A un passo dalla fine

di xxzicohh
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Aveva quasi quattordici anni, quando il mondo le cadde metaforicamente in testa.

I suoi genitori l’avevano chiamata in uno dei loro padiglioni privati all’interno del Unclean Realm, a Qinghe. Era già abbastanza strano che fossero entrambi nella stessa città e che si fossero incontrati, giacché la loro agenda era sempre piena zeppa di eventi, riunioni e molto di più. Non che non ne fosse felice, per nulla, anzi, non vedeva l’ora di passare una giornata in loro compagnia, anche se questo significava allenarsi alla sciabola tutto il pomeriggio oppure leggere e studiare manoscritti più vecchi di lei.
Nella sua testa frullavano un milione di pensieri diversi mentre camminava per uno dei giardini. Qualche servo la salutava gentilmente e si inchinava, eppure lei non riusciva a comprendere nulla al momento. Davanti alla stanza, si sistemò alla svelta la cintura e i capelli, sperando di sembrare il più civile possibile, prima di bussare alla porta ed entrare sentendo la voce delicata ma decisa di sua madre. Sorridendo contenta, raggiunse velocemente i suoi genitori, i quali erano impegnati a controllare dei documenti e sorseggiare del tè ogni tanto.

Solo notando l’enorme plico di fogli su ogni scrivania, il suo umore si incupì lievemente. Non aveva davvero voglia di passare la giornata chiusa in una stanza, soprattutto se fuori faceva perfino caldo per la stagione e non c’era l’ombra di una nuvola.
Si sedette davanti a loro, lasciando un po di spazio tra lei e una delle scrivanie, aspettando pazientemente che uno dei due iniziasse a parlare. Le sfuggì il leggero tremore del pennello nella mano della propria madre e di come la presa di suo padre stava per distruggere in due un libro. Si concentrò solo sui loro visi, i quali sembravano quasi pacifici.

E poi arrivò la notizia.

Era passato un anno da quell’evento, ancora non si ricordava alla perfezione le parole che le avevano detto, ma sapeva il significato di tale frase.

“Io e tuo padre abbiamo deciso di annullare il nostro matrimonio.”

La sua mente si svuotò di colpo, per poi riempirsi di domande su domande, una più confusa dell’altra, e tanto altro, vedendo la situazione come un disastro. Le labbra di Wen Qing continuavano a muoversi, parlandole dolcemente, eppure lei non riusciva ad afferrare proprio nulla, lo sguardo puntato sul muro dietro di loro e il cuore che le batteva impazzito nel petto.

I suoi genitori…non si amavano più? Si stavano lasciando? Era forse lei la causa della separazione? Non era stata abbastanza brava come figlia, come erede?

Tornò in sé quando sentì delle dita passare sulle proprie guance, notando in quel momento come stesse piangendo silenziosamente. Guardò il proprio padre e lasciò andare un singolo singhiozzo, prima di sentire una strana rabbia incontrollata prendere controllo del suo corpo. Perché era così arrabbiata?

-A-Cai, non piangere.-

"Perché? A-Die, perché non dovrei piangere? A-Niang! E’ uno scherzo questo, vero? Mi avete sempre detto che saremmo stati insieme, noi tre. Che cosa state dicendo?"

Scattò in piedi e fece qualche passo indietro, passandosi la manica della tunica sulle guance e gli occhi, in un tentativo di asciugarli. Sapeva di avere già gli occhi rossi, anche se aveva pianto a malapena qualche minuto, ed era sicura che avrebbe pianto ancora per un po’, a giudicare della sua visione annebbiata dalle lacrime. Stava iniziando a farle male anche la testa, la quale dovette tenersi con una mano.

Il suo corpo si mosse da solo, da quel momento in poi, e quando ritornò in sé, in parte, si rese conto di non essere più in quell’enorme padiglione, ma in una delle fitte foreste appena fuori Qinghe. L’aria era molto fredda e il suo vestito leggero non riusciva a riscaldarla abbastanza. Il sole doveva essere tramontato da minimo qualche ora e riusciva a malapena a vedere quello che era davanti a lei. Nessuno degli alberi che aveva attorno aveva i famigliari foglietti di carta che si divertiva a togliere da bambina, doveva essere molto lontana da casa allora.

E, pian piano, si rese conto della situazione. Si trovava in una foresta che non conosceva, era quasi notte e, molto più importante, non aveva la propria sciabola con sé, non avrebbe potuto proteggersi da attacchi di animali feroci, o peggio, da corpi.
Anche se era raro trovare corpi feroci nei dintorni di Qinghe proprio per quei foglietti che lei insisteva a togliere (amuleti per tenerli lontano, a quanto pare), non era certo che anche là ce ne fossero.

Prese un bel respiro per calmare il fiatone della corsa che aveva appena fatto e si coprì meglio con la vestaglia che portava sopra al vestito mentre cercava una qualche strada famigliare. Decise di prendere la strada per la quale era arrivata, camminando lentamente e ascoltando i vari rumori che sentiva attorno a sé. Oltre a qualche uccello e rami che si muovevano per via del vento, non sentiva nulla di troppo anormale.
Le lacrime sul proprio viso erano ormai asciutte, e gli occhi e la testa le facevano un male tremendo, sicuramente non aveva un bell’aspetto al momento. Nella sua testa si formarono lentamente le immagini e parole che i suoi genitori le avevano detto, ma ricacciò dentro le lacrime mordendosi le labbra. Aveva così tante domande, significava che non li avrebbe più visti? Non è…che avrebbe dovuto scegliere se andare a Qishan o rimanere là? Magari i suoi si aspettavano che lei diventasse la nuova Capo Clan Nie o Wen, dato il fatto che portava entrambi i geni nel suo sangue.

Sospirò e si strinse di più nei suoi indumenti, iniziando a camminare più velocemente, non notando minimamente alcune ombre che la stava seguendo a qualche metro di distanza.

-Tsk, ma guarda un po. Un giorno finirò nei guai seriamente, se continuo ad avere questi vuoti di memoria. Potrei pure morire.- Disse tra sé e sé sarcasticamente, scuotendo la testa e calciando qualche sassolino. –E dannazione, dove sono finita?!-

Sentì uno strano fiato sul collo e si spostò velocemente a sinistra, notando come una sagoma era crollata a terra, a poco da dove si trovava lei poco prima. La creatura ringhiò infastidita e si alzò di nuovo in piedi, guardandola con occhi bianchi e vacui, senza smettere un momento di sbavare. La sua pelle era grigiastra e piena di strane linee nere e fini che raggiungevano anche il suo collo. I suoi vestiti invece erano molto sporchi e strappati qua e la.

-Sei proprio la definizione da manuale di un corpo feroce tu, eh? Mi stavi seguendo, no?- Disse a nessuno in particolare, quasi fiera del fatto che era riuscita a schivarlo per poco. Lui ringhiò nuovamente e con più ferocia, caricò nella sua direzione, pronto ad affondare i denti nella sua carne, probabilmente riusciva già a sentire il forte odore di sangue e il sapore della carne di quella giovane.

-Senti, oggi probabilmente è la peggior giornata della mia vita, non ho bisogno anche di un’esperienza ravvicinata con la morte.- E, con un fluido movimento, schivò nuovamente l’attacco e sferrò un calcio sotto il suo mento così forte da lasciarlo confuso e immobile per alcuni secondi, abbastanza da poter correre via senza guardarsi indietro, e, a giudicare dai vari rumori che sentiva dietro di lei, non era l’unico corpo che la stava seguendo.

Perfetto, pensò ironicamente, guardandosi velocemente intorno per cercare un qualche oggetto che avrebbe potuto usare per provare a difendersi, le sarebbe andata bene qualsiasi cosa, non doveva ucciderli, bensì tenerli lontani abbastanza da aspettare i soccorsi oppure trovare la strada giusta di casa e tornare nei confini di Qinghe. Data la scarsa luminosità, non riusciva neanche a capire dove si trovavano i corpi, ma non erano lontani e la stavano ancora seguendo, vedendo molto meglio di lei nel buio.
Ora capiva perché suo padre continuava a dirle di portar sempre con sé la propria sciabola, o almeno un pugnale.

Nel momento in cui si girò nuovamente per vedere dove si trovavano i nemici, sentì un dolore lancinante dal polpaccio e il rumore del tessuto del proprio vestito che veniva strappato con ferocia. Riusciva persino a tracciare il viso del corpo che l’aveva attaccata, pronto a farlo di nuovo, se non fosse stato per una lama che lo decapitò a qualche centimetro dal proprio viso.
Entrambe le sue gambe cedettero e crollò, aspettando l’impatto con il suolo, ma l’unica cosa che sentì fu il calore di un corpo contro il suo, tenendola in piedi con un braccio attorno alla propria vita. Per un momento, presa dalla paura di essere capitata proprio addosso a un altro corpo, provò a staccarsi, sentendo solo la presa attorno a se stringersi e altri corpi cadere a terra.

-Beh, di solito non sono il tipo di persona che salva la prima che passa, ma chissà cosa avrebbe fatto il tuo paparino, sapendo che ero nei paraggi e che non ti avevo aiutata, lasciandoti alla mercé di questi demoni da quattro soldi, eh?-
Liuxian alzò di scatto la testa, provando a studiare il viso del ragazzo che l’aveva appena salvata, ma l’unica cosa che riusciva ad afferrare erano un paio di occhi rossi e un canino che sporgeva a malapena dalle labbra. Eppure, stava parlando come se la conoscesse, in fondo si era riferito a Nie Mingjue, il Capo Clan Nie, come “suo paparino”.

Nel momento in cui fece per parlare per la prima volta, sentì parecchie voci avvicinarsi sempre di più, armati di spade e torce infiammate per farsi luce in mezzo alla foresta. Dovevano essere i discepoli del Clan Nie, e si convinse quando sentì alcuno di loro chiamarla ad alta voce, non sapendo che si trovava a meno di dieci metri da loro.

-Beh, a quanto pare sono stati veloci, non ho neanche potuto chiacchierare bene con te.- E il ragazzo si tolse il proprio cappotto, posandolo sulle sue spalle e allacciandolo in modo tale che non si sarebbe potuto togliere facilmente. Era caldo e, soprattutto, sicuramente troppo enorme per una ragazza minuta come lei, e questo le fece salire uno strano calore sulle gote, qualcosa che non aveva mai sperimentato.

-Tu…chi diamine sei?- Chiese con fare educato, una cosa molto strana per lei, mentre iniziava a sentire la ferita alla gamba pulsare e bruciare sempre di più, macchiando i vestiti.
Il ragazzo rise solamente, sistemando meglio il cappotto sulle sue spalle, prima di prendere un sasso e lanciarlo contro un albero vicino al gruppetto di discepoli che si stava allontanando, riuscendo ad attirare la loro attenzione.

-Ci vediamo più avanti, piccola Nie, e non cacciarti in altri guai, non sarò sempre nei paraggi.- E scomparì dopo aver messo via la propria spada, lasciandola in mezzo alla foresta a fissare la direzione in cui era sparito.

-Signorina Nie!-

-Giovane Padrona Nie!-

-La vostra gamba, signorina! Oh mio Dio, cosa vi è successo?!-

-Ci sono dei corpi decapitati qua, ma non avete nessuna sciabola con voi!-

-Dobbiamo avvisare il Capo Clan Nie e il Capo Clan Wen, svelti!-

Nel giro di pochi secondi si ritrovò circondata dai discepoli del proprio clan, che in parte conosceva, dato il fatto che si allenavano spesso insieme, sotto lo sguardo intenso e serio del proprio padre. Vide anche dei fuochi d’artificio esplodere in aria, formando i colori e lo stemma del Clan Nie, mentre nella lontananza riusciva a vederne alcuni del Clan Wen.

"Oh no…e io ora come guardo i miei in faccia dopo che sono scappata da Qinghe, ho messo a repentaglio la mia vita e mi sono fatta cercare da probabilmente l’intero clan??? E non posso neppure scappare, dato che ho la gamba ferita! Oggi è proprio una giornata tremenda!"

A malapena si rese conto quando una delle proprie damigelle la fece sedere su un masso, iniziando a prendersi cura della sua gamba. Liudan, la dama d’onore che la seguiva quasi ovunque e sua unica amica, sembrava la più preoccupata, dando istruzioni ben precise agli altri discepoli sul fatto di controllare la zona circostante in cerca di altri corpi che avrebbero potuto nuocere allo stato fisico della loro signorina, ma già sapeva che l’avrebbe sgridata per bene non appena sarebbero tornate a palazzo e chiuse nella propria stanza.

Dopo neanche dieci minuti, sentì un coro di “Capo Clan Nie” e “Capo Clan Wen” riecheggiare nel piccolo spiazzo vuoto in cui si erano appostati per aspettare il loro arrivo, e il sangue nelle vene di Liuxian si raggelò. Non sapeva minimamente cosa dire, e sapeva che non avrebbe potuto contare su Liudan, quella volta.

-Dov’è mia figlia?! L’avete trovata e sta bene?!- La possente voce di Nie Mingjue si poteva sentire da decine di metri di distanza, eppure tutti potevano sentire il suo tono preoccupato. In meno di qualche secondo, lui si materializzò davanti a lei, come se fosse comparso dal nulla, e il suo sguardo si concentrò subito sulla sua gamba, che stava venendo fasciata da una delle dame, provando a lavare via il sangue dalla sottoveste, con pochi risultati.

-Nie Liuxian! Sei per caso impazzita?!- Urlò subito dopo suo padre, uno dei due pugni stretti con forza attorno all’elsa di Baxia. Non che lei si fosse aspettata un trattamento più gentile da lui, al momento, ma ci rimase un po’ male.

-Scappare di casa, perfino fuori da Qinghe vicino al tramonto e senza nessuna arma?! Io e tua madre siamo diventati matti per provare a cercarti! La prossima volta che succederà una cosa del genere, posso giurarti che passerai il resto dei MIEI giorni a meno di un metro da me e sempre accompagnata da delle guardie!-

-A-Die, aspetta—

-No! Stai zitta, appena torniamo a casa, farò in modo di cancellare ogni singola attività che comprende il fatto di farti uscire dalla stanza!-

Liuxian era in completo imbarazzo e sgomento, al momento. Suo padre la stava riprendendo davanti a tutti i discepoli del clan, anche se loro stavano guardando per terra o da un’altra parte, lei sapeva benissimo che si sarebbero ricordati tutto, magari avrebbero anche raccontato in giro la faccenda e lei non sarebbe davvero più uscita da Qinghe, tanto meno dal Unclean Realm.
Nie Mingjue non le aveva mai urlato contro in tutta la sua vita, aveva forse leggermente alzato la voce, perciò sentirgli dire quelle parole in un tono di voce mai sentito le faceva venir voglia di nascondersi sotto terra e non vedere più la superficie.
Anche quando sua madre riuscì a calmarlo, non le risparmiò un’occhiata di disapprovo, anche se almeno non le disse nulla per rimproverarla.

Sentì un nodo doloroso alla gola e altre lacrime pronte a solcare il viso leggermente sporco di sangue e polvere, ma fece di tutto per non sembrare più debole di quello che era già. Si sarebbe lasciata andare in camera, da sola, dove nessuno avrebbe potuto sentirla.

-E ora muoviti, si torna a Qinghe!- Disse Mingjue meno aggressivamente di prima, anche se non era proprio molto felice della bravata che lei aveva fatto, per poi girarsi e camminare via, mentre Wen Qing la raggiunse velocemente, allontanando le dame e controllando che le fasce fossero messe bene attorno alla gamba. Tirò fuori una boccetta di pillole da una piccola borsetta legata sul fianco e le fece segno di ingoiarne un paio, passandole anche una borraccia d’acqua per aiutarsi.

-Tuo padre era molto preoccupato, A-Cai. Non parlargli per un giorno o due, va bene? Sai perfettamente che non intende davvero quello che ha detto.- Le disse dolcemente mentre le accarezzava lentamente una guancia, anche per provare a pulirla.
Liuxian alzò lo sguardo verso di lei e provò a parlare, sentendo però il nodo alla gola impedirle di farlo, perciò si limitò solo ad annuire piano con la testa e provare a tirarsi in piedi. Anche se non soddisfatta, sua madre le diede una mano ad alzarsi e la prese sulle spalle con delicatezza, raggiungendo lentamente il resto del clan che si trovava solo a qualche metro di distanza.

La più piccola nascose il viso nella spalla della madre, rilassandosi quasi subito e addormentandosi lentamente, stremata dagli eventi di quella giornata. Sognò il ragazzo che l’aveva salvata, che le aveva dato il proprio cappotto. Aveva un buon odore, anche se non riusciva davvero a dare un nome ad esso.

Nie Liuxian, all’età di tredici anni, aveva appena fatto il primo grande pasticcio della sua vita.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


I mesi successivi a quell’episodio passarono certamente troppo velocemente, secondo Liuxian. La ferita alla gamba guarì qualche settimana dopo, ma suo padre mantenne la parola di lasciarla rinchiusa in camera, facendola uscire solo durante gli allenamenti con la sciabola. Ormai non mangiava neanche con suo padre, il pranzo e la cena le erano recapitate in camera e i piatti erano ritirati solo dopo mezz’ora.

Dire che lei era arcistufa di quella situazione era una dichiarazione più che ovvia. Oltre a leggere, scrivere lettere e poemi, e ogni tanto provare a ricamare e suonare, non poteva fare nulla.

Un’altra cosa che era successa era che le era stato vietato il permesso di andare a Qishan, quell’inverno, notizia che non accettò per nulla. Sin da quando era nata, lei andava sempre a Qishan da sua madre per sfuggire al clima glaciale di Qinghe, dove ogni singola cosa diventava ghiaccio, anche se era raro che nevicasse, come invece succedeva ogni anno a Gusu.

Il rapporto tra lei e Mingjue cambiò quasi radicalmente. Dato che lei era in sostanza rinchiusa nella sua stanza, vedeva suo padre poche volte la settimana, riusciva persino a contare i loro incontri sulle dita d'una mano, e quelle volte che si vedevano lei riusciva a percepire la freddezza nei suoi gesti. Quand’era stata l’ultima volta che l’aveva abbracciata? Probabilmente era passato troppo tempo, ma aveva deciso di non fare parola fino a quando lui non avesse deciso di trattarla un po’ meglio. Insomma, erano passati mesi interi e lei non aveva fatto altro che comportarsi in modo impeccabile!

Una delle poche cose che riuscivano a sollevarla era il cappotto che quel ragazzo le aveva regalato (prestato?) quella notte. Aveva perso il suo odore già da qualche tempo, e la cosa le seccava parecchio, ma quello strano tepore continuava a esserci, e lei lo stringeva sempre al proprio petto prima di dormire. Aveva osservato con attenzione il tessuto quando non aveva avuto nulla da fare, ma non vi era nessun colore che avrebbe potuto collegare a un clan, era semplicemente nero, e quello non aiutava per nulla. Voleva rivederlo…la faceva sentire quasi al sicuro, anche se lei era più che capace di cavarsela da sola.

Poteva parlare solamente con Liudan ormai, anche se non le dispiaceva passare ore su ore a “bere tè” (in pratica la più grande si assicurava di tenerla aggiornata su quello che succedeva fuori dalle quattro mura in cui era segregata).
Quello che era cambiato, a dirla tutta, erano le lettere che le erano recapitate dalla nonna di sua cugina, il famosissimo Ragno Purpureo, o Madame Yu.

Ricordava di averla vista qualche volta da bambina, quando visitava Lotus Pier e andava in giro solo attaccata ai pantaloni di suo padre, e le aveva messo sempre timore. Non ci aveva mai parlato direttamente, non essendo sua parente ma ogni volta che andava in giro per le strade di Yunmeng riusciva sempre a farsi raccontare le sue imprese, quando era giovane e non era ancora sposata con Jiang Fengmian, il Capo Clan Jiang.
Perciò sì, era una grande sorpresa vedere una lettera indirizzata proprio a lei e scritta dalla matriarca di Yunmeng. Il contenuto era probabilmente più sorprendente. Le chiedeva come stava e come si trovava a Qinghe, essendo venuta a sapere da suo zio, Nie Huaisang, che era scappata e che era stata ferita. Dopo questa piccola introduzione, iniziò a parlare del vero motivo di quella lettera.

Come lei ben sapeva, ogni cinque anni i clan più ricchi mandavano i propri figli a Yunmeng oppure Lanling per un allenamento intensivo, sia in termine fisico che culturale, sotto le cure di Madame Yu e Madame Jin rispettivamente. I ragazzi che ne prendevano parte avevano sempre tra i quattordici e i diciotto anni massimi, e raramente i clan respingevano un’offerta tanto generosa.

E Liuxian, a un passo dal compiere quattordici anni, aveva ricevuto l’invito per parteciparvi.

Non sapeva bene come rispondere a tale richiesta, siccome non riceveva mai lettere tanto formali e importanti, e che queste cose erano soprattutto trattate dai propri genitori.

Fissò il pezzo di carta scritto con grazia e precisione per quasi un’ora, persa nei propri pensieri, per poi piegarlo e rimetterlo nella busta, pensando fosse meglio aspettare di vedere il proprio padre e comunicargli la notizia, e fortunatamente l’occasione arrivò prima del previsto.

Quella sera, invece che mangiare da sola come sempre, le fu comunicato da un servo che il Capo Clan Nie voleva mangiare con lei e che le aveva concesso il permesso di uscire dalla stanza. Eppure, per quanto felice da tale novità, ci rimase un po’ male che suo padre non glielo avesse detto di persona, che non fosse venuto da lei.
Ebbe solo il tempo per mettersi qualcosa di più formale e afferrare la busta, quando Liudan arrivò nella sua stanza e si offrì di portarla nella sala pranzo, notando come la sua gamba, anche se ben guarita, fosse un po’ debole dall’assenza di movimento. Liuxian si sentì libera solamente ritrovandosi in uno dei lunghi corridoi della residenza, salutando chiunque passasse accanto a loro quasi docilmente, aggettivo che lei trovava ripugnante per descriverla. La sala da pranzo era completamente vuota, c’era solo suo padre in fondo alla stanza, già seduto al proprio posto e le mani appoggiate sul tavolino in legno scuro, il suo sguardo puntato sulla sua figura non appena lei entrò.

"Okay, magari i nostri ospiti avevano ragione a sentirsi intimiditi da A-Die…"

Una volta assicurata che Liuxian fosse ben comoda e a suo agio, Liudan si scusò ed uscì dalla sala chiudendosi la porta alle spalle.

La più giovane guardò Mingjue con la coda dell’occhio, sperando che lui avesse già iniziato a mangiare per fare lo stesso, ma notò come anche lui la stesse guardando, o almeno, cercava di non farlo notare troppo.

Restarono in un silenzio imbarazzante per un paio di lunghi minuti, nei quali Liuxian sperava davvero di poter vedere proprio padre alzare una mano per impugnare le bacchette e mangiare, almeno sarebbero stati in silenzio per un buon motivo!
Un colpo di tosse bloccò i suoi pensieri e girò la testa verso di lui, notando come si stava passando una mano tra i capelli, guardando da tutt’altra parte.

-Come sta la tua gamba? Liudan ti stava portando qua.- Chiese Mingjue un po cautamente, afferrando la tazzina di ceramica e bere qualche sorso di tè, per poi riempirla e ripetere l’azione.

-La ferita è guarita, ma non mi muovo molto, perciò la gamba è un po’ debole.-

-Hm, bene. Mangiamo.-

E solo dopo aver sentito le ultime parole, Liuxian si rese davvero conto del peso sul petto che le si era sollevato in quel momento, facendola sentire un po più leggera di prima. I piatti erano, stranamente, i suoi preferiti (che suo padre stesse cercando di farsi perdonare?) e lei mangiò tutto con gusto, pur cercando di mantenere un certo decoro. Sì, era la figlia di Nie Mingjue, il generale che aveva decapitato il primogenito di Wen Ruohan, e che era riconosciuto per essere molto focoso e irascibile, oltre che “poco educato” secondo alcune persone, però l’educazione le era stata insegnata e non voleva assolutamente innervosirlo per una cosa così banale.

Il momento in cui si servì della terza tazzina di tè della serata, sentì finalmente suo padre parlare di nuovo, quella volta con più sicurezza.

-A-Cai, penso tu lo sappia già, ma sia qua sia a Qishan è arrivata una lettera da parte di Madame Yu che parla del tuo possibile allenamento a Lotus Pier dopo il compimento del tuo quattordicesimo anno. Io e tua madre ne abbiamo parlato.-

In quel momento, lei voleva solamente sedersi accanto a lui proprio come aveva sempre fatto, invece che starsene a qualche metro da distanza, ma ricacciò dentro quei pensieri per star meglio ad ascoltare. Annuendo, tirò fuori la busta che teneva dentro una delle ampie maniche del vestito e la posò sul tavolo, dicendo che anche a lei era arrivata una lettera probabilmente da qualche giorno, ma che lei non aveva mai notato.

Con un cenno della mano, le fece segno di raggiungerlo per dargli la lettera, azione che compì senza lamentarsi troppo, d’altronde la gamba si era mezza addormentata in quel momento, quando era sola mica si sedeva composta a mangiare.

-Vogliamo mandarti a Lotus Pier.- Le disse non appena le sue dita presero la busta che lei gli stava consegnando.

-Ma, A-Die, non avevi detto che volevi lasciarmi chiusa in camera..?- Chiese un po’ confusa, ma soprattutto per rinfacciargli come aveva vissuto per qualche mese.

-A-Cai, ho deciso. Torna a sederti.- Le disse seccamente, gli occhi impegnati a leggere la lettera a cui lei non aveva ancora risposto.

-A-Die, non mi hai mandato da A-Niang a Qishan, perché vorresti mandarmi—

Una delle sue mani sbatté forte contro il tavolino, facendo cadere la teiera in ceramica piena di tè e qualche piattino, e Liuxian, pur contro voglia, si zittì.

-Nie Liuxian, se io dico che tu vai a Lotus Pier, tu vai a Lotus Pier. Non so se tornerai a Qishan molto presto, tua madre è molto occupata e tuo zio non può sempre starti attorno per assicurarsi che tu non combini pasticci.-
"A-Die, quello che hai appena detto non ha il minimo senso, lo sai?" Pensò, ma tenne per se quel pensiero, sapendo bene che non era conveniente farlo arrabbiare.

-E ora va a dormire, da domani tornerai a mangiare in camera tua.- Disse, mettendo un punto alla conversazione e smettendo di guardarla, anche se dai suoi occhi vedeva che stava fissando lo stesso carattere da quando aveva aperto la busta.

Trattenne a malapena un sospiro, per poi inchinarsi e uscire lentamente dalla sala, quasi aspettandosi un augurio di buonanotte, ma niente.
Liuxian era seccata, arrabbiata e soprattutto nervosa, non erano emozioni sconosciute da quando suo padre aveva iniziato a trattarla così, ma quella sera sembravano quasi amplificate al cubo. Liudan era sicuramente già a dormire e il massimo che lei poteva fare era andare in stanza e urlare nel proprio cuscino, ben sapendo che fare i capricci alla sua età era una cosa ridicola.
La sua stanza era stata arieggiata, mentre era via, e adesso l’unica finestra aperta era quella accanto al suo letto, dove le sottili tende si muovevano a seconda del vento. Era marzo e l’aria serale era fredda, ma magari le avrebbe schiarito le idee, in un modo o nell’altro.

La sua camicia da notte era già sul letto, piegata elegantemente, e le candele accese, un po’ ovunque, permettendole di guardare dove andava senza avere il pericolo di inciampare in qualche libro e rischiare di farsi male di nuovo. C’era anche del tè su un tavolino, e dall’odore che sentiva, pareva essere zenzero, uno dei suoi preferiti.
Ma hey, la parte più bella della serata doveva ancora arrivare!

Si cambiò alla svelta, sia per il freddo pungente sia per l’impazienza, per poi prendere la tazzina di tè e berla tutta d’un fiato, solo per poi tossire qualche secondo dopo per la strana amarezza che conteneva. Probabilmente era tanto tempo che non lo beveva e le sue papille gustative dovevano di nuovo abituarsi a quel sapore forte, eppure quello non la fermò dal bersi altre due tazzine consecutive, promettendosi di farsi riscaldare il resto per la mattina dopo. I vestiti che aveva lanciato dalla fretta sul letto erano finiti sul pavimento, e lei non voleva davvero sentire Liudan poi dirle che i vestiti andavano subito sistemati, perciò sospirò e si convinse a metterli nell’armadio, anche se senza un vero ordine.

-Wow, probabilmente mia sorella si rivolterebbe nel suo letto, se venisse a scoprire come tratti questi vestiti, e lei ne ha di molto meno costosi.- Disse una voce alle sue spalle, dall’altra parte della stanza.

Liuxian, quasi per riflesso, afferrò la sua sciabola, Kaijun, che era poco lontana da lei e si girò verso la figura, seduta sul davanzale della finestra in modo scomposto, una gamba a penzoloni fuori e l’altra piegata in modo da poterci appoggiare sopra l’avambraccio. Sembrava veramente a suo agio, pur essendo, quasi, nella stanza di una ragazza, senza permesso.

-Chi sei tu?- Chiese la ragazza con fare cauto. –E come sei entrato?-

-Dai principessina, pensavo fosse chiaro. La finestra era aperta e io mi sono arrampicato, e ho fatto centro al primo tentativo, dovresti davvero darmi un premio per questo.-

-Non hai risposto alla prima domanda! Rispondi oppure mi metto a urlare, e posso assicurarti che ogni singolo membro del clan si presenterà qua.-

Il ragazzo scoppiò a ridere, saltando dentro la stanza e camminando in giro come se fosse casa sua, spegnendo le candele una a una con tranquillità, come se non ci fosse Liuxian pronta ad attaccarlo. Il che era molto ironico, dato anche il fatto che lui stesso aveva una spada in bella mostra legata su un fianco.

-Sono solo qua a prendermi qualcosa che mi appartiene, permetti?-

-Una cosa che ti appartiene? Ma se non ti ho mai—EHI METTI GIÙ QUEL CAPPOTTO!- Urlò presa alla sprovvista, scattando in avanti per afferrare l’indumento, pur tenendo la lama a pochi centimetri da lui, non si fidava a lasciargli troppa libertà.

-Ehi, hai detto che non avresti urlato.-

-Tu! Non l’ho mai detto!-

Il ragazzo rise e lanciò il cappotto giù dalla finestra, e Liuxian si sarebbe aspettata di tutto, ma non che quel…quel…lui! buttasse un oggetto di proprietà altrui via senza nemmeno stare ad ascoltare la padrona (o pseudo padrona, in quel caso)! Il suo sguardo slittò velocemente verso il più alto, con un palese sguardo pieno di omicidio negli occhi, immaginandosi quanto dovesse essere appagante poterlo lanciare dalla finestra nello stesso modo! Oh, si sarebbe divertita tanto, peccato che lei fosse quasi trenta centimetri più bassa e non sembrava mettergli ansia o paura, neanche timore!

-Ora va a riprenderlo! L’hai sporcato e a me quel cappotto serve!- Disse nel tono più serio che riusciva a formare, ma a quanto pare lui sembrava estremamente divertito dalla cosa, dato che non riusciva a smettere di ridere per neanche un secondo.

-Sei davvero divertente, principessina. Oddio, quello è il mio cappotto, non ti ricordi? Te l’ho prestato mesi fa.- Disse invece lui con semplicità dopo aver calmato la propria risata ed essersi asciugato una lacrima dall’angolo di un occhio.

"Il suo…cappotto? Quello che mi ha prestato..? No aspetta! Cai torna in te! Ti sta solo prendendo in giro, non vedi quanto si sta divertendo?!"

-N-non mentire, tu! Ed esci da qua!-

Per qualche secondo, il ragazzo non rispose, ma si limitò solamente a togliersi la sopravveste che aveva e posarla sulle sue spalle, per poi camminare verso la finestra. Peccato che Liuxian fosse troppo impegnata nei propri pensieri, riconoscendo pian piano l’odore di quell’indumento. Era lo stesso del cappotto prima che perdesse l’odore!
Lei mise via la sciabola e si girò per dire qualcosa, ritrovandosi però da sola nella stanza, senza il minimo segno del ragazzo che era là con lei fino a qualche secondo fa.
Corse alla finestra e guardò in giro, leggermente delusa dal non vedere nessuno all’interno del giardino. O almeno, fino a quando non notò una strana ombra per terra e alzò lo sguardo verso il tetto, dove c’era lui che ghignava divertito, il cappotto su una spalla. Sembrava quasi aspettarsi questa sua reazione, come se sapesse che lei sarebbe corsa alla finestra. E fu in quel momento che Liuxian arrossì per la seconda volta, notando come la luna illuminava il suo viso abbastanza bene per notare delle caratteristiche che, mesi prima, non era riuscita a cogliere.

-Xue Yang.-

-Eh?- Chiese lei confusa, troppo immersa nei propri pensieri per rendersi conto che lui le aveva davvero parlato, e questo doveva divertirlo parecchio, a giudicare dal ghigno che si allargava sempre di più.

-Mi chiamo Xue Yang, o Xue Chengmei, non m’interessa molto. Tratta bene quella veste, è una delle poche che posso usare per delle cerimonie e che non sono totalmente o rovinate o inaccettabili, va bene?-

Liuxian si ritrovò solo ad annuire impercettibilmente, priva di vederlo scomparire nel nulla. Le sue gote erano ancora rosse e calde, poteva sentirlo, e il suo cuore batteva troppo velocemente per sembrare qualcosa di normale.
"E’ troppo veloce…non mi piace, e cos’è questa sensazione nel mio stomaco?? Non mi piace non mi piace non mi piace! Dannatissimo Xue Yang! Lo odio e l’ho appena incontrato!"

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


"Tsk…è troppo presto per questo tipo di attività, posso tornare a dormire?"

Pensò la giovane, mentre camminava (o si trascinava) per i pontili di Lotus Pier, facendo attenzione a non perdere di vista i due grandi cani che correvano in giro, abbaiando e svegliando ogni tanto qualche servo che, miracolosamente, era riuscito a concedersi qualche ora in più di sonno.

-Eppure Baba e A-Die stanno ancora dormendo, perché mai dovrei portare io fuori Jasmine e Guiying? Neanche il sole vuole decidersi a spuntare fuori, e che diamine!-

L’unica risposta che ricevette fu uno dei due cani abbaiare, o meglio, ringhiare a una strana figura incappucciata in piedi su una piccola nave che si stava avvicinando lentamente al porto. Guanting restò ferma per un paio di secondi, fissando la figura mentre giocava con l’anello che portava all’indice sinistro con fare nervoso, non si sentiva per nulla al sicuro ed era certa che nessuno fosse nei paraggi.

Appena la barca fu abbastanza vicina, il suo proprietario saltò sul pontile e ignorò palesemente Jasmine, la quale era l’unica rimasta in sua compagnia, mentre Guiying era corso verso il palazzo, abbaiando senza sosta.

-Hm…cane spirito, se non sbaglio.- Disse lui e il suo sguardo cadde sull’anello che la ragazza portava, le pupille si dilatarono all’istante e ghignò soddisfatto.

-Non mi sembra tu abbia il permesso per arrivare a Lotus Pier, soprattutto a quest’orario.- Provò a rispondere Guanting nel modo più professionale possibile, anche se stava nascondendo la mano dietro alla schiena, avendo intuito il suo interesse per Zidian. Jasmine si mise velocemente tra la sua padroncina e lo strano uomo, ringhiando con più vigore per mettergli timore e allontanarlo, sfortunatamente con pochi risultati, siccome l’uomo iniziò ad avanzare nella sua direzione.

-Mi servirebbe il tuo anello, giovane padroncina Jiang, permetti? Ho sentito che è molto potente e solo il clan Jiang possiede un cimelio del genere. Sarebbe uno spreco darlo a una ragazzina.- E poi tese la mano nella sua direzione, aspettando un singolo movimento da parte della ragazza, la quale restò ferma e sostenne il suo sguardo, ricacciando dentro il nervosismo. Sarebbe davvero andata fuori di testa, se avesse ceduto Zidian a un completo sconosciuto, non dopo tutto quello che aveva dovuto subire per ereditarlo.

Un colpo di tosse li distrasse, e gli sguardi di entrambi slittarono sull’uomo a qualche metro da loro, con Guiying al suo fianco e un sorriso serafico stampato sul suo viso, anche se non sembrava raggiungere gli occhi. Guanting si rilassò impercettibilmente, lasciando andare un sospiro di sollievo che non sapeva star trattenendo. L’uomo, invece, sembrava aver perso la sua calma, essendo veramente seccato dall’intrusione della persona vestita di viola, con lunghi capelli corvini lasciati sciolti sulla schiena.

-A-Min, vieni qua, A-Cheng e A-Sang stanno arrivando, Guiying ci ha avvisato.- Disse suo nonno con voce tranquilla, facendole segno di raggiungerlo, cosa che lei fece senza pensarci velocemente, attaccandosi al suo fianco e stringendo la stoffa del suo mantello tra le dita.

-Tsk, Jiang Fengmian, sempre a rovinare tutto tu, vero?- Suo nonno, Jiang Fengmian, non sembrò essere minimamente toccato da tali parole, preferendo chiamare Jasmine al suo fianco e spingendo Guanting dietro di sé, pur senza staccarla.

-Vorrei sapere il motivo di questo vostro arrivo non annunciato. E’ ancora molto presto, da come voi potete notare, e nessuno sembra essere sveglio oltre a me e a mia nipote. Potrebbe per favore comunicarmelo?- Iniziò lentamente, il sorriso sempre stampato sul viso, anche se si poteva captare un tono di aggressività nella sua voce. –A meno che io non debba ricorrere all’intervento di mia moglie. Lei non gradisce questo tipo di visite.-

"Ah no, non chiamare la nonna, per favore, è troppo presto…" Pensò tra sé e sé, sentendo come i due cani se ne stavano davanti a lei come scudo, anche se sembravano molto tranquillizzati dalla presenza del precedente Capo Clan Jiang.
L’uomo semplicemente sbuffò e saltò di nuovo sulla barca, dando una spinta a una delle assi di legno del pavimento del porto per allontanarsi da Lotus Pier il più velocemente possibile. Eppure, quando sembrò abbastanza lontano, lui si girò verso di loro e guardò Guanting negli occhi con estrema serietà.

-Non dimenticare giovane padroncina Jiang, quello che ti ho detto. Tornerò per Zidian.- Per poi scomparire nella nebbia che aveva ingolfato totalmente il lago di fronte a loro. La ragazza fissò silenziosamente l’orizzonte, accarezzando i musi di entrambi i cani, i quali stavano apprezzando alquanto le attenzioni che la loro padroncina stava riservando loro.

Sentì una mano posarsi sulla sua testa e accarezzarle lentamente i capelli sciolti e lei si lasciò andare, chiudendo gli occhi e posando la testa contro la spalla dell’uomo più anziano, aspettando pazientemente l’arrivo dei propri genitori (e soprattutto sperando che sua nonna stesse ancora dormendo).

-Yeye? Sai chi era lui?- Chiese a bassa voce dopo essersi staccata, preferendo tenersi al suo braccio e camminando al suo fianco lentamente, seguendo il sentiero per tornare alle stanze private della loro famiglia. Fengmian sembrò pensieroso per qualche secondo, negando poi con la testa.

-No, mi dispiace, eppure ero sicuro di aver istruito le guardie a non far passare nessuno, specialmente di notte.- Rispose tra sè e sè, fischiando leggermente per chiamare uno dei cani che stava andando dalla parte opposta. –Ha detto qualcosa con Zidian, però. Cosa ti ha chiesto?-

-Ha detto che voleva il mio anello, e che era troppo potente per una ragazzina.- E Guanting sospirò, roteando leggermente gli occhi nel sentirsi chiamare “ragazzina”. Jiang Wanyin, suo padre, alla sua età era già riconosciuto in tutto il paese per le sue imprese e per com’era riuscito a ricostruire Lotus Pier da solo, dopo il duro attacco che i Wen avevano riservato per loro. I suoi nonni erano ospiti a Lanling al momento, per qualcosa che nessuno le aveva mai spiegato, perciò erano riusciti a salvarsi dalla strage. In confronto, lei era una caccolina, probabilmente. Anche il suo altro padre, Nie Huaisang, aveva fatto di più!

Suo nonno ridacchiò soltanto, sistemandole i capelli, divertito dal comportamento quasi infantile che sua nipote stava avendo in quel momento. Entrambi alzarono lo sguardo quando notarono i suoi due padri camminare rapidamente nella loro direzione, leggermente allarmati a primo impatto, ma più calmi quando si assicurarono che la loro figlia stava bene.
Sentì il suo Baba chiamarla per nome, prima di ritrovarsi contro il suo petto, ancora caldo dal tepore delle coperte e con solo un cappotto sopra alla sua vestaglia da notte, che le accarezzava dolcemente i capelli. Dopo aver scambiato quattro parole con il proprio padre, anche il suo A-Die si unì all’abbraccio, baciandole delicatamente la tempia.

-Vi ho fatto preoccupare, per caso?- Ridacchiò Guanting mezza soffocata dall’abbraccio in cui era stretta. –State tranquilli, sto bene, fortunatamente c’erano Guiying e Jasmine con me.- E sorrise dolcemente a entrambi, alzando la testa. Jiang Cheng scosse piano la testa, con un leggero sorriso che decorava il suo viso, e non disse nulla, mentre Huaisang si cimentò in un poema sul quanto era preoccupato per il suo piccolo fiore di loto, tenendole il viso con le mani mentre le baciava più e più volte le guance.

-Sarei probabilmente morto se qualcuno ti avesse messo le mani addosso, cosa potrei fare senza di te, oh mia piccola e innocente bambina?- Continuò a ripetere come un mantra, ignorando bellamente gli sforzi della figlia per staccarsi.

-Baba! Io ho già quindici anni!-

-Non importa, resterai per sempre la mia bambina!-

-Potreste per favore non urlare? E’ ancora presto.- Disse il suo A-Die, staccandosi leggermente per continuare a conversare pacificamente con il proprio padre, il quale sembrava divertito dall’espressione esausta della nipote.

Dopo una decina di minuti, il gruppetto e i cani si incamminarono verso le stanze private della famiglia per provare a guadagnare qualche ora di sonno, prima di iniziare le loro mansioni mattutine. Guanting era già esausta al solo pensiero dell’allenamento che Jiang Cheng e sua nonna avevano in serbo per lei. D’altronde, più il tempo passava, più si avvicinava l’allenamento che la sua famiglia aveva programmato nei cinque anni precedenti e lei, essendo la futura erede, doveva essere in forma smagliante per confermare il suo titolo, dato che gli altri discepoli si trovavano a casa sua. Non avrebbe dato segno di debolezze, questo era poco ma sicuro.
Eppure, per un millesimo di secondo, si pentì di aver percorso la strada della cultivazione, di andare sul campo da battaglia e combattere per il proprio clan. Sarebbe potuta diventare come sua zia, Jiang Yanli, e studiare la sua intera vita per diventare la moglie perfetta e dare eredi al proprio marito, non importava se ricco o meno (ma i soldi non le dispiacevano, d’altronde il Clan Jiang non era per nulla povero, anzi).
Con un sospiro, la ragazza si lasciò cadere sul letto dopo aver dato la buonanotte ai suoi genitori e suo nonno, ormai in compagnia solo di Jasmine e Guiying, i quali erano ben accoccolati accanto a lei, sul punto di addormentarsi.
"Se la nonna potesse leggere nei miei pensieri, sarei probabilmente obbligata a nuotare per ogni singolo lago nei dintorni per il resto della mia vita. Ho scelto io questa strada. Quel tipo, eppure, ho l’impressione che non sarà l’ultimo a provare a mettere le mani su Zidian."

I suoi occhi si concentrarono sull’anello che portava al dito, il quale stava emettendo delle piccole saette color glicine, come se avesse capito i pensieri della sua padroncina. Non aveva visto né suo padre né sua nonna usare Zidian, sfortunatamente, ma in molti le raccontarono della loro bravura nel gestire un’arma tanto potente e usare la loro spada allo stesso momento, decimando centinaia di corpi come se fosse solo un gioco. Anche lei sperava di poter raggiungere quel livello, alla fine, voleva rendere il suo clan fiero di lei come guerriera ed erede, eppure, al momento, riusciva a malapena controllare la frusta per qualche minuto, prima di perdere la concentrazione e rischiare di fare male ai propri avversari.

"-Non devi preoccuparti A-Min, neanche A-Die è riuscito a perfezionare la tecnica in una notte. Vedrai che anche tu ci riuscirai.-" Continuava a dirgli il suo Baba, ogni volta che si recava da lui nei pomeriggi assolati per dipingere insieme sui ventagli. Gli credeva, lui non le mentiva mai.
Ma non era neppure troppo brava con la spada, la spada che le era stata regalata quando aveva solo sei anni, la sua Chunfen. Era quasi mediocre, secondo alcuni dei discepoli con cui si allenava, e, anche se sapeva che Madame Yu li sentiva, non aveva mai fatto nulla per negare tali affermazioni, continuando a riprendere la sua postura, come attaccava l’aria o come la presa sull’elsa era troppo rigida, avrebbe potuto spezzarsi il polso per una mossa troppo avventata.

Un naso bagnato e poi una lingua sulla sua guancia la risvegliarono dai suoi pensieri e girò la testa verso i suoi due cani, i quali si erano stretti attorno a lei e avevano appoggiato i musi sulle sue spalle, alquanto comodi. Un leggero sorriso si palesò sul suo viso e li strinse più a se, mettendo le mani tra il loro folto pelo, godendosi il momento in compagnia dei suoi migliori amici, gli unici che non l’avrebbero giudicata per la sua forza o intelligenza.

-Cosa farei senza di voi?- Chiese al vento, sentendo le palpebre sempre più pesanti, fino a quando non si lasciò cadere anche lei in un sonno pacifico e tranquillo, privo delle critiche silenziose di Madame Yu e delle parole taglienti dei suoi compagni.

Quando si svegliò, la prima cosa che sentì fu la voce di sua nonna avvicinarsi sempre di più alla sua stanza, probabilmente adirata dal tono che stava utilizzando al momento. Giurava di aver sentito anche il suo nome, tra una delle tante frasi.

"Perfetto…ora che ho combinato?"

La porta si aprì appena pochi secondi dopo e si ritrovò davanti a sé le due dame di Madame Yu, Jinzhu e Yinzhu, le quali la guardavano con un pizzico di compassione, quasi.

-Giovane Padrona Jiang, siete in ritardo per le lezioni con Madame Yu, ricordate? La signora vi sta aspettando qua fuori e ha detto che avete solo cinque minuti per essere pronta.- E uscirono di nuovo, lasciandola interdetta. Quanto diamine aveva dormito per essere in ritardo?!

Scattò in piedi velocemente dopo aver svegliato Jasmine e Guiying e corse a mettersi la divisa d’addestramento, facendo attenzione a non dimenticarsi la campanellina legata attorno alla fascia sui suoi fianchi, unico dettaglio che le era permesso di lasciare in combattimento e che la distingueva dagli altri. Una volta con Chunfen nella sua custodia e legata a un fianco, decise di legarsi i capelli mentre correva verso il campo, facendo attenzione a non andare contro ai vari servi e chiedere scusa non appena succedeva.
"Questa non me la perdona, non sono mai arrivata tardi! Mi ammazza oppure mi fa correre per Lotus Pier fino a quando le mie gambe perdono la sensibilità!"

Appena arrivò fuori dal campo, si fermò solo per riprendere fiato per qualche secondo, notando già da lontano lo sguardo infuocato di sua nonna, la quale l’aveva notata, pur tenendo gli occhi incollati sugli altri discepoli che avevano già iniziato il riscaldamento. Quando si decise ad entrare e farsi notare, i discepoli vennero fermati da un cenno della mano della signora vestita in viola, tutti girati nella sua direzione e iniziando a borbottare tra di loro.

"-Ma chi si crede di essere? Arrivare in ritardo all’allenamento solo perché è la figlia del Capo Clan Jiang.-"

"-Sanno tutti che è solo adottata, non ha neanche la capacità di poter utilizzare Zidian per più di cinque minuti! Imbarazzante!-"

"-Capo Clan Jiang avrebbe dovuto adottare qualcun altro, cosa ti aspettavi dalla figlia di una serva? Probabilmente è così scarsa per tutto il tempo che passa attorno a Sir Nie, l’inutilità potrebbe essere contagiosa, dobbiamo fare attenzione.-"

Come ogni volta, lei decise saggiamente di ignorare quei commenti, anche se venivano continuamente ripetuti nella sua testa, come un mantra, e sommato allo sguardo di Madame Yu, non sapeva davvero cos’era peggio.

-Nainai, questo discepolo è in ritardo, vi prego di perdonarla.- Disse fissando per terra, le mani giunte davanti al suo viso mentre si inchinava. Riuscì a sentire mentre si alzava dal trono e camminava in sua direzione, il tutto nella calma più assoluta, e pure gli altri discepoli avevano deciso di chiudere la bocca. Arrivare in ritardo a uno degli allenamenti di Madame Yu era come una sentenza a morte, venendo obbligati a sopportare chissà quale tortura che quel giorno la loro signora gradiva.
La sua figura si fermò davanti a lei e riusciva a sentire i suoi due cani nascondersi dietro alle sue gambe, anche loro intimiditi dall’aura che la donna più vecchia emanava.

-Non chiamarmi “nainai”, intesi? Io sono Madame Yu, anche se sei la figlia adottiva di mio figlio. Pensi di poter addolcire la pillola, chiamandomi così davanti a tutti? Sei l’erede del Clan Jiang, dovresti essere la prima ad arrivare e l’ultima ad andartene, non il contrario! Non ti tratterò con leggerezza solo perché fai parte della mia famiglia, anzi, mi sono resa conto che sono stata troppo gentile con te.-
Guanting sentiva già i brividi percorrerle la schiena, se fino a quel momento lei ci era andata leggera, significava solamente che da la in poi gli allenamenti si sarebbero trasformati in torture, almeno per lei. Trattenne un respiro pesante, nervosamente, stando in silenzio ad aspettare il verdetto finale.

-D’ora in poi raddoppierò i tuoi addestramenti, dovrai presentarti qua all’alba e avrai il permesso di andartene solo dopo il tramonto, e se non ci saranno risultati evidenti prima dell’arrivo degli altri clan, sceglierò qualcun altro per rappresentare Yunmeng Jiang e non avrai più il permesso di allenarti, intesi?!- La ragazza annuì a malapena, tremando leggermente mentre la sua testa navigava tra pensieri diversi, iniziando l’allenamento solo dopo aver avuto il permesso. Aveva ragione sua nonna, era troppo debole; aveva solo tre settimane ed era certa che non ci sarebbe riuscita, neanche se tutti gli dei esistenti le avessero concesso ogni abilità necessaria.

Anche quando tutti gli altri discepoli avevano avuto il permesso di andare a pranzare, lei era ancora là, ripetendo gli stessi esercizi quasi a memoria e sentendo le energie diminuire ogni momento in più che stava sotto al sole cocente.

Sarebbe morta ancor prima dell’inizio dell’addestramento con gli altri clan, ne era certa ormai.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Liuxian notò una cosa, nelle settimane prima della sua partenza. I suoi allenamenti stavano diventando sempre più duri e faticosi, ritrovandosi a volte a combattere contro proprio padre davanti a tutti e lui non osava neanche trattenersi, facendo solo attenzione a non ferirla. Dopo ogni allenamento sentiva le braccia tremare dall’enorme sforzo, riuscendo poi a malapena sollevare la sua sciabola, domandandosi come avrebbe potuto combattere per ore sul campo di battaglia in quello stato, senza avere neanche un momento per riprendere le forze.

"A-Die è davvero formidabile…" Pensava ogni volta che tornava in stanza a fissare il soffitto, passando quasi un’ora immersa nei propri pensieri prima di alzarsi e chiedere a una serva di prepararle il bagno. Ne aveva estremamente bisogno, sentiva la polvere del terreno perfino sotto ai vestiti, oggi era più distrutta del solito.

Non appena immersa nell’acqua calda, si concesse il lusso di stare a mollo fino a quando l’acqua non divenne tiepida. I muscoli continuavano a far male a ogni movimento, ma ne era abituata e non si sarebbe lamentata per così poco, sapeva bene che, anche se Mingjue la stava sfidando con tutta la sua forza, si stava trattenendo, perché non riusciva a spiegare il fatto che era riuscita a bloccare quasi tutti i suoi attacchi nel giro di sole due settimane e mezzo. Non riusciva ancora a contrattaccare, trovando la sua statura una seccatura, ma suo padre sembrava velatamente soddisfatto solo da quello. Le aveva perfino scompigliato i capelli, prima di concederle il permesso di ritirarsi.

-Liuxian, ti serve qualcosa? Sei nell’acqua da un po’, sarebbe meglio vestirsi oppure potresti ammalarti.- Sentì dall’altra stanza, probabilmente Liudan che la aspettava con un nuovo paio di vestiti. Le rispose che l’avrebbe raggiunta a breve, per poi uscire dalla vasca e asciugarsi il più velocemente possibile, sentendo già i brividi percorrerle il corpo.

"Chissà quando ritornerà, devo ancora buttarlo giù dalla finestra e staccargli la testa dal collo." Pensò tra se e se, arrossendo di botto qualche secondo dopo, tirandosi una ciocca di capelli per auto punirsi. Per quanto tendesse a negarlo, lei continuava a pensare all’incontro che aveva avuto tempo fa con Xue Yang, al suo ghigno divertito e a come la luna gli illuminava il viso in maniera quasi divina. Non riusciva a smettere di pensarlo, soprattutto quando si coricava a letto, la veste scura stretta tra le proprie braccia, ben nascosta sotto alle coperte. Non aveva raccontato niente a nessuno, neppure a Liudan, avendo paura di essere segregata persino di più, e quel posto era probabilmente una delle celle sottoterra. Ogni sera lasciava apposta la finestra aperta, solo…in caso potesse tornare per riprendersi la sopravveste, niente di più.

Mica Liuxian pensava ogni singola notte a lui, eh. Ci pensava pure di giorno!

Una volta asciugata, fece entrare la ragazza più grande, la quale la aiutò a vestirsi e curare qualche ferita ancora sanguinante, per poi portarla in stanza e servirle la cena, il tutto nel silenzio più totale. Non che avrebbe potuto essere diverso, la giovane Nie era letteralmente crollata a letto e Liudan aveva altro di cui occuparsi.
Una cosa che preoccupava un po’ Liuxian era che sua cugina, Guanting, aveva smesso di scriverle frequentemente, passando da una lettera ogni due giorni a una a settimana, spiegandole che aveva un addestramento piuttosto rigido da superare, e non poteva biasimarla, anche lei non era messa molto meglio.

Mancava una settimana o meno alla sua partenza e lei non stava più nella pelle, sarebbe stata via da casa per sei mesi, avrebbe conosciuto altre persone e, più importante, non se ne sarebbe stata sigillata nella sua stanza! Insomma, anche se doveva impegnarsi a studiare, probabilmente questo sarebbe stato mille volte meglio!
Liudan la scosse piano per la spalla, invitandola ad andare a mangiare prima che si fosse raffreddata troppo la cena e avvisandola che c’era suo padre all’entrata, sorpresa dal fatto che non si fosse resa conto dei due che parlavano.

"Devo davvero essere distrutta, cavolo."

Una volta seduta per bene al suo posto, vide l’imponente figura di Mingjue entrare e dire a Liudan di lasciarli per un po’ soli, andando poi a sedersi di fronte a lei, anche se c’era un tavolino proprio accanto a lei.

-Buonasera, A-Die.- Disse, abbassando la testa per salutarlo educatamente. Suo padre scosse leggermente il capo e le scompigliò i capelli delicatamente.

-Mangia, su.- Le disse solamente, versandole una tazzina di tè con tranquillità. Senza farselo ripetere due volte, Liuxian afferrò le bacchette e iniziò a mangiare il più velocemente possibile, affamata come non mai. Dopo qualche minuto, la ragazza mandò giù l’ennesimo boccone, notando come suo padre si fosse tolto il bracciale dorato che teneva legati parte dei suoi capelli e stesse passando una mano tra le ciocche corvine per sistemarle il meglio che poteva.

-Perché sei venuto qua, A-Die? Sembri stanco.- Chiese mogia mogia, finendo la piccola porzione di riso che le era rimasta, adocchiando delle fettine di pollo con l’acquolina in bocca. Suo padre lo stava viziando decisamente troppo nel fatto di cibo, ne era sicura, perché c’erano piatti che solo lui e sua madre conoscevano.

L’uomo sospirò e si massaggiò le palpebre chiuse mentre provava a rilassarsi, le spalle rigide sotto al pesante vestito rivestito con placche d’oro sulle spalle, facendolo sembrare più imponente di quanto non lo fosse già.

-Lo sono. Oggi ho avuto alcune riunioni con i clan vicini, dicono che il numero di corpi si sono moltiplicati in poche notti e i loro discepoli non riescono a tenerli abbastanza lontani, perciò hanno chiesto il mio aiuto.- Rispose, bevendo un sorso di tè dalla seconda tazzina, passandole l’altra, che accettò senza troppi complimenti e finì il contenuto con un solo sorso.

-Andrò domani notte con dei discepoli a cacciarli via, anche se non servirebbero molte persone.- E a Liuxian venne in mente un’idea e, a giudicare dallo sguardo che Mingjue le aveva lanciato, anche lui se ne era reso conto.

-No, non puoi venire con me, non hai l’esperienza necessaria.- L’espressione speranzosa di Liuxian cadde in un frammento di secondo, lasciando posto a stupore e gonfiò le guance offesa, anche se si stava aspettando una risposta del genere.

-Ma se non inizio adesso, non inizierò mai. Tra poco devo pure andarmene e tu stesso hai detto che non ti servono molte persone…- Disse tirando piano il suo mantello, provando a convincerlo proprio come faceva da bambina. E, guarda caso, il suo sopracciglio tremò leggermente e il suo sguardo iniziò a vagare per tutta la stanza, provando a non fissarla troppo in viso.

Dopo qualche secondo, Liuxian sentì un sospiro quasi seccato.

-Va bene, puoi venire con noi domani, ma devi promettermi di starmi vicina tutto il tempo e seguire alla lettera tutte le mie istruzioni, non riesci ancora bene a controllare la potenza della tua sciabola, intesi?-

Liuxian sorrise fino a quando le guance non fecero male, gettando le braccia attorno al suo collo e abbracciandolo più forte possibile, nascondendo il viso nella sua spalla. Le era mancato e lo aveva notato solo in quel momento. Da bambina, lei era stata l’ombra di Mingjue sin da quando aveva iniziato a camminare, seguendolo mentre si teneva al suo mantello per non perdere l’equilibrio, e lui camminava lentamente proprio per stare al suo passo, prendendola con un braccio non appena perdeva l’equilibrio.

Alle riunioni se ne stava seduta tra le sue gambe a dormire o giocare tranquillamente con qualunque cosa trovasse a portata di mano e chiunque avesse da ridire era prontamente zittito dal Capo Clan con un’occhiata.
Era difficile staccarli, se non era per quando suo padre doveva attendere a eventi molto importanti, in tal caso c’era uno dei suoi zii a tenerla sott’occhio.

Sorpreso, Mingjue restò fermo per una manciata di secondi che però a Liuxian sembrarono eterni, pensava di aver sorpassato una linea invisibile che in quei mesi si erano ripromessi di mantenere, ma non appena sentì le sue braccia stringerla a se, si rilassò quasi istintivamente, socchiudendo gli occhi. Per un momento pensò che stesse perfino per piangere, non appena una mano si mise tra i suoi capelli ad accarezzarli.

-Mi manca A-Niang.- Disse la ragazza in modo quasi inudibile, passando la manica della propria camicia da notte sugli occhi. Non voleva sembrare debole.

Delle labbra si posarono contro la sua fronte, respirando lentamente mentre le accarezzava la schiena per tranquillizzarla, restando in silenzio. Il momento in cui abbassò lo sguardo gli si riscaldò il cuore, cosa che accadeva solamente quando era in compagnia di sua figlia. La ragazza, difatti, si era addormentata quasi subito, la fronte contro la sua spalla e le braccia ancora attorno al suo collo, anche se più debolmente.

Quanto tempo era passato dall’ultima volta in cui Liuxian si era addormentata addosso a lui? Probabilmente da quando aveva iniziato a dormire da sola, otto anni come minimo.

Distolse lo sguardo dal viso sereno di sua figlia quando Liudan entrò nella stanza, scusandosi subito dopo notando la situazione.

-E’ successo qualcosa?- Chiese a bassa voce Mingjue, prendendo la ragazza in braccio e portandola verso il letto per metterla più comoda.

-Sì, ci sono alcuni corpi che sono entrati nel perimetro di Qinghe e sembrano difficili da tenere sotto controllo, perciò i discepoli hanno chiesto il vostro aiuto, Capo Clan Nie.-

-Hm. Ho capito, ci penso io. Tieni A-Cai d’occhio mentre sono via, anche se dubito dei corpi riescano a entrare nel Unclean Realm.- Rispose prendendo un nastro che aveva legato attorno al proprio polso per legarsi i capelli in quattro e quattr’otto. Notò con la coda dell’occhio l’altra ragazza inchinarsi dopo aver annuito. Rimboccò le coperte alla figlia e la mise in una posizione più comoda, per poi accarezzarle la testa e uscire dalla stanza dopo aver dato a Liudan le ultime raccomandazioni.

La ragazza guardò il Capo Clan allontanarsi, un po’ addolcita dal fatto che, alla fine, forse quella situazione tra lui e la sua padroncina sarebbe cambiata prima del previsto. Non le piaceva vedere Liuxian con un muso perennemente stampato in faccia, la rovinava. Lei stessa era la prima a notare quanto il loro rapporto fosse stretto ed intimo, avendo passato anni ed anni a servire la loro famiglia.
Liudan si avvicinò al letto di Liuxian per poter spegnere una delle tante candele sul comodino, notando poi un indumento scuro fare capolino dalle coperte. Per un momento pensò che fosse uno dei tanti vestiti della sua padroncina non avesse avuto voglia di sistemare prima di andare a dormire, ma non l’aveva mai vista indossare qualcosa di così scuro in pubblico.
Afferrò la stoffa e la tirò fuori da sotto le coperte, esaminandola con attenzione.

-L-Liudan?!- Esclamò mezza addormentata Liuxian, muovendo le mani in avanti già pronta ad afferrare l’indumento.

-Dove l’hai presa?? Sono io quella che ti fa l’armadio e non ho mai visto una cosa del genere. L’hai comprata di nascosto?-

"Benissimo, e ora come rispondo a questo? Mica posso dire che un ragazzo è entrato in camera di notte e me l’ha prestata!"

-E anche quello strano cappotto nero che avevi addosso quando ti abbiamo ritrovata nella foresta, da quanto ne so, tu sei corsa via solo con una leggera sopravveste.- Continuò la ragazza leggermente confusa.

-Beh, quelli sono miei.-

Liuxian raggelò e si voltò verso la finestra alla velocità della luce, non sapendo cosa dire in quel momento. Xue Yang, il ragazzo che continuava a starsene tra i suoi pensieri, era a un passo dall’entrare nella stanza, non curandosi minimamente della presenza della dama che aveva in mano la sua sopravveste che lo fissava senza parole, la bocca leggermente aperta.

-G..giovane padrone Xue?- Disse Liudan a bassa voce, per poi scuotere la testa per tornare in sé. –Cosa diamine ci fate voi qua? E cosa intendete con la vostra affermazione?!-

-E’ molto semplice. Sono i miei vestiti e la vostra padroncina sembra gradirli molto, perciò ho pensato di prestarne un paio.- E saltò all’interno passandosi una mano sul vestito scuro che portava per pulirlo, anche se sembrava già immacolato. Liudan boccheggiò per un paio di secondi, per poi afferrare la sciabola di Liuxian che era appoggiata al muro e puntargliela contro, invitandolo ad uscire subito dalla stanza oppure avrebbe chiamato le guardie.

-Sei fortunato che il Capo Clan Nie sia appena andato a fare una caccia notturna, perché sono sicura che ti avrebbe squartato!- Esordì la ragazza più grande, avvicinandosi sempre di più a Xue Yang, il quale era molto tranquillo, pur avendo quasi alla gola una delle armi più affilate dei cinque clan.

-No Liudan, aspetta!- Sentì dalla sua padroncina, la quale si era messa in mezzo ai due per tenerli distanti, con somma soddisfazione da parte dell’unico ragazzo all’interno della stanza. Lui ghignò e passò le braccia attorno alla piccola vita di Liuxian, tirandola più contro il proprio petto.

-Ah, Liuxian, la tua dama mi sta minacciando, proteggimi!- Disse come se fosse sull’orlo del pianto, nascondendo il viso tra i suoi capelli, pur tenendo d’occhio i movimenti di Liudan, la quale si era bloccata con un’espressione illeggibile sul volto. Non poteva sapere cosa stesse passando nella sua testa, ma il suo ghigno divenne più ampio solo al pensiero. Si sarebbe divertito così tanto, quella sera!

-Xue Chengmei! Giù le mani dalla Giovane Padrona Nie oppure non potrò più garantire la tua incolumità!- Esclamò pronta ad attaccarlo, restando ferma solo per paura di poter far del male a Liuxian.

Xue Yang rise divertito e strinse la ragazza più giovane a se, girandola in tale modo che potesse nascondere il viso nel proprio petto, notando subito la rabbia che si celava dietro agli occhi scuri di Liudan. Un leggero movimento da parte del corpo stretto contro al suo lo distrasse, decidendo di puntare i suoi occhi verso Liuxian, la quale era rossa fino alle clavicole leggermente scoperte e aveva gli occhi puntati sul suo petto, anche se sembrava persa nei propri pensieri. Provò a mettere una mano contro la sua guancia per capire se il calore che sentiva era emanato proprio da lei, ma fu allontanato con uno schiaffo e il corpo così caldo e minuto che fino a poco fa era contro il suo era già sparito.

La dama sembrava furiosa, mentre nascondeva Liuxian dietro al proprio corpo.

"Uffa, proprio quando iniziavo a riscaldarmi, lo sanno vero che là fuori fa freddo? Soprattutto quando ti dimentichi il cappotto in camera perché tua sorella li ha presi tutti per portarli a lavare!"

-Ultimo avvertimento. Allontanati da Unclean Realm senza toccare altro, oppure chiamerò il Capo Clan e deciderà lui come risolvere la faccenda, intesi?-

-Ma da quanto tu mi hai detto, lui è via per una caccia notturna, dubito possa tornare troppo presto, o sbaglio?- Disse Xue Yang sicuro di sé, lasciando andare un mezzo grido di sorpresa non appena una mano afferrò il retro della sua veste, alzandolo dal pavimento proprio come una gatta farebbe con il proprio cucciolo.

Solo che, al momento, la scena non era tanto carina.

Nie Mingjue, in tutta la sua altezza e rabbia, aveva afferrato il ragazzo con semplicità, come se fosse solo fatto di piume e lo stava fissando in cagnesco. Se gli sguardi avessero potuto uccidere, Xue Yang sarebbe già stato sotto tre metri di terra.

-A-Die!-

-Capo Clan Nie!- Dissero Liuxian e Liudan allo stesso tempo, la prima preoccupata per la sorte del ragazzo e la seconda sollevata dalla sua presenza.

-Xue Chengmei. Sei un delinquente, mi avevano avvisati in molti, ma non pensavo che saresti persino riuscito ad entrare nella stanza di mia figlia! Sai ora cosa faccio? Chiamo i tuoi genitori e li faccio venire qui seduta stante!-

-No aspetta gigante, non chiamarli!-

-Guardie, rinchiudetelo in una cella e non fatelo uscire fino a quando non arriverà il Capo Clan Xiao, intesi?!-

E Liuxian, quasi in trance, fissò suo padre portare via Xue Yang e sbattersi la porta alle spalle.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


-Hai freddo?-

Gli occhi di Xue Yang si aprirono lentamente, per poi posarsi sulla figura accucciata vicino alle sbarre della cella in cui era stato rinchiuso. Le torce non illuminavano abbastanza quel punto della prigione e il massimo che riusciva a notare era qualche perlina dorata tra i capelli della ragazza. Aveva tra le braccia una coperta alquanto spessa e stava cercando di passargliela attraverso le sbarre.

-Potrei stare peggio, piccola Nie.- Disse a bassa voce per non essere sentito, afferrando il tessuto e posandolo sulle proprie gambe. Si stava chiedendo perché avesse fatto tutta quella strada fin lì solo per portargli una stupida coperta, d’altronde, anche lui aveva fatto quella strada solo qualche ora prima.

-Non chiamarmi così, sono grande io.- Rispose Liuxian gonfiando le guance, guardando dall’altra parte con le gote rosa. Avrebbe dovuto lasciarlo a gelare, quell’idiota, poiché stava anche lei rischiando una bella sgridata, nel caso in cui fosse stata scoperta fuori dalla sua stanza. Il ragazzo ridacchiò solamente, prima di avvicinarsi alle sbarre e posare la testa su una di esse, facendo segno alla più piccola di avvicinarsi.
In tal modo non si sarebbero fatti scoprire, almeno, e avrebbero potuto parlare a voce più bassa.

Il cuore di Xue Yang, eppure, la pensava in modo diverso.

-Eppure sembri tu quella a sentire freddo, uscire dalla tua stanza solo con la tua sottoveste. Sono quasi sicuro che non ti stia riscaldando per nulla.- E Liuxian si coprì velocemente il petto, provando a negare il fatto, anche se per un momento pensò di aver perso la sensibilità alle mani.

Era sempre così freddo di notte, specialmente in primavera, cosa che anche lei trovava singolare, dato che Qinghe non si trovava nelle montagne come Gusu.

-Tu pensa solo a cosa poter dire più tardi, A-Die sembrava davvero arrabbiato.- Borbottò la ragazza, prima di alzarsi per bene in piedi e guardarsi in giro, cercando il segno di una guardia pronta a scoprirla.

La mano del ragazzo si mosse da sola, stringendosi attorno a quella più piccola di Liuxian, la quale era molto fredda, proprio come aveva immaginato. Doveva convincerla a tornare in camera prima di congelarsi per davvero.

-Vai. Tanto ci vedremo domani, oppure…sei preoccupata di non potermi salutare?- Ghignò soddisfatto, notando il colorito sulle guance di Liuxian accentuarsi sempre e sempre di più, fino a quando la ragazza non lasciò andare un suono strozzato e corse via senza neppure salutarlo.

Non che a lui importasse molto, eh. Proprio per nulla.

La notte passò più velocemente del previsto, ormai coperto quasi completamente dalla coperta e senza dover preoccuparsi del freddo. Era persino riuscito a dormire qualche ora! Miracolo!
Tranne per il fatto che si era dimenticato della visitina non proprio di piacere dei propri genitori e, possibilmente, quella rompiscatole della sua sorellina.

"Ammazzatemi all’istante, vi prego, tutto tranne questo!"

Fu portato in uno dei padiglioni principali del palazzo non molto dopo da delle guardie, ignorando bellamente ogni suo tentativo per distrarli e fuggire via, passando ad imbavagliarlo nell’ultimo pezzo di tragitto.
Già da fuori riusciva a sentire le voci dei suoi due padri che discutevano pacificamente con Mingjue, anche se quest’ultimo sembrava parecchio arrabbiato.
Per Xue Yang non era la prima volta, era finito tante volte nei pasticci, anche peggiori di questo, perciò sia il suo A-Die che Baba erano abituati a dover abbandonare la loro residenza per provare a risolvere quello che loro figlio aveva creato, ma mai era riuscito a far arrabbiare un Capo Clan così importante.
Si stava già complimentando con se stesso, l’aveva combinata davvero grossa.

Non appena mise piede dentro alla sala, ogni persona presente si zittì, preferendo puntare gli occhi su di lui mentre veniva portato davanti al Capo Clan Nie, arrabbiato come non mai. Per un momento, Xue Yang giurò di aver visto perfino del fumo uscire dalle sue orecchie, sarebbe stato esilarante se sua sorella non avesse riso al posto suo, nascondendo il viso dietro una manica.

"Maledetta!"
Un colpo di tosse attirò la sua attenzione e si girò verso il suo Baba, il quale si era tirato in piedi da dove era seduto e si stava dirigendo nella sua direzione, seguito da A-Die.

-Capo Clan Nie, non ci avete ancora spiegato il motivo di questa piccola riunione. Da quanto ho capito, nostro figlio ha combinato qualche…pasticcio, se posso metterla così.- Disse dolcemente, come se stesse parlando a un bambino e non all’uomo più forte del mondo.

-Questo…delinquente qua, lui, è entrato in camera di mia figlia la scorsa notte!-

Minuto di silenzio.

Song Lan si girò verso di lui, il viso più scuro del normale mentre gli sussurrava qualche minaccia ben poco velata, Xiao Xingchen era in uno stato di coma apparente e A-Qing non faceva altro tenersi alla colonna e dare le spalle alle altre persone presenti per nascondere la risata che stava per uscirle dalle labbra.

L’avrebbe davvero uccisa appena tornati a casa, se non sulla via di ritorno!

-In…in camera di vostra figlia?- Ripeté incredulo l’uomo vestito di bianco, sentendo il braccio del compagno accarezzargli la schiena per provare a farlo tornare in se. Era raro vederlo così sconvolto da essere senza parole.

-Sì! E’ una vergogna, questo ragazzo!-

-Mi ha lasciato entrare, mister tutto muscoli e senza cervello!-

Altro lungo minuto di silenzio, e questa volta neanche sua sorella rideva, anzi, lo fissava a bocca aperta.

Mingjue scattò in piedi ribaltando il tavolino che aveva di fronte a sé e afferrò la propria sciabola, Baxia, provando ad ucciderlo con solo lo sguardo. Fece qualche passo nella sua direzione e Xue Yang si ricordò del perché lui fosse riconosciuto come uno dei cultivatori più forti delle scorse quattro generazioni, impallidendo visibilmente mentre provava a salvarsi da tale fine. E, per una volta, i suoi genitori non l’avrebbero salvato, questo era poco ma sicuro.

-A-Die?-

Tutti si girarono verso l’entrata, notando come Liuxian era già in tenuta d’allenamento e con la sciabola dentro alla sua custodia, sulla sua schiena.
Il Capo Clan Nie sembrò calmarsi impercettibilmente, per poi ricordarsi delle parole di Xue Yang e arrabbiarsi nuovamente.

-A-Cai, questo…ragazzo ha detto che gli hai dato il permesso di entrare in camera tua. Sta mentendo?-
Le gote della ragazza si arrossarono all’istante, voltando lo sguardo ovunque tranne su dove era davvero necessario, e quella fu la conferma che, a malincuore, serviva a suo padre.

-Nie. Liuxian.-

-P-posso spiegare! Lui mi ha salvato quando sono scappata, h-ha ucciso quei corpi mentre stavano provando a prendermi!- Rispose tutto d’un fiato, facendo un passo all’indietro giusto per sicurezza.

"Chissà cosa passa per la testa di Nie Mingjue, sarebbe esilarante vedere la sua reazione!" Pensò divertito il delinquente in questione, il quale aveva, da una parte, una fifa tremenda, ma dall’altra non riusciva a non frenare i propri pensieri.

-Ti ha salvata?-

-L’hai salvata?- Dissero in coro Mingjue e Song Lan, entrambi increduli e sul punto di dare una testata a una delle colonne di marmo che si trovavano un po ovunque. Xingchen era stato portato a sedere dall’altra figlia, la quale gli stava servendo del tè per provare a tranquillizzarlo. Ovviamente, tutto invano, dato che l’uomo aveva già iniziato a tremare.

-Ehm…ti ricordi, A-Die, quando sei venuto a sapere che c’erano dei corpi feroci nei dintorni di Qinghe? Avevo origliato e sono andato ad ispezionare da solo, l’ho incontrata per caso e…beh… l’ho salvata, tutto qua.- Le parole gli morirono in bocca non appena sentì una mano stringersi attorno al colletto della sua veste, alzandolo di qualche centimetro fino a ritrovarsi alla stessa altezza di Mingjue. Aveva un’espressione complicata da analizzare, da una parte sembrava estremamente arrabbiato, ma dall’altra quasi riconoscente.

"Questo qua ha una doppia personalità, lo giuro! O non si spiega!"

Quando si ritrovò di nuovo con i piedi per terra, le manette che tenevano le sue mani ferme al posto caddero per terra e lo stesso valeva anche per le catene legate attorno alle sue caviglie.

-Dovrei ringraziarti per aver salvato la vita di mia figlia, ma allo stesso tempo staccarti la testa con Baxia.- E sospirò combattuto. –Vai via, metti di nuovo piede qua senza invito e non sarò più così magnanimo.- Per poi mettere via la sua sciabola e scambiando qualche parola con il suo Baba, che si stava riprendendo lentamente e scusandosi per il suo comportamento.

La manica della sua veste venne tirata leggermente e, non appena si girò, sentì delle soffici mani stringersi a malapena attorno alle sue, coperte dalla stoffa della sua veste, per non farsi vedere degli altri.
Sorpreso, Xue Yang alzò lo sguardo verso di lei e arrossì lievemente notando come lei lo stesse già guardando, leggermente nervosa a giudicare dai suoi palmi sudati.

-T..ti ringrazio, per avermi salvata. Questa è tua, no? Riprenditela.- Disse a bassa voce, non aspettando neanche una risposta prima di staccarsi e correre velocemente fuori dalla sala con una mano sulle proprie guance in un vano tentativo di coprirle.

"Perché sento caldo?"

Venne afferrato dall’avambraccio da suo A-Die neanche qualche secondo dopo, obbligandolo ad inchinarsi di fronte a Mingjue, per poi venir trascinato fuori dal palazzo venendo ripreso quasi senza sosta e lanciato malamente sul carretto che i suoi avevano preso per venire fino a Qinghe.
A-Qing si sedette accanto a lui, su uno dei cuscini e iniziò a fissarlo intensamente, come se tentasse di decifrare i suoi pensieri solo guardandolo.

-Che vuoi ora?-

-Sei davvero un delinquente, Yang-ge, ma non sei mai arrivato a questi livelli. Mi sorprendi.- Disse semplicemente, per poi prender uno dei cuscini e lanciarglielo in pieno viso, facendolo crollare indietro.

-A-QING!-

-YANG-GE!-

-GIURO CHE SE NON STATE TRANQUILLI, VENGO LA DIETRO E DOVRANNO SMETTERLA DI CHIAMARMI BREZZA GENTILE!-

-…sì Baba.-

E, per il resto, il viaggio proseguì nel silenzio più religioso, interrotto ogni tanto solo per chiedere indicazioni a dei passanti.

 

Nel frattempo, a Yunmeng, Guanting era probabilmente sul punto di prendere un’asse di legno e spezzarsela sulla schiena, piuttosto di fare un altro giro attorno alle imponenti mura della città. Andava avanti ad allenarsi dall’alba e aveva avuto il permesso di fermarsi solo qualche ora dopo per bere dell’acqua e provare a non rigurgitare la misera colazione che le era stata servita. Non aveva ancora iniziato l’allenamento con Zidian, le era stato sequestrato proprio da sua nonna, non ritenendola adatta, e probabilmente non avrebbe più avuto la possibilità di usarlo per molto. La spada la usava solo per aggiungere peso al suo corpo quando era obbligata a correre o fare esercizi, altrimenti non aveva il permesso di utilizzarla, e lei non sapeva cosa fosse più umiliante.

Non aveva visto i suoi genitori ed erano passati tre giorni, come minimo, probabilmente perché crollava a dormire subito dopo la cena, e lei mangiava molto più tardi del resto della famiglia. Jasmine e Guiying restavano con Madame Yu dentro al campo di allenamento e, anche se volevano seguirla, venivano prontamente bloccati dalle dame di sua nonna, tenendoli al guinzaglio più del solito.

"Come diamine posso diventare più forte se non faccio altro che correre in giro e fare flessioni?! Nainai sa benissimo che il mio problema non è quello!"

E, crollando sulle sue ginocchia, lasciò andare un grido per liberarsi di tutto quello che stava provando al momento, come rabbia, tristezza e confusione, con gli occhi che diventavano più lucidi ogni momento che passava. Non ci sarebbe mai riuscita, sarebbe stata cacciata via dal Clan per la sua inadeguatezza, sapeva che sua nonna influiva molto sulle decisioni del suo A-Die, e se lei diceva che Guanting non era adatta a diventare l’erede, probabilmente…
Probabilmente suo padre l’avrebbe ascoltata e avrebbe concordato, dicendo che adottarla fosse stato un enorme sbaglio.
Il suo Baba sarebbe stato l’unico a non abbandonarla, che avrebbe fatto ogni singola cosa, anche i miracoli, per renderla felice e tenerla accanto a sé, al sicuro da qualsiasi pericolo. Lo aveva fatto sin da quando era piccola, promettendo che le avrebbe regalato tutte le stelle se solo lo avesse richiesto, ma che nessuna di esse era più risplendente di quelle che portava nei suoi occhi ogni volta che sorrideva.

Per Huaisang, Guanting era sempre stata la sua principessa, la sua casa in un paese lontano dal proprio, il suo sole. Non capiva mai il significato di tutte quelle dolci parole che le sussurrava nell’orecchio quando stava per addormentarsi, cullata dai battiti lenti del suo cuore e dalle braccia che la stringevano amorevolmente a se, ma quando diventò grande abbastanza, l’amore che già nutriva per lui crebbe a dismisura, sorridendo in modo tale da illuminare la stanza vedendolo camminare nella sua direzione. Lui le aveva regalato Jasmine e Guiying al suo compleanno, quando erano solo due cuccioli che non facevano altro che scodinzolare e saltarle addosso per giocare.

Non che A-Die fosse un padre terribile, solo che…era molto distante, tra tutte le riunioni a cui doveva attendere e lettere su lettere che aveva da scrivere. Così distante che a volte era intimorita di entrare nel suo studio, avendo paura di poterlo disturbare.
Era ancora così, Baba era il suo scoglio quando si sentiva giù e non lo avrebbe dato via per nulla al mondo, perciò sentire questa lontananza inaspettata con la sua famiglia la faceva sentire sempre più debole, impedendole a momenti di fare le azioni più facili.

-Non mi sembra di averti dato il permesso di startene per terra a piangere, Guanting. Alzati.- Disse Madame Yu a qualche passo dietro di lei, anche se la sua voce sembrava leggermente più dolce del solito, come per provare a consolarla pur restando distante. La ragazza annuì e si passò un braccio sugli occhi, calmando gradualmente i singhiozzi fino a poter girarsi verso la donna più anziana.

-Mi dispiace, Madame Yu, torno all’allenamento.-

-No, tu ora vieni con me. Dobbiamo concentrarci parecchio sulla tua tecnica con la spada, voglio che tu riesca ad utilizzarla come se fosse solo una piuma nel giro di una settimana, e poi, forse, potrei ridarti Zidian e darti una mano a controllarlo. Intesi?-
Guanting annuì leggermente, sentendo le lacrime formarsi di nuovo non appena una mano si posò sulla sua testa.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


L’acqua era piacevolmente tiepida, quel pomeriggio. Non c’erano molte sorgenti d’acqua vicino a Lanling, però Rusong, in quel breve periodo che gli era concesso di andare in giro a esplorare, aveva trovato un piccolo laghetto proprio dietro al palazzo, semi coperto da erba alta e alberi. Era stranamente limpido e profondo verso al centro, ideale per fare una bella nuotata durante le giornate assolate, e nella sua città faceva sempre caldo.
Si tolse alla svelta gli stivali e li appoggiò sulla riva, facendo attenzione a non farli sbilanciare, per poi tirare su i pantaloni fino al ginocchio. Rifletté un momento, per poi togliersi anche la lunga veste che lo faceva sembrare perfino più basso del normale, piegandola e posandola vicino agli stivali.
Non aveva il tempo di farsi una nuotata per bene e si era dimenticato perfino il cambio, perciò decise solo di starsene con i piedi a mollo, sdraiandosi sull’erba corta che tagliava ogni volta che poteva, in modo da potersi godere il sole caldo contro la sua pelle. Era distrutto ed era solo metà pomeriggio, aveva preso parte a tutte le sue lezioni per la giornata e si meritava quel momento di riposo. Anche sua madre era occupata con delle faccende insieme a sua zia, Jiang Yanli, e non aveva neanche provato a raggiungerle, preferendo aspettare fino a cena per sgattaiolare nella stanza di sua madre per raccontarle tutto quello che aveva fatto.

Il rapporto con sua madre, Qin Su, era molto diverso dal rapporto che i ragazzi della sua generazione avevano con le proprie madri, ritenendole noiose e troppo chiacchierone, preferendo starsene il più lontano possibile. Lui, invece, adorava alla follia passare il tempo con lei, facendo ogni tipo di attività, non importava quale o in quale stagione, Rusong era sempre stato un ragazzo molto sveglio ed intelligente.

Certo, non era un asso con la spada, ma nessuno poteva batterlo con l’arco.

Suo cugino, Jin Ling, era viziato e coccolato dall’intero clan, essendo il figlio del Capo Clan Jin, ed era sempre carico di impegni e doveri da portare a termine, mentre Rusong aveva il lusso di poter starsene buon buono per qualche ora e gironzolare per Lanling senza essere riconosciuto, anche se indossava le sue vesti pregiate color oro.

"Hm…oggi devo avere ancora una lezione di guqin con Capo Clan Su, se non sbaglio, eppure pensavo l’avessero rimandata? Fa nulla, chiederò dopo ad A-Chan se lo vedo." Pensò tra sé e sé, facendo dondolare piano le gambe, non curandosi dei pantaloni che iniziavano a bagnarsi leggermente per il movimento dell’acqua.

Restò in silenzio per una decina di minuti, sul punto di addormentarsi cullato dal silenzio che regnava in quel momento, se non fosse stato per due mani che gli afferrarono le caviglie, trascinandolo con uno strattone solo dentro all’acqua. Rusong quasi lasciò andare un urlo di sorpresa, provando a riemergere inutilmente, poiché la persona che lo aveva afferrato era molto più forte di lui. Una volta nuovamente in superficie, respirò velocemente per riprendere fiato, mentre le mani erano strette attorno alla veste del ragazzo che rideva divertito, completamente fradicio.

-A-Chan!!! Mi hai spaventato!- Esclamò solo leggermente irritato il più piccolo, tirando le guance a Ruchan, il quale lo aveva stretto a sé con fare protettivo, conoscendo la sua incapacità nel nuotare.

-Dai, sai bene che non ti avrei mai lasciato affogare.- Rispose facendogli una linguaccia, afferrando il retro delle sue cosce per mettere le gambe attorno ai propri fianchi, tenendolo più in superficie. Rusong sospirò facendo finta di essere arrabbiato, stringendo comunque le braccia attorno alle sue spalle, borbottando “Idiota”.

-Come hai fatto a trovarmi? Pensavo fossi ancora a lezione.- Chiese Rusong spostandogli delle ciocche di capelli dal viso delicatamente, domandandosi come diamine sarebbero tornati a Koi Tower senza bagnare l’intera strada fino alle loro stanze.

-Lo ero lo ero, ma è una barba da quando hai deciso di non seguire quel corso, ora non so chi fissare.- E posò la testa contro al petto del più piccolo, godendosi il tepore del suo corpo ancora caldo dal sole, socchiudendo gli occhi tutto soddisfatto. Fosse stato un gatto, avrebbe probabilmente fatto le fusa. Rusong ridacchiò adorabilmente e passò una mano tra i suoi capelli, slegandoli dallo stretto chignon che portava ogni giorno. Gli massaggiò lentamente la cute, sentendolo rilassarsi, sul punto di addormentarsi sul posto.

-A-Song…mi sei mancato in questi ultimi giorni, lo sai? E’ dall’ultima caccia notturna che non stiamo un po da soli.- Disse scoccandogli un bacio sotto all’orecchio, per poi passare lentamente al suo collo mentre iniziava a slegargli una delle varie vesti che portava giornalmente. Il ragazzo più piccolo arrossì impercettibilmente, stringendo le gambe attorno ai suoi fianchi senza un vero motivo. Effettivamente era vero, l’ultima volta che avevano passato del tempo insieme era qualche settimana prima, quando, dopo una battaglia contro un corpo piuttosto feroce, avevano deciso di restare in una taverna per il resto della notte. Non era stata la loro prima volta ma Rusong non riusciva a non arrossire sotto l’intenso sguardo del proprio amato, imbarazzato dal suo fisico.

-R-ruchan, siamo all’aperto, potrebbero trovarci.-

I suoi occhi incontrarono quelli di Ruchan, il quale lo guardava con il viso leggermente rosso, e scoprire che anche il suo ragazzo era imbarazzato lo rilassava, non lo faceva sentire “solo”. Una delle sue mani si posò sulla sua guancia, accarezzandogli dolcemente la gota accaldata, per poi regalargli uno dei rari sorrisi che riservava solo a lui e i suoi genitori.

-Fidati di me, A-Song, farò in modo di non farci trovare. D’altronde, siamo lontani da dove gente potrebbe passare, sei stato tu a trovare questo piccolo lago e nessuno sembra averlo visto.- E, senza pensarci due volte, le loro labbra si incontrarono dolcemente. Rusong iniziò a sentire degli strani brividi su tutta la lunghezza della schiena, lasciando andare un respiro tremolante, il quale il suo partner sembrò apprezzare, sentendo la stretta attorno ai suoi fianchi aumentare.

Pian piano Ruchan camminò verso la riva del lago e fece sdraiare il più piccolo, mentre le sue abili mani lavoravano sotto i vari strati di vestiti che indossava. Il più basso si mordicchiò un labbro, lasciando andare un sospiro di piacere.

Probabilmente sarebbero arrivati in ritardo alla lezione del Capo Clan Su.

 

Intanto…

-A-Qing, insomma, hai mai visto un cultivatore utilizzare un Gùn per uccidere i corpi? Nessuno, perciò arrenditi e torna a usare la spada!-

-Chiudi il becco, non tutti siamo bravi quanto te, soprattutto se tu hai la spada più…più…più pacchiana dell’intero pianeta!-

-TU! Come hai chiamato Jiangzai?!-

I discepoli sospirarono all’unisono, fissando la scena che si presentava davanti a loro. Non era strano sentire i due giovani padroni del loro clan litigare per cose futili, come qualche chicco di riso in più o in meno e la disposizione sbagliata delle loro posizioni durante l’allenamento, volendo essere abbastanza lontani da non doversi guardare in faccia, ma allo stesso tempo vicini da poter sentire gli insulti dell’altro.
Anche il loro Capo Clan, Xiao Xingchen, stava sospirando di fronte alla scena, passandosi una mano sul viso con fare esasperato. Raramente lui guidava i discepoli negli allenamenti, ma quando lo faceva, se ne pentiva ogni volta, preferiva allenare i propri figli singolarmente.

Insomma, la faccenda non era nuova.

Era ben risaputo da tutto il clan che la Giovane Padrona Xiao non combatteva con la spada, preferiva usare un Gùn fatto di preziosissima giada, pieno di disegni raffinati e, al contempo, taglienti abbastanza da poter creare potenziali ferite ai propri avversari. Certo, c’erano delle lame ben nascoste, ma nessuno l’aveva mai vista utilizzarle. Una delle cose incredibili di tale arma, chiamata Zhihao, era che poteva rimpicciolirsi oppure ingrandirsi secondo il volere del proprio proprietario, usando solo un pizzico di energia.

Anche se sembrava innocente e innocua, dato il suo aspetto, era una delle reclute più esperte nel campo di combattimento a corpo a corpo, venendo ogni tanto incaricata per insegnare ai discepoli più giovani le basi. Oltretutto, portava felicità e allegria ogni volta che cambiava stanza o padiglione, sorridendo a tutti quelli che incontrava e chiamandoli ogni tanto per nome.

Un vero angelo, tranne quando era messa insieme a suo fratello, il Giovane Padrone Xue.

-A-Qing, A-Yang, per favore, tornate in posizione, non manca molto alla fine dell’allenamento.- Disse esasperato il loro Capo Clan, le nocche quasi bianche dalla forza con cui stringeva l’elsa della sua spada bianca come la neve.

-Ma Baba! Questa qua ha chiamato Jiangzai “pacchiana”! E’ un diretto insulto alla tua persona! L’hai fatta costruire tu!-

-A-Yang, “questa qua” è tua sorella e ha un nome.-

-Esatto, diglielo Baba!-

-E tu non chiamare la sua spada “pacchiana”, sai anche tu che non è così.- E lui le accarezzò la testa, accucciandosi leggermente per farsi capire meglio. A-Qing gonfiò le guance, offesa che quella volta suo fratello avesse vinto la discussione. Avrebbe raccontato tutto ad A-Die, lui aveva un debole per l’unica ragazza della famiglia!
Lei si girò e fece una linguaccia a Xue Yang, incrociando le braccia al petto per enfatizzare il suo umore.

-A-QING!-

Il suo grido fu interrotto dal compagno del loro Capo Clan, il quale si scusò con i discepoli presenti, concedendo loro il permesso di finire prima le loro lezioni. Xiao Xingchen, un po’ sorpreso da tale decisione, si avvicinò a Song Lan con una domanda non detta in viso e il compagno annuì, facendo segno ai due ragazzi di seguirli nelle loro stanze private.
A quel punto, la piccola discussione tra i due ragazzi si bloccò, notando lo sguardo circa serio di uno dei loro padri. Cioè, lui era sempre serio, ma sembrava un pezzo di legno, al momento, e A-Qing non sapeva davvero se ridergli in faccia o aspettare il momento opportuno. Scelse la seconda possibilità per buona educazione.

Una volta giunti in un padiglione un po’ più intimo, dove tutti e quattro passavano la sera quando potevano stare in compagnia, si sedettero al proprio posto, aspettando che Song Lan iniziasse a parlare.

-A-Qing, tesoro, è arrivata una lettera.-

A tale affermazione, A-Qing guardò il padre con curiosità, non aspettandosi una notizia del genere. Il loro clan era stato formato da relativamente poco, probabilmente solo dieci anni, perciò sentir dire che era arrivata una lettera per lei o Xue Yang era un miracolo, quasi impossibile.

-Di che parla? Da dove arriva?- Chiese a raffica, ormai mezza sdraiata sul tavolino e aspettando pazientemente, mentre Xue Yang sembrava più impegnato a lucidare Jiangzai, la quale aveva della polvere qua e la.
Song Lan guardò Xingchen per un momento, come se stesse esitando, ma vedendo il compagno annuire, neanche lui riuscì a trattenersi troppo.

-Arriva da Baling.-

Per alcuni istanti, nessuno parlò, nemmeno la diretta interessata, ma in un momento la stanza parve illuminarsi. A-Qing, non riuscendo più a trattenersi, scattò in piedi e si lanciò al fianco di Song Lan, attaccandosi a suo padre e con Zhihao dimenticato sul tavolino, guardandolo con occhi sognanti, quasi.

-E’ da parte di A-Zhen, non è vero? E’ così tanto che non risponde alle mie lettere, stavo quasi pensando si fosse dimenticato di me!- Esultò tutta contenta, afferrando la busta da dentro alla manica della veste del suo A-Die, ignorando palesemente i suoi rimproveri.

Ecco anche perché Xue Yang scappava la notte. Vedere sua sorella in brodo di giuggiole per ogni singola parola che il suo amato le scriveva. Una parola: nauseante.
Arrossiva sempre e restava a contemplare la lettera per quasi un’ora prima di decidersi di iniziare a rispondergli.

Con poca decenza, A-Qing si lasciò cadere all’indietro, posando la testa sulle gambe del suo Baba mentre apriva con strana calma la lettera, gettando la busta da qualche parte e iniziando a leggere con attenzione ogni singolo carattere, ridacchiando con fare mieloso ogni tanto.

-Per favore, fallo quando sei lontano da me.- Borbottò scocciato il maggiore dei due, non riuscendo a distogliere lo sguardo da quella scena tremenda, secondo lui.
Il loro Baba stava sciogliendo i capelli della ragazza, pettinandoli delicatamente e sorridendo non appena lei gli raccontava qualche estratto della lettera che l’aveva fatta arrossire particolarmente.

-Baba, A-Die, ha scritto che i miei occhi contengono così tante stelle che potrebbe perdere ore ed ore solo a guardarmi e a nominarle tutte!- E le partì un mezzo urletto, stringendo la lettera ormai stropicciata contro il proprio petto.

-Ehi, e per me non c’è nulla?- Xue Yang detestava sentirsi messo da parte e adorava allo stesso modo sfidare la propria sorellina, ma vedendo entrambi i suoi genitori negare con la testa, non sapeva se tirarsi il tavolino in testa per svenire per bene.

"Che palle, niente di interessante…"

Non appena A-Qing finì di leggere, le sue gote erano completamente rosse e il suo sguardo sognante, nascondendo il viso nello stomaco del padre per non urlare un’altra volta, il quale l’aveva stretta delicatamente a sé e aveva messo giù il pettine e gli accessori che lei utilizzava solitamente tra i capelli.

-Baba, A-Die, quanto manca al ritiro a Lotus Pier? A-Zhen ha detto che ci sarà anche lui e non vede l’ora di vedermi.- Borbottò tutta contenta.

-Una settimana e mezza, tesoro, abbi un po’ di pazienza.-

-A-Die, Baba, state cercando di farla sposare? E’ ancora giovane, ha solo diciassette anni.- Ribatté divertito Xue Yang, ben conscio che i suoi genitori non volevano assolutamente vederla sposarsi così presto, però vedevano di buon grado la relazione nascente tra la loro unica figlia e il primogenito del Capo Clan Ouyang.

-A-Yang, lascia tua sorella vivere la propria storiella d’amore, va bene? Non fa del male a nessuno.-

-Alla mia glicemia però fa male! Anch’io stavo cercando di corteggiare una giovane, ma me lo avete negato.-

Qualche secondo di silenzio.

-Sei entrato nella stanza dell’unica figlia del Capo Clan Nie di notte, non mi sembra che quello sia un corteggiamento.- Rispose pacatamente Xingchen, essendosi miracolosamente ripreso dallo shock subito neanche qualche giorno prima.
-E non una volta, ma due. E’ un miracolo che tu sia vivo.-

Xue Yang roteò gli occhi, esausto da tale discussione. Continuavano a ripeterlo ogni santo giorno e lui era sul punto di strapparsi i capelli e correre per la città ad urlare eresie. Non che non l’avesse mai fatto da bambino, no no.

-Quando troverai una ragazza da corteggiare come si deve, allora ti lasceremo vivere la tua storia d’amore.-

-Ma A-Die…tu hai quasi accoltellato Baba al vostro pr—e, qualunque cosa A-Qing volesse dire, venne silenziata dal palmo di Song Lan.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


"Nainai è stata di parola, almeno, si è data da fare nell’esaurirmi fisicamente, è un miracolo che io sia ancora in piedi!"

Continuò a lamentarsi la giovane Jiang, trascinandosi senza forza per i pontili che collegavano le varie aree di Lotus Pier. Jasmine e Guiying, al suo fianco, facevano il loro meglio per non far cadere la loro padroncina al pavimento, trascinandola talvolta dai pantaloni quando sembrava rallentare leggermente.

-Ma che vi succede? Non ditemi che Nainai vi ha obbligato, in un modo o nell’altro, a non darmi pace neanche dopo l’allenamento!- Esclamò sentendosi quasi tradita dai suoi stessi migliori amici, i quali la guardavano con le lingue fuori dalle bocche e con un’espressione di pura adorazione.

-…oppure avete solo fame e nessuno vi ha fatto abbastanza coccole.- E s’inginocchiò per terra, accarezzando a entrambi il muso, stringendoli a se mentre loro la annusavano un po ovunque, leccandole talvolta una guancia in segno di affetto. Non avevano abbaiato, il che significava che dovevano essere contenti, e le loro code si muovevano così rapidamente da non vedersi neanche più. Questo dipinse un tenero sorriso sulle labbra di Guanting.
"Ah! Tiè A-Ling, i miei cani sono infinitamente più fedeli della tua Fata!" Dichiarò nella sua testa con una sicurezza da far quasi spavento. Non vedeva il suo cugino da parecchio, ora che ci pensava, non vedeva l’ora di metterlo in imbarazzo al ritiro che sarebbe iniziato in una settimana.

Il suo umore s’incupì leggermente, lasciando spazio a una smorfia che doveva ricordare un sorriso.

"Sempre se avrai il permesso di parteciparvi."

Quel pensiero era sempre nella sua testa, non importava cosa faceva. Le faceva male sapere che c’era la possibilità di non poter portare onore al proprio clan nel nome di erede.
Una mano venne a contatto con la propria guancia con forza, lasciando un bel segno rossastro e il leggero sapore metallico del sangue che stava fuoriuscendo da un labbro che si era morsa troppo forte. Non doveva assolutamente continuare a pensare a delle cose così pessimiste! Non quando aveva ancora il tempo di poter ribaltare il risultato, di far ricredere sua nonna, e non si sarebbe arresa solo perché la sua testa stava cercando di mettersi tra lei e il suo obiettivo principale!

Jasmine si lanciò addosso a lei, posando le zampe anteriori sulle sue spalle, leccandole la guancia ferita come se stesse provando a guarirla, mentre Guiying aveva il muso appoggiato sulle sue gambe, guardandola con un’espressione da cucciolo bastonato.
Sollevata da essere consolata dai suoi unici amici, Guanting si alzò in piedi e fece segno a entrambi di seguirli, sentendo le gambe meno pesanti e pronta a fare l’ultimo sforzo per raggiungere la sala principale, dove, con un pizzico di fortuna, avrebbe potuto mangiare almeno l’ultima portata con la sua famiglia.
I suoi due cani la seguirono tutti contenti, stando al suo fianco e non rallentando mai, volendo restare allo stesso passo della loro preziosa padroncina.

La ragazza, quasi fischiettando, raggiunse una delle porte della sala, pronta ad aprirla, ma si bloccò sentendo la voce estremamente seria di suo nonno, mischiata a quella più fredda del suo A-Die. Non negava anche la presenza del suo Baba e Nainai, anzi, era quasi sicura fossero la ad ascoltare in silenzio.

Rimase ad ascoltare per un paio di minuti, provando a capire qualcosa dai ragionamenti, secondo lei, senza senso del suo A-Die, il quale sembrava sempre più arrabbiato ogni momento che passava. Non sentiva il suo nome o essere menzionata, perciò decise di calmarsi almeno un po. Non era raro che parlassero di politica durante il pasto, anzi, era quasi inevitabile, dati i vari impegni che tenevano tutti impegnati durante la giornata, rendendo la comunicazione quasi impossibile.
Guanting sentì il sangue gelare nelle sue vene quando sentì le parole “sterminio” e “distruzione” a poca distanza l’una dall’altra. Sapeva benissimo che, prima del proprio concepimento, tutti i clan erano impegnati in una delle guerre più sanguinose dell’ultimo secolo, ma era riuscita a crescere senza troppi problemi, non dovendo soffrire la fame oppure la paura di poter addormentarsi e non svegliarsi più. I suoi genitori le avevano costruito una bolla sicura, dove lei non poteva vedere il dolore negli occhi dei capo clan più piccoli che venivano a chiedere ad A-Die un aiuto per ricostruire il loro clan, sull’orlo della cancellazione totale.
Non poteva neanche vedere le rovine che erano ovunque, lontano da Yunmeng, specialmente quando lei doveva viaggiare, decidendo piuttosto di fare il viaggio di notte fonda per farla dormire il più possibile. Aveva studiato quella guerra sin da quando era diventata abbastanza grande per comprendere lunghi testi senza l’aiuto di qualche maestro, restando senza parole ogni volta che il nome del suo clan veniva menzionato.
Ma lei aveva vissuto troppo bene per anche solo immaginare cosa significava vivere durante una guerra.

Scosse leggermente la testa e accostò un orecchio alla fina porta di carta, provando a capire qualcosa in più di qualche semplice parola.

-Baling è caduta. Il Capo Clan Ouyang e la sua famiglia più stretta sono stati salvati da delle truppe del clan Jin e, in questo momento, risiedono in Lanling. Solo tre persone dell’intero clan sono sopravvissute e non sappiamo ancora chi ha causato tale sterminio.-

"Baling..? Clan Ouyang?" Pensò confusa, sicura di aver letto tale nome da qualche parte, ma non sapendo quanta importanza attribuire a tale nome.

-E cosa vorresti fare, A-Cheng? Il Clan Ouyang è un nostro alleato militare, abbiamo un patto.- Disse sua nonna stranamente calma, anche se la sua voce tradiva un pizzico di rabbia mal celata.

-Andare a Lanling. Dobbiamo discuterne con Jin Zixuan il prima possibile, anche se il Capo Clan Ouyang e la sua famiglia sono più al sicuro la, che a Yunmeng. Il nemico potrebbe essere ancora nei paraggi.- Rispose suo padre, e, sentendo i passi, sembrava essersi alzato e aver iniziato a camminare avanti e indietro per il padiglione, evidentemente riflettendo intensamente.

-Potrei chiedere a Da-Ge di darci una mano, se la situazione dovesse richiederlo.- Guanting lasciò andare un leggero sospiro di sollievo, sentendo il nome di suo zio. Se lui dava una mano, allora, sicuramente, non c’era nulla di cui preoccuparsi, si sarebbe risolto tutto.

Quasi tutto. Il Clan Ouyang restava quasi del tutto sterminato.

La ragazza restò ad ascoltare solo per un paio di minuti, per poi decidersi di aver ascoltato abbastanza e allontanarsi silenziosamente dalla sala, pensando che per quella serata non avrebbe mangiato, disturbare una riunione del genere non era la miglior esperienza del mondo, e questo lei poteva garantirlo.
E se questo nemico decidesse di attaccare qualche altro piccolo clan perché punta a distruggere noi? Non può succedere, vero? Abbiamo ancora il raduno da portare a termine, non può succedere! E si scompigliò i capelli frustrata, sentendo il mal di testa peggiorare sempre e sempre di più, venendo sommato alla sua stanchezza.

I suoi cani iniziarono ad abbaiare sempre più forte, ringhiando e guardando in una direzione precisa, e, poco dopo, un coltello sfiorò la sua guancia, aprendole un taglio lungo appena qualche centimetro, e conficcarsi nel muro a poco da lei. Guanting, sorpresa e con il cuore in gola, portò una manica alla guancia con fare tremante, notando la copiosa uscita di sangue che stava colando fino al suo mento. Iniziò a guardarsi in giro freneticamente, cercando l’autore di tale atto, incontrando solo il buio più pesto.
Lei iniziò a tremare e sudare, all’improvviso spaventata. Era all’interno delle stanze private, ogni singolo ponticello doveva essere illuminato, eppure quel buio era così innaturale da farle pensare che, forse, quello che stava succedendo non era normale.

"Che genio, Guanting! Ovvio che non è normale, qualcuno ha appena provato ad accoltellarti!"

Da quel buio spuntò una figura, che sembrava camminare sopra al laghetto che divideva lei dal prossimo complesso di stanze, vestito completamente di nero. I suoi capelli erano legati in una lunghissima coda bassa e color rame, la parte superiore della sua veste era mezza aperta, mettendo in bella mostra il suo petto e quello che sembrava un qualche amuleto, dalla luce che emanava. Non riusciva a inquadrare il suo viso, data la lunga e disordinata frangia, e, per quanto volesse urlare e scappare, era paralizzata dalla paura e, probabilmente, anche per colpa del ragazzo che, pian piano, dimezzava la distanza tra di loro. Ora che guardava meglio, non doveva avere più di una ventina d’anni, eppure era un avversario troppo fuori dalla sua portata.

Abbassò velocemente lo sguardo verso Guiying e Jasmine, andando nel panico non riuscendo a trovarli. Erano svaniti nel nulla.

-Non preoccuparti piccola Jiang, non li ho toccati.- Sussurrò una voce al suo orecchio, spostandole una ciocca di capelli dal viso. Guanting voltò la testa velocemente, facendo un passo all’indietro e con una mano tremante già sull’elsa della propria spada, provando a farsi coraggio in caso di emergenza elevata.
Il momento in cui provò a tirare fuori Chunfen, iniziò a tremare più forte notando come non riuscisse a farla uscire dalla sua custodia, come se fosse stata incollata e sigillata con la resina più resistente. Il suo compagno dovette notare la cosa, perché una risatina al quanto inquietante la fece bloccare sul posto, bloccando ogni suo tentativo di liberare la sua spada.

Sentì il proprio cuore battere a dismisura quando il suo mento fu girato nella direzione del ragazzo, trovandoselo a pochissimi centimetri dal proprio, eppure il suo viso risultava ancora estremamente sfocato.

-Non ti sforzare, finché sarò qui, tu non potrai né scappare né utilizzare questa bella spada.- E un ghigno si dipinse sul suo viso, sembrando estremamente divertito dalla situazione, al contrario di Guanting, la quale era sicura che sarebbe svenuta da un momento all’altro.

-Ma facciamo un gioco. Ho sentito che voi Jiang avete una quantità imbarazzante di tesori magici, che restano in qualche stanza a prendere polvere, venendo mai utilizzati. Se solo tu mi facessi vedere quella stanza…potrei pensare di risparmiarvi.- Disse provando a sembrare il più seducente possibile, impugnando il coltello dal muro e muovendolo lentamente vicino ai suoi occhi, notando con soddisfazione come la ragazza seguiva la lama come ipnotizzata.

-Tu…ci sei tu dietro allo sterminio del Clan Ouyang?- Chiese provando a non far sembrare le sue parole troppo tremanti, venendo però zittita dalla lama che andava a sfiorare la delicata pelle della tempia, incidendo un minuscolo taglio e sentendo qualche goccia scendere fino al mento.

-Sei davvero sveglia, piccola Jiang, te lo meriti, ma non pensare io venga a dire certe cose a una bambina.- E, quello che sentì poco dopo, fu un dolore lancinante allo stomaco, così acuto da non riuscire neanche ad avere la forza sufficiente per lasciare andare un urlo. Osò guardare in basso, terrorizzata, e vide una mano piena del suo sangue, sul palmo una piccola sfera lucida e di color oro.

Una sfera dorata.

Il suo nucleo dorato. La fonte della sua vita. Non era più dentro di se. Era nelle mani di qualcun altro.

Sentì la bocca piena di qualcosa e, nel momento in cui sputò per terra, notò la quantità spaventosa di sangue che aveva macchiato il pavimento di legno di Lotus Pier. Il suo sangue.

-Ho sempre trovato i nuclei dorati così belli, fuori dai propri custodi, non trovi anche tu? Oh, ma che parlo a fare, probabilmente tra poco morirai o, se sopravverrai, vivrai una vita miserabile, senza poter impugnare una spada. Beh, se solo tu avessi collaborato…- E, spostandosi di appena qualche centimetro, il corpo di Guanting si fece pesante all’improvviso, crollando per terra senza neanche rendersene conto. Il contatto con il pavimento, quando arrivò, fu persino più doloroso della miriade di emozioni che provava dentro di se.

Il ragazzo, sempre con il suo nucleo dorato in mano, fece per abbassarsi alla sua altezza, se non fosse stato per una frusta piena di saette viola che si legò attorno al suo collo, alzandolo con forza e facendolo sbattere contro la parete affianco con tale potenza da romperla e farlo cadere dentro la stanza.

La visione di Guanting era ormai sfocata, sia dall’enorme perdita di sangue che per le lacrime che non smettevano di bagnarle ulteriormente il viso, ma riuscì a vedere una flotta quasi infinita di divise viola circondarla, sollevarla abbastanza da esaminare le sue ferite, per poi prenderla in braccio e montare su una spada, volando dall’altra parte della residenza per raggiungere l’infermeria.

Una spada che non avrebbe più potuto usare. Non avrebbe più potuto volare, combattere e difendersi. Da quel momento in poi, Zidian sarebbe stato un misero ricordo, non si sarebbe più potuta avvicinare.

Lasciò andare un singhiozzo alquanto patetico mentre era posata sul lettino. Sentì anche le sue vesti venir strappate e vari movimenti lontani dalla sua vista, probabilmente a creare un intruglio o medicina utile per bloccare il sangue, eppure Guanting stava già dicendo addio alla sua vita, che ogni secondo in più sembrava scivolarle tra le dita come se fossero capelli. Il ragazzo sopra di lei stava provando a parlarle, e, anche se lei non riusciva a capire nulla, una frase le fu ben chiara.

-Il Capo Clan Jiang e Sir Nie stanno arrivando, vi prego di tenere duro, farò il possibile per tenervi in vita, Giovane Padrone Jiang, ce la faremo insieme!-
Delle dita umide si posarono sull’enorme ferita sulla sua pancia e lasciò andare un urlo di dolore, il primo della nottata, provando a fermarlo come poteva, anche se le sue braccia erano diventate gelatina e sollevarle le richiedeva uno sforzo pazzesco. Con un pezzo di stoffa, lui iniziò a pulirle il sangue, facendo il più veloce possibile per non peggiorare la situazione.

Minuti dopo, che a lei sembrarono secoli, tre o quattro figure spalancarono la porta, e dal rumore sembrava essersi anche rotta. Non le importava, per lei era abbastanza che era riuscita a contare le figure. La sua testa, inconsciamente, si girò nella loro direzione e, per un singolo momento, non riuscì a vedere altro che viola, viola e viola ovunque e le sue orecchie sentivano parole, ma che il suo cervello non registrava. Si rese conto delle entità presenti solo attraverso il loro odore, e, mettendo ogni singola voce a tacere, i suoi singhiozzi crebbero d’intensità e volume, essendo così soffocati e pieni di dolore che neanche il ragazzo che la stava medicando riuscì a trattenere il tremore delle sue mani.

-A…A-Die…Ba..Baba..- Provò a dire, sentendo la sua bocca più secca di un deserto, ma ogni suo tentativo di parlare venne messo a tacere da un paio di labbra posate sulla sua fronte e due mani calde sulle sue guance, tremanti.

Non seppe dire cosa successe dopo quel momento e, per quanto provasse a uscire da quell’enorme pozza nera, era tutto inutile, essendo risucchiata persino più in basso, lontano da quel minuscolo puntino di luce che si trovava proprio sopra di lei. Attorno a se non c’era assolutamente nulla e il silenzio la spaventava, le faceva battere il cuore così forte da voler uscire dal suo petto. Non ricordò quanto restò senza sensi, ma quando si risvegliò, non riuscì neppure ad aprire gli occhi, ma sentiva quello che delle persone si stavano dicendo dietro alla porta chiusa dell’infermeria.

-Capo Clan Jiang…Sir Nie..io…-

-Parla! Come diamine sta A-Min?! Se ora vieni a dirmi che sta bene, ti prendo a schiaffi, perché sappiamo tutti molto bene che potrebbe…potrebbe…-

Il suo cuore si spezzò, sentendo la voce di Jiang Cheng bloccarsi nel mezzo della frase, affievolendosi sempre di più fino a ridursi solo a dei respiri veloci, come se si stesse trattenendo dal lasciare andare un lungo urlo di dolore.

-S-sarebbe…sarebbe meglio…-

-SAREBBE MEGLIO COSA?! FINISCI QUESTA CAZZO DI FRASE, QUALSIASI COSA TU ABBIA DA DIRE!-

Guanting, sentendo le parole che seguirono quell’urlo, sentì il mondo sotto di se sbriciolarsi, tutto quello che aveva fatto fino a quel momento, le sembrava solo uno spreco di tempo, uno scherzo che aveva bruciato i suoi quasi sedici anni di duro lavoro come se fosse stato un misero pezzo di carta.

Non poteva vedere le espressioni dei genitori, ma i singhiozzi del suo Baba, mescolati alle varie urla del suo A-Die, erano abbastanza per lei. Non voleva vederli in quello stato.

-Sarebbe meglio…se voi preparaste il funerale. Le possibilità che la Giovane Padrona Jiang possa passare la notte sono quasi nulle.-

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Era strano, vedere la scena in terza persona. I pianti quasi disperati del suo Baba le stavano lacerando il cuore e A-Die la teneva stretta a sé, non riuscendo neanche lui a trattenere i forti singhiozzi. Il suo viso, una volta di un bel colorito olivastro, diventava più pallido ogni minuto che passava, e i suoi capelli stavano perdendo la loro lucidità, sembrando solo paglia secca. E probabilmente lo erano anche al tatto.

Erano passate ore dall’attacco e, secondo il medico che era arrivato poco dopo e l’aveva visitata un’ultima volta, era un miracolo lei fosse, tutto sommato, quasi viva. Era sul filo del rasoio, ne era cosciente, avrebbe potuto abbandonare il suo corpo fisico da un momento all’altro e in parte lo aveva già fatto, guardando la scena da un angolo della stanza. Da quanto era riuscita a capire, il nemico era sfuggito prima che avessero potuto interrogarlo, con il suo nucleo dorato. Anche se fosse sopravvissuta, sarebbe stato impossibile essere ancora in grado di utilizzare la spada.

Aprendo piano gli occhi del suo corpo fisico, mise a fuoco gli sguardi dei suoi genitori, detestando la miriade di emozioni che vedeva dipinti sui loro visi. Era colpa sua, se ora stavano soffrendo così tanto, perché non aveva tirato subito fuori la spada e l’aveva attaccato, oppure perché non era scappata? Chiamato aiuto? Pensava davvero sarebbe riuscita a farcela da sola?

"Sono così stupida…e Baba e A-Die soffriranno infinitamente quando morirò…"

Guanting aveva perso ogni speranza nel poter sopravvivere, e stava accettando lentamente la sua sorte, non volendo però lasciare quel tepore che i suoi genitori stavano creando attorno a sé. Voleva restare con loro per sempre, renderli fieri di sé e portare il nome Jiang con onore. Non sarebbe accaduto mai più, il suo corpo sarebbe bruciato e, con gli anni, probabilmente anche dimenticato.
Nessuno si sarebbe ricordato di lei.

Sentiva le labbra estremamente secche, provando ad articolare qualche flebile sillaba, voleva dire loro così tante cose, ma la sua vita stava davvero svanendo via troppo velocemente.

-Non parlare…non parlare piccola, riposati, domani ti sentirai meglio.- Disse il suo Baba tra i singhiozzi, accarezzandole piano la fronte e baciandogliela un paio di volte, rabbrividendo quando capì quanto era davvero fredda. Prese alla svelta una coperta e la coprì un paio di volte, in un vano tentativo di riscaldarla.

-A-Sang...-

-Domani starà meglio!-

Con la poca forza che le era rimasta, afferrò debolmente le loro mani, portandosele alle labbra e baciandole piano, sentendosi estremamente stanca e volendo solamente chiudere gli occhi. Tentò nuovamente di parlare, ma l’aria le venne a mancare, perciò li guardò semplicemente negli occhi, pieni di lacrime, e sorrise leggermente, provando a sollevarli, alleviare il loro dolore, distrarli per un secondo.

Ma, il momento dopo, tutto divenne buio, e lei ritornò a vedere la scena in terza persona.

Era morta, o almeno, il suo corpo era morto, notando come si era lasciata cadere tra le braccia di entrambi, non muovendo il minimo muscolo e non sollevando neanche il petto per respirare. Il tutto con un minuscolo sorriso sulle labbra.
Per qualche secondo niente si mosse, neanche i suoi genitori, sembravano essersi bloccati, ma quando compresero che la loro figlia aveva abbandonato quel mondo, non riuscirono a trattenere due urla piene di dolore e tristezza, provando in ogni modo possibile per risvegliarla, sapendo però benissimo che sarebbe stato impossibile. Ad un certo punto, anche i suoi nonni si aggiunsero, Madame Yu sembrava la più affranta di tutti, pur provando a celare il dolore dietro a un misero fazzoletto in stoffa.
Restò a fissare la scena solo per qualche secondo, per poi chiudere gli occhi e crollare in una pozza nera, piena di entità che sembravano in coma, galleggiando a mezz’aria proprio come stava facendo lei.

"Chissà cosa succederà adesso…ci sarà il mio funerale se sono fortunata, e poi…i miei dovranno trovare un altro erede. Jasmine e Guiying saranno tutti soli, chi terrà loro compagnia?"

Non seppe dire quanto restò in quell’enorme posto vuoto, ma quando riuscì ad aprire gli occhi, si trovava all’esterno. Era sdraiata sotto a uno degli alberi che amava scalare da bambina e il cielo era così grigio da sembrare quasi nero, eppure era certa che fosse solo mattina. Si tirò in piedi e iniziò a guardarsi in giro, cercando di capire quanto tempo fosse passato e perché il silenzio regnasse sovrano a Lotus Pier, sempre frenetica ed energetica. Non doveva essere troppo distante dagli appartamenti, perciò decise di passare per il giardino principale per tagliare la strada, non aveva tempo da perdere, doveva sapere che giorno era.

Corse per qualche minuto, ma quando arrivò ai giardini, si bloccò completamente, fissando la marea di persone vestite di bianco davanti a sé. A poco di distanza c’era una bara aperta, messa sopra a tronchi di legno massicci ed erba secca. Le persone più vicine alla bara erano i suoi genitori, entrambi vestiti totalmente in bianco e con il dolore scritto a caratteri cubitali sui loro visi, mentre si chinavano per dare un ultimo sguardo al corpo mortale della loro figlia. Sembravano non aver dormito da giorni interi.
In prima fila si trovavano tutti i suoi parenti più stretti, l’arcobaleno che prima formavano con le loro divise era scomparso, lasciando spazio solo al bianco. Liuxian, Sizhui e Jin Ling, i suoi cugini di primo grado, erano presenti e avevano gli occhi estremamente rossi e gonfi da tutte le lacrime che non riuscivano più a trattenere. Il suo zio Wuxian stava accarezzando lentamente le spalle di Sizhui con una mano, provando a consolarlo, anche se lui stesso lasciava ogni tanto cadere una lacrima, asciugata prontamente da suo marito, Wangji.
Jin Ling stava facendo il possibile per smettere di piangere, passandosi ogni tanto la manica della tunica sugli occhi, riuscendo solamente a irritarli persino di più. I suoi genitori, Jiang Yanli e Jin Zixuan, avevano un’espressione di dolore stampata in viso, potendo solo immaginare quello che il Capo Clan Jiang stesse provando in quel momento. Anche Nie Mingjue non sembrava immune al dolore di sua figlia, concedendosi un momento per stringerla a sé, accarezzandole lentamente i capelli sciolti in un vano tentativo per consolarla.

Vedeva anche una marea di persone del clan Lan, persone che non pensava conoscesse, anzi, probabilmente molti di loro erano sconosciuti, ma era A-Die che li aveva chiamati, in un modo o nell’altro ne era sicura.
Due ragazzi della sua età si trovavano al fianco del Capo Clan Lan, Lan Xichen, ed erano due gocce d’acqua, uguali se non fosse stato per la pettinatura, dato che il ragazzo li portava legati in una lunghissima treccia.
La ragazza, invece, sembrò attrarre la sua attenzione. Aveva gli stessi tratti del fratello (gemelli, evidentemente), ma c’era qualcosa che la differenziava.

"Sembra una dea." Pensò tra se e se, notando come nessuno del loro clan si stesse muovendo, restando fermi come delle statue. E lei aveva pensato a complimentare una ragazza mai vista al proprio funerale.

Fino a quando la ragazza girò la testa verso di lei e la guardò dritta negli occhi, con una serietà da farle quasi spavento. Neanche Guanting si era mossa, troppo scioccata dalla scoperta. La ragazza si girò verso il proprio capo clan e, con un perfetto inchino, chiese il permesso sottovoce per poter allontanarsi dalla cerimonia, rimettendosi in piedi solo dopo aver sentito l’approvazione nel tono delicato del proprio padre.

Si sforzò di ricordarsi almeno il nome della figlia del Capo Clan Lan, senza nessun risultato positivo, aveva evidentemente il vuoto in mente. Sbatté un paio di volte le palpebre, e la ragazza in bianco si presentò davanti a lei, guardandola ancora negli occhi come se lei fosse davvero su quel pianeta in carne ed ossa, il che era impossibile, dato anche il fatto che avevano chiuso la sua bara e il suo corpo stava letteralmente bruciando.

-Seguimi.- Sussurrò la ragazza, per poi girare i tacchi e camminare verso la parte più nascosta dei giardini come se sapesse perfettamente la strada.

"Lei mi vede, lei mi vede, lei mi vede, lei mi vede. NO ASPETTA, E’ IMPOSSIBILE CHE LEI POSSA VEDERMI, IO SONO MORTA!" Pensò Guanting, per poi guardandosi intorno per assicurarsi che la ragazza stesse davvero parlando con lei, perché sarebbe andata fuori di testa se si fosse resa conto che lei non centrava nulla.

Fece per seguirla, quando sentì due cani abbaiare e correre nella sua direzione, fermandosi proprio ai suoi piedi. La guardavano con la lingua fuori dalla bocca e le code che si muovevano velocemente. I suoi occhi si riempirono di lacrime che riuscì a trattenere a malapena, posando le mani sulle loro teste e si meravigliò quando riuscì ad affondare le mani nel loro soffice pelo. Jasmine e Guiying sembravano…così magri, quanto tempo era passato? Era morta da così tanto tempo? Il loro legame era davvero così forte da non poter essere distrutto neanche dalla morte?

I due cani guardarono Jiang Cheng raggiungerli velocemente e chiamarli per farli tornare nella loro cuccia, dalla quale si alzavano ormai raramente. Anche Guanting fece segno loro di andare, sarebbe stato meglio non farli andare in giro quando c’era lo zio Wuxian presente, fare un secondo funerale non era economico.
Anche Fata iniziò ad abbaiare, attaccata al guinzaglio che Jin Ling teneva in mano. Il padrone del cane sembrò un po’ sorpreso dall’atteggiamento del proprio cane, essendo conosciuta per essere molto calma e tranquilla quando non avevano alcuna caccia notturna da portare a termine.

Guanting si alzò in piedi dopo aver coccolato i propri migliori amici per l’ultima volta, dicendo loro di seguire le regole di A-Die, non voleva che venissero sgridati, ma un mezzo urlo la bloccò, facendola girare velocemente verso la folla a poco di distanza.
Il suo Baba era sorretto da zio Mingjue, ed era scioccato all’inverosimile, essendo perfino più bianco delle vesti che portava. E la stava guardando negli occhi, proprio come aveva fatto quella ragazza, l’unica differenza erano le copiose lacrime che continuavano a bagnargli il viso.

-A…A-Min…-

La ragazza si guardò velocemente le mani, notando come non sembrava più trasparente, ma più colorata di prima. Il suo Baba doveva averla vista e sembrava sul punto di svenire davvero. Nessuno, però riusciva a vederla così bene come lui, perciò decise semplicemente di lanciargli un sorriso leggero, per poi girarsi e seguire velocemente la ragazza all’interno dei giardini, dando loro le spalle per nascondere le lacrime che non volevano smettere di scendere. A giudicare dai rumori dietro di sé, anche Jasmine e Guiying avevano deciso di seguirla, non importava dove, e questo le riscaldò il cuore.

"Magari c’era ancora speranza."

Non appena riuscì a ritrovare la ragazza, era tornata di nuovo trasparente e lei era in ginocchio per terra, muovendo le sue abili dita sulle corde di un guqin bianco, decorato qua e là con delle piccole perline azzurre. La melodia che stava suonando era bellissima, in grado di calmare la sua mente dalla moltitudine infinita di emozioni che stava provando.

-E’ difficile assistere al proprio funerale?- Sentì dire alla ragazza, la quale aveva smesso di suonare e si era girata verso di lei. Le fece segno di sedersi accanto a sé e Guanting, un po insicura sia dalla situazione sia dalla bellezza della compagnia che aveva, decise di sedersi, a qualche centimetro di distanza, anche se non sapeva davvero perché, dato che lei era un fantasma, non avrebbe causato fastidio.

Deglutì nervosamente e decise di fare un piccolo test, per capire fino a dove lei era capace di spingersi.

-E’ strano vedere la propria famiglia provare dolore per te, e vederti…morta dentro a una bara.- Borbottò tirandosi le gambe al petto, fissando le dita della ragazza che erano tornate a muoversi, suonando un altro pezzo di canzone che lei non conosceva per nulla.

Per qualche minuto nessuno parlò e Guanting era ormai sicura che lei non l’avesse sentita, come ogni persona al momento, ma rischiò di strozzarsi con la sua stessa saliva quando sentì la risposta.

-Non posso dire che ti capisco, come puoi vedere sono ancora viva.- Disse in un tono più gentile, con gli occhi socchiusi e un dolce sorriso stampato sul viso, guardandola come se stesse provando a studiare la sua espressione.
E meno male che non la vedeva, dato che sentiva uno strano calore alle gote, cosa impossibile dato che lei era un fantasma! Doveva assolutamente esserselo immaginato, ma il fatto che la ragazza le avesse risposto era persino più incredibile!

-Tu..tu..tu mi senti? E mi vedi???- Chiese sporgendosi leggermente in avanti dall’emozione e, sotto sotto, per confermare l’intera situazione, non notando come lei si fosse allontanata leggermente a disagio. Le abili dita sullo strumento si bloccarono, mutando ogni suono che stava per uscire.

-Ti sento. Non ti vedo, ti percepisco.- Rispose semplicemente. –Sono Lan Shuren, figlia del Capo Clan Lan. Non serve che ti presenti.- E tornò a suonare, restando in silenzio.

Anche Guanting decise di starsene in silenzio e guardare i suoi cani giocare poco lontano, non sapendo cosa dire da quel momento in poi. D’altronde, neanche lei (Shuren, Guanting si disse, si chiama Shuren.) le aveva davvero spiegato perché avesse portata là, aveva iniziato a suonare e basta.
Restarono in silenzio per una manciata di minuti, fino a quando non sentirono dei passi e due figure alte spuntarono quasi dal nulla, vestiti in due divise bianche uguali e un nastro attorno alle loro fronti. Il fantasma quasi non morì per la seconda volta, realizzando chi aveva davvero davanti al momento.

I Gemelli di Giada di Gusu, Lan Xichen e Lan Wangji, stavano venendo nella loro direzione.

Guanting si alzò velocemente in piedi, inciampando a momenti, ma rimettendosi dritta e facendo un profondo inchino verso i suoi due superiori. Shuren sembrò quasi ridacchiare, imitandola e mettendo poi via il guqin dentro alla propria sacca, mettendosela in spalla.
Lan Xichen rise delicatamente, coprendo le labbra con una sua mano, per poi parlare.

-Giovane Padrona Jiang, non serve inchinarsi, dato che non vi vediamo. Vi prego di tornare in piedi.- E Guanting rischiò di morire dall’imbarazzo, notando come si era appena messa in ridicolo davanti ai suoi eroi, perché loro erano delle celebrità nel mondo della cultivazione!

Il maggiore era il Capo Clan Lan, riconosciuto come Zewu-Jun, ed era sposato con Meng Yao, il fratellastro del Capo Clan Jin, ed era famoso per la sua bellezza e gentilezza. Molti uomini volevano essere come lui e molte donne volevano stare con lui, ignorando ogni tanto il matrimonio che si era svolto in grande stile molti anni prima.
L’altro invece era Hanguang-Jun, chi si trova sempre dov’è c’è il caos. Altrettanto famoso era suo marito, Wei Wuxian, suo zio e il Patriarca di Yiling. Entrambi erano intoccabili, essendo i cultivatori più potenti della loro generazione, e probabilmente anche della prossima. Era nauseante a volte vederli insieme, ma Guanting li adorava, la facevano sentire al sicuro, anche se li vedeva molto raramente.

-Zio Wangji? Non…non hai portato lo zio Wuxian, giusto? Jasmine e Guiying stanno giocando.- Disse a bassa voce, sollevata quando suo zio negò con la testa, dicendo che l’altro zio era rimasto a provare a consolare Jiang Cheng e Huaisang.

Con un colpo di tosse, il suo sguardo slittò sul più vecchio dei fratelli, il quale lo guardava con un sorriso dolce e abbastanza caldo da farle quasi dimenticare la situazione.

-Giovane Padrona Jiang, siamo al corrente della situazione, dopo avervi…percepito e sentito. Abbiamo sentito quello che è successo settimane fa, prima della vostra morte, e noi abbiamo un piano.-

-Che tipo di piano?- Chiese un po’ titubante, scioccata anche dal fatto che fossero passate settimane dalla propria morte. Dove diamine era finita tutto quel tempo?!

-Pensiamo di aver localizzato il vostro corpo e abbiamo anche realizzato che l’assassinio a Baling e la vostra morte sono stati causati dalla stessa persona.- Captando la confusione che Guanting aveva in mente, Wangji decise di intervenire.

-Guanting, vogliamo portarti a Gusu per farti tornare nel tuo corpo.-

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Quella notte sembrava non voler passare mai, almeno secondo Xingchen. Era stretto tra le braccia del suo amato, il quale dormiva tranquillo già da qualche ora, ma non riusciva a chiudere gli occhi e lasciarsi andare alla stanchezza. La giornata era stata piena di impegni, a malapena aveva avuto il tempo per pranzare e cenare. Le riunioni erano state pesanti, soprattutto quando il tema della caduta del clan Ouyang fu tirato fuori. Essendo il capo clan, lui era venuto a sapere della cosa molto prima e, onestamente, non riusciva a non vedere il viso felice della sua adorata figlia mentre leggeva la lettera la sera prima.

Come diamine le avrebbero comunicato la notizia? Chi sapeva la notizia aveva giurato di non farne parola alla Giovane Padrona Xiao, e questo semplificava un po’ la cosa.

Sentì Song Lan muoversi nel sonno e si limitò a guardare il suo viso addormentato, resistendo alla tentazione di allungare una mano e spostagli i capelli dal viso per non svegliarlo. Neanche lui se la passava molto meglio, correva di padiglione in padiglione per controllare che tutto fosse in ordine, che la cucina fosse ben rifornita e gli animali che allevavano in salute.

Certo, magari in molti pensavano che il suo fosse un lavoro più facile ma Xingchen sapeva benissimo quanto era stanco, sotto la sua solita espressione di indifferenza.
Almeno i loro figli non soffrivano la fame, questo era l’importante.

Delle labbra si posarono sulla sua fronte, spostandogli delle ciocche ribelli che si ostinavano a stare nel posto sbagliato, e Xingchen non riuscì a non trattenere un sorriso. Song Lan era davvero l’unico a leggergli nella mente, dopo tutti quegli anni passati insieme.

-Dovresti dormire Zichen, è tardi.- Sussurrò, posando la testa contro il suo petto, riuscendo a trovare una posizione più comoda, anche se sospettava, non sarebbe riuscito davvero ad addormentarsi.

-Anche tu. Sei preoccupato.- Gli rispose, sdraiandosi sulla schiena in modo tale che Xingchen avesse potuto sdraiarsi su di lui come se fosse un materasso. Il ragazzo più basso ridacchiò leggermente, passando le braccia attorno al suo busto e intrecciando le loro gambe, non lasciando neanche un centimetro tra loro. Erano quasi della stessa altezza e anche della stessa stazza, eppure Song Lan riusciva sempre a nasconderlo completamente, quando lo stringeva a sé, e Xingchen adorava la cosa.

-Domani lo diremo ad A-Qing. Ho spedito nel pomeriggio una lettera a Koi Tower per annunciare il nostro arrivo.-

"Ah, Zichen, mi conosci troppo bene, a questo punto. Che cosa farei senza di te?" Si chiese dopo avergli annuito, già più rilassato e pronto ad addormentarsi, cullato dal suo lento battito. Con un ultimo bacio sulla fronte, entrambi si addormentarono.
Solo il giorno dopo si rese conto quanto sarebbe stato difficile dirlo ad A-Qing. Aveva passato tutta la mattinata a studiare un modo per non farla soffrire troppo alla notizia, ma, secondo Song Lan, era meglio dirle tutta la verità senza troppi giri di parole. Sua figlia non era debole e indifesa, lo sapeva, ma ogni volta che la guardava, riusciva solo a vedere la piccola bambina di due anni in fin di vita in un vicolo, stretta al petto di Xue Yang, il quale provava in ogni modo a riscaldarla.

Il suo cuore ancora faceva male, pensando solamente a quella triste scena di tanti anni prima.

 

Al tempo, lui e Song Lan non stavano insieme e giravano per il paese ad aiutare le persone in difficoltà, mai chiedendo qualcosa in cambio. Certo, Xingchen voleva creare un clan per tutte le persone che avevano i suoi stessi ideali e il suo compagno era il primo a supportarlo, solo che la cosa sembrava molto più difficile del previsto. Nessuno dei due sapeva come creare o dirigere un clan, non importava quanto chiedessero in giro, quasi nessuno lo sapeva e non sapevano se chiedere aiuto a uno dei grandi clan fosse giusto.

Era inverno e l’aria era estremamente fredda, più delle giornate precedenti. Song Lan era rimasto alla taverna per medicare una ferita che si era procurato alla spalla dopo aver sconfitto una bestia piuttosto feroce, fortunatamente niente di troppo grave. Il ragazzo vestito di bianco era andato un po’ in giro per dare un’occhiata alla cittadina, le strade quasi deserte dalla temperatura poco superiore allo zero e, in certi punti, la strada sembrava stesse per ghiacciarsi.
Insomma, Xingchen si sentiva nel suo elemento.

Un singhiozzo attirò la sua attenzione, portandolo in un piccolo vicolo tra due negozi, dove due bambini stavano seduti per terra, stretti l’uno all’altro per non morire di freddo. Xingchen notò subito le vesti troppo leggere per quel tempo, oltre all’aspetto malconcio che entrambi avevano. Il bambino che sembrava il più vecchio (gli avrebbe dato tre anni, massimo) alzò lo sguardo verso di lui e strinse la sorellina più a se, tremando leggermente. I suoi occhi rossi erano pieni di paura e il più grande si avvicinò lentamente per non spaventarlo. La bambina sembrava incosciente e respirava molto velocemente, con le gote rosse dalla febbre.

Xingchen non ebbe il cuore di lasciarli la a soffrire, perciò si abbassò e li prese in braccio, stringendoli al proprio petto e chiudendo il cappotto per tenerli più al caldo possibile. Mentre si apprestava a raggiungere la taverna, il bambino gli afferrò una ciocca di capelli e la tirò con forza, obbligandolo a fermarsi per non farli cadere.

-D-dove ci porti?- Chiese terrorizzato, anche se aveva smesso di tremare dal freddo, ormai. Xingchen sorrise, anche se sentiva male alla cute.

-Andiamo al caldo, va bene? Vediamo come sta anche la tua sorellina.- E il bambino annuì piano, rassicurato dall’espressione gentile che il ragazzo aveva sul viso, quindi decise di fidarsi, almeno per il momento.

Una volta dentro la taverna e nella loro stanza, Song Lan provò con tutto sé stesso a non strapparsi i capelli, notando i marmocchi tra le braccia del suo amico, ma non chiese nulla e andò semplicemente al piano di sotto per prendere del cibo. Non avrebbe mai capito i ragionamenti di Xingchen, prendere dei bambini sapendo benissimo che loro due non possedevano una casa! Diamine, quei bambini potevano avere anche dei genitori che li cercavano!

Quando Xingchen posò i bambini sul letto, si tolse alla svelta il cappotto e lo avvolse attorno a loro, decidendosi a preparare una vasca per lavarli. Certo, nessuno aveva vestiti per due bambini che, probabilmente, avevano appena iniziato a camminare, ma Xingchen non si diede per vinto. Lavò i bambini con l’aiuto di uno scontento Zichen, il quale aveva il compito di tenere fermo il maschietto che non sembrava voler smettere di infastidirlo.

La bambina, proprio come sospettava, aveva la febbre molto alta ed era troppo magra per la sua età, quindi, di comune accordo, i due amici restarono alla taverna per qualche giorno in più. Erano riusciti a sapere i loro nomi: Xue Yang e A-Qing. Il bambino aveva detto loro che non erano davvero fratelli e che la più piccola rispondeva solo a quel nome.

I giorni passarono veloci, tra Xingchen che si occupava di A-Qing e Xue Yang, e Zichen che andava in giro per la città a comprare dei vestiti e cercare allo stesso tempo i genitori dei due bambini, senza molti risultati, sfortunatamente
.
-Gege?- Sentì il ragazzo più grande una sera, mentre riusciva finalmente a far bere alla bambina, la quale si era svegliata solo per mezz’ora, un po di medicina e della minestra. Xue Yang era un combinaguai, pur essendo così giovane, e i due ragazzi facevano fatica a trattenerlo, riuscendo a calmarlo solo con qualche caramella.

-Chiamami Daozhang, Xue Yang, pensavo di avertelo detto già da un po’.- Disse Xingchen, ridacchiando leggermente quando il bambino gonfiò le guance offeso. Rimboccò le coperte ad A-Qing e si sedette sul pavimento di fronte a lui, facendogli segno di avvicinarsi, restando sorpreso quando Xue Yang si sedette sulle sue gambe.

-Daozhang? Non mi piace, ti chiamo gege allora.- E il più grande rise divertito, prendendo un pettine per provare a sistemargli i capelli ancora umidi dal bagno che aveva fatto poco prima.

-Volevi dirmi qualcosa, allora?-

-Possiamo venire con voi, gege?-

Xingchen si stava affezionando ai due bambini, non poteva negarlo, ma non avevano ancora trovato i loro genitori e loro non possedevano una casa dove poterli crescere. Era troppo pericoloso portarli con loro, soprattutto durante le cacce notturne, ma non voleva neanche lasciarli tutti soli, senza nessuno che si prendesse cura di loro. Si era ripromesso di tenerli con sé fino a quando A-Qing non si fosse ripresa per bene, eppure erano passati giorni e la sua febbre si era abbassata di pochissimo.
"Domani dovrò portarla da un medico, potrebbe essere qualcosa di serio." Pensò preoccupato. Anche Zichen sembrava della sua stessa idea, restando sveglio la notte per tenere la sua febbre sotto controllo, ogni tanto avvolgendola in una delle proprie vesti quando sembrava più infreddolita.

-Perché non chiedi a Song Daozhang quando torna?- Decise di rispondere, accarezzandogli piano la testa a posandolo sul letto. –Fa il bravo, vado a portare i piatti di sotto.- E afferrò il vassoio ormai vuoto. Xue Yang seguì ogni suo singolo movimento, fino a quando, pronto ad uscire, saltò dal letto e si aggrappò alla sua gamba.

-Vengo anch’io!- Xingchen non riuscì a non sorridere, annuendo piano e uscendo dalla stanza con il bambino attaccato alla sua gamba. Incontrarono Zichen sulle scale, e Xue Yang gli fece la linguaccia quando notò che non gli stava prestando alcuna attenzione, pentendosene quando il più grande di abbassò e gli tirò la guancia (piano ovviamente, Zichen aveva ancora un cuore!).

-Pensavo volessi restare con la tua sorellina, delinquente.- E sospirò, tornando in camera per controllare A-Qing. Una volta riconsegnati i piatti sporchi, Xingchen gli diede qualche caramella per premiarlo, dato che non era corso in giro come al suo solito, era restato buono attaccato alla sua gamba.
Il proprietario ridacchiò alla scena, appoggiato al bancone.

-E’ vostro figlio? Siete molto giovane, Daozhang.- Disse allungando qualche caramella in più al bambino, il quale se le nascose velocemente nelle tasche e lo ringraziò quando Xingchen glielo ricordò, soddisfatto sentendo una delle sue mani tra i suoi capelli.

-No, è un trovatello. Sapete per caso se conoscete la famiglia Xue? Lui dovrebbe essere loro figlio.- Il proprietario ci pensò su per un po’, negando con la testa e dicendo che non c’era mai stata una famiglia con quel nome in città, forse erano stati abbandonati. Il più giovane sospirò e ringraziò il proprietario con un inchino, ritornando in camera. La scena che gli si presentò davanti lo fece sorridere dolcemente, mentre il suo cuore batteva leggermente più veloce del normale.

Zichen, mezzo sdraiato nel letto e con A-Qing tra le gambe, la quale sembrava essersi risvegliata ed era ben impegnata a giocare con l’elsa della sua spada, Fuxue. Da quanto poteva notare, il più grande si era assicurato di sigillare la lama, in modo che la bambina non avesse potuto farsi male. Lei alzò lo sguardo e Xingchen pensò seriamente che fosse cieca, i suoi occhi erano totalmente bianchi, forse si era girata perché lo aveva sentito entrare.

-Yang-ge, chi è lui?- Disse con voce roca, tossendo qualche secondo dopo. Zichen riprese la spada e la mise sul comodino, coprendola meglio con la coperta.

-Lui è Xingchen-ge, mi ha dato delle caramelle!- E corse verso il letto, sedendosi accanto a lei e iniziando a parlare su tutto quello che era successo nei giorni precedenti.

-E loro hanno detto che ci porteranno con loro.-

-Cosa???- Dissero Zichen e Xingchen allo stesso momento, guardandosi come se l’altro avesse promesso una cosa del genere, ma, evidentemente, nessuno lo aveva fatto. A-Qing sorrise felice, guardando i più grandi speranzosa, mentre Xue Yang si divertiva a provare a prendere Fuxue, ormai sul bordo del comodino e pronta a cadere per terra.

-Davvero? Ci portate con voi?- Chiese innocentemente, provando ad alzarsi in piedi, ma ricadendo sulle gambe di Zichen, il quale la prese al volo. Xingchen ridacchiò, coprendosi le labbra con una delle maniche.

-A quante pare, non abbiamo più scelta Zichen.-

-Ma Xingchen…-

-Sarà difficile convincerli del contrario, e sono troppo piccoli, lasciarli di nuovo in quel vicolo sarebbe la loro morte. Non ti preoccupare, troveremo un modo.-
Zichen riuscì solo a sospirare, mentre i due bambini esultarono felici. E Xue Yang era riuscito a far cadere Fuxue per terra, tra la confusione generale.

 

Xingchen lasciò andare un lungo sospiro, per poi incamminarsi verso la stanza di A-Qing con passo pesante, quasi trascinandosi. Sì, era meglio dirle la verità e basta.
Bussò piano alla porta, sentendo la figlia alzarsi velocemente da dove era seduta e aprire la porta, sorridendo quando lo vide.

-Baba! Entra pure, sto finendo di scrivere la lettera ad A-Zhen e mi sono bloccata, perciò mi serve il tuo aiuto!- Disse energicamente, trascinandolo a momenti dentro e chiudendo la porta.

"Oh no...le romperò il cuore."

Senza pensarci due volte, le prese le mani e la fermò, guardandola negli occhi. Lei stessa sembrava un po confusa da quello che stava succedendo, ma chiuse la bocca e lo guardò, aspettando che iniziasse a parlare.

-Tesoro…sediamoci, devo dirti una cosa.- Disse solamente, facendola sedere sul letto e sedendosi accanto a lei.

-Ho…combinato qualcosa?- Chiese a bassa voce, iniziando a sentirsi nervosa. Pensò a ogni singola cosa che aveva fatto negli ultimi…sei mesi circa, ma non le venne niente in mente. Non aveva mandato a fuoco nulla, non aveva fatto troppo male a Xue Yang nell’ultimo allenamento, diamine, aveva persino portato i cavalli a fare un giro tre giorni fa!

"Dillo Xingchen, tutto d’un fiato, non girarci intorno." Pensò, ricordandosi le parole che Song Lan gli aveva detto la mattina, appena svegli.

-A-Qing, Baling è stata attaccata. La città è bruciata.- La ragazza sentì il mondo sotto di sé sgretolarsi. Rimase ferma per qualche secondo, per poi realizzare il significato delle parole.

"Baling…Baling…è caduta? Come ha fatto a cadere? Perché? Ouyang…no…A-Zhen, come sta? Aspetta, ha detto che Baling è bruciata, significa che A-Zhen è…"

E A-Qing sbiancò di botto, non riuscendo a finire la frase nella sua testa e non avendo il coraggio di accettare quello che suo padre gli aveva detto. Non le aveva mai mentito, significava che il suo amato era davvero morto?

-Il Capo Clan Ouyang e il suo erede sono stati portati in salvo. Ora sono a Lanling.- E il peso si tolse dalle sue spalle, notando come sua figlia sembrava meno pallida ed era tornata a respirare normalmente. –Partiamo dopo pranzo, prepara le tue cose.-
Confusa, A-Qing alzò lo sguardo e puntò i suoi occhi chiari in quelli scuri del padre, il quale la strinse forte contro il proprio petto.

-Andiamo a Koi Tower. Hai il permesso di restare con Ouyang Zizhen per qualche giorno, abbiamo anche la conferma da parte del Capo Clan Jin. Comportati bene.- Le sussurrò all’orecchio, accarezzandole i capelli quando sentì un piccolissimo singhiozzo uscire dalle labbra della figlia. Non sapeva se era (fosse) per vera tristezza o perché si sentiva sollevata, ma lei stava comunque piangendo e gli faceva male vederla in quello stato.

Partirono qualche ora dopo, solo lui e A-Qing, lasciando la gestione della residenza a Song Lan.

Xue Yang era sparito come al suo solito, ma se ne rese conto solo dopo essere arrivato a Lanling.

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