Shadow of the day

di The Bride of Habaek
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Shadow of the day ***
Capitolo 2: *** Little Rose ***
Capitolo 3: *** Why didn't you tell me? ***
Capitolo 4: *** With you ***



Capitolo 1
*** Shadow of the day ***


Come back to me - Torna da me
Racconta il Maggiore Gilbert
Per salvarla son dovuto partire lasciandomi alle spalle gli affetti, il passato e il mio stesso cuore. In quell'ultima battaglia ho rischiato di perderla per sempre, essere un soldato significa porre al primo posto la propria Patria e solo al secondo l'individuo in carne ed ossa. I miei sentimenti per Violet mi hanno suggerito l'unica cosa giusta che potessi fare in quel momento: proteggerla. Non ho avuto altra scelta se non scomparire, allontanandola da me, dalla guerra ma soprattutto dalla triste mietitrice che molto probabilmente me l'avrebbe portata via per sempre e sarei morto dal dolore oltre che per il senso di colpa. Mi sono preso cura di lei quando il resto del mondo le ha voltato le spalle e l'unica cosa che desidero in questo momento è che lei sia felice, che continui a vivere, voglio che si senta libera di scegliere ciò che vuole diventare nella sua vita. Sono già trascorsi tre anni dall'ultima volta in cui abbiamo combattuto insieme, rimembro quel giorno con un velo di malinconia poiché nonostante io sia riuscito a confessarle i miei veri sentimenti alla fine sono stato costretto a sopprimerli di fronte alle sue lacrime per la mia presunta dipartita. Con il mio sacrificio sono riuscito a salvarla, Violet ora scrive delle lettere meravigliose ed ogni giorno chiedo a Claudia Hodgins, ex Tenente e compagno d'armi, di farmele leggere così da poter conoscere i suoi successi e la sua nuova vita al centro postale, distante dall'esercito. La sua apparente rinascita viene sfatata non appena ho aperto fra le mani il suo primo libro autobiografico intitolato "Come back to me", torna da me, dedicato al suo amore perduto il Maggiore Gilbert Bougainvillea. Sfogliandolo ho rivissuto ogni attimo trascorso insieme a lei, dal giorno in cui mi è stata affidata, le sue prime lettere, il giorno del Ringraziamento fino a giungere a quel dannato conflitto che ci ha divisi oscillando fra la vita e la morte. Nelle ultime pagine ho letto le righe di una donna che non si è mai arresa, che combatte ancora le sue battaglie dentro di sé. Sono le parole di una donna innamorata, almeno quanto me che continuo a farlo mentre piango come un bambino con il suo ultimo scritto fra le mani. Il libro si conclude con un "Ti Amo" e seguono delle stampe con incisa l'immagine inconfondibile di quella spilla color verde smeraldo che le regalai durante la festa del Ringraziamento, quella stessa spilla con cui si è fatta immortalare nel retro copertina, perché nella parte frontale si trova la foto delle piastrine che sono state rinvenute sul fronte di Leidenschaftlich con sopra inciso il mio nome. Vado da Claudia Hodgins con il libro di Violet fra le mani e mi sento uno straccio per aver cercato in ogni modo di reprimere quello che tutt'ora provo quando penso a lei, per aver preferito la ragione all'istinto.
"Claudia ho bisogno di parlarti..."
Affermo dopo essermi presentato a casa sua nel cuore della notte.
"Gilbert cosa ci fai qui?"
Mi chiede stropicciandosi gli occhi dal sonno.
"Sono le tre del mattino... è successo qualcosa?"
Aggiunge guardandomi con aria preoccupata.
"Ho appena finito di leggere il libro di Violet."
Rispondo nascondendo l'unico occhio superstite gonfio per il pianto oltre che per la nottata insonne.
"Tesoro, torna a letto..."
E' la voce di Cattleya.
" Cattleya lui è..."
Cerca di dire Claudia evidentemente in difficoltà.
"Ma certo! Lui deve essere il tuo amico Gilbert, non è così?"
Esclama lei.
"Piacere di conoscerti. Violet parla così spesso di te... sei esattamente come ti ha descritto."
Afferma scrutandomi.
"Piacere mio. Spero di non avervi interrotto."
"No affatto, accomodati Maggiore Bougainvillea o posso chiamarti per nome?"
Mi chiede Cattleya.
"Gilbert va più che bene, ti ringrazio."
"Entra o ti prenderai un malanno con questo gelo."
M'incita Claudia dandomi una pacca sulla spalla.
Ci sediamo su un divano di pelle nera mentre Cattleya ci porta da bere e  sorride come se sapesse fin troppe cose sul mio conto.
"Gilbert ti vedo pallido, sei sicuro di star bene?"
Mi domanda Claudia vedendomi perdere la mia solita compostezza.
"Si, sto bene amico mio ma non è questo il punto."
"Qualcosa ti turba? C'entra Violet?"
"Hai centrato in pieno."
Cattleya si siede in mezzo a noi e guardandomi dritto negli occhi comprende in un istante il motivo del mio turbamento.
"Sei ancora innamorato di lei vero?"
Le sue parole fanno scattare qualcosa in me.
"Amo Violet dal profondo del mio cuore."
"Allora perché non vai da lei e glielo dici? State soffrendo entrambi per questa storia ed io non credo proprio che ti sbatterebbe la porta in faccia, sai perché?"
" Cattleya non essere insistente..."
Prova a dire Claudia ma viene completamente ignorato."
"Perché Violet prova i tuoi stessi sentimenti."
Conclude appagata.
"Credevo di salvarla invece l'ho resa infelice e lo sono anch'io. Non passa giorno in cui non pensi a lei, non esiste notte in cui non la veda almeno per un istante nei miei sogni."
"Vai da lei ed aprile il tuo cuore. Magari me le dedicasse Claudia delle parole così."
Afferma Cattleya lanciando un'occhiata al suo uomo.
"Perché non serve visto che sei già qui. Ahi, fa male!"
Urla Claudia dopo essersi beccato uno scappellotto dalla sua "dolce" metà.
"Grazie di tutto, sento un fardello in meno sul cuore. Ora so cosa è giusto per entrambi."
"In bocca al lupo!"
Gioisce Cattleya dall'uscio di casa.
"Ci si vede presto Gilbert!"
Conclude Claudia entusiasta.
"Crepi! Porterò anche Violet la prossima volta, buonanotte!"
Con rinnovato entusiasmo vado da lei, so che non è questa l'ora di presentarsi a casa delle persone... saranno le cinque del mattino, ma desidero ardentemente destarla da quel sogno che ripete tutte le notti e renderlo reale. Entro nel suo condominio evitando di farmi scoprire dal custode che potrebbe benissimo scambiarmi per un ladro, una volta giunto alla sua porta inizio a sentirmi teso come una corda di violino. Busso tre volte e lei viene ad aprire senza dire nemmeno una parola. Quando mi vede lì in piedi dinanzi alla porta sgrana gli occhi e se li sfrega energicamente, ancora immersa in chissà quale visione notturna.
"M-Maggiore? Sei un fantasma?"
Chiede un po' confusa nella sua candida camicia da notte.
"Non chiamarmi più Maggiore, per te sono semplicemente Gilbert."
A quel punto inizia a piangere e a versare lacrime come fossero un fiume in piena racchiuso nelle sue iridi azzurre. Mi avvicino per consolarla e lei non mi respinge, anzi si aggrappa con tutte le sue forze alla mia giacca poggiandosi contro il mio petto.
"Violet ti prego di perdonarmi, sono stato uno sciocco a voler credere che sarei riuscito a sopportare la tua lontananza."
"Dove sei stato per tutto questo tempo?"
Riesce a chiedermi schiarendosi l voce.
"Ho continuato a combattere e sono salito di grado, ma ho sempre avuto un pensiero fisso: eri tu."
Lo sei tutt'ora.
"Non lasciarmi mai più... non gettarmi via per nessun motivo al mondo!"
Mi incita lei che ora è un miscuglio di rabbia e sentimento.
"Te lo prometto. Staremo insieme molto a lungo."
Entro nel suo appartamento piccolo ma confortevole, sedendomi accanto a lei sul suo letto, noto un insieme di oggetti che ricostruiscono in qualche modo il nostro trascorso. Dai peluche alla mimetica fino a quella famosa spilla del colore dei miei occhi.
"Sei una donna indipendente ormai. Claudia mi ha fatto leggere le tue lettere sono veramente belle, sai trascrivere i sentimenti delle persone come nessun altro."
"Ho imparato da te."
Afferma impassibile.
"Hai letto il mio libro?"
Aggiunge subito dopo.
"Si, l'ho letto tutto e mi ha toccato nel profondo. Man mano ti spiegherò ogni cosa, ma adesso c'è qualcosa di molto più importante che voglio dirti."
Le mie parole la raggiungono come fossero una freccia infuocata.
"Gilbert cosa..."
Le afferro le mani meccaniche portandomele al petto e Violet mi guarda con gli occhi ancora troppo gonfi per riuscire a contenere le lacrime che fuoriescono a intervalli regolari.
"Io ti amo, ti amerò sempre e credimi se ti dico che ogni scelta che ho preso in passato, per quanto  fosse errata, aveva il solo scopo di proteggerti."
"L'unica cosa che conta è che tu sia qui. Senza di te sarei solo una macchina sanguinaria, un'arma nelle mani dell'esercito. Mi hai insegnato cosa significa amare."
L'abbraccio senza pensarci due volte e Violet trema come una foglia. Tante, troppe emozioni stanno assalendo il suo corpo di donna decimato da quell'ultima battaglia.
"Il tuo occhio destro..."
Dice sfiorando la benda con le sue dita meccaniche.
"Mi ha fatto patire le pene dell'Inferno, ma ho sconfitto anche questo nemico."
Le dico mentre la sento rasserenarsi fra i miei tricipiti.
"Mi sono sforzato di dimenticarti, ma il massimo che sono riuscito ad ottenere è immaginare come sarebbe stato stringerti fra le mie braccia."
Violet soffoca definitivamente le lacrime posando la testa fra i miei pettorali, il suo rifugio sicuro.
"Gilbert, tu sei tutto il mio mondo. Staremo insieme per sempre non è vero?"
Mi chiede con un velo di malinconia.
"Certo. Sempre se non mi colpiscono al cuore o alla testa."
Ironizzo ma sotto alcuni aspetti è la verità.
"L'unica in grado di farlo sono io."
Afferma convinta.
"Tu sei già nel mio cuore Violet.
A quelle parole è come se avessi sganciato una molotov e appiccato un incendio. Un bacio passionale ci fa togliere i freni inibitori  e dopo averlo a lungo desiderato quel sogno diventa realtà. Carezze morbide come la seta che avvolge i nostri corpi nudi ci riscaldano l'anima. Come nel sogno ci amiamo fino a perdere il senso del tempo con la differenza che questa volta è tutto vero, abbiamo attraversato gli oceani del tempo per poterci dire "Ti Amo". Violet è completamente persa in questa nuova dimensione per lei del tutto sconosciuta, quella del sesso, della seduzione, dell'amore carnale che non conosce altra cura se non cibarsi della persona amata.
"Non ho mai provato nulla di simile..."
Sussurra lei mentre sfioro la superficie della sua pelle con le labbra.
"Farai bene ad abituartici visto che verrai a stare da me."
"Dici sul serio?"
Chiede su di giri.
"Certamente e faremo le cose in grande."
"Quanto in grande?"
Mi domanda sedendosi sulle ginocchia.
"Inizierei da qui... Violet Evergarden vuoi sposarmi?"
Alla vista dell'anello di fidanzamento sussulta illuminandosi in volto.
"Si, lo voglio!"
E da quel giorno, come una promessa fatta dinanzi a Dio, non ci siamo più separati.

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Capitolo 2
*** Little Rose ***


Racconta Violet - My soldier

“Bimbo mi chiedi cos'è l'amore? Cresci e lo saprai. Bimbo mi chiedi cos'è la felicità? Rimani bimbo e lo vedrai...” JIM MORRISON

E' accaduto tutto così n fretta, all'inizio credevo di averlo perso per sempre ma poi... eccolo lì il mio soldato che ritorna dal fronte dopo aver guardato in volto la morte rimettendoci un occhio. Ora che siamo di nuovo insieme mi sento invincibile, è come se avessi recuperato gli anni in cui eravamo distanti fisicamente ma mai nell'animo. Dopo le nostre nozze, avvenute con grande partecipazione e sentimento, ho messo al mondo la nostra primogenita la piccola Rose. Più la guardo più mi ricorda il suo papà che è dovuto ripartire per la guerra dopo poco più di un anno dalla sua nascita. Iridi verde smeraldo e capelli castano blu la fanno sembrare una bambola nei suoi primi due anni di vita. Una volta ho chiesto a Gilbert cosa prova sul campo di battaglia, se ha paura o prova altri sentimenti fra loro in contrasto e lui mi ha risposto che la sua più grande paura è quella di un nemico invisibile che posa la sua mano sugli uomini senza farsi scorgere: la triste mietitrice. Il solo pensiero che un giorno potrebbe toccarlo senza che lui se ne accorga privandolo della vitae degli affetti lo fa rabbrividire.
"Signora Bougainvillea la cercano. Suo marito..."
Accenna la governante entrando nella nostra camera da letto.
"Grazie Margareth!"
Esco dalla stanza come un razzo e, scendendo le scale a due a due, raggiungo la porta principale. Quando la apro trovo Gilbert con un pacco fra le mani.
"Buona festa del Ringraziamento, Amore mio!"
Esclama porgendomi il dono.
"Bentornato a casa!"
Mi slancio verso di lui e lo stringo talmente con forza da perdere l'equilibrio facendo capitolare il suo regalo e per poco anche lui.
"Spero che non si sia rotto..."
Affermo con tono colpevole mentre Gilbert m'afferra per la vita.
"No tranquilla, sapevo che avresti reagito così e l'ho fatto imbottire per bene. Ora baciami Signora Bougainvillea."
Dice facendomi l'occhiolino.
Mi sollevo sulle punte e avvolgendogli le braccia attorno alla nuca ci baciamo dopo un mese di lontananza, per fortuna ora è in pausa.
"Dov'è la piccola Rose?"
"E' in giardino con la tata, a proposito, dovresti trascorrere più tempo con lei altrimenti finirai col perderti gli anni più belli della sua infanzia."
"Dovrei stare di più con lei o con te?"
Mi chiede subito dopo per stuzzicarmi.
"Con entrambe."
Rispondo secca.
"Ti sono mancato in queste interminabili quattro settimane?"
"Secondo te?"
"Potremmo andare di sopra e recuperarle in un batter d'occhio."
Risponde per le rime con fare malizioso.
"Ma prima vorrei vedere nostra figlia, Violet."
Aggiunge lanciando lo sguardo verso l'esterno della casa.
"Già, anche lei non vede l'ora di riabbracciarti. Questo è un mio piccolo pensiero."
Gli porgo il mio regalo per il giorno del Ringraziamento e, mentre Gilbert scarta il suo, io recupero l'altro pacco sulle scale e lo copio.
"Violet è meravigliosa... dove l'hai trovata??"
Dice osservando la spilla fra le sue mani.
"Me la sono fatta recapitare da Hodgins che è tornato a Leidenschaftlich di recente."
La spilla azzurra, quella del colore dei miei occhi, quella che gli piaceva tanto. Il suo regalo non è certo da meno e appena lo scarto mi si riempie il cuore di gioia, è un ciondolo a forma di viola una rarità.
"Aprilo, la sorpresa è all'interno."
Mi incita Gilbert mostrandomi un gran sorriso.
Quando lo apro al suo interno trovo la foto di noi tre: io, Gilbert e Rose appena nata perfettamente in posa.
"E' bellissimo..."
"Non è molto costoso ma ciò che lo rende prezioso è il suo cuore. Voglio che lo porti sempre con te, così quando saremo lontani potrai ricordarti di me, di noi."
Un uomo dall'aspetto tanto austero racchiude in sé un'anima talmente bella da farmi innamorare infinite volte ogni volta che la intravedo.
"Ti ringrazio, davvero."
Dal profondo del mio cuore.
Raggiungiamo Rose in giardino congedando la tata, augurandole una buona festa del Ringraziamento.
"Pa-pà!"
Pronuncia la piccolina non appena vede Gilbert avvicinarsi.
"Tesoro mio..."
Lui la prende in braccio e la coccola emanando una dolcezza infinita.
"Hai visto Rose? Il papà è tornato come promesso!"
Dico a mia figlia sedendomi accanto a Gilbert sull'erba, all'ombra di un salice.
"Che bello mamma!"
Esclama Rose spontanea e limpida come l'acqua di una fonte.
"Già, è proprio bello il papà."
Commento distratta da Gilbert che mi tiene stretta a sé mentre facciamo l'amore con gli occhi.
"Si riferiva al peluche che le ho regalato."
Commenta lui.
"Comunque la mamma è molto più bella."
Conclude lasciando scivolare una mano lungo la mia schiena per poi cingermi la vita.
"Rose ti somiglia così tanto, adora le pistole giocattolo e possiede degli occhi così espressivi."
"Già, ha preso un po' da entrambi, ma i colori sono indubbiamente i miei."
Dice lui mentre la osserva giocare rivolgendogli un ampio sorriso.
"Hai mai pensato all'ipotesi che crescendo potrebbe scegliere la nostra stessa strada?"
"Intendi la carriera militare?"
"Si."
"Violet è ancora presto per poterlo dire, ma in quel caso dovremmo donarle tutto il nostro supporto. Avendo dei genitori come noi e la maggior parte dei suoi parenti stretti nell'esercito, non sarebbe poi tanto strano se ereditasse il coraggio e l'amore per la Patria. E' una questione di genetica."
Commenta Gilbert stringendo le mie mani meccaniche.
"Papà è il mio eroe!"
Esclama Rose portando con sé un mazzetto di viole del pensiero.
"Oh, ma grazie piccola mia."
Dice lui prendendo un pugno di petali fra le mani.
"Ti Amo."
Continua Rose mostrando le sue rosse gote.
"Violet gliel'hai insegnato tu?"
"Beh, più che insegnargliele le ha sentite uscire dalla mia bocca."
"Sono felice che le abbia apprese da sua madre, perché anche lei un giorno troverà l'Amore."
Commenta lui infilando un fiore fra i miei capelli.
"Sai, tutto questo sembra così surreale..."
Dico lasciando spaziare lo sguardo fra le fronde.
Gilbert annuisce silenzioso mentre continua a sbaciucchiare e a solleticare Rose.
Nel frattempo si avvicina Dietfried, il fratello di Gilbert, anche lui appena tornato dal fronte.
"Volete un po' di privacy? Baderò io alla piccola Rose."
Chiede tendendo una mano verso di noi.
"Sono certo che avete molte cose da raccontarvi."
"Grazie fratello, si effettivamente vorrei trascorrere un po' di tempo solo con mia moglie."
Risponde Gilbert di rimando.
"Ne sono consapevole, sembra un sogno non è vero? Quello che so per certo è che non voglio mai più svegliarmi senza di te o senza Rose."
Afferma Gilbert continuando il discorso di prima dopo che Rose è salita in braccio allo zio per fare una passeggiata lungo il cortile, popolato da un esercito di bouganville e viole.
Ne approfitto per sedermi fra le sue gambe mentre poso la testa nell'incavo delle sue spalle.
"Nemmeno noi possiamo vivere senza di te."
Complici nel pensiero ci lasciamo andare alle sensazioni, ai desideri inespressi, a qualcosa che non si può descrivere meramente a parole. Mi volto e trovo le sue labbra pronte a posarsi contro le mie, il fruscio degli alberi è nostro alleato in questo gioco di sguardi chiamato Amore. Le sue mani, che prima erano intrecciate alle mie, ora scivolano contro le pareti del mio corpo rendendolo rovente come le sabbie del deserto.
"Quante volte ho immaginato di poterti toccare così durante il conflitto."
Dice invitandomi a chiudere gli occhi, imprigionando la mia essenza nella sua mente.
"Gilbert..."
Le nostre voci ora  sono solo un flebile sussurro, un eco lontano.
Le sue mani s'insinuano come rampicanti sotto la mia veste contornando i miei seni per poi ridiscendere giù, in basso, nei fondali più remoti. Mi avvicino ancora di più a lui tanto che i nostri respiri si confondono fino a sembrare uno soltanto ed una sensazione di pace, di benessere, ci attraversa le viscere estraniandoci dal resto del mondo. Le sue mani si posano sulle mie gambe nude per poi ritrovarsi con leggerezza sotto la mia gonna. Ci baciamo venendo pervasi da un brivido caldo che ci attraversa la spina dorsale perdendoci l'uno nell'altra. Quando le sue dita raggiungono la fonte del desiderio iniziano ad accarezzarla in una frenetica danza, sorpassando la barriera della mia biancheria in pizzo. Un gemito soffocato percuote il mio corpo ormai umido e surriscaldato, le sue mani tornano alla postazione originaria dietro la mia schiena e mi accomodo sulle sue gambe che ora sono distese come i nostri sensi.
"Hai davvero immaginato tutto questo mentre eri via?"
"Solo in parte, non potrei mai vivere una cosa simile senza averti al mio fianco."
Risponde lui con tono rilassato e un po' trasognante.
"Ora spetta a me accrescere la dialettica di Rose."
"Cosa vuoi insegnarle?"
"Te lo dirà lei più tardi."
Afferma tenendomi sulle spine.
Rientriamo in casa dopo che Gilbert ha recuperato la nostra bambina mentre passeggiava insieme a Dietfried. Saliamo in camera per prepararci ad andare a letto e lui si avvicina tenendo Rose fra le braccia.
"Rose c'è qualcosa che vorresti dire alla mamma?"
Le domanda posandola sul nostro baldacchino.
"Siete proprio un bel duo."
Ironizzo mentre Gilbert ci raggiunge con un balzo.
"Ti dono il mio cuore!"
Esclama Rose ignara del significato di quelle parole.
"Bravissima tesoro!"
"Il resto lo aggiungo io."
Sentenzia lui.
"Vi amerò e vi proteggerò finché avrò vita."
Conclude fin troppo serioso.
"Gilbert..."
Li abbraccio entrambi stringendoli contro il petto, alcune lacrime ostinate scendono lungo le gote e Gilbert non tarda ad asciugarle come solo lui è capace di fare.
"Non piangere Violet, ho intenzione di starti accanto per lungo tempo. La mia non è una semplice promessa, ma un giuramento fatto dinanzi a Dio."
Conferma mostrandomi la fede al dito ed un grande ardore negli occhi, è il fuoco della speranza: non cesserà mai di bruciare.
La casa è dov'é il tuo cuore.



 

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Capitolo 3
*** Why didn't you tell me? ***


Why didn't you tell me?
Trova il tempo di riflettere, è la fonte della forza.
Trova il tempo di giocare, è il segreto della giovinezza.
Trova il tempo di leggere, è la base del sapere.
Trova il tempo di essere gentile, è la strada della felicità.
Trova il tempo di sognare, è il sentiero che porta alle stelle.
Trova il tempo di amare, è la vera gioia di vivere.
- Canto irlandese -

Racconta Gilbert
Rientro a casa stremato dal lavoro e il mio primo pensiero è riuscire a trascorrere un po' di tempo con la mia famiglia.
"Violet sono tornato!"
Urlo a gran voce varcando il portone d'ingresso certo che lei mi sentirà. Depongo le armi al solito posto e gli anfibi nella scarpiera.
"Violet!?!"
La chiamo una seconda volta senza ottenere risposta, così decido di raggiungere il salone sperando che sia lì ma trovo solo la tata con in braccio la piccola Rose.
"Ciao tesoro!"
Affermo mentre solletico Rose fino a farla ridere.
"Sapete dove posso trovare Violet? L'ho chiamata ma stranamente non ho ottenuto risposta."
Chiedo alla tata preoccupato.
"Mi dispiace Signore, sono stata tutto il tempo con Rose quest'oggi ma potreste domandare a Margareth, sicuramente lo saprà."
Risponde sollevando leggermente le spalle.
"Grazie lo stesso, si credo proprio che farò come mi suggerite."
Mi reco nella stanza della servitù mentre una miriade di pensieri negativi si fanno spazio nella mia mente."
"Margareth, hai visto Violet? La sto cercando da un po' ma sembra essersi volatilizzata."
La Governante incrocia le braccia e mi guarda come se sapesse più di ciò che in realtà mi può riferire.
"La Signora oggi ha trascorso buona parte del tempo in camera da letto, ha detto di non sentirsi molto bene."
"Veramente? Vuol dire che andrò subito a dare un'occhiata, grazie veramente."
"Si figuri Signore, vedrà non ha niente di grave la vostra consorte."
"Lo spero con tutto il cuore."
Entro nella nostra stanza e trovo il letto disfatto e un disordine alquanto ambiguo, perché lei di solito è molto precisa e meticolosa.
"Violet?"
Non la trovo nemmeno lì, l'unico posto in cui non ho ancora controllato è il bagno adiacente alla nostra camera da letto. Spalanco la porta e vedo qualcosa che mi turba in modo particolare. Violet è distesa a terra priva di sensi accanto alla vasca.
"O mio Dio!"
Non so cosa le sia accaduto mentre ero via ma questa situazione non mi piace affatto, sono invaso da una sensazione di dolore frammista a paura difficili da descrivere a parole. La prendo in braccio e noto con sollievo che respira ancora ed i battiti cardiaci sono regolari, non presenta ferite, probabilmente dev'essere solo svenuta... ma per quale motivo? Distendo il suo corpo sul baldacchino come fosse Biancaneve addormentatasi dopo aver morso una mela avvelenata.
"Chiamate subito il dottore! E' urgente!"
Comando alla servitù come se fossi ancora in servizio nell'esercito.
"Subito Signore!"
Mi siedo sul bordo del letto portandomi le mani alla testa e penso ad ogni eventualità oltre che ad una soluzione plausibile a questa surreale situazione. Non riesco a pensare lucidamente, sono ancora troppo scosso per quello che è successo a Violet. Il medico di famiglia accorre non appena avverte la chiamata, la visita un po' accigliato poi le sfila lo sfigmomanometro e mi degna della sua attenzione.
"Che cos'ha dottore? E' forse malata?"
Gli chiedo mentre continuo a fissarla inghiottito dall'ansia.
"Vostra moglie sta bene ha solo bisogno di riposo e di alcuni integratori, la sua debolezza è dovuta alla sua attuale condizione."
Afferma come se stesse dando per scontato molte verità che al momento mi sfuggono.
"Quale condizione? Si spieghi meglio."
La domanda sorge spontanea.
"Vostra moglie è incinta."
Conclude genericamente.
"Può ripetere per favore? Temo di non aver capito bene."
Non è possibile.
"E' in dolce attesa da 6 settimane."
Afferma deciso.
Lo congedo ringraziandolo per il suo pronto intervento, dopodiché m'affaccio alla finestra in attesa che Violet riprenda conoscenza ed un unico pensiero mi rende inquieto: presto sarò di nuovo padre.
"Gilbert..."
La sua voce mi desta dal mio Universo interiore in pieno fermento.
"Violet come ti senti? Mi hai spaventato a morte."
"Ora sto bene ti ringrazio, credo di aver avuto un mancamento."
Afferma stringendo la mia mano intenta ad accarezzarle il viso.
"Perché non me l'hai detto?"
Le chiedo secco, senza troppi giri di parole.
"Io..."
"Da quanto hai smesso di prendere la pillola?"
Violet mi guarda dritto negli occhi e vedendola riuscire a stento a trattenere le lacrime non riesco ad inveire contro di lei.
"Due mesi. Volevo farti una sorpresa e donare una compagnia a Rose, stavo solo aspettando il momento più opportuno per potertelo dire."
Afferma schiarendosi la voce.
"Sei riuscita a sorprendermi, sono senza parole."
"Ma Gilbert..."
"Sai cosa c'è? Credevo che ormai ci dicessimo ogni cosa, che non ci fossero più segreti fra noi. Un figlio è una cosa seria Violet, dovevi rendermi partecipe o almeno farmelo capire. Sei pronta per affrontare una seconda gravidanza? Sarò pronto a diventare di nuovo padre?"
Le mie parole risuonano dure anche se in realtà non sono un rimprovero, vorrei solo che lei capisse come mi sento in questo momento.
"Si sono pronta ed anche tu. Sei un padre meraviglioso, il marito che tutte vorrebbero."
Afferma con gli occhi lucidi.
"A dire il vero voglio solo che tu sia sempre sincera con me, certe cose si fanno in due."
Le parole che qualche istante prima sembravano prigioniere nel mio palato ora fuoriescono come pallottole da una calibro 38.
"Sai benissimo come mi sento quando rientro dal fronte o da una missione, dopo interi mesi senza poterti neanche sfiorare con un dito. Finisco col saltarti addosso come uno stupratore, perdonami la metafora ma è proprio così. Quello che voglio dire è che desidero ogni cosa di te Violet, amo tutto ciò che scorre e vive nel tuo corpo di donna solo che questa cosa dovevi dirmela. Per me è molto importante devi credermi."
Le mie parole la rendono fragile e attenta allo stesso tempo.
Violet mi stringe a sé ed un senso di colpevolezza s'impossessa delle mie sicurezze e della ragione che fino a pochi minuti fa sembrava un incontestabile sovrana.
"Perdonami ti prego, non volevo ferirti."
Dice posando la testa fra le mie spalle.
"Certo che ti perdono, come potrei fare altrimenti."
L'abbraccio a mia volta facendo attenzione a non strapazzarla troppo.
"La prossima volta che vorrai prendere una decisione importante promettimi che ne parlerai prima con il sottoscritto."
Le dico con tono non più imperativo ma dannatamente affabile.
"Te lo prometto. Grazie per aver capito."
Afferma lei rilassandosi fra le mie braccia.
"Ti amo troppo per potercela avere con te."
"Anch'io Gilbert, non immagini quanto."
Un bacio tenero come il sorriso di un bambino ci unisce nuovamente ed ogni incomprensione svanisce di fronte alla purezza dei nostri sentimenti.
"Come chiameremo nostro figlio?"
"Allora, facciamo così. Se sarà un maschietto lo sceglierai tu mentre se nascerà un'altra femminuccia lo farò io."
Commenta Violet gioiosa.
"Per me va bene, opto per Ren. Significa "loto" in giapponese, in Giappone il loto è il simbolo della perfezione e della purezza."
"Io vorrei chiamarla Dafne, dal termine greco Daphne e dal latino Caurus simbolo di vittoria, il famoso alloro."
"Sono entrambi degli splendidi nomi."
Aggiungo io.
"Si, sono d'accordo con te. Questa volta vorrei scoprire il suo sesso quando verrà alla luce."
Dice lei cercando il mio consenso.
"Perché no, in fondo abbiamo già scelto il nome. Sarà una sorpresa."
Sarà un altro giorno da segnare sul calendario dei ricordi.

Note.
Sfigmomanometro: è un'apparecchiatura biomedicale usata per la misura della pressione arteriosa inventata alla fine dell'Ottocento, la cui unità di misura è il millimetro di mercurio. Il nome deriva dalla combinazione tra il termine greco sphygmòs, pulsazione, polso e manometro.

 

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Capitolo 4
*** With you ***


With you
Chi ha il cuore puro, ha tutte le acque purificatrici del Gange a casa sua.
(Proverbio indiano)

Racconta Gilbert
"Vorrei tanto fare un bagno."
Afferma Violet un po' sotto tono.
"Nessun problema, sei sicura di star bene adesso?"
"Si ovviamente ma... Gilbert!!"
La sollevo prendendola di peso e lei non se l'aspettava minimamente, ora mi guarda come se fossi impazzito.
"Anch'io ho avuto la tua stessa idea."
Le dico posandola a terra.
"Sei terribile."
Mi rinfaccia Violet seppur in tono sarcastico.
"Grazie, anche se non batterò mai la mia dolce metà."
Aggiungo subito dopo per non dargliela vinta.
Sembrava solo ieri quando l'aiutai per la prima volta a lavarsi, lei era solo un'orfana all'epoca ed io un giovane soldato a cui si era rimpicciolito il cuore vedendola in tali sgradevoli condizioni. Era ricoperta di fango dalla testa ai piedi abbandonata a sé stessa in uno squallido vicolo nella periferia di Leiden, ho impiegato diverso tempo prima di riuscire a scorgere la sua pelle bella e delicata così come riesco a vederla adesso, in tutto il suo splendore. Ormai siamo abbastanza grandi e vaccinati per affrontare ogni difficoltà con il giusto spirito, sono passati anni dall'ultima volta in cui mi sono dovuto piegare in due incapace di porre fine alle sue sofferenze. Adesso sono pronto, sarò in grado di curare ogni sua ferita e a mostrarle le mie cicatrici, senza alcuna vergogna. Riempio la vasca d'acqua calda, la cospargo di sapone ed oli profumati posando una candela accesa sul suo bordo. Afferro Violet per posarla al suo interno mentre le sfilo di dosso i vestiti con una tale rapidità tanto da lasciarla a bocca asciutta. Lei si abbandona alle mie cure come ai vecchi tempi e finalmente si rilassa in acqua socchiudendo gli occhi. Ne approfitto per raggiungerla e in pochi secondi, come un fulmine a ciel sereno, sono dentro anch'io sfacciatamente audace e privo della mia divisa.
"Cosa fai?"
"Ho pensato che potrei darti una mano visto che sei ancora in convalescenza."
Mi giustifico.
"MmMm... va bene, se lo dici tu."
Commenta Violet arrossendo copiosamente.
A quel punto afferro la spugna ed inizio ad insaponarle per bene la schiena e i suoi lunghi capelli dorati, risciacquo con parsimonia chiedendole di portare pazienza mentre ne approfitto per coccolarla un po'.
"Raccontami del fronte, non mi hai detto molto quando sei rientrato."
Dice Violet voltandosi verso di me.
"Ne sei proprio sicura?"
"Certo. C'è qualcosa che ti turba o che non vuoi dirmi?"
"No, nulla di tutto ciò. Solo che ho visto cose terribili lì giù, non so se valga la pena raccontarle."
"M'interessa saperlo, voglio rendermi partecipe. Tutto ciò che ti riguarda è in parte anche affar mio."
"D'accordo, te lo racconterò solo se mi prometti di affidarti alle mie mani."
"Mi sembra un buon compromesso."
Afferma posando la testa contro il mio petto.
"Il tempo in quel posto dimenticato da Dio è molto diverso rispetto alla nostra Leiden. La Siberia è un luogo terribilmente freddo e più che lottare contro il nemico ci è sembrato di dover cercare di sopravvivere alle basse temperature e ai dolori reumatici che ne sono conseguiti. Mentre ero lì ne ho approfittato per setacciare un po' la zona, Dietfried è venuto con me per un escursione e dopo un lungo peregrinare abbiamo trovato una grotta."
Violet mi ascolta incantata, è talmente presa dalla mia storia da dimenticare il fatto che siamo nudi in questa minuscola vasca e che l'unico modo per entrarci entrambi è stato farla accomodare fra le mie gambe.
"Ti prego continua, mi piace ascoltarti."
Le avvolgo la vita con le braccia incrociando le dita all'altezza del suo ventre, dopodiché continuo il mio racconto.
"In quella grotta umida e fangosa c'era il cadavere di un uomo, poteva avere circa la mia età. Il suo corpo di soldato semplice era ammassato contro una parete rocciosa, conservato da quel clima estremo ed ostile, mantenuto intatto come per un sortilegio. Frugando in un taschino della sua uniforme abbiamo trovato una molotov, un pacco di sigarette ed una lettera malconcia, ho preso quest'ultima con me contrastando il volere di mio fratello che avrebbe preferito che l'avessi lasciata dove l'ho trovata ma qualcosa dentro di me mi ha suggerito di non dargli ascolto, così l'ho aperta per vedere quale fosse il suo contenuto."
"Cosa c'era scritto al suo interno?"
Mi chiede Violet accarezzando con delicatezza la superficie della mia pelle.
"Era una lettera d'amore, quell'uomo molto probabilmente l'aveva scritta prima di morire. Non sono riuscito a decifrarla letteralmente perché alcuni caratteri erano trasfigurati dal tempo, ma sono comunque riuscito a comprendere il succo del discorso."

Mia amata Jane,
Vorrei dirti che va tutto bene ma purtroppo non è così. Sono rimasto bloccato in questo posto nel bel mezzo del nulla e per di più sono stato gravemente ferito da un nemico molto astuto. Se non dovessi farcela spero che almeno ti venga recapitato questo mio ultimo manoscritto. Vorrei dirti che ti amo ma so che renderei solo più atroce questo nostro addio, perciò ti chiedo di dimenticarmi, di continuare a vivere anche se so che non sarà facile. Devi lottare con tutte le tue forze per poter realizzare ciò in cui realmente credi, purtroppo il mio viaggio ha imboccato la strada del non ritorno.
Addio per sempre,
Eric

"Povero ragazzo, forse sarei riuscito a salvarlo se fossimo giunti in tempo."
"Gilbert non potevi farci niente, sarebbe morto comunque lo sai."
Afferma Violet sfiorandomi il viso con le mani ancora bagnate.
"Lo so, ma non riesco a togliermi quell'immagine dalla testa."
"La lettera che fine ha fatto?"
"L'ho consegnata ad Hodgins al centro postale chiedendogli di recapitarla a quella donna."
"Sono fiera di te. Hai  fatto la cosa giusta."
Afferma soddisfatta.
"Lo spero Violet, sai ho pensato che una cosa simile potrebbe accadere a chiunque, intendo di noi soldati. Non me la sono sentita di lasciar lì a marcire le sue ultime volontà, se fosse capitata a me una simile tragedia avrei sperato che qualcuno avesse fatto lo stesso."
Concludo in tono solenne.
"Hai un cuore grande, è uno dei motivi per cui sono così legata a te."
"Ti ringrazio tesoro."
I nostri sguardi comunicano fra loro mentre sciolgo le mani dai suoi fianchi per concentrarle altrove.
"E adesso, vediamo se soffri il solletico!"
Inizio a stuzzicarla solleticandole svariate parti del corpo tanto che Violet esplode in una risata contagiosa.
"Dai smettila!"
Mi incita lei lacrimando dalla gioia.
"Va bene, come desideri Principessa."
Mi fermo di punto in bianco e Violet ne approfitta per circondarmi la nuca con le braccia sedendosi sulle ginocchia.
"Sei un uomo imprevedibile lo sai?"
"Quella storia mi stava intristendo, volevo distogliere la mente da quel pensiero."
"Già che ci sono penso di avere qualcosa per te."
La sua bocca carnosa si posa sulla mia e in un istante ogni sofferenza pregressa sopisce per lasciare spazio a queste nuove sensazioni. Ci baciamo a lungo senza mai averne abbastanza l'uno dell'altra e nella mia mente inizio a fantasticare generando un utopia, un futuro sereno e prosperoso insieme alla donna che amo con i nostri figli liberi e spensierati che corrono su e giù per la casa. Un futuro in cui non aver più paura perché l'amore ha sconfitto la morte, un domani che sappia solo di noi. Non voglio lasciarla per nessun motivo al mondo, nemmeno la guerra potrà impedirmi di ritornare da lei.
"Gilbert che cos'hai?"
Mi domanda vedendo alcune rare lacrime rigare il mio viso.
"Non è niente, non preoccuparti."
"Puoi dirmelo se vuoi."
"Stavo pensando a noi, ai nostri bambini e mi sono commosso. E' un tale miracolo, solo Dio è stato capace di creare tutto questo."
"Hai ragione, presto saremo in quattro ancora fatico a crederci."
"Dovresti invece."
Perché è reale e non mera utopia. Aggiungo aiutandola ad asciugarsi passandole l'accappatoio ma Violet mi afferra per cingermi la vita.
"Colonnello Bougainvillea!"
Esclama con sarcasmo come se fosse ancora una recluta.
"Sei tu il vero comandante qui."
La incalzo mentre indosso l'accappatoio.
"Dici sul serio?"
"Certo, sei la Padrona di casa nonché la madre dei miei figli. Hai il comando assoluto."
Sentenzio mentre lei si sistema i capelli dinanzi lo specchio.
"Come siamo accomodanti oggi."
"Attenta a non farci l'abitudine cara."
"Comandi!"
Rincara Violet facendo un cenno militaresco. Dopodiché scoppio a ridere anch'io e tutta la tensione accumulata nei giorni precedenti si discioglie colando via come l'acqua che prima era nella vasca.

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