica e al suo bel culo, ha sbagliato ragazza" rispose l'ormone "ma magari per te è meglio no?"

"Non saprei, non capita mica tutti i giorni di incontrare il Dio del Tuono" scherzò Alba.

"Uahahaha, sei simpatica regazzina, ma ti sbagli, quello è solo una brutta copia del dio Thor e poi a me sembri più un tipo da moretto con gli occhi scuri! Mi sbaglio?" domandò lui guardandola negli occhi e porgendole la canna.

Alba rifiutò con un cenno del capo, ma sentì ugualmente un lieve capogiro "Beh, indubbiamente preferisco il tipo mediterraneo"

"Magari pure riccioluto?" aggiunse Razel strizzandole l'occhio.

Il capogiro di Alba peggiorò, aveva la sensazione di essere un po' ubriaca nonostante avesse bevuto solo una limonata e un cocktail analcolico.

"In effetti adoro gli uomini con i capelli ricci" aggiunse sorridendo complice.

"Me lo immaginavo" commentò Razel avvicinandosi alla ragazza.

Allungò una mano verso di lei ma prima che potesse toccarla un gatto nero atterrò sul suo braccio e lo graffiò.

"Ahi!" si lamentò il demone.

Cercò di dargli una pacca per toglierselo dal braccio ma il gatto fu più veloce, si lanciò tra le braccia di Alba e da lì rivolse a Razel un miagolio minaccioso.

"È tuo?" le domandò il demone.

"Non esattamente, però l'altra notte durante il temporale l'ho lasciato entrare in casa" rispose Alba riconoscendo la stella bianca sulla fronte "scusami, ti ha fatto male? Non riesco proprio a capire come possa avermi seguito fin qui!" rispose Alba imbarazzata.

Dev'essere il tuo famiglio!” borbottò lui.

Il mio cosa?” domandò Alba che non aveva compreso il borbottio di Razel.

In quel momento Sael si affacciò alla porta del Cubo e riconobbe Razel "Tutto bene?" domandò un po' preoccupato.

"Si, ho solo un po' di freddo!" rispose Alba rendendosi improvvisamente conto che era uscita con indosso soltanto la camicia di seta.

Per scaldarsi un pochino, abbracciò stretto il gatto nero che iniziò a far le fusa.

Sael rivolse un'occhiata di sfida a Razel e si avvicinò ad Alba frapponendosi tra lei e il grosso demone.

Razel ridacchiò e sbuffò una nuvola di marijuana.

Sael si tolse la giacca e la posò sulle spalle della ragazza "Dai rientriamo, anche i miei amici si sono volatilizzati, ti offro un drink analcolico così tu puoi affogare i dispiaceri nell'aranciata amara e io in un altro Mojito!" scherzò per consolarla.

Il gatto osservò Sael, poi come se avesse deciso di potergli dare la sua approvazione, si divincolò dall'abbraccio di Alba, saltò sul marciapiede e sparì tra le macchine parcheggiate.

Ma dove va?” si chiese Alba preoccupata.

Stai tranquilla, se la sa cavare di sicuro, vedrai che te lo ritrovi sotto casa ad aspettarti!” la rassicurò Sael.

Alba non avrebbe saputo dire perché, ma le parole di Sael la tranquillizzarono davvero, sorrise e aprì la porta del Cubo.

Il demone fece per seguirla ma Razel lo tirò indietro afferrandolo per il colletto della camicia "È meglio che non ci fai troppi pensieri sulla regazzina, bel fighetto, appartiene ad Azaele!"

"Cosa?"

"È la sua fidanzatina!"

"E a te che t'importa se mi prendo la fidanzatina di Azaele?"

"Normalmente niente, ma in questo caso, mi importa perché lei è anche mia! Nun ce devi proprio pensà a prendertela. Lui me la deve rendere, insieme a Molinesi, ti è chiaro adesso?"

"No, che significa che te la deve rendere... e poi chi cazzo sarebbe Molinesi?"

"Tu non devi farti domande, moccioso, tu devi solo stamparti bene in testa questa frase NUN CE DEVI PENSÀ. PUNTO!" concluse Razel lasciandolo andare.

Sael rientrò, si guardò intorno per cercare Alba e la vide che lo aspettava al guardaroba con un sorriso gentile.

Sospirò, non era giusto che Razel si prendesse quella ragazza, soprattutto se era la famosa umana di cui si era innamorato il moretto. Tutti conoscevano quella storia, ad Azaele si era spezzato il cuore.

"Devo avvertirlo che lei è tornata" decise Sael, poi si ricordò che era da un po' che non si vedeva in giro e che perfino Michele lo stava cercando "Magari lo ha trovato, potrei chiedergli se sa dov'è... se non mi ammazza prima" pensò Sael impallidendo leggermente al ricordo del recente scontro con l'angelo.


#


Michele fissava terrorizzato la strada aggrappato alla cintura di sicurezza. Aveva l'impressione che da un momento all'altro si sarebbero ammazzati o avrebbero ammazzato qualcuno o entrambe le cose, al contrario di Azaele che evitando con destrezza scooter, pedoni e buche, guidava con una Marlboro accesa tra le labbra e il braccio sinistro fuori dal finestrino.

"SantoIddio, era ora" commentò Michele sospirando di sollievo quando finalmente arrivarono di fronte al Cubo e poté scendere dalla macchina.

"Ehi, è vietato nominarlo invano!" lo sgridò Azaele.

"Non era affatto invano, te lo assicuro! Questa è la prima e anche l'ultima volta che mi convinci ad entrare in una macchina, la prossima volta ti seguo dall'alto!"

"Quante storie, gli umani la usano in continuazione!"

"Beh, francamente non mi spiego come mai non si siano ancora estinti" commentò Michele ancora sudato fradicio per la tensione.

"Scusa ma la lasci qui?" domandò notando che Azaele aveva parcheggiato davanti ad un divieto di sosta.

"Massi, tanto siamo di notte, a chi vuoi che interessi?"

"Ma c'è scritto passo carrabile, si prega di lasciare libero il passaggio ventiquattr'ore su ventiquattro!"

Azaele, fece spallucce e accendendo un'altra sigaretta si avviò verso il Cubo.

"Di un po', da quando in qua fumi?" domandò Michele perplesso.

Azaele osservò la sigaretta "Da quando sono nel corpo del pelatone! Ho visto un pacchetto a metà sul tavolo di cristallo e… beh non ho potuto evitare di accendermene una!"

"Devi essere l'unico demone che è riuscito a farsi tentare da un umano!" ridacchiò Michele

"Spiritoso!" rispose Azaele lanciandogli un'occhiataccia "Vuoi provare?” aggiunse poi porgendogli il pacchetto.

"In effetti sono sempre stato curioso di sapere che gusto ci provano!" commentò l'angelo prendendo una sigaretta dal pacchetto.

Azaele accese la sigaretta di Michele che alla prima tirata diventò pallido e cominciò a tossire "Ma che schifo, è una cosa orrenda e poi ha un sapore disgustoso" commentò tra un colpo di tosse e l'altro.

Azaele rise divertito "Devi essere l'unico angelo che riesce a farsi tentare da un demone"

"Cretino!" rispose Michele dandogli una pacca sulla nuca ma sorridendo anche lui.


Michele e Azaele erano appena entrati quando il demone vide Alba seduta su un divanetto che chiacchierava amabilmente con Sael.

"No… Non posso crederci!" commentò stringendo un braccio a Michele e indicandogli Alba "Che ci fa Sael con Alba?"

"Che vuoi che stia facendo, starà cercando di prendersela!" rispose Michele.

"Io lo ammazzo!" ringhiò Azaele.

"Ti do una mano!" rispose l'angelo ancora irritato con Sael per il modo in cui lo aveva trattato il giorno prima.

"Renditi invisibile" suggerì Azaele.

"Ok"

Azaele furente, raggiunse Sael e gli urlò in faccia "Non pensarci neanche per un secondo, imbecille, lei non sarà mai tua!"

Alba e Sael lo fissarono basiti.

"Non dirmi che conosci anche lui!" domandò Alba.

"Mai visto prima!"

In realtà Sael aveva riconosciuto Molinesi, ma non poteva dirlo, sarebbe stato piuttosto complicato spiegarle come mai conosceva il consulente grazie al quale insieme ai colleghi si divertiva a far litigare gli umani durante i laboratori, per non parlare dello spasso di quando avevano inscenato la possessione e… OCCAVOLO! Ecco dove aveva visto Alba e sopratutto, ecco dov'era finito Azaele!

"Alba, credimi, non devi fidarti di questo imbecille!" disse Azaele agitatissimo.

"Di te invece, si? E poi come ti permetti di offendere Sael, non lo conosci neppure!" rispose lei lanciandogli uno sguardo infuriato.

Lo conosco eccome, per favore Alba, credimi, non devi fidarti di lui, vieni via con me!” insistette Azaele prendendola per un braccio e facendola alzare in piedi.

Alba si divincolò dalla presa di Azaele “Tu sei completamente matto! Sael ha appena detto che non ti conosce! E non permetterti di toccarmi di nuovo!” urlò furiosa spingendolo indietro.

"Mi dispiace, la serata è completamente rovinata, è stato bello chiacchierare con te, ma ora voglio tornare a casa" disse a Sael alzandosi sulle punte dei piedi per dargli un bacio sulla guancia, Sael la guardò senza capire, poi si rese conto e si abbassò un po' per permettere ad Alba di baciarlo "È stato bello anche per me" rispose baciandola anche lui davanti allo sguardo esterrefatto di Azaele.

Alba fece dietro front e se ne andò senza degnare di uno sguardo Azaele che si lanciò verso di lei, ma fu trattenuto da Sael che gli aveva afferato un braccio “Aspetta Azaele, ti devo parlare!”

Che diavolo vuoi, lasciami andare!” rispose Azaele agitatissimo cercando di liberarsi dalla stretta di Sael.

Azaele, non puoi seguirla adesso, dammi retta!” cercò di calmarlo il demone.

Ma Azaele era troppo agitato per ascoltarlo, diede uno strattone talmente forte per liberarsi dalla presa di Sael che perse l'equilibrio e cadde all'indietro sbattendo la testa sullo spigolo del tavolino che si ribaltò rovesciandogli addosso bicchieri, bottiglie e piattini vari.

"Almeno ti sei calmato" sospirò Sael osservando il demone steso per terra, privo di conoscenza a causa della botta in testa.

In quel momento, sentì una mano tirargli indietro la testa e la lama di una spada premergli sulla gola, la voce bassa e tesa di Michele ordinò minacciosa "Non muoverti!"

Il diavolo si irrigidì spaventato.

"Cosa gli hai fatto?" domandò Michele che era stato impegnato a controllare che non ci fossero altri demoni in giro e non aveva assistito alla scena.

"Non gli ho fatto nulla" rispose Sael tremando.

Michele premette un po' di più la lama.

"Te lo giuro, Michele, non gli ho fatto nulla, non uccidermi!"

"Che gli è successo?" domandò ancora Michele continuando a premere ma stando in realtà attento a non ferire Sael, si era accorto che il demone era disarmato e per quanto fosse arrabbiato, non avrebbe mai potuto far del male ad un nemico inerme.

Azaele, voleva inseguire la sua ragazza, ho cercato di fermarlo per evitare che si mettesse nei casini, lui per liberarsi ha dato uno strattone così forte che è caduto all'indietro e ha sbattuto la testa contro il tavolino, credimi ha fatto tutto da solo"

Michele ci riflettè su un attimo e concluse che, conoscendo Azaele, era molto probabile che il demone stesse dicendo la verità.

Che ne sai che quel tizio è Azaele e come fai a sapere che quella è la sua ragazza?”

"È stato Razel a dirmi di Alba, e per quanto riguarda Azaele ho solo fatto due più due quando mi ha aggredito in quel modo"

"Merda… Razel è qui?"

"Almeno fino a un quarto d'ora fa"

Michele diede un'occhiata ad Azaele, notò che un gruppetto di persone lo aveva circondato per aiutarlo e decise di continuare ad interrogare Sael in un posto più tranquillo.

"Muoviti" ordinò trascinandolo verso i bagni degli uomini "e vedi di renderti invisibile, evitiamo di attirare l'attenzione"

Sael obbedì.

Entrati nei bagni Michele spinse Sael contro la parete e lo bloccò puntandogli la spada contro il petto, il demone alzò le mani "So… sono disarmato Michele!" balbettò.

Nel bagno vi era un via vai di umani che andavano a urinare, spararsi cocaina in vena o nel naso e scopare nei bagni con la conquista della sera, ma nessuno di loro poteva vedere un angelo biondo minacciare con una spada un diavolo vestito di nero con le mani alzate e uno sguardo impaurito.

Michele osservò Sael con più attenzione del solito, era la prima volta che lo vedeva senza occhiali scuri, notò che aveva due occhi verdi molto espressivi.

In quel momento esprimevano un misto di paura e qualcos'altro che non riuscì a decifrare.

"Perché stavi parlando con Alba?"

"Che tu ci creda o no, mi è riuscita simpatica. Ci stavo solo chiacchierando, ci siamo incontrati per caso, te lo giuro!"

"Giuri un po' troppo spesso Sael!"

"È la verità, insomma... ammetto che all'inizio ho provato a tentarla, ma è stato inutile perché lei è inusuale e alla fine mi è riuscita simpatica, tutto qui"

"E Razel? Qaundo ti ha detto che era la ragazza di Aza?"

"È stato dopo che si sono incontrati fuori dal Cubo. Lei era preoccupata perché la sua amica se ne stava andando con Ariel…"

"Aspetta, che c'entra Ariel?"

"Credo che abbia confuso le due ragazze!"

Michele lo guardò senza capire.

"Alba era qui con un'amica che se n'è andata con Ariel. Ho sentito Razel dire ad Alba che quel fesso aveva scelto la ragazza sbagliata. Forse anche Ariel vuole scoprire dove si è nascosto Azaele, dicono in giro che si sia fregato un'anima di Ariel che giù da noi era stata assegnata a Razel! Ma tu devi saperlo meglio di me, altrimenti non lo avresti cercato tanto, arrivando a chiedere notizie anche ai nostri! Ti prego allontana la tua spada… brucia da morire"

Michele allontanò leggermente la spada dal petto di Sael.

"E questo è tutto ciò che sai di questa storia?"

"No, so anche che Razel vuole indietro l'anima che gli ha fregato Azaele e soprattutto so che rivuole l'anima di Alba… dobbiamo avvertire Azaele. Razel sembra tranquillo ma credo che sia furioso con lui, il tuo amico sta rischiando veramente troppo questa volta e anche la sua ragazza è nei guai!"

"E a te che importa?" il modo arrogante in cui Michele gli aveva posto la domanda irritò talmente Sael che la rabbia prese il posto della paura.

"Ma tu credi di essere l'unico che tiene a quello svampito? Guarda che anche a me è simpatico, anche se non sto a darlo a vedere in giro! Azaele ha già sofferto abbastanza quando gli hanno portato via Alba la prima volta, non mi va che soffra ancora e poi lei mi piace molto e non voglio che se la prenda quel troglodita di Razel, non so perché la ritenga di sua proprietà ma non penso proprio che se la meriti... E ti ho chiesto di allontanare quella stramaledetta spada, brucia da morire, che cazzo!"

Michele osservò il demone stupito, non immaginava che potesse provare quel tipo di sentimenti nei confronti di nessuno. Lo aveva sempre considerato un cretino che pensava di rendersi interessante indossando un paio di occhiali scuri e un vestito nero.

Si rese conto che era la prima volta che stavano avendo una reale conversazione e che Sael, senza altri demoni intorno, era migliore di come si era sempre mostrato.

"Scusa" rispose abbassando la spada "in genere basta allontanarla leggermente, non volevo farti male!"

"Per poco mi tagli la gola però non volevi farmi male?" rispose polemico Sael.

"Volevo solo spaventarti, non avevo alcuna intenzione di tagliarti davvero la gola!"

"Beh, a me invece sembravi piuttosto convinto del contrario!" rispose Sael abbassando le braccia e sfregandosi una mano sul petto.

Che male, devi avermi ustionato!” si lamentò.

"Apriti la camicia!" disse Michele.

"Cosa?" domandò Sael arrossendo imbarazzato.

"Fammi vedere la bruciatura, idiota!"

"Ah, ok!" rispose Sael aprendo la camicia e mostrando una larga piaga rossa in corrispondenza del cuore.

Michele ci rimase parecchio male, non era sua intenzione ferire così il demone e non capiva come potesse essere successo. A meno che le emozioni di Sael non fossero state ancora più forti di quello che aveva dato a vedere, le spade angeliche rispondevano alle emozioni scaldandosi fino a diventare incandescenti e forse la sua spada aveva reagito alla paura e alla rabbia provate da Sael.

"Mi dispiace, sul serio, non intendevo ferirti. Tieni passaci sopra questa, vedrai che starai subito meglio" disse staccandosi una penna candida e porgendola al demone.

Sael lo guardò perplesso "Mi stai aiutando davvero?"

"No per finta, muoviti, sono preoccupato per Azaele!"

Sael passò la penna sulla piaga che sparì immediatamente.

"Va molto meglio. Grazie!" commentò sospirando di sollievo e rendendo la penna a Michele.

"Che ci dovrei fare?" rispose lui brusco.

"Non... non so, è tua, pensavo la rivolessi indietro!" rispose il demone sentendosi un idiota.

Michele si intenerì un po' nel vedere Sael con la sua penna in mano e un'espressione imbarazzata in volto.

"Puoi buttarla, non mi serve più ormai" gli suggerì con tono più gentile "ci vediamo!" aggiunse voltandosi verso l'uscita dei bagni.

"Aspetta, io…" Sael si interruppe nel vedere lo sguardo di Michele di nuovo teso.

"Allora?" lo esortò l'angelo impaziente.

"Vorrei darvi una mano!"

Michele lo osservò qualche istante poi decise di provare a fidarsi, in fondo Sael era al corrente di notizie utili e sarebbe stato meglio averlo dalla loro parte che contro di loro.

"Ok, aspetta un attimo prima di uscire e poi ci vediamo direttamente fuori dal Cubo!"

Sael lo guardò perplesso.

"Non vorrai che ti vedano uscire di qui con la fidanzatina di Azaele?" commentò sarcastico Michele.

Il demone non replicò, sapeva di essere stato abbastanza stronzo, il giorno prima. Si limitò a domandare "Dove?"

"Davanti al passo carrabile"

"Ma non è divieto di sosta ventiquattr'ore su ventiquattro? Non dirmi che Azaele ha parcheggiato proprio lì?"

"Tu che ne pensi?" sorrise Michele.

"Ovviamente!" ridacchiò Sael.

Michele notò che il demone oltre a due begli occhi aveva anche un gran bel sorriso.





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Capitolo 11
*** Chi è Azaele? ***


Capitolo 11

Chi è Azaele?



Alba si infilò dentro le coperte ripensando a quell'imbecille di Molinesi! Ma come si era permesso di rivolgersi a Lei e a Sael in quel modo, comportandosi come se tra loro ci fosse qualcosa! Come se avesse dei diritti su di lei!

Ma quando? Ma dove?

E aveva anche insultato Sael! Per una volta che aveva trovato qualcuno con cui valeva la pena di fare due chiacchiere, ecco che era arrivato il Grosso Fesso Pelato a rovinare la serata!

Alba sospirò, era da tanto che non si trovava così bene con qualcuno, le sarebbe piaciuto molto diventare amica di Sael e invece per colpa di Molinesi si era dimenticata di scambiare il numero di cellulare.

Il gatto nero saltò sul letto e si acciambellò accanto a lei facendo le fusa. Alba sorrise, Sael aveva avuto ragione, il gatto era arrivato a casa sano e salvo e l'aveva aspettata davanti alla porta.

"Mmmh, che meraviglia Merlino, rimani accanto a me!" mormorò abbracciandolo e cadendo addormentata senza neanche rendersi conto di averlo appena chiamato per nome. Il gatto la osservò per qualche istante e poi si addormentò anche lui.


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"Azaele? Che nome strano!" commentò Alba.

Il giovane ci rimase un po' male "Che ha di strano?"

Alba si accorse di essere stata un po' scortese "Scusa, non volevo offenderti, è solo che non ho mai conosciuto nessuno con questo nome, sei straniero?"

Il giovane sorrise "In un certo senso! Perché quei contadini ti inseguivano?"

"Ho usato delle erbe per calmare la febbre di una ragazza che aveva le convulsioni. Secondo il sacerdote del paese era stata posseduta dal demonio"

"Addirittura? Mi è capitato spesso di provocare reazioni entusiastiche, ma convulsioni mai!" rise il ragazzo.

Alba gli lanciò uno sguardo perplesso.

"E scommetto che al sacerdote non è andata giù la guarigione!"

"In realtà non è stato lui ad accusarmi ma un contadino che non ho voluto per marito!"

"Quel biondo che prima voleva arrostire te e poi il cinghiale?"

"Già" sospirò Alba "proprio lui!"

"Francamente, anche io al tuo posto non gli permetterei di sfiorarmi neanche con un dito! Mi sembra un completo idiota e poi puzza più del cinghiale!" rispose il ragazzo allegramente.

"Ti accompagno a casa, anche se la tua ferita non è grave è meglio che non ti sforzi troppo e poi non si sa mai, quei contadini potrebbero essere ancora in giro!" aggiunse caricandosela sulla schiena come uno zainetto.

Alba rimase stupita dalla forza del ragazzo, l'aveva sollevata senza alcuno sforzo e ora camminava a passo svelto come se non portasse alcun carico.

"Ma non ti stanca portarmi sulla schiena mentre cammini?" chiese stupita.

Il ragazzo rise "Ma va là, sei più leggera di una piuma!"

Arrivarono quasi al limite del bosco in pochi minuti, il ragazzo sembrava non aver bisogno di seguire alcun sentiero, camminava spedito in mezzo ai cespugli e agli arbusti che al suo passaggio sembravano quasi spostarsi per fargli spazio. Alba pensò che doveva essere una di quelle guide che aveva spesso visto accompagnare i soldati del Papa.

Improvvisamente il ragazzo si arrestò.

"Che succede?"

"Sento odore di fumo, non mi piace!"

"Sei sicuro, io non sento nulla?"

"Siamo troppo lontani per te, forse è meglio se scendi e io vado avanti a controllare cosa sta succedendo"

"No, ti prego Azaele, non voglio rimanere sola!" lo pregò Alba stringendosi a lui.

Azaele nel sentire la ragazza stringerlo in quel modo, provò una sensazione sconosciuta, una sorta di tenerezza mai provata prima e che gli piacque molto.

"Va bene, ma è meglio se scendi e cammini al mio fianco, potrei aver bisogno di avere le mani libere!"

Alba scese e gli strinse una mano per sentirsi più sicura, Azaele sorrise e insieme si avviarono verso il limite del bosco.


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Michele si guardò intorno e individuò Azaele che si premeva del ghiaccio istantaneo sulla nuca.

Incrociò il suo sguardo e gli fece un cenno.

Azaele capì, ringraziò il gruppetto di persone che lo aveva aiutato e raggiunse Michele.

Una volta usciti dal Cubo, si diressero verso il passo carrabile dove li aspettava Sael apoggiato al muro e con le braccia incrociate.

"Che ci fai qui tu, bastardo?" lo apostrofò Azaele rabbiosamente.

Sael non si scompose "Modera i termini, sono qui per dare una mano!"

"Come hai fatto poco fa?" rispose furioso Azaele lanciandosi contro di lui.

Ma il corpo umano di Molinesi rallentava i suoi movimenti.

Sael scansò senza problemi il suo attacco e lo spinse contro il passo carrabile tenendolo schiacciato contro la saracinesca abbassata.

"Ti vuoi calmare? Ho detto che ti voglio aiutare, perché non ascolti le persone quando ti parlano?"

"Non accetto l'aiuto di uno che è rimasto deluso perché non si è potuto gustare lo spettacolo degli Arcidiavoli che mi torturano"

Michele intervenne "È vero?"

Sael lasciò andare Azaele "È vero che l'ho detto, ma non che lo penso" ammise sostenendo lo sguardo di Michele.

"Ah si? Da come te la ridevi con Sakmeel, a me invece è sembrato che trovassi la cosa piuttosto divertente!" ribatté Azaele.

"Trovo divertente vedere gli Arcidiavoli torturarti esattamente come tu trovi divertente organizzare giochini a tre con le utenti!" rispose secco Sael.

"Cosa?" domandò allibito Michele.

"Sono tutte stronzate!" esclamò imbarazzato Azaele.

"Esatto, sono stronzate che ci tocca dire per quieto vivere, per evitare problemi con i nostri colleghi! Quindi datti una calmata se vuoi che ti aiuti a gestire il casino in cui ti sei cacciato! Cominciando dal problema di come trasportare il tuo corpo umano, visto che un carro attrezzi si è appena portato via la tua macchina!"

Azaele e Michele si guardarono intorno e si resero conto che effettivamente l'ingombrante SUV noleggiato da Azaele non c'era più.

Michele sospirò.

"Non dire niente!" commentò affranto Azaele, sedendosi sul marciapiede.

"Allora che si fa?" domandò Sael.

Michele ci pensò un attimo "È meglio dividersi, voi trovate il modo di andare a casa di Alba e controllate che Razel non l'abbia seguita, io vado a casa della sua amica per evitare che Ariel reagisca in modo eccessivo quando si accorgerà di aver sbagliato ragazza"

"Come fai a sapere dove abitano?" domandò stupito Azaele.

"Ho seguito Alba dappertutto quando ti cercavo!"

"E Razel che c'entra, perché dovrebbe aver seguito Alba?" chiese ancora Azaele cominciando a sentirsi in ansia.

"È convinto che tu debba rendergli l'anima di Alba, me l'ha detto lui stesso!" spiegò Sael.

"Non capisco, perché mai Razel pensa di essere il proprietario dell'anima di Alba e cosa vuol dire che Ariel ha sbagliato ragazza?" domandò Azaele agitatissimo.

"Calmati Aza, adesso non abbiamo tempo per discutere di questo, ci penseremo poi" intervenne Michele nervosamente "datevi una mossa, cercate un taxi, un passaggio per Azaele, insomma muovetevi!"

"Ok, Azaele ti porto io" propose Sael aprendo le ali.

"Ma così vi vedranno tutti!" esclamò Michele.

"Figurati, che vuoi che succeda se mi vedono?” cercò di rassicurarlo Azaele “Al massimo girerà la mia foto sui social, diranno tutti che è ritoccata per far credere che sto volando e qualcuno ci farà un meme che in meno di una settimana sarà dimenticato!".

E in effetti andò così, a parte per il meme dell'Uomo Pelato Che Vola, che divenne uno dei più famosi e longevi del mondo dei social.

Michele osservò Sael alzarsi in volo, sospirò preoccupato e si alzò in volo anche lui.


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Arianna e Ariel erano a letto. Arianna non poteva credere a quello che era appena successo, Ariel era l'uomo più bello e perfetto che avesse mai conosciuto.

Lui la guardò sorridendo "Sono stupito, non pensavo che mi avresti invitato davvero a casa tua!"

"Perché?" domandò Arianna allungando una mano per accarezzargli capelli.

"Non pensavo di essere il tuo tipo"

"Ma quando mai?" rise Arianna.

"Pensavo fossi attratta soprattutto dagli uomini dall'aspetto mediterraneo!" commentò Ariel perplesso.

"Ma quella è Alba!" rise Arianna "A lei piacciono solo mori e riccioluti! Non sa cosa si perde!"

"Cosa? Cosa hai detto?"

"Ho detto che ad Alba piacciono…"

"Aspetta vuoi dire che tu non sei quella innamorata di Azaele?"

Arianna lo guardò senza capire "Chi è Azaele?"

"Tu non hai idea di chi sia Azaele?" domandò ancora Ariel.

"No, dovrei?" chiese a sua volta Arianna che cominciava a sentirsi a disagio.

"Ma per la miseria sono un idiota!" esclamò furioso Ariel saltando giù dal letto e rivestendosi.

"Scusa non capisco, ma perché sei così arrabbiato?"

"Perché ho solo perso tempo!" rispose lui senza un minimo di delicatezza. Finì di vestirsi e se ne andò senza salutare, sbattendo pure la porta nonostante l'ora tarda.

Arianna rimase inebetita a fissare la porta appena sbattuta da Ariel. Ne aveva avute di esperienze deludenti, ma mai nessuno era arrivato a urlarle di essere stata una perdita di tempo.

E poi che c'entrava Alba e che cosa voleva Ariel dalla sua migliore amica? E chi era questo Azaele?

Arianna si sentì improvvisamente impaurita, Alba aveva ragione, non avrebbe dovuto fidarsi di Ariel. Doveva avvertirla prima possibile, dirle di tenersi lontana da lui.


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"Complimenti, sei proprio un vero gentiluomo!" esclamò Michele sarcastico rivolgendo uno sguardo di disapprovazione ad Ariel che si era appena lasciato alle spalle la porta dell'appartamento di Arianna.

Ariel gli lanciò uno sguardo a metà tra lo stupito e l'infastidito.

"Tu che ci fai qua, che vuoi?"

"Volevo controllare che non facessi niente di stupido contro quella povera ragazza! Fortunatamente ti sei limitato a comportarti da stronzo!"

"Da quando mi controlli? E poi quella è solo una trentenne in calore, altro che povera ragazza!"

"Una trentenne in calore? Ma non ti vergogni di esprimerti in questo modo?"

"Non fare il santarellino Michele, proprio tu che te la fai con un demone!"

Michele si irrigidì per la rabbia ma mantenne il controllo.

"Posto che per me Azaele è come un fratello, se anche avessi una storia con lui, cosa ti dà tanto fastidio la sua natura infernale o il fatto che sia un demone?"

"Entrambe le cose e lo sai bene, dovresti vergognarti!"

Michele gli rise faccia "Sul serio? Proprio tu, che hai subdolamente approfittato di quella ragazza solo per cercare informazioni su Azaele e che non ti sei vergognato di scaricarla in malo modo e di insultarla dopo aver capito che non era la persona che cercavi, ti senti autorizzato a giudicare me per una presunta storia d'amore con Azaele? Perché secondo te, sarebbe moralmente sbagliato se io lo amassi come un compagno di vita e non come un fratello? Sai, qualcuno di cui forse ti sei scordato, duemila anni fa ha dato una bella definizione delle persone come te!"

"Ah, si? Quale?" ribatté sarcasticamente Ariel.

"Sepolcro imbiancato!"

La risposta di Michele colpì Ariel dritto al cuore, l'angelo divenne bianco come un lenzuolo e non riuscì a trovare parole per ribattere.

"Cerca di ritrovare te stesso Ariel, se continui così rischi davvero di perderti senza possibilità di ritorno" concluse Michele aprendo le ali e volando via.

Ariel rimase solo a riflettere sulle parole di Michele. Improvvisamente gli arrivò addosso una secchiata d'acqua accompagnata dalla voce infuriata di un uomo "A stronzo! Va a litigare col tuo fidanzato da un'altra parte che qui c'è gente che la mattina presto se deve alzà per andare a lavorare!"

Le pupille di Ariel diventarono rosse di rabbia e umiliazione mentre dal suo elegante completo italiano, completamente fradicio, gocce d'acqua sporca grondavano copiose sul pavimento del pianerottolo.


#


Sael atterrò sulla terrazza di Alba e lasciò andare Azaele.

"Ok, cambio" ordinò il demone uscendo dal corpo di Molinesi e lasciando il posto a Sael che si accomodò su un panchetto.

Azaele diede un'occhiata attraverso la serranda, constatò che era tutto buio ed entrò.

Diede uno sguardo in giro per sincerarsi che non ci fosse nessuno, poi raggiunse Alba sul letto a soppalco.

Quando la vide addormentata, abbracciata stretta al cuscino, per un attimo si commosse. Era tanto bella mentre dormiva. Sospirò e con fatica si voltò per andare via.

Ma proprio in quel momento lei pronunciò il suo nome "Azaele!"

Lui si voltò incredulo, possibile che l'avesse riconosciuto?

Ma lei emise dei piccoli lamenti e Azaele capì che stava sognando.

Si avvicinò al suo viso, le spostò delicatamente i capelli e le sfiorò la guancia con un bacio leggero.

"Dormi serena amore mio" sussurrò accarezzandola dolcemente.

Alba smise di lamentarsi.

Azaele sorrise, alzò lo sguardo e si ritrovò di fronte due piccoli fari gialli che lo fissavano minacciosi.

"Cosa diavolo… Merlino, sei tu?"

Un miagolio sordo accompagnato dalla comparsa di una lingua rossa e quattro piccoli canini bianchissimi e acuminati, convinsero Azaele che era il caso di svignarsela al più presto. Merlino, ammesso che fosse proprio lui, non sembrava molto disponibile a socializzare.

Non fece in tempo a saltare giù dal letto che il gatto lo aggredì cercando di graffiargli gli occhi "Merda, Merlino! Piantala sono Azaele!" si lamentò il demone a mezza voce cercando di allontanarlo dal viso.

Ma il gatto non aveva intenzione di mollarlo, continuava a soffiare e cercare di acceccarlo.

Azaele cadde dal letto, rimbalzò sulla poltrona gonfiabile e rotolò su quello che gli sembrò un roveto di spine acuminate.

Merlino continuava a graffiarlo imperterrito, Azaele riuscì ad afferrarlo e lanciarlo contro la parete centrando in pieno uno dei due antichi piatti giapponesi regalati ad Alba dai genitori, al ritorno da un viaggio in Giappone per cui li aveva grandemente invidiati.

"Merda, speriamo che non si sia svegliata" pensò Azaele costernato.

Merlino miagolò ancora e Azaele si precipitò in terrazza chiamando "Cambio, cambio!"

Sael, che nel frattempo aveva ceduto all'irrefrenabile desiderio di fumarsi una sigaretta saltò fuori dal corpo di Molinesi cedendo il posto ad Azaele.

"Ma che cavolo è successo lì dentro?"

"Shhh!" intimò Azaele trattenendo il respiro.

In quel momento la luce si accese e Azaele, dimenticandosi completamente di essere rientrato nel corpo di Molinesi, si lanciò dal balcone.

"Ma che cazzo combina?" si domandò Sael esterrefatto nel vederlo andar giù come un sasso.

Si lanciò anche lui dal balcone e toccò terra appena in tempo per prendere Molinesi tra le braccia prima che si sfracellasse al suolo.

Ma non avendo calcolato il peso dell'uomo stramazzò per terra schiacciato e dolorante.

"Merda Azaele!" si lamentò "certe volte ti comporti proprio come un coglione!"

"È quello che gli dico spesso anche io!" ridacchiò Michele osservando divertito i due demoni.

"Michele, che ci fai già qui?" domandò Azaele ancora sdraiato su Sael che commentò spazientito "Se ti levi dal mio stomaco prima di fartelo spiegare è meglio, è pesante questo grosso umano!"

"Oh, scusa!" rispose Azaele alzandosi.

Sael si sedette un po' dolorante e Michele gli porse una mano per aiutarlo ad alzarsi.

"Grazie!" mugugnò il demone stringendo la mano dell'angelo.

Michele aspettandosi che il demone fosse più pesante di quanto non fosse realmente, diede uno strattone così forte da tirarsi addosso Sael che si ritrovò abbracciato all'angelo.

"Hai intenzione di baciarmi di nuovo?" commentò l'angelo sarcastico.

"Co... cosa? N... no!" balbettò Sael.

"Allora spostati!"

Sael si spostò di scatto "Scusa!" mormorò avvilito.

Michele non intuendo nemmeno lontanamente il vero motivo del disagio di Sael pensò di essere stato troppo sgarbato "Guarda che scherzavo, non prendertela!" si scusò stringendogli una spalla amichevolmente.

Sael al tocco di Michele diventò paonazzo.

Michele se ne accorse e, per la prima volta in migliaia di anni, fu colto da un vago sospetto.

Sentite, io vado. Tanto per stasera direi che possiamo stare tranquilli!” propose Sael cercando di dissimulare l'imbarazzo che stava provando.

Perchè non vieni a dormire a casa mia?” domandò di punto in bianco Azaele.

Cosa?” domandarono in coro Michele e Sael.

Beh, mi hai dato una mano, è tardi e a casa mia c'è posto per tutti!” spiegò Azaele come se fosse la cosa più normale del mondo.

A meno che non voglia tornare a casa tua dove i tuoi adorati coinquilini se la stanno sicuramente spassando con le conquiste della notte!” aggiunse con un sorrisetto sarcastico.

Beh...!” Sael non sapeva che dire.

Michele gli venne in aiuto “Ma si, Azaele ha ragione, per questa notte vieni da noi!”

Sael non credeva alle sue orecchie, quell'invito così spontaneo e sincero da parte di Azaele e Michele lo aveva stupito e commosso allo stesso tempo.


#


"Wow" commentò Sael avvicinandosi alla vetrata del bilocale di Molinesi ammirando il panorama spettacolare di Roma di notte.

"Posso uscire sulla terrazza?" domandò ad Azaele.

"Certo" rispose lui aprendo le vetrate. Sael uscì sulla terrazza si poggiò sulla ringhiera e sospirò emozionato "Avrà pure i suoi casini, ma questa città è, e sarà sempre, bellissima" commentò con convinzione.

Michele e Azaele lo raggiunsero e si poggiarono anche loro sulla ringhiera, una a destra e uno a sinistra del demone.

"Non ti facevo tipo da emozionarsi davanti ad un bel panorama" commentò Michele.

Sael sospirò "Solo perché in genere evito di mostrare cosa provo, mi ci vedi a fare un simile commento davanti a Zarael e Radael?" domandò riferendosi ai due demoni che lo avevano mollato in discoteca "Mica sono tutti come voi due!"

Michele si irrigidì "In che senso, che vuoi dire?" domandò freddamente.

Sael era troppo preso dal panorama per accorgersi della reazione di Michele, così rispose sinceramente "Voglio dire, che con voi uno si sente libero di esprimere un'emozione senza temere di scatenare infinite prese per il culo e pentirsene per il resto della vita"

Michele ancora una volta rimase colpito da quanto si fosse sbagliato nel giudicare Sael.

"Effettivamente giù all'inferno sono un branco di buzzurri" intervenne Azaele "l'unica cosa che apprezzerebbero quassù è la possibilità di fare una gara a chi riesce a raggiungere il palazzo di fronte pisciando!"

Sael scoppiò in un'allegra risata, alla quale si aggiunse Michele.

Chiacchierarono ancora del più e del meno e dopo un pò, Michele, che aveva avuto una settimana abbastanza pesante concluse “Ragazzi, domani dobbiamo parlare di Razel e Ariel, ora però sono troppo stanco per ragionare, buonanotte!” rientrò in casa e crollò addormentato sul divano.

Sael, che a causa della situazione rilassata che si era creata tra loro aveva abbassato le sue difese, si lasciò sfuggire "Certo che Michele è proprio bellissimo!"

"Perché non glielo dici quando è sveglio? Magari ti dà una chance!" commentò Azaele senza alcuna ironia.

Sael cominciò ad agitarsi "No… cioè… cosa hai capito… intendevo solo che oggettivamente…!"

"Oggettivamente sei perso di lui Sael, guarda che si vede lontano un miglio! Diventi rosso come una Ferrari ogni volta che ti sfiora per sbaglio. Michele non se ne ancora accorto solo perché porti sempre gli occhiali scuri e lui non sopporta di non poter guardare le persone negli occhi!"

Il giovane demone divenne talmente bianco che Azaele si sentì in colpa "Stai tranquillo, non credo che nessuno a parte me se ne sia mai accorto, i nostri colleghi non si interessano di nessuno a parte se stessi!"

"Azaele, ti prego!"

"Guarda che sono secoli che me ne sono reso conto, se avessi voluto fare lo stronzo lo avrei già fatto! Comunque io mi faccio i fatti miei, ma tu dovresti farlo capire a Michele!"

Sael abbassò lo sguardo "E per quale motivo, per farmi ridere in faccia?"

"Michele al massimo potrebbe imbarazzarsi e respingerti gentilmente, ma non ti riderebbe mai in faccia, fidati è la persona più sensibile e gentile che abbia mai conosciuto. Non ferirebbe mai i tuoi sentimenti!"

Sael sospirò "In ogni modo non sono pronto ad affrontare il discorso con lui, ti prego Azaele, non dirgli niente, morirei di vergogna se Michele sapesse cosa provo!”

Ti ho già detto che puoi stare tranquillo, però pensaci su!”

Comunque lo stesso discorso vale anche per te con Alba, dovresti avvicinarla con il tuo vero aspetto e dirle chi sei e cosa provi per lei!”

"È la stessa cosa che mi ha detto Michele!"

"E ha ragione! Stasera io e Alba ci siamo scambiati qualche confidenza, mi ha detto che ha un debole per gli uomini ricci e non troppo alti, capisci che significa?"

Azaele lo guardò stupito “Ti ha detto davvero così?”

Si, mi ha detto proprio così! Aza, piantala di fare figure di merda con lei e rivelati per ciò che sei, se ti amava quattrocento anni fa, ti amerà ancora!”

Non sono ancora pronto e comunque non posso fino a domenica, ho un accordo con Molinesi!”

Sael sospirò “Te l'ho già detto vero, che a volte ti comporti come un coglione?'”

Temo di si, circa un'ora fa!” ridacchiò Azaele porgendogli il pacchetto di sigarette.

Mi pareva, infatti!” sorrise Sael prendendo una sigaretta e lasciandosela accendere da Azaele.


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Capitolo 12
*** Sogno o realtà? ***


Capitolo 12

Sogno o realtà?


Anno Domini 1620


Azaele e Alba raggiunsero il limite del bosco, dietro una collinetta poco lontano videro alzarsi una colonna di fumo grigio.

"Oh, no! Là dietro c'è la casa della mia padrona!" esclamò Alba sconvolta.

"Padrona?" domandò Azaele perplesso.

"Si, lavoro da lei come domestica e lei in cambio mi sta insegnando a usare le erbe per curare malattie e ferite! Ti prego Azaele corriamo da lei, sono preoccupata, hanno tentato spesso di accusarla di stregoneria!"

"Va bene, ma stammi vicino e non correre, dobbiamo procedere con cautela, non voglio cadere in un imboscata, non è il caso" rispose lui teso.

Alba annuì e procedette a passo spedito accanto ad Azaele.

Una volta arrivati in cima alla collina videro una casa in fiamme, Azaele, la cui vista era molto più acuta di quella di Alba commentò tetro "Alba, è meglio non procedere oltre, non c'è più nessun pericolo, ma neanche più niente da fare per la tua padrona. Non ha senso andare laggiù!"

"No, ti prego Azaele, non dire così, potrebbe essere ancora viva e aver bisogno del mio aiuto" gridò Alba correndo verso la casa.

"Alba per favore, fermati!" urlò Azaele.

Ma Alba non lo ascoltò e continuò a correre disperata.

Azaele aprì le ali e rendendosi invisibile raggiunse in un istante la povera padrona di Alba legata allo steccato e arsa viva dalla follia omicida dei contadini. Prese il corpo bruciato e lo portò dentro la casa in fiamme per evitare che Alba potesse vederlo, poi tornò indietro e comparve dietro dietro di lei fingendo di esserle corso dietro.

"Alba aspettami!" chiamò.

Alba si fermò davanti alla casa e cadde in ginocchio piangendo "Signora Elena… dove siete? Rispondetemi vi prego!"

Azaele si inginocchiò e la strinse tra le braccia per confortarla "Temo che non possa più sentirti, andiamo via, è pericoloso per te rimanere qui"

Alba lo abbracciò stretto e continuò a piangere.

"Merlino!" esclamò improvvisamente.

"Cosa?" domandò perplesso Azaele.

"Merlino, il gatto della signora Elena! Ti prego Azaele, aiutami a cercarlo! Se è vivo, non voglio abbandonarlo, non è abituato a cavarsela da solo!" lo implorò la ragazza.

'Va bene!" rispose Azaele che non aveva notato resti di gatto all'interno della casa in fiamme.

Girarono un po' intorno alla casa chiamando "Merlino, Merlino!" finché da dietro un cespuglio rispose un miagolio e subito dopo uscì un gatto nero con una stella bianca sulla fronte.

"Merlino! Amico mio, almeno tu sei vivo!" lo chiamò Alba.

Il gatto la riconobbe e si lanciò tra le sue braccia facendo le fusa.

Azaele si avvicinò "Ti prego Alba, ora andiamo. Non mi sento tranquillo, non mi piace l'atmosfera di questo posto, voglio allontanarmi il più in fretta possibile!"

"Hai ragione, Azaele, anche io sento qualcosa di strano, è come se ormai tutto qui intorno fosse pervaso da qualcosa di maligno. Questa non è più casa mia! Andiamo via!" rispose Alba continuando a stringere Merlino tra le braccia e incamminandosi verso il sentiero che portava verso il paese di Monterotondo.

Poco lontano, nascosto dietro un alto tasso centenario, Razel lì scrutò perplesso.

"La mia strega è morta ma la sua anima sembra scomparsa nel nulla, la regazzina è viva e Azaele ha l'aria di volersela prendere lui. Del biondino angelico nun c'è traccia. Nun è che quei due hanno fatto un accordo a spese mie?" si domandò irritato.


#


MEEEEOWWW, FFFFFFFFHH, CRASH


La successione di questi rumori svegliò Alba.

"Ma che cosa succede?" si domandò accendendo la luce.

Ancora mezzo addormentata, si rese conto che il gatto nero non era più accanto a lei.

"Merlino, dove sei?" chiamò senza ricevere risposta, sospirò e si sporse dal letto a soppalco per controllare.

Quello che vide la lasciò costernata, il monolocale sembrava un campo di battaglia. La poltrona gonfiabile era rotolata contro la porta del bagno, il tappeto di lana urticante era arrotolato su se stesso e, cosa davvero sconvolgente, uno dei suoi adorati piatti giapponesi era ridotto in pezzi sparsi per il ripiano della cassettiera IKEA.

Alba scese scese dal letto e raccolse mestamente i cocci poggiandoli sulla cassettiera "Ma si può sapere che ti ha preso Merlino, perché hai combinato questo disastro?" domandò amareggiata. Il gatto nero la osservò con aria apparentemente contrita.

"Quanto vorrei che tutti i pezzi si riattaccassero… torna a posto stupido piatto" si lamentò Alba piangendo.

"Basta poco, regazzina, basta che tu lo voglia davvero!" disse la voce del buttafuori del Cubo alle sue spalle.

Alba si girò di scatto e con sgomento vide il corpulento buttafuori dai capelli rosso fuoco, osservarla da dentro lo specchio con un ghigno soddisfatto in volto.

Non fece in tempo a capire se si trattasse di una visione o di un'immagine reale perché Merlino si gettò sullo specchio soffiando inferocito e facendo scomparire l'uomo dai capelli rossi.

Alba si appoggiò alla cassettiera tremando, non era possibile, non poteva essere vero, gli specchi riflettono e basta, non c'è nessuno dentro che ti fissa o ti parla a meno che tu non ti chiami Alice o Strega cattiva di Biancaneve!

Alba cercò di calmarsi controllando la respirazione come le avevano insegnato al corso di Yoga tantrico di cui aveva seguito ben tre lezioni, prima di lasciare perdere dopo che l'avevano guardata tutti come se fosse matta, insegnante compresa, quando nel bel mezzo della lezione aveva esclamato "Maestra Giada, tu hai una luce intorno quando respiri!"

Merlino si avvicinò facendo le fusa e contribuendo a calmarla.

"Ma, si" pensò rassicurata, è stata solo la mia immaginazione, ero ancora mezzo addormentata!"

Accarezzò Merlino e andò in cucina a bere un bicchiere d'acqua.

Finalmente rilassata decise di tornare a dormire, era già a metà della scala del letto a soppalco quando l'occhio le cadde sulla parete sopra la cassettiera e per poco non scivolò sugli scalini per lo spavento.

Il piatto giapponese faceva bella mostra di sé, del tutto integro, come se non fosse mai stato ridotto in mille pezzi.


#


Lo stupido gatto nero si lanciò infuriato contro lo specchio facendo perdere a Razel il contatto mentale con Alba.

Ma il demone non si preoccupò più di tanto, la cosa più importante era aver stabilito un primo contatto.

Sogghignò tra sé e sé, aveva dovuto aspettare per quattrocento anni, giorno più giorno meno, non avrebbe fatto differenza. Si sarebbe preso Alba e il regazzino se ne sarebbe fatto una ragione.

Ancora meglio, ne avrebbe approfittato per spiegargli che la colpa era tutta di Michele e così finalmente Azaele si sarebbe staccato da quel frocetto biondo che aveva una pessima influenza su di lui!

Razel sorrise soddisfatto e già che si trovava nei bagni del Cubo decise che una pisciatina ci stava tutta, entrò in un bagno già occupato e buttò fuori l'occupante umano che, senza aver capito né come né perché, si ritrovò con i pantaloni abbassati davanti agli sguardi divertiti degli altri umani in attesa del loro turno.

Il poveretto si ricompose e da quel giorno smise completamente di farsi di funghetti allucinogeni, cosa che costò a Razel un richiamo informale dagli Arcidiavoli.

Uscito dal bagno Razel si ritrovò faccia a faccia con il supervisore di Azaele, un demone anziano, alto e magro, dai capelli biondi quasi bianchi e due freddi occhi grigi che lo scrutavano con aria di rimprovero.

"Cercavi me?" domandò tirandosi su la braghetta dei pantaloni e dirigendosi verso l'uscita.

"Le mani, non te le lavi?" commentò ironicamente il supervisore.

"Sei qui per insegnarmi il bon ton o me devi chiedere qualcosa?" rispose Razel senza scomporsi, ma tornando indietro a lavarsi le mani.

"Sono qui perché si dice in giro che tu sappia dov'è finito il ragazzino!"

"Quale regazzino?"

"Sai benissimo di chi parlo, di quello innamorato della strega con cui hai appena finito di parlare attraverso quello specchio! Sono giorni che cerco Azaele, è rimasto indietro con il suo lavoro e vorrei evitare di buttarlo dentro un pentolone di olio bollente per i prossimi mille anni! Se sai dov'è dovresti dirmelo, è scorretto che non mi abbia ancora informato a riguardo"

"Non sai tenere sotto controllo i tuoi collaboratori e la colpa è mia? Nun c'è scritto da nessuna parte che te devo relazionare sui movimenti dei tuoi sottoposti!" rispose sbuffando Razel.

"Immagino che questo significhi che non ti sei letto la circolare sulle Nuove regole di comunicazione e collaborazione tra Gironi infernali del gennaio scorso" replicò freddamente il supervisore.

"Io lavoro, Safet, non sono mica un fighetto come te e gli altri supervisori che passate il tempo a firmare carte! Io con la vostra burocrazia mi ci pulisco il culo"

"Posto che non ce ne sarebbe bisogno, almeno quello te lo pulisci!" rispose Safet ironico "In ogni modo ora che ti ho aggiornato sulle nuove regole infernali, ti dispiace dirmi dov'è finito Azaele?"

Razel lo guardò imbarazzato "Sta nel corpo di un mio utente, un certo Molinesi, uno che lavora con Alba"

Safet non riuscì a frenare un ghigno divertito "A quale scopo?"

"Immagino voglia avvicinarsi alla streghetta senza spaventarla"

"Capisco, grazie per l'informazione! Arrivederci" rispose Safet congedandosi.

"Dovresti ringraziarmi sai?" lo fermò Razel.

"Ti ho appena ringraziato" rispose il supervisore.

"Mi riferisco al fatto che sto lavorando anche alla fine dell'amicizia tra Michele e Azaele!"

Safet rise "Immagino che tu non abbia mai letto i curriculum di quei due e non abbia alcuna idea dei loro soft skills principali!"

Razel lo fissò con lo stesso sguardo di un pesce rosso in una boccia d'acqua.

"Se lo avessi fatto, sapresti che la tua è una battaglia persa!" aggiunse con aria annoiata Safet.

"Lo dici tu!" rispose Razel "e poi il curriculum del biondino come l'hai avuto?" domandò.

Safet aprì le ali "Ho i miei contatti, lo sai benissimo".

#


Sael era impegnato a prepararsi un caffè nella cucina super accessoriata di Molinesi, era appena tornato da una commissione che aveva deciso di fare per ringraziare Michele e Azaele dell'ospitalità e gli era venuto desiderio di bere un buon caffè caldo.

In teoria né angeli né demoni avrebbero bisogno di mangiare, bere e dormire, ma avendo la possibilità di farlo e vivendo in mezzo agli umani da millenni, i più empatici di loro tendevano, come Azaele, Michele e Sael ad assimilare alcune abitudini tipicamente umane.

La caffettiera cominciò a borbottare, Sael annusò soddisfatto il profumo del caffè, spense il fornello e versò parte della caffettiera in una tazza.

Aveva appena cominciato a gustarsi la prima sorsata quando sentì la voce assonnata di Michele domandare "Ce n'è un po' anche per me?"

Sulla porta della cucina si palesò la visione celestiale di Michele spettinato, con addosso un paio di jeans blu che esaltavano la bellezza del suo torace nudo, l'aureola accesa che metteva in evidenza i grandi occhi azzurri e le ali candide che emettevano riflessi argentati.

A Sael andò la sorsata di traverso, cominciò a tossire innaffiando i fornelli di caffè.

Michele si avvicinò e gli poggiò una mano sulla spalla battendogli l'altra sulla schiena, peggiorando decisamente la situazione.

La voce ironica di Azaele li interruppe "Anche io volevo un po' di caffè, ma se disturbo torno tra un po'!"

"Non fare lo spiritoso e vestiti!" gli rispose Michele un po' imbarazzato, lasciando andare Sael.

"E perché?" ribatté Azaele "siamo tutti uomini e io sto comodo in boxer!"

"Sei proprio un buzzurro!" commentò Michele circondandogli il collo con un braccio e bloccandogli la testa in una morsa.

"Lasciami, Michele!" si lamentò Azaele.

L'angelo rise e continuando a tenerlo bloccato gli domandò "Ti vai a vestire o no?"

"No, mollami!"

"Non ti mollo finché non prometti di metterti un paio di pantaloni!"

"Sei un despota, ne approfitti solo perché sei più alto!" lo accusò Azaele ridendo e cercando di liberarsi.

Sael che stava ridendo anche lui si bloccò di colpo "A proposito Azaele, ma dove hai lasciato il corpo di Molinesi?"

"È vero, dov'è?" domandò anche Michele un po' preoccupato, lasciando andare Azaele.

"Devo averlo lasciato sul letto! Ero ancora mezzo addormentato quando mi sono alzato!" rispose Azaele sbadigliando.

Sael ridacchiò "Sei proprio uno svampito! E comunque capisco Alba, è proprio vero che il vino buono sta nelle botti piccole!" aggiunse strizzandogli l'occhio.

Michele lanciò un'occhiata di sfuggita a Sael, poi si rivolse ad Azaele. "Vai a prenderlo, ma prima di tornare qui vestiti! Mi manca solo lo spettacolo di Molinesi nudo per iniziare bene la giornata!"

"Omofobo!" gli urlò ridendo Azaele mentre tornava in camera da letto.

"Deficiente!" gli rispose Michele.

Sael abbassò lo sguardo un po' rattristato.

"Guarda che Azaele sta scherzando!" si giustificò Michele notando lo sguardo di Sael "non ho niente contro i gay!"

"E a me che cosa importa? Perché ti giustifichi?" rispose Sael indossando giacca e occhiali scuri "Ora devo andare, altrimenti gli altri demoni cominceranno a domandarsi che fine ho fatto" aggiunse infilando una mano in tasca e tirando fuori le chiavi del SUV di Azaele.

"Tieni, l'ho recuperato stamattina presto, così Aza può andare a lavoro"

Michele prese le chiavi mortificato, Sael sembrava sereno ma l'angelo aveva notato che il demone aveva indossato di nuovo gli occhiali scuri.

"Grazie…!" mormorò.

"Di niente, Azaele è stato gentile con me, salutalo!" concluse Sael aprendo le ali e volando via.

"Sael se ne andato?" domandò Azaele che nel frattempo era rientrato in cucina, nel corpo di Molinesi.

"Si… Potevi evitare quella battuta, credo ci abbia creduto e ci sia rimasto male!"

"Sul serio? Beh, perché non gli hai detto che sei bisessuale? Così si sarebbe tranquillizzato!"

"Perché non ci conosciamo abbastanza per raccontargli i miei affari personali!" rispose Michele irritato.

"Per quello o perché ti sei accorto di qualcosa che al momento non ti va di affrontare?" domandò il demone versandosi una tazza di caffè.

"Cosa intendi?"

"Non fare il finto ingenuo!" rispose Azaele sorseggiando il caffè.

Michele sospirò e chiuse il discorso porgendogli le chiavi della macchina "È già abbastanza complicato gestire un migliore amico infernale! Tieni, ti ha recuperato il SUV!"

Azaele prese le chiavi "È proprio un ragazzo carino e non intendo solo fisicamente!" commentò strizzando l'occhio a Michele.

L'angelo arrossì leggermente e cambiò argomento "Dobbiamo parlare di Razel, devo confessarti una cosa a proposito di Alba!" disse abbassando lo sguardo.

#

Alba, pensò che quella mattina stava riuscendo ad essere peggiore della notte appena passata.

Aveva avuto un incubo dietro l'altro, o almeno aveva preferito convincersi che le strane esperienza della notte appena passata fossero solo incubi e ora era sovrastata dal collega che, influenzato dal demone Sakmeel, continuava ad insultarla e accusarla di aver combinato un disastro.

Dall'altra parte della scrivania il Direttore di stabilimento la guardava con un'espressione carica di biasimo.

Sael, appena arrivato, si rese conto della situazione e non sopportando di vederla così affranta decise di intervenire, tanto il collega avrebbe pensato che si trattava di una delle solite gare a chi riusciva a distruggere l'umano dello sfidante.

Restando invisibile agli umani si accovacciò al fianco di Alba e scoccò un'occhiata a Sakmeel che annuì accettando la sfida.

Sael passò un braccio intorno alle spalle di Alba e le sussurrò in un orecchio "Ricordagli, con molta calma, che non sareste in questa situazione se lui non se ne fosse fregato di rinnovare per tempo il contratto con il vecchio fornitore!"

Alba, si sentì stranamente più sicura, sostenne lo sguardo del collega e con molta calma rispose "Certo che se tu non ti fossi dimenticato di rinnovare il contratto nei tempi previsti ora non saremmo in questa situazione!"

Il collega ebbe un attimo di incertezza, il suo demone sogghignò e gli sussurrò qualcosa.

"Se ti fosse degnata di controllare le scadenze avresti potuto avvertirmi in tempo per il rinnovo, non sono io il responsabile di questa attività, se non sbaglio!"

Sael sorrise e sussurrò di nuovo all'orecchio di Alba e lei ribatté, senza abbassare lo sguardo "Veramente c'è un calendario condiviso con tutte le scadenze!"

Sael sorrise soddisfatto al suo avversario che gli rivolse un cenno di sfida e si avvicinò di nuovo a Martini che replicò "E allora? Io ho un sacco di cose da fare, non è che posso controllare anche le scadenze di cui sei responsabile tu!"

Questa volta Alba non ebbe bisogno del suggerimento di Sael "Il calendario condiviso è stato proposto da te per snellire la procedura. Riporto le tue testuali parole: così si eviterà di spammare inutilmente comunicazioni in giro per l'azienda, basta che ognuno si prenda la responsabilità di tenere sotto controllo le date di suo interesse"

Alba si sporse verso il collega e battendone in velocità il demone suggeritore, gettò l'affondo finale "E, se non erro, da mansionario il rinnovo dei contratti è di tua responsabilità!"

Il collega impallidì, provò a replicare ma fu fermato dal Dott. Veggetti che lo freddò "La Dott.ssa ha perfettamente ragione Martini, chiudiamo qui la discussione e veda di sanare immediatamente la situazione da lei creata! Non intendo ritornare sull'argomento!"

Sael non riuscì a trattenersi, si tolse gli occhiali e fissando dritto negli occhi Sakmeel esclamò colmo di orgoglio "Colpito e affondato!"

Il demone emise un verso di disappunto ma accettò la sconfitta sportivamente, si avvicinò a Sael e porgendogli il cinque commentò "Bella partita!"

Sael osservò Alba soddisfatto, era davvero in gamba la brunetta, aveva solo bisogno di un po' di sostegno alla partenza, ma poi filava come un treno.

E poi era così intelligente e carina, non era difficile capire perché Azaele fosse ancora innamorato di lei dopo quattrocento anni.

Improvvisamente si rattristò, Azaele almeno una possibilità l'aveva, in passato lui ed Alba si erano già amati, si trattava solo di riuscire a risvegliare i ricordi di lei.

Lui invece era innamorato di Michele che, ne era sicuro, era totalmente al di là delle sue possibilità.

Sospirò al pensiero della sera precedente, si era trovato bene con quel simpatico casinista di Azaele e anche Michele era stato gentile.

Sael non se lo aspettava, Michele era sempre stato molto freddo con tutti i demoni, eccetto ovviamente che con il suo adorato "fratellino infernale"

Si era spesso chiesto cosa li legasse tanto, era evidente che non c'era nessun tipo di attrazione fisica tra loro, si volevano bene e basta proprio come due fratelli umani.

Sael li aveva sempre invidiati, anche a lui sarebbe piaciuto poter contare su un amico ogni tanto.

Ma sopra ogni cosa, gli sarebbe piaciuto essere guardato da Michele in modo diverso.

La voce arrogante ed aggressiva di Martini, lo distrasse dai suoi pensieri “Non credere che sia finita qui! Ti sei giocata la carriera stupida puttanella!” Alba e il collega erano rimasti soli in ufficio e Martini aveva pronunciato quella frase fissando Alba con odio.

Sael si girò irritato verso il suo collega “Ehi! Questo non è corretto, la partita era finita!”

Sakmeel che era appena uscito nel corridoio allargò le braccia e scosse la testa “Guarda che io non c'entro nulla! Mi sa che abbiamo un ottimo candidato per il girone degli iracondi!” rispose con un sorriso allegro.

“Ma sei impazzito? Come ti permetti?” replicò Alba tremando per la rabbia e lo stupore.

Martini si avvicinò ad Alba allungando le mani con aria minacciosa.

Sael decise che era venuto il momento di intervenire, si appoggiò allo stipite della porta rendendosi visibile e bussò sul vetro domandando con aria apparentemente svagata “Salve, disturbo? Cercavo la Dott.ssa Alba Maxia!”

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Capitolo 13
*** Il racconto di Michele ***


Capitolo 13

Il racconto di Michele


Azaele poggiato contro il piano della cucina smise di sorseggiare il caffè e osservò Michele con aria interrogativa “Cosa intendi?” domandò.

Ecco, c’è qualcosa che non ti ho mai detto riguardo a lei, perché…” Michele si fermò un momento “… no senti, è meglio che cominci dall’inizio, da quando è iniziata tutta la storia!”

Quale storia? Per caso stai cercando di dirmi che conoscevi Alba da prima di me?” domandò teso Azaele.

No, non esattamente, stai calmo e lasciami parlare. Era una mattina di circa quattrocento anni fa, io non avevo in programma ritiri e me ne stavo tranquillamente sdraiato nel giardino dell’Eden a chiacchierare con Aleniel …”

Scusa non era il periodo in cui avevi una storia con lei, sei sicuro che stavate solo chiacchierando?” lo interruppe Azaele ridacchiando.

Michele gli rivolse uno sguardo obliquo, poi continuò “Come dicevo, stavo chiacchierando con Aleniel, quando un messo angelico senza alcun preavviso mi squilla la sua stupida tromba praticamente nelle orecchie…”

Quelli avrebbero bisogno di qualche ripetizione in materia di rispetto della privacy!” commentò allegramente Azaele.

Michele gli lanciò un’occhiataccia “Vuoi smetterla di interrompermi?”

Scusa, continua!”

Insomma, il messo se ne stava lì ad aspettare fermo come una statua, così mi sono guardato intorno e ho capito che ce l’aveva proprio con me. Allora mi sono rives… cioè… mi sono alzato e gli ho chiesto che cosa volesse.

Lui mi guarda con aria di disapprovazione, mi consegna un fascicolo e mi spiega che sono stato assegnato ad un ritiro urgente.

Io mi sono irritato, era il mio giorno di riposo e me lo stava rovinando, così gli ho chiesto se era proprio sicuro di doverlo consegnare a me visto che ero in riposo.

Quello manco mi risponde, si volta e se ne va.

Così mi sono girato verso Aleniel per scusarmi e lei mi ha detto tutta infastidita Lascia stare, tanto è sempre la solita storia!

Io le ho risposto che era successo un sacco di volte anche a lei. Lei si è arrabbiata ed è volata via mezzo nuda… cioè…”

Aleniel ha sempre avuto un caratteraccio” commentò Azaele “a me piaceva Yliel, era gentile e comprensiva. Peccato che sia passata al livello di Arcangelo e vi siate dovuti lasciare, che poi non ho mai capito per quale motivo gli Arcangeli non possano avere un compagno!”

Te l’ho già spiegato, Azaele, gli Arcangeli raggiungono uno stato di conoscenza superiore sublimando le esperienze carnali attraverso l’ascetismo!”

Boh, se sublimano come gli Arcidiavoli, ti assicuro che si divertono parecchio, una volta mi sono imbucato ad un uno dei loro ritiri mistici e ti assicuro che orge come quelle se ne vedono poche, ti giuro che ad un certo punto mi sono talmente imbarazzato che ho preferito filarmela in silenzio come ero entrato!”

Aza, non mi interessano le porcherie pseudomistiche degli Arcidiavoli!”

Ok, ok. Comunque, sarebbe stato molto meglio Cassiel, lui almeno era simpatico, sinceramente non ho mai capito che cosa ci trovassi in Aleniel a parte quelle due enormi …” l’occhiata assassina di Michele zittì immediatamente Azaele.

Sai benissimo che Cassiel era già impegnato e che non mi piace mettermi in mezzo alle storie degli altri! Possiamo tornare al mio racconto?”

Azaele sorseggiò il caffè e sorrise “Ok, scusa, va avanti”

Visto che ormai la giornata era rovinata mi sono letto il fascicolo”

Michele fece una piccola pausa, prese un gran respiro e poi fissando Azaele dritto negli occhi, rivelò “Quel fascicolo era di Alba, doveva morire quel giorno e io ero incaricato di ritirare la sua anima!”

L’angelo ebbe l’impressione che gli occhi dell’amico diventassero enormi e tondi mentre lo guardava esterrefatto “Co… cosa dici, io non ho percepito niente del genere quando l’ho incontrata! Lei… lei era inseguita ed è inciampata, ma non doveva morire, non lì, ne sono sicuro Miky, perché mi stai dicendo una cosa del genere! Ti prego piantala, non è divertente!”

Michele sospirò “Non doveva morire lì dove l’hai incontrata fratellino, ma doveva morire poco dopo insieme alla sua “padrona”, nella casa dove viveva e dove l’avrebbero portata i contadini dopo averla catturata, se tu non l’avessi protetta dalla loro rabbia”

Azaele ammutolì, in tutti quegli anni non gli era mai passato neanche lontanamente per la testa di aver cambiato il destino di Alba fin dal primo momento in cui l’aveva incontrata, era convinto di essere stato responsabile solo di quello che era successo dopo la sua morte, e per questo aveva sempre provato un profondo senso di colpa, ma ora scopriva di aver addirittura modificato il suo destino.

Rimase muto per qualche istante, finì il caffè in un sorso solo, si diresse verso il costoso tavolo di cristallo sul quale la sera prima aveva abbandonato un pacchetto di Marlboro, tirò fuori una sigaretta e l'accese con la mano leggermente tremante.

Michele lo seguì in silenzio aspettando che fosse pronto.

Azaele aspirò una lunga tirata, la buttò fuori e lasciandosi cadere sul divano disse “Vai avanti”

Michele gli porse un portacenere in marmo verde, si sedette a gambe incrociate dall’altro lato del divano e continuò il racconto.


#


Il fascicolo riportava ora e sede della morte di Alba e della sua padrona, la signora Elena, che risultava assegnata a Razel grazie al quale era potuta diventare una strega e a cui doveva rendere l’anima.

Visto che c’era di mezzo anche Razel, per evitare problemi ho deciso di scendere con un po’ di anticipo sull’orario del ritiro.

Quando sono arrivato a destinazione ho visto che i contadini erano già arrivati e urlavano inferociti contro la padrona di casa, l'accusavano di essere una strega e di aver trasformato in strega anche Alba, la donna cercava di difendersi spiegando che l’uso di erbe curative non aveva niente a che fare con le streghe.

La situazione non mi tornava per niente, nel fascicolo di Alba era spiegato molto chiaramente che “alle ore dodici in punto la suddetta Alba Mejia verrà condotta dai contadini presso l’abitazione della strega Elena Tomei, la quale cercherà di difenderla venendo pertanto accusata anch’essa di atti di stregoneria e condotta al rogo insieme alla Mejia di cui sopra

Fatto sta che di Alba non c’era traccia. Visto che ero in anticipo di qualche minuto e che Razel non si vedeva, ho deciso di fare un giretto per capire se non ci fossero stati errori e se per caso la ragazza fosse già morta e la sua anima stesse vagando sperduta lì attorno.

Non mi ero allontanato più di qualche centinaio di metri quando ho sentito le urla disperate della padrona di casa che implorava a pietà.

Ma i contadini ormai avevano perso ogni traccia pietà e stavano dando fuoco ai rami buttati ai piedi della povera donna legata allo steccato.

Razel cominciava ad essere in ritardo e io… io non sono riuscito a far finta di nulla Aza. Così mi sono avvicinato, non so bene perché, forse per cercare in qualche modo di confortarla e in quel momento lei mi ha visto... e mi ha parlato.

Ti prego aiutami, non farmi morire così” mi ha chiesto con gli occhi pieni di terrore.

Io sono rimasto sconvolto, non solo lei mi vedeva ma mi stava anche chiedendo aiuto.

Ti prego angelo, so che presto arriverà Razel per portarmi via, non ti chiedo di salvare la mia anima, ti chiedo solo di aiutarmi a morire prima che il fuoco mi raggiunga!” ha supplicato ancora.

Allora le ho chiesto perché avesse rinunciato alla sua anima e lei mi ha risposto che a volte per salvare degli innocenti devi rinunciare a salvare te stesso e che grazie alle conoscenze acquisite come strega aveva potuto salvare tante persone rese deboli da fame e malattie.

Io mi sono commosso e ho pensato che non ci sarebbe stato nulla di male se le avessi risparmiato di morire tra atroci tormenti, così ho poggiato una mano sul suo petto e le ho fermato il cuore.

Lei è uscita dal corpo e mi ha abbracciato per ringraziarmi e io ho… ho sentito che era una donna buona.

E così, ecco… mi sono proprio innervosito!

Ho pensato che non era giusto che quella donna così buona finisse all’Inferno! In fondo aveva ceduto a Razel per aiutare il suo prossimo, non per sé stessa.

Inoltre mi era venuto il dubbio che dal momento che Alba continuava a non arrivare ci potesse essere un errore, così ho stretto la donna tra le mie braccia e me la sono portata via.

Quando sono arrivato in Paradiso, non ti dico le storie del guardiano: e l’anima non mi risulta in elenco, e tu non sei addetto alle custodie speciali, e io non mi prendo la responsabilità di accettare un ritiro non autorizzato.

Insomma, a quest’ora sarei ancora lì a discutere con quell’idiota se non fosse stato per San Pietro che passava di là per caso e mi ha fatto entrare con le sue chiavi dicendo che si prendeva tutta la responsabilità.

Dopo la consegna però non mi sentivo tranquillo, continuavo a chiedermi dove fosse finita Alba e se davvero ci fosse stato un errore.

Insomma mi ha preso una tale ansia che per farla breve sono tornato giù a cercarla.

Quando sono arrivato la casa era completamente bruciata e il corpo della donna non era più legato allo steccato. Non riuscivo a capire cosa fosse successo.

Mentre ero lì che mi domandavo perplesso chi potesse aver portato via il corpo della strega, è saltato fuori Razel.

Sei arrivato tardi biondino, qui è successo un mezzo casino e come al solito c’entra il ricciolino amico tuo!"

Io l’ho guardato perplesso “Azaele? Scusa ma lui che c’entra?"

Perché non glielo chiedi tu, io so solo che l’ho visto andare via con la regazzina tua e che la mia anima è scomparsa!” mi ha risposto con un sorriso cattivo.

Io mi sono sentito morire Aza, ho capito che come al solito ero finito in mezzo a un gran casino grazie ai tuoi pasticci, giuro che per un attimo ho desiderato di averti tra le mani per strozzarti, però ho cercato di mantenere la calma e ho domandato a Razel “Quindi Azaele si è portato Alba all’Inferno? Scusa ma quando? Qui, non li ho visti!”

Non avevo finito di pronunciare l’ultima domanda che mi sono reso conto della mia idiozia, in pratica avevo ammesso di essere già stato lì e Razel non era così stupido da non intuire cosa potesse essere successo all’anima della sua strega.

Stranamente però non fece commenti, disse solo "Tu non li avrai visti, ma qui sono arrivati. Ormai la strega era morta e Alba era ancora viva, immagino che quell’idiota l’abbia aiutata a sfuggire ai contadini combinando uno dei suoi soliti casini, tra l’altro mi sembrava parecchio interessato a lei. Per me se la vuole portare a letto!”

Dove sono andati?” gli ho chiesto irritato, l'idea che avessi intenzione di possedere un'anima che mi era stata assegnata mi urtava parecchio, anche se immaginavo che tu non avessi idea che fosse stata affidata a me.

Perché dovrei saperlo?” mi ha risposto Razel polemico.

Perché eri qui e li hai visti andare via”

In effetti” ha ridacchiato, poi mi ha chiesto “vale l’accordo ti aiuto se tu mi aiuti?”

Io gli ho risposto di sì, avevo bisogno di trovarti e parlarti, Aza, di spiegarti che quell'anima era mia, ero certo che avresti capito e mi avresti aiutato a risolvere la situazione.

Visto che ci eravamo accordati Razel, ovviamente, mi ha chiesto della sua strega “Immagino che essendo arrivato qui prima di me, avrai visto che fine ha fatto, o meglio, chi si è preso la mia strega. Le anime da sole in Paradiso non ci vanno, o mi sbaglio?” ha concluso facendomi sudare freddo.

Io però non volevo che pensasse che avevo paura di lui, così l’ho affrontato “Ammetto che ho preso io la tua strega. Però non l’ho fatto di proposito!”

Ah, si? E Come è successo, ce sei inciampato sopra e te la sei portata in Paradiso senza accorgertene?” mi ha risposto ironicamente.

No, ho semplicemente pensato che nel mio fascicolo ci fosse un errore di persona, quella donna era buona e…”

Biondino, chi vuoi pigliare per il culo? Nei vostri fascicoli non ci sono mai errori, non è come da noi, che manco sanno mettere l’orario esatto della morte e nove volte su dieci o arrivi troppo presto o arrivi in ritardo!”

Razel, non sto mentendo! Tu non c’eri, la mia anima non c’era. Eravamo io, i contadini e quella strega dall’animo buono! Scusa tu che avresti pensato al mio posto?”

Avrei pensato de fregarmi l’unica anima disponibile, biondino, esattamente come hai fatto tu!” mi ha risposto Razel con un ghigno poco rassicurante.

Senti, io ti ho detto la verità, credi quello che vuoi, ora però devi rispettare il patto e dirmi dove sono andati Azaele e la ragazza!”

Azaele e la ragazza sono andati verso Monterotondo, però il patto non era di scambiarsi informazioni, era tu aiuti me e io aiuto te, e io t’ho già aiutato!”

Scusa che vuoi dire?” gli ho domandato irritato e lui mi ha risposto “Io t’ho aiutato arrivando in ritardo e permettendoti de fregarmi un’anima destinata all’Inferno, cosa che sicuramente ti aiuterà a salire di livello, quindi tu ora m’aiuti rinunciando all’anima della regazzina e convincendo Azaele a consegnarla a me!”

Al che gli ho fatto presente che io avevo inteso che dovevamo aiutarci scambiandoci delle informazioni e che lui non era stato affatto chiaro quando mi aveva proposto il patto e che sicuramente lo aveva fatto apposta per fregarmi.

Razel mi ha guardato come se mi volesse ammazzare, mi ha preso per il collo e mi ha spinto contro un albero urlandomi in faccia “Un patto è un patto, biondino, nun me ne frega niente se non ti era chiaro quello che volevo da te e se pensi che volevo fregarti, tu hai avuto la strega e io avrò la regazzina!”

Poi mi ha mollato un pugno in faccio e io sono svenuto.

Quando mi sono svegliato non c’era più nessuno. Ho temuto che fosse andato a cercarti e così ti ho raggiunto a Monterotondo.

Il resto lo sai anche tu.


#


Finito il racconto di Michele, tra i due amici calò il silenzio. Michele era mortificato e anche preoccupato per la reazione dell’amico.

Azaele si era acceso un’altra sigaretta e fumava in silenzio. Il fatto che fosse nascosto dentro il corpo di Molinesi impediva a Michele di interpretare con certezza l’espressione del suo viso, ma era evidente che aveva gli occhi lucidi.

Aza… mi dispiace, io…”

Perché non me lo hai mai detto?”

Aza, dopo come è andata mi sembrava inutile, non volevo darti altri motivi di preoccupazione, stavi già abbastanza male. E poi pensavo che ormai Razel avesse rinunciato alla storia del patto, oltretutto tre settimane fa non ne ha fatto cenno, almeno apertamente. Anche se quella battuta sul fatto che sarei bravo nelle custodie speciali probabilmente si riferiva proprio all'anima della strega che gli ho portato via da sotto il naso. Il fatto è che in quel momento non sapevo ancora che aveva riconosciuto Alba e poi ero talmente preso dal cercarti che non ho fatto caso più di tanto alle sue parole”

Michele sospirò e aggiunse “Ecco perché è stato collaborativo, non era preoccupato per te, ma per Alba! Conoscendoti, voleva che ti trovassi e ti convincessi a consegnargliela prima che tu riuscissi a cambiare di nuovo il suo destino!”

Lo farai davvero, Michele?”

Farò cosa?”

Lo aiuterai a prendersi Alba?”

Azaele, non dire stupidaggini, non era quello il patto che avevo accettato di stringere con lui!”

Ma se fosse stato quello?”

Ti ho detto che non era quello!”

Ma se fosse stato quello?” ripeté ancora Azaele.

Michele finalmente capì “Se fosse stato quello, non avrei accettato di stringere nessun patto! Aza, tu sei il mio migliore amico!”

Azaele sorrise, spense la sigaretta e cambiò argomento “È ora di andare al lavoro, Molinesi ha organizzato un fine settimana da sballo per la chiusura del corsi, devo presentare il progetto alla Direzione”

Michele si alzò dal divano preoccupato “Azaele, io…!”

Azaele lo interruppe sorridendo “Tu sei dalla mia parte, il resto non conta!”

L’angelo sentì gli occhi inumidirsi “Puoi uscire un attimo di lì? Ho bisogno di fare una cosa!”

Azaele lo guardò un po’ sorpreso ma uscì dal corpo di Molinesi “Perché ti serve che stia fuori dal pelatone?”

Per fare questo!” rispose Michele abbracciandolo stretto.


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Capitolo 14
*** Safet! ***



Capitolo 14

Safet!


Martini si fermò immediatamente e cambiò atteggiamento mostrandosi allegro e scherzoso "Eccola qui, la Dott.ssa Maxia, è tutta sua! Io vado che sono pieno di lavoro!" rispose strizzando l'occhio ad Alba come se non fosse successo niente e ricevendo in cambio uno sguardo allibito.

“Certo che quello ha una bella faccia da culo, un attimo fa voleva strozzarti e ora fa il simpatico!" commentò Sael.

Alba era confusa, non capiva come fosse possibile che Sael si trovasse lì davanti a lei "Scusa ma, come mai sei qui?"

Sael sorrise "Che c'è di strano? Ero in giro da queste parti e visto che lavori qui ho pensato di farti un saluto!"

"E tu come lo sai che lavoro qui?"

"Capirai, basta fare una ricerca su LinkedIn!" rise divertito Sael.

Alba sorrise un po' emozionata e domandò "Mi hai cercato su LinkedIn?"

"Beh, ieri sera siamo stati interrotti malamente da quel tizio innamorato di te e non abbiamo avuto modo di salutarci come si deve e neanche di scambiarci il numero!"

Alba lo fissò interdetta "Come sarebbe a dire che quel tizio è innamorato di me?"

Sael si guardò intorno, notò un paio di colleghi di Alba che fingevano di essere concentrati sui computer e le disse con fare complice "Vuoi davvero discuterne qui o preferisci fare un salto al bar e parlare lontano dai pettegoli?"

"Ma non è ancora l'ora della pausa" commentò titubante Alba.

"Si, ma noi mica siamo in pausa" rispose Sael alzando la voce perché i colleghi di Alba lo sentissero "stiamo andando a discutere gli aspetti commerciali del nuovo contratto di fornitura!"

"Quale contratto?" domandò Alba a bassa voce.

"Che te ne frega? Uno a caso" sussurrò lui.

Alba sorrise "E va bene, vado a prendere la borsa!"

Rientrando in ufficio seguita da Sael, senza occhiali scuri, notò divertita le occhiate bramose delle colleghe e, sorprendentemente, anche di un paio di colleghi. In effetti Sael così alto, snello e con quei capelli rosso scuro che si intonavano perfettamente ai grandi occhi verde smeraldo, era l'essere più bello che avesse mai girato per i corridoi della ditta di Alba.

Perfino il collega Galletti, ex pallanuotista di serie B, noto anche come il più bello di tutta la ditta e protagonista inconsapevole quanto ricorrente dei sogni erotici di diverse e diversi colleghi, provò un motto di invidia al passaggio del giovane demone.

Mentre uscivano incontrarono il SUV di Molinesi, Sael incrociò lo sguardo perplesso di Azaele e gli fece un cenno con la testa per fargli capire di proseguire, il demone per fortuna capì e proseguì verso il parcheggio.

Sael sospirò di sollievo, aveva in mente di aiutare quello svampito e ci mancava solo uno dei suoi colpi di testa a rovinare tutto!

#


Azaele aveva ripensato al racconto di Michele per tutto il tempo che aveva impiegato a raggiungere la sede di lavoro di Alba. Inizialmente era rimasto veramente scioccato dallo scoprire che Michele avrebbe dovuto recuperare l'anima di Alba e che non gliene aveva mai parlato prima, per non parlare del patto che Razel pretendeva di aver fatto con lui e in base al quale Michele avrebbe dovuto convincerlo a consegnare l'anima a Razel.

Sul momento si era anche arrabbiato e sentito tradito, anche se non ne aveva fatto cenno all'angelo.

Immediatamente dopo però si era reso conto che malgrado Michele fosse stato invischiato in uno dei suoi casini per l'ennesima volta, anziché farglielo pesare aveva cercato di aiutarlo. Per non parlare di quanto gli era stato vicino dopo quello che era successo ad Alba. Se non fosse stato per Michele probabilmente non sarebbe riuscito ad affrontare e gestire il dolore che lo aveva travolto.

E adesso che lei era ritornata, Michele ancora una volta stava trascurando i suoi impegni per aiutarlo.

No, non era davvero giusto essere in collera con Michele solo perché aveva voluto evitargli un altro dolore.

Ora però era tempo di prendere in mano la situazione e trovare finalmente una soluzione a tutta la questione, perché se Alba al momento era protetta dal fatto che la sua anima ancora non ricordava nulla e viveva solo nel presente, cosa sarebbe successo una volta che la ragazza avesse ricordato tutto?

Inizialmente non aveva riflettuto sulle conseguenze di un eventuale presa di coscienza di Alba, più che altro si era concentrato su come avvicinarla, con esiti a dir poco penosi, non poté fare a meno di ammettere a se stesso. Ma ora che aveva scoperto che Razel voleva Alba, il problema principale era capire come proteggerla.

Stava per entrare nel parcheggio della ditta quando vide Sael in compagnia di Alba, il demone gli fece un cenno con la testa invitandolo a proseguire.

Azaele decise di fidarsi, Sael era un bravo ragazzo e ad essere sincero non gli sarebbe dispiaciuto se Michele avesse abbandonato le sue remore e si fosse lasciato andare con lui, oltretutto era evidente che il giovane demone era simpatico anche ad Alba!

Parcheggiò il SUV sorridendo al pensiero di loro quattro insieme, scese, chiuse lo sportello e si ritrovò faccia a faccia con Safet, il suo supervisore.

Azaele finse di non vederlo e provò a fare un passo verso l'entrata degli uffici, ma Safet lo gelò "Non fare l'imbecille, so benissimo che sei lì dentro"

Azaele provò a continuare la sceneggiata affrettando il passo, Safet lo superò in volo e lo aspettò davanti alle porte scorrevoli dell'ingresso E con un sorrisetto ironico e le braccia conserte "Mettiamola così Azaele, puoi seguirmi con le buone in un posto lontano dagli occhi degli umani e provare a darmi una spiegazione convincente riguardo la tua sparizione e i tuoi ritardi di consegna oppure posso riportarti all'Inferno, farti infilare su per il culo un'asta demoniaca e lasciarti lì a subirne il tormento per millenni, finché non mi sarò annoiato di sentire le tue urla. Cosa scegli?"

Azaele deglutì a vuoto e rispose cercando di mantenere una certa dignità "Considerando che l'asta potrebbe essere arrugginita e vorrei evitare infezioni, penso che sceglierò di salire sul tetto e parlare con te!"

"Bravo ragazzo, ero certo che non fossi così idiota come può sembrare" sogghignò Safet.


Azaele e Safet raggiunsero il tetto.

Safet si poggiò sulla balaustra e incrociò le braccia, una brezza soffiava leggera muovendo le piume nere delle sue ali raccolte dietro la schiena.

Azaele non poté fare a meno di domandarsi per quale motivo Safet a differenza di tutti gli altri demoni avesse mantenuto le ali da angelo.

Si rese conto che non glielo aveva mai domandato e stava per farlo quando il demone lo esortò “Allora? Sto aspettando una spiegazione!”

Azaele si riscosse dai suoi pensieri

"Ecco... il fatto è che... si è verificata una sfavorevole congiuntura di eventi che hanno influito negativamente sulla mia attività di ritiro anime determinando un ritardo nello svolgimento delle mie mansioni, tanto deplorevole, quanto del tutto indipendente dalla mia volontà!"

"Una sfavorevole congiuntura?" ripeté Safet con un ghigno sardonico.

"E… Esattamente!" balbettò Azaele.

“Capisco, indubbiamente dopo una spiegazione così convincente non mi resta che tornare serenamente all'Inferno, anzi scusami se ti ho disturbato” commentò Safet continuando a sogghignare malgrado le sue pupille avessero cominciato a brillare di una luce color carminio.

Azaele rendendosi conto che forse non era andata così bene come sembrava provò a cercare una scusa più credibile, ma prima ancora che riuscisse ad aprire bocca Safet abbaiò “RAGAZZO, MI HAI PRESO PER UN CRETINO?”

“N.. no.. io...!” balbettò Azaele.

"Non provare neanche per un istante a raccontarmi altre fesserie stupido demonietto, so benissimo che Alba è tornata e che hai deciso di infilarti nel corpo di questo umano per avvicinarla senza terrorizzarla e risvegliarle la memoria!" sibilò il supervisore infuriato.

Azaele si sentì morire, per un attimo considerò l'ipotesi di buttarsi ai piedi di Safet e chiedere perdono, ma rendendosi conto che sarebbe stato poco dignitoso cercò di mantenere la calma e si limitò a domandare "Chi te lo ha detto?"

"Razel!" rispose Safet.

"Merda!" commentò Azaele.

"Eh, già! Proprio merda!" confermò Safet sospirando "Ragazzo, tu già di norma tendi a camminare sull'orlo di un baratro, ma quando c'è quell'umana di mezzo ti comporti anche come un completo demente! Ti rendi conto che continuando così diventerai indifendibile?"

Azaele sospirò "Scusa Safet… è che..."

"Azaele, sai che ho il compito di vegliare su di te, cerca di aiutarmi dicendomi qualcosa che mi permetta di evitare di riportarti indietro e darti una punizione abbastanza dura da scongiurare l'intervento degli Arcidiavoli!"

Azaele lo fissò in silenzio per qualche istante e poi gli domandò "Ce la fai ad aspettare fino a domenica notte?"

Safet scosse la testa "Risposta sbagliata!"

Gli occhi del demone divennero rossi come carboni ardenti, aprì le grandi ali nere e allungò le mani trasformate in artigli verso Azaele, intorno ai suoi piedi cominciarono ad alzarsi le prime lingue di fuoco di un falò infernale.

"Safael, aspetta, per favore!" chiamò Michele atterrando sul tetto, la sua voce fermò il demone appena in tempo.

"Michele!" Safet si lasciò sfuggire un sorriso, molti millenni prima, quando era ancora degno della stima del Cielo, era stato la guida di un giovanissimo Michele, con il quale riteneva di aver fatto davvero un buon lavoro.

L'ultimo buon lavoro, visto dove erano finiti molti altri suoi studenti, constatò sospirando.

"Sai perché sono qui, non è vero?" domandò a Michele.

Michele notò che nonostante il completo in stile inglese che portava con eleganza e lo sguardo orgoglioso e sicuro di sé, Safet appariva un po' sbattuto e preoccupato "Devi riportare Azaele laggiù? È perché sta trascurando il suo lavoro, non è così?" rispose Michele preoccupato.

"È perché vorrei evitare di portarlo laggiù, Michele. Fin'ora sono riuscito ad evitare problemi sostituendolo con qualche imbecille, ma se continua a non farsi vedere gli Arcidiavoli mangeranno la foglia e sai bene che non gli hanno perdonato la storia della scommessa delle Termopili!"

"Riesci ad arrivare fino a domenica a mezzanotte?"

Safet lo guardò perplesso "Anche tu, con questa storia" poi rifletté un attimo e aggiunse "Azaele ha fatto un accordo con l'anima dell'umano, non è così?"

Michele annuì.

Safet non riuscì a trattenere una risatina "Se usasse la sua intelligenza in modo sensato, il ragazzo sarebbe già un Arcidiavolo"

Michele sorrise anche lui "Lo conosci è stato un geniale svampito fin da bambino!"

"Vorrei farvi presente che io sono ancora qui!" commentò un po' irritato Azaele.

"Allora levati dai piedi e lasciami parlare con quello di voi due che si comporta da adulto!" rispose Safet incrociando le braccia.

Azaele lanciò uno sguardo a Michele che gli rispose con un cenno rassicurante.

"Ok, allora io… posso andare?" domandò un po' titubante a Safet che gli rispose senza neanche guardarlo "Vai, prima che cambi idea!"

Azaele non se lo fece ripetere due volte, scese in sala riunioni dove il gelido Direttore di Stabilimento, il temuto Dott. Veggetti, lo aspettava fremente di rabbia per il suo ritardo di ben tre minuti sull'orario di inizio riunione.

Il demone non riuscì a trattenere un sorrisetto divertito, adorava far incazzare Veggetti.


#


Safet osservò Michele con attenzione “Di' un po', per caso sei innamorato?” domandò di punto in bianco sorridendo con aria complice.

L’angelo arrossì violentemente “No, io… cosa ti viene in mente Safael!”

Il demone sorrise “Ti conosco da quando eri poco più di un ragazzino Michele, l’ultima volta che ti ho visto quella luce negli occhi ti eri appena innamorato di Yliel. Mi è dispiaciuto molto che vi siate dovuti lasciare, ho sempre pensato che foste una bella coppia”

Michele poggiò i gomiti sulla balaustra del tetto e sospirò “E’ stata molto dura lasciarsi, Azaele mi ha aiutato a superare lo sconforto, senza la sua amicizia e il suo affetto sarebbe stata molto più dura. Che poi ne ha sofferto pure lui, era molto affezionato a Yliel e lei a lui! Abbiamo sofferto tutti ma abbiamo dovuto accettarlo”

“Se non sbaglio, da allora non hai più avuto una storia seria!”

Michele sospirò “No, non sono più riuscito a lasciarmi andare del tutto!”

Safet sorrise “Però il ragazzo che ti piace adesso potrebbe essere una storia importante giusto? Altrimenti non saresti diventato paonazzo!” ridacchiò Safet.

Il viso dell'angelo si illuminò “Beh, a volte penso che lui effettivamente potrebbe... il problema è ...” Michele si interruppe “Come fai a sapere che si tratta di un ragazzo?”

“Ho i miei giri!” sorrise Safet.

Michele lo osservò sospettoso “Safael, non è che mi fai spiare?” domandò perplesso.

“Smettila di chiamarmi con il mio nome da Arcangelo, ho perso il diritto di usarlo da quando sono precipitato laggiù!”

“Per me sarai sempre Safael e non hai risposto alla mia domanda!”

Safet divenne serio “Non controllo te, tengo d’occhio mio figlio! Il suo tutore non ha fatto una gran lavoro, il ragazzo è finito all'Inferno, come me!”

“Tu hai un figlio?” domandò stupito Michele, poi colto da un'illuminazione sgranò gli occhi “Oh, Santo Cielo, non mi dire che Sael…!”

Safet sorrise “Non preoccuparti, non mi dispiacerebbe affatto se diventasse il tuo ragazzo anzi. Però ti chiedo di non ferirlo, Sael é molto timido e sensibile nonostante cerchi di fare il duro, soffrirebbe molto se tu non prendessi la cosa seriamente!”

Michele cominciò a sentirsi terribilmente a disagio ma voleva essere sincero con il suo antico Maestro “Safet, non offenderti ma... è vero Sael mi piace molto, però lui... lui è un demone e io non sono sicuro di… insomma, cerca di capirmi ho già il problema di tenere d’occhio Azaele!”

Safet sorrise comprensivo “Io non mi offendo e capisco che la natura di Sael ti possa preoccupare, ma non credo che sia questo il vero problema!” commentò Safet guardando Michele negli occhi.

L'angelo abbassò lo sguardo imbarazzato, Safet continuò “Michele, non dovresti aver paura di lasciarti andare di nuovo, mi duole dirlo ma da questo punto di vista dovresti prendere esempio da Azaele. Lui sarebbe capace di sfidare un intero esercito di Arcangeli se dall’altra parte ci fosse Alba!”

Michele sorrise “In questo somiglia a suo padre e sua madre, non si arrende mai è un vero guerriero!”

Safet ridacchiò “Totalmente incasinato e insubordinato, ma te lo concedo, a modo suo è un vero guerriero!”

I due rimasero in silenzio, affacciati al parapetto del tetto osservarono Roma senza parlare per un po', poi Michele prese coraggio e si decise a fare una domanda che avrebbe voluto fare da millenni “Safael, non ho avuto il coraggio di chiederlo a suo tempo quando mi affidarono Azaele ma… perché né lui né gli altri sono stati cresciuti da voi Arcangeli e sopratutto perché non hanno mai saputo che li avevate generati voi e perché?"

L'espressione del demone divenne impenetrabile. Safet strinse i pugni, si piegò leggermente in avanti e trattenne il respiro come se stesse cercando di riportare sotto controllo un emozione forte che cercava di tenere sopita nel suo cuore da millenni.

Quando si riprese, rispose a Michele con molta calma “L’amore e il sesso stavano cominciando a distrarci dai nostri compiti. Figurati tenere dietro a dei ragazzini! La via dell’ascetismo sembrò la scelta migliore per concentrarci sui nostri doveri. Così venne deciso di affidare i figli in arrivo a quelli tra di voi che ritenevamo più affidabili e meritevoli di una tale responsabilità. Per garantire che non vi fosse il minimo disturbo alla nostra concentrazione superiore, si decise di non rivelare a nessuno di loro chi li avesse generati e l'esperimento finì lì. Sinceramente ero poco convinto allora e sono totalmente contrario oggi, ma ormai è troppo tardi per cambiare le cose!” considerò Safet sorridendo mestamente “E d'altra parte per quanto mi riguarda l'ascetismo non ha sortito gli effetti sperati, anzi direi esattamente il contrario!” concluse sarcastico.

“Ho sempre pensato che in realtà tu non credessi più di tanto nella ribellione di Lucifero e sia finito laggiù sopratutto per stare vicino ai tuoi studenti, altrimenti non si spiegherebbero le tue ali. Ora ho un motivo in più per crederlo!” sorrise Michele.

Safet sospirò e cambiò argomento “Parliamo di Azaele, credi che riuscirà a risolvere la situazione entro domenica?”

"Non lo so, ma del resto non ha altra scelta, giusto?"

"Proprio così. Non posso tirare troppo la corda, laggiù stanno cominciando a notare la sua assenza e non voglio che gli Arcidiavoli abbiano la scusa per vendicarsi della scommessa delle Termopili"

Michele si rabbuiò, saltò sul parapetto e si sedette lasciando ciondolare fuori le gambe "È colpa mia questa situazione, a suo tempo non sono stato all'altezza del compito, ero poco più di un putto alato quando me lo hanno affidato!"

"Ti sbagli Michele, in realtà hai fatto un ottimo lavoro!"

"Come puoi dire una cosa del genere? Ero un ragazzino, non sono stato capace che di essere un fratello maggiore e per di più immaturo! É finito all'inferno a causa della mia inadeguatezza, non mi pare di aver fatto un lavoro migliore del tutore di tuo figlio!"

"È finito all'inferno, ma non per il motivo che credete tutti. Il fatto che quel demonietto svampito, non ti abbia mai raccontato quello che è davvero accaduto non è che la dimostrazione dell'ottimo lavoro che hai fatto"

"Che cosa stai cercando di dirmi?"

Safet poggiò un gomito sulla balaustra e si girò verso Michele con l'espressione più seria che l'angelo gli avesse mai visto in volto "Quello che sto per dirti è qualcosa che non dovresti sapere, che nessuno dovrebbe sapere a parte me e pochi altri. Non lo troverai neppure nel curriculum di Azaele, per quanto se provvisti di un po' di intuizione… dammi la tua parola che non ne parlerai mai con nessuno!"

"Hai la mia parola, Safael!" confermò Michele rendendosi conto della fiducia che gli stava dimostrando Safet.

"Ricordi quando la ribellione è diventata una guerra e ci siamo trovati uno contro l'altro?" domandò il demone.

"Certo che domanda!” rispose Michele rabbrividendo al ricordo “É stato terribile trovarmi schierato contro di voi. É stata una battaglia tremenda e sul fianco sinistro non mi è ancora sparito del tutto il segno di quel colpo di spada che mi ha quasi ucciso!"

"Beh, Azaele era venuto da me per dirmi che non era d'accordo e che non avrebbe mai e poi mai combattuto contro i suoi simili, ma in quel momento tutto è cominciato e ci si è ritrovato in mezzo suo malgrado!"

"Ma allora, se aveva capito, se non voleva combattere, perché è stato punito anche lui?" domandò Michele confuso.

"Hai appena ricordato il colpo di spada che ti ha quasi ucciso. Michele... lui ti ha visto cadere e ti ha raggiunto che eri moribondo. Non è stata una punizione ma una scelta, anzi una preghiera: l'Inferno in cambio di una vita a cui teneva più del Paradiso!"

Michele guardò Safet sconvolto "Safael, mi stai dicendo che se sono vivo è perché lui…!"

Il demone poggiò una mano sulla spalla dell'angelo "Si Michele, ecco perché ti dico che hai fatto un ottimo lavoro! Ma ricordati quello che mi hai promesso, non devi dirlo a nessuno, hai idea di cosa potrebbe succedere se si sapesse che qualcuno di noi ha avuto la possibilità di scegliere?”

Michele annuì rendendosi conto che Safet aveva appena implicitamente confermato che anche la sua era stata una scelta “Sai che puoi fidarti di me, non ti tradirei mai!”

Il demone gli rivolse uno sguardo carico di orgoglio, poi diede un'occhiata in giro e concluse “Ora devo andare, per favore fai in modo che Azaele torni al suo lavoro e promettimi che darai un'occhiata a Sael ogni tanto. Mi farebbe sentire più tranquillo!"

Michele annuì e Safet si lasciò scappare un buffetto affettuoso sulla guancia del suo ex studente preferito, allargò le ali e stava per prendere il volo quando Michele domandò "Non è un caso che sia tu il supervisore di Azaele, non è così?"

Safet sorrise" Nulla è mai un caso, ragazzo!"



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Capitolo 15
*** Nuove Alleanze ***


Capitolo 15

Nuove alleanze


Alba e Sael entrarono in un bar tavola calda che fungeva da ritrovo per impiegati e operai nell'ora di pranzo.

Sael, si guardò intorno, per fortuna non c'erano colleghi in giro, individuò un tavolino tranquillo e lo indicò ad Alba.

Una volta seduti, Alba gli rivolse uno sguardo incuriosito "Allora? Cos'è questa storia che Molinesi sarebbe innamorato di me?"

"Caspita, certo che vai dritta al sodo! Non è che sotto sotto il tipo ti piace? " rispose il demone poggiando il mento su una mano e osservandola arrossire divertito.

"Ma cosa dici? Sono solo curiosa, ieri Molinesi ha fatto una scena imbarazzante, a proposito perché continuava a ripetere che ti conosceva e che non dovevo fidarmi di te?"

Sael colto di sorpresa esitò prima prima di rispondere, fortunatamente il cameriere venne in suo aiuto avvicinandosi per prendere le ordinazioni.

“Allora?" lo esortò Alba non appena il cameriere si allontanò, visibilmente disgustato dalla sua solita richiesta di aggiungere latte nel caffè shakerato.

"Non penso intendesse che mi conosce realmente” mentì Sael spudoratamente "credo piuttosto che intendesse che conosce il tipo da discoteca, penso mi avesse scambiato per il classico idiota che attacca bottone solo per scopare o peggio ancora, temeva che fossi uno di quei bastardi che drogano i drink delle ragazze per stuprarle comodamente"

Alba spalancò gli occhi esterrefatta "Caspita, non ci avevo pensato… poveretto, magari hai ragione, voleva solo proteggermi e io l'ho trattato malissimo, sono stata proprio odiosa!"

"Un po' si!" ammise Sael con un sorrisetto sornione "Ma sai com'è, a volte quando qualcuno sotto sotto ci piace, tendiamo a comportarci da stronzi per paura che se ne possa accorgere!" commentò divertito.

Alba sorrise "Ora stai parlando di te o di me?" ridacchiò Alba, rivolgendo un grazie al bellissimo cameriere biondo che aveva appena poggiato di fronte a Sael un vassoio sul quale erano posate tre tazzine di caffè, di cui uno shakerato con latte.

"C'è un caffè in più" commentò Sael rivolgendosi gentilmente al cameriere e rimanendo poi di sasso.

"No, questo è per me Sael, posso sedermi anche io?" rispose divertito Michele.

Sael pregò che Michele non avesse sentito la sua ultima frase.

"Vi conoscete? Santo Cielo Sael, ma allora conosci davvero tutta Roma" commentò stupita Alba osservando Michele.

"Si… ecco, noi siamo… uh, lavoriamo…" farfugliò Sael imbarazzatissimo.

"Lavoriamo nello stesso settore ma per aziende diverse!" terminò per lui Michele, prendendo una sedia e accomodandosi senza aspettare che lo invitassero a sedersi.

"E poi siamo amici fuori dal lavoro" aggiunse strizzando l'occhio a Sael sul cui viso si dipinse un'espressione esterrefatta.

Alba osservò con curiosità il ragazzo biondo. Era vestito in modo abbastanza semplice, jeans blu, maglietta di Emergency e scarpe da tennis All Stars.

Era davvero un ragazzo incredibilmente bello, perfino più di Sael, per certi versi le ricordava Ariel, il ragazzo con cui era scappata via Arianna la sera prima (a proposito chissà com'era andata la serata), rispetto ad Ariel però aveva lineamenti più fini e un portamento posato ed elegante che lo rendeva decisamente più affascinante.

"Allora, non ci presenti? Spero di non aver interrotto qualcosa di importante!" chiese educatamente il giovane biondo rivolgendosi a Sael che si riscosse "Uh, certo! Alba lui è Michele"

"Piacere di conoscerti, Alba" sorrise Michele porgendole la mano.

Alba la strinse e si sentì improvvisamente molto più serena. Si chiese per un attimo se quella sensazione rassicurante fosse dovuta a Michele, ma poi pensò che forse stava esagerando.

"Ciao, Michele!" rispose aggiungendo un po' di zucchero al caffè schakerato e cominciando a gustarsi i primi sorsi "Come mai sei anche tu qui?"

Michele sospirò "Avevo bisogno di prendermi una piccola pausa, come voi suppongo! A proposito posso chiedervi di cosa parlavate?"

Alba sorrise "Sael é convinto che un consulente che lavora per la mia ditta sia innamorato di me e sta cercando di convincermi che sotto sotto, talmente sotto che non ne avevo idea, io lo ricambi. Almeno un pochino"

Michele ridacchiò "Ah davvero? Ti dirò, secondo me ti puoi fidare di Sael, è un demonio nell'intuire certe cose!” Sael deglutì imbarazzato.

"Ah, si? Beh vediamo un po' che ne pensi della sua teoria" lo sfidò Alba divertita, senza accorgersi dell'imbarazzo del demone che impallidì e si frugò inutilmente le tasche della giacca alla ricerca degli occhiali scuri.

"Cerchi questi?” gli domandò Michele mostrandogli gli occhiali neri “Li ho raccolti fuori dal bar!" ridacchiò senza restituirglieli.

Sael era talmente imbarazzato che non riuscì a proferire parola.

"Che gentile! E poi se hai riconosciuto gli occhiali di Sael dovete essere davvero molto amici, l'unico paio di occhiali da sole che potrei riconoscere sono quelli di Arianna, la mia migliore amica" commentò Alba.

Sael sempre più a disagio, cercò di concentrarsi sul caffè evitando lo sguardo divertito di Michele che domandò allegramente "Allora quale sarebbe la teoria di Sael?"

"Secondo Sael se ti piace qualcuno ma hai paura di dirglielo, finisci per trattarlo male perché temi che altrimenti potrebbe accorgersi dei tuoi sentimenti!"

"Davvero? In effetti potrei conoscere qualcuno che si comporta così" commentò divertito Michele incrociando per un attimo lo sguardo di Sael che si sentì morire e desiderò di essere ovunque, tranne che seduto lì.

"Quindi anche tu pensi che ieri potrei aver trattato malissimo il Grosso Fesso Pelato perché in realtà mi piace? Non mi convince, per me è troppo alto e ha gli occhi grigi e freddi, a me piacciono i ragazzi mori e ricci e poi mi piace che un uomo abbia un po' di barba intorno al mento!” rispose Alba finendo il caffè. Michele la guardò esterrefatto quella donna aveva appena descritto Azaele!

"I...il fatto è che…" intervenne finalmente Sael, balbettando “... a volte le persone, per svariati motivi, non si mostrano come sono veramente, ma se sono abbastanza fortunate da incontrare qualcuno così sensibile da cogliere quello che nascondono dentro di loro possono avere una chance di essere amati, i… io credo che tu abbia la sensazione che dentro Molinesi si nasconda un uomo molto migliore, ma… ma forse hai paura di essere delusa!"

Alba e Michele rivolsero uno sguardo ammirato a Sael.

"Sai che è una considerazione molto profonda? Sei davvero una persona sensibile, Sael!" sorrise Alba.

In quel momento il cellulare di Alba vibrò. Era un messaggio di Arianna "Appena esci da lavoro raggiungimi. Ti devo parlare, è importante!"

Alba fissò preoccupata il cellulare, Arianna non le aveva mai scritto durante l'orario di lavoro e soprattutto non era una tipa ansiosa, un messaggio simile, oltretutto senza faccine buffe, cuoricini o sorrisi, non era da lei.

Sael e Michele percepirono la tensione della ragazza e domandarono insieme "Tutto bene?"

Alba non riuscì a nascondere la preoccupazione "Non tanto, è un messaggio della mia amica Arianna, ieri sera è tornata a casa con un tizio biondo che aveva appena conosciuto e ora mi scrive che vuole vedermi appena esco da lavoro. Spero non sia successo niente di brutto!" rispose tesa rimettendo il telefonino in borsa.

"Ma no, te l'ho detto Ariel e un fesso ma non è pericoloso, stai tranquilla" cercò di rassicurarla Sael, stringendole una mano per darle conforto.

Michele rimase colpito da quel gesto così affettuoso, il demone era una continua fonte di sorprese. Pensò alla preoccupazione di Safael rendendosi conto che indubbiamente non doveva essere semplice per un ragazzo come Sael sopravvivere all'Inferno.

Azaele, per il quale era costantemente preoccupato, era molto più forte e in un certo senso il suo carattere ribelle e poco incline a seguire le regole era molto più adatto ad affrontare l'Inferno rispetto a quello di Sael.

Si commosse un po' al pensiero che il giovane demone avesse deciso di utilizzare quegli occhiali scuri per creare una barriera tra lui e la terribile realtà che lo circondava.

E si commosse anche al pensiero di Azaele, così forte da scegliere di affrontare l'Inferno per salvargli la vita e così tenero da innamorarsi perdutamente di quella ragazza umana che continuava ad amarlo senza saperlo.

"Devo tornare a lavoro, ragazzi" disse Alba alzandosi di colpo e tirando fuori dalla borsa il portafogli per pagare.

"Alba, stai tranquilla ti prego, vedrai che non è nulla!" insistette Sael.

"Sael ha ragione" intervenne Michele con un tono di voce rassicurante "se fosse successo qualcosa di veramente grave la tua amica ti avrebbe chiesto di raggiungerla subito oppure ti avrebbe telefonato. Se può aspettare fino a stasera significa che ti deve dire qualcosa di importante ma non di grave, non credi?"

Alba si sentì immediatamente più tranquilla, era vero si stava agitando troppo "Avete ragione, però ora devo davvero tornare a lavoro, si sta facendo tardi"

"Ok, ti accompagno e metti via quel portafogli, offro io!" esclamò Sael sorridendo di nuovo.

"Allora vado anche io" commentò Michele alzandosi in piedi e porgendo gli occhiali scuri a Sael "dopo però mi raggiungi per favore? Dobbiamo parlare!"

Sael si agitò così tanto da dover trattenere un conato di vomito, era sicuro che Michele avesse capito tutto e volesse parlare di quello che sentiva per lui, anzi di quello che non sentiva per lui.

Ma inaspettatamente l'angelo aggiunse un po' teso "Ho parlato con il supervisore del nostro comune amico"

Sael sospirò di sollievo "Ok, ci vediamo dopo il lavoro!"

Michele annuì, baciò Alba sulla guancia e poi senza farci troppo caso salutò Sael scompigliandogli i capelli, poi si diresse verso l'attaccapanni, recuperò l'impermeabile bianco e se ne andò.

Alba sorrise a Sael, completamente rosso in viso.

"Sbaglio o il famoso ragazzo che ti piace molto è appena uscito da questo bar?" commentò allegramente.

#


Sael osservò Alba seduta dal lato opposto della scrivania e commentò "Allora, pensi di dare una chance a Molinesi?"

Alba sorrise "Solo se tu prometti di parlare dei tuoi sentimenti a Michele. Non so davvero che aspetti, mi sembra un ragazzo dolcissimo oltre che bello da far paura!"

Sael sospirò "È un po' più complicato di quel che può sembrare. Non credo nemmeno che sia gay, non voglio metterlo a disagio con confessioni imbarazzanti!"

"Ti ha accarezzato i capelli, Sael, ed è stato un gesto molto affettuoso e spontaneo. Secondo me dovresti dirglielo, al massimo ti respingerà gentilmente, fidati non mi sembra proprio il tipo capace di ferire i sentimenti altrui!"

Sael fissò Alba sconcertato, praticamente aveva usato le stesse parole di Azaele "Ok, prometto che cercherò di fargli capire cosa provo, ma tu prometti che parlerai con Molinesi. Io credo davvero che siate fatti l'uno per l'altra. Dovete solo incontrarvi!"

Alba sorrise e porse la mano a Sael che la strinse per sancire l'accordo, sorrise e si alzò.

“Allora vado, a presto Alba e buona giornata!” disse infilandosi gli occhiali scuri.

Uscito dall'ufficio raggiunse l'ascensore, non appena si chiusero le porte si rese invisibile agli umani e di lì a poco iniziò la sua giornata lavorativa.


#


Azaele amava partecipare alle riunioni di pianificazione e avanzamento attività, lo facevano sentire a casa. Si parlava per ore divagando dall'argomento principale, non si decideva nulla di concreto e alla conclusione dell'incontro i partecipanti si salutavano educatamente senza aver minimamente capito cosa si dovesse fare, chi dovesse farlo ed entro quando. Esattamente come all'Inferno.

Quella mattina però il Dott. Veggetti non era disposto a divagazioni, come ogni tre mesi, due giorni prima aveva il discusso il budget con il consulente commerciale e come ogni volta per i due giorni successivi veniva preso dal sacro furore di verificare personalmente lo stato di avanzamento dei progetti. In quei due giorni la ditta di Alba si trasformava nella succursale dell'Inferno, in senso metaforico e reale. I demoni davano il meglio di sé suggerendo agli utenti umani delazioni, assenze per malattie fantasiose (una delle migliori rimane l'allergia alle punture di zanzare, che assicurò al Dott. Cairoli una settimana intera di malattia, vetta mai raggiunta da nessun'altra scusa), coltellate alle spalle e articolate menzogne, in un crescendo di nefandezze che raggiungeva il suo apice con la Riunione trimestrale di presentazione dello stato di avanzamento progetti, durante la quale venivano immolate le vittime sacrificali di turno che si caricavano sulle spalle i fallimenti altrui, venivano svergognate e umiliate e invitate a migliorare la performance.

Dopodiché tutto tornava come prima per altri tre mesi.

Quella volta toccava ad Azaele, i demoni infatti non sapendo che dentro Molinesi fosse nascosto un loro collega, avevano suggerito agli utenti umani di scaricare le responsabilità su di lui.

Azaele si stava divertendo moltissimo, quel fioccare di accuse infatti era nulla rispetto alle esperienze infernali, attese pazientemente e senza perdere il sorriso che l'ultimo responsabile lo accusasse di non aver concluso nulla con i suoi corsi e anzi di aver peggiorato il clima aziendale e lasciò che il silenzio cadesse nella sala riunioni.

Il Dott. Veggetti lo fulminò con il suo sguardo più temuto noto come lo sguardo della bestia e affermò gelido "A quanto pare sembra che abbiamo speso fior di quattrini inutilmente Molinesi, che ne dice?"

Azaele sostenne il suo sguardo continuando a sorridere si alzò in piedi, incrociò lentamente lo sguardo con tutti i Responsali di area, che in seguito avrebbero giurato e spergiurato di aver visto una fiamma rossa accendersi nei suoi occhi, e diede inizio all'oratoria in sua difesa "Fino a quando, Signori, abuserete della pazienza del Dott. Veggetti?..." fece una piccola pausa ad effetto e poi partì con la supercazzola più strepitosa che fosse mai stata utilizzata prima di allora e che sarebbe stata ricordata negli anni a venire come il più alto ed inimitabile esempio di paraculaggine aziendale.


Al termine della riunione il Dott. Veggetti invitò i presenti a scusarsi con Molinesi e a dargli la massima disponibilità in termini di organizzazione e partecipazione al fine settimana di chiusura delle attività di formazione, quindi si alzò impettito e uscì dall'aula riunioni senza salutare nessuno a parte Molinesi.

Azaele attese fremendo di impazienza che anche l'ultimo dei partecipanti alla riunione lo salutasse contrito e disponibile e poi si avviò verso l'ufficio di Alba.

Voleva scusarsi per come si era comportato al Cubo e soprattutto era curiosissimo di sapere di cosa avessero parlato con Sael.

Per fortuna la trovò in ufficio impegnata come sempre al computer, bussò educatamente e al suo cenno entrò chiudendosi la porta alle spalle.

"Po… possiamo parlare?" domandò a disagio restando in piedi sulla porta.

Alba lo osservò silenziosamente, poi fece un piccolo sorriso incoraggiante e lo invitò a sedersi.

Azaele si sedette un po' tranquillizzato dalla disponibilità di Alba "Ecco… credo proprio di doverle fare le mie scuse per il comportamento di ieri sera, non so che mi abbia preso, probabilmente avevo ecceduto con i cocktail… insomma sono stato davvero inqualificabile e non ho alcuna scusante!"

Alba provò di nuovo la strana sensazione che l'aveva spinta ad accettatare di partecipare ai laboratori formativi.

"Penso che abbiamo esagerato entrambi, anche io mi sono alterata in modo eccessivo" ammise in tono conciliante.

Azaele le rivolse uno sguardo stupito, Alba continuò "Siamo tutti un po' tesi e stanchi, immagino che anche per lei non sia stata una passeggiata gestire tutti quei laboratori"

In realtà Azaele non si era mai divertito così tanto come in quel periodo, ma visto che Alba gli stava tendendo una mano pensò che non fosse il caso di contraddirla, si passò una mano sul viso fingendo un'aria stanca "Si, effettivamente è stato un periodo duro, e poi non è stato facile neanche stare lontano da casa per così tanto tempo!"

Alba provò una punta di gelosia e commentò leggermente delusa "Oh, è sposato, non pensavo!"

Azaele si rese conto di aver un po' esagerato nel tentativo di commuoverla e corse immediatamente ai ripari "No, no... non sono sposato! Mi riferivo ai miei genitori, mio fratello…!"

Alba suo malgrado si rese conto di provare un certo sollievo nel sapere che Molinesi non era sposato e si chiese se in fondo Sael non avesse ragione.

"Alba, mi farebbe veramente piacere se lei partecipasse al fine settimana conclusivo dei corsi, partiremo sabato mattina e saremo di ritorno lunedì mattina, che ne pensa?" domandò Azaele speranzoso sporgendosi verso di lei.

Alba giocherellò un po' imbarazzata con una penna e poi si decise “Ok, volentieri!" concluse con un sorriso che incantò il demone.

"Molto bene!" disse emozionatissimo "Allora ci… aaargh!"

Azaele si era sporto troppo verso la scrivania, con il risultato che la sedia su cui era seduto si era ribaltata facendolo precipitare per terra di fronte ad una esterrefatta Alba che si alzò e gli domandò un po' preoccupata “Tutto bene?”

“Si, si. Tutto a posto” bofonchiò Azaele steso sul pavimento e mortificato per la figura da completo idiota che aveva appena fatto.

Alba cercò di consolarlo “Mi dispiace queste sedie non sono granché!” gli disse aggirando la scrivania e tendendogli una mano per aiutarlo ad alzarsi senza riuscire a trattenere un sorriso divertito.

Azaele sorrise a sua volta e afferrò la mano che gli porgeva Alba alzandosi in piedi e ritrovandosi a pochi centimetri dal suo sorriso.

La ragazza arrossì leggermente ma non si allontanò.

Il demone per un attimo provò l'istinto di stringerla a se e baciarla ma si rese conto che avrebbe rischiato di rovinare il momento magico prendendosi una confidenza eccessiva in un luogo del tutto inadatto.

Si limitò a sorridere e commentare “Beh, se ogni volta che uno cade da quella sedia è ricompensato dal suo sorriso meraviglioso, immagino che là fuori ci sarà la fila per rischiare la frattura dell'osso sacro!”

Alba diventò ancora più rossa ma il complimento aveva colto nel segno “Ah, ah... mi sa che tra i miei colleghi, uomini determinati ad affrontare un tale pericolo per conquistare una donna non ne siano rimasti!” commentò allegramente continuando a sorridere.

“Davvero? Sono degli idioti, io cadrei altre mille volte solo per vederla sorridere... però sinceramente spero ci siano anche altri modi!” rispose Azaele massaggiandosi il fianco con aria scherzosamente dolorante.

Alba rise di gusto alla battuta e stava per aggiungere qualcosa quando il telefono sulla sua scrivania cominciò a squillare.

Azaele fece un cenno verso il cordless “Non la trattengo, deve lavorare, riceverà una comunicazione e-mail con le indicazioni per arrivare all'agriturismo dove si terrà il corso, a presto!”

“Ok, a presto!” lo salutò Alba prendendo il cordless, esitò un attimo prima di rispondere e poi aggiunse sorridendo “Mi fa davvero piacere che ci siamo chiariti!”

Azaele si illuminò “Ne sono felice anche io, buona giornata!” rispose aprendo la porta e uscendo dall'ufficio di Alba.

Lei avvicinò il telefono al viso ma mentre stava per rispondere il suo sguardo fu attratto da un'ombra che si rifletteva nei vetri degli uffici, il cordless le scivolò dalla mano mentre impallidiva nel rendersi conto che l'immagine che stava osservando non era quella di Molinesi ma quella di Azaele, il ragazzo che le appariva in sogno. Si precipitò fuori dall'ufficio rincorrendo Molinesi ma tutto ciò che riuscì a ottenere fu di raggiungere le porte ormai chiuse dell'ascensore.


#


Ariel, osservava imbronciato il panorama di Piazza San Pietro, normalmente osservare i fedeli e i turisti che gremivano la piazza circondati dall'abbraccio del colonnato del Bernini lo rasserenava, quella volta però non riusciva a rilassarsi.

Seduto sul parapetto del colonnato non riusciva a non pensare alla frase di Michele. Era davvero diventato così falso o Michele aveva parlato in quel modo solo per ferirlo?

Sospirò, forse aveva esagerato quando aveva insinuato che tra lui e Azaele ci fosse qualcosa di più di un'amicizia fraterna.

Il fatto era che anche il solo pensare ad Azaele lo faceva imbestialire. Quel demonietto irritante non si comportava mai come ti saresti aspettato.

Un momento prima era tranquillo e impegnato in un ritiro di routine e il momento dopo salvava un umano solo perché gli era riuscito simpatico o viceversa se lo portava all'Inferno perché aveva fatto una scommessa o perché lo considerava un vero stronzo!

E poi, di punto in bianco, si innamorava in modo incondizionato di una donna umana, mostrando una bontà d'animo del tutto fuori luogo per un demone infernale.

Insomma era così fuori dagli schemi che non riusciva ad inquadrarlo e questo innervosiva molto Ariel che era un tipo estremamente preciso e metodico.

Ariel però ero tormentato anche da un altro pensiero, anzi da un rimorso, il modo in cui si era comportato con l'amica di Alba. Lei non aveva colpa se si era confuso come un idiota.

Il fatto è che Arianna aveva un tipo di bellezza più vistosa e sensuale della sua amica. Era stato proprio questo il motivo per cui aveva confuso le due ragazze, era convinto che Azaele, essendo un demone, avesse gusti meno raffinati, chi poteva pensare che invece gli piacesse quella ragazza un po' timida e dallo sguardo dolce. Gli dispiaceva ammetterlo ma quell'idiota aveva buon gusto.

Che poi Arianna non era mica volgare, era solo più…

Ariel arrossì e cercò di distogliere il pensiero dai "più" di Arianna.

In quel momento sentì un battito di ali, si voltò e si ritrovò di fronte Razel che lo salutò sorridendo “Buongiorno!”

“Buongiorno!” rispose freddamente l'angelo tornando poi a rivolgere lo sguardo verso la piazza.

“Ammazza se sei caloroso quando saluti, nun esagerà che nun so' abituato a tutto sto caldo!” rispose sarcasticamente Razel.

Ariel si girò e domandò gelido “Che vuoi?”

Razel si appoggiò ad una delle statue del Bernini e fissandolo sorridente propose “Che ne dici di un patto io aiuto te e tu aiuti me?”

Ariel gli rivolse una sguardo carico di disprezzo “Non faccio patti con il diavolo”

Razel non si scompose, si mise le mani in tasca e domandò ancora “Neanche se si trattasse di recuperare l'anima di un certo Molinesi che, se nun me sbaglio, ti ha fregato un demonietto irritante e molto amico di uno di voialtri esseri angelici?”

Ariel si irrigidì “Non mi interessa!”

Razel fece spallucce “Allora arrivederci!” aprì le ali e stava per volare via quando Ariel lo fermò “Aspetta... non che mi interessi, ma in cosa consisterebbe il patto?”


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Capitolo 16
*** L'altra faccia della medaglia ***


Capitolo 16

L'altra faccia della medaglia


Michele atterrò sulla terrazza dell'appartamento di Molinesi gettò un'occhiata dentro e vide Sael che se ne stava comodamente spaparanzato sul divano, in camicia e pantaloni, con le lunghe gambe distese e i piedi nudi poggiati sul bracciolo. Stava leggendo un libro e ridacchiando. Michele pensò che era davvero molto carino quando sorrideva in quel modo.

"Hey, ciao!" lo salutò "Cosa leggi?"

"Ciao" lo salutò Sael con un sorriso radioso "È un libro che mi ha prestato Azaele, si intitola Buona apocalisse a tutti! É spassoso!"

"Ah, si! È quello del diavolo con i capelli rossi che si allea con l'angelo biondo per evitare l'Armageddon, giusto?" commentò Michele sorridendo e spostando le gambe di Sael per farsi spazio sul divano.

"Ahahaha, si sono buffissimi! Somigliano un po' a te e ad Azaele!" replicò divertito Sael.

Michele lo fissò un attimo e commentò ridacchiando "Beh, a me pare che Crowley somigli molto più a te che ad Azaele e poi io non sono grasso!"

Sael ci pensò un attimo "In effetti, anche io ho i capelli rossi… Però i miei occhi sono normali e poi non c'entro nulla con la famosa mela!" sorrise allegramente poggiando il libro sul tavolo di cristallo e domandò serio "Allora, che ti ha detto mio padre? Azaele é nei casini?"

"Si esatto, Safael mi ha avvertito che qualcuno all'Inferno sta cominciando a notare la sua assenza e…" Michele si interruppe sconvolto e domandò "Scusa come sarebbe a dire?"

"Sarebbe a dire cosa?" domandò Sael allungando le gambe sul tavolo di cristallo.

"Sarebbe a dire tuo padre! Che significa che Safet é tuo padre, che ne sai?"

"Quindi tu lo sapevi?" sospirò Sael.

"Fino a qualche ora fa, no. É saltato fuori il discorso quando…"

Sael osservò incuriosito Michele "... quando stavamo parlando di Azaele e di come sia finito all'Inferno!" concluse l'angelo.

"Immagino ci sia finito come tutti noi" sospirò Sael.

Michele evitò di commentare e domandò "Tu come l'hai saputo? In teoria nessuno di voi nati dovrebbe saperlo"

"È stato quello stronzo del mio tutore, quando mi si è spaccata l'aureola e le mie ali si sono trasformate l'ho chiamato disperato per chiedergli aiuto, ero terrorizzato. E quando è arrivato anziché confortarmi o almeno aiutarmi ad affrontare la punizione si è limitato a commentare che le mele marce non cadono mai lontano dall'albero e che avevo fatto la stessa fine di mio padre Safael, l'unico Arcangelo a precipitare all'Inferno. Mi ha detto anche che sarebbe stato meglio tenermi per me quel segreto se volevo che sia io che mio padre continuassimo a vivere e mi ha abbandonato al mio destino. Non ho mai detto a mio padre che lo so, ma gli voglio bene e so che lui ne vuole a me, me l'ha dimostrato in molti modi da quando siamo precipitati all'Inferno e se sono sopravvissuto ai primi secoli è stato anche grazie a lui. Però la minaccia del mio ex tutore continua a pesarmi e non riesco a confessargli la verità!" Sael terminò il racconto con gli occhi lucidi.

Michele non riusciva a credere alle sue orecchie, come aveva potuto il tutore di Sael comportarsi in modo tanto crudele e sconsiderato!

"Mi dispiace Sael, il tuo tutore dovrebbe solo vergognarsi, io non ho mai pensato di abbandonare Azaele"

Il demone sorrise "Ah, ora si spiega il vostro legame e perché tu lo proteggi sempre, Azaele è stato fortunato ad avere te come tutore!"

Michele si rattristò a quelle parole, Sael lo notò e gli posò una mano sulla spalla "Hey, ho detto qualcosa che non va?"

"No" rispose Michele "tu non c'entri! In ogni modo tieniti per te quello che ho detto, non voglio che si sappia in giro che anche Aza é un nato, ha già abbastanza casini" terminò lanciando un'occhiata alla mano del demone.

Sael ritirò immediatamente la mano.

"Tornando al problema attuale" continuò l'angelo "dobbiamo aiutare Azaele a parlare con Alba entro la mezzanotte di domenica, altrimenti Safael dovrà portarselo all'Inferno e punirlo senza che si sia chiarito con lei e questo potrebbe significare che rischia di perderla nuovamente, oltretutto Razel e Ariel potrebbero finire per allearsi contro Azaele e la cosa mi preoccupa, soprattutto per Ariel che sta rischiando di oltrepassare i limiti!"

"Non dovresti preoccuparti tanto per lui, solo un idiota rischia di perdere il Paradiso dopo aver visto cosa significa! Quanto ad Alba, spero di aver incrinato un po' le sue barriere!"

"Si, è vero!" ammise Michele "quando vuoi sei bravo a parlare!"

Sael arrossì un po' nel sentire il complimento di Michele, guardò l'ora e decise che era venuto il momento di tornare a casa "Senti, devo andare, ma tu non preoccuparti per Azaele" disse alzandosi "sono certo che mio padre ci darà una mano se Ariel e Razel si dovessero alleare, lui veglia su diversi di noi scapestrati e non permetterà che Azaele soffra ancora, ne sono sicuro. Il moretto però deve decidersi a lasciare il corpo di Molinesi e parlare con Alba, perché anche se lei non lo sa, lo sta cercando e questa situazione la fa sentire terribilmente sola!"

Michele annuì "Lo so, me ne sono accorto al bar, ma lui teme le conseguenze del risveglio di Alba, non so se sai cosa è successo la volta scorsa!"

Sael annuì.

"Allora sai anche perché Aza non si decide!"

"Senti, sono sicuro che Alba questa volta saprà gestire le conseguenze! È una ragazza in gamba e quando le tornerà la memoria, saprà anche che deve evitare certi… eccessi! E poi questa volta non sarete soli, ci sono anche io e c'è anche mio padre, vedrai che insieme riusciremo a proteggere sia Aza che Alba!"

Sael si infilò calze e scarpe e recuperò la giacca. Michele si rese conto che vederlo andar via gli metteva una gran malinconia.

Si alzò e lo fermò "Aspetta, posso farti una domanda?"

Il demone annuì.

"L'altro giorno, quando ci siamo incontrati in quel corridoio, mi hai baciato solo perché stavi tenendo una parte a beneficio di quei quattro imbecilli che ti circondavano?"

Sael impallidì, sperava che Michele avesse deciso di lasciar perdere l'argomento, l'angelo però si era alzato in piedi e lo fissava in attesa di risposta.

"Ti… ti chiedo scusa Michele, sono stato un vero stronzo!"

"Quindi non è stato perché avevi voglia di baciarmi?" lo incalzò Michele avvicinandosi.

Sael indietreggiò sbattendo contro il tavolo di cristallo che gli impedì di mettere abbastanza distanza tra lui e Michele "Per favore… perdonami, ti prometto che non mi permetterò più!" pregò terribilmente a disagio.

Michele notò che Sael stava tremando, improvvisamente sentì un gran calore sul fianco sinistro, abbassò lo sguardo verso la spada e la estrasse di qualche centimetro, era quasi incandescente.

"Mi… Michele… " balbettò Sael, livido.

L'angelo si rese conto di aver spaventato il demone estraendo la lama, ma voleva capire cosa stava succedendo e perché la spada stesse reagendo in modo così anomalo. La estrasse completamente e mentre la osservava capì che era anche colpa di ciò che provava per Sael se la spada era diventata incandescente e non solo delle emozioni del demone. Slacciò il cinturone e poggiò tutto sul tavolo sfiorando Sael che continuava a tremare e tenere lo sguardo rivolto verso il basso senza quasi respirare.

Michele gli afferrò i capelli e gli tirò su la testa costringendolo a guardarlo negli occhi "Non hai risposto alla mia domanda!"

Sael raccolse tutto il coraggio che poteva e ammise "Io ho sempre voglia di baciarti, Michele, non riesco a non desiderarlo!"

L'angelo sospirò, ormai aveva capito che Sael gli piaceva davvero tanto e che era stanco di controllarsi e di aver paura di venir meno ai suoi doveri.

"E si tratta solo di toglierti il gusto di una scopata con un angelo o è qualcosa di più?" domandò con molta calma "Per favore sii sincero, non sono arrabbiato, voglio solo sapere la verità!"

"E' molto di più!" mormorò d'un fiato Sael.

"Allora non andartene, resta con me!" disse Michele attirandolo a sé e baciandolo con un tale trasporto che Sael non capi più niente a parte che quello era il bacio più bello che avesse mai ricevuto in vita sua.

"A che ora finisce Azaele?" domandò Michele quando finalmente riuscì a staccarsi da Sael.

"Verso le sei, in genere" rispose il demone frastornato.

"Abbiamo tempo!" considerò Michele baciandolo ancora e trascinandolo in camera da letto.

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Azaele guidava nel traffico di Roma cantando insieme alla radio:

Woman I can hardly express,
My mixed emotion at my thoughtlessness,
After all I'm forever in your debt,
And woman I will try express,
My inner feelings and thankfullness,
For showing me the meaning of success,
oooh well, well”
1

Gli piaceva molto guidare in quel caos, lo rilassava. Quel pomeriggio era anche riuscito ad uscire dal lavoro un'ora prima del solito perché in previsione della sessione finale dei laboratori, aveva annullato tutti gli incontri pomeridiani con la scusa di permettere ai partecipanti di preparasi psicologicamente all'intenso fine settimana che li aspettava.

Ripensò allegramente al colpo di genio che aveva avuto nello scegliere la sede, l'agriturismo Drag me to hell di Ferentino. Si trattava di un agriturismo noto, fino a poco tempo prima, per una leggenda metropolitana secondo la quale per molti anni nessuna ditta di costruzioni era riuscita a restaurare la villa padronale perché le misure degli infissi cambiavano in continuazione. Questo fino a che una nota famiglia romana aveva acquistato sia la villa che i terreni circostanti e, a dispetto della leggenda, aveva concluso finalmente il restauro. Girava voce che il capofamiglia, un uomo con molto pelo sullo stomaco, avesse fatto un patto con il diavolo.

Il che era vero. Nello specifico aveva fatto un patto con Razel, proprietario della villa per via di una questione troppo lunga da raccontare. L'accordo aveva infastidito parecchio i demoni romani che avevano sempre utilizzato la villa abbandonata come sede di feste e orge varie.

Razel li aveva cacciati fuori a calci nel sedere affermando che dovevano solo ringraziarlo per aver permesso loro di far casino in una sua proprietà senza che lui chiedesse nulla in cambio per tutti quei secoli e così i demoni, per vendicarsi, avevano cominciato a visitare gli ospiti dell'agriturismo diventando inaspettatamente una delle attrazioni maggiori, tanto è vero che il nome originale, Villa Ferentina, era stato per l'appunto cambiato in Drag me to Hell e la possibilità di un incontro demoniaco era citata perfino nel sito web.

Azaele lo aveva scelto proprio perché se Alba avesse perso il controllo dopo aver riacquistato la memoria, nessuno avrebbe attribuito a lei le eventuali conseguenze.

Immerso in queste considerazioni Azaele arrivò a casa. Entrò in salone per poggiare le chiavi del SUV sul tavolo di cristallo notando distrattamente la spada e il cinturone di Michele.

Si diresse in camera da letto per cambiarsi, aprì la porta e per un attimo rimase lì impalato con la mano sulla maniglia e gli occhi sgranati a fissare Michele e Sael che dormivano nudi e abbracciati nel suo letto matrimoniale.

Ci mise qualche secondo per riprendersi, dopo di che indietreggiò chiudendo silenziosamente la porta.

Visto che la camera da letto era occupata, decise di andare in terrazza per fumarsi una sigaretta. Mentre osservava il panorama gli venne un po' di malinconia, vedere Michele e Sael abbracciati lo aveva reso felice, soprattutto per Michele che si meritava una storia d'amore seria dopo tanti secoli, ma gli aveva anche fatto pensare ad Alba e a quanto avrebbe voluto essere insieme a lei.

Aspirò l'ultima tirata e poi decise che aveva bisogno di farsi un voletto in giro per Roma, era stufo di stare dentro il corpo di Molinesi.

Lo lasciò sul divano con attaccato un post-it per Sael, era sicuro infatti che di lì a poco i ragazzi si sarebbero svegliati e avrebbero iniziato a preparare qualcosa per la cena.

Non ci sarebbe stato nulla di male se Sael si fosse preso cura del pelatone per un'oretta.

Spiegò le ali e volò pensieroso sui tetti di Roma finché la sua attenzione non fu attirata da una donna di una certa età che arrampicata su un'impalcatura di fortuna era sul punto di fare un volo e rompersi la testa.

"Che fa quell'idiota?" si domandò Azaele scendendo velocemente di quota.


#


La professoressa Aurora Sattarelli osservò perplessa il risultato del suo lavoro. Laureata all'Accademia di Belle Arti negli anni della contestazione, era stufa di insegnare solo teoria durante l'ora di Storia dell'arte e così si era offerta di realizzare, con l'aiuto degli studenti di quarta e quinta superiore dell'Istituto di belle arti Regina Angelorum, i murales che avrebbero abbellito le mura esterne fino a quel momento decorate solo da insulti e peni più o meno stilizzati. Quel pomeriggio aveva deciso di trattenersi di più e mentre era impegnata a dare gli ultimi ritocchi al murales della parete Nord si era resa conto che non era decisamente così che si era immaginata l'effetto finale della Vergine Maria. Va bene che volevano rappresentarla più moderna e vicina ai giovani che frequentavano la parrocchia della scuola, però quella sembrava più una cubista tatuata e ipertruccata e insomma, a tutto c'era un limite!

Fece un passo indietro per osservare meglio il murales ma il suo piede destro non trovò alcun appoggio. Aurora precipitò da un'altezza di più di tre metri, o per lo meno ebbe l'impressione di precipitare, perché in effetti si ritrovò in piedi per terra senza capire come fosse stato possibile.

Si voltò per cercare il pennello che le era volato via dalle mani a causa della caduta e rimase paralizzata dallo spavento.

A meno di due metri da lei una creatura che non poteva essere altro che un diavolo infernale con annesse corna e ali da pipistrello, stava osservando con curiosità il suo murales.

Aurora non riusciva a credere ai suoi occhi, aveva ingoiato migliaia di pastiglie e subito anni e anni di terapia per dimenticare quelle strane visioni che aveva iniziato ad avere da bambina e che avevano finalmente smesso di tormentarla intorno ai vent'anni (probabilmente grazie alle numerose canne che si era fatta in quel periodo) e ora un demone infernale era proprio lì davanti a lei.

Il demone sentendosi osservato si voltò e un'espressione stupita apparve sul suo viso, si guardò intorno e constatando che a parte loro due non c'era evidentemente nessun altro le domandò "Scusi, ma lei mi vede?"

La professoressa suo malgrado dovette ammettere due cose riguardo al demone, la prima era che la sua voce non aveva niente di "demoniaco" anzi era una normalissima voce dalla perfetta dizione italiana, l'altra che aveva oggettivamente un viso simpatico e per niente spaventoso.

Nonostante ciò l'anziana professoressa era abbastanza scioccata, anche perché era la prima volta che una visione le parlava, così tutto quello che riuscì a dire fu esattamente ciò che stava pensando in quel momento "Ma perché sembri un marinaio, con le corna e le ali?"

Il demone la guardò un po' offeso e rispose con lo stesso tono che usava lei quando ripeteva per l'ennesima volta la stessa spiegazione ad uno dei suoi alunni svogliati "Ancora con questa storia, ma che palle, non sono corna è l'aureola che si è spezzata quando ho fatto la mia scelta!"

La Sattarelli balbettò "M... ma che c'entrano il giaccone e il berretto da marinaio?"

"Me li ha regalati Jacques Cousteau, ha presente? Il famoso oceanologo. È una lunga storia!" rispose il demone come se stesse parlando del più e del meno "Comunque io mi chiamo Azaele e lei?" domandò educatamente.

"I… io sono la professoressa Aurora Sattarelli"

"Molto piacere Aurora, posso chiederti come cavolo fai a vedermi? In teoria sono in modalità invisibile agli umani!"

"So… sono morta?"

"Non direi proprio ti ho appena salvato la vita"

"Allora credo sia perché fino ai vent'anni avevo la capacità di vedere cose che le altre persone non riescono a vedere, ormai me ne ero quasi del tutto scordata...” la professoressa sospirò malinconicamente “Sai, temo proprio che a causa tua i miei ultimi quarant'anni di terapia siano appena finiti dentro il cesso!"

"Oh, mi dispiace, sono desolato!"

"Si , beh… immagino che ricomincerò a farmi le canne, ma tu perché sei qui?"

"Nessun motivo particolare, stavo riflettendo sui miei problemi quando ho notato che stavi per cadere nel vuoto, visto che non c'era nessuno a prenderti ho pensato ad un errore, a volte capita" rispose Azaele "A proposito, nel complesso è molto bello" aggiunse indicando il murales "a parte per il modo in cui hai raffigurato Lei, è vero che non è così noiosa come la rappresentate normalmente, però così mi sembra un tantino eccessivo!"

"Tu, l'hai conosciuta?" domandò stupita Aurora.

Azaele le rivolse uno sguardo divertito "È da qualche anno che sto in giro per il vostro mondo!"

"Oh, certo, non ci avevo pensato!"

"Beh, ora vado, è stato un piacere conoscerti, stai attenta a dove metti i piedi!"

Aurora si rese conto che nonostante tutto desiderava che Azaele rimanesse ancora per qualche minuto, non era un'esperienza di tutti i giorni scambiare due chiacchiere con una creatura ultraterrena, per quanto demoniaca, che oltretutto apprezzava la sua arte, così gli domandò "Aspetta, tu come la rappresenteresti?"

"Non penso che dovresti chiedere un consiglio proprio a me, non credi?"

"Beh, l'hai conosciuta e non mi pare che le manchi di rispetto…" considerò Aurora.

"Ok, allora mettile un paio di jeans neri, una maglietta di Born to run di Springsteen e toglile quel trucco eccessivo, lei è più il tipo della rockettara acqua e sapone, non è mica una cubista sexy!"

Aurora ci pensò su e si rese conto che indubbiamente era una rappresentazione decisamente meno blasfema di quella che stavano osservando.

"Grazie, mi sembra un ottimo consiglio!"

Azaele fece spallucce "Figurati, comunque complimenti, sei piuttosto brava!"

"Grazie!” rispose Aurora e subito dopo chiese ancora “Posso farti una domanda?"

Il demone annuì.

"Che problemi hai?” vedendo che Azaele la guardava un po' perplesso aggiunse "prima hai detto che stavi riflettendo sui tuoi problemi, posso aiutarti?"

"Tu, vuoi aiutare me?" domando lui stupito.

"Tu hai aiutato me e poi è una vita che aiuto i miei studenti, anche i più scapestrati, perché non dovrei provare ad aiutare te?"

"In effetti!” riflettè Azaele.

“Ok, il fatto è che... non ne combino una giusta, capisci? Da quando ho scelto di andare all'Inferno ho preso solo decisioni sbagliate, messo nei casini il mio migliore amico e allontanato involontariamente l'unica donna che abbia mai amato!" spiegò Azaele malinconicamente.

Aurora era sbalordita "Posso chiederti cosa intendi per scelto di andare all'inferno? Cioè senza offesa mi risultava che ci foste stati mandati per punizione!"

"Si... cioè... gli altri si, nel mio caso è stata una scelta. Vedi io avevo capito in tempo che era stato un errore ribellarsi in quel modo e mi sono rifiutato di combattere i miei simili, ma il mio migliore amico, Michele, venne ferito gravemente e stava morendo, così ho chiesto di salvare lui al posto di perdonare me e per fortuna mi hanno ascoltato"

"Michele… l'arcangelo?"

'No, no, Michele e basta, sono solo omonimi, lui è l'angelo a cui sono stato affidato da bambino!"

"Bambino?" Aurora era sempre più confusa.

"Io e alcuni altri di noi, siamo una specie di esperimento… tipo un vostro prototipo per intenderci!"

Azaele si rese conto che la professoressa era in totale confusione "Ora ti spiego, prima di voi umani il Padre lassù ha fatto qualche esperimento, io e alcuni altri di noi siamo simili a voi per quanto riguarda il modo in cui siamo nati, nel senso che siamo nati da un padre e una madre, che però non ci hanno cresciuto"

"Perché non vi hanno cresciuto?"

"Non so, immagino che non fosse ancora contemplata l'utilità di avere dei genitori, in ogni modo io sono stato affidato a Michele che ha badato a me come un fratello maggiore, capisci ora?"

"Ma quindi gli angeli hanno un sesso?"

"Ovvio, scusa perché non dovrebbero? Anche voi lo avete!"

"Si, ma… a noi serve per fare i figli!"

"Hai figli tu?"

"No!"

"Appunto!"

La professoressa rimase alquanto spiazzato dalla logica di Azaele così lasciò cadere l'argomento sesso e figli.

"Perché dici che prendi solo decisioni sbagliate?"

"Perché è così, te l'ho detto! Incasino sempre tutto, mando involontariamente la gente in Paradiso, cambio i destini delle persone per errore, offro una seconda possibilità che non era contemplata! Insomma sono proprio un disastro!" sospirò Azaele.

I due rimasero in silenzio per qualche minuto.

Aurora stava riflettendo su quello che gli aveva appena detto Azaele, poi colpita da una idea gli posò una mano sulla spalla.

"Hai mai pensato che quelli che consideri errori in realtà non lo siano affatto?"

Azaele la fissò perplesso.

"Sta a sentire, poco fa mi hai visto cadere da lassù e mi hai salvato la vita pensando che dal momento che non c'era nessuno sicuramente ci fosse un errore, giusto?"

"Si, infatti!"

"Però c'eri tu!"

Azaele impallidì "Santo Cielo, ho combinato un altro casino!"

Aurora lo guardò con un sorriso materno e poi gli parlò con lo stesso tono che usava con i suoi studenti un po' scapestrati "No, non credo. Credo che abbia fatto esattamente ciò che ci si aspettava che tu facessi. Voglio dire che lassù sapevano che saresti intervenuto e forse volevano che io te parlassimo!"

"Ma perché?"

"Magari perché era ora che qualcuno ti dicesse che non c'è niente di sbagliato in ciò che fai, perché probabilmente visto che sei finito all'Inferno per scelta e non per punizione, a volte senza rendertene conto pensi ancora come un angelo!”

Azaele le rivolse uno sguardo perplesso, ma lei continuò pensierosa “E magari questo potrebbe significare anche che la scelta che hai fatto allora, forse non è così definitiva come credi!"

"Cioè, tu credi che io possa avere una possibilità di tornare lassù?" commentò incredulo Azaele.

"Io non so se tu hai davvero questa possibilità e non so se è un obiettivo che puoi raggiungere presto o se hai ancora tanto cammino davanti a te, però credo che sia una cosa sulla quale dovresti riflettere!" concluse lei sorridendo.

Azaele mise le mani in tasca e rivolse di nuovo lo sguardo verso il murales, in quel momento sentì una mano spingerlo contro il muro e la punta di una spada premergli contro la nuca.

Alzò immediatamente le mani. Qualcuno gli afferrò una spalla e lo fece voltare era Ysrafael il supervisore di Michele e Ariel. L'angelo gli puntò la spada alla gola e ordinò con un tono che non ammetteva repliche “Dimmi immediatamente dove si trova l'anima di Molinesi!”

Azaele stava per rispondere quando sentì la voce irata della professoressa “Scusi, ma lei come si permette di comportarsi in questo modo?”

Ysrafael rimase senza parole nel vedere la professoressa Aurora Sattarelli osservarlo con aria di estrema disapprovazione, rivolse lo sguardo verso Azaele che rispose alla sua domanda silenziosa “Proprio così, la professoressa ci vede!”

“Vi vedo eccome” aggiunse lei “e quello che vedo non mi piace affatto, abbassi immediatamente quell'arma, come si permette di minacciare un ragazzo inerme!” Gli anni di contestazione giovanile avevano instillato in Aurora una certa idiosincrasia verso i comportamenti minacciosi di qualsiasi rappresentante dell'autorità costituita, per nulla impressionata dal suo aspetto soprannaturale si avvicinò all'angelo con i pugni sui fianchi e ripetè “Le ho detto di abbassare quell'arma!”

Ysrafael spiazzato dalla piega inaspettata che aveva preso la situazione balbettò “Scusi, si rende conto che questo è un demone e che io sono un angelo?”

“E allora? Le pare che questo le dia il diritto di comportarsi in modo così aggressivo? Può chiedere la stessa cosa senza rischiare di ferire nessuno!” rispose Aurora.

Ysrafael sospirò, rinfoderò la sua arma e si rivolse con calma ad Azaele che lo osservava divertito “Dove hai lasciato l'anima di Molinesi? E cerca di rispondere seriamente, Ariel sta rischiando di perdere l'aureola, non ti permetterò di rovinargli la vita!”

Azaele sospirò “Senti Ysrafael, Ariel può darsi una calmata, non ho intenzione di fregare l'anima di nessuno. Molinesi rientrerà nel suo corpo domenica notte e poi se la vedranno Razel e Ariel come doveva essere fin dall'inizio!”

“E secondo te dovrei crederti? Sta attento Azaele se per colpa tua Ariel dovesse perdere il suo posto in Paradiso te ne farò pentire amaramente!”

“Scusi, ma si sente quando parla?” intervenne ancora la professoressa.

Ysrafael alzò gli occhi al cielo “Senta, queste sono cose che non la riguardano, le dispiace farsi da parte e lasciarmi discutere con il ragazzo?”

Ma Aurora non aveva intenzione di mollare, il suo animo di educatrice non le permetteva di accettare passivamente quello che riteneva un comportamento estremamente ingiusto e poco educativo da parte di Ysrafael “Si rende conto che lei continua ad accusare Azaele per il comportamento erroneo che sta tenendo questo... Ariel? Se il suo pupillo non è capace di affrontare la situazione in modo corretto, non vedo perché debba addossare la colpa ad Azaele! Ognuno deve essere capace di prendersi le proprie responsabilità!”

Ysrafael rimase senza parole, si era reso conto che la donna non aveva torto. Per quanto gli costasse ammetterlo, Ariel stava rischiando di commettere errori imperdonabili a causa della sua incapacità di controllare il suo carattere irascibile e sebbene Azaele avesse agito come suo solito in modo sconsiderato, non era corretto incolparlo anche degli errori di Ariel.

“E va bene!” concesse a malincuore “Per questa volta voglio crederti, Azaele. Ringrazia questa donna che è riuscita a farmi vedere l'altra faccia della medaglia, ma sta attento perché ti tengo d'occhio!”

Azaele osservò allibito Ysrafael aprire le ali e volare via.

“Beh, alla fine era una brava persona!” commentò Aurora.

Azaele le rivolse uno sguardo carico di ammirazione “Lui è una brava persona, ma tu sei una forza della natura! I tuoi studenti sono fortunati ad averti come insegnante!”

Aurora sorrise e pensò divertita che ricevere quei complimenti da un demone infernale era una delle soddisfazioni più belle che avesse provato in tutta la sua vita di insegnante.



Nota 1: Woman di John Lennon (1981)

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Capitolo 17
*** Un accordo pericoloso ***


Capitolo 17

Un accordo pericoloso


Alba salì di corsa le due rampe di scale che la separavano dall'appartamento di Arianna, l'amica aveva risposto al citofono con una voce affranta e la ragazza era molto preoccupata.

Non fece in tempo a bussare che Arianna aprì la porta in lacrime.

"Ari che è successo?"

L'amica le rivolse uno sguardo disperato "Mi hanno licenziato!"

Alba rimase sconvolta, Arianna lavorava da otto anni per un'azienda di trasporti come impiegata amministrativa, aveva fatto spesso straordinari non pagati e rinunciato a tanti sabati nel periodo della consegna del bilancio e ora veniva ricompensata in quel modo.

"Ari, ma possono farlo? Hai un contratto a tempo indeterminato!"

"Possono farlo e lo hanno fatto! Mi hanno chiamato alle 16.45 e mi hanno detto che gli dispiaceva tanto, che non dipendeva da me, che anzi avevano molto stima della mia grande professionalità, ma che purtroppo l'azienda è in crisi e non possono più permettersi tanto personale!"

“Però i soldi per comprare al tuo capo la macchina sportiva nuova e metterla sul conto della ditta ci sono! Merita proprio di essere ricoperto da una montagna di letame quello là, lui e la sua Lamborghini” commentò Alba furente, ricordandosi l'aneddoto che Arianna le aveva raccontato qualche giorno prima.

Per un attimo il suo viso divenne bianco e le sue pupille brillarono di rosso.

Arianna, non si accorse di nulla, tirò su col naso, asciugò le lacrime con le maniche della camicia e aggiunse pallida in volto "Come farò con l'affitto? Non ho ancora trovato una nuova coinquilina per la stanza singola e la coppia della doppia a fine mese se ne va!"

La ragazza ricominciò a piangere "Non ho i soldi per pagare da sola una casa così grande, ma se la lascio e sono senza lavoro nessuno mi affitterà neppure un letto in doppia!"

Alba ci pensò un attimo, poi cercò di essere più razionale possibile.

"Senti, prima di tutto con il licenziamento ti arriveranno un po' di soldi tutti in una volta e nel giro di un mese arriverà anche la Naspi. E poi un'impiegata amministrativa con un curriculum come il tuo figurati se non trova di nuovo lavoro! Per me tra non più di due o tre mesi staremo brindando al tuo nuovo stipendio!"

L'amica la guardò un po' rincuorata.

Alba restò un po' sovrappensiero e poi aggiunse con entusiasmo "Sai che ti dico, sono stufa di vivere in quel buco da sola, a fine mese me la prendo io la doppia! Mi è sempre piaciuto questo appartamento e se vengo a vivere con te dimezzo le spese!"

Arianna si illuminò per un attimo, poi si rabbuiò di nuovo "Ma così perderai la tua caparra, non è giusto, neanche tu nuoti nell'oro!"

"Se trovo qualcuno interessato all'appartamento, la caparra non la perdo. Tutto sommato non credo che sia difficile da affittare, è in una zona interessante, la fermata della metro è a due passi e il quartiere è tranquillo!"

Arianna abbracciò Alba "Ti voglio bene, sei proprio un angelo!"

"Vedrai che si sistema tutto Ari!"

Le due ragazze rimasero abbracciate per qualche istante, poi Alba ruppe il silenzio "A proposito di angeli, ma poi come è andata con il dio Thor?"

Arianna sospirò "Dipende…"

"In che senso, quel tizio ti ha trattato male?"

"Quello stronzo è stato assolutamente fantastico! Ma subito dopo ha dato di matto!"

"In che senso ha dato di matto?"

"Si è infuriato perché mi aveva scambiato per te!"

Alba la guardò confusa "Che significa?"

"Non lo so neanche io Alba, so solo che quando ha capito che non ero te si è arrabbiato e ha iniziato a dire delle cose strane, si è rivestito e se ne andato sbattendo la porta! Scusa, con la storia del licenziamento non ho pensato più a nient'altro!"

"Ma io non l'avevo mai visto prima di ieri sera! Per quale motivo cercava me?"

"Non lo so Alba, so solo che a un certo punto ho avuto un po' di paura" disse Arianna titubante.

"Ti ha minacciato?"

"No, non ho avuto paura per me, ma per te! Lui ti conosce, ha capito che non ero te quando gli ho detto che i tipi mori e ricci non mi piacciono particolarmente"

Alba la guardò esterrefatta.

"E alla fine si è infuriato perché gli ho detto che non avevo idea di chi fosse un tizio di nome Azaele. Alba, ma tu conosci davvero qualcuno con un nome così assurdo?"

Alba impallidì e le sue mani cominciarono a tremare, Arianna si spaventò.

"Tesoro, ma che sta succedendo, dimmi la verità, tu lo sai?"

"No, non lo so Arianna, non so assolutamente cosa stia succedendo, è proprio questo che mi terrorizza!"


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Sael si svegliò per primo e osservò Michele respirare regolarmente con un'espressione serena in viso, non riuscì a resistere e lo baciò delicatamente sulle labbra.

Michele gli poggiò una mano sulla nuca e trasformò il bacio delicato in qualcosa di più ardente, lo ribaltò sulla schiena e iniziò ad accarezzarlo e baciarlo dappertutto.

"Aspetta, fermati" disse Sael cercando di divincolarsi dalla stretta dell'angelo.

"Perché?" domandò un po' imbronciato Michele.

"Sono quasi le sette, Azaele sarà praticamente sulla porta, magari è meglio se non ci trova così!"

L'angelo ridacchiò "A dire il vero Azaele faceva il tifo per te, però hai ragione, è meglio se prima glielo diciamo!"

Diede un bacio a Sael e si alzò cercando i vestiti.

"Gli diciamo… cosa?" domandò il demone mettendosi a sedere sul letto.

Michele gli lanciò i vestiti sorridendo "Che stiamo insieme, o non ti va di avere un angelo per ragazzo?"

Sael si alzò dal letto con i vestiti in mano e si avvicinò incredulo a Michele "Vuoi che stiamo insieme?"

"Credevo lo volessi anche tu! A meno che quello che mi hai detto poco fa, fosse dettato solo dall'entusiasmo del momento" rispose Michele con un tono più distaccato.

Sael si rese conto che l'angelo si stava ritirando in sé stesso e cercò di rimediare "No… cioè si, era vero, è vero. È quello che provo Michele è solo…" l'emozione gli impedì di continuare.

"È solo?" domandò Michele nervosamente.

"Che non pensavo che tu potessi desiderare di stare con… uno come me!"

Michele si intenerì e accarezzò una guancia di Sael "Sei un ragazzo fantastico, non mi interessa se sei un demone!"

A quelle parole Sael non riuscì a dire niente, si limitò a lasciar cadere i vestiti che aveva in mano e abbracciare Michele, l'angelo restituì l'abbraccio e poi staccandosi dal demone disse dolcemente "Andiamo a preparare qualcosa da mangiare, ho fame!" aprì la porta e si diresse in cucina.

Sael aveva appena iniziato a vestirsi quando lo sentì esclamare "Ma non è possibile! Io prima o poi lo ammazzo!"

"Che succede?" domandò raggiungendolo in salone.

Michele lo guardò furioso "Quell'imbecille se ne andato a spasso e immagino abbia dato per scontato di poterti mollare Molinesi fino al suo ritorno!"

Sael vedendolo così arrabbiato non riuscì a trattenere una risatina.

"E dai, Michele! Povero Aza, sarà stufo di stare lì dentro!" rispose notando un post-it attaccato al corpo esanime di Molinesi.

"Ci manca solo che lo difenda!" rispose irritato l'angelo.

Sael prese il post-it e rise di gusto.

"Che hai da ridere?" domandò Michele ancora imbronciato malgrado l'allegria di Sael stesse cominciando a fargli vedere il lato buffo della situazione.

"Ma, non hai visto?"

"Cosa?" domandò Michele.

"Mi sa che siamo stati scoperti" rispose Sael porgendogli il post-it.

Michele lo afferrò e notò che Azaele, sotto un messaggio per Sael, aveva disegnato un emoticon che strizzava l'occhio e due cuoricini alati uniti da una freccia.

"Uh! Pensi che si riferisca a noi due?”

“Beh, viste le ali demoniache del cuoricino a sinistra, penso che non ci siano dubbi!” considerò divertito il demone.

“Ma quando ci ha visto? Insomma... pensi che possa essere entrato mentre dormivamo?" commentò Michele arrossendo imbarazzato.

"Temo proprio di sì!" ridacchiò Sael.

Il sorriso contagioso di Sael riuscì a far sbollire del tutto l'arrabbiatura di Michele.

"É meglio che cominci a fare da baby sitter al pelatone, sarà quasi un'ora che se ne sta abbandonato su quel divano" concluse sospirando, ma prima di lasciar entrare Sael nel corpo del povero Molinesi lo attirò a sé e gli diede un ultimo bacio.


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Il Sig. Delrio, proprietario della Delrio trasporti per cui lavorava Arianna nonché responsabile del suo licenziamento, stava smadonnando al volante della sua Lamborghini appena ritirata dal concessionario.

Era in ritardo all'appuntamento con la sua nuova amante e il semaforo rosso che non voleva saperne di diventare verde, sembrava messo lì solo per dargli fastidio.

Era appena uscito dal traffico del raccordo anulare svoltando in una solitaria strada periferica per recuperare qualche minuto e ora fremeva impaziente domandandosi il senso di piazzare un semaforo in un incrocio dove passavano, si e no, venti macchine all'ora.

Provò a cercare qualcosa da ascoltare alla radio tanto per passare il tempo ma non trovò nulla di suo gradimento, stufo di aspettare sbuffò “Chissenefrega, io passo!” stava per sfiorare l'acceleratore quando un grosso camion pieno di letame cominciò ad attraversare l'incrocio.

“E quello da dove cazzo è uscito?” si domandò Delrio allontanando il piede dall'acceleratore.

“Ma non avevi fretta?” sussurrò la voce di una donna dietro di lui.

Derlio, colto di sorpresa, diede un'occhiata allo specchietto retrovisore ritrovandosi ad incrociare gli occhi verdi di una donna sconosciuta che lo fissavano con odio.

L'uomo si voltò terrorizzato a cercare la donna misteriosa e senza rendersi conto schiacciò il pedale dell'acceleratore, facendo rombare la Lamborghini che raggiunse i 100 Km orari in meno di 2 secondi (1,8” per l'esattezza, come riportato dalla brochure di presentazione del modello acquistato da Derlio).

L'autista del camion nel vedersi rombare contro un pazzo furioso, cercò di sterzare, ma non poté evitare del tutto lo scontro.

Scese dal camion sconvolto e si precipitò verso la montagna di letame che a causa del forte impatto si era riversata sulla macchina sportiva seppellendola completamente.

Scavò con tutte le sue forze fino a scoprire lo sportello del guidatore e dopo qualche tentativo riuscì a far scattare la maniglia e accertarsi con sollievo che l'uomo al volante era miracolosamente illeso.

Lo aiutò ad uscire dalla macchina accartocciata e dopo averlo fatto sedere sul ciglio della strada tirò fuori il cellulare per chiamare la Polizia Stradale commentando “Ma sei impazzito? Come ti è venuto in mente di tagliarmi la strada in quel modo? Potevi ammazzarti!”

Delrio gli rivolse uno sguardo atterrito e rispose “Non è stata colpa mia! Mi ha distratto la donna dagli occhi verdi!”

Il camionista lo squadrò preoccupato “Io non ho visto nessuno lì dentro, a parte te!”

“Lei era lì, aveva gli occhi verdi e le pupille rosse e mi guardava con odio dallo specchietto retrovisore!” insistette quello tremando come una foglia.

Il camionista osservò preoccupato lo sguardo spiritato di Delrio e decise di chiamare anche il 118.

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“Ora devo proprio andare!” disse Azaele passando l'ultimo barattolo di vernice ad Aurora che lo depose nel bagagliaio della vecchia Panda 4x4 e si voltò sorridendo.

“Ok! Ti ringrazio per avermi aiutato, in genere tra un avanti e indietro e l'altro, ci metto quasi un'ora a mettere tutto in ordine!”

“Dovresti farti aiutare dai tuoi alunni!”

“Hai ragione, ma sai come sono i ragazzini, appena finisce la parte divertente scappano via come lepri!” rise Aurora.

Azaele pensò che da giovane doveva essere stata proprio una bella ragazza, poi fu colto da un pensiero improvviso e domandò “Sei sposata?”

Aurora lo osservò perplessa “Divorziata, però non prendertela, ma tu mi sembri un po' troppo giovane per me!”

Azaele arrossì “Cioè... no... non intendevo...!”

Aurora rise divertita “Sto scherzando! E poi mi chiedo se giovane e vecchio siano due categorie attribuibili a voi creature soprannaturali!”

Azaele sorrise “Beh, posto che in teoria siamo immortali, diciamo che più o meno la mia età potrebbe corrispondere a quella di un umano sulla trentina!”

“Allora ho ragione, saresti troppo giovane!”

“Si, io si, ma qualcun altro no!” rispose un po' enigmaticamente Azaele aprendo le ali.

“Posso chiederti di non dire a nessuno quello che ti ho raccontato prima? Non è il caso che si sappia in giro. Neanche Michele lo sa e non voglio che lo scopra, la sua amicizia con me gli crea già abbastanza problemi, vorrei evitare di aggiungergli anche questo peso sulle spalle, per quanto le abbia forti!”

“Certo, non preoccuparti!” rispose Aurora aprendo lo sportello della Panda.

“Posso tornare a trovarti, ogni tanto?” Azaele non si seppe spiegare bene il perché di quella domanda, sapeva solo che gli dispiaceva perdere di vista quella donna così gentile e particolare.

“Solo se prometti che poi non avrò bisogno di chiamare un esorcista!” rispose lei alzando un sopracciglio.

Azaele la fissò imbarazzato, poi si rese conto che Aurora stava scherzando “Quello ti serve solo se decido di trasferirmi a casa tua senza pagare l'affitto!” rispose allegramente alzandosi in volo e salutandola con la mano.

Aurora sorrise e rispose al saluto un po' commossa, vedere Azaele allontanarsi le aveva provocato la stessa stretta al cuore che provava quando uno dei suoi vecchi studenti, ormai adulto, se ne andava per la sua strada dopo averla fermata per salutarla con affetto.


#


Ariel osservò dubbioso il locale dove lo aveva portato Razel e commentò “A me veramente questo sembra un tram, non un bar!”

“Se Razel te dice che qui fanno i migliori spritz de Roma te devi fidà, damerino!” rispose Razel entrando sicuro e accomodandosi sul primo tavolino libero.

Ariel lo seguì incerto, non era sicuro di aver fatto la scelta migliore accettando di parlare con Razel, ma ormai non poteva più tirarsi indietro.

“Possiamo fare una cosa veloce? Non mi sento a mio agio!” propose teso mentre Razel attirava l'attenzione della cameriera.

Il demone sogghignò “Tranquillo, neanche io mi diverto particolarmente con voi celesti, nun so se te l'hanno mai detto, ma voialtri siete più noiosi di una puntata di Grey's Anatomy!”

La cameriera arrivò a prendere le ordinazioni e malgrado il tentativo di rimanere professionale, non riuscì ad evitare una furtiva occhiata adorante ad Ariel.

Ariel osservò Razel senza capire “Una puntata di cosa?”

“Lascia perdere!” rispose il demone occupandosi poi delle ordinazioni.

“Allora, hai intenzione di arrivare al dunque o no?” domandò l'angelo spazientito cercando di riconquistare l'attenzione del demone impegnato ad ammirare il fondoschiena della cameriera che si allontanava.

Razel riportò lo sguardo su Ariel sogghignando “Certe opere d'arte vanno ammirate!”

Ariel alzò gli occhi al cielo sbuffando.

“Scusa, se sono così materiale, però a dire il vero m'era sembrato che pure tu apprezzassi i bei culi!” ridacchiò il demone.

Ariel arrossì imbarazzato ma evitò di replicare, era già abbastanza faticoso per lui affrontare una normale conversazione con quel buzzurro dai capelli rossi, non aveva intenzione di cedere alle sue provocazioni, riprese il controllo e si limitò a lanciargli uno sguardo disgustato.

Razel fece spallucce e finalmente si decise ad entrare in argomento “Allora, so benissimo che l'anima di Molinesi è assegnata sia a te che a me...”

Ariel gli lanciò uno sguardo si sfida.

“Ma a me de Molinesi frega il giusto, è un coglione egoista e rappresenta una sfida da poco. Te lo posso cedere se in cambio mi aiuti a recuperare l'anima della streghetta di Azaele!”

Ariel gli lanciò un'occhiata incerta “Ma l'anima di Alba non è disponibile per colpa di Azaele stesso, lo sanno tutti. Mi sembra un patto senza senso!”

Razel sogghignò “Nessuna anima può rimanere non disponibile in eterno, si tratta solo di fare le mosse giuste per recuperarla. Se lascio il campo libero al regazzino e al frocetto biondo, sono sicuro che riusciranno in qualche modo a salvarla dall'attuale destino e reindirizzarla in Paradiso, come era previsto inizialmente!”

“Ma che stupidaggini dici?” commentò incredulo Ariel “Azaele è un demone, anche ammettendo che riesca a cambiare il destino di quell'anima, lo farà solo per portarsela all'Inferno e farci i suoi comodi ogni volta che gli va!” concluse sprezzante.

“Sono passati millenni e non hai ancora capito che il riccioletto non è un demone come gli altri! Come ti posso spiegà... non è venuto tanto bene, lui può provare dei sentimenti più profondi rispetto alla maggior parte di noi. Capisci?”

“No, e comunque non ci credo, o per lo meno credo che l'unico sentimento che possa provare sia l'egoismo, come tutti voi, d'altronde. Perché mai dovrebbe decidere di rinunciare ad Alba e mandarla in Paradiso?”

Razel scosse la testa “Prova a ragionare seguendo i sentimenti e non i luoghi comuni, il piccoletto è innamorato!”

“E allora? Tanto più non vorrà rinunciare a lei!”

Razel poggiò la schiena sulla sedia e incrociò le braccia sbuffando “Nun ci capisci proprio nulla di amore!”

“Cosa vorresti dire?” replicò nervosamente Ariel.

“Non ci arrivi proprio, eh? Azaele è talmente innamorato che quando la streghetta esalerà il suo ultimo respiro da umana, potrebbe affidarne l'anima a Michele!”

“Ma perché mai dovrebbe rinunciare a lei!” insistette l'angelo senza capire.

“Se fossi capace di amare davvero qualcuno, cosa di cui dubito fortemente, permetteresti che la sua anima passasse l'eternità all'Inferno tra atroci tormenti o ci rinunceresti pur di saperla al sicuro?”

La cameriera arrivò con i due Spritz, sorrise ad Ariel e lasciò lo scontrino sul tavolino.

L'angelo non rispose alla domanda di Razel, prese il bicchiere e girandolo lentamente tra le mani domandò “Quindi cosa proponi?”

“Questo fine settimana saranno tutti nella mia vecchia proprietà di Ferentino, quella dove adesso c'è l'agriturismo Drag me to Hell, i miei ragazzi sono già stati avvertiti di fare abbastanza casino da tenere impegnato Michele. Tu distrai il riccioletto, portalo lontano da lei, fai in modo da lasciarmi abbastanza spazio e tempo per portarla dalla mia parte!”

Ariel rimase in silenzio fissando lo spritz, poi alzò lo sguardo e guardando Razel dritto negli occhi domandò “Vuoi far emergere di nuovo quel lato di lei, ma questa volta senza che Michele possa intervenire per evitare il peggio?”

Razel sogghignò.

E va bene, ma nessun umano dovrà farsi del male. Siamo d'accordo?”

Razel finì il suo Spritz tutto d'un fiato “Siamo d'accordo!”

Anche Ariel terminò il suo spritz e si alzò per andarsene, ma Razel lo afferrò per un braccio “Vale anche per il regazzino, Ariel, se provi a fargli del male te ne farò pentire amaramente. Chiaro?”

Ariel si liberò dalla stretta e lo guardò con astio.

Chiaro!” rispose a denti stretti allontanandosi abbastanza da potersi rendere invisibile e volare via.

La cameriera, notando che Razel era rimasto solo si avvicinò e domandò “Desidera un altro spritz?”

Stronzo e pure tirchio!” pensò Razel tra sé e sé osservando Ariel volteggiare nel cielo di Roma.

No, sto a posto così!” borbottò tirando fuori il portafogli.



Nota: nessuna Lamborghini è stata maltrattata durante la stesura di questo capitolo









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Capitolo 18
*** Un assembramento infernale ***


Capitolo 18

Un assembramento infernale


"Aza, ti prego fermati!" implorò Sael, verde in volto, dal sedile posteriore del SUV.

"Che succede?" domandò Michele voltandosi preoccupato.

"Sto per vomitare i Corn Flakes e tutta la colazione!" rispose Sael in un soffio.

Azaele sterzò e accostò di colpo "Cazzo Sael, non sui sedili!" esclamò.

Sael fece appena in tempo a spalancare lo sportello che un conato di vomito lo piegò in due.

Michele scese dalla macchina e raggiunse il demone che continuava a vomitare.

"Hey che ti succede?" domandò passandogli un braccio intorno alle spalle.

"Temo di soffrire il mal di macchina!" rispose Sael tra un conato e l'altro.

"Tutto ok?" domandò Azaele raggiungendoli e porgendo al demone un pacchetto di fazzoletti di carta.

"Si, ora va me… uaarhfg" rantolò vomitando ancora Sael, ora completamente bianco in volto.

Michele si innervosì "Te l’avevo detto che sarebbe stato meglio seguirti dall'alto! Ma per la miseria, guarda come è conciato Sael!"

Azaele ci rimase male "Oh, insomma! Che colpa ne ho io! Ma scusa, ti sembra normale che un demone infernale soffra il mal di macchina?"

"Azaele ha ragione, non sgridarlo, non è colpa sua e poi dall'alto io e te insieme avremo dato decisamente nell'occhio, ne abbiamo già parlato!" intervenne Sael che stava finalmente riprendendo un po' di colore.

Azaele lanciò uno sguardo soddisfatto a Michele.

"Oh, piantala di difenderlo sempre! Non se lo merita!" borbottò l'angelo aggiungendo premuroso "Stai meglio?"

Sael annuì.

"Forse è meglio se vai al posto del passeggero, gli umani dicono che quando si soffre di mal di macchina è meglio sedersi lì" propose Azaele rivolgendo un'occhiata interrogativa a Michele che fece un cenno di approvazione.

"Ok, grazie!" rispose il demone avviandosi ancora un po' incerto sulle gambe.

Michele prese Azaele per un braccio e lo tirò da parte.

"Senti, scusa se sono stato sgarbato, ma sono un po' teso e poi non sopporto più di parlarti attraverso questa faccia da culo" commentò di malumore.

"Ti capisco, anche io non ne posso più di stare qui dentro e comunque non preoccuparti, guarda che ho capito che sei preoccupato per Sael... pensi che se capiscono che state insieme possa passare dei guai?” rispose Azaele poggiandogli una mano sulla spalla.

“Se vuoi lo mandiamo a casa, effettivamente il Drag me to Hell sarà pieno di stronzi umani e infernali".

Azaele aveva colto in pieno lo stato d'animo di Michele che lo osservò stupito, ogni tanto tendeva a dimenticare quanto il suo migliore amico fosse perspicace ed empatico.

Sospirò "Temo che se glielo propongo la interpreterà come una mancanza di fiducia, ci siamo appena messi insieme e sai com'è…"

Michele si interruppe.

Il demone ridacchiò "Non vuoi rischiare di rovinare tutto facendo la mammina umana assillante!"

"Esattamente!" ammise Michele un po' imbarazzato

"Facciamo così, tu e io arriviamo in macchina, così se qualche collega ci dovesse vedere al massimo penserà che stai puntando Molinesi. Sael invece ci precede in volo, tanto anche se non è stato convocato chi vuoi che se ne accorga?"

"Non è male come idea, ma sei sicuro che nessuno se ne accorgerà?"

"Ma figurati! Col casino che c'è sempre giù da noi? E poi anche fosse, a chi vuoi che freghi se si presenta un demone in più. In ogni modo Sael può sempre dire che gli è giunta voce di questa storia e non voleva perdersi il divertimento, in fondo lui lavora nella ditta di Alba"

"Ok, mi hai convinto, proviamo a proporglielo" decise Michele.


#


Alba guidava lungo le curve della statale per Ferentino e ripensava al pomeriggio precedente, era davvero possibile che avesse visto sui vetri dell'ufficio il riflesso del giovane bruno del suo sogno o stava impazzendo?

Certo non poteva negare che negli ultimi tempi le fosse capitato fin troppo spesso di vivere episodi al limite dell'assurdo.

Alba ci aveva riflettuto parecchio e aveva concluso che tutto era iniziato molto prima di partecipare al laboratorio di Molinesi, come aveva pensato in un primo momento, per l'esattezza era iniziato tutto il giorno che aveva assistito al terribile incidente sul lavoro in cui aveva perso la vita il giovane muratore biondo.

Si era ricordata anche delle due ombre misteriose sospese nell'aria davanti alle finestre del suo ufficio e della sensazione di essere seguita dopo il suo risveglio in infermeria.

Avrebbe voluto aprirsi con Arianna, sfogarsi con lei, ma l'amica era talmente a pezzi per aver perso il lavoro che non le era sembrato proprio il caso di aggiungerle ulteriori preoccupazioni, peraltro Arianna cosa avrebbe potuto suggerirle a parte "È meglio se ti fai vedere da uno bravo!"

Che, per inciso, era esattamente la conclusione a cui era arrivata anche lei.

"Alba, torna sulla terra, ti squilla il cellulare" la chiamò Marzia, la collega dell'amministrazione con cui aveva deciso di condividere viaggio e benzina.

"Oh, scusa hai ragione!" rispose Alba rendendosi conto che si era completamente dimenticata di lei da almeno dieci minuti.

Attivò il microfono delle cuffie e rispose ad Arianna.

"Hey ciao! Tutto bene?" domandò un po' preoccupata.

Dall'altro capo del telefono risuonò la voce dell'amica stranamente allegra "Non indovinerai mai cosa è successo!"

"Cosa?" domandò incuriosita.

"Ci credi che poco fa mi ha telefonato Ranzini per dirmi che Delrio si è davvero schiantato contro un camion pieno di letame?"

Alba sbiancò in volto "Co… cosa?"

"Te lo giuro, la macchina è distrutta, ma lo stronzo si è salvato e a quanto pare non si è fatto un graffio!"

Alba si sentì svenire, davanti a lei diventò tutto confuso.

La voce di Arianna la chiamò dalle cuffie del cellulare “Alba, hey Alba, sei ancora in linea?”

Ma lei ormai non la sentiva più.

"Santo Cielo, Alba, che ti succede?" Marzia afferrò il volante e cercando di mantenere in qualche modo il controllo della vecchia Panda 4X4 della collega riuscì a portarla in mezzo a un campo, fortunatamente senza conseguenze.

La donna spense la macchina e cominciò a scuotere Alba nel tentativo di farle riprendere i sensi.

"Alba, Alba, ti prego rispondimi!" chiamò in preda all'ansia.

Ma Alba non riusciva a sentirla, con gli occhi sbarrati fissava il cielo assistendo al passaggio di uno stormo di nere creature alate che per un istante oscurarono il sole.

"Stanno arrivando anche loro, stanno arrivando per noi!" sussurrò terrorizzando la povera Marzia che la scosse ancora nel tentativo di richiamarla alla realtà.

"Alba, ti prego svegliati, stai delirando!" implorò disperata.

Alba emise un gemito e finalmente sembrò riprendersi.

"Cosa è successo, dove sono?" domandò guardandosi intorno confusa.

"Siamo finite in mezzo a un campo Alba, hai perso conoscenza per qualche istante e poi sembravi entrata in trance, avevi gli occhi sbarrati e sussurravi frasi senza senso!" rispose la collega.

"Mi dispiace, non so che mi abbia preso!" si scusò Alba mentendo, sapeva bene di aver perso i sensi nel momento esatto in cui aveva intuito che c'era un legame tra le parole di rabbia pronunciate la sera prima contro il capo di Arianna e l'incidente con il camion di letame.

"Ultimamente sei strana, a volte è come se ti perdessi in un mondo tutto tuo… Non è che hai problemi di depressione? A volte le medicine che prescrivono provocano strani effetti collaterali!"

Alba si innervosì alle parole di Marzia, ma poi ricordò che la collega aveva sofferto di una grave depressione da cui era uscita solo di recente e forse parlava per esperienza diretta.

"No, non si tratta di depressione, questi ultimi mesi sono stati molto faticosi e stressanti, ho solo bisogno di riposarmi, di staccare completamente dal lavoro!" minimizzò, raddrizzandosi sul sedile e prendendo il volante.

Marzia la osservò poco convinta, ma capendo che la collega non aveva voglia di confidarsi lasciò perdere l'argomento.

"Vuoi che guidi io?" domandò.

Alba stava per rifiutare quando la sua attenzione fu attirata da una figura alata dai capelli rossi che attraversò lo specchietto retrovisore.

"Ma quello era Sael?" si domandò scendendo precipitosamente dalla macchina e scrutando il cielo sopra di sé.

"È adesso che ti succede?" si lamentò Marzia spalancando lo sportello e scendendo anche lei.

"Niente, mi era sembrato di vedere una cosa…" rispose Alba sospirando.

"Hai ragione Marzia, forse è meglio se guidi tu" concluse.


#


Appena arrivati a destinazione Michele e Azaele si accorsero che la situazione era molto peggiore di come se l'erano immaginata.

Il giardino del Drag me to hell era letteralmente invaso da demoni che chiacchieravano e ridacchiavano allegramente, proprio come gli umani in mezzo ai quali si erano mischiati. Michele individuò subito Sael che gli rivolse un impercettibile cenno di saluto.

Malgrado gli occhiali scuri, era evidente la sua espressione tesa e preoccupata.

Azaele parcheggiò nell'angolo più lontano e appartato del parcheggio, spense la macchina e si lasciò andare sullo schienale del sedile sospirando.

"Merda, questo posto sembra una fottuta succursale dell'Inferno!" commentò allibito Michele che si era abbassato il più possibile sul sedile nel tentativo di non farsi notare.

"Non mi aspettavo un simile affollamento di colleghi, sembra che i demoni romani si siano dati appuntamento in questo maledettissimo agriturismo! Manca solo Razel e poi ci siamo veramente tutti!" si lamentò Azaele.

"Te l'avevo detto che il tuo comportamento sconsiderato stava provocando qualcosa di molto malsano nella ditta di Alba, ora mi credi? Per la miseria ti sembra normale questo assembramento di creature infernali?"

"Si, ma i tuoi colleghi dove accidente sono finiti? Va bene che a Roma ultimamente siamo in maggioranza, ma per la miseria, possibile che i tuoi non si siano minimamente resi conto di quello che sta succedendo? O si tratta di uno dei vostri famosi atteggiamenti: non possiamo intervenire sul libero arbitrio, gli umani se la devono cavare da soli e bla, bla, bla?" replicò Azaele polemico.

L'angelo osservò sconsolato la folla spensierata di umani e demoni che aveva invaso il giardino del Drag me to Hell "Non lo so Aza, onestamente non ne ho la più pallida idea!"

Azaele per la prima volta da quando aveva messo in atto il suo piano si preoccupò seriamente, vedere Michele così affranto era insolito e per niente rassicurante.

Si rese improvvisamente conto di quanto era stato incredibilmente egoista e disattento nei confronti di tutti quanti.

Di Alba per la quale la presenza di tutti quei demoni poteva essere pericolosa, di Michele che per aiutarlo si ritrovava circondato da nemici e anche di Sael che rischiava di far scoprire la sua relazione con Michele di fronte ad un esercito di demoni.

Ma ormai era troppo tardi per tirarsi indietro, doveva portare a termine quanto aveva iniziato e cercare di limitare al minimo gli effetti collaterali del suo piano “geniale”.

"Sai che ti dico Miky? Tu e Sael ve ne tornate a casa, io vedo di gestire il casino in cui mi sono cacciato tenendo un profilo più basso possibile e nel frattempo cerco di richiamare il pelatone dal limbo per liberarmi del suo corpo prima del previsto, mi prendo Alba, me la porto via e mi faccio riconoscere in un posto il più tranquillo e lontano possibile da qua! Che ne pensi?"

Ma Michele non rispose, stava fissando teso qualcosa oltre le sue spalle, Azaele non fece in tempo a voltarsi che sentì una voce conosciuta commentare allegramente.

"A me, me pare un piano demmerda regazzino, ma fa 'n po' come te pare!"

Azaele si voltò ritrovandosi faccia a faccia con Razel che con un gomito posato sul tettuccio della macchina, lo osservava con un ghigno poco rassicurante attraverso il finestrino abbassato.

"Adesso si che siamo davvero nella merda" pensò Azaele sospirando.

Razel aprì lo sportello della macchina invitandolo a scendere con un gesto plateale.

Michele fu più veloce, scese dalla macchina, con un balzo superò il cofano e si rivolse minacciosamente al demone "Puoi essere anziano quanto vuoi Razel, ma sai benissimo che tra noi due quello con la spada sono io, perciò lasciaci in pace!"

Azaele si frappose tra Razel e Michele.

"Sentite, stiamo calmi non c'è motivo di scontrarsi. Razel sai bene che non ho intenzione di tenermi l'anima di Molinesi e che ho promesso di riconsegnartela!"

Razel lo fissò continuando a sorridere "Magari è troppo tardi, magari me so già incazzato, regazzino!"

"Allora andiamo in un posto tranquillo, massacrami di botte e chiudiamola qui!" rispose Azaele fissandolo negli occhi.

Razel sostenne lo sguardo di Azaele "Non funziona così, nun m'interessa riempirti di botte, voglio quello che mi spetta e il tuo amichetto biondo sa di che parlo!"

Michele poggiò la mano sull'elsa della spada, ma Azaele gli strinse il polso per calmarlo e replicò "Lo so anche io cosa vuoi, anzi chi vuoi davvero, ma non ho intenzione di lasciartela. Non me ne frega niente del tuo presunto patto di merda, lei è mia Razel dovrai ammazzarmi se vuoi prendertela!"

Il possente demone afferrò Azaele per la giacca e lo tirò a sé fino a far sfiorare i loro nasi "Attento a sfidarmi regazzino, mi sei simpatico, ma potrebbe non bastare!"

"Lascialo!" sibilò gelido Michele, Razel sollevò lo sguardo incrociando quello dell'angelo.

"Altrimenti?" lo sfidò.

"Molinesi, finalmente ci ha raggiunto, è in ritardo di..." l'Ing. Rossi-Corioli controllò con espressione concentrata il supertecnologico orologio offerto dal suo discount di fiducia in cambio di venticinquemila punti spesa, pazientemente raccolti negli ultimi due anni e sei mesi.

"Quattro minuti e trentaquattro secondi!" concluse soddisfatto.

Azaele non avrebbe mai pensato di poter provare un sentimento di gratitudine per Rossi- Corioli la cui più che opportuna apparizione costrinse Razel a lasciarlo andare.

"Chiedo scusa, ingegnere, ma sia magnanimo, non conosco bene queste strade!" rispose passando un braccio intorno alle spalle dell'impiegato e incrociando lo sguardo di Michele che gli fece cenno di allontanarsi.

Razel e Michele rimasero soli a fissarsi con aria di sfida.

"Lo sai anche tu che il regazzino diceva sul serio, vuoi veramente che questa storia finisca così male?" domandò freddamente il demone.

"Per non farla finire male basterebbe che tu la piantassi con questa fissazione di volerti prendere l'anima di Alba in cambio di quella Elena. Sai benissimo che non volevo fregarti e che non c'era nulla di personale nei tuoi confronti e poi tu e Ysrafael vi siete rubati migliaia di anime vicendevolmente e senza tante tragedie per secoli, per quale motivo l'anima di Elena è così importante?"

Razel poggiò una mano contro il petto di Michele e lo spinse contro il SUV "Perché Elena nun era una strega qualsiasi, imbecille, era la mia compagna e tu me l'hai portata via per sempre, senza neanche darmi modo di salutarla!" gli ringhiò contro sferrandogli una ginocchiata al basso ventre che gli tolse il respiro e lo fece cadere in ginocchio.

"A più tardi biondino!" lo salutò il demone chiudendo il discorso e voltandogli le spalle.

Michele lanciò a Razel uno sguardo a metà tra il furente e il dolorante e prima che il grosso demone facesse in tempo voltarsi del tutto notò, con immenso stupore, una lacrima scivolargli lungo una guancia.

Stava ancora riflettendo su ciò che aveva appena visto quando Sael apparve silenziosamente al suo fianco e gli diede un mano a rialzarsi.

“Scusa se non sono intervenuto, ma ho temuto che sarebbe stato peggio fargli capire che siamo dalla stessa parte, ti ha fatto molto male?” domandò con aria contrita.

Michele lo rassicurò “Hai fatto benissimo, Razel è intelligente e contrariamente a quello che può sembrare ha una notevole capacità strategica, è meglio che non sia preparato ad affrontare la nostra alleanza!”

Improvvisamente Sael cambiò modo di fare, lo spinse indietro e lo apostrofò sgarbatamente “Non sei il benvenuto qui, se ti becco di nuovo a spiarci giuro che non te la caverai con una semplice ginocchiata nelle palle, chiaro?”

Michele intuì che qualche collega di Sael doveva essersi avvicinato e infatti erano stati raggiunti da un gruppetto di demoni capitanati da Sakmeel che commentò “Perchè aspettare? Anche se il vigliacco si sarà portato dietro la sua spada, questa volta ci sono troppi umani in giro perché possa permettersi di usarla!”

Michele stava per ribattere, ma Sael lo sbatté sul cofano del SUV e gli sussurrò “Ti prego, vattene!” poi a voce alta aggiunse “Levati dalle palle angelo, non te lo ripeterò una seconda volta!”

Michele si rese conto che Sael aveva ragione, sfidare i demoni non era di alcuna utilità, mise da parte l'orgoglio e rispose arrendevole “Va bene, per questa volta avete vinto voi. Lasciami andare, demone!”

Sael lo lasciò andare, Michele aprì le ali e si alzò in volo.

“Di un po' Sael, per caso oggi hai lasciato le palle a casa? Siamo cinque contro uno, avremo potuto approfittarne per dargli una ripassatina, deve aver un gran bel culo quel frocetto biondo!” rise uno dei demoni.

Sael trattenne la rabbia a stento e commentò freddamente “Ti ricordo che quel frocetto biondo è un guerriero così forte che durante la Grande Guerra è stato in grado di tenere testa anche a cinque di noi messi insieme e se Ezael non lo avesse colpito alle spalle, rischiando di ammazzarlo, qualcuno dei presenti forse oggi non sarebbe qui a fare il gradasso! Quindi anziché insultarmi, Samiel, dovresti ringraziarmi per averti evitato un colpo di spada dritto al culo!”

Samiel, che durante la Grande Guerra si era distinto per l'invidiabile costanza con cui aveva abbandonato a gambe levate ogni singolo scontro con la fazione avversa, arrossì imbarazzato e, avendo capito perfettamente per quale motivo Sael non avesse parlato di colpi di spada dritti al cuore o allo stomaco, non osò replicare.

I demoni si allontanarono, tutti, eccetto Sakmeel che osservò in silenzio Sael.

“Che hai da guardare?” lo apostrofò irritato il demone.

Sakmeel sospirò “Faresti meglio a fartela passare questa cotta millenaria per Michele o prima o poi lui se ne accorgerà e ti ammazzerà, lo sai vero?”

Sael si sentì come un piccione centrato in pieno da un TIR lanciato a bomba sull'Autostrada del Sole.


#


Safet, seduto su una roccia poco lontano dal Drag me to Hell, osservava il panorama e attendeva pazientemente l'arrivo di Ysrafael.

Finalmente un leggero spostamento d'aria e il fruscio di un paio d'ali annunciarono l'arrivo del collega.

Safet sorrise "Credevo che la puntualità contraddistinguesse voi angelici!"

L'angelo raccolse le ali dietro la schiena "Scusa Safael, sono stato trattenuto"

Safet ridacchiò "Che in altre parole significa che te la stavi spassando con Muriel? Davvero invidio il vostro rapporto, state insieme da millenni e ancora non vi siete stancati di fare le porcherie, eh?"

Ysrafael arrossì imbarazzato "Possiamo parlare dell'argomento per cui mi hai convocato?"

Safet si grattò il mento esitante "Certamente. Ho pensato di chiamarti perché dall'ultima volta che ci siamo incontrati temo che la situazione sia precipitata. Azaele ha avuto la brillante idea di rivelarsi ad Alba nell'agriturismo qua vicino!"

"Ah, immagino lo abbia scelto perché se la sua strega oltrepasserà il limiti anche stavolta nessuno ci farà caso, quel posto è sempre pieno di demoni!" commentò l'angelo con una certa indifferenza.

Safet lo guardò perplesso "Ysra, ma non ti preoccupa la situazione?"

"Cosa vuoi dire?"

"Ma non ti sei accorto che Roma è mezzo vuota, dove credi che siano i miei colleghi?”

Non offenderti Safael, ma se devo essere sincero non mi interessa particolarmente!”

Ysra, Razel li ha praticamente convocati tutti al Drag me to Hell!”

"Uh, in effetti mi sembrava che ci fosse una strana tranquillità in città! Bé, meglio così!"

Safet si irritò "Ma che fesserie dici? A parte che un simile assembramento di demoni può essere pericoloso per gli umani ospiti che potrebbero impazzire per il terrore, ma oltretutto, dimmi una cosa per caso hai visto Ariel e Michele ultimamente?"

Ysrafael di irrigidì "Cosa intendi?"

Safet sbuffò "Santo Cielo, va bene che voi angelici vi ritenete tutti onesti e leali, ma un minimo di controllo potreste esercitarlo sui vostri sottoposti! Ariel e Michele sono gli unici angeli lì in mezzo e ci sono andati per motivi esattamente opposti!"

"Aspetta, mi stai dicendo che quei due sono soli in mezzo ad un esercito di demoni e rischiano anche di scontrarsi a causa di quel piccolo demone sconsiderato e irresponsabile?"

"Già!"

"Devo radunare i miei simili!" eslamò Ysrafael aprendo le ali.

"Ma sei impazzito? Vuoi rischiare di scatenare una nuova guerra?" obiettò Safet preoccupato.

"Allora cosa proponi?"

"Andiamo solo noi due e se le cose tra i tuoi ragazzi e i miei si fanno troppo tese interveniamo, anche Razel volente o nolente dovrà obbedirmi, sono un Supervisore Capo Infernale!"

Ysrafael sbuffò “Tutto questo casino per colpa di quel piccolo sconsiderato! Devi punirlo in modo molto severo, è ora che la smetta di combinare casini, tutta questa situazione è solo e soltanto colpa sua!"

"Sei ingiusto Ysra, perché non pensi a quanto ha sofferto? Era innamorato perso di quella ragazza, non credi che sia già stato punito abbastanza per il suo errore?”

"È un demone, Safael, non è capace di amare davvero e il suo è solo egoismo, ha meritato di perdere quella ragazza, l'aveva corrotta malgrado i miei avvertimenti. Secoli fa ha messo nei guai Ariel per una scommessa e sono millenni che Michele è influenzato negativamente da lui, sarebbe ora che ti decidessi ad incatenarlo da qualche parte e a buttare la chiave, almeno non farebbe più danni!" rispose irritato Ysrafael.

Safet lo guardò esterrefatto "Ma cosa dici, Ysra! Ariel e Michele sono responsabili delle loro azioni e anche Alba! Ti sei dimenticato del libero arbitrio?"

"Tu lo difendi sempre, neanche fosse tuo figlio!" esclamò Ysrafael furente.

Safet sospirò "Non lo è, Ysra, ma sai molto bene che suo padre e sua madre erano i miei migliori amici. Galadriel prima di morire mi ha chiesto di vegliare su di lui e io ho le dato la mia parola. E comunque non lo faccio solo per lei, lo faccio anche per il ragazzo e per suo padre. Se fosse tuo figlio non parleresti così!"

Ysrafael si fece malinconico "È triste che Galadriel non ci sia più, era un arcangelo eccezionale, abbiamo perso troppi amici in quella guerra! Peccato che il ragazzo non le somigli molto!"

"Azaele somiglia a suo padre e suo madre molto più di quanto pensi, credimi un giorno potrebbe sorprenderti” obiettò Safet, poi incrociando lo sguardo di Ysrafael aggiunse “Non voglio che questa storia finisca male, ti prego aiutami ad evitarlo!"

Ysrafael distolse lo sguardo dal viso del suo vecchio amico e non rispose.

Angelo e demone rimasero in silenzio per un po' a osservare le chiome degli alberi mosse da una leggera brezza mattutina.

Infine Ysrafael ruppe il silenzio "Proprio ieri una donna umana mi ha fatto vedere un aspetto della situazione tra Azaele e Ariel che non avevo considerato...”

Safet gli rivolse uno sguardo interrogativo.

Ysrafael scosse leggermente la testa “È una storia lunga ti spiego dopo... Tornando a noi... forse hai ragione, forse è venuto il momento di aiutare quei ragazzi a trovare un punto di incontro!”

Safet sorrise circondando le spalle di Ysrafael con un braccio “Sapevo di poter contare su di te!”
Ysrafael gli rivolse un sorriso storto “È solo che voi altri siete più bravi di noi a tentare il prossimo, mi hai fregato con le tue moine!”

Safet rise di gusto, ma non negò l'accusa.

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Capitolo 19
*** Fidati di me ***


Capitolo 19

Fidati di me



Azaele, sapeva che stava arrivando la resa dei conti, era ora di chiudere la partita prima che la situazione potesse degenerare.

Mentre raggiungeva la dependance che fungeva da sala da pranzo dell'agriturismo, per l'occasione trasformata in sala conferenze, annuiva distrattamente a Rossi-Corioli che gli stava elencando le incredibili opportunità di guadagno a cui avrebbe potuto accedere unendosi al gruppo di multilevel marketing, da lui recentemente costituito grazie alla partecipazione di madre, cugino disoccupato e fidanzata.

Una volta entrati in sala, Azaele si liberò di Rossi-Corioli indicandogli cortesemente la sedia libera più lontana possibile dal tavolo degli organizzatori. Cercò con lo sguardo Alba, ma non la vide da nessuna parte. Sospirò, prese il microfono, tossicchiò per attirare l'attenzione dei presenti e cominciò a presentare la giornata, elencando i vari laboratori e le loro finalità. Tutti iniziarono a prendere appunti, anche i demoni.

Dopo qualche minuto entrarono in sala Marzia e Alba. La prima si precipitò, con aria colpevole, a cercare una sedia libera. La seconda osservò perplessa le ampie vetrate di cristallo completamente ricoperte da poster che mostravano eroici impiegati con le braccia alzate a simboleggiare la vittoria sulla montagna appena scalata. Ballerine in equilibrio sulle punte, fiere di ballare sotto la pioggia scrosciante. Pugilesse in posa d'attacco contro invisibili avversari e il solito elefantino timoroso di attraversare il fiume che Alba aveva già incontrato in infermeria.

Ogni immagine, rigorosamente ambientata all'aria aperta e all'alba di una nuova vita piena di successi, era corredata dall'immancabile frase motivazionale.

Impiegato scalatore: “Abbiamo quaranta milioni di ragioni per fallire, ma non una sola scusa”.

Ballerina sotto la pioggia: “La vita ha due regole. La prima è non arrendersi mai. La seconda è non dimenticarsi mai della prima”.

Pugilessa: “Il duro lavoro batte il talento, quando il talento non lavora duro”.

Elefantino timoroso: “Tutte le cose sono difficili, prima di diventare facili”.

Alba pensò che sarebbe stato molto più motivante poter ammirare il panorama per il quale erano state progettate le ampie vetrate, piuttosto che quei poster patetici. Sospirò e raggiunse l'ultima sedia libera disponibile.

Azaele finì il discorso di presentazione formò i gruppi di lavoro e dichiarò ufficialmente iniziata la "sfida del secolo". Uno scroscio di applausi concluse il suo intervento.

Umani e demoni defluirono dalla sala scambiandosi opinioni sul discorso di Azaele e sul gruppo di lavoro al quale erano stati assegnati.

Alla fine rimasero solo Azaele e Alba che, almeno apparentemente, stava finendo di prendere appunti.

La signorina Corelli rientrò nella sala, squadrò malamente la collega ancora seduta e le disse gelidamente "Stiamo aspettando solo te!"

Alba chiuse il quaderno degli appunti, rivolse un'occhiata indecifrabile a Molinesi e poi si alzò per seguire la Corelli.


#


La giornata di corsi si era rivelata un vero incubo, almeno per Alba. La mattina era stata caratterizzata da una tensione continua. In particolare durante il laboratorio "Trasparenza e sincerità" che avrebbe dovuto aiutare i colleghi ad affrontare e superare eventuali incomprensioni, ma che si era trasformato nella saga delle accuse e delle vendette.

Martini e la Corelli si erano alleati contro i colleghi. La prima aveva raggiunto vertici di acidità inediti e il secondo aveva accusato tutti, tranne la sua alleata, di essere zavorre inutili e incompetenti.

Alba non poteva credere alle sue orecchie e quando le accuse e le offese avevano superato il limite, non era riuscita a fare meno di desiderare che qualcosa tappasse la bocca ai due odiosi colleghi. Immediatamente dopo le lingue di Martini e della Corelli si erano gonfiate in modo abnorme e i due avevano cominciato a tossire così forte da essere costretti a lasciare l'aula per andare a bere qualcosa.

I presenti avevano tirato un sospiro di sollievo.

Alba però non si era affatto rasserenata, tutt'altro. Era sicura di avere a che fare con l'improvviso gonfiore della lingua dei colleghi.

La cosa che più l'angosciava però, era che per tutto il giorno aveva avuto la sensazione che nelle aule ci fossero molte più persone di quelle che vedeva realmente, una sorta di affollamento "malefico" che le provocava un fortissimo senso di malessere e nausea.

Aveva ringraziato il cielo (malgrado fosse atea) quando alle cinque, finalmente, l'ultimo laboratorio della giornata "Fantasia al potere" si era concluso con la raccolta firme per l'avvio del progetto SMART! a cui si era rifiutata categoricamente di partecipare.

Alba infatti non riusciva in nessun modo a capire come i suoi colleghi si fossero potuti esaltare di fronte alla proposta avanzata orgogliosamente da Rossi-Corioli, di produrre delle magliette con il logo della ditta e l'immagine dell'impiegato del mese, per poi venderle online.

Quando aveva cercato di sostenere che nessuno al mondo, a parte qualche parente stretto del malcapitato impiegato di turno, avrebbe potuto provare interesse all'acquisto di una simile maglietta, Rossi-Corioli l'aveva tacciata di mancanza di coraggio nello spingersi oltre gli “angusti limiti del sentiero dell'ordinarietà”.

Alba aveva risposto che a volte tra coraggio e idiozia c'era una sottile linea di demarcazione e che personalmente mai e poi mai avrebbe accettato di aggiungere la sua firma a sostegno del progetto.

Tale reazione aveva provocato lo sconcerto dei colleghi e la felicità del demone Zirael, che aveva scommesso contro il collega Razomiel, vero autore della proposta nonché suggeritore occulto di Rossi-Corioli, che almeno uno degli umani avrebbe dimostrato di non essere così imbecille da accettare di firmare una simile idiozia.

Allo scadere dell'orario Alba era praticamente fuggita dall'aula e aveva attraversato i corridoi dell'agriturismo che col sopraggiungere dell'imbrunire avevano cominciato a sembrarle molto meno allegri e accoglienti.

Quella mattina infatti aveva ammirato i vasi di fiori colmi di violette e ciclamini, i colori pastello che differenziavano le pareti dei tre piani e le decorazioni floreali che le abbellivano, gli specchi decorati da cornici fantasiose ispirate alle favole di Esopo.

Ma ora che la penombra nascondeva i colori allegri, ogni volta che Alba incontrava uno specchio sentiva una strana inquietudine e distoglieva subito lo sguardo per timore di scorgervi dentro presenze inquietanti.

Era quasi arrivata in camera quando qualcuno la salutò.

"Ciao regazzina, ci si rivede!"

Alba rimase senza fiato, il rosso buttafuori del Cubo sembrava comparso dal nulla e l'aspettava a braccia conserte appoggiato alla porta della sua camera.

"Scusa, ma tu cosa ci fai qui?" domandò un po' impaurita.

Razel sorrise "Tranquilla, nun sono qui per farti del male, voglio solo aiutarti a comprendere la tua vera natura"

Alba non si sentì per nulla rassicurata, si fermò incerta e rispose "Non so di che parli, per favore spostati e lasciami entrare, sono molto stanca!"

Il demone scosse la testa "Forse, nun ce semo capiti. Io e te dobbiamo parlare!" rispose scostandosi dalla porta e avvicinandosi ad Alba continuando a sorridere.

La ragazza arretrò spaventata "Ti prego non so di che parli, lasciami in pace!"

"Io credo che invece tu sappia benissimo di che parlo, ma nun te va di guardare in faccia la realtà"

Razel si era avvicinato abbastanza da afferrarla delicatamente per una spalla e spingerla lentamente fino a bloccarla contro il muro.

Alba, inizialmente spaventata si rese conto che una rabbia sorda stava cominciando a farsi strada dentro di lei, chi diavolo era quell'energumeno e come si permetteva di trattarla così?

"Ecco, brava smettila di tremare di paura e incazzate, famme vede' cosa succede quando permetti alla vera Alba di venire fuori!" ridacchiò Razel nel vedere lo sguardo della ragazza cominciare ad emettere bagliori rossi.

"Lasciala in pace!" ordinò la voce familiare e rassicurante di Sael.

Razel chiuse gli occhi, emise un profondo sospiro e senza neanche voltarsi rispose "Questi nun sono affari tuoi bel fighetto, vatti a trovare un diavoletto da sbaciucchiare e levati dalle palle!"

Sael replicò calmo "Lei non sarà mai tua, non ti permetterò di prendertela. Levati tu, dalle palle!"

Razel sbuffò irritato "Me pare de aver già sentito questo discorso, francamente nun te facevo tanto amico del riccioletto!"

Si girò di scatto per appioppare un ceffone a Sael, ma il giovane demone anticipandone la mossa scartò di lato e gli assestò un calcio in uno stinco. Razel saltellò per il dolore e latrò minaccioso "È meglio che cominci a correre demonietto, se ci tieni alla vita"

"Sai che paura!" rispose Sael afferrando un vaso di ciclamini e rompendoglielo in testa.

Razel non ci vide più dalla rabbia, si dimenticò completamente di Alba e si buttò all'inseguimento di Sael che aveva già provveduto a mettere in atto una elaborata fuga preventiva attraverso i corridoi dell'agriturismo.

La ragazza rimase impietrita per qualche secondo, poi preoccupata per l'amico, corse anche lei dietro a Razel, ma nonostante fossero passati solo pochi secondi una volta voltato l'angolo si rese conto che dei due non c'era più nessuna traccia.


#


Sael stava volando come un razzo lungo i corridoi dell'agriturismo quando una mano lo afferrò e lo trascinò dentro una camera. Per un attimo pensò che Razel fosse riuscito ad anticiparlo e rivolse, suo malgrado, una preghiera al cielo.

Un istante dopo si ritrovò sbattuto contro il muro con la lingua di Michele in bocca. Cosa sicuramente più soddisfacente dell'essere inseguito da un grosso demone incazzato.

"Sei impazzito? " ansimò Michele staccandosi e rivolgendogli uno sguardo preoccupato "Hai intenzione di farti ammazzare dal troglodita rosso?"

"Razel stava cercando di provocare Alba, le ho visto le pupille diventare rosse!" rispose il demone tirandosi addosso l'angelo e cercando ancora la sua bocca. Michele non si fece pregare e ricominciò a baciarlo.

I due si fermarono si guardarono negli occhi e lanciarono un'occhiata all'ampio letto matrimoniale, così invitante con quei cuscini gonfi e morbidi e le lenzuola che profumavano di lavanda, pianta a cui era dedicata la camera che avevano appena occupato.

"Forse non dovremmo…" mormorò Michele spingendo Sael verso il letto e continuando a baciarlo con foga.

"Non è proprio il momento..." replicò poco convinto Sael, aiutandolo a liberarsi dall'impermeabile bianco.

Angelo e demone si lasciarono cadere sul letto ed erano intenti a cercare di strapparsi i vestiti di dosso, quando il rumore della porta che si apriva e le allegre risate di una donna raggelarono il loro entusiasmo.

La Dott.ssa Devito, impiegata dell'ufficio logistica in attesa di firmare le carte del divorzio, una bella donna sui trentacinque anni dai capelli biondi, gli occhi azzurri e le forme generose e l'Ing. Corradi dell'ufficio progetti, un quarantenne single, alto, dai capelli neri, gli occhi azzurri e un lieve accenno di calvizie sulla nuca, entrarono in camera sbacciucchiandosi e smanazzandosi dappertutto.

"Oh… forse non dovrei… sono ancora sposata dopotutto…" trillò allegramente la Devito buttandosi sul letto e ritrovandosi al fianco di Michele e Sael che, malgrado fossero invisibili ai due umani, la fissarono muti e paralizzati dall'imbarazzo.

Corradi si sbarazzò di scarpe e giacca e balzò con scatto felino sulla collega. Attendeva quel momento da circa cinque anni, nei quali aveva dilapidato centinaia di euro per accendere candele alla Madonna Vallicelliana, presso la quale aveva perorato con vigore la sua causa sostenendo che la Devito, sposata con un uomo noioso e anaffettivo, aveva diritto di trovare la felicità con un altro uomo simpatico e affettuoso e che l'avrebbe tenuta in ben altra considerazione.

I due si rotolarono avvinghiati sul letto emettendo urletti e sospiri vari.

Michele e Sael, onde evitare imbarazzanti collisioni con i due amanti clandestini, furono costretti a buttarsi sul pavimento di ceramica di Modena. Si rialzarono leggermente pesti e avviliti e si precipitarono fuori dalla camera.

La Devito si bloccò perplessa "Che succede?" domandò Corradi temendo che volesse tirarsi indietro.

"Niente, è solo che ho avuto l'impressione che la porta si fosse aperta per un attimo!"

"Avremo disturbato qualche demone! Magari anche loro ogni tanto si divertono come noi!" rispose lui sorridendo.

La dottoressa rise divertita, pensò che il suo quasi ex marito non era mai stato dotato di senso delI'umorismo e aiutò il collega a sfilarle la gonna.


#


Azaele stava percorrendo i corridoi dell'agriturismo alla ricerca di Alba quando Ariel gli si parò di fronte con un'espressione rabbiosa e per nulla rassicurante.

"Ciao, piccolo bastardo, finalmente ci incontriamo!"

Il demone si fermò incerto, era abbastanza ovvio che sarebbe stato inutile fingere di essere Molinesi.

"Hai perso la tua parlantina, Azaele? Come mai?" sogghignò Ariel prendendolo per il collo e sbattendolo contro il muro.

"Ringrazia che sei nel corpo del mio utente e non posso strapparti il cuore, ma presto non potrai più nasconderti lì dentro e allora non ti basterà scappare sotto l'impermeabile di Michele!"

Azaele gli rivolse uno sguardo disgustato, avrebbe potuto spiegare ad Ariel che non intendeva rubare l'anima di Molinesi, né tantomeno consegnarla a Razel, ma semplicemente restituire il corpo all'umano. L'antipatia tra lui e l'angelo però era reciproca, così si limitò a replicare "Sai, ho sempre pensato che per essere un angelo sei veramente stronzo!"

Ariel strinse più forte e Azaele cominciò a risentire della stretta, quando le porte dell'ascensore al piano si aprirono. Le voci di due umani arrivarono anche ad Ariel che lasciò andare Molinesi.

"Per ora la chiudiamo qui, ma ci rivedremo presto!" sussurrò l'angelo allontanandosi.

Azaele portò una mano al collo e sospirò di sollievo.

"Oh, Corrado, la stavamo cercando dappertutto!" cinguettò la signorina Corelli, la cui lingua purtroppo sembrava perfettamente ristabilita. Martini, temendo di veder sfumare la possibilità di portarsi a letto la collega, nonostante il lavoro di seduzione che era convinto di aver brillantemente portato avanti per tutta la giornata, rivolse a Molinesi uno sguardo di sfida.

Azaele non aveva alcuna intenzione di farsi slinguazzare una seconda volta dall'odiosissima Corelli, per cui le rivolse un sorriso freddamente professionale e domandò "A che proposito?"

La donna completamente smontata rispose gelidamente "Hanno appena aperto il buffet!" dopodiché rientrò in ascensore guardando Martini come se fosse stato la reincarnazione di Paul Newman, cosa piuttosto improbabile considerando che il noto attore, al contrario del collega, era stato un uomo dalla bellezza mozzafiato.

Azaele sospirò di sollievo, l'ultima cosa che voleva era che qualcuno potesse andare a dire in giro che si era scopato la vipera bionda.


#


Alba era ferma nel bel mezzo di un corridoio e stava riflettendo sull'improvvisa sparizione di Sael e del buttafuori del Cubo quando si sentì chiamare da Molinesi.

"Alba, ti ho trovato finalmente, ti ho cercato dappertutto!"

Alba indietreggiò spaventata, non riusciva a togliersi dalla testa la convinzione di aver visto nei vetri dell'ufficio il riflesso del ragazzo che appariva nei suoi sogni.

"Che succede?" domandò lui notando il pallore del viso di lei e fermandosi a circa un metro di distanza.

"Io… non lo so! Dimmelo tu!" rispose lei lanciando un'occhiata alle porte chiuse dell'ascensore.

Azaele si guardò intorno.

"Non mi va di parlare qui, andiamo in un posto più appartato, devo spiegarti molte cose!" rispose porgendo una mano ad Alba e avanzando di un passo facendo si che la sua immagine venisse riflessa in uno degli specchi appesi alle pareti del corridoio.

Alba non riuscì a fare a meno di rivolgere lo sguardo verso lo specchio, emise un gemito soffocato e domandò sconvolta "Chi sei? Cosa vuoi da me, perché mi perseguiti?"

"Che cosa hai visto la dentro?" domandò il demone preoccupato.

Lei indietreggiò ancora tendendo le braccia in avanti per tenerlo a distanza "Ho visto quello che sei davvero, un mostro alato che mi perseguita nei sogni e ora anche nella vita reale"

"Tu… tu mi hai visto?"

Alba scosse la testa piangendo e corse verso l'ascensore, schiacciò convulsamente il tasto per chiamarlo al piano, ma l'ascensore era già occupato, qualcuno era stato più veloce di lei. Si voltò tremante verso Molinesi che le camminava incontro lentamente.

"Lasciami in pace, è colpa tua… tutto quello che sta succedendo è colpa tua!" urlò terrorizzata schiacciandosi contro le porte dell'ascensore.

Azaele si fermò e parlò con voce molto calma "Ora calmati! Non voglio farti male, voglio proteggerti"

Alba continuava a fissarlo tremando.

"Per favore credimi, non sono io quello che devi temere, c'è qualcuno che ti sta cercando, è qui anche lui ed è pericoloso"

Alba sbiancò del tutto "Il buttafuori del Cubo?"

"Chi?" domandò Azaele.

"Un uomo enorme dai capelli rossi!"

"Tu lo conosci?"

"Si!"

"Merda!" commentò preoccupato Azaele, non c'era davvero più tempo da perdere. Doveva disfarsi del corpo di Molinesi. Lo rendeva troppo debole per affrontare la situazione che si stava facendo sempre più pericolosa.

"Ascolta Alba, quel… mostro che sogni, ti ha mai fatto del male?"

"Nei sogni non è mostruoso, non ha le ali e neanche le corna!" ammise Alba.

Azaele sospirò e sottolineò "Non sono corna, è l'aureola che si è spezzata!"

Alba gli rivolse un'occhiata perplessa.

"Ok, a parte le precisazioni anatomiche… nei sogni ti faccio del male?"

"No…" ammise lei leggermente più calma "Anzi, mi salvi la vita"

Azaele sorrise "Vedi? Non è me, che devi temere!"

Si avvicinò ancora di più ad Alba e le prese delicatamente una mano tra le sue, poi guardandola negli occhi la tirò lentamente verso di sé e l'avvolse in un abbraccio protettivo.

"Ti prego fidati di me o meglio, fidati di Azaele. Lo so che sei sconvolta e che ti sembra di impazzire, ma ti giuro che posso spiegarti tutto, anche i sogni" sussurrò dolcemente.

Alba non seppe spiegarsi il perché, ma stretta tra le braccia di Molinesi sentì la paura allontanarsi e che nulla avrebbe potuto farle del male, neanche il gigante rosso.

"Andiamo in camera tua" propose Azaele dolcemente.

Alba lo guardò titubante.

Lui la strinse ancora "Non aver paura, voglio solo raccontarti tutto!"

Una volta entrati in camera Azaele la fece sedere su una poltroncina il cui cuscino ricordava una zucca e le disse "Ora non spaventarti, ok?"

"Ok" rispose lei incerta.

Osservò Molinesi sdraiarsi sul letto matrimoniale, incrociare le mani sul petto e chiudere gli occhi respirando regolarmente.

Dopo pochi secondi, dal corpo di Molinesi si staccò un'ombra familiare che, una volta toccato il pavimento, prese consistenza fino a diventare un corpo in carne e ossa.

Davanti agli occhi di Alba si materializzò il giovane che appariva nei suoi sogni.

"Chi sei tu? Perché mi appari in sogno?"

Il demone le rivolse uno sguardo malinconico.

"Non sono sogni, sono ricordi di una vita passata in cui ci siamo incontrati, amati e persi... per colpa mia"

Alba sospirò “Significa che in una vita passata... io sono stata davvero una strega e che sei stato tu a trasformarmi?”

Azaele non fece in tempo a rispondere che un miagolio alla finestra fece voltare entrambi.

Un gatto nero con una stella sulla fronte, se ne stava seduto sul balcone cercando di attirare la loro attenzione da dietro i vetri.

“Merlino” esclamarono insieme.

“Come fai a conoscere il suo nome?” chiese Alba.

“Lo sai!” sorrise Azaele.

Alba sospirò “Si, è vero, lo so. Mi hai aiutato a cercarlo quando abbiamo trovato la casa di Elena completamente bruciata!”

“Allora ti ricordi!” esclamò Azaele speranzoso.

“No, non mi ricordo. Però l'ho sognato!” la ragazza andò ad aprire la finestra.

Merlino entrò e si gettò su Azaele soffiando furioso. Il demone si scansò e afferrò il gatto per la collottola sollevandolo al livello del suo viso e scuotendolo leggermente.

“Ora piantala Merlino, lo so che sei ancora arrabbiato per quello che è successo allora, ma sai bene che non è stata solo colpa mia. Mi avevano chiamato a recuperare delle anime e sono stato costretto a obbedire! E sai altrettanto bene che oggi non sono io a costituire un pericolo per Alba!”

Il gatto nero soffiò con meno convinzione, poi miagolò contrariato.

“Ti lascio andare se tu prometti ti piantarla di aggredirmi!” rispose Azaele.

Merlino emise un altro miagolio che Azaele interpretò come un assenso. Non appena il gatto si sentì libero saltò in braccio ad Alba e lanciò al demone uno sguardo sospettoso.

Alba che aveva assistito in silenzio a tutta la scena domandò “Conosci il linguaggio dei gatti perché sei un demone?”

“Non è un gatto, è il tuo famiglio!”

“Il mio cosa?”

“Un famiglio, un demone minore incaricato di proteggerti, l'eredità che ti ha lasciato Elena!”

Alba si sedette nuovamente sulla poltroncina, accarezzò la schiena di Merlino e rivolse uno sguardo al corpo pallido di Molinesi.

“Sai non credo che sia un bene per lui rimanere abbandonato in quel modo!”

“No, in effetti no. Ma abbiamo un po' di tempo prima che sia costretto a rientrare nel suo corpo, abbastanza per raccontarti come è andata!” rispose Azaele sedendosi sul letto, di fronte ad Alba.

“Allora comincia, voglio sapere tutto!” lo esortò lei.

Azaele emise un lungo sospiro “Era un mite febbraio di esattamente quattrocento anni fa, io avevo finito di ritirare delle anime e mi stavo riposando sul ramo di un'enorme quercia, quando ho sentito dei contadini urlare inferociti mentre inseguivano una ragazza dai lunghi capelli neri e ricci e dai bellissimi occhi verdi...”







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Capitolo 20
*** Nascita di una strega ***


Capitolo 20


Nascita di una strega


Alba, Azaele e Merlino, si lasciarono alle spalle la casa distrutta della signora Elena e camminarono tutto il pomeriggio, o meglio, per lo più aveva camminato Azaele portando di nuovo Alba sulle spalle.

Era ormai ora di cena quando finalmente arrivarono alla Locanda dell'Agnello macellato1, poco fuori Monterotondo. Azaele e Alba osservarono perplessi l'insegna, ma aveva cominciato a piovere ed erano troppo stanchi per cercare un'alternativa. Entrarono e presero due stanze, Alba era un po' preoccupata, non aveva molti soldi, ma Azaele sorrise e pagò per entrambi. Prima di salire in camera decisero di mangiare qualcosa e si sedettero a un tavolo. L'oste li raggiunse poco dopo e servì il piatto del giorno: agnello arrosto. Azaele e Alba, piuttosto affamati, si dedicarono all'arrosto senza parlare.

Erano passati pochi minuti quando la porta della locanda si aprì. Azaele sentì un brivido improvviso lungo la schiena, si voltò e vide tre frati incappucciati accomodarsi intorno a un tavolo, i suoi occhi incrociarono quelli di un uomo alto e magro, dagli occhi neri e freddi che sembrava il capo del gruppetto. "Sgherri dell'inquisizione" pensò il demone irritato, l'uomo sostenne il suo sguardo, un leggero sorriso gli increspò le labbra come se avesse intuito la vera natura di Azaele. Il demone stava per togliersi la soddisfazione di lasciare che i suoi occhi diventassero completamente neri e bui, ma poi pensò ad Alba, distolse lo sguardo dall'inquisitore e rivolse la sua attenzione esclusivamente alla ragazza che stava raccontando brevemente la sua vita.

Era cresciuta in una famiglia di artigiani. Purtroppo quando lei e i suoi fratelli erano ancora piccoli, la malaria si era portata via prima suo padre e poco dopo sua madre. Per sopravvivere erano dovuti andare tutti a servizio. Lei era stata fortunata perché era stata presa dalla signora Elena che le aveva fatto un po' da madre e l'aveva spronata a cominciare a studiare le erbe. Raccontò di come si era sempre sentita un po' diversa dalle altre ragazze perché non era stata mai tanto interessata a trovare un brav'uomo e sposarsi, quanto a studiare e aiutare la gente senza dipendere da nessuno, proprio come la signora Elena.

Azaele la osservava quasi ipnotizzato, non gli era mai capitato di fermarsi a parlare con un mortale. Il suo rapporto con gli umani, almeno fino a quel momento si era limitato ad accompagnare le loro anime all'inferno e in quei frangenti non è che ci fosse molto da chiacchierare. Con le donne aveva avuto qualche scambio in più, giusto perché ogni tanto si intratteneva piacevolmente con qualcuna di loro, ma anche in quei casi una volta finito il divertimento lui e l'umana di turno si salutavano cortesemente e ognuno andava per la sua strada. Azaele infatti, non era mai stato interessato a prendersi una “compagna”, non gli sembrava giusto condannare qualche ragazzina inesperta all'Inferno. Preferiva scegliere donne che avevano solo voglia di condividere il letto con lui per qualche ora e senza impegno. Almeno era stato così fino a quando si era imbattuto in Alba.

Inizialmente, quando si era reso conto di cosa stava succedendo, si era solo voluto divertire a mettere i bastoni tra le ruote al branco di bifolchi che inseguivano la ragazza dai lunghi capelli ricci e neri. Per questo, dopo averla vista inciampare, aveva deciso di issarla sul ramo e nasconderla alla vista dei contadini. Nel momento in cui l'aveva stretta tra le braccia però, aveva sentito una strana sensazione di calore dentro il petto che era aumentata sempre più nell'arco della giornata.

Durante la cena, mentre ascoltava la ragazza raccontare la sua storia, a quella piacevole sensazione si era aggiunta anche la consapevolezza di aver incontrato per la prima volta in vita sua, qualcuno che potesse capire il senso di estraneità che aveva provato fin dal primo giorno della sua vita infernale. Erano millenni che si sentiva solo laggiù, a parte forse per quelle poche volte che si era ritrovato a collaborare con Sael, il demone timido e riservato che aveva un debole per Michele. Il collega però aveva un carattere molto chiuso e nonostante si dimostrasse sempre amichevole ed educato, tendeva a mantenere le distanze.

Un'altra esperienza che aveva in comune con Alba era la perdita dei genitori, anche se a dire il vero nel suo caso si trattava di un vero e proprio abbandono. Azaele non riusciva a capire come suo padre e suo madre avessero potuto compiere un'azione così crudele e ne soffriva ancora. A volte si chiedeva se la sua "ribellione" non fosse stato un tentativo, inutile, di attirare l'attenzione dei suoi genitori.

"Ti sto annoiando?" domandò improvvisamente Alba.

"No, certo che no!" rispose il demone che si era accorto di essersi perso nei suoi pensieri. "È solo che mi ritrovo nel tuo racconto!"

"Davvero?" domandò la ragazza stupita.

"Già" sospirò lui. "È tardi andiamo a dormire" concluse alzandosi. Accompagnò Alba fino alla sua camera, rimanendo poi a fissarla un po' imbarazzato. Si rese conto che desiderava passare la notte con lei, ma aveva percepito che la ragazza non era mai stata con un uomo e per quanto la desiderasse, non poteva pensare di farla diventare la sua "compagna", Alba non si meritava di finire all'inferno per colpa sua. La ragazza interruppe i suoi pensieri salutandolo con un sorriso un po' malizioso "Allora buonanotte, a domani!"

"Uh, si certo a domani!" rispose lui preso alla sprovvista.

Alba chiuse la porta, attese un attimo e poi la riaprì, ma Azaele era già scomparso. La ragazza sospirò delusa e dandosi della stupida richiuse la porta.

In realtà Azaele era ancora lì, invisibile e schiacciato contro il muro da Michele. "Che cosa cerchi di fare Azaele? Se credi che ti permetta di possedere quella ragazza e rovinarle la vita, ti sbagli!" sibilò l'angelo, furente.

"Non sto cercando di rovinare la vita di nessuno, idiota, sto cercando di salvarla dai bifolchi che vogliono bruciarla viva solo perché cerca di aiutarli curandoli con le erbe mediche! Tu e tutti voialtri siete solo dei sadici, vorreste vedere tutte le ragazze come lei morire in modo orribile!" rispose Azaele spingendolo via.

"Non ti permetto di insultare né me, né i miei colleghi. Sai benissimo che certe cose terribili accadono per istigazione dei tuoi indegni colleghi!" replicò l'angelo assestandogli un pugno in piena faccia. Azaele si portò una mano al viso "Ma sei impazzito? Per poco non mi hai rotto il naso!" urlò saltando addosso a Michele e facendogli perdere l'equilibrio. L'angelo cadde all'indietro rotolando giù per le scale e portandosi dietro Azaele. Non fece in tempo a rialzarsi che il demone gli restituì il pugno in faccia.

L'angelo, furibondo, lo afferrò per i capelli e lo sbatté violentemente contro la porta della locanda che si spalancò facendo finire il demone dentro una pozzanghera.

Per qualche istante nella locanda calò il silenzio mentre gli ospiti osservavano stupiti la porta ancora aperta. L'oste commentò che doveva essere stato un colpo di vento e andò a chiuderla. Tutti ricominciarono a chiacchierare come se nulla fosse successo, tranne gli uomini incappucciati che si scambiarono un breve cenno d'intesa.

Michele si avvicinò al demone e lo tirò su dal fango, Azaele ne approfittò per assestargli una gomitata nello stomaco. L'angelo si piegò in due per il dolore, Azaele si fermò ansimando, si passò una mano sul viso per pulirlo dal fango misto al sangue e gli domandò "Ti basta?".

Michele non fece in tempo a rispondere che una luce angelica lì investì in pieno, Azaele cadde a terra urlando e contorcendosi per il dolore. Michele aprì le ali per proteggerlo, si girò verso la fonte della luce e implorò "Ti prego Ysrafael, basta, abbiamo capito!"

"Non ho sentito, il tuo amico!" rispose gelido il supervisore angelico senza interrompere il raggio di luce emesso dalla sua spada. "Ho capito, basta!" si lamentò Azaele che si era rannicchiato in posizione fetale cercando di rimanere il più possibile protetto dalle ali di Michele. Israfael interruppe il raggio di luce "Allora piantatela di comportarvi come due ragazzini! Michele vieni con me, è in corso una scaramuccia tra soldati del Papa e truppe spagnole, dobbiamo ritirare delle anime. Muoviti anche tu Azaele, alcune sono destinate alla tua parte!"

"Non prendo ordini da un supervisore angelico!" bofonchiò Azaele ancora a terra.

"Attento a come parli, demone!" lo minacciò Yrafael alzando nuovamente la spada, Azaele si nascose dietro Michele che intervenne "Ysrafael, perdonami, ma Azaele purtroppo ha ragione, sai bene che non può obbedirti! Forse è meglio aspettare che arrivi il suo supervisore!"

"Non c'è tempo per aspettare i comodi dei demoni, dobbiamo andare!" rispose Ysrafael. "Quanto a te, attento a quello che fai, la ragazza al piano di sopra non è tua, prova a toccarla e te ne pentirai!" aggiunse puntando la spada contro la gola di Azaele che evitò di replicare, il supervisore angelico era già abbastanza teso, non voleva rischiare di innervosirlo ulteriormente con qualche battuta sarcastica.

I due angeli aprirono le ali e lasciarono Azaele da solo a riflettere sul da farsi. Per il momento non aveva ancora ricevuto alcuna chiamata da Safet e comunque l'idea di lasciare Alba da sola lo preoccupava. Non erano tempi adatti per lasciare una ragazza sola, in una locanda in cui avevano deciso di sostare anche degli inquisitori, quei bastardi erano sempre in cerca di qualche poveretta da torturare e condannare al rogo. Azaele li odiava profondamente anche se riconosceva che avevano almeno il merito di essere ottimi clienti infernali. Erano talmente corrotti che molti di loro neanche si stupivano quando una volta esalato l'ultimo respiro si trovavano di fronte lui e non un angelo.

Rientrò nella locanda riflettendo sul da farsi e per la seconda volta incrociò lo sguardo dell'inquisitore. Di nuovo preferì mostrarsi indifferente, salì le scale e si stava avviando verso la sua camera quando sentì un lamento provenire dalla camera di Alba. Preoccupato si precipitò dentro e la trovò che piangeva e si lamentava nel sonno chiamando Elena. Il demone la svegliò dolcemente.

"Azaele" disse lei aprendo gli occhi e abbracciandolo stretto "ho avuto un incubo terribile"

"Ti stavi lamentando nel sonno, sono entrato perché ho temuto che stessi male" rispose lui stringendola tra le sue braccia.

"Ti prego Azaele rimani a dormire qui con me" lo supplicò la ragazza.

"Alba, i… io non credo che sia una buona idea" rispose lui a disagio.

"Perché? Sto bene con te, sei gentile, premuroso e…" Alba arrossì e sussurrò nascondendo il viso contro il petto di Azaele "... molto bello!"

Azaele non era abituato a sentirsi fare dei complimenti e soprattutto non si era mai considerato molto bello, al limite si sarebbe definito interessante o un tipo. Per essere un ex angelo infatti, era abbastanza basso, superava a malapena il metro e settanta, non era biondo e non aveva gli occhi azzurri o verdi. Certo aveva un fisico asciutto e muscoloso, come la maggior parte di angeli e demoni, ma insomma, se pensava ad una definizione di molto bello gli veniva immediatamente in mente Michele, non certo lui.

"Uh, bé... grazie!" rispose un po' imbarazzato. "Tu sei bellissima e molto dolce e… davvero, sei troppo… insomma non sarebbe giusto, capisci?" farfugliò "Tu devi trovare un bravo ragazzo e…"

Lei sorrise dolcemente "Io l'ho già trovato un bravo ragazzo. Mi ha salvato la vita e mi protegge da ogni pericolo!"

Azaele deglutì "Si, ma io non sono quello che pensi, voglio dire, non sono quello che… di cui hai bisogno… tu credi… ma io…".

"Io so solo che non avevo mai incontrato un uomo come te, prima d'ora, e che non ho mai provato per nessuno quello che sento per te. Quando sono tra le tue braccia non ho paura di nulla, perché so che ci sei tu a proteggermi!" rispose lei stringendosi ancora di più a lui e guardandolo con quei suoi grandi occhi verdi e innamorati.

Il demone, naufragò in quegli occhi, in quel leggero profumo di lavanda che emanava dal corpo morbido di lei, in quelle labbra così morbide e invitanti.

La attirò a sé e la baciò a lungo e quando finalmente tornarono a respirare, lei sussurrò "Io non voglio nessun altro che te!"

A quelle parole Azaele cedette completamente e dimenticandosi della sua vera natura la baciò e la accarezzò ancora e ancora, si liberò dei suoi vestiti e di quelli di lei e quando capì che era arrivato il momento l'amò dolcemente, abbandonandosi come non aveva mai fatto prima e rendendosi conto che per la prima volta nella sua lunga vita da immortale, stava provando quel sentimento che gli umani chiamavano amore.

Ed era bellissimo.


#


Safet sbuffò, non era affatto felice di quell'incarico, andare su e giù dalla terra all'Inferno per accompagnare le anime dei soldati, era di una noia mortale, soprattutto per lui che era più una creatura di pensiero.

Fortunatamente Azaele, tanto per cambiare, non aveva risposto alle sue convocazioni, per cui si era dovuto allontanare dall'area di recupero anime e andare a scovare dove si fosse cacciato, prima che qualche zelante collega se ne accorgesse e riferisse la cosa agli Arcidiavoli.

Gli era bastato concentrarsi un po' per individuare le tracce dell'aura di quello svampito e arrivare alla Locanda dell'Agnello macellato. Ancora meno c'era voluto per individuare la camera dove il demonietto, a quanto pareva, aveva appena finito di sollazzarsi con una ragazza umana che sembrava piuttosto giovane e carina e che dormiva abbracciata al suo petto. Azaele sorrise e posò le labbra sui capelli della ragazza, baciandoli delicatamente. Safet rimase interdetto. Non lo aveva mai visto comportarsi in quel modo con una donna, sospirò e decise di entrare comunque.

Azaele nel vederlo sussultò e coprì immediatamente la ragazza addormentata.

Safet notò il gesto ma non fece commenti, disse solo, cercando di assumere un tono abbastanza distaccato "Sei in ritardo e come al solito fai finta di non sentire le mie convocazioni! E risparmiami le solite scuse fantasiose, lo vedo da me il motivo del tuo ritardo!"

Azaele provò a replicare, ma Safet lo fermò "Vestiti e basta, ti ho detto che non voglio sentire scuse. Quando avremo finito sarai libero di tornare dalla tua compagna"

Azaele impallidì "Non è la mia compagna e solo una come tante!"

"Ma davvero? Strano, perché vedo un demone famiglio qui con voi!"

"Mi ha solo seguito, la sua strega è morta e…" Merlino miagolò indignato. Safet sorrise sarcastico "Non mi pare che la tua versione coincida con quella di Myrddhinx"

Azaele cominciò a balbettare "N...no, guarda che sta scherzando, ti sembro il tipo di demone che si prende una compagna?"

"In effetti no, mi sembri più il tipo di demone cretino che si è innamorato di una giovane femmina umana e cerca di negare anche a se stesso di averla destinata all'inferno" replicò lapidario Safet "Ora vestiti e seguimi, non te lo ripeterò un'altra volta!"

"Safet, ti prego, ci sono dei frati inquisitori al piano di sotto e come se non bastasse la ragazza non sa nulla della mia vera natura, se l'abbandono adesso, senza aiutarla ad accettare la sua nuova condizione, rischierà di usare i suoi poteri inconsapevolmente e combinare qualcosa di irreparabile!"

"Se dovesse succedere la colpa sarà solo della tua sventatezza, avresti dovuto dirle chi eri, permetterle di decidere consapevolmente se diventare o meno una strega. Ora non c'è tempo per rimediare al tuo errore, ti ordino di seguirmi, demone. Myrddhinx veglierà sulla ragazza mentre tu sei impegnato a svolgere i tuoi compiti!"

Azaele abbassò la testa e non osò più replicare, Safet gli aveva dato un ordine chiaro e preciso, non aveva modo di rifiutarsi.

Si girò verso Alba, la osservò dormire qualche istante e poi con la morte nel cuore seguì Safet che si era lanciato fuori dalla finestra con le ali spiegate.


#


Il sole non era sorto da molto quando Alba si svegliò e allungò una mano per cercare Azaele. Ma al suo fianco non c'era nessuno. Si guardò intorno stupita, l'unico essere vivente oltre a lei era Merlino che la fissava muovendo nervosamente la coda. Pensò che probabilmente il ragazzo era andato a recuperare la sua roba in camera e magari la stava aspettando giù per fare colazione insieme e decidere cosa fare. Mentre scendeva dal letto notò che la sua ferita era completamente rimarginata e se ne stupì, anche se non si trattava di nulla di grave, non si aspettava di guarire così velocemente.

Si lavò e vestì in fretta e provò a bussare alla porta della camera di Azaele. Il ragazzo non rispose. Alba si accorse che la porta era solo socchiusa, gettò uno sguardo dentro ma non c'era nessuno, sospirò e decise di scendere, Merlino la seguì silenziosamente.

La sala da pranzo della locanda era quasi vuota, gli unici avventori era tre frati incappucciati che la osservarono insistentemente. Provò uno strano brivido e un malessere profondo, ma evitò di rispondere al loro sguardo. Erano frati inquisitori, gente da cui la signora Elena le aveva sempre detto di tenersi lontana. Anche Merlino sembrava aver avuto lo stesso pensiero perché si dileguò tra i tavoli senza farsi notare.

Alba si avvicinò all'oste e gli domandò se aveva visto Azaele. L'uomo scosse la testa e rispose che non lo vedeva dalla sera prima.

La ragazza capì che il giovane se n'era andato senza salutarla, ma non riusciva a credere che si fosse semplicemente divertito per poi abbandonarla in quel modo. Dentro di sé sapeva di avere stretto un legame profondo con lui e che presto si sarebbero incontrati di nuovo. Decise di mangiare qualcosa e partire al più presto per raggiungere Roma, dove avrebbe sicuramente trovato un lavoro nuovo e, ne era certa, anche Azaele.

Appena mise piede fuori dalla porta riapparve Merlino che miagolò e le saltò in braccio con un balzo, irrigidendosi come se fosse spaventato. La stessa Alba si sentì gelare il sangue. “É il vostro gatto?” domandò una voce fredda e tagliente alle sue spalle, la ragazza si girò lentamente, ma sapeva già di chi era quella voce. Guardò l'uomo incappucciato negli occhi e rispose calma “É l'unico rimasto della cucciolata della mia vecchia gatta, padre, era malata ed è morta poco dopo. Molte persone scacciano dalle loro case i cuccioli di gatti neri, ma San Francesco ci ha insegnato ad amare ogni creatura di nostro Signore, non sono riuscita ad abbandonarlo al suo destino!”

L'incappucciato sembrò colpito positivamente dal modo sincero in cui aveva risposto Alba, che in realtà aveva mentito. Elena le aveva raccontato che Merlino un giorno si era presentato alla sua porta e non se n'era più andato, ma per qualche motivo la ragazza aveva intuito che era meglio raccontare una storia diversa.

L'inquisitore domandò ancora “Viaggi sola? Non è usuale per una giovane donna come te!”

Alba cominciava a provare un forte mal di testa e una sensazione di rabbia verso quell'uomo che si permetteva di curiosare nella sua vita, ma ancora una volta capì di dover mantenere la calma e rispondere con semplicità “Vado a Roma a cercare servizio, padre, e a dire il vero fino a ieri non ero sola, un giovane educato che faceva la mia stessa strada si è offerto di accompagnarmi. Purtroppo stamattina ho scoperto che se n'è andato via senza salutarmi. Ci sono rimasta un po' male, ma in fondo non era un suo obbligo continuare il viaggio con me. Aveva i suoi impegni e sarà dovuto partire presto!”

Ancora una volta l'inquisitore sembrò soddisfatto, la giovane aveva ammesso di essere stata in compagnia del giovane bruno con cui l'aveva vista cenare la sera prima. “Molto bene, vai in pace ragazza e buona fortuna per il tuo lavoro!”

Alba rispose educatamente al saluto e si avviò verso la strada che portava a Roma. Merlino stretto tra le sue braccia, si rilassò e ricominciò a respirare.


Nota 1: spero che John Landis non venga mai a saperlo...

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Capitolo 21
*** Non smetterò mai di cercarti ***


Capitolo 21

Non smetterò mai di cercarti


Alba si incamminò verso Roma, non sapeva perché, ma era certa che Azaele non l'avesse abbandonata e che viaggiando verso la Città Santa lo avrebbe incontrato di nuovo.

Camminava già da diverse ore, quando scorse una casa di contadini. Stanca e affamata pensò di chiedere qualcosa da mangiare e da bere ad una giovane donna che stava dando il grano alle galline, Alba si avvicinò e salutò per richiamarne l'attenzione.

"Buongiorno!". La donna alzò lo sguardo e le rivolse un sorrise gentile "Buongiorno!"

"Sono in viaggio per Roma, sono partita presto e ora sono un po' stanca e ho fame. Avrebbe un po' di pane e formaggio e dell'acqua?"

"Certo" rispose la donna facendole cenno di entrare nell'aia e sedersi sulla panca posta al lato di un lungo tavolo di legno “Riposati qui, arrivo subito”.

Alba aveva appena finito di bere, quando un uomo disperato con una bambina esanime tra le braccia e un ragazzino in lacrime al suo fianco, raggiunse le due donne. La contadina si portò le mani al viso disperata "Cosa è successo, perché è così bianca?"

"E caduta nel ruscello" rispose l'uomo straziato. "Mi sono precipitato immediatamente in acqua, ma aveva già smesso di respirare!".

La donna prese la bambina tra le braccia e cominciò a piangere.

"Dov'è il ruscello, lontano? È passato molto tempo? " domandò Alba. "È appena, successo!" rispose il contadino tra le lacrime.

"Allora forse siamo ancora in tempo, poggiatela a terra e lasciate fare a me!" ordinò Alba con una tale sicurezza che il contadino obbedì. La ragazza pose le mani sul petto della bambina e cominciò alternativamente a spingere e soffiare nella bocca della bambina. Dopo un po' di tentativi la piccola cominciò a tossire, gettò fuori l'acqua dai polmoni e apri gli occhi confusa.

La contadina emise un grido di gioia "Aurora, piccola mia, sei viva!"

Abbracciò la bambina e strinse le mani di Alba "Ti ringrazio, il signore ti ha mandato qui per salvarla"

Alba sorrise felice, ma il momento di gioia fu interrotto dalla voce rabbiosa del contadino. "Non c'è nulla da ringraziare e tu, strega, vattene via prima che ti uccida con le mie mani!". Alba lo guardò senza capire. La madre della bambina intervenne sconvolta "Ma cosa dici, questa ragazza ha salvato Aurora e tu la offendi e la minacci, sei impazzito?"

L'uomo diede un violento schiaffo alla donna "Stupida, non capisci? La strega ha soffiato il demonio dentro nostra figlia!"

"Ma che stupidaggini dici? Ho solo fatto in modo che le uscisse l'acqua dai polmoni, qualsiasi dottore avrebbe fatto la stessa cosa ottenendo il medesimo risultato!" replicò Alba.

L'uomo le rivolse uno sguardo sprezzante, afferrò un bastone e glielo puntò minacciosamente contro "Vattene! E portati via quel piccolo mostro, ormai non è più mia figlia!" urlò, strappando la bambina dalle braccia della moglie e spingendola malamente contro Alba. La contadina cercò di intervenire, ma l'uomo la schiaffeggiò ancora più forte, il ragazzino cercò di difendere la madre, rimediando un pugno sul naso. Non contento, l'uomo si lanciò di nuovo sulla moglie che abbracciava la figlia per proteggerla dalla furia del marito. Il contadino, ormai fuori di sé, alzò la mano che teneva il bastone per colpirla, ma Alba stufa di quella violenza afferrò il polso dell'uomo torcendolo con una tale forza da obbligarlo a inginocchiarsi e lasciare andare il bastone.

"Chiedi perdono a tua moglie e ai tuoi figli e giura davanti a Nostro Signore, che non li toccherai più, se non vuoi che ti succeda qualcosa di peggio di un polso rotto".

"Lo giuro, lo giuro!" rispose l'uomo. "Non ti ho sentito chiedere perdono!" replicò Alba torcendo ancora il polso dell'uomo che urlò di dolore e si affrettò a ubbidire. "Vi chiedo perdono!" mormorò senza avere il coraggio di guardare il naso sanguinante del figlio e l'occhio nero della moglie.

#

Era ormai pomeriggio inoltrato quando gli inquisitori si presentarono alla porta del contadino chiedendo da mangiare. Aurora incuriosita entrò in cucina e osservò i frati intenti ad assaporare i piatti semplici ma gustosi offerti dai suoi genitori. La madre stava per dirle di uscire, quando la bambina commentò perplessa "Lui perché non mangia con voi?"

Alla domanda seguì un silenzio glaciale, rotto dal capo dei frati che le domandò "Lui, chi?"

"L'uomo anziano con gli occhi grigi e le ali nere" disse la bambina indicando un punto dietro di loro. La madre sbiancò terrorizzata, il padre mormorò qualcosa tra sé e sé e Safet osservò la bambina allibito.

Il frate alto e magro si alzò lentamente e si avvicinò ad Aurora "Tu vedi un uomo dalle ali nere dietro di me?"

"È solo una bambina, padre, ha tanta fantasia!" cercò di minimizzare la madre.

"Non è vero!" intervenne il marito "Fino a stamattina non diceva queste cose assurde, è colpa di quella maledetta strega che le ha soffiato il diavolo dentro!"

"Quale strega?" domandò freddamente l'inquisitore.

"Ma non era nessuna, strega, era solo una ragazza che…" provò a rispondere la contadina.

"Taci, sciocca, non capisci che quella donna ci ha maledetto tutti?" la zittì il marito.

"Quale strega?” domandò ancora l'inquisitore alzandosi minaccioso, subito imitato dagli altri frati.

"Quella che ha riportato in vita mia figlia… una ragazza dai ricci neri e gli occhi verdi. Aveva con se un gatto nero con una stella bianca in fronte. Aurora era appena annegata nel ruscello, lei gli ha soffiato in bocca e l'ha risvegliata"

"Perché stai facendo questo a nostra figlia?" urlò la donna disperata abbracciando la bambina, intenta a fissare il vuoto sempre nello stesso punto.

Gli inquisitori afferrarono madre e figlia. La donna cercò di divincolarsi e graffiò la faccia di uno di loro urlando alla bambina di scappare. Ma era troppo tardi. Il frate alto e magro, agguantò la bambina, gli altri presero la donna a calci e pugni finché non fu più in grado di reagire. Il figlio dei contadini cercò di difenderla, ma suo padre gli afferrò le braccia e lo tenne stretto a sé mentre gli inquisitori si portavano via la donna che implorava pietà almeno per sua figlia e continuava a chiedere al marito perché avesse fatto loro questo.

Safet osservò gli inquisitori caricare sgarbatamente madre e figlia nel loro carro. Si sentiva terribilmente in colpa, li aveva notati dall'alto ed era sceso perché gli era sembrato di riconoscere tra loro un'anima nera assegnatagli tempo prima, ma certo non poteva immaginare che avrebbe incontrato una bambina capace di vederlo. La piccola gli sorrise, lui la guardò rattristato, alzò una mano e le fece un cenno di saluto. Sapeva come sarebbe finita per lei e per sua madre, ma non poteva fare nulla per loro. Solo assistere alla tragedia e sperare che un giorno quello sciocco campagnolo sarebbe stato punito per la sua stupidità.

Il capo degli inquisitori si avvicinò al contadino porgendogli un sacchetto di monete "Avete fatto il vostro dovere di uomo timorato di Dio, questo è il vostro premio se mi indicherete anche da che parte è andata la strega che ha maledetto l'anima di vostra moglie e vostra figlia"

L'uomo prese il sacchetto e indicando la direzione presa da Alba, rispose "Ha preso la strada per Roma"

L'inquisitore ringraziò il contadino, si voltò e le sue labbra si strinsero in una smorfia rabbiosa, aveva avuto praticamente in mano la strega e non se n'era accorto. Com'era potuto accadere proprio a lui, che non solo discendeva dal grande Inquisitore Nicolas Eymerich, ma portava anche il suo stesso nome! Nonostante il suo aspetto cosi giovane, per ingannarlo con tale facilità, doveva trattarsi di una strega anziana e molto, molto potente. Ma ora che aveva scoperto la sua vera natura, non aveva scampo, l'avrebbe catturata e condannata a patire la punizione che le spettava.

Padre Eymerich salì sul carro e frustò violentemente i cavalli per farli ripartire. La bambina commentò "L'uomo dalle ali nere ti sta fissando arrabbiato, padre. Anche lui pensa che sei cattivo perché hai picchiato mia mamma e frusti i tuoi cavalli" L'inquisitore rispose acido "Taci, piccola strega!" e continuò con le sue frustate. La bambina pianse in silenzio mentre osservava Safet seguirli in volo.

Il figlio del contadino, fermo sull'aia, seguì il carro degli inquisitori che si allontanava con sua madre e sua sorella finché non lo vide sparire dietro la collina. A quel punto si girò verso il padre e commentò "Io ti odierò per il resto della mia vita!"

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Non molto tempo dopo, un ragazzo dai capelli neri e ricci e un giovane biondo, si avvicinarono al contadino che seduto a terra osservava mestamente il sacchetto pieno delle monete guadagnate grazie al suo tradimento.

Il ragazzo moro richiamò la sua attenzione e gli domandò gentilmente se avesse visto una ragazza sui vent'anni bruna e dagli occhi verdi. Il contadino lo fissò con uno sguardo spento e rispose "La puttana del diavolo è andata a Roma!"

Azaele, si infuriò, afferrò l'uomo per il bavero e gli urlò in faccia "Chi è che hai chiamato puttana?"

L'uomo urlò terrorizzato. Davanti a lui non c'era più il giovane bruno ma una creatura completamente nera, con due corna, una coda e due occhi dalle iridi rosse che brillavano come tizzoni ardenti. Michele afferrò Azaele e lo trascinò via. L'uomo cadde a terra in preda ai singhiozzi "Sono maledetto… sono maledetto per sempre" continuò a ripetere scosso dai tremiti.

Michele atterrò il più lontano possibile dalla casa del contadino e lasciò andare Azaele. "Ma sei impazzito? Come ti è venuto in mente di mostrarti a quel poveraccio in una delle tue forme infernali?"

"Scusa, ho perso la calma. Sono stanco Michele e preoccupato per la ragazza!" rispose il demone avvilito.

"Si può sapere per quale motivo ti preoccupi continuamente per lei?" domandò l'angelo sospettoso.

Il demone sospirò "Lei… è importante per me!" rispose senza avere il coraggio di guardare Michele negli occhi. "Azaele, cosa hai fatto ieri dopo che ti ho lasciato? Non è che tu e la ragazza avete..."

Azaele annuì continuando a non guardarlo in faccia "Io non volevo farne la mia compagna. Ma lei era così bella, così diversa e mi guardava in quel modo. Io non ho capito più nulla, tranne che volevo tenerla tra le mie braccia e amarla per il resto dei miei giorni!"

Michele sospirò. "Lei non sa chi sei e non sa nemmeno cos'è diventata, non è vero? È per questo che sei così preoccupato, temi che i suoi poteri possano scatenarsi senza controllo!"

Azaele finalmente ebbe il coraggio di sostenere lo sguardo severo di Michele "Si, è così!" ammise. "Michele, io non so cosa mi sia successo, non avevo mai provato niente di simile per nessuna femmina umana! Lo so che non dovrei chiederlo proprio a te, ma ti prego. Ti prego, aiutami a ritrovarla prima che sia troppo tardi!"

Michele non rispose subito, non era più arrabbiato con Azaele. Aveva capito che l'amico non aveva idea di essere intervenuto nel destino della ragazza rubandole il Paradiso molto prima di trasformarla nella sua compagna. Sospirò e decise di non dirgli nulla, ormai era inutile aggiungergli un'altra preoccupazione. Scrutò il cielo nella speranza di trovare la risposta giusta. In lontananza il sole tramontava tra le colline di Monterotondo colorando il cielo di rosso e di viola.

"Quindi sei davvero innamorato di lei?" domandò.

"Si!"

L'angelo passò un braccio intorno alle spalle dell'amico. "E va bene, razza di deficiente, ti aiuterò a trovarla"

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Alba era quasi arrivata a Mentana quando Merlino saltò giù dalle sue braccia, si girò a guardarla e cominciò a miagolare.

"Che succede Merlino, perché sei così nervoso?"

Merlino miagolò ancora, lasciò la strada e si tuffò dentro un enorme cespuglio di bosso. Scomparve un istante, poi sbucò tra le foglie e ricominciò a miagolare. Alba ebbe l'impressione di sentire uno scalpiccio di zoccoli. Improvvisamente provò un senso di angoscia, si precipitò dietro il cespuglio e smise quasi di respirare.

Pochi istanti dopo un carro la sorpassò sollevando polvere e sassi. Alba riconobbe i quattro frati che avevano dormito alla Locanda dell'Agnello Macellato, la contadina gentile e la sua bambina. Quello stupido contadino doveva aver raccontato le sue sciocchezze agli inquisitori e ora moglie e figlia rischiavano di essere bruciate vive.

Si sentì assalire da una rabbia terribile, perché gli uomini dovevano essere sempre così violenti e crudeli? “Seguiamoli, Merlino, sono sicura che stanno andando a Mentana. Si fermeranno a dormire lì!”

Merlino miagolò poco convinto, ma trotterellò dietro Alba.

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Il sole era ormai tramontato dietro le colline di Mentana, quando una piccola folla vociante, capitanata dai tre inquisitori e tenuta a bada da due soldati, trascinò la contadina, insanguinata e semi svenuta e la bambina terrorizzata, verso i due roghi preparati per l'occasione. I soldati legarono Aurora e sua madre ai pali innalzati per loro e a un cenno degli inquisitori accesero gli sterpi intorno. La bambina iniziò a gridare, ma nessuno dei contadini provò a fermare l'orrore che stava per perpetrarsi. L'arrivo dei demoni richiamati dall'odio che emanava dagli inquisitori, li aveva resi completamente folli.

Safet seduto sul tetto della piccola chiesa del villaggio, osservava affranto la piazza. Il suo cuore di Arcangelo non riusciva ad accettare ciò a cui stava assistendo, ma sapeva bene che gli era vietato intervenire. Poteva solo aspettare che i colleghi angelici scendessero dall'alto per fermare il cuore delle due condannate a morte, prima che la loro sofferenza diventasse insopportabile.

Immerso nei suoi pensieri non si accorse dell'arrivo di Alba.

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Una voce furibonda sovrastò le urla della folla "Voi, che vi professate tanto pii e rispettosi della parola di Cristo, non vi vergognate della vostra ferocia? Voi, che vi permettete di condannare a morire tra atroci tormenti, una donna e una bambina innocenti, vi siete forse dimenticati che fu proprio lui a dire chi è senza peccato scagli la prima pietra?"

La folla ammutolì di fronte alla figura minuta della ragazza dai capelli neri e ricci e dagli occhi verdi che aveva appena pronunciato quelle parole.

Alba era salita sul carro degli inquisitori e osservava l'orribile spettacolo che si stava svolgendo davanti ai suoi occhi con aria disgustata.

Padre Eymerich la fissò con odio e rispose "Tu, strega, sei la prima a doverti vergognare. Sei stata tu a condannarle nel momento stesso in cui hai soffiato il demonio nel cuore della bambina e nella mente della donna"

La ragazza sostenne il suo sguardo e replicò "Come puoi sostenere una cosa tanto sciocca, con una tale sicurezza? Io ho solo fatto ciò che qualunque medico consiglia in caso di annegamento e tu lo sai bene! La tua non è fede, è fanatismo! Libera quelle infelici prima che sia troppo tardi e la tua anima sia dannata per sempre!"

L'inquisitore rimase per un attimo senza parole, ma si riprese subito e la rabbia per essere stato zittito lo rese ancora più feroce. Ordinò ai suoi frati di catturare la strega e ai soldati di impedire a chiunque di avvicinarsi e spegnere le fiamme che si alzavano sempre più alte e minacciose, cominciando a lambire le vesti di madre e figlia che chiedevano aiuto disperate.

Quelle urla strazianti e l'avvicinarsi minaccioso dei frati, furono la goccia che fece traboccare il vaso. Alba fu colta da un furore che riuscì a controllare a stento, le sue iridi si colorano di rosso, il suo viso divenne bianco come la neve. Con una voce profonda e irriconoscibile comandò "Fermate questa follia o ne pagherete le conseguenze!"

I due frati si fermarono titubanti, ma dietro di loro la folla aizzata da Eymerich iniziò a urlare "Strega, strega maledetta, non avrai le nostre anime!" alcuni di loro presero della sterpaglia e la buttarono sul fuoco. Immediatamente le fiamme si innalzarono raggiungendo le due condannate e avvolgendole completamente.

Alba perse completamente il controllo. "Maledetti voi e il vostro fanatismo, morirete tra gli stessi tormenti che avete provocato a quelle due povere anime innocenti" Alzò le braccia al cielo e dalle sue mani si liberarono lingue di fuoco infernali che rivolse contro l'intero villaggio.

I tetti di paglia delle case presero fuoco, così come le vesti di uomini e donne che cominciarono a rotolarsi a terra urlando di dolore. Solo le bestie bloccate nelle stalle furono risparmiate dalle fiamme. I cancelli che le imprigionavano si aprirono permettendone la fuga appena in tempo.

Davanti a padre Eymerich il villaggio si trasformò in un inferno sulla terra, il fuoco stava divorando ogni cosa tranne la piccola Chiesa, che sembrava esserne miracolosamente risparmiata. I contadini avvolti dalle fiamme si lamentavano e invocavano disperati la pietà di Alba.

"Ora vi ricordate della pietà? Riceverete la stessa che avete avuto per la piccola Aurora e sua madre!" rispose la strega continuando a lanciare lingue di fuoco sul villaggio, finché una mano si posò sulla sua spalla e una voce ferma e rassicurante sussurrò al suo orecchio "Fermati Alba, non lasciare che la rabbia continui a governare le tue azioni, tu sei migliore di tutti loro messi insieme. Dimostralo, prima di compiere qualcosa di irreparabile!"

Alba si voltò. Un giovane biondo, dal sorriso gentile e gli occhi azzurri era comparso al suo fianco. Alba lo osservò meglio e vide le sue ali candide e l'aureola luminosa. "Perché, angelo, perché avete permesso tutto questo? Perché avete lasciato che la piccola Aurora e sua madre soffrissero tanto?" rispose piangendo.

Michele sorrise tristemente. "No, Alba, non abbiamo permesso che soffrissero inutilmente, i miei compagni hanno fermato i loro cuori prima che il fuoco rendesse il loro dolore insopportabile e ora troveranno la pace nel Regno dei Cieli, a differenza di chi ha provocato la loro morte!"

Alba scrutò in mezzo alle fiamme. Ai bordi di uno dei due roghi vide la piccola Aurora, circondata da una luce angelica, osservare seria il suo corpo ormai carbonizzato. Un angelo la teneva per mano. Un altro angelo si era già innalzato verso il cielo insieme a sua madre. La piccola, come se avesse sentito lo sguardo della strega su di sé, si voltò e le sorrise.

Alba sentì la rabbia placarsi e ordinò "Basta, fiamme spegnetevi, risparmiate questi uomini e queste donne perché in fondo, non sanno quello fanno". A quelle parole le fiamme si spensero. I contadini che fino ad un attimo prima si stavano contorcendo per il dolore si resero conto stupiti che i loro corpi non erano straziati né da piaghe, né da ferite di alcun tipo. Si guardarono intorno e si resero conto che loro case erano intatte, come se non fossero mai state devastate dalle fiamme. Il silenzio calò sulla piazza di Mentana, poi uno dopo l'altro i contadini iniziarono a gridare al miracolo.

Eymerich rendendosi conto che la situazione stava volgendo a favore di Alba si avvicinò a un soldato armato di arco e frecce e gli sussurrò qualcosa all'orecchio, l'uomo lo guardò titubante, ma lo sguardo dell'inquisitore non gli diede scelta. Prese la mira e scoccò una freccia dritta al cuore della strega che sembrava intenta a parlare con un spirito invisibile agli umani.

"È stato così difficile Alba?" domandò Michele.

"No, angelo, non è stato difficile e in fondo avevi ragione, non aveva senso quello che stavo facendo, io…" non finì mai la frase.

Un freccia fendette l'aria con un sibilo, Merlino fece un balzo, ma arrivò troppo tardi. La freccia trapassò il cuore di Alba spaccandolo in due, la ragazza crollò tra le braccia di un interdetto Michele.

"Nooo!” urlò disperato Azaele che fino a quel momento era rimasto in disparte per non influenzare Alba.

Il demone si precipitò verso la ragazza strappò il suo corpo dalle braccia dell'angelo e cadde in ginocchio stringendola a sé "Azaele!" mormorò lei ormai morente "Lo sapevo che non mi avevi abbandonato!"

Azaele si rivolse a Michele e lo implorò disperato "Portala con te! Preferisco rinunciare a lei per sempre, piuttosto che trascinarla con me all'Inferno"

Michele stava per tendere una mano verso la ragazza, quando una luce celestiale illuminò la piazza di Mentana. Tutti gli umani presenti persero conoscenza, mentre i demoni si dileguarono in una batter d'occhio. Una voce soprannaturale sentenziò "Temo che questo non sia possibile demone. Né lei, né la bambina possono accedere al Paradiso, il contatto con la tua natura infernale ha modificato il destino delle loro anime. Non andranno all'Inferno in quanto erano entrambe inconsapevoli di ciò che sei, ma non possono comunque essere ammesse in Paradiso. Continueranno a rinascere in eterno"

"Senza alcuna speranza di perdono?" domandò Michele.

L'angelo lo osservò severo "Non posso risponderti, Michele. Non sta a me dirlo!"

"Quindi tutto sto casino, nun è servito a nulla? Nessuna anima sarà destinata all'Inferno? Nun me sembra paritario, la contadina è volata dritta in Paradiso!" commentò polemicamente Razel che era comparso sul carro degli inquisitori con le braccia incrociate e un'espressione contrariata in volto.

L'angelo non si degnò di rispondergli e tese una mano verso Alba richiamandone l'anima fuori dal corpo. La ragazza vide Azaele singhiozzare e si inginocchiò accanto a lui.

"Non piangere, Azaele!" gli disse, passandogli dolcemente una mano tra i riccioli neri. "Io rinascerò in altre epoche e luoghi e se non smetterai di cercarmi, prima o poi ci incontreremo di nuovo. Lo so, lo sento!"

"Io, non smetterò mai di cercarti, Alba. Ti ritroverò e non commetterò gli stessi errori che ho commesso questa volta, te lo giuro!" rispose Azaele in lacrime.

"È ora di andare Adianel" disse l'angelo che teneva per mano Aurora. “Il Limbo ci aspetta!"

Adianel annuì, prese per mano Alba e sparì insieme al suo compagno.

Safet scese dal tetto della chiesa, poggiò delicatamente una mano su una spalla di Azaele e commentò tristemente “Se questo ti può consolare almeno un po', non è del tutto colpa tua se la bambina e la ragazza non potranno mai raggiungere il Paradiso. Se prima di obbligarti a seguirmi, ti avessi permesso di spiegare ad Alba la sua condizione e se non mi fossi mostrato accidentalmente alla piccola, forse le cose sarebbero andate diversamente!”

Azaele si alzò e abbracciò Safet, mentre i singhiozzi scuotevano il suo corpo. Il supervisore, restituì l'abbraccio.

Michele non disse nulla. Si sedette sul carro degli inquisitori, al fianco di Razel, in attesa che Azaele riprendesse il controllo e promise a se stesso che qualunque ostacolo o difficoltà si fossero presentati, avrebbe aiutato il suo migliore amico a ritrovare la donna che amava.

“Vabbè, qui ormai nun ce sta più trippa per gatti. Me ne vado, prima che me venga n'attacco de diabbete” concluse irritato Razel aprendo le ali e spiccando il volo.


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Capitolo 22
*** La resa dei conti ***


Capitolo 22

La resa dei conti



Alba osservò Azaele che aveva appena terminato il suo racconto. "È una storia terribile!" commentò malinconicamente.

Azaele annuì senza parlare.

"Quanti anni avevo?"

"Una ventina" mormorò il demone.

Alba sospirò accarezzando Merlino. "Ora ne ho trentadue" commentò sovrappensiero. "Eppure sono passati esattamente quattrocento anni, giusto? Come mai sono più vecchia di allora?"

"Be, la reincarnazione non è un teorema Euclideo! E comunque, ora che hai qualche anno in più sei ancora più bella e affascinante di allora!"

"Mi hai davvero cercato per tutto questo tempo?" domandò lei dubbiosa.

Azaele si alzò dal letto e si avvicinò ad Alba "Si. Ti ho cercato Alba, in ogni sguardo, in ogni sorriso, in ogni camminata di donna che ho incrociato negli ultimi quattrocento anni. Ti ho cercato senza trovarti, fino al giorno in cui ti ho visto attraverso i vetri del tuo ufficio e ho capito che eri tu, anche se non volevo crederci!"

Alba sorrise commossa, poi ebbe un piccolo sussulto. "Ma allora quei due fantasmi che mi osservavano dietro i vetri... eravate tu e Michele?"

Il demone sorrise divertito. "Temo di sì! Quel giorno abbiamo combinato un po' di casino, io e lui!"

Azaele tornò serio, allungò una mano verso Alba e domandò "Posso abbracciarti?"

Merlino emise un mugolio di disapprovazione.

Alba ridacchiò e diede una pacchettina affettuosa al gatto per farlo scendere dal suo grembo. "Non essere geloso, Merlino!" Strinse la mano di Azaele e lasciò che il demone la attirasse a se per stringerla tra le braccia. Per un attimo fu trasportata indietro nel tempo, le mura abbellite da un murales che rappresentava un campo di zucche si colorano di bianco. Al posto del letto dalle allegre lenzuola color arancione apparve un letto scarno, coperto da lenzuola bianche e una coperta di lana marrone. Alba si spaventò, chiuse gli occhi e si strinse di più ad Azaele. "È successo qui e qui che sono diventata…?"

"Cos'hai visto?" domandò lui sentendola tremare.

"Una stanza dalle pareti bianche con un letto al centro!"

"No, hai solo ricordato la camera dove è successo!" rispose il demone. "Alba io… ti prego, posso baciarti?"

La ragazza osservò quegli occhi neri e antichi che la osservano innamorati e fece un piccolo cenno di si col capo. Azaele posò le sue labbra su quelle di Alba e la baciò delicatamente, poi accorgendosi che la ragazza aveva risposto timidamente al suo bacio, si fece coraggio e osò di più. Alba non si ribellò, anzi, più Azaele acquistava sicurezza nello stringerla e baciarla e più sentiva che il suo posto era al fianco di quella strana creatura che avrebbe dovuto essere fredda e crudele e invece si stava dimostrando l'uomo più dolce e protettivo che l'avesse mai stretta tra le braccia.

Un leggero bussare alla porta, seguito dalla voce di Sael che chiamava Alba li interruppe.

Azaele sospirò "Entra, Sael!"

La porta si aprì e agli occhi di Alba si presentarono un angelo e un demone dai volti conosciuti.

Sael si illuminò e si rivolse ad Azaele "Glielo hai detto, finalmente!"

Il demone sorrise stringendo Alba "Si!"

Michele, commosso non riuscì a dire nulla. Cercò di controllarsi, ma non riuscì a evitare che due gocce cristalline gli scivolassero lungo le guance. Imbarazzato si voltò.

Prese due ampi respiri per riprendere il controllo e poi intervenne un po' teso. "Aza, scusa, ma se tu e Alba vi siete parlati, credo sia arrivato il momento di restituire il corpo a Molinesi e allontanarci da qui prima possibile. Sael poco fa ha rischiato di essere ammazzato da Razel!"

"Sono d'accordo, poco prima di trovare Alba ho incontrato Ariel. Mi ha sbattuto contro il muro e se non mi ha strozzato è stato solo perché sono usciti dall'ascensore quei due imbecilli di Martini e della Corelli!" rispose Azaele altrettanto preoccupato.

"Ragazzi per favore proteggete Alba mentre io vado a cercare un posto tranquillo per restituire il corpo al pelatone! Ci rivediamo tra mezz'ora dietro le vecchie stalle dell'agriturismo. Decideremo dove portare Alba e ce ne andremo da qui" terminò rientrando nel corpo di Molinesi e uscendo dalla camera di Alba.


#


Tra Alba, Sael e Michele si fece un silenzio imbarazzato.

La ragazza osservava incuriosita il demone e l'angelo. Il primo seduto sul letto e l'altro poggiato con le spalle contro il muro e le braccia incrociate.

Alla fine fu Alba, a parlare per prima

"Quindi, Sael, anche tu sei un demone?" domandò.

Sael arrossì "Uh, si. Ti secca?"

"No! Però... non te la prendere, ma sei un po' imbranato come tentatore infernale. Sei decisamente più bravo come consulente sentimentale!" scherzò lei ricordando il loro primo incontro.

"È che quella sera non mi ci sono messo molto d'impegno perché mi sei risultata subito simpatica!" bofonchiò il demone un po' imbarazzato.

Michele ridacchiò "La verità è che dietro quegli occhiali scuri, si nasconde un bravo ragazzo!"

Alba osservò divertita l'angelo "È per questo che sei tanto innamorato di lui?" Michele diventò rosso come un peperone e balbettò "È… è così evidente?"

Alba sorrise "Direi di si, ti brillano gli occhi quando lo guardi!"

Sael domandò "Sul serio gli brillano gli occhi?"

L'angelo si scostò dal muro e gli accarezzò i capelli affettuosamente "A quanto pare!" commentò.

Alba li osservò intenerita "Insomma finalmente vi siete messi insieme! Lassù non hanno niente in contrario?"

"Non è che abbiamo fatto una dichiarazione ufficiale e comunque ognuno dei due continua a fare il suo lavoro, per cui non vedo perché dovrebbero avere qualcosa in contrario! D'altra parte sono millenni che Azaele e io siamo amici. I sentimenti seri e profondi sono rispettati!"

"Allora perché a me è stato impedito di raggiungere il Paradiso e sono stata separata da Azaele? Lui mi ha detto che ci amavano molto! Mi ha mentito?" domandò Alba rattristata.

"No, assolutamente no, lui ti ama moltissimo e anche tu lo ricambiavi. Purtroppo nel tuo caso il problema è l'esistenza di una legge superiore secondo la quale se una femmina umana decide di diventare la compagna di un demone, la sua anima è destinata a seguirlo all'Inferno...”

“Femmina umana? È così che ci definite lassù?” lo interruppe Alba con una nota polemica nella voce.

“Ecco, bè... si!” rispose Michele imbarazzato evitando lo sguardo severo della ragazza. “Comunque... tornando alla legge superiore, dal momento che Azaele non ha avuto il coraggio di rivelarti la sua vera natura, non era giusto condannarti all'Inferno perché la tua non è stata una scelta consapevole, purtroppo però essendoti unita a lui non puoi nemmeno accedere al Paradiso. Sei bloccata a metà strada!"

"Per il resto dell'eternità?"

"Non lo so Alba. Mi dispiace!"

La giovane emise un lungo sospiro.

"Alba, ma allora nonostante Azaele ti abbia raccontato tutto, non ti sei ancora ricordata?" domandò Sael stupito.

"No, anche se dentro di me sento che posso fidarmi di Azaele, ancora non ricordo nulla!"

Merlino emise un miagolio dubbioso.

"Piantala Myrddhinx, è stata anche colpa tua! Non sei stato abbastanza attento!" lo sgridò Michele.

Merlino gli soffiò contro e si acciambellò offeso al fianco di Sael.

"È meglio iniziare a muoversi. Razel potrebbe tornare. Non voglio scontrarmi con lui, se possibile!" disse deciso Michele. Aprì la porta con cautela, diede un'occhiata al corridoio buio e poi fece cenno ad Alba e Sael di seguirlo.


#


Michele, Alba e Sael arrivarono all'entrata della sala del buffet, gremita di demoni e umani che facevano a gara per accaparrarsi i piatti migliori. I tavoli del buffet erano imbanditi da primi piatti di pasta, arrosti appetitosi, verdure alla griglia, insalate colorate, frutta e vari tipi di dolci che erano i primi piatti a sparire!

I demoni si divertivano a distrarre gli umani chiamandoli con le voci dei colleghi per fregargli i piatti migliori e creare battibecchi e litigi.

Sael si fermò dubbioso all'entrata "Michele, non mi sembra il caso di passare di qua, ci sono troppi demoni!"

Michele sospirò, Sael aveva ragione, ma per arrivare alle vecchie stalle era la via più veloce, altrimenti sarebbero dovuti tornare indietro e riattraversare tutto l'agriturismo per uscire da una delle porte posteriori, correndo il rischio di incontrare Razel che al momento non sembrava essere nella sala del buffet.

Stavano riflettendo sul da farsi quando Michele venne spinto in mezzo alla sala così violentemente da inciampare e rotolare per terra. La voce sarcastica di Samiel si alzò sopra le altre. "Ragazzi chi mi aiuta a dare una lezione al biondino?"

Nella sala, tra i demoni, per un istante calò il silenzio. Michele non fece in tempo a rialzarsi che qualcuno urlò "Daje, che stavolta vinciamo noi!" e una decina di demoni gli si buttarono addosso riempendolo di calci e pugni. L'angelo cercò disperatamente di afferrare la spada, ma qualcuno riuscì a strappargliela dal cinturone. I demoni per evitare di ustionarsi cominciarono a lanciarsela di mano in mano, fino a che qualcuno riuscì a lanciarla fuori dalla sala. Sael si buttò nella mischia per cercare di aiutare il suo ragazzo, ma altri demoni si unirono seppellendo il povero Michele sotto una gragnuola di colpi.

Il nervosismo dei demoni finì per influenzare anche gli umani, che cominciarono a discutere sempre più nervosamente tra loro. Al tavolo della Corelli, dopo l'ennesima cattiveria la mite Milena, la ragazza dell'ufficio spedizioni, decise che la sua fetta di torta al cioccolato stava meglio spiaccicata sulla faccia dell'odiosa collega. Al primo lancio di Milena seguirono quelli di tutta la tavolata, compreso Martini, che dimenticatosi di tutto il lavoro fatto per sedurre la collega, fu tra quelli che mirarono meglio e risero più sguaiatamente di fronte alle sconcerto e alle lacrime della Corelli.

Nel giro di pochi istanti, di fronte agli occhi di Alba la sala del buffet si trasformò in un girone infernale. Da una parte i demoni che ormai avevano coperto completamente il corpo di Michele, nonostante i tentativi disperati di Sael di tirarlo fuori da quella montagna urlante e inferocita, dall'altra gli umani che ormai erano passati dagli insulti alle mani e si inseguivano tirandosi di tutto, di fronte agli allibiti camerieri che non ci misero molto ad azzuffarsi anche loro, accusandosi reciprocamente del caos in cui era precipitata la sala del buffet.

Fu a quel punto che Safet e Ysrafael decisero che avevano visto abbastanza e si prepararono ad intervenire.

Razel fu più veloce, comparve al fianco di Alba e le diede una piccola spinta per attirarne l'attenzione. Guardandola dritta negli occhi le disse "Datte 'na mossa streghetta e aiutami a far finire questo casino o qui ci scappa il morto. E nun me riferisco solo a quegli imbecilli dei tuoi simili!"

Alba lo guardò scioccata. "Io... non so che fare!"

Razel la scosse con forza "Maledizione te svegli o no? Trova un modo regazzina!" le urlò spingendola a terra e aprendo le ali per poi buttarsi sulla montagna di demoni sotto la quale era sepolto Michele. Sakmeel, preoccupato per le sorti dell'amico Sael, arrivò anche lui a dare una mano a Razel, impegnato ad afferrare e lanciare i colleghi infernali in giro per la sala del buffet nel tentativo di raggiungere Michele.

Alba stava cercando di capire come intervenire quando un demone alto, dai capelli biondi quasi bianchi e dall'aspetto raffinato le si parò davanti porgendole una mano per aiutarla ad alzarsi in piedi "Razel ha ragione. Alba per favore concentrati e cerca di aiutarci a mettere fine a questo disastro prima che sia troppo tardi!"

"Io non voglio usare di nuovo il fuoco, non voglio far male a nessuno!" rispose lei tremando.

Accanto al demone alto comparve un angelo vagamente somigliante a Dante "Allora trova un'altra soluzione, ma aiutaci ragazza! Noi non possiamo intervenire sugli umani!" spiegò lanciando occhiate preoccupate alla sala immersa nella confusione più totale. Il demone alto diede un colpetto alla spalla dell'angelo per richiamarne l'attenzione, i due si guardarono e poi si gettarono in aiuto di Razel e Sakmeel

Alba li osservò cercare disperatamente di salvare Michele e Sael e capì che non poteva continuare a respingere la sua natura, era venuto il momento di accettare la realtà. Chiuse gli occhi e si concentrò. Cominciò a respirare sempre più lentamente fino a quando iniziò a percepire un fuoco sconosciuto avvampargli nel cuore e cominciare a scorrere sempre più potente lungo le vene fino a raggiungere i palmi delle mani che diventarono incandescenti. Alba aprì gli occhi, osservò l'ignobile spettacolo davanti a se e urlò “Ora basta, branco di imbecilli!”

Alzò le mani verso il soffitto e lanciò due vampate di fuoco che scoppiarono al centro della sala devastando il buffet.

L'impianto antincendio del Drag me to Hell reagì al fumo e alle fiamme inondando d'acqua i presenti e la sala.


#


Azaele era veramente stanco del corpo di Molinesi, seduto sul parapetto della terrazza panoramica al terzo piano del Drag me to Hell, sorrise quando l'anima dell'uomo gli si presentò davanti squadrandolo dubbioso. "Non avevi detto domenica a mezzanotte?"

"Mi sono sbrigato prima, non sei contento?" rispose il demone.

"Ovvio che si, non ne potevo più di quel posto deprimente e nebbioso!" replicò Molinesi rabbrividendo. “Ora come funziona, come mi riprendo il mio corpo?”

“Quando ti dico cambio, io esco e tu rientri!”

Molinesi lo guardò interdetto “Cioè... CAMBIO? Tutto qua?”

“Che ti aspettavi?” rispose Azaele divertito. “Candele rosse e pentagrammi infuocati?”

“Bè, sicuramente qualcosa di più demoniaco di cambio!” commentò Molinesi vagamente deluso.

Azaele sorrise “Sei pronto?”

L'uomo fece cenno di si con il capo.

“CAMBIO!” ordinò il demone lasciando il posto all'uomo che con un balzo rientrò nel suo corpo rischiando di cadere dal parapetto per il troppo slancio. Azaele lo afferrò al volo.

“Non esagerare con l'entusiasmo! Vuoi ammazzarti proprio adesso?” commentò.

“Merda, che strana sensazione di pesantezza stare qua dentro!” commentò l'uomo stupito passandosi le mani lungo il corpo.

“E tu ci sei pure abituato, pensa a me!” si lamentò Azaele.

“Esclusi questi ultimi tre giorni, sei stato dentro il mio corpo senza manco chiedermi il permesso e hai pure il coraggio di lamentarti? E poi mi pare che anche il tuo corpo possa avere una consistenza umana. Certo, posso capire che quei venti centimetri in più di muscoli ti siano pesati!” rispose sarcastico l'uomo.

Azaele saltò sul parapetto della terrazza afferrò Molinesi per la collottola e lo sporse fuori.

“Che diavolo fai? Adesso vuoi ammazzarmi tu?” urlò l'uomo spaventato. Azaele lo riportò dentro la terrazza e lo lasciò andare. “Volevo solo dimostrarti che anche con venti centimetri in meno, ho più muscoli di te!” rispose Azaele piccato.

“Uh, come siamo suscettibili!” commentò ironico Molinesi.

Azaele sbuffò e gli porse le chiavi del SUV “Senti, ora devo andare prenditi la macchina che ho affittato al tuo posto e torna a vivere la tua vita!”

Molinesi prese le chiavi ma prima di andarsene esitò.

"Che c'è, sei libero ormai!"

“Volevo chiederti... si tratta di una donna vero? Sei riuscito a conquistarla?" domandò l'uomo sorridendo sornione.

"Non ancora, non del tutto! " sospirò Azaele.

"Mi dispiace!" rispose Molinesi.

Azaele si rese conto che l'uomo era davvero dispiaciuto.

"Non preoccuparti, ci riuscirò! Comunque ti assicuro che dispiace più a me per quello che ti ho fatto in queste settimane. Scusami!"

Molinesi lo scrutò incerto. "Non credo che ti debba scusare, ho come l'impressione che tu mi abbia fatto un favore"

Azaele gli rivolse uno sguardo stupito.

"Il fatto è che... tutto quel tempo nel limbo passato a pensare alla mia vita. Alla fine ho realizzato che stavo sprecando i miei anni migliori rincorrendo un sacco di cazzate inutili. Sai, da ragazzino volevo diventare insegnante, poi non so cosa mi sia successo, è come se mi fossi perso. Ma ora penso proprio che lascerò perdere tutte quelle stronzate da mental coach d'assalto e tenterò un concorso. Oppure proverò a fare domanda a qualche associazione umanitaria per andare a insegnare in Africa o in Sud America, magari in Chiapas!"

"Sul serio? E che ne sarà del tuo desiderio, davvero non ti interessa più esaudirlo?" domandò incredulo Azaele.

"Naaa, era un un'emerita stronzata! E poi guarda che l'ho capito che quella storia era una cazzata che ti sei inventato per convincermi a prestarti il mio corpo. Il fatto che mi comportassi come un coglione non implica che lo sia davvero, per lo meno non completamente!" rise l'uomo battendo una mano sulla spalla di Azaele e strizzandogli l'occhio.

"Addio amico e grazie ancora!" concluse Molinesi dirigendosi verso la porta finestra che si affacciava sulla terrazza.

Azaele sospirò. Ormai aveva raggiunto la consapevolezza che non sarebbe mai e poi mai salito di livello, erano più le anime che finiva per salvare di quelle che riusciva a tentare, decisamente non era portato per le custodie speciali e non lo sarebbe mai stato!

Gli tornò in mente la professoressa Sattarelli. "Chissà, magari Aurora ha ragione, potrei davvero essere destinato a tornare a casa!" considerò osservando la luna piena che illuminava il cielo nascondendo le stelle.

Stava riflettendo sulle parole della professoressa quando sentì rumori e grida infernali provenire dalla sala del buffet. Si rese conto che era già da un po' che quei rumori erano iniziati ma che distratto dall'incontro con Molinesi non ci aveva fatto molto caso.

In mezzo a quel caos sentì la voce di Safet innalzarsi sulle urla e comandare ai demoni di fermarsi immediatamente.

“Che stanno combinando al buffet?” si domandò preoccupato atterrando davanti all'entrata della sala, le cui porte erano spalancate.

Ma il caos si era placato e tutto ciò che vide fu il pavimento allagato e gli umani confusi e intenti a darsi una mano ad asciugarsi con teli da bagno.

Uno scintillio sull'erba attirò la sua attenzione. Si avvicinò per capire di che si trattasse e si rese conto che proveniva dalla spada di Michele.

“Ma che cosa è successo?” si domandò terribilmente preoccupato, Michele non avrebbe mai lasciato la sua spada in giro, doveva per forza essere successo qualcosa di grave. Si tolse il giaccone e si inginocchiò per recuperare l'arma senza ustionarsi.

“LASCIAMI ANDARE... AZAELE AIUTAMI!” il grido d'aiuto di Alba gli fece alzare lo sguardo, ma le macchine che invadevano il parcheggio del Drag me to Hell gli impedirono di individuare la ragazza. Si alzò in piedi e aprì le ali, quando un ombra gli atterrò di fronte.

“Piccolo stronzo! Finalmente è arrivata la resa dei conti!” lo apostrofò Ariel sguainando la spada.

Azaele non aveva né voglia, né intenzione di litigare. Michele poteva essere ferito e Alba gli stava chiedendo aiuto, non aveva tempo da perdere con un Angelo borioso e con problemi di gestione della rabbia.

“Levati dalle palle, Ariel. Sai benissimo che non puoi attaccarmi senza un valido motivo!” lo apostrofò innervosito.

Un sorriso beffardo apparve sul volto dell'angelo “Ti sbagli, demonietto! Quella spada angelica che nascondi avvolta nel tuo giaccone ti rende piuttosto sospetto, non credi?”

“Non dire fesserie, è la spada di Michele, l'ho presa per rendergliela! Non capisci che se l'ha persa potrebbe essere in pericolo o ferito? Piantala di fare lo stronzo e lasciami passare!”

Ma Ariel non aveva alcuna intenzione di cedere, al contrario preso ormai dalla rabbia desiderava solo liberarsi di Azaele, per sempre.

Attaccò senza alcun preavviso con un fendente così potente che avrebbe tagliato in due il demone se questo non fosse stato abbastanza svelto da saltare indietro ed evitarlo per un soffio.

“Sei impazzito? Sono disarmato, imbecille!” urlò il demone.

“E allora quella, cosa sarebbe?” rise Ariel indicando la spada di Michele.

“Sai benissimo che non posso usare la spada di un Angelo senza rischiare di ustionarmi, piantala!”

Ma Ariel non sentì ragioni, fece un balzo in avanti e attaccò di nuovo Azaele che per evitarlo arretrò di nuovo inciampando su un cordolo di cemento e cadendo all'indietro.

Ariel sogghignò soddisfatto, alzò la spada e commentò “Sei finito, piccolo e fastidioso demone!”

Calò la spada su Azaele con tutta la sua forza pregustando la fine del suo odiato nemico. Ma il fendente mortale si abbattè sulla spada di Michele con un clangore sordo.

Ariel osservò sconcertato Azaele impugnare la spada delll'angelo senza che questa gli provocasse alcun danno.

“No, questo davvero non è possibile! Non lo accetto!” gridò rabbioso.

“Fa attenzione, idiota, i tuoi occhi stanno diventando rossi!” gli rispose Azaele approfittando dell'attimo di confusione dell'angelo per rialzarsi in piedi e mettersi in posizione di difesa.

“Finiamola qui. Non voglio combattere contro di te!” propose conciliante.

“La finiremo solo quando ti avrò eliminato!” ruggì Ariel.

“E allora combatti da solo, razza di idiota!” rispose il demone lanciandogli in testa il suo giaccone e volando in direzione del grido di Alba.

Ariel annaspò un po' per liberarsi dal giaccone, poi con un urlo di rabbia si alzò in volo per raggiungere Azaele e finirlo una volta per tutte.





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Capitolo 23
*** Dio li fa e poi li accoppia ***


Capitolo 23

Dio li fa e poi li accoppia


Michele sepolto sotto la massa inferocita di demoni per la seconda volta in vita sua vide la morte in faccia. Nonostante fosse molto più forte di qualsiasi singolo demone e si difendesse strenuamente, scalciando e sferrando pugni a destra e a sinistra, i demoni erano veramente troppi e senza la sua spada gli rimaneva solo il "fascio di luce angelica" che per i demoni era peggio dello sguardo del Ciclope. Il fascio di luce però poteva uccidere anche gli umani per cui, agli angeli comuni, l'uso era stato proibito dalla fine della Grande Guerra.

Michele sospirò, chiuse gli occhi e stava ormai per cedere e lasciare che le forze lo abbandonassero quando sentì una mano stringergli il polso e la voce disperata di Sael pregarlo di non lasciarlo e di resistere. Riaprì gli occhi e alla vista del viso insanguinato e disperato del demone provò una gran rabbia. Raccolse le ultime energie per afferrare Sael e stringerselo al petto. Scalciando, sgomitando e strappandosi parecchie piume riuscì a liberare un'ala e coprirlo per proteggerlo.

"Non muoverti!" ordinò mentre le pupille cominciavano ad illuminarsi.

Fortunatamente prima che riuscisse ad emettere il fascio mortale due mani potenti lo afferrarono facendogli perdere la presa su Sael e lo trascinarono fuori dalla massa di demoni.

"Calmate biondino, ce stanno umani dappertutto!"

"Razel, sei tu?" domandò Michele cercando Sael con lo sguardo e perdendo i sensi un attimo dopo averlo visto uscire dal mucchio di demoni sostenuto da Sakmeel.

"Già" rispose Razel volando fuori dalla sala del buffet con Michele mezzo morto tra le braccia.

Ysrafael e Safet osservarono Razel portare Michele in salvo, non fecero in tempo a tirare un sospiro di sollievo che qualcuno gridò "Ce n'è un altro!" indicando Ysrafael.

Safet, stufo dell'indecoroso spettacolo offerto dai demoni sguainò la spada e comandò con voce profonda e demoniaca "Che nessuno si permetta di avvicinarsi a Ysrafael, calmatevi o ve ne pentirete!" I demoni di fronte al comando di un Supervisore Capo, si fermarono incerti.

"La festa è finita, tornate a Roma. ORA!" ordinò Safet.

I demoni volarono via immediatamente. Ysrafael poggiò una mano sulla spalla di Safet e gli indicò Alba che completamente fradicia e a piedi nudi correva verso l'uscita della sala. "Andiamo anche noi, temo che se Ariel vede Michele tra le braccia di Razel possa interpretare nel modo più sbagliato, quel ragazzo non sa gestire le emozioni, soprattutto la rabbia!"


#


Razel atterrò sul prato dietro il parcheggio e posò a terra Michele. Osservò l'angelo svenuto e sporco di sangue, scosse la testa, gli passò un braccio intorno alle spalle e gli tirò un po' su la testa dandogli degli schiaffetti per fargli riprendere conoscenza.

Sakmeel e Sael lo raggiunsero. "È vivo?" domandò Sael tremando.

"Si, anche se quegli imbecilli stavano per ammazzarlo e scatenare un'altra guerra"

Sael emise un sospiro di sollievo.

"Stava per usare la luce celestiale, avrebbe ammazzato noi e anche gli umani. É contro le regole!" commentò polemicamente Sakmeel.

"Se una montagna di demoni incazzati mi stesse facendo a pezzi, me ne fregherei de respetta' le regole. Stavolta sono dalla parte del biondino, ha aspettato anche troppo. E comunque, quando gli ho chiesto de calmarsi mi ha ascoltato nonostante non avesse molti motivi per fidarsi. Per quanto me riguarda s'è guadagnato il mio rispetto!" replicò Razel, continuando a schiaffeggiare Michele che con un gemito aprì finalmente gli occhi e si guardò intorno perplesso. Indubbiamente era una strana situazione ritrovarsi circondato da demoni che lo osservavano preoccupati.

"Ho… ho ucciso degli umani?" domandò disorientato, pensando di essere finito all'Inferno.

"No. Razel ti ha trascinato fuori da quella massa di demoni infuriati prima che fosse troppo tardi!" rispose Sael inginocchiandosi al suo fianco.

"Oh… meno male. Grazie Razel!" mormorò Michele affaticato.

"De nulla, biondino!" rispose Razel, un po' stupito nel sentirsi ringraziare dall'angelo.

"Ragazzi, state tutti bene?" domandò Alba apparendo all'improvviso davanti a loro con il vestito completamente fradicio e i piedi nudi. Merlino al suo fianco rivolse un miagolio nervoso contro Razel.

"Alba!" esclamarono in coro Sael e Michele.

"Avete visto Azaele? Non ci aspettava qua, l'appuntamento era alle vecchie stalle!" domandò ancora la ragazza preoccupata.

"Scusa tanto se nun me so' informato circa i vostri accordi, prima de salvare la pelle a Michele. Comunque sei arrivata proprio al momento giusto, regazzina" disse Razel poggiando Michele a terra e alzandosi in piedi.

"Razel, per favore…" lo pregò Sael mettendosi tra il demone rosso e Alba.

Il demone lo spinse da parte dandogli una manata sul petto così forte da fermargli il respiro. Merlino si lanciò contro Razel per fermarlo, ma ricevette una pacca che lo fece rotolare a terra per diversi metri.

Alba, corse in suo aiuto. "Merlino, piccolo amico mio!" esclamò inginocchiandosi accanto al povero gatto, immobile ai bordi di un cespuglio di more.

"Stai a spreca' la tua preoccupazione per niente, è un demone. È immortale!" commentò Razel seguendola.

"Si può sapere che vuoi da me?" domandò Alba vedendolo avvicinarsi.

"Voglio te, strega. Tu mi appartieni!" rispose lui secco.

Alba non si scompose "Io non appartengo a nessuno, demone. E comunque l'unico che può reclamare la mia anima è Azaele!" replicò alzandosi e puntandogli contro i palmi aperti, pronta a difendersi.

"Lui non è qui adesso e io ho fatto un patto con Michele!" rispose il demone irritato.

"Non è vero, non ho accettato nessun patto con te!" intervenne Michele provando ad alzarsi e aprire le ali. Ma era ancora troppo debole, le sue gambe si piegarono e cadde in ginocchio.

"Piantala, Razel! Lasciala in pace, non sai capire quando è ora di smetterla?" disse Safet atterrando insieme a Ysrafael.

"Oh, però adesso basta, farvi tutti i fatti miei!" Abbaiò il demone. "La strega è mia e me la prendo". Si gettò su Alba che cercò inutilmente di respingerlo lanciandogli due vampate di fuoco, ma il demone non sembrò neppure accorgersene. La raggiunse e la strinse tra le braccia per impedirle di muoversi.

"Lasciami andare… Azaele, aiutami!" gridò Alba cercando di divincolarsi.

"E sta un po' ferma regazzina, me sembri un'anguilla!" borbottò Razel stringendola più forte.

"Lasciala andare, demone!" ordinò perentorio Ysrafael.

"A Dante, nun te ce mettere pure tu!" sbuffò Razel.

"Dante?" domandò confuso Ysrafael. Safet non riuscì a reprimere una risatina "Beh, obiettivamente un po' gli somigli!" commentò divertito, poi tornò serio e mosse qualche passo verso Alba.

"Fai un altro passo e me la porto all'inferno seduta stante!" lo minacciò Razel circondando il collo della ragazza con un braccio.

Rimasero qualche secondo a sfidarsi con lo sguardo, finché furono distratti dal rumore di un combattimento.

"È adesso che diavolo succede, ancora?" si lamentò Yrafael.

Un istante dopo Azaele precipitò a terra davanti a lui.

L'angelo non ebbe tempo di rendersi conto di cosa stesse succedendo che atterrò anche Ariel, furioso e con gli occhi rossi. Azaele si rialzò in piedi, pronto a parare l'attacco di Ariel.

"Ma quella è la spada di Michele. Com'è possibile che riesca a impugnarla?" domandò incredulo Ysrafael a Safet.

"Te l'avevo detto che il ragazzo ti avrebbe stupito, no?" rispose Safet preparandosi a intervenire per far cessare lo scontro. Non ebbe però il tempo di agire che Ariel attaccò con tutta la sua forza. Azaele evitò l'attacco scartando di lato. L'angelo non trovando resistenza, si sbilanciò in avanti perdendo per un attimo l'equilibrio e rischiando di inciampare. Azaele, che avrebbe potuto colpirlo alle spalle e chiudere lo scontro, non approfittò del suo vantaggio e permise ad Ariel di riprendere il controllo e voltarsi.

I due si guardarono con odio.

"Sono stanco di te! " sibilò l'angelo .

"Io di te. Almeno su una cosa concordiamo!" rispose sarcastico Azaele strisciando i piedi per trovare una posizione di maggior equilibrio possibile.

"Ariel, basta! Il tuo comportamento è inqualificabile!" ordinò Ysrafael.

Il richiamo del supervisore fu del tutto inutile. Ariel era concentrato solo sul suo avversario. Scattò nuovamente all'attacco, ma Azaele parò senza problemi e contrattaccò. Ariel era in difficoltà, il demone era più veloce e più bravo. E questo lo stava facendo innervosire sempre di più. Ogni volta che aveva a che fare con quel piccolo bastardo c'era qualche sorpresa.

Adesso saltava fuori che quello che aveva sempre considerato uno svampito buono a nulla era un ottimo guerriero. Non solo, Ariel si era reso conto che in almeno in due occasioni Azaele avrebbe potuto approfittare facilmente dei suoi errori. E invece non lo aveva fatto. Quell'insopportabile demone aveva osato comportarsi cavallerescamente. Distratto da quei pensieri, l'angelo perse la concentrazione. Fu solo per pochi istanti ma bastarono ad Azaele per saltare, fare una capriola sopra la sua testa e sferrargli un potente calcio al centro della schiena, proprio tra le due ali.

Il colpo fu così forte che Ariel cadde a terra perdendo la presa sulla spada. Si girò e vide Azaele lanciarsi all'attacco. Cercò di recuperare l'arma, ma la sua mano annaspò inutilmente.

Azaele atterrò in ginocchio sul petto dell'angelo e calò la lama con un colpo secco.

Ariel spalancò gli occhi per la sorpresa.

La spada di Michele era conficcata nel terreno, a pochi millimetri dal suo orecchio destro.

"Perché? Potevi uccidermi una volta per tutte!" domandò senza capire.

"Molti millenni fa ho giurato a me stesso che non avrei mai ucciso i miei simili. Non ho intenzione di venire meno a quel giuramento, nemmeno per un idiota come te!" rispose Azaele guardandolo con disprezzo. Ariel ammutolì. Si rese conto che il demone gli aveva appena dato una lezione che non avrebbe dimenticato facilmente, allargò le braccia in segno di resa e ammise "Hai vinto Azaele. Questa partita è finita. Per sempre!"

Intorno a loro si era fatto uno strano silenzio.

"Azaele!" chiamò Alba con una voce flebile e impaurita.

Il demone si voltò verso di lei e fu invaso da una rabbia fredda. Rivolse a Razel lo sguardo più duro e fermo che l'anziano demone gli avesse mai visto in volto.

Razel si rese conto di conoscere quello sguardo. Lo aveva visto molti millenni prima sul volto di un arcangelo che lo aveva risparmiato durante la Grande Guerra. Si chiese se quello che stava pensando fosse davvero possibile.

Azaele afferrò la spada conficcata nel terreno senza distogliere lo sguardo da Razel. Michele cercò di dire qualcosa, ma Azaele lo fermò con un gesto deciso.

Nessun altro osò provare a fiatare. Il demone si avvicinò lentamente ad Alba continuando a tenere lo sguardo fisso su Razel.

Arrivato a poco più di un metro di distanza si fermò.

Per un attimo tutti i presenti smisero di respirare, Azaele distolse lo sguardo da Razel solo il tanto necessario per sorridere ad Alba e allungare la mano libera verso di lei facendo un rapido gesto che significava "Vieni da me"

Lei emise un gemito, ma non osò muoversi.

Azaele riportò lo sguardo su Razel e ripeté il gesto.

Alba allungò tremante una mano fino a sfiorare le dita di Azaele.

Razel sentì qualcosa di umido e leggero scorrergli intorno al polso, abbassò lo sguardo e si rese conto che erano lacrime di Alba. Alzò di nuovo il capo e osservò la mano di Azaele stringere quella di Alba. Incrociò nuovamente quello sguardo fermo e senza paura che lo sfidava e capì di aver perso. Sospirò, scosse il capo e lasciò andare il collo di Alba che si precipitò tra le braccia di Azaele.

"Mi sono ricordata Azaele, mentre lanciavo le fiamme in sala, mi sono ricordata tutto!"

"Allora, sei stata tu a far scattare il sistema antincendio?" domandò Azaele sorridendo.

"Si, volevo fermare quella bolgia, ma non volevo far male a nessuno! Perché ci hai messo tanto a farti riconoscere?" domandò tra le lacrime.

"Perdonami amore, avevo paura di farti ancora del male!" rispose Azaele lasciando cadere la spada a terra e circondandola con le ali nere per riscaldarla. Alba nascose il viso contro il suo petto.

Merlino miagolò debolmente. “Merlino, sei vivo!” esclamò Alba felice.

Razel, osservò la scena con gli occhi lucidi, sospirò, si voltò per andarsene e si ritrovò davanti a Sael impegnato a pulire il volto di Michele. L'imponente demone non poté fare a meno di notare l'espressione compiaciuta di Michele mentre Sael gli tamponava delicatamente il viso con un fazzoletto di carta sporco di sangue.

"E questo che starebbe a significa'?" domandò allibito.

Sael si interruppe e gli lanciò uno sguardo di sfida "Starebbe a significare che Michele è il mio ragazzo!" rispose.

Razel non replicò, si limitò a chiudere gli occhi, prendere un profondo respiro e sferrare al giovane demone un ceffone così forte da farlo barcollare. Prima che Michele potesse commentare ringhiò "E tu nun osare dire nulla, chiaro?"

Poi mosse qualche passo verso Safet che lo fissava con un'espressione indecifrabile e commentò "Vale, anche per te paparino, me so spiegato?"

Ysrafael a quelle parole lo fissò stupito. Safet, impassibile, si limitò ad alzare una mano in segno di pace.

Sakmeel osservò Sael passarsi una mano sulla guancia dolorante e commentò offeso "Ti sta bene, imbecille, almeno a me avresti potuto dirlo!"


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La mattina dopo Razel, spaparanzato su uno sdraio dai morbidi cuscini, si stava godendo il tepore del sole mattutino sul tetto del grattacielo Eurosky. Una birra ghiacciata contribuiva al suo tentativo di rilassarsi dopo la concitata nottata in cui aveva visto sfumare per sempre la sua possibilità di bilanciare la perdita dell'anima di Elena.

"Ahem… disturbo?"

La domanda di Michele giunse inaspettata e non esattamente ben accetta.

"Si, disturbi. Levati dalle palle, biondino!" grugnì il demone senza degnarlo di uno sguardo.

Michele non si lasciò smontare. "Il fatto è che volevo chiederti scusa per…!"

"Sticazzi, delle tue scuse!" lo interruppe lapidario Razel.

"Ok, hai ragione" rispose conciliante l'angelo. "Però volevo dirti che ho parlato con San Pietro e…"

"Nun me ne po' frega' de meno!" lo interruppe ancora Razel fissando l'orizzonte e assaporando una sorsata di birra.

Michele sospirò e continuò "Per farla breve mi ha concesso un permesso speciale, e quindi..!"

Razel perse la pazienza, era stanco, incazzato e pure un po' depresso. L'ultima cosa che gli interessava in quel momento era sopportare le chiacchiere di un frocetto angelico che cercava di lavarsi via i sensi di colpa con delle scuse non richieste.

Si alzò in piedi rabbioso e rimase impalato con la bocca aperta e la lattina di birra stritolata in una mano.

"Ciao Razel, noto che il tuo caratteraccio non è per nulla migliorato!" lo salutò una donna bruna sui quaranta-quarantacinque anni dal sorriso contagioso e dal fisico prosperoso.

"Elena?"

"Ecco, era questo il permesso speciale di cui…" provò ancora a spiegare Michele.

Razel non lo ascoltò neppure, si precipitò ad abbracciare la donna, sollevandola da terra e baciandola con un tale entusiasmo che se fosse stata ancora umana avrebbe rischiato di soffocarla.

L'angelo pensò che fosse il caso di lasciarli soli, aprì le ali e si preparò a volare via.

Una pacca sulla nuca lo fece voltare, ma Razel era di nuovo impegnato a baciare Elena.

Michele capì che era era stato il suo modo per ringraziarlo. Sorrise e volò via.


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Aurora scese dalla Panda e si guardò intorno per cercare il numero di indirizzo che gli aveva dato Azaele.

"Non mancare, mi raccomando, ci tengo che venga!" si era raccomandato sorridendo allegro.

La professoressa notò stupita una bella ragazza dai capelli castano chiari e un seno decisamente prorompente, che chiacchierava con un angelo dall'aria un po' avvilita.

Colse la frase di commiato della ragazza "Non so Ariel, ci penserò!”

L'angelo annuì e salutò la ragazza che si avviò nella stessa direzione di Aurora. Le due si ritrovarono prima sotto lo stesso portone e poi insieme in ascensore.

"Bel ragazzo, ma mi sa che ti ha fatto arrabbiare, eh?" domandò la professoressa sorridendo sorniona.

Arianna per un attimo pensò di risponderle di farsi gli affari suoi, ma poi il sorriso allegro di Aurora la conquistò.

"Si è comportato da stronzo!" rispose "Deve sudarselo un secondo appuntamento, sempre che decida di concederglielo! A che piano va?"

"Terzo"

"Anche io!"

Uscirono dall'ascensore e si avviarono verso la stessa porta.

Le due donne si guardarono stupite.

"Sei invitata anche tu alla festa?" chiese la professoressa.

"No, cioè si, anche. Però qui ci abito" rispose Arianna. "Lei è amica del padre di Sael?" domandò.

"No, sono amica di Azaele!"

Arianna la osservò perplessa, ma poi pensò che il nuovo ragazzo di Alba era un tipo un po' originale e ci stava che avesse un'amica di quell'età. Magari era una sua ex professoressa.

Le due entrarono in casa e malgrado davanti a loro si presentasse la stessa scena ciò che videro fu un po' differente.

Arianna infatti vide Alba seduta sul divano abbracciata al suo ragazzo, la coppia di amici gay di Azaele intenta a scambiarsi un bacio rapido e un giovane un po' tarchiato che mangiava soddisfatto una tartina al salmone mentre chiacchierava con una bella ragazza alta e bionda dallo sguardo strano, probabilmente era la sua fidanzata. Poggiato al tavolo imbandito di tartine, paste, pizzette e salatini, il buttafuori del Cubo osservava tutti bevendo una birra e mangiando patatine. Arianna si domandò di chi potesse essere amico.

Aurora invece, oltre al vero aspetto di Azaele, vide un bel demone dai capelli rosso scuro che si scambiava un bacio con un bellissimo angelo biondo, un demone tarchiato dall'aspetto simpatico che chiacchierava con una ragazza demone che emanava bagliori rossi dagli occhi e un enorme demone dai capelli corti e rossi vestito come un buzzurro anni novanta. La professoressa sorrise, le era appena tornato in mente Gallo Cedrone di Carlo Verdone.

Azaele scorgendo Aurora si alzò dal divano e la raggiunse con un sorriso felice "Aurora! Che bello che sia arrivata anche tu!" commentò abbracciandola.

Alba si alzò dal divano e la osservò senza parlare. Aurora incrociando il suo sguardo provò una strana sensazione, come una sorta di déjà vu!


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Safet si sedette, rallentò il respiro per concentrarsi e pochi istanti dopo sentì un battito d'ali e l'imprecazione "Ohmmerda!" seguita da un tonfo e dal crollo del cartellone pubblicitario che fino a quel momento aveva dominato fieramente sul tetto della Rinascente.

Un arcangelo impolverato si alzò dalle macerie del cartellone sbuffando "E che palle 'sti cartelloni pubblicitari sempre in mezzo ai maroni!"

Una massa di riccioli corvini e una barba altrettanto nera incorniciavano il suo volto piuttosto bello e illuminato da un paio di occhi dalle iridi dorate. Per essere un arcangelo era un po' basso, non raggiungeva i due metri, ma ciononostante era sempre stato un abile e temuto guerriero.

Safet ridacchiò "Sai Gabriel, certe volte mi domando come avete fatto a vincere la Grande Guerra!"

L'arcangelo sorrise "Perché non c'erano stramaledetti cartelloni pubblicitari sparsi in ogni angolo del Paradiso!" rispose porgendo la mano al demone e domandandogli "Allora come stai, tutto bene? Come mai mi hai chiamato?"

Safet strinse la mano di Gabriel e rispose "Quello svampito di tuo figlio ha ritrovato la sua ragazza e questa volta è riuscito a tenersela stretta!"

"Sul serio?" sorrise felice l'arcangelo "Che bella notizia, il piccoletto ha sofferto tanto quando gliel'hanno portata via e non ho nemmeno potuto consolarlo!"

Safet sospirò "Sai continuo a ritenere molto ingiusto che non possiamo stare vicino ai nostri figli apertamente. Fortunatamente ho scoperto che mio figlio Sael sapeva che sono suo padre. Per quanto mi riguarda ormai non ho più motivo di nasconderlo, ma per te dev'essere difficile!"

Gabriel non fece commenti, lui e Safet erano sempre stati molto amici fin da "ragazzini". Sapeva molto bene quanto era stata dura per lui e per la sua ex compagna abbandonare il figlio e d'altra parte anche lui aveva nel cuore una ferita sempre aperta.

"Quindi Azaele ora è felice! Sei stato molto gentile a chiamarmi per dirmelo" rispose sedendosi accanto a Safet.

Il demone lo osservò un po' titubante "In effetti ti ho chiamato perché sono un po' preoccupato per lui e per tutti i suoi amici!"

"Perché?" domandò stupito Gabriel notando un passerotto adagiato sulla grondaia che cinguettava disperato cercando di aprire un aletta spezzata.

"Gabriel, lo sai vero che Azaele ha ereditato il tuo carattere da stordito!"

"Non sono stordito, sono solo un po' distratto e comunque quando serve so essere concentrassimo!" replicò offeso l'arcangelo allungando una mano e prendendo delicatamente il piccolo passero ferito.

"Ok, diciamo allora che sia tu che lui quando siete molto presi da un'emozione tendete a concentrarvi solo su quella, giusto?"

"Si, è allora?" commentò distrattamente Gabriel soffiando delicatamente sul passero che subito dopo riuscì ad aprire entrambe le ali e volare via.

"Allora, immagino che Azaele e Alba…” Safet si interruppe vedendo che Gabriel stava seguendo con lo sguardo l'uccellino che si allontanava svolazzando soddisfatto.

Mi ascolti?” esclamò irritato.

Gabriel guardò Safet facendogli un cenno come per dire “vai avanti”

Safet sbuffò e riprese il discorso “Loro non si vedevano da secoli, mi spiego?”

Francamente, no. Non capisco dove sia il problema!” rispose l'Arcangelo.

"Gabriel, per la miseria, immagino che dopo secoli avranno avuto una gran voglia di… insomma…"

Gabriel si illuminò "Oh, quello!" commentò allegramente "Spero proprio di sì!"

Safet si passò una mano sul viso, certe volte parlare con Gabriel era tanto estenuante quanto parlare con Azaele.

"Lo spero anche io, però la cosa mi preoccupa!"

"Perché?" domandò stupito l'arcangelo.

"Gabriel" rispose nervosamente Safet. "Secondo te Azaele è il tipo che preso dall'entusiasmo di poter finalmente andare a letto con Alba, dopo aver aspettato per quattrocento anni, si può ricordare che prima sarebbe meglio procurarsi delle… precauzioni?"

Gabriel sbiancò, poi tirò un sospirò di sollievo "No, lui no. Ma sono sicuro che Alba starà attenta. É una donna moderna!"

"Si, ma se è vero il detto che Lui li fa e poi li accoppia!" commentò il demone facendo un cenno verso l'alto.

Gabriel rise di gusto "Ma dai! È solo un modo di dire!"

Safet alzò un sopraciglio poco convinto "Sarà sicuramente come dici tu, però è meglio prepararsi a proteggerli, non credi? A proposito tu che faresti nel caso…"

Gabriel sospirò "Nella estremamente lontana ipotesi che succeda, e non succederà, si tratta di mio figlio, questa volta non lo abbandonerò!"

Bene!” commentò Safet passando un braccio intorno alle spalle di Gabriel.

Ti va di venire alla piccola festa organizzata da Alba e Azaele?”

Gabriel ci pensò su. “No, meglio di no! Non credo che né io, né Azaele siamo ancora pronti per incontrarci. Non voglio rischiare di rovinargli la festa presentandomi senza invito!”

Ok, capisco!” sorrise Safet.


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Aurora era in cucina, stava preparando un altro po' di tartine quando ebbe la sensazione di essere osservata. Si girò. Un demone un po' anziano e dall'aspetto elegante la osservava sconcertato dalla porta finestra aperta. Aveva dei begli occhi grigi e i capelli quasi bianchi.

"Buonasera" disse un po' imbarazzata, per la seconda volta nella stessa serata aveva l'impressione di aver già vissuta una situazione simile. Il demone strabuzzò gli occhi e per un attimo Aurora temette che potesse essere colto da infarto. Poi ricordò che si trattava di un essere immortale e sorrise.

Il demone si avvicinò e domandò un po' timidamente “Posso chiederle il suo nome?”

Mi chiamo Aurora! E lei?” rispose la professoressa.

Ehi, va tutto, bene?” domandò ancora vedendo gli occhi di Safet diventare lucidi.

Il demone cercò di controllarsi, inutilmente. Imbarazzato si asciugò il volto e commentò “Sei tornata anche tu, piccola Aurora!”

Tornata... da dove? Scusi, ma lei mi conosce?” domandò la professoressa pensierosa. Chissà forse quel demone conosceva il motivo per cui lei poteva vederlo?

Si, Aurora, ti conosco!” rispose lui amaro.

In quel momento entrò Azaele che commentò tutto contento “Oh, allora vi siete già presentati!”

Già! E penso che il tuo amico, abbia un po' di cose da spiegarmi!” rispose Aurora.

Safet prese Azaele per un braccio e chiedendo scusa ad Aurora lo trascinò in bagno “L'hai invitata tu?” sussurrò chiudendo la porta per evitare di essere sentito.

Si, ci siamo conosciuti per caso e ho pensato che non sarebbe stato male presentarvi!” rispose Azaele allegramente.

Non l'hai riconosciuta?” domandò Safet.

Azaele lo guardò confuso “Dovrei?”

Dovresti, si! E' la bambina condannata al limbo insieme ad Alba!” spiegò Safet.

Azaele lo fissò stupito e commentò “Merda! Niente è mai per caso, non è così?”

Safet annuì gravemente.

Ehi, volete uscire dal bagno! Qui c'è gente che non può aspettare oltre!” si lamentò Arianna bussando alla porta.

Scusa, Arianna. Stavamo... parlando di una cosa privata!” rispose Azaele uscendo imbarazzato dal bagno insieme a Safet.

La ragazza non li degnò di uno sguardo e si precipitò dentro.

Safet rientrò in cucina e si avvicinò ad Aurora “Posso aiutare?” domandò educatamente.

Aurora gli porse un panetto di burro e il coltello “Ok, però se non le dispiace dopo mi farebbe piacerebbe fare una chiacchierata con lei. In privato!” rispose Aurora.

Certamente! E diamoci del tu, se non ti dispiace!” rispose lui sorridendo.

Oh... certo!” risposa Aurora rendendosi conto con imbarazzo di essere arrossita come un ragazzina.


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Azaele aprì gli occhi e si tirò a sedere sul letto svegliando Alba che dormiva sul suo petto. "Che succede?" domandò lei assonnata.

Lui tentennò un po' imbarazzato, prima di rispondere "Ecco, noi abbiamo… Ma io non ero… Uh… protetto!"

Alba sorrise "Tranquillo, in questo periodo non è pericoloso per me"

Azaele sospirò di sollievo "Ah, ok. Usi la pillola"

"No, mi stava dando qualche problemino, l'ho dovuta interrompere. Uso un macchinino che mi da il via libera!"

"Oh, e sei sicura che funziona?" domandò preoccupato Azaele.

Lei sbadigliò abbracciandolo. "Bé, non che ne abbia avuto bisogno molto spesso negli ultimi tempi. In ogni modo finora non ha mai sbagliato!"


Fine



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Ciao a tutti.

Così finalmente dopo tanti anni sono arrivata alla fine di questa storia. Sicuramente non ce l'avrei fatta se non avessi scoperto EFP!

E ancora meno ci sarei riuscita se non avessi avuto il supporto di tutti coloro che mi hanno seguito o mi stanno seguendo con tanto affetto.

Voglio ringraziare perciò:

- tutti i lettori che mi hanno recensito al di fuori degli scambi del Giardino di EFP: Fra101, Abby_da_Edoras, IndianaJones25, Serpentina, Tubo Belmont, Vania Imyarek


- tutti i lettori con cui scambiamo regolarmente e con grande piacere le recensioni tramite il Giardino di EFP: Zobeyde, Mask89, Leila91, Barby_Ettelenie91, Misaki, Will Darkligther, Cassiana, Chiara PuroLuce, alvy_demi, MusicAddicted, Shadow writer, AlfoPec95, Apatya, Musical, Nao Yoshikawa, Violet Sparks, Pin, fenris


-tutti i lettori che sono passati a lasciarmi anche solo un recensione o per curiosità o tramite gli scambi: Yonoi, Lupoide, Trix, Estel-naMar, Allen Glassered, Caaatkhad, H_A_Strattford, Angelica_Morgenstern, Antonio_Sabini, Loreley90, Zukiworld


-tutti i lettori che hanno messo la storia tra le seguite/preferite/ricordate


-tutti i lettori silenziosi


-tutti i futuri lettori


Vi ringrazio davvero con tutto il cuore e se riuscirò, come spero, a scrivere “Un angelo a Roma parte II”, spero di ritrovarvi tutti!


AlbAM

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