Per qualche dollaro in più

di Jason Gaming
(/viewuser.php?uid=1112231)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Non Chiamatemi Puttana... ***
Capitolo 3: *** Un passo indietro dopo l’inferno ***
Capitolo 4: *** Chiamami Roronoa ***
Capitolo 5: *** Solo Smoker per te ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Oramai non c’era via di scampo... non aveva scelta, in quel posto non c’era lavoro da nessuna parte, non poteva pagare l’affitto, i suoi genitori erano morti da due anni ormai. Ma comunque era riuscita ad arrangiarsi, la Marina militare riusciva a pagare quanto bastava per tirare lentamente avanti, con il tempo dovuto sarebbe riuscita a guadagnarsi una promozione, e piano piano, riuscendo a superare se stessa, impegnandosi, senza dover contraddire o sopraffare la propria anima, avrebbe guadagnato sempre qualche dollaro in più, finché non avrebbe avuto i soldi per potersi permettere una vita migliore.

Ma... il mondo è crudele, e sei non sei preparato ad ogni evenienza cadi. Cadi. Continui a cadere finché non ti spiaccichi sul fondo come un patetico insetto, inerme e sottomesso. Ecco, è così che Tashigi si sarebbe dovuta sentire, dopo aver subito un furto, quando era tornata nel suo appartamento non c’era più nulla, neanche un soldo, lei non sarebbe più riuscita a riprendersi facendo anche i suoi soliti lavoretti. Quindi non c’era scelta, lei doveva andare in quel posto, a lavorare per quel Teach.

 

Tashigi si trovava di fronte al suo nuovo luogo di lavoro adesso, “Il bordello dei Pirati”, un posto disdicevole di un quartiere a dir poco malfamato, ma non aveva scelta. Tirò fuori tutta la sua volontà, doveva soggiogare la propria anima e fare qualcosa che non avrebbe mai voluto, doveva tradire se stessa per sopravvivere, per diventare ancora più forte. Da sola. Per sempre.

“Sei finalmente arrivata tesoro!", eccolo lì l’energumeno, quasi due metri di grasso e puzza di alcool, una bocca con qualche dente in meno che formava un ghigno crudele, la pelle scura e sporca come i suoi capelli, per poi non parlare della sua barba. Ma la cosa più inaspettatamente tremenda di quell’uomo era il suo sguardo. Si dice che gli occhi siano la finestra dell’anima. Ebbene quelli erano occhi senz’anima, poiché quella non si poteva definire un anima. Sottomessa e debole come un bambino a cui avevano appena portato via il giocattolo, un anima che non provava nulla per nessuno poiché troppo spaventata da se stessa, un anima che aveva provato a fidarsi di quell’uomo, e che una volta tradito ha provato a combatterlo. Un anima schiavizzata da quell’uomo senza orgoglio, Marshall D. Teach, il proprietario del bordello in cui Tashigi sarebbe andata a lavorare. “Che ti prende piccola? Non sai che al padrone si saluta e si sorride sempre?” Disse avvicinandosi a lei, troppo, decisamente troppo, oltre il limite, riusciva a sentire quella sua puzza a dir poco insopportabile, che a confronto i sigari di Smoker sembravano candele profumate. No... non doveva pensare a lui, nel modo più assolto, se lo avesse fatto la sua anima avrebbe vinto contro se stessa, e lei avrebbe perso. Ma lei non voleva questo, a costo di perdere la castità... ma non doveva pensare neanche a quello, era uno degli scenari peggiori, magari prima sarebbe riuscita a trovare i soldi necessari prima che succedesse il peggio. Si, cela poteva fare. Ma in cuor suo Tashigi sapeva come sarebbe finita, e continuava a pregare il cielo di salvarla, non voleva l’aiuto di nessuno, voleva la forza e la fortuna di vincere contro di se, per poi poter finalmente vivere di nuovo. “Allora?!” ripete Teach con tono minaccioso, facendo ritornare Tashigi nel mondo crudele. Tashigi si fece forza, diede un pugno alla sua anima, e cominciò ad impegnarsi. “Si mi scusi padrone.” Disse la corvina sfoggiando il suo più falso sorriso, che le venne restituito con un ghigno da Teach.

Entrarono del bordello, “Mettiti a tuo agio nella tua nuova casa! Poi ti mostro i camerini e le tue nuove amiche!” continuò l’energumeno, ma mettersi a proprio agio in un posto così era impossibile anche per il peggior rifiuto esistente, una puzza di alcool da far rabbrividire gli ubriaconi del vicolo, si vedevano ancora i segni degli sbocchi sul pavimento, i tavoli erano tutti rovinati e le uniche illuminazioni erano alcune luci rosse che facevano sembrare quel posto ancora più raccapricciante. Erano tre le zone che sembravano aver ricevuto almeno un minimo di attenzione: quello che pareva essere un piccolo palco, con le assi del pavimento ridotte male, ma sicuramente non peggio dei tavoli, e ovviamente c’erano anche i motivi per cui Tashigi si trovava lì... i pali, quegli stramaledetti pali erano il suo unico modo per salvarsi, avrebbe dovuto mettersi a ballare attaccata a quegli sporchi pali come un’indemoniata per appagare quelle fecce che sarebbero venute a vederla. Poi il bancone, si poteva dire che almeno per gli alcolici non mancasse nulla, dalla birra alla grappa, per un alcolizzato quel posto lo si poteva definire un paradiso, ma per chiunque altro sarebbe stato un inferno.

L’ultima zona che pareva essere vagamente pulita era una porta non troppo alta alla destra del palco, probabilmente portava ai camerini, oppure alla stanza di Teach. Fatto sta che di sicuro neppure quel luogo sarebbe stato rassicurante, e la voce che in quel momento stava chiamando Tashigi lo era ancora di meno, “Allora ti piace il posto piccola? Perché ora- disse mettendogli una mano sulla spalla-non vieni con me?” Finì stringendola a se allo stesso modo di un disgustoso maniaco. Teach aprì la porta che rivelò un corridoio umido e sudicio, che si divideva in due strade: a destra si trovava una porta alta e ben curata, o almeno meglio del resto del locale. A sinistra invece si poteva vedere una porta in legno, ovviamente anch’esso rovinato, con un cartellino attaccato ad un chiodo arrugginito, c’era scritto “camerini”, “Ecco la tua nuova stanza tesoro”, Tashigi stava pensando di mandare a farsi fottere quell’uomo ed andarsene da quel letamaio, ma si rese conto che era solo la sua anima che le aveva dato uno schiaffo come risposta a quel pugno che lei le aveva dato prima, ma ci aveva già pensato prima, e ora che si era decisa a fare quel lavoraccio, non si sarebbe tirata indietro. Restituì lo schiaffo alla sua anima ed aprì la porta. Tashigi rimase allibita dall’indecenza di quel posto. Donne dai 16 ai forse addirittura 40 anni che fumavano e se ne andavano camminando per la stanza come se niente fosse, vestite in modo che ben poco venisse lasciato all’immaginazione. Ma le immagini più raccapriccianti non erano quelle... le immagini più raccapriccianti erano le droghe e le donne stesse che... approfondivano la loro intimità, lì, in pubblico, fra di loro... nulla di più vergognoso e disagiante. “Buongiorno ragazze! Che state facendo? Mollate tutto e venite a salutare la vostra nuova amica!” Impose Teach, mandando avanti Tashigi. No, lei non poteva sopportarlo, lontano. Dovevano starle lontano. Lontano. Lontano. Ma non si legge il pensiero, le ragazze si avvicinarono a Tashigi con sguardi poco rassicuranti, “E tu chi saresti? Sei piuttosto carina...” disse una donna dai lunghi capelli castano chiaro, e degli occhiali che coprivano lo sguardo provocante. “Io sono Tashigi...” disse la corvina tirando fuori tutto il contegno che aveva. La donna improvvisamente le prese il mento fra le dita, “Mh... hai un nome piuttosto insolito. Ma come ho detto prima sei piuttosto carina, finiresti per rubarmi molti clienti...” se in quel preciso momento quella sgualdrina non si cuciva la bocca e non la lasciava andare, Tashigi poteva giurare che la sua entrata nel bordello non avrebbe cambiato il numero delle ragazze lì presenti, perché l’avrebbe uccisa. “Ehi Califa lasciala in pace.”, una ragazza dai lunghi capelli rosa chiusi in una treccia intervenne, salvando la vita a quella donna che pareva chiamarsi Califa, quest’ultima levò le dita dal mento di Tashigi “Ma su Rebecca... era solo un complimento per la nostra nuova arrivata...”, quella era morta, ma la corvina non ebbe l’occasione di seccarla perché era stata fermata dalla rosea, “Lasciala perdere, Califa è così, e c’è poco da fare... io comunque sono Rebecca. E tu di certo non hai l’aria di una che vorrebbe essere qui”, o ma guarda un po’, abbiamo una veggente, chissà da cosa lo avrà capito, sarà che nessuna donna vorrebbe mai fare un lavoro così se non per soldi? Da come parlava era facile capire che tipo di donna fosse, ma Tashigi la guardò negli occhi, quelli erano gli occhi di un anima sempre in conflitto, un anima che faceva costantemente a braccio di ferro con se stessa, ma che andava sempre impassibile per la sua strada, a guardarla bene le somigliava molto, probabilmente anche lei voleva qualcosa. “Preparatevi! Rebecca, Califa! E anche tu Tashigi! Se non arrivate entro dieci minuti metà paga!” Il locale stava aprendo e loro tre erano state chiamate ad aprire quel raccapricciante spettacolino, Tashigi per qualche minuto si mostrò titubante, solo mettersi quello che neanche si poteva chiamare vestito le aveva fatto venire in mente di riconsiderare la sua scelta, la sua anima stava continuando a colpirla sulla bocca dello stomaco, ma lei prese forza, si spogliò e si mise quell’obbrobrio, ed uscì. Dolore, la prima cosa che provò fu un dolore straziante, ed una vergogna tremenda. Il locale era già pieno di uomini con facce raccapriccianti e occhi senz’anima, che ricordavano quelli di Teach. La sua anima le stava facendo pressione sulle ossa, le stava spezzando lentamente e dolorosamente come si fa con un cane. Tashigi cercò lo sguardo di Rebecca, sperando di trovare qualcun’altra che le potesse dare la forza di continuare, ma quando la vide l’unica coda che c’era nei suoi occhi era la paura, la vergogna, la sua anima era sottomessa e sul punto di piangere. A parole siamo bravi tutti, e fuori dalla guerra tutti sembriamo coraggiosi, ma quando si scende in pista, si vede come reagiamo davvero. L’anima di Tashigi ne approfittò per spezzare il primo osso, un dolore terrificante, una vergogna che non si poteva immaginare. Ma Tashigi si era promessa una cosa: anche a costo di farlo da sola, anche a costo di dover trovarsi di fronte il Diavolo, lei non avrebbe mollato, quella era l’unica strada che aveva, ed ora che aveva cominciato, solo un debole che non sapeva reggere la propria anima sarebbe scappato, e Tashigi non era debole per nulla. Se perdi contro te stesso non puoi vincere nemmeno contro il più debole dei nemici. Tashigi si attaccò al palo e cominciò a ballare attirando le attenzioni di tutto il locale.

 

“Non intendo andare in quel postaccio! È pieno di povere fanciulle costrette da quel mostro!” disse un uomo biondo mentre piroettava, “Non mi interessa delle donne, se sono lì se la sono cercata! Voglio solo in posto dove bere, e come si beve qui non si beve da nessuna parte!” un uomo incappucciato, alto e muscoloso, dalla pelle olivastra,probabilmente amico del biondo, aveva appena parlato, e poi continuò “E poi diciamocelo , tutte le volte che vieni in posti così ti metti a dire che farai di tutto per aiutare quelle “povere fanciulle”. Ma alla fine ti fai fregare tutti i soldi idiota! È per questo che vivi insieme a noi!”, al biondo comparve una vena pulsante sulla testa, “Senti un po’ testa d’alga! Ti conviene chiudere quella boccaccia! Io non intendo entrare di nuovo qui!”, “SEI STUPENDA!” si sentì, queste parole, queste singole parole bastarono per far destare il biondo e farlo entrare, ovunque ci fosse una bella donna lui doveva essere sempre presente, “Patetico... be’ almeno posso farlo pagare...” ghignò l’uomo, per poi entrare anche lui.

La prima cosa che successe è che fu abbagliato dalle luci rosse, e poi assordato dalle urla di quelle patetiche fecce, fra cui anche il suo amico. Si avvicinò al bancone chiedendo tre boccali di sakè, al sentire questa richiesta Teach, che era lì al bancone come barman, prese un colpo, c’era solo una persona che bevesse tutto quel sakè. “ZHEHAHAHA! ZORO MA CHE PIACERE RIVEDERTI!” , l’uomo si tolse il cappuccio rivelando i suoi corti capelli verdi e tre orecchini gemelli sull’orecchio destro, rispose con sufficienza “Allora me lo vuoi dare il sakè o no?”, “Scontroso come sempre vedo... ma alla fine credo che sia uno dei lati migliori di te.”, disse Teach prima di dare i boccali a Zoro. Il verde iniziò a bere, “Senti un po’ Zoro ti volevo dire che è arrivata una nuova ragazza.- fine del primo boccale- Ha un facciamo adorabile e penso sia proprio il tuo tipo!-fine secondo boccale-Si sta esibendo proprio ora! Se sei interessato puoi provarci!” Zoro stava per finire il terzo boccale, ma nel mentre si girò almeno per vedere in faccia questa nuova ragazza. Il sakè gli andò di traverso, e per poco non si affogò, tossì un paio di volte prima di riprendere a guardarla. Non poteva credere che una come lei si trovasse lì. Quella tosse fece per un attimo destare Tashigi, avrebbe riconosciuto quei capelli e quegli orecchini ovunque, la sua anima le frantumò metà delle ossa con questo colpo. Quel maledetto Roronoa era la.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolo dell’autore.

 

Ed ecco la mia prima AU, nonché la mia prima storia almeno un po’ seria! Non so ancora se continuarla o meno, anche se ho già immaginato un paio di scenari per il futuro.

Ho scritto questa storia pensando a quanto fosse difficile impegnarsi, detto così sembra una balla, poiché è normale che impegnarsi sia difficile, ma non tutti siamo forti, e non tutti ci accorgiamo di quanto sia terribile è spaventoso, dover andare contro se stessi ed impegnarsi controvoglia. L’apparizione di Zoro forse è stata un po’ forzata, ma che razza di ZoTashigi sarebbe se non comparissero entrambi nel primo capitolo.

Detto questo spero ci vedremmo al prossimo capitolo.

Un saluto da parte di me stesso Jason

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Non Chiamatemi Puttana... ***


Tre giorni... tre fottutissimi giorni passati in quel posto e già non ne poteva più. Ma in effetti si poteva dire che il primo giorno le bastava ed avanzava. Già solo il fatto di essersi umiliata in quel modo, e poi addirittura essersi fatta vedere da Roronoa in uno stato come quello le bastava per tentare il suicidio. Roronoa Zoro era sempre stato suo rivale sin da quando andavano alle superiori. Ma la competizione era l’equivalente ad una sfida fra una docile gattina contro una tigre furiosa. La sua forza irragionevole, una rara scaltrezza che utilizzava poco, ma che poteva far sentire ingenui uomini più intelligenti di lui. Un fisico che non lasciava nulla a desiderare, ma la cosa che invidiava di più di Roronoa era la sua abilità con la spada e con le armi da taglio in generale. Tashigi aveva sempre avuto una sola passione, e quella passione erano proprio le spade. Tashigi aveva provato più volte a batterlo, non c’era mai riuscita. Ma vista la sua superiorità fisica e mentale non c’era da sorprendersi. Nulla da sorprendersi, nulla, da quell’uomo che mai la aveva chiamata per nome. Quell’uomo che ricambiava il suo odio. Una sola cosa di quell’uomo non invidiava: i suoi occhi, quegli occhi freddi, con un anima che non temeva nessuno se non il suo portatore, che non vedeva nessuno se non lui, che non obbediva a nessuno se non lui. Quegli occhi. Quell’anima. Quell’uomo. Si poteva descrivere con una sola parola: Io.
Tashigi odiava le persone così, qualunque fossero le loro altre qualità, potevano anche essere dei miliardari, potevano anche essere nerboruti, o addirittura dei geni. Poco importava, se la finestra dell’anima non avesse mostrato una casa accogliente, Tashigi non ci sarebbe mai entrata.
Con i dubbi equivalenti al numero delle volte in cui Tashigi aveva avuto fortuna in quello stramaledetto giorno. Tashigi, in quello che non si poteva definire appartamento, era sicura che l’incontro con Roronoa fosse stata la cosa peggiore. Ma di sicuro non era stato l’unico danno, tralasciando la paga non esattamente ottimale per riuscire a rimettere a posto la sua vita. Tralasciando anche il solo fatto di essere andata in quel purgatorio. La giornata sarebbe stata comunque infernale: tutte quelle luci rosse che la accecavano, tutti quelli fecce che la guardavano in quel modo, il disagio di essere vestita come una puttana in pubblico, il disagio di stare accanto a tutte quelle donnacce. Ma tutto quello non era niente, con quegli avvenimenti la sua anima riusciva a dargli giusto qualche pugno, ma non era nulla. La cosa peggiore, la più vergognosa, la più terrificante... Puttana. Puttana. Puttana. Puttana. Puttana. Puttana. Puttana. PUTTANA. Non si sentiva dire nient’altro al di fuori del bordello, nient’altro al di fuori di quell’inferno. E grazie a quell’offesa, che la faceva vergognare in quanto donna, in quanto persona, in quanto marine. In quei momenti era come se la sua anima le prendesse la testa e la sbattesse ripetutamente a terra. Tremendamente doloroso.
Oh ma quello che Tashigi temeva di più era una sola persona: quello stronzo di Ermeppo.
Di tutte le persone che poteva incontrare al di fuori del bordello, di tutte le persone che potevano sapere del suo secondo lavoro, di tutti quelli che la avrebbero potuta chiamare puttana. Ermeppo era fra i tre peggiori in assoluto. Se lo avesse detto a qualcuno... a qualche amico... o avesse fatto girare la voce... o se addirittura se lo avesse fatto sapere a tutti, per poi farla licenziare... Merda. Non ci doveva pensare. Ma da Ermeppo se lo sarebbe dovuto aspettare. Lui era un uomo subdolo, incapace, approfittatore ed egoista. A causa della sua famiglia influente nella Marina militare, lui aveva molto potere, ovviamente era diversi gradi sotto Tashigi, in quanto lei si era sempre fatta il culo per ottenere dei successi. E poi aveva Smoker come mentore perciò non c’era nulla da stupir-... Smoker. Smoker. Smoker. Vaffanculo non doveva pensare a lui. Doveva smetterla, smetterla, una volta per tutte. Lui non sarebbe tornato da lei. Mai.

Ecco che cominciava il quarto giorno da spogliarellista.
Tashigi ,come prima cosa dopo essersi alzata dal letto, si pulì gli occhiali. Se li mise ed andò a lavarsi i denti in quel minuscolo bagno, almeno era facile tenerlo pulito. Comincio a lavarsi prima la faccia poi i denti, si mise un po’ di profumo per nascondere per un minimo l’odore. La doccia se la sarebbe fatta una volta tornata in quello squallido appartamento. Non poteva sapere cosa sarebbe successo quel giorno. Anche se sinceramente non gli interessava. Qualunque cosa fosse stata lei se la sarebbe cavata. Si vestì in modo perlomeno decente e andò in ufficio, sperando che Ermeppo non avesse spifferato nulla.


Verso la tarda sera

Ok anche questa era fatta. Nessuno le aveva chiesto niente. Ermeppo probabilmente era stato zitto. Magari la fortuna le aveva sorriso stavolta. Si magari stavolta se la sarebbe cavata. È vero come è vero che i maiali volano. Magari questa volta le era andata bene, ma per ogni colpo di fortuna arriva anche una sventura. Tashigi questo lo sapeva bene. Ma non ne ebbe la conferma, non prima di arrivare al bordello. Non prima di vedere chi era venuto a vederla. Ribrezzo, odio, ira, vergogna, debolezza. Ecco cosa provava in quel momento. Di fronte a Roronoa, che era lì di fronte all’entrata del bordello. “Che cazzo ci fai di nuovo qui?!”, questa era una delle poche volte in cui Tashigi mandava a quel paese le buone maniere, una di quelle poche volte che lei e la sua anima si alleavano contro un comune nemico, un nemico che non si asteneva dal risponderle “Avevo voglia di due cose:- sospirò grattandosi la testa- volevo qualcosina da bere e... volevo ridere. Di te.” cosa cazzo aveva appena detto, cosa, COSA. “È divertente vedere come certe persone siano cadute in basso sai? Una di quelle sei tu capitan occhiali... anche se non è che prima fossi tanto meglio.”, Tashigi alzò una mano pronta a dargli uno schiaffo, ma Zoro la anticipò con uno suo, “Non ci provare idiota...” le disse con freddezza. Vaffanculo quegli occhi, vaffanculo quell’anima, vaffanculo quell’uomo. Zoro attendeva una risposta dalla corvina, aspettava che quella donna dimostrasse la sua forza, per potersi dimostrare a sua volta superiore. Per sfoggiare la sua anima sotto il suo comando, per far vedere il suo orgoglio,“Di un po’ tu pensi di essere meglio di lei?! Te ne vai in giro in posti come questo è poi vieni a dare a me della feccia! Certo che ne hai proprio di coraggio, anche se il tuo non è un pregio!”, una voce aggressiva, imponente, e sicuramente femminile. La donna che aveva parlato di stava avvicinando al bordello. Un lungo giaccone di pelle nera, adornato da vari accessori neanche fosse un’ adolescente, un rossetto cremisi ed un espressione a dir poco furiosa. Lunghi capelli rosa ed un cappellino di un chiaro verde acqua. Quella donna Tashigi la aveva già vista, quella aria così intimorente, intimidatoria, disagiante... quella era Jewerly Bonney. Anche lei lavorava nel bordello, si può dire che fosse quasi il “capo” delle spogliarelliste, sarà per il fatto che lei era l’unica a possedere anche solo un pochino di carisma e di polso.
Bonney si avvicinò a Roronoa, lo guardò con sguardo furente. Ma Bonney era riuscita a fare qualcosa che Tashigi non si sarebbe mai aspettata di vedere: aveva lasciato il verde senza parole. Roronoa entrò nel bordello senza dire niente, lasciando la discussione praticamente a metà. “Ehi tutto bene?”, grazie, si, ti devo un favore, non dovevi farlo. Tashigi avrebbe potuto dire molte cose ma si limitò ad annuire, tranne per una frase. “Perché sei intervenuta?”, Bonney repentina rispose, “Perché siamo tutte sulla stessa barca. Il mondo va così no? Se non ci aiutiamo fra di noi abbiamo ben poco da fare.”, Bonney non disse altro ed entrò nel bordello. Diretta, forte, di polso, ecco come la poteva definire. Ma non era il momento di elogiare nessuno. Tashigi stava per cominciare il suo quarto giorno di lavoro, e non poteva avere idea di ciò che le sarebbe capitato.













Angolo dello stronzo dell’autore

Calma prego... calma prego... calma... bene.
Ora potete cominciare ad ricoprirmi di insulti per essermi presentato dopo oltre DUE SETTIMANE con un capitolo di transizione come questo. Chiedo, anzi, imploro perdono, anche perché l’unica scusante che ho è che avevo poca voglia ,non so nemmeno io perché.
Sperando che possiate perdonarmi torniamo al capitolo: abbiamo visto una Bonney che fa la parte della sorella maggiore, così come abbiamo visto uno Zoro che è veramente uno stronzo, ma diciamo che voglio lasciarvi un po’ sulle spine riguardo il suo sviluppo. Non posso dire lo stesso per il povero Ermeppo, che ho deciso di considerare quello che si è visto all’inizio. Poi si è visto anche un abbozzo del passato fra Zoro e Tashigi, o perlomeno un accenno. Si è visto anche che la nostra protagonista non ama essere offesa nell’orgoglio. Può sopportare tutto tranne quello, ma chi può biasimarla. Riguardo Smoker... chi lo sa... secondo Tashigi non ritornerà mai da lei... che se ne sia andato. O CHE SIA MORTO? Lo scopriremo nei prossimi capitoli! E dopo questo Angolo che sembra una casa ,ci vediamo al prossimo capitolo.
Un saluto da parte di me stesso Jason

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Un passo indietro dopo l’inferno ***


Tashigi entrò nel bordello seguendo Bonney, stavolta speranzosa, almeno con una come lei al suo fianco avrebbe avuto la protezione da Califa... anche se in effetti era il caso che fosse Califa ad avere bisogno di protezione. Un momento di stress e Tashigi la avrebbe massacrata di botte. Difficilmente lei e la sua anima andavano d’accordo: per quando c’era una decisione da prendere, per quando c’era qualcosa da accettare, loro si facevano sempre la guerra. Ma ,come per Roronoa , per Califa non avevano bisogno nemmeno di discutere, quella andava massacrata.
Appena entrarono nel camerino tutte le donne si bloccarono, qualunque cosa stessero facendo. Quelle che fumavano, quelle che si cambiavano, addirittura quelle che si scambiavano “affetto” si paralizzarono. Si vedeva chi comandava lì, eccome se si vedeva.
Bonney si guardò intorno, giusto il tempo di analizzare la situazione prima di mettersi ad urlare “Allora brutte troie cosa sono quelle facce?! Forza! Fra poco il locale apre! Datevi una mossa e vestitevi! Io vado ad aprire il bar!”, cavolo era proprio rassicurante. Di sicuro la gentilezza la aveva mandata a quel paese ,ma riusciva sicuramente a motivarle.
Tashigi cominciò a spogliarsi, prima la camicetta ,poi i pantaloni, assicuratasi di non essere guardata, infine anche l’intimo. Una volta nuda si mise ,stavolta senza incertezze, quello straccio, era il quarto giorno che lavorava lì, quindi si era abituata ai pugni che le dava la sua anima per la vergogna, così come, a malincuore, si era abituata a vestirsi come una prostituta. Sperando che non sarebbe mai stata costretta a diventarlo.
Giusto il tempo di chiudere l’ultima cerniera e Tashigi si sentì immediatamente toccare la spalla. Immediatamente reagì si girò per vedere chi voleva le botte. La donna che la aveva toccata immediatamente si staccò con un sorrisetto strafottente in volto, era Kalifa. Tashigi chiese alla donna cosa volesse, provando a mantenere la sua educazione, ma Kalifa la derise quasi in modo disprezzante, “Aww, quella faccia così innocente mi fa impazzire... ma alla fine so che dentro sei sporca come la peggiore delle donne...”, Tashigi si stava trattenendo dal mostrargli cosa volesse dire lavorare in marina militare, la ti insegnano molti modi per fare il culo a chi se lo merita. Ma la corvina riuscì a trattenersi, qualche cazzotto alla sua anima e non ebbe problemi, ma non sapeva quello che la aspettava, e tantomeno non poteva sapere cosa la avrebbe aspettata dopo di quello. “Se vuoi fare la cretina puoi anche non parlarmi.” Le disse il più gentilmente possibile, ma Kalifa non era lì per fare la cretina, anzi, era lì per dimostrare la sua impensabile intelligenza. “Sai aggredire qualcuna qui non è una buona idea...” disse sistemandosi gli occhiali, confondendo la corvina, “Cioè. Se due donne qui facessero cose sconce... non ci sarebbero problemi finché si lavora. Ma se qualcuno provasse a picchiarne un’altra, be’... una riduzione di paga o il licenziamento io me li aspetterei.” Disse infine ghignando. Tashigi rimase sconcertata, aveva ragione. Se lei avesse provato a dare anche solo un pugno a Kalifa. Si sarebbe ritrovata senza il suo secondo lavoro, e senza di quello non avrebbe potuto pagare i suoi debiti. L’altra occhialuta spinse Tashigi al muro e cominciò ad accarezzarla, muovendo le mani dove non avrebbe dovuto. Kalifa cominciò a morderle l’orecchio mentre stringeva la presa delle mani. Tashigi era rossa come un peperone. Ma non era imbarazzata, era furiosa. Quella donna non era nient’altro che una puttana, se avesse potuto la avrebbe prima massacrata di botte. E poi fatta impiccare.
Ma il culmine arrivò in un singolo momento. Uno solo. Un momento in cui si sentì un suono: un gemito. Tashigi si rese conto che le stava piacendo... era stata sola quasi per due anni. Nessuno le aveva dato nemmeno un po’ di affetto per tutto quel tempo. Quindi era normale che le piacesse ricevere affetto... da quella donna. Che la stava abusando. Lei stava traendo piacere da un abuso. UN ABUSO. Stavolta, per la prima volta, l’anima di Tashigi vinse, restituendole tutti i pugni che le erano stati tirati prima. Tashigi, presa dalla rabbia, bloccò Kalifa spingendola contro il muro a sua volta. Ma per un momento la fortuna le sorrise, o meglio le ghignò. Kalifa assunse un espressione sottomessa e provocante allo stesso tempo, “Quindi vuoi comandare tu? E sembra che ti piaccia violento...”, stavolta Tashigi era costretta a farsi furba, e ad andare contro la sua volontà. “Ora dobbiamo lavorare... ma se devo essere sincere mi piace essere quella che comanda...” disse con il tuono più studente che poteva. Si capiva benissimo che era falsa, lo avrebbe capito anche il peggiore dei pervertiti. “Ora ti saluto faccia d’angelo... ci vediamo all’inferno.” Le disse lanciandole un occhiata malevola.
Il minuto dopo Tashigi aveva messo la testa nel lavandino e aveva aperto l’acqua... dopo aver tappato lo scarico. Tashigi aspettò che l’acqua salì fino a coprirle la testa. Ed una volta coperta si mise ad urlare con tutta la forza che aveva, Kalifa sapeva benissimo che non era quel tipo di donna, lo sapeva eccome. Ma la voleva lasciare fare. La voleva torturare ancora, ancora e ancora. E questo Tashigi lo aveva capito. Per questo ora aveva bisogno di urlare, per sfogarsi, per punirsi, per dire a se stessa che aveva fatto una cazzata, e che non ci aveva guadagnato nulla.
Qualche istante dopo Rebecca la vide e le saltò addosso, la tirò fuori dall’acqua pregando Dio che fosse ancora viva, “MA SI PUÒ SAPERE PERCHÉ HAI FATTO STA CAZZATA TASHIGI?!”, le urlò contro la rosea. La corvina le rispose di stare tranquilla, perché da quel momento non avrebbe probabilmente mai più avuto scatti di rabbia, almeno per altri quattro giorni.
Balle, nient’altro che balle. Perché ora sarebbe arrivato il vero inferno. Tashigi non era pronta per quello, e l’unica cosa che poteva sperare era che qualcuno la salvasse. Ma cosa poteva essere questo inferno ?
Non era difficile da immaginare. Ma Tashigi non se lo sarebbe mai aspettata.
Uscì insieme a Rebecca e Bonney, si avvicinò al palo pronta per quel patetico spettacolino. Ma la corvina venne inaspettatamente chiamata da Teach. Caronte ti sta chiamando Tashigi. “Ma salve tesoro!- stai per arrivare a destinazione Tashigi, peccato che il biglietto si di sola andata,- Un paio di uomini ti hanno scelta per un ballo in privato.- ecco coloro che decideranno la tua tortura- Un ultima cosa prima di mandarti da loro... se ti daranno dei soldi tu li dovrai accettare... e poi gli dovrai obbedire. Chiaro?- non c’è bisogno di rispondere, la strada è solo una, senza uscita e senza curve- Loro stanno là infondo.” Le gambe di Tashigi furono spezzate dalla sua stessa anima, un dolore tremendo. Perché? Perché uno di quegli uomini era Ermeppo, ecco perché non aveva detto niente a nessuno, se non i suoi due amici, oltre che colleghi: Spandam e Jango. Il motivo era che lui si voleva divertire con lei, voleva vederla soffrire, umiliarsi, sottomettersi, dimostrarsi inerme. “Quello stronzo...” pensò Tashigi prima di avviarsi verso i suoi clienti. Appena avvicinata e già in quei tre si poteva vedere un desiderio lussurioso e perverso, quegli occhi... quell’anima egoista, terrorizzata perché troppo viziata, perché non aveva mai fatto i conti con se stessa, perché non aveva mai compreso cosa volesse dire “castigo”. Intimidatorie ma spaventate da tutto, ecco com’erano l’anime di quelle tre fecce. “Ahhhhh se prima eri sexy adesso sei ancora di più il mio sogno erotico Tashigi! Anche se penso che sarai un sogno ancora per poco...” disse Ermeppo per poi mettersi le mani in tasca, attendendo un momento ben preciso.
Tashigi cominciò a ballare attaccata al palo, lasciando ben poco all’immaginazione, muoveva le braccia mostrando in modo evidente, e suadente il petto prosperoso, per poi mostrare il bacino. Quei tre erano in estasi, Spandam per poco non era già svenuto. “ HAHAH! Sembra che questo lavoro ti piaccia molto dal momento che lo fai così bene!” disse Jango ridendo. Il demone vuole essere esorcizzato allora, lei era stata costretta a diventare brava in quel ridicolo balletto, se voleva i soldi se li doveva guadagnare, e fare bene le cose. Ma loro che ne potevano sapere.
Ad un certo punto Ermeppo parve chiedere di essere ucciso, aveva tirato fuori una della mano dalle tasche , da lì tirò fuori una bella mazzetta di soldi e li mise in quella sottospecie di mutande che portava Tashigi, a quel genato la corvina digrignò i denti, lanciando un occhiata omicida che fece rabbrividendo gli amici, prima vogliosi, di Ermeppo. Lui ,al contrario, dopo un istante di spavento si riprese “Sai non è molto educato trattare così chi ti da dei soldi... SPECIALMENTE SE TUO CLIENTE! Ora prostrati... e scusati.” Disse con un ghigno in volto, Tashigi lo avrebbe voluto ammazzare, massacrare lentamente con ogni spada, coltello, qualunque tipo di lama esistente. Ma i demoni purtroppo non si possono uccidere. Tashigi si inchinò e chiese scusa, facendo scoppiare quei tre in una risata sfottente e diabolica. “Bene ora il tocco di classe bellezza!” Disse Spandam. Infatti lui e Jango bloccarono la corvina, costringendola ad allargare le gambe, quelle erano le catene dell’inferno. “Allora... ti ho dato un po’ di soldini in più pupa...- non provare a chiamarmi mai più così, ecco cosa pensava Tashigi-... ed ora ho voglia di un po’ di affetto.” Disse cominciando a sbottonarsi i pantaloni, lei sapeva cosa voleva, lo sapeva benissimo. No. No. No. No. NO. NO. NO. NO. Non se ne parla nemmeno. Mai. Piuttosto sarebbe morta piuttosto che dover incrociare le lame con la propria anima. Perché questa non era una rissa con se stessa, questo era un vero e proprio massacro contro il peggior nemico di chiunque. Se stesso.
Tashigi cominciò il conflitto interiore, parata, parata, affondo. Parata, parata, affondo. Taglio di netto. Un altro affondo. Ma una schivata bastò per permettere ad uno dei due un affondo che trafisse il centro del corpo... quell’affondo lo aveva fatto Tashigi. Aveva vinto. Ed ora era pronta per concedersi.
Ermeppo fece un passo avanti, lei dopo quell’inferno ne avrebbe fatto uno indietro. Si slacciò la cinta, Tashigi aprì la cerniera che si trovava su quella oscena veste, lì in quel posto che non aveva mai ceduto a nessuno. Ermeppo si avvicinò... tre... due... uno... “Benvenuta in paradiso!” Benvenuta all’inferno. Ermeppo entrò, per poi vedere rosso. “Non mi dirai che questa tipa è vergine?!” Certo caro Jango, non sono una delle puttane che frequentate voi. Ecco cosa Tashigi avrebbe voluto pensare, ma tutto ciò che riusciva a pensare era a come fosse finita in quel modo, e al dolore immenso che provava in quel momento. Ma lei non aprì bocca. Non aveva intenzione di mostrarsi debole in quel momento. No. Non lo avrebbe fatto. Non finché sarebbe stata in lei. “Ed ora il gran finale!” I demoni avevano un piano. E Jango lo aveva annunciato. Ermeppo tirò fuori dalla tasca la sua seconda mano... con una siringa con qualcosa dentro. Qualunque cosa fosse la sparò nel collo di Tashigi, ed in quel momento lei urlò. Era un urlo forte, ma non abbastanza perché qualcuno al sentisse e la venisse ad aiutare. Da quel momento in poi vide tutto sfocato, i suoi sensi andavano a scatti, e non capiva che cosa aveva intorno. Quella era sicuramente droga. Un nuovo tipo che dava intensificazione dei sensi, anche se poi li faceva funzionare a scatti. Un estasi incredibile, soprattutto durante il sesso. Ma anche molto pericolosa per le overdose. Loro erano esattamente come lei dei marine... ed avevano della droga, e come se non bastasse il suo gruppo stava anche facendo il possibile per catturare il coltivatore. Non c’era nulla di più vergognoso per un marine...
Ma ora dove si trovava? Sentiva freddo, vedeva tre figure sbiadite in un ambiente privo di luce, vedeva una luce in lontananza e per il resto i suoi occhi percepivano solo buio. Ne lei ne la sua anima sapevano che stava succedendo, sapevano solo che quello era l’inferno. È lì che Caronte la aveva mandata, ed è lì che i demoni la stavano torturando.
Come era arrivata lì? Anche solo da Caronte. Anche solo ad essere costretta a fare un patto col diavolo, anche solo come avesse fatto a farsi derubare, anche solo come mai... Smoker l’abbia abbandonata.
Se l’era promesso prima, dopo l’inferno avrebbe fatto un passo indietro. Per vedere che cosa fosse successo perché la sua via fosse andata così. Per vedere chi... le aveva cambiato la vita.


L’autunno... un mese amato dalle piante che possono perdere le foglie, per crearne di nuove. Ed un mese odiato dagli studenti che devono ricominciare la scuola. Tashigi era sempre stata una studentessa modello il primo anno, e di certo il secondo non sarebbe stato da meno. Ma sinceramente avrebbe solo voluto fare pratica con la scherma. Voleva diventare il capitano della squadra di scherma della sua scuola, e poi diventare una professionista. Ma dopo i numerosi incidenti in alcune case e la chiusura di diverse scuole, moltissimi studenti e professori hanno dovuto cambiare scuola. Di conseguenza non ci sarebbe stato da stupirsi se arrivasse qualcuno molto più bravo di lei. Ma Tashigi non intendeva scoraggiarsi, perché per realizzare il suo sogno avrebbe fatto di tutto. Era ancora giovane, è normale che credesse a tali fantasie infantili. Ma in effetti è meglio così, doveva illudersi finché poteva.
Tashigi si stava avviando per la scuola. Si stava avvicinando al cancello, vedeva che c’era un sacco di gente nuova, tante ragazze con scollature oscene, ragazzi ricoperti di piercing con sigarette e birre. Che vergogna. La sua scuola sarebbe stata costretta ad ospitare gente del genere. Quando entrò a scuola non fece in tempo a muovere un muscolo che vide una banda di ragazzi di fronte al bagno dei docenti. Ed uno di loro non lo avrebbe dimenticato: un ragazzo alto e scuro, capelli verdi, tre orecchini all’orecchio destro e con in mano una bottiglia di qualcosa che sembrava essere ben più alcolico della birra. Se ne stava lì ad spettare che la sua amica rossa scassinasse la serratura, con altri due ragazzi che la incitavano ad aprire. Uno biondo, l’altro con un naso lunghissimo.
Era il momento per Tashigi di ricordare il suo primo incontro con Roronoa Zoro.














Angolo dell’autore

Vi chiedo innanzitutto scusa per i giorni di ritardo. Prometto che da oggi i poi proverò ad aggiornare settimanalmente (dai 6 agli 8 o 9 giorni). E informo quelli che magari stanno perdendo interesse che da adesso in poi ci sarà forse solo un capitolo di transizione, quindi spero di avervi convinto a continuare a leggere la storia.
Parlando del capitolo ammetto che stavolta ho sfiorato il rating rosso. Inoltre riconosco di essere stato disgustoso, inquietante, vergognoso, e anche per certi versi anche crudele. Ma diciamo che SPOILER dopo il flash back le cose si faranno più interessanti. E Tashigi avrà la sua vendetta.
È anche piuttosto vergognoso che io abbia scritto buona parte di questo capitolo ridendo, perché nella storia SPOILER Zoro e Tashigi hanno la stessa età, invece ho scoperto che Tashigi ha due anni in più di Zoro... io non ci credevo ,sono morto dal ridere (fra l’altro la differenza di età è la stessa che c’è con Kuina, quindi attenzione alle teorie...).
In ogni caso spero che il capitolo vi abbia incuriosito (perché dubito si possa amare una parte del genere), per continuare la storia.
Un saluto da parte di me stesso Jason

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Chiamami Roronoa ***


Tashigi si stava ricordando del suo primo incontro con Roronoa Zoro. La prima cosa che le venne in mente quando lo vide fu questa “Teppista da due soldi.”. La sua scuola era nota per aver un regolamento piuttosto severo, e quei ragazzi lo stavano mandando a quel paese scassinando la serratura di un luogo unicamente riservato ai docenti. Tashigi si affrettò a raggiungere quei ragazzi, per fargli capire che le regole andavano rispettate. A quel tempo Tashigi non avrebbe mai disobbedito alla sua anima, se lei le ordinava qualcosa lei lo faceva, se le ordinava di comportarsi in un modo lei lo faceva. La sua anima poteva decidere addirittura cosa le sarebbe dovuto piacere e cosa no, ma in fondo non è che ci fosse da stupirsi troppo, lei e la sua anima erano la stessa persona no? La verità era ben diversa, ma Tashigi ci avrebbe messo degli anni per capirla.
Tashigi cominciò ad avvicinarsi, “Ehi voi! Che state facendo?!”, quei quattro la sentirono, la sentirono eccome, tanto che il nasone iniziò a tremare. Iniziò a farneticare cose del tipo “io lo sapevo che finiva male.” o “meglio filarsela e non avremmo troppo guai.”, in effetti entrare del bagno docenti non era concesso agli studenti, ma più che altro era il gesto in se ad essere offensivo: già scassinare una serratura è un violazione del regolamento che proibisce l’accesso a varie zone. E poi anche solo pensare di andare contro le regole era come sfidare il regolamento stesso: quindi il preside ed il corpo docenti.
Ma quelli non erano teppisti qualunque, immediatamente il biondo si avvicinò a lei, la prese per le spalle, assunse uno sguardo minaccioso e parlò con voce grossa, troppo per uno che avrebbe dovuto avere si e no la sua stessa età, “Ascoltami bene... Anche se sei una ragazza non devi osare disturbare la mia adorata Nami-Swan!”, la corvina non si scompose, era sempre stata una ragazza forte e convinta, e non come quelle altre, che bastava mostragli un po’ di attributi per farle cedere, e renderle delle patetiche cagne. Tre, due, uno ,ed il biondo cedette, ma non perché lei avesse più forza di volontà, semplicemente perché... “Tu... Ma tu...? Sei per caso una sirena?!” quel ragazzo era un coglione, uno di quelli che per una ragazza avrebbero mandato a quel paese tutta la loro vita, il biondo cominciò a piroettare intorno a Tashigi, con lei che si trovava fra l’imbarazzato e il furioso, “Ti chiedo perdono per essere stato scortese con te mia dea! Ma purtroppo non potrei mai scegliere se stare dalla tua parte o quella della mia Nami-Swan!”, se non ci fosse stata una ragazza con loro, lui avrebbe abbandonato i suoi amici per lei, sostanzialmente è questo che stava dicendo, “Ma dai Sanji ti sembra questo il momento!? Comunque ho fatto!” li interruppe la rossa, per poi entrare nel bagno e chiudersi la porta dietro. Poi si sentì uno scatto, a quanto pare la chiave era dall’altro lato. “E tu ci lasci fuori così Nami?!”, sbraitò il nasone, per poi cominciare a correre, seguito poi dal biondo, sempre piroettante, che la salutava mandandole dei bacetti, in modo anche abbastanza irritante. Tashigi adesso doveva scegliere se inseguire quei due idioti per portarli da preside, oppure tentare di fare uscire la rossa. Be era ovvio che fosse meglio inseguire quei due, una volta portati dal preside lo avrebbe informato di quella ragazza chiusa in bagno. Tashigi non perse tempo ed iniziò a correre, vedendoli in lontananza. Ma non aveva fatto i conti con l’uomo di bronzo. Allora le sembrava solo il classico tutto muscoli niente cervello, ma si dovette ricredere perché quello stronzo è stato il suo peggior nemico per una quantità infinita di tempo, e lo era tutt’ora. Quel ragazzo la bloccò dandole uno spintone, per poi bloccarla“NON PROVARE A FARLE MALE MARIMO!” urlò il biondo mentre correva , insieme ad una rabbia devastante Tashigi provava anche un pena considerevole per quel ragazzo, chiamarsi Marimo non doveva essere molto bello. Il verde aspettò che i suoi amici girassero l’angolo prima di lasciarla “Non impicciarti negli affari altrui...” Le disse soltanto, per poi andarsene.
“Qui abbiamo un sostenitore della parità dei sessi...”, Tashigi sapeva bene che se non si era fatto scrupoli a bloccarla con tanta violenza, di certo non avrebbe esitato a picchiarla se avesse provato a seguirla. Era meglio parlarne con qualche professore. Tashigi chiese ad un paio di ragazze di bloccare la porta del bagno dei dirigenti, non voleva fare una figuraccia, se i professori non avessero trovato niente.
Salì al terzo ed ultimo piano, ed andò nell’aula dirigenti, sperando di trovarci qualcuno, come la professoressa Tsuru o la signorina Bellamere, magari il preside Sengoku , ma quando arrivò all’aula non non trovò nessuno che conoscesse.
Tashigi entrò nell’aula dopo aver bussato, il primo a parlarle fu un signore alto, con dei folti capelli rossi “CHE COSA CI FA QUI UNA STUDENTESSA A QUEST’ORA?!”, be più che parlarle si può dire che le stava urlando contro, “Calmati Bastille, magari deve dirci qualcosa.”, lo calmò un uomo con i baffi, “Scusa per il comportamento del mio collega. Mi presento il mio nome è Momonga, e sono un professore di educazione fisica.”, Tashigi si guardava intorno, tutte faccio nuove, da quel baffone con il taglio alla moicana a quell’energumeno capellone. Ma uno di loro non se lo sarebbe dimenticato, un uomo alto e con una pelle chiara, capelli di un prematuro e chiarissimo grigio tirati indietro con la lacca, muscoli nascosti da un impermeabile bianco, due sigari alla bocca alcuni peli sul mento. Quell’uomo era stranissimo, già solo fumare in una scuola non era un esempio da seguire, figurarsi se lo faceva un professore, con addirittura due sigari. Oh ma Tashigi non sapeva che quell’uomo sarebbe stato il primo a conquistarle il cuore.
Tashigi raccontò ai professori ciò che era successo, loro si dimostrarono disinteressati, non era una cosa particolarmente grave secondo il loro punto di vista, ma se non avessero almeno provveduto a tirare fuori una ragazza chiusa nel bagno dei docenti il preside li avrebbe mangiati vivi. Tashigi li portò al piano di sotto, domandò alle due ragazze se qualcuno fosse passato o se si fossero mai spostate da lì, e loro risposero di no. Momonga prese le chiavi di riserva, le mise nella serratura, due giri di chiave e... la serratura non li fece: la porta era già aperta, non era chiusa a chiave. Bastille era già furioso come una iena, e Tashigi non sapeva se era più grande la vergogna per aver preso un granchio, o lo stupore per tutta la situazione che si era venuta a creare. A quel tempo era ancora un ingenua, degli errori così erano anche passabili.
Momonga cominciò a pensare che si trattasse tutto di uno scherzo, quindi lasciò la presa dalla maniglia per non rendere la studentessa ancora più ridicola, ma a Bastille non importava. Il professore dal capello rosso spalancò la porta del bagno docenti, e diventò rosso quanto i suoi capelli quando vide che razza di buffonata era. Nel bagno non c’era nessuno, e la singola differenza che c’era rispetto a prima era una scritta: “Vaffanculo vecchi”. Che dire, non era difficile immaginare a chi lo avesse scritto, i professori pensarono subito che fosse tutto uno scherzo della corvina, ed in effetti come dargli torto. Tashigi chiese immediatamente scusa, ma non tardò a giustificarsi dicendo che non era stata lei a progettare quella buffonata, e che era stata una rossa insieme ad altri tre ragazzi, un biondo ,un nasone ed un certo Marimo. Inutile dire che i professori non le credettero minimamente, e la misero in punizione. Così Tashigi non poté andare ad esercitarsi al club di scherma dopo le lezioni.
Ecco. Primo giornata di scuola di merda. Tashigi aveva provato a fare una buona azione, anche se ai danni di suoi compagni di scuola, ed invece si è dovuta non solo prendere la colpa di un infrazione che non aveva commesso, ma addirittura si era praticamente inimicata tre dei nuovi professori. Ma la sfortuna non le avrebbe riso in faccia ancora per molto, perché adesso avrebbe avuto l’occasione di redimersi.

Qualche ora dopo e Tashigi aveva trovato sia Marimo che gli altri tre ragazzi

“Non chiamarmi Marimo!", le disse il verde con una furia inaspettata, “E dimmi allora come dovrei chiamarti?!”, rispose Tashigi, eppure pensava che fosse quello il suo nome. Ma il ragazzo non intendeva di certo darle il suo nome completo, perciò le diede il cognome, “Chiamami Roronoa.”, disse “Zoro.”, una voce profonda e scorbutica finì il nome di quel ragazzo. Ma Tashigi non si sarebbe aspettata di rincontrare quel tipo proprio lì.



















Bunker dell’autore

Ebbene si signori, lo stronzo è tornato, con un capitolo cortissimo che pare non centrare nulla con tutta la storia e di cui il finale è a dir poco confusionario (ma tranquilli, nel prossimo si vedrà come si è arrivati a quel punto, e si vedrà anche cosa succederà poi. Il che mi pare d’obbligo aggiungerei.).
Stavolta sono costretto ad entrare nel bunker perché sennò temo sarei stato ucciso malamente, e come avrei potuto biasimare gli assassini? Nell’ultimo angolo avevo detto che avrei aggiornato settimanalmente o giù di lì, ed invece mi presento solo ora.
Spero possiate perdonarmi, la colpa è solo mia che non avevo ancora pensato bene agli sviluppi. Tornando al capitolo attenzione signori perché fa la sua prima comparsa Smoker. Inoltre immagino abbiate notato un differente carattere di Tashigi, non ha più i suoi conflitti mentali. O meglio, non li ha ancora.
Spero solo di avervi incuriosito con questa parte Flash Back e che continuerete a seguire la storia che davvero ci tengo.
Detto questo ci vediamo al prossimo capitolo
Un saluto da parte di me stesso Jason

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Solo Smoker per te ***


Tashigi aveva dovuto saltare la sua lezione di scherma a causa della punizione, era piuttosto umiliante il fatto che lei, una studentessa modello, già al primo giorno si fosse dovuta prendere la colpa di quei delinquenti, rabbia, tristezza, frustrazione, e se non fosse stata la prima volta che aveva a che fare con loro ci sarebbe stato di mezzo anche dell’odio. Ma era certa che non sarebbero durati a lungo, perché si sarebbe presa una bella soddisfazione a farla pagare a quella rossa per aver scassinato la porta, ed a quel Marimo per averle impedito di inseguire quei due, ora le farà vedere che con i pugni non si può battere una spada di legno. Tashigi lì cerco in lungo e in largo, per i vari club, chiedendo se qualcuno li conoscesse, anche a qualche professore, sperando che non avessero saputo del suo scherzo. Ma nulla, nella scuola non c’erano, e non avevano trovato nessuno neppure nel bagno docenti, quindi non potevano essersi nascosti lì, continuò a cercare, setacciò completamente tutto l’istituto, non riuscì a trovare nessuno che stesse cercando, quanto era frustrante. Tashigi si disse che c’era un solo posto dove cercare a quel punto, anche se era praticamente impossibile che fossero lì, e se lo fossero stati la corvina avrebbe avuto un serissimo problema.
Tashigi si incamminò verso quel luogo, ogni singolo passo era ansia in più, procedeva accompagnata dalla brezza autunnale, sperando che non sarebbe stata sostitua da del vento forte, vento causato dalla sua fuga in fretta e furia, anche se non sarebbe mai scappata. Si avvicinò alla palestra del club di scherma, e sentì delle voci, sperando che appartenessero solo ad una chiacchierata fra amici, indecisi sul cosa mangiare quella serata, o se fosse meglio il seno o il sedere. Ma Tashigi sapeva fin troppo bene che la fortuna non fosse mai stata una sua grande amica. Si avvicinò, passo dopo passo la voce si faceva sempre più evidente, sempre più familiare, sempre più riconoscibile. Ed insieme alla voce, una cosa che diventava sempre più evidente era l’ansia di Tashigi. Cazzo, se avesse potuto seppellirsi in quel momento probabilmente lo avrebbe fatto, a quel tempo non aveva ancora la forza d’animo che aveva a oggi, anche se in effetti non era corretto dire così, altrimenti sarebbe sembrato che la sua anima fosse più forte di lei.
Un passo, “Ce la siamo vista brutta oggi, eh Sanji?”, un altro passo, “Si ma sinceramente speravo che quella meravigliosa dea mi raggiungesse... e mi prendesse!”, era fin troppo ovvio che fossero lì, “Idiota.” Un ultimo passo, li aveva trovati, ma non erano quattro, bensì cinque. Spada alla mano, gambe in spalla per ogni evenienza, orgoglio e coraggio nudi come neonati trapelavano dagli occhi della corvina, era ora di vendicarsi di quei delinquenti.
“Hey voi!”, urlò minacciosa la ragazza, mostrando la spada di legno. In quel preciso istante Sanji sobbalzò, cominciando a piroettare con occhi a cuoricino, mentre Marimo diceva , con un tono stranamente preoccupato, a quell’altro ragazzo di scappare, Tashigi non fece neppure in tempo a vederlo bene in faccia, tutto quello che era evidente erano i suoi capelli neri, ed il suo cappello di paglia. Ma contro di lui non aveva nulla, almeno per ora, quindi era meglio concentrarsi su quei quattro. Tashigi inquadrò subito la rossa ,che stava prendendo tutta la sua roba, pronta ad andarsene via. La corvina si allungò verso la ragazza, se non andava errata si doveva chiamare Nami, provando a prenderla, ma senza successo. Strinse la presa sulla spada di legno e provò a colpire, “Questo e per avermi fatto fare una figura di merda con i professori!”, tentar non nuoce, ma non è detto che vada sempre bene. Tashigi sperava di non trovarli lì per il semplice motivo che ,se fossero stati alla palestra del club di scherma, uno di loro probabilmente ne faceva parte, “E questo è per averci seguito ancora...”, la spada di legno della corvina non colpì nulla se non il duro legno dell’arma del verde, Marimo la aveva bloccata utilizzando un altra spada di legno, e meno male che voleva dimostrargli che con i pugni non si può battere una spada, proprio lui doveva essere il membro del club di scherma, vaffanculo. In quel caso non poteva contare sul “vantaggio arma”, ma poteva mettere alla prova le sue capacità dopo due mesi senza allenamento, non poteva essere così malandata no? Be la risposta gliela avrebbe data Marimo, per vedere se fosse lui troppo debole o lei abbastanza forte. Si certo credici Tashigi cara. Cinque... Tashigi fece un passo verso il verde stringendo l’impugnatura sulla spada. Quattro... Marimo non si mise neppure in guardia e ghignò. Tre... La corvina scattò rapida verso l’avversario, provando un affondo. Due... il verde schivò con una facilità incredibile, e la ragazza le passo accanto. Poi alzo il braccio con la spada. Uno. Allargò il ghigno e la fissò con uno sguardo di superiorità. “Sei lenta...” disse per poi colpirla in testa.
Tashigi non ci vide per un attimo, sentiva un forte dolore avvolgerla per tutto il cranio, quella forza fisica non apparteneva ad uno qualunque che faceva scherma solo per fare un po’ di sport. Quella era la forza di uno che sì allenava tutti i giorni, da tempo immemore. Quella era la forza di qualcuno che ci andava pesante anche con il più debole degli avversari, come il leone che usava tutta la sua forza anche per uccidere un coniglio, ed il paragone di forza fra loro era più o meno quello. Tashigi era furiosa, spaventata, scioccata... e invidiosa di quella forza, di quei muscoli di bronzo, di quel sorriso beffardo, di quell’aria da impunito.
Il momento di terrore e di serietà finirono dopo qualche istante, poiché Sanji aveva appena scalciato le natiche di Marimo con la delicatezza di un elefante, facendolo cadere di faccia vicino a lei. Da li in poi il livello della discussione diventò quello di una comune litigata tra liceali, la corvina avrebbe fatto meglio a godersi quei piccoli momenti prima di affrontare l’inferno. Marimo si inferocì con il biondo iniziando ad urlargli contro “MA SI PUÒ SAPERE CHE CAZZO TI È PRESO?!”, ed il biondo replicò a tono, come se non avesse fatto nulla di male “Cosa cazzo prende a te! Come osi trattare in questo modo una così splendida fanciulla Marimo?!”, al verde spunto una vena pulsante sulla sporgente fronte “Non chiamarmi Marimo...” la frase che poi uscì dalla bocca di Tashigi fece esplodere in una grossa risata gli amici del verde, “Ma non ti chiami Marimo?”, il ragazzo si alzò subito di scatto, “Non chiamarmi Marimo!”, disse il verde con una furia inaspettata “E dimmi allora come dovrei chiamarti?!” rispose Tashigi, eppure pensava che fosse quello il suo nome. Ma il ragazzo non intendeva certo darle il suo nome completo, perciò le diede il cognome, “Chiamami Roronoa.” ,disse “Zoro.”, una voce profonda e scorbutica finì il nome di quel ragazzo. Ma Tashigi non si sarebbe ami aspettata di rincontrare quel tipo proprio lì. “MERDA QUELLO È SMOKER! RAGAZZI VIA DI QUA!” urlò il nasone appena vide il professore, per poi iniziare a correre insieme alla rossa, “Mi pareva di averle detto di non impicciarsi nei fatti nostri... mi dica, lei è un po’ duro di orecchi o è solo stupido?” Disse il biondo avvicinandosi al verde, che ,almeno per adesso, sembrava chiamarsi Roronoa Zoro. “Lasciate in pace questa ragazza, non poteva sapere chi siete ed io sinceramente non ho voglia di riferire al preside Sengoku le vostre piccole “pause” ed il nome del vostro “capo”... perciò facciamo finta di nulla che è meglio.”, Sanji sbuffò, conscio che quello che aveva detto il suo professore di diritto fosse vero. Mentre Zoro mise da parte la spada di legno guardando male la corvina,”Impara a a farti i fatti tuoi... addio.” E poi se ne andarono entrambi.
Tashigi ringraziò il professore per l’aiuto e gli chiese cosa intendesse dire con “non poteva sapere chi siete”, a quelle parole Smoker abbozzò un ghigno “Mhmh... sei una acuta ascoltatrice vedo. Ebbene se ti dicessi con chi, e con che cosa hanno a che fare quei ragazzi non mi crederesti...”, “Me lo dica.” ferrea e repentina l’occhialuta rispose alla vaghezza del professore, che trasformò l’abbozzo in un vero e proprio ghigno, “Mafia.” disse scioccando la corvina. Tashigi si sarebbe potuta aspettare una banda di motociclisti, una piccola gang di delinquenti, o semplicemente un branco di ribelli. Ma mai avrebbe detto che quei ragazzi fossero mafiosi. “Mi dica di più la prego!”, lo implorò la corvina, “No, il resto è riservato.”, “La prego professore!”, non se ne parla, ecco cosa diceva lo sguardo di Smoker. “Allora facciamo così-“ Tashigi non poté neppure finire la frase che subito l’uomo la bloccò con un “No”. “Glielo chiedo per favore... io devo sapere perché questi ragazzi sono così intoccabili! Almeno senta la mia proposta!”. Anche se la scelta che si vuole fare è sempre la stessa, dopo un po’ il cervello cede ai nervi, e cambia idea. “E va bene ragazzina...” disse Smoker con un tono fra lo stressato e il nervoso, e come biasimarlo. “Io le farò una domanda, e lei se vuole potrà rispondermi. Poi lei sarà libero di farne una a me ed io risponderò, qualunque essa sia. Poi lei sarà libero di rispondere o no a ogni altra mia domanda.” Tutto qui? Niente di più che un paio di domande?
Tashigi prese fiato e chiese “Come ha fatto a trovarmi? Anzi, perché mi stava cercando?”, Tashigi aveva ipotizzato che se un professore fosse stato il quel posto, proprio in quel momento, già qualche ora dopo la fine delle lezioni e delle attività del club, ci fosse sicuramente un motivo. La risposta la lascio di stucco, “Non pensavo fosse uno scherzo... sai quello di stamattina, o almeno non fosse da parte tua. Così ho controllato nei registri chi tu fossi e poi ti ho cercato per saperne di più.”, Tashigi per poco non si mise ad urlare di gioia. Non tanto per il fatto di aver avuto l’opportunità di redimersi grazie a quell’uomo, ma perché lei pensava di avere già un pessimo rapporto con gli insegnati, ma il professor Smoker le stava dicendo il contrario. “Ora dimmi tu.” la corvina perse i pensieri, ora doveva rispondere lei alla domanda di Smoker. “Dimmi...” disse l’uomo sistemandosi la camicia “Perché vuoi sapere di loro? E soprattutto... perché vuoi sapere cosa hanno a che fare con me?”, quel professore era fin troppo intuitivo, Tashigi aveva in mente di chiedergli per quale motivo quei due fifoni fossero scappati di fronte a lui, sicuramente quell’aria scorbutica non nascondeva un uomo innocente e comune, anzi, probabilmente nascondeva un uomo che ne aveva viste di tutti colori.”Allora?”, era successo ancora, Smoker la distraeva di continuo, che fosse lei ad ammirarlo troppo? In ogni caso era il momento i dargli una risposta “Ecco vede... io odio i ribelli, gli ingrati e gli irrispettosi. Già stamattina per quella cosa del bagno docenti... non era tanto per l’accesso ad un luogo riservato, ma per la mancanza di rispetto per il regolamento e per i professori...
E poi... e poi... io odio a morte gli impuniti. Quelli che credono di poter fare quello che vogliono solo perché hanno potere li odio a morte. Spesso la gente nasce impossibilitata a certe azioni o a certi privilegi, e questo i potenti non potranno mai saperlo, perché la maggior parte di loro ci è nato con questi pregi.
I Mafiosi... non riesco a d immaginare persone più disgustose di quei bastardi che si circondano di strozzini e killer come cani da guardia.” Parole grosse per una ragazzina, pensava Smoker, non è difficile che alla sua età dei ragazzi dicessero queste cose, ma nessuno di loro aveva vernante il coraggio per prendersela con loro o con anche solo uno dei loro affiliati, “E cosa intenderesti fare dimmi?”, ecco la domanda da trenta milioni, quella in cui con il semplice utilizzo delle parole si può dimostrare il proprio valore, a seconda di come avrebbe risposto, in quale modo avrebbe risposto e con quali parole avrebbe risposto, Smoker avrebbe capito se poterle parlare delle bande mafiose della zona... e della banda mafiosa dei “Cappello di Paglia”.
La corvina prese tutto il fiato che aveva, tutto il suo coraggio, poiché era convinta di ciò che stava per dire, e lo voleva dire, lo voleva fare, lo voleva seriamente realizzare “Entrare in polizia e ripulire questa fottuta città da ogni singolo mafioso.”, da giovane Tashigi non utilizzava quasi mai un linguaggio scurrile, poi crescendo e maturando la cosa cambio in modo drastico, ma c’erano delle eccezioni in cui la corvina parlava in un modo poco educato, quando si entrava nell’argomento criminalità. “Marina militare...” sussurrò il professore,”Eh?” lo guardò confusa la ragazza, “Il problema è che questi bastardi trafficano via mare, la maggior parte dei loro affari non si svolgono a terra, ed inoltre si spostano spesso e non lasciano un luogo finché non vengono scoperti. Se vuoi prendertela con loro devi arruolarti in marina.”, quelle parole non erano solo un suggerimento per lei, non erano solo una dritta. Smoker prima le aveva detto che non le avrebbe dato più informazioni sulla mafia, poiché erano cose riservate, ma questa era un informazione, “Quindi mi sta dicendo che mi dirà quello di più?!” Disse la corvina con un certo entusiasmo, e li Smoker sbuffò leggermente dicendole che in quel momento sembrava proprio una bambina, ma poi le disse che le avrebbe detto tutto ciò che sapeva.


In quel preciso momento Tashigi ritornò nel vuoto della sua mente, mentre vedeva la sua anima agitarsi furiosa, con uno sguardo da bestia dipinto in volto. “Oh giusto... me ne ero dimenticata.” quando era giovane Tashigi era davvero molto diversa da come era adesso, sarebbe stato bello se avesse potuto continuare a ricordare quante ne avessero passate lei e Smoker ma “Sto subendo uno stupro...” non era il momento di pensare alle gioie della vita, lei voleva capire come era finita lì, lei doveva capire come si era ridotta a prostituirsi. Lei doveva capire... come quei due le avessero rovinato la vita.

Tashigi si ricordò che Smoker li stava spiegando della gang di “Cappello di Paglia”, il soprannome del boss di quella piccola ma incredibilmente attiva banda. “LEI SA CHI È CAPPELLO DI PAGLIA?!” urlò Tashigi come se fosse un informazione di poco conto “Shhh! Non urlare certe cose stupida!” la sgridò sottovoce il suo professore, “Be si comunque lo conosco...”. Ok. Ma allora come era possibile che scendesse a patti con lui? E se conosceva la sua identità perché... il suo professore non era ancora stato seccato? Tashigi in quel momento sentì una forte preoccupazione per il suo professore, una sensazione mai provata prima, e che pensava mai avrebbe provato ancora “Non fare quella faccia Tashigi.”, la corvina di accorse solo in quel momento di stare facendo una faccia a dir poco esasperata, che imbarazzo pensava, “Sta tranquilla... Cappello di Paglia è un uomo d’onore.” cosa? Seriamente? Un boss della mafia? Smoker interruppe i pensieri della corvina, quell’uomo aveva priorità assoluta nella mente della ragazza a quanto pare, “Tanto per curiosità... c’era qualcun altro insieme a quei ragazzi?”, be si c’era un ragazzo con i capelli neri... e con un cappello, gli avevano detto di scappare, chissà chi era, pensava Tashigi. Smoker si sbatté una mano sul volto appena la ragazza le disse cosa aveva visto, “È lui...”, disse sottovoce, e la corvina non capì a chi si riferisse, “Il loro boss... Cappello di Paglia è un ragazzo del primo anno”... impossibile, no, di più, quello che era appena successo superava i limiti dell’improbabile e incarnava il concetto di “assurdo”, “MA LEI ALLORA MI PRENDE IN GIRO!?”, sbottò la ragazza, dopo un po’ stava smettendo di credere a ciò che il suo professore le stava dicendo. “INNANZITUTTO RILASSATI E PORTA RISPETTO! E secondo poi, non sto scherzando. Quel moccioso è figlio del capo di un gruppo rivoluzionario, che si trova attualmente in guerra in un altro stato. Quando era piccolo venne adottato dal Don Rosso, il capo dell’omonimo gruppo mafioso.”, Don Rosso era il soprannome di un uomo di nome Shanks, uno degli uomini più potenti del mondo, nonostante non possedesse molti uomini nella sua banda a paragone con gli altri quattro “imperatori”, titolo consegnato ai più potenti economicamente e per importanza sociale, era uno dei più irraggiungibili obbiettivi della Marina militare.
“Scusi prof.”, chiese la corvina dopo la spiegazione di Smoker,”Mh?” “Come conosce Cappello di Paglia?”, aldilà del fatto che fosse uno studente di quella scuola, Smoker non avrebbe dovuto conoscere di persona un boss della mafia, se così giovane poi, avrebbe dovuto mantenere un basso profilo. “Beh il fatto è che...” sospiro l’uomo, incuriosendo sempre di più la ragazza, “Lui mi salvò il culo con il boss di un altro gruppo.”, in quel momento Tashigi si sentì svenire. Smoker aveva avuto a che fare con dei mafiosi? Ebbene sì. Poco dopo il professore le spiegò che si era arruolato nella Marina militare 3 anni prima, e quindi oltre che un professore era anche un membro delle nuove reclute. Tashigi rimaneva un istante dopo l’altro sempre più affascinata da quell’uomo.

Basta. Basta. Basta. Basta. Basta. Basta. Basta. Basta. Basta. Queste erano le uniche parole che riecheggiavano nella mente della ragazza, durante la violenza che stava subendo. Tashigi vedeva la sua anima sempre più in fermento, sempre più furiosa, sempre più ribelle. Lei non riusciva più a riguardare i ricordi con il suo primo amore, non voleva vedere tutte le fatiche che aveva fatto per conquistarlo, non voleva vedere come aveva abbandonato la via della spada seguendo quella della Marina militare, non voleva vedere come avessero inseguito insiem la banda dei Cappello di Paglia, affiatati come colleghi. Non riusciva a vedere il giorno in cui il suo professore le disse quelle parole... “Professor Smoker-“ e lei non ebbe neppure il tempo di finire la frase che lui la interruppe subito “Tashigi... solo Smoker per te.”. Gli disse così, sorridendo, lui, l’impassibile Smoker, che nei 3 anni passati insieme sotto la sua ala non aveva neppure mai riso di fronte a lei, in quel momento, in quel giorno, stava sorridendo nel modo più genuino e dolce immaginabile. Ed era in quel giorno che Tashigi sperò di avere in occasione per conquistarlo.
“Smoker...”, le disse la ragazza con un rossore cremisi sul volto, che contrastava con gli ormai lunghi capelli corvini. E l’uomo dai capelli prematuramente grigi la guardò con stupore, quando lei cominciò a parlare, “Non mi importa se ho appena compiuto 18 anni... non mi importa se la tua è una vita difficile. E non mi importa se la giustizia per te sarà sempre al primo posto! Io... io ti... amo!” Strillò alla fine la ragazza, pregando che la voce troppo alta magari confondesse l’uomo, ma così non fu. Perché Smoker la prese fra le braccia, e le diede un casto bacio su quel volto arrossato, per poi passare alle sottili labbra che trapelavano gioia e stupore.

Ed in quel momento a Tashigi cadde una lacrima. Sia la sua anima, sia la sua mente, sia il suo corpo, scatenando le risate dei suoi aggressori.
Lei dopo appena un anno, dopo essersi arruolata in Marina militare, dopo aver ottenuto la protezione di Smoker ed i suoi allenamenti... lei voleva regalare qualcosa a Smoker. La sua castità.



Tuttavia...
Tashigi cercò il fidanzato in lungo e in largo: a scuola, in ufficio, al centro reclute... fino a trovarlo in casa sua, a petto nudo, mentre fumava un sigaro. “Ehi tesoro...” le disse subito lei, “Ciao Tashigi...” disse con sufficienza l’uomo, grattandosi il braccio bronzeo. “Ti volevo vedere... e parlare” “Anch’io”, rispose di scatto l’uomo. E, senza lasciarle il tempo di dire anche solo una parola, senza considerare minimamente i dolci momenti passati insieme, senza anche solo pensare a ciò che la fidanzata pensava, o provava, le disse “Fra di noi non può funzionare.”, e la corvina abbassò lo sguardo come se sapesse che era cosi, ma non voleva crederci, “Quindi è vero...” sussurrò poi, e l’uomo la guardò confuso “È per Hina giusto? Tu... te la sei scopata vero?”, e a quelle parole l’uomo passo dal confuso allo sconvolto. Si. Era vero. Hina era un ufficiale di grado medio-alto appena trasferitasi nella centrale di Smoker. E si, fu amore a prima vista, ed anche sesso a prima vista, poiché erano già tre mesi che sembravano conigli in calore, ed una giovane recluta di nome Coby li aveva colto sul fatto, raccontando tutto ad una incredula Tashigi, che sperava che il suo uomo le confermasse il contrario. “Perché? Non sono abbastanza bella o femminile? Magari non ti piace il mio carattere? Dovrei impegnarmi di più a raggiungere un grado più alto?!” sbottò la corvina, “Semplicemente non ti amo..”, le disse secco, e lei lo guardò con occhi lacrimanti “Ma tu... accettasti i miei sentimenti quando te li confessai... io ti amo Smoker! Non puoi lasciarmi così! Vuoi la mia verginità?! Avevo già intenzione di dartela! FARÒ DI TUTTO PER TE, CAMBIERÒ COME VORRAI, TI SARÒ FEDELE IN ETERNO! MA TI IMPLORO NON LASCIARMI!” Urlò a pieni polmoni una lacrimante corvina, che era dinnanzi ad un uomo totalmente indifferente in quel momento, “Dall’ultima volta hai lasciato un po’ di roba... prenditi tutto il tempo che ti serve e poi va via. Ho il turno di guardia stanotte...” l’ormai ex di Tashigi si vestì e se ne andò, lasciando sola la ragazza.
“Tesoro. Tesoro? Tesoro... Smoker... Smoker. Smoker? SMOKER!” urlò nuovamente piangendo come mai prima, con un cuore infranto e solo, tradito e gettato via, disperato ormai, e nessuno lo avrebbe mai riparato. “Solo Smoker per te...- si sentì all’improvviso una familiare voce, che fece inquietare la povera ragazza- ...e solo tu per Smoker...”, chi era? Che cosa era? Da dove veniva? Tashigi cercò dappertutto, in ogni stanza, sotto ogni mobile, anche fuori dalla casa, fino ad arrivare nel bagno... di fronte allo specchio. E li vide per la prima volta, in tutta la sua vita... un giudice dell’inferno. Vedeva se stessa come in ogni altro specchio, ma con in volto uno sguardo folle e furioso, senza nessuna lacrima, a differenza del suo. “Chi sei tu?” Le disse di scatto, “Smoker è nostro.”, repentinamente la sua sosia le rispose, “Chi sei tu?” Continuò, “Smoker è nostro e di nessun’altra.” Rimase ferrea quella figura, “Chi diavolo sei tu?” Alzo la voce la corvina, “Smoker è-“ non fece in tempo a finire che Tashigi aveva sfasciato il vetro con un pugno, lacerandosi parte della sua fragile mano “NON ME NE FREGA UN CAZZO! SMOKER NON È PIÙ MIO O NOSTRO! DIMMI CHI SEI!”, ed a quel punto Tashigi vide quella immagine che rideva in modo psicopatico dicendo “Te...”.
A distanza di non molto tempo dopo Tashigi andò in ospedale a farsi mettere i punti per la mano. Ma dopo aver cucito la ferita entrò in sala un uomo dall’aria fra il bizzarro e l’inquietante vestito con un camice, “Il mio nome è Hogback. Sono un dottore del reparto di chirurgia.”, Tashigi guardò quell’uomo con aria confusa, che cosa voleva? Magari sapere come si era fatta male? Oppure sapere il perché? “Mi dica cosa ha visto... o chi.”, “COSA?!” Disse un incredula Tashigi con tutto il fiato che aveva in corpo, come era possibile che sapesse di quell’altra lei? “Abbassi la voce per piacere!” Disse Hogabck come fosse un tabù, “Lo so perché me lo hanno detto i soccorsi, inoltre è un evento comune che qualcuno abbia certe allucinazioni in momenti di rabbia. Apparentemente non sembra ma una allucinazione di questo tipo trova le sue radici proprio nello stato fisico, oltre che psicofisico, anche se per la maggior parte nei nervi. Inoltre io possiedo anche ottime competenze in ambito psicologico.”, Tashigi sperò che quell’uomo stesse dicendo la verità e gli spiego cos’era successo. A fine racconto Hogback la guardò con i suoi occhi coperti dagli occhiali neri, “Lei era la tua anima...” Tashigi rimase basita, che voleva dire che lei era la sua anima? “Permettimi di spiegare... vedi hai appena subito un trauma, e sei appena stata lasciata-“ non fece in tempo a finire che gli occhi di Tashigi divennero quelli di una iena “STRONZATE! LUI È MIO!” Urlò di scatto Tashigi, per poi rendersi conto di ciò che aveva detto, e chiedere scusa per il suo comportamento “Be ecco una chiara dimostrazione... essendo stata lasciata, e non volendo accettare la cosa, hai provato una solitudine psicologica ,ed in aggiunta hai contraddetto i tuoi stessi pensieri.” Tashigi lo guardò confusa “Vorrebbe dire che quello che stava dicendo l’altra... lo pensavo davvero? MA MI FACCIA IL PIACERE!” sbraitò nuovamente la corvina, il dottore era terrorizzato da lei, ma le diede una risposta inerente al suo ragionamento “Beh in questo caso credo che tu abbia sviluppato un alter-ego in soluzione alla solitudine utilizzando la forma di pensiero basilare che possiedi senza farla maturare e sviluppare mantenendola in uno stadio primitivo e istintivo...” Tashigi non capì bene, ma intese una cosa, e pregava gli dei, che a quel tempo credeva ancora esistessero, che si stesse sbagliando “In parole povere, dottore...”, “Beh...-disse Hogback sistemandosi gli occhialetti- Doppia personalità”


Ed è lì che l’inferno cominciò, è lì che Tashigi conobbe la sua anima, ed è lì che Tashigi cominciò la guerra. Una guerra che sarebbe continuata, e che continua tutt’ora durante il suo stupro...

“Un passo indietro dopo l’inferno... ed ora?” Pensò la povera vittima, l’unica cosa che riusciva a fare era comunicare con il proprio subconscio, e non sarebbe potuta scappare da uno stupro... questa era la fine
















Finché non vide i tre uomini venire sbattuti a terra con violenza; e dietro di loro una banda dall’aria quasi familiare.










Angolo dell’Autore deficiente

Bene signori (parla mentre si nasconde dentro una scatola di titanio), potrei dire una balla ma credo che questo sia il capitolo che mi è riuscito meglio, (In realtà dovrei stare bello che zitto che mi ripresento dopo più di un mese, e poi il giudizio dovreste darlo voi piuttosto che io), l’unica scusa che ho per il ritardo è che aveva un altro paio di impegni personali, oltre che quando avevo raggiunto una certa parte del racconto ho iniziato ad annoiarmi. Anche se il vero motivo è che ho notato che la storia non sta piacendo come speravo, ed io onestamente son molto più motivato quando vedo delle recensioni critiche ed incentivanti (ma quello dipende da voi quindi meglio che sto zitto).
Parlando del capitolo: ora sappiamo il perché Tashigi sia così sensibile all’argomento Smoker, e perché ci sia una guerra interna con la sua anima, il disturbo di personalità è qualcosa di terribile. E poi alla fine (poco prima dell’angolo), si vedono queste figure misteriose che vengono in soccorso della nostra protagonista... chi saranno mai? Be spero di avervi convito a tirare avanti con sta storia (ma che poi quanto cristo è lungo sto capitolo? Vi dovrei fare una statua solo per essere arrivati all’angolo).
Un saluto da parte di me stesso Jason

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3896232