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di Naomy93
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1: Caffè ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2: "Momenti inopportuni" ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3: Spingersi oltre ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4: Mi piace ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5: Codardi ***
Capitolo 6: *** EPILOGO ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1: Caffè ***


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Capitolo 1:

 

Tutti sapevano che la mattina alla Valle spaziale cominciava alle nove in punto, quando Dario arrivava ed era il primo a dare vita allo studio.

Cesare non era abituato a vedere quell’ambiente vuoto e spento, non essendo mai arrivato per primo, ma quella mattina aveva deciso di bere un caffè di troppo e l’adrenalina in corpo era troppa per permettergli di rimanere ancora a casa a non fare nulla.

Il poco traffico mattutino gli permise di arrivare prima del previsto, anticipando Dario di una buona mezz’ora.

O almeno, era quello che pensava.

L’auto di Dario si trovava già vicino all’ingresso, però lo studio sembrava essere ancora deserto.

“Sarà rimasto qui a dormire?” domandò tra sé e sé.

Non sarebbe stata la prima volta.

Con quella domanda in testa, inserì la chiave nella serratura e aprì, piano, cercando di fare meno rumore possibile.

Ad una prima occhiata sembrava non esserci anima viva, ma un sospiro spezzò il silenzio, seguito da un secondo più profondo e malamente trattenuto.

Dario si era portato qualcuno lì per farci roba?

No, non era possibile.

<< Dario? >> lo chiamò << Sei qui? >>

La risposta ci mise qualche secondo di troppo ad arrivare.

<< Si, potresti darmi un attimo? >>

La voce proveniva dai divani del salotto, totalmente immersi nel buio.

<< Certo, mi metto in cucina! >>

<< Grazie! >>

C’era qualcosa di tremendamente strano, Cesare lo sentiva, tuttavia, non gli venne altro in mente, oltre al pensare che Dario si fosse portato una ragazza per farci roba.

O forse era da solo su quei divani e si stava divertendo per conto proprio?

No, dai, non poteva aver dormito lì per una cosa del genere, non era assolutamente da lui.

Dovette per forza dare un’occhiata, quanto meno, per togliersi di dosso quella strana sensazione.

Eh, beh… a quel punto, non sarebbe stato in grado di dire se quella di sbirciare fosse stata o meno una buona idea.

La figura minuta e scompigliata che gli passò velocemente davanti, per andare a chiudersi in bagno, avvolta unicamente dalla grande felpa di Dario, gli era fin troppo familiare.

E non era sicuramente una donna.

“Non è possibile!” si disse, sporgendosi verso il bagno.

<< Tutto ok? >>

Cesare sobbalzò vedendosi Dario alle spalle, in tutto il suo metro e novantacinque.

L’espressione seria in volto lo mise tremendamente in soggezione, tanto da portarlo istintivamente a fare un passo indietro.

<< Io… si! Si, si, va tutto alla grande! >>

Abbozzò una risata, un suono stridulo più che altro, ma Dario non era per nulla intenzionato a ridersela, anzi, gli sembrò pronto a dargli un pugno non appena si fosse distratto.

Magari per farlo svenire e cancellargli la memoria?

<< Come mai qui così presto? >>

<< Ho bevuto un caffè di troppo! Sai com’è… >>

Dario annuì, mettendo su un po’ d’acqua a scaldare, e recuperando tre tazze dal mobile alle loro spalle.

<< Tisana? >> domandò.

<< Si, grazie! >>

Cesare la tisana non la voleva, però aveva la sensazione che se avesse rifiutato la situazione si sarebbe complicata ulteriormente.

Aspettarono di vedere l’acqua bollire, entrambi fissando il pentolino sul fornello, immersi in un pesante silenzio e una tensione insostenibile.

Quanto avrebbe voluto sentire la porta d’ingresso aprirsi e vedere gli altri entrare. Anche soltanto uno di loro.

<< Credo sia inutile fare finta di nulla! >> disse Dario improvvisamente, coprendo il pentolino con il coperchio.

Il tono era abbastanza tranquillo quanto serio.

<< Ascolta Dario, non sono affari miei, se non… non… >>

<< Io e Nicolas stiamo insieme da quasi un anno! >> frenò il suo balbettio.

Stavano insieme da un anno, e nessuno si era accorto di niente?

<< Ti sarei grato se tenessi per te questa informazione, almeno per ora! >>

<< Si, si! Certo, nessun problema! >> annuì con fin troppa convinzione << Sarà muto come i pesci del nostro acquario, promesso! >>

<< Bene! >>

Nel momento in cui Dario si girò a spegnere il fornello, Cesare tirò un sospiro di sollievo, asciugandosi la fronte con il dorso della mano.

Si meritava di essere in quella situazione, sua madre glielo aveva detto di non esagerare con il caffè, e il karma gliela stava facendo pagare per non averla ascoltata.

Si maledì mentre allungava la mano per prendere la tazza fumante offertagli da Dario, ed ebbe quasi un tuffo al cuore quando questo la tirò indietro prima che potesse toccarla.

<< Un’ultima cosa! >>

<< Si? >>

<< Ti sarei grato se, da oggi, evitassi situazioni ambigue con Nic! Sai, palpatine di troppo, il metterti a cucchiaio dietro di lui, capisci a cosa mi riferisco, no? >>

<< Ma non c’è nulla di male, lo facciamo sempr… >>

Cesare ricominciò a sudare di fronte all’espressione di Dario, passata dall’essere tranquilla all’essere il diavolo sceso in Terra nel giro di un secondo.

Praticamente la stessa espressione che assumeva nei video durante i suoi momenti di pazzia, però nei video fingeva, in quel momento, invece, era pronto a mangiarselo vivo.

<< Si, si, si! >> disse tutto d’un fiato << Mai più situazioni ambigue con Nic, lo prometto! >>

<< Perfetto, grazie! Prendi la tua tisana! >>

Anche se la tisana era ancora bollente, la mandò giù tutta d’un fiato.

Nicolas, nel frattempo, uscì dal bagno con calma, raggiungendo i due in cucina.

<< Cesare, tutto bene? >> gli sorrise.

<< Mh, mh! >> annuì mettendo da parte la tazza << Oggi sei in anticipo anche tu, finalmente stai imparando! Vado a montare, eh? Grazie per la tisana, Dario! >>

<< Ma…? >>

Cesare si defilò velocemente, dando una LEGGERISSIMA pacca sulla spalla di un Nicolas confuso.

<< Cosa gli hai detto, Dà? >>

<< Nulla di che! Ho preparato un po’ d’acqua per la tisana e gli ho spiegato la nostra situazione! >>

<< Era spaventato a morte! >>

<< Naah, è una tua impressione! Preferisci la tisana alla menta o ai frutti di bosco? >>

La fortuna volle che Cesare non rimanesse solo al tavolo per molto, venendo presto affiancato da Nelson, Tonno, e anche Nicolas, mentre Dario e Frank avevano deciso di occuparsi della sistemazione del set.

<< Ti vedo spento, Cesi! >> disse Nelson dalla postazione di fronte << Dormito poco? >>

<< Ho bevuto un caffè di troppo! >>

Rabbrividì ripensando al modo in cui Dario lo aveva guardato nelle ore precedenti. Quel pensiero lo avrebbe tormentato per giorni, lo sapeva.

Come se non bastasse, Nicolas aveva il pc in riparazione e saltava da un computer all’altro per completare i suoi lavori.

<< Cesare, prestami il tuo pc un attimo, per favore! >> gli si avvicinò, chinandosi a inserire la chiavetta senza aspettare il consenso.

Nello stesso istante, Cesare tentò di alzarsi per lasciargli il posto, ma l’altro si sedette sulle sue ginocchia, iniziando a smanettare come se nulla fosse.

Non era inusuale, Nicolas gli si sedeva spesso in braccio a fare cose al pc, e lui continuava a fare altro, però, prima non c’era la faccia scura di Dario a fulminarlo dall’altra parte dello studio.

O, probabilmente, c’era già da un po’ e lui non se ne era mai accorto.

<< Eh, Nic! Forse è meglio se… >> provò a chiamarlo.

<< Solo un attimo, ho finito! >>

<< No, Nic, non è quello! Dico, forse è meglio se mi alzo! >>

<< Non preoccuparti, ho fatto! >>

Cliccò per l’ultima volta e sospirò di sollievo.

A Cesare venne un nodo allo stomaco nel vedere Nicolas portarsi indietro, alzando le braccia per stirarsi.

<< Aaah, finalmente è fatta! >> rideva << Abbiamo il video per giovedì! >>

Tonno e Nelson gli fecero un falsissimo applauso, complimentandosi per il tempo che era stato in grado di perdere su un video di appena mezz’ora, e… Beh, il povero Cesare stava morendo dentro, vittima di quegli sguardi minacciosi di una fine lenta e dolorosa.

Non si sentì al sicuro nemmeno quando Nicolas si alzò e corse a far vedere a Dario i frutti del suo lavoro.

 

Quella situazione andò avanti per qualche giorno. Cesare misurava le attenzioni da dare a Nicolas, anche quando si ritrovavano da soli e il più piccolo cercava un qualsiasi contatto fisico o affettuoso.

Era difficile, Nic gli girava sempre attorno, alla ricerca di attenzioni, abituato ad essere quotidianamente coccolato da lui, cosa che per discrezione si limitava a fare con Dario.

Era davvero faticoso, ma se ripensava all’espressione inquietante del collega, e a come si sentisse costantemente in pericolo, la fatica diventava l’ultimo dei suoi problemi.

<< Ti vuoi riattivare, Cesare? >>

Un pugno ben assestato gli arrivò sulla spalla facendolo gridare dal dolore e tirare le peggio bestemmie contro un basito Tonno, e un povero Nelson che non aveva fatto nulla, se non trovarsi lì in quel momento.

Si sentì una merda, poco dopo, per aver dato di matto contro i suoi amici, senza alcun motivo. Aveva perfino fatto saltare una giornata di riprese quel giorno.

No, non poteva andare avanti così, doveva trovare il modo per convincere Dario di non avere alcun interesse nei confronti di Nicolas.

Anche perché era vero, Nicolas era suo amico da quando avevano quindici anni, erano come fratellini, quale interesse poteva nutrire per lui?

D’accordo, aveva lasciato Sofia inventandosi di essere diventato omosessuale e di averla tradita con Nic, bugia alla quale l’interessato si era volentieri prestato, sotto ricompensa. Però, quello non significava nulla.

Come non significava nulla il fatto che, in fondo, qualche tendenza omosessuale avesse scoperto di averla davvero.

Perché non aveva risposto a Dario al momento giusto?

“Forse perché mi guardava come se non vedesse l’ora di farmi fuori!” pensò.

A chiunque sarebbero morte le parole in bocca al suo posto.

Come poteva fare?

Parlare non sarebbe servito a molto, ci voleva qualcosa di forte, tangibile. Qualcosa in grado di chiarire qualsiasi dubbio.

Era, forse, arrivato il momento di cercarsi un’altra ragazza?

Oddio no, non si ricordava nemmeno come si facesse ad approcciare con l’altro sesso.

Questo perché aveva fatto l’errore di rimanere con la stessa persona per dieci anni, dall’età adolescenziale.

Beh, fino a pochi mesi addietro non lo avrebbe considerato un errore, Sofia gli piaceva, però, secondo lui, erano arrivati ad un punto morto da cui non si poteva ricominciare. A lei stava bene, ma a lui no.

Va bene, BASTA. Non era quello il punto.

Aveva bisogno di fare qualcosa che convincesse Dario a non architettare il suo omicidio, così da preservare le sue giornate e i suoi sonni futuri.

Ci rimuginò per un po’, senza trovare altra soluzione se non domandare a qualcuno.

Il ché significava, purtroppo, rivelare la relazione tra Dario e Nic, così decise di rivolgersi alla persona più fidata della Valle Spaziale.

Colui che era tanto saggio da avere la risposta giusta e la discrezione di non far trapelare nulla.

<< Ecco a te, Frank! Sono nelle tue mani! >> disse, sistemando un cuscino alle spalle dell’altro e passandogli il suo caffè preferito.

<< Cesare, non c’è bisogno di trattarmi come un anziano se vuoi soltanto un consiglio! >>

<< Lascia fare! Sei il Profeta, vai trattato con la massima cura! >>

<< Boh, ok! Mi sistemeresti il cuscino? >>

<< Certo! >> si affrettò a metterlo a suo agio.

Fece il giro per vedere se fosse comodo, e poi gli si inginocchiò di fronte, in attesa.

Frank bevve un sorso di caffè e l’espressione di disgusto che assunse il suo volto la disse lunga su quanto Cesare ne sapesse dei gusti del Profeta.

<< Bene, la situazione è parecchio complessa! >> asserì << Sapevo già della relazione tra da Dario e Nic, me lo ha detto Nic stesso il giorno in cui si sono messi assieme! >>

<< Ah, meglio! Mi sento meno in colpa! >>

<< Questo non ti discolpa dal fatto che saresti stato disposto a tradire i tuoi amici, rivelando il loro segreto! >>

Cesare si sentì nuovamente una merda (capitava spesso ultimamente) nel giro di pochi secondi.

Ma chiedere al Profeta significava anche quello, perciò, avrebbe sopportato.

<< Comunque, la questione è un’altra! Vuoi convincere Dario di non avere alcun interesse per Nic, e per questo hai pensato di avere una nuova relazione? >>

<< Ecco, è che non voglio una nuova relazione, non ora almeno! Non so nemmeno come si faccia, ormai, ad avere una relazione occasionale! >>

<< Mh, capisco! In questo caso, posso suggerire di cercare qualcuno con cui metterti d’accordo, farti vedere da Dario due o tre volte, e risolvere ogni problema! >>

<< E a chi posso rivolgermi? >>

Non gli andava di pagare ancora qualcuno per fare finta di stare con lui.

<< Nelson e Tonno sanno già tutto su Dario e Nic, puoi domandare a loro! Ti suggerisco, comunque, di pagargli da mangiare per sdebitarti! >>

<< Ah… >>

Aspetta.

<< Io ero l’unico a non sapere nulla di quei due? >>

<< Sei il più distratto, non c’è da stupirsi! >>

<< Ma… Frank! Dario mi ha detto di non dirvi nulla! >>

<< Ovviamente, non sanno che lo sappiamo tutti! Gli stiamo lasciando i loro tempi, come farebbero dei veri amici! >>

Cesare si tirò su con uno scatto andando a baciare la fronte del Profeta, che si dimenò per lo spavento, tanto da rischiare di perdere l’equilibrio e cascare dalla sedia.

<< Tu sei un fottutissimo genio! >> gli urlò prima di dileguarsi.

E Frank rimase lì, solo, con il suo cuscino sgualcito e un caffè imbevibile in mano. 

 

CONTINUA...

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Capitolo 2
*** Capitolo 2: "Momenti inopportuni" ***


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Capitolo 2:
 


Cesare sapeva di non essersi comportato bene nei confronti degli altri componenti della Valle in quei giorni, ma aveva bisogno del loro aiuto, e ne andava anche della serenità collettiva.

Si preparò un discorso, giusto per non rimanere senza nulla da dire, in ogni caso, e si fece coraggio.

<< Ho bisogno che uno di voi faccia finta di stare con me, così da convincere Dario a smettere di starmi addosso, e capisca il mio totale disinteresse per Nic! >>

Le facce scioccate con cui lo guardarono Nelson e Tonno gli smorzarono tutto il coraggio acquisito nelle ore precedenti.

Insomma, gli stava chiedendo di fingere, non comprendeva perché fossero così sconcertati.

<< Stai dicendo sul serio? >> gli domandò Tonno, poco convinto.

Pensava fosse uno scherzo.

E se non era uno scherzo, la situazione stava prendendo una piega molto strana.

<< Certo che sto dicendo sul serio! Rega, lo so, sono stato una merda ultimamente, però aiutatemi, per favore! >> li supplicò << Non so cosa fare! >>

<< Quindi… è per questo che non ci sei con la testa ultimamente? >> chiese Nelson, titubante.

Alla sua risposta affermativa, i due si guardarono, domandandosi sul da farsi.

Avrebbero entrambi aiutato Cesare senza pensarci due volte, il tutto stava nel: Chi dei due sarebbe stato disposto a spingersi più lontano, nonostante si trattasse di finzione?

Per quanto la loro apertura mentale fosse ampia, gli era stato chiesto di mostrarsi in atteggiamenti confidenziali, intimi, comprese carezze e baci, anche se, questi ultimi, occasionalmente o in caso di estrema necessità.

<< Ti voglio bene, Cesare, lo sai, ma se c’è uno che non bacerei mai all’interno della Valle sei tu! >> disse Tonno tirandosi indietro.

<< Lo so, anche a me fa rabbrividire l’idea, però sono al limite, ve l’ho detto! >>

Era tutto nelle mani di Nelson.

L’interessato sembrò pensarci un po’ prima di rispondere.

<< Fammi capire, non durerà più di qualche settimana, giusto? >>

<< Si, e non dovremo “dare spettacolo” tutti i giorni! Quanto basta per far stare tranquillo Dario! >>

<< E io cosa ci guadagno? >>

<< Cucinerò per te tutti i giorni, ti porterò la colazione e il pranzo in studio! E se tutto fila liscio, ogni tanto, ti porterò fuori a cena! >>

<< Beh, in questo caso… >>

Cesare sorrise, vittorioso. Convincere Nelson a fare qualcosa non era mai stato difficile, soprattutto per lui che conosceva alla perfezione i suoi gusti, e sapeva quanto all’altro piacesse la sua cucina.

<< Nelson, hai una ragazza con cui convivi, te lo sei dimenticato? >> lo canzonò Tonno, guardandoli male entrambi.

In quel momento Nelson si rabbuiò.

Da un po’ le cose non andavano bene con Beatrice. Passavano la maggior parte del tempo a litigare su come lui impiegasse costantemente le energie a inseguire i suoi progetti, senza lasciare spazio alla loro relazione.

Almeno, Nelson ne parlava così ai più, ma la ragione principale per cui litigavano era dovuta al suo sempre più evidente disinteresse nei confronti della ragazza, ormai, stanca di essere messa da parte senza un minimo di riguardo.

E lui le dava ragione, perché sapeva di essere un egoista per natura, non lo aveva mai negato.

Si stufava delle persone, specie se, a lungo andare, si rendeva conto di non poter più provare o fare qualcosa di nuovo.

Era il suo difetto peggiore.

Beatrice lo aveva capito immediatamente, infatti, ci mise ben un anno e mezzo a mettersi con lui, consapevole che se avesse ceduto subito, Nelson si sarebbe stufato di lei in tempo zero.

Peccato si fosse stufato lo stesso, dopo due anni. Comunque, più tardi di quanto si potesse immaginare, e per fortuna, prima di compiere qualsiasi passo successivo alla convivenza.

<< Lascia perdere! >>

Sapeva quanto Tonno non condividesse il suo modo di fare, e per quello si limitò ad un’indifferente alzata di spalle.

Da parte sua, Cesare, conosceva la situazione in cui si trovava Nelson, e di come fosse ai ferri corti con Beatrice, perciò non si fece problemi a chiedergli aiuto.

<< Ci sto! >>

 

Il piano di Cesare era abbastanza semplice. Lui e Nelson avrebbero iniziato a stare più vicini del solito, i primi giorni, poi sarebbe stato tutto un crescendo, fino al farsi “beccare” da Dario a scambiarsi effusioni o poco prima di accingersi a darci dentro.

Era un piano perfetto, non c’era possibilità di fallimento.

<< Per me è una stronzata, e anche bella grossa! >> borbottò Tonno vedendo Cesare accarezzare i capelli di Nelson e sedersi al suo fianco.

Ma, a discapito suo, Tonno sembrò sbagliarsi.

Dario e Nicolas notarono presto come Cesare e Nelson passassero più tempo assieme, cercando di rimanere soli, e quanto il primo fosse premuroso nei confronti dell’altro, portandogli la colazione in studio e cibo sano a pranzo.

<< Mi hai portato solo l’insalata? Cesi, fai sul serio? >> si lamentava Nelson guardando il suo contenitore.

<< Ti ho portato anche i tortellini, non temere! >> rispose posandogli davanti il piatto << Pozzo senza fondo! >>

Nelson sorrise quando Cesare gli afferrò il volto, avvicinandolo, e lasciandogli un bacio sulla guancia, prima di tornare a fare le foto nel salotto.

Con il passare dei giorni, Nelson sembrava diventare più solare, tutti avrebbero affermato di vederlo sorridere più spesso e lavorare con grande entusiasmo, cosa che non faceva da un po’, ormai.

Agli occhi di amici, colleghi, e fan, non sfuggì l’affiatamento crescente tra lui e Cesare. In un mese erano passati facilmente dalla semplice vicinanza, allo sfiorarsi “per caso”, al toccarsi e accarezzarsi in qualsiasi occasione. Anche durante le riprese capitava che si prendessero la mano o uno dei due accoccolasse all’altro.

Stava diventando un’abitudine.

Una piacevole abitudine.

<< Hai visto la faccia di Nic quando ti ho dato quella sculacciata? >> rideva Cesare, seduto sul divano, godendosi le mani di Nelson tra i capelli.

<< Già! >> rispose.

Nelson si trovava in piedi, di fronte al divano, contento di quella situazione, e di come Cesare gli stesse stringendo le braccia attorno alla vita, per avvicinarlo, e poggiargli la testa all’altezza dello stomaco.

Sembravano davvero una coppia.

Ma l’entusiasmo di Nelson si smorzò vedendo Dario passare alle sue spalle.

“È solo scena!” si disse, sorridendo amaramente e abbassando lo sguardo sull’altro, senza smettere di accarezzarlo.

Era solo scena la loro, anche se, ogni tanto, tendeva a dimenticarlo, e tornato a casa, le attenzioni di Cesare gli mancavano fin troppo.

Stava per cascarci?

Stava per cascarci, si, e il fatto che la richiesta di passare al “livello successivo”, ovvero, il farsi beccare in momenti inopportuni, non fosse stata formulata a dovere, mise un inconsapevole Nelson nell’imbarazzante condizione di trovarsi a cavalcioni sul bacino di Cesare, e a dimenarsi su questo per cercare di sfuggirgli, con il solo risultato di eccitarsi come non gli succedeva da mesi.

Quel giorno dovette per forza chiudersi nel bagno dello studio e rimediare a quel fastidio prima che qualcuno se ne accorgesse.

“Vaffanculo, Cesare! Vaffanculo!” imprecò mentalmente.

Ci stava cascando con il cuore, ma soprattutto con il corpo.

Tuttavia, quel giorno, Nelson non si rese conto di non essere l’unico a dover nascondere un’evidente eccitazione agli occhi degli altri. 
 

CONTINUA...

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3: Spingersi oltre ***


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Capitolo 3:

 

Ce l’aveva fatta, questo pensava Cesare mentre sentiva Dario ridere con Nicolas alle sue spalle e a quelle di Nelson.

Era riuscito a farsi vedere e sentire dal più alto, o meglio, Nelson si era fatto sentire nel momento in cui lo aveva preso di sorpresa, tirandoselo addosso, per gettarsi di peso sul divano dell’ingresso.
D’accordo, forse avrebbe dovuto avvisarlo, ma sapeva quanto Nelson tendesse ad agitarsi quando veniva colto di sorpresa, e a lui serviva una reazione vera.

Infatti, quelle urla raggiunsero i suoi timpani e, sicuramente, quelli di tutta Bologna.

Il problema? Non aveva previsto di sentirlo muoversi su di sé, di percepire il contatto con la sua l’intimità, anche se attraverso la stoffa dei vestiti.

Cesare si era eccitato, lo ammise senza vergogna.

Era da un po’ di tempo che a certe cose pensava da solo. Gli mancava il sesso, terribilmente,

il suo corpo era diventato un concentrato di energia accumulata e repressa.

Ogni tanto, domandava a suo fratello Claudio come facesse a non diventare pazzo, essendo lui in grado di astenersi dal sesso anche per anni.

<< Io so mantenere il giusto autocontrollo e tu sei un porco! Ecco tutto! >> gli rispondeva con il solito tono arrogante da “so tutto io”.

Per quanto Cesare lo odiasse, non aveva tutti i torti, perché per quello stesso motivo, successivamente, fece la cazzata più grande che potesse fare.

In balìa dei suoi istinti, senza darsi un freno, si spinse troppo oltre.

<< Che fai, Nelsi? >> gli domandò, abbracciandolo alle spalle, quando lo vide seduto al tavolo di registrazione a fissare il cellulare.

<< Niente, sto aggiornando l’agenda! >>

<< Mh… >>

Stettero così qualche minuto, godendosi la reciproca vicinanza.

L’intenzione di Cesare era quella di attendere l’inizio delle riprese, ma l’occhio gli cadde sulla scollatura del maglione di Nelson, tanto larga da lasciargli il collo e parte della clavicola in bella vista.

Si scoprì tremendamente attratto da quella parte del corpo del suo collega, e senza pensarci, vi si immerse con il volto, respirandone l’odore.

Gli piaceva da morire.

Com’era possibile?

<< Cesi? >> lo chiamò l’altro, confuso nel percepirlo così vicino senza preavviso.

Privandosi di ogni limite, Cesare cedette all’istinto e prese a lasciargli una serie di baci roventi, risalendogli il collo, con la lingua appena protesa ad assaporare la pelle morbida.

<< Cesare, cosa...? >>

<< Shh! >>

Nelson sospirò, cercando di tirarsi indietro, senza riuscirci, incastrato tra quelle forti braccia.

<< Ce… Cesi, fermati! >> lottò con tutto se stesso per trattenere qualsiasi suono potesse uscirgli dalla bocca.

Il collo era una zona maledettamente sensibile per lui, avrebbe dovuto metterlo in chiaro, ma come poteva prevedere di incappare in una situazione del genere?

Doveva essere solo finzione la loro.

Nel frattempo, Cesare sembrava non sentirlo. Continuava a lasciare baci, a respirare, ad assaggiare, quella pelle sensibile, avendoci realmente preso gusto, e tenendo Nelson bloccato per impedirgli qualsiasi movimento, come un predatore affamato.

Il povero ragazzo, da preda, faticava a trattenersi dal gemere senza ritegno. Volgeva lo sguardo verso l’alto, pregando il suo predatore di smetterla prima che qualcuno li vedesse.

Prima di farlo impazzire.

Non poté trattenere un gemito di dolore sentendo i denti affondare nella carne, con prepotenza, senza chiedere alcun permesso.

Quello stesso gemito che uscì dalle labbra di Nelson riportò Cesare alla realtà, ed entrambi capirono di doverci dare sul serio un taglio, o si sarebbero spinti davvero troppo oltre.

Si guardarono imbarazzati, a corto di fiato, con gli occhi lucidi e pieni di perché a cui nessuno dei due avrebbe saputo dare risposta, finché Cesare non decise di allontanarsi sussurrando uno: << Scusa! >> appena percettibile.

Nelson si poggiò con i gomiti al tavolo, tenendosi la testa tra le mani.

Fece scivolare delicatamente le dita sul punto in cui Cesare lo aveva morso, sobbalzando dal dolore improvviso. Di sicuro, gli aveva lasciato un segno.

“Perché? Dannazione, perché?” si domandò, cercando di riprendere fiato.

Strinse gli occhi, facendo scendere la mano al cavallo dei jeans, imponendosi di riportare il suo corpo ad una temperatura normale.

Era troppo.

Da quel momento decisero di sospendere il loro piano per po’, a data da destinarsi.

Quei giorni di estrema vicinanza dovevano averli confusi e acceso in loro il desiderio di qualcosa che ad entrambi mancava da tempo.

Diciamocela la tutta, se non si fossero trovati in studio, quanto lontani si sarebbero spinti?

Perché, dolore a parte, a Nelson era piaciuto.

Sarebbe andato oltre, se solo… Beh, sarebbe andato oltre, non poteva negarlo.

Non c’era nulla di male, Nelson ne era consapevole, ma per quanto lo riguardasse, si era sempre dichiarato eterosessuale.

Aveva sperimentato qualcosa di nuovo con Cesare, e fottutamente eccitante.

Il suo corpo non aveva mai reagito in quella maniera ai tocchi di Beatrice, ne ai tocchi di nessuna ragazza.

Poteva anche trattarsi di una reazione alla mancanza di una sana scopata, sia per lui che per Cesare, anche se qualcosa gli diceva di non cercare scuse e affrontare la realtà.

<< Tutto ok, Nelson? >>

Nelson quasi saltò sul posto ritrovandosi la bacchetta di Frank puntata sul naso.

<< Ti vedo giù di morale, problemi con Cesare? >> domandò.

<< Nulla di serio! Abbiamo deciso di sospendere la missione per un po’, almeno fino a quando Dario non ricomincerà a sospettare di lui! >>

<< Capisco! >> continuò, agitando la sua bacchetta << Sei giù di morale per quello, quindi! >>

<< Cosa…? No, non sono giù di morale, Frank! Smettila! >>

In un certo senso, era anche colpa di Frank se si trovava in quella situazione. Era stato lui a suggerire a Cesare di inscenare quella finta relazione con lui, o con Tonno, e ad innescare qualcosa che non andava assolutamente innescato.

 

Fu difficile per Nelson e anche per Cesare lavorare e registrare le puntate da far uscire nelle settimane successive.

Avevano ripreso subito a parlare, a fare battute, ovviamente, per forza di cose, ma mancavano i gesti diventati abituali in quei giorni strani e belli di vicinanza.

Cesare non portava più da mangiare a Nelson, limitandosi a portare il proprio, e al massimo a domandargli se volesse assaggiare. Niente di più.

<< Cos’è questo? >> domandò Nicolas curioso, indicando il pranzo di Cesare.

<< Pollo in agrodolce, l’ho preparato ieri sera! >>

<< Io faccio fatica a preparare un paio di panini, e tu porti il pollo in agrodolce! >> sbuffò contrariato guardando i suoi contenitori.

<< Sei bravo a fare tante altre cose! >> sorrise allungando una mano per fargli il solletico.

Nicolas rise di gusto fino al momento in cui non vide Dario rientrare in studio, seguito da un annoiato Tonno.

<< Dario, ho portato i panini! >> urlò, trotterellando verso il fidanzato con il sacchetto in mano.

<< Ah, grazie! Proprio oggi avevo dimenticato il pranzo! >>

<< Ehh, se non ci sono io a nutrirti, chi c’è? >> gongolò il più piccolo, trascinandolo verso il tavolo delle riunioni << E c’è anche una sorpresa! >>

Dario guardò compiaciuto la bottiglia di vino rosso poggiata vicino al suo Mac.

<< Quanto è costata? >> chiese con un sorriso malizioso.

<< Dodici euro! >> rispose Nicolas con altrettanta malizia << Ti ho pensato non appena ho visto il prezzo! >>

Risero e si sedettero per pranzare assieme, mentre dall’altra parte dello studio, Cesare li guardava con una nota di invidia, spostando poi lo sguardo su Nelson, impegnato nell’ardua impresa di aprire un panino duro come la roccia, avvolto dalla sua enorme sciarpa viola.

<< Cos’è successo, Cesare? Vi siete stancati di fare la coppietta? >> sghignazzò Tonno, sedendosi al suo fianco.

<< Dario non mi sta addosso come prima, perciò, abbiamo deciso di prenderci una pausa! >>

<< Mh, non avevo ancora appreso di storie più corte delle mie! >> mandò giù un boccone di pizza avanzata dalle ultime puntate registrate << Mi sorprendete sempre! >>

<< Non era una storia, era solo una messa in scena! >>

<< Ma cos’è successo? Sembravate, comunque, andare parecchio d’accordo! >>

<< Lascia stare, non vuoi saperlo davvero cosa è successo! >> sbuffò Cesare poggiandosi allo schienale del divano.

Con una premessa del genere, invece, Tonno voleva saperlo, eccome.

<< Andiamo sputa il rospo, sono curioso! Che c’è? Qualcuno dei due ha allungato troppo le mani? >> rise stuzzicandolo.

Ma la sua risata durò poco, rendendosi conto, dallo sguardo serio dell’altro, di non essere andato troppo lontano dalla verità.

<< Cesare, cosa stai...? >> lo guardò incredulo.

Tonno li conosceva da una vita, e mai, mai li aveva visti toccarsi più del necessario, a parte in quei giorni di messa in scena in cui, si presupponeva, stessero fingendo.

<< È colpa mia! >> disse Cesare, affrettandosi a prendersi ogni responsabilità << Io… io non sono stato in grado di trattenermi! Ce l’avevo tra le braccia mentre gemeva eccitato, e io non scopo da troppo per non… >>

<< Cosa cazzo gli hai fatto? >>

Cesare percepì il tono duro e minaccioso con cui gli era stata rivolta quella domanda.

Sapeva che Tonno non conosceva limiti quando si trattava di difendere e proteggere Nelson, più di quanto avrebbe difeso lui, e se avesse confessato di avergli fatto del male, era pronto a ritrovarsi la testa staccata dal collo prima di accorgersene.

<< Mi sono fermato in tempo, te lo giuro! >>

<< Cesare, ti avverto, se vengo a sapere che gli hai fatto qualcosa senza il suo consenso, dovrai sparire da Bologna per non farti trovare da me! >>

“Perfetto!” pensò Cesare tra sé e sé. Prima era Dario ad avercela con lui, poi Nelson, giustamente, doveva aggiungere anche Tonno alla lista?

Se lo avesse raccontato in giro, nessuno ci avrebbe creduto.

Quasi quasi, pensava di prendersi del tempo anche da Space Valley. Iniziava a sentirsi un pesce fuor d’acqua, come un elemento di disturbo, all’interno di quello strano gruppo in cui si amava tanto e, forse, troppo.

Ma se si fosse chiamato fuori, sicuramente, quello a starci peggio sarebbe stato proprio Nelson, e per quanto si sentisse un pesce fuor d’acqua, quello strano gruppo aveva insegnato ad amare troppo anche a lui.

Non poteva fargli più male di quanto gliene avesse fatto già. Semplicemente, non poteva e non voleva.

Per queste ragioni decise di parlare con Nelson, una volta per tutte, così da mettere una pietra sopra a quella storia assurda. Si sarebbe scusato e avrebbero risolto.

O, almeno, lo sperava.

<< E comunque, lo avevo detto che non era una buona idea! Ogni tanto dovreste ascoltarmi! >>

Con quelle parole di incoraggiamento da parte di Tonno, Cesare si decise a trattenere Nelson in studio, dopo aver salutato il resto della Valle, con la stupida scusa di non riuscire a salvare un montaggio.

<< Ecco, dovevi soltanto sbloccare la clip! >>disse Nelson indicando lo schermo.

<< Grazie, sei un grande! >>

<< Beh, allora io vado! Ci vediam… >>

<< Nels, aspetta! >> lo chiamò << Siediti qui, vicino a me! >>

<< Perché? >>

<< Parliamo un po’, ti va? >>

Nelson era nervoso, lo si poteva vedere da qualsiasi punto di vista, ma non lo era per paura, come sospettava Cesare, lo era perché si trovavano da soli dopo tanti giorni di lontananza.

E l’ultima volta in cui erano rimasti da soli stavano per superare un limite da non superare.

<< D’accordo, però facciamo in fretta! >>

Si sedettero l’uno di fronte all’altro, poggiati a quel tavolo che aveva accompagnato tante e tante delle loro riprese nell’ultimo anno e mezzo. Testimone di risate, momenti esilaranti, epici, e ambigui, ed anche di litigate, discussioni, e momenti no di ogni membro della Valle.

<< Ti chiedo scusa, intanto! >> iniziò a parlare Cesare, quando prese coraggio << Quando ti ho… Beh, quando ho fatto quello che ho fatto, mi sarei dovuto fermare non appena me lo hai chiesto, però, ho fatto di testa mia! Mi dispiace, davvero! >>

<< Non preoccuparti! >>

Il sospiro di Nelson riempì il silenzio e lo spazio tra loro, facendo tornare in mente a Cesare quel gemito, conseguenza del suo morso su quella pelle sensibile, ancora arrossata, che si intravedeva sotto alla sciarpa, e su cui avrebbe volentieri lasciato altri morsi, se soltanto avesse potuto.

“Dio, no! Non posso pensarci adesso!” si disse coprendosi gli occhi con la mano, mentre Nelson, come se avesse intuito i suoi pensieri, distolse lo sguardo con imbarazzo, nascondendo il collo all’interno della stoffa.

In che situazione si erano andati a cacciare?

<< È meglio se vado! >>

Nelson si alzò velocemente, senza neanche indossare il giubbotto, però Cesare fu più veloce, andandogli a sbarrare la strada verso l’uscita.

<< Non abbiamo ancora finito di parlare! >>

<< Di che cazzo vuoi parlare? >> sbottò << Non lo capisci cosa sta succedendo? Dobbiamo fare tutto, tranne stare vicini! >>

<< Lo sto capendo meglio di te, per questo voglio metterci una pietra sopra prima di fare cazzate! >>

<< E allora, va bene! Smettiamola, mettiamoci questa dannata pietra sopra, perché non possiamo… >>

<< Cosa, non possiamo? >>

Cesare percepì una morsa allo stomaco nel sentire la mano di Nelson poggiarsi al suo torace, anche se per tentare di spingerlo via.

<< Questo! Questo, non possiamo! >> rispose << Cazzo Cesare, non lo senti quanto ti batte forte il cuore? >>

Lo sentiva, ma non poteva farci nulla. Era di nuovo preda dei suoi istinti e delle sue voglie insoddisfatte da troppo tempo.

Non ce la faceva, non poteva controllare il suo corpo.

Non in quelle condizioni.

<< Mi dispiace! >>

<< Sei… un idiota! >>

Un sussurro dettato dalla frustrazione.

La fronte di Nelson si poggiò a quella di Cesare e la mano, che prima tentava di spingerlo via, strinse la sua maglia per avvicinarlo.

<< Cosa vuoi? >>

<< Nelson… >>

<< Cosa vuoi? >> insistette << Hai soltanto voglia di scopare? >>

<< Io… Non lo so! >>

<< Siamo in questa situazione soltanto perché hai voglia di scopare, o c'è dell’altro? >>

<< Perché, c'è dell’altro? >>

Il tono incalzante di Cesare, e lo sguardo con cui gli fissava le labbra, smorzò il coraggio di Nelson, non tanto, però, da farlo allontanare.

Rimasero fermi a fissarsi ad una distanza fin troppo ravvicinata, per un tempo a loro infinito. Ogni tanto sembravano tentare di avvicinarsi di più l’uno all’altro, eppure, c’era costantemente qualcosa a frenarli.

Sapevano entrambi di essere vicini ad un punto di non ritorno.

Avevano paura. Erano spaventati a morte da cosa potesse riservare loro il futuro.

Erano lì, fronte contro fronte ad aspettare.

Ad aspettarsi.

Perché se solo uno di loro avesse preso il giusto coraggio, l’altro lo avrebbe seguito, gettandosi alle spalle ogni dubbio.

Ma rimanevano a guardarsi, come in un limbo, a domandarsi se ne valesse la pena.

CONTINUA...

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Capitolo 4
*** Capitolo 4: Mi piace ***


WE


Capitolo 4: 

 

<< Cosa vuoi? >>

<< Nelson… >>

<< Cosa vuoi? Hai soltanto voglia di scopare? >>

<< Non lo so! >>

<< Siamo in questa situazione soltanto perché hai voglia di scopare, o c’è dell’altro? >>

<< Perché, cè dell’altro? >>


 

<< Bea, ti devo parlare! >>

Beatrice alzò lo sguardo dallo schermo del cellulare per puntarlo sul fidanzato.

<< Dimmi! >> sospirò << Hai qualche altra scusa per non passare la sera assieme? >>

Anche Nelson sospirò, ma la ragazza non si sentì in colpa.

Voleva che stesse male, almeno, la metà di quanto stava male lei.

Per tutte le giornate passate in solitudine ad aspettarlo, per le uscite con le amiche a cui aveva rinunciato pur di passare qualche ora con lui, e venire facilmente sostituita da una partita alla play con gli amici.

Gli stessi con cui usciva a fare baldoria la notte, senza curarsi di come lei si fosse fatta bella unicamente per farlo felice.

Per quei suoi bellissimi sorrisi non rivolti a lei.

Per la rabbia trattenuta le mattine in cui si svegliava senza sapere dove si fosse cacciato, senza un avviso, senza un messaggio, un post-it, o una chiamata, e lo vedeva rientrare la sera, sereno come non lo era mai quando stavano assieme.

Raggiunse il limite alla vista dell’evidente livido violaceo sul suo collo, e di come lui non tentasse nemmeno di nasconderglielo, perché indifferente ad ogni sua opinione.

Beatrice non aveva mai realmente detestato nessuno in tutta la sua vita, la gelosia non sapeva neanche cosa fosse prima di amare Nelson.

Non aveva mai urlato e pianto per qualcuno.

Non sapeva cosa significasse non sentirsi abbastanza.

Eppure, anni addietro, lo aveva intuito che non sarebbe durata a lungo. Nelson non era in grado di legarsi davvero a qualcuno, a parte quelle poche persone di cui si circondava e con cui si sentiva realmente al sicuro.

Lo sapeva, Beatrice, di aver dato il via ad un conto alla rovescia accettando di stare con lui.

<< Non possiamo continuare così! >>

<< Ci lasciamo quindi? >>

Nelson annuì.

<< D’accordo! >>

Il conto alla rovescia era terminato da tempo.

 

<< Nelson, cosa fai qui? >>

Nicolas guardò curioso il ragazzo fermo all’entrata di casa sua.

Era palesemente stato colto nella fase REM, però non gli impedì di entrare, intuendo che fosse successo qualcosa al suo amico. Non fece una piega quando Dario scese dalla sua stanza, pochi secondi dopo, salutando Nelson con uno sbadiglio e domandando se potesse avere un caffè.

<< Come mai da queste parti? >>

<< Non sapevo dove andare! >>

A quella risposta Dario e Nicolas si guardarono confusi.

Nelson era solito recarsi a casa di Cesare o di Tonno quando qualcosa andava storto nella sua vita, lo sapevano entrambi, perciò, nessuno dei due si trovò preparato a quella situazione.

<< Ho lasciato Beatrice! >> sospirò.

<< Beh, era ora, no? >> disse Nicolas versando il caffè in tre bicchierini << Tu e Cesare potrete fare coppia fissa, finalmente! >>

Il silenzio scese nuovamente nella cucina di casa Paruolo, mettendo a disagio il padrone di casa e fidanzato.

In verità, avevano notato come Cesare e Nelson si fossero allontanati in quei giorni, ma pensarono a un qualche litigio, o un tentativo di mantenere una certa discrezione, dopo essere quasi stati beccati a darci dentro.

Però, in quel momento, proprio non capivano cosa stesse accadendo. Gli stava sfuggendo qualcosa o era Nelson a non mettere le cose chiaro.

Fu Dario a prendere l’iniziativa, andando a recuperare la sambuca nascosta in credenza e portando a Nelson il suo caffè corretto, sotto allo sguardo perplesso del più piccolo.

<< Dai amico! Se vuoi dirci qualcosa, noi siamo qui! >> si sedette vicino a lui.

Per quanto non fosse un fan dell’alcool, Nelson accettò volentieri quel caffè, trovando il coraggio di tirare fuori ciò che aveva da dire.

<< Io e Cesare abbiamo inscenato tutto per non farti insospettire di lui, Dario! >> confessò << Voleva darti prova di non avere interesse per Nicolas, e poi… beh… >>

Dario inarcò un sopracciglio, più confuso di prima, mentre Nicolas si portò una mano alla fronte con esasperazione, capendo perfettamente dove il discorso sarebbe andato a parare.

Era anche grazie a Nelson e a Cesare se loro avevano trovato il coraggio di confessare, una volta per tutte, di avere una relazione da tempo, tuttavia, non avrebbero mai immaginato che quei due stessero fingendo.

<< Mi sembrava, in effetti, una cosa saltata fuori fin troppo all’improvviso! >> parlò Dario, vedendosi immediatamente additato dal fidanzato.

<< Te lo avevo detto di non fare terrorismo psicologico sugli altri! Perché non mi ascolti mai? >>

<< Non ho fatto nessun terrorismo psicologico! >>

<< Se non lo avessi fatto, e avessi avuto un minimo di fiducia in più nei tuoi amici, adesso non saremmo in questa situazione! >>

<< Ah, quindi è colpa mia? >>

<< Certo che è colpa tua! >>

I due si guardarono male, e quello a sentirsi a disagio, stavolta, fu Nelson.

<< Rega, non è il caso di litigar… >>

<< Ti piace Cesare, vero? >> lo interruppe Nicolas incrociando le braccia al petto << Per questo sei qui, ammettilo! >>

<< La tua delicatezza mi commuove, Nic! >>

<< Taci Dà, io e te parliamo dopo! >>

Nelson si ritrovò ad arrossire, sicuramente non per la sambuca nel caffè.

<< Sono stato sul punto di dirglielo, ieri, ma non l’ho fatto! Ho preferito allontanarmi da lui e andarmene! >>

<< Perché? Cosa vi impedisce di stare assieme? >>

Dario mise via la sambuca, impedendo a Nelson di correggere ulteriormente il suo caffè.

<< Spiegacelo da sobrio, possibilmente! >>

<< Io… mh... >> si sforzò a parlare senza balbettare per l’imbarazzo << Per Cesare è soltanto attrazione fisica! Non credo gli interessi avere altro! >>

Nicolas non riuscì a trattenersi dal ridere, dando una sonora pacca sulla spalla di un accigliato Dario.

<< Anche qui c’era soltanto voglia di scopare nell’aria, eppure siamo insieme da un anno, ormai! >>

<< Ripeto: La tua delicatezza mi commuove, Nic! >> si indispettì l’altro << E comunque, eri tu quello con la voglia di scopare, io avevo intenzioni serie fin dall’inizio! >>

<< Ne dobbiamo parlare adesso, Dà? Sul serio? >>

Dario mise su il broncio, spostando lo sguardo dalla parte opposta con un: << Non finisce qui! >>, e Nelson quasi si pentì di essersi recato a casa Paruolo alla ricerca di consigli utili.

“Dio, sembrano una coppia sposata!” pensò, ascoltando i due battibeccare ancora qualche minuto.

Però gli venne da sorridere a immaginarsi nella stessa situazione con Cesare.

Se si fossero messi assieme, anche loro avrebbero battibeccato in quella maniera? Si sarebbero tenuti la mano sotto al tavolo, anche se impegnati a discutere?

Anche a loro sarebbe venuto da ridere nel rendersi conto di star facendo la figura degli idioti davanti ai loro migliori amici?

Erano belli Dario e Nic, davvero belli. Lui e Cesare lo sarebbero stati altrettanto se avessero deciso di provarci?

 

 

 

 

Da: Beatrice
 

Hai vinto, adesso è tuo.

Prenditelo pure, ormai, si è stufato di me, non avete bisogno di nascondervi.

Ti auguro soltanto di non passare mai quello che sto passando io.

Ti auguro che non si stufi mai di te.

Cancella il mio numero, non voglio vedervi mai più.

 

 

La risata di Cesare si propagò, improvvisamente, per l’intero studio.

Sedeva ad una postazione Pc, stringendo il cellulare tra le mani, e sbellicandosi come se gli avessero appena raccontato la barzelletta più divertente del mondo.

<< Cesare, ti si sente ridere dalla strada! Cosa ti prende? >> gli domandò Tonno quando entrò in studio, trascinandosi dietro un borsone.

<< Mi piace Nelson! >> rispose tra le risate incontrollate << Sono nella merda, Tonno! >>

Il ragazzo, ancora fermo sulla soglia della porta, sospirò, e mise giù il borsone, raggiungendo il suo amico sull’orlo delle lacrime, anche se in piena crisi di ilarità.

<< Cesi… >>

<< Tu lo sai come va a finire con Nelson, a lungo andare! >> continuò, coprendosi la bocca con la mano.

Tonno era sicuramente quello che lo sapeva meglio, essendo sempre stato l’unico a criticare apertamente il superficiale comportamento tenuto da Nelson nelle sue relazioni.

Di come si comportasse consapevolmente da egoista, andando avanti con la sua vita, senza farsi alcun problema o curasi del suo prossimo.

Nelson sapeva essere spaventosamente freddo quando perdeva interesse. E Cesare non era Beatrice, non era una persona qualsiasi, lui e Nelson si conoscevano da quando erano al mondo, nessuno immaginava l’uno senza pensare all’altro.

Cesare non voleva diventare una delle tante persone di cui Nelson si sarebbe stufato.

<< Se si stufasse di me, non sarei in grado di superarla! >>

Tonno non poté fare altro, se non poggiare una mano sulla sua spalla e sedersi al suo fianco.

 

I giorni passavano e la situazione si stava facendo insostenibile, anche perché era difficile registrare le puntate con la solita spensieratezza, senza far trapelare agli occhi di tutti la sempre più crescente tensione tra Cesare e Nelson.

Per quanto Tonno e Dario si fossero impegnati a riscrivere le puntate, in modo da coinvolgere tutti e sei, i video vennero tartassati dai commenti dei fan, curiosi e preoccupati, dalla lontananza tra i due. Sia fisicamente che verbalmente.

Il culmine venne raggiunto il giorno in cui Cesare non si presentò alle riprese, dicendo di non riuscire a dormire da un po’, e Nelson passò l’intera giornata in preda all’ansia, domandando a tutti se, secondo loro, l’altro volesse abbandonare il progetto.

Per il gruppo fu abbastanza, infatti, non appena Nelson andò via, decisero di tenere una riunione straordinaria.

<< Ok, regaz! Siamo qui perché due membri della Valle, e soprattutto nostri amici, hanno bisogno di aiuto! >> disse Tonno con tono serio.

Nicolas annuì, scrivendo sul suo quadernino personale, sotto la voce: RIUNIONE.

<< Io e Dario sappiamo già qualcosa, partiamo da qui! >> continuò a scrivere, sottolineando parole a caso << Nelson teme sia solo attrazione fisica! >>

<< Mentre Cesare non vuole relazioni serie, ma mi ha confessato che gli piace Nelson! Segna, Nic… >> lo indicò Tonno, agitando la mano.

<< Lascia fare a me! >>

Nel frattempo, Dario e Frank guardavano gli altri due come si potevano guardare due poveri idioti, cosa di cui Nicolas si rese conto subito, e non mancò di sottolineare nel suo quadernino.

<< Invece di stare lì fermi come le belle statuine, fate la vostra parte! >> li canzonò << È soprattutto a causa vostra se siamo in questa situazione! >>

<< Cosa vorresti dire? >> gli agitò la bacchetta contro, Frank, quasi a sfidarlo.

<< Se tu, Nic, non girassi attorno a Cesare come un cagnolino alla ricerca di coccole, forse, avremmo evitato gran parte del problema! >> borbottò, invece, Dario, guadagnandosi un’occhiata di dissenso da parte del più piccolo.

<< Io giro attorno a chi mi pare! Non devo rendere conto a te, spilungone! >>

<< Ma sta zitto, nano da giardino! >>

<< COME CAZZO TI PERMETTI? >>

Tonno dovette spingere Frank tra i due litiganti, prima che iniziassero a lanciarsi addosso pennarelli e vari articoli di cancelleria potenzialmente pericolosi.

<< Toglimi le mani di dosso! >> si dimenò il Profeta, terrorizzato dall’idea di essere centrato da un pennarello e fare la fine del loro vecchio televisore.

Prima di ritrovarsi la bacchetta in un occhio, Tonno prese le redini di quel delirio urlando un sonoro: << SMETTETELA! >>, ottenendo così l’attenzione di tutti.

Si stupì di come avesse funzionato.

<< Ohh, possiamo tornare al motivo principale di questa riunione, per favore?! >>

Nicolas si voltò verso Dario, lanciandogli un’occhiataccia, e strappandogli dalle mani il quadernino con i suoi appunti, ridando la completa attenzione al collega.

<< Per me è una cosa inutile! >> disse Frank, sistemando la sua bacchetta all’interno della camicia << Nelson e Cesare non sono bambini, se la caveranno da soli! E poi, nel concreto, cosa potremmo fare noi? >>

<< Io suggerisco di chiuderli qui dentro fino a quando non chiariranno! >> propose Tonno, assicurandosi che Nicolas appuntasse tutto.

<< È una baggianata, non possiamo chiuderli qui dentro! Dobbiamo lavorare, e poi non c’è nulla da mangiare da settimane! >> sbuffò Dario, giusto per sottolineare la poca propensione del gruppo al fare la spesa.

<< Nic, idee? >>

<< Che ne pensate di organizzare una serata tutti assieme e poi abbandonarli al loro destino? >>

<< Questa mi piace! >>

Tonno sembrò su di giri all’idea, andando a battere il cinque ad un Nicolas altrettanto entusiasta.

L’idea di Frank, ovvero, dire semplicemente ai due di chiarirsi venne appuntata, ma praticamente inascoltata dai colleghi, che si misero subito all’opera per scrivere nella chat di gruppo.

La loro missione stava avendo inizio.

<< Tieni, offre la casa! >> disse Dario, da dietro il bancone della cucina, passando un bicchiere di vino rosso all’esasperato Profeta.
 

CONTINUA...

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Capitolo 5
*** Capitolo 5: Codardi ***


WE
 

Capitolo 5:


A Cesare non andava di trascorrere il sabato sera sui colli bolognesi, soprattutto se avrebbe dovuto farlo stando vicino a Nelson. Non dopo l’ultima discussione che avevano avuto.

Si era preso il fine settimana libero per riflettere sulla loro situazione e decidere come muoversi, vedendosi due strade aperte davanti a se: Metterci davvero una pietra sopra, oppure rischiare.

Rischiare cosa?

Tutto.

Per Cesare, Nelson valeva la sua vita di sempre, il suo lavoro, la sua vacillante salute mentale. Era il suo tutto e non lo avrebbe mai messo a rischio per la stupida mancanza di una scopata, ne per nessun’altra ragione.

L’ennesimo messaggio da parte di Tonno lo distolse dai suoi pensieri:

 

 

Da: Tonno

 

Nelson già crede che tu voglia lasciare Space Valley , non dargli altri modi per farsi divorare dall’ansia e vieni con noi stasera!

Per favore, Cesare, è importante!

 

A malincuore, Cesare accettò di uscire con i colleghi, e la stessa cosa fece Nelson, nonostante avesse capito immediatamente che ci fosse qualcosa di architettato alle loro spalle.

Entrambi passarono le ore precedenti all’incontro a pensare cosa dire all’altro per far passare la serata senza particolari problemi.

In fondo, non avevano litigato, non avevano motivo di evitarsi o non parlarsi, anzi, forse se avessero parlato sarebbe stato meglio.

O forse no.

Non lo sapevano con certezza, sapevano soltanto di non potere lasciare in sospeso per molto quella situazione.

Loro, non potevano ancora lasciarsi in sospeso.

 

Quella sera il cielo di Bologna era coperto dalle nuvole. Non c’era la pallida luce della luna ad illuminare i passi dei sei ragazzi che passeggiavano, ridendo della pessima figura fatta da Tonno con la cameriera del sushi, a cui aveva chiesto il numero, vedendosi rifiutato senza un minimo di tatto davanti all’intero locale.

Come se non bastasse, la tipa servì il conto a Dario, facendogli scivolare in mano un biglietto con tanto di occhiolino furtivo.

Non servì constatare che contenesse il suo numero, Nicolas prese il pezzetto di carta, lo ridusse il mille pezzi, e lasciò sul piattino un ulteriore biglietto riportante il messaggio: “Ritenta, sarai più fortunata. Ps: Scordati la mancia.”

<< Avrei potuto passare quel biglietto a Tonno, se Nic non lo avesse distrutto! >> rise Dario << Ve la immaginate la reazione? >>

Nicolas, stretto dal braccio del fidanzato, fece una smorfia divertita, seguito da un Frank tanto interessato alla conversazione da aprirsi una bottiglia di birra, usando l’apribottiglie appeso alle chiavi di casa.

<< Ma secondo voi, il fatto che Frank abbia un apribottiglie attaccato alle chiavi, è segno evidente di alcolismo? >> domando Cesare, cercando di stuzzicarlo e distrarsi un attimo dai suoi pensieri.

Il Profeta, poco desideroso di discutere, e spinto da infinità pietà, si scostò lasciando vuoto lo spazio tra lui e Nelson, portandoli, inevitabilmente, a guardarsi.

L’imbarazzo salì ad una velocità così elevata da fare davvero, tanta, tanta compassione al resto del gruppo.

Cesare rallentò il passo, in modo da farsi superare e affiancarsi a Tonno, ma quest’ultimo lo urtò con la spalla, riportandolo al fianco di Nelson.

<< Andiamo, non hai cinque anni! >> lo canzonò, sussurrando.

Da parte sua, Nelson non aveva parlato molto in quelle ore, limitandosi a ridere e a rispondere nel caso gli avessero chiesto qualcosa.

Cesare non capiva perché il peso di dover parlare per primo stesse ricadendo tutto su di lui.

Fece per girarsi a guardare gli altri, trovandosi, però, il nulla alle sue spalle.

Spiazzato dal non vedere nessuno, si fermò, ed istintivamente afferrò il braccio di Nelson, prima che si allontanasse.

<< Maledetti bastardi! >> ringhiò quasi, frustrato.

<< Cesare, cosa…? Dove sono tutti? >>

Anche Nelson si guardò attorno, confuso, in un primo momento, poi consapevole di averci preso quando aveva sospettato che ci fosse qualcosa di architettato alle loro spalle.

<< Lo sapevo! >> disse portandosi la mano libera a coprirsi gli occhi.

L’altra mano era impegnata ad essere stretta da un’inconsapevole Cesare, ancora troppo confuso e preso dal tramare contro i suoi amici per accorgersi di avere la mano di Nelson stretta nella sua. Però, quando se ne accorse, si affrettò a lasciarla come se si fosse appena scottato, mormorando una serie di scuse e allontanandosi di almeno due passi.

<< Adesso ti scosti? >> domandò Nelson con una nota leggermente divertita.

A sentirlo, Cesare si diede mentalmente dello stupido e coprì nuovamente la distanza che lo separava dall’altro.

Ricominciarono a camminare, consci del fatto di non essere stati abbandonati dagli altri, ma soltanto lasciati da soli per un po’. Cosa di cui avevano bisogno, e sicuramente, non avrebbero avuto il coraggio di fare tanto presto.

Questo non toglieva, comunque, che gliel’avrebbero fatta pagare prima o poi.

<< Era tutto organizzato quindi! >>

<< Ci avrei scommesso! Capisco fin da subito quando Tonno sta mentendo! >>

Nelson guardò la mano di Cesare, abbandonata lungo il fianco, desiderando di afferrarla.

Sapere di non poterlo fare gli faceva male.

<< Dove andiamo? >> domandò.

<< Dobbiamo parlare, e stavolta come si deve! >>

Stavano risalendo la stradina, diretti al punto più alto, dove si vedeva l’intera città. Anche se il luogo era abbastanza trafficato, le persone si recavano lì per stare da sole.

Andare lì era come stare soli, perché nessuno doveva essere disturbato mentre contemplava la bellezza di Bologna dall’alto, specie se di sera o di notte.

Era una regola non scritta che ogni Bolognese conosceva e rispettava al pari di un comandamento.

Quale posto migliore per mettere una pietra sopra a un qualcosa di mai iniziato?

L’intenzione di Cesare era chiara, Nelson lo seguì sentendo i battiti cardiaci accelerare, accompagnati di tanto in tanto da una fitta dolorosa.

Era un avvertimento quello, stava per rompersi.

E Cesare quei battiti poteva giurare di sentirli rimbombare forti e chiari nelle orecchie, sapendo di esserne lui la causa.

Da una parte ne era quasi lusingato, ma, dall’altra, era profondamente spaventato, tanto quanto Nelson.

Sapevano entrambi che quella sera sarebbe stata decisiva.

C’era letteralmente in gioco il loro futuro in quel momento, gli stessi futuri inesorabilmente intrecciati a quelli dei quattro ragazzi in attesa, poggiati alle loro auto parcheggiate a qualche centinaio di metri di distanza.

<< Quindi, hai lasciato Beatrice! >>

<< Te lo ha detto Nic? >>

<< Lo so e basta! >>

Si sedettero su una panchina libera, di fronte allo spettacolo della loro Bologna illuminata dalle artificiali luci serali.

C’era un silenzio che avrebbe rilassato chiunque, ma per loro quel silenzio aveva solo in serbo la minaccia di farsi sempre più pesante e oppressivo.

<< Speravo si tenesse l’appartamento, almeno mi sarei trovato un posto più economico, però ha rifiutato! >> sospirò Nelson, tenendo gli occhi sulla città << Tornerà da sua madre, probabilmente, e io… Beh, vedrò se trasferirmi per l’ennesima volta! >>

Per quanto ne poteva sapere, Nelson aveva passato l’intera esistenza a traslocare: Da prima, con sua madre, poi quando le cose non andavano bene, si trasferiva da suo padre, per poi tornare dalla madre e seguirla in un altro trasferimento in compagnia delle sorelle.

Poi era riuscito a guadagnare abbastanza da prendere una camera in affitto, la prima di una serie infinita.

Ne aveva contate undici l’ultima volta, poi chissà.

Nelson diceva sempre di aver cambiato “tanti appartamenti” e non “tante case”.

L’unica casa pensava di averla messa su con Beatrice, fino a qualche mese addietro, ma anche quella si era rivelata essere un semplice appartamento, e lasciarla non gli avrebbe procurato alcun dispiacere.

Era solo uno dei tanti appartamenti, in fondo.

<< Non potevamo più andare avanti! Non in quella maniera, io non…. >>

<< Tu ti eri stufato! >> lo interruppe Cesare, portando l’altro a voltarsi a guardarlo << Non funziona così con te di solito? >>

<< Stai per farmi la paternale? >>

<< No, sto per dirti una cosa importante e voglio che mi ascolti! >>

Anche Cesare si voltò ed entrambi si guardarono negli occhi, finalmente, dopo un tempo infinito.

<< Tra noi non può funzionare, Nelson! >>

La fitta che accompagnava i battiti del cuore di Nelson si fece terribilmente dolorosa. Sentì il suo povero organo pulsare e urlare dal dolore, sforzandosi di non esplodere e ridursi in tanti frammenti, con cui si sarebbe inevitabilmente ferito di più.

Cesare lo sentì ancora, quel rumore gli giunse alle orecchie come l’eco lontano del rumore di un bicchiere di vetro scagliato al suolo.

Nelson, però, non era fatto di vetro, lui era una roccia. E come una roccia che veniva colpita, si sarebbe crepato, ma non si sarebbe spezzato.

<< C’è troppo in ballo e nessuna certezza, lo capisci? >>

<< Questo lo sapevo già da prima! Sono stato io stesso a dirti che non possiamo, no? >> disse << Però, vorrei sapere se… >>

Cesare attese senza fargli fretta.

Non si sarebbe spezzato, è vero, però, era un momento difficile per entrambi.

<< Vorrei sapere se, anche solo per un momento, non hai finto quando avevamo messo in scena la nostra finta relazione! C’è stato almeno un instante in cui sei stato sincero? >>

Nessuno dei due distolse lo sguardo dall’altro, nemmeno la città aveva il diritto di frapporsi tra loro. Nulla ne aveva il diritto.

<< Mi stavo abituando alla situazione! Si, nell’ultimo periodo, frustrazione a parte, sono stato bene e mi piaceva preparare da mangiare anche per te! >> rispose Cesare senza riuscire a nascondere un piccolo sorriso al pensiero.

Anche Nelson sorrise.

<< Che peccato, eh? >> domando, tornando a guardare la città.

Erano semplicemente due codardi, incapaci di rischiare per tentare di essere felici.

<< Dario non ti sta più addosso! >>

<< Già, non più da settimane! >>

<< Quindi… >> la voce di Nelson si abbassò per un istante << Quindi, missione compiuta! >>

<< Missione compiuta! >>

Se ne sarebbero pentiti amaramente.

Perfino il cielo sembrò maledirli dall’alto, illuminando il paesaggio con un grosso lampo, seguito dal rimbombo di un rumoroso tuono.

Maledetti codardi che tornavano a casa, per lasciarsi con un sorriso contornato dalle espressioni amareggiate dei loro amici.

Codardi che abbandonavano la maschera sorridente, non in più in grado di reggerne il peso, quando lasciati da soli, in balìa di loro stessi.
 

CONTINUA...

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Capitolo 6
*** EPILOGO ***


WE


EPILOGO

 

Nicolas sospirava da dieci minuti dietro alla reflex, mentre cancellava e salvava le foto scattate durante la giornata.

Dario, poco distante, impegnato a sistemare il set, lo sentì.

<< Tutto bene? >> gli domandò preoccupato << Le foto non sono venute come le volevi? >>

<< Mh, no! Sono venute bene! >>

<< E allora? Che succede? >>

Le braccia di Dario circondarono le esili spalle del fidanzato, che non poté fare a meno di sorridere, abbandonandosi con la schiena al suo torace.

Nicolas amava i suoi abbracci, sprofondarci e nascondercisi dentro fino a quando voleva, senza il timore di essere infastidito o cacciato via.

Quello era il suo posto e sapeva che Dario, stando con lui, aveva accettato di essergli amico, amante, armatura, e luogo di rifugio.

<< Mi dispiace per Cesare e Nelson! >> disse << Sento di non avere fatto abbastanza per loro! >>

<< Hai fatto tutto quello che potevi fare, Nic! >>

<< Dici? >>

Il più piccolo allungò una mano per staccare la reflex dal treppiede, mostrando una foto in cui c’era un Cesare su giri, sorridente, che guardava dritto in camera, alzando la sua tazza, mentre Nelson, al suo fianco, l'osservava sottecchi, facendo finta di fare qualcosa al cellulare.

La stessa foto, scattata pochi minuti dopo, vedeva Nelson appisolato sul tavolo, sotto lo sguardo intenerito di Cesare, intento ad accarezzargli la testa.

<< Non possiamo sapere cosa succederà in futuro! >> sbuffo Dario, divertito, lasciando che l’altro girasse la macchina fotografica verso di loro per scattare un rocambolesco selfie.

Ovviamente, ne uscì uno scatto orrendo, ma... erano loro, quindi quella era una bella foto a prescindere e Nicolas l’avrebbe conservata come faceva con tutte le altre scattate in precedenza.

Quando giunse l’ora di pranzo, Cesare lasciò a Nelson un contenitore con dentro un pranzo da leccarsi i baffi, e soprattutto sano.

E Nelson sorrise, contagiando i colleghi.

<< Quindi, sei riuscito ad avere il numero di quella cameriera, Tonno? >> chiese Frank, punzecchiando il povero ragazzo con la sua inseparabile bacchetta.

<< Sei di una cattiveria immensa, lo sai? >>

Le risate si propagarono per lo studio, ed anche Nicolas riuscì a ridere di gusto.

Dario aveva ragione, non potevano sapere cosa sarebbe successo in futuro, però, sapeva che, in qualunque modo sarebbe andata, sarebbe andata bene.

E questo gli bastava. 

 

FINE.

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