a good choice

di kuroichigo
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Bird Cage ***
Capitolo 2: *** Rescue ***
Capitolo 3: *** Tomato Blossom Scent ***
Capitolo 4: *** Never Here ***
Capitolo 5: *** Tulipani ***
Capitolo 6: *** Glassy Sky ***
Capitolo 7: *** Alea ***
Capitolo 8: *** Voice from the stone ***



Capitolo 1
*** Bird Cage ***


Ciao a tutti e benvenuti!
Premettiamo subito:
è il 30 di marzo, anno 2020, siam tutti in quarantena quindi ho deciso di cogliere questa challenge personale: un prompt al giorno fino al 5 di aprile.
Ho – ovviamente- saltato il 29 marzo, quindi ne pubblicherò due in giornata.
La richiesta era di almeno 200 parole, ho mantenuto la richiesta eccedendo di qualche parola al massimo, vi invito a fine lettura di unirvi !

WRITING CHALLENGE Anti-blocco dello scrittore per la quarantena!
PROMPT – Libertà
parole: 200
data: 29/3/20 – scritta il 30 ovviamente!

Bird Cage

Adam non si era mai sentito in gabbia, nella sua vita era stato fortunato. I suoi genitori gli avevano sempre concesso un libero arbitrio invidiabile, soprattutto per un adolescente di Portland, la sua vita era filata liscia e senza intoppi.
Eppure in quel momento l'unica vera differenza fra i suoi perduti diciassette anni e il suo attuale stato di trentenne era lì davanti a lui.
Ricordava il suo fanciullesco idealismo e il suo taglio stravagante, i vestiti scuri e la giacca di pelle che si era faticosamente comprato mettendo da parte per mesi i soldi di paghette e lavoretti vari, le serate al consiglio studentesco, le proteste.
Ricordò con affetto i pomeriggi passati a scrivere testi di canzoni per la sua sgangherata band, le serate in cui avevano suonato.
Una volta erano stati nel locale del vecchio Butcher, quel bastardo sovranista non li aveva pagati e quindi gli avevano frantumato le vetrate un paio di settimane dopo.
Era stata una sua idea.
L'aveva fatto davvero, a quei tempi?
Era lui quell'anima che stava guardando allo specchio?I capelli in ordine e lo sguardo cupo.
Non teneva in mano un microfono da anni.
Si rese conto che quel personaggio non somigliava minimamente a chi s'era immaginato di diventare e niente gli avrebbe impedito di riprendersi quella libertà tanto abusata anni prima, eppure non fece nulla di tutto ciò.
Tornò semplicemente al suo posto, nell'ufficio al quarto piano, attendendo di svendere un altro pezzo della sua anima al miglior offerente.
Perchè è così che si fa, è così che funziona. 
Nulla di più.

 

 

Grazie per aver letto :)! ovviamente saranno tutte così, sconnesse.

Vorrei capire se si è capito il prompt, fatemi sapere!

Per partecipare anche voi, vi lascio il link qui sotto:

https://questoscuroscrutare.com/scrivere-in-quarantena/?fbclid=IwAR25HgLYubj0znTrK6v0b5o0_OwWvR-X7wE6nSE4Qp6PyfKgKjU9MsTFidI

Alla prossima!

 

Kuro

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Capitolo 2
*** Rescue ***


Il testo flash di oggi! Sempre cose allegre :)

 

PROMPT – Banchetto
parole: 315
data: 30/3/2020

 

Rescue.

Si erano spinte troppo in là, lo sapeva bene, eppure non poteva fare a meno di pensare che nonostante tutto, non c'era alternativa. Erano riuscite a ottenere l'accesso al banchetto personale del Principe di Valacchia spacciandosi per servitrici, ma l'inquietudine e la paura la stavano consumando. Quei maledetti succhiasangue potevano sentire il suo cuore pulsare di paura all'interno delle sue membra? Probabilmente si. Servi del demonio, quei maledetti avevano ben deciso di immolare come sacrificio un soldato del loro paese vicino e alleato, e ovviamente per cercare di salvare le apparenze avevano mandato loro come squadra di salvataggio.

“Giusto per far vedere che ci abbiamo provato” pensò lei mentre la sua compagna d'arme si sistemava meglio la blusa. Le avevano mandate in pasto al nemico.

“- Ci ritroviamo qui fra venticinque minuti” le disse prima di sparire fra gli invitati con un vassoio pesante in mano. Dall'altra parte della sala, Helena poteva vedere alcune delle sue colleghe avvicinate da alcuni invitati e offrirsi come spuntino di mezzanotte. Non era raro che ciò avvenisse: per del sangue fresco molti vampiri erano disposti comunque a pagare senza remore e molti umani erano così disperati da rischiare di lasciarci le penne pur di avere i soldi necessari alla famiglia. Helena osservò quella scena col fiato in gola. Aveva preso in considerazione di guadagnare anche lei qualcosa in quel modo, ma vedere una delle ragazze lì, in piedi e in stato febbrile con dei canini affondati nel collo, la fece desistere. Il vassoio che portava in mano per poco non cadde, tanto era rapita dalla scena.

“-Ti sei persa?”

La voce la portò alla realtà.

Era uno degli invitati ad aver parlato, dalla voce calda, i capelli ben raccolti e le vesti adorne. Portava il simbolo dell'aquila. Nobiltà germanica, pensò. Scappò via senza rispondere. Nessun vampiro rinuncia al sangue fresco, per di più se invecchiato vent'anni.


 

Grazie per aver letto :)! ovviamente saranno tutte così, sconnesse.
Vorrei capire se si è capito il prompt, fatemi sapere!
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Alla prossima!

Kuro

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Capitolo 3
*** Tomato Blossom Scent ***


PROMPT – Ricordo
parole: 415
data: 31/3/2020



Tomato Blossom Scent

Quando ti conobbi, eravamo poco più che ventenni, sognavi di sposarmi e io di trasferirmi da te, dopo aver trovato lavoro.
Avrei voluto portarti nei posti in cui sono cresciuto, sulle spiagge che conosco a memoria o sui monti più alti della città, la dove puoi ammirare il mare ogni mattina e ogni sera.
Te, che quelle spiagge e quei monti li conosci meglio di chiunque altro, ma quei non-luoghi custodivano storie anche di me che non vedevo l'ora di raccontarti. Sono tornato in questi luoghi durante le vacanze come ero solito fare, con quella che è mia moglie, la persona più importante della mia vita, e mio figlio, l'amore vero.
Eppure ti vedo, a poco più di qualche metro da me, una donna fatta e finita, somigli ancora tantissimo alla ragazza che ricordo. Quando eravamo assieme, non c'era problema che tenesse, si risolveva tutto in qualche modo.
Mi piaceva stare con te anche per questo, mi facevi sentire bene e forte, non ricordo un singolo momento in cui non ci fossimo divertiti. Mi avevi portato in un posto spettacolare, una calda mattinata di luglio.
Ricordo un tramonto di luce, un campo di grano selvatico, il rumore del vento e il ronzio del tuo motorino, anche da fermo continuava per ore a far rumore... Ricordo quei capelli neri e il sorriso di chi non ha un solo pensiero nella vita, i tuoi vestiti leggeri, il desiderio sotto di essi e la voglia di vivere. Ti vedo dall'altro lato della strada, dal fruttivendolo del paese, mentre tieni in braccio una borsa della spesa colma di aromi e analizzi un pomodoro che, perfino da qui, sembra perfetto. Ne prendi un paio, e i tuoi capelli arruffati si muovono con ogni tuo movimento mentre li calchi nella borsa. Richiami quella che credo sia tua figlia, ha sicuramente qualche anno più del mio, ed entri nel negozio per pagare. Non faccio in tempo ad attraversare la strada, che tu esci, salutando il fruttivendolo e incamminandoti. Mi hai visto. Mi hai riconosciuto? Forse.
D'altronde, cosa ci saremmo potuti dire? Mi posiziono davanti alla cassetta che stavi analizzando, con il mio bimbo che si attacca a me per la noia, assaporando il delicato profumo dei pomodori. Mi sembra perfetto per te, un aroma delicato e insolito, acerbo. Non è il profumo pungente di un fiore fatto e finito, ma la delicata fragranza di qualcosa che sboccia e che è destinato a non intensificarsi.
Come il nostro primo amore.


 

Grazie per aver letto :)! ovviamente saranno tutte così, sconnesse.

Vorrei capire se si è capito il prompt, fatemi sapere!

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Kuro

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Capitolo 4
*** Never Here ***


PROMPT – Lentiggini
parole: 763
data: 01/4/2020

Never here

Tom passò davanti al piazzale dove il circo stazionava, non c'erano animali ammaestrati, era una congrega di artisti, non di ammaestratori. Gli unici animali presenti erano i loro cani o gatti da compagnia.
Superò la tenda degli equilibristi, arrivando davanti al baracchino delle marionette. Mr Woody era un vecchietto dall'aria sempre spensierata che viaggiava sui carrozzoni del circo, il suo numero era proprio quel vecchio baracchino di pupazzi, che seguivano solo le mamme con i bambini più piccoli, quelli dell'asilo per intenderci. Lo ricordava come un uomo paffuto e simpatico, quell'anno si era presentato senza la solita barba e sembrava di poco più giovane, ma era il bonaccione di sempre.
Tutti i bambini del quartiere aspettavano settembre solo per vedere il circo che puntualmente arrivava in città nel primo weekend del mese, lui compreso. Era l'unica novità divertente di settembre, mese infausto dove la scuola aveva sempre inizio.
Sostava per ben un mese prima di riprendere il viaggio verso le abituali sedi europee, quindi aveva fino ad ottobre per godersi le serate nel piazzale con i suoi amici.
Diede un'occhiata ai protagonisti di quel teatrino: due pupazzi dalle fattezze maschili, era chiaro dai capelli corti, i vestiti azzurri e verdi, il cappellino calcato sulla testa con su un numero.
Forse due giocatori di un team? Ricordava le storielle di Mr. Woody come semplici ed immediate, ogni tanto si fermava a guardarle anche lui.
Sua madre gli raccontava ogni anno di come anche lui, pochi anni prima, rimanesse incantato davanti alle marionette così ben realizzate dal bonario vecchietto, asserendo ogni volta a quell'episodio in cui, anni fa, aveva chiesto all'anziano il permesso di poter avere una delle sue bambole.
Ne era estremamente geloso, “con tutte le ore che ci metto a realizzarle, non riesco proprio a privarmene” aveva detto a sua madre, lui c'era rimasto male, ma se n'era dimenticato in fretta. “Quanti anni avrà, mamma?” le chiese una volta, ma anche sua madre non avrebbe saputo dirlo. Forse settanta? Era piuttosto in gamba per essere un personaggio così anziano che lavorava ancora nel circo.
Anche quell'anno lo vide, lo salutò assieme agli altri cinque/sei bambini del quartiere, ed ottennero un paio di caramelle a testa.
La stagione cominciava bene! Verso metà mese cominciò anche la scuola per Tom, si trovò nuovi compagni e nuovi insegnanti, non che quest'ultimi gli interessassero particolarmente.
Si era invaghito di una sua nuova compagna dai capelli ricci e rossi, lentiggini e occhi nocciola.
L'aveva soprannominata Bambi, sembrava un cerbiatto tanto era bella. Tom aveva degli splendidi capelli biondi e gli occhi verdi, questi attributi gli avevano garantito un'autostima invidiabile per un dodicenne, e per questo era partito all'attacco subito con Bambi, l'ultimo giorno di circo le aveva chiesto di andare assieme a vedere gli ultimi spettacoli quella sera, prima che ripartissero i carrozzoni.
Bambi aveva accettato, ma quella sera non arrivò mai.
L'aveva aspettata fuori ma dopo un'ora non c'erano segni di lei, quindi a Tom toccò andare con i suoi amici di sempre, e l'ultima serata fu come sempre la più bella. Tom era felice di aver rivisto il circo anche quell'anno, in particolare aveva notato che uno dei pupazzi di Mr. Woody aveva i capelli rossi fatti di lana sottile e dei puntini sul viso e Tom pensò subito a Bambi e, deciso a non farsi scoraggiare, richiese a Mr. Woody di poterla avere, quella bambola. Attese che lo spettacolo fosse finito e che tutti si fossero avviati per vedere i fuochi d'artificio prima della partenza.

“Mio caro, sai che non posso darti i miei pupazzi” gli rispose il vecchio con un buffetto a fine serata.

Tom, deluso, gli disse che era per la sua futura fidanzatina, e voleva proprio quella perchè era molto simile a lei, e Mr. Woody parve convincersi, sorridendo dolcemente.

“Va bene caro, mi hai convinto. Chi sono io per ostacolare un giovane amore? Aspettami qui dietro al baracchino, vado a prenderla”

Tom lo guardò con occhi brillanti mentre tornava nel retro del baracchino, ringraziandolo più e più volte, in attesa di ricevere la bambola che avrebbe potuto farlo arrivare al cuore della sua amata. Tom stava ancora bofonchiando ringraziamenti quando vide Mr. Woody arrivargli dietro con una mazza, non capendo che non era certo una coincidenza che quella bambola avesse l'aspetto della sua Bambi. Il colpo ricevuto l'aveva atterrito, e il mattino seguente il circo partì.
L'anno venturo, Mr.Woody avrebbe sfoggiato - fra le nuove bambole - uno splendido maschietto dagli occhietti verdi e i capelli biondi.
Di Tom e di Bambi non si ebbero più tracce.





 

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Kuro

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Capitolo 5
*** Tulipani ***


PROMPT – Vuoto

parole: 380

data: 02/4/2020


 

Tulipani

Il mondo crede che la rosa sia il fiore che meglio raffigura l'amore, ma si sbaglia. Fin dalla notte dei tempi, il fiore simbolo per eccellenza è il tulipano, e Samira lo sapeva bene, perchè da almeno due settimane si sentiva come Ferhad, la bella fanciulla che Shirin amava e che tragicamente era morta mentre cercava il suo amato. Solo che il suo Shirin, un giovane studente di nome Rickson, lei sapeva perfettamente dove fosse. Da Dubai, Ricskon si era trasferito alla Stanford University. Era partito per la California dopo il diploma e non facevano che parlare in quel periodo di quanto sarebbe stato bello, lei alla Murdoch University di Dubai e lui a sessanta chilometri da San Francisco. Si scrivevano per sopperire alle ore di fuso orario, lei doveva stare alzata fino al mezzanotte per fare una skype call con lui, che in California a quell'ora era in pausa pranzo. Non ce la facevano, e negli ultimi giorni Samira era convinta che non ce l'avrebbero fatta. Si chiedeva se ci sia al mondo qualcosa di più folle di una persona innamorata, perchè folle era sicuramente quella sua voglia di mantenere un rapporto a distanza così. Lui era partito da poco più di quindici giorni e già non sapeva come fare. La novità del college, dei corsi nuovi, dei nuovi compagni e tutto il contesto non aveva fatto altro che allargare il vuoto che provava dentro. Rickson, il suo Shirin. Sapeva che da lì a qualche settimana – forse mese?- uno dei due avrebbe scritto all'altro che non poteva andare avanti. Troppe difficoltà, troppe preoccupazioni, e un'amore adolescenziale non era certo destinato a divenire per forza l'amore della sua vita. Non c'era altro modo. Nella leggenda, le lacrime e il sangue di Ferhad si mescolano dando vita al tulipano, e ogni primavera i tulipani fioriscono per ricordare questo amore infelice, e Samira pensava che quella leggenda calzasse a pennello: lui era partito e lei l'avrebbe aspettato fino a impazzire, o almeno quella era l'idea. Samira però ci aveva pensato, e non ci stava. Aveva comprato un mazzo di tulipani e li aveva posti nel vaso sul tavolo della cucina. Non s'era avvizzito ancora l'ultimo fiore, che Samira ricevette il messaggio che già si aspettava, quello dove Rickson rompeva con lei.

 

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Kuro

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Capitolo 6
*** Glassy Sky ***


Ovviamente non sono riuscita a stare in linea con i giorni, sto ultimando gli ultimi due racconti! Son già contenta di riuscire a portare a termine questa challenge, ma devo assolutamente – per le future- tentare di farle in tempo :)

Grazie!


 


 

PROMPT – Scudiero

parole: 352

data: 03/4/2020

Glassy Sky

Il cavallo di William King, VIII Barone King Conte di Lovelace era stato appena spazzolato e il suo scudiero aveva ben pensato di ferrarlo anche se nessuno gli aveva ancora detto nulla. La tenuta del Conte, almeno quella con più fascino, era situato in una delle campagne inglesi più belli che potessero esistere nel 1835, e non vedeva l'ora di fare una breve passeggiata prima di colazione. Sir William, il Lord, sapeva che la presenza della figlia di Byron l'aveva destabilizzato, colei che era ormai sua moglie. Da quell'incertezza derivava l'intenzione della sua necessaria e piccola fuga mattutina, prima di incrociarla. Ada Byron, unica figlia di quello squilibrato di Lord Byron, era conosciuta e stimata per un'intelligenza acuta e matematica, e lui ne era tanto affascinato quanto timoroso. Era una donna perspicace e lungimirante, ricordava ancora quando poche settimane prima, subito dopo il matrimonio, lei stessa gli aveva raccontato con divertimento dei suoi “studi scientifici” di quando era ancora una bambina, quei piccoli esperimenti che lei amava fare per allontanare la sua mente da una realtà troppo cruda. Non solo il padre l'aveva abbandonata, ma anche la madre era risultata violenta e squilibrata negli anni della sua infanzia, e William aveva il cuore distrutto all'udirla così triste nel suo racconto. Per questo aveva giurato di proteggerla e le aveva dedicato una corte passionale e serrata, desiderava averla come moglie, e darle il conforto che meritava. Eppure era sicuro che non sarebbe bastato a renderla felice. Lui, che nonostante tutto, altro non era che un misero uomo, figlio di una nobiltà trascinata, ultimo erede di un nome che, già lo sapeva, sarebbe stato ricordato solo grazie a colei che l'aveva scelto come sposo. Amava quella donna dal carattere fine, eppure non poteva far altro che compiangersi della sua miserevole pochezza. Ada Lovelace era destinata a divenire una delle menti più conosciute e brillanti del secolo, mentre lui sarebbe rimasto solo il marito nell'ombra. Sir William se n'era già reso conto, e già se n'era arreso. “Sia come sia” si disse, “l'infelice che s'affanna. Non deve maledir, non deve odiare chi trionfa per lui.”

 

 

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Capitolo 7
*** Alea ***


PROMPT – Biblioteca

parole: 436

data: 04/4/2020

Alea

Si era ripromesso mille volte di fare qualche tour della città prima di buttarsi a capofitto in nuovi indizi che non l'avrebbero portato a nulla, e alla fine l'aveva fatto: sfogliando diversi e vecchi appunti accumulati nei secoli, tirò fuori dalla sua personale biblioteca diversi libri fra cui quello che aveva in mano in quel momento. Si trovava davanti alla basilica di Sant'Ambrogio, fra le dita il libro che meglio raccontava le leggende di Milano e che gli era stato consigliato da una ragazza decisamente carina alla Felitrinelli. Bjorn era arrivato al capitolo in cui quel folle in cerca di gloria di Sant'Ambrogio in persona aveva iniziato a mettere in giro la voce insensata di aver avuto uno scontro con il demonio, e la loro lotta era poi sfociata nei due buchi sulla colonna a lato dell'architettura, dove era lui stesso in quel momento. I paesani non solo ci avevano creduto, ma erano convinti che i fori sulla colonna non fossero altro che le corna del demonio in persona. Umani, che razza assurda. Il primo politico ecclesiastico narrava una vicenda a dir poco incredibile, e loro abboccavano come pesci all'amo nello Stige. Addirittura raccontava la tradizione che appiccicandosi alla colonna, si potessero sentire i rumori degli inferi e il fetore di zolfo. Una leggenda popolare, ecco cosa era diventata quella storia senza capo né coda. Ma i milanesi ci credevano ancora, così come erano convinti che Lucifero in persona avesse abitato a Palazzo Acerbi, civico 3, in corso di Porta Romana ai tempi della peste. Quante leggende erano ancora vive, per una città che rinnegava ormai ogni tradizione a favore di un progresso sempre più all'avanguardia da sfoggiare... Eppure è da lì che desiderava partire, in fondo ogni mito ha qualche briciola di verità al suo interno, almeno dalla sua esperienza. Poggiò il libro sul pavimento freddo e bianco, assicurandosi che non ci fosse nessuno in giro, tracciò diverse linee in mezzo alle due colonne come a formare un cerchio sormontato da una mezzaluna rovesciata e una coda a croce, era il simbolo di Mercurio. Per qualche minuto nulla accadde, poi ai piedi della colonna iniziò a scavarsi una scalinata, il pavimento iniziò il suo dislivello creando dei gradini e Bjorn notò che il buio lì sotto era mitigato da flebili fiammelle poco più giù, e ciò lo convinse. Non avrebbe potuto salutare al meglio il suo compagno di stanza, ma stava cercando delle risposte, e solo Lucifero poteva dargliene. Prese il libro, e sparì in fretta nell'ombra, pensando che in fondo i paesani avevano ragione, eppure nessun altro a parte lui l'avrebbe mai capito.



 

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Capitolo 8
*** Voice from the stone ***


Ultimo prompt, è stato molto interessante! Ho avuto così tanti spunti, mi sono divertita e ho davvero cercato di fare il possibile per far trasparire il messaggio in ogni testo. In questo, che è l'ultimo, e che penso di aver sentito decisamente vicino a me, ho deciso di non interpellare un qualche personaggio immaginario che abita la mia mente. Ho preferito incentrarlo su di me, perchè sento davvero che questo prompt mi appartenga.

Grazie per essere arrivati fin qui!

Consiglio, solo per questo testo, un sottofondo: https://www.youtube.com/watch?v=jjBJwzI-uOY

PROMPT – Voce

parole: 488

data: 05/4/2020

Voice from the stone

Fin da piccola, ho sempre desiderato avere qualcosa, e soprattutto essere qualcosa. Era un bisogno atavico e incomprensibile, lo è sempre stato sia per me che per coloro che mi sono intorno. Non ho mai avuto apprezzamenti per le mie doti, né ho mai ricevuto le attenzioni che avrei desiderato avere, e questo mi ha portato ad avere un carattere eristico e solitario. Da quando ho assaggiato e imparato a vivere la mia libertà, è cambiata ogni cosa. Ogni mia sfaccettatura si è ampliata e delineata, modellata da me, le mie scelte e i miei pensieri. Ho una forza d'animo e una sicurezza che prima non avrei mai detto di poter ostentare, e sono grata a chi mi è accanto di ciò. Tuttavia, l'unico punto fermo della mia vita è stata la mia acerba voce, quella nota di me che porta assieme gioia e tristezza. Quello che sto cercando, ciò che la mia anima mi ha sempre spinta a cercare, ancora non lo so con esattezza. È un desiderio taciturno, e triste per lo più, lo avverto come distante e graffiante dentro di me. Qualcosa per la quale potrei morire. Ma la mia voce, quella si che è un punto fermo nella mia vita, non è un'incognita come lo è la mia essenza. Allenata, ma non troppo, da infiniti giorni in cui provavo e riprovavo a raggiungere quella nota, sempre più in alto, sempre più vicina alle mie aspirazioni. Oh, in pochi l'hanno udita, delle persone che amo, e non ce la facevo a tenerla più nell'ombra di un qualcosa che avrei desiderato fare da molto prima. Ho intrapreso finalmente un percorso studi, ciò che il mio cuore da una vita suggeriva, e che la mia mente scioccamente rimbalzava con la scusa che no, non potevo essere abbastanza, non lo sarei mai stata. Il palcoscenico non era il mio posto. Eppure le luci dei riflettori, io me le ricordo bene nella mia unica esibizione di fronte a un vero pubblico, e ricordo bene il desiderio di essere quella Diva sul palco che con la sola forza del suo assolo poteva far venire la pelle d'oca. Quanto mi piacerebbe essere quella persona, quell'anima. Non so cosa mi abbia spinta davvero a intraprendere un percorso studi del genere, forse semplicemente mi sono decisa a fare ciò che il mio essere ha sempre bramato, e alla fine pure la mente ha ceduto.

Per la prima volta nella mia vita, nella mia intera esistenza , sento che – in mezzo a una tormenta di scelte che ho già fatto, e che probabilmente sono quasi tutte sbagliate- questa è l'unica cosa giusta. Io posso essere quella Diva. Come Amy lee, con i suoi capelli neri e la sua voce ultraterrena, un'angelo della musica, una guerriera, un modello. Un'anima che sento così affine con la mia, così vicina alla mia essenza. Lo devo a lei, lo devo a me stessa.



Vi ringrazio per l'attenzione
con affetto

Kuro 

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