I fight for the universe. I fought for myself.

di Alixia700
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Nostalgia. ***
Capitolo 2: *** Era il fatto che fosse un bullo irascibile ad averla portata in quella situazione. ***
Capitolo 3: *** Tutto cominciò con l'indomita sensazione di una domenica pomeriggio. ***
Capitolo 4: *** È stata un'argomentazione estremamente convincente. Per questo motivo ho scelto di ignorarla. ***
Capitolo 5: *** La conversazione ha spaziato dall'errato all'erotico. ***
Capitolo 6: *** Fragile. ***
Capitolo 7: *** Yellow ***



Capitolo 1
*** Nostalgia. ***


Ambientazione: Canonverse, tra seconda e terza stagione
Personaggi: Lance, Pidge
Raiting: Verde

 

 Nostalgia.
 

 

Si asciugò con rabbia le lacrime dal viso, conficcando le unghie nelle lenzuola.
Era in notti come quella che si malediceva per le proprie debolezze.
Notti in cui il suo dormiveglia era tormentato dal ricordo dei colori e profumi di Varadero, dal calore di quell'abbraccio al retrogusto di sigaro e Ajiaco che aveva il potere di farlo tornare un bambino dalle ginocchia sbucciate.
Notti fatte di lunghe veglie immerse nella penombra, a contemplare l'incubo ad occhi aperti di non poter mai più stringere al petto la sua Abuela.

E più tentava di ricacciare giù quella sensazione soffocante, più questa gli stringeva la gola in una morsa, mozzandogli il respiro.


Un tocco lieve dietro la nuca lo fece sussultare.
Pidge era in piedi di fianco al suo letto e lo guardava esitante, come ad aspettare il suo consenso a quell'intrusione, tormentando l'orlo della maglietta verde.
Si fissarono per un minuto nel più assoluto silenzio, prima che Lance scostasse il lenzuolo, facendole spazio nella piccola cuccetta.
La ragazza si lasciò andare ad un sospiro tremante nell'accoccolarsi contro il suo torace, il viso nascosto nell'incavo della sua spalla.

- Scusami, ma non sapevo dove altro andare -

Lance la strinse tra le braccia, affondando il naso nei corti capelli castani, cercando di trattenere il montare prepotente del pianto.
Fu solo quando sentì l'altra sciogliersi in singhiozzi a stento trattenuti che si permise di abbandonarsi al proprio dolore, così similare a quello dell'amica.

Nostalgia di casa.

(248 parole)

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Capitolo 2
*** Era il fatto che fosse un bullo irascibile ad averla portata in quella situazione. ***


Ambientazione: Canonverse, generale 
Personaggi: Un pò tutti 
Rating: Verde 

Era il fatto che fosse un bullo irascibile
ad averla portata in quella situazione.



 

- Lance smettila di infastidire Keith. -

- Keith posa quella spada! Pidge, Hunk anche voi..? -

- Per tutti i quiznak, cosa credi di fare con quel blaster? -

- Noooo -

Battè il piede con forza sul pavimento, esasperata, prima di lasciarsi scivolare a terra lungo la parete metallica, appoggiando la fronte sulle ginocchia raccolte.
Provò a concentrarsi esclusivamente sul suo respiro, così da isolare la mente dall'immane frastuono dato dalla distruzione parziale del suo castello, ad opera non di un attacco Galra, bensì di un quartetto di adolescenti indemoniati ed armati.

- Allura tutto ok? -

Shiro le si accucciò accanto, scostandole con dolcezza qualche ciocca dal viso, preoccupato da quell'improvviso silenzio così insolito per l'alteana.
Ma ritirò bruscamente la mano davanti allo sguardo rabbioso della donna, spaventato dalla possibilità che questo potesse liquefare la lega costituente il suo braccio cibernetico.

- Come può essere tutto ok? Hunk è in un angolo sull'orlo delle lacrime, Pidge ha riprogrammato la tecnologia della nave in modo che questa perseguiti Lance, e Keith... Tuo figlio è un bullo irascibile e mi porterà all'esasperazione! -

Urlò quelle parole con tutto il fiato che aveva in corpo, prima di ripiombare in un silenzio confuso; poteva vedere la stessa espressione perplessa sul volto del Paladino nero nell'assimilare il significato intrinseco della sua sfuriata.

- Anche tu a volte ti senti come se noi fossimo... -

- I loro genitori? Sì, mi sento proprio così -

Si sorrisero a vicenda, imbarazzati.
A volte dimenticava quanto fosse facile sentirsi affine a Shiro, quanto fosse sollevata di poter dividere il peso dato dalle responsabilità con lui.
Quanto fossero simili.

 

- Ohhh non sono adorabili mamma e papà quando fanno pace? -

- LANCE! -
 

(272 parole)

 

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Capitolo 3
*** Tutto cominciò con l'indomita sensazione di una domenica pomeriggio. ***


Ambientazione: Canonverse, Sesta stagione 
Personaggi: Keith 
Rating: Verde

ATTENZIONE pericolo spoiler. Lettore avvisato, mezzo salvato! 


 

Tutto cominciò con l'indomita sensazione di una domenica pomeriggio.

 

Tutto cominciò con l'indomita sensazione di una domenica pomeriggio.
I raggi del sole colpivano pigri le pareti scolorite, illuminando la stanza di una polverosa luce gialla così familiare e al tempo stesso ormai estranea.
Suo padre era girato di spalle, e fischiettava stonato un motivetto country, affaccendandosi intorno alla minuscola cucina: le spalle larghe rilassate, i movimenti rapidi e precisi, di tanto in tanto si voltava nella sua direzione, sorridendo con dolcezza.
Aveva molte meno rughe di preoccupazione di quante ricordasse, anche se la camicia di flanella era la stessa della sua infanzia.
Tese una mano nella sua direzione, una morsa dolorosa a stringergli il petto. Le dita oltrepassarono l'uomo, ricomparendo dall'altra parte del braccio che aveva tentato di afferrare.
Confuso portò la mano vicino al volto, scrutandola con attenzione.

Solo allora udì una bassa risata alle sue spalle, che ebbe il potere di far scoppiare la bolla di familiarità nella quale era rimasto imprigionato, togliendogli il fiato: sua madre ammiccava divertita in direzione del compagno, una mano a sostenere il voluminoso pancione di termine gravidanza.
Osservò commosso quel piccolo momento di intimità tra i suoi genitori, cercando di memorizzare ogni singolo istante di quella scena, dall'odore di uova e bacon della colazione, al rumore del vento del deserto, immaginandosi quanto sarebbe stato meraviglioso potersi svegliare ancora ogni domenica mattina nella sua vecchia casa texana.

 

La luce accecante si ridusse improvvisa come era arrivata, lasciandolo disorientato.
Aprì cauto gli occhi, ritrovandosi a fissare la figura di Krolia, così vicina da non poter evitare di notare il rifuggire del suo sguardo mentre lentamente faceva scivolare via le braccia dalle sue spalle, sciogliendo quell'abbraccio protettivo dettato dall'istinto materno.

Avevano appena condiviso molto più che un semplice ricordo.

(295 parole)

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Capitolo 4
*** È stata un'argomentazione estremamente convincente. Per questo motivo ho scelto di ignorarla. ***


Ambientazione: CollegeAU 
Personaggi: Un pò tutti, Klance allert!
Rating: Giallo
 

È stata un'argomentazione estremamente convincente.
Per questo motivo ho scelto di ignorarla.

 

Lance osservò disperato il vorticare dell'oggetto di vetro marrone, chiedendosi ancora una volta quale strana concatenazione di eventi lo avesse portato a ritrovarsi in quella situazione.

Il tutto era sicuramente da imputare al suo aver ceduto alle insistenti richieste di Allura di accompagnarla a quella stupida festa organizzata da un ancor più idiota confraternita, guidata dal più tronfio figlio di papà che la Garrison avesse mai avuto come studente; e non usava tutti quei superlativi perché – come aveva insinuato quella piccola nerd della sua compagna di stanza - '' non poteva accettare che la sua ex-cotta sbavasse dietro ad uno dell'ultimo anno'', nossignore, bensì perché non sopportava Lotor e quei lunghi capelli da hypster.
O più probabilmente il suo errore risaliva all'epoca in cui aveva fatto domanda di iscrizione al college, periodo in cui si era lasciato tentare più dalla variegata fauna femminile del luogo che dall'offerta formativa del campus, che per pura botta di culo si era rivelata all'altezza delle aspettative della sua famiglia e di quel cervellone di Hunk.
O ancora, se si fosse andato a scavare un po' più a fondo, qualcuno avrebbe potuto pensare che la causa di quella pessima scelta fosse una diretta conseguenza di tutti quei pomeriggi passati in compagnia delle donne della sua famiglia a guardar telenovelas sudamericane di infima categoria: sicuramente Marco avrebbe concordato con lui nell'affermare che la visione di sessantasei episodi di Amor Prohibido in adolescenza gli avesse incasinato definitivamente il cervello.

Ma qualunque fosse l'origine delle sue sventure, nulla lo avrebbe salvato dalla concatenazione di eventi che Shiro avrebbe un giorno definito ironicamente ''Supermassive black hole''.

 

La bottiglia di birra ebbe un ultimo tremante spasimo prima di arrestare la sua folle corsa con un teatrale tintinnio, il collo rivolto all'unica persona che Lance sperava non indicasse.
Ignorò lo sguardo sarcastico di Pidge alla sua destra e quello impietosito di Hunk alla sua sinistra, prima di ingollare un altro sorso di alcool dal bicchiere di plastica rossa, facendosi coraggio.
Poi sorrise spavaldo, nonostante sentisse i visceri attorcigliarsi dall'ansia.
Keith sbattè le palpebre perplesso, infastidito di trovarsi improvvisamente al centro dell'attenzione di quel mucchio di festaioli alticci ed urlanti.
Si passò impensierito una mano tra i capelli, prima di pronunciare un tombale – Ve lo scordate -
Matt scosse la testa divertito.

- Non hai mai giocato a sette minuti nella bottiglia prima d'ora Keith? Indovina un po' chi potranno mai essere le persone che rimarranno sette minuti chiuse nello sgabuzzino? Quelle scelte casualmente dalla bottiglia! -

- Certo che è un nome davvero stupido persino per un gioco alcolico da confraternita – Pidge sbadigliò sonoramente in direzione del fratello, prima di lanciargli addosso una manciata di patatine – non potevate chiamarlo, che so, Il gioco della bottiglia 7.0 o siamo ormai adulti ma ci piace trovare scuse da adolescenti per pomiciare alla feste?-

- Ahah molto divertente Katie -

Una ciotola, fino a pochi attimi prima contenente popcorn, volò per la stanza, mancando di poco Mattew Holt e andandosi a schiantare elegantemente sul volto di Shiro, intento ad ascoltare, comprensivo, i deliri da sbronza triste di una matricola del primo anno.
Nel caos generato dalla battaglia a suon di smangini conseguente all'incidente, Lance si ritrovò ad afferrare il polso del suo compagno di disavventura e a condurlo inosservato nel magnifico angolo di paradiso due metri per due dall'insolita fragranza di piedi sudati, dai più definito ''ripostiglio materiale sportivo''.
Facendosi largo tra una mazza da hockey e delle imbottiture da giocatore di football, riuscì a trovare un piccolo spazietto in cui poter stazionare sul pavimento senza il rischio di appoggiare casualmente una mano su un sospensorio abbandonato.
Keith si lasciò cadere a pochi centimetri di distanza, gli anfibi a spingere lontano con gesto stizzito un paio di braghette da basket dall'odore pungente.

- E adesso? -

Lance si grattò con finta aria distratta il naso, cercando velocemente di trovare un modo per non mandare a quel paese tutti quei mesi di piani più o meno arzigogolati con un unico colossale strafalcione.

- Ora aspettiamo che passino sette minuti, o per renderlo credibile qualcosina in più, e poi usciamo fuori, strategicamente spettinati. Anzi sarebbe perfetto se almeno uno di noi due indossasse la maglietta al contrario, così da fargli pensare che ci siamo rivestiti in fretta e furia -

- Che idea imbecille -

- E quale sarebbe il tuo magnifico piano? -

- Fare quello per cui siamo stati chiusi qui dentro -

- Intendi morire lentamente per asfissia? -

- Pomiciare - Keith distolse lo sguardo, concentrandosi sul torturare i lacci della sua felpa.

Se non fosse stato così buio, Lance avrebbe potuto giurare di averlo visto arrossire nella penombra del cappuccio.
Rimasero in silenzio, i sensi all'erta, pronti a cogliere ogni minimo movimento dell'altro.

- Posso farti una domanda Samurai? -

- Solo se non mi chiedi di nuovo a quale vip anni ottanta sia ispirato il mio taglio di capelli -

- I tuoi pregiudizi nei miei confronti mi lasciano sconvolto -

- Lance... -

- Va bene, va bene. Ecco non so bene come chiederlo, anche perché forse non è proprio il momento adatto, e tu forse non vorresti essere la persona che diventerà il mio guru o spirito guida o come diamine vuoi chiamarlo, anche perché sai benissimo che quando sono nervoso straparlo e mi tiro la zappa sui piedi da solo, soprattutto se mi sento confuso e perso in qualcosa che fino a poco tempo fa era una certezza... -

- Puoi venire al punto per favore? -

- Quando hai capito che ti piacevano i ragazzi? -

- Credi che ti piacciano i ragazzi? -

- Secondo te potrebbero? Perché ero convinto che questa evenienza fosse totalmente da escludere, ma pensandoci meglio piagnucolo come un poppante per le tragiche storie d'amore, adoro i skinnyjeans e nutro una sconfinata adorazione per Lady Gaga -

- Seriamente stai mettendo in dubbio la tua sessualità per i tuoi gusti musicali di merda? Vuoi sapere da cosa l'ho capito? -

Così dicendo afferrò i capelli dell'altro, facendo collidere le loro labbra e strappandogli un gemito di sorpresa.
Lance rimase pietrificato sul posto, le labbra di Keith a muoversi delicate sulle sue, mentre le dita imprimevano una leggera pressione alla base della nuca, provocandogli un brivido di eccitazione lungo la spina dorsale.
Si riscosse solo quando sentì la lingua farsi spazio tra i denti, stupendosi di ritrovarsi a leccare e suggere quel muscolo caldo senza alcuna esitazione.
Ma non appena realizzò di essere coinvolto in un bacio appassionato con la fonte della messa in dubbio della propria sessualità, nonché il ragazzo con il più antiestetico taglio di capelli mai esistito, in uno slancio emotivo si buttò contro il torace del malcapitato oggetto dei suoi desideri, facendolo finire a gambe all'aria tra le palle da tennis, colpendolo accidentalmente con un gomito sullo sterno, azione che condusse ad una particolare concatenazione di eventi che li portò a capitombolare fuori dallo sgabuzzino, sudati, spettinati e con i vestiti stroppicciati e le mani uno addosso al corpo dell'altro nel tentativo di infierire eguale dolore a quello provato, o semplicemente predominare in quel rissare rallentato dalla birra in circolo.

Tra i commenti divertiti e i borbottii straniti degli avventori del party, una voce risuonò più alta delle altre: Allura si staccò con rumore di risucchio dalle labbra di Lotor, lo sguardo leggermente vacuo di chi non sa bene dove si trovi, ed esclamò – Lance, perché diamine stai picchiando Keith? Non avresti dovuto parlargli, così da mettere ordine nella tua confusione mentale? -

Lance sorrise sornione, ignorando platealmente il ghigno di Lotor nel tentare di riappropriarsi dell'attenzione della ragazza, che nel frattempo era scivolata giù dalle sue ginocchia.

- Principessa, la tua è stata un'argomentazione estremamente convincente. Per questo motivo ho scelto di ignorarla e fare a modo mio -

Keith gli strinse le dita tra le sue con più forza, prima di ribaltare le loro posizioni e sbatterlo sul pavimento, esultando vittorioso.

- Ripensandoci a posteriori forse tutto ciò è solo colpa della lucha libre e di quelle tutine attillate -

- Zitto e baciami -

- Muy bien -

(1367 parole)

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Capitolo 5
*** La conversazione ha spaziato dall'errato all'erotico. ***


Ambientazione: AU 
Personaggi: Keith, Lance
Rating: Verde 
Sproloquio Autrice: Tratto da una storia vera. Il video in questione è quello che potete trovare qua https://www.youtube.com/watch?v=LJalb_LeCFI

 



La conversazione ha spaziato dall'errato all'erotico.

 

Lance fece cigolare nuovamente le doghe del letto, sbuffando ad alta voce, il naso schiacciato contro il libro di fisica; la termodinamica aveva il potere di annoiarlo terribilmente, così come la pessima scelta musicale di Keith per le loro sessioni di studio.
Insofferente si sporse oltre il bordo, appoggiando il mento sulla nuca dell'amico, solo per il gusto di sentirlo imprecare tra i denti.

- E come si chiamerebbe questo fantastico nuovo gruppo emo che stiamo ascoltando? -

- Per prima cosa sai benissimo che quella dei Tokio Hotel è stata una breve parentesi delle medie – davvero devi ricordarmelo ancora? - e secondo i Greta Van Fleet sono i diretti eredi dei Led Zeppelin, quindi cerca di non bestemmiare in mia presenza, amante di Snoop Dogg -

Lance ghignò divertito.

- Ma davvero ti piace come strilla il cantante? Forse ti intriga il fatto che la sua camicia possa risalire alla stessa epoca del tuo taglio di capelli... Ehi aspetta! Torna indietro con il video! -

Keith alzò gli occhi al soffitto esasperato, muovendo il cursore lungo la schermata di youtube, aspettandosi una nuova ondata di battute di pessimo gusto.
Lance fissò in silenzio per qualche secondo lo schermo del portatile, prima di emettere un urletto spaccatimpani direttamente nel suo orecchio.

- Devo rendertene atto amico, la loro chitarrista è davvero una bomba con quelle labbra sexy e le mani affusolate -

- Quale chitarrista? -

- Tipo l'unica che hanno? Terra chiama Samurai. A volte non riesco proprio a capire che razza di adolescente tu sia -

Keith si girò e fissò per qualche secondo Lance senza dire niente, prima che il suo sguardo si facesse consapevole, passando in rapida successione dallo schermo al viso del ragazzo.
Poi scoppiò a ridere in maniera incontrollata, le lacrime agli occhi, in un modo che Lance aveva avuto il privilegio di vedere solo quella volta in cui Matt era inciampato e, nel tentativo di aggrapparsi a qualcosa, aveva accidentalmente tirato giù i pantaloni a Shiro, davanti ad Allura, la ragazza che stava invitando in quel momento al ballo di fine anno.

E lei aveva pure accettato.

- Si può sapere cosa ti sta divertendo tanto? -

Lo fissò imbronciato, spingendogli il piede tra le costole.
Keith riprese fiato, cercando di regolarizzare il respiro, posando il computer al sicuro, lontano da quelle armi batteriologiche che erano i calzini con pianeti di Lance.

- Non è una ragazza -

- Chi non è una ragazza? -

- Il chitarrista del gruppo, è un ragazzo -

Scoppiò nuovamente a ridere davanti all'espressione boccheggiante dell'altro, che fissava il vuoto con aria sconcertata.

Ma le risate scemarono quando si accorse che l'espressione di Lance si era fatta seria, le sopracciglia corrugate e la bocca tesa in una linea dritta.

- Amico capitano a tutti sviste simili, non devi prendertela. Ti ricordi quando all'asilo pensavamo che Bambi fosse una femmina e Pidge non la smetteva più di prenderci in giro? Più o meno è la stessa cosa -

Gli diede una pacca amichevole sulla spalla, imbarazzato dal suo stesso tentativo di essere consolante; non era particolarmente bravo con i gesti d'affetto o nell'utilizzare al meglio vecchi aneddoti.
Quello era nello stile di Lance.

- Mierda -

- Lance? -

Il ragazzo lo fissò sconvolto, scompigliandosi i capelli in maniera teatrale.

- Mia sorella aveva ragione, l'ancheggiare di Ricky Martin non era l'eccezione -

(540 parole)

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Capitolo 6
*** Fragile. ***


Ambientazione: Vago/Generale 
Personaggi: Shiro, Matt
Rating: Verde


 
Fragile.
 
 


I calzini scivolavano sul parquet producendo un lieve fruscio, impercettibile nel morbido picchiettare della pioggia contro il vetro e delle note attutite del giradischi.
I piedi si muovevano in pigri arabeschi, allontanandosi ed avvicinandosi a formare uno schema che sapeva Shiro non riuscisse ancora ad afferrare con chiarezza, nonostante facesse del proprio meglio per non darlo a vedere, troppo gentile per tirarsi indietro; poteva leggere nel suo sguardo l'imbarazzo conseguente a quell'ondeggiare goffo, il nervosismo dietro all'impercettibile presa delle mani, quella di carne e quella di metallo, sulla sua schiena, quello sbuffo rassegnato tra i capelli, che gli fece correre un brivido dietro la nuca.

Si abbandonò alla sensazione di dolce conforto data dal contatto con quel corpo che conosceva quasi come il suo, se non meglio.
Ogni cicatrice, neo, forma, erano impressi nella sua memoria a tal punto che se chiudeva gli occhi poteva immaginare di accarezzarne i margini, delinearne i contorni, livellarne le curve.

Il suo cuore era così ricolmo di quel sentimento agrodolce che sembrava impossibile che questo non fosse ancora straripato fuori: familiarità, calore, affetto, amore.

Cercando di sciogliere la tensione che attanagliava lo stomaco di entrambi, strinse la presa sulle spalle larghe, dettando un ritmo ancor più lento alla danza, lanciando dal basso un sorriso fiducioso al suo migliore amico, che ricambiò con gratitudine prima di affondare con un sospiro sollevato il volto nell'incavo del suo collo, piegando le ginocchia per appianare il divario di altezza tra loro.
Matt vacillò prima di ritrovare la stabilità tra le braccia dell'altro, impreparato all'aumento di peso dato da quell'abbraccio così insolitamente indelicato per uno come Shiro.
Cardò una mano tra i corti capelli, stringendolo più a sé, desiderando che i cocci del suo cuore non cedessero proprio in quel momento, sotto la spinta di un coraggio ribollente rimasto assopito per troppi anni, ormai inarginabile.

Voltò leggermente il viso, il giusto necessario per sentire i loro fiati mischiarsi, solo pochi centimetri a separarli, gli occhi gentili di Shiro a fissarlo intensamente, scoperti, messi a nudo, fragili come mai erano stati prima di allora.

 

La musica cessò. La pioggia continuava a battere delicata sui vetri, e Matt sapeva che non sarebbe mai stato altrettanto triste.
O altrettanto felice.
 

(375 parole)

 

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Capitolo 7
*** Yellow ***


Ambientazione: Modern!AU
Personaggi: Lance!centric
Raiting: Verde
Nota: L'avevo già pubblicata in precedenza, ma questa nuova raccolta le si addice di più.





Yellow.




“E se indossassi la maglia che mi ha regalato Matt al compleanno?”

“In nero nel giorno del pride? Adesso stai farneticando”

“Il mio io futuro non me lo perdonerebbe mai”

“Già”

“Cazzo cazzo cazzo”

Lance si lasciò cadere a bordo letto e si coprì gli occhi con le mani, sospirando frustrato.
Intorno a lui giaceva il suo intero guardaroba, in un accozzaglia di colori e forme in grado di fargli venire l'emicrania al solo pensiero di doverli riordinare in seguito.
Erano ore che cercava di decidere cosa indossare, ma ogni volta che sembrava essere giunto ad una decisione definitiva un qualche dubbio si palesava, riportandolo nuovamente in una situazione di stallo.

Mancavano pochi minuti all'appuntamento e non aveva ancora concluso niente.
Come poteva pensare che tutto sarebbe andato per il meglio se non riusciva neanche ad uscire letteralmente dal suo armadio?

Il materasso cedette verso il basso quando Keith prese posto al suo fianco.
Con tocco gentile gli strattonò via le mani dal viso, così da rivelare la sua espressione congestionata dal nervosismo; poi fece correre i pollici lungo i suoi palmi in cerchi rassicuranti, provando ad infondergli un po' di calma.
Peccato che entrambi fossero ben consapevoli di come una volta comparse le ansie di Lance difficilmente si sarebbero placate, neanche di fronte all'ovvietà.

“Ehi, guardami – Keith gli sollevò con dolcezza il mento, così da poter incontrare il suo sguardo – andrà bene, te lo prometto. Non conta davvero cosa indossi, perché lei non lo noterà; sarà troppo concentrata sul tuo sorriso, la tua gioia, sul vederti finalmente esprimere te stesso.”

“Ma questo è il primo pride a cui prende parte, a cui andiamo insieme, in coppia. Vorrei solo che fosse perfetto”

“Le cose perfette sono sopravvalutate”

“In effetti questo spiegherebbe la scelta del tuo taglio di capelli”

Keith gli diede un calcio scherzoso e intrecciò le loro dita insieme “Ora sbrigati e mettiti qualcosa addosso prima che io decida di trascinarti fuori casa nudo come un verme”

 

Lance si tirò con fare nervoso l'orlo della canottiera, scrutando con attenzione la folla arcobaleno farsi sempre più fitta intorno a lui e Keith all'avvicinarsi dell'orario di partenza della parata. Erano già riusciti ad incontrarsi con Pidge, Matt, Shiro ed Hunk, ma non riusciva a vedere la donna da nessuna parte.

E se alla fine avesse deciso di non venire?

Da quando era riuscito a confessarle della sua bisessualità nulla sembrava essere cambiato nel loro rapporto, anzi tutt'altro; non che non si ritenesse fortunato per essere amato per quello che era, ma si era aspettato almeno qualche domanda curiosa, qualche discorso apprensivo, non la totale normalità.
Per questo era rimasto piacevolmente stupito quando gli aveva chiesto di poter marciare al suo fianco al Pride.
Sembrava essere filato tutto troppo liscio, doveva aspettarsi che qualcosa alla fine sarebbe andato storto; sicuramente ci aveva ripensato.

Fece un respiro profondo cercando di non cedere all'angoscia che sentiva montare prepotente nello stomaco all'idea di aver passato giorni ad emozionarsi per un qualcosa che alla fine non sarebbe accaduto.

Ma nonostante la delusione non sarebbe stato giusto rovinare un momento importante per tutti. Aveva i suoi amici, aveva Keith e questo sarebbe bastato a chiunque.
Ma non a lui.

“Dai, abbiamo aspettato anche troppo, non verrà. Raggiungiamo gli altri, è arrivata pure Allura!”

“Lance...”

Keith gli stava sorridendo genuino, indicando qualcosa alle sue spalle.

Ancora prima di girarsi seppe che era lei, un'ondata di profumo famigliare, di casa, ad avvolgerlo, a scaldargli il cuore.

“Mamá”

Rosa si avvicinò con un sorriso affettuoso, trascinando Lance e Keith in un grande abbraccio, uno di quelli che da bambino lo avrebbero messo in estremo imbarazzo in pubblico, ma che ora considerava una delle cose più preziose al mondo.
Sentì Keith emettere un piccolo singulto commosso al suo fianco, e strinse la presa più forte intorno alle sue spalle; sapeva quanto avrebbe desiderato poter avere un momento così con i suoi genitori, quanto quel gesto significasse per lui.
Quanto significasse per entrambi.

“Sono così orgogliosa di voi”

Lance affondò il volto umido nei capelli di sua madre, permettendo a qualche lacrima di scivolare via nell'udire le parole che aveva temuto di non sentirsi mai più rivolgere dai suoi genitori.
Poi la lasciò andare, asciugandosi gli occhi, mentre la gioia e l'esaltazione per quel momento si impadronivano di lui, sull'onda dei quali strattonò Keith per un veloce bacio scherzoso, solo per il gusto di vederlo diventare scarlatto per l'imbarazzo.

“Andiamo”
 

(752 parole)

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